11 minute read
VENTI DI GUERRA:L’IMPATTO ECONOMICO
Venti di guerra: l’impatto economico della crisi ucraina
Dopo la decisione di Vladimir Putin e dello stato russo di invadere l’Ucraina si aprono vari possibili scenari, che possono avere conseguenze molto pesanti sull’economia europea e su quella italiana, oltre che sulle aziende del settore gomma. Tra varie analisi ne esaminiamo una, messa a punto prima della guerra da economisti ed esperti di strategia internazionale del gruppo finanziario olandese Rabobank. Da cui si evince che le sanzioni avranno conseguenze economiche serie. Ma anche nel caso in cui si fosse deciso di non intervenire, il prezzo da pagare sarebbe stato molto alto per tutti
Mentre chiudiamo questo numero di marzo de L’Industria della Gomma ancora non è chiaro che cosa accadrà esattamente tra Russia e Ucraina. L’invasione da parte dell’esercito russo non si è risolta con una rapida guerra lampo e il rischio di una drammatica escalation è sotto gli occhi di tutti. Di fronte a una simile tragedia, e ai capricci di politici che evidentemente hanno dimenticato quali sofferenze possa comportare una guerra, non siamo in grado di formulare previsioni precise. È chiaro però che qualunque siano gli esiti di questo conclitto le conseguenze economiche anche sull’Italia e sulle imprese manifatturiere del nostro Paese saranno altissime. Conseguenze che riguarderanno, per esempio, le esportazioni di macchi-
Uno scorcio di Kiev, capitale dell’Ucraina. La città non è distante dal confine con la Bielorussia, dove truppe russe si sono stanziate a metà febbraio, penetrando poi nel paese lungo una direttrice d’invasione aggiuntiva a quella orientale nel Donbass. La guerra tra Russia e Ucraina avrà conseguenze assai gravi sull’economia europea e italiana e sull’attività delle aziende del nostro manifatturiero. Foto di Wilfried Pohnke/Pixabay.
nari verso la Russia, visto che siamo il settimo fornitore di Mosca, per un valore complessivo di più di 20 miliardi di euro. Ma gravi impatti subirà di sicuro anche l’importazione di materie prime come il gas naturale, da cui siamo fortemente dipendenti per la produzione di energia, o di commodities. In particolare le aziende del settore gomma dipendono molto dalla Russia per quanto riguarda le forniture di carbon black e di altri chemicals, utilizzati sia per la produzione di gomma sintetica sia per la formulazione di mescole. In una situazione già critica per i continui rincari del costo dell’energia e per la difficoltà di reperire materie prime e chemicals, questa drammatica cirsi umanitaria promette quindi di produrre anche gravi disagi alle aziende italiane.
TRE POSSIBILI SCENARI Ma come è possibile ipotizzare quali saranon gli effetti? Per tentare di capirlo abbiamo cercato analisi e valutazioni di esperti, per scoprire che cosa ne pensano gli addetti ai lavori. In particolare ci siamo imbattuti in un interessante documento del gruppo finanziario olandese Rabobank, che il 18 febbraio scorso ha pubblicato un suo studio dal titolo “How We Would Pay for the War - The macro impact of Ukraine war/sanctions” (Quanto pagheremmo per la guerra - L’impatto macro della guerra e delle sanzioni ucraine). Gli esperti di Rabobank che hanno esteso il documento, specialisti in strategia ed economisti, vedevano in particolare tre scenari possibili. Nel primo, il danno economico è notevole ma sopportabile; nel secondo, che al momento pare quello attualmente in atto, è severo per certi aspetti; nel terzo scenario potrebbe invece rivelarsi così doloroso da essere assunto come paradigma in futuro. In ogni caso, dicono gli analisti, pagheremo tutti per la guerra, in un modo o nell’altro, anche se in modo diverso a seconda del tipo di conflitto. La difficoltà della situazione rende complesso anche il lavoro degli esperti di Rabobank che, spiegano, hanno considerato una situazione semplificata e cioè che si verifichi una breve guerra tra Russia e Ucraina e che la Russia vinca rapidamente. Partendo da questo presupposto iniziale gli analisti che, lo ricordiamo, hanno realizzato lo studio prima dellìinizio della guerra, ipotizzano tre possibili scenari descritti, per brevità indicati con le lettere A, B e C. Lo scenario A prevede che i paesi occidentali si dimostrino estremamente deboli e divisi rispetto all’aggressione militare russa e non rispondano né a livello militare né con sanzioni. Abbiamo visto che non è andata così, almeno finora. Lo scenario B ipotizza che vengano invece imposte sanzioni efficaci sulla Russia ed è quello che, al momento, sembra meglio rispecchiare la situazione attuale. Lo scenario C immaginache vengano imposte sanzioni efficaci sia sulla Russia sia nei confronti di tutti i paesi che non ri-
NEW MACHINES
Mescolatore interno compenetrante ad interasse variabile tipo ITM-CV.
