Tesi di Architettura di Elisa Cortopassi, Giulia Franceschi

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI FIRENZE SCUOLA DI ARCHITETTURA Tesi di Laurea Magistrale in Architettura Curriculum_Progettazione dell’architettura A.A. 2013/2014 Relatore: Flaviano Maria Giuseppe Lorusso Correlatore: Leonardo Zaffi Laureande: Elisa Cortopassi_Giulia Franceschi

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Il Rammendo delle Periferie

“Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l'energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. C'è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee. […] Le periferie sono la grande scommessa urbana dei prossimi decenni. Diventeranno o no pezzi di città? Diventeranno o no urbane, nel senso anche di civili? […] Bisogna che le periferie diventino città ma senza ampliarsi a macchia d'olio, bisogna cucirle e fertilizzarle con delle strutture pubbliche. […] Costruire dei luoghi per la gente, dei punti d'incontro, dove si condividono i valori, dove si celebra un rito che si chiama urbanità” Renzo Piano

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INTRODUZIONE Storia e testimonianza. Il nuovo che si colloca nel passato nel rispetto di volumi e densità. In questa Tesi di Laurea ci proponiamo di affrontare un tema urbanistico ricorrente negli ultimi anni: la riqualificazione di aree fortemente degradate, le periferie, in cui spesso sorgono vecchi stabilimenti industriali che, a causa dell’espansione della città, si sono ritrovati all’interno di essa formando un vero e proprio agglomerato urbano. L’ex “Area Salov” a Viareggio è caratterizzata dalla presenza di un’industria olearia ormai dismessa a seguito del suo trasferimento nel nuovo sito localizzato nel Comune di Massarosa. L’abbandono dell’area ha permesso, e allo stesso tempo costretto, la ricerca di possibili soluzioni urbanistiche per decongestionare l’intera zona, divenuta negli anni centro strategico di comunicazione fra il centro della città, le U.T.O.E. periferiche e le vie di accesso alla variante Aurelia. Presenteremo pertanto un progetto di viabilità alternativa che permetta di liberare dal traffico stradale i numerosi edifici residenziali presenti rendendo la circolazione veicolare più agevole. Il progetto architettonico riguarderà l’area EX SALOV e sarà finalizzato alla sua valorizzazione con nuovi edifici adibiti a polo produttivo e di sperimentazione tecnologica in un settore che da sempre rappresenta un’eccellenza della città, la nautica; allo stesso tempo valorizzeremo anche l’aspetto ricreativo per gli abitanti della zona e non, completando l’opera di rammendo con la periferia dove anticamente sorgeva il “Castellaccio” di Viareggio. Il percorso parte da una lunga ricerca e analisi della storia dell’azienda e della sua espansione e stratificazione sul territorio; lo scopo era recuperare quanto più possibile i manufatti esistenti rendendoli un elemento della memoria ancora oggi vivo. Purtroppo lo stato di degrado non ha permesso l’ingresso allo stabilimento per fare nuovi rilievi e non essendocene di precedenti sono stati progettati nuovi volumi mantenendo comunque gli edifici simbolo dell’industria. Conservando la memoria delle proprie origini l’opera cerca di rendersi partecipe della vita quotidiana della gente permettendo loro di riappropriarsi di una parte della città attraverso un luogo di scambio culturale e di incontro rendendolo cuore e motore importante per Viareggio.

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CENNI STORICI Viareggio: genesi ed evoluzione Le prime memorie storiche di Viareggio risalgono agli inizi del XII secolo, quando si ricorda un castello eretto dai lucchesi e dagli alleati genovesi sulla riva del mare, in sostituzione di una piccola torre di legno, costruita alcuni anni prima, che aveva funzione di postazione di guardia e di segnalazione. Elenchiamo le tappe che evidenziano la sua originaria importanza e la sua decadenza, rilevate dalle pubblicazioni e da un esame degli atti e dei documenti conservati nell'archivio storico del Comune di Viareggio. Gennaio 1172: viene ultimata la costruzione del castello di Viareggio, voluto dai lucchesi e dai loro alleati genovesi per contrastare il dominio pisano sul litorale tirrenico. Per edificare la fortezza che sostituisce validamente la precaria torre lignea, si sono presentate enormi difficoltà prima fra tutte la mancanza di strade per il trasporto del materiale occorrente. Perciò si è dovuto prima di dare inizio ai lavori, tracciare una strada, in mezzo al terreno paludoso, dalla spiaggia a Montramito, da dove passava una via pedemontana (l'odierna Sarzanese). Sull'ubicazione e sulle caratteristiche del castello di Viareggio ci dà precise notizie un testimone del tempo: l'analista Oberto, cancelliere del Comune di Genova, che ha eseguito un sopralluogo nella zona lasciandoci un'interessante relazione, che costituisce, in effetti, il primo atto di nascita della città. Nel documento, scritto in lingua latina, ma che noi riportiamo tradotto in italiano, si legge: “Il fortilizio è stato edificato su terreno dunoso prossimo al mare, a distanza di circa due

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miglia dal Castello di Montramito (Mons. Gravantus nel testo), alla cui radice sgorga una fonte d'acqua viva, che forma addirittura un lago esteso fin quasi al fiume Serchio ed alimenta paludi così vaste che dal piede del colle fino al lido del mare nessuno può attraversare, se non lungo una gettata di pietre poco più alta delle acque circostanti, chiamata via Regia. Al termine di questa gettata di pietre, alla quale è possibile avvicinarsi solo con piccole imbarcazioni, si eleva magnifico e possente l’edificio denominato "Turris de Via Regia", la quale torre è di forma rotonda e dalla circonferenza di 68 piedi (ca.20m.), 80 braccia di altezza (ca.45m.) e dovrà essere circondata da un muro alto 60 braccia (ca.35m.), mentre un altro muro chiamato "barbacane", sarà costruito tutto intorno fino all'altezza che sarà ritenuta più opportuna dagli esperti. In verità bisogna riconoscere che coloro che entrano nell'Arno o s'appressano alla sua foce, possono chiaramente scorgere questa torre che i genovesi e lucchesi hanno costruito alla fine della Via Regia, e possono additarla a quelli che seguono.”1 Dal documento di Oberto si viene a sapere che il castello è stato denominato "Turris de Via Regia", dal nome della strada che lo unisce al castello di Montramito; appare perciò evidente il nesso che corre tra l'originaria denominazione e il nome della nostra città." Giugno 1181: "[...] L'imperatore Federico Barbarossa, per suo conto, dichiara il castello di Viareggio di pertinenza dell'Impero e lo consegna ai pisani. Questi vi inviano un castellano con il compito di riscuotere dai mandriani e dai pastori il pagamento del pedaggio imposto per far pascolare i loro animali."2 Aprile 1221: "L'imperatore Federico II dona, a titolo di feudo, a Pagano Baldovini, cittadino lucchese residente a Messina, il castello di Viareggio e il territorio circostante. Nel diploma imperiale l'area viene definita disabitata e si dice che anticamente il fortilizio era noto come "Castrum Maris" (Castello del Mare). Il Baldovini, da buon patriota lucchese, fa restaurare e fortificare il castello e lo consegna insieme al territorio, alla repubblica di Lucca"3 "[...]fino all'anno 1285 la storia tace sulle sorti del castello di Viareggio ed è da supporre che questo sia rimasto abbandonato per anni nella plaga paludigna e difficilmente accessibile, dato anche la Via di Montramito, ossia l'antica Via Regia, franava lentamente sotto l'insidia costante delle acque [...]"4 1

[Annali genovesi di Caffaro e dei suoi continuatori da MXCIX al MCCXCIII, a cura di Belgrano, in <Fonti per la storia d'Italia, Scrittori, sec. XII-XIII>, vol.1, Genova, 1890. ] 2 F. Bergamini, Le Mille e una notizia di vita viareggina 1169/1940 3 F. Bergamini, op.cit 4 F. Bergamini, Viareggio e la sua storia 1000-1800

