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a r u t l u c e arte
FREE PRESS FEBBRAIO 2018
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arte e cultura
REDAZIONE
n° 0 Febbraio 2018 - Rivista Mensile DIRETTORE Stefano Mosena PROGETTO GRAFICO Elena Piccolo DISTRIBUZIONE Cogecap Express - Caserta STAMPA La Legatoria, Roma PUBBLICITÀ nartmagazine@gmail.com COLLABORATORI Filomena Diana, Antonella De Rosa
illustrazione in copertina di Pietro Zara finito di stampare nel mese di gennaio 2018
MADE IN NAPLES VIA DEI TRIBUNALI 57, NAPOLI
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arte e cultura
SOMMARIO
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TERRA MIA
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STORIE DI TALENTI
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TERRY DI RENZO
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IL MALOCCHIO
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IL SAPORE CAMPANO
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L’ESPERIENZA CHE MI HA CAMBIATO LA VITA
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NAPOLI E IL CINEMA
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LUOGHI DA SCOPRIRE
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BLACK INNOCENCE
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DA LEGGERE
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PERCORSI REALI
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RICETTE CAMPANE
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FEBBRAIO 2018
Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dei proprietari. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionasti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnati.
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Napule è 2 Na tazzulella 'e cafè 3 Ce sta chi ce penza 4 Suonno d' ajere 5 Maronna mia 6 Saglie, saglie 1
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TERRA MIA
Che calore 9 Chi po dicere 10 Furtunato Cammina cammina 12 'O padrone 13 Libertà 8
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LA FUSIONE TRA LA CULTURA NAPOLETANA E IL BLUES #Pino Daniele
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ono un cantautore napoletano che cerca di portare avanti un discorso di una Napoli completamente diversa da quello che è stata sempre: folkloristica, caratteristica del sole, del mare. Questo però può essere un fatto negativo perché Napoli è una città che vuole il suo posto fra tutte le altre città e ha delle piaghe enormi, delle miserie grandi. E a certe persone non conviene che questo sia messo in evidenza e c’è gente che pensa che parlare di Napoli sotto un’altra veste la deprezzi, facendola considerare un ghetto, una città violenta, in cui è pericoloso vivere. Io scendo giù per strada, prendo il dialetto volgare, che è espressione popolare, perché è una forma di sfogo dei napoletani stessi, però di certi tipi di napoletani, quelli che vivono nei bassi, nei ghetti, perché Napoli è tutto un ghetto, anche le parti ricche. Cantando in napoletano riesco veramente a esprimere quella parte di sentimento, di anima che c’è in me, che riesce ad entrare dentro lo spirito napoletano. Riesco veramente a dare tutto. Terra mia parla di qualcuno che, guardando la sua terra, nota che alcune cose sono sbagliate, come la paura della morte, del non essere: tutti abbiamo avuto delle crisi esistenziali e abbiamo pensato di ucciderci, di non voler più vivere in una società che nei nostri confronti è sbagliata, però ha la forza di vedere la propria terra e di credere nella libertà che gli altri ti daranno.
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n’art / design
TERRY DI RENZO LA REINTERPRETAZIONE DEI SIMBOLI DI NAPOLI #Teresa Di Pasqua
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a sempre Napoli è stata fonte di ispirazione, lo è per tutti, lo è stata per tanti. A Napoli si sono ispirati i più grandi e chi ci è nato e ci vive la ama incondizionatamente per quello che è. Terry di Renzo ci è nata e ci vive, crea gioielli handmade sperimentando con i materiali e si è lasciata ispirare in particolare da un aspetto della sua Napoli per la nuova collezione: l’amore per il sacro e per il suo Santo patrono San Gennaro. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lei per scoprire le origini e lo sviluppo di questa idea. Ultimamente, rispetto alla tua prima collezione di gioielli, c’è stato un cambiamento nell’impronta stilistica. Sentivi arrivato il momento di dare una svolta? Sì, ma tutto è nato in maniera spontanea senza pianificarlo, ho sentito l’esigenza di avvicinarmi di più al mio intimo immaginario che però ho sempre coltivato nel tempo e pian piano è venuto fuori. Ti sei ispirata a Napoli e in particolare hai posto l’accento sull’aspetto sacro, sulla devozione del popolo napoletano con i San Gennaro e gli Ex Voto. Da cosa nasce questa idea? L’idea nasce dalla mia passione per gli oggetti sacri di cui Napoli presenta una ricca scelta, ma mi sono naturalmente approcciata al nostro santo patrono quasi per istinto. Sono nati prima gli Ex Voto che hanno attirato la mia intenzione per forma, significato e valore simbolico nell’immaginario religioso.
