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New landscapes

Good morning Terni!

Da qui tutto parte...

Illusioni e speranze diffuse sulla qualità architettonica

Alla scoperta di due grandi eventi

Associazione Giovani Architetti di Terni numero 00 - I 2010 (gennaio - febbario - marzo) www.giovaniarchitettiterni.it

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Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.


Redazione:

n째0 gennaio 2010 Direttore responsabile: Arnaldo Casali Art director Valentina Paci Caporedattore Alessandro Bini Consulenti editoriali Pier Francesco Duranti Alessandro Fancelli Alessandro Almadori Grafica Andrea Paolini Daniele Secco Redazione Simona Illuminati Valentina Taddei Andrea Cristofari Fotografi Pierclaudio Duranti Gabriele Carpinelli Lorenzo Donatelli Matteo Brancali Illustrazioni Antonio Gemmi


START di Alessandro ALMADORI

Ha senso che un gruppo di giovani architetti decida di iniziare a parlare della propria città,che decida di occuparsi della sua forma, della sua figurazione e delle sue dinamiche? È una domanda la cui risposta rappresenta un’urgenza. Può darsi che si tratti di una fase ricorrente, di un processo ciclico, ma questa esigenza nasce da un disagio, dalla necessità di uscire dall’isolamento e dalla voglia di contribuire al farsi dei nostri luoghi. Lo stesso disagio che si prova nell’imbattersi in modo del tutto casuale nel post di una ragazza di Milano di ritorno da una visita a Terni; “sono stata a terni con l’implume, terni è una città strana, una città nella “gonga”, piena di palazzoni anni 60-70-80 dove gli architetti del 6 politico si sono sbizzarriti, ce n’è di ogni forma: astronave, blocchetti del tetris, giardini pensili di babilonia, ma, soprattutto fallica. Pieno di palazzi fallici, ma nel vero senso della parola, cioè l’apparato genitale completo, testicoli compresi. A pensarci bene questi palazzoni mi ricordavano un po’ la periferia di Milano. (quando una è imprintata non ce sta nulla da fà, ce la siamo giocata)”. Affermazioni azzardate, banali, stereotipiche, diranno i più. Ma a me non basta, e con la curiosità del tecnico, non posso non prendere in considerazione il fatto che troppo spesso affermazioni di questo genere rispecchino il sentire comune non solo di chi viene a Terni per la prima volta, ma anche di chi la abita, tanto da sentirsi offesi nel leggerlo. E’ vero anche, mi dico, che recentemente il Prof. Purini ha definito Terni una delle poche città italiane culla dell’architettura moderna e che un fotografo del calibro di George Tatge sia arrivato ad affermare che: “Chi dice che Terni è brutta deve guardare con occhi più attenti e conoscere di più la storia dell’architettura moderna e contemporanea …”. È solo una questione di percezione? Forse si tratta di lavorare sulla città percepita e sulla città reale, guardando alla disomogeneità di Terni e alla sua complessità come ad un possibile valore, in quanto terreno fertile alla sperimentazione. Le persone, siano esse architetti, tecnici o cittadini comuni, sono coinvolte emotivamente dalle strutture fisiche di cui hanno esperienza nel corso della loro vita e questo ne informa i giudizi, le prospettive, la qualità dell’agire. Ogni edificio comunica qualcosa di differente, un grattacielo in acciaio e vetro con il suo alternarsi di pareti mobili e uffici, racchiude i suoi abitanti in un ambiente di lavoro che emana energia ed induce alla collaborazione, un caffè dai colori scuri e caldi, dall’atmosfera soffusa rappresenta il luogo ideale per la sosta e l’incontro. Lo studio della città dal punto di vista estetico-percettivo può aiutare a conservare l’identità fra luoghi e società in essi insediati o a far leggere agevolmente il senso dei luoghi all’osservatore esterno. Il bello del paesaggio sta nei significati che gli vengono attribuiti dall’osservatore. Se chi costruisce il paesaggio non gli attribuisce significati, l’osservatore esterno avrà difficoltà a leggerli. Quello su cui si riflette,a livello internazionale, consiste nel fatto che “un edificio oggi non è più buono solo se funziona, come un automobile non è più valida solo se e quanto cammina, entrambi devono dire e dare molto di più. Apparentemente è il contenitore che stravince sul contenuto, nella realtà sono le “informazioni” che entrambi veicolano il nuovo valore1”. (Antonio Saggio, Il coraggio di aprirsi; Coffe Break – Arch’it) Possiamo, anche a Terni, riflettere sul fatto che progettare un edificio non significa solo


