Elena Cattadori
architecture PORTFOLIO Works 2010-2012
Formazione
Esperienza
2010|2012
Accademia Adrianea Master Itinerante in Museografia, Architettura e Archeologia. Progettazione Strategiaca e gestione innovativa delle Aree Archeologiche. Tesi: Via Francigena del sud. Concorso di idee per la riqualificazione, gestione, accessibilità e valorizzazione dei tracciati presenti tra Roma e Palestrina. Relatore: Prof. Arch. Pier Federico Caliari
2008|2011
Politecnico di Milano, Facoltà di Architettira e Società Laurea Magistrale in Architettura (corso di studi in Interni) voto 105|110 Tesi: Ipo Acropolis. Il museo dell’Acropoli di Atene Relatore: Prof. Arch. Pier Federico Caliari
2004|2007
Politecnico di Milano, Facoltà di Scienze dell’Architettura BV Laurea di primo livello in Scienze dell’Architettura. Voto 99|110
1999|2004
Liceo Classico Melchiorre Gioia, Piacenza (Pc) Diploma di maturità linguistica. Voto 91|100
dal 2009
Paver Spa Promotrice vendite presso Studi di Architettura a Milano e interland. Disegnatrice.
2010
Workshop Piranesi Prix de Rome Progetto vincitore menzione d’onore. Studio di Architettura Calderazzi e Reverdini Collaboratrice a tempo pieno. Studio di Architettura Fumagalli Tirocinio.
2007|2009 2007
Competenze
CAD 3D
Autocad Cinema 4d +VRay, Sketchup, Archicad
EDITING
Adobe cs 5 (Photoshop, Illustrator, InDesign)
MANUALITA’
Realizzazione modellini realistici, taglio laser
SISTEMA OPERATIVO LINGUA
Windows, Mac OSX Inglese, Francese, Spagnolo Buon livello sia parlato che scritto.
ELENA CATTADORI Nata a Piacenza il 29/06/1985 Domicilio: via M. da Brescia 9 20133, Milano Residenza: via Santa Franca 63 29121, Piacenza E_mail: elena.cattadori@gmail. com Telefono: 340 2769350 Skype: elena.cattadori Note: Automunita
IPOACROPOLIS
TESI DI LAUREA politecnico di milano 2010-2011
L’idea maturata all’interno di questa tesi si colloca nell’ambito della valorizzazione del patrimonio archeologico e artistico e ha come obiettivo quello di individuare una strategia in grado di restituire al sito dell’Acropoli di Atene una ritrovata compiutezza, riportandone alla luce la sua intera storia e rendendola leggibile agli occhi del visitatore odierno. L’intervento, oltre a suggerire una nuova prospettiva di lettura del luogo, avanza la proposta di progetto per un museo all’aperto, proprio laddove molti nel passato avevano ritenuto dovesse realmente stare il Museo dell’Acropoli di Atene: all’interno della cinta sacra della città alta. Un’ attenta ricerca intrapresa durante il viaggio ad Atene,tra ivolumidellaScuolaArcheologica e il camminare tra le rovine della Rocca ateniese ha dato vita al progetto Ipoacropolis. La riflessione è scaturita in seguito al ritrovamento di una fotografia scattata durante gli scavi dell‘800, un’immagine ritraente le fondazioni del Partenone interamente messe a nudo. L’intervento avanza in questo senso una proposta di progetto il cui scopo è quello di attuare il legame indissolubile e di rendere evidenti le relazioni
tra i frammenti e tutto ciò che esiste in loco. La scultura arcaica e quella classica, delle quali numerose e preziose testimonianze sono state ritrovate nei pressi dei templi, sono state concepite come parte di un tutto, come se “i visitatori percorrendo il loro cammino sull’Acropoli nell’antichità avrebbero visto le sculture come parte di un sistema indivisibile chiamato l’Acropoli di Atene.” Se i visitatori moderni dell’Acropoli devono essere pienamente consapevoli dell’ universalità che articola il più completo sistema che la civiltà occidentale ha da offrire, dobbiamo garantire che i loro significati non siano ulteriormente frammentati. Il progetto si svolge in due fasi, la prima riguarda l’archeologia: dopo la demolizione del Museo esistente lo scavo potrà essere esteso su tutta l’area a sud del Partenone, raggiungere l’estremità sud est sino ad arrivare alla superficie naturale della roccia. La seconda fase riguarda l’architettura: l’area dello scavo non verrà coperta per intero ma la copertura, custode del vuoto, terminerà in corrispondenza delle mura arcaiche e lascerà scoperto il luogo in cui sorgeva il santuario di Pandione. Il santuario è osservabile
