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Matteo Pucciarelli Giacomo Russo Spena

Tsipras chi? Il leader greco che vuole rifare l’Europa

Prefazione di Valeria Parrella



Tempi moderni



Tsipras chi?

Il leader greco che vuole rifare l’Europa

Matteo Pucciarelli Giacomo Russo Spena Prefazione di

Valeria Parrella


Prefazione di Valeria Parrella: © Valeria Parrella. Published by arrangement with Agenzia Letteraria Roberto Santachiara Prima edizione: Aprile 2014 Seconda ristampa: Maggio 2014 Per favorire la libera circolazione della cultura, è consentita la riproduzione di questo volume, parziale o totale, a uso personale dei lettori purché non a scopo commerciale. © 2014 Edizioni Alegre - Soc. cooperativa giornalistica Circonvallazione Casilina, 72/74 - 00176 Roma e-mail: redazione@edizionialegre.it sito: www.edizionialegre.it

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Indice

Prefazione di Valeria Parrella

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Intervista ad Alexis Tsipras “Nessun cambiamento senza partecipazione”

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Capitolo uno Syriza, una storia in movimento Alexis, il realista dell’impossibile Tra scissioni e ricomposizioni L’ascesa di Tsipras Il rapporto con gli anarchici

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Capitolo due La crisi Gli imbroglioni, veri o presunti La cura da cavallo Il Paese dei balocchi È l’austerità, bellezza Effetti collaterali: l’esplosione di Alba Dorata L’altra crisi: la fine del bipartitismo

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Capitolo tre Il movimento diventa partito Arrivano i tecnici La Grecia secondo Syriza C’era una volta la tv di Stato La coalizione diventa partito Oltre Atene

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Capitolo quattro La sfida di Syriza, tra speranze e real politik Contro il sistema, nel sistema L’altra lotta Il cambiamento (im)possibile Lezioni di greco

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Postfazione Grecia, appuntamento con la storia Dialogo tra Costas Douzinas, Alexis Tsipras e Slavoj Žižek

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Ringraziamenti

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Tsipras chi?

Il leader greco che vuole rifare l’Europa

L’importante è imparare a sperare. Il lavoro della speranza non è rinunciatario perché di per sé desidera aver successo invece che fallire. Ernst Bloch (Il principio speranza, 1969)

Quelli che ci hanno condotto all’indebitamento hanno giocato come al casinò: finché guadagnavano, non c’era nessun dibattito; ora che perdono al gioco, esigono il rimborso. E si parla di crisi. No: hanno giocato, hanno perso. È la regola del gioco, e la vita continua. Thomas Sankara (Presidente del Burkina Faso, estratto del discorso pronunciato alla Conferenza di Addis Abeba il 29 luglio 1987.Tre mesi dopo sarà assassinato)



Prefazione

Tra il poeta Lord Byron che parte dall’Inghilterra del 1823 e va in Grecia a sostegno della guerra d’indipendenza contro l’impero ottomano, e la signora del tram; tra i filoellenici che hanno sempre sentito (e io tra loro, ma da Napoli è facile) che quell’origine della civiltà cretese ci continuasse a fondare in perpetuo, e quindi andasse difesa con le unghie e con i denti, e la signora del tram; tra tutti questi, e la signora che ho sentito l’altro giorno dire in tram «speriamo di non fare pure noi la fine della Grecia», c’è una via di mezzo onesta e neppure troppo impegnativa: sentirsi già come i greci. Sentirsi come gli spagnoli e i portoghesi (con un ammirevole sforzo di immedesimazione qualcuno potrebbe anche sentirsi come i tedeschi e i francesi), e “sentirsi come” significa riconoscersi di “essere”. Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena compiono con questo libro un’opera meritoria: quella di raccogliere voci e testimonianze di un momento della storia d’Europa che potrebbe rivelarsi, già in un prossimo futuro, come un momento cardine: quello in cui i popoli si riappropriano della parola, sottraendola a chi per loro la nomina: burocrati e banchieri. Con interviste de visu, ma anche con lo sguardo pulito di chi, giovane, si interessa e interroga delle cose del mondo, i due autori percorrono le semplici e sacrosante ambizioni di un popolo, quello europeo, che non vuol considerare la propria esistenza come una concatenazione di sofferenza e sacrifici, ma piuttosto costruzione «su libero suolo come un popolo libero» – come dice il Faust di Goethe. 11