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Sei napoletana, vivi a Napoli e ora lavori con oggetti che sono ispirati a questa città. Trovi che il legame con la questa terra si sia rafforzato creando qualcosa che la rappresenta così tanto? Napoli è la mia città, siamo legate nelle viscere e questo mio amore affonda le radici nella sua cultura popolare. Il mio legame è stato sempre forte e considero questa collezione un omaggio di oggetti che amo verso un luogo che amo. Oltre ai gioielli ti sei cimentata nella realizzazione di statuette. Come è cambiato, se è cambiato, il lavoro che c’è dietro questo tipo di oggetto? Il mio lavoro è sempre stato molto inclusivo, mi sono occupata di cose diverse, dalle scenografie agli allestimenti, dai gioielli alle resine, senza per questo separare necessariamente le cose. Le statuette di San Gennaro fanno parte dello studio sugli oggetti sacri e tutto il simbolismo che si porta dietro, ma si inseriscono in una più ampia passione per le tradizioni popolari che passano anche attraverso la religione. Tra i tuoi lavori più riconoscibili ci sono senz’altro gli Ex Voto, presentati in uno stile molto pop anche grazie alle scelte cromatiche. È stata una scelta funzionale per alleggerirne l’aspetto simbolico e renderli quindi più fruibili o una decisione puramente estetica? La resa di questa collezione Ex Voto e San Gennaro è una reinterpretazione materica in chiave contemporanea di oggetti che conosciamo e sono già fissati nella nostra
n’art / design
mente. La gente li apprezza molto e questo dimostra come le icone e i simboli si portano dietro sempre il loro valore nonostante siano realizzate in materiali totalmente paradossali rispetto al contesto. Il design handmade è il tuo mondo. Quanto incide la scelta dei materiali e soprattutto quanta ricerca c’è dietro per riuscire a creare una collezione diversa ogni volta? I materiali sono tutto, specialmente in operazioni di reinterpretazione simbolica come quella che ho approcciato nelle ultime collezioni. Le mie ricerche derivano dai viaggi, dalle persone, dai luoghi, tutto mi è fonte di ispirazione, talvolta basta un istante per immaginare ciò che voglio realizzare con le mie mani. Parlando di design, con questa collezione ti sei avvicinata anche molto al mondo dell’arredo. I San Gennaro e gli Ex Voto realizzati come fine puramente decorativo saranno solo l’inizio della tua sperimentazione anche in questo ambito o è stata una parentesi isolata? Questa collezione è destinata ad arredare ma il design è sempre stata una costante nella mia esperienza professionale. Frequento eventi legati a questo ambito da anni e sicuramente non mi fermerò qui ma ho intenzione di ampliare le mie realizzazioni che possano essere sia indossate che esposte in uno spazio. Come ho detto prima il mio lavoro è molto inclusivo quindi non riesco mai a separare i vari ambiti, per me sono solo la naturale evoluzione di ciò che creo.
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n’art / sapori
IL SAPORE CAMPANO: LA VERA PIZZA NAPOLETANA #Antonella De Rosa
Fatte ‘na pizza c’a pummarola ‘ncoppa, vedrai che il mondo poi ti sorriderà.
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osì cantava Pino Daniele, cantautore napoletano, nel suo inno alla pizza, quella vera, quella Napoletana. Ma che cos’ha di così irresistibile questo piatto di diffusione globale? Tutti amano la pizza, grandi e piccini: è una pietanza così semplice e a buon mercato che però non delude mai le aspettative di chi ha il piacere di gustarla: farina, acqua, lievito e sale, pochi ingredienti per un risultato squisito. Nella più stretta tradizione prevede solo due varianti per quanto riguarda il condimento: Pizza Marinara: con pomodoro, aglio, origano e olio extravergine di oliva. Pizza Margherita: con pomodoro, mozzarella di bufala campana DOP. Oltre all’innata bontà che la caratterizza, la pizza è molto di più che un buon pasto genuino. Per cominciare è un emblema della nostra regione, caratteristica del nostro paese e soprattutto della città di Napoli, qualcosa di cui andiamo fieri. È poi un nostro orgoglio, tra l’altro, motivato da quando la pizza di Napoli è recentemente stata riconosciuta patrimonio dell’Unesco il 7 Dicembre 2017, premiando così una tradizione lunga più di un secolo. Infatti, già nel 1830, un certo “Riccio” nel libro Napoli, contorni e dintorni, aveva scritto di una
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pizza con pomodoro, mozzarella e basilico e allo stesso periodo si fa risalire la prima pizzeria di Port’Alba sorta a Napoli. Fin dal principio del Novecento, quindi, la pizza e le pizzerie rimangono un fenomeno prettamente napoletano, e gradualmente italiano, poi, sull’onda dell’emigrazione, iniziano a diffondersi all’estero ma soltanto dopo la seconda guerra mondiale, adeguandosi ai gusti dei vari paesi, diventano un fenomeno mondiale. Gli italiani emigrati hanno infatti fatto conoscere, apprezzare e anche modificare la pizza nel mondo, sono molte infatti le varianti, non di rado criticate dai conservatori di quello che alla latina potremmo definire mos maiorum, di questo piatto. La pizza, tuttavia, non è una pietanza da consumare categorigamente in pizzeria. Esiste infatti un modo altrettanto tradizionale di gustarla a Napoli; si tratta della cosiddetta “Pizza a portafoglio”: una pizza piegata in quattro da mangiare solitamente in strada. Per concludere con una piccola perla di saggezza, diffidate da quei condimenti assurdi come ananas e gorgonzola (vere e proprie aberrazioni) uniti a un piatto così tradizionale e buono nella sua semplicità. D’altra parte, come diceva Gaetano Alfetra:
La pizza si fa non si cucina. Nasce povera. Si fa con le mani e con la sola abilità delle palme.