dall’alto durante la promenade che interessa le mura meridionali, mentre il “vuoto” si rivela tramite dellelunghe fenditure in corrispondenza delle rovine e soprattutto nello spazio centrale aperto sul punto di incontro tra muro poligonale e squadrato. Il discrimine di rispetto lasciato ogni qualvolta il nuovo orizzontale si protrae all’antico verticale renderà ben leggibile il dualismo tra modernità e memoria. Il museo è visto come sezione nello spazio e nel tempo, rispettivamente in orizzontale e in verticale: iI vuoto è circoscritto (al di sotto) dalla topografia della roccia, dalle fondamenta su cui si erge il Partenone (stereobate) e dal lato interno delle mura di cinta. Si tratta di un luogo che conservò la memoria dei tempi arcaici sotto il peso della terra, fino a quando venne riempito durante l’epoca classica e il tempio arcaico conosciuto come Hekatompedon fu demolito per lasciare spazio all’attuale Partenone. Il museo è una cripta, una camera del tesoro adiacente alle fondazioni del Partenone. Un topos sepolto 2500 anni fa.
VIA FRANCIGENA DEL SUD
TESI DI MASTER accademia adrianea 2012
l percorso della Via Francigena offre una lettura in movimento dell’Europa attraverso una sequenza di paesaggi e territori che si susseguono di chilometro in chilometro. Percorrendo l’antica Via di pellegrinaggio si viene a costituire una relazione intima tra se stessi e le sequenze di episodi che mano a mano si susseguono; in questo senso il pellegrinaggio conduce oltre che alla meta ad un’acquisizione di senso del territorio e del paesaggio. L’alternarsi di sosta e movimento scandiscono un ritmo che da tabella di marcia va ad assumere le sembianze di un sistema di misura territoriale. Nella sua lunga tratta, la Francigena attraversa realtà molto diverse tra loro, a partire da quella nazionale e regionale per arrivare a quella rurale, locale e microurbana. Obiettivo generale di intervento è quello di conferire alla Via un immagine riconoscibile attraverso una misurazione ritmica del percorso in grado di mettere a sistema le varie realtà territoriali che il percorso incontra. Il leitmotiv del pellegrinaggio diventa dunque tema fondante del progetto di recupero della Via Francigena del Sud. L’astrazione nella suddivisione del percorso ha permesso il passaggio alla scala locale propria
dell’area di intervento mantenendo una tensione semantica e identitaria con la scala generale della via che da Roma giunge sino a Brindisi per proseguire poi in direzione di Gerusalemme. Il sistema di misura territoriale viene proposto all’interno del contesto della Prenestina e ne recupera le potenzialità attraverso la riattivazione di tre luoghi caratterizzati da rilevanti preesistenze archeologiche. Nell’intervallo che connette questi tre punti topici il percorso è riqualificato attraverso una serie di arredi urbani posti a intervalli regolari che fungono da misura fisica per gli utenti. La costruzione in questo tratto di un segno territoriale riproponibile sull’intera Via Francigena ha presupposto l’ideazione di un marchio riconoscibile e declinabile alle varie scale di progetto. L’immagine identitaria dell’intervento oltre a delinearsi per una coerenza nell’utilizzo dei materiali, trova compimento nella progettazione di un ‘brand’ ben definito applicabile agli elementi e alle strutture proposte lungo il percorso. La soluzione grafica adottata consiste in un segno il cui referente è un’espressione fonetica. Si tratta dunque di un marchio scritto pronunciabile atto ad accentuare la gestualità del segno. Il pit-
togramma è stato ricavato a partire dall’immagine del’antico basolato romano ancora visibile su alcuni tratti della Via, da cui è stata estrapolata una trama. Quest’ultima è stata poi scomposta fino ad assumere la direzione della direttrice Roma-Gerusalemme, ulteriormente accentuata dall’applicazione, ai poli opposti della taxture, di due colori simbolo delle città: giallo per Roma (Città del Vaticano) e rosso per Gerusalemme.
