Negozio Blu Arch

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NEGOZIO BLU ARCHITETTI ASSOCIATI Gustavo Ambrosini Cristiana Catino Paola Gatti Carlo Grometto Mauro Penna

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NEGOZIO BLU ARCHITETTI ASSOCIATI Gustavo Ambrosini Cristiana Catino Paola Gatti Carlo Grometto Mauro Penna

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via Santa Chiara 10 10122 Torino tel + 39 011 5212038 fax + 39 011 4601875 info@negoziobluarchitetti.it www.negoziobluarchitetti.it P.I.V.A. 07491800012



Profilo generale

Gustavo Ambrosini, Cristiana Catino, Paola Gatti, Carlo Grometto, Mauro Penna nel 1993 fondano a Torino lo studio Negozio Blu (studio associato dal 1998). L’attività dello studio comprende diversi filoni di lavoro, dalla progettazione architettonica all’interior design, dal restauro alla progettazione urbana. Nel 1994 vincono il concorso “Premio Schindler 1994. Risalire la città” (con Guido Rossi e studio Granma) con un progetto di un sistema di risalite meccanizzate al centro storico di San Marino, oggetto di un successivo studio di fattibilità per il riutilizzo del tracciato ferroviario Rimini / San Marino su incarico della Repubblica di San Marino (1997). Diversi progetti realizzati riguardano la riqualificazione di aree urbane. A Savona intervengono nel ridisegno del waterfront della vecchia darsena di fronte al centro storico: passerella pedonale (1998, 1° classificato Premio Architettura Contemporanea Piemontese 2000, selezione Premio Luigi Cosenza 1998 e Premio Accademia di San Luca 2003) e complesso a corte e torre per residenze, uffici, commercio e albergo (2007, con R. Bofill e studio Settantasette). A Torino redigono il masterplan per l’area ex industriale Carpano, in cui realizzano un albergo a 5 stelle nel vecchio Pastificio Italiano (2005, con In.Opera), il Centro polifunzionale Eataly e Museo Carpano (Premio Architetture Rivelate 2007 OAT), una piazza pedonale (selezionata per la V Bienal Europea de Paisatge, Barcellona 2008). Nel comparto nord dell’area torinese elaborano lo Studio di fattibilità per la riqualificazione dei quartieri Barca e Bertolla (2008) in attuazione del Programma Casa della Regione Piemonte e il progetto di trasformazione dell’area industriale ex Sidauto (2010). Nel campo dell’edilizia residenziale realizzano numerosi edifici a Torino e in Piemonte a partire dal 2003. Alcuni interventi in ambito alpino ricevono premi di architettura: a Sestriere (Premio Concorso Regionale Architettura Montana di Qualità 2003), a Bardonecchia (Premio Architetture Rivelate 2010 OAT).

Realizzano diversi interventi nel campo del recupero degli edifici industriali. Di recente questo tema si è declinato in uno specifico filone di lavoro rivolto al settore dell’enogastronomia. Per la società Eataly, oltre al recupero dello stabilimento Carpano di Torino, hanno svolto studi di fattibilità per localizzazioni a Verona, Genova Milano, New York e hanno realizzato uno stabilimento di produzione della pasta e ristorante in un pastificio ottocentesco a Gragnano (2005), un ristorante ad Aosta (2006), il Centro Emanuele di Mirafiore nella storica tenuta di Fontanafredda (2010) e Eataly Incontra nel centro di Torino (2011). Nell’ambito della ristorazione, hanno realizzato 5 esercizi della catena “Re Calamaro” a Torino, Firenze, Roma (2007-2009). Nel 2009 vincono (con R. Rigamonti e S. Garnero) il 1° Premio del concorso di progettazione bandito dalla CEI “Nuove chiese. Progetto pilota 2008”, nuovo complesso parrocchiale a Racalmuto. Attivi sui temi della sostenibilità in architettura e della progettazione bioclimatica; il centro polifunzionale Eataly è pubblicata in L. Molinari (ed.), Sustainab.Italy. Contemporary Ecologies, 2008. C. Catino ha frequentato corsi di specializzazione in bio-compatibilità nella progettazione, INBAR e presso CasaClima. Sui temi della progettazione dello spazio pubblico e del paesaggio l’attività professionale si intreccia con quella di ricerca e formazione: G. Ambrosini è docente di Progettazione architettonica presso la Facoltà di Architettura I del Politecnico di Torino; ha insegnato anche presso la ETSAB di Barcellona, Graduat Superior en Paisatgisme (2006) e Tsinghua University di Pechino, School of Architecture (2008). Con Negozio Blu collaborano gli architetti Maurizio Bussone, Paola Damiani, Marta Fantini.


Pubblicazioni

- “Patrimonio industriale” n. 07, anno V, aprile 2011 - Urban Center Metropolitano, Torino contemporanea. Guida alle architetture / Contemporary Turin. Guide to architectures, Barcellona, List 2011; - L. Beatrice (a cura di), KM011 Arti a Torino. 1995-2011, Torino, Umberto Allemandi & C., 2011; - “Ottagono” n. 384, marzo 2011; - Tormenta e ìmpetu/Storm and Stress. Catálogo de la V Bienal Europea del Paisaje y Premio Europeo de Paisaje Rosa Barba, Barcellona, Fundación Caja de Arquitectos 2010 - Nuove chiese italiane 5. 21 progetti in concorso, inserto allegato a “Casabella” n. 785, gennaio 2010; - “Ottagono” n. 226, dicembre 2009; - M. Bonino et al. (a cura di), Atlante dell’architettura, Torino, Allemandi 2008; - Turin Tour. The ultimate guide. Visual design fora n invisibile city, Torino 2008; - L. Molinari (ed.), Sustainab.Italy. Contemporary Ecologies. Energies for Italian Architecture, Roma, Gangemi Editore 2008; - C. Piva, Paesaggi piemontesi, Firenze, Aiòn Edizioni 2008; - C. Ronchetta, M. Trisciuoglio (a cura di), Progettare per il patrimonio industriale, Torino, Celid 2008; - “Ufficio Stile”, n. 4, dicembre 2007; - “Monocle”, issue 08, volume 01, novembre 2007; - “Ottagono” n. 204, ottobre 2007; - “Progetti e Concorsi” di “Edilizia e Territorio. Il Sole 24ore”, 25 giugno 2007 - “Progetti e Concorsi” di “Edilizia e Territorio. Il Sole 24ore”, 27 febbraio 2007 - “Betoni”, n. 4, 2006; - D. Nencini (a cura di), Dizionario Biografico Illustrato in F. Purini, N. Marzot, L. Sacchi (a cura di), La città nuova. Italia-y-26, Catalogo Padiglione Italiano alla 10 Biennale di Architettura di Venezia, 2006; - A. De Rossi, Architettura alpina moderna in Piemonte e Valle d’Aosta, Torino, Allemandi 2005;

- A. Piva, P. Galliani (a cura di), Ricerca, formazione, progetto di architettura. Architetti italiani under 50, Venezia, Marsilio 2005;- “Vivere”, gennaio 2004; - Premio Giovani Accademia Nazionale di San Luca Architettura 2003, Roma, De Luca Editori 2003; - “Vivere”, maggio-giugno 2003; - “Quaderni d’Architettura”, aprile 2003; - “Memo” n. 590, marzo 2003; - 50 Nuova architettura italiana. Due generazioni a confronto, Milano, Motta Editore 2002; - “Il progetto” n. 11, gennaio 2002; - Almanacco di Casabella.Giovani architetti italiani 2000-2001, 2001; - Cultura: nuovi spazi per viverla, Editrice Abitare Segesta, Milano, 2001; - “Architècti”, n. 53, gennaio-marzo 2001; - D. Bagliani (a cura di), La montagna esplorata. Ricerca e formazione nel contesto alpino, Aosta, Tip. La Valleè 2000; - “Il progetto” n. 6, gennaio 2000; - Almanacco di Casabella.Giovani architetti italiani 1998-99, 1999; - Premio nazionale di architettura Luigi Cosenza 1998, Napoli, Clean Edizioni 1998; - “Architécti”, n. 30, agosto-ottobre 1995; - “L’industria delle costruzioni” n. 288, ottobre 1995; - “Atti e Rassegna Tecnica” n. 1 anno XLIX aprile 1995; - A. Angelillo, Risalire San Marino: risultati del Premio Schindler, “Casabella” n. 621 marzo 1995; - “Abitare” n.335 dicembre 1994; - “L’Arca” n 87 novembre 1994; - A. Gobbi (a cura di), Premio Schindler 1994. Risalire la città: Città di San Marino, Electa, Milano 1994; - Confrontarsi, con Antonelli, Catalogo della mostra, 1994.