rispettare delle regole sulla cubatura e il decoro? Vogliamo considerare che un edificio come il Guggenheim di Bilbao ha cambiato per sempre il destino di una città? Chiediamo quindi al “regista” di non trincerarsi in una posizione avalutativa, chiediamo il confronto, perché l’istituzione pubblica ha il compito di dare indirizzi e stimolare la fuoriuscita delle eccellenze, piuttosto che autarchicamente pianificare. Corriamo un rischio. Ripartiamo da Terni come laboratorio d’innovazione delle pratiche urbanistiche e architettoniche. Per farlo è necessario portare alla luce le contraddizioni e i paradossi grazie al contributo dell’analisi, grazie a un osservatorio privilegiato e al dialogo con le istituzioni, le imprese e le forze sociali, per tentare un percorso innovativo, che rispecchi faticosamente le differenze e che sappia fare emergere le potenzialità mettendole a sistema. GATR può essere un’opportunità, un catalizzatore di più forze, che spinge a dialogare soggetti anche molto diversi tra loro, differenza sostanziale rispetto alla prassi imperante tra gli architetti dall’esperienza pluriennale. GATR è una risposta, quella di giovani architetti, che abitano costantemente la dimensione internazionale, che osservano i processi di cambiamento, abituati a usare gli strumenti della società dell’informazione e anche per questo in grado di confrontarsi con i nuovi linguaggi dell’architettura che a livello internazionale cercano di dare una risposta alle esigenze del vivere contemporaneo. Parcheggiare le risorse più vive della società in un angolo, lasciarle sospese è un danno per la collettività. Gatr è la testimonianza della volontà di non essere derubati del nostro futuro, divenendo al contempo parte attiva dei processi decisionali.


New landscapes “…Il progetto è bello, quindi meglio non farlo… Il concorso è utile, quindi pericoloso…” Illusioni e speranze diffuse sulla qualità architettonica di Pier Francesco DURANTI

Passeggiando per il centro di Terni in questi giorni, attraversando la platea columnarum, all’ombra della vecchia torre civica, tra bancarelle post-natalizie e giostrine vintage, volgendo lo sguardo ostaggio di luci e vetrine verso il vecchio Palazzo Comunale, oggi sede della Bct, si può intravedere una curiosa scritta new:landscapes. Avvicinandosi incuriositi, si possono scorgere altre stranezze, come l’essenziale spiegazione di cosa è in sostanza un kilowattora (kW/h) e la presenza di pannelli illustranti progetti di architettura moderna: un centro culturale ligneo nel centro dell’Oceano Pacifico - Noumea – Nuova Caledonia (22°17’12’’S-166°17’02’’E) del celeberrimo architetto Renzo Piano da Genova, ed una torre un po’ “fatta” di

estrogeni dei colleghi Skidmore, Owings & Merrill a Guangzhou – Cina (23°07’37’’N113°15’17’’E), sede dopo Siena, Urbino, S.Marino, Venezia, Buenos Aires, Delhi e Curitiba, del laboratorio ILAUD(1) nel 2010. Un po’ spiazzati dal notevole salto di scala, dal violento teletrasporto spazio-tempo, si nota inoltre che attraverso le ampie vetrate della sala gotica al pianterreno, si possono scorgere altri pannelli con la stessa finitura grafica. Non saranno mica altri progetti di architettura contemporanea? Incredibile ma vero, da circa un mese e mezzo, nella nostra città gira una strana rassegna itinerante(2) di una ventina di architetture contemporanee di progettisti di fama internazionale, che attraverso soluzioni innovative propongono nuovi

linguaggi estetici con una forte valenza etica; trasformazioni urbanistiche ed esperienze architettoniche caratterizzate dall’impiego di tecnologie e soluzioni anche sperimentali di eco-sostenibilità. Questa mostra è stata il degno contorno al primo evento organizzato da gAtr - Giovani Architetti Terni insieme all’Ordine Provinciale degli Architetti, con il Patrocinio di Comune e Regione, dal titolo: Verso una Progettazione DOC: qualità architettonica e sostenibilità(3) nel quale si è svolto un convegno con a tema il recente ddl regionale dall’impegnativo titolo: ”disciplina della promozione della qualità nella progettazione architettonica”. Infatti, oltre le recenti nuove leggi come quella sui centri storici (L.R. 12/08), sul governo del territorio/piano casa (L.R.


13/09), sulle certificazioni energetiche degli edifici (L.R. 17/09), e le varie Deliberazioni di Giunta e Regolamenti al fine di attuare tali norme procedurali con incentivi premiali di volumetria e scomputi sugli oneri, la Regione Umbria ha presentato un disegno di legge sulla qualità architettonica, che vuole costituire uno strumento utile ad allineare la progettazione regionale agli standard qualitativi europei, a sensibilizzare progettisti e utenti alla difesa dei valori storici, artistici e ambientali ed aprire il mercato della progettazione anche ai giovani professionisti, tramite la tutela della qualità architettonica e l’obbligatorietà dei concorsi di progettazione come veicolo per promuovere la qualità progettuale.

nella sua precisa nota introduttiva, ha sottolineato l’ importanza dell’Ordine nei nuovi processi concorsuali, della possibilità, quasi della obbligatorietà, del ruolo di potenziale consulente privilegiato per le Amministrazioni e gli Enti Pubblici, anche di piccole dimensioni. L’Arch. Donatella Venti, dirigente della Provincia di Terni, ha sottolineato l’importanza di una visione che tenda alla sostenibilità ambientale ed alla concertazione di vari attori, anche diversi, nella gestione della Pianificazione Territoriale, accennando a processi di partecipazione ed apertura al sociale.

