ENERGEO MAGAZINE Anno V Marzo - Aprile 2013

Page 1

Edipress Communications - Torino - Periodico bimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione postale DI 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art 1, comma 1,CB/Torino - (marzo/aprile 2013) - N. 2 - Abbonamento 6 numeri 30 euro.

Anno VI - marzo/aprile 2013 - Prezzo di copertina 5,50 euro

Periodico per la promozione dell’attività dell’Istituto Internazionale Conoscenze Tradizionali - ITKI UNESCO, Banca Mondiale sulle Conoscenze Tradizionali - TKWB, Premio Eco and the City Giovanni Spadolini, Distretti Energetici e Ambientali, Poli di ricerca, Rete delle Reti Angelo Vassallo, Osservatorio Europeo del paesaggio di Arco Latino.

L’annosa polemica sulla pericolosità degli alberi Tagliarli o difenderli?

Trentino, ecosistema dell’innovazione Al festival della tecnologia è intervenuto Sir Tim Berners-Lee, inventore del web

Il linguaggio come identità

Il caso del resiano, enclave linguistico

Il Premio Eco and the City a portata di click



Anno VI - marzo/aprile 2013

EDITORIALE

Ancel Keys (1904 - 2004), biologo e fisiologo statunitense, fu il primo studioso che diede visibilità internazionale alla Dieta Mediterranea. Keys, insieme a sua moglie Margaret, contribuì al consolidamento dell’espressione “Dieta Mediterranea” e diede dignità medica e scientifica a tale espressione, codificando le caratteristiche della Dieta. Lo studioso, fotografato nel 1990 da Giuseppe Cucco sul terrazzo della sua casa di Pioppi, fu il primo nel mondo a descrivere il valore della dieta e del lifestyle mediterraneo, basato sulla loro ricerca scientifica unita all’arte culinaria. Insomma, un innovatore sui generis.

2

Verso il

futuro “

L’intreccio di Storia, geografia e innovazione è la chiave interpretativa delle città del futuro, ovvero del territorio, tutt’altro che un fenomeno meramente tecnologico”. Lo ha detto Sir Tim Berners-Lee, l’inventore di internet, intervenendo a Trento per la presentazione dei progetti ”smart city” del territorio curata da Trentino Network. Ed ancora. “La città - piattaforma è una visione che interpreta il nuovo contesto dello sviluppo e si incarna in una progettazione le cui conseguenze sono destinate a influire sulla vita degli abitanti per lungo tempo”. Sono scelte consapevoli? Denominatore comune di tutte queste iniziative è la tecnologia, unita alla possibilità concreta di raccogliere le informazioni provenienti dal territorio, condividerle attraverso una piattaforma integrata e valorizzarle mettendole a disposizione dei diversi soggetti chiamati a prendere decisioni strategiche e operative. Anche quando si parla di futuro, dunque, l’anello di congiunzione rimane il territorio, come ha ricordato Berners-Lee. Cura, gestione e sostenibilità sono le parole chiave che guideranno le riflessioni da fare. L’interesse è quello di analizzare non solo quali azioni contribuiscano a creare qualità dei territori, che si trasformano in “officine del fare”, ma soprattutto quali consentano la gestione, la cura e la salvaguardia, attraverso piani di gestione e strumenti di pianificazione e processi di governance. L’azione umana dirige, favorisce o, a volte, ostacola queste tendenze. Enti internazionali (come UNESCO), nazionali e locali, amministrazioni e comunità locali fanno una riflessione su come dovrebbero essere i territori del futuro. Recentemente l’UNESCO a Firenze ha affermato l’importanza della sal-

Sir Tim Berners-Lee, l’inventore di internet, la grande rete a portata di click, intervenuto a Trento per la presentazione dei progetti ”smart city” del territorio curata da Trentino Network, ha snocciolato tutte le novità che riguardano le città del futuro.

vaguardia al fine di incoraggiare il rispetto dei luoghi e processi decisionali che salvaguardano le comunità che tutelano l’identità e i territori (storia), promuovendo lo sviluppo sostenibile sociale ed economico, estendendo i confini spaziali e le frontiere concettuali del paesaggio (geografia), promuovere programmi di partecipazione dal basso verso l’alto insieme a interventi basati sulla riflessione, rivolta alle modalità di fruizione di beni e paesaggi e alla capacità progettuale di creare nuovi percorsi (innovazione). Prima che l’innovazione corra troppo occorre sintetizzare le più importanti questioni che l’umanità deve affrontare efficacemente per la salvaguardia del pianeta e la sua stessa futura sopravvivenza individuando il necessario equilibrio fra l’ambiente e le sue risorse da un lato e la produzione alimentare ed energetica dall’altro. La candidatura di Expo 2015 a diventare Smarth City a 360 gradi solleva qualche riflessione. Il tema scelto per l’Esposizione Universale del 2015 “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, sintetizza le più importanti questioni che l’umanità deve affrontare individuando il necessario equilibrio fra l’ambiente e le sue risorse da un lato e la produzione alimentare ed energetica dall’altro. Expo 2015 rappresenta comunque, un’occasione unica e irripetibile per l’Italia per realizzare sinergie e collaborazioni tra le istituzioni pubbliche e la società civile nella sua interezza, per valorizzare le eccellenze culturali, artistiche, architettoniche e paesaggistiche e quelle, più originali ed esclusive, delle filiere economico-produttive. La rassegna, nel perseguimento degli obiettivi sopra delineati, intende realizzare l’Esposizione Universale del 2015 con il progetto “Feeding knowledge” per promuovere una rete di conoscenze, formazione e iniziative di cooperazione per tutti i Paesi sul tema dello sviluppo sostenibile, anche al fine di costituire un’eredità permanente dell’Esposizione Universale del 2015. L’obiettivo è quello di illustrare casi concreti di politiche e azioni di tutela, conservazione, riqualificazione, valorizzazione e manutenzione dei beni ambientali e paesaggistici, compresi i paesaggi agrari, in ambito nazionale e internazionale, con particolare attenzione ad esperienze “mature”, dal cui processo temporale (ad esempio la nascita del Centro Internazionale di Studi sulla Dieta Mediterranea “Angelo Vassallo” di Pollica o il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini) si possano trarre utili indicazioni. Nell’ambito di queste proposte occorre trovare l’ampio consenso e, soprattutto la capacità di coinvolgere i territori tout court, individuando le azioni per reciproche attività definendo un programma di lavoro comune ed ottimizzando le risorse destinate al perseguimento dei comuni obiettivi. Ciò ci lascia immaginare un percorso comune di azione e promozione con il supporto dei territori, in particolare quelli che si vogliono organizzare come “officine del fare” della cultura italiana nel mondo, per viaggiare insieme, nella stessa direzione, verso il futuro.

EDITORIALE

Anno VI - marzo/aprile 2013

T.R.

3


Direttore responsabile: Taty Rosa energeodirettore@hotmail.com

ISTANTANEE

Un esempio di tutela del paesaggio rurale

Redazione: Pierpaolo Bo edipress@hotmail.com

PRIMO PIANO

Marketing: Luigi Letteriello - 334.120.71.85

6 8 13

Scopri il mondo del Premio con un click Un riconoscimento ai giornalisti che sanno raccontare il territorio Il dietro le quinte del Premio Il ruolo strategico di coordinamento La macchina dell’organizzazione Il ruolo dei sostenitori Una squadra fatta da amici Le categorie ammesse

18

Territori, officine dell’accessibilità Una nuova sfida del terzo millennio Comunicare un’azione di civiltà Il mercato dei “bisogni speciali”

NUOVI SPAZI

S.O.S. TERRITORI 20 Tutela dei beni culturali e ambientali: i primi 40 anni Il progetto sarebbe stato particolarmente caro a Spadolini MANIFESTAZIONI 22 Una Festa in giallo Un luogo di ritrovo per gli appassionati di motori Un precursore dell’innovazione

SOMMARIO

ROAD MAP 24 I luoghi del cuore di Enzo Ferrari PAESAGGI AGRARI 26 Il parco agricolo di Atri, un’eccellenza culturale e paesaggistica Il territorio di Atri culla di una storia millenaria 30

RES TIPICA E DINTORNI

Sviluppo e innovazione sotto il segno della qualità Un PIL da rottamare e una felicità da ritrovare Un manifesto di intenti come bussola L’innovazione entra a far parte del sistema dei borghi Manifesto dei Borghi Autentici

PERCORSI 34 L’annosa polemica sulla pericolosità degli alberi: tagliarli o difenderli? Una storia ingarbugliata 36 IL CASO Ad Asti è stato individuato un metodo sperimentale per salvare le piante 38 43

DIALETTI & LUOGHI

Il linguaggio come identità Imparare giocando Il sistema resiano Le tracce della storia Una situazione genetica da studiare Lingua o dialetto senza confini Questione politica e tutela della lingua Resiana Il significato e la percezione dell’identità di una comunità I Resiani? Quelli che cantano e ballano per l’UNESCO…

PROVE DI FUTURO 44 Trentino, ecosistema dell’innovazione L’inventore della grande rete del mondo Tra malghe e microchip

INTERVISTA

48 Trento, crescere con una visione nuova

Il PUNTO DI VISTA 52 L’Inquinamento visivo, un’alterazione ambientale di grandi proporzioni Cenni sul concetto del bello

INIZIATIVE

Progetti speciali e Pubblicità: Promedia Srl marketing@energeomagazine.com Segreteria di Redazione: Lucrezia Locatelli Realizzazione grafica: Stefania De Cristofaro Comitato Scientifico: • Augusto Marinelli, già Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Firenze, Presidente della Giuria Premio Eco and the City Giovanni Spadolini. • Prof. Giovanni Puglisi Presidente CNI UNESCO e Magnifico Rettore della Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM. • Giuseppe Blasi, già responsabile delle sede Rai della Campania, coordinatore dei corsi della Scuola di Giornalismo dell’Università di Salerno. • Dario Carella, MdA Mérit Europeenne, Fondation du Mérite Europeenne, Lussemburgo. • Andrea Chiaves, progettista emerito di impianti innovativi di cogenerazione e teleriscaldamento. • Stefano Masini, responsabile Ambiente e Consumi Coldiretti. • Fabrizio Montepara, Presidente Res Tipica ANCI. • Domenico Nicoletti, Docente Università degli Studi Scienze Ambientali di Salerno. • Angelo Paladino, Presidente dell’Osservatorio Europeo per il Paesaggio di Arco Latino.

• Dipak Pant, Professore di Antropologia e Economia, fondatore e direttore dell’Unità di Studi Interdisciplinari per l’Economia Sostenibile presso l’Università di Castellanza. • Carlin Petrini, fondatore e Presidente di Slow Food. • Luigi Spagnolli, Presidente Commissione Ambiente ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). • Piero Sardo, Presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità. • Alessandro Vercelli, docente di Economia e Ambiente Università di Siena. Consulente tematiche e sviluppo azioni: • Dichiarazione UNESCO sul Paesaggio • Sistemi di Scienze locali, Tecniche e Conoscenze Tradizionali • Banca Mondiale Conoscenze Tradizionali (Banca del sapere) - TKWB • Pietro Laureano, Presidente dell’Itki International Traditional Knowledge Institute UNESCO Consulente tematiche e sviluppo azioni: • ripristino centri storici • restauro conservativo • edilizia sostenibile • ricerca di materiali idonei • recupero dei centri abitati • utilizzo dei materiali Marcello Nepl - Tassullo Materiali Spa Collaboratori: Maja Argenziano, Michaela Barilari, Gaia Bollini, Gabriele Catania, Serena Ciabò, Claudio Chiaves, Alberto Chini, Leone Chistè, Angela Comenale, Puccio Corona, Filippo Delogu, Marco Devecchi, Pier Fedrizzi, Lello Gaudiosi, Gabriele Maniscalco, Viviana Martini, Maria Mazzei, Alessandro Mortarino, Isidoro Parodi, Francesca Patton, Adriano Pessina, Marco Pontoni, Angelo Porta, Loredana Renaudo, Paolo Rognini, Federica Rolle, Bernardino Romano, Maurilio Ronci, Carlo Sacchettoni, Alessandro Sbrana, Enzo Siviero, Simone Taddei, Francesca Vassallo, Valeria Zangrandi. Le fotografie di questo numero Copertina • Copertina: Ufficio Turismo Provincia di Livorno

Anno VI - marzo/aprile 2013

(Alessandra Gorla, Sara Rebuffo); • EDITORIALE: Trentino Network (Matteo Rensi) Ufficio Stampa Comune di Pollica (Giuseppe Cucco); • ISTANTANEE: Serena Ciabò; • PRIMO PIANO: Foto Germogli - Jerry Annone - Ufficio Stampa Provincia Autonoma di Trento Ufficio Stampa Fondazione Casa Enzo Ferrari-Museo; • NUOVE SPAZI: Consorzio Comuni Trentini Struttura di Missione “Rilancio Immagine dell’Italia”; • S.O.S. TERRITORI: Archivio Fondazione Spadolini Nuova Antologia; • MANIFESTAZIONI: Ufficio Stampa Fondazione Casa Enzo Ferrari-Museo; • ROAD MAP: Archivio Osteria la Piola - Modena; • PAESAGGI AGRARI: Serena Ciabò; • RES TIPICA E DINTORNI: Ufficio Stampa Associazione Borghi Autentici d’Italia; • PERCORSI: Massimiliano Navarria; • DIALETTI&LUOGHI: Comune di Resia; PROVE DI FUTURO: Trentino Network S.r.l. (Matteo Rensi); • IL PUNTO DI VISTA: Paolo Rognini - Serena Ciabò; • INIZIATIVE: Co.Svi.G. Relazioni Esterne Luca Gabellini; • LA BIBLIOTECA DI ENERGEO MAGAZINE: Ufficio Stampa Fondazione Casa Enzo Ferrari - Museo-WWF e Club di Roma. Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la direzione e la redazione di Energeo Magazine. Tutela della Privacy: Energeo Magazine viene inviato in abbonamento postale. Il fruitore del servizio può chiedere la cancellazione o la rettifica dei dati ai sensi della Legge 675/96. Prezzo di copertina: Euro 5,50 Abbonamento a 6 numeri Euro 30,00 Diffusione on line: www.regione.abruzzo.it www.comunitrentini.it www.distrettoenergierinnovabili.it www.ecoandthecity.it www.energeomagazine.com www.edipress.net www.ipogea.org/ www.osservatoriopaesaggio.eu (in costruzione) www.restipica.net Direzione, Redazione, Abbonamenti: Edipress Communications Sas Corso Re Umberto, 82 - 10128 Torino (+39)011.568.20.82 - 335.606.04.90 334.120.71.85 - www.edipress.net abbonamenti@energeomagazine.com Uffici di Corrispondenza: • Distretto Energie Rinnovabili Via Bellini, 58 - Firenze Tel. (+39)055.36.81.23 - Fax (+39)055.321.70.26 • Trento - Consorzio dei Comuni Trentini Via Torre Verde, 23 - Tel. 0461 987139 • ITKI UNESCO-Ipogea (Centro ONU) Via Roma 595 - 50012 Bagno a Ripoli (Firenze) • Osservatorio Europeo del Paesaggio Arco latino - Certosa di San Lorenzo 84034 Padula (Patrimonio UNESCO) (+39)366.980.14.55 - Fax 0974.95.38.14 Stampa: Società Tipografica Ianni Srl Strada Circonvallazione, 180 - Santena Tel. (+39)011.949.25.80 Registrazione Tribunale di Torino N° 4282 del 18-12-1990 Copyright Energeo Magazine Edipress Communications Sas Periodico bimestrale Poste Italiane Spa Spedizione Postale Dl 353/2003 (conv. in L.27.02.2004 n.46) art.1, comma 1, CB/ Torino Anno VI - N° 2 - Marzo/Aprile 2013 Il periodico Energeo Magazine è iscritto nel Registro degli Operatori della Comunicazione (ROC) - N° iscrizione 17843

54 Alla ricerca del cuore caldo d’Italia Un’identità culturale da riscoprire La positiva esperienza dell’Islanda

4

LA BIBLIOTECA DI ENERGEO MAGAZINE

56 Enzo Ferrari “2052: scenari globali per i prossimi quarant’anni”

SOMMARIO

Anno VI - marzo/aprile 2013

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana.

Capitale di Stato, splendida corte, Saluzzo è diventata, all’epoca dei Marchesi Ludovico I e Ludovico II, uno scenario urbano arioso, elegante e ordinato, che fosse anche decoro e bellezza.

5


Un esempio di tutela del paesaggio rurale

foto di Serena Ciabò

Il paesaggio rurale di Atri, in Abruzzo, caratterizzato dal biotopo dei calanchi che rappresentano un capitale unico e non più riproducibile da preservare. Nella foto piccola l’autrice del servizio a pag. 26 Serena Ciabò.

ISTANTANEE

N

egli ultimi tempi si parla molto di paesaggio, soprattutto di come tutelarlo dopo anni di scellerata incuria. Servono poche regole chiare e sicure, ma soprattutto una grande volontà di agire. Il paesaggio è una risorsa la cui valorizzazione rappresenta una delle sfide più attuali all’attenzione delle politiche nazionali e comunitarie. Etimologicamente il termine “paesaggio” deriva dal latino tardomedioevale pagensis, aggettivazione del latino classico pagus, “pietra di confine”, quindi “villaggio”, cioè parte di territorio naturale colonizzato e abitato permanentemente dall’uomo, il quale lo localizza come proprio territorio. Il paesaggio non è infatti solo l’ambiente naturale, ma anche il luogo dove la storia umana si è sviluppata ed ha lasciato le sue tracce; in questo senso il paesaggio può essere definito come territorio a cui si è aggiunto lavoro umano, “natura cui si è aggiunta cultura”. Le tante interpretazioni lasciano spazio a varie descrizioni. Il termine “paesaggio” deriva dalla commistione del francese paysage con l’italiano paese. Il suo significato più tradizionale è fornito dalla pittura e vuole indicare una visualizzazione di quella realtà concreta che è appunto il paese. Energeo presenta in questo numero il progetto di salvaguardia del biotopo dei calanchi di Atri che caratterizzano il paesaggio rurale della cittadina abruzzese. L’iniziativa rappresenta una concreta sperimentazione di un processo di pianificazione sostenibile mirato a guardare al futuro, quando le poche zone rurali preservate rappresenteranno un capitale unico e non più riproducibile. Un modello da replicare.


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

Dietro le quinte di un progetto ambizioso che sta coinvolgendo i territori italiani

8

del Premio con un click

La manifestazione, che ha ottenuto i più importanti patrocini istituzionali, approda a Modena, ospitata nella struttura polivalente Museo Casa natale di Enzo Ferrari. Tutto il percorso, da qui all’evento previsto il 9 novembre 2013, sarà a portata di click sul sito www.ecoandthecity.it e su www.energeomagazine.com.

L

a navicella del Premio Eco and the City ha ripreso la navigazione verso nuove rotte. Messosi alle spalle le esperienze delle precedenti edizioni (Firenze nel 2011 e Trento nel 2012) la manifestazione, che ha ottenuto i più importanti patrocini istituzionali, approda a Modena, ospitata nella struttura polivalente Museo Casa natale di Enzo Ferrari. L’edizione di quest’anno, alla vigilia del quarantesimo anniversario del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, e della ricorrenza del ventennale della morte dello statista fiorentino, costituisce una prima iniziativa propedeutica alle celebrazioni che saranno certamente ricordate sul retro della Medaglia Spadolini nel 2014. Tutto il percorso da qui all’evento di Modena (sabato 9 novembre 2013),

sarà a portata di click sul sito www. ecoandthecity.it e su www.energeomagazine.com, il sito del periodico Energeo magazine che, in una prossima fase, svilupperà, in maniera sperimentale, l’informazione in Rete, in modo da rendere ancora più accattivante la diffusione dei contenuti, molti dei quali riguarderanno l’attività del Premio. Il Museo Casa Enzo Ferrari (MEF), che ha mantenuto un legame costante con il territorio e le sue principali iniziative culturali, ospitando il Premio dedicato a Giovanni Spadolini, fondatore del Ministero per i Beni culturali e ambientali, ha confermato la sua vocazione di contenitore polifunzionale, che coniuga la divulgazione e valorizzazione di un patrimonio culturale con l’esigenza di essere un luogo di frequentazione e

aggregazione, anche aprendosi ai temi di grande attualità che sono i valori ai quali si ispira l’edizione del 2013 del Premio. “Identità culturali, ricostruzione solidale e innovazione” rappresentano il focus dedicato a Enzo Ferrari, senza trascurare le tematiche affrontate nel primo Libro Bianco sul Turismo per Tutti in Italia 2013; una Sezione Speciale è dedicata al tema “Accessibile è meglio”, d’intesa tra la Fondazione Spadolini Nuova Antologia e la Fondazione Casa natale Enzo Ferrari - Museo, le due prestigiose istituzioni che hanno stretto una preziosa alleanza.

LE “OFFICINE DEL FARE” Un’alleanza che si è allargata anche ad altre strutture (pubbliche o private), come quella di Missione per il Rilancio

Il cervello umano percepisce ed elabora i colori di un sito in meno di un secondo, registrando una sensazione positiva o negativa che poi accompagnerà l’utente durante tutto il resto della navigazione. Il primo sguardo è come la presentazione di uno sconosciuto, le valutazioni iniziali si basano soprattutto su aspetti inconsci, ed i colori sono sicuramente il biglietto da visita più evidente in questo senso. Per la home page del sito www.ecoandthecity.it è stato scelto il colore giallo, che Enzo Ferrari scelse come sfondo del suo celebre marchio con il Cavallino rampante.