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1285: "Il castello di Viareggio che per varie vicende politiche è ritornato in mano pisana viene restituito ai lucchesi dal conte Ugolino della Gherardesca"5 Settembre 1287: "Guglielmo Baldovini discende ad erede di quel Pagano, che nel 1221 ha concesso ai lucchesi una parte dei suoi diritti feudali sulla marina, cede a Lucca, contro pagamento di 300 fiorini d'oro "un castello munito di torre nel luogo di Viareggio".6 1324: "Castruccio Castracani fa rinforzare il già invecchiato castello di Viareggio, che presenta notevoli guasti per gli assalti subiti e per lo stato di semiabbandono in cui si trova. Il Castracani provvede anche a rendere navigabile il canale Burlamacca per i navicelli che debbono scaricare o caricare le mercanzie. Anche la Via Regia, che sta per essere sommersa dalle acque della circostante palude, viene rafforzata con grossi tronchi d'albero e con una gettata di sassi estratti dalle cave di Colsereno."7 1436: "Il castello è occupato dagli armati fiorentini, al comando di Francesco Sforza, mediante la corruzione del castellano Cristoforo Riccionello che, per denaro, non oppone la minima resistenza e consegna la fortezza viareggina al nemico.”8 ,: "Per il continuo regredire del mare (o meglio, per il continuo apporto di materia del sistema fluviale Serchio-Arno con la formazione di nuova spiaggia) il castello di Viareggio è venuto a trovarsi arretrato di circa 600 metri dalla linea di riva. Poiché i magazzini delle merci, che sorgono quasi sulla spiaggia, sono facilmente esposti alle eventuali scorrerie dei pirati barbareschi, e visto che l'antico fortilizio non è più in grado di garantire una difesa, si rende necessaria ed urgente la costruzione di una nuova opera difensiva, che dovrà sorgere nelle immediate vicinanze delle attrezzature dello scalo marittimo. Ecco perché il Senato lucchese decreta l'edificazione di una nuova torre presso la foce del canale Burlamacca. E quella che sorge, ancora oggi, sul fianco della vecchia piazza del mercato, che i viareggini chiamano, impropriamente, "Torre Matilde". I lavori di costruzione termineranno nel 1541, e alla Torre sarà assegnata una guarnizione di soldati scelti tra coloro

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F. Bergamini, op.cit F. Bergamini, op.cit 7 F. Bergamini, op.cit 8 F. Bergamini, op.cit 6

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che si sono distinti per indisciplina o che si sono macchiati di varie colpe. La maggior parte del materiale usato per la costruzione della nuova opera di difesa è ricavata dalle demolizione del procinto del vecchio castello."9 Marzo 1731: "Il pittore Georg Christoph Martini, noto come il "Sassone", è a Viareggio per soggiornarvi qualche tempo. Ecco come ricorda la visita nel nostro paese: [...] Questa piccola località costituita da poche case, per lo più di proprietà delle famiglie lucchesi, giace a circa 10 miglia dalla città sulla riva del mare. Fa le veci di porto un canale dalle rive murate che viene condotto al mare. (…) Il “Castellaccio”, (l’antico castello “de Via Regia”) una massiccia torre rotonda circondata da mura e da un fossato, difendeva nei tempi passati il porto-canale. Carlo V, passando da Viareggio prima di recarsi in Africa, osservò che era peccato che la torre non fosse posta nelle immediate vicinanze del mare; per tal motivo i lucchesi, avanti che Carlo V tornasse da quella campagna, costruirono la nuova torre sul mare destando la sua meraviglia per tanta rapidità. [...] In altra occasione, il Martini descrive una visita fatta all'antico castello di Viareggio, ormai in totale abbandono: Il Castellaccio di Viareggio rovinò diverse volte ed altrettante fu ricostruito o riattato, come si può agevolmente rilevare dai materiali usati per le riparazioni. Il signor Federico Trenta, cavaliere lucchese, presso il quale parecchie volte alloggiai a Viareggio, mi condusse a visitarlo. Questo vecchio castello è circondato da un fossato circolare attualmente quasi asciutto, dal quale si leva un alto muro rotondo che racchiude un ampio spazio sul quale sorge una massiccia torre rotonda di pietra squadrata. Noi vi salimmo, non senza pericolo, con le scale che il cavaliere suddetto aveva avuto la cura di far portare. Nella torre trovammo una larga galleria rotonda, con forti volte, che correva tutto intorno e che mostra di essere stata più volte riparata. Castruccio la fece restaurare con ogni cura e mantenere in buono stato per proteggere dai pirati le barche che approdavano a quella spiaggia.10 Luglio 1802: "Il governo aggiudica a Frediano Lippi di Viareggio la facoltà di prevalersi, per la durata di dieci anni, del materiale ricavato dalla demolizione del vecchio castello viareggino del 1172, chiamato ora "la Torraccia". 11 Dell'imponente costruzione descritta dallo studioso e storico lucchese Tommaso Trenta, oggi non rimane alcun resto.

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F. Bergamini, op.cit G.C. Martini, Viaggio in Toscana 11 F. Bergamini, op.cit 10

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La demolizione del castello cominciò nel 1534, quando per la costruzione della nuova torre furono adoperate le bozze di pietra dell'antico barbacane. Da un documento del 1815 si apprende che il Delegato delle Finanze del Governo lucchese ordinò al capomastro Frediano Lippi di non disfare ulteriormente l'antico castello detto "il Castellaccio" e di non rimuovere più alcun sasso od altro materiale in quanto era già scaduta da qualche anno l'autorizzazione decennale concessagli. Cinque anni dopo, gli avanzi del castello furono ceduti in vendita ad alcuni privati, che smantellarono il diroccato edificio, impiegando il materiale per la costruzione di fabbricati in Viareggio. Nel 1825 il terreno su cui sorgeva il fortilizio fu venduto all'asta e acquistato da Paolo Androni e Michele Casali. Giuseppe Genovali riferisce che "con i materiali del vecchio castello, i cui avanzi si vedono ancora presso la fossa Parabola (Farabola) e che fu demolito nel XVIII secolo, si costruirono case ed il muro di cinta del Cimitero ora chiuso di via Cairoli. La totale sua demolizione è avvenuta nella prima metà del presente secolo (XIX) ed esistono ancora individui che hanno veduto le mura di detto castello alte quanto un piano di casa".12 Agli inizi del novecento era ancora possibile individuare l'ubicazione del maschio: un modesto rialzamento del terreno con alcuni resti del castello. Quei ruderi stavano nel cuore del consigliere comunale don Lamberto Marcucci, il quale, nel corso della seduta consiliare del 25 giugno 1901 raccomandò al Sindaco che si provvedesse alla tutela degli stessi “...residuo di un monumento storico della nostra città.” Il sito del castello "de Via Regia" era vicino al ponte sul fosso Parabola e alla via di Montramito, dove ora sorge lo stabilimento oleario SALOV. Durante la sua evoluzione storica l’abbattimento della vegetazione per la bonifica, terminate nel 1741, non creava più protezione per le colture dell'entroterra, violentemente spazzate e danneggiate dal vento di mare. Ecco che venne deciso di innalzare lungo la spiaggia una barriera artificiale, una striscia di bosco a pini: le future pinete di Viareggio, incomparabile oasi di verde, l'una - quella di Ponente - inserita ora nel tessuto urbano e l'altra - quella di Levante - lussureggiante di vegetazione, costituita in Parco naturale con i territori di Massaciuccoli, Migliarino e S. Rossore. Viareggio richiamò gente dalle località vicine e anche molte famiglie nobili lucchesi si stabilirono nella zona. Il paese si ampliò, le attività di pesca, cantieristica e marineria velica assunsero notevole importanza. Accanto alle modeste case del popolo si elevarono quelle signorili e l'espansione urbanistica si spostò dall'antico nucleo stretto attorno alla Torre Matilde, verso il mare e lungo la spiaggia. All'inizio del Novecento la città era già la "Perla del Tirreno", un centro mondano, culturale e turistico apprezzato in tutta Europa e caratterizzato da una particolarissima architettura sospesa tra eclettismo e liberty. Nel corso della seconda guerra mondiale violenti bombardamenti distrussero interi quartieri, provocando centinaia di vittime tra i civili, ma nonostante tutto Viareggio seppe subito risorgere, ricostruendo case, alberghi, cantieri e attrezzature balneari. 12

G. Genovali, Memorie di storia viareggina dal 1040 al 1624.

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Oggi la città si è notevolmente ingrandita e la sua popolazione supera i 60.000 abitanti. Viareggio è una vivacissima località turistica e un attivo centro commerciale, con insediamenti industriali e artigianali di rispetto, soprattutto nel campo della cantieristica navale.

Viareggio: le trasformazioni urbanistiche Nel corso della sua storia Viareggio subì diverse trasformazioni urbanistiche a cominciare dal 1534 quando attorno alla Torre Matilde si formò la prima comunità principalmente costituita da funzionari, soldati, mercanti, pescatori e coloni. Nel centro abitato convivevano due tipologie edilizie differenti: capanne di falasco e case in muratura ad un piano e molto modeste. Permaneva comunque l’insalubrità del luogo che non consentiva la crescita e lo sviluppo del primitivo borgo. La svolta decisiva per la bonifica del territorio si ebbe nel 1735 con il progetto del matematico veneto Bernardino Zendrini: la realizzazione delle cateratte a bilico, la sistemazione del canale Burlamacca e della sua foce. Immediatamente si registrò un conseguente incremento demografico. Di fronte ad una crescita improvvisa del nucleo urbano divenne prioritaria l’esigenza di provvedere ad una regolamentazione. Il primo esempio di pianificazione del territorio si ebbe nel 1682 con il progetto redatto