Tale disegno di legge si inserisce nell’attuale dibattito internazionale(4) ed in quello nazionale(5), ed attualmente, discusso ed approvato in giunta, è all’esame della 2° commissione consiliare e si prevede che possa essere discusso a breve, comunque prima della fine del mandato. Numerosi sono stati gli spunti ed i suggerimenti, le note e le suggestioni portate al dibattito dagi illustri ospiti riuniti al convegno. Il disegno di legge è stato illustrato dall’Arch. Gabriele Ferranti, dirigente della Regione, premettendo l’indifferenza della forma urbana attuale verso le pure aspettative della gente, la differente creazione dei nuclei urbani, non più frutto della spontanea sensibilità dei cittadini, ma derivante, per lo più, da lucide logiche speculative o da analisi economiche. Riconoscendo comunque l’importanza del marketing territoriale e di nuove forme per la governance del territorio, spiega la triade fondamentale scelta dalle politiche regionali: perequazione urbanistica – concorsi – programmi strategici. A buon ragione, accenna ad una forte mancanza di cultura di qualità nel processo edilizio, in special modo da parte dei soggetti privati, ed auspica una nuova sensibilità anche per mezzo di procedure concorsuali sia pubbliche che private. Il ddl regionale introduce anche una nuova forma concorsuale, ovvero il concorso a tema di iniziativa della Regione(6); il Premio di Architettura e disegno urbano, la borsa di studio di ricerca e sperimentazione e l’attestato di valore artistico da attribuire alle opere di architettura contemporanea. Infine chiude con un accenno all’importanza degli Urban Center ed al ricorso alla creatività e ad un ampio confronto tra idee e soluzioni progettuali. L’Arch. Glauco Provani, Presidente dell’Ordine degli Architetti di Terni,

L’Arch. Alessandro Ridolfi, vicepresidente del Coordinamento dei giovani architetti italiani e l’Arch. Francesco Orofino, Segretario dell’In/arch ed entrambi consiglieri dell’Ordine degli Architetti di Roma, hanno sottolineato l’anomala stima della densità territoriale che i progettisti hanno nel nostro paese(7) rispetto al resto d’Europa e la scarsa considerazione della legislazione verso la fase progettuale del processo edilizio, schiacciata tra gli interessi privati dei committenti, spesso grandi imprese, e le logiche politiche delle scelte urbane, soprattutto attraverso gli appalti integrati e le gare di progettazione(8), dove si giudica maggiormente il fatturato e le esperienze acquisite, rispetto alle idee e ai progetti; presupposto contrario ad ogni elementare ricerca di qualità architettonica. Il rappresentante del CNA, l’Arch. Paolo Pisciotta(9), suggerisce una seria linea di comportamento il più possibile comune

ed univoca negli intenti, al fine di non essere sottomessa alle logiche speculative, costanti comuni tra le varie problematiche locali e di condividere la qualità come investimento comune per il futuro, creando un impianto burocratico più forte e centralistico, magari come quello francese, per gestire una nuova visione di governante del territorio. Il Prof. Franco Purini, con un appassionante intervento che pone da subito la nostra città tra gli esempi dell’architettura moderna, insieme ad altre città della provincia italiana come Como ed Urbino, ci invita a ridare significato all’aspetto creativo della nostra professione, anche con forme poco ortodosse e non convenzionali, come l’associazionismo e l’impegno delle community in rete; a combattere in modo forte l’avvento del moderno credo della finanza, dell’arioso sistema dei capitali, che ormai ha messo in crisi il puro progetto urbano, tanto caro a Ridolfi e meno al mercato speculativo(10). Ulteriore nemico con cui lottare in modo deciso è l’architettura dell’immagine, mera finta identità da veicolare con i media per commercializzare, in logiche globali e con tempismi veloci-da fast-food, l’entità città(11). Invita tutti alla presa di coscienza dell’importanza del coraggio intellettuale, della sfera di valori che la nostra professione mette in gioco, e quindi dell’importanza della progettazione di qualità dello spazio pubblico, della riscoperta del bisogno alla socializzazione, all’accessibilità, all’incontro ed all’attenzione della partecipazione nel processo progettuale. Infine chiude citando che la grande scommessa italiana è la politica di tutela, ma anche di sostituzione, del nostro patrimonio edilizio, portando l’esempio della musealizzazione dei centri storici e della tutela di aree periferiche, come una forma urbana di accanimento farmaceutico. Il Prof. Francesco Nigro, Urbanista di sangue nobile e cultore della pianificazione di Area Vasta, si sofferma sull’importanza della progettazione di qualità del contesto e non della sola opera architettonica(12), della sensibilizzazione comune della cosa pubblica, di responsabilità e consapevolezza del progettista che si trova a gestire un “contesto di riferimento progettuale” che deve essere pensato a priori dai pianificatori; così da poter dare corretti strumenti, elementi e relazioni al progettista per creare qualità. Egli afferma infatti che attualmente l’unico strumento capace di dare valore al territorio è il PRG, con meccaniche innovative come la perequazione, le premialità, gli incentivi e le compensazioni, che posseggono la caratteristica di veicolare, se usate correttamente e controllate da tecnici


