Ersilia: il Museo Diffuso tra Coghinas e Limbara

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ERSILIA IL MUSEO DIFFUSO TRA COGHINAS E LIMBARA Tesi di Laurea Magistrale a Ciclo Unico in Architettura a.a. 2015-2016 Relatore: Alessandro Cambi Correlatore: Romeo Farinella

di Eleonora Sorio

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ERSILIA A Ersilia, per stabilire i rapporti che reggono la vita della città, gli abitanti tendono dei fili tra gli spigoli delle case, bianchi o neri o grigi o bianco-e-neri a seconda se segnano relazioni di parentela, scambio, autorità, rappresentanza. Quando i fili sono tanti che non ci si può piú passare in mezzo, gli abitanti vanno via: le case vengono smontate; restano solo i fili e i sostegni dei fili. Dalla costa d’un monte, accampati con le masserizie, i profughi di Ersilia guardano l’intrico di fili tesi e pali che s’innalza nella pianura. È quello ancora la città di Ersilia, e loro sono niente. Riedificano Ersilia altrove. Tessono con i fili una figura simile che vorrebbero piú complicata e insieme piú regolare dell’altra. Poi l’ abbandonano e trasportano ancora piú lontano sé e le case. Cosí viaggiando nel territorio di Ersilia incontri le rovine delle città abbandonate, senza le mura che non durano, senza le ossa dei morti che il vento fa rotolare: ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma. Italo Calvino, “Le città invisibili”

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INDICE ABSTRACT CAPITOLO 1 Inquadramento territoriale: le due Sardegne Le politiche turistiche della Regione

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I limiti del PPR

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Viabilità e strutture ricettive dell’entroterra

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La ricchezza dell’entroterra

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I Parchi e i Siti Protetti

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L’insularità

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CAPITOLO 2 Tra lago e montagna

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Gallura e Monteacuto

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Il Lago Coghinas

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Il massiccio del Limbara

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Tracce di un passato

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Dal Neolitico all’età giudicale

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Gli stazzi

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La scarsità dell’offerta ricettiva

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CAPITOLO 3 Rivelazione di un paesaggio

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Dalla storia del paesaggio alla storia dell’uomo 51 Chiesa di Nostra Signora di Castro

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Resti sommersi

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Lago del Coghinas

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Il ponte Diana

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Le case cantoniere

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Il sughero

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Vallicciola

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Base USAF

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Il museo diffuso

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Casi studio

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Strategia di attivazione:costruzione di un

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paesaggio

CAPITOLO 4 Poli attivatori

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La mobilitĂ esterna

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Tempio Pausania

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Oschiri

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CAPITOLO 5 81

Rete MobilitĂ interna

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Servizi

83

CAPITOLO 6 Interventi puntuali Selezione e rivelazione

6

87 89

Selezione

89

Divisione per tematiche

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Dispositivi di rivelazione

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Inserimento nella rete

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Creazione di un paesaggio

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Libertà di percorso

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I dispositivi

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Frame

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Risalita

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Belvedere

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Quadro

99

Promenade

100

Sosta

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CAPITOLO 7 Un paesaggio rivelato

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Case cantoniere

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La villa del Ponte Diana

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Cantoniera Turrina

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Cantoniera Caddau

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Strade sommerse

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Vallicciola

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CONCLUSIONI

137

FOTO

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BIBLIOGRAFIA

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RINGRAZIAMENTI

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ELABORATI GRAFICI

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ABSTRACT Il problema che riguarda la Gallura e gran parte della Sardegna, considerata la sua bassa densità demografica, è l’enorme peso assunto dall’insediamento costiero. Questo si traduce in una massiccia infrastrutturazione ed edificazione mirata ad un uso turistico dei litorali, rendendo squilibrati gli assetti territoriali già delicati. Si è creato un unico, grande e frammentato waterfront, poco integrato con le aree interne in cui il debole sistema di accessibilità e di fruizione della naturalità ha contribuito a generarne l’abbandono e il disinteresse. Alla luce di queste premesse, l’obiettivo della tesi è di destagionalizzare l’afflusso di visitatori locali ed esterni, e incanalare parte del flusso turistico dalla costa verso l’entroterra, ponendo l’attenzione sulle aree rurali della Sardegna, per conoscere e accrescere il loro valore storico e paesaggistico. Infatti la Sardegna, nei secoli, è sempre stata abitata da un popolo di terra più che di mare, con un carattere introverso che mira all’interno, all’economia di sussistenza e allo sviluppo della cultura locale. L’area geografica compresa fra il lago Coghinas e il monte Limbara, al confine tra la Gallura e il Montacuto, è caratterizzata da diversi elementi di rilevanza storica e paesaggistica. La strategia progettuale consiste nel rivelare questi elementi con la creazione del Museo Diffuso di Ersilia. Due sono i poli attivatori e rappresentano le porte del museo diffuso: nuclei di facile accesso dotati di adeguati servizi per il turista. Nel territorio viene inserita una rete di mobilità e di servizi atti a garantirne una facile fruizione, ricucendo un tessuto frammentato, collegando diverse tipologie di trasporti, garantendo la mobilità lenta e la lettura unitaria del paesaggio dal lago alla montagna. All’interno di questa rete sono stati

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collocati i dispositivi, degli interventi puntuali volti alla rivelazione di alcuni aspetti della storia dell’uomo e del paesaggio, presenti ma invisibili. Il segno umano, quindi, non vuole imporre il nuovo, quanto piuttosto disvelare il già esistente, evidenziando i contorni sbiaditi di una storia e un’identità che stanno per essere dimenticate.

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CAPITOLO 1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE: LE DUE SARDEGNE

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La Sardegna è una delle regioni europee in cui un’economia moderna e diversificata riesce a convivere con un ecosistema ancora intatto, a tratti addirittura vergine, nonostante una civilizzazione plurimillenaria. Questo aspetto può essere ricondotto alla sua bassa densità demografica, pari a 69 ab./kmq, equamente distribuiti nel territorio ad eccezione della città di Cagliari che supera i 1000 ab./kmq (vedi fig.1). Ciò che sta rendendo squilibrato questo assetto demografico è lo sviluppo del turismo degli ultimi decenni, che ha portato ad una massiccia infrastrutturazione ed edificazione della fascia litoranea. Si sono create negli anni tante isole interne, a causa dell’orografia difficile e alla mancanza di adeguati collegamenti regionali capillari1. Per questo si parla di due Sardegne: la Sardegna costiera, ricca di infrastrutture, turismo e offerte lavorative, e la Sardegna rurale, sede di storia, archeologia e tradizione.

1. Massimo Carta, La sottile linea blu

LE POLITICHE TURISTICHE DELLA REGIONE Lo sviluppo turistico della Regione ebbe inizio negli anni ’50 quando venne istituito l’ESIT (Ente Sardo Industrie Turistiche). L’Ente, soppresso nel 2006, aveva l’obiettivo di promuovere iniziative dirette allo sviluppo delle attività turistiche, incoraggiare iniziative private e la costruzione di alberghi2. L’azione di governo era orientata verso l’incremento della ricettività e della comunicazione volta alla conoscenza delle attrattive, ma non era organizzata in un programma organico che informasse riguardo la localizzazione territoriale degli insediamenti turistici e una campagna di sensibilizzazione che favorisse lo sviluppo del turismo nelle aree rurali della Regione.

