Leonardo inventore?

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Flavio Russo

Leonardo inventore ? l’equivoco di un testimone del passato scambiato per un profeta del futuro

Edizioni Scientifiche e Artistiche



i Miti 1



Flavio Russo

Leonardo inventore ? L’equivoco di un testimone del passato scambiato per un profeta del futuro

EDIZIONI SCIENTIFICHE E ARTISTICHE


Copertina, progetto grafico, ricerca iconografica ed impaginazione: Ferruccio Russo

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ISBN 978-88-95430-12-6 E.S.A.

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Edizioni Scientifiche e Artistiche

Š 2009 Proprietà letteraria artistica e scientifica riservata www.edizioniesa.com info@edizioniesa.com


a mio padre



Nota dell’Editore Un saggio di ricerca può scaturire da molteplici spunti, siano essi legati ad una intuizione iniziale che si è proceduto a verificare o, piuttosto, il risultato di un lungo studio, al termine del quale, raggiunta la massa critica di nozioni, con l’ausilio di una felice capacità rielaborativa, si perviene ad una visione ampliata dell’oggetto studiato. Nel caso della ricerca da cui scaturisce questo volume, siamo di fronte ad una duplice genesi. Essa è frutto di un’intuizione che ha consentito all’Autore di ravvisare un campionario meccanico, tra macchine semplici e complesse, comune ad una nutrita schiera di tecnici-ingegneri del XIV-XV secolo. Tra questi, Leonardo diviene il miglior interprete, sia perché praticamente uno degli ultimi in ordine cronologico, sia perché dotato di una capacità grafica senza pari. Miglior interprete, dunque, ma non caposcuola, né tanto meno fenomeno isolato di genio universale, poiché l’intero Rinascimento meccanico, alla luce dei codici esaminati, va retrodatato di oltre un secolo. Ma questo studio è anche il coronamento di una lunga indagine sull’universo meccanico classico (argomento sul quale questa casa editrice ha già edito alcuni volumi nella collana Archeoscienza) che ha consentito all’Autore di individuare, per la maggior parte dei congegni rinascimentali, un’origine ben più lontana nel tempo. L’affascinante ricostruzione ci porta, quindi, a ritenere Leonardo ed i contemporanei, dei nani sulle spalle dei giganti, essendo questi ultimi individuati nei filosofi meccanici classici, legati quasi sempre alla scuola ellenistica. Fin qui gli aspetti positivi che hanno portato alla nascita della presente pubblicazione. La nota dolente, invece, è stato il fornire all’Autore gli strumenti per poter completare la ricerca prima, ed arrivare all’edizione dopo. Si sono resi necessari, infatti, tutti i codici di Leonardo come pure moltissimi di quelli dei suoi predecessori e contemporanei. Per i manoscritti custoditi all’estero, poco male, avendoli spesso gli stessi musei messi a disposizione on-line, con la sola richiesta di citare l’archivio in caso di pubblicazione. Per quelli, invece, presenti negli archivi nazionali, il discorso cambia andando a

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confermare ancora una volta una triste teoria: in Italia la ricerca non solo non è assistita, ma spesso è ostacolata di fatto! La pubblicazione on-line, per quei pochi presenti, è di pessima qualità e scarsamente valida per uno studio sistematico. Esosissima, invece, la richiesta per la loro riproduzione persino su supporto digitale, pur trattandosi di un patrimonio comune sin dagli inizi del ‘500! Tante difficoltà poste a chi cerca di approfondire lo studio di un fenomeno epocale, troppo semplicisticamente e frettolosamente cristallizzato in una, ormai, incongruente divulgazione ufficiale. Tante difficoltà che però non ci hanno impedito di giungere alla pubblicazione di questo volume che apre una collana, quella de i Miti, che riteniamo interessi la vasta platea di lettori ormai disgustata dalle ovvietà preconcette.

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Prefazione Ogni volta che si parla di Leonardo si aprono nuovi orizzonti. Testimone di un periodo storico tra i più affascinanti, Leonardo da Vinci ha mantenuto nella storia come in vita un grande fascino legato indiscutibilmente alla sua mente. Un luogo fantastico ancora lungi dall’essere completamente svelato e che alterna scoperte semplici, legate alla vita di tutti i giorni del suo tempo, con mirabolanti prove di genialità artistica e non solo, che tutt’oggi lasciano stupiti. Ogni ricerca condotta su Leonardo è in grado di rivelare suggestive intuizioni quando non addirittura rivelazioni strabilianti. Tempo fa mi sono trovato al cospetto con un’intuizione personale che lo riguardava, ricordo ancora con piacere le nottate insonni trascorse a leggere di lui su testi antichi e moderni. Un viaggio attraverso la costante sensazione di trovarsi ad un passo da una scoperta storica, ad un passo forse dal “conoscerlo”, desiderio segreto di tutti coloro che nel tempo sono rimasti affascinati dal suo genio. L’evoluzione del sapere dell’uomo non è mai stata costante nel tempo. Ci si è sempre trovati di fronte a dei gradini superati d’improvviso quando, di volta in volta, i tempi erano maturi. Salti nella conoscenza avvenuti sempre grazie a personaggi illuminati che, purtroppo, solo raramente sono stati scoperti dalla storia. Chissà quante grandi menti sono state dimenticate, quanti geni non hanno avuto la fortuna di crescere e farsi conoscere in tempi lontani durante i quali le esigenze di base, legate alla mera sussistenza, erano di gran lunga più impellenti di altre. Leonardo e noi siamo stati fortunati. Leonardo perché ha potuto fare emergere il suo genio, noi perché lo abbiamo conosciuto anche se non completamente. Il libro che Vi apprestate a leggere merita rispetto. Perché mi soffermo su questo aspetto? Perché è il frutto di un grande e serio lavoro. Un’indagine durata anni da parte di un autore appassionato che ha trovato un editore illuminato che ha creduto il lui ed ha avuto la forza di investire in una ricerca senza cercare, come avviene purtroppo sempre più spesso, il successo immediato con libri privi di contenuti.

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Una ricerca nata non con il fine di sminuire la figura di Leonardo anzi, con la voglia di fare chiarezza sulle mille interpretazioni ed attribuzioni di cui Leonardo da Vinci nel tempo è stato protagonista e vittima. Sono fermamente convinto, per quel che mi consta, che Leonardo sia stato una persona di grande correttezza che mai si sarebbe impossessato di idee o progetti altrui. Sono altresì convito che fosse un grande studioso e ricercatore in grado come nessuno di riprodurre e migliorare disegni e progetti di ogni tipo. Oggi quando si trova un’immagine un disegno interessante per una ricerca e lo si vuole inserire in un personale promemoria, si ricorre ad una fotocopiatrice, Leonardo al tempo naturalmente non poteva disporne, ma le sue mani erano in grado addirittura di fare meglio. Lui stesso ha classificato molti disegni come studi o appunti, solo interpretazioni successive hanno forse trasformato un disegno o un progetto colto in chissà quale documento, nel corso di lunghi studi, in un’invenzione leonardiana. Vi lascio alla lettura di questo saggio di Flavio Russo con la convinzione che pagina dopo pagina nasca in voi, come è nata in me, la convinzione che l’autore abbia aperto un nuovo avvincente filone nell’indagine che da secoli accompagna la ricerca della verità intorno ad uno dei più grandi geni che la storia ci abbia mai regalato: Leonardo da Vinci. Roberto Giacobbo

Roma, gennaio 2009

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Premessa

Un passato non passato


Non c’é di nuovo se non ciò che è dimenticato Mademoiselle Bertin modista di Maria Antonietta

