Terre
di Veio
rivista di arte e cultura
numero 1 - primavera 2011 - â‚Ź 3,00
Terre
di Veio
rivista di arte e cultura
numero 1 - primavera 2011 - € 3,00 Iscrizione al Tribunale di Tivoli n. 65/2009 Editore Ass. Cult. Regia Academia di Marioli Direttore Editoriale Erika Cannata Progetto grafico Federica Canale effe_effe@alice.it Redazione Via Belvedere, 20 Castelnuovo di Porto . Roma ass.regiam@yahoo.it Hanno collaborato Claudia Canale Sergio Celestino Paula de Jesus Stampa Janografica Via Sant’Abbondio, 13A Rignano Flaminio www.janografica.it info@janografica.it
Lorenzo Lotto
Scuderie del Quirinale. Roma >
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Direttore Responsabile Fabio Marricchi Fotografie Giampiero Marricchi
Questo numero è stato realizzato con il contributo del Consiglio Regionale del Lazio
Il mito dell’Italia nell’Inghilterra Vittoriana Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Roma >
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La Rocca Colonna Volta loggia pinta S.Silvestro Cappella foto viverenuovo.it
La loggia pinta della Rocca Colonna a Castelnuovo di Porto è uno dei più bei castelli del Lazio, testimonianza degli antichi fasti di Castelnuovo e della storia di una delle più celebri famiglie romane. La sua storia recente è la storia di una battaglia culturale, un monumento strappato al degrado e alla speculazione che una ventina di anni fa stava per essere venduto all'asta ad un privato, al prezzo di un appartamento. Lasciato per anni nell'incuria, saccheggiato, è stato poi acquistato dal Comune e quindi è iniziata la sua rinascita. I castelnuovesi conoscono i protagonisti politici di questa storia, sanno chi si è speso per la Rocca e chi invece non lo ha fatto. La recente ristrutturazione ha riportato il monumento simbolo del paese agli antichi splendori. Ora il problema è: cosa farne. Costa cara anche la sola manutenzione. E il Comune da solo non se la può permettere.
agenda Vinum Nostrum Firenze >
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Trieste e il Liberty Trieste >
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Il pianeta che cambia
www.googleartproject.com
Perugia, Assisi e Gubbio. >
Web >
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ambiente
José de Guimarães Wurth di Capena >
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Il Tevere e il rischio esondazioni > 30 3
agenda Villa d’Este di Cernobbio (Como)
Galleria “Campagna Creativa”
La guida ai frantoni d’Italia
Il vino resta in cantina? Meglio utilizzarlo per dipingere esclusivi quadri. Il grano viene pagato pochi centesimi? Con le spighe si possono realizzare vestiti da sposa unici. Le zucche invendute possono diventare splendidi centrotavola mentre dalla frutta e verdura è possibile creare giocattoli al naturale e con la cera d’api saponette artistiche. I prodotti vengono sottopagati nelle campagne dove gli agricoltori scoprono l’arte per battere la crisi con opere esclusive, esposte per la prima volta alla prima Galleria della “Campagna Creativa”, inaugurata dalla Coldiretti al X Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio. Un meraviglioso abito da sposa creato con spighe di grano italiano può arrivare a costare ben 5mila euro mentre per realizzarlo ci vogliono qualche metro di seta e solo 3 kg di spighe di grano, pagate - afferma la Coldiretti - meno di un euro agli agricoltori, mentre non ha certamente un prezzo la creatività e il buon gusto di chi lo realizza. I coltivatori di mais, rigorosamente non Ogm, hanno invece inventato la pasta di mais, realizzata con amido di mais, aromi e colla, che è molto adatta alla modellazione di qualsiasi oggetto che la fantasia e la creatività suggerisce. Simile alla pasta di sale è molto economica e adatta ai bambini perché realizzata con prodotti naturali.
E’ in libreria: Pane e Olio 2011, Guida ai frantoi artigiani, a cura di Fabrizia Cusani e Giampaolo Sodano, per Sitcom Editore. La guida Pane e Olio (€ 19,90, pagg. 512), oltre ad essere uno strumento insostituibile per gli amanti dell'olio extravergine di qualità, offre la recensione di ben 203 frantoi artigiani, selezionati con cura e sparsi sull'intero territorio nazionale. Per ciascun frantoio una scheda esauriente fornisce, oltre le informazioni sul singolo frantoio, anche utili indicazioni per brevi soggiorni nella zona del territorio: dai prodotti tipici del luogo alle bellezze storiche del territorio.
Foto I vinarelli
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Pane e Olio 2011
La dieta mediterranea patrimonio immateriale dell’umanità "Una vittoria della qualità, della tradizione, della salubrità e della tipicità dell'agricoltura e dell'agroalimentare made in Italy". Così il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi ha salutato il riconoscimento ufficiale, avvenuto a Nairobi, della dieta mediterranea come "patrimonio culturale immateriale dell'umanità" dell'Unesco. "E' stato premiato il lavoro di generazioni di agricoltori che si sono sacrificati per dare prodotti che oggi rappresentano un bene prezioso che va tutelato e valorizzato. Quindi, appare quanto mai opportuna la sua piena valorizzazione a livello mondiale, visti anche i continui e qualificati riconoscimenti scientifici e medici per le sue caratteristiche nutritive e salutistiche". "Il riconoscimento da parte dell'Unesco -ha rimarcato il presidente della Cia- non significa, comunque, solo dare atto alle peculiarità di un'alimentazione salubre, ma anche rilanciare i consumi e,nello stesso tempo, valorizzare la storia e la cultura di tutti quei paesi che si affacciano nel Bacino Mediterraneo”.
Vinum Nostrum Firenze Palazzo Pitti
fino al 15 maggio 2011
Lugano. Fondazione Extrafid Art
Renzo Chiesa: Paraggi Cremonese di nascita, milanese d’adozione, Chiesa ha da sempre optato per una piena autonomia espressiva e interpretativa. Un curriculum professionale denso quello di Chiesa che ha iniziato la sua attività nell’ambiente musicale, realizzando fotografie per copertine di dischi: Paolo Conte, Lucio Dalla, Enzo Jannacci, Eros Ramazzotti. L’autore, che ha attraversato più generi fotografici sempre attento al rigore formale, presenta in questa mostra “Paraggi”, una sequenza di scatti d’autore caratterizzati da spazi vuoti e dall’assenza di persone, dove a prevalere sono le linee , gli angoli, le forme, i colori. La mostra è dedicata alle geometrie del vero, e insegue scorci di realtà depurati dall’imprevidibilità della vita, ripuliti dal troppo che ci assedia. Un insolito punto di vista su oggetti o spazi più o meno riconoscibili è il comune denominatore di tutte le fotografie, che, nel loro insieme, alludono a frigidità emozionale, tutta contemporanea. Fino al 30 Aprile 2011. iwww.extrafid.ch Foto Down
Dalla Mesopotamia alla nostra tavola, da rito di comunione a ebbrezza da evitare, da culto da respingere a porta di accesso alla spiritualità, il vino e la vite sono protagonisti della mostra "Vinum Nostrum. Arte, scienza e miti del vino nelle civiltà del Mediterraneo antico", a Firenze al Museo degli Argenti, a Palazzo Pitti fino al 15 maggio. Un percorso espositivo che racconta, attraverso il vino, duemila anni di storia: le premesse culturali e religiose, la diffusione geografica della coltivazione, le tecniche agricole, la varietà e le caratteristiche genetiche delle uve, la produzione, il trasporto, le adulterazioni e il consumo del vino nel mondo antico. Reperti opportunamente selezionati mettono in luce l’origine della viticoltura in area asiatica, la produzione e diffusione del vino su ampia scala operata dai Romani e, infine il caso particolare dei vigneti di Pompei con tutta la documentazione relativa a coltivazione, vendemmia, conservazione, consumo e commercio. Uno spazio della mostra è dedicato allo straordinario contributo fornito da Fenici ed Etruschi. Aprono il percorso espositivo due pezzi eccezionalmente arrivati a Firenze per l’occasione di questa mostra: la statua della “Vecchia ubriaca”, straordinaria opera d’arte, copia romana di un originale del II secolo a.C. che rappresenta i nocivi effetti dell’eccessivo consumo di vino e da Tblisi, in Georgia, regione che ha veduto in tempi antichissimi lo sviluppo della viticoltura, il più antico vaso adoperato dall’uomo per contenere il vino. Epychisis di Gnathia - IV secolo a.C. Argilla Metaponto, Museo Archeologico Nazionale
agenda Roma. Palazzo delle Esposizioni.