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dall’ingegnere Giovanni Azzi il quale basò il suo lavoro sulla razionalizzazione dell’assegnazione delle aree destinate all’edificazione. Innanzitutto il territorio veniva caratterizzato da una maglia a scacchiera costituita da sette strade di cui tre in senso mare-monti, e quattro in senso parallelo alla costa. Tuttavia questo tentativo di disciplinare lo sviluppo spontaneo non produsse alcun esito positivo, in quanto ancora sussistevano precarie condizioni fisico-igieniche del territorio. Nel 1748 fu affidato all’architetto Valentino Valentini l’incarico di regolarizzare l’assegnazione delle aree edificabili. La pianta del Valentini, analogamente al progetto del 1682, ripropose un impianto a scacchiera determinando il futuro sviluppo della città. Venne anche delineato un nuovo aspetto dell’assetto urbano: la sua naturale tendenza a divenire luogo di villeggiatura con la costruzione da parte della nobiltà lucchese delle prime ville e palazzi. Altra data importante fu il 1824 con l’elevazione a rango di “città” che rese più intensi l’incremento edilizio e demografico. Il centro urbano assunse progressivamente la sua forma tramite la concessione gratuita di terreni ed orti. Tuttavia, per regolamentare l’accrescimento edilizio si incaricò l’architetto regio Lorenzo Nottolini di redigere il Piano Regolatore che confermò il tracciato a maglia ortogonale già proposto nei progetti del secolo precedente, orientando lo sviluppo verso nord, mentre a sud il canale Burlamacca rimaneva ancora una barriera invalicabile. L’impostazione a scacchiera configurava l’impianto urbano con strade ampie, parallele e perpendicolari, grandi aperture destinate a piazze, edifici residenziali corredati di orti e giardini all’interno dell’isolato. Sempre in questo periodo si provvide ad abbellire la città con opere pubbliche, come la pavimentazione di molte strade e la piantumazione di alberi trasformando le piazze in veri e propri giardini. L’attenzione all’estetica del centro urbano è

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certamente dovuta al delinearsi della vocazione balneare con la costruzione di stabilimenti in legno e la realizzazione di strutture ricettive quali pensioni, alberghi e villini per la villeggiatura. Con l’annessione del territorio lucchese al Granducato di Toscana, avvenuta nel 1847, Viareggio perse gradualmente le sue originarie funzioni portuali, ma rafforzò la sua vocazione balneare e turistica. Ad incrementare la moderna attività di villeggiatura fu l’inaugurazione nel 1861 della ferrovia Viareggio-Pisa e nel 1890 del tratto Viareggio-Lucca. Sul finire del secolo Viareggio subì un’ulteriore modernizzazione delle sue infrastrutture con la realizzazione dell’elettrodotto e dell’acquedotto. Nel 1879 la maglia ortogonale risulta ancora invariata: scacchiera, edilizia a schiera e ampi giardini e orti all’interno dell’isolato. Ancora nessun sviluppo a sud del canale Burlamacca. L’area è caratterizzata da 3 sistemi di tracciati: quello stellare dei canali, orditura campagna e tracciati viari di supporto all’urbanizzazione (borghi allineati alle strade con edilizia a uno o due piani e orti). Nel 1893 si comincia ad avere una espansione anche a sud del canale Burlamacca, sempre con una maglia a scacchiera. Agli inizi del novecento il forte incremento dell’attività turistica caratterizzò l’espansione urbana verso le aree litoranee. La sistemazione della fascia costiera risultò il tema prevalente nei due piani regolatori: il primo del 1910 redatto dall’ingegnere A. Riccomini, ed il secondo del 1920 affidato all’ ingegnere comunale G. Santini. Tuttavia i due piani non tennero conto e non affrontarono i problemi derivati dalla nuova urbanizzazione delle aree periferiche, come la privatizzazione dei terreni demaniali e lo sviluppo del quartiere Varignano lungo il canale Burlamacca, dove

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vennero localizzate le strutture industriali ed artigianali dell’epoca fra cui anche l’attuale SALOV. Nel decennio intercorso ai due piani si provvede alla realizzazione di nuovi tracciati viari con la creazione di raccordi tra il centro e la passeggiata, nonché all’ampliamento dell’asse litoraneo servito alla linea tranviaria e alla lottizzazione privata delle aree escluse dalla pianificazione e poste a monte dell’asse sopraccitato. La pianificazione urbanistica degli anni ’30, il cui studio fu condotto dall’architetto R. Brizzi, aveva l’obiettivo di risolvere la recente esigenza di creare una nuova rete stradale urbana ed extraurbana. Si prevedeva infatti non solo il collegamento al viale litoraneo attraverso lo sventramento, ma anche una riorganizzazione della piazza Mazzini con la creazione di un ampio scenografico asse mai realizzato. Inoltre, a modificare l’assetto viario furono indubbiamente determinanti le aperture dell’autostrada Firenze-mare del 1932, la realizzazione del cavalcavia ferroviario, e la edificazione della nuova stazione ferroviaria e della sua piazza centrale. Nella parte a ridosso delle darsene e del canale, in particolare con l'occupazione edilizia degli spazi aperti e delle piazze utilizzate dai cantieri, si vengono progressivamente perdendo le regole d’integrazione funzionale e morfologia che sino ad allora avevano caratterizzato il rapporto del quartiere con le superfici d'acqua. Sempre nel corso degli anni `30 si registrava la costruzione del nuovo avamporto che, oltre ad alterare la linea dì costa, influirà nei periodi successivi, insieme ai vincoli del balipedio, nella disposizione degli edifici dei cantieri secondo una suddivisione a "spicchi" dello spazio a terra, e con una rotazione che romperà la griglia ordinata degli isolati precedenti. Nella zona ad est della città, oltre la linea ferroviaria, lo sviluppo degli insediamenti mostra la sistemazione urbanistica al 1939. Lo sviluppo edilizio, infatti, uscito e separato dalla regola della griglia di isolati urbani, si trova ben presto privo di riferimenti univoci, ed i tracciati dei canali, solo in rari e parziali episodi, riescono a costituire elementi capaci di condizionare le regole insediative. Nel periodo compreso tra le due guerre si determina un primo sviluppo dei quartieri periferici: Terminetto e Varignano, verso direttrici non più pianificate, ma appoggiate semplicemente ad assi viari.

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La barriera ferroviaria separa quindi la città in due fasce contrapposte: a ovest la riqualificazione turistica, a est il decentramento delle zone industriali e delle abitazioni popolari e operaie. In generale il 1939 può essere quindi considerato come una soglia di passaggio tra una fase di sviluppo degli insediamenti, caratterizzata da una sostanziale continuità, e la fase del dopoguerra, in cui l'espansione edilizia inizia decisamente a connotarsi per tipologie e morfologie di aggregazione in aperto contrasto con le logiche dell'impianto storico. Dal dopoguerra sino al 1978 la città è investita dalla massiccia espansione edilizia seconda due parametri: da un lato la permanenza della griglia ha impedito l'urbanizzazione diffusa e indiscriminata di tutto il territorio comunale, favorendo un'urbanizzazione che è rimasta compatta tendendo a saturare l'interno degli isolati, dall'altro lato si è verificata l'occupazione completa della fascia costiera con la distruzione di ambienti naturali come le pinete. Risalgono infine a questo periodo i primi interventi pubblici nel settore della residenza: come ì quartieri di via Montramito, via Indipendenza, quartiere Italia, Bonifica e Apuania, i quali, ponendosi all'esterno del perimetro urbano, contribuiranno ad indirizzare l'espansione edilizia futura. Negli ultimi decenni, dal 1978 al 1995, le trasformazioni del territorio urbano e suburbano sono state guidate dal Piano Regolatore Comunale del 1971.

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Sistemazione attuale della cittĂ di Viareggio

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Viareggio: evoluzione della tipologia edilizia L'insediamento di Viareggio è stato attuato tramite la programmazione urbanistica voluta dal governo lucchese per il controllo e la difesa del suolo, la morfologia dell'insediamento fu motivata da necessità difensive che accorpano gli edifici a formare una cortina muraria compatta. Nella metà del XVI secolo si afferma l'aggregazione seriale di unità di abitazione costituita da una struttura architettonica elementare, all'interno della quale sono tagliate le singole unità, che si sviluppa in profondità, con l'affaccio sulla strada. Questo tipo di aggregazione consente l'economicità dell'operazione e dichiara il livellamento sociale. La situazione rimane pressoché invariata fino al XVIII secolo quando avviene il processo di appoderamento dei terreni bonificati, e di conseguenza verrà realizzato un piano per la crescita urbana. Da questo momento l'articolazione degli edifici avviene su di un tessuto a maglie ortogonali, formando blocchi di fabbricati rettangolari, contenente ciascuno un numero variabile di unità abitative rappresentate da due tipologie fondamentali: 1- La cellula abitativa base a schiera ad un piano (tettoia) con servizi in comune e un fronte strada minimo; 2- Un tipo di schiera più complesso e autosufficiente su due piani, con un fronte strada più ampio In entrambi i casi il lotto si sviluppa in profondità, e vi si accede dalla strada allo spazio interno che è adibito a corte, nel primo caso, oppure a orti individuali ripartiti da muri di cinta nel secondo. Gli alzati di queste costruzioni, come si può dedurre dalle piante e dalla continuità del perimetro e delle aperture, risultano con prospetti regolari e cortine uniformi. Con il nuovo e più articolato sistema sociale che si viene a sviluppare nella Viareggio del Settecento, anche il sistema insediativo si fa man mano più complesso. Accanto alle case a schiera e dei dipendenti degli Offizi e degli artigiani, si affermano, già nel XVIII secolo, palazzi e villini. Il tipo di sviluppo è comunque omogeneo ed è dovuto sia all'intervento diretto da parte pubblica, che al controllo dell'iniziativa privata attuate fin dal 1748. Nell'Ottocento e Novecento l'edilizia residenziale mantiene la contiguità degli edifici e il tracciato planimetrico con fronte stretto e sviluppo in profondità, definiti all'interno della geometria urbana programmata. L'attenzione al rapporto tra edilizia e