Mostre Premi di architettura 2012 Padiglione Italiano La Biennale di Venezia, 13. Mostra Internazionale di Architettura 2010 KM011 Arti a Torino. 1995-2011 Torino, febbraio-aprile 2011 2008 V Bienal Europea del Paisaje Barcellona, settembre 2008 2008 “Sustainab.Italy”, London Festival of Architecture Viabizzuno, Londra, giugno-luglio 2008 2008 “Trasmettere la città industriale” UIA Off Congress Castello del Valentino, Torino giugno-luglio 2008 2008 “Paesaggi piemontesi” Cittadellarte, Biella giugno 2008 2005 Triennale di Milano 2003 Premio Accademia di San Luca. 2003 – Architettura Accademia Nazionale di San Luca, Roma, ottobre – novembre 2003 2003 Next Soho Ozone, Tokyo, 30 gennaio-25 febbraio 2003 2002 “50 Nuova architettura italiana. Due generazioni a confronto” Haus der Architektur, Graz, February-Mloarch 2002, Istituto Italiano di Cultura - Cappella di San Carlo Borromeo, Praga, marzo – aprile 2002 2000 “La sperimentazione del nuovo. Giovani architetti italiani: un incontro sulla condizione contemporanea” InArch - la Biennale di Venezia - Giardini di Castello, Venezia, 15-16 settembre 2000 2000 “Gerico. Sessanta giovani architetti italiani” Istituto Italiano di Cultura - Cappella di San Carlo Borromeo, Praga, 26 febbraio-1° marzo 2000 1999 “Gerico. Sessanta giovani architetti italiani” Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo - Mattatoio, Roma, 29 maggio-20 giugno 1999 1997 “Prospettive sui luoghi. Interpretazioni dello spazio attraverso eventi d’arte: progetti di giovani architetti” Biennale Off Architettura,Torino, 17-23 aprile 1997 1997 “Expocasa-Expovivre” Lingotto Fiere, Torino, 13-22 febbraio 1998 1995 “La mobilità nella città storica” 1° Edilmed-Salone mediterraneo per l’edilizia - Mostre d’Oltremare, Napoli, 19-21 maggio 1995 1995 “Risalire la città di San Marino”, InArch, Roma - maggio 1995

2012 2011 2010 2009 2007 2003 2003 2003 2000 1998 1994

Premio Architetture Rivelate 2012 OAT Premio Riabita 2011 Premio Architetture Rivelate 2010 OAT 1° premio concorso “Nuove chiese. Progetto pilota 2008”, nuovo complesso parrocchiale a Racalmuto Premio Architetture Rivelate 2007 OAT 2° premio “Concorso Regionale Architettura Montana di Qualità” selezione Premio Accademia di San Luca. 2003 – Architettura selezione “Medaglia d’oro di architettura” della Triennale di Milano 2003 1° premio ex-aequo Opera prima, “Premio Architettura Contemporanea Piemontese” 2000 selezione al “Premio nazionale di architettura Luigi Cosenza 1998” 1° premio concorso “Premio Schindler 1994”


nuovi edifici


Passerella pedonale apribile nella Vecchia Darsena Savona 1998 Progetto preliminare, definitivo, esecutivo, direzione lavori. Committente:Autosilo Savona S.p.a. Importo opere: 360.000 €

La costruzione della passerella pedonale ha svolto un ruolo centrale nel processo di riqualificazione del vecchio porto di Savona, favorendo la connessione tra il centro della città e il quartiere del Molo. La nuova passerella pedonale rappresenta un passaggio dalla città al porto. Si trattava di introdurre un segno di continuità attraverso la darsena ma senza costituire un ingombro per le attività del porto turistico: è stata dunque progettata una struttura mobile, in grado di aprirsi per consentire il passaggio delle imbarcazioni a vela. Il progetto rielabora forme e materiali che appartengono all’immaginario simbolico del porto - fatto di segni artificiali come moli, banchine e macchine di movimentazione - per creare un elemento innovativo. Il percorso pedonale è costituito da un impalcato continuo in legno, accompagnato da una ringhiera con bacchette orizzontali e mancorrente in legno che richiama i modelli dell’architettura navale; la colorazione di tutta la struttura metallica di una tinta blu marino accentua la caratterizzazione della passerella, favorendone la percezione come segno unitario che attraversa la darsena. Il ponte, lungo 43,50 m. e largo 2,40 m., è una nuova “macchina portuale” per attraversare la darsena e rendere riconoscibile il nuovo percorso di collegamento. Alle estremità, un basamento in calcestruzzo color sabbia regge il primo tratto di scala e contiene un locale tecnico: ad esso si appoggia una struttuta metallica a sbalzo che è appesa a un sistema di tiranti sostenuti da pali e antenne in acciaio a sezione circolare. Su questa struttura si innesta la parte mobile: il meccanismo di apertura è azionata da due centraline oleodinamiche che mettono in funzione due pistoni posti all’estremità della parte a sbalzo, i quali sollevano, in maniera coordinata da entrambi i lati, i tratti centrali dell’impalcato. L’apertura e la chiusura avvengono secondo fasce orarie prefissate e sono precedute da un sistema di segnalazioni acustiche e visive. L’altezza massima in chiave all’intradosso del ponte è di 6,30 metri dal livello dell’acqua e permette il passaggio continuo delle imbarcazioni a motore anche in posizione di chiusura.




Complesso della Torre: residenze, uffici, commercio e albergo, area Vecchia Darsena Savona 2007

In dieci anni Savona ha riconquistato l’affaccio verso il mare. La realizzazione del Complesso della Torre è uno degli elementi più significativi del processo di riqualificazione della Vecchia Darsena avviato nell’ultimo decennio, restituendo alla città un’area precedentemente occupata da un grande autosilo che dominava violentemente il paesaggio portuale di fronte al centro storico. Momento chiave è stata la decisione concorde da parte di una serie di soggetti privati (GF Group s.p.a e Orsa 2000 s.p.a.) e pubblici (Comune di Savona, Autorità Portuale di Savona) di affidare all’architetto catalano Ricardo Bofill il Master Plan per gli interventi previsti nel Programma di Riqualificazione Urbana e Sviluppo Sostenibile del territorio (Prusst) approvato nel 2000 per l’area in questione, a spese della parte privata. Questo ha consentito di concertare sinergie pubbliche e private attorno ad un progetto urbano condiviso riguardante una parte significativa di aree industriali dismesse attorno al porto. Lo schema generale individua tre interventi di particolare rilievo urbano - la nuova stazione marittima, il “Complesso del Crescent” sulle aree ex Italsider e il “Complesso della Torre” - che diventano oggetto di specifici Strumenti Urbanistici Attuativi. Il progetto del “Complesso della Torre” sviluppato da Bofill, affiancato dai giovani progettisti degli studi Negozio Blu Architetti Associati di Torino e Settantasette architettura di Savona, consente la demolizione dell’autosilo e dei magazzini esistenti e la riedificazione di parte della loro volumetria per attività residenziali, commerciali e ricettive. Il nuovo complesso disegna una corte pedonale pubblica su due livelli, fiancheggiata da edifici di 5 piani che riprendono l’altezza di quelli circostanti e segnata da una torre di 19 piani sull’angolo est che fronteggia il “grattacielo” al fondo di via Paleocapa, inquadrando dal mare il porto turistico e la fortezza del Priamar sullo sfondo. La corte è accessibile attraverso alcune “spaccature” della cortina edilizia che la mettono in comunicazione con gli ambienti urbani circostanti, ed è articolata su due livelli comunicanti, una “piazza bassa” e una “piazza alta”, Il fronte nord è costituito da spazi commerciali ai primi due livelli

Foto V. Sedy

Strumento urbanistico attuativo (30%, con R. Bofill e Studio Granma), Progetto preliminare, definitivo (50%, con R. Bofill); progetto esecutivo (30%, con R. Bofill e F. Poggio e M. Armellino) Committente: GF Group S.p.a. Importo opere 40.389.784,09 €


per quasi 3000 mq e residenze ai piani superiori, mentre quello sud ospita un albergo da 96 stanze. La torre si affaccia direttamente sulla banchina e sulla stazione marittima, e ospita spazi per uffici ai piani inferiori e residenze ai piani alti: il volume appare composto da due corpi verticali affiancati, uno regolare, segnato da grandi cornici in vetro opaco che inquadrano i balconi, e uno che termina con terrazze sfalsate che si rastremano verso l’alto. In totale vengono realizzati circa 10.000 mq di residenze (per 109 alloggi) e circa 1600 mq di uffici. L’eccezionalità del luogo - un nuovo affaccio della città all’imboccatura del porto - offre l’occasione per fare tesoro di forme e materiali appartenenti ad un immaginario “navale” per arricchire il tradizionale vocabolario urbano. Il carattere prevalente degli edifici è costituito dalle grandi superfici vetrate: se all’interno le aperture si alternano a parti in muratura, verso l’esterno la “pelle” dell’edificio è interamente vetrata, in parte trasparente e in parte opaca. Su tutti i lati si trovano profonde terrazze pavimentate in legno, protette da frangisole scorrevoli sempre in legno e da ringhiere continue in cristallo che si attestano su carter metallici con profilo sagomato, richiamando i modelli dell’architettura delle navi che attraccano proprio di fronte. La spazialità dei soggiorni degli alloggi attraversa senza soluzione di continuità l’intera profondità della manica edilizia e prosegue nelle terrazze, costituendo, grazie alle superfici verticali vetrate, dei veri e propri cannocchiali che dirigono lo sguardo verso il cielo e il mare.

superficie territoriale attività residenziale attività terziaria-direzionale attività commerciale attività ricettiva alberghiera

