Scent. Esperienze Olfattive

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Politecnico di Milano FacoltĂ del Design Corso di Laurea Specialistica in Interior Design

Tesi di Laurea

Scent. Esperienze Olfattive.

Relatore_Prof. Giovanna Piccinno Correlatore_Arch. Patrizia Pozzi Candidato_Elena Locatelli 783913

Anno accademico 2012 - 2013 1


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Politecnico di Milano FacoltĂ del Design Corso di Laurea Specialistica in Interior Design

Tesi di Laurea Scent. Esperienze Olfattive

Relatore_Prof. Giovanna Piccinno Corelatore_Arch. Patrizia Pozzi Candidato_Elena Locatelli 783913 Anno accademico 2012 - 2013



annusa



Alla mia famiglia


knowledge 05.

Sensi, tempo e architettura Presente urbano

57

06.

Spazi olfattivi Odore vs architettura

63

06.1 06.2 06.3 06.4

65 67 69 71

07.

Memoria Odore ed emozione

73

08.

Atmosfere Sensazioni e ricordi

85

09.

Natura e progetto Landscape design

91

09.1 Il senso del luogo 09.2 Modellare la natura 09.3 Keep 09.4 Tempi 09.5 Giardini

93 97 99 101 103

Odore / luogo Odore / tempo Psicologia olfattiva IdentitĂ


10.

Distanze Dimensioni sensoriali

105

10.1

107

11.

Altri odori Storia e societĂ

Spazio olfattivo

11.1 Inodore 11.2 Marketing esperienziale

111

115 119

project 12. Progettare spazi una mini realtĂ 12.1 Avvolgere 12.2 Concept_1 12.3 Concept_2

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Casi studio

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Bibliografia

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131 133 141


INDICE

Ringraziamenti

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Premessa

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spatial design 01.

Spatial Design Relazioni e luoghi

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02.

In-Between Spaces Urban landscapes

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03.

Cultural Geography Capire il paesaggio

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04.

Intermediate Design Landscapes Milano, Porta Volta

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04.1 Cultural geography 04.1.1 Antropologia e memoria del luogo 04.1.2 Storia recente e condizione attuale 04.2 Spatial Design 04.2.1 Collocazione del sito 04.2.2 Valori del luogo 04.2.3 Dati 04.2.4 New behaviours

33 39

41 49




ringraziamenti

Desidero ricordare tutti coloro che mi hanno aiutato nella stesura della tesi con suggerimenti, critiche ed osservazioni. Ringrazio anzitutto la prof.ssa Giovanna Piccinno, Relatore, e l’arch. Patrizia Pozzi, Co-relatore per i preziosi consigli. Proseguo con il personale degli archivi e delle biblioteche consultate che hanno saputo ascoltare ed interpretare le mie esigenze, facilitando le mie ricerche. Rigrazio Alessadro Serra per le traduzioni e l’azienda Druckfarben per il materiale fornitomi. Intendo poi ringraziare il Politecnico di Milano per avermi fornito un’ottima preparazione professionale sia teorica che pratica. Un ringraziamento particolare va al prof. Marcello Galbiati per la sua disponibilità e gentilezza.

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Inoltre vorrei esprimere la mia sincera gratitudine alle persone a me più care, in particolare Luca, Federico, Valentina, Elena, Julie, Alex, Orlando e René per essermi stati vicini. Vorrei infine ringraziare con affetto i miei genitori e la mia famiglia per il sostegno e l’aiuto che mi hanno sempre dato.


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premessa

Questa tesi nasce da un insieme di elementi, da volontà differenti e da passioni contrastanti. Da un susseguirsi di idee, dall’odore di un luogo insolito nel mezzo dell’urbanità milanese. Dai consigli, dalla densità delle lezioni, dalle ore profumate passate in uno spazio verde, dalla passione per il design. Tante persone da ringraziare e da ricompensare, da ricordare. Il preparare questa tesi, mi ha fatto riscoprire quanto sia interessante conoscere l’identità olfattiva delle cose. È stato curioso re-imparare ad annusare. Respira, e gira pagina.

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spatial design

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01. Spatial Design relazioni e luoghi

Per comprendere meglio gli spazi urbani che andremo a trattare occorre fare alcune riflessioni sull’ultima fase della storia e sulle dinamiche sociali e culturali che si sono svolte. Come risultato al processo di trasferimento delle grandi industrie, è iniziata, in Oriente durante gli anni ‘90, la creazione di due economie parallele: un’ economia industriale classica, settoriale, che investe in nuove tecnologie di ridimensionamento del personale. Un’ economia sociale avanzata, basata sull’imprenditorialità autonoma nel settore dei servizi delle micro imprese e dei mercati estetici, che ora produce spontaneamente lavoro e innovazione tecnologica. A causa del potenziale offerto dalla Information Technology, questo processo è generato principalmente nei territori ad alta densità di informazione culturale, di scambi umani e nei mercati urbani saturi di relazioni. L’età dell’accesso prevede il passaggio da un’economia dominata dal mercato e dai concetti di beni e di proprietà, ad una economia dominata da valori come cultura, informazi-

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one e, soprattutto, per quello che importa a noi, le relazioni. L’aspetto relazionale agisce sul territorio e sul suo ambiente come un elemento essenziale capace di attivare nuovi valori. La decostruzione della metropoli contemporanea è infatti una diretta conseguenza dei processi di trasformazione economici e sociali descritti, e attualmente in corso. Gli spazi e gli ambienti che la costituiscono sono continuamente sottoposti a nuovi programmi d’uso funzionale, spesso attraverso processi di spontanea ri-funzionalizzazione. Lo sviluppo indiscriminato ha portato ad indecisi e non funzionali spazi, a nuove aree urbane disperse, ad un terzo paesaggio, una terra di rifugio per la diversità dalle dinamiche forti. La nostra condizione dinamica contemporanea richiede la necessità di identificare nuovi strumenti di progettazione, tanto avanzati quanto il contesto in cui sono applicati, essi devono essere in grado di esprimere la nuova poetica, le qualità per i territori oggi diffusi, i


Sketch

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Lezioni Elisa Lega, Giovanna Piccinno

loro vari ambienti urbani e le loro configurazioni. In particolare, vi è la possibilità di dare valore a specifici spazi urbani, considerati spazi altri, che sono tutti gli spazi considerati interstiziali e luoghi intermedi, che costituiscono il terzo paesaggio, marginale e residuale generato dalla composizione urbana. La crescita continua di tensioni negli spazi delle città contemporanee genera spazi inbetween, il cui vuoto interstiziale amplifica gli spazi tradizionali e li trasforma potenzialmente in spazi di importanti relazioni ed eventi. L’inizio di un paesaggio intermedio appare come un intreccio di elementi provenienti da entrambi gli ambienti che si sovrappongono, si allineano e si sostituiscono l’un l’altro. Ormai i concetti di centro e periferia tendono a diventano equivalenti. Il territorio del terzo millennio sta subendo un così profondo cambiamento fisico, che sta trasformando il modo in cui gli utenti abitano lo spazio. Un impegno di collaborazione con discipline limitrofe, quali architettura, urbanistica, moda,

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prodotto, comunicazione, arte, progettazione del paesaggio, marketing territoriale, diventa non solo auspicabile, ma inevitabile. Questo continuo scambio di codici e linguaggi crea una contaminazione che può essere veramente rivoluzionaria nel modo in cui progettiamo e pensiamo gli spazi altri. Lo Spatial Design può essere visto come l’attività di progettazione preferita del paesaggio delle realtà urbane diffuse del terzo millennio e per la progettazione di spazi interni ed esterni, seguendo approcci relazionali innovativi e, metodi progressivi, regressivi e anche sistemi configurativi.


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02. In-Between Spaces urban landscape

Il territorio del terzo millennio sta trasformando il modo in cui gli utenti abitano lo spazio. Focalizzarci sui nuovi modi in cui spazi e luoghi sono vissuti è un’opportunità creativa che offre aree di sfida di sperimentazione per le discipline di design. Queste, costantemente operative in un continuo processo di analisi, prevedono e capiscono i vari bisogni che definiscono il vivere contemporaneo, proponendo soluzioni che possono diventare spazi, oggetti o modi di vivere. La mobilità moderna sta creando continuamente spazi di scambio, spostando il discorso della costruzione di ambienti dagli spazi fissi verso una nuova prospettiva di spazi di transizione, spazi di cambiamento, riutilizzo, interpretazione. Nominare questa categoria di spazi in-between è dovuto principalmente alla necessità di sottolinearne il valore principale, sia spaziale sia temporale. La diversità e la varietà degli spazi in-between all’interno del tessuto urbano non permette di descriverli come spazi fissi pre-categorizzati, ma piuttosto come incentivi a progettare sem-

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pre di più. Una possibile analisi degli spazi in-between li divide in due aperte categorie che si differenziano a seconda del carattere prevalente dello spazio: spazi intermedi intesi come discontinui per l’ambiente circostante o spazi intermedi intesi come continui e/o di transizione. Lo spazio in-between di discontinuità si riferisce al concetto di limite che si pone tra realtà considerate diverse e quindi distinguibili. Per descrivere questa categoria può essere utilizzato un fascio di sinonimi sottolineando, in senso spaziale, il carattere che esprime il break-off e le crepe: crepa, fenditura, fessura, apertura, cavità, recesso, gap, foro, finestra, così come la distanza, separazione, rifiuto, offset, a cui è possibile aggiungere senso ulteriore, come quella che riempie il vuoto: inserimento, interposizione. Un secondo gruppo di termini si riferisce, in senso temporale, alla discontinuità: pausa, interruzione, sospensione, stop, tregua, ritardo. La seconda categoria si riferisce allo spazio in-between di continuità e di transizione, un


Spartito John Cage

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Lezioni Elisa Lega, Giovanna Piccinno

limite che può essere superato a seconda della posizione, in una o entrambe le direzioni. Un continuum tra spazio, tempo o altre dimensioni. Questo tipo di spazio in-between è caratterizzato dalla presenza di una banda o linea di demarcazione che stabilisce un rapporto di inclusione / esclusione tra interno ed esterno. Il gruppo di termini relativi al suo valore spaziale possono essere: margine, soglia, bordo, confine, frontiera, limite, fine, transizione, attraversamento, transito. Studiare gli spazi in-between offre una buona opportunità per la riflessione su quali siano i nuovi significati per l’uomo, come l’identità personale e l’identità della città come sistema di più civiltà e luoghi. In termini di identità personale, infatti, può essere definito l’in-between come spazio di relazioni deboli, non caratterizzato da un forte rapporto emotivo con l’utente, i tipi di legami che si stabiliscono all’interno dipendono principalmente dalla configurazione dello spazio in sé, ciò implica che il concetto di identità

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si trasforma in una nozione di appartenenza temporanea. Lo spazio in-between può essere letto come luogo di trasformazioni sociali, culturali e ambientali, non è semplicemente uno spazio adatto per la dinamica e i riallineamenti, ma è l’unico luogo (il luogo intorno alle identità, tra le identità) dove la questione del divenire, l’apertura al futuro va oltre il conservatore impulso di mantenere la coesione e l’unità.