PORTA MAGGIORE ROMA
TESI DI MASTER accademia adrianea 2012
Il primo intervento progettuale si colloca a Roma in corrispondenza dell’Arco di Porta Maggiore, importante resto delle Mura aureliane, dove convergono otto degli undici acquedotti romani. All’estremità Sud est della città e in prossimità della Stazione ferroviaria di Termini, questo piazzale riveste ancor oggi un’ importanza nevralgica nell’ambito del traffico cittadino per il passaggio al di sotto dei suoi due fornici dell’antica via Labicana, oggi Via Casilina e della Via Prenestina, asse stradale quest’ultimo a cui l’antica via Francigena si affianca. Sotto al fornice sinistro in effetti sono visibili ancora le traccie dell’originaria strada romana, caratterizzata dalla posa di basoli secondo tradizione. È proprio in questo punto che si colloca l’intervento progettuale ideato come luogo d’incontro tra coloro che a Roma giungeranno da Sud, e coloro che invece da Roma intraprenderanno questo cammino verso Gerusalemme. Il tema dell’interscambio diventa la chiave di lettura sia semantica che formale del progetto che chiaramente deve confrontarsi con l’imponenza della preesistenze romane e l’esigenza di reversibilità. E’stato quindi ideato un padiglione di forma ret-
tangolare posizionato verso l’interno della cinta muraria a destra della porta, di superficie pari a 300 mq. A materializzare la doppia percorrenza sono invece due muri in corten che irrompono all’interno del padiglione suddividendo gli spazi interni dell’ingresso e dell’area espositiva. A quest’ultima è collegato una sorta di sacello che si inserisce all’interno di un arco nelle mura romane, ancorandosi visivamente alle preesistenze senza però alterarne la percezione.
VILLA GORDIALI ROMA
TESI DI MASTER accademia adrianea 2012
L’intervento di musealizzazione ha luogo nel Parco archeologico di Villa Gordiani, situato lungo l’asse della Via Prenestina sul quale scorre il percorso della Via Francigena. All’interno di questo contesto sono visibili i resti di una vasta villa patrizia, tradizionalmente identificata con quella della famiglia imperiale dei Gordiani, risalenti al III Sec. dC. Nello specifico il progetto affronta il recupero della rovina riconosciuta con il nome di Tor de Schiavi, un edificio svettante originariamente a base ottagonale con aperture ad arco al piano di calpestio. La scelta di questo monumento è ricaduta alla luce di uno studio stratigrafico che ne ha rivelato aspetti interessanti difficilmente riconoscibii ad una prima vista, anche a causa delle cattive condizioni in cui versa l’edificio. Posto sopra ad un piccolo promontorio, esso presenta infatti solo 3 lati dell’originaria aula ottagonale, uno solo dei quali risulta essere intatto fino sopra alla quota delle aperture rotonde che probabilmente garantivano l’illuminazione interna. Analizzando la tessitura muraria dell’edificio è possibile notare come questa cambi, a testimonianza di una serie di modifiche
che nel corso dei secoli si sono succedute. Originariamente coperto da una cupola sferica, in epoca medioevale è evidente come fu realizzato un intervento di sopralzo che trasformò il probabile ninfeo romano in una torre di avvistamento, a cui si accedeva grazie ad una scala che saliva aggrappandosi al gigantesco pilastro centrale, aggiunto anch’esso successivamente, e tutt’ora esistente. L’approccio stratigrafico è stato alla base dell’ipotesi di progetto che vuole, rispettando i canoni di reversibilità e rispetto per l’esistente, restituire una suggestiva immagine della sezione della rovina, grazie ad una ricostruzione parziale del perimetro dell’edificio. Realizzata tramite una pannellarura ancoata ad una struttura metallica che poggia a sua volta sopra ad un sottile strato di sacrificio, l’intervento vuole con una serie di forature, evocare quella che probabilmente era l’altezza della torre in epoca Medioevale. Per quanto riguarda il possibile utilizzo del luogo, si è pensato a una funzionalizzazione di tipo teatrale alla luce della maestosità insita nella rovina.