13.000 mq 8.506 mc 8.075 mc 9.295 mc 13.363 mc




Chiesa e centro parrocchiale Concorso di progettazione ad inviti bandito dalla Conferenza Episcopale Italiana Progetto Pilota 2008 2008-2012 Racalmuto (Agrigento) Progetto vincitore del concorso con R. Rigamonti (capogruppo), S. Garnero Progetto preliminare, definitivo, esecutivo (con R. Rigamonti) Committente: Diocesi di Agrigento Nel paesaggio dell’altopiano di Racalmuto in Sicilia, in una zona di espansione residenziale di carattere ancora incerto, il progetto della nuova parrocchia diventa occasione per un episodio urbano importante. La chiesa emerge come volume netto e di contenuta monumentalità, visibile dalle strade e dalle colline. Il richiamo è ai caratteri che si ritrovano nelle parrocchie di Racalmuto, reinterpretati con materiali e linguaggi contemporanei: un richiamo che si arrichisce con elementi di novità tipologiche. Il complesso religioso diviene così parte di un grande giardino: l’orientamento dell’aula liturgica genera un disegno coerente dei volumi edilizi e delle aree verdi, che prosegue nei muri a secco, percorsi ed alberate a delimitare le attività poste su diversi livelli. La facciata principale si stacca alta e intonacata di bianco fra mura di pietra: è una parete leggermente concava quasi ad accogliere i fedeli, ritagliata dalla grande porta con croce e dalle aperture delle campane verso l’azzurro del cielo. All’interno l’aula liturgica è coperta da una volta, simbolo dello spazio celeste. Un’ampia vetrata opalina, incisa dalla luce che filtra dall’immagine di Gesù Maestro, si rende trasparente verso un Oltre - un giardino sacro racchiuso da alte mura. In termini di ecompatibilità l’edificio prevede l’uso prevalente di materiali tradizionali e reperibili in loco, fra queste le pietre per le facciate. A ciò si aggiunge per la chiesa una strategia di raffrescamento dell’aula liturgica basata su una parete camino lungo il fronte di ingresso (dotata di bocchette nascoste dalla grata artistica) e su una lama di aria fredda, attivata con un sistema di raffrescamento col terreno (groudcooling), in corrispondenza della vetrata. Questa ha elevate prestazioni termico-solari con l’uso di un vetro stratificato che permette il controllo delle radiazioni solari e degli aspetti luminosi. Il controllo termico è affidato a un impianto a pannelli radianti a pavimento.




Trasformazione e completamento edificio residenziale unifamiliare Gassino, Torino 2001

Il tema era la trasformazione e l’ampliamento di un volume già costruito sulla collina torinese, da destinare ad abitazione unifamiliare. Si trattava di un basso parallelepipedo, appesantito da un largo tetto a una sola falda, collocato un po’ casualmente in mezzo a una conca circondata da un bosco: un volume “al rustico” che il committente avrebbe potuto rifinire a suo piacimento. La sfida era quella di ribaltare la logica della “finitura” e considerare il progetto di ampliamento dell’edificio come occasione di ridisegno del paesaggio. Per fare questo si è tentato di scomporre l’unitarietà del volume esistente e di conferire una valenza figurativa propria agli elementi che lo racchiudono: passare da un oggetto chiuso in sé stesso a una serie di piani che mettono “in cornice” una striscia di paesaggio. Il muro della facciata ovest – rivestito al pari degli altri in pietra dorata – viene così prolungato al di là della scatola edilizia e stabilisce un primo piano visivo; il muro appare quasi staccato dalla casa grazie all’inserimento nella copertura di un lucernario che corre per tutta la lunghezza e crea una vera e propria striscia di luce all’interno dell’abitazione. Con la stessa pietra sono rivestite le pareti dei nuovi volumi tecnici che vengono inglobati nel profilo della collina: ne deriva una serie di muri in pietra, posti su diversi piani visivi, che modellano la collina e costituiscono una sorta di basamento al bosco retrostante. A questi elementi pesanti si contrappone l’immagine leggera della nuova copertura che sostituisce quella precedente: reso autonomo dalla facciata principale, il tetto è trattato come una lunga e sottile lastra di rame che sottolinea l’orizzontalità della costruzione e va ad “agganciare” la collina per mezzo di uno spazio porticato a doppia altezza punteggiato da sottili pilastri metallici. Anche all’interno, il muro verso il giardino agisce come una quinta in pietra, sottolineata dall’illuminazione zenitale, sulla quale si affaccia il lungo ambiente di soggiorno; questo ambiente è divisibile per mezzo di setti in legno scorrevoli ed è posto in comunicazione con la terrazza posteriore scavata nella collina per mezzo di un soppalco in profilati di acciaio e orizzontamenti in legno.

Foto S. Giriodi

Progetto preliminare, definitivo, esecutivo, direzione lavori. Committente: privato Importo opere: 650.000 €




Edificio residenziale nell’Area Duchi d’Aosta Sestriere 1998 Progetto preliminare, definitivo, esecutivo, direzione lavori. Committente: Les Violettes s.r.l. Superficie: 1.500 mq Importo opere: 3.000.000 €

Foto D. Regis

L’edificio è costruito in prossimità della torre “bianca” degli anni trenta, di fronte ai campi da sci, dove il piano redatto in occasione dei Campionati mondiali del 1997 prevedeva la costruzione di quattro nuovi blocchi residenziali. Il progetto riguarda l’edificio che si incontra per primo percorrendo dal colle la strada che discende verso Cesana. Costruire lì significava mettere in relazione il tema di progetto – la “palazzina” residenziale – con le ragioni del paesaggio. Tentando di ribaltare l’autonomia implicita della palazzina, il progetto fa leva sulla sua posizione di cerniera verso il resto del complesso insediativo prefigurando un’impostazione planimetrica asimmetrica, in maniera da accentuarne la funzione di perno visivo: un bow-window vetrato nell’angolo sud-est costituisce una sorta di “testa” della costruzione, dalla quale si staccano i balconi che corrono lungo la facciata suggerendo una fuga prospettica verso la nuova edificazione e verso la vallata. L’introduzione di un elemento curvo come il bow-window è utilizzata per rompere l’uniformità del volume abitativo e orientarlo rispetto al paesaggio, ma costituisce anche un pretesto per cercare una relazione con le forme delle costruzioni esistenti poco più a nord realizzate negli anni trenta. È verso di queste che l’edificio appare chiuso, segnato dalle bucature delle finestre sulle pareti di intonaco bianco: solo in corrispondenza dell’ingresso, la facciata viene “sfondata” da una parete in legno continua che si trasforma in struttura a brise-soleil per illuminare e rivelare lo spazio distributivo interno. La facciata si apre invece verso sud, dove assume progressivamente una nuova “pelle” di legno che rappresenta un filtro tra gli spazi di soggiorno e il paesaggio, ed è modellata da balconi in legno con il parapetto inclinato e un andamento convergente rispetto alla facciata. Il tetto appare come una struttura indipendente che si posa sopra l’edificio, formata da due piani rivestiti in rame e lievemente inclinati verso un compluvio centrale.




Edificio residenziale Bardonecchia 2010

L’intervento è localizzato lungo una via in forte pendenza che collega via Medail al nucleo storico di Bardonecchia. Il progetto propone una forma compatta che si differenzia dalle proporzioni fuori scala dei grandi condomini: l’edificio si caratterizza volumetricamente come un parallelepipedo simmetrico che si sviluppa a partire da un unico corpo scala per quattro piani fuori terra e utilizza la massima altezza consentita. Ogni piano ospita cinque alloggi, quattro dei quali angolari, mentre il quinto, ad una unica aria, si affaccia sul fronte sud. L’utilizzo del legno come unico materiale continuo di rivestimento enfatizza l’idea del volume compatto e stereometrico che rafforza la relazione visiva e tattile con il bosco circostante: l’edificio è interamente rivestito in doghe di larice disposte in verticale con andamento sfalsato, così da accentuare l’effetto di superficie continua che caratterizza le diverse facce del volume edilizio. Le superfici dei diversi fronti si uniscono sugli spigoli dell’edificio senza soluzione di continuità grazie ad elementi angolari in legno massiccio sagomati ad L che proseguono visivamente il disegno delle doghe. I serramenti sono in legno douglas trattati con la medesima tonalità cromatica del rivestimento di facciata. Tale volume in legno è contrappuntato sulle facciate maggiormente esposte al sole da una struttura di travi ed esili montanti verticali in acciaio zincato che supporta i terrazzi continui in tavole di larice: i lunghi terrazzi del fronte sud risvoltano parzialmente sui lati est ed ovest, mentre il fronte nord presenta una composizione regolare di aperture quadrate. Solo il terrazzo dell’ultimo piano costituisce un coronamento continuo sui quattro lati dell’edificio legato al sistema della copertura: il tetto è costituito da quattro falde simmetriche rivestite in rame che convergono verso un impluvio centrale verso l’interno, e presentano verso l’esterno uno sporto profondo, coprendo come un’ala leggera il filo dell’edificio. Il volume della scale e il sistema di distribuzione sono aperti e a vista, ma protetti da un maggior sporto del tetto e filtrati verso l’esterno da una quinta a brise soleil orizzontali che caratterizza l’ingresso dell’edificio.