Nani sulle spalle di giganti In una recente pellicola, tratta da un romanzo di enorme successo, viene ribadita la tesi, peraltro da tempo ampiamente condivisa, della singolare genialità di Leonardo da Vinci. Un personaggio quasi surreale, l’inventore per antonomasia, la variante umana del papero dei fumetti a cui nulla è precluso, il mitico Archimede Pitagorico! In breve, una intelligenza talmente perspicace da prospettare, con quasi tre secoli d’anticipo, le più diffuse e diversificate realizzazioni tecnologiche d’età contemporanea. Paracadute e deltaplano, casamatte e carro armato, palombaro e sommergibile, semovente e battello a ruota, specchi parabolici e camera oscura, mitragliatrici e cannoni a retrocarica, granate e proietti ogivali, tanto per citare alcune tematiche ben note. Ma anche draghe galleggianti e ponti volanti, pompe e sifoni, viti aeree e ali battenti, acciarini e mine, ruote dentate e catene cinematiche anche complesse, scavatrici e trivelle! Ed ancora cuscinetti a sfere, gru rotanti, carrelli elevatori, barche smontabili, turbine idrauliche e giranti eoliche, mantici e altiforni. Un repertorio vastissimo che sembra, con pedantesca aderenza, anticipare la nostra civiltà meccanicistica. Qualsiasi residuo dubbio su questa sorta di precognizione, viene dissolto dalla miriade dei suoi superbi disegni raccolti nei celebri codici che, quando non appaiono strettamente simili ai corrispettivi attuali congegni, ne riassumono comunque sia l’esatta modalità che il contesto d’impiego. Tanto per esemplificare, è evidente che il paracadute di Leonardo sia talmente simile all’attuale, da non dover richiedere alcun chiarimento esplicativo; non altrettanto, però, il suo carro armato, che coincide con l’odierno solo nella tattica operativa. Questa, tuttavia, appare delineata, sia

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pure implicitamente, in maniera talmente affine all’odierna da fare di Leonardo l’inventore del carro armato in assoluto! Discorso analogo anche per la sua vite aerea che del nostro elicottero anticipa, soltanto, il criterio di sollevamento tramite rotore ad asse verticale: ma essendone proprio quella la precipua peculiarità, anche l’elicottero finisce ascritto, a giusta ragione, a Leonardo. Ribadisce la suddetta tesi, quasi in maniera plastica, la sterminata riproduzione, in scala o in grandezza naturale, delle sue tante macchine fatte per lo più in modo di simulare una sia pur convenzionale motilità. Integrazione che accentuando l’affinità con le odierne, ne suggerisce la corretta concezione e la potenziale validità. Nella realtà, invece, nessuna di esse sarebbe stata in grado di funzionare, mancando innanzitutto un congruo apparato motore, carenza di cui Leonardo, però, non solo fu perfettamente consapevole ma non ne appare mai succube o condizionato. In altri termini i suoi progetti sarebbero stati elaborati ‘a prescindere’ da quel trascurabile dettaglio, non diversamente da quanto correntemente accade nella fantascienza. Pertanto, paradossalmente, l’avvilente deficienza ha finito per accrescere a dismisura il mito del genio la cui precognizione non era frustrata neppure da quelle inesorabili ed insormontabili indisponibilità! In definitiva, l’eccezionale punta di diamante della rinascita scientifica, la percezione avanzata della tecnologia che di lì a breve, si sarebbe propagata all’intero Occidente, esaurendo il Medioevo. Tesi di certo suggestiva, ma fin troppo semplicistica, non conoscendosi alcuna analogia precedente o successiva di pari consequenzialità, né alcun vistoso balzo culturale esito di una intelligenza isolata, per eccezionale che potesse essere. Si tratta sempre ed inevitabilmente di progressivi apporti e di molteplici elaborazioni, di cui è persino improbo tentare di stabilire una successione cronologica ed una graduatoria ponderale. Il fenomeno Leonardo, almeno così come abitualmente tratteggiato, ostenta dei connotati di veggenza piuttosto che di preveggenza: un evento paranormale, tipico di un profeta e non di uno scienziato! Ma fu realmente tanto isolata e unica la sua intelligenza o non vantava, invece, delle numerose e significative analogie foriere della medesima precognizione? In tal caso saremmo di fronte ad una epidemia di veggenza, ad una collettiva anticipazione del futuro, o non invece ad una di gran più lunga plausibile rievocazione di un passato

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Premessa - Un passato non passato remoto e dimenticato, innescata da precisi suggerimenti, recepiti da tanti artisti-ingegneri dei quali Leonardo fu tra i migliori? Sensato, pertanto, il dubbio sulla sua esatta natura: va considerato il profeta del nostro mondo o il testimone di quello classico? A ben vedere, infatti, chiari prodromi della rivoluzione culturale del Rinascimento si ravvisano già agli albori del XII secolo, allorquando Bernardo di Chartres volendo sintetizzare il rapporto con gli antichi coniò una suggestiva formula destinata a grande successo futuro:1 siamo come nani sulle spalle di giganti così che possiamo vedere più cose di loro e più lontano, non certo per l’altezza del nostro corpo, ma perchè siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti. Purtroppo, come molti studiosi da diverso tempo sanno bene, l’asserita genialità precognitiva di Leonardo, almeno per quanto inerente alla tecnologia, risulta tale soltanto nella banale, approssimativa e, spesso, interessata divulgazione apologetica dei suoi cultori ed, in particolare, di quelli meno addentrati nella storia delle scienze e della tecnica. Isolandone gli schizzi e trascurando la vasta gamma degli antecedenti più o meno simili, esaltando l’eccezionalità degli uni senza fare il benché minimo accenno alle strettissime analogie degli altri, si è provocato, per conseguenza, un innaturale vuoto culturale intorno alle elaborazioni tecnologiche del sommo artista, presupposto e premessa per la sua sublimazione a vertice della intelligenza umana.

Il mito del genio isolato La trasfigurazione di Leonardo da individuo umano ad una sorta di estemporaneo veggente della futura tecnologia, peggio ancora ad un arcigno depositario di nozioni sconvolgenti, non si fece attendere, trattandosi comunque di mistica parascientifica! Complici l’esasperato bisogno di santi, poeti e navigatori, che afflisse gli Italiani in un tragico ventennio e la loro genetica 1 - La citazione è la traduzione di:“Dicebat Bernardus Carnotensis esse quasi gigantium humeris insidentes, ut possimus plura eis et remotiora videre, non utique proprii visus acumine aut eminentia corporis, sed quia in altum subvehimur et extollimur magnitudine gigantea” di GIOVANNI DI SALISBURY, Metalogicon, circa 1159, III, 4, nella edizione Oxford 1929, pp. 136.