CASTELLO PASSERANO
TESI DI MASTER accademia adrianea 2012
L’insediamento pensato per ospitare la moderna utenza della Via Francigena è diretta derivazione di un approccio mirato a conciliare due aspetti posti quali prerogativa di intervento: l’applicazione di elementi prefabbricati, assemblabili e standardizzati facilmente trasportabili; l’attenzione verso il contesto ambientale, paesaggistico, archeologico e culturale. Quale retaggio del fascino rappresentato dalla presenza del Castello di Passerano è stata rivisitata e applicata alle unità abitative una tipologia che rievoca l’idea di torre, motivo ricorrente della tradizione medievale che caratterizza molti luoghi dell’intorno. Il risultato formale, nel prospetto rivolto verso tenuta di Passerano (est), consiste in una serie di portali posti in rapporto visivo con il Castello: le unità abitative verticali, aggregate in un ritmo piuttosto serrato, come fossero una serie di frames accostati l’uno all’altro,incorniciano porzioni di castello riproponendone l’intero prospetto. Lo sfruttamento della morfologia del territorio, particolarmente favorevole all’intervento, costituito dall’alternarsi di crinali e avvallamenti , ha consentito di interrare un intero piano dell’unità abitativa lasciando il fronte antistante al castello
direttamente a sbalzo sulla valle. Questo sistema permette di ottenere un prospetto più basso, meno impattante, verso il dorsale del promontorio. L’area di accesso all’insediamento subisce un cambiamento di giacitura rispetto allo sviluppo degli alloggi. Mentre questi ultimi si relazionano, come già detto, al castello, l’ingresso, connesso attraverso un viale al tessuto esistente, è soggetto ad una rotazione. Registra così la direttrice della Via Francigena garantendo il contatto visivo tra ingresso all’insediamento, su cui è posto il logo, e gli utenti che percorrono la Via. Le unità abitative sono distribuite a pettine lungo due spine di collegamento , una interrata per garantire l’accesso ai piani interrati e una in quota che distribuisce il piano terra. A tutta l’area interrata è assicurata l’accessibilità grazie ad un sistema integrato di rampe e scale che consentono un’agevole discesa e risalita. A questa quota sono presenti gli alloggi per i diversamente abili: nelle tipologie costituite da tre unità abitative la prima è sovradimensionata in modo da consentire agevolmente le operazioni di manovra da parte del disabile. Alla quota interrata gli ambienti di servizio sono staccati dal corpo principale e diventano al
livello superiore dei piccoli giardini pensili che servono l’appartamento sovrastante. Lungo la spina di collegamento interrata si aprono una serie di patii di pertinenza degli appartamenti interrati. Le unità abitative, sia quelle composte da due che quelle aggregate in tre elementi, ripropongono in verticale lo stesso schema tipologico: al piano interrato troviamo un appartamento singolo mentre i piani superiori consistono in un appartamento duplex. Agli appartamenti duplex si accede attraverso una passerella: al piano terra è posta la zona giorno collegata tramite una scala a chiocciola alla zona notte del piano superiore.