2. Art.2 L.R. n.62 del 22.11.1950

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fig.1

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Negli anni 60 venne attribuito un ruolo di rilievo al turismo in seguito alla redazione del Piano Straordinario di Rinascita Economica e Sociale del 19623, in modo da inserire l’economia della Sardegna all’interno del contesto nazionale e internazionale. Si procede con incentivi agli operatori economici privati del settore ricettivo, ma la mancanza di una normativa urbanistica adeguata e controlli insufficienti in un’epoca di espansione hanno portato ad una pianificazione selvaggia della fascia costiera. Risale infatti al 1962 l’istituzione del Consorzio Costa Smeralda, da parte dello sceicco Karim Agha Khan, per promuovere il settore delle vacanze di lusso, dando vita ad una edificazione dissennata di strutture alberghiere e seconde case che si protrae fino ad oggi4. Solo con l’individuazione dei Comprensori si ha la possibilità di migliorare la pianificazione regionale: vennero individuati in seguito al Piano di Intervento relativo al quinquennio 1965-1969 che riguardavano ambiti per lo più costieri (ad eccezione del Gennargentu destinato a Parco Naturale), individuati secondo tre parametri: la presenza di risorse naturali di interesse turistico; l’esistenza di iniziative di valorizzazione; la presenza di un’attrezzatura infrastrutturale. Tuttavia, nonostante fosse un elemento innovativo nella politica regionale, il piano era destinato a fallire perché la maggior parte dei Comuni era sprovvista di un piano regolatore e di piani per la tutela del paesaggio. Giunti agli anni ’70 il turismo marino-balneare era notevolmente cresciuto, attratto dalla bellezza del paesaggio, ma la fascia costiera (in particolare nella zona nord orientale dell’isola) era stata intensamente edificata ed erano falliti i tentativi di eliminare gli squilibri territoriali. È in questi anni che prende piede un forte movimento ecologista e viene emanato un provvedimento normativo di regolamentazione edilizia e tutela ambientale5 che, per esempio, vieta l’edificazione entro i 150

3. Piano approvato con legge nazionale n.588 del 11.06.1962

4. “Stato e prospettive di sviluppo turistico nelle aree interne della Sardegna”, Gesuina Mele

5. L.R. n.10 del 09.03.1976

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6. L.R. n.26 del 03.06.1975

7. L.R. n.31 del 07.06.1989 8. L.R. n.45 del 22.12.1989

metri dalla costa. È sempre più forte anche il divario economico e sociale fra le aree costiere e quelle rurali dell’interno: per questo motivo vennero istituite le Comunità montane6, volte alla difesa del suolo e alla protezione della natura, oltre che all’eliminazione degli squilibri sociali ed economici. Negli anni ’80 vennero emanate due leggi importanti: la prima per la definizione del Sistema Regionale dei Parchi, delle riserve, dei monumenti naturali, mirata alla loro conservazione e al loro recupero7; la seconda impone l’uso dei Piani Paesistici e dei Piani Urbanistici, provinciali e comunali, e le norme di salvaguardia della fascia costiera8. Si manifesta in questo modo una volontà di difesa dell’ambiente e uno scontro con l’imprenditoria privata, sempre più costretta ad una riduzione delle volumetrie. Negli anni ’90 si ha il primo vero passo verso una differenziazione dell’offerta turistica: la Regione approvò diversi provvedimenti volti al recupero e alla valorizzazione dell’identità sarda, in termini economici, sociali e turistici. Si scelse di aiutare le strutture esistenti a riconvertirsi in albergo diffuso piuttosto che favorire le nuove costruzioni, per rendere chiara l’intenzione di voler promuovere un turismo interessato alla conoscenza del territorio. Nel 1999 venne approvato il Piano Regolatore del Turismo, nel quale si nota una volontà di cambiamento di immagine rispetto al mono prodotto marinobalneare: vengono richiamati gli elementi dell’identità e l’integrazione di più prodotti turistici (costa, parchi, natura, sport, archeologia, centri storici, enogastronomia, nautica…). È chiara quindi la volontà di non voler più rappresentare l’entroterra come il “retrobottega” bensì come elemento di pregio. Negli ultimi anni la Regione si è impegnata sempre di più nel favorire lo sviluppo turistico delle aree interne con un’azione concreta del

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governo. Gli obiettivi che si intende perseguire consistono nell’ampliamento della stagione turistica in modo da non renderla confinata ai mesi estivi, tramite la diversificazione dell’offerta, non solo balneare ma anche legata alla natura, alla cultura, all’enogastronomia; vengono proposti collegamenti aerei più frequenti e a basso costo; viene diversificata l’offerta ricettiva, introducendo il museo diffuso e il recupero delle zone interne; in ultimo si cerca una maggiore collaborazione fra iniziative pubbliche e private. Una parte di rilievo è data ai nuovi strumenti teorici ed operativi introdotti: il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) e il Piano Regionale di Sviluppo Turistico Sostenibile (PRSTS)9

I limiti del PPR Il Piano Paesaggistico Regionale, approvato nel 2006, è uno strumento di governo del territorio che si propone di preservare, tutelare, valorizzare e tramandare alle generazioni future l’identità culturale, storica e ambientale del territorio sardo. Vuole inoltre garantire la salvaguardia del territorio e promuovere forme di sviluppo sostenibile al fine di migliorarne la qualità. Il piano identifica 27 ambiti di paesaggio costieri, perché considerati una risorsa strategica per lo sviluppo sostenibile del territorio sardo e attrattivi a livello turistico10. Il limite di questo Piano riguarda gli ambiti di paesaggio dell’entroterra, dei quali sono stati delineati i confini ma non sono state studiate nel dettaglio. In questo modo risulta ancora molto netta la separazione tra la fascia costiera e le aree rurali dell’entroterra, non favorendo l’afflusso di turisti e il decongestionamento del litorale (vedi fig.2).

9. Delibere della Giunta Regionale n.39/15 del 05.09.2006 e n.19/1 del 09.05.2007

10. Fonte: www. sardegnaterritorio.it

Viabilità e strutture ricettive dell’entroterra Per quanto riguarda l’offerta ricettiva, è difficile capire qual è la domanda relativa al territorio

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fig.2

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interno, dal momento che i dati sono forniti su base provinciale e non comunale. Quello che si può notare è che la maggior parte delle strutture ricettive sono concentrate nelle province di Sassari e Olbia-Tempio, che da sole ospitano la metà delle strutture ricettive della Regione11. (vedi fig.3) Il dato relativo al numero di turisti in arrivo al mese mostra che la quasi totalità dei visitatori si concentra nei mesi fra giugno e settembre, nelle province di Olbia, Sassari e Cagliari: si può quindi dedurre che le strutture ricettive siano principalmente legate al territorio costiero, come confermano i dati ISTAT (vedi fig.4).

11. Fonte: ISTAT

LA RICCHEZZA DELL’ENTROTERRA Alla luce dei dati forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica (vedi paragrafo precedente), risulta chiaro che gli squilibri legati al peso della fascia costiera in contrapposizione all’abbandono dell’entroterra sia dovuto alla mancanza di vie di comunicazione adeguate a alla scarsità di informazioni fornite ai visitatori riguardo la grande quantità di elementi di rilevanza storica, culturale e paesaggistica dell’entroterra.

I Parchi e i Siti Protetti Sono molti gli elementi di pregio dell’entroterra a livello naturalistico, fra i quali i numerosi Parchi Naturali, le foreste ricche di esemplari di flora e fauna tipici dell’isola, e i Siti di Importanza Comunitaria I Siti di Importanza Comunitaria (SIC) fanno parte della principale strategia europea per la conservazione della natura. Sono aree strategiche per la tutela di habitat naturali e semi-naturali che rischiano di scomparire o legati a specie animali o vegetali minacciate da estinzione. In Sardegna i SIC sono 91, e includono circa 475.000 ettari, il 19,7% della superficie regionale.12 Le foreste demaniali della Sardegna, gestite

12. Fonte: www. sardegnanatura. com

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fig.3 dall’Ente Foreste, coprono il 10% del territorio regionale e ospitano una fitta rete di sentieri segnalati, cartellonistica informativa e aree attrezzate. Sono spesso incluse in parchi naturali, Siti di Importanza Comunitaria o Zone di Protezione Speciale, e sono luoghi adatti per l’escursionismo, il biowatching e la fotografia naturalistica. I Parchi nazionali della Sardegna occupano una superficie di 25.000 ettari e sono divisi fra il Parco dell’Asinara, il Parco della Maddalena e il Parco del Gennargentu, il primo ad essere stato tutelato fin dagli anni ’60. Sono contraddistinti da caratteristiche ambientali uniche e offrono tre diverse visioni del territorio vario della Sardegna. (vedi fig.5)

