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PROFILI
JAMIL SADEGHOLVAAD
DIETRO LA FASCIA TRICOLORE DEL SINDACO
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DI LUCIA LOMBARDI • FOTO RICCARDO GALLINI
Jamil Sadegholvaad, sindaco di Rimini, nato a Rimini 49 anni fa, è laureato in Scienze Politiche con indirizzo storico internazionale. Sin dall’adolescenza ha affiancato i genitori nella gestione del negozio di tappeti nella centrale via Dante a Rimini. Dal 2009 al 2011 è stato assessore per la Provincia di Rimini, dal 2011 al 2016 ha rivestito il ruolo di assessore con il sindaco Gnassi con delega alle attività economiche e dal 2016, fino alle nuove elezioni, delega aggiuntiva ai lavori pubblici. Tiene per sé le deleghe dei settori
Turismo e promozione della città, Cultura, Piano Strategico, Relazioni europee e inter-
nazionali. Ha ricevuto 33.542 voti e ha vinto con il 51,32%. Appena insignito della carica di presidente di Visit Romagna. “Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fin tanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo,” affermava Mahatma Gandhi, in una delle sue più celebri frasi, una delle figure che più ha colpito l’immaginario dello Jamil studente all’università di Bologna, appassionato di storia politica internazionale, così come Mather Luther King. “Due figure positive e di svolta nella storia contemporanea, uomini coraggiosi, che per cambiare la società hanno pagato con la loro stessa vita; ancora oggi il loro impegno è tangibile e produce risultati, anche se non bisogna dar nulla per acquisito.” Altre sono le sue figure di riferimento cui guarda ancora oggi con interesse, come Barack Obama, “perché ha rappresentato la speranza, non solo per essere stato la prima persona di colore a diventare presidente degli Stati Uniti, ma per la sua visione assolutamente contemporanea del mondo e del ruolo del suo Paese all’interno del panorama internazionale, che non può essere solo egemonico, ma di guida anche su tematiche come quelle ambientali”. Per passare alla realtà più vicina a noi, un uomo di grandi ideali, concreto, pacato, di grande riferimento ancora oggi è per Jamil il
professor Fabio Zavatta, il preside dei tempi in cui lui frequentava il Liceo Scientifico Serpieri: “l’ho conosciuto quando facevo il rappresentante degli studenti, c’è stato da subito un feeling particolare nel prenderci cura della comunità scolastica. Quando ho bisogno di consigli ancor oggi lo chiamo. Il mio rispetto verso di lui era doveroso; il suo non era scontato. Mi piacciono le persone con ideali, che riescono a tradurli anche nei gesti quotidiani”.
Ha sperimentato molto e intrapreso tanti viaggi, partendo spesso da solo.
“Una volta, mentre camminavo per le strade di Singapore, città del lusso, contemporanea,
all’avanguardia, davanti ad una agenzia viaggi fui attirato da un volo per Calcutta a basso prezzo, lo presi e una volta là fu un pugno nello stomaco, un’esperienza molto forte. L’India lascia il segno, un viaggio che umanamente mi è servito molto. Paesi poveri ne ho visitati tanti, ma in India non ho visto il sorriso negli occhi delle persone, quello mi ha fatto molto male. Un libro che suggerisco, lo lessi cinque o sei anni fa, quando ero là da solo, è La città della gioia di Dominique Lapierre, il senso di quelle pagine è che in qualunque condizione, anche estrema, l’umanità e la dignità emergono e sono irrinunciabili.”
Lei è nato e cresciuto qui. Qual è il piatto della tradizione romagnola che ama di più?
“Da vero romagnolo, cresciuto con una nonna di Coriano, che ora non c’è più, adoro le tagliatelle con massicce dosi di ragù coi piselli. Quello rimane per me un sapore indimenticabile. Mi piace la cucina internazionale. Per ogni Paese che va a costellare la conformazione della mia famiglia amo ricette differenti, come quella persiana, ricca e raffinata, che mangio molto in casa o in un ottimo locale di Bologna. O le ricette della cucina brasiliana come feijoada e strogonoff, ma in generale mi piace molto sperimentare.”