Tsipras chi? Il leader greco che vuole rifare l’Europa

Fanno da sfondo all’intervista ad Alexis Tsipras dei manifesti che per due o tre generazioni di persone appassionate hanno significato modelli ed esempi civili e politici. Stanno sui muri del palazzo che ospita Syriza l’immagine di Allende e quella di Che Guevara: personaggi addirittura ovvi e inflazionati, se non fosse che c’è una differenza con quelli che alcuni di noi trovavano nelle loro case pristine, appesi lì da genitori sessantottini, e che quindi potevano apparirci vestigia nostalgiche. Romantici: proprio come Lord Byron. No, ancora una volta i nostri giorni sono un’età di mezzo tra la rivoluzione e la supina acquiescenza, giacché quei manifesti stanno a riproporre un esempio alto, in un momento, questo, in cui esigenze figlie di quelle che mossero allora Allende e il Che si ripropongono: ugualmente cogenti, e alle quali un politico, la politica dei cittadini, delle persone, le democrazie in senso etimologico sentono di dover dar risposta. Ecco che siamo già greci: Alexis Tsipras parla di smantellamento della sanità pubblica, e di «accorpamento delle classi scolastiche». E cosa c’è di diverso e di distante da quello che viviamo anche in Italia, e che ci sembra, prima ancora che ingiusto, disumano? Il mio medico di base è greco, lui davvero, da parte di madre. Ha seguito con dolore la crisi, con terrore l’avanzata di Alba Dorata, con sollievo la crescita esponenziale della sinistra radicale che non ha accettato compromessi con il Pasok. Il mio medico è italiano, lui davvero, da parte di padre, e quando gli si presentano in ambulatorio i migranti senza permesso di soggiorno li cura, regala loro farmaci, prenota per loro analisi e radiografie. Poi mi dice, come un orizzonte raggiungibile e felice: «ti immagini come sarebbe bello se potessi farlo per Legge, e non “oltre” la Legge?». Questo. E tante altre e tanti altri così. Questo libro è tutto, fuorché un instant-book, come forse la tempestività dell’Editore lascia intendere. Non lo è perché l’idea che vi aleggia dentro, sotto, che respira nelle interviste a Tsipras e nei reportage dei due autori sono incarnate, stanno lì, qui, da secoli, aspettano di realizzarsi o fanno capolino da eventi che le ricordano. L’esperienza di Tsipras mostra che 12


Prefazione

l’idea di solidarietà e di condivisione, di coraggio e di attenzione alle persone, anticapitalistica – o, se non è più possibile, anti liberista – cioè un’idea che riporti al centro degli obiettivi e dell’esperienza le necessità di tutti, intesi come somma di ciascuno. Bene, quella è viva da molto e Alexis Tsipras ne è solo un megafono, come a volte compaiono su questo pianeta. Per amplificare un’esigenza e darle corpo, senso. Valeria Parrella Napoli (Europa), marzo 2014

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Intervista ad Alexis Tsipras

“Nessun cambiamento senza partecipazione”

«Il nostro popolo non ha nulla da perdere che le proprie catene», è la citazione. E poi, subito dopo, «la sfida del governo è per noi una strada a senso unico: non sarà facile né sarà un gioco, la nostra arma è il sostegno dei cittadini, a cui non chiediamo solamente il voto ma di camminare insieme. Nessun cambiamento è possibile senza partecipazione». Settimo piano, l’ultimo. Un ufficio di una ventina di metri quadri, grande vetrata che guarda sulla piazza del popolare e sgarrupato quartiere di Eleftherias, nel centro di Atene. Il palazzo è di proprietà del partito, una struttura degli anni Settanta che se non fosse per i pc sulle scrivanie sembrerebbe ferma ad allora. Che qualcosa sia cambiato lo capisci solo dai poliziotti fuori dall’ingresso, sempre almeno in sei. Sono la scorta di Alexis Tsipras. Ormai è un politico famoso, ma anche odiato: l’estrema destra di Alba Dorata lo vedrebbe volentieri morto e nel frattempo lo insulta dandogli dell’“agente dell’imperialismo americano”. Sui muri dello studio Tsipras ha due manifesti incorniciati risalenti alle riforme sociali di Salvador Allende in Cile: la terra ai contadini e l’istruzione obbligatoria. Poi c’è un piccolo Che Guevara pensoso, col sigaro in bocca. Un medaglione palestinese in bella mostra sulla grossa libreria, dove non mancano i classici greci, la storia del Panathinaikos (la sua squadra del cuore), ma nemmeno Il Capitale di Karl Marx.