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fig.4 21


fig.5 22


L’insularità Per contrastare gli effetti dell’insularità, nel tempo è stata sviluppata una buona rete di servizi e impianti portuali e aeroportuali ben distribuiti nella regione e localizzati nelle maggiori città (vedi fig.6).Ciò che non è ancora stato efficacemente risolto è il tema dell’accessibilità alle località interne, soprattutto nella stagione turistica quando il numero dei visitatori aumenta in modo considerevole. Se si riuscisse a rendere più agevole l’accesso alla ruralità, soprattutto attraverso i mezzi pubblici, si riuscirebbero a cogliere molti aspetti della Regione che rimangono in questo modo sconosciuti. Il territorio interno infatti è ricco di reperti storici e archeologici disseminati in tutta l’isola, in particolare lungo le antiche vie di comunicazione, romane e antecedenti. (vedi fig.7) La più antica documentazione di una organizzazione viaria della Sardegna risale al II secolo a.C., su due miliari in basalto lungo la via da Bosa a Cagliari. La seconda risale all’epoca romana ed è relativa alla via militare dove si era stabilita la “cohors lusitanorum”(vedi fig.8). Le coorti romane erano milizie ausiliarie che vennero stanziate in punti strategici dell’isola a partire dal regno di Augusto e che avevano il compito di controllare i territori conquistati dai romani, perpetrando un’azione repressiva nei confronti delle popolazioni indigene (Balari, Corsi e Ilienses)13. Altre informazioni sono reperibili in uno stradario del III secolo d.C., l’Itinerarium Antonini, in cui si notano le principali vie di comunicazione ricondotte a quattro percorsi da nord a sud, a partire da Tibula per giungere fino a Caralis (Cagliari). È proprio nelle intersezioni di queste antiche vie di comunicazione che sono giunti fino a noi i principali reperti archeologici dell’isola, soprattutto nell’area centrale dell’isola, fra Sassari, Nuoro e Oristano. (vedi fig.9)

13. Fonte: museo archeologico di Oschiri

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fig. 6

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fig. 7

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fig. 8

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fig. 9

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CAPITOLO 2 TRA LAGO E MONTAGNA

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GALLURA E MONTEACUTO Diversi elementi di rilevanza storica, culturale e paesaggistica sono stati riscontrati nell’area geografica compresa fra il Lago Coghinas e il Monte Limbara, al confine fra la Gallura e il Monteacuto. Queste ultime sono due subregioni localizzate nell’aera nord-orientale della Sardegna, che comprendono i Comuni di Oschiri, Berchidda, Tula, Tempio Pausania, Calangianus e Luras, entro i quali è racchiusa l’area geografica oggetto di studio (vedi fig.10). La Gallura comprende l’estremità nord-orientale e si estende a ovest fino al fiume Coghinas e al Monte Limbara, dalla città costiera di Olbia fino alla cittadina di Tempio Pausania, e comprende i Comuni di Oschiri, Tempio Pausania, Calangianus e Luras. Ha un’economia molto sviluppata soprattutto per quanto riguarda il settore turistico, e vanta primati a livello internazionale per l’industria del sughero e del granito. Questa area geografica venne popolata sin da quando l’uomo moderno sbarcò sull’isola, circa 20000 anni fa, e lo dimostrano i diversi reperti archeologici disseminati nel territorio, fra i quali molti nuraghi. Mentre nel periodo romano la città più importante era Olbia perché era il porto maggiormente vicino alla penisola, a partire dal periodo giudicale fino a quello sabaudo si svilupparono maggiormente le città interne di Tempio e Calangianus, favorite dalla posizione fra le montagne che le difendeva da barbari e pestilenze, mentre le coste videro un rapido spopolamento a causa delle incursioni piratesche arabe. Solo a partire dal XX secolo l’assetto demografico si è nuovamente invertito a favore della fascia costiera, grazie al miglioramento dei collegamenti costieri e ad una maggiore affluenza turistica, che favoriva un rapido sviluppo economico e maggiori opportunità di lavoro.

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fig.10

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L’elemento che caratterizza l’architettura della Gallura è il granito, con il quale venivano costruiti stazzi, chiese ed edifici cittadini. Il Monteacuto è l’altra regione interessata da questo studio, in particolare i Comuni di Berchidda e Tula. Deve il suo nome all’omonimo monte che sorge nei pressi di Berchidda, sulla cui estremità sorge il castello Monte Acuto, eretto in epoca giudicale. Questa area geografica fu intensamente popolata fin dalla preistoria e sono molti i reperti archeologici disseminati sul territorio, dai dolmen, alle domus de janas (letteralmente “casa delle fate”, strutture sepolcrali preistoriche scavate nella roccia), ai nuraghi, come anche le chiese romaniche, che sorgono in luoghi privilegiati sulla cima delle colline e godono di un’ampia visuale sul paesaggio circostante.

Il Lago Coghinas

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14. Fonte: www. sardegnaabbandonata.it

Fra i macro-elementi di valore paesaggistico presenti nell’area di studio vi è il Lago Coghinas, un lago artificiale creato nel 1927 quando furono realizzati la diga e la centrale idroelettrica di uno dei maggiori corsi d’acqua dell’isola, il fiume Coghinas. Si estende nella subregione del Monteacuto, alle porte della Gallura, e raccoglie le acque provenienti dal Rio Mannu. La diga fu costruita tra il 1924 e il 1926 per conto della Società Imprese Idrauliche ed Elettriche del Tirso, sotto la direzione degli ingegneri Angelo Omodeo e Luigi Kambo14. Lunga 185 metri e alta 58, forma un bacino di 254 milioni di metri cubi d’acqua. Sulla sponda orientale della gola, alle pendici del Monte Limbara, si erge una villa in stile Liberty tipico dell’epoca, che doveva ospitare il direttore dell’impianto, oggi abbandonata. Attorno al lago si estendono vallate pianeggianti di macchia mediterranea e boschi di lecci e sugherete. I venti si incanalano fra le vette dei monti e generano un habitat adatto a diverse specie animali e vegetali: persico, pesce gatto, carpe e gamberi sono le più adatte ai praticanti di pesca sportiva, e sono diverse le specie di uccelli per gli amanti di birdwatching. Il paesaggio è adatto a chi pratica mountain bike o trekking. È importante menzionare l’oasi delle Steppe Sarde, un’area definita come Campo di Ozieri e pianure comprese tra Tula e Oschiri, poco più a sud del Lago Coghinas, che costituisce un sito di interesse comunitario (SIC) (vedi fig.11). È un’oasi di 8 ettari in gestione al WWF Italia e inserita nella rete Natura 2000. Il sito è caratterizzato principalmente da sugherete e, per quanto riguarda la fauna, è sito di riproduzione della gallina prataiola, ma si trovano anche esemplari di lepre sarda, donnola sarda, raganella sarda e discoglosso sardo.

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fig.11

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Il massiccio del Limbara

Il secondo macro elemento di rilievo dell’aera è il massiccio del Limbara (la cui cima più alta raggiunge i 1362), condiviso tra i Comuni di Oschiri, Tempio Pausania, Calangianus e Berchidda. Il nome probabilmente deriva da “Limes Balares” (confine dei Balari), in quanto costituiva in epoca romana la linea di confine tra la regione abitata a nord dai Corsi (la Gallura) e dai Balari (il Monte Acuto). La vegetazione presente sul massiccio montuoso è costituita principalmente da alberi da sughero e leccio, ma sono presenti anche boschi di conifere, piantati dall’uomo in seguito all’incendio del 1936 che distrusse gran parte dei boschi alle pendici del monte. Gran parte del territorio è gestito dall’Ente foreste della Sardegna che vi ha realizzato percorsi escursionistici divisi per tematiche, dal percorso che collega le fonti d’acqua ad un itinerario dedicato all’avvistamento di particolari specie animali e vegetali. La formazione vegetale prevalente è la macchia mediterranea costituita da erica da scope, corbezzolo,

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fig.12

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fig.13

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lentisco e fillirea. Ad una quota più elevata si trovano principalmente lecci che, nelle valli, sono associati al frassino orniello, all’agrifoglio, all’acero minore e al tasso. Più raramente si trovano allo stato spontaneo il pioppo tremulo e il pino marittimo. I boschi di sughero invece sono il risultato delle modificazioni del paesaggio apportate dall’uomo15. La fauna è costituita più comunemente da mammiferi come il cinghiale, la volpe, la martora, la donnola, il gatto selvatico, la lepre sarda e il coniglio selvatico. Il daino e il muflone sono stati reintrodotti dall’uomo e sono al momento controllati in un’area ristretta. Fra gli uccelli si può avvistare l’aquila del Bonelli, l’aquila reale, la poiana, il gheppio, lo sparviero, il falco pellegrino, l’astore, la civetta, l’assiolo, il corvo imperiale, la cornacchia grigia, la ghiandaia, la taccola e il passero solitario. Tra i rettili e gli anfibi sono da citare la lucertola del Bedriaga, la biscia dal collare, l’euprotto sardo, il discoglosso sardo, la raganella sarda (vedi fig.12-13).

