IL CONFINE DELL’ACQUA. A regeneration process of the low lands of the Po di Volano River

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IL CONFINE DELL’ACQUA un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano



IL CONFINE DELL’ACQUA

un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

Laureandi: Edoardo Seconi Paolo Lisotti Relatore: Prof. Romeo Farinella Correlatore: Prof. Paolo Ciavola Laboratorio di sintesi finale D. Tesi di laurea. A.A. 2017-2018 UniversitĂ degli studi di Ferrara, Dipartimento di Architettura


// indice



// indice 6



IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

// abstract

014

// premessa

018

// inquadramento

022

1 Il Delta del Po nel contesto globale

025

1.1 Dinamiche deltizie globali

028

1.1.1 Cos’è un delta 1.1.2 Delta artificializzati 1.1.3 Delta a rischio 1.1.4 Criticità dei fiumi e dei delta in Europa (UE-27)

1.2 Il fiume Po e il suo delta

1.2.1 Il bacino idrografico del Po 1.2.2 Scenari climatici futuri 1.2.3 Il delta del Po 1.2.4 Il delta attivo 1.2.5 Il delta storico

2 Un territorio dalle forme complesse 2.1 Storia del delta del Po

038

047 050

2.2.1 La formazione del territorio 2.2.2 I caratteri del territorio e degli insediamenti 2.2.3 Acqua e forme urbane: lettura dei rapporti fra geomorfologia e sviluppo insediativo di alcuni centri

2.2 Il bacino idrografico del Po di Volano

054

// analisi

066

3 Dove l’uomo separò la terra dalle acqua

069

3.1 Storia della bonifica nel ferrarese

074

3.1.1 Le bonifiche estensi e le tecniche di governo delle acque nell’età moderna 3.1.2 L’era della macchina a vapore: le bonifiche meccaniche

3.2 Le trasformazioni del paesaggio agrario ferrarese

082

3.2.1 I cambiamenti della bonifica: dalla piantata padana al paesaggio della “larga”

4 Il territorio come palinsesto 4.1 Inquadramento territoriale: i vincoli amministrativi 4.1.1 Il Parco del delta del Po 4.1.2 L’Area Leader

8

089 092


// indice

4.2 Inquadramento territoriale: l’accessibilità

094

4.2.1 La rete infrastrutturale e il servizio dei trasporti 4.2.2 La mobilità lenta 4.2.3 Le vie d’acqua

4.3 I flussi del turismo

098

4.3.1 Turismo sostenibile

4.4 Il sistema patrimoniale e paesaggistico

100

4.4.1 Il territorio come palinsesto 4.4.2 Contesto naturalistico 4.4.3 Contesto storico-monumentale

5 Un territorio a rischio 5.1 Una mappatura del rischio

111 114

5.1.1 Benvenuti nell’Antropocene 5.1.2 Il rischio di alluvione da reticolo idrografico 5.1.3 Il rischio di alluvione da mare 5.1.4 Scenari 2100 5.1.5 In sintesi

5.2 La salvaguardia del territorio

124

5.2.1 Il Consorzio di Bonifica della Pianura di Ferrara 5.2.2 Lo scolo meccanico delle acque 5.2.3 Le difese rigide costiere 5.2.4 Risultati

6 La bonifica come sistema economico e produttivo

135

6.0 Introduzione

6.1 L’agricoltura

139

6.1.1 La rete irrigua 6.1.2 L’uso del suolo 6.1.3 Il rischio siccità 6.1.4 La salinizzazione 6.1.5 L’inquinamento ambientale 6.1.6 In sintesi

6.2 Turismo e scambi commerciali

149

6.2.1 La città costiera diffusa 6.2.2 La SS 309 “Romea”

9


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6.3 Nuove (vecchie) opportunità

151

6.3.1 Scenari per l’acquacoltura globale 6.3.2 Pesca e acquacoltura nell’Alto Adriatico 6.3.3 Conclusioni

// strategia

158

7 Ripensare il confine dell’acqua

161

7.1 Un passo indietro

164

7.2 Il processo di rigenerazione

170

7.1.1 L’Europa: La strategia di adattamento e l’approccio ecosistemico 7.1.2 Il delta del Reno 7.1.3 Il fiume Skjern

7.2.1 Un nuovo approccio 7.2.2 Una sintesi delle criticità 7.2.3 La strategia progettuale 7.2.4 Il processo di azioni 7.2.5 Il contratto di fiume come strumento di governance del territorio 7.2.6 I finanziamenti dell’UE

8 Il Masterplan 8.1 Il margine anfibio

191 194

8.1.1 Il ripristino di zone umide e del cordone dunoso 8.1.2 I benefici delle zone umide

8.2 Intermodalità terra-acqua

198

8.2.1 Allaccio a reti esterne 8.2.2 La rete intermodale delle terre basse 8.2.3 I nodi intermodali 8.2.4 Vantaggi

8.3 La valorizzazione del patrimonio

203

8.3.1 Il patrimonio delle bonifiche 8.3.2 In sintesi

// progetti

206

9 La porta del delta

209

9.1 Codigoro tra archeologia industriale e impianti idrovori 9.1.1 Aree di intervento 9.1.2 Accessibilità 9.1.3 Spazi per l’acqua

10

212


// indice

9.2 Lo zuccherificio Eridania

218

9.2.1 Funzioni turistico-culturali 9.2.2 Il rudere 9.2.3 La zona umida didattica

10 Ad insulam pomposianam 10.1 Il sito patrimoniale dell’Abbazia di Pomposa

227 230

10.1.1 L’area monumentale 10.1.2 Interventi passati e criticità

10.2 Proposte per una riqualificazione culturale e ambientale

233

10.2.1 Nuovi spazi per l’acqua 10.2.2 Nuovi spazi con l’acqua

11 Paesaggi liquidi 11.1 Il silenzio spezzato

245 248

11.1.1 Il contesto paesaggistico attuale 11.1.2 Criticità ambientali e premesse di progetto

11.2 Il silenzio ritrovato

251

12 Margini resilienti

263

11.2.1 Premesse e fasi dell’allagamento 11.2.2 Usi e diversificazione delle acque 11.2.3 L’area monumentale dell’Agrifoglio

12.1 L’invariabile mutevolezza della costa

266

12.1.1 Il contesto paesaggistico e la formazione del Lido di Volano 12.1.2 Criticità della costa e rischio idrogeologico 12.1.3 Esegesi per una strategia di adattamento 12.1.4 Azioni per una strategia di adattamento 12.1.5 Il progetto per fasi

// Conclusioni

278

// Bibliografia

282

// Ringraziamenti

294

// Elaborati grafici

300

11


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12


// indice

13


// abstract 14



IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

Il Po di Volano è oggi il principale canale di bonifica del bacino idrografico Burana-Volano-Canal Bianco, ma è stato, fino all’alto medioevo, il ramo deltizio primario del Po Grande e ha contribuito a originare l’intero territorio della provincia di Ferrara. Il Grande Fiume infatti lambiva la città estense e poi, tra zone paludose e vallive sempre più basse rispetto al livello del mare, trovava la foce in località Volano. Col tempo modificò il suo corso e abbandonò un territorio che rimase in equilibrio precario tra terra e acque per secoli. Solo a fine ‘800, grazie alle moderne tecniche di bonifica, le terre basse del Volano, storicamente dominate da zone umide malsane, divennero stabilmente terreni coltivabili e abitabili, e lo sono tutt’oggi. Oggi, qui come in molte altre aree di pianura, questa storia sembra dimenticata, come se le terre asciutte che ci circondano fossero tali per natura e non per un 16

forte controllo idraulico operato dall’uomo. Essa però è leggibile ancora nel territorio, nelle tracce dei vecchi argini e meandri, nei resti del sistema di bonifica storico, fatto di canali e chiaviche, e nei moderni impianti di sollevamento delle acque che mantengono asciutte le terre basse del Volano, e di cui rappresentano un patrimonio storico-culturale ad oggi poco conosciuto e per nulla valorizzato. Inoltre, a causa della crescente antropizzazione e dei cambiamenti climatici in atto, quest’area, come tutte le altre zone deltizie del pianeta, sarà colpita sempre più intensamente da fenomeni meteo-marini estremi e da pesanti modificazioni ambientali, per altro già in corso. Ciò sta portando in molte zone costiere e deltizie d’Europa e del mondo a un ripensamento di alcune scelte operate in passato e, secondo un approccio meno “rigido” basato sull’adattamento più che sulla mitigazione dei fenomeni suddetti, ad una ridefinizione del rapporto terra– acqua.


// abstract

La tesi ha appunto come oggetto centrale di riflessione il tema del margine tra terra e acqua, non più da intendere come una linea rigida e tracciata dall’uomo una volta per tutte, ma da considerare come un vero e proprio spazio, ibrido e mutevole per sua natura. Partendo da questo cambio di paradigma si propone un processo di rigenerazione paesaggistica e territoriale lungo il basso corso del Po di Volano che mira a incrementare la resilienza e innescare processi economici, sociali e culturali di rigenerazione del territorio deltizio ridando spazio al fiume e all’acqua in senso fisico e non.

di ridefinizione del confine dell’acqua, il cui quadro di sintesi si avrà nel Masterplan, che fungerà da strumento operativo di coordinamento per la realizzazione degli interventi. Infine si approfondiranno dal punto di vista progettuale quattro ambiti situati lungo il fiume, sulla base di quanto previsto dal Masterplan, dimostrando come interventi puntuali per accrescere la resilienza del territorio possano diventare anche l’occasione per valorizzarlo e per arricchirne le qualità spaziali e la complessità.

Sulla base delle criticità individuate nell’analisi si elaborerà una strategia progettuale, partendo da tre linee strategiche, tra loro interconnesse: la gestione del rischio idrogeologico, il ripensamento del sistema produttivo, e la valorizzazione del patrimonio. Queste si tradurranno in obiettivi specifici e azioni su più fasi, andando a configurare un processo 17


// premessa 18


00


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Questa tesi di laurea nasce prima di tutto da un legame affettivo con il territorio deltizio della provincia di Ferrara, città quest’ultima dove si è svolta la nostra formazione universitaria, e per la crescente curiosità sorta in noi verso il suo “fiume dimenticato”, il Po di Volano, che oggi non ha quasi più alcun rapporto con i centri abitati e il territorio in cui scorre. La tesi è stata costruita non solo sulla base di riferimenti bibliografici, ma anche attraverso numerosi incontri con figure esperte del territorio in settori che interessavano la ricerca e che ci hanno fornito numerose descrizioni da punti di vista differenti del territorio oggetto di studio. E’ il caso dell’Ingegnere Alessandro Bondesan, capo settore dei sistemi informativi territoriali del Consorzio di

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Bonifica Pianura di Ferrara, di Gloria Minarelli, Dottore agronomo dell’Istituto Delta, e di altre figure tecniche degli enti locali. Inoltre, la possibilità di conoscere più da vicino il territorio nelle sue varie sfaccettature ci è stata offerta dalla DISS (Delta International Summer School) 2018 “Effetti della Resilienza Costiera nelle Zone Rurali”, iniziativa promossa dal GAL Delta 2000 e dal Laboratorio di ricerca di progettazione urbana CITER (Unife). Durante il workshop sono stati sviluppati meta-progetti di valorizzazione e di riqualificazione del paesaggio rurale del Delta del Po in cinque giorni di intenso ma piacevole lavoro portato avanti da gruppi multidisciplinari dove si sono confrontati studenti universitari,


// premessa

studiosi del paesaggio, esperti accademici locali e internazionali, e progettisti locali, pubblici e privati. Tutte queste esperienze ci hanno permesso di raccogliere numerose informazioni, spesso lecitamente settoriali, sul territorio e sulle sue problematiche. Assieme ai professori Romeo Farinella e Paolo Ciavola, si è man mano costruito un quadro sintetico di queste informazioni, sulla base del quale si è elaborato il progetto, un processo di riqualificazione del paesaggio e di rigenerazione di un territorio rurale estremamente complesso sotto ogni punto di vista, la cui storia secolare è legata al fiume e all’acqua e che, proprio per questo motivo, risulta oggi da una parte potenzialmente attrattivo e dall’altra estremamente a rischio.

21


// inquadramento 22


23


// inquadramento 24


01 IL DELTA DEL PO NEL CONTESTO GLOBALE

tavola 1 25




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1.1 Dinamiche deltizie globali 1.1.1 Cos’è un Delta I delta sono aree costiere generate dall’accumulo di sedimenti fluviali in prossimità delle foci dei fiumi che li hanno trasportati. Al loro stato naturale tendono a essere ambienti ibridi, in cui terra e acqua si mescolano senza un confine preciso. Le aree deltizie vivono in un equilibrio dinamico tra l’accumulo di sedimento, che porta a una progressione del delta verso il mare, e due condizioni che provocano un arretramento del delta in favore del mare: la subsidenza, cioè un naturale sprofondamento del territorio deltizio sotto il peso dei suoi stessi sedimenti e l’erosione costiera, cioè la redistribuzione dei sedimenti per opera delle onde e delle correnti marine1. Va inoltre ricordato che i fiumi stessi, soprattutto nel loro corso di pianura, sono corpi idrici estremamente dinamici che se non controllati dall’uomo tendono a tracimare e a cambiare rotta, abbandonando vecchi alvei e trovandone di nuovi. Per questi motivi i delta sono vere e proprie aree di interfaccia tra la terra e il mare, e tra l’acqua dolce e quella salata. Gli ambienti tipici di questo territorio sono le zone umide, la cui importanza ambientale è sottolineata dalla Convenzione di Ramsar 2, secondo la quale sotto questa definizione ricadono “laghi, fiumi, acquiferi sotterranei, paludi e acqui28

trini, prati umidi, torbiere, oasi, delta, estuari, piane di marea, mangrovie, altre aree costiere, barriere coralline, bacini artificiali come stagni per la pesca, risaie, serbatoi, e saline”. 1.1.2 Delta artificializzati Le aree deltizie hanno sempre rappresentato una grande attrattiva per l’uomo, date l’alta fertilità dei terreni garantita dalle esondazioni periodiche dei fiumi, le tante risorse fluviali e marine, le riserve di petrolio e gas nel sottosuolo, una topografia essenzialmente piatta favorevole alla nascita di insediamenti urbani e alla infrastrutturazione del territorio, e abbondanti risorse idriche superficiali e nell’acquifero. Al giorno d’oggi i delta, pur rappresentando appena il 5% delle aree costiere mondiali, sono abitati da 600 milioni di persone1. Nell’ultimo secolo infatti, grazie al progresso tecnologico, l’uomo ha esercitato un controllo sempre più forte sulle aree deltizie, trasformandole da territori anfibi in aree artificiali asciutte, per ottenere più spazio possibile da sfruttare in vari modi a discapito delle zone umide. Un tipico paesaggio deltizio attuale si caratterizza per alte arginature lungo i corsi fluviali, canali diversivi irrigui e per l’acquacoltura, relitti di zone umide circondate da aree bonificate meccanicamente, aree deforestate ad uso agricolo,


// inquadramento

pozzi estrattivi di risorse naturali, e insediamenti urbani e aree industriali fonte per altro di inquinamento. L’attività antropica però sta fortemente destabilizzando ovunque gli equilibri naturali deltizi, innescando subsidenza artificiale e riduzione dell’apporto solido dei fiumi alle foci. In un articolo3 del 2008, James P. M. Syvitski, citando numerosi studi, spiega che i prelievi idrici e le attività estrattive di gas naturale e petrolio hanno provocato in molti delta abbassamenti delle quote del terreno, maggiori e molto più rapidi di quelli legati alla subsidenza naturale, indicata per i delta mediamente tra 0.7 e 2.2 mm/anno. Si sono registrati invece abbassamenti di 60 mm/anno nel delta del Po negli anni ‘50, dai 25 ai 125 mm/anno nel delta del Niger, e di 100 mm/anno nel delta del Chao Phraya in Thailandia. Inoltre nello stesso studio si dimostra che, a causa della costruzione di dighe e arginature lungo i corsi d’acqua, dell’estrazione di inerti dal letto dei fiumi, e dell’urbanizzazione diffusa sui bacini idrografici, l’apporto di sedimento a molte foci deltizie si è fortemente ridotto. E’ stato infatti calcolato che i fiumi Europei, Africani, e Nord Americani trasportano rispettivamente il 26%, 39%, e 19% di sedimento in meno rispetto a prima dell’impatto antropico.

i conti in tempi recenti con i cambiamenti climatici. Uno studio pubblicato su Science nel 2015 (Z. D. Tessler et al., Profiling risk and sustainability in coastal deltas of the world), analizza 48 delta nel mondo, tra cui quello del Po. Lo studio, considerando i cambiamenti climatici che provocheranno eventi estremi sempre più forti e frequenti, il grado di antropizzazione e artificializzazione previsto in crescita in molti delta, e l’insostenibilità economica nel lungo periodo di molte opere di difesa costiera, prevede al 2030 un aumento del rischio idraulico per molte aree deltizie (figura 1.1.A). I delta in cui è previsto un maggior aumento del rischio sono i delta del Missisipi e del Reno, con valori tra le quattro e le otto volte più alti degli attuali, mentre per il delta del Po si prevede un rischio per la popolazione doppio rispetto a quello odierno.

1.1.3 Delta a rischio Oltre a subsidenza artificiale e scarsità di sedimento, i territori deltizi devono fare 29


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1.1.A Scenario 2030 dell’aumento del rischio (R’) per la popolazione residente in aree deltizie

+ 0-25%

+ 25-50%

+ 50-150%

+ 150-400%

+ 400-800%

Fonte: Tessler Z. D. et al., Profiling risk and sustainability in coastal deltas of the world, in Science, vol. 349, pp. 638-643, 7 Agosto 2015.

30


// inquadramento

UE Delta del Po 2015: R’=0,07/0,3 2030: R’=0,14/0,3

+100%

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1.1.4 Criticità dei fiumi e dei delta in Europa (UE-27) Dalle mappe della Water Framework Directive (3rd implementation report, 2012) della Commissione Europea si evince che, gran parte dei distretti idrografici e delle foci deltizie dell’unione presentano alte percentuali di artificializzazione (figura 1.1.B). I distretti idrografici più artificializzati si collocano sul Mare del Nord e sono la costa sud-est inglese, l’intero territorio olandese e verso est alcune aree danesi e tedesche. Il bacino idrografico del fiume Po invece presenta valori che si assestano tra il 20 e il 40 %, in linea con la media Europea. La situazione cambia se si osservano i dati relativi alle zone costiere. Qui il primato è detenuto sempre dall’Olanda, con il delta del Reno che supera il 90% di artificializzazione; al secondo posto c’è la costa dell’Alto Adriatico, con valori che raggiungono il 70% di territorio mantenuto asciutto artificialmente sul Delta del Po, e il 50% più a nord verso la laguna di Venezia. Una criticità direttamente connessa con l’artificilizzazione fluviale e soprattutto deltizia è il rischio idraulico (figura 1.1.C). Grazie alle moderne tecniche di bonifica si è stati in grado di prosciugare zone umide che prima fungevano da naturali casse di espansione delle acque in caso di forti piogge e/o mareggiate. Oggi quelle aree sono terreni agricoli o addirittura urbanizzati, quindi esposti ad alto rischio in caso di eventi meteo-marini estremi. 32

Non è un caso che le aree in Europa dove si rilevano il maggior numero di potenziali danni da alluvione siano quelle aree deltizie fortemente artificiali quali il delta del Po in Italia e del Reno nei Paesi Bassi. Un altro grave problema che colpisce i distretti idrografici dell’Unione Europea è l’inquinamento causato dall’agricoltura meccanica o convenzionale4 (figura 1.1.D) che rientra in quell’ottica di gestione del territorio vista per i fiumi e i delta il cui unico obbiettivo è aumentare redditi, profitti, e produttività nel presente, senza considerare gli equilibri futuri con l’ambiente in cui si sta operando. Le aree più inquinate risultano essere nell’Europa centro settentrionale, e anche qui si può notare una coincidenza sospetta con i distretti idrografici maggiormente artificializzati, segno che si impone un’attività antropica, in questo caso l’agricoltura, anche in territorio naturalmente poco predisposto ad accoglierla. Il bacino idrografico del Po presenta un inquinamento in linea con quello dell’Italia e dell’Europa che arriva fino a un massimo del 40% del territorio agricolo inquinato da prodotti chimici come fertilizzanti e antiparassitari. Infine, dagli studi dell’Agenzia Europea dell’ambiente5 si evince un’ultima criticità legata alla diminuzione delle risorse idriche di acqua dolce in molti bacini idrografici dell’Unione per due motivi (figura 1.1.E): il primo è la siccità estiva


// inquadramento

che a causa del surriscaldamento globale e al sovrasfruttamento delle risorse idriche, registrare nel 2015 in ben 36 bacini, potrebbe colpire sempre di più il continente, soprattutto i paesi mediterranei come Spagna, Italia, e Grecia. Nel bacino del Po è infatti previsto per il 2030 uno stress idrico medio, con uno sfruttamento annuo fino al 40% delle risorse idriche di acqua dolce, valore superiore a quello di molti altri bacini idrografici collocati in posizioni geografiche migliori da questo punto di vista. Il secondo motivo è dovuto all’innalzamento dei mari ed è l’intrusione salina, che colpisce soprattutto le coste mediterranee, e nello specifico l’intera area costiera del delta del Po.

antiparassitari, all’impiego ed alla produzione di piante e animali geneticamente selezionati, ad una spiccata specializzazione aziendale, e che genera pesanti effetti negativi per l’ecologia del sistema agricolo e dell’ambiente quali: la perdita di fertilità dei terreni per mancanza di sostanza organica, la comparsa di organismi resistenti ai trattamenti fitosanitari e il conseguente aumento della tossicità dei trattamenti, l’appiattimento della biodiversità, l’inquinamento ambientale e il degrado del paesaggio. (fonte: Forconi V., Rapporto sull’agricoltura biologica, APAT, Roma, 30 Novembre 2004) 5 https:/ www.eea.europa.eu/data-and-maps (European Environment Agency, Water stress in Europe, 2000 and 2030, 12 Novembre 2009; Use of freshwater resources, 21 Marzo 2018, Groundwater overexploitation and saltwater intrusion in Europe, 12 Novembre 2009).

NOTE 1 Dalla lezione di Anthony E. J., Delta vulnerability and resilience: what is the outlook?, in Delta International Summer School, Ravenna, Giugno 2018. 2 La Convenzione sulle Zone Umide (Ramsar, Iran, 1971), denominata Convenzione di Ramsar, è un trattato intergovernativo che fornisce il quadro per l’azione nazionale e la cooperazione internazionale per la conservazione e l’uso razionale delle zone umide e delle loro risorse, definito come “mantenimento della loro funzione ecologica, raggiunto attraverso l’attuazione di approcci ecosistemici, nel contesto di uno sviluppo sostenibile”. I paesi membri della Convenzione coprono tutte le regioni geografiche del pianeta. (fonte: ISPRA) 3 Syvitski J. P. M., Deltas at risk, in Sustainability Science; Vol. 3, Issue 1, pp. 23-32, Aprile 2008. 4 Metodo di produzione agricola che ha come obbiettivo l’aumento delle produzioni ad ettaro facendo ricorso ad una forte spinta nella meccanizzazione, ad un ampio uso di prodotti chimici di sintesi per la fertilizzazione ed i trattamenti

33


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1.1.B Artificializzazione dei bacini idrografici e delle coste

m a x .

40%

0-5%

40-60%

Bacini idrografici

5-20%

60-100%

Bacino idrografico del Po

20-40%

no dati

Aree costiere maggiormente artificializzate

Fonte: European Commission, Water Framework Directive, 3rd implementation report, 2012.

34


// inquadramento

1.1.C Potenziali danni da alluvione (in milioni di euro)

50-80

Bacini idrografici

80-100

Bacino idrografico del Po

110-140

Paesi UE analizzati

Fonte: Barredo J.I. et al. (European Commission), Flood damage potential in Europe, 2008.

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1.1.D Inquinamento da agricoltura meccanica

m a x .

40%

0-5%

40-60%

Bacini idrografici

5-20%

60-100%

Bacino idrografico del Po

20-40%

no dati

Corpi idrici di transizione e costieri piĂš inquinati

Fonte: European Commission, Water Framework Directive, 3rd implementation report, 2012.

36


// inquadramento

1.1.E Siccità (2030) e Intrusione salina

siccità

media

siccità bassa

Intrusione salina

siccità media

Bacini idrografici

siccità alta

Bacino idrografico del Po

Fonte: European Environment Agency.

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1.2 Il fiume Po e il suo delta 1.2.1 Il bacino idrografico del Po Il Po nasce in Piemonte vicino al confine francese, più precisamente a Piana del Re nel gruppo del Monviso ad un’altitudine di 2022 m. Da lì il Grande Fiume scorre attraverso l’intera Pianura Padana dalle Alpi Occidentali a al mar Adriatico per 650 km in un bacino idrografico ampio 70.091 kmq1. Lungo il suo corso raccoglie le acque di numerosi affluenti alpini e appenninici, arrivando ad avere una portata media alla foce di circa 1500 mc/s, tra le più alte nei delta Europei (Russia esclusa). Il diverso regime dei suoi affluenti determina nel Po un regime composito che ha due massimi, in primavera e in autunno, e due minimi in estate e in inverno, con le portate di piena che superano i 12.000 mc/s, e quelle di magra che raggiungono i 240 mc/s 2. Il fiume, soprattutto nell’ultimo secolo, ha subito e continua a risentire di forti interventi antropici che in modo più o meno diretto ne compromettono lo stato ambientale e gli ecosistemi connessi, aumentando anche il rischio idrogeologico nel bacino. Una visioni d’insieme del Po al suo stato attuale ci è offerta da Paolo Rumiz nel suo romanzo Morimondo, in cui racconta della navigazione del Grande Fiume compiuta da lui e altri compagni partendo dalle rapide di Staffarda, ai piedi 38

del Monviso, e conclusasi tra i canneti del Po di Goro nel delta. All’interno di una narrazione romanzesca di quello che lui chiama il “Grande Monosillabo”, il giornalista viaggiatore descrive in modo lucido e attento molte delle opere antropiche di controllo e artificializzazione a cui esso è sottoposto. Il bacino idrografico del Po può essere suddiviso in due tratti, il primo è quello con i dislivelli maggiori, e per questo vi si trovano diverse dighe di varie dimensioni lungo il fiume e i suoi affluenti. Il secondo è quello di pianura, in cui il controllo antropico si manifesta principalmente sotto forma di alte arginature fluviali e complesse reti di canali di bonifica. Nel primo tratto, dalla sorgente fino all’immissione dell’Adda, lungo il Po vi sono una serie di dighe e centrali idroelettriche, come le cinque dighe torinesi fino a Chivasso, e la più grande, la centrale idroelettrica di Isola Serafini tra Cremona e Piacenza. Questi manufatti danneggiano il fiume, poiché oltre a interrompere uno dei più importanti corridoi ecologici d’Italia, intrappolano detriti, sabbie e ghiaie, diminuendo l’apporto solido nelle aree a valle e nel delta. Apporto di sedimenti ridotto ulteriormente con frequenti prelievi dal letto del fiume di sabbia e ghiaia (proibiti solo a fine anni ‘80) da usare poi in edilizia soprattutto negli anni del “boom econo-


// inquadramento

mico”. Lo stesso trattamento hanno subito tutti gli affluenti del Po. Le piccole dighe, le grandi centrali idroelettriche, e le cave di sabbia e ghiaia nate lungo questi corsi idrici sono la prova più evidente dell’approccio tecnico alla gestione delle aste fluviali, tipico dell’età contemporanea. Il punto più critico del bacino si trova però a Saluggia, ed è un impianto nucleare EUREX di riprocessamento di materiale radioattivo, costruito in un antico meandro della Dora Baltea alla confluenza con il Po, che ancora oggi contiene scorie, e si trova in un’area a forte rischio idrogeologico in cui un’alluvione potrebbe provocare una seria crisi ambientale. La manomissione per opera dell’uomo continua scendendo verso la medio-bassa pianura, dove si naviga tra antichi meandri coltivati o piantumati a pioppeto, e cave di sabbia e ghiaia abbandonate. Rumiz racconta che dopo la confluenza con l’Oglio il Po e i suoi affluenti risultano confinati da argini che diventano sempre più alti verso la foce, e il paesaggio circostante viene descritto come “un labirinto di chiuse, golene, sbarramenti, sifoni, chiaviche, stazioni di sollevamento. E argini, fontanazzi, confluenze, idrovore, canali di scolo e di bonifica che in una trama indecifrabile si incrociavano con miracolosi sovrappassi, con l’Oglio che scorreva più alto rispetto ad una pianura inondabile in ogni momento”. Oltre alle arginature e alle dighe, un altro problema sottolineato è quello dei tanti ponti sul fiume sorretti da grandi piloni di cemento armato che trattengo-

no grandi quantità di inerti riducendo ancora di più l’apporto solido, e impedendo un regolare deflusso delle acque, oltre che la navigazione stessa. Le descrizioni di Rumiz concordano con ciò che si vede nella mappa dell’AIPO del bacino idrografico del fiume Po (figura 1.2.A). Appare evidente che più il Po e gli affluenti scendono verso la pianura e più i corpi idrici vengono segnalati come fortemente modificati o addirittura artificiali. Questo per le tante opere di arginatura che rendono i fiumi della Pianura Padana dei canali con percorsi prefissati, le cui aree circostanti vengono bonificate con complesse canalizzazioni, in modo da sfruttare il maggior numero possibile di ettari di terreno per attività antropiche redditizie, come l’agricoltura e l’industria. Il grado di maggior artificializzazione è segnalato tra gli ultimi affluenti, i fiumi Adda, Oglio, Secchia, e Panaro, nei loro tratti terminali di pianura. Inoltre, completamente controllata artificialmente nel suo drenaggio delle acque a mare è l’area deltizia a sud del delta attivo, cioè la parte del delta storico che coincide con il bacino idrografico del Po di Volano, anch’esso canale che scorre in un territorio totalmente artificiale che sarà oggetto di approfondimento nel secondo capitolo.

39


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

1.2.A Il fiume Po 70.091 km2

Bacino idrografico

650 km

Lunghezza

1.540 m3/s

Portata media

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Sorgente

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Sorgente Confini del bacino Fiume Po Principali affluenti Corpi idrici artificiali o fortemente modificati Fonte: mappe AIPO.

40

50 Km


// inquadramento

1.2.2 Scenari climatici futuri Nel 2014, la Remhi (Regional models and geo-hydrological impacts) del Cmcc (Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici) e il Servizio IdroMeteoClima di Arpa EmiliaRomagna hanno collaborato per sviluppare una catena modellistica climatica-idrologica per il Po3. Le simulazioni climatiche a scala regionale hanno permesso di ottenere proiezioni di come cambierà il clima, in funzione di due scenari Ipcc4 (Intergovernmental Panel on Climate Change), che sulla base di diversi sviluppi della società previsti prevedono un diversi aumenti nelle emissioni di CO2 al 2100. Le simulazioni stimano tra il 2021 e il 2050 un aumento medio della temperatura su tutto il bacino del Po, con una riduzione delle precipitazioni primaverili ed estive fino al 50%, e un aumento del 20% di quelle autunnali5. Partendo da tali dati, tramite il modello idrologico è stata simulata la risposta del fiume in termini di portate. I risultati mostrano che le portate del Po nel periodo 2021-2050 saranno superiori di quelle attuali da novembre a gennaio ( scenario Rcp4.5) o da novembre a maggio (scenario Rcp8.5). Per quanto riguarda le piene sono state effettuate simulazioni con risoluzione temporale giornaliere, considerando i volumi di piena a Pontelagoscuro (Ferrara) eccedenti la Q7, cioè la portata che si verifica mediamente meno di 7 giorni all’anno. Lo studio dimostra che tale soglia potrà essere superata anche in perio-

di solitamente caratterizzati da portate ridotte, e che aumenterà il volume che supera la Q7 in novembre e in primavera. In sintesi, come già affermato da molti studi, il clima si sta tropicalizzando. Ciò porterà su tutto il bacino idrografico del Po un aumento del rischio idrico (siccità) e di quello idraulico (alluvione) a causa del maggior numero di eventi estremi, come periodi prolungati di siccità nei mesi estivi o intense piogge nel periodo autunnale, che colpiranno il bacino. Eventi che al giorno d’oggi ci colgono spesso impreparati ma a cui dovremo adattarci e trovare risposte in futuro.

41


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

1.2.3 Il delta del Po “Una cosa è saltare a bordo e prendere subito il largo. Altra cosa è entrare nel pelago dopo essere rimasti intrappolati per giorni in un interminabile sequela di sabbie, di pioppi e meandri. Uscire da uno spazio chiuso e vedere l’immenso orizzonte. Assistere al mistero di una linea che diventa spazio.” Così Paolo Rumiz in Morimondo descrive la sua navigazione in quel territorio che, generato dall’apporto di sedimenti da parte del Po al mare Adriatico, è oggi uno dei più grandi sistemi deltizi del Mediterraneo. Per la recente influenza e il forte controllo antropico esercitati sul sistema deltizio, il delta del Po può essere considerato tra i migliori esempi nel mondo di delta antropogenico1, cioè prodotto dall’uomo. Il delta del Po per altro non ha sempre avuto le sembianze e la posizione attuale, ma ha naturalmente mutato la propria morfologia. Il corso principale del Po, attraversando il tratto terminale della bassa Pianura Padano-Veneta, si è spostato dalla costa ravennate sempre più verso nord, trasportando sedimenti, sottraendo spazio al mare, e plasmando il territorio deltizio. Attualmente il fiume Po scorre arginato in un alveo pensile a nord della città di Ferrara, prosegue verso est e, prima di terminare la sua corsa in mare, entra nella fascia costiera alto adriatica, un’area di 2400 kmq con quote altimetriche quasi totalmente sotto il livello marino 42

medio6. Il motivo principale di questa soggiacenza, oltre al fatto di essere un’area deltizia costiera bonificata, è la subsidenza artificiale innescata con le numerose estrazioni di acque metanifere da giacimenti quaternari superficiali, praticate tra gli anni ‘30 e ‘50 del secolo scorso in tutta l’area deltizia. Tali operazioni hanno provocato abbassamenti del terreno anche di più metri nel Ravennate (dove la subsidenza non si è esaurita anche perché l’estrazione di gas continua attualmente), a Venezia, e nel delta. Ad oggi si rilevano quote sotto al livello medio del mare di -3,5 m nel delta del Po veneto e di -4,5 m nel territorio Ferrarese7. Dagli anni ‘60 le estrazioni di metano sono state in gran parte sospese e la subsidenza ha rallentato, ma la peculiare altimetria di questo territorio, in cui i fiumi con i loro argini rappresentano i punti con le quote maggiori, lo espone in maniera forte ad alluvioni sia da mare che da reticolo idrografico. L’area deltizia infatti viene mantenuta asciutta solo grazie all’incessante lavoro di grandi impianti idrovori che sollevano le acque delle aree depresse, raccolte nei canali di bonifica, e le recapitano nelle aste fluviali o direttamente a mare. Per garantire la sicurezza idraulica del territorio sono poi necessari molti altri interventi, come le opere di dragaggio vicino alle foci del fiumi, i ripascimenti artificiali di sabbia lungo gli scanni e le spiagge, ed il consolidamento di arginature fluviali e costiere sempre più alte. Il delta del Po è divisibile in due ambiti:


// inquadramento

a nord in territorio Veneto il delta attivo, a sud lungo la costa emiliano romagnola il delta storico (figura 1.2.B). 1.2.4 Il delta attivo Il delta attivo vive in un fragile equilibrio tra l’apporto solido dei suoi rami e l’erosione per opera del mare. Ha inizio in località Serravalle, si estende su una superficie di 700 kmq che è quasi totalmente sotto il livello del mare, ed è composto da sei rami: (da nord)Levante, Maistra, Tolle, Pila, Gnocca, Goro. La sua storia inizia nel ‘600, proprio con una possente opera di ingegneria idraulica, il taglio di Porto Viro, con cui i Veneziani, preoccupati che la laguna di Venezia venisse presto interrata dal sedimento del fiume, che allora aveva direzione nord/nord-est, lo deviarono verso est nel suo alveo attuale. Questo delta ha raggiunto la sua massima estensione tra il 1930 ed il 1940, poi ha iniziato ad arretrare, principalmente a causa della riduzione di apporto solido alla foce dovuta ai tanti interventi antropici lungo il Po e i suoi affluenti. Grazie alla sospensione dagli anni ‘80 del prelievo di inerti dal letto del fiume, alla dismissione di molte dighe di ritenuta riempitesi di limo, e all’aumento delle portate primaverili (dovute al più rapido scioglimento dei ghiacciai alpini), il delta sembra ricominciare a ricevere sedimento sufficiente per mantenersi in una condizione quantomeno stabile, anche se rimane comunque fortemente vulnerabile per l’innalzamento del livello medio del mare1.