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Tsipras chi? Il leader greco che vuole rifare l’Europa

La genesi dell’intervista è una serie di malintesi sull’orario, Tsipras si scusa, noi anche, alla fine ci rimette la riunione della segreteria politica, che per un po’ va avanti senza di lui. Cominciamo da “lontano”, dal 2009. Anno in cui la crisi greca scoppia in mano a tutta la classe politica. Allora interviene l’Europa. Le misure imposte al Paese come le giudica? Non c’era effettivamente bisogno di mettere mano a un sistema che non si reggeva più in piedi? Personalmente sono convinto di una cosa: la ricetta che ci hanno imposto dalla leadership europea sarà insegnata nelle facoltà di Economia. E diranno: «Avete visto come si sono mossi? Ecco, fate il contrario». In primo luogo il debito è il risultato dei limiti e delle asimmetrie dell’unione monetaria. L’establishment ha risposto a una crisi di debito con l’austerità e la “svalutazione interna”. Lo ha fatto per salvare le banche che detenevano titoli di Stato dei paesi altamente indebitati, senza considerare che ciò avrebbe peggiorato le cose e aumentato il rapporto tra debito pubblico e Pil. Il filosofo Jürgen Habermas ha giustamente osservato che la gestione della crisi «non affronta le cause che l’hanno provocata e nasconde anche il pericolo di sfociare in un’Europa tedesca». Durante il periodo di applicazione del memorandum, il debito pubblico della Grecia ha raggiunto livelli insostenibili andando fuori controllo. È la dimostrazione di quanto queste politiche siano state fallimentari. Lei invece cosa avrebbe fatto per uscire dalla crisi? O meglio, che idee ha in mente per il futuro? Avrei organizzato una Conferenza europea per la sostenibilità del debito simile a quella di Londra del 1953 che ha ristrutturato il debito della Germania postbellica e le ha dato la spinta necessaria per crescere aprendo la strada al suo miracolo economico. Inoltre, dobbiamo ipotizzare un nuovo ruolo per la Banca centrale europea che, sul modello della Federal Reserve statunitense, dovrebbe fare da prestatore di ultima istanza per gli Stati, e non solo per le banche; e contemporaneamente puntare sul 16


Intervista ad Alexis Tsipras

rafforzamento della domanda effettiva e sulla crescita favorendo gli investimenti pubblici di ogni Paese membro della zona euro. È impellente l’adozione di un New Deal europeo e misure per prevenire simili crisi finanziarie nel futuro: penso, per esempio, a un “Atto legislativo europeo Glass-Steagall” per la separazione delle attività commerciali e di investimento delle banche. La trojka invece è andata nella direzione opposta: ha utilizzato la crisi per imporre il modello del capitalismo neoliberale scatenando un’offensiva senza precedenti contro il mondo del lavoro e stracciando il contratto sociale. Ha attaccato la democrazia cercando di regolare così i suoi conti con la storia. Eppure il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, sostiene che le misure di austerity in Grecia stanno iniziando a funzionare. Nel 2014 il Pil della Grecia è, o sarebbe, destinato a crescere. Ammesso che sia vero, mi domando: a quale prezzo? L’avanzo primario1 ha portato il Paese al disastro sociale. Non è sostenibile. Lo ha sottolineato anche l’Ufficio di Bilancio dello Stato nel suo ultimo rapporto trimestrale: ha citato come contributo per l’avanzo il contenimento della spesa del programma degli investimenti pubblici per 200 milioni di euro rispetto agli obiettivi per il 2013. In altre parole, il surplus ha di fatto rinviato la crescita causando una crisi umanitaria mai vista in un Paese europeo in tempo di pace. Aumenta l’avanzo primario e con esso la povertà: adesso abbiamo oltre il 30 per cento di disoccupazione e il 35 della popolazione costretta ad affrontare il pericolo dell’esclusione sociale. Le immagini quotidiane di Atene e degli altri grandi centri urbani mostrano uomini, ben vestiti, rovistare nella spazzatura. Si chiudono gli ospedali, si accorpano le scuole. Secondo l’Ocse invece la recessione in Grecia è destinata a continuare. Smentendo quindi certi trionfalismi. 1  L’avanzo primario del bilancio statale è la differenza fra la spesa pubblica e le entrate tributarie ed extra-tributarie, esclusi gli interessi da pagare sul debito. È quindi la somma disponibile per pagare gli interessi sul debito ed eventualmente per ridurlo [ndr].

