ARCHICURA PORTFOLIO
A PROPOSITO DI ARCHICURA
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ondato nel 1994 dagli architetti Paolo Dellapiana (1967) e Francesco Bermond des Ambrois (1966) con la collaborazione dell’architetto Ugo Dellapiana, Archicura si occupa di tutto il ciclo di progettazione e direzione lavori che presuppone la realizzazione di edifici di qualsiasi natura, privati e pubblici, di spazi e ambientazioni di ogni specie. Particolare attenzione è rivolta all’emozionalità che ogni costruzione può e deve avere nei confronti dei suoi fruitori, chiave del contributo al benessere fisico e psicologico che un edificio dovrebbe sempre trasmettere all’uomo attraverso la sua forma, i materiali che lo costituiscono, la sua funzionalità e il rapporto con l’ambiente in cui si trova. Dal 1994 ad oggi, proprio grazie a questa filosofia progettuale, Archicura ha portato avanti molti lavori, in diversi ambiti, che gli hanno permesso di sperimentare in tutti i campi della disciplina progettuale. Hanno sperimentato nel campo delle residenze private, in ambiti pubblici ed in grandi opere di riqualificazione territoriale. Hanno partecipato più volte a concorsi collaborando con maestri dell’architettura sia nazionali che non, come ad esempio il concorso per la nuova stazione di Porta Susa di Torino con l’architetto giapponese Kisho Kurokawa nel 2001. Tutte queste esperienze hanno contribuito a formare la loro sensibilità architettonica permettendo loro di crescere e di poter progettare con lo stesso entusiasmo a scala sia micro che macro urbana. Il loro motto, come si legge nell’homepage del sito (www.archicura.it) è: “L’architettura è musica sospesa, è come la musica apparirebbe se la si potesse vedere”, di J. W. Von Goethe. Questo denota una particolare sensibilità, quasi artistica, nell’approccio alla disciplina, che non è mai monocorde, ma variopinto e poliedrico.
Archicura è: Paolo Dellapiana architetto Ugo Dellapiana architetto Francesco Bermond des Ambrois architetto Collaboratori: Beatrice Tessore Paola von Arx Alessandra Paracchi Alexandra von Bassewitz Aline Nunes de Moura
I PROGETTI
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Il guscio. Nuova palazzina per uffici ad Alba Alba, (CN)
2
Il canto della Terra. Ampliamento della cascina Adelaide a Barolo Barolo, (CN)
3
Banca Sella Nuovo cento direzionale Biella, (BI)
4
Save a prayer. Nuovo complesso parrocchiale della Trasfigurazione Mussotto d’Alba, (CN)
Il guscio. Nuova palazzina per uffici ad Alba Alba, (CN)
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’edificio in oggetto è destinato ad uffici tecnico-amministrativi in sostituzione dei box prefabbricati metallici oggi esistenti anteposti all’edificio industriale (contenente la tecnologia di stampa) che oggi si presenta con l’aspetto di lastre giustapposte in prefabbricato di c.a. L’edificio, che misura mq 192 di superficie coperta e mc 1565 di volume lordo, si eleva a tre piani f.t. ( <10 ml) oltre al piano interrato destinato a magazzino. L’espressione architettonica del volume vuole rappresentare il livello tecnologico raggiunto nella moderna tecnica di stampa attraverso l’evoluzione dei tempi: un involucro a “guscio”, contenente i tre livelli abitabili, definisce gli ambiti di lavoro con superfici opache rivestite da laminati metallici in zinco-titanio alternati a squarci vetrati, ove penetra la luce del giorno. Il rivestimento in lamiere di zinco titanio o, meglio, in sola lega di titanio, è composto da nastri di diversa altezza a correre, con graffature continue e schiacciate, in modo da poter seguire facilmente la modellatura delle superfici perimetrali. Il colore del rivestimento è sostanzialmente grigio medio, ma muta considerevolmente al variare del tono del cielo che vi si riflette. Le aperture tra le diverse superfici modellate “a guscio” staccano le superfici vetrate arretrate rispetto i diversi gusci opachi in modo da ridurre l’irraggiamento solare diretto. Le vetrate che sorpassano i limiti dei diversi piani sono fisse, trattenute senza telai di bordo con l’eccezione delle superfici apribili, necessarie per il rispetto della ventilazione diretta: le superfici vetrate saranno scansite da volumi stratificati di sicurezza con “effetti” di grande trasparenza, ma a carattere basso emissivo per favorire risparmio energetico.