15. Fonte: www. montelimbara.it

TRACCE DI UN PASSATO Dal Neolitico all’età giudicale L’area geografica presa in oggetto, come già annunciato, fu popolata sin dalle epoche più antiche, in particolare la zona di Oschiri- Castro, che vanta una posizione geografica che ne ha fatto centro nevralgico per i collegamenti viari (si consideri che nel solo territorio di Oschiri si possono contare 70 domus de janas, 15 tombe dei giganti, 60 nuraghi, 14 chiese antiche). Spesso ancora oggi si trovano sulle piccole alture diverse fortificazioni sorte in epoca nuragica e ancor di più in epoca romana, che garantivano il controllo sulle campagne circostanti e sulle strade che convergono verso Castro (da “castrum”, accampamento).

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fig.14

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La prima traccia del passaggio dell’uomo risale al Neolitico (6000 a.C. – 1800 a.C.), come testimoniano le diverse domus de janas disseminate nel territorio, soprattutto nella zona a sud del lago Coghinas. In epoca nuragica (1800 a.C. – 900 a.C.) l’occupazione del territorio diventò più capillare e si trovano numerosi resti di villaggi soprattutto in prossimità dei nuraghi. In età romana e bizantina (238 a.C – 1000 d.C.) venne stanziato sul colle San Simeone la cohors III Aquitanorum, ovvero le truppe che avevano il compito di fronteggiare le incursioni dei Balari. La valle del Coghinas venne scelta come punto strategico, in cui convergevano le tre principali vie di comunicazione che conducevano ad Olbia, a Porto Torres e a Cagliari. Una traccia di questa strada è stata svelata in seguito ad un lungo periodo di siccità che ha seccato il bacino del Coghinas, rivelando l’antica via romana in prossimità del colle San Simeone. Un elemento di rilievo dell’epoca giudicale e basso medievale (1000 d.C. – 1492 d.C.) è la chiesa di Nostra Signora di Castro, costruita nel XII secolo, che fu sede vescovile dell’antica diocesi di Castro.

Gli stazzi Oltre ai reperti archeologici più importanti, un altro elemento che caratterizza questa area geografica e in particolare la Gallura è lo stazzo. Il nome, derivante dal latino, indica un luogo di sosta e fu il fulcro della vita rurale di pastoriagricoltori per migliaia di anni, anche se molti degli stazzi presenti nell’area di studio sono stati eretti negli ultimi secoli (vedi fig.14). Costruito in granito, lo stazzo era costituito solitamente da un unico ambiente, a cui era annesso esternamente il forno e un magazzino. Gli agglomerati di stazzi formavano i cussorgi (cussogghj in sardo), dei piccoli villaggi uniti da forti vincoli di collaborazione.

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fig.15

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fig.16

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LA SCARSITÀ DELL’OFFERTA RICETTIVA La netta separazione fra la costa e l’entroterra che si è verificata in seguito allo sviluppo del turismo ha però consentito il preservarsi di molti aspetti della tradizione e della cultura, che sono rimasti invariati nel corso dei secoli. L’area di studio è ricca di eventi folkloristici come il carnevale di Tempio, il più importante Carnevale allegorico dell’isola, i cui balli risalgono al Settecento. Fra gli altri si citano anche il Festival Internazionale del folklore di Tempio e il Time in Jazz, festival di musica jazz che si svolge da qualche anno a Berchidda, patria del jazzista Paolo Fresu. Il territorio di Berchidda è inoltre conosciuto a livello nazionale e internazionale per la produzione di vino, a cui è dedicato anche un museo (vedi fig. 15). Ciò che non rende possibile sfruttare al massimo le potenzialità di queste aree interne è l’isolamento e la scarsità di strutture ricettive. I principali eventi e musei restano confinati all’interno dei piccoli centri abitati, le vie di comunicazione sono spesso degradate o frammentate e le strutture ricettive si riducono ad un massimo di 25 nella città di Tempio (fra alberghi, bed and breakfast e alloggi), arrivando ad un minimo di 4 strutture fra agriturismo e bed and breakfast nel paese di Oschiri (vedi fig.16). Il territorio rimane povero quindi di un sistema omogeneo che garantisca una facile fruizione del paesaggio, i cui elementi rilevanti rimangono a margine, poco evidenziati e notati sporadicamente da turisti di passaggio.

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CAPITOLO 3 RIVELAZIONE DI UN PAESAGGIO “Il senso della lettura paesistica è proprio quello di aiutarci a comprendere il mondo in cui viviamo, a scoprire valori e visioni inattesi o comunque non immediatamente visibili, siano essi legati a fonti naturali o meno” (Enrico Fontanari, “Questo è paesaggio. 48 definizioni”)

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DALLA STORIA DEL PAESAGGIO ALLA STORIA DELL’UOMO Alla luce dell’analisi esposta nei capitoli precedenti, considero che poter far conoscere il paesaggio e l’uomo che lo abita siano elementi importanti per riattivare le aree rurali in via di abbandono dell’entroterra sardo. Come è già stato accennato, sono diversi gli elementi di rilievo, ma manca uno strumento che permetta ai visitatori di cogliere l’essenza del paesaggio e dell’uomo che lo abita, due realtà dipendenti l’una dall’altra: conoscendo il paesaggio si conoscerà l’uomo che lo vive, conoscendo l’uomo si capirà molto del paesaggio in cui vive16. Di seguito saranno brevemente esposte alcune delle diverse realtà presenti nell’aera di studio, elementi storici e paesaggistici che risalgono dall’epoca romana ai giorni nostri che ben sintetizzano l’identità di questo paesaggio.

16. Tratto da “Questo è paesaggio. 48 definizioni”, Franco Zagari

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Chiesa di Nostra Signora di Castro

La chiesa di Nostra Signora di Castro è una chiesa romanica situata nel territorio di Oschiri, costruita nel XII secolo in pietra vulcanica rossa ed è l’antica cattedrale della diocesi di Castro, soppressa nel 1503. L’area circostante è chiusa da un recinto e contiene le “cumbessias”, i rifugi dei pellegrini tipici dei santuari campestri della Sardegna. La chiesa sorge nell’antico crocevia delle strade romane ed è tuttora meta di pellegrinaggio annuale per gli abitanti di Oschiri.

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Resti sommersi

Il bacino del Coghinas ha sommerso diversi reperti archeologici che sono ora visibili solamente dopo lunghi periodi di siccità, quando il lago è quasi completamente secco. Fra i reperti, è già stata citata l’antica strada romana, residuo delle antiche vie di comunicazione passanti per Castro. Le acque nascondono anche le mura della Chiesa di San Pietro, edificata dagli abitanti del vicino villaggio di Ossuna, o Ozana, di cui oggi non resta alcuna traccia. In ultimo, a fianco al ponte Diana, costruito per trasportare i materiali necessari alla costruzione della diga, è presente sotto le acque del lago un altro ponte di epoca romana, anch’esso visibile dopo i periodi di siccità.

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Lago del Coghinas

17. Fonte: www. sardegnaabbandonata.it

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il Lago Coghinas, un lago artificiale creato nel 1927 quando furono realizzati la diga e la centrale idroelettrica di uno dei maggiori corsi d’acqua dell’isola, il fiume Coghinas. Si estende nella subregione del Monteacuto, alle porte della Gallura, e raccoglie le acque provenienti dal Rio Mannu. La diga fu costruita tra il 1924 e il 1926 per conto della Società Imprese Idrauliche ed Elettriche del Tirso, sotto la direzione degli ingegneri Angelo Omodeo e Luigi Kambo17. Lunga 185 metri e alta 58, forma un bacino di 254 milioni di metri cubi d’acqua. Nonostante sia un bacino artificiale, come la maggioranza dei laghi sardi, sono presenti numerose specie di volatili e di fauna acquatica.


Il Ponte Diana

È il ponte che collega le due sponde del lago Coghinas, costituisce l’infrastruttura più imponente dell’area oggetto di studio, che al tempo fu costruita per facilitare il trasporto di materiali da Oschiri verso la diga.

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Le case cantoniere

Sono molte le case cantoniere disseminate lungo il territorio sardo e sono oggi in uno stato di degrado e abbandonate. Alcune di queste sono state comprese all’interno di un ampio progetto di riqualificazione che le converta in alberghi, ristoranti, magazzini o altre funzioni. Lungo la statale SS392, nel tratto di strada che collega il ponte Diana a Tempio, sono localizzate tre di questi edifici. Il primo, la “cantoniera Pedredu�, si trova in corrispondenza del Ponte Diana ed era la sede dell’equipe direttiva per il monitoraggio dei lavori della diga. Le altre tre, di dimensioni diverse, si trovano lungo la statale che conduce a Tempio e sono oggi abbandonate e spesso coperte da una fitta vegetazione.