90’ S MUSIC FESTIVAL 05 . 02 . 2018 / 23:00 Cinema Hart Via Francesco Crispi, 33 - Napoli
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n’art / cinema
NAPOLI E IL CINEMA I SET DI IERI E DI OGGI #Filomena Diana
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l cinema, fin dai suoi primordi, ha sempre guardato con un notevole interesse alla città di Napoli per la bellezza dei suoi panorami, per il carattere eclettico e complesso della sua gente, e per i riti, le usanze e le tradizioni che costituiscono il particolarissimo folklore partenopeo. Napoli offrì, infatti, alla prima stagione realistica del cinema muto dei primi decenni dello scorso secolo, un bacino di potenzialità infinite da interrogare e sviluppare.
Tra i famosissimi “dal vero” girati a Napoli in quegl’anni è impossibile non ricordare “L’Eruzione del Vesuvio” di Roberto Troncone, con riprese fatte in tempo reale dalla Circumvesuviana di Torre Annunziata e Ottaviano. Il mito della città partenopea non si esaurisce certo in questi sfarzi naturalistici e tanti sono stati gli approdi di celebri registi stranieri che hanno deciso di ambientare i loro kolossal a Napoli, per coglierne il suo aspetto incredibilmente lirico e romantico. Così un pubblico mondiale segnò sulle immortali immagini della storia d’amore tra Cleopatra e Marco Antonio nel pluripremiato “Cleopatra” di Mankiewicz: tutto accadde sullo sfondo dei magnifici
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colori di Ischia, galeotto dell’amore (reale) tra Liz Taylor e Richard Burton. Si cambia totalmente registro se si pensa, invece, agli esperimenti neorealistici che a Napoli seminarono un grandioso successo e sul cui panorama regna sovrano Rossellini con il suo “Paisà”. Il film catapulta gli spettatori nella parte “stretta” della città, fatta di vicoli, di miseria, di quel frenetico e, al contempo, compassionevole mondo degli “scugnizzi”. Non raramente accade che la “napoletanità” si impone all’immaginario collettivo come sinonimo di comicità, e questo grazie anche all’imponente contributo di Antonio De Curtis, Totò, le cui pellicole hanno consacrato alcuni luoghi della città resi parte integrante dei suoi geniali imbrogli e continui qui-pro-quo, in un teatro cittadino altrettanto altisonante e vivace.
n’art / cinema
Numerosi sono gli angoli di Napoli che hanno fatto da sfondo ai cult-movie italiani. Tra i più famosi: il Rione Sanità, non solo quartiere nativo del grandissimo Totò ma teatro di pellicole come “L’oro di Napoli” del 1954, diretto da Vittorio de Sica. Un’emblematica risonanza cinematografica acquista il Palazzo dello Spagnolo, collocato nel quartiere e set di numerosi film come “Giudizio Universale” e “La pelle”. Recentemente il quartiere ha ospitato le telecamere di Mediaset per la realizzazione della miniserie “O professore” con Sergio Castellitto e la sua difficile scolaresca. Piazza del Gesù Nuovo è un’altra frequentatissima location scelta da molti registi; basti pensare al film “Pacco, contropacco e doppiopacco” di Nanni Loy, o “Matrimonio all’Italiana” che immortala la Loren nella celeberrima trasposizione filmica della “Fulumena Marturano”. Altra tappa obbligata è Castel Nuovo: il monumento più rappresentativo di Napoli e set prediletto da Nanni Loy per le prime scene della rocambolesca e grottesca vicenda dei protagonisti di “Mi manda Picone”.
Spostandoci nella zona di Chiaia incontriamo le scale di via Crispi e diventa impossibile percorrerle senza ricordarci di Lello Arena e delle sue pene d’amore nel capolavoro di Massimo Troisi, “Scusate il ritardo”. Venendo a tempi più recenti, attraverso una rilettura del best seller di Roberto Saviano, Matteo Garrone riprende le storie del maleaffare dei quartieri di Scampia e le imprime nel suo “Gomorra”, ispirando la fortunatissima serie omonima, girata nei medesimi luoghi.