La stratificazione dei vetri è ottenuta mediante la intrapposizione di foglio in PVB 0,75 trasparente che garantisce qualsiasi caduta a seguito di eventuali incidenti. La copertura è piana con parapetti opachi che continuano le sottostanti lastre, oltre a ringhiere metalliche inox con sottili fili a trefolo. L’ascensore, con l’extracorsa, raggiunge il piano di copertura. Pavimentazione esterna in piastrelle galleggianti a graniglia bianca. Impermeabilizzazione a tetto rovescio. Le pavimentazioni esterne al piano terra in pietra grigia o porfido, mentre le pavimentazioni interne in legno. Riscaldamento radiante a pavimento, termoventilazione condizionata in ogni piano. A lavori ultimati del corpo nuovo anteposto alla preesistenza dell’edificio industriale prefabbricato, sarà presa in attento esame la esecuzione di trattamento delle superfici preesistenti in modo da cercare un “collegamento cromatico” tra il preesistente ed il nuovo per unificarne l’oggetto complessivo.
Solaio di copertura: -Solaio in calcestruzzo di spessore cm 22 -TNT polipropilenico da 400 gr/mq, -impermeabilizzazione con telo saldato in poliolefina spessore 2 mm, -secondo telo in TNT poliestere da 400 gr/mq -Isolante in Polistirene HD 35 Kg/mc spessore mm 80 battentato -TNT da 300 gr/mq con telo separatore in materiale sintetico a teli spessore mm2 - Pavimentazione galleggiante a secco in piastrelloni di cemento granigliato spessore 40 Pareti esterne: (dallâ&#x20AC;&#x2122;esterno verso lâ&#x20AC;&#x2122;interno) -Lamiera 7/10 in zinco-titanio -sottostruttura in legno fenolico spessore 12 mm con barriera al vapore -camera dâ&#x20AC;&#x2122;aria ventilata spessore medio cm 10. -parete in calcestruzzo spruzzato spessore cm 6 contenuta tra doppia rete metallica sostenuta dal telaio metallico perimetrale lisciata a mano sulla fronte esterna ed interna. -sulla parete di cui sopra cappotto in pannelli isolanti di polistirene dens. 23 Kg\mc spessore cm 6 fissati con chiodi ad espansione a testa larga a rondella sintetica e rasati con intonaco a base cementizia e resina con rete di armatura poliammidica. -rivestimento interno con lastra in cartongesso liscia aderente alla fronte interna della parete . Pareti vetrate: Vetrate passanti tra i piani oltre i solai con vetri stratificati (4/4) 12 di camera dâ&#x20AC;&#x2122;aria e (4\4) con basso emissivo in faccia 3, serramenti apribili (1/8 del pavimento) del tipo in lega leggera a taglio termico. Solaio inferiore: - solaio in calcestruzzo spessore cm 25 -sottostante controsoffitto in lamiera con materassino in lana di vetro resinata spessore m m50.(oppure cappotto in polistirene e intonaco dello stesso spessore).