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03. Cultural Geography capire il paesaggio

La geografia culturale studia ogni forma di Spatial Design e tutto ciò che c’è in natura, quello che facciamo come individui o come singoli, e come ci relazioniamo con il paesaggio. Essa ci permette di guardare il mondo da diversi luoghi e in diverse prospettive, studiando come si arriva in un luogo, il nostro modo di viverlo e come si potrebbe cambiarlo. Una disciplina che studia anche il rapporto tra l’uomo e la terra; noi plasmiamo il paesaggio e lui plasma noi, il mondo cambia e noi cambiamo con lui, siamo il prodotto del nostro ambiente e il nostro ambiente è il prodotto dei nostri interventi. Il rapporto tra l’uomo, come individuo o gruppo, e il modo di fruire il paesaggio che ci circonda è un’altra riflessione appartenente alla geografia culturale, il modo con cui guardiamo il mondo e come il mondo ci guarda, è un concetto importante da comprendere se volgiamo conoscere e capire a fondo un luogo. Durante la progettazione si deve osservare lo spazio in questione, capire come si colloca

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nella città in cui si sta progettando così come nel paese nel suo complesso. Ad esempio se l’area in cui si progetta è Milano, non basta analizzare l’effetto che si ha sulla città, ma anche sulla cultura d’Italia. L’idea che emergeva della Geografia Culturale fino al XX secolo era quella che fosse solo il prodotto del mondo in cui siamo nati, una disciplina che studiava i paesaggi, che si tratti di una stanza o di uno spazio immaginario. La Geografia Culturale ha guadagnato popolarità negli anni ‘80, quando la gente ha iniziato ad interessarsi della propria identità. Appare in Europa a metà del XX secolo, più come un approccio politico che di identità. Solo di recente è divenuta importante per le prestazioni e l’azione nello spazio, ponendo l’attenzione su come creare un luogo in base ai comportamenti, oppure trasformandone la funzione. La lettura del paesaggio e la comprensione, diventa un quadro molto complesso. La Geografia Culturale è la lettura e la comp-


SubMap project Budapest 2011

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Lezioni Anne Boddington

rensione della natura di un luogo e delle cose che facciamo in esso come esseri umani. È importante iniziare a vedere nei paesaggi che si guardano i diversi tipi di segnali su come le persone usano lo spazio e come camminano in esso. Nei progetti bisogna percepire anche le piccole cose che accadono in quel determinato luogo e ciò che circonda l’area di progetto; cosa succede in quello spazio, capirne le dinamiche non fermandosi solo all’apparenza, ma vedere anche come le persone lo occupano nelle diverse ore del giorno e della notte. Bisogna individuare i segnali di un paesaggio che diano indizi di come sia stato utilizzato, queste analisi sono d’aiuto d’aiuto per capire come potrebbe essere utilizzato in futuro. A volte bisogna fare qualcosa di completamente diverso, e a volte cancellare quello che c’è per riprogettare completamente l’area. Il Design ha un rapporto fondamentale con il tempo. Bisogna pensare a come lo spazio potrebbe apparire tra 50 anni, cercare di proiettarsi nel futuro facendo tesoro del passato.

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Le informazioni che sappiamo di una cultura possono dirci come si potrebbe muovere qualcosa nel futuro, come si potrebbe cambiare o installare qualcosa in uno spazio. La Geografia Culturale si basa sull’esperienza, su ciò che significa essere vivi e quello che significa per gli altri.


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04. Intermediate Design Landscapes Milano Porta Volta

Il punto di partenza di questa tesi è stato il tema di Intermediate design landscapes, che si occupa di spazi urbani interstiziali, spazi di risulta che hanno perso la propria identità o funzione all’interno del tessuto urbano. Essere fisicamente “tra” qualcosa significa trovarsi nel mezzo di una conversazione tra due fenomeni opposti che stabiliscono nuovi punti di attraversamento e possibili connessioni, si parla di spazi In-Between. Dal punto di vista funzionale / relazionale, lo spazio acquista valori di liminalità, consente la sospensione, l’eliminazione o l’introduzione di un nuovo modo di utilizzo. Fornisce le basi per una spontanea, immediata e concreta comunità, in contrasto con quella di natura astratta, istituzionalizzata, e governata da norme sociali. Anche la concezione del tempo risulta diversa, collaterale, Ii tempo è espanso, rallentato, sospeso. La forte connessione di significato tra spazio e tempo deriva dall’osservazione di come i cambiamenti nella sfera temporale influenzano e sono influenzati dallo spazio.

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Il Design può enfatizzare gli spazi di relazione nelle realtà urbane, creando paesaggi fisici / mentali che integrano e mediano situazioni diverse di interdisciplinarità. Bisogna spingere la ricerca verso l’innovazione, verso il design, osservare le cose in modo diverso, mettere in crisi logiche consolidate. Questa continua auto-trasformazione dei luoghi, costringe il designer a lavorare nella precarietà; gli spazi modificano il paesaggio attraverso le varie funzioni che eseguono nella città, tra la città, diventando spazi di intermediazione del paesaggio. Il primo step del progetto ha coinvolto il gruppo di lavoro in una fase esplorativa, una scelta di spazi caratterizzati da intermedialità, luoghi da esplorare indagandone la condizione poetica ed emozionale e successivamente con raccolte ed elaborazione di dati. Dallo spazio selezionato (site specific) sono stati estratti una serie di valori che hanno segnato l’inizio del brief di progetto.


Extempore Corso di Sintesi Finale 2012

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Dopo aver indagato il concetto di spazi urbani intermedi, la sensazione dominante è stata quella di passaggio, transizione. Spazi che si insinuano nell’ambiente, che si ramificano e creano continuamente collegamenti con esso. Spazi che pur essendo all’interno del contesto sono considerati dei confini, dei limiti tra lo spazio urbano e lo spazio d’intervento, sono quindi continuamente in bilico tra gli opposti interno / esterno, inclusione / esclusione. Uno spazio indefinito, intangibile, rappresentato da un’intreccio, una rete, una linea di energia in continuo dialogo con il paesaggio, ma che allo stesso tempo segna una fascia di demarcazione. Una rete tecnologica che mette in comunicazione aree urbane con aree verdi.

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Sketch

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04.1 Cultural Geography

04.1.1 Antropologia e memoria del luogo

L’area considerata si trova in Lombardia, nella città di Milano, situata tra via Bastioni Porta Nuova e viale Montello. Si tratta di un piccolo spazio verde, una sorta di giardino interstiziale che funge da passaggio e connessione tra le due vie. Pur essendo semi-abbandonato e circondato da antiche mura è facilmente accessibile. Come tutti gli spazi In-Between si tratta di un’area caratterizzata da una condizione ibrida, da contesti urbani instabili in continua evoluzione e da un’instabilità economica, relazionale e spaziale. L’area si trova lungo il percorso delle antiche mura spagnole, demolite a partire dalla metà del XIX secolo lasciando un’irrisolto urbano: un complesso di edilizia abitativa tardo ottocentesca, edifici industriali, i caselli del dazio, il capolinea di una linea urbana. Durante i secoli la configurazione del campo ha subito una serie di cambiamenti, dal punto di vista della posizione rispetto alla città, della topografia e della funzione.

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Nel XVI secolo vennero costruite le mura spagnole che trasformarono la Milano rinascimentale in una Milano spagnola caratterizzata da nuove strade ed edifici, numerosi borghi e da larghi canali d’irrigazione. Dal Castello Sforzesco verso il Parco partivano un’insieme di apparati difensivi: fortilizi, mura e baluardi. Il fossato non navigabile seguiva il tracciato stellare delle mura. Nel 1807 il primo Piano Regolatore prevedeva un’espansione della città a Nord-Ovest, tracciando una poligonale dallo sperone più settentrionale del bastione (Porta Volta) fino a Porta Vercellina. Si creò un impianto agricolo con nuove strade e nuovi borghi a destinazione artigianale e commerciale, tra cui il Foro Bonaparte e il Borgo degli Ortolani. Si formarono i Corpi Santi, una zona prettamente agricola alle porte della città ricca di campi e soprattutto di orti, solo nel 1873 divennero parte della città. I Bastioni non avevano più una funzione di


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difesa, ma acquistarono un ruolo urbano. Nel 1880 con il Piano Regolatore Beruto, venne attuata l’apertura della lunetta dei bastioni fuori Porta Volta. In un primo momento si costruirono i caselli e le cancellate per il dazio (Piazza Baiamonti), successivamente venne abbattuta una parte dei bastioni e le scalinate in pietra, la porta venne aperta per interessi economici. Con l’abbattimento delle mura si interruppe il passaggio alberato ricavato sulla cornice spagnola e si pensò ad un sottopassaggio o ad un cavalcavia, che non venne mai realizzato per motivi idrogeologici; in passato la zona interessata era appunto un fosso. I bastioni vennero poi tagliati completamente coordinando i lati della trincea in un declivio dolcemente praticabile con più di due ordini di scale fiancheggiate da piante che mettono in comunicazione il piano di via Volta con la Porta stessa e il bastione. Il quartiere venne chiamano Porta Volta poiché nel 1880 i caselli erano posizionati sul prolungamento di via Alessandro Volta.

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Con l’abbattimento dei bastioni venne cancellato l’elemento separatore tra città e campagna, portando Milano verso un processo di urbanizzazione. Oggi le mura sono solo un’impronta storica nel tessuto urbano e la zona di Porta Volta, un tempo periferica è ora nel centro di Milano.


HISTORIC WALLS REMAINED HISTORIC WALLS DESTROYED AREA VIALE MONTELLO

PORTA VOLTA PORTA GARIBALDI PORTA NUOVA PORTA TENAGLIA

PORTA VENEZIA

PORTA SEMPIONE CASTELLO SFORZESCO PORTA MAGENTA

PORTA MONFORTE

PORTA VITTORIA

PORTA GENOVA

PORTA TICINESE PORTA LODOVICA

PORTA ROMANA

PORTA VIGENTINA

Mappa di Milano 1889

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Porta Volta dopo i bombardamenti 1950 / 1960


1500/1800 Mura spagnole

1880 Apertura di Porta Volta

1884 Piano Beruto

1900/1950 Bombardamenti

2002 Piccolo circo di Milano

2009 Degrado e abbandono

2012 Giardini in transito

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Sketch

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04.1 Cultural Geography

04.1.2 Storia recente e condizione attuale

Nel 2002 la piccola area è stata la sede della Piccola Scuola di Circo vincendo la procedura ad evidenza pubblica indetta dal Comune di Milano. Nel 2009 si decide di liberare lo spazio per consentire la realizzazione di un parcheggio, ma un anno dopo la sua dislocazione viene deliberata all’unanimità la proposta di riqualificazione della suddetta area verde, per destinarla temporaneamente al quartiere. Nel 2008 viene presentato un progetto della Fondazione Feltrinelli, a cura dello studio Herzog & De Meuron Architektem. Questo prevedeva un nuovo complesso costituito da due edifici gemelli attorno alla vecchia porta, che avrebbero ospitato la biblioteca, gli archivi della Fondazione Feltrinelli, gli uffici della casa editrice e del Comune di Milano e alcuni negozi. Nel 2011 si attua un progetto di riqualificazione dei giardini di Viale Montello e dei Bastioni di Porta Volta, organizzato da un gruppo di architetti, paesaggisti e vivaisti che bonificarono l’area organizzando un giardino e un

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orto temporaneo. Il progetto era parte di una più ampia iniziativa che consisteva nel recuperare aree degradate utilizzando materiali riciclati e a basso costo. Dall’inizio del 2012 è stato chiesto ai cittadini di contribuire al mantenimento del giardino tramite diversi eventi, creati dall’Associazione Giardini in Transito. Dopo una prima fase in cui è stata realizzata la pedana in legno per l’attraversamento del giardino, i cittadini sono stati invitati a contribuire all’iniziativa pulendo il giardino e effettuando la piantumazione di arbusti fioriti e piante aromatiche. La condizione attuale purtroppo è in uno stato di abbandono e degrado per l’assenza di contributi economici, sono rimaste alcune tracce del vecchio progetto di riqualificazione, ossia la pedana in legno e le vasche per i piccoli orti urbani. Tuttavia la vegetazione ha continuato a crescere spontaneamente negli anni testimoniando un possibile recupero della biodiversità urbana.