Ma ad Hollywood Napoli è ancora vista con grande ammirazione e così, nel 2010, Rayan Murphy conduce la diva hollywoodiana Julia Roberts nel vivo delle sue strade sicché in “Mangia, prega, ama” è possibile ammirare l’attrice che mangia a quattro mani la sua fetta di margherita ne L’Antica Pizzeria da Michele: un’immagine che immediatamente diventata un cult. Ancora una Napoli turistica è quella che ci viene mostrata ne “Il talento di Mr Ripley” girato a Procida, nella cui soleggiata e poetica intimità, Matt Damon, Jude Law e Gwyneth Paltrow si immergono in un intrigante thriller. Ultimo-ma solo per mere questioni cronologiche-il capolavoro “made in Naples” è sicuramente “I bastardi di Pizzofalcone”. Sei episodi tratti dagli appassionanti scritti di Maurizio De Giovanni il cui set è stato allestito in pieno centro antico: tra piazza San Domenico Maggiore, via Nilo, San Gregorio Armeno e San Biagio dei Librai, con tappa anche a palazzo Marigliano. Insomma, il cinema di tutti i tempi, cavalcando le ispirazioni di una città dalle mille sfaccettature come Napoli, ha cucito sulle sue trame immagini intramontabili che ancora oggi recano lustro a luoghi che da sempre affascinano, inquietano, sorprendono.
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#Enzo Riccio
n’art / moda
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"BLACK INNOCENCE"
LA MODA COME SISTEMA DI COMUNICAZIONE SOCIALE #Elena Piccolo Napoli è tante cose, e molti sono i motivi per cui la si può amare o meno, ma soprattutto Napoli è una grande capitale, ed ha una stupefacente capacità di resistere alla paccottiglia kitsch da cui è oberata, una straordinaria possibilità di essere continuamente altro rispetto agli insopportabili stereotipi che la affliggono.
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n’art / moda
Questa frase di Elsa Morante, che ben interpreta la realtà in cui versa la città di Napoli, ha ispirato il racconto di quei numerosissimi ed affascinanti posti in cui ogni giorno ci ritroviamo a vivere. Napoli è ricca, ricca di storia, arte, ricca di costumi e tradizioni. Napoli è dove riesci a vedere il “bello” ovunque, dove sei certo di vedere sempre posti nuovi ogni giorno, posti incantati, dimenticati. Napoli è scegliere tra migliaia di luoghi da visitare e sapere che forse non riuscirai mai a vederli tutti. La bellezza di Napoli non deriva solo dalla moltitudine di storia di cui è intrisa, spesso inquinata dalla “paccottiglia kitsch”, ma dal continuo meravigliarsi esplorando gli innumerevoli particolari che ogni monumento presenta. Le rifiniture, i particolari, le decorazioni ed infine i fregi che ogni singolo monumento della città offre a chiunque abbia occhi per guardare. È proprio da queste premesse, e la generosa arte presente nella città di Napoli che nasce il progetto di Clarice Borrelli, creatrice e stylist della capsule collection “BLACK INNOCENCE”, che letteralmente vuol dire “INNOCENZA NERA”, rappresenta la rabbia di chi non vuole abbandonarsi ai cliché che tormentano Napoli. Una rivoluzione culturale, non solo per patriottismo, ma soprattutto per volontà di denuncia proprio come ci insegna Vivienne Westwood, simbolo assoluto dell’anticonformismo nella moda. La regina del punk conferma ogni volta in passerella la sua ammirazione per tutto ciò che è passato e tradizione, ed è proprio da quest’ultima che nasce la capsule collection. La tradizione è tutto, e tutto parte da lì, senza il nostro passato non saremmo nulla. La rinascita dei fregi passa attraverso la moda e lo streetwear riproposto nella capsule collection. La mission di “BLACK INNOCENCE” è quella di immettere la collezione sul mercato ai fini di devolvere il ricavato alla ristrutturazione di palazzi e monumenti della città di Napoli. La collezione si prefigge, inoltre, lo scopo di valorizzare il lavoro della sartoria campana, attraverso l’hand-made del capo, partendo dalla realizzazione del cartamodello delle t-shirt, conferendo così una qualità ed una vestibilità unica.
“BLACK INNOCENCE”
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n’art / moda
“BLACK INNOCENCE”
t-shirt 100% CO Jersey stampa inchiostro ad immersione € 60,00.
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PERCORSI REALI: UN VIAGGIO TRA LE REGGE DEL CASERTANO #Filomena Diana
Prodotta dalla magistrale mano di Luigi Vanvitelli, la Reggia di Caserta è il gioiello borbonico più prezioso d’Italia, tanto prezioso da ispirare Versailles e la corte settecentesca più celebre del mondo occidentale. Questo splendido sito sorge nel cuore di quella che anticamente era conosciuta la terra di lavoro, una provincia campana che proprio in quel periodo cominciava a fiorire per via dell’autonomia che il regno di Napoli aveva conquistato rispetto alla corona spagnola. Prima dell’arrivo dei Borbone la reggia era un palazzo nobiliare e tantissimi anni vennero impiegati per l’ultimazione dei lavori della nuova residenza reale, la cui data succedette quella della morte del suo architetto. La Reggia di Caserta ha una pianta rettangolare che si sviluppa lungo una struttura che affaccia su quattro grandi cortili interni. A rapire completamente la vista e l’animo dei suoi visitatori sono però i giardini che costituiscono l’immenso parco fino alla famosa cascata, posta scenograficamente al culmine della fuga prospettica e adornata da mirabili sculture rappresenti figure storiche e mitologiche. L’arte scenografica settecentesca riveste l’intera struttura raggiungendo il suo culmine nell’ardito Scalone d’Onore che collega il vestibolo inferiore e quello superiore. Attraverso di esso si può accedere agli appartamenti reali. Procedendo verso gli interni, si trovano le sale destinate alla famiglia reale rispecchianti la cosiddetta “unità d’interni”, una delle principali caratteristiche della concezione architettonica e decorativa settecentesca. Il Novecento è stato per la real dimora un secolo di grande importanza che ha portato la Reggia ad accogliere iniziative artistiche d’avanguardia di marcato spessore storico-sociale.