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propensione alla mitizzazione, quell’assurda leggenda si impose tacitando, con la caparbia tenacia dell’apparentemente ovvio e l’arroganza della voce di popolo, ogni sia pur timida precisazione. Una esplicita ed emblematica conferma di quanto appena delineato si coglie, ad esempio, nell’annotazione che Gaetano Milanesi, commentando le Vite del Vasari sentì necessario di aggiungere alla biografia di Leonardo. Precisava, infatti, che:2 la Vita di Leonardo scritta dal Vasari, quanto ben ci ritrae la eccellenza di quel divino ingegno nella pittura, altrettanto è insufficiente a darci ragione della universalità della sua dottrina e della terribile manifestazione del suo intelletto nelle speculazioni fisiche e matematiche. Di maniera che, parendoci che un discorso inteso ad accennare brevemente le investigazioni da lui fatte nelle scienze fisiche e matematiche, e i benemeriti suoi verso quelle, non sarebbe riputato aggiunta inutile alle illustrazioni di questa Vita; abbiamo chiesto ed ottenuto che di questa materia, a noi non familiare, discorresse nel presente Commentario il nostro pregiato amico professor Girolamo Buonanzia di Siena 3, al quale qui professiamo pubblicamente singolare gratitudine. Nessuna meraviglia sia nell’autore come nei suoi dotti corrispondenti e lettori che il Vasari, sempre avido di ogni stupefacente diceria o aneddoto edificante, non avesse sentito il medesimo bisogno di rievocare sia pure sommariamente tanta anomala genialità! Una mera distrazione, una dimenticanza d’apprendista biografo, lacuna che comunque andava colmata ma non indagata. Che poi quella strana rimozione fosse pienamente condivisa dagli autori contemporanei, non suscitava alcuna perplessità. In altri termini non stupiva, e neppure insospettiva, il silenzio di tanti protrattosi per tanto tempo, cioè fino agli inizi del XX secolo, circa le ricerche di Leonardo di meccanica applicata, di idraulica, di arte militare. Una così grave rimozione quando, accidentalmente e occasionalmente, trovava menzione, 2 - Da G. MILANESI, Le opere di Giorgio Vasari con nuove annotazioni e commenti di Gaetano Milanesi, Firenze 1906, ristampa anastatica 1973, tomo quarto, p.67 nota 1. 3 - Circa il professor GEROLAMO BUONAZIA, va ricordato che fu un pedagogista del XIX secolo, di origine toscana. Intorno al 1860 era ispettore generale delle scuole del Granducato di Toscana entrando a far parte, dopo l’unità d’Italia, nell’amministrazione centrale del Ministero della Pubblica Istruzione. A lui si devono alcune importanti inchieste in merito alla istruzione elementare: la sua opera principale è Documenti sulla istruzione elementare del Regno d’Italia, composta fra il 1868 e il 1872.

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Premessa - Un passato non passato finiva inevitabilmente ascritta alla indisponibilità dei suoi disegni e alla immaturità dei tempi! Scriveva, ad esempio, nel 1907 Filippo Bottazzi un reputato biologo e studioso di Leonardo che:4 solo da pochi anni è divenuto possibile lo studio dei manoscritti vinciani, da quando cioè s’è incominciato a farne la pubblicazione integrale. Prima, solo a pochi fortunati fu dato gettare uno sguardo sulle carte del Maestro, sparse per le biblioteche pubbliche e private d’Italia, di Francia e d’Inghilterra; ma bastò quello sguardo per convincere i dotti che v’eran contenuti tesori di scienza e d’arte, e per far sorgere in tutti il desiderio vivissimo che il pensiero di Leonardo, rimasto per più secoli ignorato dagli stessi possessori dei manoscritti, venisse finalmente svelato. In realtà è difficile credere che con un semplice sguardo fosse possibile percepire la rilevanza del contenuto di quei tantissimi fogli, scritti in maniera speculare. A confermarlo basti ricordare che, dopo la parentesi napoleonica, il commissario austriaco destinato alla Lombardia, non certamente un dotto ma neppure un analfabeta, scorrendo il Codice Atlantico:5 con la scrittura di Leonardo aveva giudicato che si trattasse di un manoscritto redatto in cinese e dunque di nessuna importanza! Ovvia l’obiezione che i disegni si potevano agevolmente comprendere, ma anche per questi occorre attendere che la tecnologia giungesse ad una sufficiente diffusione e ampiezza da consentirlo, potenzialità attinta soltanto sul finire del XIX secolo in maniera significativa. In precedenza, pertanto, per chiunque tanto lo scritto che la grafica sarebbero risultati indecifrabili! Concludeva, comunque, il suddetto commentatore, prof. Buonazia:6 non ostante, più temuto, per quelle che dicevansi le sue arti segrete, che riverito per la sua scienza, morì negletto in terra straniera; i suoi ricordi furono dimenticati, il frutto dei suoi studj rimase lungo tempo ravvolto nell’oscurità, nessuno dei suoi trattati fu pubblicato lui vivente, e il tesoro della sua scienza portata a così alto grado di perfezione cadde dalle sue mani senza trovare chi allora lo raccogliesse. 4 - Da F. BOTTAZZI, Leonardo scienziato, rist. Napoli 1986, p. 58 5 - Da S. CREMANTE, Leonardo da Vinci, Milano 2005, p. 354. 6 - Da G. MILANESI, Le opere di Giorgio Vasari..., cit, p.86.

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Conclusione paradossale nella sua apparente sensatezza: che cosa avrebbe potuto capire un eventuale studioso dai tantissimi schizzi, relativi a congegni ancora da costruire? Quale tesoro avrebbe potuto ravvisare in quelle deduzioni, ammettendo pure che fossero leggibili? Alla medesima conclusione, del resto, sarebbe giunto anche un esperto coevo, osservando che in definitiva quei fogli, al di là del numero, non differivano in sostanza dai tradizionali taccuini d’appunti degli artisti ingegneri. Identici i criteri e le macchine, ugualmente utopici i primi e velleitarie le seconde, privi pertanto di effettiva valenza pratica, almeno per il momento. Di certo è per lo meno curioso osservare:7 l’opera di Leonardo in un’unità per troppo tempo negata. Per quasi quattro secoli il suo pensiero rimase nascosto nelle sue pagine indecifrate. E’ merito della generazione che ci ha preceduti averle trascritte e rivelate. Ma è lecito affermare che il nostro interesse fu soprattutto rivolto al precursore della tecnica moderna, e l’eccessiva insistenza sul carattere divinatorio, reale o presunto, di certi suoi pensieri, ha spostato la nostra attenzione più alla periferia che al centro della sua personalità. I contemporanei di Leonardo, invece, non celebrarono in lui il ricercatore di strumenti pratici, quanto il pittore divino e il filosofo, lamentando che il primo avesse cessato troppo presto di dipingere e il secondo nascosto il suo pensiero… L’affermazione che a prima vista può apparire vagamente dispregiativa circa l’intelligenza dei nostri predecessori, in realtà, appare a sua volta certamente ottusa. Se i contemporanei non celebrarono Leonardo inventore e scienziato ma soltanto il sommo pittore, non dipese da una collettiva antipatia nei suoi confronti. Fu semplicemente perché da un lato non potevano constatare la somiglianza delle sue macchine con quelle dei tecnici del futuro, dall’altro, invece, perché potevano constatarne la somiglianza con quelle dei tecnici coevi. Per valutare i suggerimenti degli uni e le potenzialità delle altre, in pratica le macchine di Leonardo, occorreva essere in grado di comprenderle in funzione, cosa che divenne agevole solo dopo il loro effettivo avvento, ovvero a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Fu allora che dopo una latenza protrattasi per quasi quattro secoli quei suoi tanti disegni emersero dall’oblio, fornendo agli allibiti osservatori delle 7 - Da Leonardo da Vinci, Scritti letterari, a cura di A. MARINONI, Milano 1974, p. 27.