MUSEO A MOZIA
TAPPA DI MASTER accademia adrianea 2011
Il Master Itinerante in “Museografia, Architettura e Archeologia, Progettazione Strategica e Gestione Innovativa delle Aree Archeologiche”, è istituito sulla base della particolare formula dell’itineranza, con la specificità di avere un insieme di sedi differenti, nelle quali vengono organizzati singoli workshop di studio e progettazione. Ogni sede è scientificamente autonoma, secondo il principio della differenza delle metodologie e degli approcci al probwlema del rapporto tra Museografia, Architettura e Archeologia. Il master Itinerante propone pertanto, una serie di dieci esperienze originali e salienti in altrettante location di prestigio e livello internazionale. Si è scelto qui di presentare uno dei progetti svolti nella tappa avente come tema la Magna Grecia. Il progetto consiste in un museo che accolga al suo interno i resti archeologici trovati in ambito subacqueo nell’isola di Mozia. La struttura del museo è stata posta sopra ad una piattaforma galleggiante in mare aperto ed ancorata all’isola attraverso una passerella. Tale piattaforma richiama nelle proporzioni il rettangolo aureo del Kothon, bacino idrico artificiale situato all’interno dell’isola e probabilmente legato a culti locali.
EGO DIVUS
LABORATORIO politecnico di milano 2010
Oggetto del Laboratorio è una riflessione teorica e progettuale sull’architettura della villa. Sotto il profilo teorico, il nocciolo di tale riflessione è costituito dalla forma, intesa nella doppia accezione di forma_idea, cioè l’insieme strutturato e ordinato degli elementi che la costituiscono, e di forma percepita, cioè la qualità delle proprietà figurative che si offrono all’osservatore. In termini progettuali, con ciò si intende la relazione complessa e indeducibile tra spazio architettonico interno inteso come centralità assoluta, compresi gli oggetti e le attrezzature dell’abitare, la luce, le superfici che lo qualificano e il paesaggio in esso percepito (naturale o artificiale) e l’involucro architettonico esterno inteso come “carena”, come dispositivo plastico percepito. L’idea, alla base della sperimentazione progettuale è che una certa esperienza dell’architettura, abbia fortemente messo in crisi il concetto di continuità deducibile tra la forma dell’interno e la forma dell’esterno. Questo, da una parte, intensifica l’autonomia dell’interno rispetto alla qualificazione dello stesso all’esterno, dall’altra crea una interazione “a distanza” tra forma interna e forma della carena. Cade quindi l’ultimo fattore
deterministico dell’architettura, l’adeguazione di spazialità interna e volumetria esterna in unità. L’atto fondativo coincide con la messa a punto di uno “spazio primario”, cioè uno spazio tutto interno definito dalla sua architettura e da tutti gli oggetti in esso presenti (arredi fissi e mobili, contenitori, sedute, imbottiti, rivestimenti e dispositivi di somministrazione della luce), il trattamento delle superfici e la qualità dei materiali. In sintesi, la triade lecorbusieriana spazio-oggetto-grafica. Si procederà poi con la carenatura dell’organismo primario interno, con il duplice obbiettivo di definire il rapporto plastico tra la villa e il paesaggio esterno, naturale e antropizzato, e tra lo spazio primario e la luce naturale. Il risultato sarà un complesso spazio interstiziale, un “between” tra lo spazio primario e la membrana della carena. Si tratta anch’esso di un interno, occulto e misterioso. Ma anch’esso abitabile. Lo chiameremo “interno segreto”. Il progetto avrà una specifica declinazione, quella dell’Ego Divus, che consiste in un agire progettuale che si sviluppa su un doppio binario: progettare per se stessi, progettare per il principe.
RENDER E MODELLAZIONE
INTERNI diverse committenze 2012
RENDER E MODELLAZIONE
ESTERNI diverse committenze 2012