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Regole

Le difficoltà ortografiche

• Le parole che terminano in CIA oppure GIA al plurale fanno: • CIE • GIE se prima di CIA • GIA c’è una vocale: camicie, valigie; • CE • GE se prima di CIA • GIA c’è una consonante: arance, piogge. • Il gruppo QU è seguito sempre da una vocale. • Il gruppo CU è seguito da una consonante tranne in alcune parole che fanno eccezione: cuore, cuoco, cuocere, cuoio, scuola, circuito, riscuotere, scuotere. • Il suono CCU si trova solo nella parola taccuino. • Il suono QQU si trova solo nella parola soqquadro. • Il suono CQU si trova nella parola acqua e nei suoi derivati; nei verbi acquistare, acquisire; nelle forme piacque, nacque, giacque. • Il gruppo SC ha: • suono dolce se seguito da E, I: scena, scivolo… • suono duro se seguito da A, O, U: scatola, scoiattolo, scudo… • suono duro nei gruppi SCHE, SCHI: scheda, caschi… • Il gruppo SCE si scrive senza I tranne nelle parole scienza e coscienza; nei loro derivati, come scientifico e coscienzioso; nella parola usciere.

I verbi che terminano in -SCIARE perdono la I al futuro e al condizionale presente: lascerò, rovescerei…

Nella divisione in sillabe le consonanti del gruppo SC non si dividono: pe / sce cu / sci / no ca / sco • Il digramma GN non è mai seguito dalla vocale I, tranne che nella parola compagnia e nelle voci verbali che terminano in -iamo (disegniamo, sogniamo…). • Il suono NI si usa in alcune parole, tra le quali: niente, geranio, macedonia, Antonio,

Stefania, riunione, genio, geniale, coniugazione… • LI si usa: all’inizio di parola (liana, lieto…); quando la L raddoppia (sollievo, allievo…); in alcuni nomi propri (Giulia, Emilio…).

LE DOPPIE

• Non esiste una regola precisa per il raddoppiamento delle consonanti. • Le consonanti doppie vanno pronunciate con maggiore intensità. Note, notte; sete, sette. • Quando si uniscono due parole di cui la prima sia COSÌ, SOPRA, SOVRA, A, DA, NE, E, raddoppia la consonante iniziale della seconda parola.

Così + detto ➝ Cosiddetto Sopra + tutto ➝ Soprattutto Né + pure ➝ Neppure • B non si raddoppia mai davanti a -ILE (mobile, visibile). • G non si raddoppia mai davanti a -IONE (ragione, legione). • Nei gruppi ZIO, ZIA, ZII, ZIE, la Z non raddoppia, tranne nelle eccezioni pazzia, razzia e in alcuni voci dei verbi che terminano in -ZZARE (spruzziamo, spazziamo).

La divisione in sillabe

La divisione in sillabe segue queste regole: • le consonanti doppie si dividono sempre; • le parole che contengono MB e MP si dividono così: lam / pio / ne; • nel gruppo CQU la C si divide dalla Q: ac / que / dot / to; • BL, CL, FL, PL, BR, CR, DR, FR, GR, PR, TR NON si dividono mai; • i gruppi GNA, GNE, GNI, GNO, GNU, GLI, CHE, CHI, GHE, GHI, SCA, SCO, SCU,

SCHE, SCHI, SCE, SCI NON si dividono mai; • la S seguita da consonante NON si divide mai da quest’ultima.

L’apostrofo

L’apostrofo è il segno che indica la caduta di una vocale o di una sillaba. Segnala come due parole sono unite nella pronuncia, ma restano divise nella scrittura. L’apostrofo segna l’elisione e, in alcuni casi, il troncamento.

L’elisione è la caduta della vocale finale di una parola davanti a un’altra che inizia per vocale. L’elisione è obbligatoria: • con gli articoli LO, LA, UNA; • con le preposizioni articolate composte con LO e LA; • con l’avverbio CI davanti ai verbi che cominciano per E; • con gli aggettivi santo/a, bello/a, quello/a, questo/a; • con alcuna/nessuna; • in senz’altro, l’altr’anno, nessun’altra, tutt’al più, mezz’ora, d’ora in poi, d’altronde, d’accordo, com’è, cos’è. Il troncamento è la caduta della vocale o della sillaba finale davanti a un nome maschile che inizia per vocale o per consonante. Si ha il troncamento finale senza apostrofo con: • l’articolo uno; • gli aggettivi e pronomi nessuno, alcuno, ciascuno; • con gli aggettivi bello, grande, santo, solo davanti a parole che iniziano per consonante e buono; • con dottore, professore, ingegnere, signore, frate, suora. Il troncamento si segna con l’apostrofo in: • PO’ quando significa “poco”; • DA’ quando significa “dai”; • DI’ quando significa “dici”; • FA’ quando significa “fai”; • STA’ quando significa “stai”; • VA’ quando significa “vai”.