CONTINUOUS PLANES

ORDINARY USE

EVOLVING / REGRESSING

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IN-BETWEEN AS “IN-SIDE”


04.2 spatial design

04.2.1 Collocazione del sito

Il piccolo spazio si trova nella zona centrale di Milano, collocato all’interno del quartiere cinese. Si trova vicino a molti punti di interesse, come ad esempio il distretto di Brera, ricco di storia, arte e cultura, Parco Sempione e il Castello Sforzesco (a cui si ricongiungevano le antiche mure che ora circondano l’area interessata). Inoltre è in prossimità del Cimitero Monumentale e della stazione di Porta Garibaldi, un importante collegamento con il nord-Italia. In-Between as IN_SIDE

04.2.2 Valori del luogo

Come già anticipato l’area è compresa tra due strade e si può accedere da entrambe, attraversando le antiche mura spagnole da viale Montello o un recinto metallico da via Bastioni di Porta Volta. Una volta entrati in questo spazio si nota subito un cambiamento di atmosfera, pur essendo molto piccolo si ha la sensazione di trovarsi fuori dalla città, poiché la vegetazione lo circonda totalmente insieme alle mura e funge da schermo visivo

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e acustico. Una stanza a cielo aperto, un piccolo mondo in cui la mente si riposa dal caos cittadino e respira un aria filtrata dal verde. Entrare per la prima volta in primavera in una giornata di sole significa scoprire tutti gli odori e i profumi che vi si risiedono: il profondo odore dei fiori di camomilla, quello fresco della menta e del timo, quello pungente delle foglie di fico, il profumo delle fragole e dell’erba nuova. Entrare invece in autunno acquista nuovi significati, si vive un’esperienza diversa, si ammirano i colori delle foglie cadute, il suono dei passi su di esse, si avverte l’umidità della terra e si ascolta il vento tra le foglie secche. Design values for Intermediate Landscapes On Continuos planes Ordinary use Evolving / Regressing


1. AREA 2. QUARTIERE CINESE 3. CIMITERO MONUMENTALE 4. STAZIONE PORTA GARIBALDI

4

5. DUOMO

3

6. ACCADEMIA DI BRERA 2

7. ARENA CIVICA GIOVANNI BRERA 10

8. CASTELLO SFORZESCO

1

9. PARCO SEMPIONE

7

9

10. ARCO DELLA PACE 8

6

5

METROPOLITANA PARCHEGGIO FERMATA TRASPORTI TRAFFICO

FLUSSI

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ODOROUS MAP

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annusa

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Fico Comune (Ficus Carica)

Menta (Mentha Piperita)

Giaggiolo (Iris)

Rosmarino

Frassino (Fraxinus)

Fico Comune (Ficus Carica)

Salvia

Nespolo comune (Mespilus germanica) Piante grasse (Piante Succulente)

Fragola Timo Malva (Thymus) (Malva Neglecta) Camomilla Comune (Matricaria chamomilla)

N

ODOROUS PLANTS

Platano comune (Platanus Acerifoglia)


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04.2.3 Dati

04.2.4 New behaviours

Area: 2616 mq Lunghezza massima: 68 m Dislivello: 1 m Flussi: punto di passaggio all’inizio e alla fine della giornata, piccole soste durante l’ora di pranzo. Costante presenza di senzatetto. Target: studenti, lavoratori, anziani, senzatetto. Living space between the nature l’area interessata è usata principalmente come zona di passaggio, sarebbe interessante se diventasse un luogo da vivere e non da attraversare, un luogo in cui uomo e natura siano strettamente connessi. Punti forti: contesto storico, moltitudine di odori, vegetazione spontanea, posizione centrale. Punti deboli: stato di abbandono, zona di passaggio. Obiettivi: Stimolare la permanenza, implementare la vegetazione, far vivere esperienze olfattive.

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“cityscape”

SME LL

“smellscape”


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knowledge

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05. Sensi, Tempo e Architettura presente urbano

Siamo in una fase storica che vive con fatica inevitabile una profonda metamorfosi. Cresce nel tempo la visione di un’architettura che consenta alla vita di entrare e di abitare i nuovi luoghi della contemporaneità. E guardando all’architettura sotto questa prospettiva le questioni temporali e sensoriali diventano delle occasioni oltre che delle risorse importanti, nonché strumenti leggeri, ma essenziali. Danno forza all’idea di vivere luoghi che dobbiamo immaginare, soprattutto quando ci confrontiamo con tutto un patrimonio esistente che attende modifiche e trasformazioni a consumo-zero di volumi e superfici. Tempo e sensi danno ancora più qualità e ricchezza al progetto dei nuovi luoghi. Godersi il tempo è ormai un lusso. Se l’architettura del XX secolo era dedicata alla progettazione delle forme dello spazio, si potrebbe pensare che quella del XXI secolo è già operativa sulla progettazione delle forme del tempo. Si tratta di architetture temporali dentro architetture spaziali che già esistono, ma che attraverso la progettazione temporale vengono rifunzionalizzate, re-inventate, ricos-

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truite per contenere tutti i tempi dell’abitare. [1] Nelle città è già presente la necessità di una programmazione e di un coordinamento temporale degli spazi. Gli edifici diventano organismi per assorbire le escursioni temporali delle differenti attività da ospitare. L’idea che molti degli edifici esistenti non possano essere riutilizzati perché è scaduto il loro mandato funzionale è una sconfitta dell’ambiente, dell’economia, ma anche della progettualità (forse). L’architettura usando le sue intelligenze migliori, deve offrire agli edifici esistenti altre possibilità di vita, non cedere alla seduzione della monumentalizzazione, ma reinventare nuovi programmi temporali per la rigenerazione dell’architettura. I media della comunicazione rendono gli spazi privati, pubblici, sociali, politici, presenti tutti insieme sullo stesso piano, nello stesso tempo, e questo nello spazio dell’architettura significa lavorare in pigiama con un portatile in una camera d’albergo, partecipare ad una riunione mentre si sta preparando la cena, controllare i compiti a casa dei propri figli in collegamento da un capo all’altro della terra


TEMPO REALE

TEMPO MENTALE

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sincronizzando fusi orari diversi. Nel Novecento il rapporto tra spazio e osservatore inizia a deformarsi, piegarsi, allungarsi, si fa sentire la necessità di occupare la dimensione temporale oltre a quella spaziale. E proprio in quel periodo iniziano i primi palesi esperimenti di interazione tra spazio e tempo. In un mondo rilevato continuamente da webcam, video cellulari e GPS, veri e propri scansionatori di spazi, il solo pensiero della possibile manipolazione o inattendibilità di questi “controllori” può produrre un senso di insicurezza profondo pari solo ad un altrettanto senso di libertà. [1] Le persone concepiscono i luoghi attraverso degli schemi mentali. Ognuno crea nel proprio cervello una mappa mentale. Il tempo è forma di potere laddove regola, pianifica attività, crea società e leggi. [2] Così come solo di recente la medicina ha riconosciuto il potere irrazionale della psiche, i pianificatori urbani avrebbero bisogno di comprendere che il valore dell’esperienza urbana non può essere completamente razi-

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onalizzata e deve essere compresa soggettivamente, sensorialmente e percettivamente, questo testo critico, che ripercorre i progetti di Holl degli ultimi trent’anni esamina come percezione e sensi siano intrecciati con i materiali, la luce, lo spazio e il tempo e l’esperienza dei luoghi. Raggruppandoli per temi l’architetto esplora questi concetti inserendo elementi architettonici nella complessità delle situazioni urbane, costruendo mini-urbanità in piccola scala e preservando paesaggi naturali. [3] Oggi l’osservatore è in crisi, è fuori dal proprio corpo, insediato su un satellite che restituisce al soggetto le informazioni sulla realtà. Non vedo quanto mi sta di fronte, ma quanto mi viene comunicato dal mio sistema GPS e di quello mi fido più che di me stesso. È una rivoluzione copernicana questa, proprio perché pone l’osservatore fuori dalla realtà in cui è immerso, su un piano altro rispetto all’esperienza, su un piano di astrazione che gli consente di analizzare oggettivamente il mondo. Il presente, contratto in derivate vertiginose,


Kanagawa Institute of Technology Workshop Junya Ishigami 2010, Tokyo

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accelera a tal punto l’esperienza percettiva da distaccarla da quella emotiva. Il presente diventa quindi un momento di scansione della realtà, di accumulo di informazioni, per poi riviverle altrove in un altro momento, magari sostituiti da accessori che guidano e rendono più efficace la metafora. Il presente viene percorso senza essere vissuto, viene intrapreso come tempo di uploading, la cui visione del futuro è appunto una retrovisione del presente. [1] L’attraversamento dei luoghi si configura come sequenza di layer, di spazi affettati, di architetture sottili senza ombra luminosa né spaziale. I flussi di persone e trasporti si incanalano in percorsi vincolati e circoscritti dove il movimento è un moto privo di libertà individuale.

[1] Sensi, tempo e architettura. Spazi possibili per umani e non_A. Barbara [2] L’immagine della città_K. Lynch [3] Lavorare con il dubbio_S. Holl [4] Parallax_S.Holl

In Materia e memoria (1911), Henri Bergson sostiene che non possiamo parlare di tempo, solo di durata. La durata (un tempo fluido, un flusso) si intreccia con un’esperienza dell’essere nella quale passato, presente e futuro si fondono. Se ad un estremo del tempo vi è il tempo esperienziale dell’essere individ-

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uale, all’altro vi è il tempo astratto, anonimo, misurato dalla scienza. Quando raggiungiamo un equilibrio tra questi due estremi dinamici, ci troviamo impigliati in paradigmi notevoli. La critica delle teorie cronometriche del tempo fatta da Bergson ipotizza il tempo psicologico come durata, un’ipotesi nella quale il tempo equivale allo spazio, in cui il tempo può essere inteso unicamente in relazione a un processo o a un fenomeno. [4] La percezione completa dell’architettura dipende dal materiale e dal dettaglio del mondo dell’acquisizione sensoriale. Le essenze / esperienze di materiali, odori, texture, temperature rinvigoriscono l’esperienza quotidiana, come l’odore della terra umida di pioggia, la texture mescolata con il colore e la fragranza delle bucce d’arancio, oppure la fusione di elementi freddi e duri come l’acciaio e il ghiaccio. [4] Quando l’esperienza sensoriale si intensifica, entrano in gioco le dimensioni psicologiche, e un semplice odore può scatenare in noi emozioni potenti. [4]


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06. Spazi olfattivi odore vs architettura

Poco indagato nel mondo dell’architettura e spesso dimenticato o lasciato in secondo piano, forse perché poco controllabile, l’odore, al di là di fragranze, candele e incensi, non viene usato come ingrediente per la progettazione. Le costruzioni olfattive sono spesso invisibili, anche se pregnanti e presenti nell’esperienza dei luoghi, sono profondamente parte della loro identità, dal punto di vista cognitivo e percettivo, culturale e sociale, progettuale e antropologico. Gli odori sono ingredienti fondamentali per la definizione di un luogo. Il problema più evidente di questa mancata attenzione riguarda la dimensione invisibile e poco controllabile dell’esperienza olfattiva, l’invisibile ha dovuto palesarsi attraverso altri linguaggi espressivi, rendersi visibile per diventare più maneggiabile in termini di progettazione. Inoltre è considerato un ostacolo la questione del rapporto intimo che l’odore ha con l’emozione, la sfera percettiva è capace di

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smuovere passioni primarie, spesso incontrollabili sia per i progettisti che per l’individuo. Il potere evocativo dell’olfatto, è la conseguenza di quello emotivo, poiché l’odore è il veicolo di memoria e come tale si immerge nella dimensione profonda del ricordo, a seconda dei livelli emozionali che ha stimolato, e fa riemergere piacere o dispiacere senza possibilità di esenzione dal coinvolgimento. [1] L’olfatto è un senso estremamente instabile e inafferrabile, alle prese con il dinamico scorrere del tempo sulle cose come per il suono e la luce naturale. Questa evanescenza lo rende ingovernabile per la cultura progettuale occidentale che affonda le proprie radici nella cultura greca, che poneva vista, udito e tatto al centro; mentre lo pone proprio per la sua impalpabilità e trascendenza, alla base della cultura orientale. Il progetto di questa tesi andrà a collocarsi nel quartiere cinese di Milano, interessante sarà osservare gli sviluppi, le questioni, i coinvolgimenti e gli effetti che si creeranno nel tempo.