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Il sughero

I boschi di querce da sughero sono l’elemento caratterizzante di tutta la Gallura. L’area in oggetto è anch’essa caratterizzata da questo tipo di vegetazione, soprattutto nella zona compresa tra Berchidda e il lago Coghinas, alle pendici del Limbara prima che la vegetazione prevalenze diventi il leccio e il frassino. Tempio Pausania è il centro più importante della Sardegna e d’Italia per la lavorazione e il commercio del sughero.

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Vallicciola

Vallicciola è situata verso cima del monte Limbara, a quota 1053, ed è sede di alcune residenze dell’Ente Foreste della Sardegna. Si trova nel mezzo di un bosco di pini, lecci e sequoie ed è il luogo adatto per praticare birdwatching. L’area è attrezzata anche per il campeggio, con tutti i servizi necessari, e sono presenti un albergo e un ristorante.

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Base USAF

Era una base radio dell’aeronautica americana (United States Air Force) utilizzata prevalentemente durante la guerra fredda, dismessa da più di vent’anni. La base entrò in funzione nel 1966 ed è stato per un breve periodo uno dei principali centri di controllo delle comunicazioni radio del Mediterraneo, abbandonata con l’avvento delle comunicazioni satellitari e ceduta nel 2008 alla Regione Sardegna.

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IL MUSEO DIFFUSO Fissato l’obiettivo di rivelazione del paesaggio, il compito riguarda la modalità di rivelazione. Trattandosi di elementi puntuali disseminati nel territorio, il quale deve mantenere le sue caratteristiche di tradizione e ruralità, la soluzione più adatta risulta essere quella del museo. Non si tratta di un museo tradizionale, che racchiude entro quattro mura elementi della tradizione, togliendoli dal contesto in cui sono nati e privandoli talvolta di significato, quanto piuttosto un museo diffuso, privo di confini netti e diffuso sul territorio. È un museo in cui gli elementi da rivelare restano collocati nel luogo a cui appartengono ed è creato e tenuto in vita dalla popolazione che si impegna a valorizzarne il contenuto. Inizialmente gli ecomusei furono pensati come strumento per tutelare le tracce delle società rurali in un momento in cui l’urbanizzazione rappresentava un rischio reale di completo oblio di un patrimonio milionario ed è proprio questa l’intenzione che porta alla progettazione delle linee guida di Ersilia, un ecomuseo fra il massiccio del Limbara e il Lago Coghinas. Gli obiettivi dell’ecomuseo, per definizione sono: documentare e conservare la memoria storica del territorio; scoprire e promuovere una zona per mezzo di percorsi predisposti, di attività didattiche e di ricerca; coinvolgere la popolazione, le attività e le associazioni culturali; far riscoprire al territorio la propria identità attraverso esposizioni e luoghi di interesse sparsi nel territorio.

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Casi studio

Fra gli ecomusei già presenti sul territorio italiano si può citare l’Ecomuseo delle Miniere Rosas, situato anch’esso in Sardegna, il quale ha obiettivi di conservazione, tutela, restauro e valorizzazione delle ex miniere quale patrimonio culturale e storico di percorsi lavorativi del popolo sardo. L’Ecomuseo dei Fortini Borbonici di Anacapri si trova in Campania: i fortini sono stati collegati in un unico percorso e utilizzati anche per illustrare la storia, la flora e la fauna caprese, dotate di particolare valore storico e paesaggistico. In Toscana è stato istituito l’Ecomuseo della Montagna Pistoiese, un insieme di 6 itinerari all’aperto, musei, poli didattici e manufatti storici che permettono di conoscere la montagna

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pistoiese attraverso i segni che il rapporto fra uomo e ambiente ha lasciato durante secoli di storia. Di particolare interesse anche l’Ecomuseo delle Miniere di Gorno, in Lombardia, in cui si è cercato di intrecciare temi diversi, ma riferiti ad un medesimo ambito, quello dell’uomo, il lavoro, la montagna e la sua spiritualità, con l’intento di rinsaldare il legame della comunità locale con le sue radici.

STRATEGIA DI ATTIVAZIONE: COSTRUZIONE DI UN PAESAGGIO Il museo diffuso di Ersilia sarà attivato in tre diversi passaggi. Il primo consiste nell’individuazione di due poli attivatori all’interno dell’area di studio scelta, che fungono da porte del museo diffuso. I due poli sono posizionati nella città di Oschiri e di Tempio, perché localizzate alle due estremità opposte dell’area geografica individuata e perché facilmente collegabili con i maggiori centri turistici della costa per quanto riguarda infrastrutture e mezzi di trasporto pubblico. Il secondo passaggio riguarda la costruzione di una rete, ovvero di un sistema di ricucitura del tessuto stradale esistente, in modo da creare una base grazie alla quale il museo diffuso possa funzionare, consentendo al visitatore una corretta e agevole fruizione del territorio, collegando diverse tipologie di trasporto e garantendo la mobilità lenta. Si tratta di una rete di mobilità ma anche di servizi, volti ad assicurare assistenza e adeguate aree di fermata e di sosta lungo il percorso. Una volta creata la rete, l’ultimo step consiste nell’inserimento di interventi puntuali, ovvero dei dispositivi riconoscibili grazie alla coerenza di materiale, volti alla rivelazione di elementi significativi della storia dell’uomo e del paesaggio, che rimarrebbero altrimenti non riconoscibili.

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CAPITOLO 4 POLI ATTIVATORI

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I poli attivatori, come specificato nel capitolo precedentemente, sono le “porte d’ingresso” del museo diffuso. Sono porte fittizie, in quanto questa tipologia di museo non possiede dei confini ben definiti ma si espande nel territorio. I poli attivatori svolgono il compito di accoglienza e guida per i visitatori: sono localizzati in punti strategici di facile accessibilità, dove possano convogliare diverse tipologie di mezzi di trasporto e sono dotati di tutti i servizi necessari atti ad orientare il visitatore nel suo percorso.

LA MOBILITA’ ESTERNA Per garantire l’accessibilità al museo, è stato ritenuto appropriato studiare le principali reti di mobilità a scala regionale, in modo da poter posizionare i poli in luoghi strategici per un facile accesso nell’entroterra sardo. La rete ferroviaria nel nord della regione si sviluppa su due assi principali: la linea SassariOzieri-Olbia e la linea Sassari-Tempio-Palau. (vedi fig.17-18) Quest’ultima è utilizzata esclusivamente per i servizi turistici legati al Trenino Verde, che vedono nella città di Tempio Pausania un punto importante di scalo passeggeri essendo il capoluogo della Gallura ed essendo una delle principali mete del turismo dell’entroterra nella Sardegna settentrionale. Tempio Pausania è inoltre il crocevia dei principali itinerari ciclabili del nord dell’isola, l’itinerario nord-ovest e quello nord-est (vedi fig.17-19). La linea ferroviaria Sassari-Ozieri-Olbia fa parte della rete servita da Trenitalia che collega i maggiori centri del nord della Sardegna e incrocia nella città di Ozieri la linea ferroviaria proveniente da Cagliari, che attraversa tutta la regione. È stato identificato nella città di Oschiri un potenziale polo attivatore del museo, perché meta di passaggio dei viaggiatori che in treno arrivano da Alghero o Porto Torres a nord e da Cagliari a sud. La stazione è inoltre dotata di un buon collegamento

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fig. 20

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con la città di Tempio grazie alla linea di autobus che permette di raggiungere le stazioni ferroviarie delle due città. (vedi fig.20)

TEMPIO PAUSANIA

Il primo polo è stato posizionato presso la stazione ferroviaria di Tempio. Attualmente utilizzata solo a scopi turistici legati al Trenino Verde, oltre ad essere un potenziale crocevia di diverse tipologie di mezzi di trasporto, possiede anche architettonicamente degli elementi di rilievo: all’interno della stazione, costruita nel 1930, sono presenti diversi affreschi e gli sportelli della biglietteria sono originali dell’epoca. Sono inoltre visitabili due locomotive storiche, collocate sui binari da quasi cinquant’anni. I servizi necessari sono stati collocati negli edifici esistenti, alcuni dei quali al momento abbandonati, che sono stati così riconvertiti in un centro di

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assistenza ai visitatori, con possibilità di noleggio dell’attrezzatura necessaria (trekking o bicicletta) per la visita al museo diffuso, affiancato da un bar e una zona ristoro. Nel piazzale adiacente alla stazione è stato riposizionato un parcheggio della stazione degli autobus ed è stato ridefinito il parcheggio per le automobili, protetto da alberi che garantiscano zone d’ombra e realizzato con una pavimentazione drenante grigliata, realizzata con blocchi di quarzo al cui interno cresce un manto erboso.