Foto L. Cantarella

Progetto e direzione lavori (con E. Pagliano, G. V. Porasso) Committente: Società Santa Maria s.r.l Superficie: 1200 mc Importo opere: 2.800.000 € Premio Architetture Rivelate 2010 OAT





Edificio residenziale C.so Bolzano-C.so Matteotti, Torino 2012

L’area è situata all’incrocio tra corso Matteotti e corso Bolzano ed era occupata da un basso fabbricato a destinazione commerciale. Il lotto è inserito in un settore della città di confine tra la zona urbana storica e l’area in trasformazione della cosiddetta “Spina centrale”, che vedrà in un prossimo futuro la realizzazione di grandi contenitori terziari quali la nuova stazione di Porta Susa, i grattacieli di IntesaSanpaolo e RFI, il recupero dell’ex carcere delle Nuove e la nuova Biblioteca Civica. L’idea progettuale muove dunque dalla necessità di completare l’isolato ottocentesco attingendo sia dai caratteri compositivi e formali del contesto edilizio preesistente, sia dall’immaginario e le dimensioni della “nuova città” che sta progredendo lungo la Spina.. Dal punto di vista compositivo il progetto prevede un doppio livello di fronte edilizio. Il primo, che continua il filo edilizio degli edifici confinanti, eredita da essi la rigida composizione delle aperture - porte finestre poste ad una distanza reciproca regolare che diventano, nel volume del tetto “alla francese,” sequenza ritmata di abbaini. Il secondo livello, aggettante rispetto al primo, è rappresentato da tra grandi “bow window” in ferro e vetro, uniti reciprocamente da balconate continue. Il disegno di questo secondo livello presenta un andamento sinuoso, una sorta di spezzata costituita dalla sommatoria di bow window, sporti continui e balconi che consente un distacco più mediato e graduale rispetto al fabbricato retrostante. Questo secondo livello reinterpreta il bow window tradizionale, presente nelle architetture eclettiche adiacenti, alterandone però le proporzioni; diventa elemento preponderante della composizione del fronte, invertendo il rapporto di scala, per poter meglio dialogare con il gigantismo dei futuri contenitori terziari posti al di là del corso. L’edificio è dotato di un impianto di climatizzazione inverno/estate realizzato con pompe di calore acqua/ acqua prelevata attraverso pozzo di emungimento e pozzo di restituzione da falda, con scambio diretto e recupero totale in grado di produrre acqua calda a 50° utilizzata per il riscaldamento a pannelli radianti a pavimento e acqua refrigerata a 7° per il raffrescamento. E’ previsto un sistema di contabilizzazione dei consumi indipendente per ogni unità immobiliare.

Foto B. Giardino

Progetto preliminare, definitivo, esecutivo, direzione lavori (con E. Pagliano, G. V. Porasso) Committente: Oporto immobiliare s.r.l. Superficie: 3.000 mq Importo opere: 4.870.000 € Premio Architetture Rivelate 2012 OAT





Edificio residenziale Via Saluzzo, via Buonarroti, Torino 2011 Progetto e direzione lavori (con E. Pagliano, G. V. Porasso) Committente: Saluzzo 84 s.r.l. Superficie: 2.500 mq Importo opere: 3.800.000 € L’intervento riguarda la sopraelevazione di un edificio degli anni trenta e la costruzione di un nuovo volume edilizio, all’interno di in un tessuto urbano formatosi nei primi anni del secolo scorso e completato negli anni sessanta. L’intento è stato quello di mantenere la leggibilità dell’edificio esistente su via Saluzzo, innestando su di esso un nuovo volume caratterizzato da logge profonde e grandi superfici vetrate scandite da ante in legno che prendono a pretesto il ritmo compositivo delle aperture preesistenti: vecchio e nuovo si compenetrano, generando uno svuotamento progressivo della facciata verso l’alto. Gli stessi elementi vengono riproposti nel nuovo edificio su via Buonarroti, dove il sistema continuo di ante in legno enfatizza la vivibilità degli spazi di balcone e determina un disegno di facciata fatto di quinte mutevoli ad ogni piano..


Foto L. Cantarella



Edificio residenziale via Caraglio, Torino 2005 Progetto e direzione lavori Committente: Buffet di G. & C. s.a.s. Superficie:1080 mq Importo opere: 1.100.000 €

Il progetto riguarda la costruzione di un nuovo edificio residenziale in sostituzione di un’officina che si affacciava su una strada interna ad un grande isolato in uno degli storici quartieri operai di Torino: dentro la cortina edilizia di alte case degli anni sessanta si scopre un paesaggio minuto fatto di cortili, casette e laboratori che rimanda a modelli insediativi “di vicinato”. Per questo l’intervento non crea una tradizionale palazzina residenziale, ma è concepito come una sequenza di sei casette articolate su più livelli e affiancate tra di loro: sei unità immobiliari con tipologia a duplex che si sviluppano in altezza, dal box auto al giardino al sottotetto. Una sorta di grande loggia formata da pilastri metallici e in muratura dà un carattere comune al fronte verso strada. Nel basamento si aprono i sei portoncini che conducono alle scalette e ai pianerottoli di accesso: questi spazi, benchè di limitate dimensioni, sono concepiti come “scavo” nella facciata (un vuoto bianco nella colorazione di tonalità calda del fronte) che costituisce uno spazio di soglia tra strada e casa. Verso l’interno, le unità sono chiaramente separate da setti murari: i giardini privati proseguono gli spazi di soggiorno e ricreano un frammento di paesaggio quasi “suburbano” dentro la città.



Edificio residenziale Via Cernaia, Moncalieri, Torino 2003 - 2005 Progetto e direzione lavori (con E. Pagliano, G. V. Porasso) Committente: P.F.A. s.r.l. Superficie: 2240 mq Importo opere: 2.200.000 €

Il progetto consiste in un edificio di sei piani fuori terra di edilizia residenziale situato a Moncalieri. La parte del lotto non occupata dall’edificio è destinata a verde, con la creazione di giardini per gli alloggi al piano terreno, rialzati di un metro e mezzo per garantire uno spazio di verde privato. Le altre parti condominiali sono organizzate a verde e spazi di manovra per l’accesso ai posti auto sia pubblici che privati. L’edificio è caratterizzato dal movimento del tetto a falde che segue i salti di altezza e l’andamento in pianta della casa. La struttura del tetto è realizzata in legno e la sua copertura in rame, così come tutte le faldalerie e le gronde. La casa è inoltre scandita da porzioni di facciata intonacate di color rosso mattone, interrotte da ampi spazi loggiati, in parte chiusi e in parte aperti, sottolineati verticalmente da pilastri in mattone paramano. Le parti aperte delle logge sono delimitate verso l’esterno da ringhiere in ferro a bacchette verticali color grigio blu con mancorrente a disegno semplice; le parti chiuse sono delimitate da ampi serramenti a tutta altezza con la parte inferiore fissa con funzione anche di parapetto. Le aperture dei serramenti previsti nelle parti intonacate sono sottolineate da riquadri di intonaco di spessore maggiore di colore giallo ocra.


Edificio residenziale Via Ricaldone, Torino 2003 - 2006 Progetto e direzione lavori Committente: Società San Carlo S.r.l. Superficie: 6.000 mq Importo opere: 6.600.000 €

L’intervento si inserisce in un paesaggio di case alte sei o sette piani, che non presentano particolari valori formali: il carattere del luogo è dato proprio dalla continuità della cortina edilizia sul filo dell’isolato. Il fronte edificato viene ora ad assumere un peso più rilevante alla scala urbana perchè costituirà la facciata sul fronte del nuovo giardino, percepibile anche a distanza grazie al grande “vuoto” pubblico. Carattere compositivo generale è un procedimento di “scavo” della facciata, sia per ricercare un ritmo in grado di interrompere la monotonia di un fronte così esteso , sia per creare delle logge che possano costituire una sorta di “filtro privato” tra gli spazi di soggiorno e la strada pubblica. Su via Ricaldone i fronti dei primi due piani vengono dunque arretrati per distanziarsi maggiormente dalla strada, mentre i piani superiori sono caratterizzati da un’alternanza tra corpi leggermente aggettanti e logge; un cornicione stacca con decisione l’ultimo piano arretrato, creando una lunga terrazza continua. La copertura è in rame ed è punteggiata da una sequenza di abbaini e dalle emergenze dei corpi scala. Sui fronti verso la strada vengono usati due materiali di rivestimento per la facciata in relazione al carattere che si vuole affidare alle singole parti: pietra (naturale o artificiale, disposta con giunti orizzontali larghi che accentuano un disegno a fasce longitudinali) per le parti più esterne (quelle più pubbliche) dell’edificio, come il basamento e i corpi aggettanti; mattone a faccia a vista per conferire un carattere più “intimo” alle parti più arretrate (le logge e l’ultimo piano)


Complesso industriale Area Castello di Lucento Torino 2002 Progetto preliminare, definitivo, esecutivo, direzione lavori . Committente: Buffet di G. & C. s.a.s., Bonim s.a.s., Spartacus s.a.s. Importo opere 1.500.000 €

Qui non c’era un paesaggio ameno o un luogo da riscoprire: una fitta scacchiera di nuovi capannoni industriali con una densità edilizia altissima, in un’area alla periferia ovest di Torino, “nascosta” dietro un’enorme acciaieria ancora in funzione. Il tema era quello ricorrente nella costruzione ordinaria delle “cittadelle” industriali: realizzare 10.000 mq di superficie per attività produttive da affittare sul mercato. Poche, dunque, le mosse consentite, dal piano come dal budget. Le diverse unità vengono accostate tra di loro per formare due lunghi corpi paralleli, che stabiliscono un fronte compatto sulla via e marcano la propria estraneità dalla selva di scatole tamponate da pannelli prefabbricati in graniglia tutto attorno. L’elemento chiave è la sezione del complesso, che appare come una copertura ondulata, segnata alle estremità dai volumi degli uffici e scavata in centro dalla corsia di servizio: viene usata una struttura tradizionale costituita da elementi prefabbricati in cemento armato, ma le travi vengono portate alla lunghezza massima consentita (in questo caso 28 m.) e disposte in senso trasversale rispetto alle facciate principali, così da caratterizzare con un’unica campata gli spazi lavorativi; la manica degli uffici, coperta da una mezza campata di trave, ripropone gli stessi caratteri di facciata anche verso gli ambienti lavorativi all’interno. I pannelli di rivestimento esterno, costituiti da elementi modulari in calcestruzzo di colore rosso, conferiscono un aspetto materico unitario che radica gli edifici al suolo. I fronti principali sono contrappuntati da una fascia continua di lastre ondulate in acciaio preverniciato di color grigio chiaro, che sottolinea il carattere di orizzontalità e produce una sorta di “vibrazione” della facciate; l’effetto è accentuato dai lunghi tagli delle finestre e dalla sequenza di pensiline vetrate sostenute da esili tiranti e puntoni in acciaio.