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n’art / arte
A questo proposito è da citare la collezione Terrae Motus, costituita dopo il sisma dell’Ottanta che colpì la Campania e custodita tra gli ambienti della casa borbonica grazie al lavoro meticoloso di uno dei più grandi galleristi del tempo: Luicio Amelio, amico di molti artisti contemporanei tra cui Andy Warhol. Ai primi decenni del Novecento è da far risalire anche la creazione del Museo della Reggia di Caserta; in quello stesso periodo il sito venne dismesso dal patrimonio reale per diventare a tutti gli effetti Patrimonio dello Stato d’Italia. Seguendo l’arteria tracciata dai reali della famiglia Borbone nel Casertano, è facile che si venga condotti sino al piccolo paesino di San Tammaro. Qui sorge un magione strettamente collegato alla storia della Reggia di Caserta, noto come Reggia di Carditello. Anticamente ricoperta dal medesimo splendore della dimora che troneggia nella provincia, oggi purtroppo la Reggia di Carditello versa in condizioni disagiate ma c’è da dire che al suo destino si stanno interessando numerose associazioni ed enti che hanno dimostrato, attraverso tante iniziative di riqualificazione del sito, di avere a cuore il suo riscatto. Nonostante gli spazi interni pressoché distrutti e malridotti, la Reggia conserva ancora la sobria ed elegante architettura neoclassica. A firmare il progetto della Reggia di Carditello fu un allievo di Luigi Vanvitelli di nome Francesco Collecini. Tale fabbricato venne destinato a Carlo di Borbone e, sfruttando la grande distesa di boschi che l’attorniavano, ha avuto a lungo la funzione di appoggio per le tenute di caccia della corte. In seguito, per volere del Re Ferdinando IV, fu trasformata in una fattoria per la coltivazione del grano e l'allevamento di razze pregiate di cavalli e bovini.
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MUSIC MUSICA
GNUT FULL BAND 2/02 ore 21:00 Magazzini Fermi - Aversa BASSI MAESTRO 3/02 ore 22:00 Sound Music Club - Frattamaggiore 90’ S MUSIC FESTIVAL 5/02 ore 21:30 Cinema Hart - Napoli JAZZ E EGGS 8/02 ore 21:00 Piazza Margherita - Napoli RICHARD DAWSON 9/02 ore 22:00 Riot Studio - Napoli BLONDE REDHEAD 15/02 ore 21:00 Teatro Bellini - Napoli THE SONICS 16/02 ore 22:00 Tilt - Avellino GUÉ PEQUENO 18/02 ore 21:00 Casa della Musica - Napoli JAZZ E BACCALÀ 19/02 ore 22:30 Teatro Bellini - Napoli THE SOFT MOON 23/02 ore 21:30 Lanificio 25 - Napoli GIANCANE 24/02 ore 22:00 Morgana Music Club - Benevento LA TERZA CLASSE 26/02 ore 23:00 Salotto 26 - Caserta
EVENTS EVENTI
TATTOO EXPO 2-4/02 Mostra D' Oltremare - Napoli HAPPY CARNIVAL 10-13/02 Centro Storico - Capua TOUR DEGLI INNAMORATI 14/02 Luoghi vari - Napoli PROVA A LEGGERE 18-22/02 Port' Alba - Napoli NOTTE IN BIANCO 23/02 Via Roma - Aversa CINEMA FESTIVAL 25-26/02 Big Maxcinema - Marcianise FESTA DEL CIOCCOLATO 27-28/02 Piazza Tasso - Sorrento
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ART ARTE
SYLVAIN BELLENGER, ANDREA VILLANI 1-28/02 Museo di Capodimonte - Napoli POMPEI@MADRE - MATERIA ARCHEOLOGICA 1-28/02 Madre - Museo d’ Arte Contemporanea Donna Regina - Napoli VAN GOGH - IMMERSIVE EXPERIENCE 1-25/02 Basilica di San Giovanni Maggiore - Napoli BRUCE CONNER, STEVE MCQUEEN, CATHERINE OPIE 1-28/02 Thomas Dane Gallery - Napoli GIORGIO CUTINI - LE CITTÀ DI JO KUT 3-28/02 Pan - Palazzo delle Arti - Napoli DA DE NITTIS A GEMITO 10-28/02 Gallerie d’ Italia - Napoli
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n’art / arte
STORIE DI TALENTI I DISEGNI DI PIETRO ZARA SUL PODIO PER CASAPESENNA #Filomena Diana
Pietro Zara è un giovane di Casapesenna che, con le sue conquiste in campo artistico, ha tentato di dare un volto nuovo al suo paese, spesso martoriato da notizie di gran lunga più cupe e spiacevoli. Ma non è questo il caso. Qui si vuol parlare di arte, di riscatto, di passione e del coraggio di mettersi in gioco. I disegni di Pietro hanno un marchio immediatamente riconoscibile: sono un groviglio fantasioso di figurine che si attorcigliano su se stesse secondo un criterio solo apparentemente caotico. Il caos di Pietro è, in realtà, scrupolosamente architettato, meticolosamente rigoroso. Il suo talento, coltivato tra le aule dell’ Accademia di Belle Arti di Napoli, è stato subito riconosciuto attraverso un concorso che lo porta per un periodo a Milano, a inaugurare t-shirt, cover e palloni riportanti i suoi disegni. A motivarlo, come lui stesso conferma, è stata la mamma. Lo abbiamo intervistato per capire nel dettaglio come ha vissuto la sua formazione accademica, nonché il suo piccolo successo che sceglie nobilmente di dedicare e condividere con il suo amato paese.