DA 20 A 440 LITRI.
I tre scenari ipotizzati dallo studio di Rabobank nel caso di conflitto tra Russia e Ucraina, con una rapida conclusione positiva per la Russia. Scenario A: gli impatti sull’economia in assenza totale di sanzioni alla Russia. Scenario B: impatti nel caso di sanzioni efficaci sulla Russia. Scenario C: i gruppi contrapposti che si verrebbero probabilmente a creare nel caso in cui vengano imposte sanzioni alla Russia e a tutti coloro che continuano a intrattenere relazioni commerciali con il paese. Fonte: RaboResearch.
spettino eventuali embarghi e continuino a condurre scambi con il paese governato da Putin.
EFFETTI DEGLI SCENARI A E B Nel suo rapporto Rabobank contempla ricadute in vari ambiti. Noi qui ci limitiamo a considerare l’impatto sul commercio globale e quello sui prezzi del petrolio e del gas naturale. A partire dai primi due scenario, quello senza sanzioni o con sanzioni efficaci solo per la Russia. Nel caso dello scenario A, il commercio globale di merci subisce forti impatti soltanto per i primi sei mesi, con cali significativi dei volumi soprattutto tra Russia e paesi europei. Nello scenario B si ipotizzano sanzioni su Russia, Bielorussia e sull’Ucraina occupata da parte di Usa, Europa, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud. Gli scambi della Russia continuerebbero però con paesi, come la Cina, che si sono già dichiarati pronti a continuare la collaborazione. In questo caso la Cina importerebbe i prodotti russi a un prezzo di vantaggio, con la possibilità poi di esportarli e reimmetterli sl mercato a prezzi maggiorati. Per quanto riguarda il costo del petrolio lo scenario A porterebbe a una crescita del valore del Brent per una serie di fattori, legati agli aumentati costi di transito e ai premi assicurativi più elevati. Uno scenario simile a quello che si verificò nel 2011 con la crisi libica che portò il barile a un aumento da 90 a 125 dollari per effetto della totale sospensione della produzione da parte del paese nordafricano. Lo Scenario B vedrebbe invece, secondo gli esperti di Rabobank, una crescita del valore del barile fino a 135 dollari, per un periodo di tempo più prolungato. Per il gas naturale, invece, la situazione si rivelerebbe ancora più drammatica, dato che Europa e Asia stanno già avvertendo una crisi dell’offerta che ha fatto salire i prezzi oltre i 200 dollari al barile di petrolio equivalente: la spinta alla decarbonizzazione delle economie globali ha portato a una robusta crescita della domanda di gas naturale in Asia, costringendo l’Europa a battagliare sui prezzi per spuntare forniture limitate del combustibile. La Russia è un produttore globale dominante di gas naturale, di cui controlla il 35% del mercato, e l’Europa ne è strettamente dipendente. Non si può prevedere di quanto potrebbero salire i prezzi del gas naturale in caso di interruzione dell’approvvigionamento, dato che i prezzi sono già elevati rispetto alla solito. Nello scenario A Rabobank ipotizza fino a 175 dollari per barile di petrolio equivalente e nello scenario B fino a 215 dollari, e per molto più tempo. L’unico aspetto positivo è che la stagione fredda sta volgendo al termine e la domanda ridotta potrebbe consentire al mercato di sfruttare i mesi caldi per trovare degli aggiustamenti. A tutto questo andrebbe aggiunto anche un forte aumento dei prezzi di generi alimentari e una forte inflazione, con conseguenze negative sull’economia reale.
SCENARIO C: TOTALMENTE IMPREVEDIBILE Nella simulazione di Rabobank, scenario C significa guerra, l’Occidente che impone sanzioni efficaci a Bielorussia e Russia, e poi sanzioni secondarie efficaci alla Cina e ad altre economie che continuano a commerciare con la Russia. Una situazione di questo tipo avrebbe un effetto così dirompente sui flussi commerciali globali che i modelli macroeconomici non sono in grado di coglierlo: nessun modello di economia internazionale globalizzata oggi è in grado di descrivere le implicazioni politiche ed economiche di una situazione che si rivelerebbe vicina a quella determinata dalla Guerra Fredda. È possibile, però, farne una descrizione qualitativa. Gli analisti di Rabobank, infatti, ipotizzano un effetto simile a quello combinato dell’isolamento economico dell’Iran, della guerra commerciale USA-Cina, dell’impatto sulla filiera del Covid, dei problemi causati dalla Brexit uniti all’improvvisa perdita dei mercati di esportazione cinesi. Sarebbe un disastro, reso plausibile soprattutto se sulla politica delle sanzioni si venisse ad affermare un modello già
Effetti della crisi ucraina sull’inflazione. A sinistra nel caso dello Scenario A, a destra nel caso dello Scenario B. Ppt CPI change = cambiamento percentuale dell’indice dei prezzi al consumatore. Fonte: RaboResearch.
