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PAROLE IN VIAGGIO

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c’è, ci sono

c’è, ci sono

C’è un paese dove le persone non parlano quasi mai. È il paese della grande fabbrica delle parole. In questo strano paese per pronunciare le parole bisogna comprarle e inghiottirle. La grande fabbrica delle parole lavora giorno e notte: dai suoi macchinari escono tutte le parole di tutte le lingue del mondo. Nel paese della grande fabbrica parlare costa molto. Chi non ha soldi, fruga, a volte, nei cassonetti della spazzatura, ma le parole che vengono buttate via non sono molto interessanti: ci sono un mucchio di carabattole e fichi secchi. In primavera si possono comprare parole in offerta speciale: si portano via un sacco di parole a prezzi convenienti. Ma spesso sono parole che non servono granché: che cosa puoi fare di parole come ventriloquo o filodendro? A volte ci sono parole che volteggiano nell’aria. Allora i bambini si precipitano fuori con i retini acchiappafarfalle. Di sera, a cena, sono fieri di poter dire qualcosa ai propri genitori. Oggi Filet ha catturato tre parole con il suo retino. Non le pronuncerà questa sera perché vuole conservarle per una persona preziosa. Domani è il compleanno di Cybelle. Filet è innamorato di lei. Le piacerebbe molto dirle “ti voglio bene” ma non ha abbastanza soldi nel suo salvadanaio. Allora le offrirà le parole che ha trovato: ARIA, CILIEGIA, CUORE. Filet suona alla sua porta e pensa a tutto l’amore che ha nel cuore. Poi pronuncia le parole che ha catturato con il retino.

Agnès de Lestrade - Valeria Docampo, La grande fabbrica delle parole, Terre di Mezzo

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