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OSCHIRI

La stazione ferroviaria del paese di Oschiri è stato ritenuto il luogo adatto per il secondo polo attivatore. Si trova all’estremità opposta dell’area geografica interessata ed è un luogo di passaggio per i passeggeri che in treno arrivano da Alghero, Sassari e Porto Torres a nord e da Cagliari a sud. Anche in questo caso è stato ritenuto appropriato lavorare su una ridistribuzione di funzioni all’interno degli edifici esistenti, senza andare ad appesantire il paesaggio con ulteriori costruzioni. L’edificio principale rimane destinato a sala d’aspetto e biglietteria con annesso deposito, mentre l’edificio adiacente, attualmente inutilizzato, sarà riconvertito in info point, assistenza al visitatore con noleggio attrezzatura per la mobilità all’interno del museo e una piccola area dedicata a bar o zona ristoro. È stata poi

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ridefinita un’area dedicata a parcheggio: uno a sosta breve posizionato di fronte all’edificio principale e realizzato in asfalto, uno più ampio per la sosta prolungata realizzato, come nel caso di Tempio, in blocchi drenanti di quarzo al cui interno può crescere un manto erboso, che lo rende meno impattante dal punto di vista ambientale. Sono poi collocate delle alberature agni due parcheggi per garantire delle zone d’ombra.

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CAPITOLO 5 RETE

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Una volta definite le porte del museo, un elemento fondamentale è la ricucitura del tessuto interno.

MOBILITA’ INTERNA Il collegamento diretto fra Oschiri e Tempio sarà potenziato, con l’inserimento di piste ciclabili a una o due corsie (di larghezza massima 1,60m) nei tratti in cui la sezione stradale lo possa permettere. Sarà opportunamente segnalata anche l’uscita dalla Strada Statale 392 SassariOlbia in corrispondenza del paese di Oschiri. Attualmente sono in corso i lavori di ampliamento per la sua trasformazione in una strada a quattro corsie ad alta percorrenza. I collegamenti interni capillari sono allo stato di fatto frammentati o degradati. L’obiettivo è quello di ricucire il tessuto stradale per realizzare un itinerario circumlacuale percorribile in automobile o più preferibilmente in bicicletta, per godere a 360° del panorama offerto dal lago Coghinas e avere facile accesso agli elementi archeologici e paesaggistici segnalati sul percorso. La ricucitura delle strade minori è stata progettata anche per rimettere a sistema i diversi itinerari escursionistici già presenti sul massiccio del Limbara: sono 6 itinerari istituiti dall’Ente Foreste della Sardegna presenti sul monte, dalle pendici alla vetta, che spaziano attraverso diversi scenari ambientali per poter apprezzare e conoscere le diversità di flora e fauna offerte dalla regione.

SERVIZI Oltre alla mobilità è stato ritenuto importante posizionare sul territorio una rete di servizi per il visitatore, riassumibili in tre macro categorie: ristorazione, pernottamento, assistenza tecnica. Nella maggior parte dei casi questi servizi sono stati collocati in edifici già esistenti ma che si trovano attualmente in uno stato di abbandono o

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sono inutilizzati, come le case cantoniere o come spesso capita nelle piccole frazioni montane. San Leonardo, Giagone e Balascia sono luoghi in cui molte case sono disabitate per almeno 9 mesi all’anno, utilizzate come seconde case da famiglie che si sono trasferite nelle città vicine nel corso degli ultimi decenni, in cerca di maggiori opportunità di lavoro. Sono state ritenute i luoghi adatti per instaurare una collaborazione fra i cittadini per la valorizzazione del territorio: se queste case fossero riconvertite in servizi di pernottamento o assistenza tecnica del museo diffuso, il visitatore avrebbe la garanzia di una adeguata fruizione del territorio, avendo nello stesso tempo la possibilità di conoscere da vicino la realtà e l’identità del luogo.

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CAPITOLO 6 INTERVENTI PUNTUALI

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SELEZIONE E RIVELAZIONE Solo dopo aver individuati dei poli attivatori e aver creato una rete di sviluppo del museo diffuso si può procedere all’inserimento degli interventi puntuali di rivelazione del territorio. Si tratta di un processo di selezione e rivelazione che è stato suddiviso in 5 punti principali.

Selezione

Individuazione nel territorio di tutti gli elementi significativi, siano essi di carattere culturale, storico, archeologico o paesaggistico, e siano essi visibili o da rivelare.

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Divisione per tematiche

Per dare un ordine agli elementi del paesaggio ritenuti significativi è opportuno dividerli per macro tematiche: elementi paesaggistici, rovine, infrastrutture, edifici religiosi, flora e fauna.

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Dispositivi di rivelazione

A seconda delle caratteristiche ambientali circostanti all’elemento da rivelare, verrà inserito un dispositivo di rivelazione, ovvero un elemento architettonico che permetta di superare le barriere fisiche che impediscono altrimenti una corretta conoscenza del dato. Non si tratta quindi di modificazione della natura e del paesaggio attraverso l’eliminazione di barriere fisiche, quanto di dispositivi che ne permettano il superamento. I dispositivi sono divisi in 6 differenti tipologie, a seconda della tipologia di barriera esistente.

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Inserimento nella rete

I dispositivi sono inseriti all’interno dei percorsi esistenti che sono stati opportunamente ricuciti in precedenza. Sono segnalati o opportunamente visibili dalla strada e sono caratterizzati da una coerenza di materiale che ne permetta la riconoscibilità .

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Creazione di un paesaggio

La creazione di un nuovo paesaggio è il risultato di questi semplici procedimenti. Non un paesaggio modificato da interventi massicci di edificazione, ma semplicemente un paesaggio rivelato, che verrà apprezzato dai visitatori esterni ma anche dagli stessi abitanti locali come un paesaggio nuovo. Mario Giacomelli, con la raccolta di fotografie intitolata “Presa di coscienza sulla natura” mostrava un paesaggio agricolo da una prospettiva diversa, quella aerea, spesso utilizzando rullini scaduti per aumentare l’effetto di contrasto delle sue fotografie, in modo da ottenere un’immagine completamente nuova e sconosciuta di un paesaggio altrimenti comune e banale. Quella di Giacomelli era una protesta nei confronti dell’operato dell’uomo che distrugge il paesaggio, e più che rivelare intendeva uccidere la natura, togliendole la vita che le era stata donata non si sa da chi e che era stata distrutta

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dall’uomo. L’obiettivo di questa tesi è l’opposto ma parte dagli stessi presupposti: vuole ridare vita ad un paesaggio, utilizzando dispositivi che lo mostrino da una prospettiva differente, in modo da rivelare l’identità e la ruralità che lo caratterizzano e che sono state nei secoli sepolte da strati di storia e spesso di indifferenza.

Libertà di percorso

Il museo diffuso crea dei percorsi ma non impone un itinerario prefissato e obbligatorio. I visitatori hanno la possibilità di spaziare per il territorio creandosi il loro proprio percorso e utilizzando il mezzo di trasporto che credono più opportuno.

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I DISPOSITIVI I dispositivi utilizzati sono di 6 tipologie, a seconda del tipo di barriera che devono superare. Sono contraddistinti da una coerenza di materiale, il legno, materiale naturale e facilmente reperibile nella zona. Ha inoltre la qualitĂ di essere facilmente assemblabile, reversibile e poco impattante fisicamente e visivamente sul paesaggio.

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Frame

Funzione: inquadrare Tipologia: puntuale Ăˆ un dispositivo utilizzato per inquadrare e mettere in evidenza una porzione definita di paesaggio particolarmente significativa.

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Risalita

Funzione: superare Tipologia: lineare Ăˆ un dispositivo creato per oltrepassare ostacoli naturali quali piante o rocce e permettere al visitatore di vedere oltre la barriera.