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Premessa - Un passato non passato rozze raffigurazioni delle macchine ormai esistenti, facilmente identificabili per la maestria della grafica. Disgraziatamente, a quel punto, chi se ne occupò non conosceva né la produzione degli altri artisti ingegneri né, meno che mai, quella ellenistica! Per cui, al pari delle profezie di Nostradamus, quelle immagini divennero chiare perché quanto da esse raffigurato era ormai riconoscibile essendo stato nuovamente inventato e per altra via. Il criterio informatore dell’evoluzione tecnologica, che si era ingrottata come un fiume carsico sul finire dell’età classica, riaffiorava in quella contemporanea, andandosi ad affiancare ad una realtà similare, esito però in buona parte di un’altra evoluzione del tutto autonoma! Da quel momento, poi, occorrerà attendere ancora la divulgazione dei codici di Leonardo, avviatasi con la monumentale edizione Hoepli del Codice Atlantico redatta fra il 1894 ed il 1904 8 e con la non minore, appena successiva, Raccolta vinciana fondata a Milano nel 1905 in venti volumi, pubblicazione integrale ed ampia del pensiero e delle opere di Leonardo. Non è un caso che il primo studio ragionato sui disegni di Leonardo, con relativo catalogo, sia stato pubblicato a Londra nel 1906 da Berenson e poi, riveduto e ulteriormente accresciuto, a Chicago nel 1938 e ancora a Milano nel 1961. Fra le date estreme una vasta bibliografia, in Italia e all’estero: praticamente nulla, invece, prima del 1904 ad eccezione di alcuni compendi o, per meglio dire, inventari sui contenuti dei codici noti, editi a Londra in due volumi da J.P.Richter nel 1883. Circa poi il grado di dispersione delle opere di Leonardo lo si può arguire dal ritrovamento, ancora nel 1966, di una coppia di manoscritti nella Biblioteca Nacional di Madrid. I due codici di superba rilevanza e d’inequivocabile paternità, per inciso da soli pari a circa il 20% dell’insieme finora pervenutoci, sono al presente classificati come Madrid I e II, e fatti pubblicare nel giro di pochi anni, in fac-simile, dall’allora ministro spagnolo della cultura. Poiché nel lungo intervallo intercorso fra la morte di Leonardo e la divulgazione delle sue ricerche, non fu possibile confrontare quanto da lui 8 - La specificazione Atlantico, non ha alcuna attinenza o riferimento all’omonimo oceano: precisa soltanto il formato gigante dei fogli, lo stesso correntemente utilizzato per la stampa degli Atlanti. Circa le varie edizioni dei codici di Leonardo cfr. F.BOTTAZZI, Leonardo, cit., p. 58 e sgg.

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2. La prima meccanizzazione

Alla base della divaricazione Alle spalle del mito di Leonardo da Vinci inventore globale vi è, come delineato, la sostanziale rimozione della cultura scientifica e tecnica dell’età ellenistica. Venendo meno questa conoscenza e quanto ad essa comunque riconducibile si finisce, nella migliore delle ipotesi, a credere ad un improvviso avvento di una sensibilità collettiva verso discipline fino ad allora ignote. Come pure all’instaurarsi di uno stretto legame fra l’elaborazione di nozioni teoriche e procedure pratiche, ovvero tra scienza e tecnica, che in definitiva è la peculiarità del Rinascimento e dei progressi che a partire da quella data ne derivarono, come una ovvia conseguenza. Gli storici, sebbene consci del fenomeno, si limitarono soltanto a descriverne gli sviluppi cronologici mentre i tecnici a recepirne gli esiti. Per entrambi si trattò di effetti privi di cause, soprattutto di cause remote! La stessa interdipendenza tra scienza, come conoscenza pura, e tecnologia, come insieme delle applicazioni pratiche, fu ascritto a quella nuova maniera di ragionare ed operare: anche questa una novità priva di precedenti, non individuando gli storici nulla al riguardo nel passato e i tecnici non interessandosi minimamente alla questione, essendo, per deformazione professionale, rivolti al futuro. Tale conclusione, purtroppo ancora in sostanza vigente, è la conseguenza di una sorta di bipartizione del mondo della cultura per cui non:1 c’è dunque da meravigliarsi se gli storici avevano qualche timore a impegnarsi su un terreno che ignoravano quasi del tutto. I tecnici, per parte loro, si interessavano poco a tecniche scomparse, e quando le affronta1 - Da B. GILLE, Storia delle tecniche, Roma 1985, p. 9.

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vano, lo facevano con uno spirito che con la storia spesso aveva solo lontani rapporti. Gli uni hanno scritto così una storia da cui le tecniche erano completamente assenti, gli altri si sono dedicati a ricerche puramente tecniche, dove la storia non era altro che una semplice cronologia. Il che ha finito per rendere comoda a tutti l’attribuzione al genio di Leonardo di qualsiasi possibile invenzione: metteva termine ad ogni indagine in merito, costituendo per gli storici una data di nascita certa e non poneva in dubbio i meriti dei moderni scienziati! Nessuna imbarazzante risultante tra scienza e tecnologia, ma solo l’atto creativo di una mente sovrumana isolata. Il Rinascimento poteva a giusta ragione considerarsi inedito da qualunque punto di vista, collocandosi nel suo debutto il legame non accidentale fra scienza e tecnologia, fra l’accumulo delle nozioni e la loro elaborazione. Ma, per quanto in precedenza delineato, proprio quel rapporto a cui deve ascriversi l’evoluzione tecnologica e culturale, non fu il frutto di quel contesto né tanto meno una assoluta singolarità storica, manifestatasi agli albori del Rinascimento. Ancor meno ne fu una concausa o l’esito di una mutata sensibilità verso la stessa tecnica ma, piuttosto, un reiterarsi di qualcosa di già avvenuto, una riesumazione, forse inconsapevole ma di certo sistemica, della dinamica culturale alle spalle della scienza ellenistica. Dinamica e prassi utilizzate ancora e positivamente nei secoli immediatamente successivi. Tale conclusione, tuttavia, sembra contraddire il noto e diffuso pregiudizio della rigida e netta separazione fra scienza e tecnica nell’antichità, un’assoluta incomunicabilità fra il sapere paludato e le attività pratiche. Senza dubbio fra i due ambiti vigeva una reciproca ed incolmabile disistima, ma come in tutti gli schieramenti che si fronteggiano non mancavano costanti e numerosi contatti. Anche se mai ammessi risultavano per entrambe le parti molto vantaggiosi, ipocrisia che in buona sostanza si perpetuerà fin quasi ai nostri giorni. Infatti, quella antica forma mentis si può facilmente cogliere anche in alcuni brani di pubblicazioni scientifiche ottocentesche, che traducendo o citando qualche scritto dei massimi geni alessandrini non si astengono dall’evidenziarne la pochezza letteraria. Critica che per molti aspetti ricorda l’impiego, nei primi modelli di macchina a vapore, di colonnine di bronzo doriche, quali supporti per gli alberi. Il bello classico doveva permeare anche i meccanismi, con orpelli vacui ma non per questo non or-

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2. La prima meccanizzazione

fig. 27 - Motore a vapore ottocentesco con colonnine doriche.

namentali: il criterio di apprezzamento per la funzione sia pure priva di forma estetica, vuoi in architettura, vuoi in meccanica che in letteratura era ancora da venire. Nel 1814, pertanto, Giambattista Venturi sembra quasi scusarsi nella sua premessa alla Diottra di Erone dell’iniziativa, poiché a suo parere:2 pubblicare il testo originale, sarebbe forse giudicata impresa superflua; non presentando esso né fiori di stile, né grammaticali singolarità. E non siavi, chi s’aspetti di rinvenir qui neppure lampi di matematica sublime o di recondita scienza: vi si troveranno semplicemente descritte e dimostrate le operazioni d’un’Ingegnere pratico, quali constumavansi in Egitto, un secolo prima dell’Era volgare. Che poi, quell’ingegnere pratico, definizione sia detto per inciso precipua di tale professione, usasse degli strumenti topografici che per riapparire richiede2 - La traduzione è contenuta nel trattato di G.VENTURI, Commentarj sopra la storia e le teorie dell’ottica del cavaliere Giambattista Venturi reggiano, membro del Cesareo Regio Istituto di Scienze etc. della Società Italiana di Verona, e di più altre accademie, Bologna 1814, pp. 82 e ssg.

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fig. 28 - La diottra di Erone secondo Giambattista Venturi, 1814.

