ROMANCE
DIANA PALMER
Cuore Selvaggio
Immagine di copertina: © Renphoto/E+/Getty Images Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Savage Heart HQN Books © 2011 Diana Palmer Traduzione di Fabio Pacini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance giugno 2014 Questa edizione Harmony Romance febbraio 2022 HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 286 del 24/02/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Prologo
Montana Primavera 1891 Lampeggiava in lontananza, là dove i pesanti nuvoloni grigi gravavano sulle colline. I temporali estivi, preannunciati da un grande spettacolo di fulmini, erano piuttosto comuni da quelle parti e Tess Meredith si incantava a guardarli... specialmente adesso che aveva un compagno che sembrava conoscere una leggenda per spiegare tutti gli eventi naturali e soprannaturali del creato. Ma ancor più che guardare i temporali insieme al suo nuovo, prezioso amico, a Tess piaceva andare a cavallo, cacciare e pescare, vivere all'aperto per godere della natura e di quelle che lei chiamava avventure. Suo padre disperava di vederla sposata. Chi poteva apprezzare una ragazza che si dedicava a quel genere di passatempi, dimostrando scarso interesse per le tradizionali occupazioni domestiche? Quel giorno, però, Tess aveva un aspetto diverso da quello che era solita esibire e sembrava più matura dei suoi quattordici anni. I capelli biondi, anziché sciolti sulle spalle, erano ordinatamente raccolti sulla sommità del capo. Al posto dei pantaloni da lavoro con la pettorina e di una delle camicie dismesse di suo padre, indossava un abito di cotone a fiori con il collo alto. Un paio di scarpe con i lacci aveva rimpiazzato i vecchi stivali graffiati, inseparabili compagni delle sue giornate. Quando l'aveva vista poco prima, suo padre si era illuminato. Gentile com'era, non l'aveva mai rimproverata per il 5
suo abbigliamento o le sue abitudini poco femminili. Era proprio quell'innata gentilezza, così profonda e sincera, a fare di lui un ottimo medico. Perché le conoscenze si potevano acquisire dai libri, ma il modo di curare i pazienti non veniva insegnato in nessuna scuola. Tess sospirò e lanciò un'occhiata a Corvo Rosso, l'unico uomo che avesse mai conosciuto che la trattava alla pari, non come una bambina da proteggere, o, peggio ancora, una sciocca ragazzina con la quale mostrarsi indulgenti. Era un Sioux e viveva a Pine Ridge con loro da ormai otto anni. Le sue spalle, larghe e muscolose, erano perfettamente immobili sotto la giacca di camoscio. I capelli, lunghi e folti, erano raccolti in una treccia nella quale erano state inserite delle sottili strisce di pelliccia di ermellino. Il bel viso spigoloso con gli zigomi sporgenti non lasciava trapelare alcuna espressione. Guardandolo, Tess venne invasa da una miscela di malinconia e curiosità. Cosa vedeva Corvo Rosso? Quali misteri, quali spazi segreti erano in grado di penetrare i suoi occhi di ebano? A volte, le sembrava impossibile che avesse soltanto sei o sette anni più di lei. «Hai paura?» gli chiese all'improvviso. «Un guerriero non conosce la paura.» Lei sorrise. «Oh, sì, scusa. Sei nervoso allora?» «Un po' inquieto.» Le sue dita aggraziate stringevano il bastone con il quale era solito giocherellare, o disegnare dei simboli sul terreno. «Chicago è molto lontana da qui e io non sono mai stato in una città dell'uomo bianco.» «Papà dice che riceverai un'educazione di prim'ordine, e lui conosce un tizio che sarebbe disposto a farti lavorare.» «Sì, l'ha detto anche a me.» Lei gli toccò una spalla, con delicatezza, perché a Corvo Rosso non piaceva essere toccato. Era rimasto gravemente ferito durante il massacro di Wounded Knee, in South Dakota, dove la furia omicida dei soldati aveva preso le vite di oltre duecento persone della sua gente, incluse sua madre e le sue due sorelle, e da allora non sopportava alcun contatto. Con Tess, però, faceva un'eccezione, perché lei lo aveva curato e 6