I colori del mondo. National Geographic Un'altra grande mostra fotografica organizzata da National Geographic Italia al Palazzo delle Esposizioni di Roma che quest'anno focalizza l'attenzione su "I Colori del Mondo". Le novantacinque immagini, inedite per il magazine e di grande impatto visivo ed emotivo, sono infatti declinate attraverso quattro colori. Rosso, colore della terra, del fuoco, delle comunità, degli usi e costumi, delle donne, dei bambini, degli uomini. E' il colore del cuore, del sangue, della passione. Verde: il mondo green in tutte le sue espressioni, il green come colore dell'oggi e del domani, il verde della speranza. E' il colore della natura, della vegetazione, dell'esistenza stessa. Bianco: l'immacolato dei luoghi colpiti dal riscaldamento globale, degli animali a rischio di sopravvivenza, dell'innocenza, della purezza. Azzurro: il colore dell'acqua e del cielo, dei mari e dei suoi "abitanti", della gioia di esistere e della tranquillità. Quattro colori per descrivere, tra contrasti e suggestioni, il presente e il futuro del mondo, la forza e la debolezza della natura e degli animali, l'umiltà, l'orgoglio, il dolore e la felicità degli esseri umani. Un affascinante viaggio fotografico realizzato con gli scatti dei più grandi fotografi che lavorano e collaborano con il magazine a livello internazionale e nazionale. Fino al primo maggio 2011. Info 06 39967500 info@palazzoesposizioni.it
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Foto Verde- Jim Richardson, Fortezza I resti di Dun Carloway, una struttura preistorica sull’Isola di Lewis, in Scozia
Europa no al biotech nel piatto
Cresce in Europa l’opposizione al biotech nel piatto con una netta maggioranza del 61 per cento, in aumento rispetto al 57 per cento del 2005, che è molto contraria ai cibi geneticamente modificati, sulla base del nuovo sondaggio Eurobarometro sulle scienze della vita e le biotecnologie. Gli europei presentano una ancora maggiore opposizione alla clonazione animale a fini alimentari con solo il 18 per cento dei favorevoli. La forte contrarietà espressa dai consumatori sui prodotti geneticamente modificati è cresciuta negli ultimi cinque anni ed è la conferma che non è semplicemente il frutto di una valutazione emotiva.
Ricette antispreco meno rifuti Finisce nel bidone della spazzatura circa il 30 per cento del cibo acquistato che contribuisce notevolmente ad aggravare il problema dei rifiuti prodotti in Italia che sono pari in media a 541 chili a persona all’anno per un totale di 32,5 milioni di tonnellate, dei quali ben quasi un terzo sono di natura organica. Oltre la metà dello spazio della pattumiera nelle case – rileva Coldiretti - è occupato da scatole, bottiglie, pacchi con i quali sono confezionati i prodotti della spesa e che generano complessivamente 12 milioni di tonnellate di rifiuti. Oggi l'agroalimentare è il maggior responsabile della produzione di rifiuti da imballaggio che pesano sull'ambiente e sulle tasche, ma è possibile abbatterne la diffusione grazie ad una maggiore attenzione negli acquisti (preferire prodotti freschi, confezioni piu' grandi) e a nuove tecnologie distributive che si stanno diffondendo nei supermercati e nelle. Dai nuovi dispenser che consentono di acquistare pasta, riso, legumi e frutta secca sfusa ai distributori di latte crudo direttamente dalla stalla che sono presenti oramai a centinaia (elenco sul sito www.campagnamica.it ).
Trieste e il Liberty: un unicum in Italia
Trieste ex Pescheria - Salone degli Incanti fino al 19 giugno 2011
Riccione. Biblioteca Comunale.
Le antiche ville di Riccione La mostra è dedicata alle antiche ville di Riccione. Nasce dall'accurata ricerca del giovane riccionese Andrea Speziali, autore del portale web www.riccioneinvilla.it. Si potrà ammirare attraverso una serie di fotografie moderne e d'epoca, i villini della cittadina riccionese. Sono presenti le antiche dimore estive di nobili famiglie forestiere che soggiornavano al tempo della Belle Epoque. Questa mostra presenta ai fruitori alcuni esempi dell' architettura balneare e dell'ambiente urbano di Riccione tra il XIX e XX secolo. Alcune dimore come Villa Antolini (ubicata in Viale Milano), Pensione Florence (Angolo Viale Trento Trieste e Cesare Battisti), Villino Levi (conosciuto come Conte Rosso), Villa Franceschi, Villa Mussolini, Villa Pullè e Villa Lodi Fè sono ancora visitabili a differenza di altri ''gioiellini'' come Villa Lampo (Arch. Mirko Vucetich) e Villa Zelma andati distrutti. Fino al 31 dicembre 2012 info 0541600504
Foto Pensione Florence
In una città che all'alba del '900, gli anni dell'esplosione della modernità, è al crocevia culturale, artistico ed economico tra l'Impero asburgico, a cui era soggetta, e l'Italia, da cui si sente fortemente attratta, la forte crescita demografica ha come conseguenza la costruzione di nuovi edifici abitativi, commerciali e di rappresentanza, in parte connotati dal tradizionale stile storico, di sapore classicista, ancora imperante, in parte aggiornati sulle novità di uno stile nuovo e moderno: il Liberty. Quello che rende assolutamente unico il "caso Trieste" è la coesistenza, non sempre facile, delle più diverse declinazioni del Liberty, che nell'architettura locale vede convivere lo stile floreale "all'italiana" con presenze della Secession austriaca e del tedesco Jugendstil, e che si apre nel contempo al manifestarsi di un'anima "protorazionale", anticipatrice di nuove espressioni. Il nuovo stile non si limita, come accade altrove, a diffondersi nell'area di un preciso quartiere, in ambiti circoscritti, ma permea la città intera: è proprio questo carattere diffuso all'interno del tessuto cittadino a renderlo forse più difficile da cogliere ma sicuramente più affascinante da scoprire. Di qui una mostra frutto di un'ampia ricognizione - ove sono stati censiti quasi 250 edifici - che intende fare il punto sul Liberty a Trieste, come paradigma, punto di riferimento e confronto con ciò che negli stessi anni accade in altre città italiane e europee. La mostra si propone di indagare i modelli culturali che si sono affermati in città all'inizio del XX secolo e sulle modalità con cui sono stati importati, scegliendo come filo conduttore il tema del costruire e dell'abitare, illustrato attraverso una vasta serie di preziosi documenti d'archivio - disegni e progetti, fotografie d'epoca, plastici - utili a descrivere non solo il percorso progettuale ma anche quello formativo di professionisti e maestranze. Disegno di Max Fabiani
agenda
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Firenze. CCC Strozzina - Palazzo Strozzi
Parma. Salone del Gusto.
Talenti emergenti 2011
Cibus Tour
Pittura, disegno, scultura, video, installazione, fotografia: la mostra propone uno sguardo sulle più attuali ricerche dell'arte italiana attraverso le opere dei 16 artisti candidati al premioTalenti Emergenti 2011, creato per promuovere e sostenere la giovane arte italiana. Gli artisti coinvolti si confrontano con temi e approcci diversi che vanno dal rapporto con la storia alla sperimentazione sui materiali, dalla percezione acustica e visiva della realtà alla relazione con lo spazio urbano, fino alla riflessione sull'identità e il ruolo dell'artista nella società di oggi. La loro selezione è stata affidata a un comitato composto da quattro affermati curatori italiani: Luca Massimo Barbero (MACRO, Roma), Chiara Bertola (HangarBicocca, Milano), Andrea Bruciati (GC.AC, Monfalcone) e Giacinto Di Pietrantonio (GAMeC, Bergamo). Vincitore dell’edizione 2011 è Luigi Presicce. L’artista riceverà il finanziamento della Fondazione Palazzo Strozzi per una monografia dedicata al suo lavoro, pubblicata da Silvana editoriale. Presicce è stato premiato da una giuria internazionale composta da Achim Borchardt-Hume (Whitechapel Gallery, Londra), Barbara Gordon (Hirshhorn Museum, Smithsonian Institution, Washington D.C.) e Adam Szymczyk (direttore della Kunsthalle Basel) : la giuria ha trovato le sue performance appassionanti, enigmatiche, che lasciano un segno; con allusioni ai simboli dell'arte italiana e riferimenti ai rituali massonici e religiosi. Fino al primo maggio 2011. Info 055 2645155
Produttori artigianali di salumi e norcini selezionati da Slow Food Italia saranno presenti a Cibus Tour, la nuova manifestazione aperta al pubblico. Le iniziative targate Slow Food si terranno nell'area espositiva Po(r)co ma buono organizzata da Fiere di Parma dal 15 al 17 aprile. Attraverso attivita' didattiche, laboratori e teatri del gusto, conferenze, mostre fotografiche, tavole rotonde, enoteca e mercato, Po(r)co ma buono approfondira' gli aspetti della filiera suinicola italiana, dai metodi di allevamento alle tecniche di trasformazione, dall'uso in cucina agli abbinamenti con il vino. "La presenza di Slow Food a Cibus Tour - ha dichiarato Gigi Piumatti, responsabile eventi di Slow Food Italia - ha l'obiettivo di far conoscere a un ampio pubblico la varieta' della tradizione norcina italiana. Uno sguardo rivolto alla qualita' e al piacere, senza per questo trascurare la salute del consumatore e dell'ambiente. Po(r)co ma buono quindi non sara' solo l'occasione per scoprire produzioni di eccellenza, ma anche un momento per riflettere sulla necessita' di far evolvere il nostro modo di consumare carne, privilegiando la qualita' alla quantita'". Dal 15 al 17 aprile 2011 Info 0521 996.206 g.catellani@fiereparma.it
Foto Margherita Moscardini, The Landscape Project, 2010 Frammenti di vetro raccolti camminando lungo le strade di Milano. Gall. Raffaella Cortese
Caraglio (Cu). Il Filatoio.