UN RICONOSCIMENTO AI GIORNALISTI CHE SANNO RACCONTARE IL TERRITORIO Un’alleanza, invece, intrisa di emozioni è quella con la famiglia del compianto Ezio Trussoni, che ha colto le motivazioni con le quali i promotori hanno dedicato una Sezione Speciale al giornalista della Rai (responsabile della redazione della TGR di Milano) recentemente scomparso, figura di riferimento, per tutti i giornalisti della TGR Rai (Testata Giornalistica Regionale). Trussoni, nonostante fosse da tempo gravemente malato, non ha mai fatto mancare la sua presenza, la sua dedizione e la sua attenzione scrupolosa al Tg della Lombardia e alle rubriche realizzate da quella che continuerà ad essere la “sua” redazione. Giovanni Spadolini, appassionato direttore del Resto del Carlino e del Corriere

della Sera, si sarebbe certamente commosso nel leggere la sua toccante lettera testamentaria. La Fondazione Spadolini Nuova Antologia, che si avvale dell’Alto Patronato Permanente del Capo dello Stato, ha voluto onorare la figura di Trussoni, immaturamente scomparso, per far emergere il grande lavoro che si svolge nelle redazioni Rai, attraverso i reportage che raccontano il territorio, facendolo assurgere a protagonista, con la dignità del bene culturale, cioè come memoria collettiva formatasi attraverso il tempo: il paesaggio e le tradizioni immateriali, le vicende, anche negative, come il dissesto ambientale, che caratterizzano i luoghi, le denunce di mancata tutela dell’ambiente, le storie di vita e di genti, che rappresentando uno dei più importanti momenti di riflessione e dibattito sul giornalismo d’inchiesta televisivo. Ecco perché la prossima edizione del Premio è dedicata alla memoria di Giovanni Spadolini, Enzo Ferrari ed Ezio Trussoni, personaggi così “distinti”, ma non “distanti”, con un “fil rouge” che li unisce, come ci spiega il professor Cosimo Ceccuti, presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia che ha promosso il progetto ideato da Energeo Magazine.

La foto del compianto giornalista della TGR Rai, scomparso recentemente, è diventata ormai familiare ai lettori di Energeo Magazine. Alla sua memoria sarà dedicata una sezione speciale del Premio che coinvolgerà i giornalisti delle sedi regionali della TGR. In alto: la Cerimonia conclusiva di conferimento della Medaglia Spadolini si svolgerà, il 9 novembre 2013, nell’avveniristica struttura del Museo Casa Enzo Ferrari.

PRIMO PIANO

PRIMO PIANO

Scopri il mondo

dell’Immagine dell’Italia che, all’interno dell’attività del Governo (Palazzo Ghigi), ha istituito il “Comitato per la Promozione del Turismo Accessibile”, e le cosiddette “officine del fare” che, nate nel contesto della “Dichiarazione UNESCO sul Paesaggio” (Firenze 21 settembre 2012) promosse dal Premio e da Energeo Magazine, stanno proliferando sul territorio nazionale. Che cosa sono le “officine del fare”? L’assonanza è un chiaro riferimento allo “scrigno” che accoglierà il Premio. E’ l’insolita ribalta di “un’officina” entrata nella storia (quella dove prese avvio la magnifica avventura imprenditoriale del mitico costruttore Enzo Ferrari). Oggi questo luogo (Casa natale-Museo Enzo Ferrari), capace di parlare di futuro, indica un progetto

che mira a far dialogare i territori virtuosi, luoghi da riscoprire che hanno saputo rappresentare e valorizzare l’Italia migliore, quella delle identità locali e dello sviluppo sostenibile. “Officine del fare” che offrono diverse opportunità di coinvolgimento ai Comuni, ai Sindaci, agli abitanti, alle aziende agricole, imprese private e innovative che vanno alla ricerca di un’identità “virtuosa”, di paesaggi da tutelare, conoscenze tradizionali da riscoprire, territori dove andare alla ricerca delle “migliori pratiche” da divulgare, cultura materiale da conservare, autentico motore di un Paese che ha tanta voglia di cambiare pagina. A tutti i candidati ritenuti idonei sarà conferito un diploma di partecipazione in cui si attesta essere il progetto esaminato “un’officina del fare”.

9


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

Scopri il mondo del Premio con un click

Il Premio Eco and the City, dedicato a Giovanni Spadolini, è nato nell’anno in cui si celebrava il Giubileo della Nazione, il 2011. Un progetto esclusivo, partito con il piede giusto e destinato a crescere ancora, dopo aver ottenuto una buona visibilità sui media e un successo senza precedenti con numeri a quattro cifre di candidature. Il patrocinio delle più importanti istituzioni e dei più importanti quotidiani, l’interesse delle principali reti televisive, la collaborazione con la Commissione Nazionale UNESCO, l’alleanza con l’ANCI e la collaborazione con l’Associazione Città di Identità Res Tipica- ANCI, sono ormai acclarate. Oggi il Premio annuncia un rapporto destinato a crescere con l’Enea e una collaborazione (sono stati già avviati i contatti) con il Gestore dei Servizi Energetici GSE che promuove in tutto il Paese modelli ecocompatibili e diffonde la cultura nel rispetto dell’ambiente. La Provincia Autonoma di Trento - che ha dimostrato di essere un laboratorio in grado di leggere e anticipare i tempi, essendo riuscita a valorizzare tutti i suoi punti di forza,

dall’importante funzione turistica che tutela l’identità locale fino all’innovazione, senza mai dimenticare il valore della solidarietà, predisponendo in maniera concreta iniziative a supporto della ricostruzione nei territori colpiti da calamità naturali - ha ispirato con i suoi principi di grandi valori internazionali ed etici, il nuovo focus del Premio dedicato ad Enzo Ferrari ed è pronto ad adottarlo, in quanto“Identità culturale, ricostruzione solidale e Innovazione” rappresentano le basi per allestire quell’autentica “officina del fare”, già operativa nella provincia alpina che sta utilizzando i driver Trento Rise e Trentino Network, nella trasformazione del Trentino in una vera e propria knowledge economy, un’economia della conoscenza competitiva a livello globale, capace di assicurare la sostenibilità del proprio sviluppo e di rispondere ai bisogni della società trentina. La Provincia Autonoma di Trento, che ha ospitato, insieme al Consorzio dei Comuni Trentini, l’edizione 2012 del Premio, rappresenta, in effetti, un buon esempio di “officina del fare”, un modello da replicare.

IL RUOLO STRATEGICO DI COORDINAMENTO Il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini, prestigioso riconoscimento nel settore ambientale, è destinato a varcare i confini nazionali. Il progetto non vuole essere solo un evento celebrativo, ma propositivo e di riflessione sull’impossibilità di proteggere il territorio separatamente dall’ambiente e ignorando i saperi e le pratiche che lo hanno generato. In quest’ambito, la Fondazione Spadolini Nuova Antologia ha già svolto un ruolo strategico di coordinamento di iniziative locali, come la Rete delle Reti Angelo Vassallo e la sottoscrizione di una Patto per una nuova Costituente del Paesaggio, attività propedeutiche e di sostegno alle iniziative dell’UNESCO. Al Premio va riconosciuto il merito una prorompente capacità di coinvolgere l’opinione pubblica nell’affrontare problemi di carattere e interesse collettivo e di stringere significative alleanze. Il grande consenso ottenuto ha spinto la Fondazione Spadolini a sostenere, attraverso il Premio, un importante ruolo di raccordo in Italia, con le Regioni, le Province, i Comuni e le associazioni territoriali

Alcune tappe significative del percorso del Premio Eco and the City Giovanni Spadolini. L’iniziativa, decollata in occasione dei 150 ° dell’unità nazionale, da Pian de Giullari (Casa dei libri), sulla collina di Firenze, si è mossa con sicurezza tra gli stucchi di Palazzo Incontri, in via de Pucci, dove si è svolta la prima edizione (12 novembre 2011).

10

(Res Tipica ANCI, UNPLI che raggruppa tutte le Pro loco d’Italia, gli Osservatori del Paesaggio e altri sistemi di aggregazione locali), costruendo una rete di relazioni anche internazionali.

LA MACCHINA DELL’ORGANIZZAZIONE Lo strumento fondamentale di comunicazione del Premio è proprio questo giornale, uno strumento semplice ma efficace (interagisce con importanti programmi televisivi e con tantissime realtà territoriali). Fondamentale il ruolo della Commissione Giudicatrice, presieduta dal professor Augusto Marinelli, ex rettore dell’Università di Firenze, che ha coinvolto il Professor Giovanni Puglisi, Presidente della Commissione nazionale Italiana per l’UNESCO e rettore della IULM e il Prof. Stefano Masini, responsabile Ambiente e Consumi della Coldiretti. Il Presidente sarà coadiuvato da un ufficio di segreteria, coordinato dal Professor Domenico Nicoletti, che ha avuto l’incarico di verificare le candidature pervenute, seguire ogni fase di svolgimento del concorso, assistere il presidente della Commissione Giudicatrice.

La preselezione sarà effettuata mediante una procedura comparativa nella quale si valuterà l’aspetto motivazionale della proposta e il corretto inserimento nella rispettiva Sezione dedicata. Le domande idonee verranno validate e inoltrate agli esperti di politiche territoriali chiamati ad esaminare i migliori progetti.

IL RUOLO DEI SOSTENITORI Infine gli sponsors e i sostenitori, in particolare quelli della prima ora che hanno consentito il decollo dell’iniziativa. Ci fa piacere ricordare che un primo sostegno è venuto dal territorio geotermico toscano, dove è maturato il progetto, già nel lontano 2008, dove è stato tracciato un primo percorso di Energeo mettendo le basi al Premio, insieme alla Fondazione Spadolini Nuova Antologia. Un comprensorio a cui va riconosciuto il merito di essere la prima “officina del fare”, grazie al progetto “Un Patto con la natura”, avviato in quegli anni. Parliamo del Distretto delle Energie Rinnovabili della Toscana considerato il naturale luogo di sintesi delle esperienze e delle ricerche maturate, in Italia e in Europa, per

promuovere la sostenibilità e la diffusione delle energie rinnovabili. Il Distretto, attraverso il Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche (Co.Svi.G.) ha tracciato la linea di confine in un territorio atipico, meglio noto come area geotermica tradizionale, dove si concentra uno straordinario patrimonio di risorse naturalistiche di grande suggestione. Un territorio al centro di un importante progetto di sviluppo e di ricerca, che negli anni è diventato un luogo di dibattito e di confronto sui temi ambientali e che ha fatto da apripista, coadiuvato da Energeo, al progetto del Premio.

UNA SQUADRA FATTA DA AMICI Troviamo tra questi Alighiero Irani, imprenditore di successo molto attivo in Toscana, l’ingegner Andrea Chiaves, innovatore nel settore del teleriscaldamento in altura (Gruppo Metan Alpi Sestriere) pronto ancora a nuove sfide, Marino Simoni, presidente del Consorzio dei Comuni Trentini e Sindaco di Transacqua, Stefano Pisani, Sindaco di Pollica nel Cilento (il paese del compianto Angelo Vassallo).

PRIMO PIANO

PRIMO PIANO

IL DIETRO LE QUINTE DEL PREMIO

L’anno successivo, l’edizione che ha avuto per focus il 40° Anniversario della Wolrld Heritage List UNESCO, si è conclusa a Trento nell’affrescata Sala Depero, nel Palazzo della Provincia Autonoma di Trento, il 10 novembre 2012. La terza edizione farà tappa a Modena. Maria Romana De Gasperi, figlia del grande statista trentino e Sara Simeoni, campionessa olimpica sono state le madrine.

11


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

La Fondazione Spadolini Nuova Antologia e il Premio hanno intrapreso un percorso con il Comune di Pollica, interessando il Ministero delle Politiche Agricole ed Alimentari, per accompagnare e promuovere la Dieta Mediterranea, attraverso un percorso virtuoso di consolidamento e rafforzamento della cooperazione interistituzionale attualmente in corso con il Comune di Milano che già si interfaccia con il Comune di Pollica, dov’è situato il Centro Internazionale di Studi sulla Dieta Mediterranea “Angelo Vassallo”, in uno scenario integrato di iniziative da promuovere nell’ambito della prestigiosa occasione dell’EXPO 2015. Oggi il Premio ha l’obiettivo di trainare tutte le “officine del fare” e i territori aderenti alle associazioni Città di Identità Res Tipica ANCI.

Si tratta di una “finestra di dialogo” praticamente già aperta con Expo 2015 per offrire una collaborazione concreta sui temi di sviluppo, sostenibilità ed accessibilità. Con questa filosofia, in considerazione della grande capacità del Premio di creare relazioni con le istituzioni e i mass media, si è avviata un’iniziativa congiunta per prepararsi alla sfida planetaria che l’Italia e Milano intendono cogliere con l’organizzazione della rassegna mondiale che sarà anche ricordata dal focus della Medaglia Spadolini, in quanto occasione di crescita per tutte le “officine del fare”. Non dimentichiamo il ruolo strategico dell’Osservatorio Europeo del Paesaggio (l’avvocato Angelo Paladino, presidente e Domenico Nicoletti, segretario) che ci ha consentito di allargare la rete a tantissime realtà del sud. Il Primiero

un territorio dolomitico Oil free, l’Associazione Culturale Padre Eusebio Chini, il Sindaco di Bolzano Luigi Spagnoli, lo staff della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO che organizza la Settimana DESS, l’ITKI (banca del sapere), promosso dall’architetto Pietro Laureano, consulente UNESCO, Andrea Accorigi, Govenant of Mayors Office de Brussels. Le “officine del fare” pronte ad entrare nella “rete di reti” sono il comprensorio di Resia in Friuli, un enclave linguistico ai confini della Slovenia, il Comune di Atri, in Abruzzo, che ha organizzato un parco agricolo sul territorio, le Langhe, il Roero e il Monferrato, in attesa di una valutazione della proposta di candidatura dei paesaggi vitivinicoli, prevista nel giugno del 2014 e il Gal Mongioie in provincia di Cuneo. Ed infine bussano alla porta il Verbano e l’Ossola, ai confini con la Svizzera. L’Unione Industriale di questa provincia, particolarmente attiva nella realizzazione di specifici eventi per accrescere la cultura d’impresa sul territorio, considerando il turismo un’impresa turistica non distinta dall’attività della Confindustria, sta coordinando le iniziative per aumentare l’appeal di questo territorio e del Lago Maggiore, per farlo entrare nella rete delle “officine del fare”. Luigi Letteriello

L’alleanza con l’UNESCO e il coinvolgimento dei sindaci dell’intero territorio sono state alla base del successo del Premio.

IL TG2 HA FATTO DA STAFFETTA

I 12

l Tg2, la prima testata generalista Rai digitalizzata (rete due), ha fatto da staffetta nel sostegno come partnership del Premio, dimostrando di credere nella sua missione di servizio pubblico con una serie di campagne sull’ambiente, la salute, la tutela del territorio, il paesaggio, ma anche su enogastronomia (paesaggi agrari) e sul turismo accessibile, temi che sono al centro delle principali edizioni del telegiornale.

Le categorie ammesse

Il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini è strutturato in quattro Categorie (Sezioni), che costituiscono la base storica del Premio. Il bando è stato compilato da un apposito Comitato Scientifico (che fungerà anche da Giuria del Premio), che ha coinvolto accademici, opinionisti e tecnici di alto livello. La Giuria si avvale del supporto di un rappresentante dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia). Il questionario dovrà essere compilato con risposte semplici e chiare, contenute negli spazi previsti nel documento. Il bando e il formulario allegato on-line è presente sul sito web: www.ecoandthecity.it ed altri siti che saranno collegati come partners del progetto. SEZIONE 1 Politiche territoriali integrate e sostenibili. Focalizza la propria attenzione sui progetti che riguardano il concetto di “Comunità sostenibili”, al fine di selezionare esempi di eccellenza nel nostro paese da promuovere per un’idonea replicazione su tutto il territorio nazionale. Le candidature avranno per oggetto progetti e iniziative che, a giudizio dei proponenti identificano il proprio territorio come “sostenibile”. La sostenibilità va intesa in senso ampio, toccando le tematiche ambientali ed energetiche, sociali ed economiche, includendo le azioni di comunicazione e formazione adottate al fine di attivare un processo partecipativo sempre più ampio della collettività. L’adesione al Patto dei Sindaci, ovvero l’iniziativa della Commissione Europea promossa in Italia dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, e la successiva redazione del Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), possono rappresentare un valore aggiunto interessante (ma non determinante), in quanto azioni integrate già riconosciute a livello europeo.

SEZIONE 2 Valorizzazione dei patrimoni paesaggistici e culturali. La sezione è dedicata alla “tutela e valorizzazione del paesaggio naturale e culturale italiano”: il tema apre ai progetti e programmi che sostengono iniziative di valorizzazione

di aree e patrimoni immateriali inseriti nelle reti dei paesaggi culturali, parchi culturali, parchi letterari, distretti culturali evoluti, che mettono al centro della propria azione di tutela e valorizzazione la nozione di patrimonio che, in questi ultimi anni, ha progressivamente ampliato contenuti, ruoli e utilizzi nella società contemporanea.

SEZIONE 3 Riqualificazione dei territori agricoli. Il paesaggio è stato introdotto quale obiettivo del Piano Strategico Nazionale di Sviluppo Rurale 2007-2013. Si tratta di una vera e propria rivoluzione nel concepire la ruralità nel suo complesso, dal momento che la tendenza è attualmente quella di ricercare una sorta di qualità integrale: ciò che presuppone il rispetto di due aspetti fra loro inscindibili, la qualità del prodotto e la qualità del paesaggio (ovvero un “marchio” nel mercato globale della qualità). Numerose indagini hanno già indicato la fondamentale importanza della dimensione paesaggistica nel valore di mercato di alcuni prodotti tipici (il vino, per esempio) e nel turismo rurale (agriturismi). Non casualmente, il modello territoriale che oggi più guadagna spazio in Europa sul piano di uno sviluppo insieme economico, sociale e demografico è quello dei territori a debole urbanizzazione (assai spesso a vocazione rurale), in grado di catturare più che di produrre ricchezza. Sono le regioni che si caratterizzano

per un’offerta anzitutto territoriale, basata sul paesaggio e su attività qualificate nei servizi e nella produzione agricola di qualità.

SEZIONE 4 Il settore privato e le imprese virtuose e innovative. Un riconoscimento alle imprese e alle istituzioni del settore privato che si sono distinte per azioni e proposte virtuose nell’ambito delle proprie attività, con una particolare attenzione ai soggetti attivi in Italia nell’ambito della campagna Sustainable Energy Europe (SEE), coordinata a livello europeo dalla Commissione Europea e a livello nazionale dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Si intende quindi valorizzare l’azione di promozione della cultura ambientale ed energetica sostenibile da parte degli attori del panorama nazionale provenienti da settori diversi da quello pubblico.

PRIMO PIANO

PRIMO PIANO

Scopri il mondo del Premio con un click

SEZIONI SPECIALI Enzo Ferrari IDENTITÀ CULTURALE La Sezione intende individuare le azioni di tutela dell’identità dei luoghi, troppo spesso frenate dalla mancata capacità degli enti preposti al dialogo con i cittadini, dando un senso di continuità alla conoscenza e alla memoria storica dei territori, anche attraverso il restauro,

13


Anno VI - marzo/aprile 2013

PRIMO PIANO

Le categorie ammesse

14

la conservazione e il riuso di siti, centri rurali fortificati, borghi antichi/medievali e monumenti. Il Premio vuole individuare e raccontare storie particolarissime da svelare per coglierne i riflessi più significativi del passato. Storie che si fondono con l’identità culturale dei luoghi dove, nel corso dei secoli, si sono avvicendate culture e popoli diversi. Territori caratterizzati da ambienti tradizionali, patrimoni naturalistici e storico-artistici particolarmente rilevanti e degni di tutela e valorizzazione del bene culturale, dove è stato individuato quell’intreccio fittissimo di conoscenze e tradizioni locali, salvaguardato con soluzioni appropriate, dove è in atto il recupero delle diversità culturali. La conservazione passa attraverso l’uso del bene recuperato, anche attraverso la modificazione dell’uso originario. Molto più che nelle vicende politiche e istituzionali, l’identità italiana si è costruita entro uno spazio culturale che nel corso dei secoli ha cementato il tessuto della nazione. L’ente identitario di base è sempre il Comune, ma esso tende nel tempo a trasformarsi in un ente sempre più funzionale per la gestione dei servizi al cittadino in applicazione del principio di sussidiaretà. La scala di identità locale si sposta entro bacini di continuità più ampi, aderendo ai processi localizzativi, residenziali e di flussi reticolari già presenti. Res Tipica per promuovere l’identità culturale punta sull’autenticità, la bellezza e le conoscenze tradizionali dei Comuni associati, valorizzandone le peculiarità, in un’ottica globale. Il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini vuole andare in questa direzione, dando spazio anche a tutte le strutture volontarie operative (Pro Loco, Associazioni Culturali, Biblioteche, Ecomu-

sei) sul territorio, con il quale le comunità hanno stabilito un patto di tutela del patrimonio storico e artistico. RI-COSTRUZIONE SOLIDALE Una Sezione del Premio è dedicata alla ri-costruzione solidale, un tema di grande attualità, anche per via della location prestigiosa ( Casa Museo Enzo Ferrari di Modena) che ospiterà la prossima edizione. La ricostruzione nelle zone colpite da calamità naturali (terremoti, alluvioni, catastrofi naturali) si profila come un’opportunità ed un rischio al tempo stesso. Opportunità di fare meglio di prima, rischio di arrecare ulteriori danni al territorio. I sindaci dei Comuni dell’Emilia e dell’Oltrepò mantovano rappresentano un esempio sostanziale perché hanno tenuto una condotta esemplare, sapendo trasformare l’emergenza in una grande occasione per ripensare il rapporto con il territorio ferito: l’uso e la tutela del paesaggio, l’attenzione al consumo di suolo, la necessità di investimenti per la messa in sicurezza e la prevenzione dei rischi, la ricostruzione in chiave di sostenibilità. La Sessione Speciale che riguarda la “Ri-costruzione solidale” prende spunto dall’appello lanciato da Francesco Bandarin, vice direttore Generale UNESCO, per non ripetere in Emilia l’esperienza dell’Abruzzo, indicando il cambio di rotta dell’UNESCO, con una risposta adattiva e partecipata ai rischi e alle catastrofi. L’UNESCO, infatti, ha proposto, attraverso l’International traditional knowledge institute (Itki), il “Patto per le popolazioni colpite dal sisma”. Un protocollo che punta a dare “una risposta rapida, di qualità e partecipata all’emergenza”, individuando “modalità” innovative di tutela del territorio “cosi” da “dare nel mondo un’imma-

gine un po’ diversa di un Paese che mostra non pochi problemi”. La Commissione Giudicatrice del Premio intende rilevare che: “la ricostruzione non porti ad un eccessivo consumo di territorio o vi introduca tipologie architettoniche estranee, privilegiando il recupero dell’esistente sviluppando tecnologie innovative e nuovi processi costruttivi finalizzati all’esecuzione di murature armate portanti e di tamponamento nell’ambito del miglioramento sismico delle nuove costruzioni e salvaguardando gli assetti urbani”. Temi perfettamente allineati con gli obiettivi del Premio e con le iniziative dell’UNESCO, partner del progetto promosso dalla Fondazione voluta da Giovanni Spadolini. Questa scelta sarebbe stata apprezzata da Enzo Ferrari che amava tenacemente la sua terra. Un motivo in più per avvalorare la decisione di effettuare la prossima edizione del 2013 a Modena, città natale del mitico costruttore di automobili, nella Casa museo Enzo Ferrari. INNOVAZIONE Il Premio ha aperto una finestra sulle strategie che portano allo sviluppo dell’innovazione, permeando il mondo delle imprese, i centri di ricerca e le aziende operanti nel settore ICT (Information and communication technology), ma anche tutto il sistema della pubblica amministrazione, in particolare gli enti che forniscono assistenza strategica alle aziende lungo tutto il ciclo di innovazione, per migliorarne la competitività. Essere aperti all’innovazione, soprattutto sotto il profilo della sicurezza antisismica e della prevenzione delle catastrofi naturali, senza stravolgere il territorio, adottando misure “virtuose” nell’utilizzo dell’energia,


