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FABRIZIO NUTI: "A YEAR OF CHALLENGES AWAITS US"
from Arsutoria #481
by edizioniaf
“There are many challenges ahead of us, from the conditions of the general socio-economic context to technological and regulatory ones, but if we were unable to face them and adapt, we would find ourselves in a condition of competitive disadvantage. This absolutely must not happen and I am sure it will not happen ”. With these words from President Fabrizio Nuti, UNIC – Italian Tanneries opened the works of the annual Assembly, held on 30 June in Pozzuoli, in the premises of the Italian Leather Research Institute (SSIP).
The Current Challenge
From an economic point of view, the 2022 balance drawn up by UNIC shows that "in the end - says Nuti -, we managed overall, as a sector, to limit the damage, closing the year with substantial stability in production volumes and growth in overall value just under 10%. We have therefore not (yet) managed to return to pre-Covid levels". A comment that does not hide the disappointment of having seen, at the end of 2022, "the positive market dynamics that had characterized the first part of the year come to an abrupt end", also due to the "return of an economic opponent who has not we had to face: inflation – continues the UNIC president -. The production drops recorded by the sec- tor as a whole in the second half of 2022 are also having repercussions in this first part of 2023, highlighting a slowdown that is more or less widespread in almost all of our product destinations". A "change at the top" in the export ranking is very significant. “After more than 30 years, China, with Hong Kong, is no longer the most important foreign destination for our hides, also in terms of the value of the flows. Now in first place we find France and this suggests how our production, our customers, our markets and the elements required by commercial dynamics are partially changing".
THE POLITICAL-INSTITUTIONAL CHALLENGE
A challenge that coincides with a deep concern is that which, for UNIC, concerns the relationship with the institutions. As Nuti points out, “it would be desirable for the institutions, above all, to line up alongside us, at all levels, to defend a strategic sector of Made in Italy. In particular, in Brussels our requests are mostly ignored. It is a problem experienced by “many other productive sectors. It seems that the current European political-institutional framework is developing an idiosyncrasy towards industrial activities in general, which are considered harmful to the environment regardless and are therefore subject to technically impossible limits and restrictions, with consequent desertification of the productive fabric, loss of wealth, shift of production to non-EU areas where environmental protections are not comparable". It is time for this inertia to be broken: "we hope that our MEPs will pay great attention to evaluating the decisions to be taken at a European level".
The Sustainable Challenge
It is the essential challenge. What Italian tanneries have been facing since time immemorial with strategic, continuous and planned investments. There is a system that seems to bet everything on "formal sustainability" and there are those, like the Italian tannery, that represent an example of "substantial sustainability". This is demonstrated by the fact that "there are not many industries whose raw material derives from waste from another supply chain. In the world, 8 million tons of hides are produced every year resulting from meat processing which, in the absence of us tanners, would have to be burned or disposed of in landfills. This seems to me to represent a good contribution to environmental protection and should guarantee us, already by itself, the right to the green sticker". The Italian tanners, however, went further: "They have put in place a chain of recycling and reuse of their production waste in tanneries that has no equal, treating and reusing them for the cosmetics industry, for the food industry, in agriculture and in building". The result “is a circularity rate of over 99%. And this virtuous process - concludes Nuti - did not begin in recent years, when the race for sustainability became topical, but decades ago, when nobody spoke or even cared about these problems". Making sure that it is understood and understood that "in terms of true sustainability, we have no rivals and we fear no comparisons all over the world" therefore remains the most current challenge for the Italian tannery: the fundamental challenge. A challenge that UNIC shares with the Experimental Station of Pozzuoli, which hosted its Annual Assembly. “We are happy to host the UNIC assembly – commented the SSIP president Graziano Balducci -. Proud to show our team, skills, our laboratories that are available to the entire sector. It is a recognition of our work: an opportunity to relaunch study, research and innovation activities together".
FABRIZIO NUTI:
L’assemblea annuale di UNIC – Concerie Italiane stila il bilancio di un 2022 iniziato bene ma finito al rallentatore con ripercussioni anche sull’attività del 2023
“Le sfide che ci attendono sono tante, dalle condizioni del contesto socioeconomico generale a quelle tecnologiche e normative, ma se non riuscissimo a fronteggiarle e ad adeguarci, ci troveremmo in una condizione di svantaggio competitivo. Ciò non deve assolutamente accadere e sono sicuro non accadrà”. Con queste parole del presidente Fabrizio Nuti, UNIC – Concerie Italiane ha aperto i lavori dell’Assemblea annuale, svoltasi il 30 giugno scorso a Pozzuoli, nel contesto della Stazione Sperimentale Pelli.