Bestie. Animali reali e fantastici nell’arte europea dal Medioevo al primo 900
Bestie di certo non è una mostra di zoologia. E’ una stupefacente carrellata dentro un fantastico mondo popolato da creature nate dalla mente (talvolta dagli incubi) dell’uomo. Più che di animali in pelle e ossa si tratta di proiezione di miti, chimere, sogni, paure, speranze, illusioni. “Creature” che artisti, dal Medio Evo ad oggi, hanno fissato in dipinti, sculture, ceramiche. Una mostra come questa non si è mai vista, e non solo in Italia. I curatori hanno diviso la grande rassegna per temi, individuando in decine di musei e collezioni italiane di grande prestigio una notevole selezione di dipinti, sculture, arti applicate. Si prende avvio dagli animali sacri alla tradizione cristiana: da quelli legati alla Madonna, all’iconografia dei Santi alla raffigurazione dello Spirito Santo in forma di colomba. Ma anche gli animali che accompagnano molti momenti tra i più salienti del Vecchio e del Nuovo Testamento. Dal sacro al profano, quello della mitologia della caccia: la figura di Diana cacciatrice “protegge” simbolicamente le raffigurazioni di episodi tratti dalla mitologia greca e romana, per giungere al rituale della caccia praticata da principi e nobili. Fino al 5 giugno 2011. Info Ass. Cult. Marcovaldo 0171 618 260 www.marcovaldo.it
Foto Fortunato Depero: Elefante e palme, acquarello e tempera su carta. Torino, collezione privata
www.Googleartproject.com Google Art Project è una nuova collaborazione nata tra l'azienda di Mountain View e alcuni fra i più prestigiosi musei al mondo che consente di accedere virtualmente a migliaia di capolavori in formato digitale. Come funziona? La tecnologia alla base di questo progetto è la stessa di Street View: cliccando sullo schermo ci si sposta all'interno delle gallerie del museo scelto. Inoltre si può selezionare un'opera d'arte di particolare interesse per vederne i dettagli, navigare attraverso le mappe interattive e scoprire informazioni riguardanti il museo che si sta esplorando. La modalità Artwork View consente di visualizzare le opere d'arte ad alta risoluzione, ingrandendone il livello di dettaglio. Il pannello laterale permette di scoprire ulteriori informazioni sul dipinto osservato e sull'autore del quadro, inoltre tramite questo menù si può passare direttamente a un'altra opera dell'artista, oppure si può guardare un video correlato su YouTube. Google ha inserito anche la funzione Create an Artwork Collection, che permette di salvare le proprie "inquadrature" personalizzate delle oltre 1000 opere d'arte per creare una vera e propriacollezione virtuale. Questa raccolta potrà successivamente essere condivisa con gli amici o con la famiglia, che avranno la possibilità d'inserire commenti su ogni singolo dipinto, come se fosse una foto in un social network. Fra i musei che partecipano all'iniziativa troviamo il MoMA e il Metropolitan Museum of Art di New York, la Tate Gallery e la National Gallery di Londra, il Van Gogh Museum di Amsterdam, il Palazzo di Versailles e l'italianissima Galleria degli Uffizi. Ognuno di questi musei ha scelto un'opera da fotografare con un livello di risoluzione notevolmente più alto delle altre, attraverso una tecnologia che permette di osservare dettagli difficilmente visibili ad occhio nudo, come le pennellate dell'artista. Nel caso degli Uffizi, il dipinto scelto è la Nascita di Venere.
LORENZO
Lotto Roma. Scuderie del Quirinale fino al 12 giugno 2011 10
Lorenzo Lotto Roma. Scuderie del Quirinale fino al 12 giugno 2011
Visita e laboratorio Dopo le grandi mostre dedicate a Antonello da Messina e Giovanni Bellini, l'invito è a scoprire l'opera di un altro protagonista del Rinascimento: il veneziano Lorenzo Lotto. In mostra e in laboratorio per conoscere la pittura intima e la vita del maestro errante, tra colorismo acceso e ritratti carichi di significati nascosti. Scuole infanzia e primaria dal lun al ven 10.00 -11.30 e 11.30 13.30 dal lun al ven ingresso € 4,00 per ragazzo ingresso gratuito per scuola dell'Infanzia attività € 80,00 per gruppo classe prenotazione obbligatoria tel. 06 39967200 Alle classi che partecipano a due laboratori al Palazzo delle Esposizioni e alle Scuderie del Quirinale, viene applicata la tariffa speciale di € 70,00 per gruppo classe Famiglie ragazzi 7 > 11 anni sab e dom 16.00 . 18.00 attività + ingresso mostra € 12,00 per ragazzo prenotazione consigliata € 1,50 tel. 06 39967500
Le Scuderie del Quirinale - dopo le grandi mostre monografiche dedicate a Lorenzo Lotto da Venezia nel 1963 e da Bergamo, Parigi e Washington nel 1998 - si accingono a narrare compiutamente, con un serrato percorso che ne contempli tutta la produzione dalle opere devozionali alle grandi pale d'altare, l'arte di questo straordinario artista che visse da solitario in quella Roma che non riuscì mai a comprenderlo pienamente. La mostra prenderà in considerazione tutta la vicenda pittorica ed esistenziale di Lorenzo Lotto (racchiusa entro il triangolo Treviso, Bergamo e alcune piccole cittadine delle Marche) evidenziando ed esaltando la poetica di un artista che, nato nel Quattrocento, è riuscito, in modo del tutto originale e autonomo, a conciliare gli elementi tradizionali della grande pittura della sua epoca con elementi che già anticipano l'età barocca. Lorenzo, infatti, partendo dalle suggestioni compositive di Giovanni Bellini impara da Antonello da Messina (per il tramite di Alvise Vivarini) a guardare l'animo umano per narrarlo in una messa in scena ove è il grande artista tedesco Albrecht Dürer a fare da riferimento primo. Basti pensare a quegli sprazzi di luce fredda o al modo di tagliare i piani prospettici che, per esempio, sono agli antipodi della morbidezza e della fusione coloristica del contemporaneo Giorgione. La sua composizione si svolge, invece, secondo ritmi serrati, sottolineati dall'intrecciarsi di sguardi e dalle attitudini variate dei personaggi, spesso immersi in atmosfere trascoloranti ma legate dal realismo dei particolari e con una visione della natura sentita come misteriosa e inquietante (e in questo senso i suoi riferimenti sono artisti come Grünewald e Hans Holbein). Una vicenda umana complessa, dunque, quella di Lorenzo Lotto che la mostra alle Scuderie del Quirinale narrerà tramite una scelta di opere fondamentali per comprendere il suo percorso artistico. Come già per Antonello da Messina, per Giovanni Bellini e per Caravaggio, la mostra sarà anche occasione per un ampio riesame degli stati conservativi e della tecnica delle opere di Lotto. Nel periodo di transizione tra le prassi pittoriche quattrocentesche e quelle che saranno le novità cinquecentesche
nell'Italia settentrionale, caratterizzate da personalità quali Leonardo e Giorgione, come pure dall'ultimo Giovanni Bellini, frequenti appaiono infatti le sperimentazioni tecniche. Novità sia in merito all'uso del disegno sottostante, impiegato come base per la costruzione del dettato figurativo, sia, soprattutto, in relazione ai materiali adoperati nella pittura. Studi recenti, condotti su diverse opere di Lorenzo Lotto in collezioni pubbliche in prevalenza straniere, hanno mostrato non solo un uso disinvolto di impasti cromatici atti a ottenere colorazioni "nuove" ma anche l'impiego di pigmenti mai prima documentati in pittura, quali un giallo di antimonio in forma, ancora poco nota, di vetro macinato: probabilmente il "zalolin de vazari" citato nel Libro delle spese diverse ove Lotto annota un po' di tutto, in un'umile cronaca fatta di commissioni di lavoro, di quadri fatti e venduti, di soldi ricevuti e da ricevere. Analoghe considerazioni si ritiene possano farsi, alla luce di ampie e nuove campagne di analisi, per altri pigmenti quali il blu di smalto, le lacche rosse, ulteriori qualità di azzurrite e altri pigmenti che gli artisti più attenti provavano sulle loro tavolozze. Pigmenti che saranno parte delle cromie per certi versi rivoluzionarie proprio di Lotto e poi Tiziano, Tintoretto e Veronese.