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2. La prima meccanizzazione ranno quasi venti secoli, sembrava all’illustre autore un dettaglio marginale! La pratica, ovvero la subordinazione alla concretezza, continuava a suscitare ancora la stessa repulsione già stigmatizzata da Seneca e prima ancora da Cicerone! Eppure, al di là della esplicita repulsione verso la simbiosi alessandrina fra scienza e tecnica, inizia anche a trasparire, magari in maniera implicita, il riconoscimento dei successi ascrivibili alla stessa, ovviamente con tutte le riserve, tipiche di un ripensamento. Di queste la più frequente concerne l’irrilevanza concreta di quelle scoperte ed invenzioni, dei puri trastulli per monarchi annoiati. Per cui anche:3 tra gli studiosi che hanno negato ogni relazione tra scienza e tecnologia nell’antichità, molti si sono chiesti come mai gli antichi scienziati fossero stati così straordinariamente incapaci di ricavare applicazioni tecnologiche dalla propria scienza: una risposta che per qualche tempo ha avuto molti consensi è stata quella che fossero tutti affetti da un blocco mentale. Altri studiosi, meno indulgenti, hanno sostenuto che la tecnologia fosse rivolta a scopi inutili per una scelta consapevole perversa… [per altri invece] gli scienziati ellenistici avevano creato gran parte della tecnologia sulla quale l’Europa ha basato la propria rivoluzione industriale; si sono però chiesti come mai lo avessero fatto solo per gioco, senza alcuna consapevolezza della sua utilità. Il fattor comune, non è più lo scetticismo verso quei risultati, ormai assodati, ma la loro effettiva utilità: quasi che per giudicare la rilevanza di una scoperta scientifica o di una invenzione tecnologica occorra valutarne i vantaggi pratici! A lungo la teoria della relatività di Eistein è parsa poco più di un gioco, un arguto rompicapo fin quando col bagliore di Hiroshima ha acquisito una sua inumana utilità. In realtà, la presunta repulsione degli antichi nei confronti della tecnica, più che ad un odierno trito luogo comune, deve ricondursi ad un loro atteggiamento ipocrita e snob, retaggio di epoche più arcaiche. I Greci prima e i Romani poi, solo a parole deprecavano i benefici della tecnologia e ne disprezzavano i relativi artefici: nella realtà, invece, non potevano farne a meno! Assurda, quindi, la stucchevole conclusione che in età classica mancò ogni interesse per il progresso tecnologico, imperando una universale e condivisa ostilità a qualsiasi suo apporto, vantaggio reputato per giunta economica3 - Da L. RUSSO, La rivoluzione dimenticata. Il pensiero scientifico greco e la scienza moderna, Milano 2003, p. 281.

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3. Il recupero del passato

Il tramonto del Medioevo L’anno 1492, canonica data conclusiva del Medioevo, al pari di tutte le datazioni convenzionali, sembra una mera indicazione priva di concreti riscontri sul piano umano. Ma, mai come in questo caso, la realtà appare diversa dal momento che in quel preciso anno ed in quelli immediatamente a ridosso, una serie di eventi e di invenzioni cambiò tanto drasticamente il corso della storia, da imporre quella cesura epocale. Dal concludersi della riconquista spagnola, culminata con la presa di Granata e la cacciata degli ultimi Mori, alla scoperta dell’America, dalla morte di Lorenzo il Magnifico all’elezione di Alessandro VI, dalla diffusione della stampa al debutto dei rivoluzionari cannoni francesi, fu un serrato susseguirsi di novità stravolgenti. Infatti, i loro corollari divennero da un lato l’abbandono della angusta rigidità del pensiero medievale, aprendo la strada al metodo sperimentale e alla nuova scienza, dall’altro l’abbandono dei canoni dell’architettura militare, vigenti da oltre tre millenni, e dei loro numerosi condizionamenti urbanistici e sociali. Protagonisti e, al contempo prodotti, di questa incipiente rivoluzione culturale e tecnologica, la cui veloce incubazione si completerà pienamente nel corso dello stesso Rinascimento, furono principalmente i già ricordati artisti-ingegneri, ovviamente sorretti e incentivati dalla mutata sensibilità nei confronti della loro professione. Più in generale, da:1 popolo pratico e industrioso qual’era, gli Italiani non compresero mai pienamente il disprezzo dell’antichità per le ‘arti’. In ogni caso non sembra che il rovesciamento di valori, dalla teoria alla pratica, costi tanta fatica nel paese 1 - Da M. DAUMAS (a cura di), Storia della scienza, Bari 1969, vol. I, p. 354.

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fig. 50 - Girolamo Macchietti, Ritratto di Lorenzo de Medici detto il Magnifico, 1449-92.

di Leonardo da Vinci e di Galileo... In questo paese, allora, il potere è nelle mani di grossi borghesi arricchiti, come i Medici e tutti i loro potenti rivali. Lo sviluppo delle arti, del commercio e degli affari facilita l’accesso alla vita intellettuale, e al mondo che oggi diciamo della scienza... In qualche modo si viene stabilendo un legame tra funzione dell’artigiano e quella dello scienziato, che prelude al legame di idee tra le arti e la scienza. Così cominciano a delinearsi le condizioni della scienza moderna alla cui origine... c’é un ritorno ad Archimede. Per la verità, proprio quella diversa maniera di porsi nei confronti degli uomini di scienza e della rispettiva attività anche quando diveniva tecnica, non era del tutto inedita. Non era la prima volta che chi si dedicava a risolvere i problemi concreti, ad alleviare la brutalità della fatica e le tenebre del fanatismo religioso, trovava una condivisione nella società e soprattutto nei suoi vertici. Una classe dirigente di uomini nuovi, sensibile alla cultura, e colta lei stessa, avida di conoscenza e di scienza, di sapere e di stupore più

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3. Il recupero del passato ancora che di soluzioni tecniche per incrementare la ricchezza pubblica e privata, non si può considerare priva di analogie. Proprio nella scuola alessandrina, come in precedenza delineato, si ebbe in maniera magari embrionale, ma non sporadica, l’utilizzo concreto della scienza quale presupposto della tecnica, applicazione che tanto indignava dovunque la pletora degli antichi filosofi che riguardarono sempre quello stretto rapporto, come una intollerabile volgarizzazione. Infatti:2 i veri scienziati si mostrarono a lungo, in Grecia e nei paesi di civiltà ellenica, riluttanti ad abbandonare il campo della ricerca teorica. Ciò in parte risaliva a pregiudizi, alquanto diffusi tra loro, che li spingevano a considerare i tecnici come operai o artigiani di condizione inferiore; attitudine originata dall’influenza esercitata dal platonismo a favore della matematica pura. La condanna, se non altro tacita, doveva essere meno rigorosa tra i pitagorici, poiché si attribuiscono ad Archita la costruzione di dispositivi meccanici piuttosto perfezionati… ma Archita resta pur sempre un’eccezione e il suo esempio non trovò seguito. Ad Alessandria, l’importanza crescente dei lavori pubblici condusse ben presto a più stretti rapporti tra teorici e tecnici e favorì la formazione di ingegneri che, domandando alla matematica e alla fisica matematica le basi metodologiche, si proponevano la realizzazione soprattutto di lavori di valore pratico… Ancora durante i primi Tolomei, Ctesibio, sulla cui vita poco conosciamo, compose alcuni trattati, non pervenutici, importanti per lo sviluppo ulteriore della meccanica pratica. Tra le ‘macchine’ a lui attribuite, molte servivano per produrre, giochi destinati a divertire o a sorprendere gli spettatori… È certamente significativo constatare che tra i compiti degli ingegneri rinascimentali, ai quali peraltro non si sottrasse lo stesso Leonardo, occupavano un posto rilevante i giochi e gli allestimenti scenici spettacolari, stupefacenti e strabilianti. Ed appunto a Leonardo viene attribuita la riscoperta dell’idea d’una matematizzazione della natura, ovvero della individuazione di un preciso legame tra forze in gioco ed esiti meccanici, con il risultato di aumentare il ricorso agli strumenti di misura, ovvero per dirla con le sue parole della scienza strumentale. Ma, quel proposito è forse la coincidenza, o la traccia, più significativa per le analogie che ostenta con le ricerche dei massimi studiosi alessandrini della meccanica 2 - Da M. DAUMAS, (a cura di), Storia...,cit., vol. I, pp. 212-213.