Anno VI - marzo/aprile 2013

PRIMO PIANO

Le categorie ammesse

rappresenta senz’altro un motivo di merito che potrebbe essere rilevato dai membri della Giuria. Dopo l’identità culturale e la ricostruzione solidale, l’innovazione (in particolare quella sociale) è la parola-chiave perché impegna a lavorare insieme (le tre sezioni speciali possono interagire), poichè nel campo dell’innovazione sono le sinergie a fare la differenza. Non si può fare vera innovazione se non ascoltando le istanze delle comunità, delle famiglie, del territorio, mostrando la capacità di essere efficace, riferendosi all’uso ottimale di risorse per il conseguimento di un risultato sociale, in pratica la dimostrazione che l’idea funziona meglio delle soluzioni esistenti e genera valore per la società; la sostenibilità riguarda una componente essenziale e tipica dell’innovazione sociale che la distingue dalle pratiche tradizionali di assistenza e promozione sociale. La Commissione giudicatrice vuole verificare come il territorio può diventare uno spazio per la cittadinanza dove scoprire le nuove tecnologie e realizzare idee e progetti, ben sapendo che la geografia e la storia hanno fatto del paese Italia un luogo privilegiato per realizzare, in territori che diventano “officine”, iniziative e nuovi modelli di sviluppo auspicabili, anche attraverso l’innovazione. Le idee progettuali (social innovation), presentate dagli under 30, saranno prese in particolare considerazione, come pure i progetti che riguardano il mondo della ricerca al femminile, che rivendica spazi in un settore ancora troppo a misura di uomo. ACCESSIBILE E’ MEGLIO in collaborazione con il Comitato per la Promozione e il Sostegno del Turismo

16

Accessibile ed ENEA. La Sezione, che si ispira al primo Libro Bianco sul Turismo per Tutti in Italia 2013, intende individuare le azioni, i progetti e le esperienze di realtà o Enti che creano le condizioni ideali di fruibilità del territorio e degli spazi per tutti, senza barriere sociali che portano spesso alla discriminazione, all’esclusione sociale e a situazioni di povertà delle persone con disabilità, in particolare in funzione del loro stato di salute, momentaneo o permanente, delle loro condizioni fisiche o mentali o delle loro difficoltà. Poiché l’accessibilità riguarda non solo aspetti strutturali e infrastrutturali, ma anche i servizi offerti ai turisti, occorre promuovere la qualità dell’accoglienza per tutti, ovvero incentivare un cambiamento culturale che generi profondi mutamenti dei modelli organizzativi e gestionali, ancora prima che strutturali. In collaborazione con la Struttura di Missione per il Rilancio dell’Immagine dell’Italia (Presidenza del Consiglio dei Ministri), il Premio vuole dare spazio, valutare e incoraggiare politiche di accoglienza, sensibilizzazione e promozione culturale, per sviluppare le tematiche dell’accessibilità e della fruizione degli spazi, in particolare quelli dedicati agli ambiti culturali (Musei, Gallerie d’Arte, Biblioteche, ecc.), all’accoglienza (alberghiera, agriturismi, spazi all’aperto) per favorire il turismo per tutti.

Il Premio ha dedicato una Sezione dedicata al compianto Ezio Trussoni, capo redattore della sede Rai di Milano che aveva ben capito come la presenza capillare della Rai sul territorio è elemento distintivo importante del servizio pubblico radiotelevisivo. La TGR intende condividere e sostenere sfide dettate dalla passione di muovere il Paese verso un futuro sostenibile. Non mancherà l’interazione con la TGR, a cui i candidati al Premio possono segnalare i loro progetti, compilando l’apposita scheda inserita nel bando ufficiale, attraverso la quale si possono offrire suggerimenti alle redazioni regionali della TGR per una valutazione (ad esclusivo giudizio dei responsabili delle sedi locali) di realizzare un servizio dedicato negli spazi del telegiornale regionale o delle rubriche. Il Concorso è riservato ai giornalisti, precari e/o praticanti della Rai TGR (Sedi Regionali), autentico trampolino di lancio per tanti volti noti dei tg nazionali che hanno realizzato servizi, reportage e inchieste televisive su temi che riguardano le tematiche del premio, rilevanti per la vita sociale della Regione di competenza e che, sovente, vengono utilizzate anche da tg e/o rubriche Rai di carattere nazionale. L’obiettivo è favorire la crescita di una cultura dell’informazione più attenta alle problematiche del territorio e, allo stesso tempo, di far crescere l’attenzione dei media verso questi temi.

SEZIONE SPECIALE Ezio Trussoni

SEZIONE SPECIALE FUORI CONCORSO

INFORMAZIONE RADIO TELEVISIVA In collaborazione con Testata giornalistica regionale della Rai

*Una Categoria (Sezione Speciale), fuori concorso, è dedicata ai protagonisti della Comunicazione e dei Media (la selezione sarà effettuata direttamente dalla Commissione Giudicatrice).


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

Il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini collaborerà al progetto

Territori, officine

NUOVI SPAZI

dell’accessibilità Il primo libro bianco, frutto del lavoro del Comitato per il turismo accessibile, vuole fissare lo stato dell’arte di questi progetti e fornire raccomandazioni, indirizzi, indicazioni utili destinati ad imprenditori, amministratori pubblici, formatori, politici, tutti coloro che con il turismo hanno a che fare. Allo stesso tavolo ministeriale si sono seduti i rappresentanti delle associazioni dei disabili e quelli della politica, partendo dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni italiani), l’UPI (l’Unione delle province d’Italia) e rappresentanti della conferenza delle Regioni.

C

i potrà essere un mondo possibile anche per i disabili? La risposta viene da ”Accessibile è meglio”, il primo Libro Bianco sul “Turismo accessibile per Tutti in Italia 2003”, promosso dal “comitato per il turismo accessibile”, composto da un gruppo di lavoro ristretto di 20 persone e quattro gruppi di lavoro allargati, alla ricerca di strategie per implementare alcuni aspetti chiave: la comunicazione, l’informazione, i trasporti e l’accoglienza. L’iniziativa è finalizzata ad ispirare l’azione politica e di governo intorno al tema del turismo accessibile, per promuovere la cultura dell’accoglienza, che rappresenta il livello di civiltà di un Paese. Una Road map che sarà condivisa con il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini a seguito dell’intesa di collaborazione con la Struttura di Missione per il rilancio dell’Immagine dell’Italia. Questi interessanti temi sviluppati in un manuale frutto dell’impegno del Comitato per la Promozione e il Sostegno del Turismo Accessibile, e promosso, nell’ambito

dell’attività della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono stati inseriti in una Sezione Speciale del Premio. Il Libro Bianco, che raccoglie oltre 350 buone pratiche e progetti sul Turismo Accessibile, realizzati da associazioni ed enti pubblici, è anche fonte di diversi stimoli, in quanto fornisce tutta una serie di suggerimenti utili alla realizzazione del Turismo Accessibile.

UNA NUOVA SFIDA DEL TERZO MILLENNIO Il Turismo accessibile rappresenta una delle nuove sfide del terzo millennio. L’obiettivo è di creare un documento che dia delle indicazioni pratiche, per passare dalle parole ai fatti. “Turismo vuol dire accoglienza, ospitalità, cioè permettere a tutti l’accesso - spiega Maria Flavia Coccia, coordinatore della Struttura di Missione per il Rilancio dell’Immagine dell’Italia e Presidente del Comitato per la Promozione e lo Sviluppo del Turismo accessibile - In

Italia questo non è ancora realtà, ma stiamo cercando di risolvere il problema. È vero che abbiamo delle punte di eccellenza, ma in altre zone siamo ancora indietro. Un cambiamento che è doveroso affinché i diritti delle persone non siano più da rivendicare ma semplicemente da esigere, è praticamente in corso”. Flavia Maria Coccia ha le idee chiare, decisa a portare avanti la mission del progetto. Ricorda quando in Italia di turismo accessibile neppure si parlava, anzi: il fenomeno andava evitato, negato, rimosso. Ed avverte: “Restano relegati nella nostra memoria episodi plateali di incultura turistica nei confronti della diversità, di rifiuto delle persone con bisogni speciali, di rigetto del problema, come se fosse una tara che il nostro turismo non voleva farsi affibbiare. Episodi di questo tipo avvengono ancora. Non possiamo essere sicuri che quelle brutte pagine della nostra storia recente si possono considerate del tutto superate”. La soluzione comunque è auspicabile. Ci fa riflettere. “Dove non hanno potuto la sensibilità e la cultura, è stata la convenienza a darsi legge, è stato il mercato a dettare le regole di convivenza e di accoglienza. Gli operatori turistici lo sanno”.

COMUNICARE, UN’AZIONE DI CIVILTÀ Recentemente a Vicenza, a Gitando, Salone del turismo e dello sport accessibile, che è l’unica rassegna in Italia dedicato a tutte le persone con disabilità e alle loro famiglie, mostrando il video della campagna di comunicazione appena iniziata, indicando quale dovrà essere il percorso da seguire, è stata ancora più chiara: “Ci vogliono ancora

La panchina Freedom promossa dal Consorzio dei Comuni Trentini con la Federazione Trentina della Cooperazione rappresenta una moderna soluzione di arredo urbano a misura di disabile per un’ospitalità territoriale di eccellenza e di intercooperazione innovativa quale sistema capace di generare nuove opportunità di risposta ai bisogni e alle aspettative dei cittadini.

18

tante azioni per lanciare la destinazione Italia come meta turistica per le persone con disabilità”. A cominciare dalla comunicazione che prevede altre iniziative, tra cui il Premio organizzato dalla Fondazione Spadolini Nuova Antologia e da Energeo Magazine. Il video promozionale è stato realizzato in collaborazione con Uildm (Unione Italiana Lotta alla Distrofia muscolare) dal regista Aldo Bisacco (al momento in italiano e in inglese ma sono in preparazione anche le traduzioni in altre lingue le immagini, girate a Venezia, Ferrara, Mantova, Firenze, Bari, Ostuni, Palermo, Erice, Roma e in Val di Fassa, raccontano il viaggio di una coppia in cui lui è in carrozzina, che attraversa tutta l’Italia incontrando l’ospitalità degli Italiani e le bellezze del nostro Paese. “Abbiamo fortemente voluto parlare di ospitalità piuttosto che di accessibilità”, dice Roberto Vitali, portavoce del Comitato per la promozione del Turismo accessibile. Precisa: “Dietro alle parole si nasconde tanta sostanza, la persona con disabilità oltre che un cliente pagante, deve essere considerato un ospite a cui far vivere un’esperienza vacanziera unica”. E conclude: “C’è voglia di fare, ma fino a oggi ci si è mossi in ordine sparso, disperdendo occasioni utili”.

il turismo hanno a che fare. Allo stesso tavolo ministeriale, infatti, per la stesura di questo documento programmatico, si sono seduti i rappresentati delle associazioni dei disabili e quelli della politica partendo dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni italiani), l’UPI (l’Unione delle province d’Italia) e rappresentanti della conferenza delle Regioni. Un mercato dei “bisogni speciali” che si traduce in un’opportunità di business i cui confini sono poco definiti: è riduttivo pensare esclusivamente alle persone con disabilità evidenti (siano essere sensoriali, motorie o cognitive). Secondo gli autori del Libro bianco, infatti, in questo grande bacino di clienti andrebbero incluse anche le persone che hanno difficoltà alimentari (celiachia, intolleranze alimentari, regimi alimentari iposodici o dietetici in generale) e coloro che per motivi di salute si “stancano” a camminare a lungo a causa dell’età o per colpa di patologie. Soltanto in questo modo si potranno aprire nuove frontiere per il prodotto turistico.

NUOVI SPAZI

della Struttura di Missione per il Rilancio dell’immagine dell’Italia

P.B.

UN MERCATO DEI “BISOGNI SPECIALI” Il primo libro bianco, frutto del lavoro del Comitato, presentato recentemente alla Bit di Milano a metà febbraio, vuole fissare lo stato dell’arte di questi progetti e fornire raccomandazioni, indirizzi, indicazioni utili destinati ad imprenditori, amministratori pubblici, formatori, politici, tutti coloro che con

Maria Flavia Coccia, ricopre il ruolo di coordinatrice della Struttura di Missione per il Rilancio dell’Immagine dell’Italia e Presidente del Comitato per la Promozione e lo Sviluppo del Turismo accessibile.

19


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

Progetti dimenticati: insieme per riscoprire e tutelare il patrimonio storico,

Tutela

dei beni culturali e ambientali: i primi 40 anni

S.O.S. TERRITORI

Alla vigilia del quarantennale della fondazione degli attuali dicasteri del Governo Italiano, preposti alla cultura e alla conservazione del patrimonio artistico e per i beni ambientali, e della ricorrenza del ventennale della morte dello statista fiorentino, la Fondazione Spadolini Nuova Antologia, nell’ambito delle attività del Premio Eco and the City Giovanni Spadolini, intende diffondere una cultura per il mantenimento del decoro urbano e la valorizzazione dei Beni Culturali e ambientali del nostro Paese, intesi come patrimonio comune.

L

a parole d’ordine è “conservazione e riuso”, con il concorso di tutti, ma anche di salvaguardia del territorio. Ancora una volta prendiamo a prestito le parole di Giovanni Spadolini, fondatore del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali che amava ripetere: “una moderna politica dell’ambiente e del territorio richiede il concorso di tutte le forze vive della cultura e della società”. Oggi il Premio Eco and the City, che da tempo si amalgama con il territorio e gli abitanti dei luoghi, nell’ambito delle attività propedeutiche al buon successo dell’iniziativa, attraverso Energeo, lancia un’idea concreta mirata alla diffusione di una cultura per il mantenimento del decoro urbano, la salvaguardia del Paesaggio, e la valo-

20

rizzazione dei Beni Culturali del nostro Paese, intesi come patrimonio comune. L’iniziativa, avviata alla vigilia del quarantennale della fondazione degli attuali dicasteri del Governo Italiano preposti alla tutela della cultura e alla conservazione del patrimonio artistico e culturale e dei beni ambientali e della ricorrenza del ventennale della morte del grande statista, è rivolta a quanti hanno a cuore i valori della salvaguardia e della tutela del patrimonio culturale, soprattutto quello considerato “minore”, la cui funzione oscilla continuamente tra quella di deposito passivo della memoria storica e dell’identità culturale e quella, opposta, di potente stimolo per la creatività del presente e la costruzione del futuro. Questa azione, di sicuro impatto mediatico e di partecipazione, si propone di coinvolgere direttamente il sistema delle Sovrintendenze per i Beni architettonici e paesaggistici. Per questo motivo è necessaria un’azione urgente, come ha scritto sul Giornale dell’Arte, lo studioso Salvatore Settis: “In ragione

della cieca politica di drastici tagli al budget per la cultura, della privatizzazione del patrimonio culturale e dell’alleggerimento degli enti pubblici di tutela che caratterizza l’attuale Governo”. Nella sua analisi il professor Settis sottolinea come: “su questo tema abbia una grande importanza, anche fuori dall’Italia, a causa della convergenza di tre caratteristiche storiche: l’altissima densità del patrimonio in situ in Italia, il suo intimo legame con il paesaggio e infine perché è in Italia (per la precisione negli Stati precedenti all’unificazione politica del Paese) che le più antiche regole di salvaguardia del patrimonio hanno visto la luce”. Tanti progetti rimangono nel cassetto e risultano addirittura “dimenticati” in quanto il patrimonio culturale viene considerato “un fardello che pesa sul budget dello Stato e non che possa divenire una riserva di risorse (PIL) per i cittadini e per le Nazioni”. L’Italia è stata la prima a integrare la tutela del paesaggio e del patrimonio culturale nei principi fondamentali della sua Costituzione. La consistenza e la qualità del patrimonio da un lato, la cultura

Prima di assumere le funzioni di responsabile del nuovo dicastero del Governo Italiano preposto alla tutela della cultura e alla conservazione del patrimonio artistico e culturale e dei beni ambientali, il Senatore Giovanni Spadolini ha prestato giuramento, nel Salone delle Feste al palazzo del Quirinale, davanti al Presidente della Repubblica Giovanni Leone, secondo la formula rituale indicata dall’art. 1, comma 3, della legge n. 400/88 come si evince nel documento esclusivo. Il giuramento rappresenta l’espressione del dovere di fedeltà che incombe su tutti i cittadini ed, in modo particolare, su coloro che svolgono funzioni pubbliche fondamentali (in base all’art. 54 della Costituzione).

italiana della salvaguardia dall’altro sono due facce della stessa medaglia. Il progetto sarà supportato da qualificati partners e realizzato in collaborazione con le principali Reti interessate alla tutela del territorio. L’iniziativa, tra l’altro, si propone di aiutare a capire come affrontare le indagini diagnostiche, con l’aiuto di esperti, al fine di salvaguardare e tutelare l’enorme patrimonio ambientale, culturale, storico-urbanistico, architettonico. Un’azione di screening a campione sul territorio che potrebbe essere avviata a breve, compilando l’application form presente sul sito www.ecoandthecity.it, costituirebbe la base per avviare l’indagine conoscitiva, esperita (sono in corso i contatti) nell’ambito di un progetto pilota dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia, che ha promosso, di recente (vedi servizio a pag. 31), il progetto strategico “Rinascimento Urbano”, un’iniziativa che dovrà coinvolgere tutti i Comuni aderenti a Borghi Autentici d’Italia, custodi di un bene storico-culturale, testimonianza del tempo e memoria storica dei borghi che necessitano di restyling. Si tratta di un esempio lodevole di attenzione e sensibilità verso il territorio, un’azione su vasta scala che coinvolgerà tutti i Comuni aderenti a Res

Tipica ANCI, l’Associazione Città di Identità.

IL PROGETTO SAREBBE STATO PARTICOLARMENTE CARO A SPADOLINI Il progetto è ambizioso e servirà per mettere le basi all’edizione del 2014 del Premio. Giovanni Spadolini venne chiamato da Aldo Moro a far parte del suo governo, e gli venne affidato un ministero istituito “su misura”, per cui lo statista toscano divenne precursore di un confronto concreto sui grandi temi del nostro tempo. Spadolini inserì la salvaguardia dei beni culturali e ambientali (all’epoca considerate istanze pressoché secondarie) nell’Agenda di Governo, dando inizio ad un percorso innovativo per la cultura politica italiana. Siamo certi che quest’ iniziativa sarebbe piaciuta a Giovanni Spadolini, storico, giornalista, uomo politico e delle istituzioni che si è sempre battuto per la tutela e la valorizzazione del territorio e dei beni culturali. Tanto per fare un esempio, raccontiamo il primo intervento in assoluto del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali in soccorso della Reggia che appariva ormai ruderizzata, come si evince in un carteggio inedito conservato presso la Fondazione Spa-

dolini Nuova Antologia, dove assume particolare rilievo una lettera inviata dal Presidente del Consiglio On.le Aldo Moro al neo Ministro dell’Ambiente Giovanni Spadolini, nella quale si sollecita un intervento su Venaria Reale che ha avuto una storia tormentata e complessa. Dai fasti del Seicento al culmine dello splendore del Settecento, all’inesorabile declino dell’Ottocento. La lettera svela che l’interessamento era stato sollecitato dall’editore piemontese Giulio Einaudi e che erano sue le idee “per un riassetto e una futura utilizzazione come grande museo ecologico di questo palazzo e del suo parco”. Scriveva nella lettera diretta al senatore Spadolini il presidente del Consiglio On.le Aldo Moro: “Gli ho scritto dicendo di parlare con te che sei il Ministro competente”. Lasciando intendere che era la persona in grado di agire subito. E fu così. Spadolini si impegnò allora per avviare i primi lavori al maestoso edificio oggi restituito all’antico splendore. Quando nacque con decreto legge nel dicembre 1974, il Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali, il ministro fondatore Giovanni Spadolini pose tra gli impegni prioritari della neonata amministrazione, il recupero, la tutela e la fruizione del patrimonio culturale e artistico, e per i beni ambientali, con una particolare ai luoghi storici che costituiscono il tessuto della nostra identità nazionale. A quarant’anni dall’Istituzione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, una nuova azione capillare riparte per tracciare “una mappa dei bisogni” del patrimonio storico e culturale e dei beni ambientali, sotto il segno di Giovanni Spadolini. ...(continua)

S.O.S. TERRITORI

monumentale e artistico e valorizzare il territorio

r.e.