foto pg 14/15 Triplice ritratto di orefice , 1530 circa; olio su tela; Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie; Foto Austrian Archives/Scala, Firenze foto pg 16 Adorazione dei pastori, 1534 circa; olio su tela Brescia, Musei Civici d'Arte e Storia; Pinacoteca Tosio Martinengo foto pg 17 Ritratto del vescovo Bernardo de’ Rossi, 1505; olio su tavola; Napoli, Museo di Capodimonte © Photoservice Electa/Anelli - su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Milano foto pg 18 Ritratto di Lucina Brembati, 1518 circa; olio su tavola; Bergamo, Accademia di Carrara-GAMeC
Lorenzo Lotto Inquieto ed errabondo, per certi versi misterioso, Lorenzo Lotto nasce a Venezia nel 1480. Dopo essersi trasferito giovanissimo a Treviso, nell’ottobre del 1506 il Lotto è nelle Marche e si accinge a metter mano al grandioso polittico commissionatogli dai Domenicani di Recanati che costituisce la sintesi di tutto un percorso di formazione. Lorenzo Lotto diventa un pittore maturo, consapevole dei propri mezzi, disposto ad affrontare incarichi professionali di più largo respiro. Nel 1508 è a Roma a dipingere le stanze del nuovo appartamento di Giulio II della Rovere in Vaticano. Verso i 30 anni la vita del Lotto è dunque ad una svolta e a Roma incontra i migliori pittori della sua generazione: il Beccafumi, il Bramantino, e poi il Sodoma e Cesare da Sesto, ammira i disegni del Bramante per la nuova basilica di S. Pietro e, forse, vede Michelangelo che proprio nel 1508 inizia i lavori della Cappella Sistina. L’impatto con questa densità di immagini nel più moderno e prestigioso cantiere del classicismo rinascimentale è sconvolgente, ma ciò che maggiormente lo mette in crisi è il confronto diretto con Raffaello al quale viene affidata per intero la responsabilità dell’impresa vaticana a far data dall’ottobre 1509. Il legame tra i due artisti è una pagina misteriosa ed affascinante ancora tutta da decifrare. Intorno al 1510, ritorna a Recanati, dove realizza la pala della "Trasfigurazione" e l'affresco di "San Vincenzo Ferreri in gloria" per la chiesa di San Domenico e una "Deposizione" per la chiesa di San Floriano a Jesi, mettendo a frutto le molteplici esperienze maturate nell'Italia centrale. Nel 1513 gli venne affidata l'esecuzione di una grande pala per la chiesa di Santo Stefano in Bergamo (ora in San Bartolomeo), la prima di una significativa serie di opere realizzate nella stessa città. Nel gennaio del 1540 fa ritorno a Venezia, dedicandosi all'esecuzione di una grande pala per San Giovanni e Paolo ("Elemosina di Sant'Antonino") ultimata nel 1542; nell'ottobre dello stesso anno si trasferisce a Treviso, per poi tornare, nel 1545, a Venezia, e quindi ancora nelle Marche. Non ebbe grande fama tra i contemporanei: nel 1550, per procacciarsi denaro, fu costretto ad allestire una vendita all'asta di quarantasei dipinti, e negli ultimi anni della sua vita fu costretto a vendere i suoi oggetti e poi a entrare come oblato nella comunità religiosa della Santa Casa di Loreto. Morì nel 1557.
Il mito dell’Italia
nell’Inghilterra Vittoriana Roma. Galleria Nazionale d’Arte Moderna fino al 12 giugno 2011
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foto pg 11 Frederic Leighton; Una nobile signora di Venezia, 1864; Olio su tela, cm 116X95; Leighton House Museum, Royal Borough of Kensington and Chelsea, Londra foto pg 12 Dante Gabriel Rossetti; Venus Verticordia, 1864-1868; Olio su tela, cm 83X70; The Russell-Cotes Art Gallery and Museum, Bournemouth foto pg 13 Edward Burne-Jones; St. George, 1897-98; Olio su tela, cm 247X120; Hessische Hausstiftung, Kronberg Š Hessische Hausstiftung, Kronberg i.T.
IL
pianeta
CHE
cambia
Perugia
Palazzo Baldeschi
CLIMA
fino al 5 giugno 2011
Assisi
Palazzo Bonacquisti
ACQUA
fino al 15 maggio 2011
Gubbio
Palazzo dei Consoli
DINOSAURI fino al 25 aprile 2011
Dal Museo di Storia Naturale di New York approdano in Umbria, per l’unica tappa italiana, le tre Mostre su clima, acqua e dinosauri: il pianeta che cambia
Il nostro pianeta sta cambiando. I mutamenti climatici del 21esimo secolo destano preoccupazione e, talvolta, angoscia. Le implicazioni di tali trasformazioni si preannunciano critiche e la pianificazione di un nuovo futuro energetico appare quanto mai necessaria. Il Pianeta che cambia è una spettacolare iniziativa divulgativa articolata in tre Mostre (clima, acqua e dinosauri) curate dall’American Museum of Natural History di New York e approdate in Umbria (tra Perugia, Gubbio e Assisi), prima e unica tappa italiana, grazie all’impegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Un percorso espositivo e didattico che punta, attraverso una conoscenza approfondita e scientifica di questi temi, ad accrescere, soprattutto nei più giovani, la capacità di cogliere con spirito costruttivo le sfide e le opportunità insite nel nostro futuro. Tre mostre che non vanno solo viste, ma anche toccate, esplorate, apprese e vissute. Le esibizioni, promosse dall’American Museum of Natural History, in collaborazione con altre istituzioni scientifiche internazionali, si avvalgono, nell’allestimento italiano, della consulenza e supervisione di Piero Angela. “Fino alla primavera 2011, Perugia, Assisi e Gubbio – spiega Angela – ospitano tre mostre di notevole spessore scientifico e didattico, dedicate ai cambiamenti del clima che rendono urgente la necessità di produrre energia pulita; all’acqua, elemento primario la cui disponibilità è essenziale per lo sviluppo sostenibile; ai dinosauri, che con la loro misteriosa estinzione ancora ci appassionano e ci pongono domande sulla vita nel Pianeta che cambia”.
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Clima Perugia, Palazzo Baldeschi al Corso fino al 5 giugno 2011 Si può parlare di clima in modo serio senza evocare catastrofi, scatenare sensi di colpa e farci svegliare in preda a incubi notturni? Il Museo Americano di Storia Naturale dimostra che si può. Senza nascondere le minacce dovute al cambiamento climatico e gli effetti negativi dell’azione umana sull’ambiente. Ma anche senza pretendere di dare risposte definitive, tenendo aperte le porte alla ricerca di nuove fonti di energia per il futuro e spronando i più giovani, e non solo, a essere alleati e non nemici del pianeta che abitano. I visitatori intraprenderanno un viaggio che li porterà dai ghiacciai polari alle barriere coralline passando per le grandi metropoli planetarie, gli oceani e le foreste, alla ricerca delle cause e delle conseguenze dei cambiamenti climatici. I fattori che incidono sul clima sono evidenziati ricreando ambienti naturali, zone verdi e fenomeni meteorologici. Pannelli interattivi, postazioni computerizzate, globi luminosi e diorami forniscono dati e informazioni aggiornate per rendere la visita appassionante e istruttiva.
foto pg 20/21 video proiezione tridimensionale del planisfero; riproduzione orso polare a grandezza naturale sui rifiuti. foto pg 22/23 modello wireframe di “Apatosaurus louisae” (in Acciaio, fibra di vetro); riproduzione stalagmiti.