sensibili e preparati nelle fasi successive alla pianificazione, notevoli livelli di qualità; per questo è fondamentale anche che la politica sappia recepire l’analisi e le scelte e relazionarsi ad esse con rispetto e lungimiranza. L’intervento del “nostro” Arch. Aldo Tarquini, giocando sul felice parallelismo tra il nostro mondo professionale e quello cinematografico, ritiene che sino ad oggi si sia valutato molto “l’interesse del botteghino”, ovvero la quasi impalpabile qualità edilizia che può avvenire con le molteplici mediazioni delle logiche di mercato. Portando come esempio l’esperienza Ternana delle zone PEEP negli anni ’70, rappresenta la situazione degradante della attuale edilizia cittadina, in mano ad imprese locali in collaborazione con gli Ordini professionali, caratterizzate dal principio dell’autosufficienza tipico del nostro carattere di città di “conca”. Il mondo dell’edilizia manca di apertura mentale e ricerca qualitativa, spiega il Direttore Generale, ma forse un po’ tutti noi lo possiamo confermare, passeggiando nei nuovi quartieri residenziali. Infine, ricorda come nella nostra città, la disciplina architettonica sia stata sempre in rapporto con la sua storia, come le risorse e le aspettative della città siano state positivamente tradotte in architettura, in tessuti di completamento, in forme e soluzioni magari sobrie, ma ricche di contenuti. Infine l’Arch. Luigi Centola, ideatore del sito www. Newitalianblood.it ed oggi consulente per procedure concorsuali anche di nuova generazione, nella sua interessante esposizione, racconta la sua esperienza dei concorsi on-line, con la digitalizzazione completa del concorso di idee, con la veloce tempistica, facilità di gestione on-line ed economicità che queste esperienze possiedono. Numerose sono le amministrazioni, che, vedendo nei concorsi la forte valenza più di analisi che di proposte per siti “problematici” od interessanti, usano questo meccanismo virtuoso per rappresentare il loro impegno e per donare al processo edilizio, sin dalla sua fase embrionale, quel carattere di condivisione e di dibattito cittadino chiamato “ democrazia urbana”. Inoltre il Presidente dell’INU Umbria, l’Arch. Franco Marini, non potendo essere presente al dibattito, ha inviato una nota che, sottolineando la valenza altamente creativa del lavoro dell’urbanista, poiché all’attività progettuale affianca quella di ricercatore di fondi e finanziamenti, di coordinatore di studi e bandi, afferma lo stretto legame tra architettura ed urbanistica. Ciò per dire che è responsabilità dell’architetto saper

progettare, ma è dell’urbanista quella di dargli una precisa strumentazione per lavorare; perciò è importante la contaminazione interdisciplinare tra professionisti, l’integrazione ed il dialogo. (progetto d’area per la valorizzazione del paesaggio = agronomi, economisti, facilitatori per la partecipazione, esperti di marketing territoriale, oltre a noi tecnici). Le nostre intenzioni erano quelle di iniziare un dibattito sul tema della qualità, quindi tale fase è per noi, Giovani Architetti, solamente “in itinere”. La qualità architettonica, prescindendo da norme e regolamenti regionali o nazionali (comunque utili anche solo come sunto di buoni principi), è un tema complesso che si rapporta con tematiche anche etiche e morali. Il processo naturale, comunque, iniziato al congresso nazionale di Palermo e quello mondiale a Torino del 2008, porterà un avvicinamento sempre più agli standard qualitativi europei, ad un nuovo mercato con diversi parametri di valutazione delle idee, più riconosciute e meritocratiche, più in sintonia e condivise con l’interesse collettivo, anche mediate le attuali forme di libero mercato e di aperture neo-liberiste. L’economia mondiale sta affrontando una crisi senza precedenti, sembra sciocco parlare in questo momento dell’importanza di logiche qualitative, presi dalla contingenza dell’utile quotidiano; ma forse è proprio durante una fase di dura critica che può nascere una nuova visione, un nuovo sentire, una maggiore attenzione a temi come quello della sostenibilità, della importanza di buona architettura sociale, che riveste un ruolo primario nel destino individuale e collettivo degli uomini. La qualità dell’idealizzazione e della realizzazione architettonica ha una rilevanza pubblica, si persegue solo se viene garantita una concertazione di proposte e partecipazione, solo se nasce da dibattiti o da processi concorsuali. Difficilmente può nascere da altro. Inoltre il ruolo delle opere pubbliche di “alta” qualità, qualifica la domanda, incentiva risposte adeguate, creatività, ricerca, tecnologie; è sostegno alla produzione di componenti edilizi innovativi. Se si eleva la domanda di progetto, inevitabilmente si adegueranno comportamenti e normative, le università trasformeranno i loro processi formativi(13). Se si eleva la costante architettonica pubblica, si altera la situazione soporifera del mercato abitativo, si scardinano i criteri di ricerca immobiliare, attualmente fatti di ville, villette e villini, dalla riconoscibilità formale di facile consumo(14).

