Agostino e la domanda fenomenologica sul tempo, di Friedrich-Wilhelm von Herrmann

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Indice del volume

Nota editoriale Premessa

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Introduzione 3 1. Agostino e la fenomenologia, p. 3 - 2. L’andamento di questo saggio, p. 7

Parte prima La ricerca fenomenologica sul tempo nelle Confessioni di Agostino Capitolo 1. Tempo ed eternità 1. Il carattere fenomenico del tempo e la considerazione rimuovente (XI, 1-9) 2. I tempi che non sussistono mai, il distacco rimuovente e l’eternità che sussiste sempre (XI, 10-13)

Capitolo 2. Struttura costruttiva e forma dinamica della ricerca sul tempo

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1. La struttura costruttiva della ricerca sul tempo 2. La forma dinamica della ricerca sul tempo come dialogo tra la comprensione naturale-quotidiana e quella filosofica del tempo

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Capitolo 3. La domanda sull’essere o sul non-essere del tempo

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1. Il differimento della domanda sull’essenza del tempo a favore della domanda preliminare sull’essere o sul non essere del tempo. La prima verifica filosofica dell’essere del tempo (XI, 14)

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Indice del volume

2. L’obiezione mossa dalla comprensione naturale del tempo nei confronti del risultato della prima verifica critica sull’essere del tempo e la seconda verifica che ne consegue (XI, 15) 3. Il ritorno all’atteggiamento temporale del percepire, del paragonare e del misurare il tempo e la domanda sull’essere del presente (XI, 16) 4. Il ritorno all’atteggiamento temporale del ricordo e dell’attesa e la questione sull’essere del passato e del futuro (XI, 17) 5. L’essere del passato ricordato e del futuro atteso come un modo del presente (presenza) (XI, 18-19) 6. L’anima che comprende il tempo, i suoi tre atteggiamenti temporali e i modi di essere del passato, del presente e del futuro (XI, 20)

Capitolo 4. La domanda sull’essenza del tempo 1. La situazione aporetica: la misurazione del tempo che passa e l’apparente mancanza di estensione del tempo (XI, 21) 2. La comprensione quotidiana del tempo nella sua estensione e la perplessità filosofica in riferimento al come dell’estensione (XI, 22) 3. La durata e l’estensione del movimento dei corpi celesti e terreni e la domanda sull’estensione del tempo (XI, 23-24) 4. Nuova ammissione della situazione aporetica della domanda sull’essenza del tempo (XI, 25) 5. L’essenza del tempo come distentio animi (XI, 26) 6. Ritorno agli atteggiamenti temporali dello spirito che si distende (XI, 27) 7. Attentio, expectatio primaria e memoria primaria come originari atteggiamenti temporali (XI, 28)

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Parte seconda Il significato della ricerca fenomenologica di Agostino sul tempo per Husserl e Heidegger Capitolo 1. La domanda fenomenologica di Husserl sul tempo come analisi fenomenologica della coscienza del tempo 1. Il ritorno di Agostino all’immanenza dello spirito che comprende il tempo e la coscienza soggettiva del tempo come punto di partenza di Husserl 2. La durata degli oggetti temporali costituentesi nel flusso temporale immanente della pura coscienza soggettiva e la coscienza dei modi di apparire temporale di oggetti temporali identici. Impressione originaria e ritenzione (ricordo primario) 3. La temporalità del ricordo secondario, della percezione e dell’attesa secondaria. L’attesa primaria come protenzione

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Indice del volume

Capitolo 2. La domanda fenomenologica di Heidegger sul tempo come domanda sul tempo originario e sul tempo ordinario che da esso scaturisce 1. La distentio animi come riflesso del distendersi dell’esserci nella sua temporalità estatico-orizzontale 2. La temporalità estatico-orizzontale dell’esserci, il tempo mondano della cura e il tempo-ora ordinario

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Considerazioni conclusive. Agostino nel pensiero sul tempo di Husserl e Heidegger

