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TERRITORIO

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GIOIELLI

GIOIELLI

IL BORGO SAN LORENZO IN CAMPO, UN LUOGO DOVE IL TEMPO È SOSPESO MEDIEVALE

DI FABIO FRATERNALI FOTO NICOLÒ CAMPRINI

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FONDATA DA UN GRUPPO DI MONACI BENEDETTINI, LA LOCALITÀ OSPITA UN’ABBAZIA CON ALCUNE RELIQUIE DI SAN DEMETRIO, IL PALAZZO DELLA ROVERE E IL MUSEO DELLE TERRE MARCHIGIANE.

A metà strada tra il mare Adriatico e l’Appennino umbro-marchigiano, nella valle bagnata dal fiume Cesano, si può ancora godere di un piccolo luogo prezioso, dove sembra che il tempo si sia fermato. Arrivare a San Lo-

renzo in Campo è come percor-

rere un viaggio dell’anima: che si venga dal mare o dalle dolci colline dell’entroterra, l’effetto è sempre sorprendente. La storia della piccola cittadina laurentina è antica e particolare. Essa sorse in prossimità della romana città di Suasa, in un paesaggio ben diverso da quello attuale, più ricco di boschi che di campi coltivati. La nascita dell’abitato di San Lorenzo in Campo si deve all’arrivo, prima dell’anno Mille, di un gruppo di monaci benedettini, provenienti da Sant’Apollinare in Classe, che iniziarono la costruzione di un’abbazia dedicata a San Lorenzo e una progressiva bonifica della zona, con lo scopo di ‘strappare’ terra alla natura per impiantarvi coltivazioni. Al riguardo, è singolare apprendere che in origine San Lorenzo portasse l’appellativo in silvis e che solo in seguito mutò nell’attuale in campo. L’Abbazia benedettina di San Lorenzo in Campo, dal 1943 elevata al rango di Basilica, sebbene modificata nei secoli, presenta ancora oggi, soprattutto all’interno, caratteri che ne ricordano l’antichità. Tra questi elementi risultano sorprendenti le maestose colonne in granito egizio, materiale ‘di spoglio’ proveniente dal vicino sito romano di Suasa Senonum. Tra le peculiarità di quest’edificio ecclesiastico vi è la presenza di alcune reliquie di San Demetrio, santo venerato sia dalla comunità cristiana cattolica che ortodossa. Le reliquie di San Demetrio, rinvenute nel Cinquecento a San Lorenzo in Campo, tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento sono state in gran parte restituite alla città di Salonicco. Lasciata l’Abba-

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LASCIATA L’ABBAZIA, ADDENTRANDOSI PER LE PICCOLE VIE NON SARÀ DIFFICILE SCORGERE UN MAESTOSO PALAZZO CHE, QUASI FOSSE UNA QUINTA TEATRALE, CHIUDE UN’ARIOSA SALITA: È IL PALAZZO DELLA ROVERE.

IN QUESTE PAGINE, ALCUNI SCORCI DEL BORGO MEDIEVALE DI SAN LORENZO IN CAMPO. zia, addentrandosi per le piccole vie, non sarà difficile scorgere un maestoso palazzo che, quasi fosse una quinta teatrale, chiude un’ariosa salita, è il Palazzo della Rovere. Non va dimenticato infatti che, tra le tante famiglie che ebbero giurisdizione sulla cittadina laurentina, ci fu anche un ramo cadetto dei Duchi di Urbino, quello dei Marchesi di San Lorenzo in Campo, originatasi dal Cardinale Giulio Feltrio della Rovere (1533-1578). Il palazzo è caratterizzato da un’imponente ed elegante facciata sulla quale campeggia, al centro, un singolare orologio con un quadrante che reca ancora ‘l’ora italiana’, ovvero con sei ore, in luogo delle più usuali dodici. Questo grazioso palazzo, dismesso da tempo il suo compito di dimora nobiliare, è sede del prezioso Museo Arche-

ologico del Territorio di Suasa

che, attraverso una serie di interessanti reperti, guida il visitatore alla scoperta della storia del territorio dal Neolitico all’alto medioevo. Il palazzo della Rovere, al primo piano, ospita poi un piccolo gioiello, il Teatro Mario Tiberini, ricavato in quello che doveva essere il salone di rappresentanza della dimora roveresca. Fu realizzato tra il 1813 e il 1816 e intitolato inizialmente Teatro Trionfo, una denominazione che fu mantenuta sino al 1880 quando mutò nell’attuale pochi mesi dopo la scomparsa del tenore laurentino Mario Tiberini (1826-1880), celebre interprete rossiniano. La sala teatrale, che sino al 1812 ospitava un teatrino ‘alla francese’, si presenta con una platea a ferro di cavallo circondata da due ordini di palchi e da un loggione. Le decorazioni, eseguite a cavallo tra Ottocento e Novecento, si dispiegano dal soffitto sino alle balconate dei palchi con raffigurazioni floreali, grottesche, festoni dai colori vibranti. Questo piccolo e prezioso scrigno è ancora oggi sede di importanti eventi musicali. Tra