Giovanni Spadolini è stato un protagonista del secolo scorso: eletto senatore (1972) nel collegio elettorale di Milano come indipendente nelle file del Partito Repubblicano Italiano, (nella foto con altri due grandi statisti: Ugo La Malfa e Aldo Moro)venne chiamato, due anni più tardi, da Aldo Moro a far parte del suo governo; gli venne affidato il nascente Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Spadolini inserì la tutela del territorio nell’agenda di Governo, dando inizio a un percorso innovativo per la politica italiana e diventando precursore di un confronto concreto sui grandi temi del nostro tempo.

21


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

Il museo (MEF), struttura polivalente, avveniristica e sostenibile, considerata tra le dieci più belle Spadolini, che punterà i riflettori sulla ricostruzione e la solidarietà, temi di grande attualità nella terra di Enzo Ferrari, ferita dal grave sisma

Una festa in giallo

I festeggiamenti, che hanno significato un caloroso omaggio a Modena, una città che ha aggiunto due spazi museali distinti alla già ricca offerta del territorio, sono stati un vero happening, il cui denominatore comune è stato il colore giallo, che Enzo Ferrari scelse come sfondo del suo celebre marchio, con il Cavallino rampante.

MANIFESTAZIONI

U

n museo in giallo a Modena, non soltanto per un giorno. La festa di compleanno della struttura polivalente, considerata tra le 10 più belle architetture italiane del XXI secolo, avveniristica, sostenibile (l’utilizzo della geotermia garantisce notevoli risparmi energetici per raffrescamento e riscaldamento interno) ed accessibile perché priva di barriere architettoniche, realizzata nell’edificio ottocentesco in cui Enzo Ferrari nacque, è stata l’occasione per vivere in città una giornata memorabile. Il museo (MEF), aperto al pubblico il 10 marzo di un anno fa, è stato concepito come un libro a grande scala, che permette al visitatore la lettura biografica di Enzo Ferrari, uno degli italiani più rappresentativi del ‘900. Questo territorio deve molto ad Enzo Ferrari, una figura leggendaria che attraverso gli occhiali scuri guardava il mondo e immaginava il successo, dando un’impronta esclusiva allo sviluppo di una terra virtuosa, universalmente riconosciuta e storicamente ricca di specificità nel panorama delle province italiane. Un territorio recentemente colpito dal grave sisma, ma con una marcata identità culturale, oggi impegnato in una nuova competizione: la ricostruzione. La popolazione, con

un alto senso civico, ha saputo mostrare, in un momento particolarmente difficile, una gran voglia di rimboccarsi le maniche, ritrovare la tenacia, senza perdere il senso della dignità, mantenendo una condotta esemplare che ha saputo trasformare l’emergenza in una grande occasione per ripensare il rapporto con il territorio ferito: l’uso e la tutela del paesaggio, l’attenzione al consumo di suolo, la necessità di investimenti per la messa in sicurezza e la prevenzione dei rischi, la ricostruzione in chiave di sostenibilità. Gli emiliani prenderanno esempio dal loro concittadino più illustre, sempre protagonista, con passione, sofferenza,

determinazione, coraggio, ambizione, orgoglio, dignità e con una rara capacità di guardare avanti. I festeggiamenti sono stati un vero happening, il cui denominatore comune è stato il colore giallo, che Enzo Ferrari scelse come sfondo del suo celebre marchio, con il Cavallino rampante che quest’anno si è aggiudicato anche il titolo di marchio più riconosciuto nel mondo, battendo addirittura quello di Coca Cola e di Google, il motore di ricerca più utilizzato su Internet. E’ stata concepita una manifestazione unica e irripetibile che ha significato un caloroso omaggio a Modena, una città che ha aggiunto due spazi muse-

I festeggiamenti sono stati un vero happening, caratterizzato dal colore giallo che Enzo Ferrari scelse come sfondo del suo celebre marchio, vi hanno preso parte anche i giovanissimi con le loro caratteristiche automobiline con i colori del “Raduno Yellow MEF”.

22

ali distinti alla già ricca offerta del territorio dall’indiscussa, forte identità e con la grande capacità di mettersi sempre in gioco, predisposto ad accogliere le novità attraverso l’innovazione (è stata definita il capoluogo della Motor Valley). “I due spazi - ci fa notare l’architetto Andrea Morgante che ha realizzato la struttura ideata da Jan Kaplický, prematuramente scomparso nel 2009 sono collegati al fine di riuscire ad instaurare un dialogo sensibile fra i due edifici”. “E’ stato necessario - fa riflettere Morgante che ha curato anche l’allestimento del Museo - rispettare la presenza della Casa natale di Enzo Ferrari e, nel contempo, riuscire a unire in modo organico un complesso composto da elementi diversi”. Ed aggiunge: “La vista dell’interno del nuovo edificio, attraverso la facciata vetrata, inquadra in modo spettacolare la Casa natale, mentre dall’esterno è facile intravvedere il contenuto espositivo”.

UN LUOGO DI RITROVO PER GLI APPASSIONATI DI MOTORI L’avveniristica costruzione espositiva, grazie a queste importanti soluzioni costruttive, sta riscuotendo tantissimo successo tra il vastissimo pubblico di appassionati. La città di Modena ha vissuto una giornata memorabile, coinvolgendo tantissimi giovani che hanno potuto vivere un’esperienza unica e ricca di emozioni. Per l’occasione è stata attraversata da una grande “onda gialla”, i colori del “Raduno Yellow MEF!” che ha portato per le strade della città dove è nato Enzo Ferrari 115 anni fa, più di 100 veicoli di ogni tipo:

auto Valley, moto, bici e supercar. E’ stata una vera occasione per tutti gli appassionati di motori, grandi e piccoli, per assistere a una sfilata caratterizzata appunto dal giallo. L’occasione è servita anche per far il punto sull’attività del Museo (MEF) che sorge a pochi passi dallo stabilimento della Maserati, su una superficie complessiva di circa seimila metri quadrati con un’area espositiva di 4400 metri quadrati. Il complesso comprende la casa in cui nacque il Drake nel 1898 interamente restaurata e, di fronte, una nuova galleria espositiva caratterizzata da una grande copertura in pannelli d’alluminio di colore giallo, le cui aperture per la luce rimandano alle prese d’aria di auto da corsa. Al suo interno un unico grande ambiente dove muoversi tra le autovetture, i motori, i telai e gli oggetti conservati come vere opere d’arte e ripercorrere attraverso cimeli, testimonianze, immagini e filmati, la vita dell’inventore del Cavallino e la storia dell’automobilismo. Modena si conferma così capitale della passione e della competenza automobilistica.

il focus del Premio è stato dedicato alla storia ed evoluzione di questo territorio che ha dato vita ad intuizioni tecniche di grande portata e difficilmente riproducibili. Il Premio vuol rendere omaggio alla figura di Enzo Ferrari, fulgido esempio della genialità italiana, un precursore dell’innovazione, un uomo legato alla propria terra, agli antichi valori, alle buone abitudini, alla cucina tradizionale e ai vini tipici, al dialetto modenese. L’iniziativa potrebbe dare un impulso più ampio ed articolato a quella base di conoscenza del MEF anche ai non appassionati di storia dell’automobilismo, quei cittadini che svolgono attività di tutela del patrimonio naturale e del territorio. Da un’indagine qualitativa a campione condotta sul pubblico del Museo è emerso che l’80% dei visitatori ha gradito l’esposizione, il 90% consiglierà la visita ad altri e il 50% intende ritornare. Il Museo è recensito ottimamente su Tripadvisor ed ha una copertura mediatica in costante crescita.

MANIFESTAZIONI

architetture italiane del XXI secolo, ospiterà la prossima edizione del Premio Eco and the City Giovanni

Pierpaolo Bo ha collaborato Maja Argenziano

UN PRECURSORE DELL’INNOVAZIONE L’onda gialla coinvolgerà anche Energeo, che dovrà organizzare la prossima edizione del Premio Eco and the City Giovanni Spadolini, puntando i riflettori sulla ricostruzione e la solidarietà, temi di grande attualità nella terra di Enzo Ferrari, ferita dal grave sisma. La scelta di realizzare la prossima edizione del 2013 a Modena, città natale del mitico costruttore di automobili, nella casa museo Enzo Ferrari è stata accolta con entusiasmo, anche perché

E’ stata una vera occasione per tutti gli appassionati di motori, grandi e piccoli, per assistere a una sfilata caratterizzata appunto dal giallo. A destra una fiammante Ferrari nello spazio antistante il Museo (MEF).

23


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

I luoghi del

ROAD MAP

cuore di Enzo Ferrari Enzo Ferrari, che amava conservare le vecchie, buone abitudini della tradizione modenese, nell’intimo è sempre rimasto una persona di una semplicità estrema, un uomo da osteria, quelle che da piccolo frequentava con il padre Alfredo. Ogni sabato andava a mangiare, in compagnia dei suoi amici più cari, all’Antica Trattoria della Piola per gustare i tortellini come li preparava sua madre Adalgisa Bisbini, originaria di Forlì, con un ripieno di pane grattugiato, gambo verde di cipollotto e il tosone che è la rifilatura della forma del parmigiano reggiano. A quel tavolo di legno antico con la tovaglia a fiori è stato visto l’ultima volta la vigilia di natale dell’87, otto mesi prima di morire.

F

orse non tutti sanno che Enzo Ferrari era solito andare all’Antica Trattoria della Piola, la cui origine risale al 1752, oggi ancora aperta al nord di Modena, a non più di mille metri dall’uscita dell’Autosole, in quella che viene chiamata Viazza di Ramo del Secchia, sede storica del circolo “Carrettieri e scariolanti Filippo Turati”. Il locale, già Stazione di Posta, dove facevano capo le diligenze per far riposare i cavalli, è stato qualche anno fa ampliato con una parte in legno, mentre l’osteria è rimasta com’era, con il pergolato addossato a muro. Anche la locanda è stata ristrutturata, diventando un grazioso mini hotel di 12 stanze. Un tempo era spoglia e semplice, appena adatta come ricovero e ristoro per i carrettieri che facevano tappa per far riposare ed abbeverare i cavalli, prima di proseguire sulle antiche

strade che portavano all’Appennino Emiliano. La taverna era un tempo frequentata da barcaioli, garzoni, facchini, passatori, traghettanti e dagli scariolanti, che svolgevano un lavoro molto faticoso, costretti a portare i materiali raccolti ai vagliatori di sabbia, risalendo e riscendendo la riva del Secchia, sabbia che poi veniva caricata su un carretto trainato dai cavalli. Quel ramo del Secchia (da qui il nome della località) da dove si diramano oggi tra le cave in disuso tanti percorsi natura e piste ciclabili, non ha perso il fascino di una volta: è ancora unico ed esclusivo, anche quando è immerso in una nebbia palpabile che avvolge sovente la città e il territorio. In questo luogo, a qualche centinaio di metri dal fiume Secchia, circondato da grandi buche provocate dagli scavi, Enzo Ferrari, che amava conservare le vecchie, buone

abitudini, nell’intimo è sempre rimasto una persona di estrema semplicità, un uomo da osteria, quelle che da piccolo frequentava con il padre Alfredo. Ogni sabato andava a mangiare fuori, in compagnia degli amici più cari. Energeo Magazine, individuando tra le tappe di avvicinamento al Premio che si svolgerà nella vecchia casa-officina del Drake, trasformata in un avveniristico museo, ha trovato il luogo e il modo di descrivere l’ingegnere nel tempo libero, fuori dall’officina e dall’ufficialità, lontano dalle telecamere, amico fra gli amici a tavola all’osteria, quando buon vino e buona compagnia facilitano i discorsi rilassati e fanno allentare il nodo della cravatta, affidandosi al richiamo della memoria di un testimone d’eccezione: Claudio Càmola, 74 anni, oste simpatico e affabulatore che ha ereditato l’antica taverna da zia Maria negli anni sessanta. L’allegra combriccola formata da abili narratori di barzellette e buongustai, rimaneva unita anche nel mese di agosto, quando il

famoso carrozziere restava a Modena. Del proprio territorio Ferrari amava tutto, il dialetto, il linguaggio semplice, le trattorie, le storie dei vecchi, i detti, gli scherzi, gli aneddoti, e le “chiacchere del nulla”, quelle che hanno il solo scopo di riempire i vuoti fra un bicchiere e l’altro. Avevano cominciato a frequentarsi intorno al ‘60, forse nel ‘64. Enzo Ferrari era molto legato a tutti i suoi vecchi amici: si parlava in dialetto, si stava “alla buona”. Perché, dopo tanto stress, dopo tanti incontri di lavoro, a lui piaceva trascorrere il sabato in pace, alla periferia della sua città. Amava il modo di vivere modenese: tavolo in legno massiccio con sei posti a sedere della storica Trattoria, autentico del ‘700, con la tovaglia a fiori in fondo alla sala prenotato puntualmente ogni sabato, pareti addobbate con stampe antiche e foto ingiallite, in ricordo dei frequentatori famosi del locale, monarchi, regine e personaggi della storia, la solita sedia da cucina in legno scuro con seduta impagliata, la vecchia stufa a legna in ghisa accesa d’inverno. Sul tavolo apparecchiato era pronta una brocca di fragolone appena spillato,

prodotto nel vigneto attiguo alla locanda, dal colore rosso granato, nutrito e pieno, dal sapore asciutto da bere con gli amici fidatissimi mangiando i piatti della cucina povera modenese, semplici e nostrani secondo le antiche tradizioni, scegliendo tra i primi, pane raffermo e fagioli, tortellini vegetariani o pisarot, pasta fatta in casa con ragù leggerissimo,le tagliatelle, i boccolotti con i fagioli, gli spréca grògn (maltagliati), a cui seguivano secondi invitanti: maialino da latte con purè o al ginepro, stracotto d’asina con polenta, la cacciatora, i chelzagàt, l’arrost ed panza, le polpettine con i piselli, la torta dura e al bensòun e la sbrisolona da intingere nel vino leggero. Questo gli piaceva, questo voleva, questo mangiava! Negli anni sessanta, Zia Maria, che tra i fornelli era impareggiabile, preparava all’ingegnere un piatto della cucina contadina: tortellini come li cucinava sua madre Adalgisa Bisbini, originaria di Forlì, con un ripieno di pane grattugiato, gambo verde di cipollotto e il tosone che è la rifilatura della forma del parmigiano reggiano. Nell’osteria del Secchia si possono ancora gustare i tortellini dell’ingegnere indicati nel menù e segnalati dalle migliori guide gastronomiche. L’antica stazione di Posta è diventata un luogo della memoria e dei sapori antichi, dove tutto si riflette, con molti ricordi, nella storia del suo frequentatore più assiduo e famoso: Enzo Ferrari. L’ultima volta è stato visto a quel tavolo il natale dell’87, otto mesi prima di morire, entrando definitivamente mella leggenda. La storia del Mito dell’automobile passa anche da qui.

ROAD MAP

Un uomo, un mito, un territorio

P.B.

24

Enzo Ferrari era molto legato alla sua terra: in osteria si parlava in dialetto, si stava “alla buona”. Perché, dopo tanto stress, dopo tanti incontri di lavoro, a lui piaceva trascorrere il sabato in pace, alla periferia della sua città. Claudio Càmola, 74 anni, oste simpatico e affabulatore che ha ereditato l’antica taverna del Secchia da zia Maria negli anni sessanta, si intratteneva spesso con il Commendatore scambiando le “chiacchere del nulla”, quelle che hanno il solo scopo di riempire i vuoti fra un bicchiere e l’altro. A destra: Il tavolo in legno massiccio con sei posti a sedere della storica Trattoria, autentico del ‘700, attorno al quale amava sedersi da piccolo con il padre Alfredo.

In alto: Enzo Ferrari, con con gli amici fidatissimi, amava mangiare i piatti della cucina povera modenese, semplici e nostrani secondo le antiche tradizioni. In fondo alla sala, con stampe antiche e foto ingiallite alle pareti, veniva prenotato puntualmente ogni sabato, un tavolo con la tovaglia a fiori.

25


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

la “cura” del paesaggio rurale dei calanchi

Il Parco agricolo di Atri,

PAESAGGI AGRARI

un’eccellenza culturale e paesaggistica

Il progetto di salvaguardia del biotopo dei calanchi che caratterizzano il paesaggio rurale della cittadina abruzzese, rappresenta una concreta sperimentazione di un processo di pianificazione sostenibile mirato a guardare al futuro, quando le poche zone rurali preservate rappresenteranno un capitale unico e non più riproducibile, da valorizzare soprattutto in termini turistico-ricettivi.

I

n Italia, mai come nell’attuale periodo di crisi economica, si è sentito parlare del paesaggio come risorsa, capitale da potenziare e sfruttare soprattutto in termini turisticoricettivi. Sotto questa spinta, anche il ventennale concetto di sviluppo sostenibile sta assumendo nuove declinazioni incentrate sulla conservazione del patrimonio culturale, naturale e paesaggistico e sulla conseguente limitazione del loro deterioramento e consumo. Il territorio, nella sua integrità paesaggistica, acquista un nuovo valore che è svincolato dalle logiche del profitto immediato dello sviluppo edilizio e del mercato immobiliare: si ravvisa la necessità di ragionare sul lungo periodo, guardando al futuro, quando le poche zone rurali preservate rappresenteranno un capitale unico e non più riproducibile. È in questo contesto

culturale che si inserisce il progetto del Parco Agricolo del biotopo dei calanchi di Atri, in provincia di Teramo, realizzato all’interno del più ampio processo di Multilevel Governance (MLG) avviato dalla cittadina abruzzese. Il Comune di Atri, che conta 11.225 abitanti, nel ridefinire i nuovi strumenti urbanistici, ha infatti adottato un approccio innovativo per l’Abruzzo, identificato nella Multilevel Governance, che vede la redazione simultanea, secondo un processo unico e interdisciplinare, di quattro strumenti di piano che interessano a vari livelli e scale il territorio atriano. “Ci siamo mossi in maniera tempestiva - dice il Sindaco Gabriele Astolfi - dando ordine ad alcune priorità che consentono di tutelare un patrimonio esclusivo del nostro territorio. Sicurezza, identità e sostenibilità: sono questi i principi che

Ad Atri l’attività agricola è fortemente condizionata dalle caratteristiche geomorfologiche: solo nei versanti meno acclivi è possibile utilizzare mezzi meccanici.

26

hanno guidato gli strumenti urbanistici, dal Piano Regolatore Generale al Piano Particolareggiato del centro storico. La svolta si è poi avuta con l’adozione del Piano di gestione del SIC IT7120083 “Calanchi di Atri” e del Piano Particolareggiato del Parco agricolo, in attuazione all’art.13 delle NTA del PTP della Provincia di Teramo”. Questo quadro ha offerto un’occasione unica per la concreta sperimentazione di un processo di pianificazione sostenibile mirato al coordinamento dei suddetti piani da parte di un team multidisciplinare finalizzato a conferire ai medesimi una visione unitaria e condivisa dagli attori locali. Ciò ha permesso di approfondire le conoscenze su determinati aspetti e temi sensibili (il patrimonio storico, il contesto rurale e l’ambiente naturale) che consentono di individuare con maggiore accuratezza, target specifici di sostenibilità verso i quali indirizzare in modo concreto le scelte progettuali e, perciò, la normativa, ricercando essenziali aspetti di coerenza e convergenza progettuali tra il piano generale e quelli settoriali. Il raccordo continuo del gruppo di lavoro incaricato di condurre gli studi specialistici con i responsabili tecnici dei vari piani ha avuto infine il vantaggio di

Il territorio di ATRI culla di una storia millenaria

I

l comune di Atri, che si estende per 92 Kmq e conta 11.225 abitanti (ISTAT 2011), è localizzato in Abruzzo, nell’area più meridionale della provincia di Teramo, entro la fascia collinare prospiciente la linea di costa, a confine con la provincia di Pescara. Le origini della città, che sorge su un promontorio collinare la cui quota massima raggiunge i 464 m, risalgono al X sec. a.C. e le tracce di questa storia millenaria sono riscontrabili tanto nel centro storico quanto nella campagna, dove sono stati rinvenuti insediamenti e necropoli preromane e dove si snoda un complesso sistema di fontane archeologiche e qanat. Il territorio, che ha visto recentemente la nascita del primo esempio Italiano di Consorzio di operatori turistici privati, basato sul concetto della Compagnia di Destinazione, con la creazione del DMC (Destination Management Company) “Riviera dei Borghi Acquaviva”, è fortemente caratterizzato dalla presenza dei calanchi, che costituiscono un importante geosito noto a scala nazionale, e da una notevole componente rurale legata alla produzione di prodotti tipici a filiera corta. Il paesaggio atriano appare infatti come un “ecomosaico” caratterizzato da una matrice prettamente agricola nella quale si inseriscono in maniera diffusa ancora numerosi elementi naturali. A tal proposito basti pensare che il Comune è l’unico del comparto collinare all’interno della provincia di Teramo ad ospitare una Riserva Naturale Regionale ed un Sito di Importanza Comunitaria, uno dei tasselli della rete ecologica europea “Natura 2000”, entrambi denominati “Calanchi di Atri”. Molteplici sono le iniziative volte alla valorizzazione delle peculiarità locali. Tra queste si evidenziano la redazione del Piano Strategico della città di Atri e la conseguente adesione alla ReCS, Rete delle Città Strategiche, la sottoscrizione del Patto Europeo dei Sindaci per il Clima. Si segnala infine la presenza di un polo universitario, di numerose strutture museali tra cui il museo etnografico,il Capitolare e l’archeologico, del teatro comunale del 1881.