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Tsipras chi? Il leader greco che vuole rifare l’Europa

Nel programma di Syriza si parla di rinegoziare i trattati europei. Lo crede davvero possibile? E nel caso pensate all’uscita dall’euro e al ritorno alla dracma? Una minoranza molto forte del suo partito è per abbandonare la moneta unica. Dalla crisi non usciremo né con una svalutazione interna, come vogliono i memorandum, né con una di tipo monetario. Come già detto prima, dalla crisi usciremo con una cancellazione del debito e con un nuovo patto sociale. Non vedo altri margini se non, appunto, un New Deal europeo per finanziare lo sviluppo, il rilancio dell’occupazione e la coesione nel Paese. Il giornale tedesco Der Spiegel l’ha definita «il nemico numero uno dell’Europa». Che effetto le ha fatto? Dipende da quale idea di Europa si ha in testa. Per quella dei mercati, delle disuguaglianze sociali e delle divisioni all’interno dei suoi popoli, sono certamente un rivale. Lo confesso, casomai non si fosse capito. Credo piuttosto che sia il neoliberismo a rappresentare la grande minaccia europea: la politica del Ppe, che sfortunatamente viene seguita dalle socialdemocrazie, sta mettendo in pericolo la costruzione continentale. Noi vogliamo parlare di un’Europa solidale i cui perni siano la redistribuzione delle ricchezze, la democrazia, l’ecologia, i cittadini. Loro i numeri, noi le persone. Lei si candida a presidente della Commissione europea a Bruxelles. Perché un elettore europeo di sinistra dovrebbe sostenere lei e non il socialista Martin Schulz, che pure critica l’austerity e parla di Europa più eguale? Qui non si tratta di scegliere me o qualcun altro, anzi vi dirò che Schulz è una persona simpatica, a livello umano. Il fatto è che incarna il fallimento della socialdemocrazia europea, ferma in una impasse che l’ha spinta tra le braccia del consenso neoliberale. Per quasi due decenni il Pse ha partecipato alla rottura del contratto sociale del Dopoguerra, il quale – paradossalmente – aveva ispirato e contribuito a far nascere. Così si è tagliato fuori dalla sua tradizionale base politica e sociale diventando parte del problema 18


Intervista ad Alexis Tsipras

e non la soluzione. Non si può difendere una prospettiva diversa dall’austerità e nello stesso momento governare in Germania con Angela Merkel. Non è credibile. È un controsenso. Da una parte la piccola Grecia, dall’altra la locomotiva Germania. Davide contro Golia. Lei si definirebbe “l’anti-Merkel d’Europa”? Se cercate un facile slogan, possiamo dire di sì. Ma è tutta Syriza alla guida della resistenza europea al neoliberismo. Si stanno contrapponendo due diverse ideologie. In antitesi non ci sono due leader, ma due visioni politiche, due idee di società. Due fortini che si combattono: uno del capitale e dei mercati, l’altro dell’unione dei popoli d’Europa. Lo scontro sarà decisivo. Siamo solo alla prima battaglia di una lunga guerra, e ora i generali sono Merkel e Tsipras. Domani chissà. Crede davvero negli Stati Uniti d’Europa o siamo all’utopia? Ci credo, ma a un patto: per dare un futuro all’Europa bisogna uscire subito dalla lunga notte del neoliberismo e far risplendere nuovamente la luce della democrazia. Serve una profonda rifondazione in cui venga allargata la partecipazione dei cittadini nei processi decisionali, vengano pianificate politiche comuni e rafforzate le istituzioni con elezioni dirette come per i parlamenti. Oltre a fermare l’austerità, dovremmo liberare l’eurozona dai limiti estremi del fiscal compact e garantire che il trasferimento della sovranità nazionale a livello europeo non implichi la perdita della democrazia. Perché è avvenuto questo, negli ultimi anni: una democrazia scippata ai cittadini. Nel frattempo i movimenti populisti stanno crescendo nell’intero continente. È un altro prodotto della crisi. Come li si fronteggia? L’ascesa dell’estrema destra in Europa è il prodotto più che altro del neoliberismo, che a sua volta ha originato la crisi. Il populismo rappresenta una falsa risposta perché orienta la disperazione e la rabbia sociale non verso i fautori dell’austerity e 19


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«Personalmente sono convinto di una cosa: la ricetta che ci hanno imposto dalla leadership europea sarà insegnata nelle facoltà di Economia. E diranno: “Avete visto come si sono mossi? Ecco, fate il contrario”». Alexis Tsipras «Non state distruggendo un bel niente, state reagendo all’autodistruzione del sistema. Tutti conosciamo la classica scena tratta da cartoni animati come, per esempio, Tom e Jerry. Il gatto raggiunge l’orlo del precipizio ma continua a camminare, ignorando il fatto che sotto i suoi piedi non c’è il suolo su cui procedere. Inizia a cadere solo quando guarda in basso e vede il vuoto. È tutto qui, quello che state facendo. Voi dite a coloro che sono al potere: “Amico, guarda giù”. E loro cadono». Slavoj Žižek

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