-soprastante sottofondo in massetto di calcestruzzo spessore 12 cm in cemento alleggerito, rasato a cemento. -pavimentazione in legno incollato spessore mm 12. Pareti verso capannone: -parete prefabbricata in calcestruzzo non isolata spessore cm 20 -isolamento in lastra cartongesso mm12 oltre a pannello in lana di roccia resinata mm40
Progetto architettonico: arch. Ugo Dellapiana, Paolo Dellapiana & Francesco Bermond des Ambrois architetti â&#x20AC;&#x201C; archicura, Torino, collaboratori: Beatrice Tessore architetto, Alessandra Paracchi architetto, Andrea Zanero architetto. Committente: Privato Direzione lavori: arch. Ugo Dellapiana, arch. Paolo, Torino Immagini: ARCHICURA --S.U.L.: 448 mq H: 10,5m volumetria costruita: 1564,4mc superficie coperta in progetto: 192 mq ---
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Il canto della Terra. Ampliamento della cascina Adelaide a Barolo Barolo, (CN)
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Barolo si schiude un evento per la vite che, cresciuta sulle basse colline delle Langhe, sazia di luce e di sole, dona l’uva, canto della terra. Ma è sotto una verde coltre, morbida come i paesaggi circostanti, che, in una oscurità misteriosa, nasce una nuova segreta architettura. In uno strato di terra che sta a metà tra il cielo e le radici dei vigneti, nasce di questa nuova cantina il cui progetto prende forma quasi seguendo i percorsi naturali della metamorfosi che porta l’uva a trasformarsi in vino brillante. Il progetto si inserisce con grande delicatezza e sensibilità ambientale al fondo di una valle, concluso tra una strada vicinale ed il piccolo Rio della Fava. Proprio l’attenta ricerca e sensitività nei confronti delle colline circostanti ha suggerito ai progettisti un volume completamente coperto di terreno inerbito, con l’impostazione del piano generale dell’ampliamento a quota di – 5,50 metri circa sotto il livello dell’esistente cascina Adelaide. Il nuovo e silenzioso volume, in questo modo, si avvicina a quello esistente con riservatezza, ma con la forza di un’architettura nuova e contemporanea. L’ampliamento emerge solo con una altezza minima (m. 2,5) verso l’estremità nord (a valle), la copertura verde, poi, allontanandosi dal fabbricato esistente, scende fino a terra, raccordando morbidamente il nuovo volume con il piano di campagna esistente, creando una piccola aia ad arco: con questa distribuzione il volume si estende come una piccola cresta di collina che scende verso valle come tutte le dorsali delle colline delle Langhe. L’edificio si presenta così come una dorsale allungata ed affusolata, totalmente interrato con una copertura composta da impermeabilizzazione con guaine poliolefiniche con sovrastante protezione di manto in terra vegetale dello spessore minimo
di cm 40, oltre ai diversi strati drenanti, isolanti e protettivi. L’ultimo strato, in terreno vegetale, è inerbito con sistemi speciali stabilizzati e raccordato con il terreno limitrofo verso il rio in modo da definire e riordinare con morbide modellazioni di raccordo la copertura della cantina con l’infossamento esistente del rio naturale senza sfiorarne i cigli che rimangono quelli naturali. Ma la lievitazione della piccola dorsale di copertura richiede uno squarcio di terra che sollevandosi apre sul lato ovest lungo la strada una grande apertura della terra che si solleva per lasciare visibile il portico di ingresso ed il cortiletto circolare. Il cortiletto circolare cattura l’attenzione di chi perviene da valle presentando una parete trasparente ove si aprono gli accessi degli operatori, delle merci, dei mezzi meccanici. Il percorso prosegue verso il ventre dell’edificio ove avviene la trasformazione dell’uva in vino per riuscire dallo stresso portico ove ha prima trovato l’accesso. “La fermentazione e la trasformazione del frutto uva ha provocato la lievitazione del terreno di copertura”. L’unica emergenza del complesso nasce da una tasca aperta verso la collina, in diretta ammirazione della terra da cui nasce il frutto prezioso delle viti: è il luogo della degustazione e di rappresentanza dal quale si può scendere nella cantina sottostante, oppure, all’esterno, seguendo un percorso sinuoso che riporta al punto di ingresso principale nell’aia circolare. E’ un edificio “di terra” che canta il trionfo del frutto della vite.