1.2.5 Il delta storico Il delta storico invece corrisponde in gran parte al bacino idrografico del Po di Volano. Si estende su un territorio di più di 2.500 kmq, quasi metà dei quali con quote al di sotto del livello del mare, ed è oggi un sistema artificiale di canali. Inizia a Pontelagoscuro all’altezza di Ferrara con il Canale Boicelli, e comprende tre aste fluviali, tutte regimate. Partendo da nord si trovano il Po di Volano, il Canale Navigabile, che nasce da quest’ultimo in località Migliarino, e il ramo morto del Po di Primaro, che si separa dal Volano dopo Ferrara e confluisce nel tratto terminale del fiume Reno. Più che essere fiumi, questi rami del delta sono stati trasformati nei principali canali del sistema di bonifica e drenaggio delle acque in Adriatico. NOTE 1 Billi P., Ciavola P., Ninfo A. The Po Delta is restarting progradation: geomorphological evolution based on a 47-years Earth Observation dataset; in Nature, Scientific Reports 8, Article number: 3457, 2018. 2 Treccani: Po. 3 Vezzoli R. et al., Po, Come cambiano le piane con il clima che cambia, in Ecoscienza n.3, 2015. 4 L’ aumento della forzante radiativa al 2100 è di 4.5 W/mq per lo scenario Rcp4.5 e di 8.5 W/mq per lo scenario Rcp8.5. 5 Quest’ultimo dato ha come fonte: ARPAE Atlante Climatico dell’Emilia-Romagna, 2017. 6 Bondesan M. et al., Coastal areas at risk from storm surges and sea-level rise in Northeastern Italy, in Journal of Coastal Research, 11 (4), pp. 13541379, Fort Lauderdale, Florida , 1995. 7 Dalle mappe altimetriche dei Consorzi di Bonifica Delta del Po (www.bonificadeltadelpo.it) e Pianura di Ferrara (www.bonificaferrara.it).

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1.2.B L’alto Adriatico e il delta del Po

Bacino idrografico del Po Principali centri abitati Altimetria della bassa pianura Padano-Veneta (m s.l.m.) +2/ 0 0/ -2 < -2

Rami del Delta Po di Levante

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Fonte: Bondesan M. et al., Elevation of the low Po and Veneto-Friuli plains, appendix to Coastal areas at risk from storm surges and sea-level rise in Northeastern Italy, in Journal of Coastal Research, 11 (4), pp. 1354-1379, Fort Lauderdale, Florida , 1995..


testo

// inquadramento


02 UN TERRITORIO DALLE FORME COMPLESSE IL DELTA DEL PO NEL CONTESTO GLOBALE

tavola 2 47




IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

2.1 Storia del delta del Po

Ramo deltizio del Po di Volano nei pressi della foce

2.1.1 La formazione del territorio “Tutta la regione abbonda di fiumi e di paludi, ma soprattutto la terra dei Veneti dove si aggiungono anche i movimenti del mare. Infatti di tutto il nostro mare quasi solo queste zone presentano fenomeni simili a quelli dell’Oceano e vi hanno luogo flussi e riflussi per opera dei quali la maggior parte della pianura è piena di lagune.” Così esordisce quello è considerato uno dei primi geografi dell’antichità, Strabone, in uno dei suoi testi più noti, Geografia, in riferimento a quell’area abitata dagli antichi popoli dei Celti e dei Veneti, 50

l’attuale area deltizia padana. Un’area che vede le acque prevalere sulla terra, in un delicato equilibrio che l’uomo da sempre ha cercato di controllare e sfruttare, per la formidabile importanza che la risorsa acqua riveste, dallo sviluppo economico alla possibilità di spostamento o alla ricerca di particolari condizioni di difesa. Così, nonostante l’instabilità idrografica dei luoghi, la troppa acqua presente e la conseguente paura di alluvioni o alte maree, l’uomo è riuscito a stabilirvici instaurando un rapporto proficuo con l’acqua e sviluppando le prime tecniche di gestione idraulica del territorio. “Come avviene nella zona del Basso Egitto,


// inquadramento

si provvede all’irrigazione attraverso canali ed argini e così il paese in parte viene prosciugato e coltivato, in parte è navigabile” continua Strabone, riferendosi probabilmente alle opere di bonifica agraria e alla costruzione di canali navigabili avviate dai Romani poco prima. E furono proprio i Romani, i quali ereditarono dagli Etruschi quella mentalità matematico-quantitativa che implicava programmazione e quindi pianificazione del territorio, che determinarono la prima infrastrutturazione dell’area deltizia padana. Non una trama di vie parallele e ortogonali fra loro, strade sicure e veloci, come è avvenuto nella vicina Romagna o nelle terre del Veneto centrale secondo le regole della centuriatio, ma poche infrastrutture, lente, perchè costruite adattandosi alle caratteristiche geomorfologiche del territorio. Tra queste, le più importanti furono sicuramente la via Popilia, costruita nel 131 a.C., congiungente Ravenna con Adria e la via Hostilia per Padum che univa il basso mantovano coi territori del delta del Po da ovest verso est. Anche la struttura degli insediamenti più antichi vede come criterio di organizzazione l’adattamento al sito. Essi sorgevano al margine delle paludi, tra i cordoni dunosi che le dividevano o sulle sabbiose insulae. I centri urbani altro non erano che villaggi palafitticoli, com’era tipico in Val Padana, con case e strutture in legno. E’ il caso di Spina, importante scalo commerciale col mondo greco e, soprattutto Ravenna: “Delle città situate fra le paludi la maggiore è Ravenna, costruita interamente in legno e attraversata

dall’acqua: vi si circola perciò su ponti e su barche.” Questo primo grande processo di infrastrutturazione dell’area padana, dalle bonifiche agrarie ai tracciamenti stradali, ebbe influenze non da poco nell’assetto del delta romano. Storici ed archeologi sono d’accordo nel ritenere che lo spostamento delle foci dal IV al I secolo d.C. di 13 km sia stato causato da un aumento dell’apporto detritico dovuto alla regimazione delle acque a alla costruzione degli argini e dei fossi. Il delta romano era situato più a sud di quello attuale, poco a nord di Ravenna ed era costituito da più rami: quello più importante era il ramo di Padusa e tra quelli più a nord, Plinio il Vecchio, nomina l’esistenza del Volane, che più tardi prenderà il nome dell’attuale Po di Volano. L’assetto idrogeologico cambiò di poco con la dissoluzione dell’impero romano ma l’incertezza politica e il venir meno della gestione territoriale determinarono un progressivo impaludimento dell’area e il delta tornò ad essere luogo inospitale e malsano. Presto il Padusa si spense e si consolidarono i rami del Primaro e del Volano. Vennero a formarsi nello stesso periodo le più grandi distese d’acqua, le valli di Comacchio, che sommersero le terre dell’area di Spina e del Mezzano, mentre più a nord, tra il Po di Volano e il Po di Goro, verrà attuata dai monaci Benedettini la bonifica dell’isola Pomposiana con la costruzione della celebre Abbazia. Tutto perdurò fino all’anno mille quando il territorio iniziò a conoscere sconvolgimenti che ne determineranno il 51


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

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476 d.C.-1000 d.C.

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Fonte: Consorzio di Bonifica della Pianura di Ferrara.

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2.1.A Formazione del territorio deltizio

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FERRARA

DELTA MEDIEVALE

nuovo assetto morfologico. Nella zona a nord di Ferrara, nei pressi di Stellata, le mutazioni idrografiche furono diverse ma verso la metà del secolo XII si raggiunse l’apice con la rotta di Ficarolo, la quale provocò irreversibilmente lo spostamento del corso principale del Po di Ferrara in quello oggi denominato Po di Venezia, modificando l’intero antico sistema deltizio fondato sul Po di Volano e di Primaro. A Ferrara intanto si andava consolidando la signoria degli Estensi, i quali ebbero sempre a cuore la gestione del territorio. Avviarono a più riprese diversi interventi di bonifica nei territori dell’alto ferrarese tra ‘400 e ‘500, fino a culminare nella Grande Bonificazione Estense di Alfonso II, attuata nella seconda metà del ‘500 con la partecipazione economica di nobili veneziani e finanzieri lucchesi, che prosciugò oltre 30.000 ettari del Polesine di Ferrara compresi tra Guarda e il mare, a nord del Po di Volano e a sud


// inquadramento

del Goro. L’intervento non ebbe vita facile e conobbe un rapido decadimento. Il costipamento dei terreni, il rapido abbassamento causato dalla bonifica stessa e soprattutto la deviazione del ramo principale del Po (all’epoca il Po delle Fornaci) operata dai Veneziani nel 1605 con il “taglio” di Porto Viro, resero vani tutti gli sforzi compiuti. Dopo la parentesi estense si deve attendere l’ultimo quarto del secolo XIX e l’avvento della macchina a vapore, che ha permesso la bonifica meccanica, per assistere alla quasi totale scomparsa delle acque dai territori del Delta. Le bonifiche idrauliche nel basso ferrarese (tema approfondito nel prossimo capitolo) interessarono circa 54.000 ettari di terreno e, in un arco di tempo relativamente breve, esse rappresentarono uno sconvolgimento dell’assetto proprietario, sociale e fisico del paesaggio agrario.

2.1.B Riduzione del sistema vallivo nel basso ferrarese 1814

1925

1950

2019

Fonte: Farinella R. (a cura di), Acqua come patrimonio. Esperienze e savoir faire nella riqualificazione delle città d’acqua e dei paesaggi fluviali, Dipartimento di Architettura-CITER e Ente di gestione per i parchi e la biodiversità-Delta del Po, Ferrara, 2013, pp.130.

53


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

2.2 Il bacino idrografico del Po di Volano

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Bacino idrografico del Po Bacino idrografico del Po di Volano Regione ER e Provincie

2.2.2 I caratteri del territorio e degli insediamenti Un bacino idrografico in pianura è un concetto del tutto convenzionale. Il Consorzio di Bonifica della Pianura di Ferrara spiega che “è in effetti difficile, in tali condizioni, tracciare dei precisi spartiacque, anche in considerazione del fatto che l’assetto idraulico è strettamente controllato da canali artificiali e chiaviche, e con particolari manovre, è possibile deviare le acque di scolo in territori adiacenti. Un bacino idrografico in pianura viene perciò generalmente definito – come si è detto con riferimento al sistema di convogliamento delle acque di scolo in condizioni ordinarie, ossia di normale piovosità e con la sistemazione più frequente delle chiaviche.” Con il termine “Bacino idrografico del Po di Volano” ci si riferisce dunque ad un sistema che raggruppa una serie di 54

canali e fiumi, le cui acque trovano recapito a mare nel tratto costiero che va dal Po di Goro al fiume Reno. Il bacino è tecnicamente definito Burana-Volano-Canal Bianco. Il Volano, dal punto di vista idrografico, non riveste più alcuna importanza come in passato; è stato declassato a ex fiume canalizzato e, al pari di altri corpi idrici canalizzati, è un punto di recapito delle acque di scolo. Tuttavia, sotto la trama idrica della bonifica e l’infrastrutturazione umana, sono ancora leggibili i segni che costituiscono testimonianza del suo avanzamento nel passato e della costruzione del territorio da esso svolta: cordoni dunosi, ex linee di costa, dossi, valli e boschi. Il bacino Burana-Volano corrisponde oggi in gran parte alla provincia di Ferrara ma include in sé altre piccole aree adiacenti al Reno ricadenti nel bolognese e nel ravennate e altre aree a nord ovest appartenenti al modenese e al basso mantovano. L’estensione totale del bacino è di 324.000 ha tutti in pianura. Di questi, oltre 130.000 ha sono situati a quota inferiore al livello del mare e le pendenze sono generalmente minime, spesso inferiori allo 0,05 per mille. Se poco più di un secolo fa, gran parte del territorio era caratterizzato dal predominio di valli e paludi, oggi è interamente soggetto alla bonifica: le acque che naturalmente si depositerebbero nelle aree depresse, vengono raccolte e


// inquadramento

allontanate attraverso una fitta rete di canali e impianti idrovori. Ne deriva un tessuto idraulico di straordinaria complessità. Tutti i fiumi che attraversano o lambiscono l’area, il Po, Po di Goro, Panaro, Reno e Secchia, presentano alvei pensili. Anche il Volano, antichissimo alveo inattivo, presenta un certa pensilità nell’ordine di qualche metro per quasi tutto il suo corso (figura 2.2.A). Anticamente il territorio ferrarese era suddiviso in ambiti geografici denominati “Polesini” corrispondenti a porzioni di territorio pianeggiante racchiuse tra due rami fluviali. A tale proposito lo storico trecentesco Riccobaldo da Ferrara nel suo Chronica parva Ferrariensis descrive i quattro ambiti: 1/ il “Polesine di Ficarolo” che da Ostiglia si estendeva fino al mare; 2/ il “Polesine di Casaglia” che, comprendendo il “Polesine di Ferrara”, nel secolo XII si estendeva sino al mare Adriatico limitato a sud dal Po di Volano ed a nord dal Po di Venezia; 3/ il “Polesine di San Giorgio” situato tra il Po di Volano e il Po di Primaro; 4/ il “comprensorio di Burana” che si estendeva tra il territorio mantovano e quello argentano. Storicamente si può articolare il territorio del Volano in due parti corrispondenti alle “terre alte” ad ovest, ed alle “terre basse” ad est, più una fascia di transizione che collega le prime due, le “terre medie” dove sono compresi quei territori appena sopra il livello del mare

(figura 2.2.B). L’elemento fisico di separazione tra le terre basse, poste sotto il livello del mare, e quelle di mezzo era il cosiddetto “argine di Brazzolo”, ovvero l’isoipsa che, partendo a nord da Ambrogio, giungeva nel territorio argentano passando per Brazzolo, Medelana e Portomaggiore.

Terre alte Terre di mezzo Terre basse

La suddivisione altimetrica tra terre alte e terre basse ricalca anche una suddivisione dei caratteri paesaggistici. Guardando una cartina del territorio, lo sguardo non può non soffermarsi sui punti di contatto tra i suddetti territori. Risulta particolarmente evidente la diversità delle regole di organizzazione dei suoli e delle strutture urbane. Da una parte le linee curve caratterizzano le terre alte e sono le linee dei fiumi, dei canali del sistema idrografico storico e delle strade che li seguono, individuati entro la trama non ordinata e eccessivamente frammentata dei terreni agricoli. Le linee ortogonali connotano invece le terre basse: l’intensa opera di bonifica, cancellando l’originario paesaggio vallivo, ha creato una ricca maglia di canali conferendo al territorio l’attuale struttura geometrica. Fanno eccezione gli alvei, alcuni paleo55


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

alvei e i sedimi dei cordoni dunosi che, con le loro irregolarità, scandiscono gli spazi matematici dei territori della bonifica.

forma e i successivi sviluppi. Altri centri urbani si sono affermati anche a ridosso, o all’interno, delle valli, su isole sabbiose o sottili strisce di terra. Tra essi spicca Comacchio con la sua articolata struttura urbana storica. Fino alla fine dell’ottocento, i processi insediativi e d’infrastrutturazione si sono sempre adattati alle conformazioni del paesaggio lagunare e fluviale senza modificare in maniera sostanziale l’assetto del territorio. Con la bonifica meccanica, l’urbanizzazione, storicamente relegata in luoghi geomorfologicamente molto particolari (le isole lagunari, gli spalti fluviali, la confluenza tra due corsi d’acqua, ecc...), iniziò a distribuirsi altrove e, nel corso del Novecento, con modalità sempre più

I caratteri insediativi del territorio, mostrano come l’acqua abbia avuto un peso determinate nello sviluppo dei centri urbani. Storicamente i fiumi hanno rivestito grande importanza infrastrutturale ed economica, così gli insediamenti più antichi si sono sviluppati lungo i corsi del Volano, del Reno, del Sandalo e del Primaro. Il dato naturale, ovvero, l’insieme dei caratteri geo-morfologici, si è posto, nella maggior parte dei casi come elemento fondativo e vincolante per la struttura dei centri urbani, condizionandone la

FERRARA

+6

+ 4,6

Fonte: Consorzio di Bonifica della Pianura di Ferrara.

56

Collettore acque alte

+ 13,41

Po di Volano

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Po di Volano

+ 16,3

Canale Bianco

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2.2.A Sezione (con altezze esaltate) del territorio ferrarese

+ 1,5


// inquadramento

Diga a mare

LIDI FERRARESI

Cordone litoraneo spianato

Valli salmastre

Po di Volano

Collettore acque basse

invasive interessò il territorio costiero. Sono nati dapprima alcuni centri della bonifica, ovvero insediamenti di nuova fondazione situati in aree vallive prosciugate, legati all’attività agricola e industriale. Successivamente la costruzione di nuove strade causò la crescita di un’urbanizzazione sparsa, soprattutto ai margini orientali della costa: qui, la vocazione turistico-balneare e la conseguente infrastrutturazione costiera determinò la formazione di un paesaggio urbano disordinato e discontinuo che si è imposto sul territorio cancellando l’antica orditura rurale e riducendo lo storico sistema di boschi, dune e valli a relitto che solo uno sguardo attento e orientato, può leggere e contestualizzare.

+0 0 m. s.l.m.

57


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

2.2.B Il bacino idrografico del Po di Volano

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Bacino idrografico del Po Bacino idrografico del Po di Volano Confine terre alte-medie-basse Chiusa (salto di quota) reticolo principale attivo canale di bonifica principale canale di bonifica secondario altri fiumi Fonte: Consorzio di Bonifica della Pianura di Ferrara.

58

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1

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FERRARA

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// inquadramento

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Valli di Comacchio

Foce del Reno

0

2,5

5

10 Km

59


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

2.2.3 Acqua e forme urbane: lettura dei rapporti fra geomorfologia e sviluppo insediativo di alcuni centri Entrando più nello specifico nell’analisi dei caratteri insediativi, si presenta ora una catalogazione tipo-morfologica di alcuni fra i più noti insediamenti del territorio ferrarese (figura 2.2.C). La prima categoria è quella delle città costruite a seguito della bonifica meccanica, come ad esempio Tresigallo, che possiede per altro anche un notevole valore storico-architettonico. Prima del periodo fascista, Tresigallo era un piccolo borgo rurale del medio ferrarese collocato ai margini di un’area paludosa, la valle di Ambrogio. L’evoluzione urbana del piccolo borgo è legata alla figura di un suo nativo, Edmondo Rossoni, allora Ministro dell’agricoltura e delle foreste del governo fascista, il quale ideò e progettò il piano della nuova città. La bonifica in atto e la nuova vocazione agricola del territorio avevano indotto il bisogno di strutture industriali di trasformazione dei prodotti. Rossoni allora pensò di dare al borgo un centro produttivo e di servizi rifondandolo in una nuova città. La “fabbrica” e l’asse produttivo principale vennero pensati come nodo centrale della città, attorno ai quali venne impostato il “trapezio” viario, vero elemento generatore della forma urbana, sancendo un principio di separazione delle funzioni urbane. L’asse produttivo terminava con l’affaccio sul fiume Volano e venne a coincidere col tratto urbano della nuova strada 60

“Rossonia”, realizzata per potenziare il sistema infrastrutturale di collegamento tra Ferrara e il mare Adriatico, di cui Tresigallo doveva costituire il baricentro. Centralmente alla città, lungo un lato del trapezio, venne ideato l’asse dei servizi urbani che unificava i capisaldi funzionali della struttura urbana ( la piazza centrale, la piazza della casa del Balilla, la piazza della chiesa parrocchiale) e, per celebrare l’importanza del suo ideatore, la “fabbrica” e la piazza porticata vennero congiunte attraverso un’asse viario con la tomba monumentale di Rossoni. Tresigallo è dunque per un verso un caso singolarissimo, legato alle vicende politiche del suo ideatore, ma rappresenta anche uno dei paradigmi urbani indotti dalla bonifica meccanica1. Il secondo caso è quello di insediamenti urbani storici, città fluviali, sorte lungo le sponde del fiume, un tempo uniche aree asciutte tra valli e paludi. Caso esemplare è Codigoro, che sorge, dal Medio Evo, in un sito naturale particolare, consistente in una limitata porzione di terra posta alla confluenza tra il fiume Goro e il Po di Volano, in contesto che, prima della bonifica, vedeva le acque prevalere sulla terra. Ciò ha dato vita ad un impianto urbano i cui assi principali hanno coinciso con i percorsi arginali dei due fiumi e dove il punto di confluenza tra i due fiumi e quindi tra i due percorsi ha creato il principale spazio urbano di aggregazione, coincidente oggi con la piazza. In un tessuto urbano che, nella sua semplicità, desta curiosità, due sono i tipi


// inquadramento

La riviera fluviale Cavallotti a Codigoro

edilizi che si sono affermati. Il primo è rappresentato da edifici residenziali a schiera coi propri lotti di pertinenza rettangolari; l’altro da edifici a blocco, riscontrabili oggi nella parte centrale della città e nella riviera sul Volano. Trattasi di strutture residenziali, che in taluni casi hanno raggiunto qualità architettoniche mai riscontrare in altri centri, organizzate con l’affaccio principale sul fronte strada e con la corte sul retro, che fungeva da elemento di collegamento tra l’edificio residenziale e il terreno agricolo. Gli sviluppi urbani novecenteschi han-

no interessato il dosso e solo marginalmente i terreni bonificati; non hanno in ogni caso messo in discussione il ruolo di quello che oggi è riconosciuto come centro storico1. Terza categoria è quella dei centri urbani cresciuti nelle aree umide. Non può non citarsi il caso di Comacchio, che rappresenta forse il caso più eclatante in provincia di Ferrara per l’articolata struttura urbana storica. Anche Comacchio rientra tra le città il cui assetto urbano si è definito relazio61


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

nandosi col contesto naturale, nelllo specifico un raggruppamento di piccole isole. Ciò è particolarmente evidente nella forma urbana, che ha una configurazione allungata derivata dall’essersi sviluppata lungo un cordone dunoso, che ha definito a sua volta il principale asse insediativo urbano. La direttrice è interrotta a metà da un asse perpendicolare, costituito dal canale principale che attraversa il centro storico, che corre con andamento nord-sud determinando l’estensione del nucleo urbano in quelle direzioni. I capisaldi morfologico-funzionali della città sono individuati alle estremità della direttrice e al suo centro, al crocevia col canale, dove si trovano la piazza del municipio, la piazza della cattedrale e i principali edifici pubblici. Il tessuto urbano è costituito da piccoli palazzi e case allineati sul fronte strada e aventi sul retro una serie di corti interne e annessi sviluppati perpendicolarmente fino al canale. Il raggiungimento delle polarità e il rapporto tra monumenti ed edilizia minore era assicurato da un sistema di canali che consentiva l’accesso alle case, mentre le corti e gli spazi aperti sul retro permettevano il ricovero delle attrezzature da pesca o fungevano da piccoli orti. La città subì un forte cambiamento con la bonifica quando da isola si ritrovò a essere circondata per tre quarti da terreni agricoli e ad essere parte integrante di un territorio infrastrutturato. Ciò si concluse nel 1965 con la bonifica della Valle del Mezzano. La città occupò aree appena bonificate per espandersi e dotarsi 62

di nuovi servizi alterando in più punti lo storico rapporto tra il costruito e l’acqua. Tuttavia il centro storico ha mantenuto la sua fisionomia e la piena riconoscibilità2. Quarto caso è quello delle città costiere. La costa ferrarese non ha mai conosciuto infrastrutturazioni fino alla seconda metà del novecento a causa dell’inaccessibilità del territorio e della notevole distanza da grandi realtà urbane. Il paesaggio costiero si caratterizzava per la presenza di dune e boschi e minuti villaggi. Tra questi, i centri costieri di Volano e Porto Garibaldi, legati all’attività della pesca e, più internamente, gli abitati di San Giuseppe e Vaccolino, a vocazione agricola , nati lungo la Romea. A partire dagli anni sessanta, conseguentemente alla bonifica del territorio, con la costruzione della nuova strada statale “Romea” n. 309 si avviarono i processi di urbanizzazione del litorale. Nel giro di pochi decenni nacquero i Sette Lidi di Comacchio, agglomerati urbani costituiti prevalentemente da palazzine e ville, costruiti al di fuori di un progetto urbanistico unitario, realizzati distruggendo le pinete preesistenti e spianando le dune sabbiose. Qualche episodio urbano presenta una propria peculiarità, come il Lido di Volano, costruito vicino ad una realtà già esistente e in un contesto naturale particolare. Altri lidi invece presentano esclusivamente caratteri di assoluta omogeneità, senza alcun principio di differenziazione, perché costruiti senza tenere conto del


// inquadramento

dato naturale, connotati da una mancanza di un disegno urbano complessivo con interventi subordinati alle scelte imprenditoriali, spesso di natura speculativa, dei singoli operatori. Essi si presentano come un’aggregazione casuale di palazzine residenziali, costruzioni condominiali e sequenze di ville, senza spazi aperti morfologicamente definiti e connotanti la struttura urbana nonché tipologie edilizie che contribuissero a fissarne i caratteri urbani da città balneari. È il caso del Lido di Pomposa, degli Scacchi e degli Estensi.

NOTE 1 Per la descrizione di Tresigallo e Codigoro si è fatto riferimento all’articolo di Farinella R., Geometrie, segni, forme: il caso di alcuni centri urbani della bonifica ferrarese, in Paesaggio Urbano, n. 1, Maggioli, Bologna, Gennaio-Febbraio 1996. 2 Per la descrizione di Comacchio si è fatto riferimento all’articolo di Marzot N., Il centro storico di Comacchio: l’analisi tipologica come strumento di comprensione del territorio, in Paesaggio Urbano, n. 1, Maggioli, Bologna, Gennaio-Febbraio 1996.

Vista su Comacchio dalla Valle Fattibello

63


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

2.2.C Catalogazione tipo-morfologica degli insediamenti nel Ferrarese Città della bonifica meccanica

1 Tresigallo

Città fluviali

2 Codigoro urbanizzazione attuale urbanizzazione storica aree boschive aree sabbiose

64

fiumi o canali attivi fiumi o canali storici strade


// inquadramento

CittĂ lagunari

3 Comacchio

CittĂ costiere

4 Lido di Volano

65


// analisi 66


67


// analisi 68


03 DOVE L’UOMO SEPARO’ LA TERRA DALLE ACQUE IL DELTA DEL PO NEL CONTESTO GLOBALE

tavola 3 69




Terre basse del Volano 1812-1814 (Carta del Ferrarese, Vienna, Kriegsarchiv, doc. B VII a 284-6)



IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

3.1 Storia della bonifica nel basso ferrarese

Chiavica dell’Agrifoglio

3.1.1 Le bonifiche estensi e le tecniche di governo delle acque nell’età moderna La conquista delle pianure interne, sotto la spinta dell’espansione demografica ed economica del XVI secolo dell’Europa mediterranea, ha spinto l’uomo del Rinascimento ad investire su progetti e tecniche per una migliore gestione idraulica del territorio. Così fu per gli Estensi, i quali avviarono diverse stagioni di bonifica a partire dal Quattrocento. Già Borso d’Este cominciò a trasformare in campi e terre arative, con una fitta rete di canali di scolo, la 74

sua tenuta di caccia a Casaglia a nord di Ferrara. Sulla spinta del padre, il figlio Ercole I d’Este, si accinse a bonificare sul finire del quattrocento i possedimenti della tenuta Sanmartina, un territorio posto a sud-ovest di Ferrara, al confine col bolognese e più tardi, agli inizi del Cinquecento, venne prosciugata la tenuta della Diamantina. Le bonifiche quattrocentesche ebbero successo con l’escavazione di diversi canali di scolo ma uno fra questi, il Canal Bianco, che permetteva lo scolo delle tenute Casaglia e Diamantina nel mare Adriatico, iniziò a creare problemi nelle


// analisi

terre più depresse del vasto comprensorio incluso tra il Po Grande e il Po di Volano. Per i gestire i nuovi problemi idraulici creati dalle bonifiche quattrocentesche, vennero avviati da Alfonso II d’Este ambiziosi progetti di una bonificazione generale dell’allora Polesine di Ferrara tra il 1564 e il 1580. Tutte le tecniche elaborate per il drenaggio delle acque stagnanti e la bonifica dei territori nel tardo medioevo e nel Rinascimento si basavano sul principio agente di movimento delle masse idriche, ossia la forza di gravità. Alessandra Fiocca nel libro Arte e scienza delle acque del Rinascimento spiega che esistevano due modalità principali di governo delle masse idriche. La prima prevedeva il raccoglimento delle acque superflue in canali di drenaggio e in appositi collettori ed è comunemente detta bonifica per scolo. La seconda prevedeva il prosciugamento dei terreni rialzando il livello delle loro componenti solide mediante colmata di acque torbide. In ultimo le condizioni fisiche della Val Padana, bacino racchiuso da catene montuose, e la conseguente scarsità di vento impedirono l’adozione di una terza tecnica, praticata nei Paesi Bassi con successo: l’impiego di mulini a vento per sollevare l’acqua raccolta nei canali di drenaggio e scaricarla a mare o nei fiumi arginati. Il principio che era alla base della Grande Bonificazione Estense, intuito dall’architetto di corte Giovan Battista Aleotti, era quello della separazione delle “acque alte” dalle “acque basse”: Le acque che

scolavano nei terreni superiori vennero racchiuse entro argini e allontanate dai terreni depressi da bonificare. Anche il bacino depresso venne protetto con argini e dotato di canali di drenaggio, i quali facevano confluire l’acqua nei canali collettori muniti in uscita di manufatti di regolazione, ovvero le chiaviche. Così lo scolo delle “acque alte” avveniva a nord delle aree depresse grazie al Canal Bianco, al Seminiato e al Bentivoglio, i quali facevano defluire l’acqua a mare attraverso la chiavica dell’Abate, nei pressi di Mesola mentre lo scolo delle “acque basse” avveniva mediante i canali Galvano e Ippolito, collegati ad un’ansa del Volano mediante la chiavica dell’Agrifoglio. Le chiaviche venivano aperte o chiuse in relazione al livello del corso d’acqua o del bacino recipiente nel quale le acque erano versate, al fine di impedire la risalita dell’acqua salata o fluviale nei periodi di alta marea o di acqua alta. La Grande Bonificazione fu un’impresa colossale perché vide l’impegno di numerosi attori politici ed economici che si impegnarono nella costruzione di diverse opere: “furono scavati 60 canali per un totale di 330 chilometri, rettificati e scavati i principali collettori, tagliate le cuòre, le grandi isole torbose impregnate d’acqua che si incontravano nelle valli di Ambrogio e Codigoro, costruite la palificata a mare per riparare dalla sabbia la foce del vecchio Po dell’Abate e le chiaviche dell’Abate e di Volano, diverse botti, strade, nonché 42 ponti in muratura” (Alessandra Fiocca, Arte e scienza delle acque del Rinascimento) 75


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

Tuttavia la bonifica fallì a causa del fatto che i terreni erano eccessivamente bassi rispetto al livello del mare per essere efficacemente mantenuti asciutti con il sistema di scolo per gravità. Infatti perchè l’impresa avesse buon esito fu necessario arginare il corso inferiore del Po Grande per mettere al riparo dalle alluvioni le terre appena prosciugate. Poco dopo la chiusura dei lavori di bonifica però, una serie di rotte disastrose riempì molti canali di fango, portando in rovina alcuni manufatti idraulici. Inoltre con il Taglio di Porto Viro, avvenuto nel 1604, i veneziani deviarono nella Sacca dell’Abate

il corso del Po Grande, che provocò vasti interramenti tra cui quello della chiavica dell’Abate, precludendone lo scolo a mare delle acque. Pochi anni dopo, le mareggiate e le mutate correnti marine resero inserviente l’altra chiavica di scolo della bonificazione estense, quella dell’Agrifoglio. Il sistema grandioso della bonificazione estense mostrò la sua precarietà: interrate e rese inutilizzabili le due chiaviche di scolo, si ripristinò velocemente la situazione antecedente e le terre basse tornarono ad essere luogo inospitale di paludi e acquitrini (figura 3.1.A).

3.1.A Il delta del Po a inizio ‘800

Po

ex canali della Grande Bonificazione Estense

FERRARA

Po

di V

Delta attivo olan

o

Po di o

ar

im Pr

Paludi e acquitrini (ex Bonificazone Estense)

Valli di Comacchio

0 2,5 5

10 Km

Fonte: Carta del Ferrarese, Vienna, Kriegsarchiv, doc. B VII a 284-6, 1812-1814.