La sfida del futuro, tanto caro a noi giovani, è nel promuovere e sostenere l’evoluzione della domanda: questione mentale prima che estetica o economica. Gli Interventi dei relatori sono in rete - web tv on demand – www.zenivo.it


Good morning Terni! Alla scoperta di due grandi eventi: “Piermatteo d’Amelia e il Rinascimento nell’Umbria Meridionale” e “George Tatge.Terni” di Alessandro FANCELLI

Good morning Terni!!! Non mi sono appena alzato e non sto nemmeno imparando la lingua inglese (ahimè!) ma ho solo voglia di “urlare” alla mia città che qualcosa si sta finalmente muovendo intorno a noi. Ho l’arduo compito di inaugurare questa rubrica, all’interno di un magazine (che vede la luce proprio in questi giorni) pensato e realizzato dai giovani architetti di Terni (GATR ndr), e pensate un po’, mi tocca di raccontare le “gesta” di qualcun altro! Non essendo un critico esperto, ma semplicemente (e per deformazione professionale) un attento osservatore, ho comunque accettato il compito. Tengo a precisare (che vi piaccia o no) che la mia non sarà una cronaca oggettiva anzi; ognuno di noi è in grado di osservare e

giudicare con i propri occhi quello che succede nella nostra città, per cui il mio compito sarà quello di stuzzicare “il cane che dorme”.

che da sempre hanno promosso le arti applicate con i propri denari, ma mostre importanti come Piermatteo d’Amelia sono di livello mondiale.

Per non sentirsi dire, ogni volta che ci si trova con gli amici il fine settimana, “... certo che a Terni non succede proprio nulla...”(frase solitamente pronunciata con sguardo annoiato, bicchiere di vino rosso e sigaretta fumante), mi elevo a muezzin (non me ne vogliano gli amici islamici) per chi ha bisogno del promemoria prima di uscire di casa.

E se diamo un’occhiata a chi c’è dietro all’organizzazione (controllare colophon all’ingresso della mostra!) di un evento così sbalorditivo, allora potremmo affermare che l’arte, con la “A” maiuscola ha fatto capolino nella conca.

Dopo questa doverosa premessa (e anche per guadagnare qualche riga in più di spazio) partiamo con ordine. E’ vero che a Terni si parla di arte? E se cosi fosse, perché non farlo ad alta voce? Non me ne vogliano le gallerie private,

Il progetto avviato qualche anno fa da Sonia Berrettini (ex assessore alla cultura del comune) vuole mettere in rete il sistema museale cittadino, convogliando gli eventi artistici (contemporanei e non) nelle location più idonee, sta a mio avviso dando i primi frutti. Non a caso si riesce a ri-portare a “casa” un personaggio che ha segnato il rinascimento in Umbria come Piermatteo d’Amelia, e ad


affiancarlo ai grandissimi del quattrocento con opere provenineti dai più importanti musei del mondo. La cosa che mi chiedo è: ma ce ne siamo accorti? A fine mostra (Maggio 2010 ndr) gli statistici di turno ce ne renderanno conto; intanto godiamoci i colori, le prospettive, le decorazioni e la ricercatezza nei dettagli che emergono visitando le sale del CAOS ( Centro Arti Opificio Siri - www.caos. museum.com) dedicate a “Piermatteo d’Amelia e il Rinascimento nell’Umbria Meridionale”. Uscendo dall’ex-Siri, percorrendo ponte Carrara e di seguito via Carrara in meno di 7 minuti (badate che nel frattempo ho anche bevuto un caffè e salutato un paio di amici) mi trovo di fronte a Palazzo Primavera. Dentro di me mi rendo conto

che la mattinata ormai è andata, ma da buon osservatore di ciò che mi circonda, abbasso la testa e faccio il mio ingresso nel museo. Il salto nel tempo è di oltre 500 anni (anche se ho impiegato solo 7 minuti) e sicuramente George (Tatge ndr) non usa il pennello come Piermatteo (d’Amelia ndr), ma ad un’occhiata più attenta alle sue opere faccio una scoperta sensazionale! Quelli di Tatge (nato in Turchia da madre italiana e padre americano!!!), non sono dipinti, ma fotografie! Strana l’arte, è proprio vero che ognuno la vede con la propria anima! Nell’osservare le stupende immagini di Terni, ho un po perso l’attenzione e mi sono rivisto nel genius loci che alberga in ognuno di noi e che grazie a Tatge ho “rispolverato” per qualche preziosissimo minuto.

Il sapore antico che lo scatto in bianco e nero riesce ad imprimere all’immagine è impareggiabile. Dei veri e propri soggetti in movimento che ognuno di noi ha il dovere di interpretare in base a ciò che quelle visioni suscitano. Luoghi, dettagli, oggetti, volti, sfumature di una città che si riscopre bella. Permettete una domanda: ma secondo voi ci meritiamo tutto ciò? Alle prossime visioni


Giovani Architetti Lorenzo DONATELLI apre la nostra rubrica che presenta i lavori di giovani architetti della nostra regione e non, presentando esperienze di lavoro, progetti e ... a cura di Alessandro BINI, di Lorenzo Donatelli