Tecnologia della costruzione: La costruzione è eseguita con la polvere di “terra cotta in alti forni rotanti“ impastata con acqua ed essenze litoidi di diversa granulometria del tanto disprezzato “cemento”. La struttura portante è coperta di terreno vegetale con interposizioni di strati protettivi ed impermeabilizzanti con guarnizioni di protezione delle estremità delle strutture, in lamiere di rame di intenso colore verde, stabilizzate chimicamente con solfati, proprio come si tratta la vite per difenderla dai parassiti. Lo strato di copertura di terra vegetale è mantenuto vivo con un sistema particolare di irrigazione automatica che assicura un completo manto sempreverde. Questo sistema prevede, a soli 30 cm di profondità, dei sistemi continui di contenitori di acqua che, evaporando con la temperatura forniscono di acqua l’apparato radicale del tappeto erboso. Le pareti vetrate, verso la fronte nord sono sostenute da strutture in leghe metalliche scarsamente visibili dall’esterno in modo da non apparire con troppo peso nelle scansioni dei volumi vetrati ma che evidenziano le superfici vetrate continue. Le superfici vetrate per illuminazione e ventilazione degli spazi destinati alle lavorazioni (vinificazione, imbottigliamento,confezioni,) rispettano la dimensione di 1/8 della superficie di pavimento pur tenendo presente che sono utilizzati impianti di ventilazione meccanica automatizzata mediante sensori di CO2, con immissione di aria fresca a temperatura ambiente e con spazi per invecchiamento climatizzati come richiesto dalla più approfondita tecnica di produzione vinicola che richiede appropriati gradi di umidità relativa. Ogni campata della struttura (maglia di 8x8 ml) è chiusa verso la fronte del Rio della Fava mediante parete controterra in calcestruzzo impermeabilizzato. Su questa parete si innesta una apertura a bocca di lupo che affiora fino al manto erboso soprastante per aprire una corrente d’aria controllata per ogni campata sottostante. La coda verso valle dell’edificio ipogeo riduce la altezza interna iniziale (5,50m), che risulta degradare fino al livello più basso, di copertura della rimessa a nord, raggiungendo i soli 2,00m. I divisori interni sono elevati con strutture di acciaio inox e legno con vetri in parte acidati o trasparenti a seconda delle necessità visive.
La sala degustazione del piano superiore, accessibile dal piano generale dellâ&#x20AC;&#x2122;aia della preesistente cascina Adelaide, è pavimentata con legno moganoide ad alto spessore con struttura di sostegno in nervature inox.
Dati --Progetto architettonico: arch. Ugo Dellapiana, Paolo Dellapiana & Francesco Bermond des Ambrois architetti Realizzazione: settembre 2002 - giugno 2004 Committente: Cascina Adelaide di Amabile Drocco, Barolo, (CN) Impresa di costruzioni: Busca Fratelli Germano e Marino, Diano dâ&#x20AC;&#x2122;Alba, (CN) Direzione lavori: arch. Ugo Dellapiana, arch. Paolo Dellapiana, Torino Progetto struttura: Ing. Paolo Minuto, Alba (CN) Progetto impianti: ing. Edoardo Rivetti, Alba (CN) Fotografie: Fiorenzo Calosso --superficie lotto: 6742,01mq superficie costruita: 1472,00mq volumetria costruita: 6624,00mc ---
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Banca Sella Nuovo cento direzionale Biella, (BI)
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l nuovo centro direzionale Banca Sella a Biella sorge tra le vie Lamarmora e Delleani, su di una superficie complessiva di circa 4000 metri quadrati. La nuova sede, i cui lavori di costruzione, iniziati nel 2005, si sono conclusi nel settembre 2010, è il cardine del riassetto logistico generale dei siti occupati attualmente dal Gruppo Banca Sella in Biella: lo stabile, infatti, si affianca alla sede storica di via Italia 2 e al complesso immobiliare di Chiavazza lungo via Corradino Sella. In questo modo questo nuovo edificio riconferma ancora una volta lo stretto legame che Banca Sella mantiene con il Biellese dove è nata e si è sviluppata e rappresenta un investimento nel segno della razionalizzazione e del recupero di produttività che il gruppo ha ritenuto fondamentali a questo punto dello sviluppo. All’interno dello stabile sono ricavati circa 9500 metri quadri di superficie utile destinati per oltre 7000 mq a uffici, per 1000 mq a luoghi per i clienti, per 400 mq a spazi commerciali, per altri 400 a locali riunioni (grazie alla sala incontri poli-funzionale da 100 persone) e per 300 mq alla nuova succursale, che affianca quella storica di via Italia 2, e che comprende un locale self service operativo 24 ore su 24. Nella nuova possono essere collocate circa 800 persone. A servizio della sede sono presenti complessivamente oltre 450 posti auto tra pubblici e privati. L’immagine generale dell’edificio è improntata all’essenzialità e alla sobrietà: si tratta di un elegante contenitore polifunzionale ispirato ad un’immagine di solidità che sposa la scelta di tecnologie moderne nei serramenti e nei rivestimenti, affiancandole a materiali tradizionali, come richiede la normativa.