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impianto urbano disciplina il meccanismo di uso del suolo, infatti, la suddivisone della proprietà corrisponde al tracciato urbano, mentre l'ampiezza dei lotti individua il reticolo della maglia urbana. Si realizza così un indirizzo costruttivo ad estensione orizzontale, più adatto alla morfologia dell'habitat tradizionale e soprattutto più economico. Ai primi del Novecento, l'alloggio minimo viene ottimizzato nella casa a schiera tradizionale, presa a modello per le nuove costruzioni popolari realizzate negli anni venti. Si tratta di case che vengono arretrate leggermente rispetto al fronte strada per realizzare un giardino minimo recintato. Queste case rappresentano un compromesso tra il modello locale di abitazione aggregata e il "villino", che insieme all'affermarsi del "villino tettoia", interpreta le esigenze abitative piccolo borghesi del tempo. Questo si esplica anche nelle facciate, dove vengono applicati elementi stilistici più vari, da quelli eclettici fino a quelli di ispirazione liberty e decò. Gli elementi delle facciate conservano caratteristiche costanti e generalizzati: finto bozzato, aggetti in cemento che disegnano le aperture, piccoli terrazzi, fasce marcapiano e sottogronda, pannelli decorativi. Le ville e i villini seguono repertori stilistici codificati quali le componenti stilistiche e strutturali neo- medievali e neomoresche, che testimoniano il gusto della decontestualizzazione dei motivi propri del castello con aperture ogivali e fregi. I volumi sono compatti con emergenze strutturali quali la torretta o la loggia.

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SALOV: dall’insediamento dell’industria allo stato attuale Nei primi anni del '900 si avviò una nuova urbanizzazione delle aree periferiche, caratterizzata dalla privatizzazione dei terreni demaniali e dallo sviluppo del quartiere Varignano lungo il canale Burlamacca, dove vennero localizzate le strutture industriali ed artigianali dell'epoca fra cui anche l'attuale SALOV. Dalle ricerche storiche dello scrittore F. Bergamini risulta che: - nel 1906 "si lavora all'installazione dello stabilimento "Oleificio Lucchese al Solfuro" (l'odierna SALOV), presso il Varignano" 13 nel marzo 1907 "le seguenti fabbriche, installate recentemente nella zona periferica del Varignano, chiedono che si istituisca un raccordo ferroviario con la stazione, per facilitare il trasporto dei loro prodotti: Vetraria, Oleificio Lucchese al Solfuro, Società Amburghese per la melolina", nel 1920 "il vecchio stabilimento "Oleificio Lucchese al Solfuro" viene ampliato e passa sotto la denominazione di "Soc. An. Toscana Raffineria Olii" (S.A.T.R.0.)." A modificare l'assetto viario della zona furono determinanti l'apertura dell'autostrada Firenze-mare del 1932 e la realizzazione del cavalcavia ferroviario. Quest'ultimo in particolare, permetteva la comunicazione diretta fra il centro di vita sociale, situato in corrispondenza dell'antico borgo, lungo le fasce litoranee, ed il centro lavorativo del quartiere Varignano. Con l'avanzare degli anni e con lo sviluppo della città questo collegamento diverrà obsoleto ed inadeguato: gli stabilimenti industriali installati si ritroveranno ad essere inglobati in zone prevalentemente residenziali e di accesso al centro storico, e si perderà l'unicità dello scopo primario di interazione da un lato (comunicazione) e di separazione dall'altro (funzione) fra ambito abitativo e ambito lavorativo, tanto ricercato nella

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F. Bergamini, Le mille e una...notizia di vita viareggina 1169/1940. F. Bergamini, op.cit. F. Bergamini, op.cit.

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modellistica degli urbanisti dell'età moderna. Con il passare degli anni lo stabilimento "S.A.L.O.V." nuova denominazione del vecchio S.A.T.R.O., continuò ad ampliarsi. La Società per Azioni Lucchese Olii e Vini (S.A.L.O.V.), nata dalla fusione dei laboratori di alcuni commercianti lucchesi, era dotata di una propria raffineria, possedeva 20 carri cisterna per i trasporti ferroviari ed un motoveliero in grado di effettuare trasferimenti rapidi per la commercializzazione dell'olio raffinato nello stabilimento di Viareggio. Era proprietaria di numerosi marchi di olio di grande prestigio già noti ed apprezzati in tutto il mondo. All'esportazione di olio si aggiunse, inoltre, quella del buon vino toscano di qualità prodotto in una cantina di proprietà della società stessa in Poggibonsi. Oggi l'azienda opera in tutto il mondo ed è il principale esportatore italiano di olio di oliva. Già negli anni '40, S.A.L.O.V. era una società di dimensioni ragguardevoli, con un giro di affari in costante espansione, i cui marchi principali erano: FILIPPO BERIO, ampiamente distribuito in Nord America; FRANCESCONI, già nota negli Stati Uniti; FORTUNA FONTANA distribuito in Brasile ed in Argentina. Al contempo la S.A.L.O.V. espandeva il proprio lavoro anche sul mercato nazionale, fornendo oli sfusi a diversi piccoli confezionatori e confezionando il proprio prodotto. Insieme all'olio di oliva ed al vino si producevano saponi di eccellente qualità ottenuti dai derivati dell'olio di oliva. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale la crescita della società ebbe un forte rallentamento e perse lo stabilimento di vinificazione andato distrutto per eventi bellici.

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Alla fine della guerra, con la ricostruzione, il lavoro riprese rapidamente concentrandosi solo sull'olio di oliva. A metà degli anni '50 andò affermandosi anche in Italia il consumo di oli da seme, e la S.A.L.O.V. entrò con successo anche in questo settore con una nuova marca GRAZIA. Per tanto fin da allora la gamma di produzione della S.A.L.O.V. comprendeva tutti gli oli vegetali alimentari. Risale all'anno 1959 il lancio in Italia del marchio SAGRA per oli di oliva e di semi improntati ai più elevati criteri di qualità e controllo. SAGRA, attualmente uno dei più importanti brand a livello nazionale, nasce dall'esperienza e dalla passione per l'olio extra vergine del Signor Eugenio Fontana, figlio del fondatore e presidente della S.A.L.O.V. Fu così che meno di quindici anni dopo la fine della guerra S.A.L.O.V. fu capace di affermarsi come un'azienda leader nella produzione di oli di oliva di qualità, non solo nella penisola italiana, ma anche nel Mondo. Nel corso degli anni '60 la diffusione degli studi dietetici che affermarono la superiorità dell'olio di oliva e degli oli vegetali nei confronti dei grassi animali (Seven Country Study) portarono ad un boom nei consumi degli oli di oliva anche da parte delle popolazioni non mediterranee. La S.A.L.O.V trasse beneficio da questa grande opportunità per una grande crescita della propria produzione e delle proprie esportazioni verso il Nord America con i marchi Filippo Berio e Francesconi, che cominciarono ad affermarsi come leader indiscussi. Nel corso degli anni '70 ed '80 la S.A.L.O.V. si afferma come uno dei maggiori produttori di oli di oliva sia in Italia, con il marchio SAGRA, che all'estero. Negli Stati Uniti, il maggior mercato di consumo, al di fuori della Comunità Europea, la S.A.L.O.V costituisce una propria azienda distributrice la Salov North America Corporation. La storia della S.A.L.O.V. è anche la storia della Famiglia Fontana. Dino Fontana nato nel 1873 era uno dei soci fondatori ed ha guidato la società fin dal 1919. Alla sua scomparsa è passato alle redini del figlio Eugenio, che in 40 anni di attività ha portato la S.A.L.O.V. ad un grande sviluppo di produzione e fatturato. La S.A.L.O.V. fu successivamente gestita dai figli di Eugenio Fontana, Dino, Pier Luigi, Antonio e Alberto che lo hanno sempre seguito nella conduzione dell'azienda. Nel 2005 c’è stato il trasferimento nel nuovo sito produttivo nel comune di Massarosa, per aumentare gli spazi produttivi, proposito non realizzabile nel vecchio sito ormai fagocitato dalla crescita urbanistica di Viareggio. Ad oggi della famiglia Fontana è rimasto solo Alberto, con una quota del 10%, mentre il resto del pacchetto azionario è stato ceduto ad un importante gruppo Cinese per dare nuovi impulsi allo sviluppo mondiale. Analizzando le carte topografiche di Viareggio è possibile ricostruire la crescita volumetrica dello stabilimento industriale nel tempo. Nel secondo dopoguerra lo stabilimento deve essere in parte ricostruito per i danneggiamenti subiti durante i bombardamenti. Successivamente si individuano due principali fasi di espansione, testimoniate anche dalla struttura edilizia:

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Anni '50: edifici in muratura annessi alle strutture presenti ed estensione verso la via di Montramito; Anni '80: edifici in struttura leggera a saturazione delle aree ancora disponibili ed estensione dietro la parte esistente, lato canale. Annessione al sito del casale contadino su via Montramito. Alla sua installazione (stato iniziale, 1920), lo stabilimento era costituito esclusivamente da un grande edificio in muratura con annessi magazzini e laboratori all'interno dei quali avvenivano le principali attivitĂ di produzione e confezionamento. Risalgono allo stesso periodo la casa del custode e gli uffici amministrativi prevalentemente addetti alla distribuzione del materiale grezzo in ingresso, e del prodotto lavorato in uscita. La prima espansione (anni '50) avviene grazie all'acquisizione dei terreni agricoli retrostanti al sito iniziale. Vengono costruiti edifici in muratura di mattoni con struttura di copertura in travi di legno e manto in coppi. Questi nuovi corpi di fabbrica sono destinati esclusivamente alla lavorazione, e sono necessari per rispondere alle maggiori esigenze di produzione dell'azienda che ha acquisito popolaritĂ anche all'estero. Il Piano Regolatore Generale del 1971 mostra l'azienda quasi invariata rispetto alla situazione precedente. Unico ampliamento riguarda la costruzione di un edificio sul perimetro dell'area di proprietĂ

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Salov. La seconda espansione (anni '80) interessa nuovi terreni agricoli retrostanti e vede la costruzione di edifici con struttura leggera in acciaio, travi reticolari e pannelli di copertura e di parete: sono veri e propri capannoni industriali in parte chiusi, per la lavorazione, in parte aperti per le operazioni di carico e scarico merci. Inoltre, viene acquistato anche il vecchio casolare agricolo che dopo essere ristrutturato sarà destinato agli uffici amministrativi, tutt'oggi presenti. Il PRG del 1987 (tutt'oggi in vigore) attesta quest'ultimo stato di fatto.

SALOV: piano di recupero A seguito della dismissione del sito produttivo, risalente al 2005, l’intera area è rimasta in stato di abbandono. Un eventuale piano di recupero totale è stato compromesso dalla situazione di degrado attuale che ha di fatto impedito l’accesso per effettuare rilievi, in assenza dei quali il recupero è stato parziale. Sono stati selezionati e mantenuti gli edifici risalenti al primo insediamento storico (1920), tranne quelli parzialmente modificati a seguito dei danni bellici tra i quali: • • •

La raffineria; Il magazzino stoccaggio olio; Il laboratorio chimico.

Per quanto riguarda gli insediamenti degli sviluppi successivi sono stati totalmente

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demoliti tranne gli edifici che si affacciano lungo la via di Montramito, coerenti con la tipologia edilizia tipica di Viareggio: un edificio su un solo livello con copertura a due spioventi. E’ stato inoltre demolito il casale agricolo che, anche se risalente al primo insediamento, è stato acquistato negli anni ‘80 e destinato a ospitare gli uffici amministrativi; mancando del riferimento originario non è stato possibile verificare che non ci fossero state variazioni al manufatto. Una ricerca condotta su mappe catastali presso l’Archivio di Stato di Lucca ha permesso di tracciare sul suolo i possibili ingombri del vecchio castello. Attraverso l’estratto da una mappa catastale, posizionato in modo opportuno in corrispondenza del canale navigabile del Burlamacca, che nel tratto in esame non ha subito pesanti modifiche nel corso degli anni, è stata individuata la sua posizione. La mappa catastale risale ai primi del novecento e mostra una particolare divisione particellare. Il terreno fu infatti acquistato da privati i quali lo divisero in due particelle: la 1139 e la 5045. La forma curvilinea delle particelle permette di individuare il contorno del castello. Dalla sovrapposizione con l’aerofogrammetrico del 1992 è possibile stabilire la posizione sul terreno attuale (linea blu). Tuttavia, è presente in sito una curvatura netta in corrispondenza della fine dei silos della Salov e del distributore di carburante AGIP, sottolineata anche da un forte dislivello fra i terreni a sud e a nord di essa. Questa curvatura può essere considerata come tratto di divisione particellare e pertanto parte del perimetro del vecchio castello, cosicché la sua localizzazione si sposta di pochi metri rispetto alla ricostruzione effettuata attraverso la sovrapposizione delle carte (linea rossa). Per questo motivo i Silos per lo stoccaggio olio sono stati mantenuti quale testimonianza storica e richiamo visivo al “Castellaccio di Viareggio”.

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PREVISIONI URBANISTICHE Alla base del progetto sono state prese in esame le previsioni di sviluppo urbanistico redatte dalla giunta comunale ma non ancora convertite in un PRG a seguito della caduta della giunta stessa. Dati i molteplici e recenti cambiamenti, è necessario ripensare il modello di sviluppo del territorio, rendendolo adeguato alla odierna situazione politico-socio-economica-ambientale, riguardanti tre aspetti principali: 1. Socio - economici: la diffusa e perdurante crisi economica e le ricadute sugli aspetti inerenti al sistema sociale; 2. Normativi: la legge 1/2005 ed i regolamenti attuativi, l’introduzione della VAS, i nuovi piani sovraordinati (L’ Adozione dell'integrazione del PIT con valenza di Piano paesaggistico; la variante al Piano di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino, ecc.); 3. Specifici della città: la crisi del modello turistico viareggino, la crisi della nautica, i nuovi competitors quali Lido di Camaiore, Pietrasanta. Per questo motivo l’Amministrazione comunale intende dotarsi di un Regolamento urbanistico allo scopo di rispondere alle esigenze della comunità locale cercando di coniugare lo sviluppo urbanistico con quello sociale, ambientale ed economico, seguendo i principi della “Smart city”: essa inquadra un ambiente urbano in grado di agire attivamente per migliorare la qualità della vita, portando benessere alla popolazione e riducendo gli effetti del cambio climatico dovuti all’aumento dell’azione antropica sul Pianeta. A tal fine l’Amministrazione comunale di Viareggio ha stabilito le seguenti linee guida: •

Politiche dell’abitare e qualità della città: attraverso la manutenzione del patrimonio immobiliare, la relativa gestione anche tramite l’uso di tecnologie avanzate, il riuso e la valorizzazione dell’esistente per promuovere la coesione e l’inclusione sociale, eliminando le barriere che impediscono l’accessibilità a tutti i cittadini. Mobilità sostenibile e mobilità virtuale: attraverso spostamenti agevoli ed una buona disponibilità di trasporto pubblico sostenibile, integrati dall’uso dei mezzi a basso impatto ecologico come la bicicletta, che rende maggiormente vivibile il centro storico e le aree pedonalizzate.

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Rigenerazione economica: attraverso la promozione di un’economia competitiva che incentiva l’innovazione e lo sviluppo dei sistemi produttivi locali, che promuove innovazioni e sperimentazioni anche nell’arte, nella cultura, che sostiene la costruzione di una rete che favorisce percorsi formativi attraverso la collaborazione con le università e con le agenzie formative. Le reti della conoscenza: attraverso un apprendimento continuo e diffuso tramite percorsi formativi: la città intelligente è un laboratorio di nuove idee, favorisce la costruzione di una rete di reti non gerarchica, ma inclusiva, in cui i vari portatori di interesse e le loro comunità hanno legittima cittadinanza ed una libera conoscenza. Ambiente e sviluppo sostenibile: attraverso la promozione dell’efficienza energetica degli edifici, l’uso delle energie rinnovabili, una politica di riduzione della produzione di rifiuti, delle emissioni di gas serra attraverso l’incentivazione del trasporto pubblico e/o ciclo Servizio

Il Piano Strutturale promuove azioni urbanistiche mirate alla riqualificazione morfologica e funzionale della città, alla tutela del patrimonio culturale, alla trasformazione ed al recupero del patrimonio edilizio esistente, centrato sul concetto di sostenibilità di ogni previsione. Nonostante siano passati dieci anni dalla sua approvazione, si conferma quale impianto “costituzionale” del territorio tra i cui obiettivi strategici si individuano: • •

La CITTÀ DELLE OPPORTUNITÀ GIUSTE con l’intento di favorire i processi della giustizia, intesa come equa distribuzione delle risorse e delle opportunità; La CITTÀ COMPATTA E POLICENTRICA con l’obiettivo dell’equilibrata distribuzione dei servizi e delle funzioni tra le varie aree del Comune e all’interno di ciascuna di loro, in modo tale da favorire un’organizzazione diffusa della vita civile, la facilità delle relazioni e una mobilità sostenibile; La CITTÀ DELLA STORIA E DELLE BELLEZZE RICONOSCIBILI con l’obiettivo di una città nella quale sia agevole il godimento dell’ambiente collettivo, delle bellezze del paesaggio, dell’arte, dell’architettura e di ogni segno di riconoscimento della storia comune; La CITTÀ DELL’APPRENDIMENTO DIFFUSO con l’obiettivo di una città capace di un’offerta crescente e qualificata di servizi formativi e culturali al fine di favorire, in ogni settore della popolazione, la capacità di risposta

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ai cambiamenti e la socialità nei processi dell’apprendimento, nonché i servizi sportivi necessari alla diffusione delle pratiche della ricreazione e della cura del corpo, per ogni età; La CITTÀ DELLA PARTECIPAZIONE RESPONSABILE con l’obiettivo di una città nella quale i comportamenti della partecipazione alla tutela del patrimonio collettivo, del volontariato e dell’associazionismo siano favoriti, soprattutto al fine di superare una rigida separazione tra le funzioni pubbliche e la cittadinanza dei singoli, dei gruppi e delle famiglie.