Acqua
Dinosauri
Assisi, Palazzo Bonacquisti
Gubbio, Palazzo dei Consoli
fino al 15 maggio 2011
fino al 25 aprile 2011
Tutti sappiamo che non c’è vita senz’acqua, per ciascuno di noi e per l’intero pianeta. Ma anche l’acqua ha una sua vita, una sua storia e una sua bellezza che si intrecciano costantemente con la vita e la storia dell’umanità. L’arte, la cultura, gli stili di vita, gli oggetti d’uso quotidiano sono da millenni segnati dal nostro rapporto con l’acqua, dalla sua abbondanza o dalla sua scarsità. La mostra passa in rassegna il ciclo dell’acqua, le sue trasformazioni, gli effetti della sua presenza sul paesaggio, sugli insediamenti umani, sulla vita vegetale e animale. I visitatori di questa mostra sono chiamati a viverla in prima persona, utilizzando oggetti, esplorando ecosistemi, curiosando con microscopi, rispondendo a quiz interattivi. Il primo passo all’interno dell’esibizione si compie attraversando uno schermo di nebbia, una sorta di soglia simbolica per entrare nel meraviglioso e fragile mondo dell’acqua. Non mancano gli aspetti problematici, e in certi casi drammatici, legati alla diversa distribuzione dell’acqua sul pianeta, al suo spreco, alla limitatezza di questa risorsa vitale. Al pubblico della mostra non viene inviato solo un messaggio di allarme, ma anche tutte le indicazioni necessarie a trasformare ognuno di noi in un custode consapevole e attivo dell’acqua di oggi e di domani.
Dopo secoli di studi ancora non sappiamo tutta la verità sui dinosauri, la loro vita e la loro estinzione. La mostra dell’American Museum of Natural History racconta proprio questo: la ricerca sul mistero di queste remote creature non si è mai fermata e continua a produrre nuove e appassionanti scoperte. Nuove tecnologie, unite al lavoro dei migliori paleontologi, hanno permesso a questa mostra far conoscere al pubblico lo stato dell’arte della ricerca e le ipotesi più accreditate nella comunità scientifica. Ma è anche una mostra tutta da esplorare, con i giganteschi modelli del Tirannosaurus Rex e dello Stegosaurus, e un modello di Apatosaurus che simula e analizza i suoi movimenti. I visitatori, grazie a un diorama di circa 70 mq, potranno addentrarsi nella foresta di Lianoning in Cina, e scoprire com’era 130 milioni di anni fa. Simulazioni interattive e animazioni computerizzate metteranno alla prova le diverse teorie sulla fine dei dinosauri sulla terra. La visita sarà un’esperienza interessante per tutti e, in particolare, per i bambini per i quali sono state studiate attività manuali ed educative nuove e divertenti. info www.ilpianetachecambia.it
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José de Guimarães Mondi, Corpo e Anima
Capena. Art Forum Würt
fino al 14 maggio 2011
La settima mostra dell’Art Forum Würth Capena José de Guimarães - Mondi, Corpo e Anima nasce dai legami molto stretti tra José de Guimarães e il Gruppo Würth, non solo perché la Collezione Würth comprende una delle più complete raccolte dei suoi lavori, ma anche per il contributo dato in più occasioni dallo stesso Guimarães alla realizzazione dei motivi che accompagnano lo slogan annuale dell’azienda. L’esposizione si snoda come un viaggio tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud del mondo, alla ricerca di un dialogo estetico tra culture diverse. I lavori di Guimarães ci guidano attraverso l’Africa, la Cina, il Giappone, il Messico, la letteratura di Camões e la reinterpretazione dei grandi classici della storia dell’arte. José Maria Fernandes Marques nasce nel 1939 a Guimarães in Portogallo ed utilizza il nome del suo paese natale come pseudonimo fin dai primi anni Sessanta. Dal 1967 vive per sette anni in Angola dove il contatto diretto con la cultura africana lo porta a concepire un progetto artistico originale, oltre che a dare inizio ad una vasta raccolta etnografica. Per questo il criterio espositivo stabilisce un dialogo diretto tra 24 sculture africane provenienti dalla collezione privata dell’artista ed oltre 30 sue creazioni realizzate dal 1971 al 2007 con una grande varietà di materiali e tecniche, dagli acrilici su tela alle installazioni con casse da imballaggio e luci al neon, cui si aggiungono 103 elementi dell’Alfabeto africano.
Il nome del Gruppo Würth, il cui core business è la commercializzazione di prodotti per il montaggio ed il fissaggio, è indissolubilmente legato all’arte e alla cultura. Le mostre così come gli spazi espositivi nelle tante filiali estere del Gruppo, costituiscono la prova tangibile di questo impegno molto particolare e di questa simbiosi tra i capolavori della Collezione Würth, che conta ormai oltre 12.500 opere d’arte, e il mondo del lavoro. Dal 2006 anche l’Art Forum Würth Capena offre un programma di esposizioni temporanee, prevalentemente incentrate sulle opere della Corporate Collection e, tenendo fede alla sua vocazione di forum, si propone come luogo aperto in cui vi sia la possibilità di incontrarsi, dibattere, assistere a concerti o proiezioni. Le mostre sono sempre arricchite da manifestazioni collaterali ed attività didattiche destinate a coinvolgere bambini e ragazzi con visite mirate e laboratori.
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foto pg 24 Gioconda nera, 1975 Acrilico su tela 99,5 x 80,5 cm Collezione Würth Inv. 6464 © José de Guimarães, 2011 foto pg 25 Maschera con tatuaggi, 1973 Acrilico su tela 100 x 75 cm Collezione Würth Inv. 6463 © José de Guimarães, 2011 foto pg 26 Calao Baga, Guinea Legno dipinto 145 x 53 x 60 cm Collezione José de Guimarães foto pg 27 Testa con lingua, 1972 Legno dipinto 44 x 43 cm Collezione José de Guimarães © José de Guimarães, 2011
Dall’Africa verso l’Africa di Antonio Tabucchi Totem senza tabù potrebbe intitolarsi questa mostra di José de Guimarães. Nella sua pittura “totemica” il tabù tipico della cultura occidentale è assente fin dalle prime opere. La propria vocazione pittorica Guimarães l’ha infatti scoperta in Africa, dove tuttavia nel frattempo aveva “scoperto” l’Africa. La contemporaneità della scoperta, quella di un Continente e quella dell’Arte, ha fornito al suo sguardo una freschezza inedita, come se l’arte europea non avesse ancora scoperto l’arte africana. O meglio, come se non l’avesse ancora scoperta in maniera così profonda e intima da poter entrare in confidenza con essa. È innegabile che le arti “primitive” (o Primaires, come ora le chiamano in Francia almeno da quando il Musée de l’Homme ha traslocato al Quai Branly), abbiano profondamente influenzato la pittura e la scultura del Novecento. Le avanguardie storiche ne furono affascinate e ne fecero un culto: Picasso, Giacometti, Modigliani, un certo Cubismo, il Surrealismo intero non esisterebbero senza l’Africa. Ma, a pensarci bene, è una direzione a senso unico, è l’arte “primitiva” che investe l’arte europea: l’artista occidentale se ne lascia coinvolgere, la riceve, l’accoglie, la coltiva, l’assorbe, l’utilizza e ne fa un proprio segno, ma non osa lasciare il proprio segno sull’arte “primitiva”. Il suo non è un rapporto dialogico, è un rapporto monologico. Il dialogo alla pari di José de Guimarães con la “sua” Africa è flagrante nelle opere qui esposte (un’antologia della sua enorme produzione “africana”). I due soggetti, l’Artista e l’Arte africana, si parlano, cicalecciano, scherzano o si complimentano, si reverenziano, si sussurrano, ammiccano, confabulano, gesticolano, si chiamano, usano codici espliciti o segreti, interpretabili o clandestini, in un colloquio costante fatto di segni, di colore, di luci. Il rito, lastregoneria, il soprannaturale, gli eventi naturali, la vita, la nascita, la morte: questa la sintassi basica. Su di essa il linguaggio, addirittura l’alfabeto. Antichissime civiltà (penso agli egiziani o ad Ebla) ci hanno lasciato alfabeti che sembravano impossibili da penetrare e che infine gli archeologi hanno decifrato. Ma anche le civiltà che non hanno lasciato alfabeti avevano a loro modo degli alfabeti: solo che non possono essere decifrati, possono solo essere immaginati.