Esternamente l’edificio ha uno sviluppo lineare, ritmato ma elegante, senza evidenziare punti notevoli, fatta eccezione per gli ingressi, che hanno un richiamo ed un riferimento preciso. L’edificio è costituito da due piani interrati che accolgono le autorimesse, un piano seminterrato con ingressi e vani tecnici, e 5 piani fuori terra che ospitano spazi clienti e uffici. Nel vestire l’immobile il progetto ha seguito principi estetici di ponderatezza e finezza e, nell’organizzarlo, a concetti di razionalità e versatilità. Il volume si divide in due corpi distinti, in comunicazione tra loro, fatto salvo per il piano del portico di via Lamarmora. A quel livello, infatti, è presente un importante passaggio pedonale, in un’ottica di azienda aperta e di vicinanza alla clientela, quale cesura tra il centro città e la nuova zona di parchi e parcheggi. L’attraversamento stesso è il luogo sul quale si affacciano succursale e ingresso clienti, in un ampio spazio aperto coperto di grande suggestione, segnalato esternamente da alte pensiline metalliche, unici elementi particolari nel diffuso rigore geometrico dell’insieme. Così, sul fronte di via Lamarmora e sul fronte opposto interno, lambito dal portico come da indicazioni del P.P., si presentano evidenti le spaccature, atta a segnalare l’esistenza del passaggio pedonale. Segno, appunto, rafforzato dalle pensiline che si estendono ad accogliere l’utente, nello spazio aperto coperto sopra segnalato, attraversabile per raggiungere il parcheggio di nuova realizzazione. Questi elementi sono rivestiti da lamiere in lega di zinco titanio, tipo “Rheinzink”, a finitura prepatinata. Si presentano con un co-
lore grigio chiaro, dall’effetto vellutato, leggermente cangiante a seconda del colore del cielo. La prepatinatura, oltre a garantire un fissaggio sicuro ed uniforme dell’ossidazione, toglie l’effetto lucido dal materiale, rendendolo adeguato ad un accostamento con la superficie morbida dei mattoni a pasta molle presenti sui prospetti. I prospetti di entrambi i volumi sono costituiti da una essenziale griglia di cotto e cristallo, di pari eleganza e richiamo, con ampie vetrate ad anta unica, inserite all’interno di logge con parapetto anch’esso in vetro. Nella parte centrale del volume principale sorge l’ingresso del personale, affiancato da un passaggio carraio privato e servito da un razionale asse di comunicazione verticale. Questo secondo ingresso principale all’edificio, posto al centro del corpo maggiore, risponde alla necessità di trovarsi nel baricentro del complesso, al fine di ottimizzare i percorsi interni, facilitare i controlli, e permettere un accesso carraio coperto, di tipo privato. Il corpo secondario, avente il piano più alto leggermente arretrato, per apparire di minore altezza, ha la funzione di mediare con l’imponente volume della torre esistente a lato. Sempre per apparire più basso, esso non è dotato, a differenza del corpo principale, del muro d’attico; infatti non ospita in copertura impianti particolarmente voluminosi o evidenti. L’accesso veicolare alla banca, posto sul lato interno del fronte ovest dell’edificio, è composto da due ingressi distinti: quello riservato al personale e quello dedicato ai fornitori. I due ingressi, tra loro disimpegnati, permettono al
personale dipendente di accedere ai parcheggi privati interrati attraverso una rampa veicolare, ed ai fornitori di accedere ad una zona di carico scarico realizzato a livello, nel piano interrato del corpo minore. Questa zona di disimpegno, realizzata al livello –1, sostiene in superficie una zona verde e a cortile rialzata, protetta, privata e coperta. Per quanto riguarda la distribuzione interna entrambi i blocchi sono dotati di una caratteristica peculiare: possono essere trasformati facilmente a seconda della destinazione d’uso più consona alle necessità della Committenza, tanto ai fini di variare i lay out, quanto di variare gli impianti tecnologici. Salvo infatti i quattro blocchi scale con relativi servizi, si possono sfruttare in vario modo i grandi spazi, che raggiungono fino a 80 ml di lunghezza per 18 di larghezza. Questa caratteristica, di grande importanza funzionale, ha suggerito ai progettisti la necessità di proporre qualcosa di vivo, che alleggerisca l’aridità di uffici eccessivamente estesi, quasi senza soluzione di continuità. Abbandonata una prima idea di interrompere gli spazi con zone verdi e grandi fori passanti tra i solai, si è pervenuti ad una seconda proposta, ritenuta più opportuna, che non sottrae alla committenza spazio utile. L’idea è quella di disporre alle due estremità dell’edificio, a tutti i piani, uno spazio aperto a sbalzo realizzato con griglie metalliche a pavimento, chiuso entro griglie di cotto. Gli spazi così realizzati sono corredati di piante verdi, come coronamento delle due estremità dell’edificio; a tali “balconi verdi” si accede attraverso le pareti vetrate di fondo. Questa soluzione è apprezzata sia esternamente che internamente, in quanto viene premiato l’aspetto architettonico, ma si migliora con esso la vivibilità degli uffici, in quanto l’area risulta accessibile al personale dipendente. La testata delle maniche risulta così corredata da terrazzi contenenti giardini pensili, protetti da eleganti griglie in cotto, aventi la funzione di conchiudere con ordine il parallelepipedo, smorzando un po’ l’effetto lineare.