San Giovanni degli Eremiti Palermo VI secolo

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06.1 odore / luogo

Ogni spazio evoca un particolare odore che è unico, tutti gli spazi in cui c’è vita hanno una propria identità olfattiva, quanto nascosta possa essere. Lo spazio non è il vuoto contenuto dall’ architettura, ma un ambiente stimolato dai sensi: suono che riverbera, superfici sui cui camminare, materiali che tocchiamo, temperature che determinano il comfort, l’odore che circonda e seduce. Se noi considerassimo lo spazio un ambiente per vivere in cui tutti gli elementi siano importanti, saremmo obbligati a rappresentare odore e suono, temperatura e umidità dell’aria. Tuttavia, tutti questi elementi sono invisibili. Considerando che viviamo in un mondo iper-visivo ci mancano gli strumenti e i mezzi di rappresentazione per tutti questi elementi. Se nel dominio visivo, possiamo sempre mantenere una certa distanza dalle cose, nel mondo dell’odore e del suono ne siamo completamente avvolti. Nei progetti di Frank Lloyd Wright si riflette la più vasta conoscenza delle esperienze dello

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spazio peculiari ai diversi popoli. Il vecchio Palazzo Imperiale di Tokyo fornisce un insieme di esperienze visive, cinestetiche e tattili, che fanno sentire di essere in un altro mondo. Wright voleva rendere intensa e penetrante l’esperienza spaziale, coinvolgendo intimamente i visitatori con le superfici dell’edificio. I più antichi disegnatori di giardini giapponesi possedevano evidentemente nozione delle relazioni che intercorrono fra l’esperienza cinestetica e quella visiva dello spazio. Sfruttarono al massimo i piccoli spazi, dilatando lo spazio visivo. I giardini giapponesi non sono disegnati solo per essere guardati con gli occhi, ma per essere una vera esperienza del passeggiare, comprendendo una gamma insolitamente ricca di sensazioni muscolari. Il visitatore è costretto a vedere continuamente dove mette i piedi e usare i muscoli del collo per vedere le prospettive fuggevoli di un paesaggio, che svanisce non appena si fa un passo. Il rapporto che si instaura tra lo spazio e l’odore è


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06.2 odore / tempo

la risultante complessa di vari odori: quella dei materiali che costruiscono lo spazio, delle azioni che si svolgono, delle ore del giorno, dell’orientamento, dell’umidità dell’aria, delle forme di vita che lo abitano, dalle piante che crescono, del tempo che scorre, delle persone che lo attraversano. Il tempo di un odore può seguire il ritmo naturale, oppure può essere progettato, accelerando o decelerando i processi di trasformazione, di invecchiamento, di durata delle sostanze. La vocazione dell’olfatto a manipolare il tempo che scandisce la vita di un odore, ci fa capire come tempo ed olfatto siano collegati (fino al seicento cinesi e giapponesi utilizzavano l’incenso e le sue gradazioni per misurare il tempo, in base alla sequenza si misuravano le ore, i giorni, le stagioni). Le fasi che scandiscono la durata di un odore vengono solitamente rappresentate da una piramide, una forma standard che si utilizza per immaginare la struttura di un profumo.

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La piramide olfattiva è divisa in tre parti: testa, cuore e coda. La forma piramidale venne scelta perché, quando si annusa un profumo le note di testa, all’apice della piramide, sono le prime che si sentono e, essendo le più volatili, le prime a scomparire (fruttate, speziate). Le note di centro (floreali) emergono successivamente, seguite dalle note di base (legnose, muschiate, ambrate), che sono quelle che rimangono. Queste tre fasi sono scansioni che hanno differenti tempi, intensità e qualità.


Sissel Toolas Esperta di odori

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06.3 psicologia olfattiva

Nel celebre libro di Patrick Süskind, Il Profumo, si trova una delle descrizioni più esaustive del perché gli odori sono per loro natura meravigliosi e terribili insieme: “La gente poteva chiudere gli occhi davanti alla grandezza, agli orrori, alla bellezza, e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti, ma non poteva sfuggire al profumo. Poiché il profumo era fratello del respiro. Assieme al respiro penetrava negli uomini , che non potevano resistergli, se volevano vivere. E il profumo penetrava la loro essenza, direttamente al cuore, e qui discerneva categoricamente la simpatia dal disprezzo, il disgusto dal piacere, l’amore dall’odio. Colui che dominava gli odori, dominava il cuore degli uomini.” Ed è proprio questo controllo emozionale indissolubile che rende gli odori pericolosi e attraenti allo stesso tempo. Intervenire sull’odore delle cose significa agire sulla sfera emozionale che gestisce gli aspetti motivazi-

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onali di una scelta. Sembra insolito, eppure ci si fida più dell’olfatto che della vista poiché la sensazione olfattiva è molto più potente di quella visuale, se l’olfatto segnala qualcosa di incongruente rispetto a quello che comunica la vista, ci fidiamo di più dell’invisibilità olfattiva. Non è un caso che molte espressioni per comunicare fiducia utilizzino metafore olfattive. Progettare il tempo di durata di un odore è un argomento che sembra interessare molto, per ragioni diverse, il mondo del marketing e dell’arte. La relazione tra spazi e olfatto viene oggi sviluppata attraverso due modalità: da un lato quella che tenta di recuperare gli odori delle materie, dei corpi degli spazi; dall’altro quella che utilizza gli odori come fine anziché come veicolo dell’esperienza.


Rua Das Madres 2013, Lisbona

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06.4 identità

[1] Sensi, tempo e architettura. Spazi possibili per umani e non_A. Barbara

Il profumo occupa spazio, è espressione dello spazio. Se si togliesse l’odore da un luogo, questo perderebbe la sua identità. Paul Cézanne sosteneva che un quadro dovrebbe contenere in sé perfino l’odore del paesaggio, questo sottolinea quanto la dimensione olfattiva sia intrinseca nell’esperienza dei luoghi. In passato si aggiungevano essenze profumate, mirra e spezie, come la cannella e il muschio nei materiali durante la costruzione delle moschee, così durante le ore calde della giornata, il calore del sole esaltava il profumo e la dimensione mistica. Durante la cerimonia del tè, che si svolgeva all’interno del giardino tradizionale, venivano usate tre diverse essenze di legno, tra di esse c’era il legno di sandalo, molto profumato, resistente ai vermi e alla muffa, un battericida naturale capace di mantenere nel tempo le sue caratteristiche olfattive. [1] I luoghi del caffè, così come quelli del tè sono due scenari, in passato considerati separati e diversi (forse per questioni geografiche), ma

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accomunati concettualmente dal rito, durante il quale si immettono nell’aria odori che sono dei veri e propri landmarks. [1] A questo punto è interessante soffermarci sull’architettura vernacolare, fortemente compenetrata nella natura e nell’ambiente. Essa ha un potente legame con l’esperienza olfattiva, per svariante ragioni, tra cui l’uso di materiali provenienti dall’ambiente in cui è inserita, e il fatto che sia così legata all’identità del luogo. Cito gli Igloo il cui odore è collegato alle lampade di steatite, alle pelli e al ghiaccio. I teepee degli indiani, affumicati dal fuoco centrale e rivestiti di pelli di animali. Gli yurta dell’Asia centrale ricoperti con la lana e con i feltri delle proprie greggi. I kraal dei Masai in rami piegati, coperti di sterco, argilla e materiale vegetale. Le goatte lapponiche in teli di lana, stoffe e pelli di renna con un pavimento ricoperto di rami di betulla. I pueblo messicani dall’odore di roccia. I camini delle fate in Cappadocia dall’odore di tufo. [1] Ogni viaggio porta con sé una sua cartolina olfattiva.


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07. Memoria

odore ed emozioni

“Quando di un antico passato non sussiste niente, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più fragili ma più intensi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore restano ancora a lungo, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto il resto, a reggere, senza piegarsi, sulla loro gocciolina quasi impalpabile, l’immenso edificio del ricordo.” Marcel Proust

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Fra mito e realtà, il profumo è artefice di una strana alchimia tra la materia che lo compone e le inspiegabili emozioni che riesce a produrre nell’uomo. Quante volte è capitato nel corso della vita di avvertire un odore, un profumo particolare e risvegliare in un istante e d’improvviso un’esperienza passata e radicata nel profondo della memoria? Il profumo è infatti il più grande alleato dei ricordi e riesce a stimolare tutto ciò che appartiene alla parte più irrazionale della mente: ci permette di viaggiare nel tempo e riportare alla mente ricordi ed emozioni che credevamo perduti e ciò fa sì che l’olfatto venga eletto come senso privilegiato della memoria. Possiamo dunque parlare di memoria olfattiva, probabilmente la più potente che abbiamo: essa ci porta lontani, è come un tuffo nei ricordi che provoca alle volte nostalgia di qualcosa che è stato. Almeno una volta nella vita è capitato a chiunque di essere coinvolti in questo strano processo: esso appare come una sorta di magia in quanto l’uomo, in quel determinato momento, non riesce a comprendere a fondo


Alessandro Guerani 2011

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ciò che sta avvenendo, probabilmente perché è assorto nei suoi più intimi ricordi. Ecco il motivo per cui la memoria olfattiva appare come qualcosa di magico e misterioso. Impossibile non parlare del celeberrimo pasticcino madeleine di Marcel Proust, che nel suo libro La Recherche, rievoca attraverso il suo profumo qualcosa di perduto.

“Ed ecco, macchinalmente, oppresso dalla giornata grigia e dalla previsione di un triste domani, portai alle labbra un cucchiaino di tè, in cui avevo inzuppato un pezzetto di “madeleine”. Ma, nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di biscotto toccò il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinario. Un piacere delizioso mi aveva invaso, isolato, senza nozione della sua causa. M’aveva subito rese indifferenti le vicissitudini della vita, le sue calamità inoffensive, la sua brevità illusoria, nel modo stesso che agisce l’amore, colmandomi di un’essenza preziosa: o meglio quest’essenza non era in me, era me stesso. Avevo cessato di considerarmi mediocre, contingente, mortale. Donde m’era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo ch’era legata al sapore del tè e del biscotto, ma lo sorpassava incommensurabilmente, non doveva essere della stessa natura.” La Recherche, Marcel Proust

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LIFE PAST EXPERIENCE

MEMORY SENSATION FEELINGS

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Questo fenomeno, comune e speciale al tempo stesso, è noto appunto come sindrome di Proust. Un ricordo olfattivo non è mai puramente olfattivo, perché un odore percepito viene memorizzato unitamente al contesto sensoriale ed emozionale in cui è stato esperito. Evocarlo significa pertanto associarlo a una sensazione e rivivere la situazione in cui quel determinato aroma ci ha impressionati. Oggi sappiamo che un ricordo associato a un profumo può, a sua volta, attivare le regioni del cervello sensibili agli odori. Un’altra caratteristica delle memorie olfattive è il ruolo della componente sentimentale. Solitamente, si tratta di ricordi a connotazione positiva, legati ad atmosfere piacevoli, a momenti felici dell’infanzia, delle vacanze, delle scampagnate, delle gite al mare o in montagna e a profumi e aromi delle persone familiari. La frequenza con cui siamo esposti a un odore e la peculiarità dell’odore stesso possono essere fattori non secondari della memoria olfattiva, quanto più un odore è insolito, tanto più alta si fa la probabilità che esso venga associato a un solo ricordo, anche se si tratta del