...Ero appena rientrato da uno dei miei adorati viaggi in centro America ed ancora respiravo, nell’aria così diversa della mia città, le intense vibrazioni di una cultura ormai distante eppur ancora così presente in me. Avevo ancora davanti agli occhi il fascino decadente di quei luoghi, che, come una sbiadita scenografia in bianco e nero, pervadeva ogni angolo della città, intrisa di storia ed emozioni, facendo di quel contesto urbano un palcoscenico sociale in cui malinconia e gioia di vivere si fondevano insieme senza soluzione di discontinuità (La Habana, Cuba). Ancora rapito dalle atmosfere uniche di quegli orizzonti, “il caso”, quasi in punta di piedi ma deciso, così intrigante quanto spregiudicato, mi pone davanti ad una delle decisioni, probabilmente, più significative della mia vita. Un’importante società d’ingegneria mi propone di partecipare alla redazione del progetto esecutivo per la realizzazione di una grande opera infrastrutturale dall’altra parte del mondo. Un tratto di rete ferroviaria che collegherà Puerto Cabello a La Encrucijada, uno dei principali porti commerciali del Venezuela (affacciato sul Mar dei Caraibi) ad un nodo strategico di smistamento che fa da connettivo con la linea già esistente in direzione Caracas. Il mio background, il mio amore per i viaggi, la mia passione per le altre culture, la costante sete di conoscenza, la volontà di mettersi sempre in discussione, il tentativo di migliorarsi sempre e comunque ed un pizzico di sana follia, sono state le ragioni che mi hanno portato ad accettare questa proposta. Così, a 28 anni (a tre anni di distanza dalla mia laurea) mi sono ritrovato catapultato ad esser responsabile del settore architettura dell’ufficio tecnico di questa grande società, passando dalla progettazione di

edifici tecnologici per la manutenzione dei veicoli ferroviari a stazioni per passegeri. Probabilmente una realtà che mi spaventava, ma nella quale, credendoci e con la totale fiducia dei miei datori di lavoro, ho investito tutto me stesso, cercando di diventare una spugna, per trasformare i punti deboli dovuti alla mia mancanza d’esperienza in nuove conoscenze. Confrontarsi con commissioni tecniche del governo chavista in merito ad un progetto così importante per le dinamiche socio-economiche di un intero paese, l’interdisciplinarità di un macro intervento a così ampia scala e la possibilità di partecipare ad un’opera che probabilmente avrebbe contribuito a cambiare il volto di una nazione, sono senz’altro alcune delle motivazioni che più di altre, seppur in mezzo a mille difficoltà, hanno alimentato, nutrendole, impegno e dedizione.

Due anni estremamente intensi, fatti di ritmi lavorativi incalzanti, forti pressioni ed un paese sconosciuto con cui interagire, alla ricerca di un proprio habitat dove poter ricostruire piccoli angoli di serenità. Eppure, domani, tornerei a fare la stessa scelta. A volte non si deve aver paura di tracciare il proprio cammino, di mettersi in gioco cercando di esser i veri artefici del proprio destino, di percorrere la via meno battuta. L’importante è farlo per se stessi, per non correre il rischio di voltarsi indietro e rendersi conto di non aver fatto abbastanza.


Diversamente Giovani Arata Isozaki e il progetto della stazione centrale di Bologna di Alessandro BINI

Abbiamo ritenuto che nella e-zine dell’associazione dei giovani architetti di Terni ci dovesse essere spazio anche per quegli architetti che “giovani” non sono più, ma che con la loro opera, il loro pensiero e la loro capacità di fare dimostrano un’età molto inferiore a quella biologica. Se e’ vero che alcuni architetti producono le loro cose migliori nella tarda maturità -per esempio Wright realizzò la Casa sulla Cascata quando aveva settanta anni- molti altri con l’andare del tempo si ripetono stancamente. In questa rubrica cercheremo di evidenziare le opere di quei professionisti, sia di fama internazionale che locale, che “non si ripetono stancamente”. Senza entrare eccessivamente nel merito di una critica artistico-architettonica che lasciamo a riviste e autori più quotati e competenti di noi (falsa modestia...) in ogni numero presenteremo un progetto che per temi trattati e soluzioni proposte possa interessare il nostro giovane pubblico e ricollegarsi al tema guida del numero. La scelta di Arata Isozaky e del progetto per la stazione di Bologna è nata un po’ per gioco prendendo spunto dal tema del nostro numero 0 (start-partenzastazione- alta velocità) e un po’ per le scelte tecnologiche presenti nel progetto che prevedono una centrale elettrotermica in grado di offrire energia pulita per il completo funzionamento della stazione, tema, quello dell’energia pulita, recentemente affrontato dalla nostra associazione anche (soprattutto) nella mostra New Landscapes. Il progetto della stazione centrale di Bologna Arata Isozaki è il vincitore del concorso internazionale di progettazione bandito