L’edificio risulta così calato all’interno della realtà urbana, dove si pone come vettore di sicurezza e comunicazione, e difatti la progettazione si è mossa all’interno dei precisi dettami del Piano Particolareggiato dello Studio Gardella del quale l’intervento fa parte.
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Save a prayer. Nuovo complesso parrocchiale della Trasfigurazione Mussotto d’Alba, (CN)
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’area a disposizione per il complesso parrocchiale si estende lungo la bealera (corso d’acqua artificiale in derivazione dal fiume Tanaro ad uso irriguo) in un tratto di forma allungata destinato espressamente a Servizi Religiosi o Sociali dal PRG. Fortunata è la concomitanza del corso d’acqua che deve essere oltre passato per raggiungere la Chiesa, simbolo vitale di rinascita dello Spirito. Si evince, dalle analisi dell’area a disposizione, la derivazione del profilo “a ciglio” del- la chiesa e della manica divaricata del corpo contenente le opere parrocchiali (al piano terra), della casa canonica (al piano primo), del salone con locali accessori (interrato sottostante). Il fronte maggiore dell’edificio, rivolto lungo il corso d’acqua, è percorso da un porticato che lega i tre accessi della chiesa alle opere parrocchiali e permette alla chiesa di dischiudersi lentamente verso l’esterno in un gioco di ombre e tagli luminosi. La chiesa ha forma di Tenda-Capanna ed è disposta su un prato verde. I tre accessi della chiesa sono distribuiti lungo i due assi: l’accesso sud è tangente al campanile a pianta triangolare; l’accesso lungo l’asse minore alla chiesa ricalca l’asse esterno lungo il quale sarà disposto un ponte pedonale in legno che attraversa il corso d’acqua; il terzo accesso, lato nord verso la casa parrocchiale, collega gli uffici parrocchiali e le aule per la cultura religiosa con la zona sacrestia e l’edificio di culto. All’interno della chiesa lungo le spezzettature del lato maggiore del “ciglio” verso est sono disposti i “segni” liturgici: il Battistero, l’ Organo, la Cappella invernale e Cappella del Sacramen-
to, mentre ai due estremi del “ciglio” ovest sono disposte le due sale della conciliazione, chiuse da pareti verticali che si alzano fino ad incontrare le pareti della struttura a tenda. L’altare riveste la forma di mensa a base rettangolare o quadra (a piramide rovesciata), quale segno radicato profondamente nella terra, che mira all’infinito del cielo. La liturgia Eucaristica e la liturgia della Parola sono celebrate sul presbiterio rialzato su pedana litoide, quale centro dominante dell’aula: anche la cappella invernale permette la visibilità dell’altare attraverso la parete vetrata che la separa dalla sala liturgica. Il battistero, localizzato sotto la torre campanaria triangolare all’estremità sud della chiesa, è visibile anche dall’esterno attraverso una parete vetrata dalla quale traspare sempre anche l’interno della aula liturgica in modo da facilitare il percorso dal battistero all’altare; il fon- te battesimale può essere utilizzato con immersione per gli adulti, oppure in normale abluzione per i bimbi battezzandi. Uno spazio definito da una parete vetrata inclinata, in una posizione più riservata, ospita la cappella invernale con il tabernacolo del SS Sacramento, facilmente accessibile dal sacerdote celebrante; nei giorni di festività si può assistere da qui alla celebrazione centrale attraverso la parete di vetro. La sacrestia è in comunicazione diretta con la cappella invernale del SS Sacramento attraverso la parete vetrata, e apre l’accesso del celebrante al percorso attraverso l’assemblea dei fedeli. La “schola cantorum” è disposta nel settore vicino all’organo a lato del battistero, men- tre le canne dell’organo, in legno e in metallo sono fissate sulla soletta che copre l’ingresso centrale alla
