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La guerra fredda in Italia

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La pagina verde

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La guerra fredda in Italia di Andrea Casna

I missili Nike a difesa dei nostri confini

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Si chiamavano Hercules. Pesavano 5 tonnellate. Viaggiavano ad una velocità di 3,5 mach (4321,8 chilometri orari) e potevano colpire, anche con testata nucleare, un bersaglio oltre i 110 km di distanza, ed erano guidati da un complesso sistema di radar. Sono i missili che negli anni della Guerra Fredda hanno garantito la sicurezza dei cieli dell'Europa occidentale da un possibile attacco dell'URSS. Le basi missilistiche Nike-Hercules (Nike è il sistema di radar e computer; mentre Hercules è il nome del missile), in Italia erano ben 12: tutte nel nordest. La Guerra Fredda. Dall'inizio della Guerra Fredda, a partire dal 1947, l'Italia si trova ad avere un ruolo strategico e politico fondamentale. L'Italia, infatti, è fra i paesi fondatori del Patto Atlantico (la Nato); l'alleanza militare difensiva nata per arginare l'espansione dell'Unione Sovietica. Le tensioni tra est e ovest, le questioni legate al confine con la Jugoslavia di Tito e la nascita, nel 1955, del Patto di Varsavia (l'alleanza militare dei paesi dell'est Europa sotto influenza sovietica), mettono ulteriormente l'Italia in una posizione strategica delicata. A partire proprio dai primi anni Sessanta, inoltre, i piani d'invasione dell'URSS verso ovest prevedevano un attacco all'Italia passando per l'Austria neutrale. I piani militari segreti del Patto di Varsavia, risalenti agli anni sessanta e resi pubblici nel 2005, prevedevano, come già detto, un attacco all'Italia attraverso la neutrale Austria con un bombardamento nucleare preventivo sulle città di Vienna, Monaco di Baviera, Innsbruck, Venezia, Padova, Vicenza, Verona, Ghedi e Piacenza. Le truppe del Patto di Varsavia, (composte da divisioni, corazzate, lanciamissili, 214 aerei da combattimento, 121 caccia, aerei da ricognizione e 25 bombardieri con armi atomiche), prevedevano di occupare l'Italia settentrionale attraverso il Tarvisio e la Val Camonica, raggiungendo poi Brescia e Bologna per attestarsi sull'Appennino tosco-emiliano. Le basi missilistiche per difendere i confini. Si pose sin da subito il problema relativo all'organizzazione di un sistema difensivo capace di neutralizzare, anche in parte, lo scenario sopra citato. Già agli inizi degli anni Cinquanta la tecnologia missilistica aveva fatto passi da gigante. Gli americani avevano creato un sistema di difesa basato su missili, intercettori teleguidati, pronti a entrare in funzione in qualsiasi momento per difendere lo spazio aereo americano da un attacco nucleare sovietico. Si tratta del sistema Nike-Hercules. Erano missili da contraerea, superficie-aria (o terra-aria) teleguidato da un computer e da una serie di radar, capace d’ intercettare aerei, sia singoli che in formazione. Gli Hercules erano in grado di colpire un bersaglio fino a una distanza di oltre 110 km. Una volta intercettato il nemico, da terra si sarebbe lanciato il missile. Ad occuparsi della guida era il computer che inviava al missile, attraverso un radar di guida, le coordinate del velivolo nemico. Il missile poteva portare due tipi di testate: convenzionale (composta da una carica di tritolo potenziato) o speciale/nucleare (da 2 o 20 kilotoni): l'atomica fatta esplodere su Hiroshima sprigionò un potenziale di 16 kilotoni. L'Hercules con il nucleare sarebbe stato impiegato per abbattere in cielo, ad

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una quota superiore ai 10 mila metri, bombardieri russi armati di bomba atomica. Le basi missilistiche in Italia. Tale sistema arrivò in Italia, esattamente nella regione del nord est (Trentino-Veneto-Friuli) alla fine degli anni Cinquanta. Nel 1959 si costituì a Padova la 1ª Brigata Aerea Intercettori Teleguidati (IT). In Italia si arriverà ad avere dodici basi Nike-Hercule; più di 100 in tutta l'Europa occidentale. In Italia, per il discorso del possibile attacco sovietico attraverso l'Austria, fino alla metà degli anni Settanta vi erano tre basi di montagna: Passo Coe/ Monte Toraro; Monte Grappa e Monte Pizzoc (che cesseranno di essere operative a metà degli anni Settanta). Con i loro radar queste basi riuscivano a monitorare lo spazio aereo austriaco. In queste tre basi e in quella di Montichiari e di Ca' Tron non vi erano missili con testata nucleare. La storia delle basi Nike-Hercules finisce negli anni Novanta. La fine della Guerra Fredda, con la dissoluzione nel dicembre del 1991 dell'Unione Sovietica, significò la fine di queste basi e, anche, di questo sistema missilistico che per tutto il periodo della Guerra Fredda contribuì a garantire la sicurezza dei nostri confini. Le ultime basi chiusero verso la fine degli anni Novanta. Nel 2006 l'ultimo missile Nike-Hercules italiano venne lanciato dal Poligono Sperimentale Interforze del Salto di Quirra in Sardegna. Oggi delle dodici basi presenti in Italia solo una è stata trasformata in un museo: è quella a Passo Coe, in Trentino, nome in codice Base Tuono.

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