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Indice dei nomi

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Nota editoriale

Lo studio di Friedrich-Wilhelm von Herrmann sulla fenomenologia del tempo in Agostino – o meglio a partire da Agostino – costituisce senza dubbio un contributo essenziale per la comprensione di uno dei temi più celebri del pensiero dell’Ipponate, ma anche tra quelli che sono dati più facilmente per acquisiti, magari una volta che lo si sia catalogato come una soluzione standard nella storia della filosofia del tempo. Von Herrmann ha senz’altro il grande merito di aver messo in luce la natura e la struttura propria di questa teoria sul tempo, non considerandola semplicemente come una trattazione e una soluzione dottrinale, ma come una vera e propria esperienza fenomenologica del pensiero. In essa il tempo non costituisce soltanto l’oggetto della ricerca, ma emerge come la dimensione ontologica più propria dell’io pensante e cosciente, e quindi si può dire che esso venga determinato e anche oggettivato nella misura in cui emerge alla coscienza, rendendo trasparente la stessa struttura ontologica dell’io. Una teoria in un certo senso performativa del tempo, in cui quest’ultimo non solo si rende presente alla nostra “anima”, ma come anima si “produce” esso stesso. Nella lettura di von Herrmann il carattere fenomenologico della ricerca sul tempo ha innanzitutto un significato metodologico, in quanto concerne la modalità della trattazione di un problema o di un dato dell’esperienza. Ma vuol dire anche che tale approccio descrittivo riguarda appunto un “reperto”, qualcosa che viene trovato in quanto si manifesta, o meglio in quanto se ne coglie la manifestazione come il suo proprio “darsi”, il suo “essere” peculiare. E se da un lato questo sembra derivare all’Autore dalla sua lunga e intensa familiarità con il pensiero di Husserl e di Heidegger, dall’altro egli trova proprio in Agostino, molto più che una contro-prova o un’applicazione della prospettiva fenomenologica novecentesca, un momento starei per dire “inaugurale” e anche permanente della nostra comprensione del fenomeno temporale della coscienza e dell’esistenza.


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Nota editoriale

Su questa base diviene allora pienamente legittimo, e in qualche modo addirittura necessario, ritrovare ed esplicitare le tracce agostiniane, non solo come una fonte storica, ma anche e soprattutto come una sorta di sorgente, o di faglia, presente nel profondo della filosofia del tempo dei due autori tedeschi; e viceversa rintracciare nell’interrogazione agostiniana sulla natura del tempo la matrice problematica grazie alla quale sia Husserl che Heidegger potranno impostare e sviluppare le loro rispettive ricerche, pur in tutta la loro reciproca differenza e finanche nella rispettiva differenza rispetto allo stesso Agostino. Per questo nella traduzione italiana si è scelto di rendere la locuzione più ricorrente in questo saggio, sin dal suo titolo, e cioè «die phänomenologische Frage», come «la domanda fenomenologica», più che come “la questione” o “il problema” fenomenologico, per indicare che il tempo si determina come problema filosofico in quanto viene in questione nella comprensione di sé e del mondo proprio dell’ente-uomo, nella misura in cui quest’ultimo è un ente che domanda, cioè chiede del nesso del suo presente – del suo «ora» – con il suo passato e il suo futuro. Così, se da un lato il tempo può emergere quanto al suo essere peculiare solo nella vita dell’anima che nel presente ricorda e attende, dall’altro lato è questa sua “temporalità” che permetterà ai tre “fenomenologi”, di cui si tratta qui, di tentare un’interpretazione dell’essere umano come colui che consiste nel rapporto confessante con il Tu, come colui che si costituisce nella coscienza soggettiva, come colui che esiste fuoriuscendo permanentemente nel niente. Dopo più di vent’anni dalla sua prima apparizione, questo libro di von Herrmann, divenuto un riferimento importante per chi si interessa della questione filosofica del tempo, mantiene ancora intatta la sua efficacia interpretativa nell’analisi puntuale del testo di Agostino e la sua capacità ricostruttiva e insieme prospettica nella rielaborazione del problema della temporalità nella tradizione fenomenologico-esistenziale. Incrociando in maniera serrata questi due elementi, egli ne mostra le reciproche implicazioni – le omologie come le differenze –, e grazie a questo lavoro pone nuovamente un problema che non può essere considerato risolto o compiuto, ma permanentemente aperto. Si tratta dunque di un libro che continuerà a fornire uno strumento di lavoro di prim’ordine per comprendere e, per così dire, ri-avviare nei lettori tutta la potenza della domanda sul tempo. Per questo abbiamo creduto che valesse la pena metterlo a disposizione anche del pubblico di lingua italiana. C. E.