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fig. 51 - Leonardo da Vinci, Codice Arundel, f. 241 r, strumenti per la valutazione della forza del vento e la velocità dell’acqua.

applicata, che si dedicarono prioritariamente all’invenzione e:3 al perfezionamento di un buon numero di strumenti di precisione di costruzione molto delicata, indispensabili al progresso stesso delle scienze… Per quanto riguarda i fattori meccanici utilizzati, quelli che interverranno più spesso, insieme a certe combinazioni di macchine semplici e ingranaggi, erano le proprietà dell’aria o del vapore acqueo, e soprattutto l’elasticità e l’aumento, sotto l’azione del calore, della pressione esercitata da un volume d’aria contenuto in un recipiente chiuso… Come non ricordare i diversi schizzi di Leonardo tesi ad indagare e misurare l’andamento e l’entità delle forze in gioco, la loro natura e tipologia, la loro esatta consistenza e i tanti meccanismi elaborati per sfruttare tali fenomeni? Quasi superfluo ribadire che tali ricerche erano esplicitamente fi3 - Da M. DAUMAS, (a cura di), Storia...,cit., vol. I, pp. 212-213.

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5. Repertorio

Prima di passare all’esame del repertorio comparativo, è indispensabile ricordare che per ragioni di spazio esso concerne soltanto una piccola parte della produzione sia di Leonardo che dei suoi predecessori, essendo peraltro anche la rimanente sostanzialmente analoga sul piano inventivo. Va, infine, ribadito che le supposte invenzione di Leonardo e degli altri tecnici rinascimentali possono schematicamente distinguersi in: PSEUDO INVENZIONI, in realtà da tempo già esistenti ma da noi scarsamente conosciute, come per esempio le artiglierie a retrocarica con alzo a settore circolare, meglio note come petrieri, per cui i relativi disegni vanno considerati delle raffigurazioni o dei rilievi; RIPROPOSIZIONI,

ovvero di invenzioni già note ed utilizzate in epoca classica, scomparse in seguito e recuperate da manoscritti e bassorilievi, come ad esempio i pentaspastos cioè i verricelli a più carrucole; INVENZIONI PARZIALI, ovvero tutte le macchine o i congegni nei quali

compaiono elementi o meccanismi più elementari singolarmente presi già noti nell’antichità, ma assemblati in maniera diversa. Come pure congegni facenti parte nel passato di macchine più complesse e da quelle estrapolati. Esempi del primo caso possono essere le gru che impiegano buona parte del repertorio classico di taglie e carrucole; come pure le ruote dentate utilizzate sia per gli orologi che per strumenti diversi. Al secondo caso appartengono, invece, la sega per marmi, azionata da una ruota idraulica in età imperiale, così come le molle a nastro. 219


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INVENZIONI MALINTESE, cioè derivate da letture di testi classici e per sommi capi schizzate, spesso senza alcuna relazione con gli originali, come ad esempio la catapulta a ripetizione di Dionisio d’Alessandria; INVENZIONI UTOPICHE, ovvero quelle dettate da elucubrazioni filosofiche e alchimistiche, come ad esempio le macchine per il moto perpetuo; INVENZIONI ASSURDE, in quanto contrarie ai criteri della fisica e della fisiologia perché non studiate correttamente, come ad esempio gli scafandri subacquei. INVENZIONI DA NOI FRAINTESE,

ma che nelle intenzioni di Leonardo e dei colleghi precedenti descrivevano tutt’altro, come ad esempio le artiglierie a canne multiple affiancate definite già dagli inizi del ‘400 organi, e in seguito scambiate per mitragliatrici. Nonostante l’ampio ventaglio di divaricazione esposto, che di fatto ridimensiona di molto l’ambito delle vere invenzioni, tutti i tecnici ne tramandano, in misura maggiore o minore, testimonianza grafica come del resto anche delle rare invenzioni realmente tali, lasciando propendere anche per queste ultime per una a noi ignota preesistenza. La scelta è stata compiuta in base alla rilevanza degli argomenti tecnici trattati ed alla loro rilevanza futura, ponendo di volta in volta nella dovuta evidenza quanto di similare era già stato realizzato in epoca ellenistica, greco-romana. Essendo tanto il finire del Medioevo, come pure il Rinascimento sostanzialmente concordi nel collocare i quattro elementi empedoclei, terra, acqua, aria e fuoco alla base della realtà naturale, che secondo la nostra attuale fisica possono giustamente equipararsi ai quattro stati di aggregazione della materia, solido, liquido, aereforme e del plasma, il repertorio secondo tale logica sarà scandito dall’avvicendarsi dei disegni. Quelli di Leonardo precederanno quelli dei predecessori, collocati a loro volta in ordine cronologico inverso, fino all’eventuale archetipo ellenistico. Questo per essere ritenuto valido e probante deve aver lasciato ampia traccia nelle fonti scritte, iconiche e materiali. Va infine precisato che trattandosi dell’equiparazione di supposte invenzioni non è sempre strettamente necessaria l’assoluta affinità formale dei disegni e degli schizzi, ma è sufficiente la semplice identità degli scopi e delle finalità della macchina, del congegno o della procedura.

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5. Repertorio

Abbreviazioni e referenze bibliografiche ed iconografiche: AdD: Apollodoro di Damasco Codice consultato: Ms. 1164, da un codice del II sec. ca., fondo Graeca, Archivio Vaticano. Anonimo Codice consultato: codice Oxoniensis Canonicianus, class. lat. misc. 378, 1436, copia di un codice del IV sec. De rebus bellicis. Anonimo Codice consultato: Ms. 31,133, ca. 1470, British Museum. VdH: Villard de Honnecourt Codice consultato: MS fr 19093 (Villard de Honnecourt ) 1235 ca., Bibliothèque Nationale de France, Parigi. GdV: Guido da Vigevano Codice consultato: MS lat 11015 (Guido da Vigevano: Le Macchine del Re) 1335 ca., Bibliothèque Nationale de France, Parigi. KK: Konrad Kyeser Codice consultato: Cod. Ms. philos. 63 (Kyeser: Bellifortis) 1405 ca., Göttingen, Niedersächsische Staats- und Universitätsbibliothek. LG: Lorenzo Ghiberti Codice consultato: Zibaldone autografo [?] con disegni a penna, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Banco Rari 228. MT: Mariano Jacopo Taccola Codici consultati: Parte terza del libro di ingegneria, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Palatino 766; Disegni d’ingegneria civile e militare, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Palatino 767; De Ingeneis, Codex Latinus Monacensis 197, München, Bayerische Staatsbibliothek; Add. 34113,