76


// analisi

3.1.2 L’era della macchina a vapore: le bonifiche meccaniche “L’opera delle bonificazioni è una delle più grandi riserbate all’Italia moderna. La bonificazione dei Ferraresi sarà l’esempio e l’auspicio di consimili imprese” (Gaspare Finali, Ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio del Regno d’Italia. Ferrara, 1876.) Dopo la gestione del territorio ferrarese da parte dello Stato Pontificio, bisogna attendere l’Unità d’Italia e l’ultimo quarto dell’Ottocento per vedere avviata una nuova grande trasformazione del territorio. Alla metà del XX secolo la maggior parte della porzione orientale del ferrarese si presentava ancora in sofferenza idraulica, quasi totalmente sommersa dalle acque, con enormi distese paludose e salmastre, intersecate da cordoni dunosi e boschi. Fu l’avvento della bonifica meccanica che consentì di fornire, finalmente, una soluzione globale ai problemi di questo territorio. Il prosciugamento meccanico era identico a quello naturale ma le acque stagnanti erano fatte confluire in uno o più punti di raccolta dentro il comprensorio di bonifica e qui erano sollevate mediante l’uso di pompe idrovore azionate a vapore fino ad un livello sufficiente per consentire di riversarle nell’area esterna. Ciò fu particolarmente adatto a tutti quei territori depressi che erano situati in aree più basse dei fiumi e del livello del mare, le paludi di Ambrogio e di Codigoro e le valli salmastre comacchiesi,

le quali vennero delimitate da potenti argini di difesa, che ne costituivano la connotazione principale. All’interno di questi argini la maglia creata dai canali di drenaggio e di irrigazione era assolutamente indipendente dalla particolare morfologia del terreno e in quasi tutti i casi del basso ferrarese, si trattava del fondo delle valli salse. Era una trama che assunse forme geometriche regolari e l’appoderamento e i sistemi insediativi seguirono gli andamenti rettilinei, imponendosi nel contesto come nuove colonie. I tempi richiesti per portare a termine la bonifica meccanica erano molto ridotti rispetto alle bonifiche precedenti (qualche anno o poco più) e gli investimenti erano massicci a causa sia dell’alto costo della costruzione degli impianti idrovori, sia della grande quantità di mano d’opera richiesta per l’escavazione dei canali. Questo è il motivo per cui per la bonifica meccanica venne istituita a Londra nel 1871 una grossa società finanziaria, la Ferrarese Land Reclamation Company Limited, società a capitale misto anglo-italiana, rinominata l’anno seguente la Società per la Bonifica dei Terreni Ferraresi. Questa acquistò la maggior parte dei suoli da bonificare e promosse la costruzione dell’impianto idrovoro di Codigoro, entrato in funzione nel 1874. L’impresa ebbe successo perché si sfruttarono le esperienze maturate dagli Estensi, come ad esempio il criterio di tener separate le acque alte dalle acque basse su grandi comprensori bonificati. Così a partire dal 1872 e nel giro di un anno vennero prosciugati 54.000 ettari di terreno tra il 77


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

Volano e il Po Grande (ex territori della Bonificazione Estense, ora rinominati della Grande Bonificazione Ferrarese), le cui acque di scolo affluivano nel Volano mediante i giganteschi impianti di sollevamento codigoresi. A seguito dell’emanazione della legge Baccarini sulla gestione delle bonifiche nel 1882, ebbero grandissimo sviluppo le grandi bonifiche capitalistiche , col prosciugamento di altri migliaia di ettari di valli salmastre comprese tra il Po di Volano e Comacchio, ovvero le valli Trebba, Ponti ed Isola, bonificate dal 1919 fino agli anni trenta. Le bonifiche modificarono, nel giro di pochi anni, sia l’assetto proprietario e sociale che i caratteri fisici del paesaggio, e richiesero l’impiego di migliaia di operai, i cosiddetti “scariolanti”, per l’esecuzione dei lavori in giganteschi cantieri: Codigoro, Lagosanto, Comacchio e altri centri del Delta divennero meta di masse fluttuanti di braccianti da ogni dove. Solo una parte di questa gente poteva

trovare sistemazione nei nuovi poderi o in insediamenti rurali pianificati, che venivano organizzati in grandi sistemi territoriali (es. Volania); i restanti vivevano in baraccamenti bracciantili provvisori, precari aggregati di casupole e capanne, come fu per Volano, Bosco Mesola, Giliola e altri centri del Delta veneto. Le bonifiche ebbero un arresto durante la guerra per proseguire nel secondo dopoguerra con altri imponenti prosciugamenti: fu la volta di valle Pega, che contribuì all’isolamento di Comacchio dalle acque, delle valli basse di San Giuseppe e di valle Giralda, nello storico delta del Volano, tutte bonificate negli anni ‘50. Si proseguì col prosciugamento della valle del Mezzano nel 1964 e si terminò con l’ultima e controversa bonifica nel 1969, quella della valle Falce, sul bordo occidentale del bosco della Mesola. Al giorno d’oggi le valli Bertuzzi e Porticino-Canneviè sono gli ultimi relitti di queste valli costiere che caratterizzavano la foce del Po di Volano.

Antico Impianto di sollevamento delle “Acque Alte” a Codigoro

78


// analisi

3.1.B Le zone umide alla foce del Po di Volano nel 1950.

Fonte: Stralcio del F.77 dell’I.G.M.I, in Aspetti naturalistici delle zone salmastre in Emilia-Romagna, pp. 33, Regione E-R, Bologna, 1990.

79


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

3.1.C Evoluzione delle terre basse del Po di Volano per opera delle bonifiche XVI secolo: la Grande Bonificazione Estense (1564-1580) 1

dune

2

zone umide superfici boscate

3

urbanizzazione strade principali Canali di bonifica:

4

Bianco

2

Bentivoglio

3

Seminato

4

Ippolito

5

Galvano

MARE ADRIATICO

5

1

Fine XIX, inizio XX secolo: le prime bonifiche meccaniche dune zone umide bonifica in corso superfici boscate 2

urbanizzazione strade principali

2

Valli salmastre bonificate: 1 Gallare (1878) 2 Trebbia (1919)

5

3 Ponti (1929)

1

4 Bosca e Isola (1933)

1

2

80

4 3

MARE ADRIATICO

5 Bosca e Tamarisara Zone umide di acqua dolce bonificate: 1

Valle Volta (1878)

2

Aree della Grande Bonificazione Estense (1872)


// analisi

Metà XX secolo: proseguimento delle bonifiche meccaniche dune zone umide bonifica in corso superfici boscate

1

urbanizzazione strade principali strada statale 309 “Romea” Valli salmastre bonificate: 1 Vallesina, Staffano, Riva (1953) 2 Basse di San Giuseppe (1953) Zone umide di acqua dolce bonificate:

1

Valle Vallona (1930)

MARE ADRIATICO

1

2

Fine XX secolo: le ultime bonifiche meccaniche dune zone umide bonifica in corso superfici boscate urbanizzazione strade principali strada statale 309 “Romea”

2

Valli salmastre bonificate:

1

1 Giralda (1958)

3

2 Pioppa (1959)

MARE ADRIATICO

3 Falce (1969)

Fonte: Bondesan M., Le zone umide dell’Emilia-Romagna: aspetti geografici e geomorfologici, in Aspetti naturalistici delle zone salmastre in Emilia-Romagna, pp. 35, Regione E-R, Bologna, Maggio 1990.

81


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

3.2 Le trasformazioni del paesaggio agrario ferrarese 3.2.1 I cambiamenti della bonifica: dalla piantata padana al paesaggio della “larga” Un noto storico del Rinascimento, Leandro Alberti, racconta nella sua Descrittione di tutta Italia che, “scendendo alla via Emilia e camminando per mezzo dell’amena e bella campagna questa appare ornata di vaghi ordini di alberi dalle viti accompagnate». Per tutta la pianura emiliana, continua sempre Alberti «si veggono artificiosi ordini di alberi sopra i quali sono le viti, che da ogni lato pendono.” E’ la piantata padana, il tipo di paesaggio agrario che forse ha più caratterizzato questi territori dal Medioevo fino al secolo scorso (figura 3.2.A). La coltivazione della vite maritata a un sostegno vivo, già propria della tradizione agraria antica, rispondeva alle problematiche che la pianura poneva, cioè al fatto di essere un territorio basso ed umido, dove il vigneto basso non avrebbe dato ottimi risultati. Le viti mantenute in alto dagli alberi permettevano ai grappoli la massima insolazione favorendone la maturazione; allo stesso tempo il sistema e l’accoppiamento con l’albero ( in genere l’olmo, acero campestre, pioppo o gelso) permetteva di sviluppare altre colture: i seminativi al suolo e il foraggio. Quello della piantata fu dunque il mo82

dello organizzativo di un sistema agrario a coltura promiscua ma intensiva, capace di esprimere il massimo di efficienza dal punto di vista energetico. Ai bordi del campo si allineavano in ordine centinaia di alberi e viti, mentre sotto i filari si stendevano spazi erbosi (strene, rivali) che fungevano da sgrondo delle acque piovane verso i fossi di scolo. Anche la modesta produzione foraggiera e la produzione legnosa della piantata non era trascurabile, esse servivano per l’alimentazione del bestiame e per i bisogni energetici sia della famiglia contadina, sia del padrone. Interessante notare come la fortuna della piantata fosse possibile solo grazie alle più affinate tecniche di scolo dell’acqua che dal Cinquecento fino all’avvento dell’idrovora caratterizzarono i territori padani. Francesco Finotto spiega che “Ciò che più caratterizza la diffusione della piantata padana nel Cinquecento è la maturazione delle pratiche di sistemazione idraulica del suolo, che, raggiungendo una nuova compiutezza tecnica, diventano di tipo permanente ed intensivo, e conferiscono alle campagne un aspetto ordinato, scandito da campi regolari, delimitati da viottoli, cavedagne, scoline, e fossati, le cui rive sono ora sempre più spesso fiancheggiate da filari di vite”.1


// analisi

3.2.A Paesaggio della piantata lungo il Po di Volano in località Codigoro a inizio ‘800

Fonte: Estratto della Carta del Ferrarese, Vienna, Kriegsarchiv, doc. B VII a 284-6, 1812-1814.

Nell’ottocento, conseguentemente al superamento del sistema mezzadrile e poderale, iniziò una fase di crisi per la piantata, la quale conobbe il massimo sviluppo negli anni settanta di quel secolo, per poi subire, dopo la gelata del 1879, un drastico ridimensionamento. Tra le cause, oltre al gelo, la diffusione delle malattie della vite e i mutati sistemi di produzione agricola ma ciò che influenzò di più la scomparsa di quel paesaggio fu lo sviluppo capitalistico che subordinò completamente alle proprie esigenze le forme stesse dell’impresa agraria e che vedeva nel nuovo paesaggio della “larga” , creato dalla bonifica, la massima possibilità di sviluppo. Emilio Sereni nel suo scritto Storia del

paesaggio agrario italiano ci offre una descrizione puntuale del nuovo paesaggio: “Per “larga” s’intende, in Emilia, una vasta distesa di terre in pianura, generalmente compresa in una zona di recente bonifica, non appoderata, dotata di sistemazione idraulica a maglie larghe, ma sprovvista ancora di alberatura”. Egli parla della “larga” del basso ferrarese riportando come esempio quello della tenuta Gallare (figura 3.2.B), nei pressi di Codigoro e Lagosanto, ex valle salmastra bonificata nel 1878. La tenuta era divisa in quartieri, ciascuno dei quali disponeva di un centro aziendale, la Corte, costituito da vari fabbricati che consentivano una maggiore accumulazione dei raccolti. Era l’esempio della moderna 83


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

proprietà terriera subordinata alle nuove logiche del capitale finanziario e lontana ormai dall’individualismo della proprietà mezzadrile. Venne così estendendosi il nuovo paesaggio agrario, soppiantando definitivamente nel secondo dopoguerra quello precedente. Ciò impresse al territorio del basso ferrarese le forme regolari e definite che oggi noi conosciamo e contribuì al forte ridimensionamento, se non quasi alla totale sparizione da quel contesto, degli arbusti e della coltura promiscua.

NOTE 1 Francesca Finotto, Vaghi ordini di alberi dalle viti accompagnati: la piantata padana, in Quaderni della Ri-Vista, ricerche per la progettazione del paesaggio, numero 4, volume 1, pp. 178, Gennaio-Aprile 2007. * Il titolo del capitolo riprende quello del testo di Antonio Saltini, Dove l’uomo separò la terra dalle acque. Storia delle bonifiche in Emilia-Romagna, Diabasis, Parma, 2006.

3.2.B Paesaggio della “larga” ai primi del ‘900 in una pianta della tenuta (ex valle) Gallare a sud del Po di Volano

Fonte: Sereni E., Storia del paesaggio agrario italiano, Laterza, Bari, 1979, pp. 431.

84


// analisi

3.2.C La gestione idraulica del territorio e i suoi paesaggi

Gestione idraulica passata: 1 La bonifica per scolo e la piantata Poderi agricoli

2 La bonifica per scolo e le chiaviche

Po di Volano Piantata Valle

Po di Volano Chiavica dell’Agrifoglio

Meandro dell’Agrifoglio

Valle Tamarisara Canal Galvano

Valle Giralda

Gestione idraulica attuale: 3 La bonifica meccanica e le terre della “larga” (Pre bonifica)

Fiume Po di Volano

(Post bonifica) azienda agricola

Canale Po di Volano Impianto idrovoro

Canale collettore valli, paludi, acquitrini

Canale adduttore di bacino

“Larga”

85


an

co

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MESOLA

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T.re dell’Abate

Canale Bentivoglio MEZZOGORO

Canale Ippolito

GIOLIOLA

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dell’Agrifoglio

Valle di Canevie

2

Valle Volta

VACCOLINO Valle Cantone

Valle Gallare

Valli Basse di San Giuseppe LAGO SANTO

Valle Trebba

Valle Isola Valle Ponti

2

5 km

Sacca di Goro Valle di Porticino

Valle Nuova

Valle Bertuzzi

Valle Bosco

1

GO

Valle Giralda POMPOSA Chiavica

1

CODIGORO

0

T.re Palù

COMACCHIO

Valle di Volano

VOLANO


ORO

3.2.D Terre basse del Po di Volano a inizio ‘800 Chiaviche Estensi Canali della Grande Bonificazione Estense Canali minori di scolo per gravitĂ Manufatti idraulici storici Strade principali di comunicazione Strade secondarie Aree boschive Valli salmastre Paludi Fiume Po di Volano Dune

Fonte: Estratto della Carta del Ferrarese, Vienna, Kriegsarchiv, doc. B VII a 284-6, 1812-1814.


// analisi


04 IL TERRITORIO COME PALINSESTO IL DELTA DEL PO NEL CONTESTO GLOBALE

tavola 4 89




IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

4.1 Inquadramento territoriale: i vincoli amministrativi 4.1.1 Il Parco del Delta del Po Gran parte del territorio oggetto di studio ricade all’interno del Parco Regionale del Delta del Po dell’Emilia-Romagna, istituito nel 1988 con apposita Legge Regionale (L.R. 27/88) e che fa parte del sistema regionale delle aree protette. Il Parco è diviso in sei Stazioni, all’interno di due province: Provincia di Ferrara Volano-Mesola-Goro Centro Storico di Comacchio Campotto di Argenta Valli di Comacchio (ricadente in entrambe le province) Provincia di Ravenna Pineta di San Vitale e Piallasse di Ravenna Pineta di Classe e Saline di Cervia Nel 1999, assieme alla città di Ferrara, alcune aree nord del Parco ricadenti nelle prime stazioni ferraresi sono state riconosciute come Patrimonio dell’Umanità, all’interno del sito Unesco “Ferrara, città del Rinascimento e il suo Delta del Po”. Il territorio è caratterizzato da diverse tipologie di ambienti, plasmati dall’azione secolare dell’acqua e dalla lunga attività antropica che ne hanno definito i caratteri attuali. Tra di essi, si distinguono rami fluviali, rete idrografica secondaria 92

di canali di scolo e di irrigazione, sistemi dunali costieri e formazioni sabbiose, scanni, aree lagunari, valli da pesca, barene, dune fossili, pinete costiere e vaste zone umide, principalmente d’acqua salmastra. Gli ambienti citati supportano oltre 30 habitat Natura 2000. 4.1.2 L’Area Leader Il territorio fa parte dell’Area Leader Gal Delta 2000, un gruppo di azione locale composto da soggetti pubblici e privati allo scopo di favorire lo sviluppo locale dell’area rurale. Il Gal rappresenta un importante organo politico-amministrativo per il territorio perché è redattore del Piano di azione locale e gestisce i contributi finanziari erogati dall’Unione europea e dal Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia. Esso include 17 comuni tra le province di Ferrara e Ravenna e si estende su aree ubicate principalmente sul versante orientale, le quali si contraddistinguono per la presenza di ambienti naturali e di grande pregio, riconosciute all’interno della Rete Natura 2000 come SIC e ZPS.


// analisi

4.1.A Confini amministrativi nel delta del Po

Codigoro

Ferrara

40

km

Comacchio

Bologna Ravenna

Parco del Delta del Po Emilia-Romagna Parco del Delta del Po Veneto Area Leader Gal Delta 2000 Provincia di Ferrara

4.1.B Stazioni del Parco nelle terre basse del Volano Volano-Mesola-Goro

Mesola

Codigoro

Pomposa

Goro

1

Gorino Volano-Lido

Massa Fiscaglia

13.730 ha. Protegge zone importanti come il Boscone della Mesola, dove sopravvive una rara sottospecie di cervo nobile, la Valle Bertuzzi e la Sacca di Goro. Comprende anche l'Abbazia di Pomposa.

Lagosanto

Comacchio Porto Garibaldi

2

Centro Storico di Comacchio 6.715 ha.

Valli di Comacchio

3

15.105 ha E’ la stazione piÚ estesa e protegge le Valle e le Saline di Comacchio.

93


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

4.2 Inquadramento territoriale: l’accessibilità 4.2.1 La rete infrastrutturale e il servizio dei trasporti La rete infrastrutturale che collega l’area studio si muove nel territorio in maniera capillare, diffusa ma non ancora spazialmente organizzata e distribuita1. Il servizio dei treni è gestito da TPER, una società per azioni che gestisce il trasporto pubblico locale su gomma nelle provincie di Bologna e Ferrara e su ferro sulle linee regionali dell’Emilia Romagna affidate ai gestori dell’infrastruttura RFI (Rete Ferrovie Italiane) e FER (Ferrovie Emilia Romagna)1. Le linee ferroviarie TPER collegano i comuni di Codigoro, Massa Fiscaglia, Migliarino, Ostellato,

Portomaggiore con Ferrara, e i comuni di Consandolo e Portomaggiore con Bologna. Esistono poi due tratti che ad oggi risultano senza traffico. Il primo è un’estensione della linea ferroviaria Ferrara-Codigoro che collega quest’ultima con la zona industriale di Pomposa, a pochi metri dall’Abbazia. Il secondo è la linea ferroviaria Portomaggiore-Dogato di Ostellato, che mette in comunicazione il tratto Portomaggiore-Bologna con quello Ferrara-Codigoro. Ad oggi, l’unico accesso ferroviario all’area è quello della linea Ferrara-Codigoro, la quale garantisce 13 corse giornaliere e il servizio treno+bici. La linea non è

4.2.A Rete stradale e ferroviaria (Padova)

(Venezia)

Autostrade Strade principali Linee ferroviarie attive Linee ferroviarie senza traffico Nodi principali Nodi secondari (Ancona)

94


// analisi

elettrificata e non consente il proseguimento verso Bologna, uno dei principali nodi intermodali italiani e meta di arrivi turistici da ogni dove. Essa è utilizzata soprattutto per pendolarismo, mentre risulta scarsamente valorizzata per fini turistici. Per quanto riguarda il trasporto su gomma, di tutte le Linee di Trasporto Pubblico Extraurbane prese in esame, nessuna offre il servizio di trasporto biciclette, in nessuna modalità. Questo rappresenta la principale criticità nel sistema delle linee degli autobus viste nell’ottica dell’intermodalità turistica. 4.2.2 La mobilità lenta Il sistema ciclo-pedonale, nell’ambito di studio, è abbastanza sviluppato. La struttura portante del sistema della mobilità lenta è imperniata su assi che seguono in molti casi vie d’acqua come il Fiume Po, il Volano e l’idrovia ferrarese; trattasi di itinerari al di fuori degli ambiti urbanizzati con particolari evidenze ambientali e paesaggistiche. Tutti questi itinerari convergono sulla costa, confluendo sulla direttrice della ciclovia Adriatica come un fiume che raccoglie i propri tributari. Il sistema si presenta così strutturato: un grande bacino ciclabile con due corsi principali e diversi affluenti che accompagnano il turista verso i territori interni. I percorsi che rivestono notevole importanza a livello nazionale ed europeo e su cui si innesta la rete minore sono due ciclovie appartenenti al sistema delle ciclovie turistiche nazionali: la ciclovia

Adriatica, con i suoi 820 km da Lignano Sabbiadoro (UD) al Gargano e la ciclovia VenTo, 680 km da Venezia a Torino. La VenTo corre sulla stessa strada di un collegamento internazionale più grande, la rete Eurovelo 8 (EV8 Mediterranean Route Ciclovia del Po), la quale corre da Cadice ad Atene e Cipro, e in Italia fa rifermento al Po come corridoio da percorrere sulle due sponde. Il sistema così configurato non sempre è adeguato a standard di ciclabilità ottimali o accettabili, e presenta in diversi casi limitazioni di carattere infrastrutturale, come fondo deteriorato, promiscuità veicolare critica e punti di intersezione pericolosi1. Esistono poi alcuni tratti non gestiti adeguatamente o non valorizzati. È il caso della ciclabile lungo il Volano, la quale, provenendo da Ferrara, costeggia il fiume fino a Codigoro per poi separarsene ed abbandonarlo fino alla costa. I vecchi sedimi lungo gli argini del Volano nel suo tratto terminale da Codigoro a Volano, che costituiscono la cosiddetta “Via del Sale”, non sono affatto valorizzati e in più punti non praticabili. Il sistema, così com’è, esclude dai flussi turistici ciclo-pedonali alcune emergenze ambientali e storiche, come l’isola del Varano, la tenuta Campello e lo storico impianto idrovoro di Marozzo. Esistono inoltre dei veti che impediscono l’attraversamento di alcune aree: è il caso della ciclabile costiera all’interno del Bosco della Mesola, in quanto esistono attualmente limitazioni all’accesso al pubblico nel periodo di caccia che non consentono di attraversarlo nei periodi invernali. 95


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

4.2.B Rete ciclabile (Torino)

Mesola

(Venezia)

Cento

Ciclovia Adriatica Ciclovia VENTO Via del Grande Fiume Altri percorsi Nodi principali Nodi secondari

(Ancona)

4.2.3 Le vie d’acqua I collegamenti via acqua sono una delle particolarità che l’area deltizia può offrire. Alcuni itinerari sono già esistenti e fruibili, altri potrebbero diventarlo con opportuni interventi. L’AIPO (Agenzia Interregionale per il Po) si occupa attualmente delle infrastrutture per la navigazione fluviale del Po Grande fini al mare. I questa tratta ad oggi non esistono servizi giornalieri di trasporto passeggeri ma solo escursioni turistiche occasionali con imbarcazioni private. Gli itinerari marittimi esistenti percorrono alcune rotte utilizzando gli attracchi di Gorino, Volano e Porto Garibaldi. Risultano visitabili nell’ambito di studio, attraverso le vie d’acqua del mare, i seguenti beni naturalistici e monumentali costieri: Po di Goro, Sacca di Goro, Faro di Goro, Isole della Sacca, i canneti e i 96

canali interni, vivai di vongole e cozze, porto di Goro e le foci del Po di Volano. Molto meno sviluppata o quasi inesistente la rete fluviale interna: gli itinerari interni consentono di risalire il Po di Volano fino all’attracco dell’Oasi di Cannevié e la tratta è gestita da privati. Il Volano risulterebbe potenzialmente navigabile in tutto il suo percorso ma ad oggi esistono ostacoli alla navigazione, alcuni dei quali richiederebbero interventi, come il ponte ferroviario di Codigoro, che andrebbe alzato, e la chiusa di Isola Tieni, dove andrebbe inserita una conca di navigazione. Inoltre nel corso medio sono presenti porte vinciane a Migliarino e un ponte di scarsa altezza a Migliaro. A livello provinciale, il Po di Volano risulta un’asse importante perché legato all’Idrovia Ferrarese, tratto del più


// analisi

ampio sistema idroviario padano-veneto (figura 4.2.C) in parte ancora in fase di realizzazione2. Le competenze riguardo la navigazione del Volano sono affidate attualmente all’Agenzia per la sicurezza del territorio e alla Protezione civile. L’idrovia parte dalla Conca di Pontelagoscuro a nord di Ferrara, oltrepassa poi la città estense e si immette, attraverso la pianura e le Valli di Comacchio, nel Mare Adriatico a Porto Garibaldi e Lido degli Estensi. In totale misura circa 70 chilometri1. Come specificato nel Masterplan dell’Intermodalità dell’Area Leader1, “i centri comunali dell’area di studio interessati sono Codigoro, Lagosanto e Comacchio. L’idrovia ferrarese è utilizzabile, come previsto dai progetti di candidatura a finanziamento europei TEN -T, INIWAS ecc, per uso turistico e nautico per favorire “la nascita di attività e servizi a supporto

della diportistica (cantieristica, accessori e attrezzature nautiche, nuove infrastrutture, porti, approdi, circoli nautici) e lo sviluppo del turismo nautico (servizi ricettivi, sportivi e ricreativi)”. Dunque il tratto terminale del Volano, oggetto di studio, potrebbe potenzialmente risentire dello sviluppo economico e turistico generato dagli interventi sull’Idrovia. Ad oggi sono in corso interventi per migliorare la fruizione e l’infrastrutturazione del corso d’acqua (lavori di arginatura, sostegno e rinforzo delle sponde, percorsi pedonali e ciclabili, posti barca, nuovi ponti, nuove darsene fluviali, punti di approdo e di varo dei natanti, aree verdi). NOTE 1 GAL Delta 2000 (GEAprogetti sas), Masterplan dell’Intermodalità dell’Area Leader, Giugno 2018. 2 Per maggiori informazioni vedi www.progettoidroviaferrarese.it/il-sistema-idroviario-padano-veneto.

4.2.C Sistema idroviario padano-veneto Venezia

Milano Padova Mantova

Pavia

Cremona Castelmaggiore Piacenza

CAN

AL B

Rovigo

IANC

O

PO

Codigoro

Boretto Rete in esercizio Navigazione turistica Idrovia Ferrarese Rete in programma Porto/Darsena

Porto Levante

Ferrara

PO D VOL I ANO

Porto Garibaldi Ravenna

Fonte: www.progettoidroviaferrarese.it/il-sistema-idroviario-padano-veneto.

97


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

4.3 I flussi del turismo Nel Masterplan è spiegato anche che negli ultimi anni le amministrazioni locali hanno riconosciuto l’importanza di dare nuova centralità turistica all’entroterra in aggiunta alla costa. Sta crescendo infatti l’idea che uno sviluppo turistico sostenibile, basato sul cosiddetto “turismo lento”, sia possibile e soprattutto necessario per dare un respiro economico al territorio. La crescita di questo tipo di fruizone turistica del territorio, incentivata anche dal Gruppo di azione locale e dal Parco del Delta E-R, sta spostando l’attenzione di turisti da ogni parte d’Europa (soprattutto dal Nord) verso i contesti più in-

4.3.1 Turismo sostenibile Grazie alla varietà paesaggistica e al patrimonio culturale, il Parco del Delta del Po esprime la sua massima vocazione nel settore turistico. Secondo il già citato Masterplan dell’Intermodalità dell’Area Leader del Gal Delta 2000 “I vasti campi coltivati, il fiume, i lunghi e ramificati argini, le lagune e i boschetti, uniti alla loro fauna autoctona, compongono l’offerta naturalistica, mentre i piccoli paesini con le loro architetture contadine, le fiere stagionali e i ristorantini tipici animano la scena storico-culturale ed enogastronomica del territori”.

Anno

Turisti italiani Turisti stranieri Turisti negli esercizi alberghieri

Anno

Turisti italiani-Lidi Turisti italiani-Ferrara Turisti stranieri-Lidi Turisti stranieri-Ferrara

Fonti: Camera di Commercio Ferrara, osservatorio dell’economia, IV trimestre 2017.

98

2017

2016

2015

2014

2013

2012

2017

2015

2013

2011

2009

2007

2005

2003

80,0 70,0 60,0

2001

90,0

2011

100,0

2010

110,0

2009

150 140 130 120 110 100 90 80 70 60

2008

140,0 130,0 120,0

2007

Confronto Ferrara-Lidi di Comacchio %(100=media del peridoo)

I lidi ferraresi

1999

%(100=media del periodo)

4.3.A Indice degli arrivi e delle presenza turistiche in provincia di Ferrara


// analisi

Fenicotteri rosa nelle Valli di Comacchio

terni. Ancora oggi però la maggioranza degli esercizi ricettivi, nati a partire dagli anni settanta-ottanta, si concentrano soprattutto nella zona balneare costiera. I nuovi flussi, differenti da quelli diretti verso la Riviera, necessitano di nuovi servizi che vadano a creare un nuovo sistema ricettivo1 per un turismo lento “doppio affaccio” (costa-entroterra). NOTE 1 GAL Delta 2000 (GEAprogetti sas), Masterplan dell’Intermodalità dell’Area Leader, Giugno 2018.

99


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

4.4 Il sistema patrimoniale e paesaggistico

Torre di Tieni

4.4.1 Il territorio come palinsesto “Vedeva, là, ai limiti del piatto territorio di acque e di isolotti attraverso il quale era venuto e che il sole a tratti già rischiarava, i campanili di Pomposa e di Codigoro: il primo scuro, scabro, grosso, pesante, il secondo esile, candido, lontanissimo, di un nitore quasi metallico, da ago. A destra, dalla parte del Po Grande e della sua foce, la buia massa compatta del bosco della Mesola. A sinistra, le vuote distese della Valle Nuova e delle altre valli, più oltre. Infine Volano, dinnanzi a sé, dopo il ponte, le due file parallele di povere case, alcune ancora col tetto di paglia a canne intrecciate” (Giorgio Bassani, L’ Airone)

100

Attraverso questa descrizione Bassani, intrecciando realtà e immaginazione, delinea quelli che sono i caratteri del paesaggio delle Terre Basse del Po di Volano: una sovrapposizione di elementi significativi e puntuali, come ad esempio il Bosco della Mesola e la Valle Nuova, e di elementi “ordinari”, come l’abitato di Volano e, infine, immagini trasfigurate, frutto della memoria. Tutti questi elementi, che misurano l’orizzontalità del paesaggio interrotta sola da campanili e ciminiere, costituiscono dei segni, i quali entrano in relazione con altri segni, tracce o strutture, affiancandosi o sovrapponendosi a ciò che è e ciò che è già esistito. Si può dunque assimilare il territorio ad un palinsesto, termine preso in prestito


// analisi

dal docente svizzero André Corboz. E ciò è visibile a diversi livelli, che vanno, secondo il testo Territorio, Fiumi, Città Esperienze di riqualificazione in Italia di Farinella e Ronconi, “dai piccoli centri storici ormai inglobati nei territori della diffusione insediativa ai piccoli borghi rurali inseriti nelle periferie urbane, dai relitti naturali e di parchi di proprietà agricole divenuti spazi verdi all’interno delle aree metropolitane, agli argini e alle aree golenali di un fiume, attraversati dalle infrastrutture per il trasporto” Di seguito si propone quindi una descrizione degli elementi che caratterizzano il paesaggio delle terre basse del Volano. 4.4.2 Contesto naturalistico L’area presenta ambienti sospesi tra terra e acqua peculiari, grande varietà di vegetazione, dall’alto valore naturalistico. La particolare geomorfologia del territorio ha permesso l’insediamento di boschi con vegetazione a foglie caduche e sempreverdi. Un tempo la costa si caratterizzava per la presenza dell’antico Bosco Eliceo, del quale si ha conoscenza grazie alla cartografia storica; oggi ne rimane solo un’esigua traccia sulle antiche dune del litorale ferrarese. I boschi che si rinvengono nell’area deltizia possono essere suddivisi in due categorie: i boschi termofili e le pinete. I primi sono caratterizzati da una vegetazione mediterranea e si estendono lunga la fascia litoranea dal clima marittimo. La testimonianza più rappresentativa di questo bosco è il Gran Bosco della Mesola, situato a nord della foce del Volano, una delle più im-

portanti testimonianze delle aree boscate naturali della Pianura Padana, dove crescono esemplari arborei di imponenti dimensioni. Tre le pinete litoranee, troviamo la Pineta di Volano, una riserva naturale situata allo sbocco dell’omonimo ramo del fiume Po e che si estende fino al Lido delle Nazioni. In alcuni tratti della spiaggia di Volano sono ancora presenti relitti dunosi, nonostante il massiccio intervento umano, anche se i più significativi si trovano a Massenzatica e nello Scanno di Goro, una barra di sabbia di otto chilometri che si estende dalla bocca del Po di Goro verso il Lido di Volano, formatasi grazie all’apporto di sabbie da sud e da est dalle foci del Po. Le dune sono dette “vive”, perché favoriscono la colonizzazione di particolari specie vegetali perenni. Elementi di rilievo del paesaggio sono le valli e le zone umide. Le Valli salmastre sono la prova più evidente dei processi di sviluppo del territorio e si sono originate per allagamento da parte delle acque di mare di aree depresse o per l’opera di trasformazione dell’uomo a fini produttivi. Se poco più di sessant’anni fa il delta del Volano si caratterizzava per le presenza di estese valli costiere a nord e a sud del suo corso, oggi ne sopravvive soltanto una parte nell’area meridionale o un minuto relitto vallivo nell’ala nord. Si tratta, nel primo caso, della Valle Bertuzzi che , assieme alle più note Valli di Comacchio, costituisce il più grande complesso di zone umide scampato ai prosciugamenti. Essa fa parte degli ecosistemi protetti 101


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

dal Trattato Ramsar, è sito di Rete Natura 2000 e si caratterizza per una vegetazione del tutto particolare, dovuta all’elevata salinità dei siti. Ad oggi , il sito è privato ed è soltanto visibile dalla Strada Sopraelevata che congiunge Volano con Porto Garibaldi. 4.4.3 Contesto storico-monumentale I numerosi punti di interesse di carattere storico-monumentale, dislocati in tutta l’area studio, si concentrano principalmente nei punti più alti del territorio, in corrispondenza dell’alveo del Volano, del Po di Goro, dei paleoalvei e degli antichi cordoni dunosi. Il resto del territorio, prosciugato nell’ultimo secolo, è caratterizzato dalla presenza di manufatti legati all’opera della bonifica e alla colonizzazione di quelle aree, che hanno acquisito sempre più rilevanza come siti rappresentativi della cultura del luogo. Tra i monumenti più antichi dell’area risalta il complesso abbaziale di Pomposa, risalente al VI secolo D.C., nel comune di Codigoro, testimonianza della colonizzazione del delta già dai tempi antichi, edificato su quella che era un’isola tra le acque a ridosso di una ansa scomparsa del Volano. Da sempre è luogo di spiccata vocazione turistica e rappresenta il sito più visitato della zona. Esistono poi altri monumenti minori, non certo per valore storico, situati lungo le fasce spondali del Volano: antiche torri di difesa, tenute medievali, vecchi casoni di caccia, manufatti idraulici estensi, impianti idrovori ottocenteschi 102

dismessi, impianti più recenti attivi e piccoli insediamenti storici. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di siti isolati e caratterizzati da poca visibilità perchè appartenenti a privati o difficilmente raggiungibili. Tra gli ambiti urbano-storici più rilevanti, oltre a Comacchio, la cui importanza è ben nota, è Codigoro sul Volano col suo centro storico rivierasco, di cui ben si è parlato nel capitolo precedente e, sulle sponde del Po di Goro, Mesola, meta di un turismo culturale ormai strutturato, grazie alla presenza del Castello Estense e del museo allestito all’interno. Molto meno percepito all’occhio del turista e parzialmente compromesso dalla presenza della strada Romea, risulta invece il contesto di fronte al centro abitato, dominato dal percorso matrice che dal Castello giunge al Bosco di Santa Giustina e da vie interpoderali minori. È ciò che rimane dell’antico progetto per la città di Alcina, voluto dagli Estensi e mai realizzato; un ambito urbano-rurale affascinante e, allo stesso tempo, incerto perché non è immediata la percezione del suo carattere urbano latente. Presente nel territorio anche il manufatto abbandonato. Non è infrequente infatti, percorrendo le strade deltizie, imbattersi in luoghi d’abbandono o di degrado: vecchie corti, fienili, scuole, tracciati stradali, attrezzature ferroviarie, chiuse idrauliche, magazzini, torbiere e zuccherifici. Tutte opere legate all’industrializzazione del territorio risalente alla prima metà del secolo scorso e che, con la dismissione e i cambiamenti economici successivi, si trovano ora in disuso o