L’accento

L’accento tonico indica la sillaba su cui cade la voce e che viene pronunciata con maggior forza. Se l’accento cade: • sulla vocale dell’ultima sillaba, la parola è tronca (città); • sulla vocale della penultima sillaba, la parola è piana (an-dà-re); • sulla vocale della terz’ultima sillaba, la parola è sdrucciola (cà-ri-co); • sulla vocale della quart’ultima sillaba, la parola è bisdrucciola (mé-ri-ta-no). L’accento è obbligatorio: • nelle parole tronche; • sui composti di TRE, RE, BLU, SU (ventritré, viceré, rossoblù, lassù); • nei giorni della settimana che finiscono in DÌ; • nei monosillabi accentati: PUÒ, PIÙ, CIÒ, GIÀ, GIÙ; È (verbo essere), LÀ (avverbio)…

L’uso dell’H

Con H

HO, HAI, HA, HANNO voci del verbo avere: • indicano il possesso di qualcosa; • indicano una sensazione; • sono ausiliari di altri verbi, cioè servono per formare il tempo passato prossimo. O (congiunzione): significa “oppure”. AI (preposizione): risponde alle domande: a chi? a che cosa? dove? quando? A (preposizione): risponde alle domande: a chi? a che cosa? dove? quando? a fare che cosa? come?

ANNO (nome): indica un periodo di tempo.

Le esclamazioni: OH!, AHI!, AH!, AHIMÈ!, UH!, EHI!, OHIMÈ!, AHIA! Per formare i suoni duri di C e G: CHE, CHI, GHE, GHI Altri casi importanti: M’HA (mi ha) M’HAI (mi hai) L’HA (la/lo ha) ME L’HA (me la/lo ha) TE L’HA (te la/lo ha) VE L’HA (ve la/lo ha) CE L’HA (ce la/lo ha) V’HA (vi ha) GLIEL’HO (glielo/gliela ho) GLIEL’HA (glielo/gliela ha) GLIEL’HAI (glielo/gliela hai) GLIEL’HANNO (glielo/gliela hanno) Senza H

MA (congiunzione) MAI (avverbio) LA/LO (articolo) ME LA/LO (particella + articolo) • MELA (nome) TE LA/LO (particella + articolo) • TELA (nome) VE LA/LO (particella + articolo) • VELA (nome) CE LA/LO (particella + articolo) • CELA (verbo) VA’ (vai) • VA (verbo) GLIELO GLIELA

Il discorso diretto e il discorso indiretto

Il discorso diretto riporta, in un testo scritto o nel discorso orale, esattamente le parole pronunciate da qualcuno. Il discorso diretto è evidenziato da questi segni di punteggiatura: : “................” : «................» : – ................

Il discorso indiretto non riporta le parole pronunciate da qualcuno, ma spiega ciò che è stato detto. Il discorso indiretto è introdotto dai verbi dire, esclamare, chiedere, domandare, rispondere, ribattere…, con le parole di collegamento DI, SE, CHE.

Il nome

Il nome è una parte variabile del discorso che indica una persona, un animale, una cosa (comprese le piante, i sentimenti, le sensazioni, gli ambienti, i fenomeni atmosferici, i concetti). Il nome si classifica in base a: • forma: • di genere maschile (nonno) o femminile (nonna); • di numero singolare (nonno/a) o plurale (nonni/e); • significato: • comune (canarino) o proprio (Titti); • generale (frutta) o specifico (mela); • concreto (gelato) o astratto (bontà); • individuale (pecora) o collettivo (gregge); • struttura: primitivo (vaso), derivato (vasaio), alterato (vasetto), composto (sottovaso). In una parola si possono distinguere: radice, desinenza, prefisso, suffisso. im- barc- azion- e

radice prefisso suffisso desinenza

L’articolo

L’articolo precede il nome e può essere: • determinativo, se indica una determinata persona, un determinato animale, una determinata cosa (IL, LO, LA, I, GLI, LE); • indeterminativo, se indica una persona, un animale, una cosa in modo generico (UN, UNO, UNA). • Gli articoli partitivi sono: DEL, DELLO,

DELLA, DEI, DEGLI, DELLE.

Gli articoli partitivi servono per: • fare il plurale degli articoli indeterminativi: una pianta delle piante; • indicare una quantità indeterminata: compera del pane.

La preposizione

La preposizione collega le parole o le frasi di un testo. Può essere: • semplice: DI, A, DA, IN, CON, SU, PER, TRA, FRA; • articolata (formata dalla preposizione semplice + l’articolo):

il lo la i gli le

di del dello della dei degli delle

a al allo alla ai agli alle

da dal dallo dalla dai dagli dalle

in nel nello nella nei negli nelle

Gli aggettivi e i pronomi determinativi

L’aggettivo accompagna il nome e ne specifica alcune caratteristiche. Il pronome sostituisce un nome, un verbo, un altro pronome, un aggettivo, un’intera frase. Gli aggettivi e i pronomi determinativi possono essere: • dimostrativi, se indicano la posizione nello spazio e nel tempo; • indefiniti, se indicano una quantità imprecisa; • numerali, se indicano la quantità precisa o l’ordine; • possessivi, se indicano il possesso.