E José de Guimarães li immagina, li “rifà”, disegna le parole che non sono mai state scritte, affida all’arte quello che è il suo compito fondamentale: creare. E l’atto creativo ha un consustanziale quoziente ludico: il principio di piacere che appartiene soprattutto al gioco. Non il gioco inteso come puro divertimento, ma quel “gioco serio”, molto serio, di cui ci parla Huizinga ne Il gioco degli uomini. Prendere dall’Africa e ridare all’Africa, trasformato, quello che essa ci ha dato, in una dialettica costante, in un rapporto quasi amoroso, in un continuo scambio delle parti in cui le identità si confondono e ciò che era antichissimo diventa moderno, mentre ciò che è moderno sembra venire risucchiato dal tempo, questo è il gioco di specchi che José de Guimarães costruisce nelle sue opere. Una camera di energia, un arco voltaico dal quale scaturisce una scintilla che all’improvviso illumina il Cuore di Tenebra che noi europei portammo in Africa la prima volta che vi mettemmo piede.
Riapre
il Museo della
Repubblica Romana Dal 17 marzo ha riaperto al pubblico il complesso monumentale di Porta San Pancrazio e inaugurato il Museo della Repubblica Romana e della Memoria Garibaldina che entra a far parte del Sistema Musei Civici di Roma Capitale. gestito da Zètema Progetto Cultura. Il nuovo museo approfondirà - con documenti storici, opere d'arte, materiali multimediali e didattici - la storia, i luoghi e i personaggi di quel momento fondamentale del nostro Risorgimento che fu la Repubblica Romana del 1849, raccontandone la breve, ma significativa, esperienza fino al suo tragico epilogo consumatosi proprio sul Gianicolo in prossimità della porta stessa. Oltre ad essere di per sé evocativa dei fatti per la sua storia e collocazione, la struttura di Porta San Pancrazio diventerà, così, un punto privilegiato di lettura dell'area storico-monumentale del Gianicolo. Il percorso espositivo si snoda lungo i quattro piani dell'edificio raccontando ambiente per ambiente le vicende storiche della Repubblica Romana e della tradizione garibaldina. Busti, dipinti, incisioni e cimeli garibaldini, oltre a plastici e ad un ricchissimo apparato multimediale, guideranno il visitatore alla scoperta dei luoghi, delle date e dei principali protagonisti dei fatti di quegli anni di grande fermento politico. Sala dopo sala sarà così possibile ricostruire
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l'evoluzione degli eventi che portarono, dai moti europei del 1848 passando per la fase liberale di Pio IX, alla fuga del pontefice a Gaeta e alla proclamazione della Repubblica Romana sino al suo drammatico epilogo nel luglio 1849, a conclusione dei durissimi scontri che videro le truppe romane opporsi alle soverchianti forze dell'esercito francese accorse in aiuto del Papa. Il salone al secondo piano è l'ambiente più grande e significativo del complesso. In un video di forte impatto emotivo, sovrastante il plastico con la battaglia del 30 aprile, scorreranno le immagini dell'assedio con cui i Francesi strinsero la città tra la primavera e l'estate del 1849, mentre un'animazione che partirà dalle foto e dal grande panorama dipinto dal belga Léon Philippet, darà la suggestione della battaglia del 1849 vista da Villa Savorelli (l'attuale Villa Aurelia), il quartier generale di Garibaldi. Il panorama si compone di 12 tele - conservate presso la Città di Seraing in Belgio - che, posizionate una accanto all'altra, daranno il senso di un'immersione totale, a 360 gradi, nello spazio. Dalla parte opposta della sala sarà collocato invece il plastico del Gianicolo sul quale, con modalità interattive, verranno visualizzati i luoghi significativi e ripercorse cronologicamente le fasi salienti dell'assedio della città, mentre sulla parete
sovrastante saranno proiettate le immagini che documentano i tragici eventi di quei giorni. Le ultime sale saranno dedicate in modo particolare ad alcuni dei principali protagonisti che persero la vita durante la difesa della Repubblica Romana (come Luciano Manara e Goffredo Mameli per ricordare solo i più noti) e alla Costituzione della Repubblica Romana, testo di straordinaria modernità emanato con grande fierezza in Campidoglio quando ormai le truppe francesi erano entrate in città. Il percorso di visita proseguirà, poi, nell'altro corpo dell'edificio dove, attraverso divise, cimeli, dipinti, armi e ricordi fotografici, sarà mostrata la continuità di vita della tradizione garibaldina che, gloriosamente partecipe alla difesa della Repubblica, fu protagonista anche di molta storia del XX secolo. Il progetto è stato ideato dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale, dall'Unità Tecnica di Missione della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall'Istituto per la Storia del Risorgimento italiano - Museo Centrale del Risorgimento di Roma, con la collaborazione dell'Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini (ANVRG), che avrà la sua sede nell'edificio, della Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Roma e del Comitato Gianicolo.
Roma. Museo della Repubblica Romana e della Memoria Garibaldina. Largo di Porta S. Pancrazio. Informazioni e prenotazioni 060608
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ambiente
di Paula de Jesus - Urbanista foto di Giampiero Marricchi
Il Tevere e il rischio esondazioni Il corso del Tevere presso la foce non è sempre stato così come lo conosciamo oggi. Infatti, dopo la piena del 1557, l’ansa del fiume, che lambiva il castello di Giulio II ad Ostia Antica, scomparve. L’antica città di Ostia, fondata da Anco Marzio lungo le rive del Tevere, ha sempre convissuto con il fiume per ben dodici secoli, raggiungendo uno sviluppo di oltre 50 ettari e più di 50 mila abitanti. Tutti i magazzini erano disposti con affaccio sul fiume per consentire il carico e lo scarico delle merci.