Show Room Moncalieri, Torino 2009 Progetto preliminare, definitivo, esecutivo e direzione lavori Committente: Torino 2009 s.r.l. Superficie: mq. 1600 Importo opere: 1.250.000 €

Foto L. Cantarella

Un capannone degli anni ‘50 alle porte di Torino diviene show room di abbigliamento multimarca. Le facciate sono ridisegnate da un nuovo rivestimento in legno che restituisce essenzialità materica e percettiva alle forme dell’edificio preesistente e valorizza gli affacci verso il fiume. L’edificio ospita gli uffici sul fronte principale, con area cucina e relax verso il terrazzo esterno e l’area show room nella parte a shed: qui la distribuzione degli spazi ottimizza la luce naturale, integrata da fonti artificiali con prodotti di serie che alternano luci di ambiente a luci puntuali, studiate ad hoc per l’esposizione delle collezioni. Uno spazio di 1600 mq, attrezzato e flessibile, in grado di aggiornare le esposizioni, i cui elementi fondamentali sono luce, trasparenza e materiali naturali. L’intera superficie degli shed supporta pannelli fotovoltaici per la produzione di energia.





Ristrutturazione edificio produttivo per attività terziarie Settimo Torinese 2006 Progetto preliminare, definitivo, esecutivo, direzione lavori Committente: Ambiente s.r.l. Superficie: 5.000 mq Importo opere: 750.000 € Una ditta tessile e di abbigliamento che importa tessuti dall’India apre la nuova sede in un edificio industriale nella periferia nord di Torino. Benché costruito di recente, alla metà degli anni settanta, l’edificio richiede un totale rifacimento: il volume edilizio viene completamente svuotato - pareti interne, rivestimenti, impianti ecc. – e viene sostituita la copertura. La vecchia palazzina uffici diventa un open space continuo, affiancato da una lunga vetrata; nel capannone preesistente viene rimodellato il soffitto per creare grandi bocche di luce zenitali che illuminano scenograficamente lo showroom.


restauri


Trasformazione del complesso industriale Carpano: Centro enogastronomico Eataly Torino 2007

Slow Food/Slow Architecture. Il recupero dello stabilimento per la produzione del vermuth Carpano nasce da un’idea di resistenza al processo di tabula rasa, che sta cancellando le tracce della storia industriale di Torino, così come di sperimentazione sulle modalità in cui avviene l’esperienza collettiva dei luoghi della città. Si tratta di un complesso di edifici costruiti a partire dai primi anni del Novecento e dismessi alla metà degli anni novanta che acquista un’improvvisa visibilità per lo spazio vuoto che si apre al suo intorno: una spianata d’asfalto verso cui si affacciano i fronti ciechi di quelli che erano, fino a poco tempo fa, semplici muri di confine, e che richiedono ora di essere trattati come veri e propri fronti urbani. Dietro questi muri appare una spazialità a scala minuta inaspettata, fatta di una serie di volumi con struttura in cemento armato dipinta di giallo e tamponamenti in mattoni a vista, cresciuti nel corso del secolo attorno ad alcune corti, che si contrappone idealmente al monolitico Lingotto posto proprio di fronte. Il progetto è rivolto ad aprire il recinto industriale e mettere in relazione gli spazi interni con il quartiere, svelando forme, caratteri e memoria produttiva che appartengono a una architettura industriale di inizio secolo come risorsa per arricchire lo spazio e l’immagine urbana. È centrale la proposta di realizzare un centro dedicato alla cultura enogastronomica, per conservare l’identità storica dell’edificio attraverso la sua connotazione simbolica, l’associazione dello storico vermuth con la sfera del “gusto”, come “memoria” della tradizione dell’industria alimentare cittadina. Non una generica area “a servizi pubblici”, ma un edificio che ripropone, attraverso usi compatibili, la propria identità. Non uno spazio monofunzionale, ma un “mercato” dove si intrecciano acquisto e ristorazione, informazione ed educazione al gusto. Non un “vuoto” industriale, ma uno spazio architettonico complesso da interpretare come deposito materiale e figurativo in grado di traguardare nell’oggi un’idea di permanenza.

Foto F. Gallino

Progetto preliminare, definitivo, esecutivo e direzione lavori Committente: Eataly Distribuzione s.r.l. Superficie: 11.400 mq Importo opere: 12.680.000 € Premio Architetture Rivelate 2007 OAT


Il Centro Eataly è un complesso polifunzionale che si sviluppa su più livelli, articolandosi in nove aree specializzate (salumi e formaggi, carne, ortofrutta, pesce, pasta e pizza, vino, birra) che comprendono punti per la ristorazione abbinati a spazi per la vendita dei prodotti di aziende artigianali selezionate con la consulenza di Slow Food; sono stati inoltre allestiti spazi didattici ed espositivi, aule per scuole di cucina e una biblioteca tematica. I piani superiori ospitano una sala conferenze e il Museo Carpano, uffici e una foresteria. Viene proposta una nuova forma di impianto distributivo volta a superare schemi spaziali consolidati - quelli del centro commerciale, dei locali per la ristorazione, dei servizi pubblici – per mescolarli e ibridarli: la struttura dei percorsi interni si caratterizza così come un tessuto di vie e piazze coperte che connettono le varie funzioni. Le corti interne, protette da una nuova copertura e illuminate dalla luce naturale, costituiscono lo spazio principale di orientamento e distribuzione: la centralità di questi spazi, originari luoghi di accesso alle attività e di smistamento dei prodotti, viene confermata nei nuovi usi, diventando piazza o mercato coperto di un insieme continuo di percorsi pubblici di una “cittadella del gusto”. L’organizzazione dello spazio, e le scelte di allestimento, propongono una fruizione informale degli ambienti, con ampi spazi dedicati all’informazione per stimolare l’utente ad una esperienza consapevole e responsabile.


Il nuovo accesso al complesso viene collocato lungo il muro che fronteggia il Lingotto, di fronte all’ingresso del centro polifunzionale. Questo consente di intensificare le connessioni con i percorsi e le centralità esistenti, riqualificando come nuova piazza pubblica lo spazio occupato in precedenza dal parcheggio. Ma consente anche di valorizzare l’ambiente più significativo dell’ex stabilimento Carpano – il grande salone realizzato nel 1929 che ospita le alte cisterne cilindriche per la miscelazione del vermuth, affiancate da ripide scalette di ghisa – creando qui il nuovo ingresso “monumentale” al complesso. Quello che era un muro di confine con il Lingotto diviene ora il nuovo fronte di ingresso: non si trattava tanto di aggiungere una facciata tradizionale là dove c’era un muro cieco, quanto di trasformarlo in “soglia urbana” tra uno spazio aperto sempre più usato dalle persone e gli spazi interni. Il muro, intonacato e dipinto con la stessa tonalità rosso mattone che connota gli edifici esistenti, viene svuotato dalla grande vetrata di ingresso e da due tasselli vetrati in aggetto, che evidenziano all’esterno la sala conferenze e il museo. L’innesto di nuove strutture, costituite da travi e pilastri metallici imbullonati e dipinti di colore rosso “ossido” che sostengono vetri selettivi a bassa emissività, contrappunta la matericità forte delle texture delle facciate esterne ed interne e caratterizza le parti pubbliche più significative (la galleria centrale di distribuzione, la sala conferenze e il museo) attraverso un device che rimanda alla tecnologia delle prime architetture industriali.



Museo Carpano Torino 2007 Progetto e direzione lavori Committente: Eataly Distribuzione s.r.l.