accudito lungo ogni centimetro dell'interminabile viaggio di dolore che aveva dovuto compiere dopo che suo padre lo aveva salvato, estraendo dal suo corpo martoriato la bellezza di sei proiettili di fucile. «Andrà tutto bene» disse Tess in tono gentile e, si augurava, rassicurante. «Chicago ti piacerà.» «Ne sei proprio convinta?» chiese lui di rimando, una lucina sardonica che gli danzava negli occhi. «Assolutamente! Quando mamma morì e papà mi disse che aveva accettato di fare il dottore nelle riserve, ero terrorizzata. Stavo per lasciare le amiche che avevo e qui non conoscevo nessuno. Invece, poi ho scoperto che il West era un bel posto.» Si sistemò la gonna. «O meglio, non troppo brutto. Non mi piaceva il modo in cui i soldati trattavano la tua gente.» «Non piaceva nemmeno a noi» disse lui, asciutto. Si girò a guardarla, osservando le linee pulite del suo viso. «Tuo padre sarà contento di vedermi partire. Mi permette di insegnarti certe cose, ma poi, quando tu le fai, non è contento.» Tess rise. «Lui è della vecchia scuola e il mondo sta cambiando.» Spinse lo sguardo in lontananza, verso il profilo tondeggiante delle colline. «Io voglio aiutare il cambiamento. Voglio fare cose che normalmente le donne non fanno mai.» «È già così. Quante donne bianche sono capaci di scuoiare un cervo, seguire le tracce di un puma, cavalcare a pelo, tirare con l'arco...» «E comunicare in lingua Lakota, anche con i segni! Tutto grazie a te, Corvo Rosso. Sei un buon amico e un grande maestro. Come vorrei poterti accompagnare a Chicago. Ci divertiremmo un mondo, ne sono sicura.» Lui scrollò le spalle e iniziò a tracciare dei simboli nella polvere. Per l'ennesima volta, Tess rimase incantata dalla grazia innata dei suoi gesti, dalla bellezza e dalla forza delle sue mani, dalla sinuosa potenza dei muscoli delle braccia. Quando lui si piegò in avanti, gli guardò la schiena e serrò le labbra. Sotto la morbida pelle della sua giacca di camoscio, si intravedeva7
no i segni delle cicatrici che non gli avrebbero mai permesso di dimenticare Wounded Knee. Era un miracolo, aveva detto Harold Meredith, che Corvo Rosso fosse sopravvissuto. Uno dei sei proiettili che lo avevano colpito aveva passato da parte a parte un polmone, facendolo collassare, e quella non era stata nemmeno la più grave delle sue ferite. Il padre di Tess aveva dovuto fare ricorso a tutte le sue conoscenze mediche per salvarlo e non soltanto a quelle. Alla fine, aveva chiesto aiuto al praticante di una scienza diversa dalla sua: di nascosto da tutti, aveva portato nella camera di Corvo Rosso un uomo-medicina dei Lakota. Vuoi per le cure di Harold, dello sciamano, o di entrambi, a un certo punto il Grande Spirito aveva cominciato a sorridere e le condizioni di Corvo Rosso erano migliorate. Il cammino verso la piena salute era stato lungo, faticoso, segnato da atroci sofferenze, e Tess gli era rimasta accanto a ogni passo. «Ti mancherò?» gli chiese d'impulso. «Naturalmente» rispose lui, sorridendo con naturalezza. «Mi hai salvato la vita.» «No, il merito è di papà e del tuo sciamano.» Corvo Rosso non era per niente espansivo, ma a quelle parole si impadronì della sua piccola mano bianca e la strinse fra le proprie. «Sei stata tu a salvarmi» disse con convinzione. «Sono sopravvissuto perché tu piangevi così tanto per me. Mi sono impietosito. Qualcosa dentro di me sapeva che sarebbe stato crudele da parte mia deludere la tue speranze morendo.» Lei ridacchiò. «Questo è il discorso più lungo che abbia mai udito dalle tue labbra, Corvo Rosso... e anche il meno sincero.» Lui si tirò in piedi, inspirò a fondo e l'aiutò ad alzarsi, indugiando con lo sguardo sul suo viso arrossato. Era quasi una donna e si capiva già che sarebbe diventata molto bella. Però lo faceva preoccupare. Aveva una sensibilità così sviluppata... sentiva le cose con una tale intensità... «Perché?» gli chiese senza preavviso. «Perché, perché?» Lui non ebbe bisogno di domandarle dove l'avevano porta8