PAESAGGI AGRARI

Un progetto che vuole promuovere la multifunzionalità agricola e al tempo stesso incentivare

Il centro storico di Atri visto dal Parco Agricolo. La signora Bianca Cacciatore, scelta per rappresentare il territorio della Riserva Regionale dei calanchi Atri in uno degli scatti del progetto “Uomini in oasi” promosso dal WWF e dall’azienda vinicola Caldirola.

27


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

ridurre non solo i tempi di elaborazione dei singoli strumenti, adottati in Consiglio Comunale il 24 agosto 2012, ad appena un anno e mezzo dall’avvio del processo, ma anche quelli relativi all’espletamento delle procedure valutative (Valutazione Ambientale Strategica e Valutazione d’Incidenza) stabilendo sin dalle prime fasi un raccordo sui principi e sui contenuti intersettoriali dei vari strumenti di piano ed individuando appropriati indicatori di sostenibilità. “Le ultime novità sull’iter approvativo dei piani sono recentissime - ricorda l’Assessore alla Multilevel Governance Domenico Felicione - nella seduta consigliare del 23 marzo 2013 è stato adottato con voto unanime il Piano di Gestione del SIC e votate le controdeduzioni alle osservazioni del PRG”. Nel dettaglio, il Parco Agricolo si estende per circa un terzo del territorio comunale ma ospita appena il 17% della popolazione atriana ed il 16% dell’intero patrimonio immobiliare. Esso rappresenta il comparto entro cui mettere in atto prioritariamente ed in via sperimentale le nuove politiche di sostenibilità e multifunzionalità rurale

grazie a norme che incentivano la “cura” del paesaggio agrario dei calanchi. Cura che si esplica attraverso l’aumento della cultura della sicurezza, la diffusione di azioni di sostenibilità, il mantenimento dell’identità di un paesaggio non riproducibile. Per trasformare queste parole in fatti, le norme del Piano Particolareggiato del Parco Agricolo prevedono una serie di incentivi urbanistici volti alla diffusione del verde e delle reti ecologiche, alla realizzazione di studi specialistici sulle problematiche territoriali riguardanti la sicurezza idrogeologica, alla demolizione di edifici incompatibili ed al recupero dell’esistente. A tal proposito basti pensare che dagli studi effettuati emerge che ben 119 edifici del Parco Agricolo rispecchiano i canoni dell’edilizia contadina locale, e rivestono dunque un importante valore documentario, ma 40 di essi risultano disabitati, strutturalmente compromessi o rasentano lo stato ruderale. Altri interventi incentivati riguardano la piantumazione di siepi e filari di alberi, e

l’adeguamento dell’impianto di smaltimento delle acque reflue attraverso sistemi di fitodepurazione. L’aspettativa è che tale sistema possa costituire un’opportunità per la comunità locale ed il punto di partenza per una migliore gestione del territorio. Un lusinghiero riconoscimento per le strategie adottate è arrivato il 10 novembre 2012, a Trento, quando il Piano Particolareggiato del Parco Agricolo è stato insignito della Medaglia Spadolini per essere arrivato tra i 5 finalisti della sezione 2 del Premio “Eco and the City - Giovanni Spadolini”, riguardante la valorizzazione dei patrimoni paesaggistici e culturali “per aver coinvolto nella progettazione i cittadini in un processo partecipato, anche attraverso la condivisione della Carta delle Unità di Paesaggio, da cui discendono le strategie inerenti la sicurezza, la sostenibilità e la valorizzazione dell’identità territoriale, attraverso la diffusione delle reti ecologiche, nel rispetto dei principi della Convenzione Europea del Paesaggio.”

DIALETTI & LUOGHI

PAESAGGI AGRARI

Il Parco agricolo di Atri, un’eccellenza culturale e paesaggistica

Serena Ciabò

Domenico Felicione, Assessore alla Multilevel Governance del Comune di Atri, che si è fortemente impegnato per mettere la partecipazione al centro del processo di pianificazione. Il mosaico agricolo della campagna atriana. Forte è la presenza di elementi naturali diffusi.

28

29


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

Una rete di territori italiani dove protagoniste sono le comunità che, e opportunità per creare sviluppo

Sviluppo e innovazione

RES TIPICA E DINTORNI

sotto il segno della qualità

nere di più in termini di “qualità della vita” e di felicità anche se consumiamo meno risorse, ma questo solo se, contemporaneamente, si attribuisce valore, anche economico, ad altre componenti non materiali. “Attualmente - fa notare il Presidente

lettività, quantificabile anche attraverso l’utilizzo di specifici indicatori di sostenibilità non basati solo sulla stabilizzazione del PIL, un percorso basato sulla qualità delle relazioni sociali, la solidarietà, la sicurezza, l’inclusione sociale, la conoscenza diffusa, la preservazione

strategico, per attuare azioni di recupero finalizzate anche alla rivitalizzazione dei centri storici, riportando le attività commerciali, i servizi e soprattutto le persone a vivere tali luoghi”.

Stomeo - non è possibile dire che per andare in questa direzione esista un percorso codificato ed univoco: la soluzione bisogna ancora individuarla. Quello che sicuramente è vero, è che non sono sufficienti piccole correzioni e modifiche del presente, occorre un profondo cambiamento che consenta la transizione da un modello di sviluppo centrato sul consumo ad uno attento alla sostenibilità ambientale, economica e sociale”. L’utopia “Borghi della Felicità” parte dal sistema specifico dei valori e delle risorse locali, volendo fornire risposte nuove ai bisogni e ai desideri della collettività, inseparabilmente collegate al paradigma dello sviluppo sostenibile.

dell’ambiente e delle risorse naturali, la qualità e la bellezza del paesaggio, un’economia che assecondi il territorio e le capacità delle persone, facendo attenzione alle fragilità e aiutando lo sprigionarsi delle potenzialità”.

I Borghi Autentici, aderenti all’Associazione Città di Identità Res Tipica ANCI, con un Manifesto sottoscritto da tutti i 191 Comuni iscritti, hanno trovato la bussola che ispirerà il lavoro nei prossimi anni. Il documento definisce le prospettive su cui lavorare insieme, i progetti comuni e le iniziative in grado di generare cambiamento e innovazione.

C

’è una piccola parte dell’Italia, un’Italia speciale che vuole crescere, orientata da precise motivazioni strategiche per avviare progetti, iniziative e azioni di sviluppo, nell’identità, nel paesaggio, nella cultura produttiva, nel proprio modo di vivere, nella storia e nelle tradizioni dei luoghi. È una realtà che considera la comunità locale un elemento decisivo del proprio disegno di sviluppo. E’ l’Italia della rete Borghi Autentici, aderente all’Associazione Città di Identità Res Tipica ANCI: tanti piccoli comuni, enti territoriali e organismi misti di sviluppo locale impegnati in un percorso di miglioramento continuo della struttura urbana, dei servizi verso i cittadini, del contesto sociale, ambientale e culturale. Oggi Borghi Autentici, associazione nata nel 2002 e costituita con atto

pubblico nel 2007, raggruppa 191 piccoli Comuni e altri Enti pubblici e organismi territoriali. È una rete fra territori italiani in cui protagonisti sono le comunità, gli amministratori locali e gli operatori economici e sociali che non si lamentano del declino e dei problemi, ma che al contrario sono consapevoli di avere risorse e opportunità per ripartire da questa condizione di difficoltà per creare nuovo sviluppo.“Borghi Autentici è impegnata da tempo in un percorso di qualità che punta alla valorizzazione dei borghi italiani, sotto molteplici aspetti - confida Ivan Stomeo, Sindaco di Melpignano, in provincia di Lecce, da alcuni mesi al timone dell’Associazione - Il tema del recupero dei centri storici è uno dei principali che l’Associazione offre ai propri Associati. Si tratta del progetto strategico “ Rina-

scimento Urbano”, il cui obiettivo è il recupero di edifici situati nei centri storici portando avanti ristrutturazioni coerenti con i canoni architettonici caratteristici del borgo, con un’attenzione speciale ad interventi per migliorarne l’efficienza energetica. Tale azione, tuttavia, non può essere promossa in maniera “isolata - precisa il Presidente Stomeo - il punto di forza di Borghi Autentici è che un progetto come “Rinascimento Urbano” viene pianificato strategicamente per interconnettersi agli altri progetti dell’Associazione, i quali vertono sulla valorizzazione turistica, sulle energie rinnovabili, sulla messa in qualità del borgo a 360 gradi. Solo così è possibile dare ai Comuni concrete possibilità di sviluppo per migliorare la qualità della vita dei resi-

Lo scenario affascinante e suggestivo di Pescopennataro, 315 abitanti, nella provincia di Isernia, in Molise, definito il paese della pietra e degli scalpellini. Il borgo, uno dei più piccoli dell’Associazione, è circondato da boschi di abeti bianchi, ma anche da boschi di abete rosso, faggio e cerro.

30

denti permanenti e di quelli temporanei, cioè i turisti”. Come volete agire? “I borghi italiani posseggono patrimoni architettonici ed immobiliari che sovente sono a rischio di degrado totale: serve partire da tali patrimoni, avendo in mente un preciso piano

UN PIL DA ROTTAMARE E UNA FELICITÀ DA RITROVARE E lancia un’idea:”L’Associazione Borghi Autentici ha trovato nel F.I.L. (Felicità Interna Lorda), un indicatore che può meglio rappresentare i bisogni delle comunità rispetto all’ormai obsoleto PIL. Per questo BAI si è fatta promotrice del progetto pilota “Borghi della Felicità”, che sarà per la prima volta sperimentato nel mio Comune, Melpignano, nel Salento, e a Saluzzo, in provincia di Cuneo”. Il nuovo paradigma è che si può otte-

“Si tratta - si legge nel programma - di progettare e attuare un percorso teso a raggiungere il benessere di una col-

RES TIPICA E DINTORNI

a dispetto del declino, sono consapevoli di avere risorse

UN MANIFESTO DI INTENTI COME BUSSOLA Borghi Autentici si presenta come un’Associazione indipendente sul piano politico, economico e istituzionale, aperta a ogni forma di confronto e collaborazione con altri soggetti pubblici e privati che siano impegnati su iniziative di sviluppo locale caratterizzate da obiettivi di valorizzazione delle risorse e delle identità locali, di sostenibilità e tutela della biodiversità dei territori, di promozione della qualità e delle capacità locali, quali opportunità per dise-

Cervara si trova a soli 70 chilometri da Roma. Il territorio del comune risulta compreso tra i 419 e i 1.611 metri sul livello del mare, nel paesaggio mozzafiato sulla sottostante Valle dell’Aniene e nel parco naturale regionale dei monti Simbruini. Un borgo veramente unico e suggestivo.

31


Anno VI - marzo/aprile 2013

RES TIPICA E DINTORNI

Sviluppo e innovazione sotto il segno della qualità

gnare uno sviluppo competitivo basato sull’innovazione. “Partire dalla propria identità, dalla propria specificità per migliorarsi, e cambiare, crescere in sintonia con l’ambiente e le persone - spiega Ettore Caroppo, Sindaco di Minervino di Lecce, Comune green, tra i primi firmatari del Patto dei Sindaci, che da anni si batte per attuare piani di recupero e tutela della cittadina salentina - rappresenta una grande opportunità.“ Il Manifesto dei Borghi Autentici (nel riquadro), recentemente adottato dai Comuni della rete BAI, è la bussola che ispirerà il lavoro nei prossimi anni. Il documento definisce le prospettive su cui lavorare insieme, i progetti comuni e le iniziative in grado di generare cambiamento e innovazione. Borghi Autentici d’Italia promuove percorsi di sviluppo locale partendo dai patrimoni esistenti per costruire strategie concrete e attuabili di crescita, per migliorare le condizioni di vita della popolazione, di chi sceglie di vivere e investire le proprie capacità in un borgo, valorizzando il territorio e rendendolo sempre più accogliente, per chi stabilmente ci vive e per chi lo attraversa come “cittadino temporaneo”.

“MANIFESTO DEI BORGHI AUTENTICI” Coesione e vita di comunità; Cultura e identità; Comunità aperte e solidali; I giovani sono il futuro del borgo, senza di loro il borgo non ha futuro; Il welfare locale; Nuove tecnologie; Paesaggio urbano nei borghi e qualità territoriale; Ospitalità e turismo; Agricoltura e cibo; Artigianato e sapere fare produttivo; Sicurezza e salute; Un futuro sostenibile; Governance.

L’INNOVAZIONE ENTRA A FAR PARTE DEL SISTEMA DEI BORGHI Oltre ai progetti “Comunità Ospitale” e “Rinascimento Urbano” che hanno l’obiettivo di accompagnare i Comuni BAI nell’adozione di politiche pubbliche locali per il recupero, la riqualificazione e il rinnovamento urbano allo scopo di migliorare la qualità estetica, funzionale e abitativa dei borghi, fervono molte attività e Progetti Strategici, fulcro delle azioni e delle linee guida delle politiche di BAI. Si cerca di rendere un borgo più bello, sostenibile e attrattivo per chi potrebbe decidere di visitarlo. Tra le azioni messe a punto dal progetto, particolare importanza ha l’introduzione di pratiche di bioarchitettura, così come l’abbattimento di barriere architettoniche e la riqualificazione degli spazi pubblici per farli tornare vivi, vissuti dagli abitanti e dai visitatori.

Come pure è significativa l’idea di creare “il progetto Borgo Intelligente”; BAI accompagna (con assistenza tecnica, consulenza tecnologica, supporto alla progettazione, compresa l’assistenza per l’ottenimento delle agevolazioni) i Comuni, singoli o in rete, verso l’adozione di politiche pubbliche locali per migliorare la prestazione energetica ed ambientale della città. Borghi Autentici d’Italia è riconosciuta dalla Commissione UE come strumento di supporto per accompagnare i Comuni nell’adesione del Patto dei Sindaci per la diminuzione delle emissioni di CO2 in atmosfera entro il 2020. Infine, il progetto “Cooperativa di Comunità”, sviluppato in Italia attraverso un protocollo d’intesa con la Lega Nazionale delle Cooperative Mutue (Lega Coop), si propone di mobilitare i cittadini e i gruppi di interesse sociale ed economico per costruire una strategia condivisa attorno al tema del welfare, dello sviluppo locale e alla gestione di servizi di interesse pubblico. La Cooperativa di Comunità diviene perciò lo strumento condiviso per fornire una risposta al bisogno di servizi altrimenti non soddisfatti dalle strutture pubbliche e private di mercato. Simone Taddei e Valeria Zangrandi

Uno scorcio del borgo medievale di San Mauro Forte, 1.718 abitanti, su una collina a 540 metri s.l.m., nella parte centro-occidentale della provincia di Matera. Nelle viuzze riecheggiano le voci degli abitanti che difendono la memoria storica del paese. Ivan Stomeo, Sindaco di Melpignano, in provincia di Lecce, da alcuni mesi al timone dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia.

32


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

L’annosa polemica

sulla pericolosità degli alberi: tagliarli o difenderli?

PERCORSI

Fino alla metà del secolo scorso moltissime strade italiane, secondarie o “statali”, erano ancora abbellite da alberate a volte secolari, a volte piú recenti ed impiantate prima della Seconda Guerra Mondiale. Offrivano ombra ai carri trainati dai buoi che portavano le merci dalle campagne alle città, alle carrozze trainate da cavalli ed ai viandanti, e sono state rappresentate nei quadri di molti pittori italiani e stranieri. Dopo l’ultima guerra, l’esigenza di allargare le strade per rispondere all’aumento vertiginoso del traffico automobilistico ha portato all’abbattimento di buona parte dei filari, soprattutto lungo le strade principali. Cosa accadrà con la nuova legge?

L

’idea più originale è venuta ad Alberto Imbeni, insegnante di educazione fisica di Carpi, in provincia di Modena, il quale per protestare contro l’abbattimento di 35 alberi di elevato valore ornamentale (sofora del Giappone) che appartengono alla famiglia delle fabaceae, è

34

salito sulla pianta che avrebbe potuto raggiungere i 200 anni di vita, alta almeno 20 metri, con la sua chitarra, in attesa che arrivassero gli agronomi con l’incarico di abbatterli perché soggetti ad altissimo rischio di caduta. Lo strimpellio della chitarra che si accordava con la canzone appena intonata,

non ha coperto il rumore delle potenti motoseghe utilizzate dagli operai. Una protesta plateale, con la colonna sonora di un celebre brano di Adriano Celentano, il cui testo era stato rivisitato per l’occasione: “In una strada... là dove c’era l’albero ora c’è un bel parcheggio magari a pagamento”. Non c’è stato verso. Le piante sono state inesorabilmente mutilate, l’asfalto era coperto di rami grigio verdastri e foglioline ovate, diventate in autunno giallo oro. Uno scempio. Gli abbattimenti degli alberi quasi sempre suscitano un coro di proteste. Dallo scorso 14 gennaio la legge 10 riconosce il 21 novembre quale “Giornata nazionale degli alberi” al fine di tutelare, attraverso la valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo, le tradizioni legate all’albero nella cultura italiana e la vivibilità degli insediamenti urbani. In sostanza la legge 10 dice stop all’abbattimento degli alberi monumentali. In un recente Convegno tenutosi a Villafranca d’Asti, moderata da Marco De Vecchi, docente universitario e presidente dell’Osservatorio del Paesaggio per il Monferrato e Astigiano,

Il platano di Napoleone è uno degli alberi più grandiosi d’Italia. La leggenda dice sia stato piantato da Napoleone dopo la famosa battaglia di Marengo, alla periferia di Alessandria, la battaglia che consacrò Bonaparte vincitore. Considerato un liberatore (all’epoca questa parte d’Italia era proprio Francia, non territori francesi) sfilò per la città e, come in molte altre località, piantò un viale di platani, che all’epoca dovevano costeggiare tutta la strada che dal centro città arriva a Marengo.

che ha rappresentato un alto momento di studio e di riflessione sulla questione, studiosi, professionisti e ambientalisti, hanno trovato piena ed unanime condivisione sulla linea da seguire d’ora innanzi. In particolare prima di giungere alla decisione grave e dolorosa dell’abbattimento, ogni possibile alternativa deve essere sempre e comunque esperita per evitare di sopprimere un albero di interesse storico-monumentale o di valore paesaggistico, in quanto componente di filari e viali alberati e del patrimonio naturale del nostro Paese. Dai lavori è chiaramente emerso come le recenti acquisizioni in campo scientifico e tecnico consentano oramai un’accurata e precisa determinazione della pericolosità dell’albero rispetto al rischio di schianti e cadute, tanto da trovare ampia ed affermata applicazione nella gestione responsabile del verde urbano, la cui vicina città di Torino rappresenta un esempio virtuoso a livello addirittura internazionale. E’ stato chiaro Massimo Tirone, vice Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Torino: “L’applicazione di protocolli, ormai riconosciuti a livello internazionale, per la valutazione della stabilità degli alberi deve necessariamente trovare puntuale applicazione così che si possa giungere in ogni situazione ad assumere le decisioni ritenute più opportune”.Nella sua analisi Tirone è ancora più esplicito:“La valutazione della stabilità degli alberi è una branca specialistica della Fitoiatria, cioè della disciplina che si dedica alla profilassi delle malattie e alla cura degli organismi vegetali e che si occupa dei mezzi, delle tecniche e delle strategie volte alla difesa delle piante dalle avversità biotiche e abiotiche”. La valuta-

zione di stabilità è, di fatto, un tassello del percorso diagnostico applicato alla salute degli alberi, ovvero una pratica ispettiva di indagine e valutazione finalizzata all’individuazione dei difetti e delle problematiche dell’albero, e cioè del suo stato di alterazione rispetto alla situazione normale, che quindi deve essere considerato come uno stato di “malattia” intesa nella sua più ampia accezione.