Il Museo del vermouth Carpano è stato realizzato in collaborazione con i Servizi Museali della Città di Torino: è ubicato al primo piano del vecchio stabilimento, ora Centro enogastronomico Eataly, nelle stanze utilizzate in origine per l’estrazione delle erbe, la combinazione degli ingredienti, la conservazione degli estratti e l’archivio documenti. Qui si snoda un percorso museale che fa rivivere i momenti salienti della storia, della produzione e della degustazione del vermouth Carpano: la realizzazione dello storico prodotto è raccontata attraverso l’esposizione di numerosi oggetti ritrovati nello stabilimento e testimonianze legate alla sua diffusione e al suo consumo dall’Ottocento a oggi. L’esposizione conduce i visitatori attraverso un viaggio che inizia a Torino nel lontano 1786, data in cui Antonio Benedetto Carpano inventò la bevanda favorita del Re, nell’antica bottega sotto i portici di Piazza Castello. Accoglie il visitatore una grande parete costituita da vecchie casse in legno marchiate a fuoco, originariamente utilizzate per il trasporto delle bottiglie, in cui trovano spazio alcuni oggetti legati all’imbottigliamento come tappi e etichette, agli ordini come vecchie cartoline, e alle casse stesse come i timbri utilizzati per marchiarle a fuoco. Nella stessa stanza alcune nicchie dense di oggetti legati alla bevanda e al marchio torinese raccontano storie, curiosità e aneddoti. Si entra poi subito nel vivo della produzione. I vecchi carrelli utilizzati per il trasporto delle merci, danno la possibilità di vedere e toccare le materie prime che compongono il prodotto: vino, alcool, zucchero, caramello e sostanze aromatiche.


E proprio a queste ultime è dedicata un’ampia parte del museo, in quanto ci troviamo nelle stanze in cui le erbe e droghe venivano stipate, pesate, macinate, infuse e conservate e in quanto la concia aromatica è la parte gelosamente tenuta segreta della formula di un vermouth. In mezzo a sacchi di yuta e vasi di vetro viene spiegata la provenienza di piante, spezie, foglie, fiori, semi e radici che entrano nella composizione, e come da queste venivano preparati e conservati gli estratti. Infine sei olfattori contenenti le principali erbe presenti in tutte le formulazioni dei vermouth completano l’iter conoscitivo attraverso una sorprendente esperienza sensoriale. Nell’ultima grande sala proprio le bottiglie fanno da sfondo al bar a forma di “mezzo punto”, tributo al logo disegnato da Armando Testa per il prodotto di punta di casa Carpano: il Punt e Mes. La visita termina così con la degustazione del prodotto in uno spazio dedicato a raccontare il rito dell’aperitivo nell’arco degli anni attraverso vecchie fotografie, pagine pubblicitarie, oggetti legati alla commercializzazione e al consumo del prodotto, come il mitico gotto, poster e caroselli ideati e realizzati dal grande art director torinese. I visitatori, circondati da suoni, conversazioni, storie, immagini evocative, possono toccare, odorare e infine gustare, in un’esperienza resa tangibile da un vero e proprio coinvolgimento emotivo.


Recupero ex Pastificio Italiano: albergo a 5 stelle Torino 2005

Per quasi un secolo il fabbricato costruito per la Società Anonima Pastificio Italiano nel 1908 è rimasto “nascosto” tra isolati residenziali di via Nizza e la ferrovia, a un centinaio di metri dal Lingotto; accorpato nel secondo dopoguerra allo stabilimento Carpano, ne condivide dalla metà degli anni novanta il destino di “vuoto industriale” da riqualificare. Un edificio che naturalmente vuoto non è, ma al contrario denso di storia, nel quale si riflettono tecniche costruttive, logiche produttive, vicende proprietarie così come modelli di rappresentazione imprenditoriale e immaginari architettonici. È infatti uno è uno dei primi edifici industriali a Torino ad essere stato realizzato con struttura in cemento armato, su progetto dell’ingegnere Santonè, che proprio della ditta Porcheddu (titolare in Italia del brevetto Hennebique) era collaboratore. Un edificio innovativo per la grande flessibilità distributiva consentita dalla griglia regolare dei pilastri e per la buona illuminazione degli spazi interni che proveniva dalla fitta scansione di aperture coronate da voltini sviluppata su tutte e quattro le facciate: una sorta di finestratura continua ante litteram che coniugava l’idea di decoro da “palazzo urbano” con l’esigenza di luce e aerazione, che venne in gran parte tamponata nel dopoguerra. Il recupero di questo edificio fa parte di un progetto unitario di riqualificazione dell’intero complesso industriale che, a partire da una variante urbanistica, predispone una sequenza di interventi coordinati di riuso: un albergo a 5 stelle nel Pastificio Italiano, un centro enogastronomico nello stabilimento Carpano, un nuovo edificio terziario sull’estremità sud-ovest del lotto (successivamente affidato ad un altro professionista). L’intervento di restauro del Pastificio Italiano, avviato nel 2003 e completato nel 2005 per la catena spagnola AC Hotels, ha comportato in primo luogo l’eliminazione degli elementi di superfetazione aggiunti posteriormente alla costruzione: alcune tettoie in cemento armato ed elementi aggiunti al piano terra della facciata ovest, così come un corpo verticale addossato alla stessa facciata, che conteneva le latrine e nel quale, nel 1986, era stata inserita una scala antincendio.

Foto F. Gallino

Progetto preliminare, definitivo (con In Opera s.r.l.) Committente: AC Hotels Superficie: 7000 mq Importo opere: 7.850.000 €


Sono stati demoliti i tamponamenti applicati a gran parte delle finestre, riportando la facciata dell’edificio all’aspetto del progetto originario e rendendo possibile un’adeguata illuminazione degli spazi interni. Il progetto della distribuzione interna delle parti comuni intende valorizzare l’impianto complessivo permettendo al visitatore di “misurare” l’’intera lunghezza dell’edificio: a partire dal vecchio androne carrabile, ora chiuso da vetrate, che ospita la reception, si sviluppa un percorso continuo al piano terra che attraversa un grande ambiente a tutta altezza – caratterizzato dalla struttura originaria a travi e pilastri in cemento armato intonacato e separato solo da bassi divisori – e inanella sale di loisir, bar, sala per colazioni e sala ristorante. Agli altri piani un corridoio centrale distribuisce alle camere su entrambi i lati, dove viene controsoffittata la zona dell’ingresso e del bagno e viene lasciata a vista la struttura all’interno della camera vera e propria. Lo spazio esterno principale - quello compreso tra la facciata ovest dell’edificio e il muro di cinta verso il parcheggio esterno – è immaginato come uno spazio omogeneo, pavimentato secondo un disegno regolare che riprende i ritmi delle scansioni di facciata, piantumato con alberi da frutto, che forma una sorta di strato “orizzontale” sul quale si specchia la verticalità della facciata. Una terrazza rialzata che si sviluppa lungo la facciata dell’edificio consente alle attività contenute al piano terra di affacciarsi sulla corte.




Ristrutturazione albergo ristorante Villa Sassi Torino 2002 Progetto preliminare, definitivo, esecutivo, direzione lavori. Committente: Villa Sassi s.r.l. Importo opere: 660.000 €

L’edificio conserva l’originario impianto settecentesco, la facciata e lo scalone esterno, dopo un incendio negli anni ’50, è stato oggetto di una completa ristrutturazione nel 1989: la struttura attuale comprende un’area destinata ad albergo di charme con camere sui diversi piani, ampi saloni dedicati ai ristoranti e al servizio per congressi con una capacità di oltre cinquecento posti. Gli interventi realizzati tra il 2001 e il 2004 dalla proprietà, Villa Sassi S.r.l., sono opere di ristrutturazione dell’edificio, per adeguare gli impianti tecnologici, e ammodernare le strutture e i servizi offerti sia negli ambienti comuni, sia nelle camere. La messa in sicurezza dell’edificio nel rispetto degli importanti vincoli imposti dalle caratteristiche storiche dell’edificio, nonché il restyling sono stati realizzati per fasi di programmazione successive per non interrompere il funzionamento delle attività. Altri interventi hanno riguardato il restauro dell’ingresso storico al parco con il recupero delle statue e del cancello di ferro. Per i ristoranti è stato riorganizzato il percorso di produzione degli alimenti con il completo rifacimento delle cucine e dei reparti di cottura, preparazione, pasticceria, stoccaggio e del servizio dalla conservazione nelle celle al lavaggio, nonché la sostituzione delle attrezzature tecniche e l’introduzione di un sistema integrato di aspirazione e ventilazione che ha portato un risparmio energetico e notevoli vantaggi dal punto dell’aspirazione dei fumi e degli odori e dell’igiene dei locali di cottura e preparazione degli alimenti. Tutti i locali del personale e tecnici, collocati al piano terreno, spogliatoi, bagni, mensa, montacarichi, magazzini sono stati adeguati alle più attuali normative igienico-edilizie con un completo rifacimento delle strutture e degli impianti. Adeguamento dell’intera struttura alle disposizioni della normativa di prevenzione incendi - D.M.9/4/94 e s.m.i. per attività ricettive turistico-alberghiere con l’inserimento degli impianti di rilevazione fumi per l’intero edificio e di creazione di compartimentazioni. E’ stato completamente sostituito l’impianto di approvvigionamento generale dell’energia elettrica


e del sistema di condizionamento e ventilazione dei locali e smaltimento delle acque. Il consistente adeguamento funzionale e normativo ha coinvolto il restyling degli ambienti comuni, quali l’orangerie cinese decorata nel 1989 con l’inserimento di un soffitto a cassettoni con caratteristiche di forte assorbimento acustico (con la consulenza acustica della Muller-BBM GMBH di Monaco di Baviera) e la decorazione dei locali bar e accesso alle camere con la ridistribuzione dei percorsi e ricollocazione degli arredi d’epoca. Al piano terreno affacciate sul verde sono state ricavate alcune moderne sale riunioni, che pur tecnologicamente attrezzate sono caratterizzate dallo charme che identifica l’arredo dell’albergo. Alcune camere del primo piano sono state disegnate ripensando distribuzione e arredi e ricavando tre junior suites di moderna concezione. Materiali e atmosfere rievocano i fasti della villa settecentesca, attraverso una personalizzazione delle camere che punta sulla sensazione di accoglienza domestica, senza rinunciare al confort e alla tecnologia. Il rapporto con il verde del parco è evidenziato dall’uso della luce e del colore.