// analisi

sotto utilizzate. Si staglia nel cielo con le forme nitide d’una cattedrale, a definire l’orizzonte di Codigoro, “l’enorme costruzione grigia dello Zuccherificio di Codigoro”, così nominata da Gianni Celati nel suo romanzo Verso la foce. Impiantato nel 1889 e dismesso nel 1975, l’ex impianto saccarifero ora giace in uno stato di grave abbandono, così come tutta la zona di pertinenza sulle rive del fiume. “Tutte le finestre su tre piani hanno vetri rotti”, continua Celati, “muri con chiazze di muffa, e anche un lucernario sulla cima ha vetri rotti. Erbe spontanee crescono nel vasto cortile tra i resti di pavimentazione, e sulla cancellata sopravvive una scritta: “ERIDANIA”, ZUCCHERIFICI NAZIONALI.” Fa eccezione l’area delle vasche posta sul retro, la quale ospita una nutrita comunità di aironi ed è sede oggi della Garzaia di Codigoro. A rendere più monumentale l’ex sito industriale, è l’attiguo Impianto Idrovoro, costituito da più complessi, tra i più grandi europei; svolge tutt’ora la sua attività di sollevamento delle acque ed ha, al suo interno, un piccolo museo allestito, aperto solo su richiesta. Proseguendo lungo il Volano e spostandosi verso il centro di Codigoro, superato il ponte ferroviario, appaiono sulle sponde, tutte in fila, vecchie residenze che richiamano alla mente le abitazioni settecentesche della tradizione veneta. Guardano il fiume con animo melanconico e su di esso fanno belvedere. A un tratto, in quello che un tempo era un luogo pulsante del paese, spunta la vecchia Darsena, composta da due ma-

gazzini dismessi, un consorzio chiuso e attrezzature ferroviarie in disuso. Solo una piccola parte è usata e vi ha sede un circolo nautico. Si potrebbero continuare ad enumerare molti altri casi tra siti turistici, manufatti isolati, musei e luoghi del patrimonio industriale. Al di là dei siti ritenuti delle “eccellenze”, i quali appaiono sicuramente consolidati e tutelati, il più delle volte meta del poco poetico turismo di massa, non esiste ancora una consapevolezza dell’importanza del patrimonio minore diffuso e dei caratteri più “ordinari” di un certo paesaggio. Un paesaggio rurale che rende piacevole solo il semplice attraversarlo, la cui immagine e cultura merita di essere rafforzata, come fa Gianni Celati nel suo racconto di viaggio Verso la foce descrivendo il Volano a Codigoro: “Le case su questo canale, sulle due sponde, tutte costruzioni d’altri tempi abbellite dai semplici ritmi delle finestre, aprono lo spazio in una specie di larghissima ansa e formano davvero un luogo. Niente d’astratto e progettato, laggiù si vede che il tempo è diventato forma dello spazio, un aspetto è cresciuto a poco a poco sull’altro, come le rughe della nostra pelle”. Di seguito si riportano tutti gli elementi del sistema patrimoniale, proponendo una settorializzazione tra il patrimonio storico-monumentale, quello ambientale-naturalistico, il patrimonio legato all’opera di bonifica e infine gli ambiti storico-urbanistici più rilevanti. Di ogni bene, ne è specificato lo stato: che esso sia funzionante o dismesso, accessibile o non valorizzato. 103


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

Patrimonio della Bonifica Impianti Idrovori o chiaviche 1//Malcantone 2//Acque Alte 3//Acque Basse 4//Marozzo 5//Campello 6//Galavrone 7//Salghea 8//Pomposa 9//Valle Staffano e Riva 10//Giralda 11//Agrifoglio 12//Marozzo Vecchio 13//Romanina 14//Bonello 15//Palù 16//Abate 17//Elfe 18//Pescarina 19//Chiavica del Bosco 20//Chiavica Cervelliere

Impianto di sollevamento “Pomposa”

104

valore storico

Stato in funzione in funzione in funzione in funzione in funzione in funzione in funzione in funzione in funzione in funzione dismesso dismesso in funzione in funzione dismesso dismesso in funzione dismesso dismesso dismesso


// analisi

Patrimonio storico-monumentale Aree monumentali 1//Abbazia di Pomposa 2//Castello e abitato della Mesola 3//Palazzo del Vescovo 4//Torre della Finanza 6//Case Marozzo 7//Ex Zuccherificio Eridania 8//Torre di Tieni 9//Lanterna Vecchia 10//Faro di Goro 11//Tenuta Campello 12//Porto Turistico di Goro 13//Porto di Gorino

Stato museo museo museo non valorizzato non valorizzato abbandonato non valorizzato non valorizzato non valorizzato non accessibile non accessibile accessibile

Abbazia di Pomposa

105


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

Patrimonio ambientale e naturalistico Aree boschive e vallive 1//RS Bosco della Mesola 2//Bosco di Santa Giustina 3//Biotopo di Canneviè 4//RS Volano 5//RS Sacca di Goro 6//Garzaia di Codigoro 7//Valle Bertuzzi 8//Bosco Spada 9//Dune fossili di Massenzatica

Impianti di acquacoltura nella Sacca di Goro

106

Stato accessibile accessibile accessibile accessibile accessibile accessibile non accessibile non accessibile accessibile


// analisi

Ambiti di interesse storico-urbanistico Centri storici Codigoro Comacchio Mesola Lagosanto Goro Pomposa

Ambiti minori Mezzogoro Volano Gorino Santa Giustina Bosco Mesola Pontemaodino Pontelangorino Ariano Ferrarese

Comacchio

107


MESOLA Canal Bianco

2

2

16

MEZZOGORO

9

Basse

C. Acque

7

Alte

6

1

8

Collettore

C.Acque

3

1

CODIGORO

2

13 20

8

3 6

3 4 7

11 12 4

LAGOSANTO

l

Co

llet Co tore le Val Iso la

0

1

2

COMACCHIO

5 km

5

10 9

6

stro

14

11 7

ae

12

1

POMPOSA

8

5

M ore lett

15 19

12

VOLANO

4


4.3.C Il palinsesto delle terre basse del Volano

Patrimonio storico-monumentale Patrimonio ambientale e naturalistico (Aree boschive e vallive) Patrimonio della Bonifica (Impianti idrovori o chiaviche dismesse) Ambiti di interesse storico-urbanistico Aree o monumenti non valorizzati, dismessi o non accessibili Aree boschive Paleodune (aree in rilievo) Paleoalveo del Volano (aree in rilievo) Canale di bonifica principale adduttore della rete Canale di bonifica principale adduttore di bacino Canale di scolo della rete secondaria

13

9 10

Ciclovia in sede stradale: promiscuo con i veicoli Piste ciclabili in sede propria Ciclovia su argine/carraia con fondo naturale o stabilizzato Itinerari proposti dalle Amministrazioni locali da valutare Itinerari navigabili esistenti Conca di navigazione (progetto Idrovia ferrarese) Linea ferroviaria attiva Linea ferroviaria senza traffico


// analisi


05 UN TERRITORIO A RISCHIO IL DELTA DEL PO NEL CONTESTO GLOBALE

tavola 5 111




IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

5.1 Una mappatura del rischio “Questa è la base della città: una rete che serve da passaggio e da sostegno. Tutto il resto invece d’elevarsi sopra, sta appeso sotto. […] Sospesa sull’abisso, la vita degli abitanti d’Ottavia è meno incerta che in altre città. Sanno che più di tanto la rete non regge.” (Italo Calvino, Le città invisibili)

Ne sono un esempio le emissioni umane di gas serra in atmosfera, ritenute da molti le principali cause del surriscaldamento globale e del cambiamento climatico in corso. Quest’ultimo però pur essendo un fenomeno globale, si manifesta e ha conseguenze differenti a scala locale.

L’area deltizia del Po di Volano, come la città di Ottavia, vive una situazione di crescente precarietà dal punto di vista del rischio idrogeologico. Precarietà sempre più accentuata dai cambiamenti climatici in atto.

L’Atlante climatico dell’Emilia Romagna 1961-2015 curato da ARPAE mostra che il cambiamento climatico nella nostra Regione non è uno scenario con alto grado di probabilità, ma un fenomeno documentato e già di rilevante entità1. Le temperature medie annue sono infatti aumentate di circa 1,5 °C negli ultimi 50 anni, mentre le precipitazioni sono leggermente diminuite (-2%), ma hanno fatto registrare maggiori cambiamenti stagionali, con estati sempre più aride ed autunni più piovosi (figura 5.1.A). Nell’Atlante, sulla base di uno scenario

5.1.1 Benvenuti nell’Antropocene Nel 2000 Paul Crutzen e Eugene Stoermer suggerirono che l’attività antropica sul pianeta lo aveva così profondamente alterato da farlo entrare in una nuova era geologica, l’Antropocene.

5.1.A Temperature medie e precipitazioni annuali nella regione ER (1961-2015) 14,0

1300

13,5

1200

1971-2000 1961-1990

12,0 11,5

1000 950 800

11,0

700

10,5

Fonte:Antolini G. et al., Atlante climatico dell’Emilia Romagna 1961-2015, ARPAE, Bologna, 2017.

114

2011

2006

2001

1996

1991

1986

1981

1971

1971

1966

1961

2011

2006

2001

1996

1991

1986

1981

1971

1971

1966

600 1961

°C

1100

1981-2010

12,5

mm

13,0


// analisi

Esondazione del Po di Volano in località Isola del Varano (Codigoro)

intermedio di emissioni, si prevede per il trentennio 2021-2050 un proseguimento di questi andamenti (figura 5.1.E). I dati concordano con quelli citati nel primo capitolo sui cambiamenti climatici nel bacino del Po. Anche nel bacino del Po di Volano infatti si va verso una tropicalizzazione del clima, che esporrà l’area deltizia ad eventi climatici sempre più estremi, come forti piogge e mareggiate, facendo così aumentare il rischio idraulico sul territorio. 5.1.2 Il rischio di alluvione da reticolo idrografico Dall’ultimo rapporto dell’ISPRA sul dissesto idrogeologico in Italia2 si evince che, per estensione e numero di abitanti, il territorio in esame si trova di gran lunga nell’area più a rischio idraulico della penisola italiana (figura 5.1.B). Le mappe di pericolosità (figura 5.1.C) e di rischio alluvioni da reticolo idro-

grafico, contenute nel Piano di gestione del Rischio di Alluvioni della Regione Emilia-Romagna (Direttiva Alluvioni 2007/60/CE), confermano quanto appena detto. La pianura tra le aree appenniniche pedemontane e il fiume Po risulta a pericolosità idraulica media. Ciò significa che l’intera provincia di Ferrara ha una probabilità media (tempo di ritorno di 100200 anni) di essere colpita da un evento alluvionale in caso di forti precipitazioni, la cui imprevedibilità e intensità si è visto essere in aumento. L’area ha un’estensione così ampia poiché il pericolo non proviene solo dai fiumi, ma anche dal reticolo idrografico secondario, cioè i canali di bonifica. Dalla tabella nelle pagine seguenti(figura 5.1.D) si può avere un’idea dell’alto numero di abitanti, imprese e beni culturali esposti a diversi livelli di rischio idraulico nella provincia di Ferrara.

115


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

5.1.B Aree a pericolosità idraulica in Italia Scenari di pericolosità P3 (Elevata, t.d.r 20-50 anni) P2 (Media, t.d.r 100-200 anni) P1 (Bassa/Evento estremo)

Fonte: Triglia A. et al., Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio, ISPRA, Rapporti 287/2018.

5.1.C Aree a pericolosità idraulica in Emilia-Romagna Pc Fe Pa

Re Mo

Bo Rn

Fc

Scenari di pericolosità

Rn

P3 (Elevata, t.d.r 20-50 anni) P2 (Media, t.d.r 100-200 anni) P1 (Bassa/Evento estremo) Fonte: Regione E-R, Mappe di pericolosità e di rischio di alluvioni, in Piano di gestione del Rischio di Alluvioni, Direttiva Alluvioni 2007/60/CE.

116


// analisi

5.1.D Rischio idraulico nella provincia di Ferrara in aree a pericolositĂ idraulica

n.totale

P3

Abitanti Imprese Beni culturali

P2

P1

353.481

24,7%

100%

100%

28.414

22,4%

100%

99,9%

9,8%

99,8%

99,8%

2.590

Fonte: Triglia A. et al., Dissesto idrogeologico in Italia: pericolositĂ e indicatori di rischio, ISPRA, Rapporti 287/2018.

5.1.E Valori delle precipitazioni nella provincia di Ferrara Valori medi delle precipitazioni annue 1991-2015 700 mm/anno

Fe

650 mm/anno 600 mm/anno

Precipitazioni stagionali 1991-2015 Inverno 500 mm Primavera 600 mm Estate 550 mm Autunno 700 mm

Variazioni attese 2021-2050 (%) -2 -11 -7 +19

Fonte:Antolini G. et al., Atlante climatico dell’Emilia Romagna 1961-2015, ARPAE, Bologna, 2017.

117


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

5.1.3 Il rischio di alluvione da mare I fenomeni di mareggiate e moto ondoso, combinati con l’innalzamento del livello medio del mare, sottopongono la costa emiliano romagnola a preoccupanti fenomeni di erosione costiera ed ingressione marina. In uno studio di Deserti et al.3 si mostra che tra il 1993 ed il 2010 le mareggiate hanno impattato in modo significativo sulla costa emiliano romagnola, o per l’alto numero annuo di eventi, o per l’elevata intensità di questi ultimi (figura 5.1.F), con onde che possono superare i 3 m di altezza con tempi di ritorno di un anno4. Nello stesso studio si spiega che il numero annuo di fenomeni di acqua alta (>1,10 m s.l.m.) nell’alto Adriatico è quadruplicato dagli anni ‘50 del secolo

scorso ad oggi (figura 5.1.G). Tali eventi causano erosione costiera e ingressione marina nei lidi e aree limitrofe. Dalla classificazione ASPE (Accumulo-Stabile-Equilibrio precario-Erosione) fornita dalla Regione Emilia-Romagna si evince che il litorale è in uno stato di criticità elevato, con più di 43 km di costa (37%) in erosione e quasi 33 km (28%) in equilibrio precario (figura 5.1.H). In particolare l’ambito della foce del Po di Volano è segnalato in erosione. Tra il 1946 e il 2010, inoltre, sono stati contati 137 eventi alluvionali, in particolare tra Goro e il Lido di Volano, ed in alcune località del ravennate (figura 5.1.I), a seguito di 50 eventi meteo marini che hanno colpito con ricorrenza 32 località.

Stabilimenti balneari del Lido di Volano dopo la mareggiata di fine Ottobre 2018. Da notare la scomparsa della spiaggia e l’argine artificiale di sabbia quasi del tutto distrutto.

118


// analisi

21 15

210 180 150

12

120

9

90

6

60

3

30

0

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

n. mareggiate

18

N.mareggiate Energia Energia normalizzata

energia (10*m2/h) energia normalizzata (10*m2/h)

5.1.F Frequenza delle mareggiate lungo al costa dell’Emilia-Romagna

Anno Deserti M. et al., Le mareggiate e gli impatti sulla costa in Emilia-Romagna 1946-2010, ARPAE, Bologna, 2011.

12

Occorrenze Massima deviazione mareale Media mobile di 10 anni

10 8 6 4 2 0

2,08 1,80 1,60 1,40 1,20 1,00 0,80 0.60 0,40 0,20 0,00

Max. elevazione mareale

14

1923 1928 1933 1938 1943 1948 1953 1958 1963 1968 1973 1978 1983 1988 1993 1998 2002 2008

N. eventi di acqua alta (>1,10m)

5.1.G Frequenza delle acque alte lungo la costa dell’alto Adriatico

Anni

Deserti M. et al., Le mareggiate e gli impatti sulla costa in Emilia-Romagna 1946-2010, ARPAE, Bologna, 2011.

119


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

5.1.H Erosione costiera lungo il litorale emiliano-romagnolo GORO

Vola

no

COMACCHIO

RAVENNA

Stato di criticitĂ del litorale (Classificazione ASPE): A-accumulo S-stabile P-equilibrio precario E-erosione 13%

37%

CERVIA

A//15.275 m

22% S//25.340 m

28%

P//32.915 m E//43.815

RIMINI

Deserti M. et al., Le mareggiate e gli impatti sulla costa in Emilia-Romagna 1946-2010, ARPAE, Bologna, 2011.

120


// analisi

5.1.I Eventi di ingressione marina lungo il litorale emiliano-romagnolo N. segnalazioni LocalitĂ 8 Goro e Gorino 9 Lido di Volano Pineta Volano 5 Spiaggia Romea 2 Bocca Bianco 3 Lido Nazioni 3

GORO

1 1

Porto Garibaldi

5 COMACCHIO

0 Lido Spina sud Vene Bellocchio

5

Casalborsetti

4

Marina Romea

3

Marina Ravenna

6

Puntamarina

5

RAVENNA

Lido Adriano Lido Dante

8 6 1 14 8 5

Bilancio 1946-2010:

50 Eventi meteomarini

6

32

LocalitĂ colpite

Milano Marittima Cervia Ponente-Zadina

4 4 2

1

6

137 Alluvioni

5 RIMINI

Foce Bevano Lido Classe Lido Savio

4

CERVIA

Lido Pomposa Lido Scacchi

Cesenatico Valverde Villamarina Savignano Bellaria-Igea Rimini nord

2

1

Riccione sud Misano nord

Deserti M. et al., Le mareggiate e gli impatti sulla costa in Emilia-Romagna 1946-2010, ARPAE, Bologna, 2011.

121


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

5.1.J Mappe della pericolosità delle terre basse del Po di Volano Alluvioni da fiumi e canali

Alluvioni da mare

012

012

5 km

5 km

P3 (Elevata, t.d.r 20-50 anni)

P3 (Frequente, t.d.r 10 anni)

P2 (Media, t.d.r 100-200 anni)

P2 (Poco frequente, t.d.r 100 anni) P1 (Scarsa/Evento estremo)

Fonte: Regione E-R, Mappe di pericolosità e di rischio di alluvioni, Direttiva Alluvioni 2007/60/CE.

5.1.K Impatto dell’innalzamento del mare previsto per il 2100. Potenziali alluvioni per mareggiata h. mare +0,23 m Potenziali +0,57 m

Aree sotto il livello del mare in E-R Mesola

aree allagabili +102% per mareggiata alluvioni +214%

Codigoro Aree sotto il livello del mareGoro in ER +16% FE Comacchio

+211% RN

012

5 km

P2 al 2100 con innalzamento relativo del mare di 0,23 P2 al 2100 con innalzamento relativo del mare di 0,57 m

0

10

20

50 km

Aree sotto il livello del mare nel 2012 Aree previste sotto il livello del mare nel 2100, per subsidenze ed innalzamento relativo del mare di 0,57 m

Fonte: Perini L. et al., Sea-level rise along the Emilia-Romagna coast (Northern Italy) in 2100, 2017.

122


// analisi

5.1.4 Scenari 2100 In un recente studio sul litorale emiliano romagnolo4, è stato analizzato l’impatto dell’innalzamento relativo del livello del mar Adriatico previsto per il 2100 sulla base di diversi scenari Ipcc (tra 0,23 e 0,79 m a livello globale, tra 0,23 e 0,57 m sulla costa emiliano romagnola), considerando un tasso di subsidenza costante e una mancata ricostruzione di dune o di nuove barriere artificiali lungo la costa (figura 5.1.K). Il primo caso-studio stima l’aumento delle aree sotto il livello del mare, esposte quindi a rischio idraulico, tra il 2012 e il 2100. Nel Ferrarese l’area attuale è di 1143,32 kmq, con un aumento previsto del 16% al 2100 (1331,41 kmq), e comprende l’intero territorio delle terre basse del Po di Volano. Il secondo caso-studio dimostra che, al 2100, lungo la costa aumenteranno considerevolmente le aree potenzialmente allagabili in caso di mareggiate. Per l’area in cui ricade la foce del Po di Volano (dalla sacca di Goro a Porto Garibaldi), l’incremento stimato è del +102%, considerando un innalzamento del mare di 0,23 m, e del +214%, con un innalzamento marino di 0,55 m. Queste sono tra le aree in cui il pericolo aumenterà maggiormente, sia per l’estensione che per la probabilità che si verifichi l’evento alluvionale. 5.1.5 In sintesi

che erano totalmente ciechi, eppure erano in perfetto stato, senza alcuna lesione recente o antica, acquisita o primitiva.” (José Saramago, Cecità) In sintesi il progresso tecnologico dell’ultimo secolo, permettendo di separare nettamente terra e acqua in favore della prima, ha reso cieche le persone rispetto al crescente rischio di alluvione che incombe su di loro. Cecità nata un po’ per ingenuità, un po’ perché da parte di chi governa il territorio, riconoscere la vera portata del rischio obbligherebbe a scelte politiche scomode e poco popolari. Le mappe del rischio e altri numerosi studi dimostrano però che le terre basse del Volano sono e saranno sempre più un ambito fortemente a rischio idraulico. Più ci si avvicina alle aree costiere, non a caso un tempo valli e paludi, e più il rischio aumenta, per il potenziale effetto simultaneo e combinato di eventi meteorici (forti piogge e vento), e marini (mareggiate e acque alte). NOTE 1 Dalla Prefazione di Caselli S., Assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca dell’Emilia-Romagna. 2 Triglia A. et al., Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio, ISPRA, Rapporti 287/2018. 3 Deserti M. et al., Le mareggiate e gli impatti sulla costa in Emilia-Romagna 1946-2010, ARPAE, Bologna, 2011. 4 Perini L. et al., Sea-level rise along the Emilia-Romagna coast (Northern Italy) in 2100: scenarios and impacts, in Natural Hazards Earth System Science, n.17, pp. 2271-2287, 2017.

“Occhi che avevano cessato di vedere, occhi 123


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

5.2 La salvaguardia del territorio Per proteggere le terre del Po di Volano ed i suoi abitanti, sul territorio sono presenti varie opere idrauliche, di regimazione dei corsi d’acqua e di difesa della costa. Tutte si basano su un principio comune: definire e mantenere un confine fisso e netto tra terra e acqua. Si possono quindi definire difese rigide. 5.2.1 Il Consorzio di Bonifica della Pianura di Ferrara Il principale ente che si occupa della sicurezza idraulica del territorio è il Consorzio di Bonifica della Pianura di Ferrara. Esso gestisce un bacino di oltre 250.000 ha, di cui 104.000 con quote sotto il livello del mare fino a -4,5 m. Di fatto un

PC PR

FE RE MO

BO

Superficie del Comprensiorio Estensione dei Canali

5.2.2 Lo scolo meccanico delle acque L’intero sistema si scolo delle acque, gestito dal Consorzio, può essere considerato il primo tipo di difesa rigida presente sul territorio. Il sistema è totalmente artificiale, ed è funzionante solo grazie all’incessante azione di macchine elevatrici, le idrovore, che ogni anno sollevano mediamente 1.500 mc di acqua, raccolta in precedenza nei canali di bonifica, e la recapitano nelle aste fluviali del Po di Volano e del Canale Navigabile (figure 5.2.A/B).

Consorzio di Bonifica

PIANURA DI FERRARA

RV FC

grande catino allagabile in ogni momento, limitato e dominato a nord dal Po, a sud dal Reno, a ovest dal Panaro, e ad est dal mare.

RN

256.733 Ha 4.153 Km

Impianti idrovori di scolo

80

Impianti idrovori di irrigazione

90

Potenza installata complessiva Portata totale impianti Acqua sollevata annualmente 124

43.860 Kw 791 m3/s 1.510 Milioni di m3/s


// analisi

5.2.A Schema esemplificativo del sistema di scolo meccanico delle acque Po di Volano

adduttore impianto di della rete sollevamento (Q>5 m3/s) adduttore di bacino

impianto di impianto di sollevamento sollevamento (Q<5 m3/s) (Q>5 m3/s) adduttore della rete

0 metri s.l.m

limite bacino di scolo

impianto di presollevamento

botte a sifone

Fonte: Consorzio di Bonifica della Pianura di Ferrara.

Per quanto riguarda le terre basse (figura 5.2.D), nel Volano viene sollevata acqua da 9 impianti idrovori. I principali sono gli impianti di Acque Alte e Acque Basse di Codigoro, che raccolgono le acque di buona parte del Polesine di Ferrara, e il nuovo impianto di Marozzo, a cui arrivano le acque delle ex-valli Gallare e Trebbia. Altri impianti importanti si trovano a nord della foce del fiume e sono l’impianto Giralda, grazie a cui si sono effettuate le bonifiche più recenti delle valli costiere, e l’idrovora Romanina che raccoglie e solleva le acque del Canal Bianco. Questo sistema di scolo obbliga ad una costante operazione di rinforzo e a volte di innalzamento degli argini dei fiumi, che, non potendo più esondare, diventa-

no sempre più pensili. Inoltre sono state costruite tre chiuse (due lungo il Volano e una lungo il Canale Navigabile) per meglio controllare il drenaggio delle acque a mare. Va poi ricordato che il Volano ha una portata regimata a monte nel canale Boicelli che lo collega con il Po, ed è il punto di recapito del sistema di scolo delle acque del Modenese tramite il Canale di Burana. Infine in molti tratti il fiume è stato rettificato per aumentare la velocità di deflusso delle acque drenate, con conseguente interramento di alcuni meandri. Dunque di naturale in questi fiumi e più in generale nel territorio deltizio non è rimasto praticamente niente. Il Po di Volano è oggi il principale canale di bonifica del suo stesso bacino idrografico.

125


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

5.2.B Rete di scolo delle acque gestita dal Consorzio di Bonifica

Canale

alta

di Foss

Po

Canale

a di Buran

FERRARA

nto Ce di le Ca

Canali di bonifica: 10%

scolo; 430 km

20%

irrigui; 808 km

70%

promiscui; 2915 km

Impianti Idrovori: 14%

idrovori irrigui Q= 96 m3/s

86%

idrovori di scolo Q= 695 m3/s

Fonte: Consorzio di Bonifica della Pianura di Ferrara.

126

Impianti idrovori di scolo Q>5 mc/s Impianti idrovori di scolo Q<5 mc/s Bacino idrografico Po di Volano Canale di bonifica adduttore della rete Canale di bonifica adduttore di bacino Conca di navigazione Limiti del Consorzio di Bonifica Ambito di analisi specifica

o ar

44%; 104.000 ha

im

no

Pr

na

di

e Re

ale

Superficie del Consorzio sotto il livello del mare:

Fium

Po

ip inc Pr e olo ior Sc per Su

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Fium


// analisi

tt lle

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Po

ore

Coll. Acq

Po d

Canal Bianc

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0 2,5 5

10

20 Km

127


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

5.2.3 Le difese rigide costiere Il rischio di allagamento da mare è affrontato dall’Agenzia Regionale per la sicurezza del territorio e la Protezione Civile. La costa tra i due rami deltizi storici viene oggi protetta dalle mareggiate e dall’innalzamento del mare tramite diversi tipi di opere rigide, elencati e schematizzati qui a fianco (figura 5.2.C). Queste opere sostituiscono gli antichi cordoni dunosi litoranei, oggi quasi totalmente spianati dall’uomo per fare spazio a stabilimenti balneari e lidi.

La Pianta delle Terre Basse del Volano (figura 5.2.D ) offre una mappatura di opere che vanno a comporre due linee di difesa lungo il litorale. La prima si trova lungo il tratto di costa compreso tra i due rami deltizi storici (Volano e Canale Navigabile) e prosegue a nord con lo scanno di Goro, rinforzato ogni anno con il prelievo di inerti dai fondali marini. La seconda linea di difesa è in gran parte costituita dalla strada Acciaioli, una grande arginatura che corre da Comacchio al Lido di Volano a circa 1 km dalla costa.

Argine artificiale di sabbia davanti a uno stabilimento balneare del Lido di Volano (Ottobre 2018).

128


// analisi

5.2.C Difese rigide costiere

1 Argini di sabbia (periodo invernale)

(periodo estivo)

2 Palizzate lignee

3 Argini di pietra

4 Argine Acciaioli

5 Scogliere frangiflutti

Fonte: Consorzio di Bonifica della Pianura di Ferrara.

129


Canal Bianco

Collettore G

Collettore Acque B a

1

iralda

sse Collettore Acque A lte

1

3

8

23 5

6 7

9 1

4

2

3

4

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a

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C

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Co le Val a

l Iso

5

1

130

0

1

2

5 km


5.2.D La salvaguardia delle terre basse del Po di Volano

n

Impianti idrovori di scolo Q>5 mc/s Impianti idrovori di scolo Q<5 mc/s Canale di bonifica principale adduttore della rete Canale di bonifica principale adduttore di bacino Canale di scolo della rete secondaria Conca di navigazione Centro operativo del Consorzio Linee di difesa della costa CriticitĂ fluviali segnalate nella CGU - Carta Geografica Unica della Provincia di Ferrara Aree boscate Difese rigide costiere (vedi figura 5.2.C)

Impianto Idrovoro Qmax (m3/s) 1//Malcantone 4,8 2//Acque Alte 62 3//Acque Basse 66 4//Marozzo Nuovo 28 5//Campello 2,2 6//Galavrone / 7//Salghea 2,4 8//Pomposa 2 9//Valle Staffano e Riva / 167,4 Fonte: Consorzio di Bonifica della Pianura di Ferrara.

131


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

5.2.4 Risultati “Viviviamo in un’era che sarà caratterizzata proprio da eventi che, stando agli attuali standard di normalità, appaiono altamente improbabili: violente alluvioni, tempeste epocali, prolungate siccità, ondate di calore senza precedenti, frane improvvise, furiosi torrenti creati dallo scioglimento dei ghiacciai, e sì, anche tornado anomali.” (Amitav Ghosh, La grande cecità) Il forte controllo antropico su un territorio anfibio per natura, non sembra avere arrestato le inondazioni periodiche sia da fiumi e canali che da mare, ripetutesi costantemente nell’ultimo secolo, anche in anni recenti1.

Lo stesso Consorzio dichiara che il livello di rischio si è oggettivamente innalzato in questi ultimi anni, per l’aumento dell’impermeabilizzazione artificiale dei suoli e a causa del cambiamento climatico. Inoltre nel portale cartografico online della CGU (Carta Geografica Unica) della Provincia di Ferrara, sono segnalate criticità arginali diffuse sull’intero tratto terminale del Volano (dalla chiusa di Tieni al mare), probabilmente per la sua alta pensilità, e lungo alcuni canali di bonifica, principalmente nell’ex-valle Giralda, non a caso l’ultima zona umida costiera ad essere bonificata (figura 5.2.D).

Litorale in località Lido di Volano dopo la mareggiata di fine Ottobre 2018.

132


// analisi

Collettore Acque Alte in localitĂ Codigoro

In conclusione, l’attuale gestione del rischio, basata sul principio di mitigazione degli eventi attraverso barriere rigide (approccio tecnico), non sembra ad oggi essere in grado di garantire in maniera adeguata la sicurezza idraulica delle terre basse del delta, soprattutto se si considerano i possibili scenari climatici futuri che molti studi prospettano. NOTE 1 Per un elenco degli eventi alluvionali e una loro descrizione vedi: Deserti M. et al., Le mareggiate e gli impatti sulla costa in Emilia-Romagna 1946-2010, ARPAE, Bologna, 2011. www.bonificaferrara.it// area comunicazionni// Pubblicazioni//Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, presentazione Ente.

133


// analisi


06 LA BONIFICA COME SISTEMA ECONOMICO ILEDELTA DEL PO PRODUTTIVO NEL CONTESTO GLOBALE

tavola 6 135




IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

6.0 Introduzione “Le macchine diceva, sono effetto dell’arte, che è scimmia della natura, e di essa riproducono non le forme ma la stessa operazione.” (Umberto Eco, Il nome della rosa) E proprio grazie a una macchina, l’idrovora, che l’uomo è riuscito a insediarsi stabilmente e a infrastrutturare il territo-

2 Attività produttive lungo la SS309 Romea

1 Agricoltura meccanica nelle ex valli Po di Volano canali irrigui

rio deltizio oggetto di studio. Di seguito sono rappresentate schematicamente le principali attività economiche presenti nelle terre basse del Volano, di cui si parlerà in questo capitolo, riallacciandole a sistemi economici di più ambia scala e dando una interpretazione critica dei problemi o delle potenzialità di ognuna di esse.

chiavica

Azienda Conserve Italia

aziende agricole

piccole attività commerciali

3 Lidi e stabilimenti balneari lungo la costa ex cordone dunoso

138

Stabilimenti balneari

4 Acquacoltura nella Sacca di Goro allevamento di pesci e molluschi

officine

canale sublagunare


// analisi

6.1 L’agricoltura terreni sabbiosi e salmastri rende estremamente difficoltoso ottenere prodotti agricoli di sufficiente qualità organolettica2. Qui inoltre molti terreni a bassa giacitura e con affioramento invernale della falda, limitrofi alle zone umide, vengono tuttora mantenuti a coltura, pur risultando improduttivi3.

6.1.1 La rete irrigua La pratica irrigua gestita dal Consorzio di Bonifica è di fondamentale importanza per l’economia agricola ferrarese e rappresenta un secondo aspetto della bonifica, non meno impegnativo di quello descritto nel capitolo precedente. L’acqua irrigua viene derivata quasi interamente dal Po Grande e viene distribuita sul territorio tramite diversi impianti di prelievo (idrovore, sifoni, chiaviche) e una rete di canali in cui il Po di Volano, il Po di Primaro, ed il Canal Bianco sono gli adduttori principali (figura 6.1.A). Nelle terre alte il sistema coincide in gran parte con quello di scolo (canali promiscui), nelle terre basse invece prevale la distribuzione con canalizzazione separata.

L’improduttività è dovuta a problemi innescati dai cambiamenti climatici (salinizzazione e siccità) e dall’attività antropica (inquinamento), e sono qui di seguito analizzati.

6.1.G Imprese agricole in provincia di Ferrara

L’agricoltura è, ad oggi, l’attività più estesa sul territorio, e la principale fonte di reddito per i suoi abitanti. Nella fascia costiera però, la natura dei

-6,0 -3,9

Cessazioni Tasso di crescita Iscrizioni

2017

-2,8 -3,2

2016

2015

2014

-2,6 -0,9

2013

2012

-2,3

2011

numero

Per quanto riguarda le terre basse, se si confrontano l’uso del suolo1 nel 1853 e nel 2008 (figura 6.1.B), si nota subito che la grande estensione di paludi e valli utilizzate per la pesca e l’acquacoltura è stata sostituita, dopo le bonifiche, da migliaia di ettari coltivati a seminativo semplice.