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n’art / arte
Com’è nata la tua passione? Ho iniziato sin da bambino. Partivo da un particolare a caso a tutta forma. I miei genitori hanno notato la mia passione e mi hanno consigliato di iscrivermi al Liceo Artistico di Aversa. Lì mi sono specializzato in scultura creando oggetti con la carta pesta e l’argilla. I tuoi disegni sono molto particolari. A cosa ti sei ispirato? La footlocker è stata la mia prima fonte di ispirazione. Andavo lì e venivo affascinato da questo tipo particolare di grafica che c’era su alcune t-shirt. Tra gli artisti, sono stato influenzato da Keith Haring. Poi cosa è successo? Ho approfondito il mio stile e dopo la laurea all’ Accademia di Belle Arti di Napoli sono maturato tantissimo. È allora che passai dalle composizioni di oggetti illustrati ai segni compositivi che formano un’immagine. Parliamo ora del tuo debutto nel mondo dell’arte! Come ogni passione che si rispetti, la mia è stata una di quelle coltivata nella mia cameretta. Poi, grazie alle spinte motivazionali di mia madre, ho deciso che era arrivato il momento di espormi. Ho partecipato a diversi concorsi
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n’art / arte
ma uno in particolare, 26motiviperfarearte, ha cambiato il mio percorso artistico. Lo vinsi con un’opera intitolata Natura Astratta. Fu una grande soddisfazione perché quel concorso prevedeva che i miei disegni venissero stampati su delle t-shirt che tutti potevano indossare e portare in giro per le strade. Cosa ti è rimasto di quella vittoria? La cosa che più ritengo sia stata preziosa di quell’esperienza è il fatto che, grazie ad essa, sono riuscito nel mio piccolo a dare un volto più pulito al mio paese, Casapesenna. La mia vittoria la dedico proprio al mio territorio che sono orgoglioso di rappresentare e che rispetto moltissimo. L’arte può riscattare l’immagine di un paese come Casapesenna? Io ci credo! L’arte può salvare un territorio perché rispecchia la bellezza ed è espressione di un’alternativa, di unione. Nuovi progetti in arrivo? Continuo a studiare e a creare ma sto sperimentando strade diverse, ora mi dedico al graphic design e i disegni fatti a mano li passo al computer. Il digitale è un universo molto complesso ma affascinante e pieno di risorse.
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RestoBar Fresh & Tasti
Vicolo Santa Maria 25, Salerno @restobar
/restobar
n’art / cultura
IL MALOCCHIO USANZE, RITI E CREDENZE #Teresa Cozzolino
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hi, almeno una volta nella vita, non ha pensato di essere vittima dell’energia negativa da parte di una persona invidiosa o di un proprio nemico? Sono in molti a pensare che spesso la causa di sintomi quali depressione, mal di testa, cattivo umore o spossatezza possa derivare dall’influsso negativo del “malocchio”. La pratica del malocchio ha origini antiche e radici nei paesi orientali e in quelli della costa mediterranea. È chiamato così proprio perché viene esercitato attraverso lo sguardo carico di energia negativa che, colpendo la vittima, si manifesta sotto forma di qualche tipo di male prima citato. La persona colpita dal malocchio, per liberarsene, si affida a talismani o riti in base alla credenza popolare. Nel Sud Italia, coloro che pensano di essere vittima dei cosiddetti “occhi addosso”,
si sottopongono a un rito per scoprire se sono state colpite da questi sguardi malefici e, in caso positivo, procedono per farseli togliere. Il “guaritore”, conoscitore del rito, riempie il piatto (in ceramica) con dell’acqua e lo pone sulla testa della vittima, nel contempo recita delle preghiere ed esegue tre croci sul piatto, sulla fronte della vittima e su se stessa. Subito dopo versa delle gocce di olio nel piatto: se la goccia d’olio si allarga fino a sparire il malocchio c’è, se invece la goccia resta compatta e non si espande vuol dire che il malocchio non c’è o è lieve. Per eliminarlo, il guaritore distrugge la macchia d’olio o con le mani o tagliandola con un paio di forbici per poi gettare l’acqua lontano dalla persona colpita. La pratica viene eseguita per tre volte fino a che le macchie d’olio nell’acqua non risultano più piccole, fino a scomparire.