Questa struttura di valori, ancora attuale, permette di individuare il percorso per la formazione di un Regolamento Urbanistico che possa rappresentare l’insieme delle opportunità per la comunità sia dal punto di vista sociale che economico e culturale. La principale sfida futura per le politiche urbane è quella di essere in grado di dare risposte convergenti, garantendo un pari livello di efficienza alle questioni ambientali, sociali ed economiche che nascono nelle nostre città. Di particolare rilievo per lo sviluppo urbano del prossimo futuro è l’applicazione dei concetti derivanti dalla “Dichiarazione di Toledo”1 che ha evidenziato l’importanza strategica della rigenerazione urbana integrata per garantire uno sviluppo più “intelligente, sostenibile ed inclusivo”: • • •

“Intelligente” attraverso la promozione di un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione; “Sostenibile” con la promozione di un uso più efficiente delle risorse, un’economia più competitiva e più ecosostenbile; “Inclusivo”, con la promozione di un alto tasso di occupazione dell’economia e offrendo coesione sociale e territoriale.

La Viareggio del futuro dovrà quindi gestire in modo intelligente le attività economiche, la mobilità, le risorse ambientali, le relazioni tra le persone, le politiche dell’abitare ed il metodo di amministrazione. In altre parole, potrà definirsi “smart” quando gli investimenti in capitale umano e sociale, nelle infrastrutture di trasporto e nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, saranno capaci di alimentare uno sviluppo economico sostenibile ed una elevata qualità della vita, con una gestione equilibrata delle risorse naturali attraverso un metodo di governo partecipativo. La rigenerazione urbana sarà l’elemento fondante del Regolamento Urbanistico ossia un insieme di attività necessarie ad invertire il declino economico, sociale e fisico attraverso investimenti pubblici e/o privati. Il nuovo approccio alle tematiche della città passerà necessariamente attraverso i concetti di INNOVAZIONE e CREATIVITA’.

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La strategia per contribuire alla riduzione del consumo di suolo e combattere la dispersione insediativa avviene attraverso la riconversione o il riutilizzo di aree dismesse e/o abbandonate o sottoutilizzate. Da numerose esperienze di recupero, avvenute in questo decennio nelle città europee, la demolizione e ricostruzione verso la residenza ha di fatto aumentato il carico urbanistico (non compensato con adeguate aree per servizi), ha creato insediamenti a forte impatto estetico (utilizzando l’altezza al fine di garantire maggiori aree libere a terra), innestandosi sull’accessibilità che avviene spesso da viabilità storiche assolutamente non equilibrate rispetto ai flussi di traffico indotti dalle nuove funzioni. Un’altra caratteristica di queste trasformazioni talvolta è l’insufficiente integrazione con il contesto esistente e con la città. Nelle aree di recupero sarà importante individuare: • •

I parametri di compatibilità paesaggistica e di inserimento, come ad esempio il mantenimento di altezze degli isolati limitrofi, le tipologie edilizie a corte che ricreino il senso di città costituito dalla città storica; Le funzioni legate alle peculiarità economiche di Viareggio quali ad esempio il settore turistico-ricettivo o di valorizzazione di attività artigianali a basso impatto ecologico, legate al mondo della nautica.

Il recupero verso il residenziale dovrà favorire la realizzazione di alloggi sociali o a canone calmierato o un corretto mix tra alloggi privati e pubblici. Il Regolamento Urbanistico potrà prevedere limitate aree di nuovo impianto per la realizzazione di completamenti funzionali di lotti esistenti e già serviti da opere di urbanizzazione primaria, per la realizzazione di nuove opere pubbliche o di interesse pubblico e per la realizzazione di alloggi sociali, anche in un’ottica dei costi di manutenzione della città. Al fine di garantire che questo complesso di interventi sia perfettamente integrato nel sistema infrastrutturale cittadino è necessaria la realizzazione di alcune opere, in parte già previste nell’attuale P.R.G. e nel Piano Strutturale vigente ed altre da prevedere ex-novo. Il tema più importante è il completamento della via delle Darsene ovvero della strada che, dall’attuale rotatoria di via Pisano, dovrà portare al Porto di Viareggio, in attuazione delle previsioni del Piano Regolatore Portuale. Un secondo tema è relativo alla viabilità di Largo Risorgimento, alla sua connessione con la principale rete viaria esistente ovvero via Aurelia, viale Tobino, cavalcavia, ai suoi collegamenti con il ponte previsto sulla Burlamacca nell’ambito del Programma Costruttivo Straordinario Acli, garantendo collegamenti efficienti e sostenibili, anche da un punto di vista ambientale e paesaggistico con il resto della città.

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In questi anni abbiamo registrato come la cosiddetta comunità delle smart city sia stata una vera e profonda occasione di nuovi lavori, di nuove conoscenze, di nuovi approcci a problemi che hanno mostrato limiti e situazioni di criticità. L’implementazione della conoscenza diventa una sfida. La dotazione di un sistema di reti informatiche ha un’incidenza superiore al tradizionale aumento infrastrutturale. Smart city è la gestione intelligente delle attività economiche, della mobilità, delle risorse ambientali, delle relazioni tra le persone, delle politiche dell’abitare, delle reti della conoscenza e del metodo di amministrazione. Il mantenimento della qualità complessiva di una città rappresenta non solo un’opportunità ma anche uno degli elementi di “attrazione” che rendono i sistemi urbani competitivi. Il Regolamento Urbanistico dovrà costituire l’innesco di un processo che, attraverso azioni mirate, preveda la diffusione della qualità in tutta la città. Si tratta di un tema già affrontato dal vigente Piano Strutturale che prevede i concetti di città bella e di città di qualità che, nel garantire la salvaguardia dei luoghi simbolo attraverso specifici progetti, vede la qualità diffondersi come per osmosi. Pertanto, tra i processi da mettere in atto si possono individuare: • • • • • •

• •

Le pedonalizzazioni; L’estensione e l’integrazione dei percorsi protetti: controllo e dotazione degli arredi, accessi e percorsi segnalati, superamento delle barriere fisiche con sottopassi, ecc.; Il privilegiare l’insediamento di attività multifunzionali; La creazione di nuove centralità e loro integrazione (v. periferie per ridare identità); La dotazione di trasporto pubblico (le stazioni di bus come piccole centralità); La manutenzione dell’edificato (ad esempio delle facciate anche in periferia e soprattutto nei principali luoghi di accesso alla città, da attuare attraverso incentivi, agevolazioni, sensibilizzazione e maggiore informazione sulle agevolazioni fiscali, ecc.); L’integrazione fisica e virtuale del sistema museale (Villa Borbone, Villa Puccini, Villa Argentina, Palazzo delle Muse, Museo della Marineria, GAMC, Centro Matteucci); Il corridoio ecologico: le pinete cittadine, il Parco e la Tenuta Borbone, le piazze alberate e la Passeggiata costituiscono un “unicum” continuo e difficilmente replicabile in altre città italiane. Questo grande sistema verde dovrà costituire una rete capace di integrarsi con i parchi, le piazze periferiche e la cintura verde agricola esterna.

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L’obiettivo che il Regolamento Urbanistico persegue è la costituzione di un network di parchi e piazze collegati tra di loro attraverso una rete di percorsi ciclabili e pedonali ed al tempo stesso di un sistema di parchi e piazze vicini ai cittadini e alle diverse esigenze dei fruitori (anziani, bambini, sportivi) In merito alla salvaguardia dei luoghi simbolo si può pensare ai seguenti principali progetti: •

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Lungo canale Burlamacca: la nuova Passeggiata della città che, innestandosi perpendicolarmente al viale a mare, sia capace di individuare un percorso ricco di attrattive che dal Porto possa arrivare al lago di Massaciuccoli incontrando la Torre Matilde; Il mercato ortofrutticolo recuperato; Le Darsene (largo Risorgimento e Varignano), la Salov recuperata, il Parco ed il Teatrino della Vetraia, il Fosso delle Quindici. Un percorso fruibile attraverso svariate forme di mobilità sostenibile pedonale, ciclabile e navigazione turistica (canoe, barchini e motonave).

