ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2014
PROGRAMMA ELETTORALE DELLA LISTA
FUSIGNANO PER LA SINISTRA
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Il programma elettorale della nostra lista “FUSIGNANO PER LA SINISTRA” non può non partire dal concetto di antifascismo e di resistenza, inteso come applicazione dei principi della Costituzione che da essi ha preso origine e discende. Il primo impegno che l’Amministrazione Comunale deve prendere è la difesa di tali principi dal tentativo -sempre più pressante- di forze politiche (non solo di destra) di stravolgerli e di revisionismo storico imperante, prendendo e favorendo iniziative volte a sensibilizzare all’antifascismo la nostra comunità, con sempre maggiore attenzione alle giovani generazioni. Inoltre, parlando di programmi, non possiamo farlo a prescindere dalla crisi e dalla conseguente contrazione economica dalle quali, nonostante le rassicurazioni governative, siamo bel lungi dall’uscirne. Siamo ben consapevoli che un Comune, magari piccolo come il nostro, non possa certo intervenire direttamente per risolvere quella che è una crisi mondiale ed epocale, ma è comunque importante lottare per far crescere –anche da una dimensione locale- una idea di società diversa ed alternativa, basata sui principi di uguaglianza e solidarietà. Gli Enti Locali sono inoltre strangolati dal patto di stabilità e dalle sue conseguenze che si ripercuotono sui servizi, lo stato sociale, sul livello di tassazione, sulla capacità di spesa, con la riduzione drastica degli investimenti pubblici e l’aumento di canoni e rette. La disobbedienza al patto da parte di un singolo Comune è impensabile: proponiamo quindi la creazione di una rete solidale fra i Comuni per richiedere la sospensione dal rispetto del patto, affinché possano avere la possibilità di intervenire in questa situazione e diventare parte della soluzione del problema e non parte del problema da risolvere. A questo proposito riteniamo che l’Unione dei Comuni della Bassa Romagna possa e debba svolgere un ruolo importante. Un governo allargato del territorio non può però essere relegato o circoscritto agli addetti ai lavori e agli esperti di questioni giuridico-amministrative. Esso deve rispondere a criteri inderogabili, quali una legittimazione democratica, forme di partecipazione dei cittadini alle scelte, vantaggi per i cittadini, non allontanamento degli stessi dal rapporto con le istituzioni. Oggi, se da un lato si è giunti ormai all’ottimizzazione delle spese, riteniamo si sia giunti anche al limite oltre il quale il rapporto fra i cittadini ed il loro referente principale, il Comune, diventa troppo labile. Vanno innanzitutto ridefinite le competenze ed i ruoli fra tecnici ed amministratori, troppo spesso alterati da un’abdicazione decisionale di questi ultimi a favore dei primi. Spetta agli amministratori definire le linee politiche ed ai tecnici trovare la strada migliore per applicarle. Fondamentali sono le scelte sulla gestione del territorio, territorio che va inteso come un bene comune e, quindi, collettivo. Governarlo significa considerarlo nella sua globalità, con problematiche ed ambiti interdipendenti gli uni dagli altri, e non a compartimenti stagni. Non possiamo pensare alle scelte urbanistiche senza legarle alla tutela dell’ambiente, e
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questa alla salute, e al lavoro e così via, come una catena. Il territorio non va sprecato. Dobbiamo lasciarci alle spalle la “quantità” e guardare alla “qualità” dei nostri centri, soprattutto in un territorio di ridotte dimensioni come quello del nostro Comune. Va applicata e favorita una politica del recupero e della riqualificazione dell’esistente, con una specie di “rotazione” nella ristrutturazione delle abitazioni. In tutto il nostro territorio e nel centro storico in particolare, è presente un notevole numero di case vuote o in stato di degrado, con alloggi spesso non dignitosi, abitati, naturalmente dalla parte più debole della popolazione. Vanno create le condizioni per poter “pianificare” anche coi privati il loro recupero per trasformarle in case degne di tal nome ed efficienti sia dal punto di vista energetico che della sicurezza. Vanno messe in campo tutte le energie per realizzare una Fusignano a misura di cittadino, che deve, prima di ogni altre cosa, essere capace di rispondere ai bisogni reali della popolazione. Vanno pensati ed individuati con attenzione gli interventi necessari da quelli di secondaria importanza. Per quanto concerne la viabilità, va garantita la manutenzione di strade, marciapiedi (con particolare attenzione alla loro percorribilità da parte dei portatori di handicap) e dei relativi impianti, va messo in sicurezza il crocevia del “Pilastrino” e completati i collegamenti ciclabili fra le frazioni di Maiano e San Savino e il centro. Il tutto, qualora siano interessati, coinvolgendo altri Enti. Non