(giugno 2007) dal Gruppo Ferrovie dello Stato per predisporre il progetto architettonico per il completamento della Stazione Centrale di Bologna. Obiettivo del concorso era la progettazione di una nuova centralità urbana, una “porta di accesso qualificata, funzionale ed integrata per la città di Bologna e per il sistema metropolitano e regionale”, attraverso la realizzazione di un nuovo complesso integrato di stazione come il fulcro della mobilità in cui convergono i traffici ferroviari nazionali e internazionali, l’Alta Velocità, quelli regionali e metropolitani e il trasporto pubblico urbano. Altro punto focale del progetto era la realizzazione dell’integrazione, attraverso nuovi edifici di alta qualità architettonica e nuovi percorsi di collegamento, di parti di città finora separate dalla ferrovia: il centro storico e il quartiere della Bolognina. “Il progetto si inserisce perfettamente nel contesto di Bologna e dimostra una conoscenza capillare di questa città”, ha detto l’arch. Gae Aulenti, presidente della giuria, motivando la scelta del progetto vincitore. Proprio la capacità di integrarsi nella realtà cittadina è uno dei suoi maggiori punti di forza. Il progetto di Isozaki si propone di ricostruire la maglia urbana interrotta dalla ferrovia. La nuova stazione è intesa come un condensato di città, sia per gli usi sia per l’organizzazione degli spazi interni. La scelta del progetto è realizzare tutti gli edifici di pari altezza, rapportata a quella delle costruzioni circostanti, senza edifici emergenti e senza segnalare in modo particolare l’accesso verso Piazza XX Settembre, limitandosi al recupero dell’edificio esistente. Il complesso della nuova stazione è formato da diversi elementi volumetrici articolati in modo

da ospitare tutte le funzioni previste: i singoli volumi si rapportano in altezza ed estensione dei fronti alla maglia urbana circostante. La complessità del tema viene lucidamente affrontata e risolta individuando parti con ruoli precisi e forme differenziate. É di particolare interesse la soluzione che riguarda l’edificio d’angolo, progettato per diventare uno dei tre ingressi alla stazione, assieme all’ingresso dalla stazione storica. Il terzo accesso, collocato su Ponte Matteotti, contribuisce a valorizzare l’asse

stradale storico conferendogli una nuova funzione. L’edificio che affaccia sul nuovo comparto ex mercato ortofrutticolo è interessante per le funzioni e per il raccordo con la nuova stazione ed assume un peso adeguato al ruolo urbano attribuitogli. Punto di forza del progetto è quello dell’edificio (che si affaccia sulla nuova sede comunale) che ospita la centrale elettro-termica: fornendo energia pulita in grado di soddisfare tutte le esigenze della stazione, è il cuore discreto e funzionale dell’intero progetto.


Segnalati da GaTR a cura degli iscritti all’associazione

“solo architetti tra architetti …. “Salve a tutti!” perché?” di Silvia COVARINO

di Claudia GIANNINI

Eccoci qui, siamo noi architetti contemporanei, parte dell’incredibile folla che popola questo paese e non solo, eredi di un passato notevole, di indubbio valore e significato, appassionati del “fare architettura”, sempre concentrati e dediti al nostro lavoro, senza orari, senza guadagni e soprattutto senza riconoscimento … siamo soli in una società che ci ignora, non ci conosce e non ci permette di esprimersi, non abbiamo spazio. Questo sembra un vero aneddoto, un labirinto, in cui l’architettura è un fantasma, si può smettere di lamentarsi e cercare qualche segnale. L’associazione gAtr è uno di questi. Una conferenza/ mostra, segnalata on-line, da un gruppo in facebook, diventa l’occasione di incontro. La vivacità delle idee e l’entusiamo sono state il primo segno positivo, così da seguirli, entrarne a far parte. Perché? Parole e buoni intenti, molti, ma quello che sembra più interessante è la volontà di riuscire, di muoversi poco a poco. Comunicare è fondamentale per conoscersi, formare un circuito, “dare voce” attraverso degli strumenti semplici come la rivista che esce con queste prime riflessioni. Potremmo diventare un riferimento culturale, un forum per il dibattito regionale, inventori di strategie e dinamiche per rigenerare alcuni sistemi e nodi, magari riprendere in mano il nostro lavoro. Inventarsi le occasioni e le modalità per camminare insieme. Ogni punto fissato apre l’intendo verso un altro punto da raggiungere e così si forma il percorso, nasce un idea e si cerca di realizzarla …”Se vuoi costruire una nave, non radunare gli uomini per raccogliere il legno e distribuire i compiti ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito.”(A. de Saint Exupery)

Salve a tutti! Mi chiamo Claudia e sono una studentessa di architettura presso la facoltà romana “Vallegiulia”. Al momento mi trovo in Germania (ad Aquisgrana per l’esattezza) per il progetto erasmus e proprio grazie a questa opportunità sono entrata in contatto con diverse entità culturali e artistiche. Forse quella che mi ha colpito maggiormente è l’esperienza di un gruppo di artisti formatosi a Brema, gli URBANSCREEN, i quali hanno realizzato un vero e proprio network di artisti, architetti e tecnici di ambito mediatico sin dal 2004. Il gruppo URBANSCREEN GmbH & Co. KG, fondato nel 2008, si occupa di manifestazioni artistiche a metà strada fra arte e tecnologia, fra architettura e marketing: il loro lavoro consiste principalmente nel proiettare immagini di fantasia o reali sulla superficie degli edifici cittadini per riscattare la dubbia qualità artistica o semplicemente per rivitalizzare alcune parti di città altrimenti poco interessanti. In ogni caso le facciate diventano pretesto di studio e ricerca non solo in ambito tecnologico ma in senso lato: per la realizzazione del progetto Insektion (agosto 2008) a Brema, il gruppo ha dovuto studiare anche la morfologia e i movimenti degli animali che hanno utilizzato nel loro esperimento. Alla fine ci si è potuti beare alla visione di una colonia di formiche che mangiando la vecchia superficie grigia di città di un palazzetto comune abbia regalato ai fruitori uno splendido cielo stellato…. cosa rara in Germania! Ricerca che conduce a ricerca. Altro progetto degno di nota e di gusto più architettonico, almeno per le potenzialità insite, è il JAHRESEMPFANG DER EVANGELISCHEN KIRCHE del 2007. Possiamo notare come la tecnologia utilizzata si sposi perfettamente anche con architetture classiche e come queste sembrino godere di nuova linfa vitale; le proiezioni inoltre non vanno ad intaccare le membrature architettoniche che non saranno danneggiate in alcun modo, anzi queste tali tecniche potrebbero trovare esiti entusiasmanti nel campo del restauro: laddove infatti vengono a mancare parti architettoniche e lacune pittoriche, la proiezione delle carenze può restituire integralmente l’immagine! Il vantaggio, oltre a quello economico, sarà sicuramente la reversibilità dell’intervento. Per maggiori informazioni vi invito a visitare il sito www. urbanscreen.com ! Viel Spaß