Il grado degli aggettivi qualificativi

Gli aggettivi qualificativi possono essere di grado: • positivo (bello); • comparativo di maggioranza (più bello di); di minoranza (meno bello di); di uguaglianza (bello come); • superlativo relativo (il più bello, il meno bello); assoluto (bellissimo).

Il verbo

Il verbo indica un’azione compiuta o subita dal soggetto, uno stato del soggetto o un suo modo di essere. Quando i verbi sono espressi all’infinito hanno la desinenza in: -are (1a coniugazione); -ere (2a coniugazione); -ire (3a coniugazione). I verbi essere e avere hanno coniugazione propria. Il tempo indica quando si svolge l’azione. • Il tempo presente indica un’azione che si svolge in questo momento; • il tempo passato indica un’azione che si è già svolta; • il tempo futuro indica un’azione che deve ancora accadere. Il modo indica come si svolge l’azione. I modi finiti sono quelli che esprimono l’azione indicando la persona. Sono: • indicativo: indica azioni certe, già avvenute, che stanno accadendo o che accadranno; • congiuntivo: si usa per esprimere una possibilità, un’incertezza, un dubbio, un timore; • condizionale: si usa per esprimere eventualità che si possono verificare solo a determinate condizioni; • imperativo: si usa per esprimere un ordine, un consiglio, un’esortazione. Non ha la 1a persona singolare. I modi indefiniti sono quelli che esprimono l’azione senza indicare la persona. Sono: • infinito: indica il significato del verbo; • participio: al passato si usa per formare i tempi composti; a volte si comporta da aggettivo o da nome; • gerundio: indica delle situazioni in relazioni ad altre. Il verbo può avere: • forma attiva, quando il soggetto compie l’azione; • forma passiva, quando il soggetto subisce da parte di qualcuno o qualcosa l’azione indicata dal verbo; • forma riflessiva, quando il soggetto compie un’azione su se stesso. I verbi riflessivi sono accompagnati dalle particelle pronominali MI, TI, CI, SI, VI; • riflessiva apparente, quando le particelle pronominali non hanno la funzione di complemento oggetto, ma di complemento indiretto: Io mi (a me) allaccio le scarpe.

L’avverbio e la congiunzione

L’avverbio è una parte invariabile del discorso che accompagna un verbo, un aggettivo, un altro avverbio per specificarne meglio il significato. Può essere di modo (bene, volentieri…); di tempo (sempre, oggi…); di luogo (qui, fuori…); di quantità (più, niente…); di affermazione (sì, proprio…); di negazione (non, mai…); di dubbio (forse, magari…). La congiunzione è una parte invariabile del discorso che serve per collegare più parole o più frasi. Le congiunzioni sono: • coordinanti, se uniscono due parole o frasi che hanno la stessa importanza: e, anche, ma, dunque, infatti, inoltre, allora, cioè…; • subordinanti, se uniscono due parole o frasi che non hanno la stessa importanza: perché, che, affinché, anche se, mentre, invece, ma…

Il periodo

Il periodo (o frase complessa) è un insieme di parole che esprimono un messaggio di senso compiuto compreso tra due punti fermi. In un periodo: • la frase reggente o principale è la frase semplice che ha senso da sola e non dipende dalle altre; • le frasi dipendenti o subordinate sono frasi che non possono stare da sole, ma dipendono da una reggente. La frase può essere: • affermativa (Marta gioca bene a pallavolo.); • negativa (Marta non gioca bene a pallavolo.); • interrogativa (Marta gioca bene a pallavolo?); • esclamativa (Marta gioca bene a pallavolo!).

Il gruppo verbale e il gruppo nominale

Il gruppo verbale o gruppo del predicato è formato dal predicato e da tutte le espansioni (o complementi) che da esso dipendono. Fanno parte del gruppo verbale anche gli attributi e le apposizioni che si riferiscono alle espansioni. Il gruppo nominale o gruppo del soggetto è formato dal soggetto e da tutte le espansioni che da esso dipendono. Fanno parte del gruppo nominale anche gli attributi e le apposizioni che si riferiscono al soggetto o alle espansioni.

soggetto L'automobile

predicato è parcheggiata

espansione del soggetto di Luigi

attributo del soggetto grigia

apposizione il meccanico

GRUPPO NOMINALE espansione del predicato nel garage espansione del predicato da mercoledì

attributo del complemento di tempo scorso

GRUPPO VERBALE

ITALIANO

Grammatica Lettura Scrittura

ortografia

(scrittura corretta delle parole)

morfologia

(forma, cambiamenti, funzioni delle parole)

sintassi (come le parole si uniscono per fare una frase)

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