sprecare il territorio è sicuramente una scelta ambientale, ma non basta. Va messo in atto il miglioramento funzionale ed il completamento delle aree verdi (bosco, Canale dei Molini e anche le cave della ex Fornace) per metterle in fruizione della collettività. Vanno promossi e sostenuti i processi di filiera corta e le iniziative di vendita diretta di prodotti “km zero” e di lotta agli sprechi alimentari, che non deve essere il risultato di un “effetto crisi”, ma di una presa di coscienza e di responsabilità. Queste ultime sono iniziative che costano solo impegno, volontà di realizzarle e di educare. Oltre all’educazione e alla promozione di stili di vita contro lo spreco, riteniamo che la gestione dei rifiuti rivesta una importanza notevole. Va sicuramente aumentata la percentuale di raccolta differenziata educando sì, ma verificando e sperimentando anche metodi diversi da quelli utilizzati attualmente. Va ridefinito e ridiscusso il rapporto con Hera e la sua politica sempre più “di borsa”, rapporto che va impostato su qualità del servizio, contenimento dei costi e collegamento (anche fisico attraverso “veri” sportelli di servizio) col territorio ed i suoi cittadini, dai quali si sono progressivamente allontanati i momenti decisionali. Vanno fermate le macrofusioni su scala sovra regionale. Altrettanto vale per l’acqua: il servizio idrico va ripubblicizzato -così come definito dal referendum del Giugno 2011- per attaccare un sistema privatistico fondato sulla logica del profitto a scapito di un diritto fondamentale come l’acqua. Va posto anche un limite alla crescita indiscriminata di centrali a biomasse e di impianti fotovoltaici che, in nome delle energie rinnovabili,
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sottraggono terreno all’agricoltura per consegnarli alla pura e semplice rendita, oltre a sconvolgere il paesaggio delle nostre campagne. Vanno individuati siti appositi, utilizzati i tetti delle strutture industriali (che possono essere anche esse stesse i fruitori dell’energia prodotta). Il Comune deve poter dire la sua di fronte al loro proliferare senza regole. Va quindi progettato un piano energetico che coinvolga non solo il nostro Comune e che tenga conto anche delle problematiche legate allo smaltimento degli impianti esausti. Dobbiamo quindi gestire il territorio affinché esso sia il più sano possibile, senza dover fare la scelta fra lavoro e salute: essi non sono incompatibili fra di loro. Di pari passo va combattuto il tentativo palese di smantellamento della sanità pubblica. Assieme ad una battaglia in tal senso, che va combattuta assieme agli altri Enti Locali di tutti i gradi e ai cittadini, dobbiamo pretendere il mantenimento dei presidi sanitari sul nostro territorio, nonostante (o grazie) alla creazione della AUSL della Romagna. Il Comune, quindi, non determina direttamente le politiche sanitarie, ma può contribuire a venire incontro alle esigenze di salute del proprio territorio. Riprendendo il tema “lavoro”, siamo consapevoli che i Comuni non abbiano competenza diretta in merito, ma non è del tutto vero che non possano fare nulla. Ci sono scelte che un’amministrazione Comunale può fare per dare una spinta positiva alla “buona occupazione”, ad esempio nella cultura, in campo sociale, interventi di messa in sicurezza del territorio. Può e deve farsi promotore della realizzazione di ambiti di condivisione di idee e competenze fra lavoratori, disoccupati, imprenditori, commercianti, Enti finanziari e Associazioni di categoria, ambiti finalizzati allo sviluppo economico del nostro territorio e al reperimento di fondi, agevolazioni e finanziamenti. Abbiamo parlato di interventi di messa in sicurezza del nostro territorio, ma un territorio sicuro ha un significato ben più alto: significa che i suoi cittadini possano viverlo con tranquillità e senza che esso possa essere un luogo discriminante per alcuno. Deve esserci sì una sicurezza fisica, cioè con strade, infrastrutture ed edifici sicuri, ma anche una tranquillità d’animo nel viverlo in tutti i suoi ambiti. Certamente con la collaborazione e la presenza delle forze dell’ordine, ma questo può avvenire in modo completo solo lavorando per rafforzare la solidarietà e la coesione sociale fra tutti i suoi cittadini, di qualsiasi origine essi siano. Crediamo infatti nella libertà di opinione e di religione in una società multietnica e multiculturale, dove la stessa cultura sia lo specchio di tutta una comunità nel suo insieme. Vanno certamente mantenute ed anche rafforzate le iniziative culturali che hanno caratterizzato da anni il nostro territorio, ma il Comune deve essere sensibile ad uno sviluppo della cultura intesa come educazione collettiva. Vanno quindi favorite ed incentivate le sue espressioni –soprattutto quando sono legate a realtà locali ed in particolare giovanili- gli spazi e le opportunità per poterle praticare, gli sport ed i momenti di aggregazione.