Impatto della crisi ucraina sul prodotto interno lordo (GDP). In blu in assenza di guerra, in arancione secondo lo scenario A (guerra senza sanzioni), in azzurro secondo lo scenario B (guerra con sanzioni solo alla Russia). Fonte: RaboResearch.
applicato dall’amministrazione statunitense in passato, riassumibile con il principio “con noi o contro di noi”. I mercati, secondo l’analisi di Rabobank, sono impreparati a tali risultati, come lo sono stati per la Brexit, la guerra commerciale USA-Cina e il Covid. Per questo motivo, alcune economie europee sono preoccupate di mostrarsi troppo dure con la Russia. Tra queste l’Italia, che secondo Bloomberg ha inviato a gennaio un documento non ufficiale alla Commissione Europea, sottolineando le proprie preoccupazioni per il peso che le sanzioni potrebbero avere sulla nostra economia. Il vero problema è che non imporre sanzioni avrebbe un risvolto della medaglia altrettanto preoccupante: sarebbe come dare il via libera alla Russia nell’utilizzare la guerra come strumento per risolvere le proprie rivendicazioni. Di fronte a questa eventualità si registra le fortissima preoccupazio-
Impatto sulla capacità di spesa della crisi ucraina secondo lo scenario A (guerra senza sanzioni). In dollari e in percentuale sul reddito pro capite. Fonte: RaboResearch.
Impatto sulla capacità di spesa della crisi ucraina secondo lo scenario B (guerra con sanzioni solo alla Russia). In dollari e in percentuale sul reddito pro capite. Fonte: RaboResearch.
ne di paesi come la Polonia, la Lettonia, la Lituania e l’Estonia, che storicamente conoscono bene il significato e le conseguenze di un’occupazione russa dei loro territori.
EFFETTI SULL’INFLAZIONE E SUL PIL Secondo l’analisi Rabobank, lo scenario A porterà a una crescita dell’inflazione tra 0,6 e 1,6 punti percentuali in media nel mondo nel 2022, con l’Italia vicina all’1,5%. L’anno successivo si verificherà un aggiustamento con una riduzione dello 0,4% dell’inflazione in Italia e dello 0,7% a livello globale. Con lo scenario B, invece, l’inflazione crescerà dall’1,3 al 3,5% nel 2022 e ancora tra l’1,4 e il 5,9% nel 2023. Per l’Italia la previsione è di un’inflazione tra il 3,5 e il 3,6% nei due anni. Il prodotto interno lordo scenderà dello 0,3% nell’Eurozona, sia nel 2022 che nel 2023, nel caso di scenario A, mentre si ridurrà dello 0,6% nel 2022 e dell’1,1% nel 2023 con lo scenario B. In termini di capacità d’acquisto per gli italiani, con lo scenario A vedremmo un aumento medio dei costi per gli italiani di circa 200 dollari l’anno, con un impatto dello 0,7% sul reddito. Con lo scenario B il danno per ogni italiano si attesterebbe in una perdita del potere d’acquisto di 788 dollari, pari all’1,9% del reddito pro capite. Se si verificasse lo scenario C le conseguenze sarebbero imprevedibili, e sicuramente peggiori. Quali sarebbero invece le conseguenze per la Russia? Con la totale mancanza di sanzioni ci guadagnerebbe, con un notevole incremento del reddito medio, fino a quasi 1.000 dollari pro capite. Ma nel caso di sanzioni anche i russi pagherebbero un conto salato, con un’erosione di oltre il 5% del loro reddito.
CHI CI RIMETTERÀ DI PIÙ Qualunque sia l’esito di questa crisi, dunque, ci sarà un alto costo da pagare, per le imprese ma anche per i cittadini. Senza dimenticare, naturalmente, che l’impatto più alto si scaricherà sulla pelle del popolo ucraino, che subirà le maggiori conseguenze psicologiche, fisiche ed economiche, tanto più alte quanto più in là dovesse spingersi la Russia nel caso di occupazione militare del paese. Senz’altro ci sarà chi sosterrà l’eventualità di non imporre alcune sanzione al paese di Putin, lasciandogli quindi carta bianca nell’occupare un paese sovrano o una parte del suo territorio. Abbiamo visto che questo scenario avrebbe le minori conseguenze economiche anche per noi, al netto di quello che dovrebbero subire gli ucraini. Ma il prezzo da pagare probabilmente arriverebbe in seguito. Lasciare che si affermi come vincente un modello di stato autocratico, simile a quello russo e a quello cinese, vorrebbe dire ammettere la liceità dell’uso della forza nel dirimere le questioni internazionali, senza alcun rispetto per accordi e trattati. In questo caso potenze senza scrupoli potrebbero sentirsi autorizzate, come già accadde alla fine degli anni Trenta in Europa, ad alzare sempre di più la posta delle proprie pretese territoriali, lasciando i paesi più piccoli o i raggruppamenti meno coesi, come l’Unione Europea, senza alcuno strumento per difendersi. u