Ristrutturazione e allestimento interno ex Proiettilifici Ansaldo nuova sede uffici Costa Container Lines Fiumara, Genova 2004 Progetto ristrutturazione interni e allestimento Committente: CCL Superficie: 7.000 mq Importo opere: 3.108.600 €

Foto F. Gallino

Il progetto riguarda la ristrutturazione di un grande edificio di cinque piani - costruito come magazzino portuale nell’Ottocento e adibito a Proiettilificio dell’Ansaldo nei primi anni del Novecento - e costituisce uno degli interventi principali del processo di riqualificazione dell’area del porto di Fiumara.


Una parte del fabbricato, pari a circa 7000 mq distribuiti su tutti i livelli, è destinata ad ospitare i nuovi uffici della Costa Container Lines. Il progetto di ristrutturazione degli spazi interni e di allestimento degli uffici si inserisce nel progetto di riuso dell’intero edificio curato dall’architetto De Mari. L’edificio, caratterizzato all’esterno da una scansione verticale delle aperture, presenta all’interno una sorprendente struttura formata da travi e pilastri in ghisa con capitelli sagomati e solai in legno. Perno del progetto è il recupero della struttura originaria formata da una manica molto profonda (22 m.): tale problematica è stata risolta con la creazione di uno spazio a tutta altezza che diventa un pozzo di luce per illuminare con luce naturale gli spazi centrali. Viene a costituirsi una sorta di corte interna a tutta altezza, di 8 metri di lato, chiusa da una facciata vetrata che si conclude con un grande lucernario che emerge sul tetto. I serramenti della corte vetrata sono di grandi dimensioni, sostenuti da una struttura metallica molto leggera; gli elementi che rivestono i solai dei diversi piani che si affacciano sulla corte sono stati rivestiti con fasce d’acciaio bullonate che richiamano nell’immagine la struttura originaria ottocentesca. Il cavedio vetrato determina l’impianto distributivo dei piani dividendo ogni livello in due grandi open space lungo le facciate finestrate: i due ambienti si fronteggiano attraverso il cavedio vetrato che consente la connessione visiva dei luoghi di lavoro; una specie di “panottico rovesciato”, un vuoto a tutta altezza che unisce visivamente tutti i piani. La disposizione delle postazioni di lavoro ha cercato di seguire la scansione spaziale dettata dalle finestre e dall’andamento della struttura delle travi in ferro: ne deriva una sequenza lineare di lunghi tavoli (1.80 m. l’uno), ognuno dei quali ospita tre postazioni di lavoro. Gli uffici dirigenziali sono separati e sono localizzati in testata sul lato corto della manica. Le sale riunioni, una per piano, affacciano direttamente sulla corte centrale vetrata. L’impianto di climatizzazione è stato volutamente mascherato per valorizzare il recupero del vecchio solaio in legno e della sistema di travi e pilastri in ferro, e conservarlo nella sua veste originaria senza controsoffitti. Il sistema d’aria infatti è stato fatto passare lungo la muratura esterna fra le finestre e il soffitto costruendo una trave ribassata dalla quale avviene la distribuzione dell’aria. La ripresa avviene dal blocco centrale dove sono disposti i servizi.




Recupero antico Pastificio fi Afeltra: centro espositivo, produttivo e di ristorazione Gragnano, Napoli 2005 Progetto preliminare, definitivo, esecutivo, direzione artistica (con C. Bertolotti) Committente: Eataly s.r.l. Superficie 2500 mq Importo opere:1.200.000 €

Il recupero dell’ottocentesco Pastificio Afeltra è un evento importante nel processo di valorizzazione del centro antico di Gragnano, storico centro di produzione della pasta alle porte di Napoli. Gragnano, infatti, è famosa fin dal Seicento quale centro industriale del napoletano, specializzato in particolare nella produzione dei tessuti e della pasta. A partire dalla fine del Settecento, quando il settore tessile entrò in crisi per la morìa dei bachi da seta, i gragnanesi si dedicarono prevalentemente alla manifattura della pasta: la produzione dell’”oro bianco” era favorita da particolari condizioni climatiche, come una leggera aria umida che permetteva la lenta essiccazione dei maccaroni e dalla realizzazione di una vasta rete di mulini ad acqua. Nell’Ottocento sorsero i più grandi pastifici lungo le vie che formano oggi il centro storico della città, caratterizzando in maniera specifica il tessuto urbano; nel periodo di maggiore sviluppo si contavano oltre 70 pastifici. La crisi della produzione della pasta gragnanese, che nel Dopoguerra dovette affrontare la concorrenza dei grandi pastifici del Nord Italia, corrispose ad una dequalificazione del centro storico. Oggi, perr invertire q uesto processo, si te nta di recuperare i pastifici puntando ad una produzione di qualità e proponendo itinerari turistici alla scoperta della produzione di quella pasta che ha reso Gragnano famosa in tutto il mondo. Il progetto di recupero del Premiato Pastificio Afeltra, che prospetta con la facciata monumentale sull’antico corso Sancio di Gragnano, oggi via Roma, mira dunque ad una rivitalizzazione dell’edificio che ne mantenga in parte l’originaria funzione ed in parte consenta una trasmissione al pubblico della memoria produttiva quale elemento centrale del patrimonio identitario della città. Viene creato un percorso che sviluppa a partire dal piano terra ospitando sale espositive e audiovisivi, un punto vendita e un percorso di visita dei meccanismi di produzione, dai silos per l’immagazzinamento della semola di grano duro alla confezione. La filosofia produttiva, pur utilizzando le più moderne tecnologie, rimane saldamente vincolata alle esigenze g di lavorazioni artigianali g


d’altissima qualità: utilizzo esclusivo di grani pregiati, semola fresca, trafile in bronzo, cicli di lavorazione in piccoli lotti, essiccazione lenta e a bassa temperatura. Sempre al piano terra è ospitato il Presidio Slow Food dei fusilli fatti a mano, nato con l’obiettivo di tutelare la tradizione di questa produzione: i fusilli sono prodotti dalla “Le Pastaie di Gragnano” che operano nel pastificio lavorando il formato nella versione fresca e in quella essiccata. Il primo piano è adibito alle sale conferenze e meeting point. Un grande open space, si rivela, a sorpresa, all’ultimo piano dell’edificio: qui è ospitato lo spazio per la “maccheroneria”, pensato come un grande spazio aperto per mangiare, bere e rilassarsi, che mette in scena e “racconta” la storia della pasta: mobili come quinte divisorie, attrezzati per inquadrare i prodotti e le loro confezioni, fotografie e documenti d’epoca, strutture in legno appese al soffitto ripropongono i vecchi tralicci per l’asciugatura della pasta.




Restyling Hotel Santa Vittoria Santa Vittoria d’Alba 2009 Progetto preliminare, definitivo, esecutivo, direzione lavori. Committente: Eataly Distribuzione s.r.l. Superficie: 2300 mq Importo opere: 1.150.000 €

Il castello di Santa Vittoria è un complesso fortificato che risale al XI secolo, ampliato nel Trecento dai Visconti. L’impianto attuale presenta un corpo di fabbrica antico affiancato alla torre medievale in cui ha sede il ristorante, e un corpo di fabbrica recente in cui ha sede l’albergo con il centro congressi. L’attività attuale si snoda fra l’edificio destinato ad albergo con 38 camere sui tre piani ed un’area nel seminterrato dedicata a centro congressi; l’area esterna comprende una terrazza panoramica e una piscina. Gli interventi riguardano il restyling degli ambienti dell’hotel e del ristorante: camere, hall, sala colazioni e centro congressi, sala al piano terra del ristorante, bagni e cucine. Il restyling ha cercato di definire una sequenza di ambienti stilisticamente omogenei e coerenti, seppur molto caratterizzati a seconda delle funzioni, con la sostituzione totale degli arredi e degli apparecchi illuminanti, nonché una nuova caratterizzazione cromatica dei locali. In particolare modo si è puntato sul miglioramento dei servizi dell’edificio senza intaccare l’impianto distributivo e le caratteristiche storiche dell’edificio.





Fondazione Mirafiore Fontanafredda Serralunga d’Alba, Cuneo 2010 Committente Impresa Superficie Realizzazione Importo dei lavori

Fontanafredda s.r.l. Barberis Aldo 800 mq 2010 1.000.000,00 €

L’intervento riguarda il recupero dei locali per la produzione e magazzino realizzati nella prima metà del secolo al di sopra delle ottocentesche cantine reali della tenuta di Fontanafredda. L’edificio accoglie la sede della Fondazione Emanuele di Mirafiore, un nuovo centro culturale che ospita un teatro, una libreria e un luogo per il ristoro. Il progetto di rifunzionalizzazione ha comportato la totale ristrutturazione edile ed impiantistica degli interni, il rifacimento dei serramenti e la creazione degli arredi. Il percorso interno si snoda attraverso la libreriabiblioteca - dove gli scaffali dei i libri, alternati dalle sedute per la consultazione, fronteggiano gli espositori dei vini che rivestono le altre pareti – fino al foyer-ristorante, luogo della degustazione e dell’accoglienza del pubblico. Il fulcro dell’ambiente è lo spazio per le letture pubbliche e gli eventi, concepito come un vero e proprio teatro: una struttura in legno di forma ellittica, autonoma e riconoscibile nell’ambiente a grande altezza, come se fosse un teatro itinerante dove ci si siede per ascoltare e si può continuare a degustare il vino. È una sorta di macchina teatrale nella quale tutti i partecipanti diventano parte di un medesimo spettacolo: l’autore che legge, seduto al centro del palco; il pubblico che prende posto sull’incastellatura in legno in mezzo alla sala, quasi mettendo in scena sé stesso. Può diventare un ambiente chiuso e insonorizzato grazie alle tende di velluto, o rimanere un ambiente aperto e permeabile come un luogo di sosta.