UNA STORIA INGARBUGLIATA Fino alla metà del secolo scorso moltissime strade italiane, secondarie o “statali”, erano ancora abbellite da alberate a volte secolari, a volte piú recenti ed impiantate prima della Seconda Guerra Mondiale. Le alberate hanno offerto ombra ai carri trainati dai buoi che portavano le merci dalle campagne alle città, alle carrozze trainate da cavalli ed ai viandanti, e sono state rappresentate nei quadri di molti pittori italiani e stranieri. Dopo l’ultima guerra, l’esigenza di allargare le strade per rispondere all’aumento vertiginoso del traffico automobilistico ha portato all’abbattimento di buona parte dei filari, soprattutto lungo le strade principali; a partire dal 1964 - a fronte di una serie di gravi incidenti stradali - é iniziata l’eliminazione sistematica delle alberate sopravvissute al di fuori dei centri urbani. Il Ministero dei Trasporti, con la circolare 8321 del 10 Agosto 1966 richiesta a gran voce dal TCI, Italia Nostra e Pro Natura, ha fermato in parte gli abbattimenti, prevedendo distanze minime dal limite della carreggiata stradale per le nuove strade, dettando regole per le strade esistenti e consentendo in alcuni casi la sosti-

tuzione degli alberi malati nei filari. “L’attuale Codice della Strada del 1992 non si é pronunciato sugli alberi nelle fasce di pertinenza che sono le porzioni della sede stradale comprese tra la linea esterna che delimita la carreggiata ed il confine stradale - puntualizza Angelo Porta, ambientalista convinto - inoltre il Regolamento di Attuazione ha stabilito rigide regole per gli alberi nelle fasce di rispetto (le aree oltre il confine stradale), prevedendo una distanza minima non inferiore all’altezza massima raggiungibile dalle piante se lasciate libere di crescere”. Il Regolamento non differenzia le strade, quindi la regola é valida sia per le autostrade che per gli “itinerari ciclopedonali”, sempre all’esterno dei centri abitati; una delle conseguenze l’impossibilitá di realizzare piste ciclabili ombreggiate da alberi fuori dalle cittá. “Il risultato del quadro normativo - conclude Angelo Porta - é stato da un lato una serie di sentenze di condanna dei proprietari di piante nelle fasce di rispetto, anche se regolarmente potate o addirittura coltivate in vaso, dall’altro le soluzioni all’italiana di alcuni Comuni che hanno spostato i cartelli indicatori di localitá (e quindi il limite del centro abitato) per garantire la possibilitá di reimpianto in alcune alberate storiche”. La Corte di Cassazione con la sentenza 17601 del 15 aprile 2010 - condannando un Capo Cantoniere dell’ANAS per non aver verificato le distanze di un albero e provveduto di conseguenza- ha fatto ripartire gli abbattimenti. La sentenza si basa su una possibile interpretazione del combinato disposto dal Codice della Strada e dal Regolamento di Attuazione che, dettando norme sulle fasce di rispetto, “potrebbero” sottintendere

PERCORSI

Una recentissima legge tutela queste piante secolari che ricordano paesaggi da cartolina

35


Anno VI - marzo/aprile 2013

IL CASO

L’annosa polemica sulla pericolosità degli alberi: tagliarli o difenderli?

traffico e di ausilio al mantenimento dell’attenzione sulla linea di guida, diminuendo quindi il rischio di incidente. Inoltre non esiste alcuna differenza tra un viale alberato in una grande cittá ed uno fuori dal centro abitato quando il limite di velocitá é in entrambi i casi 70 KM/h. Le norme di altre nazioni europee permettono di mantenere e ripristinare le alberate stradali, ad esem-

Regolamento possono non essere rimossi”; purtroppo molte Amministrazioni non sono a conoscenza della complessa normativa e in alcuni casi preferiscono abbattere per evitare qualsiasi responsabilitá. Non esiste alcuno studio che abbia messo in evidenza come la sola presenza di alberi lungo le strade provochi un aumento degli incidenti stradali, uno studio francese nota invece come i filari di alberi

pio in Inghilterra l’”Highways Act” del 1980 consente all’Ente proprietario di impiantare alberi lungo le strade, nelle aiuole spartitraffico e nelle rotatorie, con l’avvertenza di evitare punti pericolosi; cosí come in Francia il “Code de la voirie routière” del 1992 aggiunge la possibilitá per i privati di piantare alberi fino a due metri dal confine stradale.

abbiano un effetto di rallentamento sul

M. Dv.

S.O.S. TERRITORI

la loro validitá anche per le fasce di pertinenza. Gli abbattimenti sono continuati anche dopo un’interrogazione parlamentare e la successiva circolare 3224 del 10 Giugno 2011 che stabilisce: “gli alberi già impiantati, prima dell’entrata in vigore del Codice della Strada, lateralmente alla carreggiata nella fascia di pertinenza ad una distanza minore di quella prevista dall’ art. 26 c. 6 del

Il filare di tigli presente lungo la ex strada statale 10 (Padana inferiore).

36

AD ASTI È STATO INDIVIDUATO UN METODO SPERIMENTALE PER SALVARE LE PIANTE

E

’ possibile far viaggiare sullo stesso binario l’esigenza di sicurezza stradale e la conservazione del paesaggio e del patrimonio arboreo? Pare di si. Il Servizio Viabilità della provincia di Asti ha individuato un percorso (la metodologia è in fase sperimentale) per affrontare il problema delle alberature ai lati delle strade provinciali situate su proprietà demaniale. “Si tratta di affrontare il tema non in modo sommario - dice l’ingegner Paolo Biletta - ma in veste tecnicoscientifica. Il progetto sarà sviluppato lungo i tratti di strada a più elevato traffico”. In questa fase viene effettuata una specifica schedatura delle piante che porterà ad individuare gli interventi da realizzare quali la potatura o l’abbattimento se l’albero sarà considerato in condizioni di stabilità precaria. “Occorre individuare gli alberi che costituiscono un pericolo per la circolazione stradale anche in relazione alla loro posizione rispetto al tracciato della strada” - avverte Paolo Guercio. I tecnici poi propongono la redazione di una planimetria del tratto di strada interessato con l’indicazione degli alberi oggetto delle analisi, degli interventi da effettuare sugli stessi e quelli necessari per la messa in sicurezza delle piante, considerando un eventuale reimpianto, qualora gli alberi fossero condannati all’abbattimento. Ma si tratterà di extrema ratio. Rimane il problema della sicurezza e la fluidità della circolazione lungo le strade. Il nuovo Codice della Strada parla chiaro: la competenza (e quindi responsabilità) ricade sull’Ente proprietario della strada, corre l’obbligo di vigilare.


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

Il linguaggio

DIALETTI & LUOGHI

come identità

38

Esistono diverse accezioni del termine “identità”, tutte ugualmente giustificabili, che sottendono ad un irrinunciabile diritto dell’uomo che è quello di potersi esprimere liberamente nella propria lingua e cultura in generale, riconoscendosi parte di un contesto più ampio che solitamente è inteso con il termine “nazionalità”, ma che nel caso di Resia assume un significato diverso. A cominciare dal dialetto resiano che, come vedremo, costituisce un enclave linguistico.

W

ikipedia, la diffusa enciclopedia on line, definisce il resiano “un dialetto pertinente alla famiglia linguistica ( o idioma) dello sloveno, anche se più parti ne reclamano il rango di lingua indipendente da esso. È endemico della Val Resia, in Friuli e si è originato dall’insediamento altomedievale di tribù slave nelle Alpi e Prealpi Giulie, molto probabilmente contingente alla stessa ondata migratoria che condusse alla costituzione del gruppo etnico-culturale sloveno”. Sergio Chinese, Sindaco di Resia, piccola comunità di non più di milleduecento anime, che da anni si batte per garantire la sopravvivenza del resiano - lingua del ceppo slavo che a un primo ascolto ha molte assonanze con il russo - liquida la questione con poche parole: “Il nostro territorio è un enclave linguistico che conserva le caratteristiche della parlata degli antichi avi come se si trattasse di linguaggi sospesi nel tempo”.

In effetti la Val Resia è rimasta sostanzialmente isolata rispetto al resto del blocco sloveno, benché la sua area di pertinenza linguistica confini non solo ad est con l’area dell’Isonzo sloveno (per un breve tratto geograficamente impervio) ma anche, a sud, con la Benecìa o Slavia Friulana, altra area di minoranza linguistica slovena. I resiani hanno sviluppato un’identità forte, distinta da quella slovena, per via dello storico isolamento dalla confinante popolazione. Per tutelare la lingua il Comune di Resia, sfruttando un finanziamento legato ad una legge regionale, ha realizzato il primo dizionario illustrato di resiano dedicato alle nuove generazioni, per consentire ai bambini idi apprendere, attraverso il gioco, la lingua dei nonni.

IMPARARE GIOCANDO Il dizionario è formato da una serie di carte da gioco plastificate che rappresentano, grazie a disegni elaborati dai bambini delle scuole di Resia, diversi elementi naturali e antropici. Le parole raffigurate sulle carte sono più di trecento e consentono ai bambini di imparare giocando. In ogni carta, curata graficamente dall’illustratrice Luisa Tomasetig, quello che è raffigurato con il disegno, è anche riprodotto in lingua italiana, nello standard del resiano, corrispondenti alle forme lessicali delle sei frazioni del territorio comunale.

Il monte Canin con le cime imbiancate, fu teatro durante la prima guerra mondiale di aspri combattimenti tra l’esercito italiano e quello austriaco. Un canto popolare racconta e documenta ancor oggi le sofferenze degli alpini nel corso dell’estenuante guerra di posizione in cui gli eserciti contendevano palmo a palmo i terreni più impervi, costretti a combattere e a morire di ferite o di stenti a 2.500 metri di quota. In primo piano il torrente Resia.

Una pluralità di accenti e di modi di utilizzare questa antichissima lingua che rende ancora più importante il dizionario, molto apprezzato dagli alunni della scuola dell’obbligo, capace non soltanto di insegnare ai ragazzini la lingua del territorio, ma addirittura le diverse varianti di ogni borgata. A rendere unica quest’opera è anche il fatto che insieme alle carte, alle spiegazioni sul progetto e alle indicazioni sulla lettura, nel cofanetto che contiene il dizionario è stato accluso anche un cd-rom multimediale.

IL SISTEMA RESIANO La “Val Resia”, che merita una visita approfondita, ha applicato una politica strategica sul fronte della sostenibilità energetica che tiene conto del mantenimento e tutela dell’integrità ambientale naturale e della salvaguardia del sistema sociale e ambientale, di un’adeguata conoscenza del territorio e delle risorse naturali che lo stesso offre. Grazie al superamento degli ostacoli tecnici ed economici che potevano

emergere nella realizzazione delle nuove tecnologie energetiche, sono state avviate una serie di iniziative politiche importanti che hanno permesso, da un lato, l’avvio di una politica sostenibile importante per il territorio e dall’altra il mantenimento delle condizioni ottimali di salubrità e vivibilità del territorio, con un impatto ambientale praticamente inesistente. Per queste motivazioni è stato conferito al “sistema resiano”, che caratterizza la parte nord-orientale della regione autonoma Friuli - Venezia Giulia, la Medaglia Spadolini 2012. E’ una valle alpina che si estende in direzione ovest - est per 20 Km. Ad est la valle è chiusa da un massiccio montuoso, del quale il “Monte Canin” (2587 M) rappresenta il punto più alto. Tale massiccio segna il confine fra l’Italia e la Slovenia. Gli abitanti della Val Resia sono circa 1.200 e si distribuiscono in 5 principali frazioni che sono, da ovest a est San Giorgio, Prato, Gniva, Oseacco e Stolvizza, vi sono inoltre le località minori di Tigo, Pocla-

naz, Lipovaz, Crisacis, Gost, Lischiazze, Coritis e in una adiacente valle più a sud Uccea. Le risorse economiche sono relativamente poche e spingono gli attivi a cercare lavoro in un raggio che si estende dai 30 ai 60 km. Le attività agricole sono portate avanti da alcuni giovani che nonostante le difficoltà hanno abbracciato questo difficile mestiere, destinando parte del prodotto alla vendita. Da alcuni anni sono presenti diverse attività produttive che danno occupazione soprattutto a giovani famiglie. Importante per la Valle l’istituzione nel 1996 dell’Ente Parco Naturale delle Prealpi Giulie che a Resia ha stabilito la sua sede amministrativa. La cultura locale ed il folklore, anche grazie alla locale presenza delle scuole nel comune, sono mantenuti vivi da associazioni culturali che coinvolgono in buona parte i giovani.

LE TRACCE DELLA STORIA I Resiani, come si è visto, sono una popolazione isolata di antico ceppo slavo. Mancano reperti archeologici certi, o d’altra natura, tali da offrire un’indicazione sulla datazione dell’insediamento slavo nella valle. Resia è citata nel testamento del Conte Cacellino che verso l’XI sec. d.C. lasciava a Federico, Patriarca di Aquileia, i beni allodiali del Friuli e della Carinzia (regione della vicina Austria) nei cui confini era compreso anche il sartum montem. Inoltre rinvenimenti archeologici romani e preromani nella vicina Resiutta vi testimoniano la presenza di un insediamento antecedente al VI sec. d. C., mentre si fa menzione di un documento secondo il quale a Prato, nel 1098, esisteva una cappella dedi-

Il Monte Musi si trova in una delle zone più selvagge delle Alpi Orientali, ed è la cima principale di una bellissima cresta di vette che si estende per 6 km tra il gruppo del Plauris ed il confine sloveno. Queste montagne sono molto imponenti, soprattutto se viste dalla val del Torre e sono caratterizzate da ripidissimi fianchi erbosi. Il lato nord, che è rivolto verso la Val Resia, è fortemente incarsito e ricco di grotte e rocce modellate dagli elementi.

DIALETTI & LUOGHI

Intanto i bambini giocano ad imparare la lingua dei nonni

39


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

cata alla Madonna. Dopo il loro insediamento, i Resiani seguirono le vicende storiche legate al Friuli, fino ai nostri giorni. Già dalla fine del 1700 di Resia cominciarono ad interessarsi insigni ricercatori e studiosi di tradizioni popolari (Jan Potocki nel 1790, Sreznevskij e Preis a V. Hanka agli inizi del 1800, Jean Baudouin de Courtenay ed Ella von Schultz Adajewsky 1870 - 1900, solo per citarne alcuni) attestandone le particolarità e peculiarità, stimolando l’attenzione del mondo scientifico per l’indubbia originalità ed unicità. I Resiani, secondo il linguista polacco Baudouin de Courtenay che li studiò a fondo nella seconda metà dell’800, “dovevano provenire da diverse tribù slave con diversi dialetti” e offriva la seguente classificazione dei principali, sottolineando l’importanza di questo fatto anche sotto il profilo etnografico: 1) di Lipovaz - San Giorgio; 2) di Gniva; 3) di Stolvizza; 4) di Oseacco 5) Uccea. Resta d’indubbio interesse, sotto il profilo demografico e antropologico, la tipologia della popolazione resiana suggerita dalle varietà delle parlate e che, comunque, testimoniano per Resia la presenza di una situazione di accentuato isolamento e di forti localismi interni.

UNA SITUAZIONE GENETICA DA STUDIARE Le recenti indagini antropologico-fisiche eseguite sulle popolazioni resiane (Corrain e Capitanio, 1987 e le nuove eseguite nel 2008 dagli istituti Centro di Biomedicina Molecolare - CBM, AREA Science Park, IRCCS Burlo Garofolo, Università di Trieste e Università di Udine, Centro Studi Fegato, CNR)

hanno consentito, attraverso l’esame della distribuzione dei diversi fenotipi ematologici, di accertare le caratteristiche genetiche delle quattro popolazioni anche attraverso confronti con altre popolazioni, in particolare quelle dell’Europa centro orientale che risultano negativi. Dai risultati dell’indagine

che. ”Le indagini, rilevano inoltre di come si fanno tuttora sentire gli effetti delle poche famiglie iniziali fondatrici....”. Si tratta di una situazione genetica ormai rarissima a trovarsi in Europa che lo Stato Italiano e Regione Friuli Venezia Giulia hanno l’obbligo di tutelare.

si è passati attraverso i canali dello studio linguistico unidirezionale prima e politico-legislativo poi, per giungere all’asserzione di carattere scientifico, solamente nel 2007, che il resiano è uno dei dialetti sloveni e quindi Resia debba intendersi comunità slovena. Posto che linguisti noi non siamo, è

finisca lingua A e cominci lingua B. Per stabilire un confine intervengono fatti di natura sociale, culturale e storica. Per esempio, i dialetti parlati sul confine tedesco-olandese sono mutualmente facilmente intelligibili, però, sulla base di una divisione politica gli uni vengono detti dialetti olandesi e gli altri dialetti

è emerso come “un’inattesa omogeneità” interna consente di considerare valida la proposta di un comportamento medio della valle agli effetti dei vari confronti con l’esterno. Per questi confronti gli abitanti della valle vanno a costituire un isolato genetico quasi da manuale. Ciò non toglie che si verifichino, all’interno della valle, diversità distributive anche significative: a conferma di una divisione in 4 gruppi di località su basi storiche e demografi-

LINGUA O DIALETTO SENZA CONFINI

tuttavia doveroso rimarcare che la tesi per cui il resiano è un dialetto sloveno, va inteso quale teoria/ipotesi linguistica dove per ipotesi si intende “supposizione che consiste nel proporre un principio come vero per trarne le conseguenze a dimostrare una verità”. Nel caso di un continuo dialettale, cioè di un’area linguistica in cui le differenze tra due punti aumentano proporzionalmente all’incremento della distanza spaziale, si ritiene impossibile dire dove

tedeschi e ancora altri di ceppo slavo arcaico come quello Resiano che non coincide minimamente con le culture e vulgate delle zone limitrofe.

Lingua o dialetto? A lungo si è dibattuto su questa domanda. La risposta degli slavisti, finora, è stata incentrata su ragionamenti di natura linguistica. Questo particolare atto ha di fatto posto la ciliegina sulla torta ad un processo, lento e paziente ma ben pianificato, di “slovenizzazione” della cultura di Resia, nel senso che, mancando le basi di una effettiva cultura slovena a Resia,

QUESTIONE POLITICA E TUTELA DELLA LINGUA RESIANA Con l’emanazione della legge n. 38/2001, “Norme per la tutela della minoranza linguistica slovena della Regione Friuli Venezia Giulia”, il Parla-

mento riconosce i diritti delle comunità di minoranza linguistica slovena delle province di Udine, Gorizia e Trieste della Regione Friuli Venezia Giulia. Per l’individuazione dell’ambito territoriale di applicazione della legge opta per un meccanismo riconducibile all’autodeterminazione per cui è sufficiente, tra le varie ipotesi, che il terzo dei consiglieri dei comuni interessati propongano di essere inclusi nella tabella predisposta dal Comitato istituzionale paritetico per i problemi della minoranza slovena di cui all’articolo 3, che, come è successo anche nel caso specifico resiano (delibera di Consiglio Comunale n. 65 dell’undici ottobre 2002), quella stessa comunità si dichiari a tutti gli effetti “di minoranza slovena”. Decisione che di fatto ha creato una frattura tra potere amministrativo e senso identitario di quella comunità, ponendosi in antidemocratica antitesi l’uno rispetto all’altro. Infatti, la legge non prevede alcun meccanismo di verifica dei requisiti formali di appartenenza o meno delle comunità alla “maggioranza” di riferimento affidando la scelta ad - almeno - la parte minoritaria della cittadinanza. Resia, come dimostrano le cronache, subisce un bilinguismo che si traduce nel concreto in forti disagi (vedasi - ad esempio - la raccolta di firme contro l’applicazione della legge di tutela, la protesta contro l’affissione dei manifesti elettorali in sloveno, lingua assolutamente incomprensibile ai resiani, la risposta unitaria al questionario identitario in cui un solo cittadino si è espresso a favore della slovenità, contro il rilascio del documento di identificazione per un cittadino, bolognese, residente nel comune ma asso-

DIALETTI & LUOGHI

DIALETTI & LUOGHI

Il linguaggio come identità

Una vasta raccolta di materiale fotografico, oggetti e suppellettili nel Museo Etnografico ricorda la vita rurale e contadina in Val Resia, come accade ancora oggi.

40

41


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

lutamente a digiuno di lingua resiana) laddove invece l’intento del legislatore è quello di riconoscere diritti - seppur tardivamente - al fine di colmare anni di “dimenticanza”. La normativa non tiene conto, quindi, dell’identità etnica delle comunità che, nel caso dei resiani, per similitudine, si vedono affibbiare una nazionalità artificiale. Questo è avvenuto a Resia e non si ritiene giustificabile l’osservazione di quei pochi strenui difensori della nazionalità slovena che asseriscono che ci si è avvalsi solamente della possibilità di esercitare dei diritti “a richiesta”. Infatti, per contro, non vi è al momento possibilità per la controparte, ovvero la maggioranza della popolazione di Resia, di esercitare i diritti di appartenenza alla minoranza etnica resiana, distinta da quella slovena, in quanto questa non è riconosciuta a livello legislativo, né statale, né regionale e nemmeno statutario. Mancato riconoscimento dovuto in buona parte alla richiesta di applicazione dell’articolo 3 in questione, che ha lanciato un messaggio all’esterno di

I Resiani? Il brand si conferma tra i più collaudati al mondo

sopraggiunto riconoscimento dei propri diritti, in verità totalmente contrastante con la volontà popolare.

IL SIGNIFICATO E LA PERCEZIONE DELL’IDENTITÀ DI UNA COMUNITÀ Esistono diverse accezioni del termine “identità”, tutte ugualmente giustificabili, che sottendono ad un irrinunciabile diritto dell’uomo che è quello di potersi esprimere liberamente nella propria lingua e cultura in generale, riconoscendosi parte di un contesto più ampio che solitamente è inteso con il termine “nazionalità”, ma che nel caso di Resia assume un significato diverso. Infatti, i resiani, che godono della cittadinanza italiana la quale nessuno mette in dubbio, si riconoscono non di meno nella comunità friulana ed italiana in senso nazionale. E’ così che, al di là degli slogan, l’unico stato nazionale di riferimento dei resiani è l’Italia, mentre non lo può essere nessun altro stato nazionale comunemente inteso come tale.

Se gli altoatesini, di manifesta e unanimemente accettata nazionalità tedesca, sono stati “costretti” ad assumere la cittadinanza italiana, ecco che a Resia si verifica un paradosso ancor più lacerante. Infatti, causa i meccanismi di cui alle leggi statali citate e della legge regionale 26/2007 (per la parte che ci compete ovviamente, visto che la legge è senz’altro positiva per la comunità slovena), che dovrebbero essere poste invece alla protezione dei diritti delle minoranze, Resia si ritrova costretta ad assumere una nazionalità (recentemente ribadita dal Console Generale della Repubblica di Slovenia a Trieste nella lettera inviata al Sindaco del comune di Resia il 23 agosto 2012) totalmente sradicata dal contesto storico-culturale almeno degli ultimi tre secoli. Una nazionalità, quella slovena, che i resiani rifuggono non certo per motivi di odio o rifiuto mentale e culturale, come arbitrariamente palesato da alcuni, ma per fedeltà alla propria intima percezione di identità, diritto irrinunciabile dell’essere umano. T.R.

Quelli che cantano e ballano per l’UNESCO… I ritmi della zitira e della bunkula trasportano i resiani, popolazione friulana di confine, in una danza sfrenata. L’amministrazione comunale, consapevole dell’importanza di conservare questo ricchissimo patrimonio, ne vuole promuovere la tutela attraverso l’UNESCO come patrimonio orale e immateriale. Il riconoscimento garantirebbe con un marchio di qualità la conoscenza universale di queste aree, i paesaggi e i territori .