In nessuna fonte storica si fa riferimento ad alluvioni, esondazioni o eventi idrogeologici che abbiano compromesso le funzionalità dei magazzini da cui dipendeva Roma per gli approvvigionamenti. La stessa conformazione dell’antica città di Ostia prevedeva, presso la foce, delle strutture portuali non molto differenti dai cantieri navali oggi presenti presso l’Idroscalo di Ostia, dove esiste anche un piccolo borgo di 500 famiglie che l’amministrazione vuole de localizzare in quanto incompatibile. La storia però narra che nel periodo Imperiale le vere esondazioni del Tevere avvenivano a monte, tanto che la città di Roma era soggetta ad allagamenti fino a dopo il 1870, quando furono realizzati i c.d. muraglioni (ancora oggi in molti angoli del centro storico sono visibili le targhe indicanti il livello dell’acqua raggiunto). Sebbene la foce del Tevere, dall’età Imperiale ad oggi, sia avanzata di quasi 4 km a causa dei detriti portati dal fiume, il regime idrico del Tevere è sempre rimasto lo stesso. Si è provveduto solo a costruire, prima dell’entrata a Roma, la diga di Corbara e quattro traverse, l’ultima quella di Castel Giubileo. L’urbanizzazione ha certamente modificato l’apporto delle acque piovane verso il fiume, ma esiste oggi comunque la possibilità di controllare l’eventuale ondata di piena. Il riferimento attuale per la verifica del
pericolo di esondazione a Roma è l’idrometro dell’ex porto di Ripetta. Il livello di guardia è 11,50m, mentre quello in cui il fiume straripa è 16,90m. In funzione di questo parametro viene regolata la diga di Corbara, in quanto le traverse non consentono di trattenere l’ondata di piena. La storia è maestra di vita ed è dunque utile conoscere come era stato risolto il problema delle esondazioni del Tevere ai tempi della Roma Imperiale. Sotto Claudio fu iniziata la realizzazione di un sistema portuale attualmente localizzato presso l’aeroporto di Fiumicino. Tutto il complesso, chiamato Portus, fu terminato da Traiano. Siamo agli inizi del II sec. d.c. e sempre in quel periodo furono completati dei canali artificiali che si diramavano per centinaia di metri dalla foce con la funzione non solo di servire il porto, ma soprattutto di evitare che Roma si inondasse, come ben descritto in una lapide marmorea. Uno di questi, il più importante, è il canale artificiale oggi detto di Fiumicino, ma anticamente noto come Fossa Traiana. Gli antichi romani dunque avevano gestito le piene del fiume con una serie di opere: casse di esondazione a nord di Roma, adeguati spazi liberi dentro l’Urbe in modo da lasciare che il fiume potesse muoversi secondo il suo corso naturale fino alla
foce, mettendo però in salvaguardia la città di Ostia con la realizzazione dei canali sopra descritti. Dalla caduta dell’Impero Romano sino ad oggi, la città di Roma si è addossata sempre più al fiume e la scellerata urbanizzazione consentita a monte ha finito per eliminare le aree di esondazione. Infatti il fiume ha attualmente una maggiore velocità delle acque, amplificata anche da opere più a valle come il drizzagno della Magliana che hanno finito per accorciare l’alveo del fiume. Per altro il sistema di dighe e traverse ha diminuito l’apporto idrico del fiume, con la conseguenza che il fondale del Tevere risulta fortemente ridotto in termini di profondità. L’ente di controllo che gestisce oggi il Tevere è l’Autorità di Bacino del Fiume Tevere (ABT). L’ABT ha suddiviso il corso del Tevere (nel tratto di cui stiamo trattando) in due grossi tronconi: le aree di esondazione da Orte a Castel Giubileo e quello urbano da Castel Giubileo fino alla foce. Dopo l’introduzione della legge Sarno, lungo il secondo tratto, l’ABT ha individuato le c.d. aree a rischio idrogeologico, che vengono tecnicamente indicate con R4 (a maggior rischio esondazione). Mentre il tratto urbano di Roma è protetto dai muraglioni, alla foce del Tevere non sono state fatte opere analoghe, per cui Ostia
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e Fiumicino ricadono in zona R4. L’ABT ha definito anche la fascia AA, che identifica la zona di massimo deflusso della piena del Tevere, che corrisponde alla fascia golenale (area compresa tra la sponda del fiume e l’argine). Salta però subito all’occhio il fatto che non esistono argini lungo tutto il Tevere. La città di Fiumicino infatti ne è sprovvista (lungo il tratto urbano del Canale di Fiumicino esistono solo banchine di attracco), mentre Ostia attende da 10 anni che venga realizzato un argine secondo quanto previsto dal Piano di Recupero Urbano di Ostia Ponente. Quindi, non potendo più intervenire a monte di Roma, non potendo intervenire dentro Roma e avendo modificato il corso naturale del Tevere fino a Mezzocammino, l’amministrazione deve ora garantire il maggior deflusso alla foce. Ma si pone un problema. Se Ostia si potrà difendere dalle esondazioni, costruendo un argine di circa 1km, come si potrà difendere Fiumicino dove è impossibile costruire un argine ? L’ABT ha proposto una soluzione: a Capo Due Rami (dove il Tevere si separa appunto in due rami, Fiumara Grande, quello che porta ad Ostia e Canale di Fiumicino), la realizzazione di una barriera mobile, che in caso di piena emerge dalla superficie del fiume allo scopo di ostruire l’ingresso delle acque verso il canale di Fiumicino, deviandone così il corso sul ramo di Fiumara Grande. Il progetto è stato presentato nel 1983, ma non ci sono prospettive future di realizzazione perché mancano ancora tutta una serie di studi, tra cui le opere di laminazione a nord di Roma. Quest’opera, per altro, non risolve un grosso problema: le ondate di piena avvengono in un periodo dell’anno che va da novembre a gennaio, mesi nei quali i venti dominanti del quadrante ovest soffiano da mare ostruendo, con il moto ondoso, l’uscita del fiume. Attualmente il problema dell’ondata di piena si aggrava a causa della configurazione della foce, esposta ai venti di Libeccio e Maestrale. Il fenomeno si accentua in modo preoccupante a causa della mancata manutenzione del fondale con opere di dragaggio, tant’è che la profondità delle acque alla foce si riduce a meno di 120 cm, consentendo così l’ingresso dell’onda marina, spinta dai venti di maestrale, in grado di risalire il fiume per quasi 400m e provocando così la tracimazione (fenomeno differente dall’esondazione). Si tratta dunque di una resa da parte dell’ABT, che nell’impossibilità di realizzare opere di difesa idraulica, ripiega su una scelta di divieto di edificazione su entrambe le sponde della foce del Tevere. In queste aree (Idroscalo di Ostia e Passo della Sentinella) da più di 50 anni sono sorte spontaneamente due comunità fluviali che non hanno mai avuto problemi catastrofici. Oggi però sono minacciate dalle demolizioni a causa del progetto della barriera sommersa a Capo Due Rami mai realizzato. Rimane dunque un mistero l’antica città di Ostia sia potuto rimanere in quest’area per dodici secoli, mentre oggi
assistiamo a scelte dell’ABT che non consentono alcun insediamento abitativo presso l’attuale Foce del Tevere. La tendenza per altro è contro corrente rispetto a scelte ingegneristiche già sviluppate nei paesi nord europei. Perché dunque l’ABT invece di regolare il flusso idraulico a valle del Tevere non interviene a monte trasformando le traverse in dighe e realizzando le tanto attese opere di laminazione ? Dove sono le casse di esondazione ? Dove sono gli interventi lungo tutti gli affluenti del Tevere, soprattutto Paglia, Velino e Aniene ? In attesa di una risposta l’unica cosa certa è la speculazione edilizia lungo le sponde del Tevere, proprio nel tratto che va da Castel Giubileo fino alla foce, tra cui i grandi eventi passati, come i Mondiali di Nuoto ’09, e quelli futuri, come le Olimpiadi 2020. A farne le spese sono soprattutto gli abitanti dell’Idroscalo di Ostia, sacrificati in nome di opere mai realizzate e speculazioni future. Come è stato per l’antica città di Ostia, anche l’Idroscalo potrebbe convivere con il fiume, avvalendosi della più avanzata tecnologia idraulica disponibile, che invece viene strumentalmente impiegata per difendere solo la rendita fondiaria.
foto pg 32 Ponte Sisto foto pg 32 Ponte Milvio con il Tevere in piena foto pg 34 dopo la piena del Tevere
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di Sergio Celestino Assessore del Comune di Formello
La Via Francigena nelle Terre di Veio Politiche pubbliche che rafforzano i territori