10 20 30 40 50 60 70 0 0 0 0 0 0 0 0

6.1.2 L’uso del suolo

Anno

Fonte: Camera di Commercio Ferrara, osservatorio dell’economia, IV trimestre 2017.

139


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

6.1.A Rete irrigua gestita dal Consorzio di Bonifica

Qmax (m3/s) Canale

44

5,9

8

alta

di Foss

Po

i Burana

Canale d

FERRARA

o

anar

Ce di le na Ca

a

im

Pr

140

no

di

Fonte: Consorzio di Bonifica della Pianura di Ferrara.

e Re

Po

Impianti idrovori irrigui Fonti di prelievo principali Altre fonti di prelievo Sifoni Chiaviche Canale adduttore di primo livello Canale adduttore di secondo livello Canale adduttore di terzo livello Bacino idrografico Po di Volano Limiti del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara Ambito di analisi specifica

Fium

ale

Acqua derivata dalle fonti di prelievo: 450 m3/anno

ip inc Pr e olo ior Sc per Su

nto

eP Fium


// analisi

tot 100 m3/s

42

Canal Bianc

di Po

o

o Gor

Po d

i Vol

ano

Can

ale N

o ar

avig

abile

0 2,5 5

10

20 Km

141


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

6.1.B Mappe di uso del suolo nelle terre basse del Po di Volano

1853 Terreni urbanizzati Insediamenti

Terreni agricoli Seminativi semplici Vigneto/frutteto

Ambienti naturali Aree boscate Dune e sabbie Prati umidi Ambienti umidi Valli salmastre Paludi Ambienti delle acque Alvei fluviali

Fonte: Geoportale dell’Emilia Romagna.

142


// analisi

2008 Terreni urbanizzati Insediamenti urbani e diffusi Insediamenti produttivi Lidi e stabilimenti Territori agricoli Seminativi semplici Orticoli Frutteti/vigneti /colture da legno Risaie

Ambienti naturali Aree boscate Dune e sabbie

Ambienti umidi Zone umide Acquacoltura Ambienti delle Alvei fluviali

143


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

Paesaggio agricolo della “larga” in località Codigoro

144

m3/sec

30

00

40

00

Q estiva Q autunnale -1%

2 10 00 000

9 19 94 19 99 20 0 20 4 06

19 8

84 19

19

79

-50%

74

Il fiume Po negli ultimi decenni ha spesso fatto registrare a Pontelagoscuro nei mesi estivi fasi di magra sempre più intense (figura 6.1.C), esponendo le aree agricole ferraresi a forti crisi idriche, l’ultima delle quali nel 2017. Inoltre va ricordato che nello scenario climatico delineato dall’ARPAE4 sono previsti ulteriori aumenti delle temperature, per cui è probabile che gli eventi siccitosi si intensificheranno in futuro.

6.1.C Portate del Po a Pontelagoscuro

19

6.1.3 Il rischio siccità

Fonte: www.arpae.it

anno


// analisi

6.1.4 La salinizzazione Si è già detto che l’alto Adriatico è una delle aree più affette da salinizzazione in Italia. Infatti, dai dati del Consorzio di Bonifica Delta Po e Adige5, si può vedere come la risalita del cuneo salino, facilitata dalla rettificazione di molte aste fluviali, sia fortemente aumentata in tutti i rami del Delta dagli anni ‘50 ad oggi (figura 6.1.D). Nel Po di Volano è stata registrata presenza di acqua salata fino alla “Romea, a 7 km dalla foce. Circa 2000 ha vengono irrigati prelevando quest’acqua, con potenziali gravi danni per le colture.

Inoltre l’acquifero freatico costiero dell’Emilia-Romagna, a causa dell’innalzamento del mare, presenta spessori d’acqua salata sempre più rilevanti6 (figura 6.1.E). Nelle terre del Po di Volano l’acquifero è segnalato come quasi del tutto salinizzato tra valle Bertuzzi e il Bosco Mesola. Anche uno studio più recente7 conferma il dato, mostrando come l’ingressione di acqua salata nel Bosco della Mesola ne stia cambiando gli equilibri ecosistemici, appiattendone la biodiversità.

6.1.D Risalita del cuneo salino

SS309

Rome

a

Anni ‘50-’60 Anni ‘70-’80 Anni 2000 km dalla foce Adige 12 km Po 25 km

Po di Goro 20 km Po di Volano 7 km Fonte: Colombo P. e Tosini L., Sessant’anni di bonifiche nel delta del Po, cap.4, pp.130-131, Consorzio di bonifica Delta Po Adige, Taglio di Po (Rovigo), 2009.

145


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

6.1.E Salinizzazione dell’acquifero freatico costiero dell’Emilia-Romagna

Dolce Dolce rilevante Dolce sottile Salata

Mesola Codigoro

Comacchio

Ravenna

spessore (S):2/24 m base (B): -2/-23 m s.l.m

S

B

acqua dolce

livello del mare ia cc acqua salata te In rfa

Rimini

Bonzi L. et al., L’acquifero freatico costiero della regione Emilia-Romagna: modello geologico e stato di salinizzazione, in Il Geologo dell’Emilia-Romagna, Gennaio 2010.

146


// analisi

6.1.5 L’inquinamento ambientale In base alla definizione data dall’APAT8, l’agricoltura meccanica o tradizionale è quel metodo di produzione agricola che “fa ricorso ad una forte spinta nella meccanizzazione, ad un ampio uso di prodotti chimici di sintesi per la fertilizzazione ed i trattamenti antiparassitari, all’impiego ed alla produzione di piante e animali geneticamente selezionati e ad una spiccata specializzazione aziendale”. Ciò ha provocato effetti negativi sull’ecosistema agricolo delle terre basse (perdita di fertilità, comparsa di organismi resistenti ai trattamenti fitosanitari e conseguente aumento del numero e della tossicità dei trattamenti stessi, appiattimento delle biodiversità) e sulle zone

umide limitrofe (eutrofizzazione da fertilizzanti e reflui zootecnici, inquinamento da pesticidi). In base ai dati regionali9, il ferrarese risulta tra le aree dell’Emilia-Romagna in cui si fa più impiego di fitofarmaci e presenta un acquifero vulnerabile ai nitrati di origine agricola per la facilità di percolazione in falda (figura 6.1.F). L’inquinamento ambientale è riscontrabile anche nell’analisi dell’AIPO10 sullo stato ambientale del bacino del Volano. dove si segnala uno stato ecologico piuttosto scarso nei corpi idrici dell’intero bacino, e uno stato chimico non buono per i corpi idrici sotterranei.

6.1.F Inquinamento da agricoltura meccanica in E-R

Impiego di fitofarmaci 2009-2011 (kg/anno/mq) <3 25-50 50-100 3-12 >100 12-25

Contaminazione delle falde da nitrati zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola

Fonti: Deserti M. et al., Dati ambientali 2016. La qualità dell’ambiente in EmiliaRomagna, ARPAE, Bologna, 2017; https://ambiente.regione.emilia-romagna.it

147


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

6.1.6 In sintesi Gli scenari che si prospettano per l’agricoltura delle terre basse, soprattutto nelle aree costiere di bonifica recente, non sono confortanti. La salinizzazione dei suoli e la risalita del cuneo salino, combinate con la crescente siccità estiva, potrebbero compromettere la produttività di molte colture, obbligando ad un aumento della meccanizzazione. Non a caso negli ultimi anni sono state avviate, in attuazione delle politiche comunitarie per il ritiro dei seminativi e grazie all’impegno del Parco del Delta, attività di riconversione dell’agricoltura verso forme più sostenibili e verso produzioni biologiche. Inoltre recentemente alcune aree improduttive sono state riallagate o rimboschite avvalendosi dell’incentivo offerto attraverso le politiche comunitarie per il ritiro dei seminativi3. NOTE 1 Geoportale dell’Emilia-Romagna, Mappe di uso del suolo. 2 Frase riferita alle aree dell’ex-valle della Falce, in Minarelli G., Gestioni rurali attente alle problematiche idrologiche e geologiche nella Stazione Volano-Mesola-Goro del Parco Regionale del Delta del Po, Accordo agro-ambientale locale, Marzo 2001. 3 www.parcodeltapo.it/ambiente-e-territorio/ agricoltura. 4 fino a +2,5 °C per le massime annuali 20212050. (fonte: Antolini G. et al., Atlante climatico dell’Emilia Romagna 1961-2015, ARPAE, Bologna, 2017)

148

5 Colombo P. e Tosini L., Sessant’anni di bonifiche nel delta del Po, cap.4, pp.130-131, Consorzio di bonifica Delta Po Adige, Taglio di Po (Rovigo), 2009. 6 Bonzi L. et al., L’acquifero freatico costiero della regione Emilia-Romagna: modello geologico e stato di salinizzazione, in Il Geologo dell’Emilia-Romagna, Gennaio 2010. 7 Gerdol et al., Wetland Plant Diversity in a Coastal Nature Reserve in Italy: Relationships with Salinization and Eutrophication and Implications for Nature Conservation, in Estuaries and Coasts, n.41, pp. 2079-2091, Aprile 2018. 8 Forconi V., Rapporto sull’agricoltura biologica, APAT, Roma, 30 Novembre 2004. 9 Vedi allegato 1 in https://ambiente.regione. emilia-romagna.it/it/acque/approfondimenti/ documenti/aggiornamento-del-quadro-conoscitivo-di-riferimento-carichi-inquinanti-bilanci-idrici-e-stato-delle-acque-ai-fini-del-riesame-dei-piani-di-gestione-distrettuali-2015-2021. 10 AIPO, Mappa delle reti di monitoraggio e rappresentazione cartografica dello stato delle acque superficiali e sotterranee, in Piano di gestione del distretto idrografico del fiume Po (Riesame e aggiornamento al 2015), Parma, Marzo 2016.


// analisi

6.2 Turismo e scambi commerciali 6.2.1 La città costiera diffusa Un’attività economica importante per l’area è il giro d’affari estivo generato dai Lidi e dagli stabilimenti balneari costieri. I Lidi passano da aree altamente popolate da turisti e lavoratori nel periodo estivo, a vere e proprie città fantasma nel resto dell’anno, con un numero di abitanti che per il territorio Comacchiese ad esempio varia dai 300.000 (estivi) ai 23.000 (invernali)1.

I principali problemi per la città diffusa costiera dei lidi, oltre alle frequenti ingressioni marine viste nel capitolo precedente, sono costituiti da due situazioni opposte fra loro: nella stagione estiva il congestionamento di tutto litorale, nel resto dell’anno la perdita di attrattività dell’area.

Spiaggia di un lido ravennate nella stagione estiva

149


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

6.2.2 La SS 309 “Romea” Parallela alla linea di costa corre la strada statale n.309 “Romea”, che da strada brecciata tracciata dai Benedettini è divenuta un’arteria stradale che funge di fatto da autostrada tra Ravenna e Venezia, fondamentale per il trasporto su gomma delle merci. La strada è una barriera fisica tra il sistema costiero e l’entroterra caratterizzata dall’assenza di attraversamenti sicuri e quindi da un alto grado di pericolosità. Gli elevati livelli di traffico (soprattutto autocarri) incrementano la sua natura di elemento di rottura all’interno del territorio1. Inoltre ai suoi bordi è presente una ur-

banizzazione diffusa impattante a livello paesaggistico e ambientale, soprattutto nel caso di grossi poli industriali sorti a sud di Mesola, e a nord dell’Abbazia di Pomposa. Nell’ultimo caso si tratta di uno stabilimento produttivo di Conserve Italia, costruito molto vicino ad uno dei più importanti siti Unesco della Regione di cui degrada l’alto valore paesaggistico. NOTE 1 Farinella R. (a cura di), Acqua come patrimonio. Esperienze e savoir faire nella riqualificazione delle città d’acqua e dei paesaggi fluviali, Dipartimento di Architettura-CITER e Ente di gestione per i parchi e la biodiversità-Delta del Po, Ferrara, 2013.

Vista della SS 309 “Romea” e della Zona Industriale di Pomposa dal campanile dell’Abbazia

150


// analisi

6.3 Nuove (vecchie) opportunità A differenza dell’agricoltura, che vi si è instaurata su vasta scala in anni recenti, l’acquacoltura e la pesca sono attività praticate da secoli in tutto il delta del Po. 6.3.1 Scenari globale

per

la FAO spiega che il consumo di pesci, crostacei e molluschi è previsto in forte crescita su scala sia globale che locale (figura 6.3.A). Di conseguenza crescerà anche la produzione ittica ma ciò, a causa del sovrasfruttamento dei mari, non avverrà con l’aumento del pescato selvatico bensì grazie all’acquacoltura (figura (6.3.B),

l’acquacoltura

Il rapporto Fisch to 2030 pubblicato dal-

6.3.A Domanda di prodotti ittici al 2030 (in milioni di tonnellate) 140,3

Mondo 19,4 23,4

Europa

1,2 1,8

Italia

261,2

+46%

+20% 2007 2030

+50%

6.3.B Produzione ittica globale 180

totale

140 120

pesca

100 80 60

acquacoltura

40 20 0

19 8 19 4 8 19 7 9 19 0 9 19 3 9 19 6 9 20 9 0 20 2 0 20 5 0 20 8 1 20 1 1 20 4 1 20 7 2 20 0 2 20 3 2 20 6 29

Milioni di tonnellate

160

dati proiezioni

Anno

151


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

Secondo quanto riportato nel Piano Strategico per l’acquacoltura in Italia 20142020, l’Europa, pur essendo dipendente dall’importazione (autoapprovvigionamento al 35%) è il primo mercato mondiale di prodotti di origine acquatica. L’Italia risulta tra i principali paesi dell’UE produttori in acquacoltura (figura 6.3.C), con un’incidenza, rispetto

alla produzione dell’Unione, di alcune specie allevate molto elevata (ad esempio 94% per la vongola verace, ed il 71% per cozze e mitili). In particolare, le prime tre regioni italiane per produzione acquicola sono quelle bagnate dall’alto adriatico (figura 6.3.D).

6.3.C Principali paesi UE produttori in acquacoltura Spagna 21,1%

Altri 22,4% Volume

Grecia 11% Italia 13%

Francia 16,3%

Spagna 10,4%

Altri 21,3% Valore

Grecia 16,5%

Regno Unito 16,2%

Francia 18,6% Regno Unito 22,5%

Italia 10,7%

6.3.D Prime dieci regioni per produzione acquicola in Italia 1-Emilia Romagna 2-Veneto 3-Friuli 4-Puglia 5-Lombardia 6-Sardegna 7-Abruzzo 8-Marche 9-Lazio 10-Sicilia (Anno 2013)

0

5

pesci

10 15

20

molluschi

25

30

35

40

crostacei

Fonti: FAO, Fisch to 2030. Prospects for Fisheries and Aquaculture, World Bank Report 83177, Dicembre 2013; MIPAF, Piano Strategico per l’acquacoltura in Italia 2014-2020, in Programma Operativo FEAMP, Allegato 6; 18 Novembre 2015.

152


// analisi

6.3.2 Pesca e acquacoltura nell’Alto Adriatico Per le sue numerose lagune e zone umide, la costa nord adriatica ben si presta alle attività di pesca e acquacoltura (figura 6.3.D). Sulla base dei dati forniti da Veneto Agricoltura1, tutte le regioni nord adriatiche stanno facendo registrare una diminuzione delle imprese di pesca e un aumento di quelle acquicole. n. imprese (2014)

variazione 2014/2005

FRIULI

283

-20,7%

139

+67,5%

VENETO

1408

-21,1%

1562

+76,9%

PROVINCIA DI FERRARA Quota 2017 regionale

variazione 2017/2009

385

52%

-81

1.349

93%

+355

Fonti: Camera di Commercio Ferrara, osservatorio dell’economia, IV trimestre 2017.

L’Emilia-Romagna presenta, nei suoi mercati ittici, principalmente prodotti locali allevati o pescati lungo la costa. All’interno di questo sistema di produzione e vendita vi è la città di Goro, nella cui sacca situata alla foce del Po di Volano si allevano ogni anno tonnellate di vongole, cozze e molti altri prodotti ittici. Questi vengono poi venduti freschi al mercato cittadino, oppure portati nello Stabulario, da cui, dopo un processo di depurazione, controllo, rifinitura ed imballaggio sono pronti per essere esportati in tutta Europa.

EMILIA-ROMAGNA

778

-10%

1307

+69,3%

n. imprese di pesca

n. imprese di acquacoltura

Fonte: Veneto Agricoltura.

153


IL CONFINE DELL’ACQUA / processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

6.3.D Economia ittica nel distretto nord-adriatico

Marano

Grado Caorle

Trieste

Emilia-Romagna Produzione mercati ittici (2014): locale: 5.338 ton; 21,6 mln € totale: 5.979 ton; 24,7 mln €

Venezia

Commercio estero (2014): esportazioni: 47,3 mln € (+44,5% 2004) importazioni: 55,4 mln € (-14,6% 2004)

Chioggia

Prodotti

Porto Viro Pila

locali: 100%

Scardovari

Tipologia di produzione pesca in mare: 95%

q: 12%

pesca in laguna: 3%

v: 11%

vallicoltura: 2%

Goro locali: 100% Porto Garibaldi

locali: 95%

pesca in mare: 90%

q: 16%

vallicoltura: 10%

v: 14%

pesca in mare: 100%

q: 30%

nazionali: 5%

locali: 76%

v: 27%

pesca in mare: 100%

nazionali: 18% Cesenatico

Rimini Confini regionali Mercati ittici “misti” Mercati ittici “alla produzione”

Fonte: Veneto Agricoltura.

154

Quantità (q) e Valore (v)

q: 28% v: 38%

esteri: 6%

locali: 96%

pesca in mare: 99%

q: 14%

nazionali: 4%

Maricoltura: 1%

v: 10%

Cattolica


// analisi

6.3.3 Conclusioni L’acquacoltura è una pratica da sempre esistita nelle terre basse del Volano, e che è stata molto ridimensionata dalle recenti bonifiche in favore dell’agricoltura. Oggi però quest’ultima, è in forte crisi, al contrario della produzione acquicola che meglio si adatta alle caratteristiche geomorfologiche e alle dinamiche climatiche in atto sul territorio. NOTE 1 www.venetoagricoltura.org/2015/06/temi/ il-distretto-di-pesca-nord-adriatico-2015.

Pescatori nella Sacca di Goro

155


1 1 1

1 1 1 1 1

3

1

1

2

1

Va l l e Cantone

+57%

Va l l e Nuova

+28%

L a g o Nazioni

+8%

1

2

1

2

0

1

2

5 km


6.3.E Mappa delle terre basse di sintesi del capitolo

Prese d’acqua Impianti idrovori irrigui Canale irriguo adduttore di secondo livello Canale irriguo adduttore di terzo livello Canale irriguo della rete secondaria Canali di scolo

1

4

n

Urbanizzato Mercato Ittico Stabulario (Centro di lavorazione dei prodotti ittici) SS”Romea”: Ambito di urbanizzazione diffusa disordinata Aree impattanti lungo la Romea Aree che risentono dell’impatto della Romea Strade principali Strade secondarie Ferrovia Attività economica (vedi inizio capitolo) Risalita del cuneo salino Aree irrigate da tratto di fiume che risente di risalita del cuneo salino

%

Variazione del grado di salinità dell’ acqua tra il 2001 e il 2016 Estensione della salinizzazione (dolce sottile) nell’acquifero costiero Aree boscate

Ingressione dell’acqua salata nel Bosco Mesola Aree salinizzate nel 2003 Aree salinizzate 2016


// strategia 158


159


// strategia 160


07 RIPENSARE IL CONFINE DELL’ACQUA IL DELTA DEL PO NEL CONTESTO GLOBALE

tavola 7 161




IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

7.1 Un passo indietro Si fa ora un passo indietro dalla scala locale a quella globale europea, per dare un quadro di sintesi degli approcci e delle esperienze progettuali più all’avanguardia che si sono registrate in Europa negli ultimi decenni in ambiti fluviali e deltizi, che saranno uno dei riferimenti progettuali fondamentali per la definizione del quadro strategico e del processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano. 7.1.1 L’Europa: di adattamento ecosistemico

La strategia e l’approccio

L’Unione Europea ha lentamente preso coscienza di quanto il cambiamento climatico influisca sui rischi idrogeologici, ambientali, economici e sociali in tutto il continente, e con l’inizio del nuovo millennio ha proposto strategie alternative all’approccio “rigido” basato sulla mitigazione e sulla resistenza ai fenomeni climatici. Nel 2000, con la Convenzione sulla Biodiversità Biologica , l’UE ha messo a punto una nuova metodologia di pianificazione territoriale: l’approccio ecosistemico. Si tratta di “una strategia da applicare per una gestione integrata delle risorse della terra, dell’acqua e della vita, al fine di garantirne la conservazione ed un uso sostenibile ed equo”, in cui ci si prefigge di raggiungere un equilibrio tra tre obiettivi: la conservazione, l’uso sostenibile e la 164

ripartizione giusta ed equa dei benefici derivanti dallo sfruttamento delle risorse di biodiversità1. Nel 2013, inoltre, la Commissione europea ha adottato la Strategia europea di adattamento ai cambiamenti climatici, con l’obiettivo di rafforzare il livello di preparazione e la capacità di resilienza agli impatti dei cambiamenti climatici a livello europeo, nazionale, regionale e locale2. L’Italia, recependo la linea strategica dell’Unione, ha adottato una Strategia nazionale di adattamento nel 2014 e sta elaborando un Piano nazionale di Adattamento. Queste nuove strategie hanno avuto già diversi riscontri pratici nella pianificazione e progettazione in ambiti fluviali e deltizi. Sono riportati due esempi qui di seguito. 7.1.2 Il delta del Reno L’Olanda, il cui territorio coincide in gran parte con il delta del fiume Reno, ha elaborato un programma nazionale denominato Room for the River (Spazio per il fiume) il cui obbiettivo è “dare più spazio al fiume per poter gestire livelli di acqua sempre più alti”. Sulla base del piano (figura 7.1.A), in più di 30 località sono già state intraprese azioni come la rimozione di dighe, lo spostamento di argini, e il riallagamento di alcune aree, per lasciare spazio suffi-


// strategia

ciente ai corsi d’acqua perché esondino in modo sicuro. Questo ha dato anche l’opportunità di riprogettare alcuni spazi pubblici urbani e rurali migliorandone le qualità e la fruizione.

7.1.A Il piano olandese Room for the River 1 Scavo dell’alveo di piena

2 Bacini di accumulo

3 Canale acque alte

4

Ijs

se

1

5

6 6

1

1

6

1 6

1

1

4

4

4

5

6 Rinforzo argini

M

os

a

6

no

4

5 Rimozione ostacoli

8

Re

7

2 4 4

Waal

4 Spostamento argini

2

1

3

6 2

l

3

6

Nederrijn

1

7 Depolderizzazione

PAESI BASSI

8 Scavo del letto del fiume

Fonte: https://www.ruimtevoorderivier.nl.

165


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

7.1.B Esempi di progetti del piano Room for the River realizzati Localizzazione

Ragioni

Estensione

Fiume Ijssel

Difficile drenaggio delle acque a mare.

60 km

2

Rischio di alluvioni per le aree agricole e gli insediamenti urbani lungo il fiume .

Fiume Waal (Lent) 4

Difficile drenaggio a mare delle acque a causa dell’eccessiva canalizzazione del fiume.

5 km

Rischio di alluvione per le città di Lent e Nijmegen.

Noordwaard Polder 7

Aziende agricole a rischio di alluvione. Sconnessione dell’ecosistema dal mare.

Fonte: https://www.ruimtevoorderivier.nl.

166

45 kmq


// strategia

Intervento

Durata

Effetti

Scavo di nuovi bacini d’espansione e canali lungo il corso del fiume.

1990-1996

Riduzione del livello dell’acqua nel periodo di piena di 10-20 cm. Miglioramento della qualità ambientale e della produzione agricola

Spostamento dell’argine nord in località Lent, apertura di un canale ausiliario, e progettazione di un parco pubblico nella nuova isola fluviale creatasi.

2012

Parziale riallagamento del “polder” con rottura puntuale degli argini e messa in sicurezza agricole su terrapieni (terps).

2009-2014

Riduzione del livello dell’acqua nel periodo di piena fino a 35 cm. Nuovo spazio qualità.

pubblico

di

Riduzione del livello dell’acqua dai 6 ai 30cm. Nuova influenza delle mareggiate nell’ecosistema e conseguente aumento della biodiversità.

167


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

7.1.3 Il fiume Skjern Il progetto di riqualificazione ambientale e paesaggistica lungo la vallata meridionale del fiume Skjern in Danimarca è stato uno dei primi esempi di approccio progettuale ecosistemico in Europa. L’ambito di progetto presentava uno stato di fatto molto simile a quello delle terre basse del Po di Volano. Lo Skjern era un canale regimato, e scorreva in un territorio bonificato meccanicamente i cui principali problemi erano il rischio di alluvione e l’ inquinamento (da agri-

coltura e allevamento ittico intensivo). Il progetto (figura 7.1.C) ha riconfigurato il paesaggio fluviale assecondando le dinamiche naturali del fiume, grazie allo scavo di nuovi meandri fluviali ed il ripristino di praterie, boschi e zone umide, che hanno portato benefici idraulici, ambientali, ed eco-turistici all’intero territorio. NOTE 1 Carrabba P., L’appoccio ecosistemico e il ruolo delle comunità locali nella tutela della biodiversità, ENEA, Ottobre 2014.

7.1.C Progetto di riqualificazione ambientale e paesaggistica del fiume Skjern Area di progetto

Vorgod

Inquadramento:

fium

e Skj

ern

Omm

e

Stato: Danimarca Lunghezza: 94 km Portata media: 206 mc/s Bacino idrografico: 2.100 kmq Altitudine sorgente: 70 m s.l.m Foce: Mare del nord

Il progetto (processo): 1987 prima discussione in parlamento dibattito pubblico analisi scientifica e tecnica acquisto e assegnazione della terra lesgislazione pianificazione informazione ambientale 1999 inizio dei lavori

2005 fine dei lavori

168

4 km di nuovi meandri scavati 1,5 km di nuovi argini costruiti

27mln mc di suolo movimentati 2200 ha di suolo trasformati

5 ponti e 10 passerelle ricostruite 2 impanti idrovori rimossi


// strategia

mare del nord

Prima

SKJERN

Skjern

zato

canaliz

canale parallelo meridionale TARM

fiu

me

Om

me

Dopo

mare del nord

SKJERN

fiume

Il paesaggio Terreni agricoli Fiumi e canali Laghi Boschi Prati Aree umide

Skjern TARM

Prima dell’intervento (%) 77 7 0 3 5 7

fiu

me

Om

me

Dopo l’intervento (%) 0 6 23 3 59 9

Fonte: Pedersen M. L. et al., Restoration of Skjern River and its valley: Project description and general ecological changes in the project area, in Ecologial Engeneering n.30, pp.131-156, 2007.

169


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

7.2 Il processo di rigenerazione 7.2.1 Un nuovo approccio Come sostiene il filosofo ungherese Ervin László, “se il mondo è davvero vicino al cosiddetto punto del caos, i problemi non si possono risolvere con lo stesso livello di pensiero che avevamo quando gli stessi si sono creati”. Nei capitoli precedenti si è visto come l’approccio “rigido” alla gestione dei corpi idrici sia una delle principali cause dei problemi idrogeologici delle terre basse, e come questo approccio puramente tecnico abbia cancellato in pochi decenni quasi ogni memoria storica del paesaggio deltizio, generandone uno totalmente asciutto caratterizzato da grandi e regolari appezzamenti agricoli e dominato dalla SS 309 “Romea” (figura 7.2.A). Si può dunque ipotizzare la definizione di una strategia di rigenerazione delle terre basse del Volano, che muova da un nuovo approccio ecosistemico e adattivo che asseconda le dinamiche naturali del fiume e del suo delta, incrementando così la resilienza del territorio e riconfigurando un paesaggio anfibio dominato dal ramo deltizio che lo ha generato, il fiume Po di Volano (figura 7.2.B).

170


// strategia

7.2.A Oggi / approccio “rigido�

7.2.B Progetto / approccio ecosistemico-adattivo

171


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

7.2.2 Una sintesi delle criticità Qui di seguito si dà un quadro di sintesi delle principali criticità emerse nei capitoli di analisi, a cui il progetto tenterà di dare risposte adeguate secondo il nuovo approccio illustrato in precedenza. Rischio idrogeologico

Criticità ambientali e produttive

Abbandono del patrimonio culturale

Pericolo alluvione da fiume e canali

Inquinamento da agricoltura meccanica

Percorsi di mobilità dolce frammentati

Erosione costiera

Biodiversità compromessa

Patrimonio architettonico non valorizzato o in rovina

Pericolo alluvione da mare

Scarsa produttività dei terreni agricoli costieri

Contesti fluviali urbani e rurali non valorizzati

172


// strategia

7.2.3 La strategia progettuale Sulla base delle criticità, suddivise in tre macro-temi, si sono elaborate altrettante linee guida strategiche: 1/ Gestione del rischio idrogeologico. 2/ Gestione razionale dell’elemento idrico bilanciando usi produttive e ambientali. 3/ Valorizzazione del patrimonio storico-culturale e naturalistico. Ogni linea strategica si sviluppa orientandosi verso tre obiettivi specifici, che vengono realizzati in modi diversi attraverso azioni (vedi pagine seguenti). Data la complessità del piano e dei difficili rapporti di gestione di un territorio, non risulterebbe appropriato definire dei precisi orizzonti temporali. Ciò che preme trasmettere è l’importanza dell’acquisizione della variabile “tempo”: l’attuazione della strategia progettuale non può avvenire se non si tiene conto della variabilità della realtà che è fatta di tempi diversi: quelli della natura, e quelli dell’uomo e dei suoi modi di interagire con l’ambiente, a volta coincidenti, a volte divergenti. Da qui la decisione di scandire il tempo di attuazione del progetto in tre generiche fasi, partendo dalle situazioni di più immediata emergenza fino alle azioni che richiedono tempi più lunghi.

salvaguardia del territorio dal rischio di alluvione. Le altre due linee strategiche, avranno invece come referenti principali il Parco del delta del Po (E-R), che già da tempo promuove azioni di rinaturalizzazione e metodi di produzione agricola più sostenibile, ed il GAL Delta 2000, che attualmente, tramite i fondi Europei per lo sviluppo dei territori rurali, oltre a promuovere azioni di salvaguardia ambientale, bandisce concorsi per incentivare un turismo di tipo naturalistico basato sulla mobilità dolce nell’area Leader di sua competenza di cui le terre basse del Volano fanno parte. Infine, è importante sottolineare che, proponendo questa strategia progettuale, si vuole “provare, partendo dalla propria competenza disciplinare, ad estendere sperimentalmente lo sguardo ad altri approcci, ad altri linguaggi, ad altre discipline. Osare uno sguardo generale, dall’alto, azzardare una visione unificante, pur sapendo che sarà approssimativa e imperfetta, e dunque non presentarla come un risultato, ma come un esperimento, una prova da sottoporre al vaglio degli esperti delle altre discipline (e anche della propria)” (Salvatore Settis, Architettura e democrazia).

Il principale soggetto di riferimento per la gestione delle azioni previste nella prima linea strategica è il Consorzio di Bonifica della Pianura di Ferrara, per il ruolo primario che già oggi occupa nella 173


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

OBIETTIVI

AZIONI / fase 1 Consolidamento strategico delle arginature fluviali

1/ Gestione del rischio idrogeologico

Attenuare i picchi di piena e creare aree di esondazione del fiume

Rimozione delle strutture balneari esposte ad alto rischio di alluvione da mare

Flessibilizzare il margine costiero terra-acqua

Individuazione di aree a rischio alluvione nelle ex valli della Giralda e Pomposiane e stipulazione di accordi operativi con le aziende agricole presenti nelle suddette aree per un processo di riallagamento che prevede:

Ripristinare aree umide costiere 174

1// Ricostruzone di fabbricati esposti ad alto rischio di alluvione su terrapieni appositamente costruiti


// strategia

AZIONI / fase 2

AZIONI / fase 3

Scavo e/o allargamento dell’alveo del fiume, creando golene allagabili e vasche di laminazione lungo il Po di Volano Scavo di antichi meandri fluviali e ripristino del Canale Galvano

Ripristino dell’antico cordone dunoso alla foce del Po di Volano tramite un sistema di arelle per la captazione di sedimenti eolici e per mezzo di ripascimenti

2// Esondazioni di parte delle acque drenate dai canali collettori nelle aree suddette in caso di forti piene, con compensazione economica per il servizio svolto a favore delle aree agricole limitrofe e dei centri abitati protetti dalle piene.