Premessa

Il titolo di questo saggio indica due cose. La prima riguarda il suo risultato storico-filosofico, e cioè che la ricerca sul tempo svolta da Agostino nell’XI libro delle Confessioni ha riscosso una grande attenzione e suscitato un profondo apprezzamento nei due pensatori più significativi del Novecento per quanto riguarda la fenomenologia del tempo, cioè Husserl e Heidegger. Entrambi i pensatori infatti – a buon diritto, e ciascuno a partire dalla propria posizione fenomenologica fondamentale – hanno potuto ravvisare nel modo in cui Agostino pone la domanda sul tempo, la sviluppa e ne fornisce una risposta, una forma preliminare della loro stessa domanda sul tempo. La seconda cosa indicata nel titolo di questo saggio riguarda il suo risultato ermeneutico, e cioè che la stessa ricerca agostiniana sul tempo costituisce una fenomenologia del tempo. Il tratto fenomenologico fondamentale della sua domanda, della sua ricerca e della sua scoperta è stato infatti anche quello che ha attirato fortemente – ciascuno a suo modo – Husserl e Heidegger. Le parole “fenomenologia” e “fenomenologico” non sono impiegate qui primariamente come contrassegni dell’oggetto tematico, ma come caratterizzazioni di un metodo. Si tratta del metodo fenomenologico come modalità della trattazione, cioè del modo in cui – attraverso il cercare e lo scoprire – viene trattato un oggetto tematico. Husserl è stato colui che nella sua Introduzione alle sei Ricerche logiche ha formulato per la prima volta il principio fenomenologico fondamentale: «Noi vogliamo ritornare ‘verso le cose stesse’» (§ 2). Heidegger ha ripreso questa locuzione e l’ha impiegata in Essere e tempo nella formulazione «Alle cose stesse!» (§ 7). La massima metodologica del ritorno alle cose stesse, ovvero l’orientamento metodologico al darsi in sé stesse delle cose, viene intesa da lui come il concetto formale della fenomenologia: «Lasciar vedere da sé stesso ciò che si manifesta, così come si manifesta da sé stesso». La massima della ricerca posta da Husserl e spiegata da Heidegger


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Premessa

attraverso il ricorso al significato greco delle parti costitutive della parola “fenomenologia” non è solo ciò che li lega entrambi, ma è ciò che al contempo lega ambedue ad Agostino. Secondo la doppia indicazione contenuta nel titolo di questo saggio, noi forniremo dapprima un’interpretazione fenomenologica completa della ricerca sul tempo di Agostino (capitoli 14-28) includendo la definizione filosoficoteologica dell’eternità (capitoli 1-13). L’interpretazione è dunque fenomenologica, da un lato, perché permette di esporre l’impostazione e lo svolgimento della domanda e della definizione agostiniana nel loro carattere fenomenologico; dall’altro, perché essa stessa procede fenomenologicamente. La nostra interpretazione fenomenologica del testo avrà luogo anch’essa sulla scorta della massima della ricerca fenomenologica «Alle cose stesse!». Qui le cose stesse sono il testo nella sua forma linguistica e, per suo tramite, l’oggetto tematico nella sua ricchezza cosale, che ci si presenta sempre nella forma di un orizzonte da scoprire. L’interpretazione procede fenomenologicamente se riesce a individuare e a svelare questi orizzonti direttamente correlati al testo. Esercitati a vedere fenomenologicamente i fenomeni – attraverso le analisi fenomenologiche sul tempo di Husserl e di Heidegger –, metteremo in risalto le visioni ‘cosali’ guadagnate da Agostino riguardo al tempo e alla comprensione del tempo, sforzandoci sempre però di non attribuire al testo di Agostino il punto di vista di Husserl o di Heidegger, ma di esporre il punto di vista immanente e genuino di Agostino stesso, restando nei confini della sua posizione filosofica fondamentale. La nostra interpretazione fenomenologica sa perciò al tempo stesso di muoversi, come tale, all’interno di una situazione ermeneutica strutturata secondo la pre-disponibilità [Vorhabe], la pre-visione [Vorsicht] e la pre-cognizione [Vorgriff]. Il testo di Agostino si colloca, certo, in una pre-disponibilità ermeneutica, ma secondo una pre-comprensione che ci è derivata da un’esperienza fondamentale col testo. Questa esperienza fondamentale si è compiuta in un rapporto più che ventennale con il testo agostiniano. La pre-visione che guida ogni singolo passo dell’interpretazione guarda a tale pre-comprensione, e in quest’ultima al tempo stesso si delinea quella concettualità a cui giunge la comprensione interpretante, in vista della pre-cognizione ermeneutica Sebbene la ricerca di Agostino sul tempo costituisca uno dei temi maggiormente trattati del suo pensiero, sta di fatto che l’impianto, lo sviluppo e il movimento interno a tale ricerca richiedono sempre un’ulteriore chiarificazione. In questo senso l’impostazione di un metodo interpretativo fenomenologico-ermeneutico può far luce nell’oscurità che ancora permane. Grazie a una tale modalità interpretativa, che non procede saltando da un passo all’altro