L’ABBAZIA BENEDETTINA DI SAN LORENZO IN CAMPO PRESENTA ANCORA OGGI, SOPRATTUTTO ALL’INTERNO, CARATTERI CHE NE RICORDANO L’ANTICHITÀ. TRA LE PECULIARITÀ, VI È LA PRESENZA DI ALCUNE RELIQUIE DI SAN DEMETRIO.

le caratteristiche di San Lorenzo in Campo va infine ricordata anche la presenza di un museo particolare, dedicato alla civiltà rurale e alla cultura marchigiana: il Museo delle Terre Marchigiane – Collezione Straccini. Attraverso le varie sezioni museali, che vantano l’esposizione di migliaia di pezzi databili tra il XIX ed il XX secolo, è possibile riscoprire i luoghi di vita, di svago, d’incontro e gli antichi mestieri che caratterizzavano l’entroterra marchigiano sino ai primi decenni del Novecento.

IN QUESTA PAGINA, DALL’ALTO, SAN DEMETRIO E L’ABBAZIA BENEDETTINA DI SAN LORENZO.

PROGETTI ARIO COSTA AL LAVORO PER I GIOVANI SPORTIVI IN CAMPO

DI DEBORAH PAPISCA FOTO LUCA TONI

La pallacanestro da oltre settant’anni è il centro di gravità permanente della città di Pesaro e Ario Costa uno dei suoi elementi più rappresentativi: ex cestista della Scavolini Pesaro, con cui conquista due scudetti e due Coppa Italia, terminata la carriera di giocatore non si separa dalla sua passione, e dal campo alla direzione il passo è stato breve. Ora è presidente di quella realtà che per anni l’ha visto in azione con una palla da basket stretta tra le mani: la VL (l’U.S. Victoria Libertas Pallacanestro, Scavolini Pesaro prima e attualmente nota come Carpegna Prosciutto Pesaro per motivi di sponsorizzazione, Nda). Impegnato anche in diversi progetti dedicati in particolare ai giovani, Ario Costa sottolinea l’im-

portanza dello sport in ambito

sociale ed etico: “uno degli elementi fondamentali nello sport di qualsiasi genere è il rispetto. Non posso accettare che manchi nei giocatori né nei tifosi,” dichiara con forza.

L’EX CESTISTA ARIO COSTA SI IMPEGNA A DARE UNA MANO AI RAGAZZI TRASMETTENDOGLI L’AMORE PER IL BASKET. LA FAN ZONE E IL CENTRO POLISPORTIVO CASA VUELLE SONO GLI ULTIMI PROGETTI.

Costa, in più, sottolinea la differenza sostanziale tra chi pratica lo sport e chi lo segue. Nel primo caso c’è una conoscenza d’obbligo del rispetto delle regole e del seguirle con rigore, vige un senso deontologico importante da comprendere e mettere in pratica, c’è una necessaria quanto costruttiva apertura mentale che porta alla buona educazione, tolleranza e accettazione dell’avversario o compagno di squadra di qualsiasi etnia appartenga. Diverso è il secondo caso, dove tutti questi aspetti fondamentali purtroppo, a volte, sfuggono e vengono tradotti in intolleranza, parole pesanti e inaccettabili che contribuiscono a infangare il senso reale di una partita. E proprio sui tifosi la Vuelle punta l’attenzione per prevenire situazioni che possano generare violenza e disequilibri e lo fa con un progetto interessante: creare una nuova identità della curva, incoraggiando la tifoseria a un

atteggiamento di buona educa-

zione civica durante le partite. La Fan Zone, così si chiama, coinvolge i giovani di tutte le fasce di età a partire dai bambini delle scuole elementari occupandosi anche di un altro aspetto fondamentale: “I ragazzi, oggi, avrebbero bisogno di dedicarsi all’attività fisica come non mai, di capire l’importanza dell’aggregazione e della condivisione. Lo sport, in questo senso, è una fonte illimitata di occasioni. Aiuta a mantenersi in buona salute e a prevenire uno stile di vita sedentario, cosa al momento estremamente facile se consideriamo quanto tempo i giovani trascorrano davanti a un cellulare o un Pc, spesso chiusi per ore intere nelle loro camere, seguendo, per giunta, un’alimentazione a base di cibo spazzatura. I ragazzi di questa generazione in particolare non riescono più a beneficiare del sano gioco che si faceva in strada o nel giardino sotto casa, è cambiato radicalmente il loro stile di vita.” In futuro è previsto anche un

centro polisportivo, Casa Vuel-

le (nella sede della piscina in via Togliatti, Nda), una realtà ricca di servizi e attività di tutti i tipi (nuoto, palestra, e il padel che è molto in voga), in cui i ragazzi potranno incontrare e interagire anche con i giocatori della Vuelle e che sarà base operativa della società con nuovi uffici. “Un contesto accogliente, creativo, un luogo di congregazione che ci auguriamo ottenga la massima affluenza,” spiega Costa che condivide il suo lavoro con il forte desiderio di poter dare una mano ai ragazzi, aiutarli a riacciuffare il senso di praticare il basket vivendo con e attraverso esso.

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