A

ttraverso il canto e la musica, la popolazione resiana ha tramandato, di generazione in generazione, storie, cronache, favole, tradizioni religiose e l’essenza stessa della resianità. Perché non farla tutelare dall’UNESCO? Tutti i resiani, dentro e fuori valle, che appartengono ad un enclave linguistico con le caratteristiche della parlata degli antichi avi, quando odono le prime note della zitira e della bunkula si commuovono e, trasportati dal ritmo della propria terra di origine, danzano insieme sentendosi affratellati. L’amministrazione comunale, consapevole dell’importanza di conservare questo ricchissimo patrimonio, ne vuole promuovere la tutela attraverso l’UNESCO come patrimonio orale e immateriale, il riconoscimento garantirebbe con un marchio di qualità la conoscenza universale di queste aree, i paesaggi e i territori che rappresentano un “unicum” a livello europeo per quanto riguarda la musica, la danza, i canti, i suoni e gli strumenti. Dopo il conferimento della Medaglia Spadolini, fa gola quel riconoscimento che si identifica con l’emblema dei SITI UNESCO, rotondo come il mondo, un simbolo di tutela globale per il patrimonio di tutta l’umanità, anche perché si conferma

un brand tra i più collaudati al mondo. Il progetto di candidatura, iniziato nel 2011, ha visto impegnati, oltre ai due gruppi storici da sempre sensibili alla tutela del patrimonio musicale, il Gruppo Folcloristico e il Coro Monte Canin, anche alcuni cultori e giovani locali. “A tal fine - spiega il Sindaco Sergio Chinese - sono state effettuate videoregistrazioni di eventi spontanei, di feste e di appuntamenti tradizionali, registrazioni di sonate, di canti tradizionali e manifestazioni danzanti che hanno coinvolto tutta la popolazione e sono state condotte interviste a persone anziane e a suonatori”. I resiani infatti conoscono e sanno ballare le musiche che i suonatori, privi di conoscenze musicali, si tramandano, a orecchio, da una generazione all’altra. Tutto questo nuovo materiale prodotto, debitamente catalogato, va ad integrare il vastissimo patrimonio culturale raccolto dai ricercatori nel tempo. L’amministrazione comunale, che ha già siglato l’ingresso nella “rete di reti”, per candidarsi come “officina del fare”, consapevole della serietà del processo che la candidatura UNESCO lungo e articolato, intende creare un comitato composto da cultori locali e da studiosi qualificati in grado di selezionare il

materiale idoneo. Poi si dovrà fare il primo passo ufficiale. L’annata in corso, pertanto, vedrà impegnati gli esperti a completare la ricerca e la produzione della corposa documentazione necessaria alla candidatura UNESCO per la tutela del patrimonio documentato della danza e della musica resiane. Il nostro Paese, recentemente, ha avuto la soddisfazione di vedere riconosciuta tra i patrimoni immateriali UNESCO anche la dieta mediterranea, terzo elemento italiano presente nella lista, insieme all’opera dei pupi siciliani e al canto a tenore sardo. La dieta mediterranea è stata la prima pratica alimentare tradizionale al mondo ad essere iscritta nel prestigioso elenco. Un club esclusivo, con 166 soci, tra cui il tango argentino, il capodanno islamico e la calligrafia cinese.

DIALETTI & LUOGHI

DIALETTI & LUOGHI

Il linguaggio come identità

T.R.

I promotori del progetto UNESCO insieme al Sindaco di Resia Sergio Chinese in una fase di promozione del progetto di candidatura, iniziato nel 2011, che ha visto impegnati, oltre ai due gruppi storici da sempre sensibili alla tutela del patrimonio musicale, il Gruppo Folcloristico e il Coro Monte Canin, anche alcuni cultori e giovani locali.

42

43


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

La Provincia ha fatto della ricerca e dell’innovazione la propria vocazione

Trentino, Il Trentino è passato dall’essere la culla della sociologia ad essere la culla della scienza e dell’innovazione. A luglio sarà inaugurato il Muse, un museo delle scienze di nuova concezione. Intanto a Trento per gli ICT Days si è parlato di innovazione tecnologica e di nuove frontiere della comunicazione. Alla kermesse ha preso parte Sir Tim Berners-Lee, il londinese inventore del world wide web, la più grande rete del mondo a portata di click.

A

Trento, nel prossimo luglio, sarà inaugurato un museo delle scienze di nuova concezione: il MUSE, un’avveniristica struttura che coniuga armoniosamente natura, scienza e tecnologia, senza trascurare l’attualità delle questioni etiche e sociali della nostra vita quotidiana. Sorgerà a ovest del centro storico cittadino, lungo la sponda sinistra del fiume Adige, in un’area ad alta concentrazione tecnologica, nel nuovo quartiere residenziale delle Albere, in uno spazio dismesso dalla Michelin. Il MUSE sarà un museo tutto da esplorare per scoprire i fenomeni del mondo in cui viviamo e confrontarci con le sfide della società contemporanea. Un luogo in cui spe-

rimentare, imparare ma anche divertirsi. Il Trentino passa così dall’essere la culla della sociologia ad essere la culla della scienza e dell’innovazione. Nel mese di marzo si sono svolti come prologo a questo atteso evento gli ICT Days, quattro giorni dedicati all’innovazione sociale (non solo tecnologica) e alle nuove frontiere della comunicazione. Un festival della tecnologia, organizzato da Trento Rise, l’Università degli Studi di Trento e la Fondazione Bruno Kessler, utilizzando in parte i locali del Muse già pronti, per ribadire i concetti-chiave su cui il Trentino sta puntando per rendere più familiari le parole startup e smart city, e per ricordare come la Provincia Autonoma di Trento abbia fatto dell’in-

novazione la propria vocazione, investendo in ricerca il 2% del Pil trentino e potenziando le infrastrutture del territorio. In questo modo sono state avviate nuove alleanze con imprese del calibro di IBM e Telecom Italia. L’evento ha inteso, con la sezione “Semantic ways” proporre il Trentino quale territorio in grado di attirare i grandi nomi nazionali e internazionali del mondo della ricerca e dell’utilizzo delle tecnologie semantiche.

L’INVENTORE DELLA GRANDE RETE DEL MONDO Alla kermesse, ospite dell’evento “una finestra sul futuro”, Sir Tim BernersLee, classe 1955, il londinese inventore del world wide web, la grande rete del mondo a portata di click, il quale parlando dietro la vetrata del Muse disegnato da Renzo Piano, ha snocciolato

44

Sir Tim Berners-Lee, classe 1955, il londinese inventore del world wide web (internet), parlando dietro la vetrata del Muse disegnato da Renzo Piano, ha reso più familiari le parole startup e smart city e i segreti del Web, la grande rete del mondo a portata di click. In alto: il Professor Fausto Giunchiglia, presidente di Trento Rise, ha coordinato l’organizzazione degli “ICT Days 2013”, promossi da Trento Rise e dai suoi due soci fondatori (la Fondazione Bruno Kessler e il dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università di Trento).

tutte le novità che riguardano le città del futuro. “Non possiamo prevedere quello che succederà - ha detto - ma possiamo creare piattaforme che facilitano il compito degli innovatori”. Ed ha aggiunto: “Quello che ci aspetta è una vera rivoluzione, finiremo per avere una comunità online, capace di collaborare e sgretolare le barriere culturali”. Precisando: “Abbiamo bisogno di collegamenti potenti per risolvere i grandi problemi del mondo, dal surriscaldamento globale ai problemi politici, dovremmo condividere conoscenze ed esperienze e questo richiederà una sempre maggiore partecipazione globale. Il web è lo strumento che ci aiuta a entrare in contatto con altre comunità, con altre persone, che ci aiuta ad allargare la nostra conoscenza”. Ribadendo: “Ora ovviamente la grande sfida che pone il Web è il problema della privacy. Dalla conoscenza di alcuni dati si pos-

sono trarre anche dei vantaggi. Per esempio se un’azienda conosce in anticipo il mio numero di scarpe questo mi facilita l’acquisto. In futuro anche nel web dovrà essere fatta una differenziazione tra web privato e pubblico. Ci sono dati sensibili e dati meno sensibili”. Applausi e ovazioni al geniale inventore dell’ormai insostituibile tripla “www”, lo scienziato che ha contribuito in maniera determinante alla creazione del world wide, quando al Cern si facevano i primi esperimenti (ora continua ad occuparsene al Mit di Boston). Un innovatore che sogna un mondo tecno-futuristico, che poggia però su concetti più sociologici che ingegneristici, e su contrapposizioni valoriali moderne ma ben conosciute: l’intreccio di storia, geografia e innovazione è la chiave interpretativa, ad esempio, delle smart city, tutt’altro che un fenomeno meramente tecnologico.

PROVE DI FUTURO

PROVE DI FUTURO

ecosistema dell’innovazione

Sulla destra Alberto Pacher, Presidente della Provincia Autonoma di Trento, seduto a fianco a Sir Tim Berners-Lee, ha seguito con attenzione ai lavori, nella consapevolezza che il Trentino, territorio dove ICT genera valore per oltre mezzo miliardo di euro, e occupa oltre 5 mila persone, è in prima fila a partire dalle istituzioni locali che hanno adottato le applicazioni più avanzate nel permettere la partecipazione dei cittadini.

45


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

PROVE DI FUTURO

Trentino, ecosistema dell’innovazione

Poi ha insistito su questo invito: “Dobbiamo scegliere la collaborazione invece di competizione, mescolanza invece di isolamento, trasparenza invece di segretezza”, auspicando un progresso tecnologico che vada di pari passo con un progresso culturale ed umano. Senza dimenticare che il web è una piattaforma dell’innovazione, congegnata in modo da motivare la collaborazione, la nascita di nuove imprese e servizi, allargando la partecipazione alle decisioni, ben riassunta dal suo inventore: “La tecnologia permette a tutti noi di ottenere il futuro che vogliamo”. Sir Berners Lee utilizza due neologismi, per farsi capire meglio: le “half ideas” e gli “stretch friends” e precisa: “L’idea del Web, quello che sta dietro tutto, è che se una persona ha una mezza buona idea e l’altra metà sta nella testa di un altro, il Web è il connettore che permette alle due metà del cerchio di unirsi e di confrontare le idee grazie alla velocità del web e all’apporto della comunità virtuale, unendo culture, religioni,lingue, vite

diverse, spesso distanti. L’idea è una rete da tessere. Il web ci offre la possibilità di provare a conoscere il mondo e ad aprirci le nostre menti”. E ci rassicura:“Il futuro significa on line community e la condivisione a livello globale di ogni tipo di informazione ci consentirà di risolvere gli enormi problemi che la modernità ci pone innanzi”.

TRA MALGHE E MICROCHIP Il successo della manifestazione, che ha visto coinvolti migliaia di giovani, ha portato il presidente della Provincia Alberto Pacher ad affermare: “Dopo decenni di investimento in ricerca, il nostro territorio è riuscito ad integrare in un’identità tradizionale, quella delle malghe, della vita di comunità, del turismo, anche la dinamica dell’innovazione, tecnologica. Anche se siamo piccoli, grazie alla connessione, possiamo avere un ruolo di protagonisti”. Ecco perché l’ICT Days guarda non soltanto al futuro delle nuove tecnolo-

gie, ma anche ai temi dell’innovazione della società e del territorio. Il Trentino, territorio dove ICT genera valore per oltre mezzo miliardo di euro, e occupa oltre 5 mila persone, è in prima fila a partire dalle istituzioni locali che hanno adottato le applicazioni più avanzate nel permettere la partecipazione dei cittadini mediante l’accesso ai dati relativi all’attività politica delle istituzioni. Un’opportunità per superare il divario tra politica e cittadini. “Il nostro obiettivo - dice Fausto Giunchiglia, presidente di Trento Rise - è di trasformare il festival in un momento non più solo destinato agli addetti ai lavori, ma ci proponiamo di affrontare il cambiamento strutturale della nostra società anche dal punto di vista sociologico.Non ci saranno soltanto giovani studenti nelle nostre iniziative ma ci rivolgeremo anche agli adulti”. Ma cosa è l’ICT? “ICT parla la lingua del futuro, in un’ottica di sviluppo collettivo - spiega Giunchiglia - l’acronimo sta per Information & Communication Technologies, ovvero Tecnologie dell’In-

formazione e della Comunicazione. Con ICT si definiscono l’insieme delle tecnologie (programmi Sw, componenti e sistemi), che consentono il trattamento e lo scambio delle informazioni, siano esse numeriche, testuali, visive, sonore o combinazioni di esse (contenuti “multimediali”)”. Come funzionano? “L’ICT ha come discipline di base l’elettronica progettazione di computer e altri apparati; l’informatica progettazione e sviluppo del software ed infine le telecomunicazioni e la progettazione di apparati e reti di telecomunicazione”. E conclude: “Le applicazioni sono indicate in numerosi settori: Bioingegneria e Biomedicina, Ambiente ed Energia, Automazione industriale e Robotica, Sicurezza informatica e di ambienti, etc. Quanto basta per credere che la ricerca e l’alta formazione siano una leva e una prospettiva verso i nuovi assetti sociali ed economici globali”.

Dal 1866 sempre

Studenti, ricercatori e startupper hanno incontrato oltre 60 aziende locali, nazionali e internazionali, tutte attive nel settore dell’ICT. A sinistra: Confronto di opinioni tra Alberto Pacher, Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Sir Tim Berners-Lee e Alessandro Zoner, amministratore delegato Trentino Network.

46

47


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

La città intelligente è dotata di servizi e tecnologie capaci di rafforzare i legami esistenti tra i cittadini

crescere con una visione nuova

INTERVISTA

A

nche Sir Tim Berners Lee, l’inventore del web, verrebbe a vivere in questa città. Nell’era di internet è possibile riscoprire nel capoluogo trentino una sorta di umanesimo della rete. Al centro c’è l’uomo con le sue ricchezze e necessità. I valori umani non vanno reinventati, ma solo riscoperti e il concetto di smart city va proprio in questa direzione: creare una città unita capace di crescere coesa con i suoi cittadini. “Qui a Trento, dove avete un centro

storico bellissimo, la fibra ottica è in ogni casa. Avete cablato tutto, potrei vivere qui”, ha detto con un sorriso Sir Tim Berners Lee. E’ evidente il riferimento alla fibra ottica lunga circa 1000 chilometri, disegnata per supportare le reti di accesso in tutto il Trentino. Ne parliamo con Alessandro Zorer, amministratore delegato della società Trentino Network che sta completando il cablaggio di buona parte della città. Dottor Zorer, farà bene Sir Berners Lee a cercare casa a Trento? Per Trento direi che sarebbe un onore avere Sir Tim Berners-Lee tra i propri cittadini, anche se Trento può già perfettamente essere uno stretch friend dell’inventore del Web e dunque non è necessario che si trasferisca fisicamente a Trento per contribuire alla crescita della nostra città. A ogni modo, acquistare una casa a Trento credo significhi scegliere di abitare in una terra ricca non solo da un punto di vista paesaggistico ma anche in grado di rendere le proprie montagne dei fari verso il futuro. Montagne che non sono più barriere alla conoscenza, bensì punti dai quali poter raggiungere comodamente il resto del mondo. Grazie al progetto di connessione dei rifugi dell’arco alpino,

infatti, in Trentino è possibile navigare gratuitamente anche a 3000 metri e lo stesso ora lo si può fare in più di 500 piazze dei nostri comuni. Per le singole abitazioni, invece, stiamo lavorando nella direzione di attivare le centrali telefoniche di Telecom Italia portando, nelle zone sprovviste, la fibra ottica. Questo significa che entro la fine del 2013 il 95% della popolazione trentina potrà navigare, attraverso i tradizionali collegamenti in rame delle linee telefoniche presenti nelle proprie abitazioni, fino a una velocità massima di 20 megabit per secondo.

Le interconnessioni di sistema sono il segreto dello sviluppo. Cosa si sta facendo in Trentino? Il Trentino ha da poco realizzato una rete dorsale in fibra ottica lunga 1.000 km e progettata per supportare le reti di accesso in banda ultra larga in tutto il territorio provinciale. Una rete che collega a regime le circa 1.600 sedi della pubblica amministrazione e che garantisce servizi sicuri e veloci alle zone turistiche, industriali e

commerciali già nel corso del 2013. Per le aree industriali il percorso di cablatura in fibra ottica, invece, si concluderà entro la fine del 2014 e nel 2018 verranno anche raggiunte tutte le aree residenziali, consentendo al nostro territorio di godere per primo di una infrastruttura di rete in banda ultralarga per tutte le aziende e le abitazioni. Inoltre, per il progetto di connessione dei rifugi dell’arco alpini e delle 500 piazze comunali della provincia di Trento, abbiamo realizzato la rete radio WiNet, una delle più estese d’Europa, dotata di ben 767 impianti, 1.189 apparati radio e 1530 antenne.

La città intelligente è come una famiglia è stato detto agli ICT Days. Siamo certi che non perda l’anima? L’anima di una famiglia è data dalla possibilità di crescere assieme condividendo progetti, emozioni, idee ed esperienze. La città intelligente è dotata di servizi e tecnologie capaci di rafforzare i legami esistenti tra i cittadini. Nell’era del Web è quindi possibile riscoprire una sorta di umanesimo della rete. Al centro del Web c’è l’uomo con le sue ricchezze e necessità. I grandi valori umani non vanno reinventati, ma solo riscoperti e il concetto di smart city va proprio in questa direzione: creare una città unita capace di

Alessandro Zorer, amministratore delegato di Trentino Network, la società a capitale pubblico che gestisce le reti per le telecomunicazioni presenti sul territorio provinciale e, su queste reti, fornisce servizi alle pubbliche amministrazioni del Trentino e agli operatori del mondo delle telecomunicazioni. In alto: vassoio di terminazione fibra ottica.

48

con sistemi di illuminazione intelligente, con la telefonia VoIP, con l’introduzione del telelavoro e via discorrendo.

INTERVISTA

Trento,

crescere coesa con i suoi cittadini. Da un punto di vista pratico, per esempio, quante liti sfociano anche solo per un posto macchina? Liti solitamente legate a una mancanza di comunicazione. Ora grazie a semplici sensori messi in rete è possibile sapere in anticipo quali parcheggi sono liberi in città e al contempo, per il proprio posto auto di proprietà, utilizzare delle piattaforme informatiche che consento di identificare l’auto del proprietario semplicemente leggendo la targa. Su un piano puramente economico, lo sviluppo tecnologico consente di ridurre i costi dell’amministrazione pubblica

Lavori di connessione dei rifugi dell’arco alpino.

49


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

Avete inventato l’internet di altura? In effetti siamo avanti rispetto alle altre Regioni d’Italia. Ad oggi sono ben 55 i rifugi connessi e chiunque si trovi nelle loro vicinanze può navigare gratuitamente in WiFi per scambiarsi e-mail e attivare videoconferenze tramite appositi programmi, quali Skype. Il progetto si concluderà nel 2014 raggiungendo in tutto 80 rifugi. La rete viene gestita da Trentino Network, che dal 2009 ne affitta l’utilizzo a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie, agli operatori privati di mercato che a loro volta erogano i servizi agli utenti residenziali e aziendali. Questa rete offre anche un accesso a internet in WiFi su ben 520 Access Point, che consentono a cittadini e turisti di connettersi in mobilità all’aperto. In modo particolare, per il progetto di connessione dei rifugi dell’arco alpino, si è rinforzata la rete radio WiNet con una linea visiva, vale a dire da antenna ad antenna, per garantire una connessione efficiente anche ai rifugi di alta montagna. Il Trentino rappresenta un’eccellenza anche per la Protezione Civile. La solidarietà, come dimostra l’ultimo terremoto dell’Emilia, è sempre in primo piano. C’entra la Rete digitale in questo contesto? C’entra eccome! La rete di comunicazione viene anche utilizzata per la gestione delle emergenze della Protezione Civile. Abbiamo realizzato la rete TETRANET, che al momento copre l’80% del territorio con 50 stazioni radio e 56 siti, che compongono la dorsale della rete, interconnessi tra loro tramite ponti radio e fibra ottica. TETRANET è una rete digitale e quindi porta con sé

molti vantaggi, come la segretezza che consente per esempio alle forze dell’ordine di agire in sicurezza senza perdita di informazioni, la possibilità di parlare in duplex, cioè contemporaneamente come un normale telefono e consente anche di trasmettere dati quali testi, immagini, ecc. Il prossimo passo del

Trentino prevede la copertura anche delle aree limitrofe, piccole valli, boschi, crepacci, ecc. con ponti radio TETRANET e l’avvio della “Centrale unica per l’emergenza” in cui le varie organizzazioni coinvolte troveranno il fulcro del presidio 24 ore su 24. Per i cittadini, poi, sarà previsto un unico numero d’emergenza, 112 europeo, per raggiungere l’intero mondo del soccorso (Vigili del Fuoco, forze dell’ordine, soccorso sanitario, ecc.).

La città intelligente ha bisogno di un “intelligente” senso della cittadinanza.Come reagirà la popolazione di Trento? Essere cittadino, sentire il senso della cittadinanza, significa lavorare per il bene comune, e il bene di Trento, così come per la maggioranza delle città

italiane, è dato dalla crescita coesa. La nostra città ha bisogno di aprirsi ad altre realtà perché crescere vuol dire confrontarsi e imparare per poi saper tornare sui propri passi arricchiti di una visione nuova. Così in Trentino, a partire dagli inizi degli anni duemila, è apparso chiaro che la disponibilità di reti di telecomunicazioni a grande capacità fosse un fattore non solo abilitante ma determinante sia per il sistema produttivo che

per l’intera cittadinanza. La Provincia Autonoma di Trento si è quindi resa protagonista di un processo di progressiva digitalizzazione del territorio in banda larga. Le infrastrutture digitali e la connettività di rete sono di fatto diventati strumentali a garantire a tutti i cittadini l’accesso

ai servizi in termini di conoscenza, condivisione, partecipazione democratica. Ma basta? Siamo consapevoli che non basta realizzare un’infrastruttura innovativa in fibra ottica, ma è indispensabile che ciascuna persona sia messa nelle condizioni di usufruire dei nuovi servizi. Per questo abbiamo promosso il progetto Trentino in Rete per informare

tutti i cittadini, le imprese e i turisti delle opzioni disponibili sul territorio per avere collegamenti veloci e comodi da casa, delle modalità per garantire maggiore competitività e sicurezza alle aziende in rete e per creare nuove opportunità per i giovani sul web. (www.trentinoinrete.it).