ta i suoi pensieri. Senza esitare, disse: «A causa di quello che i Lakota avevano fatto a Custer, credo. Ho avuto diversi mesi per riflettere su Wounded Knee. Alcuni dei soldati che aprirono il fuoco su di noi, sui nostri bambini...». Per un attimo, si irrigidì, come se stesse sentendo di nuovo il pianto disperato e le urla di dolore di quei bambini. «... erano compagni d'armi di quelli che erano caduti a Little Big Horn.» Andò in cerca dei suoi occhi. «Quando affrontammo Custer, io avevo solo sei anni, ma mi ricordo bene quei soldati riversi sul campo di battaglia. Molte donne avevano perso i loro mariti, i loro padri e i loro figli per mano di quegli uomini. Anche mio padre morì in quello scontro. Le donne sfogarono il loro dolore sui cadaveri di quei soldati, sfigurandoli orribilmente. Non era un bello spettacolo.» «Capisco.» «No, non puoi capire, ed è bene che sia così» replicò lui, il volto una maschera scolpita nel bronzo. «Prima ti prendevo in giro, Tess, però non c'è dubbio che sarei morto se tu e tuo padre non foste stati così coraggiosi... e tempestivi.» «Ci muovemmo non appena in paese si sparse la voce che c'era stata una battaglia e che molti stavano morendo sul terreno gelato.» Tess rabbrividì, gli occhi che si velavano di lacrime. «Oh, Corvo Rosso, che freddo faceva quel giorno! Un freddo terribile. Non lo dimenticherò mai e ringrazio il buon Dio che ci condusse da te.» «E io ringrazio il Grande Spirito per aver fatto nascere nei vostri cuori il desiderio di soccorrermi, di tamponare le mie ferite, di tenermi nascosto nel vostro carro finché non uscimmo dal South Dakota.» «Fortuna volle che papà fosse stato appena trasferito nelle riserve settentrionali dei Cheyenne. Fu facile fingere che ti avevamo raccolto sul ciglio della strada dalle parti di Lame Deer, in Montana. Nessuno mise mai in dubbio la nostra storia... be', non apertamente, almeno.» Lui sorrise. «Invece la decisione di far visita ai miei cugini nella banda di Piede Grosso non fu tanto fortunata, eh?» Lei scosse la testa. «Saresti potuto restare al sicuro nella tua capanna a Pine Ridge...» 9
«Insieme a mia madre e alle mie sorelle» aggiunse lui con voce strozzata, anche se poi si riscosse subito, tenendo a bada il dolore montante. «Forza» disse, «torniamo indietro. Tuo padre si starà domandando dove sei finita.» Lei fece per protestare, ma il suo sguardo era fermo e tranquillo, e Tess capì che sarebbe stato come parlare a una roccia. Cedette con buona grazia e gli rivolse un sorriso. «Ci vedremo ancora dopo che sarai partito?» chiese in tono pieno di speranza. «Certo. Verrò a trovarvi tutte le volte che ne avrò la possibilità» promise lui. «Non dimenticare le cose che ti ho insegnato.» «Come se potessi» replicò lei con una smorfia. Sondò le profondità dei suoi occhi neri. «Perché le cose devono cambiare?» «È la loro natura. Tutto cambia.» In lontananza, il cielo si velò, segno che era cominciato a piovere. «Vieni. Se non ci affrettiamo, rischiamo di bagnarci.» «Solo un minuto, Corvo Rosso. C'è ancora una cosa che voglio sapere. Per favore.» «Tutto quello che vuoi» mormorò lui. «Cosa ha fatto Vecchio Cervo quando ci siamo seduti qui davanti a lui la settimana scorsa?» Corvo Rosso si irrigidì, chinando il capo. «Ha celebrato un rituale. Molto sacro.» Sollevò uno sguardo imperioso su Tess. «Era un modo per proteggerti» aggiunse con aria enigmatica, prima di aprirsi in un sorriso smagliante. «E non ho intenzione di dire altro sull'argomento.»
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