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ricordo di un evento accaduto una sola volta nella vita. Le informazioni provenienti dagli odori si conservano stabili nella memoria a lungo termine ed hanno un potente aggancio con la memoria emotiva, di qui lo straordinario potere evocativo e la forte rilevanza affettiva degli odori. La spiegazione di questa proprietà dell’olfatto ci viene dalla biologia: il cervello profumato che elabora le informazioni provenienti dal naso coincide, da una parte, con il sistema limbico o cervello viscerale, comprendente l’ippocampo e l’amigdala (le strutture più arcaiche del nostro encefalo, che controllano emozioni, stati d’animo, istinti, appetiti, e certe operazioni della memoria), dall’altra parte, coincide con alcune aree della neocorteccia frontale. Tutte queste aree integrano le diverse informazioni sensoriali e conferiscono all’odore una connotazione affettiva, favorendo altresì la conservazione del ricordo. Il funzionamento della memoria olfattiva è


Spazio olfattivo, parete ricorperta di cera d’api Cappella di St. Ignatius Steven Holl 1997, Seattle

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tale che i primi ricordi olfattivi che risalgono all’infanzia siano i più potenti nella capacità di risvegliare emozioni e anche i più facili da riattivare. Le memorie olfattive non svaniscono mai e la loro forza dipende dall’importanza che hanno avuto in quella situazione. Più antiche sono, più profonde sono le emozioni che risvegliano. L’olfatto ha un effetto immediato e quasi sempre non viene definito dal linguaggio o dal pensiero. Un odore può affogarci nella nostalgia perché scatena emozioni potenti prima che abbiamo il tempo di filtrarle. La memoria dell’uomo e degli animali ha diverse ripartizioni: episodica o semantica. Per memoria episodica si intende il ricordo di avvenimenti vissuti, per memoria semantica la capacità di riconoscere fenomeni o oggetti che vengono denominati attraverso il linguaggio. Nell’olfatto partecipano entrambi i processi mnemonici, anche se in maniera differente, sentire un odore non significa necessariamente essere in grado di denominarlo.

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Quando l’informazione olfattiva viene registrata due volte, percettivamente e linguisticamente, rimane indelebile. [1] L’olfatto ci sorprende inaspettatamente, senza ostacoli ci fa rivivere emozioni vissute e perdute nella memoria. Le immagini olfattive non invecchiano e riaffiorano dopo decenni con la freschezza del primo giorno. Non c’è nulla di più memorabile di un odore, può essere inaspettato, fugace, momentaneo eppure rievocare emozioni e ricordi profondi. Gli odori esplodono nella memoria come mine violente, sepolte sotto le erbacce di molto anni, dal profondo balzano fuori visioni ormai dimenticate. L’odore è identità in termini biologici, oltre che in termini semantici e simbolici, attraverso l’olfatto identifichiamo, memorizziamo e riconosciamo luoghi, persone ed eventi emozionanti. Un odore è in grado di trasportarci nel tempo e nello spazio, uno straordinario veicolo per viaggiare, ci porta in un luogo della mente differente da quello in cui sta abitando il corpo.


Balkan Baroque Marina Abramovic 1997, Milano

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L’esperienza olfattiva inoltre può far vivere luoghi assenti, producendo però emozioni reali, reazioni corporee concrete, così come fa la memoria. In termini spaziali si tratta di essere in un luogo e respirare l’odore di un altro. [1]

“Mi fa piacere pensare che un mio edificio possa essere ricordato da qualcuno tra venticinque o trent’anni, magari perché la persona che lo ricorda ha baciato il suo primo amore. Il motivo del ricordo non è importante. Per essere chiari, il ricordo del bacio mi fa molto più piacere del fatto che quello stesso edificio possa essere ancora citato tra trentacinque anni in una enciclopedia di architettura. Sono livelli completamente diversi, e questo secondo di sicuro non mi aiuta quando progetto. Questo era quindi il primo passaggio verso un piano di trascendenza: una concezione dell’architettura come ambiente per l’uomo.” Peter Zumthor

[1] Sensi, tempo e architettura. Spazi possibili per umani e non_A. Barbara

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annusa

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08. Atmosfere

sensazioni e ricordi

La qualità dell’architettura è quella in grado di emozionarci, di colpirci con la prima impressione. Percepiamo un’atmosfera attraverso la nostra sensibilità emozionale, che è più veloce della parte razionale. Creare un’atmosfera che sia in grado di dialogare con la nostra parte emozionale è complesso, sono in gioco molti fattori e sensazioni legate alla luce, alla temperatura, ai suoni, agli odori. Si tratta di un approccio totale che va oltre l’aspetto formale dell’architettura, deve coinvolgerci interamente agendo sull’aspetto esperienziale, agendo sull’intero corpo. In tal senso si sviluppano le opere di Peter Zumthor, capolavori sia in termini di architettura sia di atmosfere.

“Quando abbiamo costruito il Padiglione della Svizzera per l’Expo di Hannover nel 2000, abbiamo usato una grande quantità di travetti in legno. Così quando fuori faceva caldo il padiglione era fresco come un bosco, e quando fuori faceva fresco era dentro ad essere più caldo, sebbene fosse praticamente aperto.” Peter Zumthor La struttura era realizzata in legno di pino selvatico e larice non stagionato e quindi ricco di resina che profumava l’aria e restituiva all’interno la sensazione di essere in un deposito per la stagionatura del legno, che è un’atmosfera indimenticabile per chi vive nei monti, e soprattutto icona della Svizzera. L’energia che c’è nell’atmosfera è data anche dai materiali che entrano tra loro in consonanza e risplendono, dopo di che da questa composizione di materiali si genera qualcosa di unico: loro emanano una propria qualità.

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Cappella di San Nicola de Flue Peter Zumthor 2007, Mechernich

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Peter Zumthor

“I materiali possono sottrarre alla nostra temperatura corporea quantità maggiori o minori di calore. La temperatura di cui parlo è quella fisica e probabilmente anche quella psichica: in ciò che vedo, che sento, che tocco, perfino con i piedi[...] Le atmosfere sono sensazioni, sono il prodotto di una sensibilità personale, perché è proprio questa sensibilità che mi guida nel fare una scelta piuttosto che un’altra.[...] Volevo creare un’atmosfera in cui il visitatore si sentisse sedotto più che guidato. Spazi che guidano, seducono, mollano, danno libertà. Guidare, preparare, stimolare, creare piacevoli sorprese, rilassare, ma sempre in modo tale da evitare ogni forzatura, che non ci sia più niente di didattico, ma tutto risulti naturale.

Atmosfere_P. Zumthor

Tensione tra interno e esterno. Mi piace che in architettura occupiamo un frammento del globo e ci costruiamo sopra una piccola scatola. E all’improvviso c’è un dentro e un fuori. Essere dentro, essere fuori. E poi soglie,

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passaggi, un piccolo nascondiglio, un senso incredibile del luogo, una sensazione improvvisa di concentrazione nel momento in cui questa membrana di punto in bianco ci sta intorno, e ci raccoglie e ci contiene. Mi piace quando dentro ci sono volumi nascosti, che non sono riconoscibili dall’esterno. [...]pensare l’edificio come fosse una massa d’ombra e solo in un secondo tempo, come in un processo di scavo, mettere le luci, far filtrare la luce nell’oscurità. L’architettura è fatta per essere vissuta, per essere utilizzata. Non è un arte libera. Anzi, il suo compito principale riguarda proprio il fatto di essere un’arte applicata. [...]Tutto si mette in relazione con il resto, ed è impossibile togliere anche solo una piccola parte senza rovinare l’insieme. Il luogo, la funzione e la forma.”


High Line Piet Oudolf 2009, New York

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piet oudolf

Progettare con le piante_P. Oudolf, N. Kingsbury

“Pensare e progettare il verde è un processo animato, si tratta di creare un qualcosa che cambi nel corso degli anni, come dal giorno alla notte. Un giardino che mostri il ciclo del giardinaggio offre emozione e atmosfera. Per esempio l’aria in un giardino è un qualcosa che non si può programmare o lo si può fare solo in parte. Vi sono implicati tanti altri fattori, molti dipendono dall’ambiente, dalle condizioni atmosferiche, dal vento e dalla luce che possono influire soltanto in parte. Ogni giardino ha un aspetto che riguarda le atmosfere. Può essere la luce a una certa ora del giorno o la qualità della luce in generale, o al contrario: una determinata qualità dell’ombra. Può esserne interessata una veduta o il paesaggio limitrofo, gli alberi o gli edifici. Per prendere il meglio dal ‘genius of the place’ come lo definivano i progettisti del diciottesimo secolo, è necessario un processo in cui è indispensabile imparare a conoscere il nostro giardino durante un periodo molto lungo e a essere aperti agli influssi sottili. Un giardino può richiamare sensazioni che

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fanno pensare a certi luoghi e a determinate esperienze, specialmente sul piano emotivo e inconscio. Dall’utilizzo di un ambiente fisico adatto, di piante e di elementi del paesaggio che richiamano specifiche emozioni, spesso si può dar vita a un certo stato d’animo di spazio e di tempo. Infine, lo stato d’animo ha a che fare anche col tempo, sebbene la bellezza di un giardino appaia troppo spesso dall’armonia di concezioni e di propositi su ciò che dovrebbe renderlo bello rispetto a certe profusioni di dettagli desiderabili. Un giardino ha di fatto a che fare con tutte le ore del giorno, con le stagioni e anche con tutte le condizioni climatiche dominanti. Imparare a valutare i giardini ha così a che fare con la scoperta delle loro qualità e col modo di apparire durante un certo periodo, dalla loro bellezza quando c’è nebbia, piove, gela e nevica, in estate e in inverno, all’alba e al tramonto. Si deve imparare a valutare la nuda bellezza dello scheletro delle piante, poiché le piante sono belle anche da morte.”