Insomma, la tecnologia in ogni angolo. Un vantaggio anche per l’economia del Trentino? Quello che abbiamo potuto constatare è che in Trentino la gente apprezza questi nuovi servizi. Diverse imprese raggiunte dalla fibra ottica attraverso il progetto di connessione dei distretti industriali, hanno subito apprezzato i vantaggi della nuova tecnologia FTTH. Per esempio l’azienda vitivinicola Cavit di Ravina, che esporta nel mondo il

70% della propria produzione dalla fibra ottica, ha ricevuto la possibilità di rinnovare due importanti settori aziendali quali il monitoraggio della vinificazione e la gestione delle spedizioni. Inoltre la disponibilità del collegamento in fibra ottica nell’azienda ha reso possibile l’attivazione del progetto P.I.C.A. (Piattaforma Integrata Cartografica AgriVitivinicola) che prevede la realizzazione di un innovativo sistema ICT in grado di collegare contemporaneamente Cavit con tutte le sue cantine socie al fine di garantire una produzione e una viticoltura di maggiore precisione e sempre più ecosostenibile. E i giovani? I giovani vanno sicuramente incentivati a conoscere, esplorare e studiare il nuovo mondo tecnologico per poi poterlo completamente rinnovare. In Trentino ci sono 2500 ricercatori che lavorano presso i vari centri di ricerca nelle telecomunicazioni presenti nel territorio, come la Fondazione Bruno Kessler, la Fondazione Edmund Mach, Graphitech, CREATE-NET, Cimec, Centro ricerche Fiat, e via discorrendo. Per stimolare i giovani in questa direzione abbiamo da poco lanciato assieme all’Università degli Studi di Trento, la Provincia autonoma di Trento, Trento RISE e CREATE-NET, un concorso di idee chiamato “Testbed Trentino” che selezionerà le migliori idee di progetto basandosi su tre semplici criteri: originalità, realizzabilità della sperimentazione sulle infrastrutture Testbed e impatto sul territorio in termini economici e sociali, diretti e indiretti. (http:// www.trentinotestbed.eu/it).

INTERVISTA

INTERVISTA

Trento, crescere con una visione nuova

Inchiesta a cura di: Gabriele Catania, Pier Fedrizzi, Francesca Patton

Il MUSE (Museo delle Scienze), centro di diffusione della cultura scientifica di ultima concezione, progettato da Renzo Piano, che sarà inaugurato la prossima estate, affiancherà al tradizionale interesse per la storia naturale e la ricerca, tipica di ogni istituzione legata alle scienze e alla natura, un’attenzione particolare alle tematiche etiche e sociali, all’ecologia ed allo sviluppo sostenibile.

50

51


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

Che fine hanno fatto questi valori?

L’inquinamento

visivo, un’alterazione ambientale di grandi proporzioni

Il PUNTO DI VISTA

L’impatto dell’inquinamento visivo sull’uomo è di natura estetica ed è tale da incidere negativamente sulla qualità della vita. Infatti, l’integrazione degli elementi nello spazio che si presentano alla vista è un importante parametro per il benessere degli individui: tutti, per ricrearci, cerchiamo luoghi la cui vista dia il senso di armonia, di vivacità o di singolarità; fuggiamo invece i luoghi la cui vista dia il senso di disordine, di piattezza, di prevedibilità. Un paesaggio equilibrato e ordinato, per esempio, produce calma, sicurezza psichica e godimento estetico.

medesime in base a criteri soggettivi. Secondo il nostro punto di vista, invece, definiamo l’inquinamento visivo come l’alterazione di qualsiasi unità spaziale, ad opera di agenti fastidiosi, sgradevoli per la vista e tali da compromettere la qualità della vita. L’impatto dell’inquinamento visivo sull’uomo è dunque di natura estetica ed è tale da incidere negativamente sulla qualità della vita. Infatti, l’integrazione degli elementi nello spazio che si presentano alla vista è un importante parametro per il benessere degli individui: tutti, per ricrearci, cerchiamo luoghi la cui vista dia il senso di armonia, di vivacità o di singolarità; fuggiamo invece i luoghi la cui vista dia il senso di disordine, di piattezza, di prevedibilità. Un paesaggio equilibrato e ordinato, per esempio, produce calma, sicurezza psichica e godimento estetico.

CENNI SUL CONCETTO DI BELLO

C

ome è noto, il concetto di inquinamento è ormai entrato a far parte del lessico quotidiano. Si parla sempre più spesso di inquinamento atmosferico, acustico, elettromagnetico, luminoso ecc… Ma cos’è l’inquinamento? L’inquinamento, secondo una delle più recenti definizioni, è l’immissione di agenti chimico-fisici che alterano l’equilibrio interno ed esterno tra l’ambiente e le specie vegetali e animali in esso viventi, derivante da azioni cui conseguono reazioni ricadenti in diversa

misura, in modo diretto o indiretto, sull’equilibrio medesimo. Ebbene, negli ultimi anni stiamo assistendo ad un aumento delle forme di inquinamento per due ordini di ragioni: 1) da un lato vi è un reale incremento delle cause che lo determinano, in quanto il volume di agenti immessi nell’ambiente è in sensibile aumento; 2) dall’altro, si registra una maggiore sensibilità individuale nel percepirlo, grazie alla recente affermazione di una cultura volta alla protezione dell’ambiente tout court. In tale prospettiva è

emblematico riferirci ad una nuova forma di inquinamento che, pur non essendo costituita da veri e propri agenti chimico-fisici, rappresenta comunque un’alterazione dell’equilibrio ambientale: l’inquinamento visivo. Nella ricerca psicologica si tende a definire l’inquinamento visivo come la sovrabbondanza di immagini cui l’occhio umano è sottoposto quotidianamente tale da compromettere la capacità di gestione delle informazioni che il cervello opera, al fine di riconoscere e classificare le informazioni

Poiché la determinazione di inquinamento visivo, come abbiamo visto, è di natura estetica, ovvero di discriminazione del “bello” dal “brutto”, è opportuna una breve introduzione sulla formazione del concetto di “bello”. Innanzi tutto è necessario abbandonare l’idea che vi sia un’unica definizione di bello e che quindi si possa conoscere, attraverso canoni prefissati, che cosa sia bello: il concetto di bello dipende in primo luogo dalle varie civiltà che lo elaborano; in secondo luogo, ogni civiltà, ed in particolare la nostra, è frutto di una serie di stratificazioni culturali, per cui il bello si potrebbe definire a grappolo, a costellazione, ovvero prendendo e collegando fra loro le varianti principali e considerando le

diverse risposte che sono state date dalla società medesima. Trattare il bello implica il riferimento all’Età Classica ove καλος και αγαθος (kalòs kai agatòs), ovvero il rapporto e l’influenza dell’estetica (aísthesis = sensazione) sull’etica (ethikós = costume) costituisce un fondamento di tutta la tradizione filosofica antica. Secondo questo presupposto, il concetto di bello è unito a quello di buono. Per di più, questa assimilazione la possiamo rilevare in molte culture extraeuropee, soprattutto asiatiche, nelle quali si attribuisce al bello un valore, quindi qualcosa che merita di essere perseguito. La Scuola Pitagorica, intorno al VI-IV secolo a.C., afferma che il concetto di bello si specifica ed entra in rapporto al concetto di vero e a quello di buono, formando ciò che si definisce una trinità. Tali valori - il bello, il buono e il vero - porteranno come caratteristica intrinseca il senso della misura. Questa particolarità è legata all’idea di armonia, di proporzione, di limite, già testimoniata nel Tempio di Apollo di Delfi, dove si trova scritto che “la misura è tutto”; ogni aspetto della vita greca ha come ideale quello della misura: tanto il bello, quanto il vero e il buono si basano appunto sulla misura. E le arti predilette per esplicare le proporzioni matematiche perfette sono la musica e l’architettura. E’ solo a partire dalla metà del XVIII secolo che l’estetica, da sempre impegnata nell’individuazione del bello, non si riferisce più a concezioni astratte, ma si impadronisce della dimensione sensoriale. La vista, l’udito, il tatto, non rinviano più oltre se stessi ma legano indissolubilmente l’Uomo al mondo terreno

mostrando il fascino e l’ambiguità dei fenomeni che si succedono su di esso. In questo contesto, ogni opera è considerata a sé stante: l’arte, cioè, si individualizza. Ma quando si comincia a parlare di bello nella contemporaneità, ci accorgiamo che esso si lega sempre più ad un concetto relativistico e soggettivo. Oggi, gli studiosi sono d’accordo sul fatto che si sono persi molti punti di riferimento costanti ed è quindi più difficile l’individuazione del bello poiché è in crisi la stessa nozione di bello. Nell’era moderna il bello è stato sorpassato dall’idea di gusto. Il bello non è più congiunto ad una tassonomia rigida: esso si è spostato sul senso di “creazione e imponderabilità” (Ferrari, 2004). Ma è anche ritenuto bello ciò che riesce a farci pensare a partire da un sentimento. Come molti filosofi affermano la bellezza non è soltanto armonia, non è il tutto compiuto, ma è anche qualcosa che non sappiamo contenere all’interno di uno sguardo e all’interno di un giudizio. Bellezza è tutto ciò che risveglia in noi un’idea di qualità, di piacere e di pensiero. Ma allora dobbiamo rassegnarci all’idea che nel XXI secolo il bello sia una nozione del tutto indefinibile e arbitraria? Noi riteniamo di no. Certo, esso varia in funzione del tempo, cresce, muta a seconda dell’epoca che lo plasma. Ma, secondo la nostra prospettiva, respingiamo l’idea di accondiscendere al relativismo estetico imperante che tutto giustifica e perdona in nome della libertà di espressione artistica o della necessità funzionale.

Il PUNTO DI VISTA

La Scuola Pitagorica aveva individuato il concetto di bello, buono e vero?

Paolo Rognini Prof. a c. Psicologia Socio-Ambientale Università di Pisa

Alcuni esempi significativi di inquinamento visivo che deturpano il paesaggio. Il Professor Paolo Rognini.

52

53


Anno VI - marzo/aprile 2013

Anno VI - marzo/aprile 2013

“terre dal cuore caldo” costituiscono una grande risorsa da promuovere per scopi turistici

Alla ricerca

del cuore caldo dell’Italia

INIZIATIVE

Il Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche, in occasione dei suoi primi 25 anni di attività, vuole individuare i “punti caldi“ del nostro Paese puntando sul fatto che questi luoghi, apprezzati fin dai tempi dei romani e degli etruschi, autentici esploratori di queste realtà, rappresentano una preziosa peculiarità naturalistica della penisola in virtù dei paesaggi magnifici e surreali: campi di lava, fumarole, soffioni di vapore. Lo scopo del progetto è di promuovere un’Associazione di identità, aderente a Res Tipica ANCI, dedicata alle “terre dal cuore caldo” senza scopo di lucro, per la promozione e la valorizzazione di questi territori, luoghi che per la propria natura sono diversi se non unici ed esclusivi.

U

na mappa ragionata di un itinerario delle località che “scaldano” la nostra Italia, terra dal “cuore caldo”, non esiste. I luoghi che hanno in comune uno dei tanti aspetti naturalistici peculiari della penisola (i punti caldi) che in situazioni diverse presentano i “campi di lava”, le distese di sabbia nera, le fumarole e le pozze di fango ribollente, i soffioni di vapore, le imponenti cascate e le lingue di magma vulcanico che diramano da crateri ancora in attività, in un prossimo

futuro potranno essere evidenziati dall’Associazione Città di Identità ANCIRES TIPICA che sta esaminando la proposta di Co.Svi.G, cui aderiscono i Comuni geotermici Toscani, e di altri Comuni promotori. Il Consorzio cui aderiscono i Comuni dell’area geotermica della Toscana ha deciso di condividere le proprie esperienze con tutti i Comuni d’Italia ricchi di scaturigini di acque sia minerali che termo-minerali, ma anche caratterizzati da altri interessanti fenomeni, come quello eviden-

ziato in alcuni comuni del salernitano, dove si manifesta il degassamento naturale dal suolo, le cosiddette Mofete, intendendo con tale terminologia una miscela di gas naturali (CO2, SO2 - anidride solforosa -, H2S - acido solforico-, elio, metano, azoto, idrocarburi aromatici ed altri gas), che risalendo dalle profondità della Terra trovano, come via preferenziale, faglie e fratture. Alcuni Comuni hanno già evidenziato queste forme di promozione del territorio, ad esempio, nel comprensorio comunale di Oliveto Citra sono stati organizzati i “sentieri delle mofete”, dove sono state riscontrate ben dieci venute di gas, con o senza la presenza di acqua. Queste “Mofete” costituiscono un sito di particolare interesse geologico definito “Geosito”. In questo particolare fenomeno, durante la risalita dalla profondità della Terra, questi gas possono intercettare la falda acquifera dando vita spesso a manifestazioni spettacolari con la formazione di soffioni e/o geyser; in altri casi il degassamento avviene senza l’intercettazione della falda, in questi

La rubrica della TGR Bellitalia, curata da Marco Hagge (nella foto) ha dato ampio spazio spazio al parco naturalistico delle Biancane nei pressi di Monterotondo Marittimo dando il via a quello che dovrebbe essere un percorso alla ricerca del cuore caldo d’Italia. In alto: Giorgio Ranalli studioso di fama mondiale delle Scienze della Terra.

54

casi si assiste alla visione sul suolo di zone in assenza completa di vegetazione e con forte odore di zolfo. Tra queste la più estesa è certamente la “Varchera” o sorgente solfurea, visibile persino dalle immagini da satellite.

all’interno della terra, è ormai un fatto certo e ben conosciuto. Vulcani, sorgenti termali, tracce di crateri, soffioni e geyser documentano bene la presenza di un calore interno alla Terra che fluisce verso l’esterno.

UN’IDENTITÀ CULTURALE DA RISCOPRIRE

LA POSITIVA ESPERIENZA DELL’ISLANDA

E’ questa l’indagine che vuole portare avanti il Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche, in occasione dei suoi primi 25 anni di attività, tra cultura della sostenibilità e una grande capacità di creare relazioni con le istituzioni, mondo universitario e delle ricerca, e i mass media, in collaborazione con Energeo, puntando sul fatto che tutti questi luoghi hanno un “futuro remoto” che sembra mai stato vissuto e “un’identità culturale” ben definita che affonda le radici ai tempi dei romani e degli etruschi, autentici esploratori di queste realtà, dando una peculiarità ad uno dei tanti aspetti naturalistici della penisola e ai magnifici paesaggi, quasi sempre surreali ed unici. “Lo scopo del progetto - avverte il direttore generale del Consorzio Sergio Chiacchella - è di promuovere un’Associazione, dedicata alle Terre dal cuore caldo, senza scopo di lucro per la promozione e la valorizzazione di questi territori ossia luoghi che per la propria natura sono diversi se non esclusivi”. Il campo di ricerca si dovrà allargare alle zone caratterizzate da geyser (fenomeno che prende il nome dal sito islandese di Geysir in cui questo getto di vapore e acqua calda si manifesta da millenni) e da rocce laviche ricche di muschi e licheni, dove convivono colonie di uccelli marini lungo le coste. La dimostrazione che esiste un’energia termica

Si ricorda ancora l’intervento dell’islandese Olafur Flovenz, Direttore del prestigioso Istituto Geofisico e Vulcanologico ISOR, al Convegno “Il calore della terra: conoscere per capire e condividerne l’uso”, svoltosi lo scorso dicembre, nel Teatro Comunale di Piancastagnaio, sull’Amiata, che ha spiegato: “L’Islanda è un paese che sfrutta intensamente le sorgenti di acqua calda presenti, mediante il riscaldamento di intere città e la produzione di energia elettrica, ma uno degli effetti più spettacolari dell’Islanda sono i geyser. I Geyser sono delle sorgenti termali zampillanti e intermittenti. Essi sono costituiti da pozzi naturali che raggiungono profondità elevate all’interno del sottosuolo e che si riempiono d’acqua grazie alle sorgenti superficiali o alle acque piovane. I Geyser emettono vapori e acque calde contenenti sostanze minerali, costituite da calcare e da silice, che si depositano intorno all’orifizio. Questi fenomeni sono stati studiati soprattutto in Islanda, dove la popolazione ha creduto nella promozione del territorio, promuovendolo in tutto il mondo come incomparabile ed irripetibile, presentando l’ambiente come competitivo in tutto il mondo. E’ evidente che è stato fatto un grande salto di qualità nell’affermazione turistica del nostro territorio”. Questi fenomeni costituiscono l’altra

faccia delle località termali il cui sfruttamento delle sorgenti risale a migliaia di anni prima della nascita di Cristo ed è legato alle virtù terapeutiche di cui le loro acque sono dotate. “Le acque termali sono abbastanza diffuse proprio in quelle località dove il magma, nelle aree vulcaniche e non, è più vicino alla superficie oppure dove la sismicità è elevata” ricorda Alessandro Sbrana, del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Pisa . “Evidentemente - spiega lo studioso - la conformazione della crosta terrestre in quei punti comporta la possibilità che l’acqua, o meglio che alcune falde acquifere, possono trovarsi in corrispondenza di strati profondi di roccia impermeabile calda. Le falde acquifere si formano grazie alla proprietà naturale del terreno e della roccia di essere permeabili, per lo più per fratturazione legata ai sismi e quindi di consentire all’acqua di infiltrarsi durante la sua discesa in profondità in corrispondenza delle rocce calde. Le acque dei sistemi termali si alleggeriscono e risalgono spesso ricche in gas e vapore. Raggiunta la superficie, analogamente ai fenomeni vulcanici,la miscela d’acqua idrotermale e gas fuoriesce talvolta in

INIZIATIVE

Gli aspetti naturalistici e i magnifici paesaggi delle

Il geologo e vulcanologo islandese Olafur Flovenz.

55


Anno VI - marzo/aprile 2013

INIZIATIVE

Alla ricerca del cuore caldo dell’Italia

grande quantità e ad alta temperatura. La possibilità di utilizzare queste emissioni, talvolta ricche di sali, a causa del contatto ed interazione chimica con rocce calde di diversa costituzione e spesso solubili, durante il percorso, ha sempre incuriosito l’uomo”. Il Professor Giorgio Ranalli del Department of Earth Sciences, Carleton University di Ottawa (Canada), rassicura che non ci sono rischi di contenimento di queste manifestazioni spontanee della crosta terrestre. “Di fatto, - dice - la Terra, la cui perdita totale ammonta a 42 TW corrispondenti a 10 23 J/anno, di molti ordini di grandezza superiore all’energia liberata dai terremoti, si raffredda perché il fenomeno è imputabile per due terzi alla radioattività delle rocce e per un terzo dal raffreddamento della litosfera, aspetto comunque assolutamente trascurabile anche in tempi geologici (< 100 °C/Ga dove Ga = 1 miliardo di anni)”. Quindi? Si fa in tempo a saperne di più su cosa succede nelle regioni italiane. Un dato c’è già. Il territorio, in Italia, più ricco di acque sia minerali che termo-minerali, con il numero più alto di “punti caldi” è la Campania, che risulta essere una delle regioni più rappresentative in tal senso; infatti, nella sola isola d’Ischia vi sono, sia per numero sia per densità, la maggior parte di fonti di acque termali ed esse rappresentano circa l’80%, di tutte le autorizzazioni che la Regione ha concesso nella sola provincia di Napoli. Il resto lo si potrà conoscere grazie all’iniziativa presa dal Co.Svi.G. che insieme ad altri Comuni, vuole individuare le “terre dal cuore caldo” del nostro Paese. L’esplorazione può partire. L.L.

56

LA BIBLIOTECA DI ENERGEO MAGAZINE

ENZO FERRARI Storia e Glorie dell’Automobilismo Modenese

Testi: Leo Turrini con i contributi di Adolfo Orsi, Raffaele Gazzi, Sandro Grimaldi, Gianni Cancellieri Edizione: Museo Casa Enzo Ferrari

“Ogni storia, bella o brutta che sia, ha il suo inizio. Spesso assolutamente normale, quasi anonimo. Ed è stato così anche per mio padre, la sua avventura è cominciata tra le mura di questa Casa - Scrive Piero Ferrari, ricordando suo padre Enzo, nella prefazione del libro edito da Museo Casa Enzo Ferrari. - “Non è mai semplice, per un figlio, confrontarsi con la figura del genitore. La vicenda di Enzo Ferrari, poi, è stata raccontata talmente tante volte da lasciare poco spazio all’ immaginazione. Eppure ,mio padre di immaginazione si è nutrito. Intendo immaginazione come capacità di sognare, voglia di osare, desiderio di stupire”. Il racconto fatto da quest’opera è unico. Si capisce perché la Fondazione Casa Natale Enzo Ferrari, la sua città ha voluto dedicargli un Museo nella casa dove nacque il 18 febbraio 1898. Una storia tutta da leggere.

“2052: scenari globali per i prossimi quarant’anni” Autore: Jorg Randers Edizione Ambiente

Il Rapporto al Club di Roma “2052: scenari globali per i prossimi quarant’anni” approfondisce le grandi tematiche del nostro futuro affrontate nel 1972 dallo storico volume “I limiti dello sviluppo” che, per la prima volta, mise in discussione l’ideale di crescita permanente. In questo nuovo Rapporto - pubblicato in Italia da Edizioni Ambiente a cura del direttore scientifico del WWF Italia Gianfranco Bologna - Jørgen Randers, uno dei co-autori de “I limiti dello sviluppo”, si focalizza sui prossimi 40 anni e solleva alcune domande scomode. Quanti esseri umani potrà sostenere il pianeta? Quali nazioni prospereranno e quali soffriranno? Crollerà la fede nella crescita infinita? Il passaggio alla superiorità economica cinese avverrà in pace? Il cambiamento climatico in atto sarà fuori controllo? Il Professor Jørgen Randers lavora sulle questioni climatiche e le analisi di scenario presso la Norwegian Business School. Svolge attività accademica e di formazione a livello internazionale in materia di sviluppo sostenibile e clima, è membro non esecutivo di un nutrito numero di organi sociali e autore di numerosi libri e articoli scientifici.



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.