Recupero di una vecchia baita Chamois, Valtournanche (Aosta) 1997 Progetto definitivo (con arch. S. Sarteur), esecutivo e direzione lavori Superficie: 150 mq Importo opere: € 120.000,00 €

Il progetto riguarda la ricostruzione di una vecchia baita, in rovina dagli anni settanta, nella frazione di Suisse del comune di Chamois. Si tratta di uno dei pochi luoghi della Valtournanche non trasformati dal turismo, poiché isolato dal resto della valle e raggiungibile solo con la funivia: qui il Piano Regolatore non consente la costruzione di nuovi edifici ma solo il recupero di quelli esistenti. L’edificio viene dunque ricostruito sulla base dei documenti e delle testimonianze rimaste, riutilizzando le poche parti di muro ancora in piedi. Nella realizzazione dei muri esterni, la pietra viene posata come a secco, mentre i balconi in legno vengono disegnati riprendendo le linee guida del regolamento edilizio. Al recupero filologico dell’esterno fa da contrappunto una reinvenzione spaziale degli ambienti interni, articolati attorno all’asse di distribuzione verticale che fa perno sullo spazio centrale della cucina: gli orizzontamenti in legno si appoggiano su muri di spina dipinti con colori vivi per caratterizzare i singoli ambienti.


interior


Casa privata Punta Maistrali, Porto Cervo 2008 Progetto e direzione lavori Committente: privato

In un’oasi di natura selvaggia subito fuori Porto Cervo, la casa ha accesso da un patio e si sviluppa su due livelli: l’ingresso dell’appartamento incornicia le visuali verso il mare e si apre verso la grande vetrata che affaccia sul paesaggio circostante. Lo spazio centrale del soggiorno, completamente vetrato, valorizza il rapporto con l’esterno e distribuisce gli altri locali costituiti da tre zone notte e una cucina; dal soggiorno si accede agli spazi esterni arredati e attrezzati per la vita all’aperto con una cucina esterna. L’arredo essenziale è guidato dal bianco e dal contrasto di colore delle grandi fotografie dell’India realizzate dal proprietario.

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Appartamento Sestriere 2000 Progetto e direzione lavori Committente: privato

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Appartamento Sestriere 1998 Progetto e direzione lavori Committente: privato

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Ristrutturazione appartamento via Santa Teresa, Torino 2000 Progetto e direzione lavori Committente: privato

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Ristrutturazione appartamento via Carlo Alberto 44, Torino 1996 Progetto e direzione lavori Committente: privato

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Ristrutturazione appartamento via della Consolata, Torino 1996 Progetto e direzione lavori Committente: privato

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Ristrutturazione appartamento via Sant’Agostino, Torino 1997 Progetto e direzione lavori Committente: privato

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Ristrutturazione cascina Reaglie, Torino 2001 Progetto e direzione lavori Committente: privato

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Eataly Incontra Via Lagrange, Torino 2011 Committente Superficie Realizzazione

Eataly s.r.l. 1000 mq 2011

Il nuovo punto Eataly è localizzato nel centro di Torino, nei locali in via Lagrange che fino al 2010 ospitavano la storica cartoleria Vagnino c’è. Questo punto vendita si profila come la prima di una serie di aperture, con un nuovo formato, adatto ai centri storici, nel quale si venderanno principalmente pasta, caffè e gelato. Il locale ha caratteristiche specifiche che lo differenziano dalla sede centrale, vicino al Lingotto: in particolare è dedicato alla pasta con un grande ristorante tematico. Oltre alla maccheroneria con la pasta di Gragnano, si trovano esposti tutti i prodotti connessi come sughi e oli, e non solo . Negli spazi di circa 1000 mq distribuiti su due piani sono esposti anche accessori da cucina e libri per la preparazione del tipico piatto italiano, e un grande reparto dedicato ai vini e alla birra.



Edificio commerciale e ristorante Osterie Fuori Porta Aosta 2006 Progetto preliminare, definitivo, esecutivo, direzione lavori (con C. Bertolotti) Committente: Eataly distribuzione s.r.l. Superficie: 800 mq Importo opere: 650.000 € Il locale si trova all’ingresso della città, in un edificio preesistente già adibito a ristorante, e si sviluppa su una superficie di circa 800 mq. Come parte della catena di ristoranti di Eataly, offre un format innovativo: un grande spazio di ritrovo nel quale i clienti possono scegliere tra 5 luoghi diversi di ristorazione e intrattenimento, caratterizzati da un ambiente informale ed accogliente, che mette in valore la cultura dei cibi e bevande italiane di qualità. L’ Osteria mediterranea del FuoriPorta è specializzata in Pasta e Pizza e dedicata ai prodotti tipici della dieta mediterranea. L’Osteria del “Muscatel” è una vera e propria osteria di territorio dove regna la cultura della cucina piemontese. La Vineria è un ambiente in cui degustare una vasta selezione di vini, salumi e formaggi. Il Pub Birreria reinterpreta le caratteristiche del pub tradizionale.


Catena ristorazione veloce “Re Calamaro” Torino, via Carlo Alberto 47 2007 Progetto Committente: Sfizi Italiani srl

Mangiare in modo informale come in barca Quale luogo migliore per degustare un cartoccio di calamari? Una seduta che accoglie ed evoca i luoghi del pesce, un frammento di un grande barcone tutto in legno, dove i tavoli di appoggio sono le casse in cui si trasporta il pesce. Le luci sono le lampadine della pesca notturna, la tappezzeria evoca i viaggi dei pescherecci e le architetture dei fari. Un negozio a Torino con i materiali di una pescheria di Genova Il laboratorio blu è uno specchio di mare dove si prepara il pesce. … lavorare sul tema dell’enogastronomia è stato per noi immaginare l’esperienza di mangiare e bere come un intervallo. Può essere un’esperienza in cui generare un sottile mutamento del significato di un luogo: mangiare un calamaro a Torino (dove non c’è il mare) ... lavorare sulla conoscenza: come far comprendere il cibo, conoscere la sua cultura, evocando sensazioni ed atmosfere che non siano globalizzanti (quegli ambienti “plastificati” che conosciamo in tutto il mondo) ma neanche fintamente locali (nelle infinite declinazioni del kitsch). Spesso nei luoghi del cibo il gusto sembra prendersi una “rivincita” sugli altri sensi, come se in quei momenti non fosse necessario vedere o toccare. Per noi, allora, è necessario far esercitare i sensi nuovamente, richiamare il tatto, soprattutto, e la vista, per comprendere il cibo: ritrovare la natura dei materiali – la vena del legno, la superficie scabra del metallo – per comunicare le emozioni di un cibo e di una bevanda …



Catena ristorazione veloce “Re Calamaro” Torino, Piazza Palazzo di Città 2008 Committente: Sfizi Italiani srl

Catena ristorazione veloce “Re Calamaro” Roma, piazza delle Vaschette 2008 Committente: Sfizi Italiani srl

Catena ristorazione veloce “Re Calamaro” Torino, via Carlo Alberto 7 2009 Committente: Sfizi Italiani srl

Catena ristorazione veloce “Re Calamaro” Firenze, piazza San Firenze 2009 Committente: Sfizi Italiani srl


Ghirigoro abbigliamento donna Torino, via Roma 2010 Progetto preliminare, definitivo, esecutivo e direzione lavori. Committente: Ghirigoro Superficie: 350 mq. Importo opere: 385.000 €

Il negozio di alta moda femminile, si trova nel tratto iniziale dei portici di via Roma nel centro di Torino. L’ ingresso è disegnato da due alti vetri curvi che riprendono lo stile modernista dell’edificio. Il negozio si sviluppa su tre livelli; piano strada, soppalco ed un grande ammezzato. I tre livelli sono attraversati da un percorso fluido che accompagna il pubblico a partire dalla nuova scala, percepibile dalla strada che collega i diversi reparti senza soluzione di continuità: da un piano si vede cosa succederà nel successivo e viceversa. Tonalità chiare per le pareti e gli arredi e specifiche parti scure in ottone ossidato e la pietra vulcanica del pavimento costituiscono le linee estetiche del progetto. Due monoliti bianchi con teche in vetro caratterizzano al piano terra lo spazio cassa e un ampio piano espositivo, un sistema di semplici panche di diverse dimensioni diventano sistema di esposizione, basse e lunghe per le calzature, più alte per la maglieria e i pantaloni, fino a diventare porta appenderie. Un elemento decorativo in scala gigante, rivisitazione di una tela di Klimt, diventa centro e trait d’union tra i diversi livelli del negozio.





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