LA SFIDA CONGIUNTURALE
Sul piano economico, il bilancio del 2022 elaborato da UNIC, mostra che “alla fine – dice Nuti -, siamo complessivamente riusciti, come settore, a limitare i danni, chiudendo l’anno con una sostanziale stabilità dei volumi di produzione e una crescita del valore complessivo di poco inferiore al 10%. Non siamo quindi (ancora) riusciti a ritornare ai livelli pre-Covid”. Un commento che non nasconde la delusione di aver visto, a fine 2022, “interrompersi in maniera brusca la dinamica positiva di mercato che aveva caratterizzato la prima parte dell’anno”, anche per colpa del “ritorno di un avversario economico che da tempo non dovevamo affrontare: l’inflazione – continua il presidente UNIC -. I cali di produzione registrati dal settore nel suo complesso nella seconda parte del 2022 stanno avendo ripercussioni anche in questa prima parte del 2023, evidenziando un rallentamento che risulta più o meno diffuso a quasi tutte le nostre destinazioni merceologiche”. Molto significativo un “cambio al vertice” nella classifica dell’export. “Dopo oltre 30 anni, la Cina, con Hong Kong, non è più la destinazione estera più importante per le nostre pelli, anche in termini di valore dei flussi. Ora al primo posto troviamo la Francia e questo fa pensare a come si stanno parzialmente modificando la nostra produzione, la nostra clientela, i nostri mercati e gli elementi richiesti dalle dinamiche commerciali”.
LA SFIDA POLITICO-ISTITUZIONALE
Una sfida che coincide con una profonda preoccupazione è quella che, per UNIC, riguarda il rapporto con le istituzioni. Come sottolinea Nuti, “sarebbe auspicabile che al nostro fianco si schierassero soprattutto le istituzioni, a tutti i livelli, per difendere un settore strategico del made in Italy. In particolare, a Bruxelles le nostre istanze rimangono il più delle volte disattese. È un problema che vivono “molti altri settori produttivi. Sembra che l’attuale quadro politico-istituzionale europeo stia sviluppando un’idiosincrasia verso le attività industriali in generale, ritenute a prescindere dannose per l’ambiente e per questo soggette a limiti e restrizioni impossibili tecnicamente, con conseguente desertificazione del tessuto produttivo, perdita di ricchezza, spostamento della produzione in zone extra-UE dove le tutele ambientali non sono paragonabili”. È ora che questa inerzia venga spezzata: “auspichiamo grande attenzione nel valutare le decisioni da prendere in ambito europeo, da parte dei nostri eurodeputati”.
LA SFIDA SOSTENIBILE
È la sfida essenziale. Quella che le concerie italiane affrontano da tempo immemore con investimenti strategici, continui e programmati. C’è un sistema che sembra puntare tutto su una “sostenibilità formale” e c’è chi, come la conceria italiana, rappresenta un esempio di “sostenibilità sostanziale”. Lo dimostra il fatto che “non sono molte le industrie la cui materia prima deriva da uno scarto di un’altra filiera. Nel mondo, vengono prodotte ogni anno 8 milioni di tonnellate di pelli derivanti dalla lavorazione della carne che, in mancanza di noi conciatori, dovrebbero essere bruciate o smaltite in discariche. Questo mi sembra rappresenti un bel contributo alla salvaguardia dell’ambiente e dovrebbe garantirci, già da solo, il diritto al bollino verde”. I conciatori italiani, però, sono andati oltre: “Hanno messo in campo una filiera di riciclo e riuso dei propri scarti produttivi nelle concerie che non ha eguali, trattandoli e riutilizzandoli per l’industria della cosmetica, per quella alimentare, in agricoltura e in edilizia”. Il risultato “è un tasso di circolarità superiore al 99%. E questo processo virtuoso – conclude Nuti - non è iniziato negli ultimi anni, quando la corsa alla sostenibilità diventava di attualità, ma decenni or sono, quando nessuno parlava e nemmeno si curava di queste problematiche”. Fare in modo che si comprenda e capisca che “sulla vera sostenibilità non abbiamo rivali e non temiamo confronti in tutto il mondo” per la conceria italiana rimane, quindi, la sfida più attuale: la sfida fondamentale. Una sfida che UNIC condivide con la Stazione Sperimentale di Pozzuoli, che ne ha ospitato l’Assemblea Annuale. “Siamo felici di ospitare l’assemblea UNIC – ha commentato il presidente SSIP Graziano Balducci -. Orgogliosi di mostrare la nostra squadra, le competenze, i nostri laboratori che sono a disposizione dell’intero comparto. È un riconoscimento al nostro lavoro: l’occasione per rilanciare insieme le attività di studio, ricerca e innovazione”.