3// Dismissione dei canali di bonifica e ripristino delle valli Falce, Porticino, Canneviè, Bosca, Tamarisara

175


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

2 / Gestione razionale dell’elemento idrico bilanciando usi produttivi e ambientali

OBIETTIVI

176

AZIONI / fase 1 Aumento della sezione dei canali del reticolo principale mediante la creazione di un alveo a due o più stadi in aree di difficile drenaggio delle acque

Promuovere il miglioramento della qualità dei corpi idrici e della loro capacità depurativa

Stimolare approcci imprenditoriali nello sviluppo di prodotti sostenibili che contribuiscono a incrementare la biodiversità e il valore del paesaggio

Utilizzare i corpi idrici con valenza sociale a fini commerciali, didattici, ricreativi e per la produzione di nuove energie, preservandone le qualità


// strategia

AZIONI / fase 2

AZIONI / fase 3

Incentivi alla creazione di fasce tampone vegetate poste lungo i canali di scolo del reticolo idrografico minore, che agiscano come filtri per la riduzione degli inquinanti generati dalle attività agricole che le attraversano

Stipulazione di accordi agroambientali per il ritiro dei seminativi e il passaggio a una produzione integrata o biologica inseribile nei “Prodotti di Qualità Parco Delta del Po – Emilia Romagna”

Promozione di fliere corte e attività didattiche, dimostrative e promozionali nelle aziende agricole e acquicole, per la costruzione di rapporti di conoscenza e di fiducia tra i produttori e i consumatori

Utilizzo delle nuove golene fluviali come bacini di accumulo d’acqua per utilizzo irriguo o di ricarica della falda

Incentivazione di tecniche di acquacoltura conformi ai bioritmi vallivi nelle nuove valli Tamarisara e Canneviè, coinvolgendo allevatori e agricoltori interessati a innovare le proprie tecnologie. Tecniche: a//acquacultura estensiva diversificata b//impianti pilota di acquaponica c//centri di allevamento e raccolta di alghe per la produzione di energie rinnovabili

177


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

3 / Valorizzazione del patrimonio storico-culturale e naturalistico

OBIETTIVI

Organizzare un sistema a rete intermodale il cui asse portante sia l’asta fluviale del Volano

Creare un museo diffuso lungo il Po di Volano di valorizzazione fruitiva e visuale del territorio delle bonifiche

Incentivare un turismo lento a “doppio affaccio” costa-entroterra

178

AZIONI / fase 1 Prolungamento della linea f e r r o v i a r i a Ferrara-Codigoro fino a Pomposa su tracciato già esistente e creazione di un nuovo capolinea del Treno del Delta con partenza da Bologna

Miglioramento della fruizione e/o apertura al pubblico di siti storico architettonici e naturalistici poco valorizzati: -Impianti idrovori di Codigoro -Tenuta Campello -Valle Bertuzzi Investimenti a sostegno della cartellonistica e segnaletica coordinata delle principali opere idrauliche attive e storiche


// strategia

AZIONI / fase 2 Completamento dei percorsi ciclopedonali -percorso principale lungo il Po di Volano -percorsi trasversali lungo i paleoalvei storici, i canali collettori della rete di bonifica, e la linea di costa

AZIONI / fase 3 Creazione lungo il fiume di nodi di interscambio t e r r a - a c q u a (barca-bici-treno), attrezzati con cicloservizi, molo di attracco turistico, punti di ristoro e di soggiorno

Avvio di processi di recupero e riutilizzo di siti degradati di importanza storico architettonica tramite: 1// Studio di fattibilitĂ per l’ individuazione di diversi tipi di uso cui è possibile sottoporre i beni da valorizzare, e coinvolgimento dei soggetti pubblici e privati interessati

Rimboschimenti con funzione ecologica e di mitigazione da infrastrutture impattanti: -Da Pomposa al Po di Volano lungo la SS309 Romea -Dalla pineta di Volano a Valle Bertuzzi nei vuoti urbani del Lido di Volano

2// Avvio di progetti specifici di valorizzazione e recupero

Costruzione di passerelle, torrette panoramiche, e punti di birdwatching e di sosta (strutture lignee rimovibili) nella Valle Bertuzzi e nelle nuove Valli Falce, Porticino, e Bosca, adibite a fruizione turistica Rirogettazione nel retroduna degli stabilimenti balneari precedentemente rimossi con strutture flessibili e rimovibili nel periodo invernale

179


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

suolo agricolo

180

spazio del fiume e dei canali

Le azioni sono principalmente mirate a mettere in sicurezza il territorio, per poter procedere con un aumento dello spazio per l’acqua nelle fasi successive. Si arretrano gli argini fluviali, si allarga la sezione dei canali collettori, si ricostruiscono su terrapieni i manufatti esposti a rischio di alluvione e si rimuovono gli stabilimenti balneari dalla spiaggia del Lido di Volano in vista di una loro riprogettazione successiva. Inoltre si rendono fruibili siti privati di interesse storico-naturalistico lungo il corso del fiume, e si crea un capolinea del “Treno del Delta” a nord di Pomposa, sfruttando il tracciato ferroviario già esistente.

Abbazia di Pomposa

Torri di Tieni

A-A’

Po di Volano_Isola del Varano

“Dove il confine tra terra e acqua è ancora poco più di una linea”

Impianti idrovori di Codigoro

I diagrammi delle pagine precedenti, se affiancati, vanno a creare tre scenari temporali di azioni, uno per ogni fase. La seguente rappresentazione grafica, in forma diagrammatica, di tali scenari mostra come la strategia configuri un vero e proprio processo di ridefinizione del confine dell’acqua e di adattamento antropico ad esso.

Ex zuccherificio Eridania

Fase 1

Po di Volano_Codigoro

7.2.4 Il processo di azioni

spazi d’espansione del fiume e dei canali

valli


// strategia

A

A’

percorso ciclopedonale esistente

Mare Adriatico

SS309 Romea

Lido di Volano

Valle Bertuzzi

cordone dunoso

Po di Volano_Foce

Chiavica dell’agrifoglio area naturale

Pineta di Volano

Siti di importanza storico-architettonica Siti ad elevato valore naturalistico Impianti Idrovori Apertura al pubblico del sito Aree individuate per il riallagamento

Arginature da consolidare Canali collettori a sezione allargata Linea ferroviaria Capolinea “Treno del Delta” Strutture balneari rimosse Fabbricati da spostare su terrapiani

181


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

Fase 2 “Dove il confine da linea diventa spazio” Per dare inizio al processo di ridefinizione del margine terra-acqua si scavano le aree golenali fluviali aumentando lo spazio di espansione del fiume, si ripristinano meandri fluviali e canali storici, si utilizzano aree costiere di recente bonifica (messe in sicurezza nella fase 1) come grandi casse d’espansione in caso di eventi meteo-marini estremi. Inoltre si ricostruisce il cordone dunoso in località Lido di Volano con il posizionamento di arelle per la captazione dei sedimenti eolici e per mezzo di ripascimenti. Si attuano rimboschimenti per mitigare l’impatto della Romea vicino all’Abbazia di Pomposa e si iniziano gli studi di fattibilità per progetti di valorizzazione e recupero di altri siti degradati legati alla

A-A’

suolo agricolo

storia del fiume e delle bonifiche. Infine, i nuovi argini fluviali diventano anche percorsi ciclo-pedonali che completano la rete esistente e, con la costruzione di attracchi lungo il corso del Volano, nasce un sistema di mobilità dolce integrato terra-acqua, che migliora la fruizione di questi siti e dell’intero territorio.

spazio del fiume e dei canali

SS309 Romea percorso ciclopedonale esistente

182

spazi d’espansione del fiume e dei canali percorso ciclopedonale di progetto

valli


// strategia

A

A’

Spazio per il fiume Meandri e canali da ripristinare Cordone dunoso da ripristinare Aree ad esondazione controllata Rimboschimenti

aree depresse allagabili in caso di piena

area naturale

Civlocia Po di Volano Altri percorsi Nodi intermodali Progetti specifici di valorizzazione e recupero

area rimboschita

cordone dunoso

183


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

Fase 3 “Dove il nuovo spazio anfibio viene vissuto, rigenerando il territorio” I nuovi spazi ibridi creati diventano sede di attività economiche rispettose dell’ambiente e luoghi di riscoperta del territorio. Si ripristinano definitivamente le valli costiere (Falce, Porticino, Canneviè, e Tamarisara), e vi si propongono attività legate alla produzione acquicola innovativa o al turismo naturalistico. Iniziano inoltre i progetti specifici di valorizzazione e recupero di siti degradati di importanza storico-architettonica lungo il fiume, la costruzione di torrette e passerelle nelle nuove valli ad uso turistico per migliorarne la fruizione pubblica, e si riprogettano stabilimenti balneari

A-A’

suolo agricolo

184

spazio del fiume e dei canali

flessibili nel nuovo retroduna ricostruito. Attraverso questo processo per fasi dunque il margine tra terra e acqua viene ripensato, sia da un punto di vista fisico, trasformandosi da linea rigida a spazio flessibile e mutevole, sia da un punto di vista teorico, poiché alla base del progetto c’è un nuovo rapporto con il fiume (e con l’acqua in generale), considerato non più come fonte di pericolo o di intralcio per le altre attività antropiche, ma come fonte di resilienza, sia in senso idrogeologico che produttivo, e come corridoio culturale generatore, insieme all’uomo, del paesaggio deltizio.

spazi d’espansione del fiume e dei canali

valli


// strategia

A

A’

Nuove Valli Costiere Future aree allagabili

area naturale

cordone dunoso

funzione turistica funzione produttiva

Progetti specifici Nuovi stabilimenti balneari

SS309 Romea

Percorso ciclopedonale implementato

185


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

7.2.5 Il contratto di fiume come strumento di governance del territorio “I Contratti di fiume tracciano il percorso per restituire i corsi d’acqua al territorio e il territorio ai corsi d’acqua.” (Tratto dalla Carta nazionale dei contratti di fiume.) Per la realizzazione e la gestione di un processo lungo e complesso come quello proposto, che presuppone contrattazione pubblico-privata in un ambito fluviale caratterizzato da una forte frammentazione amministrativa , lo strumento di governance1 più adeguato è il Contratto di Fiume. I Contratti di Fiume infatti, introdotti in Italia e in tutta Europa a seguito del II Forum Mondiale dell’Acqua (Aja, Marzo 2000), sono definiti dalla Regione E-R come processi di programmazione negoziata e partecipata (tra le Pubbliche Amministrazioni e i soggetti privati) volti al contenimento del degrado eco-paesaggistico e alla riqualificazione dei territori dei bacini/sottobacini idrografici, il cui cuore propulsivo è la ricostruzione di una visione condivisa del bacino idrografico2. Secondo le indicazioni del X Tavolo dei Contratti di Fiume 3, il contratto si articola in otto fasi: 1/ Sottoscrizione di un documento d’intenti che definisca motivazioni, obbiettivi, e strumenti del contratto da parte dei soggetti interessati (pubblici e privati). 186

2/ Sviluppo di un’approfondita analisi conoscitiva relativa agli aspetti ambientali, sociali ed economici del territorio. 3/ Stesura di un documento strategico che definisca uno scenario a medio-lungo termine che vada ad integrare gli obiettivi della pianificazione di distretto con le politiche di sviluppo locale del territorio. 4/ Definizione di un Programma d’Azione (PA) con un orizzonte temporale ben definito (di solito 3 anni), alla scadenza del quale, sulla base dei risultati del monitoraggio, sarà possibile aggiornare il Contratto di Fiume oppure approvare uno nuovo PA. 5/ Messa in atto di processi partecipativi aperti e inclusivi che permettano la condivisione d’intenti, impegni e finalità tra i soggetti partecipanti al Contratto di Fiume. 6/ Firma del Contratto di Fiume, allo scopo di contrattualizzare le decisioni condivise nel processo partecipativo e la definizione degli impegni specifici dei contraenti. 7/ Messa in atto di un sistema di controllo e monitoraggio del contratto (fasi, azioni, processi deliberativi). 8/ Condivisione al pubblico dei dati relativi al Contratto di Fiume. Fino ad ora, in questo progetto si sono svolte in maniera semplificata le prime quattro fasi di un Contratto di Fiume delle Terre Basse del Po di Volano, cioè si è definita una visione comune per il territorio basata su un nuovo approccio alla gestione fluviale (punto1), si è analizzato il territorio sotto vari aspetti (punto 2),


// strategia

si sono elaborate strategie e obiettivi in linea con le politiche di sviluppo locali (punto 3), e si è definito un programma (processo) d’azioni su tre orizzonti temporali (punto 4). Le ultime quattro fasi del contratto rappresentano quindi il naturale proseguimento dell’iter operativo per l’attuazione ed il monitoraggio delle azioni proposte. Tali interventi potranno essere regolati nel dettaglio da ulteriori accordi operativi da stipulare anche con soggetti diversi dai firmatari del contratto4. Il Contratto di Fiume delle Terre Basse del Po di Volano, sulla falsa riga di altri contratti di fiume stipulati in Emilia-Romagna2, potrebbe configurarsi come segue: Principali soggetti contraenti: / Regione Emilia-Romagna. / Provincia di Ferrara. / Unione dei Comuni del Delta del Po (Codigoro, Fiscaglia, Goro, Lagosanto, Mesola). / Consorzio di Bonifica della Pianura di Ferrara. / Parco del Delta del Po Emilia-Romagna / Gruppo di azione locale Delta 2000. Altri soggetti contraenti o coinvolti con accordi operativi: / Aziende agricole o acquicole interessate ad innovare i loro metodi di produzione (Es: Coperativa Pescatori Goro, Cooperativa agricola Sorgeva.). / Strutture territoriali locali (Università, Scuole, Musei, ecc..). / Strutture partecipative liberamente organizzate o strutturate all’interno del

Contratto e delle sue azioni ( Es: Associazione nautica del Delta). Strutture di coordinamento e gestionali: Dopo una prima fase di coordinamento da parte delle amministrazioni interessate il contratto si attua attraverso la creazione da parte dei principali enti contraenti di due strutture gestionali: 1/ Tavolo tecnico, che coordina e conduce gli incontri del percorso partecipato. 2/ Consiglio di Contratto che gestisce il processo di azioni e supporta i singoli progetti previsti. In Sintesi il contratto di fiume del Po di Volano si configura come una struttura organizzativa aperta ed evolutiva, che agevola la progressiva inclusione di nuovi partner (negli Accordi Operativi e/o nel Programma d’Azione)4 e il loro coordinamento anche in fase di presentazione di candidature a progetti europei o finanziamenti ordinari e straordinari per realizzare azioni comuni5, rientrando in quelli che Alberto Magnaghi, nel suo libro Il progetto locale, definisce “istituti di democrazia partecipata”, in cui “gli scenari di futuro condivisi diventano guida e strumento di valutazione delle decisoni pubbliche e private”.

187


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

7.2.6 I finanziamenti dell’UE Si è già detto come la stipulazione di accordi operativi diventa anche il modo di presentare la candidatura di singoli progetti contenuti nel piano a finanziamenti che l’UE, o direttamente o tramite enti statali e regionali, stanzia in tema di adattamento, ambiente, e sviluppo rurale sostenibile. Di seguito si trovano riassunti i principali fondi e programmi che potrebbero finanziare singole parti del processo. La PAC (Politica Agricola Comune) e il FSR (Fondo di Sviluppo Rurale) La nuova PAC, con una dotazione di 365 miliardi di euro nel periodo 20212027, esigerà una maggiore ambizione sugli aspetti ambientali e climatici, destinando una parte significativa dei finanziamenti per lo sviluppo rurale (FSR) a favore di azioni benefiche per il clima e l’ambiente6. Si potrà quindi fare affidamento su questi fondi negli accordi operativi con i privati per la conversione dei terreni a culture integrate o biologiche, e per la realizzazione di azioni di rimboschimento e soprattutto di riallagamento. FEAMP (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca) Il bilancio dell’UE (2021-2027) continuerà a finanziare la sostenibilità del settore della pesca dell’UE e le comunità costiere che da quello dipendono, si promuoverà l’economia blu nei settori della pesca e dell’acquacoltura, del turismo, 188

dell’energia oceanica pulita o della biotecnologia blu, per stimolare la crescita, salvaguardando nel contempo l’ambiente marino6. Si potrà attingere a questo fondo per progetti che riguardano l’acquacoltura, i cicli acquaponici, e la produzione di energia rinnovabile attraverso le alghe, e soprattutto per il progetto di ripristino del cordone dunoso alla foce del Po di Volano. Programma Orizzonte Europa 2020 e 2027 Fra il 2014 e il 2020 l’UE ha fornito quasi 80 miliardi di euro a favore della ricerca, principalmente attraverso il programma Horizon. In particolare nel nuovo programma Horizon 2027 è previsto uno specifico importo di 10 miliardi di euro a sostegno della ricerca e dell’innovazione in materia di alimentazione, agricoltura, sviluppo rurale e bioeconomia6, quindi sfruttabile per i progetti pilota di ricerca nell’ambito dell’acquacoltura elencati sopra. Programma LIFE Attraverso questo programma, che deriva dalla Strategia Europea di adattamento al cambiamento climatico, l’UE sponsorizza progetti locali di adattamento ai cambiamenti climatici, un tema sempre più rilevante dato che, per il periodo 2021-27, il 25% della spesa dell’Unione sarà per il raggiungimento degli obbiettivi in materia di clima6.


// strategia

Visto che il progetto proposto è anche un piano di adattamento al cambiamento climatico che aumenta la resilienza territoriale, e considerato l’importanza delle zone umide a livello globale per la loro capacità di sequestro del carbonio (vedi capitolo 8), è probabile che molti di questi finanziamenti possano essere intercettati e sfruttati. Progetto INNOCULTOUR Il progetto, finanziato nell’ambito del programma Italia-Croazia, intende identificare forme di integrazione tra il patrimonio culturale, l’offerta turistica e l’industria creativa. L’obiettivo è valorizzare e promuovere siti museali e territori meno noti ma di indubbio rilievo nel quadro del patrimonio culturale dell’area Italia Croazia ed esplorare il loro potenziale di sviluppo economico, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie legate all’industria creativa e culturale8.

2 http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/it/ acque/temi/contratti-di-fiume. 3 Bianchini A. e Stazi F., I contratti di fiume in Italia (e oltre confine). Il X Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume e il Contributo del Ministero dell’Ambiente alla diffusione e all’internazionalizzazione dei Contratti di Fiume, Delegazione Italiana in Convenzione Alpi, Novembre 2017. 4 http://www.parcopanaro.it 5 http://www.fiumemarecchia.it/tavolo-tecnico 6 Commissione Europea, Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, Bruxelles, 2 Maggio 2018. 7 https://europa.eu/european-union/about-eu/ funding-grants_it 8 https://www.deltaduemila.net (Finanziamenti 2014-2020)

Questo è uno degli esempi di finanziamento di cui si può usufruire per la realizzazione di progetti specifici legati al recupero e alla valorizzazione del patrimonio storico-architettonico dell’area. Per esempio il GAL Delta 2000 ha indetto da poco la Joint Call Competition per raccogliere idee e proposte riguardo a tale tema. NOTE 1 Intesa come “insieme delle tecniche, delle pratiche e delle istituzioni che delimitano il quadro all’interno del quale si definiscono le concrete azioni di governo del territorio e/o dell’ambiente” (fonte: Treccani-online alla voce governance territoriale-ambientale).

189


// strategia


08

IL MASTERPLAN

tavola 8 191




IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

8.1Il margine anfibio Il Masterplan del basso corso del Po di Volano (figura 8.3.A) rappresenta un quadro di sintesi delle azioni progettuali previste nelle fasi delineate nella strategia progettuale, e funge da strumento operativo per l’effettiva realizzazione degli interventi in maniera coordinata e funzionale, sulla base degli accordi presi nel Contratto di Fiume delle Terre Basse del Po di Volano tra i vari soggetti coinvolti. 8.1.1 Il ripristino di zone umide e del cordone dunoso Per ridare più spazio al fiume e all’acqua, si sono individuate sette tecniche di intervento, rappresentate schematicamen-

te di seguito (figura 8.1.A), e mappate nel Masterplan. Si tratta di operazioni di flessibilizzazione del margine di fiumi e canali, e della costa, che traggono ispirazione e riferimenti metodologici dalle azioni previste nel piano olandese Room for the River, dalle linee guida dalla Regione E-R1,2 e dell’ANPA3 per la riqualificazione ambientale dei canali di bonifica, per la manutenzione dei corsi d’acqua e delle opere di difesa costiere, e per la ricostruzione di aree umide, e da progetti già realizzati in Regione come le casse di espansione del fiume Panaro (Modena) o il ripristino del cordone dunoso alla foce del fiume Bevano (Ravenna).

8.1.A Tecniche di intervento sul confine tra terra e acqua Lungo il litorale: 7 Ripristino del cordone Dunoso arelle di captazione dei sedimenti eolici

ripascimenti

194


// strategia

Lungo il fiume: 1

Nelle aree depresse: 4 Allargamento della sezione del canale collettore

Creazione di golene allagabili

rottura dell’argine

Po di Volano

consolidamento dell’argine

canale collettore con alveo a due o più stadi

Po di Volano

scavo dell’alveo di piena

5 Riallagamento controllato

2 Ripristino di meandri fluviali Po di Volano rottura dell’argine

Edifici ricostruiti su terrapieni ad altezza di sicurezza (3m s.l.m)

esondazione del canale collettore in caso di forti piene

scavo del nuovo meandro

6 Riallagamento definitivo

3 Vasche di laminazione presa d’acqua

Po di Volano

Po di Volano

canale di bonifica attivo (scolo terreni limitrofi e ricircolo acqua della valle)

area golenale coltivata a seminativo terrapieni (3m s.l.m) irriguo o in disuso

presa d’acqua (per riallagamento e ricircolo)

canale di bonifica dismesso area depressa riallagata

195


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

8.1.2 I benefici delle zone umide “I limiti costituiscono spessori biologici, la loro ricchezza è superiore spesso a quella degli ambienti che separano” (Gilles Clément, Manifesto del Terzo Paesaggio) Questo nuovo margine anfibio diventa lo spessore biologico di cui parla Gilles Clément, e genera molteplici benefici per il territorio. I servizi ecosistemici, cioè la capacità dei processi naturali di fornire beni e servizi che soddisfino direttamente o indirettamente i bisogni umani4, garantiti dalla zone umide sono i seguenti. /Regolazione: capacità di sequestro del carbonio garantita dalla loro vegetazione acquatica (macrofite acquatiche emergenti). Le zone umide sono infatti considerate tra i “Carbon sink” più importanti (Adhikari et al. 2009; Erwin 2009) e, nonostante ricoprano solo il 6 % della superficie terrestre, contengono il 20-30 % di carbonio organico globale nel suolo (Mitra et al. 2005)4. /Supporto: capacità di sostenere la biodiversità fornendo habitat alle specie acquatiche e agli uccelli. /Approvvigionamento: capacità di fornire risorse (acqua, cibo, ossigeno). /Culturali: motivo di attrazione per amanti del “turismo lento” (birdwathing, turismo fluviale e lungo i corsi d’acqua, cicloturismo, cammini), modalità di fruizione del territorio fortemente incentivata oggi dal Parco del Delta e dal GAL Delta 2000. Inoltre i nuovi margini, non più solo del196

le barriere, garantiscono una maggiore sicurezza idraulica sull’intero territorio. Il fiume e le valli costiere fungono infatti da naturali casse d’espansione in caso di intense precipitazioni, mentre il nuovo cordone dunoso, grazie alla sua larghezza, mantiene a debita distanza le mareggiate dal retrostante Lido di Volano. Infine, le nuove zone umide, oltre ad incentivare il turismo, incrementano in altri modi la produttività del territorio. I meandri fluviali e le valli costiere di acqua dolce contrastano la risalita del cuneo salino e la salinizzazione del suolo garantendo una maggior produttività dei terreni agricoli, mentre i bacini riallagati ben si prestano all’acquacoltura, sotto forma di allevamento estensivo conforme ai bioritmi vallivi, di impianti di acquaponica, e di allevamento algale per la produzione di energia rinnovabile. NOTE 1 Caggianelli A. et al. (curatori), Linee guida per la riqualificazione ambientale dei canali di bonifica in Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna, 2012. 2 Ricciardelli et al. (curatori), Disciplinare tecnico per la manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua naturali ed artificiali e delle opere di difesa della costa nei siti della rete Natura 2000 (SIC e ZPS), Regione Emilia-Romagna. 3 Dal Cin L., Bendoricchio G., Coffaro G. , Linee guida per la ricostruzione di aree umide per il trattamento di acque superficiali, Manuali e linee guida 9, ANPA e Università degli Studi di Padova, Roma, 2002. 4 Dalla lezione di Fano E. A., Resilienza degli ecosistemi naturali ed antropici e cambiamenti climatici globali in zone costiere, in Delta International Summer School, Ravenna, Giugno 2018.


// strategia

Piallassa della Baiona, Ravenna

197


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

8.2 Intermodalità terra-acqua La rete intermodale proposta è basata su un sistema di mobilità dolce terra-acqua e si mette in continuità con il Masterplan dell’Intermodalità dell’Area Leader Gal Delta 2000, definito “un progetto condiviso per la mobilità sostenibile e la rigenerazione territoriale dei comuni ricadenti nell’Area” in cui si propone un sistema di mobilità integrata (bus-treno-barca-pedoni) e nodi intermodali (HUB) per le attività di supporto al sistema stesso. 8.2.1 Allaccio a reti esterne La rete di mobilità dolce delle terre basse del Volano punta a migliorare la fruizione del territorio per renderlo attrattivo globalmente e interconnesso localmente. Per fare questo è essenziale prima di tutto una connessione della rete locale a reti esterne di livello regionale e nazionale (figura 8.2.B). Per quanto riguarda gli itinerari ciclo-turistici, la rete intermodale si allaccia alla Via del Grande Fiume che corre da Stellata (Ferrara) al mare seguendo il corso del Po di Volano, alla Ciclovia nazionale Adriatica che costeggia l’Adriatico da Ravenna fino alla Slovenia, e alla Destra Po (ciclovia nazionale VEN-TO, itinerario Eurovelo 8). Inoltre il progetto propone la valorizzazione della linea ferroviaria già esistente (oggi senza traffico tra Codigoro e Pomposa) per fini turistici attraverso un “Treno del Delta” con partenza da Bo198

logna, città sempre più turistica e dotata di aeroporto, e capolinea all’Abbazia di Pomposa alle porte del Parco del Delta, altra meta turistica di rilevanza nazionale. Infine, secondo quanto previsto dal progetto Idrovia commerciale Ferrarese, i due rami deltizi ferraresi verranno presto resi totalmente navigabili, con l’ultimo tratto del Volano adibito a navigazione turistico-ricreativa (il flusso commerciale passerà per il Canale Navigabile). 8.2.2 La rete intermodale delle terre basse Il fiume diventa l’asse portante della rete intermodale “Terre Basse del Volano” (figura 8.2.C). Sui nuovi argini corre il tratto terminale della Via del Grande Fiume, di cui si completa il tracciato tra Codigoro e Passo Pomposa, ripristinando qui un importante passaggio fluviale che, oltre a ridare continuità alla ciclovia, riconnette il fiume alla sua storica abbazia. In prossimità del Volano corre la ferrovia del “Treno del Delta” con fermata a Codigoro e capolinea presso la zona industriale di Pomposa, da cui parte un percorso ciclo-pedonale per raggiungere l’Abbazia. La navigazione turistica del fiume viene potenziata con la progettazione di nuovi attracchi, (alcuni moli sono già esistenti ma poco usati), che diventano punti di interscambio del si-


// strategia

stema di mobilitĂ integrato terra-acqua, e andranno quindi muniti di aree destinate al deposito delle biciclette (velostazioni). Percorrendo questo asse longitudinale si incontrano dei percorsi ciclo-pedonali trasversali (nord-sud), sfruttando paleoalvei, paleodune e canali di bonifica come percorsi fruitivi che collegano il sistema di mobilitĂ dell’asta fluviale del Volano ad altri due corridoi intermodali: a nord il Po Grande, da cui si raggiunge la storica cittĂ estense di Alcina (Mesola), a sud il Canale Navigabile, che scorre fra Comacchio e la sua laguna. I collegamenti tra le due sponde del fiume (ponti o traghetti) e i moli di attracco dovranno essere progettati come strutture con una parte fissa (pontile) ed una galleggiante (banchina) in modo da adattarsi a differenti livelli di acqua nel corso delle stagioni (figura 8.2.A). Le ciclabili dovranno essere progettate prevalentemente come tracciati in sede propria (con larghezza minima di 250 cm, da Regolamento Ministeriale, con un sottofondo in materiale naturale grossolano, uno strato intermedio e uno strato di finitura che, a seconda dei casi, può essere in conglomerato bituminoso in aree urbane o in misto stabilizzato in aree non urbanizzate1) dove possibile, per esempio lungo al fiume, o come strade carraie (infrastruttura stradale a minimo traffico o ad uso agricolo con fondo in stabilizzato o misto granulometrico, che possiede una larghezza di carreggiata idonea e un flusso di traffico ad accogliere traffico ciclabile1) nel caso di alcuni percorsi secondari.

8.2.A Nodi terra-acqua flessibili e adattivi Attracco

banchina galleggiante

pontile fisso in legno

Ponte galleggiante

passerella galleggiante apribile per il passaggio di imparcazioni

pontile fisso in legno

Traghetto di attraversmento banchina galleggiante traghetto

pontile fisso in legno

199


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

8.2.B L’allaccio a reti esterne

(Trieste//SLOVENIA)

Eurovelo 8//Ciclovia VENTO//Destra Po La via del Grande Fiume (Itinerari turistici “Ferrara Terra e Acqua”) Ciclovia Adriatica

Venezia

Treno del Delta Idrovia Ferrarese Navigazione turistica Terre Basse//ambito di progetto

(Torino) Ferrara

Pomposa Codigoro Tresigallo

Ostellato

Bologna

Goro Volano

Porto Garibaldi Comacchio

Ravenna (Ancona//PUGLIA)

200


o

in

or

G

O

ET

N

VE

Torre Abate

A ria no

Mesola

Massenzatica Monticelli

Id C Tor Pes rov hi re av P ca ora or ic al rin a a u a de G elf or e l Bo o sc o ro v

Id

Bosco Mesola

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//V

C

Pi

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P G ort ar o ib al di

Vaccolino Valle Bertuzzi

C Va de hia lli ll’ vic co Ag a st ie Finanza rifo re gl io

Valli Pomposiane

Dune fossili

ra a o vo in ro an osc ola Id om B es R n ra M G ella d

; ra ra o) er at (F tell s O

(Ravenna) B//Pomposa

Pontemaodino

Mezzogoro

Comacchio

llo

pe

am

G Im a Er pi rza id an ia an ti D ia Id ar ro se vo na ri

Chiusa vinciana (Ferrara; Stellata; Mantova)

o an

Marozzo

C

o

or

ig

od

//C

A i

en

Ti

(Ferrara;Tresigallo)

// strategia

8.2.C Rete intermodale “Terre basse del Volano�

Destra Po Via del Grande Fiume Ciclovia Adriabike Treno del Delta Navigazione turistica Circuiti interni

Lagosanto Lido delle nazioni

Lido degli scacchi

(Ravenna)

201


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

8.2.3 I nodi intermodali Nel Masterplan sono indicati tre nodi intermodali (HUB), cioè specifici luoghi prioritari in cui sviluppare e rinforzare i servizi e le attrezzature a supporto del sistema dell’intermodalità1. Il primo è Codigoro, scelto per il suo ruolo storico di porta d’accesso al delta (e all’entroterra) e indicato come HUB anche nel Masterplan dell’Intermodalità del GAL. Il secondo è Pomposa, scelto per l’importanza storica e l’attrattività attuale dell’Abbazia a livello regionale. E’ importante segnalare qui la proposta di rimboschimenti lungo la “Romea” tra Pomposa e il fiume, per mitigare l’impatto della strada stessa e delle strutture produttive sorte lungo essa. L’ultimo è la foce del Volano, la cui connessione al sistema costiero dei lidi a sud NODI INTERMODALI

e al delta attivo a nord lo rende la porta d’accesso della rete intermodale dal e al mare. 8.2.4 Vantaggi La rete ciclabile e navigabile permetterebbe di risolvere due dei principali problemi del turismo nell’area: la stagionalità e la congestione della costa nel periodo estivo. Il grande valore aggiunto del cicloturismo riguarda infatti la possibilità di sfruttare stagioni miti (primavera e autunno) allungando il periodo di attività turistica dell’area, e di delocalizzare i flussi distribuendo valore e risorse e non sfruttando in maniera erosiva i territori1. NOTE 1 GAL Delta 2000 (GEAprogetti sas), Masterplan dell’Intermodalità dell’Area Leader, Giugno 2018.

m s.l.m

km dalla foce

A Codigoro

3

12,5

B Pomposa

2

7

C Foce Volano

1

0

Servizi da garantire sosta//ricezione//ristoro area Camper e bus turistici velostazione BICI+treno e/o bikeshuttle attracco turistico centro visite del parco del Delta centro di documentazione sul territorio

202


// strategia

8.3 La valorizzazione del patrimonio 8.3.1 Il patrimonio delle bonifiche I progetti di valorizzazione proposti puntano a fare emergere la storia del territorio, inscindibile dal fiume e dalle bonifiche, e più in generale all’acqua, e si inseriscono nella rete descritta in precedenza come tanti “micro-nodi” del sistema. Come indicato nel Piano d’Azione Locale per il delta emiliano-romagnolo (Area Leader) del GAL Delta 2000, si propone di attrezzare tutti gli impianti idrovori, vero e proprio patrimonio storico-culturale del territorio, con segnaletica e zone di sosta per turisti, data anche la loro distribuzione omogenea lungo al corso del fiume. Inoltre nel Masterplan è presente una mappatura di diversi siti di interesse storico-architettonico o naturalistico, indicati come siti privati da rendere fruibili al pubblico o siti degradati da riqualificare. Per ognuno, in base alle caratteristiche, allo stato di conservazione, e alle relazioni con il contesto locale, si propongono degli usi potenziali, da intendere come prime idee da sottoporre successivamente a verifica di fattibilità per poi avviare progetti specifici di valorizzazione e recupero (alcuni dei quali saranno oggetto di approfondimento nei capitoli seguenti).

Usi potenziali proposti: Uso turistico culturale: Possibilità di sosta, fruizione e visita del sito. Uso museale: Centro di documentazione sul territorio, sede di mostre permanenti e/o temporanee. Uso didattico culturale: Centro visite e di supporto alle attività del Parco del Delta. Uso ricettivo: Albergo, ostello, bed and breakfast, agriturismo. Promozione agroalimentare: Punto di vendita dei prodotti locali di qualità. Uso produttivo: Polo di eccellenza della produzione tipica locale. Laboratorio di ricerca: Centro di sperimentazione di tecniche innovative per lo sviluppo di prodotti e energie sostenibili legati all’acqua.