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09. Natura e progetto landscape design

Si andrà ora ad affrontare un argomento insolito per una tesi di Interior Design che riguarda l’architettura del paesaggio naturale. È stato fondamentale entrare nel merito del Landscape Design poiché l’area interessata, pur essendo uno spazio all’interno di un tessuto urbano denso come Milano, risulta essere un piccolo terreno verde, ricco di vegetazione spontanea da riorganizzare e riprogettare. Vi è una vera e propria ricerca che riguarda gli spazi verdi pubblici e privati, come un tentativo di rapportarsi in modo sempre più stretto con la natura. Si è sempre più se stessi nel contatto con gli elementi naturali. [1] “Giardino e paesaggio sono luoghi di memoria” Il giardino e la memoria del mondo

[1] Landscape Design. Progetti tra natura e architettura_ P. Pozzi [2] To Design Landscape. Art, Nature e Utility_ C. Dee

L’architettura del paesaggio è un’ampia disciplina di progetto, che coinvolge il design e l’organizzazione dello spazio aperto, nonché natura, metodo e uomo. Si tratta di un sforzo di lavoro in diverse scale fisiche, temporali e metodiche. Ingenuità e umiltà sono elementi indispensa-

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bili per capire il paesaggio, si parla di naturalezza del progetto, in cui sporcarsi le mani, disegnare, pensare sono fasi necessarie. Modellare il paesaggio è più di una attività progettuale, è un insieme di design, comunicazione, planting e passione. [2] La progettazione deve basarsi sulla conoscenza della natura delle nostre percezioni, della nostra lettura dell’ambiente e dei comportamenti umani. Da una parte ci sono gli elementi naturali, gli alberi, il suolo come materiali diretti del progetto e dall’altra ci sono il cielo, la luce, l’aria e l’acqua come materiali che saranno trasformati, ma coi quali il progetto dovrà stabilire relazioni. [1] Il benessere viene dalle piante, dalla luce, dall’acqua. Bisogna re-imparare a vivere il verde: camminare, muoversi, fare esercizio fisico, incontrarsi, discutere, fare sport all’aperto, respirare aria pulita, che probabilmente significa respirare l’odore della vegetazione, sentire e vedere le piante e l’acqua, percepire l’architettura dei grandi spazi. [1]


Schöneberger Südgelände Nature Park 1999, Berlino

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09.1 Il senso del luogo

“Il senso del luogo è un paesaggio dove ogni parte ha subito l’influenza degli elementi. Possono essere dei luoghi in cui ci si sofferma ogni tanto a causa dell’effetto spirituale che esercitano. Fanno bene all’anima e sono essenziali per vivere in modo equilibrato nell’odierna pressione quotidiana, che ci priva di esperienze spirituali.” Dan Pearson Per apprezzare veramente il valore di uno spazio verde, andrebbe visitato nei vari periodi dell’anno, così da scoprire le differenze nella gamma di colori e dei vari suoni, come quello delle foglie secche in autunno, o del vento freddo in inverno. Percepire le diverse atmosfere nelle stagioni, i cambiamenti di luce, di texture e ovviamente la miriade di odori che ci ritroviamo nel naso. Visitare un luogo diventa un’esperienza sensoriale, dove si respira a fondo l’anima del luogo per conoscerlo e capirlo; esso diventa un’oasi dove ricordarsi le stagioni. È la stessa logica dell’osservare un quadro, lo si guarda più e più volte per scoprirne i molte-

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plici segreti. [1] L’analisi del luogo, argomento già affrontato nel capitolo Cultural Geography, precede sempre la progettazione, e diventa un elemento importante per capire il valore del tempo di un luogo. Senza l’intervento dell’uomo la natura fa il proprio corso liberamente, va nella direzione che vuole, seguendo la luce e la terra. Osservando questi movimenti, questa casualità si può comprendere il punto di partenza. Il compito del paesaggista è capire quello che i luoghi sono stati, far riaffiorare la loro anima andando oltre l’apparenza, avere maggior consapevolezza del valore del luogo non è solo una questione di indagine cartografica, ma si tratta anche di andare a scavare nella memoria del luogo. [1] Nel paesaggio, il punto in cui la cultura inizia e la natura finisce è spesso incerto. Natura e cultura sono forse pensate come un continuo spaziale. In questo contesto cultura significa il paesaggio risultante dalle azioni dell’uomo e natura le


Reflection Garden Richard Haag 2011, Bainbridge Island, USA

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forme e i processi dell’ambiente stesso. Siamo a volte preoccupati di preservare spazi naturali, ma il più delle volte il compito del paesaggista è quello di integrare l’elemento naturale con il tessuto culturale. [2] Quindi capire e studiare il contesto fisico è fondamentale, i luoghi non sono isole, ma parti di un’estesa matrice culturale e naturale. Progettare questi spazi coinvolge decisioni di continuità o di rottura dal contesto. Ogni spazio è condizionato dalla sua cornice, che può essere una barriera o un gradiente invisibile, a seconda che si trovi nell’urbanità o in ambiente naturale. Studiare il contesto e gli usi della terra che circonda un luogo è necessario per formulare un concept funzionale, conoscere in dettaglio il contesto sociale e i flussi porterà ad una acquisizione di informazioni utili per la comprensione profonda del luogo.

[1] Landscape Design. Progetti tra natura e architettura_ P. Pozzi [2] To Design Landscape. Art, Nature e Utility_ C. Dee

Contesti storici e culturali sono anch’essi punti di partenza, nuovi usi per il paesaggio possono essere suggeriti dal passato, oppure da una cultura che affonda le sue radici in quella

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determinata area. [2] Il paesaggio cambia, non secondo una questione di forma ma di flusso. Le persone che si muovono percorrono uno spazio in movimento, diventa quindi importantissima la dimensione temporale; si tratta di scolpire il tempo. Il paesaggista progetta la relativa durata della forma, come la intende e per quanto tempo, considerando che gli elementi si modificheranno e tenendo conto di come potrebbe cambiare l’esperienza dei fruitori in uno luogo in movimento. Questo significa disegnare la quarta dimensione, si tenta di controllare la durata della vegetazione, la sua vasta gamma e le numerose specie. [2]


Patrizia Pozzi 2004, Carnate

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09.2 modellare la natura

Nel formare la vegetazione si considerano le interrelazioni tra terra, piante, clima, persone e fauna. La topografia è forse la cosa più semplice da cambiare, una volta implementata può durate anche per centinaia danni. [2] Modellare la natura significa lavorare per sottrazione, svuotando volumi e masse vegetali, confrontandosi sempre con la mutevolezza della vegetazione. Ogni luogo ispira un progetto che sia in grado di esaltare i suoi valori, che vada incontro ai suoi bisogni e che rimargini le sue ferite. Ogni elemento vegetale, rappresenta un segno nello spazio aperto e quando è rapportato con il paesaggio circostante con sapienza, assume significati multipli, diventa punto di riferimento, di sosta, d’incontro. Il luogo diventa un punto di connessione del tessuto urbano, una cerniera tra quartieri frammentati, un’architettura che sia capace di cambiare il volto della città modificando le relazioni tra luoghi e persone. [1]

[1] Landscape Design. Progetti tra natura e architettura_ P. Pozzi [2] To Design Landscape. Art, Nature e Utility_ C. Dee

Un importante compito dell’architettura del paesaggio è salvaguardare il rapporto tra

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uomo e natura. Progettare significa catturare la sensazione primordiale di un luogo, indagare e intensificare i piccoli cambiamenti. La natura lo farebbe da sola se non ci fosse l’intervento dell’uomo, ma il design potrebbe potenziare e facilitare queste proprietà. Per esempio, è importante anche solo la scelta di una particolare pianta, le cui foglie intensificano il rumore della pioggia o il fruscio del vento; organizzare le rocce per la loro forma in modo da pianificare il flusso di un ruscello, i suoni e i vortici; oppure la scelta di conservare un albero, per salvaguardare il canto degli uccellini. Tutti questi esempi supportano una più acuta percezione della natura, che coinvolge tutti i sensi. [2]


Duisburg-Nord Landschaftspark Peter Lanz and Partner 1990 - 2002, Germania

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09.3 keep

Mantenere, conservare, significa salvare e mettere al sicuro. Mantenere è una strategia di Landscape Design, enfatizzare, preservare quello che si trova è il contrario del tipico sviluppo di progetto, durante il quale il sito è cancellato e appiattito, gli alberi abbattuti e le piante strappate. Una scelta alternativa è quella del mantenere quello che si trova e considerarlo il punto di partenza per un nuovo progetto, cambiando la funzione degli elementi, spostarli, trasformarli o potenziarli. L’approccio del mantenere può essere applicato ad ogni aspetto o elemento del paesaggio, dalla protezione di un albero centenario, alla conservazione di un muro rotto; al fango del terreno, ad un fosso colmo di spazzatura, ai materiali di edifici abbandonati, o ad elementi inquinanti che potrebbero giacere altrove. [2]

[1] Landscape Design. Progetti tra natura e architettura_ P. Pozzi [2] To Design Landscape. Art, Nature e Utility_ C. Dee

Usare gli elementi naturali del luogo dove si interviene, offre non solo il vantaggio economico di poter usare quanto è già presente, ma garantisce anche l’attinenza di una nuova proposta in un contesto già caratterizzato.

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Questo è vero soprattutto per la scelta delle piante. In senso più astratto anche considerare nel progetto elementi immateriali, come la luce o il vento, contribuisce a legare un progetto ad un unico contesto. [2] Una grossa responsabilità è quella di porre attenzione a tutti i tipi di arte/natura in ogni contesto, familiare o estraneo che sia, dalla larga scala alla texture della singola foglia. [2]


Pedra Tosca Park RCR 2004, Spagna

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09.4 tempi

[2] To Design Landscape. Art, Nature e Utility_ C. Dee

Una particolare attenzione va data al fattore tempo. La forma registra l’esperienza temporale, ogni movimento attraverso lo spazio è tempo che scorre. Nel libro To Design Landscape, Catherine Dee suddivide le qualità del tempo in tre categorie: solf, rock-hard, evergreen. La vegetazione, l’acqua in movimento, il cielo e il clima si presentano come supporti temporali soft, esperienze di crescita, movimento e dinamiche, a volte rapide, in cui questi elementi trasmettono alle persone un senso di precarietà, e allo stesso tempo una sensazione di sollievo. Queste caratteristiche sono ovviamente relative alla velocità del movimento di un elemento, alla velocità del fruitore in relazione al contesto, alle sequenze e all’organizzazione dello spazio. Manipolare questi tempi è il compito del paesaggista. In contrasto con questi movimenti morbidi, rocce e terreno rappresentano i supporti temporali rock-hard, piccolissimi spostamenti che trasmettono una sensazione di fermezza e costanza.

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Intesi come ancore, la loro forma evoca una lunga esistenza, simboleggiano la deperibilità delle cose viventi. Il tempo evergreen si riferisce all’incontro tra permanenza e transitorietà in una singola sequenza o forma nel paesaggio. Questa qualità è palese in architettura e in agricoltura, in cui attraverso una buona organizzazione e progettazione si ottiene una lunga durata con pochi cambiamenti. Le topiarie, i prati, i frutteti e i viali esprimono bene questa ambigua dimensione temporale. Il flusso in questo caso è statico, la vegetazione rimane invariata per anni, o comunque subisce bene poche trasformazioni. Anche le porzioni d’acqua spesso appartengono a questa categoria, è come se il loro normale fluire sia immobile. Il riflesso delle nuvole e gli alberi sembrano esagerare questa quiete, il tempo evergreen nasce dalla tensione tra la stabilità percepita dell’acqua e la sua transitorietà fisica. Questo per sottolineare il fatto che nel mondo del Landscape Design non possiamo separare spazio e tempo. [2]


Antonio & Priscilla Carluccio Garden Dan Pearson 1990 - 1995 Hampshire

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09.5 giardini

[1] Sensi, tempo e architettura. Spazi possibili per umani e non_A. Barbara

Un breve sguardo ai giardini, luoghi della memoria e dello spirito sensibili alle problematiche del nostro tempo. La figura del Landscape Designer è a metà fra progettista e giardiniere, i suoi compiti comprendono il disegnare le piante, trasformare lo spazio e progettare un arredo vegetale, immaginando la crescita di alberi, fiori e arbusti. [1] Secondo le parole di Gilles Clément, (paesaggista, ingegnere agronomo, botanico e scrittore) il nuovo giardino non deve avere modelli storici o estetici di riferimento, ma è la vegetazione a dettare la composizione dello spazio. Un uso sofisticato delle caratteristiche biologiche ed estetiche delle diverse essenze può restituire al giardino la sua cultura complessa e la sua nobiltà. Un giardino può essere l’inizio di un mondo felice, pulito, spontaneo. [1] Allo stesso modo delle opere d’arte, i giardini ci raccontano la storia della relazione dell’uomo con la natura, e schiudono finestre infinite sull’esperienza dei sensi. Il coinvolgimento emotivo è importante se si deve intervenire su spazi che saranno abitati, che

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lasceranno ogni giorno una traccia nel vissuto quotidiano. [1] Il giardino è sempre stato un luogo di costruzione di emozioni, esso costituisce a scala naturale quello che i profumieri da anni cercano di imbottigliare, possiamo solo immaginare l’orgia olfattiva che in alcuni giardini del passato si poteva respirare. Il progetto di un giardino è estremamente complesso perché le dimensioni invisibili e le dinamiche degli odori sono più presenti che altrove. Nonostante questo ancora oggi il giardino si rivela essere uno spazio di progettazione olfattiva, i progetti di Petra Blaisse sono un esempio particolarmente interessante: si concentrano sul concetto di giardino contemporaneo in cui il naturale e l’artificiale si intrecciano e si confondono. Uno dei progetti in corso è la Biblioteca degli Alberi che verrà realizzata a Milano, in cui saranno presenti alberi di ogni tipo, come un archivio vivente di profumi ed essenze. Questo progetto rimanda ai chiostri dei conventi medievali, luoghi in cui ebbe inizio la classificazione sistematica delle piante.