Premessa

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del testo agostiniano, ma presta un’attenzione particolare al cammino stesso di Agostino, si potranno leggere i capitoli 14-28 dell’XI libro delle Confessioni come un testo dalla straordinaria fattura, un vero e proprio capolavoro della letteratura filosofica. Rifacendoci all’interpretazione fenomenologica della ricerca agostiniana sul tempo – intesa appunto come una fenomenologia del tempo – ci chiederemo in che cosa consista il suo significato per la fenomenologia del tempo di Husserl e di Heidegger. Per poter mostrare quali sono i motivi agostiniani nei quali sia Husserl che Heidegger riconoscono una forma preliminare del loro proprio vedere fenomenologico, forniremo – sempre riferendoci alla domanda-guida – una descrizione dell’analisi fenomenologico-riflessiva della coscienza del tempo e, rispettivamente, dell’analitica fenomenologico-ermeneutica della temporalità esistenziale-orizzontale dell’esserci. Anche questa descrizione si lascerà guidare dalla massima propria di ogni ricerca fenomenologica. Mostrando in che modo sia Husserl che Heidegger, pur da posizioni diverse, vedano nella ricerca agostiniana sul tempo una forma preliminare del loro stesso pensiero sul tempo, indicheremo anche i limiti che segnano le domande e le determinazioni concettuali di Agostino. Si tratta di limiti che Husserl e Heidegger hanno riconosciuto – ciascuno in base alla propria posizione fondamentale – e che li hanno anche portati a oltrepassare Agostino. Il diverso modo con cui Husserl e Heidegger si richiamano ad Agostino ci offre inoltre la possibilità di porre a confronto le posizioni fondamentali sostanzialmente differenti della fenomenologia husserliana della coscienza interna del tempo e della fenomenologia heideggeriana della temporalità esistenziale dell’esserci. Se fosse stato possibile pubblicare questo libro un anno prima, l’autore lo avrebbe dedicato a Müller per il suo 85° compleanno. Poiché ragioni esterne non lo hanno consentito, egli ha dedicato al festeggiato il suo più breve scritto Heidegger e “I problemi fondamentali della fenomenologia”. Sulla “seconda metà” di “Essere e tempo”1. Tuttavia il tema del presente saggio vuole in qualche modo corrispondere a ciò che l’autore ha imparato durante le lezioni di Max Müller all’Università di Freiburg i.Br. dal 1957 al 1961: la questione della trascendenza nel presente e nella tradizione. L’autore si ritiene fortunato di poter dedicare proprio questo lavoro su Agostino ad un grande maestro.

1 F.-W. v. Herrmann, Heideggers “Grundprobleme der Phänomenologie”. Zur “Zweiten Hälfte” von “Sein und Zeit”, Klostermann, Frankfurt a.M. 1991; trad. it. e Introduzione a cura di C. Esposito, Levante, Bari 1993.


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Premessa

Ringrazio di cuore Mark Michalski per il suo considerevole impegno nella realizzazione di questo libro. Egli si è occupato con scrupolositĂ e con oculatezza filosofico-filologica della revisione del manoscritto, della correzione delle bozze e della stesura dell’indice dei nomi. F.-W. v. Herrmann Freiburg i.Br., febbraio 1992


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