8.3.2 In sintesi In sintesi il Masterplan dà risposte progettuali alle criticità e fa emergere le potenzialità dell’area, coordinando tante piccole e grandi azioni diffuse sul territorio, e messe a sistema attraverso il fiume. Il Po di Volano diventa quindi l’asse portante di un rete territoriale più ampia, che innesca processi economici, sociali e culturali di rigenerazione del territorio deltizio. 203


Collettore

Capolinea Treno del Delta

Bosco Spada

Tenuta Campello

Impianti Idrovori di Marozzo

Ecomuseo della Bonifica

Darsena di Codigoro

asse

A Codigoro

Acque A

e

lte

3

Canale

1

Collettore

Acque B

Bastion

1

Ex ZUccherificio Eridania

Garzaia

Torre di Tieni

Chiusa Vinciana

8.3.A Masterplan

(Dune fossili)

Impoanti idrovori di Codigoro

(MEZZOGORO)

(FERRARA, BOLOGNA)

1 3

1

ae

eM tor

t olle

C

LAGOSANTO

spazio per il fiume vasche di laminazione valli costiere di progetto boschi esistenti rimboschimenti prati umidi cordone dunoso n Interventi sul margine (8.1)

progetti specifici di valorizzazione e recupero aree private da rendere fruibili al pubblico Segnaletica idrovore e zone di sosta Nodi intermodali-HUB (8.2)

Rete di bonifica: reticolo principale attivo Lagosanto canale depotenziato canale dismesso canale a sezione allargata nuovo canale presa di ricambio d’acqua

Isola

3 stro

Colletto re Valle

1


(Torre Abate)

Torre della Finanza

Valle Bertuzzi

Torre Palu

Porto di Volano

Bosco della Mesola

Valle della Falce

Valle di Canneviè-Porticino

Valle di Porticino

Valle di Canneviè

Chiavica dell’Agrifoglio

Valle Tamarisara

Valle Bosca

Passo Pomposa

o

ale G

P sta De via

6

GORO (GORINO)

5 6

lari

Can

5

lo Cic

el Scolo dei liv

iralda Collettore G

B Pomposa

(MESOLA)

Canal Bianco

Abbazia di Pomposa

BOSCO MESOLA

6

alva

no

5

6

6

5 6

5

5 6

2 2

C Foce Volano

2

Ciclo via

Adria

tica

7

COMACCHIO

Nodi di interscambio:

parcheggio scambiatore (Comacchio) stazione ferroviaria attracco imbarcazioni cicloservizi

PORTO GARIBALDI

Ciclovia del Po di Volano: esistente (Porto Garibaldi) progetto Altri percorsi ciclopedonali: esistenti progetto

Ferrovia: Linea ferroviaria Stazione esistente Stazione di progetto


// progetti 206



// progetti


09

LA PORTA DEL DELTA

tavola 9 209




IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

9.1 Codigoro tra archeologia industriale e impianti idrovori inquadramento

“Non vedeva l’ora di trovarsi al di là di Codigoro. Per buona parte del viaggio, dalla Prospettiva di corso Giovecca fino alla periferia di Codigoro, aveva guidato con gli occhi fissi costantemente sulla strada. A Volano, l’uomo della barca stava già aspettando: doveva quindi affrettarsi. Ma a parte questo, soltanto oltre Codigoro, oltre Pomposa, quando avesse veduto delinearsi a poco a poco, nella luce incerta del crepuscolo, il paesaggio delle terre basse, deserte, intervallate da estensioni di acqua in apparenza stagnanti, ma vive, in realtà, congiunte come erano col mare aperto, soltanto allora gli pareva che avrebbe cominciato a sentirsi 212

a suo agio, a respirare. Senonché, proprio alla periferia di Codigoro, un centinaio di metri prima di svoltare per la liscia strada di circonvallazione, una acuta fitta di dolore all’altezza della cintura, preannunciata, un attimo avanti, da un lieve palpito del cuore, lo costrinse a piegarsi bruscamente sul volante. << Meno male che ci siamo >>, borbottò, sbirciando di sotto in su, attraverso il parabrise le due ciminiere appaiate e incombenti dello zuccherificio dell’Eridania, e quella, poco oltre, dell’idrovora del Consorzio Bonifiche.” (Giorgio Bassani, L’airone)


// progetti

Nel capitolo si approfondisce uno dei progetti specifici previsti all’interno del nodo intermodale di Codigoro (A), la riqualificazione dell’ex Zuccherificio Eridania. Paradigma della modernizzazione e dello sviluppo del delta del Po tra Otto e Novecento, le sue ciminiere, insieme a quelle degli impianti idrovori adiacenti, descritte da Bassani nel suo romanzo L’Airone, o raffigurate da De Chirico sullo sfondo de Le Muse inquietanti (figura 9.1.A), concorrono a generare il paesaggio delle terre basse del Po di Volano fungendo da elemento segnalatore dell’ingresso in esse. Il tema del progetto è quindi la rigenerazione di un’area degradata ma di grande valore storico-paesaggistico e con un grande potenziale inespresso, ripensandola come una vera e propria porta di accesso al basso corso del Po di Volano, una “Porta sul Delta”.

9.1.A Ciminiere di Codigoro sullo sfondo delle Muse inquietanti di De Chirico.

(l’opera originale è interamente a colori)

Collettore Acque Alte e ciminiere di Codigoro all’orizzonte

213


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

9.1.1 Aree di intervento

9.1.2 Accessibilità

L’intorno del sito di progetto comprende a nord l’oasi naturalistica “Garzaia di Codigoro”, habitat di numerose specie di Aironi, e ad est gli impianti di sollevamento delle “Acque Alte” e “Acque Basse”, patrimonio storico-culturale del territorio. Queste sono oggi aree parzialmente aperte al pubblico ma isolate e funzionanti in modo autonomo. L’idea di progetto quindi non è solo riqualificare l’ex stabilimento saccarifero ma integrare in un unico sistema anche le aree suddette, in modo che ogni sito possa valorizzare anche gli altri, generando un valore totale (culturale e anche economico) maggiore della somma dei valori singoli e arricchendo la complessità spaziale della città di Codigoro e del suo fiume, il Po di Volano.

Per integrare in un unico sistema le tre aree occorrono prima di tutto nuove connessioni, progettate come sempre partendo dal fiume. Gli accessi rimangono quelli esistenti, semplicemente diventano accessi a tutto il sistema, non solo alla singola area. I percorsi già esistenti vengono implementati da altri che fungono da collegamenti sia con la Via del Grande Fiume e la stazione di Codigoro all’esterno, sia tra i percorsi interni stessi. Infine, per potenziare il sistema intermodale previsto nel Masterplan, si propone un attracco turistico davanti allo Zuccherificio e un parcheggio scambiatore in prossimità della “Stazione del Delta” di Codigoro.

9.1.B Vista (V1) dal “Treno del Delta” degli impianti idrovori di Codigoro e dell’ex zuccherificio Eridania con il fiume Po di Volano esondato nell’area golenale di progetto

214


// progetti

9.1.3 Spazi per l’acqua Il Masterplan prevede per l’alveo del Volano che scorre in quest’area l’arretramento dell’argine sud fino al dosso della ferrovia, creando uno spazio di espansione per il fiume che, quando in piena, andrebbe a riconfigurare il tipico paesaggio deltizio delle terre basse, caratterizzato da ampie aree umide, da cui si slanciano occasionalmente manufatti, in questo caso le ciminiere, la cui verticalità è esaltata da un orizzonte essenzialmente piatto e dalla loro stessa immagine riflessa nell’acqua (figura 9.1.B).

Ciminiera dell’ex Zuccherificio Eridania

215


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

9.1.C Il sistema Zuccherificio-Impianti idrovori-Garzaia di Codigoro Aree di intervento

aree dell’ex zuccherificio da riqualificare area del Consorzio di Bonifica da valorizzare Garzaia di Codigoro da integrare nel progetto

Garza

Accessibilità

A

percosi esistenti accessi al pubblico esistenti Via del Grande Fiume connessioni e accessi di progetto nodo di interscambio treno del Delta Volano navigabile

canali adduttori della rete fiume Po di Volano spazio di espansione del fiume La Via del Grande Fiume percorsi didattici interni accesso turisti accesso dipendenti del Consorzio manufatti da riqualificare

Spazi per il fiume

bacini d’acqua allo stato attuale area di espansione_funzione: idraulica, ecologica. zona umida_funzione: ecologica, turistica.

216

0

50

100

200 m


// progetti

Stazione del Treno del Delta Parcheggio scambiatore

Impianto Intermedio 2 Impianto Intermedio 1

CODIGORO

aia Impianto Acque Basse Darsena Impianto Acque Alte Area di sosta attrezzata

B’

Nuovo Impianto Acque Alte

Ex Zuccherificio Eridania

V1

B Attracco turistico

A’

Torre di Tieni

217


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

9.2 Lo Zuccherificio Eridania

Interno dell’ex Zuccherificio Eridania allo stato attuale

Insieme alla Garzaia e agli stabilimenti idrovori l’ex Eridania viene ripensato come un polo multifunzionale (turistico-culturale), che da una parte svolge il ruolo di nodo intermodale dotato di tut-

Garzaia

Sezione A-A’

218

ti i servizi necessari ad accogliere i flussi turistici dei diversi livelli di mobilità, e dall’altra diventa un museo del territorio delle terre basse del Po di Volano.

Ex zuccherificio Eridania


// progetti

9.2.1 Funzioni turistico-culturali Per favorirne una facile fruizione dall’esterno, si è scelto di collocare le funzioni di supporto al turismo (cicloservizi, infopoint del Parco del delta, e ostello) nei manufatti minori costruiti tra il fiume e lo Zuccherificio. Per quest’ultimo si è scelta la funzione museale. Date le grandi dimensioni, solo gli spazi della parte più recente e di minor valore storico vengono riqualificati e rifunzionalizzati a vero e proprio museo, con un attacco a terra che prevede una grande area pubblica di ingresso da cui si può eccedere agli spazi espositivi e ai laboratori didattici dei piani superiori. 9.2.2 Il rudere

Torretta panoramica

Punti di birdwatching

I restanti manufatti, di maggiore importanza storico-architettonica, vengono consolidati allo stato di rudere. Alla loro base si scavano nuovi specchi d’acqua a supporto dell’ornitofauna della Garzaia, espandendo l’area del biotopo fin dentro i ruderi dello zuccherificio. Oggi infatti essa, per la presenza di RoSpazi espositivi flessibili

Po di Volano 0

10

20

50 m

219


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

binie, Pioppi, Pruni e Sambuchi e soprattutto di quattro bacini d’acqua, ex vasche di decantazione delle barbabietole dell’Eridania, rappresenta l’habitat ideale per varie specie di Ardeidi (Garzette, Nitticore, Aironi Cenerini e Aironi Bianchi Maggiori) che vi si sono insediati numerosi. E’ possibile accedere ai ruderi consolidati e parzialmente allagati grazie ad un sistema di passerelle e torrette, che può diventare sia un percorso didattico per conoscere lo zuccherificio Eridania sia un punto privilegiato di osservazione dell’ornitofauna del biotopo della Garzaia. Il corpo di fabbrica storico dello zuccherificio diventa quindi il contenitore dei nuovi interventi che vanno a riqualificarne gli spazi interni secondo un approccio fortemente ecosistemico e che restano quasi impercettibili dall’esterno per non alterare il valore paesaggistico del complesso.

3

Sezione B-B’

220

2

1

9.2.3 La zona umida didattica Inoltre si propone, in concomitanza con i lavori di scavo dell’alveo di piena del Po di Volano, la realizzazione di una “zona umida didattica” collegata alle precedenti e al fiume per mezzo di una chiusa, nell’area antistante lo Zuccherificio. Qui lo spazio per l’acqua, grazie ad una base degradante, è studiato in modo da variare nel corso delle stagioni in base alle portate del Volano, generando un’area palustre allagata, una fascia periodicamente sommersa ed una zona ripariale asciutta in cui, tramite un percorso su passerella lignea, si potranno osservare da vicino le specie erbacee, arbustive ad arboree tipiche degli ambienti umidi del delta del Po.

2

3

Ex zuccherificio Eridania


// progetti

9.2.A Alcune specie tipiche degli ambienti umidi del delta del Po 1

Fascia perennemente allagata

Poligono anfibio

Tifo a foglie larghe

Salicone

Spincervino

Pioppo bianco

Robinia

Pruno

Frassino meridionale

Olmo comune

Carpino bianco

Canna di palude

2

Ninfea comune

Fascia periodicamente

Pallon di maggio

3

Salice rosso

Fascia limitrofa all’acqua

Sambuco

Leccio

Fonte: www.parcodeltapo.it

Nuovo impianto Acque Alte

Impianto Acque Alte 0

10

20

50 m

221


E1

R

B Av

R R

9.2.B L’ex Zuccherificio Eridania come “Porta sul Delta” V2

Funzioni: R M// molo U// zona umida didattica H// ostello// 100 m2 x 3 piani I// infopoint del Parco del Delta// 15 m2 N// noleggio bici e meccanico// 20 m2

Percorsi didattici: Zuccherificio Eridania Museo del Delta e della Bonifica Zona Umida

2m -1 m

27 m

6m 0m

20 m

6m

6m 0m

H

N

I I U

M


0

10 20

50 m


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

9.2.C Rifunzionalizzazione del corpo di fabbrica dello Zuccherificio

L2

L1 Rs

E2

R

E1

R

B Av

R R

V2 R

0

224 2m

6m

27 m

-1 m

10 20

50 m


// progetti

piano terra

R// rudere consolidato Av// atrio e collegamenti // 150 m2 B// biglietteria e bookshop// 200 m2 E1// spazio espositivo// 800 m2

piano primo

Rs// zona ristoro e sosta// 150 m2 L1// laboratorio didattico// 200 m2 E2// spazio espositivo// 800 m2

piano secondo

L2// laboratorio didattico// 150 m2

9.2.D Vista interna del rudere allagato V2

225


// progetti


10 AD INSULAM POMPOSIANAM

tavola 10 227




IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

10.1 Il sito patrimoniale dell’Abbazia di Pomposa inquadramento

10.1.1 L’area monumentale Il secondo focus progettuale riguarda la riqualificazione di quella striscia di terra un tempo circondata dalle acque, l’Insula Pomposiana (Nodo B nel Masterplan), di cui oggi rimane testimonianza nella grandiosa Abbazia di Pomposa, uno dei luoghi di culto e d’arte più importanti dell’Italia settentrionale. Laddove la Romea sorpassa il fiume, dove un tempo il Volano formava un’ansa piuttosto marcata, sorge l’Insula. Essa può essere identificata con l’area che dal Volano si estende verso nord, sul sedime del cordone dunoso sul quale è oggi 230

la Romea. Attualmente sono rilevabili soltanto attraverso l’analisi altimetrica, ma i margini orientali ed occidentali di questa terra un tempo erano definiti dalle acque, i cui ultimi specchi, compresi nella Valle Giralda, vennero prosciugati nel 1958. Così l’Abbazia perse il suo storico rapporto con le acque, per mantenerlo soltanto col fiume che ne definisce attualmente la testata meridionale. Oltre alla chiesa abbaziale, il sito è costituito da altri complessi che si affacciano su un antico chiostro, un tempo spazi dediti alle attività benedettine, oggi sedi di un rinnovato museo nazionale. Il ples-


// progetti

so è uno dei più visitati dell’Italia settentrionale, avendo registrato nel 2017 ben 71.429 presenze. Più in là, all’ingresso nord del sito, sorgono alcune strutture ricettive, ristorazioni, alberghi, chioschi. Il parco abbaziale è dotato di attrezzature urbane e un centro di informazione e accoglienza turistica del Parco del Delta del Po. 10.1.2 Interventi passati e criticità Sembrerebbe strano dedicare alcune delle riflessioni progettuali proposte ad un’area così consolidata come quella del sito abbaziale; eppure, progetti di recupero e valorizzazione passati, se da una parte hanno apportano benefici e incentivato nuovi flussi turistici, dall’altra hanno accentuato alcune problematiche esistenti e ne hanno create delle nuove. L’area monumentale è stata in più occa-

sioni oggetto di recupero e riqualificazione architettonico-paesaggistica: l’ultima vistosa operazione l’ha interessata nel 2014 ed ha influito notevolmente sull’accessibilità al parco pomposiano. La storica strada che da Codigoro giungeva a Pomposa, con un tratto terminale alberato ed esaltato prospetticamente dalla vista dell’Abbazia, venne rettificata e fu costruito più a nord un sottopasso nella Romea che oggi consente l’accesso all’area monumentale dal retro. Si giunge ad un parcheggio, attrezzato per la sosta di camper ed autobus, e si accede al sito attraversando uno spazio disordinato, dove si trovano numerosi chioschi per l’accoglienza turistica, molti dei quali versano oggi in uno stato di abbandono e degrado. Sorprende la bassa qualità delle realizzazioni: i chioschi di lamiera, scoperchiati e l’arredo urbano, già deteriorato dagli

Tratto terminale della ciclovia Codigoro-Pomposa allo stato attuale

231


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

agenti atmosferici, sono alcuni degli elementi che certo non concorrono alla definizione di un’immagine “monumentale” dell’area. L’intervento pubblico si è sostanzialmente impegnato a risolvere un problema di carattere infrastrutturale che la Romea poneva, l’accesso di fronte all’Abbazia mediante un pericoloso incrocio a raso, con la costruzione del nuovo sottopasso stradale ma non ha saputo dare risposte efficienti nella progettazione degli spazi ordinari. Manca una diffusa ricerca di qualità nelle opere elementari , come il parcheggio, i marciapiedi, le pavimentazioni di fronte alla chiesa abbaziale e i chioschi degradati sul retro ne sono l’immagine più evidente. Nota positiva degli interventi recenti è stato l’aver riutilizzato la strada dismes-

sa di fronte all’Abbazia ad uso ciclo-pedonale, il ché permette di spostarsi tra Pomposa e Codigoro e poter poi raggiungere Ferrara o Bologna. Per quanto concerne la permeabilità degli spazi e le altre accessibilità, si riscontrano delle criticità nell’organizzazione degli spazi museali pomposiani, i quali pregiudicano l’attraversamento dell’area da nord a sud. Risulta così non valorizzato il rapporto del sito col fiume. I percorsi museali, difatti, accessibili mediante il pagamento di un biglietto, oltre agli ambienti interni dell’Abbazia, includono una vasta area aperta tra il Palazzo della Ragione e il plesso principale; la comunicazione con la parte meridionale dell’Abbazia e con la ciclabile posta sul retro che porta verso il Volano risulta dunque interdetta.

10.1.A Stato di fatto dell’area monumentale di Pomposa

P Chioschi

Infopoint

SS

Abbazia

309 Rom ea

232

percorsi ciclopedonali accessi museali


// progetti

10.2 Proposte per una riqualificazione culturale e ambientale 10.2.1 Nuovi spazi per l’acqua Sulla base dell’analisi storica e geomorfologica dell’area e in linea con quanto dichiarato nelle linee strategiche e nel Masterplan di progetto generale , si propone una parziale riconfigurazione del paesaggio dell’Isola Pomposiana ridefinendo il margine tra terra e acqua in alcuni punti significativi. Si procede dunque con azioni di riallagamento controllato del sito riportando gradualmente la valle laddove è stata prosciugata con la bonifica. Nello specifico, si ricostruisce il bordo orientale con la ricostituzione della Valle Bosca (100 ettari), sulle forme e dimensioni storiche individuate nella cartografia. L’opera permetterebbe inoltre di estendere la rete dei percorsi ciclo-pedonali, innestandoli sul percorso principale che collega la storica “Locanda al Passo Pomposa” sul Volano allo svincolo sul retro dell’Abbazia con la strada Giralda: il nuovo itinerario prevede un percorso ad anello nella nuova Valle Bosca, di cui verrebbe istituita un’oasi, opportunatamente attrezzata con passerelle e punti di osservazione in legno, così come oggi si presenta la vicina Oasi Cannevié-Porticino. L’itinerario si svilupperebbe su dossi e punti rialzati esistenti e risulterebbe particolarmente suggestivo in termini percettivi: il riflesso e l’orizzontalità dell’acqua accentuerebbe la verticalità del campanile abbaziale, che si porrebbe allo sguardo del visitatore come punto

focale di uno spazio illimitato. Analogamente sono previste, in aggiunta a quelle esistenti, creazioni di ambienti forestali lungo la strada statale Romea nel tratto che dal Volano giunge fino all’area monumentale, utilizzando essenze igrofile tipiche del vicino Bosco della Mesola in modo che possano raggiungere un elevato valore naturalistico nel giro di pochi decenni. Le fasce boscate avrebbero inoltre la funzione di schermare per un tratto la Romea, quotidianamente congestionata dal traffico, e di costituire delle quinte bordate che introducano visibilmente chi percorre quella strada alla vista della chiesa abbaziale. È prevista infine l’escavazione del Canal Galvano sul sedime del suo vecchio corso, il quale verrebbe ripristinato nel tratto oggi non più esistente dalla località Ex Enaioli fino alla Chiavica dell’Agrifoglio; esso, oltre ad avere valore storico-paesaggistico, svolgerebbe nuove funzioni idrauliche, consentendo il drenaggio e il ricambio delle acque delle ripristinate valli pomposiane. 10.2.2 Nuovi spazi con l’acqua Il percorso che dal Volano giunge all’Abbazia, che già oggi attraversa piccoli boschi ed è scandito dalla presenza di una struttura ricettiva e un’azienda agrituristica, sarebbe dunque avvalorato dalla presenza di nuove aree naturali e riceverebbe nuovo impulso con la predispo233


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

sizione sul fiume di un attracco stabile per la mobilità fluviale e la costruzione di un ponte flessibile per il suo attraversamento, in vista del suo congiungimento con la ciclabile Comacchio-Pomposa prevista in progetto dall’amministrazione comunale di Comacchio. Si riconfigurerebbe un tratto dell’antica Romea, un tracciato ciclo-pedonale di mobilità lenta, che porrebbe in comunicazione due importanti emergenze culturali del basso ferrarese e che, unito in testata dal percorso trasversale Codigoro-Volano, consentirebbe a Pomposa di essere un rinnovato nodo di attraversamenti cicloturistici.

10.2.B Vista (V1) dell’Insula Pomposiana dal nuovo percorso naturalistico Oasi di Valle Bosca

234


// progetti

10.1.A Riqualificazione dell’Insula Pomposiana Stato di fatto da R ome a

Zona industriale

Stato di progetto

Stra

Stazione del Delta

Bosco Spada A1 A3

Abbazia di Pomposa

C B

B

A

A1 B

no

Po

Chiavica dell’agrifoglio

B

B

Passo Pomposa

ola iV

d

A2

A2 A3

Area di progetto Linea ferroviaria Aree boscate Percorsi ciclopedonali Aree di esondazione del fiume Zone umide Canale di bonifica

A B C A1 A2 A3 B

Oasi naturalistica di Valle Bosca// 100 h// turismo Area umida Valle Tamarisara// 95 h// acquacoltura Canal Galvano// 5 km// memoria storica e bonifica Ciclovia Codigoro-Pomposa Via del Sale (Via del Grande Fiume) Ciclovia Pomposa-Comacchio Percorso naturalistico di Valle Bosca

235


scavo del Canal Galvano

P1

A

PV

PO

0

10 20

50 m

F2

CV AB

M F1 PV

riprogettazione degli spazi circostanti l’Abbazia

Funzioni AT//approdo turistico T//traghetto M//museo pomposiano CV//centro visita Parco Delta Po ON//oasi naturale PO//punto di osservazione I//idrovora Percorsi ciclopedonali principali Percorsi pedonali in aree umide Navigazione turistica

A//agriturismo rimboschimenti C//campeggio AB//albergabici O//ostello P1//parcheggio auto P2//parcheggio camper e autobus PV//punto vendita ViabilitĂ carrabile pricipale Aree di intervento Rimboschimenti

10.2.C Riconfigurazione del paesaggio dell’Insula Pomposiana 236


ON

PO F3

I AB

O A

AT

F4

I

ripristino valle Bosca ripristino del Passo Pomposa 0

50

100

250 m

237


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

10.2.D L’attacco con il fiume

F3

Impanto Galavrone (Abbazia di Pomposa)

Vi

Ciclo via Pomp osa-C o

macc

hio Locanda Pomposa

(Passo Pomposa)

percorsi ciclo-pedonali mobilità fluviale

238

ra

lG

e ad

e nd

me

Fiu


// progetti

10.2.E Torretta di osservazione nell’Oasi Valle Bosca

F4

239


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

Scendendo di scala e focalizzandoci sull’area abbaziale, i principali interventi riguardano: / la riduzione dello spazio museale, accessibile mediante biglietto, ai soli manufatti abbaziali e al chiostro; l’apertura di un passaggio nel muro che attualmente cinge il giardino di fronte al chiostro e il congiungimento del percorso dal Volano col fronte principale dell’Abbazia. Così facendo il complesso abbaziale risulterebbe osservabile a 360 gradi e interamente attraversabile. / il rifacimento dello spazio antistante l’Abbazia con l’eliminazione del vecchio tratto stradale asfaltato e il ridisegno della piazza con pavimentazioni idonee e rispettose della storicità del luogo;

10.2.F Area monumentale Pomposiana

F1

-

Centro visita del Parco del Delta

Palazzo della Ragione

/ il rifacimento del sottopasso pedonale sotto la Romea attraverso la costruzione di un nuovo sottopasso che sfrutti meglio le pendenza riducendola al minimo possibile e che si ponga in continuità con l’asse ciclo-pedonale esistente, esaltando la visibilità della chiesa; / l’arginatura della strada statale Romea nel tratto antistante l’Abbazia con argini alti almeno 1 metro per schermare il traffico alla vista di chi giunge a Pomposa da Codigoro ed evitare l’uso di barriere stradali metalliche incoerenti con l’immagine del luogo;

Sottopassaggio della Romea spazi pubblici o di attraversamento piazza spazi museali accessi museali

240


// progetti

Abbazia di Pomposa

Via Romea Antica

Strad

a Sta

Argini

tale 3

09 R

ome

a

0

10

20

50 m

241


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

/ l’abbattimento dei chioschi degradati, che oggi si trovano in una posizione infelice rispetto all’Abbazia, e la riprogettazione degli stessi in forme più compatte lungo la riva del Canal Galvano riscavato, con soluzioni architettoniche flessibili e idonee al decoro del luogo; essi sarebbero posti lungo tutta la via d’ingresso al sito da est ed accompagnerebbero i visitatori fino alla vista dell’Abbazia.

Parcheggio

Canal Galvano

242


// progetti

10.2.F Riprogettazione dei chioschi a nord-est dell’Abbazia

F2

o

o

A

A’

Sezione A-A’ 0

1

2

5

10 m

243


// progetti


11

PAESAGGI LIQUIDI

tavola 11 245




IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

11.1 Il silenzio spezzato inquadramento

11.1.1 Il contesto paesaggistico attuale Il terzo focus progettuale intende occuparsi di un’area piuttosto vasta rispetto alle precedenti e che nel passato rivestì un’importanza fondamentale, essendo stata per lungo tempo parte del delta attivo. Ci si trova nel tratto terminale del Po di Volano, che da Pomposa giunge a Volano. L’area può essere descritta da precise emergenze geomorfologiche ed ambientali: ad ovest è lambita dal cordone dunoso sul quale oggi corre la Romea, testimonianza di un’ antica linea di costa, mentre ad est è chiusa dal Bosco della Mesola e dalla costa adriatica, con le foci del Volano e la sua Pineta. Si tratta dii un contesto ambientale di estrema importanza: un’area di origine 248

alluvionale in cui sono ancora forti ed evidenti i segni di stratificazione storica e le tracce lasciate dall’avanzamento del fiume durante la lenta costruzione del delta medievale, tanto da giustificarne il suo inserimento nel Parco del Delta del Po. Un’area poco antropizzata rispetto ad altri territori del Delta, ma che ha subito, nell’ultimo secolo, un’intensa opera di bonificazione che ha portato al prosciugamento di tutte le valli a nord del Volano e alla distruzione di secolari equilibri ambientali. Le uniche zone umide scampate al prosciugamento sono quelle di Valle Bertuzzi a sud del Volano, che rimane tutt’ora la valle salmastra meglio conservata in Emilia-Romagna dal punto di vista ambientale e paesaggistico e


// progetti

un relitto vallivo a nord del fiume, l’Oasi Cannevié-Porticino, attrezzata per escursioni naturalistiche. Oltre alle zone umide rimaste, l’emergenza ambientale più significativa è rappresentata dal Bosco della Mesola, il quale, come si è già accennato nei capitoli precedenti, rappresenta uno degli ultimi relitti di bosco di pianura, memoria delle antiche foreste che si trovavano fino a qualche secolo fa lungo la costa adriatica. Un tempo circondato dalle acque, oggi si impone col suo profilo sui terreni agricoli adiacenti, sviluppandosi su antiche dune sabbiose alternate a pozze d’acqua che pian piano digradano verso la Sacca di Goro. 11.1.2 Criticità ambientali e premesse di progetto “Oggetto privilegiato di annientamento sono le “zone umide”, lagune, paludi, laghi, acquitrini e stagni costieri: quegli ambienti cioè che sono più ricchi di vita e di sostanze organiche, quindi i più produttivi della terra, oltre ad essere un insostituibile laboratorio vivente per la ricerca scientifica. In tutto il mondo è in atto un’autentica riabilitazione delle paludi[...]; da noi invece la “Direzione Generale delle Bonifiche” del Ministero dell’Agricoltura e Foreste ha per lungo tempo continuato imperterrita, tramite gli appositi enti di bonifica, a trasformarle in campi di grano o di barbabietole, contro ogni logica economica. Il fatto che quegli ambienti, se ben sfruttati, possono fornire una produzione di pesce per ettaro superiore a qualsiasi reddito agricolo; che siano indispensabili all’autoregolazione dei

corsi d’acqua e quindi alla prevenzione di alluvioni, inondazioni, straripamenti; che svolgano un’importante funzione termoregolatrice del clima e per la conservazione delle falde freatiche; che siano luogo di sosta per le correnti migratorie di innumerevoli specie di uccelli[...]; che oltretutto possono essere utilizzate per i più vari usi del tempo libero, e via dicendo; tutto ciò non dice nulla ai nostri ostinati, anacronistici seguaci della battaglia del grano di infausta memoria.” (Antonio Cederna, La distruzione della natura in Italia, p. 56, 1975) Già nel 1975, un noto ambientalista e scrittore italiano, Antonio Cederna, denunciava quanto stava accadendo con l’opera di bonifica nelle zone costiere italiane. Più tardi si occuperà anche delle vessazioni dell’area deltizia padana, scrivendo a tal proposito sul prosciugamento delle valli costiere del Volano: “A nord della Sacca di Goro, si stende il gran bosco della Mesola, delizia degli Estensi, mille ettari di lecci secolari e farnie dal sottobosco impenetrabile, una delle ultime straordinarie foreste costiere d’Italia. L’assurdo prosciugamento, una decina di anni fa, dell’adiacente valle della Falce ha sconvolto l’equilibrio ambientale stabilitosi nei secoli, abbassato la falda freatica e provocato la moria di molti lecci (quattro anni fa il pretore di Codigoro, su denuncia di «Italia Nostra», condannava l’Ente Delta responsabile della bonifica, per aver distrutto le bellezze naturali in violazione dell’art. 734 del codice penale): si impone dunque oggi il riallagamento della valle, 249


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

per ricostituire l’antico sistema idraulico.” È proprio sulla base di quello che sostiene Cederna, che si muovono le prime ipotesi di riconfigurazione paesaggistica ed ambientale di questo progetto. Riconfigurazione non come mero ripristino dell’intero sistema ambientale precedente, ma come reinterpretazione consapevole della specificità nascosta di questi luoghi. Se da una parte la bonifica ha rappresentato per le popolazioni locali di quel tempo un’opportunità di riscatto sociale e occasione di migliori prospettive di vita e di lavoro, dall’altra essa, mossa dalle logiche capitalistiche, non ha saputo cogliere l’autenticità e il valore che le risorse ambientali possono rivestire nello sviluppo di un territorio, andando a prosciugare oltre il necessario anche laddove la convenienza economica sarebbe stata poca o nulla.

Valle Falce ne costituisce il caso emblematico: una ricca area umida che aveva stabilito nel corso dei secoli una simbiosi perfetta col Bosco della Mesola, consentendone lo sviluppo e la crescita fino ai giorni nostri. Anche dal punto di vista percettivo, l’acqua costituiva elemento significativo in quanto contribuiva alla sacralità del bosco dilatandone lo spazio, così come colse lo scrittore Antonio Beltramelli nel suo viaggio nel Delta: “Specchi di mare e antichi silenzi di alberi centenari, ecco la selva della Mesola (…) le acque innamorate rispecchiano i loro immobili compagni del silenzio” (Da Comacchio ad Argenta. Le lagune e le bocche del Po, 1905). La controversa bonifica della valle nel 1969 privò quel luogo anfibio e silente del suo elemento fondante, l’ acqua, rendendolo un terreno coltivato secondo logiche capitalistiche.

Progetto, gestito dal Parco del Delta (E-R), di un corridoio ecologico umido per favorire gli scambi faunistici tra i boschetti dell’ex Valle Falce (a sinistra) e il Bosco della Mesola (a destra). Oggi l’area risulta fortemente improduttiva e poco redditizia nella produzione agricola.

250


// progetti

11.2 Il silenzio ritrovato 11.2.1 Premesse e fasi dell’allagamento Sulla base delle analisi scientifiche di cui si è parlato nei capitoli precedenti, evidenziate le criticità morfologiche e ambientali, il progetto prevede non soltanto la difesa delle risorse naturalistiche residue ma un loro sostanziale aumento nel medio e lungo periodo. Si impongono dunque azioni di allagamento controllato dell’area riportando gradualmente l’acqua nelle zone depresse costiere dove, nella maggior parte dei casi, le condizioni pedologiche non sono tali da assicurare rendimenti sufficienti della produzione agricola. Il processo di allagamento prevede tre fasi di attuazione, che si basano su progetti simili già realizzati nel piano olandese Room for the River 1 e sulle direttive della Regione Emilia-Romagna in merito alla ricostruzione di aree umide2. Questa processualità è fondamentale per gestire al meglio il cambiamento dell’assetto idraulico di questa porzione di territorio, e consentire a chi vi risiede o vi lavora di potersi adattare gradualmente ad esso. 1/ Nella prima fase è necessaria l’individuazione di tutte le strutture che vengono a trovarsi nei catini depressi che s’intendono allagare e la loro ricostruzione su terrapieni opportunamente costruiti; parallelamente , è prevista una stipulazione di accordi operativi con le aziende

agricole presenti nelle suddette aree per avviare processi di conversione economica o opportune compensazioni; 2/ Una volta messe in sicurezza le aree da allagare mediante apposite arginature lungo tutto il perimetro, si procede all’allagamento graduale: inizialmente si consentono soltanto le esondazioni nei terreni più depressi di parte delle acque drenate dai canali collettori in caso di forti piene, con compensazione economica per il servizio svolto a favore delle aree agricole limitrofe. Si procede di pari passo coi processi di conversione economica, per favorire al meglio l’inserimento delle future imprese di acquacoltura nel contesto o la gestione turistica di altri specchi d’acqua futuri; 3/ La terza fase vede la dismissione di tutti i canali di bonifica delle aree interessate, i quali cambiano funzione per divenire gli assi di generazione dell’allagamento. Così, gradualmente, prendono corpo tutti gli specchi d’acqua e si ricostituiscono in breve tempo le valli pomposiane, Cannevié, Porticino, Gaffaro e Falce. In totale le superfici allagate ricoprirebbero 1200 ettari di terreno. Tutto ciò contribuirebbe ad attivare nuove iniziative imprenditoriali a livello locale nei settori dell’itticoltura e dei servizi ad un turismo diverso rispetto a quello che 251


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

suolo agricolo

Sezione A-A’ 252

spazio del fiume e dei canali

Strada dell’Agrifoglio

Meandro dell’Agrifoglio

ta al loro stato naturale, di transizione tra l’ecosistema terrestre e quello marino3. Questa garantirebbe una maggior protezione da eventi alluvionali, spingerebbe verso attività produttive (acquacoltura e turismo lento) maggiormente in sintonia con l’ambiente del delta, per altro più redditizie delle attuali (agricoltura), e riqualificherebbe il paesaggio. Alle motivazioni di carattere ambientale, s’aggiungono infatti quelle culturali: puntare alla specificità delle risorse ambientali uniche di questo territorio, il cui elemento di prima identificazione è l’acqua, può senz’altro contribuire, oltre che alla sua salvaguardia, ad uno sviluppo più importante in futuro, basato sulla valorizzazione del suo patrimonio culturale e naturalistico; soprattutto per un’area di grande importanza storica e ricca di emergenze culturali come quella dell’antico delta medievale. Si sarebbe potuto proporre l’allagamento di una fascia costiera depressa molto più ampia, ma si è deciso di iniziare da quelle in cui le criticità (ambientali e paesaggistiche) sono apparse più forti, tenendo presente che azioni di questo tipo pre-

Chiavica dell’Agrifoglio

oggi si rivolge alla costa. Il progetto prevede la reimmissione di acqua dolce nelle valli attraverso apposite prese idrauliche dal Volano (a sud) o da canali di bonifica allacciati al Goro (a nord). La scelta delle aree in cui ripristinare l’acqua non è casuale. Oltre alla condizioni pedologiche, di cui s’accennava prima, sono determinanti le criticità ambientali: avere aree umide a ridosso della foce del Volano significa contribuire a contrastare la salinizzazione dei terreni circostanti, oltre a costituire, oltre allo spazio di progetto per il fiume, una ulteriore riserva d’acqua nei periodi di siccità estiva. Va però ricordato che le valli a est (Falce e Porticino), più vicine al mare, potrebbero diventare nel corso del tempo valli salmastre, come in effetti erano storicamente. Il processo di salinizzazione però avverrà comunque anche in un suolo asciutto che, a differenza di un’area umida, si desertificherebbe divenendo totalmente improduttivo. Le nuove zone umide invece, per il loro carattere resiliente, andrebbero a configurare una zona ecotonale, tipica dei del-

Valle Cannevié

spazio d’espansione del fiume


// progetti

11.2.A Vista (V3) della ripristinata Valle Falce dai nuovi percorsi interni

suppongo lunghi tempi di adattamento e accettazione. Vuol essere, dunque, un monito o l’inizio del tracciamento di una strada, che potrà essere perseguita o addirittura espansa da chi si occuperà del territorio in futuro.

gna, Regione Emilia-Romagna, 2012. 3 Dalla lezione di Fano E. A., Resilienza degli ecosistemi naturali ed antropici e cambiamenti climatici globali in zone costiere, in Delta International Summer School, Ravenna, Giugno 2018.