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n’art / cultura
SII TURISTA DELLA TUA CITTà! L’ ESPERIENZA CHE MI HA CAMBIATO LA VITA! #Luca De Martino
L’amore che provo per questa terra è un qualcosa di indescrivibile attraverso le parole. Forse anche attraverso le azioni. Di certo però le azioni, a differenza delle parole, producono una vera e propria trasformazione dell’amore in realtà. Quando ho iniziato questo percorso e sognavo di potermi battere per la mia cultura ero appena ventunenne e uscivo da un periodo molto movimentato e tumultuoso della mia vita. Avevo biso-
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gno di un grande input per continuare a vivere, per uscire da abitudini e stili di vita ben distanti da quelli che invece oggi mi vedono schierato ad alimentare il bene, la consapevolezza, il senso di appartenenza e ad abbracciare le speranze e i desideri di altre persone, talvolta mie coetanee, altre volte molto più grandi di me. La mia vita è strana, forse paradossale. In ogni prova accademica o percorso
n’art / cultura
ESSERE NAPOLETANO È MERAVIGLIOSO! APRITE I VOSTRI CUORI A NAPOLI. APRITE I VOSTRI CUORI.
istituzionale, ho fallito; pensiamo ad esempio alla scuola, al calcio, al nuoto e al canottaggio. Insomma, dove ho trovato regole ferree e gerarchie, dove c’era da subire le scelte altrui, io ho sempre raggiunto il traguardo con ritardi vari. Qui in Sii Turista Della Tua Città, invece, non esiste questa difficoltà, perché finalmente in un’esperienza della mia vita condivido con gli altri i miei tempi e la mia visione di una vita diversa da quella vista con gli occhi rassegnati al destino di una società alla deriva. Tante volte vorrei piangere dall’emozione, vorrei riuscire a liberarmi di un carico emotivo che per ora mi invade il cuore e l’anima ma che purtroppo non mi godo, perché le emozioni sono una cosa strana: te le godi e te le vivi solamente quando riesci a cacciarle fuori! In questi primi 6 anni dedicati alla mia città, con la quale sento un legame speciale, mi sono conosciuto tanto, mi sono messo alla prova tanto, mi sono distrutto tanto, ho vissuto tanto e tutto solo grazie all’accettazione dell’Amore. E pensa-
re che ero un adolescente che schifava Napoli, idolatrava l’estero, voleva vivere a Londra e Berlino, non conosceva nulla di questa città. Oggi sono un ragazzo diverso alla guida di un sogno cresciuto molto più di quanto potesse immaginare; ma questo ragazzo si sente sempre troppo giovane per un qualcosa di così grande. Non saprei mettere la mano sul fuoco su chi potrebbe vivere anche senza questo progetto, ma una cosa certa la so: ho giurato dinanzi al mare di servire la mia terra e il mio popolo a qualsiasi costo, a prescindere da ogni sofferenza e ostacolo. Non saranno problemi economici a farmi desistere, non saranno offerte economiche lavorative migliori a distrarmi, non saranno posti di potere a farmi dimenticare le mie origini. Il mio cuore sarà incorruttibile, non cercherà ricchezza e potere per risollevarsi; lui – il mio cuore – cercherà una vita migliore su questa terra e in questa città. Se serve qualcuno che si sacrifica un pò in più per gli altri, io ci sono e senza freni.
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n’art / turismo
LUOGHI DA SCOPRIRE SECONDO IL TELEGRAPH #Ilaria Betti
ERCOLANO E OPLONTIS Il fascino di Pompei è noto a tutti. Meno quello di Ercolano e di Oplontis, secondo il Telegraph. Gli scavi di Oplontis si trovano al centro della moderna città di Torre Annunziata. Il monumento principale, unico visitabile di quest’area, è la villa di Poppea inserita tra i beni che l’Unesco ha definito “Patrimonio dell’Umanità”: grandiosa costruzione residenziale della metà del I secolo a.C., ampliata in età imperiale, era in corso di restauro al momento dell’eruzione. Ercolano è, invece, più nota: distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 79, secondo il giornale “batte” Pompei per il grado di conservazione dei resti.
RAVELLO Una vista spettacolare a picco sulla Costiera Amalfitana, il blu del mare, la vegetazione a completare il quadro: Ravello è una vera e propria “chicca” per chi si aggiri in questa zona. “È posizionata come un nido di aquila nel paesaggio della Costiera, riporta il Telegraph. Ravello è la più rilassante e affascinante meta della riviera. Meglio visitarla all’inizio dell’estate quando il traffico è minore e quando le sue terrazze e le pergole sono in fiore”.