Cosa le ha donato crescere in una famiglia multiculti?
“Uno sguardo lungo e aperto sul mondo, permettendomi di leggere meglio le dinamiche che coinvolgono le culture. Il multiculturalismo se gestito bene è un bel potenziale.”
Quali lingue straniere parla?
“Persiano, inglese, mentre in Francia e in Spagna… sopravvivo! A casa mia si parla più portoghese che italiano, l’ho imparato per non sfigurare con mia suocera!”
C’è un termine del vocabolario altrui che la affascina particolarmente?
“Saudade, perché intimamente sono un malinconico, la nostalgia come stato d’animo che riporta a cose lontane che non possono tornare più, e questo vocabolo che corrisponde ad un sentimento, un modo d’essere, corrisponde al mio vero stato d’animo.”
IN APERTURA E NELLA PAGINA PRECEDENTE, IL SINDACO JAMIL SADEGHOLVAAD. IN ALTO, INSIEME ALLA NUOVA GIUNTA.
È anche padre e compagno, come fa a conciliare tutto?
“Provo a dare valore al tempo trascorso assieme, e concilio tutto grazie alle massicce dosi di pazienza da parte della mia compagna e di mia figlia. Spero di non aver fatto troppi danni.”
Qual è lo sport degli sport per lei e perché?
“Il basket, sport di gruppo praticato per anni e ancora ne sono un grande appassionato grazie al prof. Rinaldi che ha instradato a questa attività migliaia di riminesi. Mi piace perché è uno sport che non ha tempi morti, richiede azioni rapide, ed è obbligatorio essere sempre attivi. Nel basket i risultati si possono ribaltare all’improvviso, non si può fare melina. Ora non ho più tempo né occasioni di giocarvi, gli amici del cuore hanno un po’ mollato e andarci da solo sarebbe triste.”
Che rapporto ha con il suo aspetto?
“Con il tempo si impara ad accettarsi, non credo di essere un vanitoso, nella fase adolescenziale sono stato molto autocritico, ho smesso di fumare quattro o cinque mesi fa del tutto e da un giorno all’altro, influenzato dalla visione delle lastre ai polmoni di una persona a me molto cara. Dai 18 anni in poi ho sviluppato un rapporto sereno con il mio aspetto, ma il tema non mi ha mai appassionato più di tanto. Si cerca nel possibile di mantenersi in forma!”
Una verità su se stesso?
“Sono un passionale introverso. Non credo di essere particolarmente simpatico, ma cortese e affabile, gentileza gera gentileza, si dice in portoghese, penso sia vero!”
Cosa non sopporta nel prossimo?
“Gli arroganti, stimolano la mia più totale avversione.”
Il suo militare in politica come è avvenuto, da quali urgenze è scaturito?
“Durante gli anni del liceo. Ho sempre sentito la necessità di prendermi cura dell’ambito in cui vivevo per migliorarlo. Parrocchia, scuola, o altro, possiamo far sempre qualcosa per migliorare il nostro mondo, questo modo di essere e pensare mi ha portato alla politica.”
Avverte il peso della responsabilità?
“Soprattutto la notte. Vivo il ruolo di sindaco con entusiasmo, ritengo che lavorando seriamente si possa fare bene, nutro una passione disinteressata che ho già messo a frutto negli anni precedenti al fianco di Gnassi, penso che questa passione i riminesi l’abbiano percepita e compresa. Questa traiettoria andava portata avanti, completata. Questo è un tempo da interpretare. Il Covid porta con sé una situazione sociale difficile da affrontare.”
Come si vede negli anni a venire?
“Impegnato ad ottenere risultati per la mia città. Mi auspico anni positivi. Non lesinerò nessuno sforzo: viviamo una fase storica difficile che può regalare opportunità, come il Pnrr – il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – una risorsa da spendere bene per il territorio.”