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ULISSE E IL GIGANTE POLIFEMO

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ESTATE

ESTATE

Ulisse giunge nella terra dei Ciclopi, mostruosi giganti con un occhio solo. L’eroe e i suoi compagni entrano nella grotta del ciclope Polifemo per curiosare, ma il gigante torna all’improvviso e subito mangia alcuni uomini, promettendo che farà lo stesso con quelli che restano. Ulisse, dopo aver detto di chiamarsi Nessuno, riesce a strappare a Polifemo la promessa di essere mangiato tra gli ultimi. Intanto scende la notte e Polifemo si addormenta…

Nel suo sonno confuso e affollato di incubi Polifemo continuava a russare. Ulisse allora si avvicinò quatto quatto. Silenziosissimi, i compagni avanzarono alle sue spalle. A un cenno, sollevarono un tronco di ulivo e lo avvicinarono al fuoco. Lo tennero ben saldo sulla fiamma fino a quando la punta fu perfettamente arroventata.

Era il momento buono!

Presero la rincorsa e conficcarono il tronco nell’enorme occhio di Polifemo. Il Ciclope si sollevò con un selvaggio grido di dolore.

Stordito e in preda alla furia, Polifemo si aggirava per la caverna gridando così forte da risvegliare l’intera comunità dei Ciclopi. Arrivarono tutti, ciascuno dalla propria grotta, e si riunirono intorno all’ingresso del rifugio di Polifemo.

Allarmati, alzarono la voce per farsi sentire: – Che cosa succede, Polifemo?!

Polifemo, da dentro, urlò: – Mi hanno assalito nel buio.

I Ciclopi si scambiarono un’occhiata sospettosa: – Che cosa ti hanno fatto?! Chi è stato?

E lui: – Non ci vedo più! È stato Nessuno! Nessuno mi ha colpito!

Gli altri Ciclopi, spazientiti, sbottarono: – Ma come... nessuno?! Forse è solo un incubo, Polifemo! Se nessuno ti ha fatto male, non dovevi svegliarci!

Uno alla volta se ne andarono, scuotendo la testa contrariati. Polifemo udì i loro passi svanire in lontananza e si gettò a terra. Intanto, Ulisse e i suoi compagni usarono alcune corde trovate nella grotta per legarsi alla pancia delle pecore di Polifemo. Nascosti sotto il pelo morbido delle bestie, attesero pazientemente lo spuntare dell’alba.

Appena il sole fece capolino, il ciclope si alzò, ancora sofferente. Strascicando i piedi, andò a spostare il macigno che chiudeva l’ingresso, perché almeno le pecore potessero raggiungere il pascolo. Prima di lasciarle uscire ne palpava però il muso, il dorso e i fianchi per assicurarsi che Nessuno e i suoi non gli sfuggissero da sotto il naso.

Zitti zitti, Ulisse e i compagni riuscirono a superare la soglia della grotta senza farsi sfiorare dalle enormi mani di Polifemo. Appena fuori dalla spelonca, si liberarono dalle funi legate alle pecore e corsero veloci in direzione delle navi.

Quando furono a bordo, Ulisse gridò così forte che anche il Ciclope lo sentì: – Credevi che fossimo tanto sciocchi, eh? Adesso pagherai il prezzo della tua crudeltà!

Ricordati di me, che non sono Nessuno, ma l’astuto Ulisse!

LEGGO E… COMPRENDO

Indica con una X se è vero (V) o falso (F).

•  Ulisse e i compagni accecano Polifemo mentre dorme V F

•  Ulisse è meno forte di Polifemo, ma è più intelligente V F

•  Quando Polifemo capisce che Ulisse non si chiama Nessuno è troppo tardi V F

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