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10. Distanze

dimensioni sensoriali

Uomo e ambiente, due entità attive, che si rapportano e si modificano reciprocamente, l’uomo vive l’ambiente in modi diversi secondo il proprio bagaglio culturale e secondo la propria esperienza. Diverse esperienze portano a diverse fruizioni dello spazio, a diversi mondi sensoriali, a diversi modi di rapportarsi con gli altri. L’uomo vive da sempre in una sua dimensione, senza accorgersene: la dimensione dei comportamenti culturali della comunità in cui viviamo. Scoprire i significati di questi comportamenti vuol dire scoprire che noi stiamo comunicando qualcosa agli altri (e gli altri qualcosa a noi) anche quando non parliamo, non scriviamo, e non crediamo di “dire”. Stare ad una certa distanza dal nostro simile ha un significato, e questo significato cambia con il mutare della distanza; e le distanze acquistano valori diversi in diversi modelli culturali. La distanza a cui è percepibile il nostro alito, la fascia termica che separa la nostra zona

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di irradiazione da quella altrui, sono elementi di un linguaggio preciso che varia da paese a paese. Lo spazio parla, e parla anche quando non vogliamo ascoltarlo; parla per precise convinzioni culturali, ma parla anche in base a profondi radicamenti biologici.


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10.1 Spazio olfattivo

[1] La dimensione nascosta. Vicino e lontano: il significato delle distanze tra le persone_E. T. Hall

Spazi visivi, uditivi, tattili e olfattivi, spazi sensoriali vissuti inconsciamente. Lo spazio olfattivo ha giocato un ruolo importante nel nostro passato, ora invece, in questa società inodore, si cerca di uniformare l’aria esorcizzando l’ambiente da qualsiasi odore estraneo. Tutto ciò impoverisce la varietà d’esperienza della nostra vita, giunge anche ad oscurare i ricordi, poiché sono gli odori, più delle immagini o dei suoni, ad evocare le memorie più profonde. L’odore è uno dei più primitivi e dei più fondamentali mezzi di comunicazione. La sua base strutturale è chimica, ed è infatti considerato il senso chimico per eccellenza. Le sue funzioni sono diversificate: non solo serve a distinguere i vari individui, ma rende anche possibile l’identificazione dello stato emotivo degli altri organismi. È un aiuto nella ricerca del cibo; è una guida di cui si valgono gli animali sbandati per ritrovare e seguire il loro branco o gruppo; fornisce un mezzo di delimitazione del territorio proprio di ciascun individuo; esso svela la presenza di un nemico, e può persino diven-

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tare arma di difesa. Inoltre gli effetti potenti degli odori sessuali sono ben noti a chi ha vissuto in campagna, la farfalla del baco da seta riesce a localizzare i suo compagno fino ad una distanza di cinque chilometri. [1] I messaggi chimici sono completi e specifici e si può dire che superino di gran lunga, per organizzazione e complessità, qualsiasi sistema di comunicazione che l’uomo abbia mai creato, compreso il linguaggio in tutte le sue forme. [1] Nell’uomo le differenze, le sfumature e i passaggi di odori non solo forniscono coordinate all’orientamento nello spazio, ma aumentano il gusto del vivere quotidiano. Attorno al nostro corpo abbiamo una piccola sfera protettiva, una bolla trasparente che un organismo mantiene tra sé e gli altri, come un’area olfattiva e termica capace di percepire gli “intrusi”. Questa sorta di atmosfera (anche chiamata body buffer zone), di spazio invisibile che esiste attorno ad ognuno di noi è il nostro proprio territorio ed è indispensabile per la nostra sensazione di autonomia.


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Di solito, i nostri rapporti sono verbali e visivi. Quando permettiamo ad un’altra persona di entrare nella nostra bolla personale, un tipo completamente diverso di rapporto si instaura, assumendo caratteristiche olfattive e tattili. L’uomo può essere visto attraverso i vari aspetti del suo io (visivo, cinestetico, tattile e termico), e questi possono essere bloccati oppure sviluppati dal suo habitat. Il rapporto dell’uomo con il suo habitat è in funzione dell’apparato sensoriale e del comportamento del suo modo di reagire. Il senso umano dello spazio è strettamente connesso al senso dell’ego, che è in intimo rapporto di transazione con l’ambiente.

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11. Altri odori storia e società

Una lunga ma affascinate ricerca nel mondo degli odori si è svolta in questi mesi, è stato necessario entrare nel merito di questo argomento così insolito per capirne a fondo l’essenza, trovandosi nei meandri della storia e scoprirne le curiosità e le stranezze più sconcertanti. Storia, chimica, filosofia, medicina e molte altre discipline si sono interessate a questo oscuro e misterioso mondo, ancora così sconosciuto e pieno di interrogativi. Da sempre l’odore è stato un problema sociale per diverse ragioni, sono state scritte pagine e pagine sul puzzo dell’Europa del passato, sull’odore dei corpi devastati dalla povertà, dalla miseria e dalle malattie, sulle esalazioni e i miasmi delle città, delle strade e delle case durante le epidemie. Si legge dell’esagerato e intenso abuso di profumo della nobiltà e della ricchezza, degli odori sacri utilizzati nei riti di transizione, o l’usanza delle fumigazioni e aromi terapeutici per “disinfettare” l’aria durante l’epidemia di peste. Tante sono le parole che descrivono le contraddittorie anosmie dei filosofi, i profumi magici usati nell’alchimia e

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nell’astronomia, molti gli studi sull’olfatto nella varie fasi della vita, prima e dopo la nascita, durante il sesso, nella malattia e nella morte, nella multiculturalità. La crescente importanza riservata allo studio dell’aria da parte della chimica e dalla medicina infezionista, ha comportato un atteggiamento di inquietudine nei confronti degli odori, avvertiti come anticipatori di una potenziale minaccia. Successivamente, però, l’attenzione olfattiva non si è limitata a vigilare sul rischio di infezione, ma si è preoccupata di verificare lo stato di dissoluzione dell’essere umano a partire dal monitoraggio olfattivo del corpo. Alla vigilia della Rivoluzione Francese il tema dell’attrazione e della repulsione degli odori altrui è ricorrente nella letteratura ed è sempre nel corso del Settecento che si sviluppa l’ossessione per l’accalcarsi dei corpi nei bastimenti, nelle carceri e negli ospedali. Tale inquietudine per l’assembramento umano riguarda successivamente l’abitazione operaia cittadina e le discussioni sull’insalubrità


HonorĂŠ Daumier 1839

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dell’habitat lavorativo. In quest’ultimo caso, a creare repulsione non sono tanto le condizioni lavorative infernali, quanto piuttosto la calca umana. “a terrorizzare è l’odore dei corpi ammassati, non quello dei corpi sottoposti al lavoro” Alain Corbin Storia sociale degli odori Dal punto di vista scientifico, sono state fatte analisi sulla valutazione olfattiva, cercando di trovare delle regole per definire assuefazione e adattamento, e per chiarire il rapporto tra memoria e olfatto. Nell’ambito dell’antropologia si studiano i comportamenti e le azioni indotte dall’odore, nell’area di lavoro o durante un viaggio, quando si beve un caffè, un tè o si fuma una sigaretta. L’olfatto è un senso molto legato al gusto, entrambi sensi chimici perché ci consentono di analizzare le molecole dell’ambiente esterno con le quali veniamo in contatto respirando e nutrendoci.

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Sweat Peter De Cupere 2012

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11.1 inodore

Si parla oggi di silenzio olfattivo della società moderna, l’individuo contemporaneo esprime il disgusto per l’odore degli altri con il continuo deodorare l’ambiente. Si parla di abbassamento del livello di tolleranza e si cerca in tutti i modi di allontanare gli odori da noi considerati fastidiosi, attraverso la profumeria, la pulizia perseverante del corpo e dell’ambiente. Il mondo degli odori in realtà è un’area poco conosciuta, soprattutto dal punto di vista scientifico e linguistico. La classificazione degli odori non ha ancora raggiunto un punto di svolta, la difficoltà di denominazione degli odori non è ancora chiara, lo studio della qualità e della quantità è ancora un punto debole della conoscenza universale. Lo studio dei sensi si è storicamente sviluppato secondo una certa gerarchia ed è certamente lo sguardo ad aver focalizzato l’attenzione degli studiosi, forse per il suo legarsi all’estetica. La società contemporanea sembra caratterizzata da una vera e propria esclusività visiva, pertanto, appare del tutto normale il primato

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concesso allo sguardo anche nelle trattazioni recenti. Se udito e vista sono stati spesso trattati con attenzione dai filosofi, tatto ed olfatto sono stati storicamente relegati ai livelli inferiori della gerarchia sensoriale umana. L’olfatto è stato di fatto svalutato e considerato poco utile nella vita sociale. Storicamente, tra gli stessi studiosi è a lungo serpeggiato il timore (più o meno inconscio) che l’acutezza olfattiva, ed il prestarvi eccessivo interesse, significasse in qualche modo ridurre l’uomo all’animale, ad uno stato precedente la civilizzazione. Lo studio della percezione degli odori si rivela uno strumento importante nell’analisi sociale, un terreno di ricerca troppo a lungo accantonato. L’habitat ed i corpi dell’essere umano occidentale sono divenuti ai giorni nostri sempre più asettici o profumati, tutto ciò non ha finito soltanto per minimizzare la componente istintiva dell’individuo, ma per regolamentare la sfera sensoriale. L’affermarsi del concetto di persona e di una nuova spazialità del corpo possono essere viste come cause di quella “privatizzazione”


The smell of fear Sissel Tolaas 2010, Firenze

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dei rifiuti e degli odori che ha avuto un ruolo importante nella crescita delle intolleranze. Dagli odori naturali, soggetti a rigidi controlli e privati di ogni animalità, di “carnalità”, si è giunti alla storia degli odori e dei profumi chimici tenaci, violenti ed essenziali come veleni. Viene da chiedersi cosa sia accaduto e cosa accadrà al nostro olfatto, forse sarà digitalizzato insieme alla memoria storica della nostra civiltà del deodorante. Forse il futuro sarà assolutamente inodore. Noi tutti costantemente emettiamo e percepiamo odori, annusiamo e siamo annusati; e questi odori rivestono ruoli importanti praticamente in ogni area di interazione sociale: il mangiare e il bere, la salute, la casa, la terapia, la riduzione dello stress, la religione, l’industria, il trasporto, le relazioni di classe, quelle etniche e la cura personale. Gli odori sono ovunque, e svolgono un’ampia varietà di funzioni.

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Salone di Parigi Il marchio Jeep ha adottato un’essenza legnosa con accenti freschi

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11.2 Il marketing esperienziale

Trattando il marketing emozionale, o marketing dell’esperienza, teorizzato da B. H. Schmitt, si intende un concetto molto semplice ed intuitivo, che tuttavia richiede impegno e coordinazione per poter essere messo in pratica efficacemente. Lo scopo del marketing emozionale è coinvolgere ogni singolo cliente offrendogli un’esperienza memorabile e, cosa molto importante, superando le sue aspettative, anticipando i suoi desideri inconsci e soddisfacendoli. Un’esperienza è memorabile quando è capace di arrivare in profondità nei sentimenti del cliente e di rimanervi a lungo, e quando è associata a sensazioni e ricordi piacevoli. Il marketing olfattivo è una scienza bizzarra, che consiste nell’utilizzare il potere unico che gli odori hanno di suscitare emozioni per influenzare i comportamenti d’acquisto del consumatore. Molte realtà stanno sperimentando l’utilizzo di aromi e profumi per ottimizzare il risultato di un evento, per indurre i clienti all’acquisto o per stimolare i propri dipendenti.