chiesa come steli in un mazzo di fiori d’erba che si aprono in ogni direzione. L’iconografia dell’aula è affidata totalmente ad una grande opera pittorica da sistemare sulla vela, inclinata al di sopra del presbitero con la spaccatura della copertura che illumina dall’alto: la luce raggiunge il segno della croce o crocifisso, coniugato al momento evangelico della Trasfigurazione cui è dedicata la chiesa. Tema affascinante e di difficile trattazione ma espresso con segni attuali, sensibili, significativi senza indugi anacronistici. Il Crocifisso è posizionato sulla pedana litoide in prossimità dell’altare. La chiesa, come espressione di tenda precedentemente descritta, è composta da gran- di teli rivestiti da manti metallici in lega zinco-titanio colore grigio cangiante, sostenuta da una struttura in ferro non leggibile dall’interno né dall’esterno; lateralmente ed in sommità il vento dischiude i teli lasciando trasparire la luce del cielo attraverso spaccature strette e ben calibrate nella loro distribuzione in modo da diffondere luci ed ombre all’interno della tenda senza eccedere in effetti di abbagliamento. L’illuminazione artificiale segue, per quanto possibile, la provenienza della luce naturale. Il corpo della casa canonica è composto da un volume semplice con anteposto il porticato di giunzione con la chiesa. Il volume è interamente in intonaco bianco; due quindi sono i valori cromatici del complesso: il grigio patinato e cangiante dello zinco-titanio della chiesa ed il bianco dell’intonaco delle opere parrocchiali. Le pareti interne della chiesa sono intonacate con rasatura a calce e tinteggiate, le superfici interne della copertura sono eseguite a mo’ di tenda che discende dalla sommità ove è posta la sorgente di luce naturale ed artificiale,
con lastre inclinate in cartongesso tintato, supportate da sotostrutture metalliche zincate. Alcune delle lastre sono forate per assorbimento acustico, altre sono piene, lisce e riflettenti, disposte in modo da favorire la diffusione sonora ed evitare gli echi di riflesso; i vetri stratificati e trasparenti; il pavimento della chiesa è eseguito in resina pigmentata principalmente di colore blu, eccetto per la parte centrale in cui spicca un pesce (chiaro simbolo cattolico) sempre in cemento pigmentato ma di colore bianco. Entro la pavimentazione vi sono le condotte sintetiche per riscaldamento radiante a bassa temperatura. Le pareti vetrate fisse della chiesa sono composte da vetri stratificati di sicurezza entro serramenti semplici composti da canalette perimetrali ad U in acciaio, mentre solo le porte ed i serramenti apribili sono contenuti entro telai in lega leggera, non a taglio termico. I serramenti della casa canonica sono in lega leggera con vetri a camera, salvo le vetrate interne basse che saranno dotate di vetri stratificati di sicurezza.
Committente: Diocesi di Alba - Parrocchia Natività di Maria Ss, via Guarene 9, Alba CN Importo lavori: 3.000.000€ Inizio lavori: maggio 2007 Fine lavori: giugno 2009 Progettisti: Paolo Dellapiana architetto, Ugo Dellapiana architetto, Francesco Bermond des Ambrois architetto Collaboratori: Ing. Massimo Cirio, strutture in cls Ing. Paolo Minuto, strutture metalliche Ing. Francesco Gobino, impianto termico  P.I. Alessandro Olivero, impianto elettrico Barberis Aldo s.p.a., impresa esecutrice delle opere Don Valerio Penasso, consulente liturgico Le opere d’arte presenti nella Chiesa sono ad opera di Arcabas
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