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British Library, London; Codex Santini, Collezione Avv. Santini, Urbino; De Machinis, Ms. Lat. 7239, Bibliothèque Nationale de France, Parigi. JFont: Giovanni Fontana Codice consultato: Cod. Icon. 242 (Fontana: Le Macchine) 1430 ca.; München, Bayerische Staatsbibliothek. LBA: Leon Battista Alberti Codice consultato: Ms. Latino CO 330, De re aedificatoria, Biblioteca del Capitolo del Duomo di Olomouc, Moravia.; Ludi Matematici, 1450. AgU: Anonimo della Guerra Ussita Codice consultato: Clm 197, fasc. A (Anonymus of the Hussite Wars) 1475 ca., München, Bayerische Staatsbibliothek JForm: Johannes Formschneider Codice consultato: Hs. 1949-258 (Johannes Formschneider: Büchsenmeisterbuch) 1475 ca., München, Deutsches Museum, Archiv. RV: Roberto Valturio Opera consultata: De re militari, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Incunabili, C19, Verona 1483. UB: Ulrich Bessnitzer Codice consultato: Codex Palatino Germanica (CPG) 130 (Ulrich Bessnitzer: Zeughausinventar) <1489, Heidelberg, Universitätsbibliothek PM: Philipp Mönch Codice consultato: Codex Palatino Germanica (CPG) 126 (Philipp Mönch: büch der stryt und buochßen) 1496, Heidelberg, Universitätsbibliothek AW: Anonimo di Weimar Codice consultato: Fol 328 (Ingenieurkunst- und Wunderbuch) <1500, Weimar, Herzogin Anna Amalia Bibliothek

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5. Repertorio FdG: Francesco di Giorgio Martini Codici consultati: Codice Magliabechiano, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Fondo Nazionale II.I.141; Codice Senese, S. IV.4; Codice Torinese Saluzziano, 148; Codice Laurenziano Ashburnhamiano, 361; Opusculum de architectura, Ms. 197.b.21 (BML). GdS: Giuliano da Sangallo Codice consultato: Ms. S.IV.8, (BCS). LdV: Leonardo da Vinci Codici consultati, Codice Atlantico, Madrid I, Madrid II, Ms. A, Ms. B, Ms. C, Ms. D, Ms. E, Ms. F, Ms. G, Windsor, Arundel. DB: Daniele Barbaro Opera consultata: Vitruvius Pollio I dieci libri dell’architettura, Venezia 1567. Vitr.: Vitruvius Pollio Opere consultate: De Architectura, Venetia 1567; De Architectura, Napoli, BN Vitt.Emanuele III, S.Q. LVI.C.16

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Terra 1. MACCHINE ELEVATRICI E LORO ACCESSORI 1.1 Gru a quattro montanti

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I Greci ed i Romani elaborarono vari tipi di gru, per lo più con due montanti inclinati, sostenuti da massicce gomene. Si conoscono pure gru a tre o quattro montati, convergenti al vertice dove stava fissato il doppio blocco di carrucole. Gru siffatte, come riconosceva Erone, erano senza dubbio più salde ma con il limite di non poter variare la posizione del grave sollevato, se non verticalmente. Ideali perciò per sollevare carichi dai pozzi minerari, dalle stive delle imbarcazioni o dai carri. Ed anche quando si presentò l’esigenza di incavalcare le colossali bombarde di bronzo sugli affusti, nelle fonderie e negli arsenali a partire dal XIV secolo, dove divenne la gru per antonomasia con le più diverse denominazioni. Si spiega forse così la perfetta identità della grossa capra disegnata dal Ghiberti e poi dal Valturio, con quella raffigurata da Leonardo nella ben nota scena della Fonderia di cannoni. riferimenti iconografici: 1. LdV, Windsor RL 12647r; 2. Lastra con scena edile, da Terracina. Roma, MNR; 3. RV, De re militari, libro X; 4. LG, Zibaldone, BR 228 (BNCF) fol. 111v; 5. DB, De Architectura, libro X, p.339; 6. AgU, fol. 02r; 7. JForm., fol. 61v.

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1.2 Taglie a più carrucole Le taglie si distinguono in fissa, quella applicata al castello, e mobile, quella munita di gancio. Vitruvio ci ha lasciato la descrizione della taglia a tre carrucole, in greco trispastos ed a cinque, pentaspastos: nella fattispecie avevano rispettivamente due carrucole nella parte fissa ed una nella mobile, e tre nella fissa e due nella mobile. Per prestazioni maggiori sullo stesso asse si dispongono più carrucole affiancate: con un paranco di due taglie a tre carrucole affiancate tre uomini sollevano 700 kg. Potenzialità che cresce notevolmente quando si formano tre assi di tre carrucole affiancate per la taglia fissa e due per quella mobile, ottenendo un doppio blocco di carrucole. È quanto Leonardo disegna, non diversamente da Ghiberti e da Taccola e dalle raffigurazioni romane.

1.

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riferimenti iconografici: 1. LdV, C.A., fol. 1102r; 2. Idem, Madrid I, fol. 155r, dett.; 3. Bassorilievo dalla tomba degli Haterii, det.; 4. Dettaglio del bassorilieo dell’Arco d’Orange; 5. UB, fol. 4r, dett.; 6. LG, Zibaldone, BR 228 (BNCF) fol. 131; 7. AW, fol. 165v; 8. MT, De ingeneis, libro III, t.25; 9. DB, De Architectura, libro X, p.336;

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1.3 Elevatore a vite Per il sollevamento verticale, tornava conveniente usare una vite solidale al gancio ed una madrevite solidale al castello, l’una o l’altra fatte ruotare tramite un’adeguata leva. Dispositivo definito binda che prima di essere disegnato da Leonardo lo fu anche da Francesco di Giorgio Martini e, col medesimo criterio informatore da Ghiberti, da Taccola e, in maniera rozza, anche da Giovanni Fontana. Per restare al criterio informatore, lo ritroviamo già utilizzato, sia pure al contrario, nel torchio pompeiano, pervenutoci in vari esemplari, usato senza modifiche fino al XVIII secolo.

1. riferimenti iconografici: 1. LdV, Madrid I, fol. 26r; 2. Torchio, pressorium, rinvenuto ad Ercolano; 3. MT, De Machinis, vol. II, fol. 18r ; 4. FdG, Trattato d’Architettura, FN 141(BNCF) fol. 199r; 5. VdH, BNdF, MS fr 19093; 6. JFont., Bellicorum instrumentorum libri, fol. 25r; 7. LG, Zibaldone, BR 228 (BNCF) fol. 116.

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1.4 Binda a doppia vite Per sollevare in maniera equilibrata carichi pesanti e lunghi, come le colonne, era preferibile agire mediante un’imbracatura, tirata dalle due estremità mediante una coppia di viti. L’idea ebbe, forse per i suoi ottimi riscontri, una vasta gamma di applicazioni: quella disegnata da Leonardo ne fu soltanto un prototipo. Del resto per la medesima esigenza si realizzò il torchio pompeiano a doppia vite.

1. riferimenti iconografici: 1. LdV, Madrid I, fol. 34r; 2. Affresco di provenienza pompeiana raffigurante un torchio a doppia vite. Napoli, MANN, inv. 9774; 3. LG, Zibaldone, BR 228 (BNCF) fol. 122r; 4. FdG, Trattato d’Architettura, cod. Saluzziano fol. 49v, dett.; 5. MT, Palatino 767 (BNCF), fol. 214.

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7.9 Criptex Un discorso a parte merita un singolare lucchetto a combinazione, reso oltremodo famoso da un recente romanzo e dalla relativa pellicola di straordinario successo, nei quali viene attribuito al genio di Leonardo, col nome di criptex. Non con quel nome, il lucchetto è effettivamente esistito nel XV secolo, in ogni dettaglio: ma il suo inventore fu l’architetto Giovanni Fontana, esperto di cifrari e di codici segreti!

1. riferimenti iconografici: 1. LdV, Manoscritto B, fol. 33v, nonostante questa sia la pagina del codice a cui si fa riferimento per l’attribuzione del criptex a Leonardo, è evidente che i grafici sono relativi ad altri congegni; 2. JFont, fol. 49r; 3. Versione cinematrografica del criptex attribuito a Leonardo.