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A Düsseldorf, per esempio, un grande magazzino diffonde profumi nell’aria e ciò porta le persone a rallentare l’andatura. La clientela si trattiene più a lungo e aumentano le probabilità di acquisto. Dopo aver privilegiato a lungo il colore, il suono e il gusto, gli studiosi prestano oggi più attenzione all’olfatto, considerandolo il nuovo senso guida capace di emozionare e attivare moti profondi dell’animo del consumatore. L’olfatto tenue, etereo, impalpabile, distante da una società fatta di parole e di immagini è stato per lungo tempo lasciato in disparte a favore degli altri sensi che si impongono all’attenzione perché corporei, tangibili e misurabili. Questa riscoperta dell’olfatto è dovuta al fatto che in ogni contesto l’odore trasmette il vissuto di un oggetto, svela ciò che la vista, il tatto e l’udito spesso non possono avvertire; colpisce direttamente l’animo, ha qualcosa di primitivo ed emozionale che la razionalità non può domare e rimanda in un istante a sensazioni già provate e a situazioni già vissute. Il marketing olfattivo è basato dunque sulle ultime scoperte nei campi della fisiologia e della


Punto vendita della catena Mango Entrando nello spazio si viene inebriati da un profumo dolce di note fruttate

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psicologia olfattiva. Riflettendo, tutto ciò può anche spaventare in quanto gli odori e i profumi agiscono sul nostro inconscio e inducono l’uomo ad assumere determinati comportamenti involontari o lo influenzano in alcune scelte. Numerosi sono gli esempi di come gli odori siano utilizzati in svariati campi per agire sul nostro comportamento. Qualcuno sostiene che i profumi producano effetti placebo. Essi sono in armonia con lo spirito dell’uomo, magnetizzano gli ambienti, facilitano l’intuizione e suggeriscono stati d’animo dissonanti. In più occasioni della storia i profumi furono usati come placebo, sostanze innocue che però avevano la missione di calmare, lenire, curare. L’odore diventa veicolo per rendere l’esperienza più immersiva e memorabile. Il termine marketing olfattivo iniziò ad essere utilizzato circa 15 anni fa negli Stati Uniti, come componente della pubblicità subliminale, per poi trovare applicazione nell’ambito dei profumi per ambiente, ora gli USA e il Giappone sono i paesi con la percentuale più

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alta di negozi olfattivi. Uno studio del 1999 della Rockefeller University di New York ha dimostrato che le persone possono ricordare il 35% di quanto annusano, rispetto a solamente il 5% di ciò che vedono, il 2% di ciò che sentono e l’1% di quello che toccano. La memoria umana può ricordare 10.000 odori ma solamente 200 colori diversi, secondo Richard Axel e Linda Buck, vincitori del Premio Nobel per la medicina nel 2004. Ricerche hanno anche dimostrato che quando un’azienda adotta un aroma adatto al proprio marchio, i suoi prodotti vendono più di quelli di un’altra azienda che non ha una propria fragranza. Ciò che importa in ambito commerciale è l’effetto iniziale, la prima impressione, il cliente tende a giudicare istintivamente i luoghi nei quali entra per il loro odore. La fisiologia dell’olfatto (assuefazione olfattiva) fa che il profumo si senta entrando nello spazio, dopo pochi minuti l’odore non è più coscientemente percepito ma continua ad agire sul sistema nervoso in modo subliminale.


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annusa

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project

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12. progettare spazi una mini realtà

Il cittadino della realtà urbana diffusa è alla ricerca di nuovi ambienti, nuovi modi di vivere gli spazi e nuovi scenari. La condizione dell’individuo odierna di freneticità e mobilità sta attuando un cambiamento nel tessuto urbano, plasmando nuovi spazi di transizione. Si tratta di una diversa prospettiva di luoghi del cambiamento in cui ai valori di territorialità, visibilità e tangibilità si affiancano quelli di rete, inivisibilità e intangibilità, generando scenari utili allo sviluppo di inedite opportunità progettuali. Sono spazi che insistono sul confine labile tra interno ed esterno, privato e pubblico, reale e virtuale, in cui aspetti fisici dialogano sempre più con fattori non-materiali aprendo a nuove scale percettive e a nuovi modi d’uso. [1]

[1] Spatial design for in-between urban spaces_G. Piccinno, E. Lega

L’obiettivo del progetto intende essere un intreccio di valori, esigenze e prospettive di una mini realtà urbana irrisolta. Il campo d’indagine comprende pochi concetti mirati, inseriti in categorie più ampie quali lo Spatial Design, il Landscape Design e la dimensione odorosa.

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Focalizzandosi sulla mini urbanità del luogo è stato possibile estrapolarne i valori. Come già descritto nel capitolo riguardante gli Intermediate Design Landscapes (cap. 04) si tratta di uno spazio interstiziale, un’area verde utilizzata soprattutto come connessione e passaggio, poco valorizzata, ma ricca di potenzialità. Le antiche mura spagnole, i profumi e gli odori, l’atmosfera e la diversa concezione spaziale e temporale fanno di questo luogo una combinazione unica. La volontà di mantenere una divisione tra l’urbanità milanese e questa mini realtà cerca di sottolineare la necessità di avere un piccolo spazio di svago mentale; cerca di rispondere ad una contemporaneità sempre più vicina alla natura. L’idea di incrementare la dimensione odorosa, nasce dal desiderio di progettare una scatola olfattiva nella quale immergersi e percepire le varie alterazioni nel tempo. L’atmosfera del luogo sarà quindi in costante cambiamento donando all’ambiente una sua dinamicità.


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immergersi in ritmi olfattivi

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life experience

memory sensation

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12.1 avvolgere

Elementi naturali già presenti nel luogo avvolgono il fruitore e lo isolano in piccoli polmoni profumati. Gli spazi invisibili che vengono plasmati dall’odore non sono altro che “rifugi” della mente, situazioni elastiche scavate in un volume verde all’interno del tessuto urbano. Idea di un corpo intangibile, formato da pieni e da vuoti, questi ultimi colmati, riempiti dall’odore, un’assenza legata alla memoria e ai ricordi. La bolla personale dell’uomo entra in contatto con quella dello spirito del luogo, si intreccia e si fonde con esso. Si instaura così un rapporto intimo tra individuo e luogo, un legame che assume caratteristiche invisibili. Sulla base di queste riflessioni sono stati sviluppati due concept progettuali.

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volume

Pieni / vuoti

SPAZI OLFATTIVI

Memoria / Odore Momenti / Sensazioni

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12.2 concept_1

Il primo concept è stato pensato per un site specific, per appartenere ad un particolare luogo, come una sorta di ragnatela che si aggrappa e occupa uno spazio preciso. Una stanza a cielo aperto, un piccolo mondo in cui la mente si riposa dal caos cittadino e respira un’ aria filtrata dal verde. La vegetazione spontanea dell’area è incrementata e avvolta da un intreccio di fili che disegnano e delimitano gli spazi olfattivi. La struttura portante del progetto è il luogo stesso (piante, mura, terreno) e con il passare del tempo si fonderanno in un tutt’uno d’intrecci. Il progetto non altera e non stravolge la natura del luogo, ma con pochi ed effimeri elementi esalta i valori già presenti.

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Sketch

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Modelli di studio

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Sketch

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12.3 concept_2

Il secondo concept è stato pensato per un site generic, per essere mobile e trasportabile, non radicato nel luogo, ma che possa essere collocato anche in altri ambiti urbani. Da questi presupposti nasce il concetto di zolla. Il primo passo è stato quello di mappare le geometrie astratte del luogo disegnate dalla vegetazione. Zolle olfattive delimitate dalla spontanea posizione del verde. Piccoli recinti che circondano le piante odorose, come a volerne catturare il profumo. Un percorso fra esperienze olfattive.

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Sviluppo delle geometrie astratte in pianta dalla zolla all’astrazione

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Modello di studio

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1 13 3

2

5

4

6

10 12

11

8 9

7

2


intensitĂ

plants on site 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

Frassino (Fraxinus) Fico comune (Ficus Carica) Menta (Mentha Piperita) Rosmarino (Rosmarinus officinalis) Salvia (Salvia officinalis) Giaggiolo (Iris) Platano comune (Platanus Acerifoglia) Fragola Malva (Malva Neglecta) Timo (Thymus) Camomilla comune (matricaria chamomilla) Piante grasse (Piante Succulente) Nespolo comune (Mespilus germanica)

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planting

Erbe

Frutta

Fico comune (Ficus Carica)

Camomilla comune (matricaria chamomilla)

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Frutta

Alberi

Fragola

Frassino (Fraxinus)

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Fiori

Erbe

Giaggiolo (Iris)

Malva (Malva Neglecta)

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Erbe

Alberi

Platano comune (Platanus Acerifoglia)

Menta (Mentha Piperita)

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Erbe

Erbe

Rosmarino (Rosmarinus officinalis)

Salvia (Salvia officinalis)

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Erbe

Timo (Thymus)

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casi studio

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2012 Marrakech, Morocco Loom-Hyperbolic Europaconcorsi

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2004 Manggha, Centre of Japanese Art and Technology Dialogue from DNA Chiharu Shiota

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2011 Belgio Z33 Numen / For Use

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2009 Milano Parasite 2.0

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2011 Parigi Guerrilla guitar string Mary-Jane Lee

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2012 Metropolitan Museum of Art, New York On the roof: cloud city Tomรกs Saraceno

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2011 Londra Auditorium per il London Design Festival Paul Cocksedge

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2009 Milano Bootech_Bamboo Eco Dome Studio Cardenas

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2008 Cina Not an Object, but a Field of Relationships Sou Fujimoto Architects

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2013 Copenhagen Trylletromler temporary pavilion Fabric

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2011 Londra Serpentine Gallery Pavilion Piet Oudolf, Peter Zumthor

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2013 Sicilia Percorso degli odori per i non vedenti

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2003 Tokyo Ondes oniriques Yukio Nakagawa

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2003 Massachusetts Mental Health, Boston Bloom Anna Schuleit

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2012 New York The Art of Scent Diller Scofidio + Renfro

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2012 Kansas City Museum, USA Smell walk Sissel Tolaas

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2000 Svizzera Swiss pavilion Peter Zumthor

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1994-1996 Svizzera Terme di Vals, vasca delle rose Peter Zumthor

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2011 Milano Biblioteca degli alberi Petra Blaisse

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Bibliografia A. Barbara, A. Perliss, Architetture invisibili, L’esperienza dei luoghi attraverso gli odori, edizioni Skira, Ginevra-Milano 2006. A. Barbara, Sensi, tempo e architettura. Spazi possibili per umani e non, edizioni Milena Sacchi, Milano 2012. A. Corbin, Storia sociale degli odori, edizioni Paravia Bruno Mondadori, Milano 2005. A. Gusman, Antropologia dell’olfatto, edizioni Laterza & Figli, Roma-Bari 2004. A. Le Guérer, I poteri dell’odore, edizioni Bollati Boringhieri, Torino 2004. C. Dee, To Design Landscape. Art, Nature e Utility, edizioni Routledge, Londra, 2012. D. Riccò, Sentire il design. Sinestesie nel progetto di comunicazione, edizioni Carocci, Roma 2008. E. Mari, Progetto e passione, edizioni Bollati Boringhieri, Torino 2001.

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