Valle Falce

Valle Porticino

valli

Strade carrabili

Percorsi ciclopedonali

0 10 20

50 m

253

Bosco della Mesola

Strada del Corriere

Collettore Giralda

Aziende su terrapieni

Via degli Aironi

NOTE 1 In particolare si fa riferimento al progetto di riallagamento del “Noordwaard Polder” a sud del fiume Waal nel delta del Reno. 2 Con particolare riferimento a Caggianelli A. et al. (a cura di), Linee guida per la riqualificazione ambientale dei canali di bonifica in Emilia-Roma-


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

11.2.2 acque

Usi e diversificazione delle

Si propongono funzioni e usi diversificati per gli specchi d’acqua ripristinati (figura): 1/ Valle Bosca (100 ettari): Si prevede l’allagamento della valle tramite prese d’acqua lungo il Volano e l’utilizzo dell’area umida con valenza sociale per usi turistici e ricreativi, con l’istituzione dell’omonima Oasi e la predisposizione di un percorso attrezzato equipaggiato di punti di osservazione faunistica e paesaggistica. 2/ Valle Tamarisara e Valle di Cannevié (all’incirca 600 ettari): Si prevede anche qui l’allagamento delle valli con la costruzione di prese d’acqua lungo il Volano. Inoltre si propone l’utilizzo delle aree umide per usi commerciali e produttivi attraverso il mantenimento delle strutture e delle strade di collegamento esisten-

ti e la loro messa in sicurezza mediante opportuni rialzamenti e arginature. Dopo una fase di contrattazioni pubblico-private è prevista la conversione e la predisposizione degli stabili attualmente in uso per la produzione agricola in impianti per la lavorazione e la trasformazione di prodotti ittici a supporto di economie dell’acqua. Si incentiverebbe l’acquacoltura di tipo estensivo, la quale, oltre a costituire un modello di sviluppo valido dal punto di vista economico, consentirebbe la conservazione degli ambienti umidi. Analogamente, si favorirebbe l’installazione in valle di impianti pilota di acquaponica, i quali , attraverso un ciclo autosostenuto, favoriscono la produzione di pesce e di alghe, necessarie per la produzione di biogas (figura). Infine, soluzioni economicamente valide ed ecologicamente compatibili potrebbero essere raggiunte affiancando all’acquacoltura anche la pratica venatoria controllata e la gestione di aziende ricettive di tipo agrituristico.

11.2.B Vista (V2) di un impianto di acquaponica nella ripristinata Valle di Cannevié

254


// progetti

11.2.C Vista (V4) dell’ingresso da nord nella nuova Valle Falce

3/ Valle Porticino e Valle Falce (all’incirca 500 ettari): Si prevede l’allagamento delle valli sfruttando il Canale di Montata della Vallona e i due canali di bonifica del Bosco della Mesola, e per poi usare le aree umide a scopo turistico. Si propone l’estensione della Riserva Statale del Bosco della Mesola e l’inclusione delle suddette valli quali elementi sinergici al valore naturalistico dell’area. Si prevede dunque la predisposizione di un percorso ciclo-turistico equipaggiato di punti di osservazione faunistica e paesaggistica, realizzato sfruttando i rilievi dei dossi già esistenti e particolarmente significativi in questa zona. Infine, la progettazione di nuove strutture a servizio del turismo all’ingresso nord delle

valli, in aggiunta al già noto sito ricettivo del Taglio della Falce. Così facendo si ricreerebbe un corridoio ecologico fatto di boschi, dune, valli salmastre e dolci, lagune e pinete, dall’alto valore ambientale e paesaggistico, che dal Bosco della Mesola si spingerebbe fino alla Valle Bertuzzi inglobando tutta l’antica area deltizia del Po di Volano. Una scelta non soltanto culturale, ma che appare anche essere obbligata in vista dei cambiamenti climatici futuri e di uno sviluppo di un’economia che faccia tesoro e un uso accorto del proprio ambiente.

255


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

11.2.D Ciclo acquaponico

I resti organici vengono decomposti I ditteri riducono il carico inquinante dei rifiuti organici

Le alghe trasformano i nitrati

I batteri Nitrobacter trasformano i Nitriti in Nitrati

I pesci si nutrono dei ditteri e producono ammonia

I batteri ossidano l'ammoniaca in nitrito (processo metabolico) I molluschi assorbono l’ammonia e gli avanzi di cibo dei pesci

Il pesce di valle viene trasportato,depurato, lavorato e infine confezionato e spedito per la vendita nei nuovi centri di lavorazione del pesce

256


// progetti

Le alghe vengono raccolte, trasportate nei centri di lavorazione e fatte essiccare

La biomassa prodotta dai residuali delle alghe viene usata negli impianti di produzione di biogas per produrre energia elettrica e termica

Fonte: www.atlasofplaces.com/Restorative-Aquaculture-Carl-Raymond-Harper

257


Oasi di Valle Bosca turismo

Valle Tamarisara acquacoltura

Chiavica dell’Agrifoglio

A

Meandro dell’Agrifoglio

V1

Aziende di acquacoltura

(impianti di raccolta,lavorazione, trasformazione dei prodotti ittici)

Assetto idraulico: Fiume Po di Volano Valli costiere ripristinate Canali di bonifica attivi Ex canali di bonifica usati per il riallagamento

Valle di CanneviĂŠ acquacoltura

Percorsi cicloturistici: Via del Grande Fiume Altri percorsi Percorsi interni alle valli Valorizzazzione del patrimonio: Uso turistico culturale Uso museale Uso didattico culturale Promozione agroalimentare Torrette e punti di osservazione Valle Bertuzzi turismo e acquacoltura

11.2.E Valli costriere del Po di Volano

Torre della Finanza


Area di accoglienza

V4

(punto ristoro, sosta e noleggio/deposito cicli)

Aviosupeficie Valle Gaffaro

V2 Impianti pilota di acquaponica

Bosco Mesola

Valle di Porticino turismo

Impianto idrovoro Giralda

V3 Valle della Falce turismo

A’

Sacca di Goro

Oasi di CanneviĂŠ turismo 0

Foce del Volano

100

250

500 m


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

11.2.3 L’area dell’Agrifoglio

monumentale

In questa direzione, s’incentiva inoltre la riqualificazione del sito dove sorge la Chiavica dell’Agrifoglio, attualmente restaurata ma non valorizzata. Si prevede, come si era già accennato nel capitolo precedente, l’escavazione del Canal Galvano con nuove funzioni drenanti, utilizzando gli argini esistenti, da Pomposa fino all’antica ansa del Volano. In questo modo tutto il sedime sul quale sorge la Chiavica verrebbe allagato, restituendo al luogo l’antica immagine (figura 11.2.F) e consentendo ad esso di essere un polo di attraversamenti ciclo-turistici inserito nel sistema intermodale propo-

sto nel Masterplan. Per incentivare l’attraversamento e lo stazionamento, sono previsti un deposito per i cicli e un’area di sosta attrezzata. È prevista inoltre la riqualificazione dell’attiguo meandro dell’Agrifoglio con l’escavazione dell’ansa e la riforestazione dell’isola. Il sito (figura 11.2.G) si porrebbe come luogo di sosta posto a metà strada da Pomposa a Volano: la predisposizione di servizi minimi, in aggiunta a quelli più strutturati di Pomposa e Volano, e il suggestivo orizzonte ricreato, fitto di acquitrini e aree boschive, incentiverebbe i ciclo-turisti e i camminatori ad attraversare il sito e scoprire tutto l’apparato dell’antica area deltizia del Volano.

11.2.F Vista (V1), dal meandro fluviale dell’Agrifoglio , della storica chiavica estense e del Canal Calvano riscavato

260


// progetti

11.2.G Micro-nodo di progetto dell’Agrifoglio

Chiavica dell’Agrifoglio resa fruibile

Area di sosta e deposito bici

Meandro fluviale ripristinato

Canal Galvano ripristinato

261


// progetti


12

MARGINI RESILIENTI

tavola 12 263




IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

12.1 L’invariabile mutevolezza della costa inquadramento

12.1.1 Il contesto paesaggistico e la formazione del Lido di Volano L’ultimo focus propone riflessioni progettuali sul tema della costa. Ci si trova al Lido di Volano, nel tratto in cui il Volano giunge al mare, in un contesto ambientale di particolare pregio che vede la presenza dell’omonima Riserva, istituita nel 1977, un ecosistema caratterizzato da arenili di recente formazione, un’estesa pineta marittima e alcuni relitti dunosi. Per quanto possa sembrare un luogo secolare, il bosco del Volano è di recente formazione e fa parte del piano di rimboschimento artificiale del litorale avviato negli anni trenta dal Corpo Forestale dello Stato, il quale prevedeva l’impianto 266

di pini domestici e marittimi anche in funzione di estesa barriera frangivento a protezione dei territori interni. Nel volgere di alcuni decenni tale impresa riuscì a restituire al litorale un’elevata valenza ambientale e a risarcire la sparizione dell’antico Bosco Eliceo sacrificato, durante i secoli precedenti, per ricavarne superfici coltivabili. Il sito non è scampato all’ondata di urbanizzazione degli anni sessanta avvenuta lungo la costa ferrarese ed ha visto nascere il Lido di Volano, un agglomerato di “seconde case”, villette a schiera e palazzine, e ultimo dei sette lidi ad essere costruito. Tuttavia è riscontrabile maggior controllo in questo lido: la presenza di una pineta demaniale protetta, a ridosso della costa, ha posto restrizioni più serie


// progetti

all’invasione del cemento. Così l’agglomerato venne costruito sul retro della pineta e non ha contatto diretto con la spiaggia, alla quale si accede mediante percorsi all’interno del bosco. Su questa spiaggia si è così potuta evitare l’uniformità e l’anonimia che caratterizzano ormai la maggior parte dei centri costieri adriatici, a favore della salvaguardia di una certa specificità locale. Specificità esaltata dall’esistenza, ancora, di un legame tra la costa e l’interno, che pone in continuità la spiaggia dunosa con gli ambienti vallivi interni e che vede la pineta come legante tra i due ecosistemi. Volano è l’unico lido in cui le aree umide a ridosso della costa non sono state bonificate, o lo sono state parzialmente, e vede oggi la presenza di una delle valli più importanti del Delta, Valle Bertuzzi, protetta dalla Convenzione Ramsar,

a rafforzare il valore naturalistico della zona. Per quanto oggi siano presenti importanti relitti dunosi sulla battigia di Volano, tuttavia essa è stata compromessa da importanti spianamenti che l’hanno abbassata per ospitare 18 stabilimenti balneari nel corso degli anni settanta. La spiaggia ha avuto diverse utilizzazioni: il fatto che fosse un’area marginale, scarsamente considerata dalla speculazione finanziaria, aveva permesso che fosse presa di mira, prima della costruzione del lido, da un tipo di sfruttamento piccolo privato e dal debole impatto ambientale. Furono costruite diverse installazioni precarie, la maggior parte abusive, adibite allo svago turistico delle popolazioni locali, direttamente sul litorale demaniale. Si trattava in gran parte costruzioni in legno, oppure in

Testata nord del Lido di Volano e, sullo sfondo, il profilo del Lido delle Nazioni

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IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

muratura, ma consistenti pure in mezzi di locomozione, come furgoni, adibiti ad ambienti abitativi. Situazioni di occupazione informale che tuttavia non avevano alterato l’ambiente dunale, anzi vi si erano inseriti perfettamente, presentando il vantaggio non trascurabile di essere removibili, qualora le condizioni lo avessero richiesto. Ma nel 1977 la Provincia di Ferrara decise di porre fine alla situazione di precarietà con l’eliminazione degli alloggi illegali e il ripristino dei valori naturalistici preesistenti. Rimasero gli stabilimenti balneari, i quali, assieme ad altre piccole attività ricettive, compongono ancora oggi l’offerta turistica estiva. 12.1.2 Criticità della costa e rischio idrogeologico Si è già spiegato nei capitoli precedenti (1 e 5) che la costa versa oggi in uno stato di grave precarietà. L’ultima mareggiata di ottobre 2018 ne ha riconfermato i punti deboli. Stabilimenti allagati, argini di protezione sfondati e milioni di euro, per gli annuali interventi di ripascimento, andati in fumo. “Occorre una presa di coscienza generale che permetta un intervento sinergico tra enti e operatori turistici, per affrontare in modo sistematico il problema, ad esempio con studi sui dati di rideposizione dei fiumi e sulla subsidenza, ma anche modalità 12.1.A Vista del fronte dunale ricostruito

268

di gestione delle attività costiere più idonee alla riformazione di dune naturali”affermava Gabriele Cesari, presidente dell’ordine regionale dei geologi, dopo la mareggiata che colpì Volano il 5 febbraio del 2015. Si è già visto inoltre come gli interventi attuati fino ad ora sono di pura gestione dell’emergenza e si limitano a risolvere il problema nell’immediato, tramite degli annuali ripascimenti di ampie porzioni di spiaggia e una costante ricostruzione di strutture rigide di difesa, senza prevedere soluzioni definitive. L’approccio è sempre quello di difendersi il più possibile con soluzioni rigide voler mantenere immobile un fronte costiero che è per natura mobile e mutevole. I ripascimenti sono «costi di esercizio più che investimenti» con efficacia limitata. Le operazioni messe in campo dalla Regione Emilia-Romagna per l’inverno 2018/2019 per la salvaguardia dei soli lidi di Volano e Spina dopo l’ultima mareggiata, prevedono un investimento di 500 mila euro in ripascimenti e opere di difesa. Considerando tutta la costa ferrarese, si stima che solo per difendere le spiagge nei prossimi 20 anni sarebbero necessari 200 milioni di euro, ma se la subsidenza e i cambiamenti climatici non diminuiranno il problema non troverà soluzione. Occorre dunque una visione più ampia dei problemi ed una nuova e maturata


// progetti

acquisizione culturale del fatto che si possa convivere con una natura mutevole assecondandola e continuando comunque a produrre reddito. Puntare a preservare le risorse locali significa anche non consentire un declassamento della qualità della stazione balneare, ma a tal fine appare necessaria una strategia di adattamento territoriale che presupponga flessibilità. 12.1.3 Esegesi per una strategia di adattamento Sulla base dei dati scientifici sul rischio idrogeologico e sulla base della riflessioni precedente, si definiscono ora le linee di intervento progettuali per l’ambito costiero del Lido di Volano. Gli interventi sono previsti su due fronti: sul fronte spiaggia e sul fronte valle. Tutta l’area definita entro questi due limiti è stata individuata come quel margine tra mare e acque interne da flessibilizzare attraverso minimi progetti resilienti, avviati a fasi alterne, che consentano a chi vive o fruisce del territorio di potersi adattare ai cambiamenti e goderne in sicurezza. Il progetto si basa sul riconoscimento, la valorizzazione e l’espansione delle risorse ambientali locali tipiche di questo ambito, quali le dune, il bosco e la valle interna, oggi messe in secondo piano dagli anonimi stabilimenti balneari del Lido di Volano, dal pesante impatto am-

bientale e destinati a essere sommersi dal mare. Si vuole condurre il fruitore alla consapevolezza dell’identità del luogo tramite la riscoperta delle sue diverse parti, permettendo così uno lo sviluppo turistico del territorio basato sulla loro complementarietà, più che sul prevalere di una sulle altre. 12.1.4 Azioni per una strategia di adattamento Si impone dunque la ricostituzione del sistema dunale, il quale costituirebbe naturale protezione per tutti gli ambienti interni e un necessario accumulo di sabbia in grado di alimentare la spiaggia e contrastare gli effetti dell’erosione. Sistemi già testati di ricostruzione delle dune attraverso arelle che captano i sedimenti eolici permettono di ricreare l’ambiente nel giro di pochi anni. Necessaria, allo stesso tempo, la naturalizzazione dei primi 150 metri di costa, promuovendo lo smantellamento delle opere pesanti a carattere urbano (strade asfaltate, manufatti di tipo strutturale, lottizzazioni per campeggi e strutture funzionali annesse, etc.) e la ricostruzione di opere meramente funzionali e rimovibili, dirette a soddisfare le esigenze temporanee del turismo estivo, ai margini delle dune. Il bosco costituirebbe l’unico e naturale accesso alla spiaggia, attraverso i suoi percorsi informali che oggi l’attraversa-

12.1.B Vista del fronte lagunare reso accessibile

269


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

no, mentre tutti i servizi al traffico e al turismo verrebbero riorganizzati all’interno dell’agglomerato urbano del Lido di Volano, sfruttando i diversi vuoti urbani esistenti. Si ridisegnano così i parcheggi, le aree sosta per camper ed autobus e le piazzole per campeggi, promuovendo soluzioni progettuali flessibili a basso impatto ed evitando opere di lottizzazione urbana. Per mitigare l’intervento antropico, si propone l’estensione del bosco negli stessi vuoti dove sono previsti i campeggi e i parcheggi attraverso la piantumazioni di nuovi pini marittimi e domestici (rispettivamente Pinus Pinaster e Pinus Pinea): si favorirebbe così l’inserimento dei manufatti umani nel contesto ambientale esistente, conferendo all’abitato un carattere sempre più specifico e non più anonimo. Sono previste, inoltre, azioni di apertura del fronte valle. Attualmente il rapporto tra Lido Di Volano e Valle Bertuzzi e quindi, tra la costa e l’area umida interna, è compromesso per due motivi. Visivamente, per la presenza della strada rialzata “Acciaioli”, la quale costituisce allo stesso tempo un argine di protezione dalle mareggiate per le aree interne; vivibilmente, per il fatto che l’area umida non è accessibile perché privata. Si propone dunque l’inserimento di elementi che favoriscano l’attraversamento dell’argine (passerelle e ponti in legno) in punti specifici di maggior attraversamento e l’installazione di punti di osservazione sull’argine (torri in legno) che consentano di apprezzare tutta l’area, dalla valle, alle foci del fiume, fino al mare. È previsto un partenariato pubblico-pri270

vato al fine di ottenere l’accessibilità da parte del turista alla Valle Bertuzzi, solo nell’area prospiciente il Lido di Volano, dove sono presenti interessanti manufatti storici (casoni di pesca e caccia). Si tratta di un’area di circa 40 ettari sui 2000 complessivi, la quale potrebbe essere attrezzata sfruttando i percorsi già esistenti o prevedendone di nuovi sui dossi rialzati. Nella testata nord, dove il Fiume Volano tange la valle, è previsto un attraversamento in legno, posto in continuità con la strada “Acciaioli”, che consenta di passare il fiume fino al porto turistico dell’abitato di Volano. Da qui è possibile raggiungere le attigue aree naturalistiche dell’Oasi di Cannevié e del Bosco della Mesola o risalire il fiume all’interno verso Pomposa e Codigoro. In questo sistema di percorsi, la strada “Acciaioli” rivestirebbe una fondamentale importanza negli spostamenti tra nord e sud e verso l’interno: per agevolare il percorso ai ciclo-turisti e per accentuare la naturalizzazione del bordo valle, è prevista la rimozione dell’asfalto e l’interdizione ai veicoli solo nel tratto antistante il Lido. Il traffico veicolare verrebbe deviato verso la strada interna al Lido di Volano e avrebbe modo di raggiungere i luoghi di pertinenza come in precedenza senza difficoltà alcuna. I percorsi trasversali di collegamento tra la valle e la spiaggia verrebbero intensificati, grazie al ridisegno degli stessi all’interno dell’agglomerato urbano, predisponendo gli opportuni spazi e ponendoli in continuità con quelli esistenti nel bosco. Diventa così possibile attraversare


// progetti

12.1.C Ripristino del rapporto valle-mare F1// fronte valle Bertuzzi-area urbana di Volano

Valle Bertuzzi

Rimozione del manto stradale Argine Acciaioli

Lido di Volano

F2// fronte area urbana di Volano-bosco di Volano Lido di Volano

Parcheggi scambiatori

Bosco del Volano

271


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

F3// fronte bosco di Volano-area predunale

Bosco del Volano Rimozione del manto stradale Lungomare del Parco

Stabilimenti balneari smontabili

F4// fronte area dunale-battigia

Cordone dunoso Chioschi smontabili

Mar Adriatico

272


// progetti

a piedi o in bicicletta tutto il margine dell’area costiera del Lido di Volano e continuare ancora verso l’esplorazione dei territori interni, non avendo mai la sensazione di sentirsi abbandonati, anche solo visivamente, dal profilo di un contesto ambientale unico. 12.1.5 Il progetto per fasi Data la complessità dell’intervento, qui più che in ogni altro ambito diventa fondamentale definire una processualità nelle azioni progettuali. Di seguito si riporta quindi una schematizzazione di queste ultime per fasi (figura 12.1.D), approfondendo quanto previsto nella strategia progettuale.

urbano; 3/ la terza fase vede il completamento della ricostruzione dunale, degli stabilimenti balneari e la costruzione di percorsi in legno di collegamento tra i bagni e la battigia; è prevista la predisposizione delle strade interdette al traffico all’uso ciclo-pedonale e lo spostamento dei parcheggi e dei servizi al turismo (campeggi e aree sosta camper) nei vuoti urbani individuati all’interno del Lido di Volano. Infine, si prevede la predisposizione del fronte valle con percorsi attrezzati e punti di osservazione, una volta accordata la possibilità di fruizione dell’area umida di Valle Bertuzzi.

1/ la prima fase prevede sostanzialmente la prosecuzione degli interventi di emergenza fin quando non sarà completato l’arretramento del fronte dei bagni e dell’edificato che insiste sulla spiaggia e in grave rischio idrogeologico; 2/ la seconda fase prevede la ricostruzione di stabilimenti flessibili agli accessi della pineta del Volano e la ricostituzione delle dune attraverso la predisposizione di arelle per la captazione dei sedimenti trasportati dal vento; sul retro spiaggia è prevista la dismissione lenta con interdizione al traffico veicolare e rimozione del manto stradale del tratto di strada a servizio dei bagni (Lungomare del Parco) e del tratto di strada sulla valle (Argine Acciaioli); si promuovono l’avvio delle pratiche di partenariato pubblico-privato e le piantumazioni nell’agglomerato 273


IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

Viale del Bosco

Valle Bertuzzi

Argine Acciaioli

12.1.D Fasi del progetto

Lido di Volano

Fase I

Rimboschimenti

Punti di osservazione e percorsi

Campeggi

Fase II

Fase III

canale di bonifica

274

spazio d’espansione del canale

area boscata

B


Stabilimenti balneari

Campeggi

Lungomare del Parco

Battigia

Mar Adriatico m s.l.m 4 2 0

Sezione A-A’

Ricostruzione del cordone dunoso m s.l.m 4 2 0

Chioschi smontabili

Sezione A-A’

Stabilimenti balneari smontabili

Bosco del Volano

// progetti

m s.l.m 4 2 0

Sezione A-A’

valle e mare

cordone dunoso

Strada carrabile

Percorso ciclopedonale

275


AB

Oasi di CanneviĂŠ turismo

ON PO CV Via

de

lS

ale

AT

PO Valle Bertuzzi turismo e acquacoltura

P1

A

ON

C

F1

P2

C

P2

PO P1 i

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F2

c

ine

Ac

g

Ar

ON

A

P1 F3

ON Bosco di Volano

via Ciclo

a riatic

Ad

F4

A’ AB

Stabilimenti balneari rimovibili

(Goro)

Percorsi ciclopedonali principali Percorsi pedonali in aree umide Navigazione turistica ViabilitĂ carrabile Aree di ripristino del cordone dunoso Vuoti urbani: rimboschimento, parcheggi scambiatori, campeggi

12.1.E Progetto alla foce del Po di Volano

Valorizzazzione del patrimonio: Uso turistico culturale Uso didattico culturale Promozione agroalimentare


Torre della Finanza Foce del Volano

PO

PO

ON

ON

AB

AT

0

Funzioni: AT//approdo turistico T//traghetto CV//centro visita Parco Delta Po ON//oasi naturale PO//punto di osservazione I//idrovora

100

250

500 m

A//agriturismo C//campeggio AB//albergabici O//ostello P1//parcheggio auto P2//parcheggio camper e autobus


// conclusioni 278



IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

In questa tesi ci si è chiesti come intervenire su un territorio rurale sempre più ai margini delle dinamiche economiche territoriali, e come rispondere efficacemente all’aumento del rischio idrogeologico che si sta verificando in tutte le aree deltizie del pianeta, tra cui quella del Po. Temi su cui ci si interroga attualmente in tutti i paesi dell’Unione Europea. Nel territorio oggetto di studio la fonte del problema è stata individuata nell’attuale gestione idraulica “rigida”, che ha reso terra tutto ciò che per secoli è stato acqua, e canale artificiale quello che un tempo era fiume. Ecco perché un progetto di ridefinizione del confine dell’acqua. Progetto che ha presupposto una maturata acquisizione della dimensione culturale del paesaggio e che ci ha portato al

280

ripensamento dello stesso. Esso non si è prefigurato come mero ripristino di uno stato di fatto precedente a quello attuale, ma come reinterpretazione consapevole dell’esistente, a favore del riconoscimento delle matrici identitarie di questi luoghi. Matrici che, a nostro riguardo, possono costituire un valido canale di sviluppo economico e sociale per un territorio così fragile e compromesso. Si è infatti dimostrato che interventi “resilienti” possono diventare anche un’occasione di sviluppo sostenibile, portando numerosi vantaggi. Verrebbe notevolmente ridotto il rischio idrogeologico, aumentando la capacità di adattamento del territorio ai diversi fenomeni innescati dal cambiamento climatico.


// conclusioni

Trarrebbero numerosi benefici le economie locali. Infatti le attività agricole vedrebbero migliorare la produttività dei terreni, seppur ridimensionate nei loro spazi in favore dell’acquacoltura, economia locale forte già oggi e prevista, a livello globale, sempre più in crescita. Inoltre si migliorerebbero le possibilità di fruizione “lenta” dell’intero territorio, aumentandone così l’offerta turistica senza andare ad impattare sull’ambiente naturale, che rientrerebbe, insieme al patrimonio storico-monumentale, negli elementi di maggior attrazione dell’area. Infine, dal punto di vista culturale, si restituirebbe alle terre basse del Volano memoria del loro corso d’acqua, riscoperto nella sua essenza di elemento generatore di territorio, alla pari del sistema di bonifica, anch’esso vero e proprio “unicum”

locale di grande valore storico-culturale. Tutto ciò è possibile solo partendo da un cambio di paradigma nella gestione idraulica e nella progettazione in ambiti fluviali e deltizi, mutando l’attuale approccio emergenziale e puramente tecnico in un approccio più adattivo ed “ecosistemico”, in linea con quanto propone l’Unione Europea. Servono poi un buon coordinamento tra i vari enti territoriali (per esempio attraverso il Contratto di Fiume) e scelte politiche responsabili per promuovere gradualmente e in modo condiviso il cambiamento, sensibilizzando le persone a considerare l’acqua non come fonte di problemi, ma come risorsa con cui convivere in un nuovo equilibrio dinamico su cui basare lo sviluppo sostenibile delle terre basse del fiume Po di Volano.

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IL CONFINE DELL’ACQUA / un processo di rigenerazione delle terre basse del Po di Volano

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// bibliografia

Crediti fotografici Edoardo Seconi, Paolo Lisotti Campagna fotografica Ottobre 2017-Gennaio 2019 Canon Eos M3, obbiettivi: EF-M15-45mm, EF50mm, EF-S55-250mm

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// ringraziamenti 294



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Un ringraziamento al prof. Romeo Farinella, per averci spinto a intraprendere questa ricerca, contagiandoci con la sua passione per questo territorio, e per averci seguito in modo costante e paziente durante tutto il percorso di tesi. Al prof. Paolo Ciavola, per l’interesse dimostrato verso la nostra disciplina e per la chiarezza con cui ci ha trasmesso ciò che riguardava la sua. Grazie anche alla prof.ssa Elena Dorato, per i tanti utili consigli. Un ringraziamento all’Ing. Alessandro Bondesan, e a tutto il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, a Gloria Minarelli, ai Comuni di Comacchio e Codigoro, in particolare agli Arch.tti Claudio Fedozzi e Alessandro Chiccoli, per la disponibilità e l’interesse dimostrati verso questo lavoro, oltre che per gli utili pareri espressi sul nostro lavoro in corso di realizzazione. Un grazie speciale anche a tutti gli organizzatori e ai partecipanti della Delta International Summer School 2018, per i confronti e le critiche costruttive, nonché per le gran mangiate e bevute in compagnia.

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// ringraziamenti

Paolo

Alla mia mamma e al mio papà, per tutto l’affetto e il sostegno ricevuti. A Frenci e la Luci, che mi prendono in giro per le mie manie da architetto. Ai nonni Carlo, Mirella, Guido e Teresa, allo zio Riccardo, alla zia Nico e a Vittorio, alla zia Anna e allo zio Sergio, alla zia Claudia, alle mie cugine Annachiara e Laura, perché con tutti voi mi sono sempre sentito a casa. A Nico, Marco, Alex e Gian, perché ci sono stati anche quando io non c’ero. A tutti gli amici dell’ “Ajax” e della “Modena Est Male”, perché insieme ci siamo davvero divertiti. A Paride, per le risate e non solo. A tutta la 5^F. Al gruppo “Pegaso” Modena 7. Ai miei capi scout. Alla squadriglia Tigri. A tutti gli amici e le amiche incontrati sulla strada di quel magico mondo che è lo scoutismo. A coach Caso. Ai fedeli compagni di squadra dell’Sbm. Alla città di Pécs. A Szilveszter, Alperen, Ecem, Antonia, e a tutte le altre persone che hanno condiviso con me anche solo un passo di quell’intenso viaggio che è stato l’Erasmus. Alla città di Ferrara. A Mig, Giulio, Gibbo e Yang, perché sono i miei coinquilini preferiti. A Edo, perché ci siamo riusciti insieme. A Tasso, per le serate a tifare Juve. A Bea, Sonia, e a tutti gli altri amici e amiche che hanno reso indimenticabili questi 5 anni a Ferrara. Grazie, non sarebbe stato lo stesso senza ognuno di voi.

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Edoardo

Il primo ringraziamento va agli amici, senza i quali non sarei mai giunto alla fine del mio percorso. All’amicizia, la quale ha quella straordinaria capacità di liberare la quotidianità dal suo carattere di compito e di rendere speciale ogni giorno che passa. Grazie a Paolo, per aver percorso con me l’appassionante via della tesi, per la sua amicizia leale e la straordinaria capacità di saper ascoltare l’altro. Grazie per avermi apprezzato e sopportato per come sono, per i pregi e i difetti. Grazie a mio fratello acquisito Riccardo T., per la sua energica amicizia e per le giornate indimenticabili passate insieme da coinquilini. Grazie a Maria Carla, perché non ha mai avuto parole e alla fine mi ha sempre sostenuto. Grazie a voi, per la nostra complicità che, dalle spiagge di Copacabana ai deserti del Maranhão, ci ha portato a conoscere i luoghi fiabeschi di un nuovo mondo e a rendere unica l’esperienza in Brasile. Grazie agli amici di sempre: Andrea, Emanuele, Altea, Elisabetta, Riccardo S. e Monica, coi quali sono praticamente cresciuto. Grazie per essermi stati sempre vicino, per la spensieratezza, per i viaggi, le risate interminabili e le giornate intense condivise. Per essere diventati dei punti di riferimento sui quali sono certo di poter contare in futuro. Un ringraziamento speciale va a Riccardo S., per aver fatto nascere in me l’anima dell’ Ingegner Seconi, per avermi insegnato tanto e aiutato con fiducia e pazienza a superare i momenti più difficili. Grazie a Giulio e Giovanni, per ogni momento trascorso insieme. Grazie a Leonardo, perché nonostante i nostri percorsi abbiano preso strade diverse, il nostro legame è rimasto forte e saldo. Grazie a tutti gli altri amici universitari e agli amici abruzzesi, coi quali sono cresciuto e che hanno sempre riposto in me fiducia in tutti questi anni. Un sincero ringraziamento ai docenti e a tutte le persone che hanno offerto i loro contributi e arricchito il nostro lavoro con la loro partecipazione. Grazie al Prof. Romeo Farinella e al Prof. Paolo Ciavola, per averci seguito con interesse nell’elaborazione della tesi e per aver messo a disposizione tutte le loro competenze per favorirne l’esito. Un sentito ringraziamento alla mia famiglia e, in particolare, agli zii. 298


// ringraziamenti

Grazie allo zio Romeo che, da Venezia a Parigi, mi ha svelato l’essenza mitica della Città fin da quando ero un bambino. Tra le calle del Sestiere di Cannaregio e i Grands boulevards della Rive Droite, mi ha insegnato il linguaggio di una nuova realtà, fatto di segni, di tracce, di immagini che parlano, di allusioni e fantasie. Grazie per avermi accompagnato nella mia formazione e per aver sempre creduto nelle mie capacità. Grazie alla zia Paola, per avermi aiutato e sopportato con pazienza nel corso di questi anni. Grazie alla zia Lara, per il suo infinito affetto che non mi ha mai fatto mancare e per avermi accudito come un figlio. Grazie ai nonni, ai quali tengo più di ogni altra cosa. Grazie a mio padre e a mia madre, per avermi dato sempre fiducia e avermi permesso di studiare serenamente. Grazie a mio fratello Tommaso, lù zulle, sempre pronto ad ascoltarmi e a darmi consigli, per l’affetto e il bene che gli voglio. A mia nonna Mamena, a cui devo e dedico il mio successo e che sicuramente sarebbe stata orgogliosa dei miei risultati. Ai miei due luoghi, alle placide acque e alle geometrie infinite della Padania materna e ai dolci profili e all’arcaico silenzio dell’Abruzzo paterno.

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// elaborati grafici 300





























Laureandi: Edoardo Seconi Paolo Lisotti Relatore: Prof. Romeo Farinella Correlatore: Prof. Paolo Ciavola Laboratorio di sintesi finale D. Tesi di laurea. A.A. 2017-2018. UniversitĂ degli studi di Ferrara, Dipartimento di Architettura.


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