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Belvedere

Funzione: spaziare Tipologia: superficie Dispositivo utilizzato per immergersi nel paesaggio a avere una visione a 360° di ciò che circonda il visitatore

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Quadro

Funzione: informare Tipologia: puntuale Si tratta di un dispositivo posizionato in particolari punti del paesaggio per i quali è necessario un approfondimento dal punto di vista storico

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Promenade

Funzione: camminare Tipologia: lineare Dispositivo utilizzato per riportare in superficie porzioni di storia che sono state sommerse negli anni o che permettere di immergersi in luoghi altrimenti irraggiungibili. Ăˆ un percorso fisico ma anche visivo

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Sosta

Funzione: rallentare Tipologia: superficie Dispositivo che invita il visitatore a rallentare e accostare nei tratti di strada particolarmente stretti. Ăˆ posizionato in punti strategici del percorso che rendono in questo modo visibile ciò che normalmente sarebbe nascosto alla vista.

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CAPITOLO 7 UN PAESAGGIO RIVELATO

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Le diverse tipologie di dispositivi di rivelazione sono progettati in modo diverso a seconda del contesto in cui sono inseriti, mantenendo la loro propria funzione. Per questo risulta opportuno approfondire delle casistiche particolari, per poter meglio specificare i materiali e le modalità di progettazione.

CASE CANTONIERE Alcuni dispositivi sono stati inseriti in aggiunta o a completamento di strutture esistenti, come nel caso delle case cantoniere che sorgono lungo la SS392, il percorso carrabile che connette Oschiri con la città di Tempio. Queste case erano date in concessione a un dipendente dell’amministrazione dello Stato e alla sua famiglia, in cambio della manutenzione del tratto di strada a lui affidato e con l’incarico di segnalare incidenti o pericoli che potessero sopraggiungere. Si tratta della Villa del Ponte Diana, della Cartoniera Turrina e della Cantoniera Caddau. I tre edifici saranno trattati nella medesima maniera per quanto riguarda le funzioni in essi inserite: il piano terra viene trattato come piano permeabile e ospiterà funzioni adatte ad una costa breve come una zona ristoro/bar, sale espositive, centri informazioni o assistenza riguardo il noleggio attrezzatura, o ancora punti di vendita di prodotti tipici. I piani superiori, ove presenti, ospiteranno funzioni di sosta prolungata, ovvero ostelli in cui i visitatori potranno pernottare.

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La villa del ponte Diana

Servizi aggiunti: sala espositiva, ristoro, ostello Dispositivi: belvedere, promenade La villa si trova in località Pedredu, nel territorio di Oschiri, a 180 m s.l.m. e affaccia sul Ponte Diana, costruito negli anni ’20 del secolo scorso per facilitare il trasporto di materiale per la costruzione della diga che ha creato il bacino del lago Coghinas. La villa fu probabilmente costruita come alloggio dell’equipe direttiva per il monitoraggio dei lavori, in una posizione strategica sulla cima di una collina, punto strategico a metà del percorso che va dalla stazione ferroviaria di Oschiri alla diga. L’edificio in stile Liberty è costruito su tre piani con un livello interrato e risulta abbandonato da diverse decine di anni. Oggi si presenta senza più infissi alle finestre ma conserva il suo carattere austero e rimane inoltre pressoché intatto il cornicione decorato.

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L’intervento propone innanzitutto un controllo statico dell’edificio, con i relativi consolidamenti strutturali necessari ad una messa in sicurezza degli ambienti. Una volta resi idonei, la villa potrà ospitare diverse funzioni: al piano terra un bar con area ristoro per i viaggiatori, con annessa una piccola sala espositiva che mostra le foto storiche relative alla costruzione della diga del Coghinas, del bacino artificiale e della villa stessa; i piani superiori saranno adibiti a ostello. Trattandosi di un edificio posizionato sulla sommità di una collina, i dispositivi progettati andranno a creare dei belvedere e una promenade di accesso, per poter apprezzare il lago da una posizione privilegiata, con le relative specie animali e vegetali che lo popolano.

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Le terrazza panoramica saranno costruite in legno, materiale facilmente reperibile, per progettare un elemento reversibile e poco invadente. Il tetto dell’edificio si trova al momento in uno stato precario ed è necessaria una sostituzione: viene quindi sostituito da un tetto praticabile, con una copertura a falde in legno sorretta da pilastri anch’essi in legno. Non vengono costruite pareti perimetrali per permettere una visuale ampia a 360 gradi del paesaggio circostante. Il secondo intervento è costituito da una promenade di accesso alla villa. Allo stato attuale è tutto abbandonato a sé stesso con una vegetazione spontanea che rende difficile l’accesso all’edificio. L’intervento propone di mantenere le alberature presenti sulla collina e di creare un viale di accesso alla villa, formato da assi di legno, che si modella in funzione della vegetazione esistente, creando un’area di sosta adatta per una sosta breve in corrispondenza di un albero per garantire una zona d’ombra naturale.

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Cantoniera Turrina

Servizi aggiunti: bike sharing Dispositivi: belvedere La casa cantoniera Turrina si trova a quota 473 m s.l.m. ed è un edificio abbandonato che si sviluppa su un piano terra e un piano interrato, il quale affaccia su un piccolo terrazzamento dal quale si gode di una magnifica vista sulle montagne circostanti. Allo stato attuale tutti gli infissi sono murati. L’intervento propone, in seguito a relativi controlli statici, consolidamenti strutturali e messa in sicurezza degli ambienti, di inserire infissi nella medesima posizione in cui sono stati originariamente costruiti e di inserire al piano terra una postazione di bike sharing, noleggio attrezzatura e assistenza ai viaggiatori, in quanto posizionata ad una distanza di circa 5 km dalla postazione piĂš vicina.

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Il dispositivo annesso a questa struttura sarà anche in questo caso un belvedere: una struttura in legno andrà a poggiarsi sul terrazzamento esistente, creando una terrazza aggettante che permette al visitatore di immergersi nel paesaggio. La terrazza panoramica sarà predisposta di un accesso al piano interrato dell’edificio e di una scala esterna che la renda accessibile anche dalla strada, in modo da renderla fruibile anche negli orari di chiusura della struttura.

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Cantoniera Caddau

Servizi aggiunti: ristoro, sala espositiva, ostello Dispositivi: belvedere, risalita Questa casa cantoniera si trova sempre sulla strada statale SS392, nel territorio comunale di Tempio Pausania, a quota 583 m s.l.m. E’ costituita da due edifici: l’edificio principale, su due piani, che costituiva la residenza della famiglia che si occupava della manutenzione di quel tratto di strada, e un edificio minore ma sempre su due piani, in cui si trovava il garage e probabilmente un magazzino. Oggi la struttura si trova in uno stato di abbandono e quasi interamente coperta da una fitta vegetazione.

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L’intervento si propone di liberare l’edificio dalla vegetazione e di mettere in sicurezza l’edificio, con le opportune verifiche statiche e un eventuale consolidamento strutturale che non vada a modificare l’assetto originario dello stabile. Successivamente gli ambienti dell’edificio principale saranno resi idonei ad ospitare un bar con area ristoro. Nell piazzola antistante l’edificio lo spazio viene progettato per poter accogliere un parcheggio per le biciclette e una fermata dell’autobus. L’edificio minore invece sarà internamente privato di ogni ripartizione orizzontale e verticale, creando un unico grande ambiente a doppia altezza in cui sarà possibile collocare una piccola esposizione relativa alla storia delle case cantoniere nel corso dei decenni.

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Il dispositivo di risalita progettato per questa casa cantoniera va ad abbracciare l’edificio minore sia internamente sia esternamente. Si tratta di una passerella in legno sorretta da travi che vanno ad appoggiarsi alla struttura esistente, creando un camminamento che parte dalla porta d’ingresso di quello che una volta era il garage e salendo al primo piano attraversa l’edificio in lunghezza per poi uscire all’esterno e creare una piccola terrazza panoramica all’angolo sud-occidentale dello stabile. La mostra fotografica all’interno dell’edificio sarà costituita da pannelli appesi al soffitto, dando modo al visitatore di immergersi nell’esposizione e contemporaneamente immergersi nella casa.