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MARINA DI PISCIOTTA Situata a 100 km a sud di Salerno, in Campania, Pisciotta è un comune di poco più di duemila abitanti, inserito nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Un luogo sospeso nel tempo, spesso poco noto, ma che meraviglia il visitatore per la sua bellezza e per i suoi colori pastello. Lee Marshall, autore di viaggi per il Telegraph, spiega così il suo fascino: “Pisciotta è quel tipo di piccola città costiera del sud che uno si immagina, ma che spesso non trova aderenze nella realtà. La città vecchia è posta su una collina, a pochi passi dalla spiaggia di Marina di Pisciotta. È un posto fatto di piccole vie strette tra case colorate, reperti antichi custoditi in chiese nascoste, minuscole piazze con la loro inevitabile fauna di anziani col cappello che giocano a carte o che semplicemente guardano il mondo scorrere”.
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n’art / consiglia
DA LEGGERE: NON SCENDETE A NAPOLI #Antonio Pascale Tutti conosciamo Napoli e il suo bagaglio di luoghi comuni secolari: allora perché andarci? Questo libro nasce da una paradossale provocazione guida semiseria, all’insegna dell’ironia e del rovesciamento, che è soprattutto una dichiarazione di amore-odio nei confronti di una città che non può stare indifferente, specialmente a chi le appartiene.
IL PRIMO GIORNO DELLA FELICITÀ #Erri De Luca Don Gaetano è uomo tuttofare in un grande caseggiato della Napoli popolosa e selvaggia degli anni cinquanta: elettricista, muratore, portiere dei quotidiani inferni del vivere.
101 COSE DA FARE A NAPOLI ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA #Agnese Palumbo Si arriva a Napoli con il pregiudizio che questa città sia tutta sole, pizza e mandolino. Premesso che la pizza è una delle cose migliori che esistano al mondo e che la musica napoletana resta uno dei patrimoni dell’umanità, possiamo serenamente affermare che Napoli oggi è molto altro.
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n’art / consiglia
IL RESTO DELLA SETTIMANA #Maurizio De Giovanni Non si può parlare di Napoli senza parlare del Napoli, senza descrivere la passione viscerale dei suoi abitanti per il calcio e la squadra che li rappresenta: questo libro riesce a raccontare, grazie ai personaggi indimenticabili, cosa voglia dire essere tifosi nella città in cui Maradona è ancora venerato come un santo laico.
IL VENTRE DI NAPOLI #Matilde Serao Matilde Serao è stata una scrittrice coraggiosa e combattiva, nonché la fondatrice del ‹‹Mattino››: questo libro è uno straordinario reportage letterario della Napoli di fine Ottocento, un affresco corale lucido e ancora attuale della città.
LA KRYPTONITE NELLA BORSA #Ivan Cotroneo Queste pagine ci portano in una Napoli che non conosciamo e che vediamo con gli occhi di un bambino di sette anni: la psichedelia degli anni Settanta, tra collettivi e feste, e le vicende di una famiglia squinternata e bellissima, tra sarte che cuciono pantaloni a zampa d’elefante e parenti convinti di essere Superman.
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HAPPY CARNIVAL 10/11/12/13 FEBBRAIO 2018 CENTRO STORICO, CAPUA (CE)
n’art / ricettario
RICETTE CAMPANE MIGLIACCIO #GialloZafferano Difficoltà:
Preparazione:
Cottura:
Dosi per:
Costo:
bassa
20 min
60 min
10 persone
basso
A Carnevale ogni “torta” vale ma una delle leccornie carnevalesche che dovete assaggiare è sicuramente il Migliaccio, appartenente alla tradizione campana e dalle origini molto antiche. L’ingrediente principe è appunto il miglio: la farina ottenuta da questo cereale era legata alla cucina povera partenopea, dove era impiegata in numerose preparazioni. Oggi si usa generalmente il semolino, fatto cuocere in un composto di latte e burro quindi amalgamato ad altri basilari ingredienti quali uova, zucchero e ricotta. Tanto semplice da preparare quanto unico per gusto e consistenza, il migliaccio diventerà uno dei vostri dolci preferiti soprattutto in queste gioiose e colorate occasioni di festa.
INGREDIENTI Semolino 200 g
Latte 500 g
Zucchero 250 g
Acqua 500 g
Ricotta vaccina 350 g
Uova 4 medie
Burro 40 g
Scorza d’arancia 1
Baccello di vaniglia 1
Sale fino 1 pizzico
Zucchero a velo q.b
NOTA i tempi di cottura del semolino CONSIGLIO Potete insaporire l’impasto aggiungendo un liquore di agrumi, gocce di cioccolato fondente, uvetta passa, pinoli, canditi... CONSERVAZIONE
inviaci le tue ricette all’indirizzo mail: nartricettario@gmail.com
Il migliaccio può essere conservato in frigo per 3/4 giorni.
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N’art è guardare la Campania con occhi diversi, dedicarle uno spazio nella mente e nel cuore o perchè no, anche nel palato. Non perderti il prossimo numero di Marzo, corri a cercarci, è gratis!
t r a ’ n ura
arte e cult
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FESTIVAL 25 • 26 • FEBBRAIO 2018 BIG MAXCINEMA - STRADA STATALE 87, MARCIANISE (CASERTA)
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