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La scuola può e deve essere sempre più uno dei soggetti di educazione alla tolleranza e alla multiculturalità, non solo di istruzione così come viene comunemente intesa. L’articolo 33 della Costituzione chiarisce che da parte degli Enti pubblici la priorità va data alla scuola pubblica. In tal senso e nel pieno rispetto della Costituzione stessa, riteniamo vadano ridefiniti i rapporti fra pubblico e privato. Il nostro impegno sarà comunque quello di garantire ai nostri ragazzi una scuola e un’istruzione di qualità a tutti i livelli. Una caratteristica peculiare del nostro territorio e della sua società e la presenza di servizi sociali diffusi e di buona qualità, frutto di scelte e lotte che vengono da lontano. E’ evidente che, a causa del peggioramento drastico delle condizioni sociali ed economiche avvenuto in questi anni anche nei nostri territori, gli Enti Locali –e quindi anche il nostro Comune- si trovano ad affrontare una situazione complessa e difficile: da una parte un impoverimento più largo e diffuso, dall’altra la riduzione delle risorse e degli strumenti di intervento a disposizione. In tal senso è fondamentale porre in primo luogo il mantenimento dei servizi esistenti e che ne venga garantita l’efficienza. Noi riteniamo infatti che i servizi sociali (e quindi pubblici) siano un investimento e non un onere, contrariamente a quanto alcune forze politiche propagandano. Nel tempo la nostra società si è trovata di fronte a bisogni nuovi e diversi e i nostri servizi vanno adeguati a queste nuove realtà e necessità e messi in grado di dare risposte anche in questi momenti di crisi. In questo senso va mantenuto ed accresciuto il rapporto fondamentale col volontariato. Il sistema tariffario deve essere sempre guidato da criteri di progressività ed equità, per permetterne la fruizione anche alle fasce medio basse della popolazione. Siamo consapevoli che questo è un passaggio difensivo e non di espansione, ma oggi è in discussione la distruzione di quel grande patrimonio a cui si faceva riferimento innanzi. Va inoltre possibilmente potenziato sicuramente non dismesso- il patrimonio dell’Edilizia Residenziale Pubblica. Ne va portato a regime l’uso per dare la maggior risposta possibile alle richiesta di case e garantita la loro manutenzione ed efficienza. Vanno anche individuati e sperimentati nuovi interventi che puntino a ridurre la domanda di alloggi, ad esempio agenzie pubbliche per la casa per contribuire ad abbattere il “costo di mercato” dell’affitto e creare le condizioni per dare risposta anche al problema drammatico degli sfratti per morosità, che si presenta in modo drammatico anche da noi e anch’esso frutto della crisi e della disoccupazione. Come appare evidente, il nostro programma non è un facile “elenco della spesa”, pieno di soli progetti realizzabili con costi insostenibili, ma è fondamentalmente un programma che, accanto ad investimenti economici, propone investimenti “a costo zero”, in grado di individuare un realizzabile e diverso modo di vivere il nostro Comune. Non è nemmeno un elenco di meticolose e miracolose soluzioni, ma si propone come un programma che, accanto a precise proposte di governo, va ulteriormente sviluppato con la gente: insomma, un “programma partecipato” per i prossimi cinque anni di una Fusignano migliore per tutti i fusignanesi.