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VISTA VILLA PONTE DIANA

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VISTA CANTNIERA TURRINA

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VISTA CANTNIERA CADDAU

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STRADE SOMMERSE

Servizi aggiunti: ristoro, assistenza, noleggio attrezzature Dispositivi: belvedere, promenade, frame Il bacino del Coghinas ha sommerso diversi reperti archeologici che sono ora visibili solamente dopo lunghi periodi di siccità, quando il lago è quasi completamente secco. Fra questi, è già stata citata l’antica strada romana, residuo delle antiche vie di comunicazione passanti per Castro, nei pressi della chiesa di Nostra Signora di Castro.

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L’obiettivo di questo intervento è la rivelazione della strada romana sommersa dalle acque del lago. Non è una rivelazione fisica quanto piuttosto percettiva: il progetto prevede la costruzione di una promenade sulla costa sud del lago Coghinas, in corrispondenza di quello che potrebbe essere il punto in cui giace la strada romana. L’intento è quello di rivelare in modo indiretto la presenza di un segmento storico importante, il crocevia di diverse strade percorse dalle truppe romane almeno 2000 anni fa. È un pontile galleggiante che poggia direttamente sull’acqua del lago, realizzato in tubi di materiale plastico a cui sono ancorate assi di legno ricurve, come se fosse una strada che riemerge dalle acque. I tubi galleggianti permettono al pontile di seguire l’andamento del livello del lago nei periodi di piena e di secca, ed è collegato per mezzo di una breve scala ad un piccolo molo. Lo stesso tipo di struttura sarà realizzata anche sulla sponda opposta del lago ed entrambe le estremità del pontile saranno dotate di un sistema di illuminazione in modo tale da indurre il visitatore a ricrearsi l’intero percorso, anche se solo visivamente. La struttura che sorregge il pontile si chiude alle estremità creando un frame che inquadra il paesaggio e induce il visitatore a guardare nella direzione in cui è presente il pontile sulla sponda opposta. Affacciata sul molo e sul pontile viene progettato un nuovo edificio in legno. Si tratta di un luogo di sosta per i viaggiatori dotato di deposito biciclette, assistenza e noleggio attrezzatura, nonché di un’area ristoro a cui si accede dalla pista ciclabile, che termina in un belvedere che inquadra con un frame tutto il paesaggio lacuale.

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VALLICCIOLA

Servizi aggiunti: alloggi per viaggiatori, assistenza, noleggio attrezzatura Dispositivi: promenade, risalita, quadro Vallicciola è un’area gestita dall’Ente Foreste della Sardegna localizzata sulla cima del monte Limbara e 1053 m s.l.m. Oggi è presente un’area attrezzata per il campeggio, con zone di scarico delle acque nere, un albergo, un ristorante e un parcheggio. Delle quattro case di proprietà della Forestale solo una risulta essere abitata, motivo per cui è stato ritenuto opportuno trasformare le restanti 3 case in alloggi per i viaggiatori. L’area trova nel mezzo di un bosco di pini, lecci e sequoie ed è il luogo adatto per praticare birdwatching.

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Il progetto consiste nella realizzazione di una promenade che attraversa il bosco di lecci, pini e sequoie. Passa accanto alla fontana Vallicciola, costruita in granito, inserita all’interno dell’itinerario delle fonti del monte Limbara. Il percorso ha inizio con un quadro che informa riguardo le specie animali e vegetali che si possono ammirare dall’alto della promenade, che si snoda fra gli alberi e sale di quota fino ad un’altezza di 3 metri in prossimità dell’area recintata delle sequoie. Proprio in questo punto il percorso incrocia un elemento di risalita: una scala in legno che raggiunge i 10 metri di altezza e affaccia su una piccola radura. Il tutto termina in una terrazza dalla quale il viaggiatore può ammirare indisturbato le diverse specie animali che popolano questi boschi.

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CONCLUSIONI Il progetto di un museo diffuso intente portare all’attenzione dei visitatori alcuni elementi della storia del paesaggio e della storia dell’uomo che lo ha abitato senza sradicarli dal contesto in cui sono nati. Non vuole eliminare barriere ma semplicemente aggirarle, attraverso interventi reversibili e non invasivi che permettono di conoscere il territorio.

Ersilia crea un paesaggio: attraverso i dispositivi di rivelazione vengono riportati alla luce elementi nuovi, vengono create quinte teatrali di cui il paesaggio è il palcoscenico ma anche l’attore, che mette in scena la sua storia e la sua evoluzione attraverso i secoli, rendendo l’uomo di nuovo consapevole della sua identità, che rischia altrimenti di essere dimenticata.

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Gli insediamenti storici della Sardegna: la conoscenza per il recupero / a cura di Giancarlo Deplano, Firenze: Alinea, 2004

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La città ricostruita: le vicende urbanistiche in Sardegna nel secondo dopoguerra / a cura di Alessandra Casu, Aldo Lino, Antonello Sanna Cagliari: INU, sezione Sardegna : CUEC, 2001

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Fisura 01 Bordo – issuu.com/fisurazine/ docs/fisura01digital

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L’architettura della partecipazione – in L’architettura degli anni Settanta, J. M. Richards, Peter Blake, Giancarlo De Carlo; traduzione di Giuliana De Carlo, Milano: Il saggiatore, 1973

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Architetture, città, visioni. Riflessioni sulla fotografia – Gabriele Basilico, a cura di Andrea Lissoni. Bruno Mondadori, 2007

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I paesaggi invisibili. Tre conversazioni

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portoghesi – Gaia Redaelli, Maggioli Editore, 2008

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Vita e morte dei villaggi rurali tra medioevo ed età moderna, a cura di Marco Milanese, All’Insegna del Giglio, 2001

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Paesaggi e reti. Ecologia della funzione e della percezione – Pompeo Fabbri, Franco Angeli, Milano, 2010

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Questo è paesaggio. 48 definizioni – Franco Zagari, gruppo mancosu editore, Roma, 2006

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Geografie dello sguardo. Visione e paesaggio in età moderna – Renzo Dubbini, Einaudi, Torino. 1994

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Il turista. Una nuova teoria della classe agiata– Dean MacCannell, UTET, 2005

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The ethics of sightseeing – Dean MacCannell

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Ecomuseums: a sense of place – Peter Davis, A&C Black, 1999

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Il paesaggio e il silenzio - Eugenio Turri, Venezia, Marsilio, 2004

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Il paesaggio come teatro: dal territorio vissuto al territorio rappresentato Eugenio Turri Venezia, Marsilio, 1998

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Antropologia del paesaggio - Eugenio Turri. - 2. ed Milano, Edizioni di Comunita, 1983


SITOGRAFIA -

www.saregnanatura.it

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www.sardegnaterritorio.it

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www.sardegnaturismo.it

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www.geoportalesardegna.it

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www.istat.it

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www.montelimbara.it

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www.comune.oschiri.ot.it

TESI CONSULTATE -

Overflux: a network to reactivate small towns, Marco Peruzzi, 2015

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Small vastness: an architectural path through Chile, Cristina Gallizzoli, 2016

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Oltre mare: verso l’interno della Sardegna, risorse e ospitalità del turismo alternativo alla costa, Silvia Corgiolu, 2016

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Stato e prospettive di sviluppo turistico nelle aree interne della Sardegna, Tesi di dottorato di Gesuina Mele, Sassari, 2010

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Pais(vi)agem, Enrico Porfido, Claudia Sani, Ferrara, 2015

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Zona Franca: verso un modello di accoglienza sostenibile per Lampedusa – Jacopo Fochi, Giulia Canale, Ferrara, 2017

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RINGRAZIAMENTI

Ad Alessandro Cambi per avermi guidata con entusiasmo durante tutto il percorso A Roberto Carta per la disponibilità e per trasformato in una continua scoperta il viaggio in una terra che credevo di conoscere

Ai miei genitori perché sono sempre stati al mio fianco e hanno sostenuto e incoraggiato ogni mia decisione Alla mia famiglia per l’affetto continuo e per aver sempre creduto in me A Piera perché grazie a lei ho intrapreso questo cammino A Greg per essere la mia sicurezza A Mary perché è con me fin dal primo giorno A Franci, Nic, Matte, Gio, Giova, Tommi e a Porta San Pietro 37 per aver reso speciali questi anni A Vale ed Elena, le migliori compagne di progettazione A Faro e Moreaux, miei compagni portoghesi, perché senza di loro non sarebbe stato così divertente A Ferrara, la mia seconda casa, e a tutte le persone che ho incontrato in questi anni, per essere cresciuta con loro e avermi arricchito ed emozionato ogni giorno

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ELABORATI GRAFICI

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