Lo scorso anno, il Comune di Formello propose al Consiglio Regionale del Lazio un progetto volto al rafforzamento della vocazione turistica del territorio veientano. Il progetto, denominato “La via Francigena nelle Terre di Veio – percorsi di sviluppo locale” intendeva trasformare concretamente l’itinerario romeo in un’opportunità di sviluppo economico, sociale e culturale attraverso la creazione di un’offerta turistica integrata. La riflessione di fondo era che gli ultimi cinquanta chilometri di Francigena, giungendo alla meta finale dopo 1700 km attraverso l’Europa, avessero una potenzialità enorme non solo per la particolare posizione alle porte di Roma, ma anche perché attraversano il Parco di Veio, tre centri storici medievali (Campagnano, Formello e Isola Farnese), il S.I.C. (Sito naturale di Importanza Comunitaria) delle Valli del Sorbo e l’area archeologica della città etrusca di Veio. Insomma, niente da invidiare ai più famosi paesaggi della Val d’Orcia o della Lunigiana, anch’essi caratterizzati dal passaggio della via Francigena, che già da anni ‘fanno sistema’ e promuovono la loro immagine nel mondo grazie al continuo flusso di pellegrini ed escursionisti. La particolare posizione della Francigena nelle Terre di Veio, infatti, rappresenta al tempo stesso un’opportunità, essendo molto accessibile da Roma sia per i turisti stranieri che decidono di percorrerla da nord prima di giungere a San Pietro, sia per i romani alla ricerca di natura e cultura fuori porta; ma anche una criticità. Nell’area metropolitana romana, sconvolta dall’espansione di Roma, notoriamente non è facile costruire reti tra attività economiche, consolidare l’identità territoriale, valorizzare l’eccellenza. Spesso è il territorio stesso che ‘non ci crede’, avendo imparato ad autorappresentarsi come un enorme contenitore per case, un dormitorio, magari anche di lusso ma pur sempre un’area marginale, o peggio, periferica. Il progetto, finanziato dalla Regione per 50.000 euro, intendeva quindi prima costruire una rete tra gli attori locali: ristoratori, aziende agricole, artigiani, attività ricettive, associazionismo e così via; attraverso un’attività di animazione costruire un ‘pacchetto’ di offerta turistica per il week end; comunicare al mercato il sistema territoriale così creato attraverso una serie di strumenti promozionali (sito internet, partecipazione a fiere ed eventi, materiale cartaceo, ufficio stampa). Va anche detto che il Comune da qualche anno stava già investendo sul tema dello sviluppo turistico, per cui diversi altri progetti sono
La capanna dei pastori stati orientati nella stessa direzione ed è stato possibile integrarli tra loro, massimizzando risorse e risultati. Ad esempio, i fondi ricevuti per la messa in sicurezza del tracciato (circa 260.000 euro) hanno consentito di inaugurare i 10 km di percorso nel mese di luglio: in quell’occasione si è deciso di coinvolgere la comunità locale (associazioni culturali e sportive, parrocchia, ecc.) , per rafforzarne la consapevolezza di custodire qualcosa di prezioso e stimolarne così l’attivazione, e quasi 300 persone hanno risposto incamminandosi insieme per tre ore, culminando in un pic-nic comunitario nel bosco del Parco Natura La Selvotta. Anche le scuole sono state coinvolte, prima attraverso una serie di incontri in classe e poi nell’inaugurazione della Capanna dei Pastori e dell’annesso stazzo didattico: una struttura situata lungo la Francigena, costruita per una ricettività rustica ed immersiva ma al tempo stesso un monumento alla memoria agro-pastorale di Formello, da sempre terra di pastori immigrati da tutta l’italia centrale. La capanna è costruita con tecniche e materiali tradizionali, e alla sua costruzione hanno fatto da consulenti anziani concittadini, che anche in occasione dell’inaugurazione con le scuole, hanno raccontato dei tempi in cui in capanne come questa ci si abitava per otto o nove mesi l’anno. La sinergia con il progetto denominato Centro Commerciale Naturale ha consentito di coinvolgere nella rete anche il tessuto commerciale del centro urbano, che sta elaborando nuove strategie di riqualificazione per reagire alla concorrenza dei grandi shopping malls grazie al fatto di ritrovarsi ora proiettato in un circuito turistico di livello internazionale. Tutto ciò ha consentito di coinvolgere una platea molto ampia di attori, che andavano prima informati e motivati perché potessero attivarsi, obiettivo a cui sono stati dedicati anche numerosi incontri e seminari. Oggi questa platea trova visibilità nei siti internet www.terrediveio.it e www.ccnitalia.com, ed è stata ampiamente coinvolta nella creazione dei pacchetti turistici sperimentali (tra cui quello denominato “ORIZZONTI
FRANCIGENI -dalle Valli del Sorbo alla Città Eterna. Alla scoperta di cunicoli etruschi e antiche tradizioni popolari, per tre giorni e due notti), che sono stati proposti in fiere internazionali come BuyLazio e TTI-TTG. Il format ha ricevuto un’accoglienza entusiastica, perché l’area risultava completamente scoperta in quanto a offerte e servizi turistici, e si sta lavorando a un’offerta più flessibile e variegata con week end a dorso di mulo, pernottamenti nella Capanna dei pastori, cene rustiche all’aperto, wedding e turismo scolastico. Attraverso la riattivazione dell’Infoshop, un punto di promozione e informazione turistica organizzato anni prima dal Comune, si è costituita una vera e propria centrale operativa, in posizione di grande visibilità nella piazza principale del paese (dotata anche di un servizio di internet wireless), dove la Francigena entra nel borgo medievale di Formello; nei locali adiacenti all’Infoshop
aprirà a breve una enoteca, finanziata dalla Provincia di Roma, che stimolerà la valorizzazione dei prodotti locali; negli eventi promossi dal Comune (San Martino, C’era una Forma – festa del formaggio, Formello PalcoscenicoCittà) si è studiata ogni possibile sinergia tra gli attori e occasioni di visibilità, sia per la rete territoriale che per la progettualità legata alla Francigena. Attorno al progetto si è raccolto un team di giovani, in prevalenza ragazze, che sta pensando a come trasformare il know-how costruito per l’occasione in qualcosa di più stabile, sul modello di una moderna agenzia di servizi per il turismo e per lo sviluppo locale: si tratterà della ‘esternalità’ più importante se, esaurito il finanziamento pubblico, l’Amministrazione comunale sarà davvero riuscita a innescare un processo di sviluppo autonomo, capace di camminare sulle proprie gambe e raccogliere la sfida di un moderno marketing territoriale.
Veio “conquista” il Sorbo. Il Treja va a Calcata. Nuove sedi per i parchi di Veio e del Treja. Nei giorni scorsi il Comune di Campagnano e l’Ente Parco di Veio hanno firmato il comodato d’uso ventennale del Santuario della Madonna del Sorbo necessario per completare ed arredare la struttura al fine di aprirla alla fruizione pubblica. Un accordo che prevede l’apertura del nuovo centro visite del Parco in sette mesi al massimo e che affida la sua gestione al Parco per venti anni. Un Santuario medievale arroccato sulla sommità di una rupe che domina le Valli del Sorbo: il sito d’importanza europea del Parco di Veio: ospiterà un ostello per i pellegrini e sarà centro di accoglienza per i visitatori del Parco; una struttura che in futuro, con il completamento del restauro, potrà includere anche attività di ristorazione. Per il centro visite di prossima apertura è già previsto un piano di gestione che consentirà di aprire la struttura ai pellegrini, alle scuole nei giorni infrasettimanali e al turismo domenicale con organizzazione di visite guidate ed attività di intrattenimento. La presenza di una sala convegni permetterà di ospitare iniziative tematiche su e per il territorio. Mentre Veio acquisisce una nuova sede per le proprie attività, il Parco del Treja cambia la propria sede ammini-
strativa e si sposta da Mazzano a Calcata. La vecchia sede infatti è stata giudicata inidonea ad ospitare degli uffici. I problemi sono dovuti ad infiltrazioni d’acqua pio vana che negli anni non sono mai state eliminate. Gli uffici sono stati spostati nel Palazzo Baronale di Calcata, peraltro già di proprietà dell’Ente Parco. “La soluzione è da considerarsi temporanea, in attesa degli eventuali lavori di manutenzione della sede di Mazzano – dice il presidente del Parco Di Giovanni - siamo certi di poter dare continuità operativa all’Ente senza problemi logistici o contraccolpi amministrativi”. Gli ambienti del Palazzo Baronale continueranno ad ospitare mostre e manifestazioni, in quanto non tutti gli spazi saranno adibiti ad uffici. L’edificio ha una sua connotaspecifica zione architettonica e rappresenta da anni il punto di riferimento del vivace associazionismo del territorio. “La vicinanza degli uffici del Parco ai locali adibiti alle varie iniziative- si legge in una nota del parco- potranno contribuire a dare maggiore fluidità alle iniziative stesse, marcando sempre più il Parco come un’agenzia territoF.Mar riale”. Santuario del Sorbo, Campagnano.
J
Iacopo Sheng ha 22 anni e vive a Castelnuovo di Porto dove ha esposto ad Artipelago nel dicembre scorso. E’ un artista poliedrico che associa stili diversi e talvolta contrastanti. La sua sensibilità e il suo estro lo portano ad ispirarsi ad artisti molto distanti tra loro e ad utilizzare diverse tecniche. E’ un artista in divenire, fortemente ispirato da un desiderio di conoscenza e mosso da uno spirito di continua ricerca.
a c o p o Sheng
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“Nei miei primi lavori a olio, pastello e tecniche miste - dice Sheng - ricercavo qualcosa che fosse bello e nuovo, spingendo il colore e la tecnica a un punto tale fino ad arrivare fuori dagli schemi, come quando ho realizzato una figura utilizzando direttamente il tubetto di colore sulla carta. Poi ho cominciato a rendermi conto che gli schemi sono necessari nella ricerca dell’armonia e del colore. Quando parlo di schema intendo un lavoro sistematico , rigoroso come quello di Itten. La scultura per me è la curiosità di far stare in piedi qualcosa, come fosse un castello di carta o una matita tenuta in piedi: è la ricerca dell’equilibrio. Per me la scultura del futuro è la scultura in movimento, come quella indicata dai lavori di Theo Jansen, sono i robot. La mia fonte d’ispirazione è Thomas Saraceno, che alla Biennale ha portato una ricerca fatta sui nidi di ragno. Lui è quello che considero uno scultore moderno.”
'L'arte figurativa puo essere digitale (Motomichi Nakamura) o classica (Andy Goldsworthy, Thomas Saraceno, Theo Jansen...). Personalmente cerco di mantenermi aggiornato e sperimentare.'
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