GATR lab a cura degli iscritti all’associazione

L’associazione Giovani Architetti di Terni organizza un ciclo di lezioni su argomenti attinenti le nuove tecnologie, i materiali e l’innovazione nel campo dell’architettura e del design. La prima serie di incontri avrà come titolo: “Lezioni su materiali naturali e/o innovativi e loro applicazioni” Le lezioni rappresentano un’occasione per approfondire tematiche legate all’innovazione e al contempo creano un’opportunità di dialogo tra professionisti, istituzioni e aziende. Il ciclo di appuntamenti vuole inoltre rivolgersi ad un pubblico più ampio di interessati e studenti universitari. GATR LAB è ospitato dal CAOS Centro Arti Opificio Siri. ARGOMENTI TRATTATI: Fibre naturali per la produzione di materiali sostenibili Le fibre naturali offrono notevoli possibilità nella progettazione architettonica perché sono biodegradabili e riciclabili più di una volta, quindi rappresentano delle opzioni a “saldo ambientale” nullo o quasi. Notevole vantaggio è anche l’interesse locale alla coltivazione, se presente nel territorio, perchè abbatte il carico ambientale e favorisce l’opzione “Km zero”, un esempio è la coltivazione della canapa nella Valnerina. Dai materiali naturali e dalla sostenibilità ambientale ci si può avvicinare alla biomimetica e al design bio-ispirato. Tematiche ad oggi di interesse comune. Il seminario vuole creare un ambito di discussione tra il pubblico e un confronto di opinioni tra i partecipanti. Nanotecnologie in edilizia ed architettura Le tecnologie innovative e, in particolare, le nanotecnologie costituiscono ambiti

d’investigazione multidisciplinare, che coinvolgono vari settori di ricerca: dalla biologia molecolare alla chimica, dalla scienza dei materiali alla fisica, all’ingegneria. Nell’ultimo decennio le applicazioni delle nanotecnologie si sono ampliate rapidamente e oggi interessano tutti i settori dell’industria, con notevoli implicazioni economiche.

DATE

La loro pervasività è dovuta soprattutto all’impatto sui materiali poiché consentono ad essi nuove caratteristiche ed insolite prestazioni.

“Utilizzo delle fibre naturali per produzione di materiali sostenibili”

In particolare, nel settore dell’architettura, includendo in questo settore sia le nuove costruzioni, sia i Beni Culturali e la loro conservazione, sembra che le nanotecnologie stiano fornendo un notevole impulso all’innovazione nei processi e nei prodotti tradizionali. Il seminario intende presentare lo stato dell’arte e le principali tendenze dell’innovazione tecnologica che le nanotecnologie offrono per le costruzioni, cioè l’applicazione ai materiali e componenti per l’edilizia delle nanotecnologie, tecnologie che intervengono a scala infinitesimale per modificare le caratteristiche fisiche, chimiche e meccaniche della materia in modi altrimenti non ottenibili con le tecnologie tradizionali. Un settore che ha visto negli ultimi anni un aumento esponenziale di soluzioni tecniche e brevetti, quasi sempre nati in altri ambiti industriali e quindi trasferiti e adattati al mondo delle costruzioni, che permettono di migliorare le prestazioni dei materiali utilizzati in edilizia in termini di conservazione e manutenzione, prestazioni,risparmio energetico ed estetica.

LECTIO 1 12 febbraio 2010 CAOS - centro arti opificio siri - viale campofregoso 98, terni ore 17.00 la

Prof.Santulli (La Sapienza-Roma) LECTIO 2 19 febbraio 2010 CAOS - centro arti opificio siri - viale campofregoso 98, terni ore 17.00 “Design bio-ispirato strutture”

di

materiali

e

Prof.Santulli (La Sapienza-Roma) LECTIO 3 26 febbraio 2010 CAOS - centro arti opificio siri - viale campofregoso 98, terni ore 17.00 “Nanotecnologie architettura”

in

edilizia

ed

Prof.Santucci (direttore dip. Fisica- Univ. dell’Aquila)


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