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2.

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Indice generale

PREFAZIONE.............................................. PREMESSA UN PASSATO NON PASSATO Nani sulle spalle dei giganti................. Il mito del genio isolato......................... All’origine dell’ingegneria..................... Tecnici artisti.......................................... Omo sanza lettere.................................. Un futuro per il passato........................ Dotti tra tre continenti........................... Costruzione e distruzione..................... Il salto evolutivo..................................... Un mantello in riva al mare................. PARTE PRIMA: CAUSE ED EFFETTI 1. L’incubatrice culturale Il tempio delle Muse............................... Palazzo, Museo e Biblioteca................ La politica della cultura........................ L’altra biblioteca: papiro e pergamena. Settori di ricerca....................................... Gli uomini di Alessandria...................... Un emblema luminoso.......................... L’incendio che spense il fuoco.............. La scienza alessandrina e il metodo sperimentale............................................. La quiescenza del metodo sperimentale e la riscoperta.......................................... 2. La prima meccanizzazione

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Alla base della divaricazione............... 91 La macchina umana e la schiavitù..... 98

La meccanizzazione invisibile............. Dai Greci ai Romani.............................. Anacronismi ed arcaiciscmi.................. Limiti dell’originalità.............................. Oblio e permanenza.............................. 3. Il recupero del passato Il tramonto del medioevo..................... Scienza e tecnica..................................... Un minimo di chiarezza: scoperte ed invenzioni................................................. Meccanica e macchine........................... Tecnica e tecnologia.............................. Le tappe della riscoperta....................... La riscoperta del greco antico.............. La riscoperta della scienza................... Nasce la stampa specializzata............ Indizi e riscontri..................................... Tracce ulteriori....................................... PARTE SECONDA: REPERTORIO E RISCONTRI 4. I nuovi tecnici La scrittura dei tecnici: il disegno....... Pochi nomi, tante invenzioni................ Lettera di un ingegnere del 1482......... I predecessori........................................... Villard de Honnecourt........................... Guido da Vigevano................................ Konrad Kyeser........................................ Filippo Brunelleschi............................... Lorenzo Ghiberti.................................... Mariano Jacopo detto il Taccola........ Giovanni (o Jacopo) Fontana.............

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Indici Roberto Valturio.................................... Anonimo della Guerra Ussita............. Francesco di Giorgio Martini............... Leonardo da Vinci................................. I libri di Leonardo................................. 5. Repertorio Repertorio................................................ Abbreviazioni e referenze bibliografiche ed iconografiche.............................. TERRA 1. Macchine elevatrici e loro accessori 1.1 Gru a quattro montanti................. 1.2 Taglie a più carrucole..................... 1.3 Elevatore a vite................................. 1.4 Binda a doppia vite......................... 1.5 Gru girevole...................................... 1.6 Gru su carro...................................... 1.7 Battipalo........................................... 1.8 Tenaglie e a vite................................ 2. Strumenti di misura 2.1 Odometro......................................... 2.2 Goniometro...................................... 2.3 Archipendolo.................................... 2.4 Corobate............................................ 2.5 Problema di Delo............................ 3. Macchine da guerra 3.1 Artiglieria a gravità: il trabucco... 3.2 Artiglieria a flessione a corda....... 3.3 Artiglieria a flessione ad impulso.. 3.4 Artiglieria a flessione a fionda...... 3.5 Artiglieria elastica palintona........ 3.6 Artiglieria a ripetizione.................. 4. Macchine ossidionali interdittive, antimacchine e scala segreta........... 5. Tecniche di giuntaggio del legno.. 6. Fortezze 6.1 Fortezze tradizionali...................... 6.2 Fortezze a pianta circolare............ 7. Congegni meccanici 7.1 Volano a sfere................................... 7.2 Arpionismi d’arresto e salta leone.

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7.3 Rocchetto a cremagliera................. 7.4 Trasformatore moto alternato..... 7.5 Catena a maglie piane................... 7.6 Cuscinetti a sfere ed a rulli............. 7.7 Cerniere............................................. 7.8 Serrature........................................... 7.9 Criptex............................................... 7.10 Rotismo differenziale................... 8. Carri 8.1 Carro semovente............................. 8.2 Carro armato.................................... ACQUA 1. Ruote idrauliche 1.1 R. idr. come motore primario........ 1.2 R. idr. verticali ed orizzontali....... 1.3 R. idr. come pompe o norie............. 1.4 R. idr. idrovore.................................. 1.5 R. idr. per l’industria: la sega idr.. 1.6 Mulini idraulici................................ 1.7 Barche a ruota................................... 2. Pompe idrauliche 2.1 Pompe a catena................................ 2.2 Pompe a bindolo.............................. 2.3 Pompe a stantuffo............................ 2.4 Pompe a coclea................................. 3. Acquedotti e sifoni 3.1 Acquedotti e sifoni........................... 3.2 Tubi componibili in legno.............. 4. Ponti di circostanza 4.1 Ponti su galleggianti pneumatici.. 4.2 Ponti galleggianti di barche............ 4.3 Ponti su cavalletti............................ 4.4 Ponti a pacchetti.............................. 4.5 Ponti a carrello................................ 5. Canali e chiuse per la navigazione.. 6. Salvagente anulare......................... 7. Subacquei 7.1 Palombaro e sommozzatore......... 7.2 Campana subacquea...................... 8. Draghe 8.1 Draghe a bracci rotanti.................. 8.2 Draghe a benna trascinata............

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9. Orologio ad acqua: clessidra...... 10. Fontana di Erone.......................... 11. Tecniche minerarie: ruina montium............................................................ ARIA 1. Anemometro................................... 2. Mulini a vento 2.1 Mulini a vento ad asse verticale.... 2.2 Mulini a vento ad asse orizzontale... 3. Mantici singoli ed a doppio effetto. 4. Ventola 4.1 Ventola............................................... 4.2 Vite aerea........................................... 5. Aliante-deltaplano.......................... 6. Paracadute...................................... FUOCO 1. Artiglieria 1.1 Petriere e bombarde......................... 1.2 Artiglieria pesante da assedio........ 1.3 Dispositivi di alzo.............................. 1.4 Proietti cilindrico-ogivali e shrapnel.. 2. Mortai d’assedio..................................... 3. Artiglieria a ripetizione 3.1 Pezzi a canne multiple affiancate..... 3.2 Pezzi a canne multiple a stella........... 4. Archibugio manesco e da posta........ 5. Razzi........................................................ 6. Specchi ustori......................................... 7. Alchimia e chimica 7.1 Alambicchi e distillazione.................... 7.2 Samovar.................................................... 8. Lanterna magica.................................. BIBLIOGRAFIA............................................ INDICE ICONOGRAFICO............................

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Leonardo da Vinci, presunto autoritratto, ca 1513, Torino, Biblioteca Reale.


...Sono fermamente convinto, per quel che mi consta, che Leonardo sia stato una persona di grande correttezza che mai si sarebbe impossessato di idee o progetti altrui. Sono altresÏ convito che fosse un grande studioso e ricercatore in grado come nessuno di riprodurre e migliorare disegni e progetti di ogni tipo. Oggi quando si trova un’immagine un disegno interessante per una ricerca e lo si vuole inserire in un personale promemoria, si ricorre ad una fotocopiatrice, Leonardo al tempo naturalmente non poteva disporne, ma le sue mani erano in grado addirittura di fare meglio. Lui stesso ha classificato molti disegni come studi o appunti, solo interpretazioni successive hanno forse trasformato un disegno o un progetto colto in chissà quale documento, nel corso di lunghi studi, in un’invenzione leonardiana.... dalla Prefazione di Roberto Giacobbo


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