Il Piano di Indirizzo Territoriale pone l’accento sul mantenimento della presenza industriale in Toscana (Artt. 17-18-19) al fine di evitare la perdita di quel tessuto industriale-artigianale di piccole e medie dimensioni che, per oltre un cinquantennio, ha costituito una delle basi dell’economia regionale. Anche Viareggio ha conosciuto lo sviluppo di attività industriali, spesso legate al ciclo cantieristico, in zone disperse del territorio comunale, anche agricolo, per le quali si rende necessario il riuso. Tale riuso non deve essere inteso, a parte alcune aree a forte presenza residenziale, come trasformazione verso il residenziale, ma soprattutto verso nuove aree artigianali a forte spinta tecnologica e verso servizi innovativi legati al mondo della produzione.

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Quadro d’intervento - Riqualificazione canale Burlamacca

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CASI STUDIO MAST Bologna_ studio Labics Roma La sede di Mast è una nuova cittadella che nasce da un intervento di trasformazione di un’area industriale dismessa, in un complesso di spazi progettati dallo studio romano Labics per stimolare nuove relazioni attraverso un percorso in cui i vari servizi vengano fruiti con dinamicità, innovatività, sperimentazione. L’articolato programma di concorso che prevedeva la progettazione di più aree destinate ad ospitare attività quali Ristorante aziendale, Academy, Nido, Palestra, Auditorium, Spazio espositivo, Caffetteria, Parcheggio interrato, è stato interpretato accorpando in un unico complesso le differenti funzioni in modo da dare maggior forza e identità all’intervento e interpretare al meglio il ruolo di interfaccia pubblico/privato rappresentato dalla costruzione stessa. Il risultato finale è quello di un edificio complesso sia sotto il profilo morfologico che programmatico, una sorta di micro città dedicata alle arti, all’innovazione e alla tecnologia, unitaria nell’immagine esterna ma articolata nei percorsi e nelle funzioni. Tra edificio e percorso. In risposta alle diverse e complesse istanze funzionali l’edificio è stato concepito come un organismo strutturato a partire dai flussi delle persone e dalle possibili relazioni dinamiche tra le diverse attività ospitate; i numerosi servizi sono stati infatti organizzati in base a logiche di svolgimento e di collegamento capaci di innescare, esattamente come nei tessuti urbani, nuove relazioni funzionali e inaspettati modi di uso dello spazio. Un percorso continuo che attraversa l’intero fabbricato collega tra loro tutte le attività e queste con la città, spazio pubblico per eccellenza, trasformando così il complesso in un organismo aperto alla comunità, vivo e dinamico. Attraverso le grandi rampe che si estendono dal Core della costruzione fino a ridosso dell’ingresso principale su via Speranza è possibile raggiungere lo spazio espositivo al primo piano e da questo, sempre tramite un piano inclinato, il foyer e l’auditorium, uno dei centri nevralgici del complesso. Da qui attraversando lo spazio verticale a tutta altezza – che rappresenta una sorta di cuore simbolico – è possibile raggiungere, in modo continuo e naturale, la CAFFETTERIA e il RISTORANTE AZIENDALE. Il risultato dell’insieme dei percorsi è una sorta di meccanismo in cui ogni spazio fluisce nell’altro all’interno di un sistema continuo; una struttura unitaria di cui il visitatore/fruitore si sente parte in ogni momento e in ogni luogo.

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In altre parole, il complesso è stato immaginato come un organismo mobile capace di esprimere una nuova e per certi versi ibrida identità, che non si identifica con nessuna delle attività ospitate ma al tempo stesso è in grado di rappresentarle tutte. Tra pubblico e privato. Sotto il profilo insediativo, l’edificio trova nel luogo e negli allineamenti preesistenti la propria misura e il proprio calibro ponendosi come elemento di mediazione tra la dimensione minuta e disaggregata del tessuto urbano circostante e le masse compatte e di scala maggiore degli edifici industriali. La collocazione di MAST ai confini con una delle imprese di Coesia e in posizione opposta all’ingresso dell’azienda ha reso possibile enfatizzare, oltre che sotto il profilo programmatico anche da punto di vista urbano, il ruolo di cerniera tra pubblico e privato, tra la città e l’azienda. Il tema è declinato nel disegno decisamente differente dei due prospetti dell’edificio, quello rivolto verso l’impresa e quello rivolto presso la città; il primo continuo, compatto allude alla continuazione e alla conclusione della sequenza dei volumi che insistono sull’area industriale, il secondo aperto verso la città e il parco del Reno accoglie idealmente il vuoto del verde antistante e con esso il pubblico invitandolo ad entrare attraverso le lunghe rampe, direttamente nel centro nevralgico del complesso. L’involucro. L’immagine complessiva di MAST è quella di un complesso leggero, traslucido e mutevole. Il rivestimento in pannelli di vetro serigrafato, c he corre lungo tutta la struttura, passando anche davanti alle pareti opache, associato alle lamelle di alluminio, restituisce una immagine uniforme e al tempo stesso mutevole. Di notte l’edificio diventa un oggetto luminoso, lasciando intravedere la vita delle persone che si muovono all’interno dei suoi spazi.

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Museo Arte contemporanea Cracovia MOCAK_ Claudio Nardi Nel progetto per il Museo d’Arte Contemporanea a Cracovia (MOCAK), premiato nel concorso internazionale del 2007 e inaugurato alla fine del 2010, si configurano indicazioni operative essenziali: distinguere le memorie e i luoghi, intrecciare le affermazioni fra storia, contemporaneità e futuro, amplificare la rilevanza degli elementi di una narrazione incessante nell’architettura. I progettisti, Claudio Nardi con Leonardo Maria Proli, si avviano alla maturazione di scelte rigorose, fra la conservazione di porzioni materiali dell’edificio preesistente per derivarne simboli importanti e l’intervento per la trasformazione d’architettura. Il luogo e l’edificio sono infatti intrisi di una storia che non può appassire nell’oblio, memento del periodo dell’occupazione nazista nella seconda guerra mondiale: la costruzione era la fabbrica Schindler portata alla notorietà da cinematografia e letteratura, in cui si manifestarono spiragli di salvezza per gli ebrei, pur nella tragedia dei tempi. Il proposito di aprire nella città polacca un nuovo museo, opera che unisce in sé conservazione e prospettiva di cultura, è un atto rilevante, cui corrisponde l’attenzione architettonica. Simboli da porre in rilievo: l’edificio industriale vale per la memoria degli eventi storici, e il progetto ne assume la copertura a sheds come un dato d’orientamento, per non diluire l’impatto di ciò che è avvenuto, tanto che il profilo schematico degli sheds diviene il logo del nuovo Museo. Una porzione di muratura in mattoni a vista dell’antica fabbrica Schindler viene conservata ed incastonata nel perimetro del Museo, visibile attraverso le pareti a vetrata continua del prospetto sud, come un elemento di diretto rapporto col ricordo. L’intero Museo si organizza come un itinerario conoscitivo, nell’ospitare presenze e testimonianze dell’arte contemporanea. E l’architettura prende parte a questa sorta di tensione nell’esperienza concreta, accompagnando il visitatore attraverso la densità di un percorso reale da compiere: il Museo è segnalato e simboleggiato da un setto murario esterno in cemento armato a vista, collegato con travi in cemento armato all’edificio. Il setto si posiziona in modo elegante secondo una linea obliqua e conduce verso l’ingresso e uno spazio aperto come una piazza, su cui affaccia il corpo dell’edificio museale. Si forma un itinerario, si apre uno spazio a direttrici percettive, che è contrassegnato dall’evidenza dell’architettura del Museo: la parete laterale del corpo edilizio accessorio costituisce una presenza eloquente, un segno materico di piena densità, composto con un rigoroso e geometrico rivestimento in lastre di fibrocemento, di color antracite. Alla parete si affianca un vuoto che prospetta sul piano interrato, mostrando altri spazi, in cui sono collocati in gran parte i depositi delle collezioni museali. La parete antracite, su cui campeggia il logo del MOCAK, il profilo di due campate di sheds, slitta fino ad incontrare perpendicolarmente la parete

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vetrata del prospetto sud; il muro prosegue all’interno del Museo a formare una parete di una sala espositiva e di transito, osservabile anche dall’esterno, caratterizzata da una porzione di pavimento in vetro strutturale su travi in acciaio. La sequenza delle strutture di copertura a sheds incornicia cinque fornici vetrati, a tutt’altezza su un telaio di montanti e traversa in acciaio. Incontro di materiali, incrocio di contemporaneità e storia: su questo spazio pubblico aperto affaccia l’altro emergente simbolo, il muro in mattoni dell’antico edificio; la parete vetrata lo pone in grande evidenza, come in un quadro del ricordo, un nucleo cristallizzato nel TEMPO. Si costituisce così un percorso che attornia il Museo, fino a raggiungere un secondo spazio aperto, una piazzetta che riconduce alla città. Una concatenazione di materiali e di differenti figurazioni: il cemento armato a vista, il rivestimento in fibrocemento antracite, le pareti vetrate dominano i prospetti esterni e definiscono un’immagine concreta e densa; lamiere in zinco-titanio nero formano il rivestimento della copertura a sheds che si integra alle porzioni esistenti, altro tema dominante, anche in senso figurativo; strutture ed impianti per il nuovo edificio sono progettati in maniera indipendente dalle preesistenze. Gli spazi interni si orientano alla flessibilità per le sale espositive, sfruttando la luce indiretta proveniente dai lucernai. La pianta si dispone su uno schema quadrilatero, in cui gli spazi espositivi e le attività complementari al funzionamento del Museo si suddividono, come in una doppia L: la libreria e il ristorante, cui si può accedere anche dal lato a nord-est, la sala cinematografica e auditorium in posizione planimetricamente baricentrica.

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Centro di formazione professionale Svizzera_ Durisch / Nolli I nuovi volumi completano e ordinano l’impianto esistente. Il corpo principale delimita verso la campagna l’area dedicata alla formazione professionale. Gli altri edifici completano l’insieme urbanistico, creando un nuovo equilibrio tra esistente e nuovo. Nasce un nuovo organismo urbanistico: il Campus SSIC. I percorsi interni del nuovo Campus sono posti in modo preciso e funzionale alla circolazione. Il grande volume principale è finalizzato ad un utilizzo parsimonioso del territorio. Ne derivano ampie zone verdi, dedicate alle attività formative e ricreative all’aria aperta. La sopraelevazione del corpo principale crea posto per i posteggi e per i depositi del materiale, limitando l’impatto ambientale del nuovo centro. Progetto: I contenuti sono disposti in un unico, grande edificio posto al limite dell’area edificabile. La tipologia dell’edificio è caratterizzata dal corpo di fabbrica posto sopra la piattaforma sopraelevata. È un organismo semplice, costituito da pochi elementi costruttivi identici, ripetuti in grande serie. Come un banco di LAVORO SU cui è posto il pezzo lavorato. La grande superficie coperta sotto la piattaforma accoglie i posteggi e i depositi dei diversi materiali. È percorsa dalla strada di accesso ai posteggi e da un accesso separato, lungo il lato Ovest, per il trasporto dei materiali. La flessibilità GESTIONALE di questo spazio è notevole. L’esubero di spazi esterni protetti, rispetto al programma, permette lo svolgimento di attività all’aperto sotto la grande tettoia costituita dalla piattaforma. Gli accessi pedonali alla quota della piattaforma sono semplici. Tre rampe, poste in corrispondenza delle entrate dei singoli laboratori permettono un comodo e piacevole accesso alla quota della piattaforma. Al limite Nord è posto il grande montacarichi (è possibile disporne altri) per il materiale e per le persone con difficoltà motorie. Il corpo dei laboratori e delle aule è concepito come edificio semplice, flessibile e funzionale. Proprio come un edificio industriale o artigianale: allievi ed insegnanti vi troveranno un ambiente analogo a quello professionale. I grandi Shed orientati a Nord garantiscono una luce ideale per tutte le attività formative. Gli spazi di lavoro introversi favoriscono la concentrazione. Struttura La piattaforma sopraelevata protegge il complesso e gli impianti d’esercizio dalle alluvioni.

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Il reticolo di pilastri sotto la piattaforma, appoggiato nelle alluvioni ghiaiose su fondazioni singole, è disposto in modo ottimale dal punto di vista statico, consentendo comunque una ragionevole funziona­lità. La grande piastra è concepita come soletta in calcestruzzo armato alleggerito (sistema Cobiax) di circa 40 cm di spessore ed è dimensionata in modo da permettervi tutte le attività e anche eventuali ristruttu­razioni. Nelle zone a due piani, il piano inferiore è progettato come costruzione massiccia in calcestruzzo. La carpenteria reticolare metallica a forma di Shed ha un’unica portata che copre tutta la larghezza dell’edificio e si sviluppa su tutta la lunghezza, di circa 140m, dell’edificio. La ripetizione coerente di elementi identici semplifica la costruzione e si ripercuote in maniera positiva sui costi. Materiali: L’edificio è caratterizzato da materiali e lavorazioni corrispondenti alle professioni alle quali è dedicato. La sottostruttura costituita dalla piattaforma sopraelevata è semplice e razionale, in calcestruzzo a faccia vista. Alla sottostruttura grezza è sovrapposta la carpenteria metallica leggera, in modo da limitare ad un minimo i pesi sulla piattaforma. La carpenteria metallica è completata da serramenti e rivestimenti interni in costruzione metallica leggera. La facciata e la copertura degli Shed è concepita come una sottile pelle di acciaio inox. I rivestimenti interni delle facciate e delle coperture sono costituiti da un semplice sistema di cassette metalliche tipo Montanawall, che saranno perforate nelle superfici a soffitto, in modo da garantire un’acustica idonea per le officine e le aule al livello superiore.

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Città delle culture_ Chipperfield Nel piano di recupero e rifunzionalizzazione delle aree dismesse, messo a punto dal Comune di Milano, rientra l'intervento nel cuore dell'immenso quadrilatero occupato un tempo dai capannoni dell'Ansaldo di via Bergognone, in zona Tortona, destinato, nel 1999, a trasformarsi da archeologia industriale del primo Novecento a "Città delle Culture". L'impianto originario risale infatti al 1904, ed è riconducibile all'impresa automobilistica di Roberto Zϋst. Già nel 1908 però le officine vengono rilevate dall'AEG per la produzione di componenti elettriche e dinamo, giungendo, dopo una serie di passaggi, al gruppo Finmeccanica-Ansaldo, nel 1966, che si occupava qui della costruzione di locomotive, carrozze ferroviarie e tramviarie. Il progetto è frutto di un concorso di progettazione. A bandirlo, l'allora assessore alla Cultura e ai Musei Salvatore Carrubba con il DIRETTORE centrale Alessandra Mottola Molfino. La proposta di David Chipperfield è apprezzata per la capacità di risolvere «il rapporto tra nuovo e vecchio, senza dissonanze, ricercando i propri valori in un non facile contesto». Chipperfield propone il recupero della lunga cortina edilizia su via Tortona, dentro la quale si decide di ricavare, con disposizione sequenziale, gli spazi destinati al Museo archeologico, al Casva, al Laboratorio di marionette Colla e alla Scuola di cinema, con un colonnato in cemento aperto verso il lato interno e di costruire invece una parte nuova da dedicare al centro delle culture extraeuropee. Questo nuovo volume nasce per essere la vera e propria immagine distintiva dell'intero intervento, un grande corpo ondulato, polilobato e in CONTATTO diretto con la luce. L'edificio è composto da un sistema di parallelepipedi grezzi che al piano terra ospitano gli spazi pubblici (bookshop, caffetteria, didattica, biblioteca, mediateca, uffici, etc...) A questi si aggiungono il Forum Città Mondo, dedicato alle 500 associazioni delle comunità presenti a Milano e provenienti da 80 Paesi, ed infine, depositi e laboratori. Una grande attenzione alla libertà di circolazione, sia in orizzontale che in verticale, contraddistingue gli ambienti interni. Si tratta di un progetto che rimette in discussione il concetto classico di museo visto come statica esposizione di una collezione per diventare invece un Forum delle Culture, uno spazio aperto alla condivisione e alla circolazione delle pratiche artistiche, tentando di dare il via ad un circolo virtuoso per la vita intellettuale della città.

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L'opera è costruita da un'ATI guidata dal consorzio formato da CCC per le opere civili e di impiantistica meccanica. Stahlbau Pichler si è occupata delle opere strutturali in acciaio e dei sistemi di facciata e Gemmo dell'impianto elettrico. Lo sviluppo dell'architettura Il corpo centrale è caratterizzato dall'atrio completamente vetrato messo in opera con una particolare forma organica con sagoma ondulata, a riprendere il concetto di piazza coperta, attorno alla quale si aprono le sale espositive modificabili in modo flessibile. Il volume, costruito in vetro acidato con superfici paraboliche, funge da lanterna per la città nelle ore serali. All'esterno la struttura si può leggere come un allineamento di stereometrie squadrate interamente rivestite in zinco-titanio, atto di riverenza nei confronti del contesto INDUSTRIALE dell'Ansaldo. Questi corpi spigolosi e rigidi circondano, quasi a proteggerlo, il cuore dell'intervento, che pare sbocciare con linee di luce che disegnano la struttura quadrilobata dell'atrio di vetro opalescente. Un cristallo di luce, inaspettatamente flessuoso, introduce le retrostanti sezioni del museo, organizzate in cluster di sale rettangolari adiacenti che si susseguono in ordine gerarchico di grandezza. La struttura e le facciate: La struttura in acciaio della grande "lanterna" centrale e le facciate sono state realizzate da Stahlbau Pichler seguendo un disegno tanto pulito visivamente quanto complesso dal punto di vista realizzativo. Nella stratigrafia della lanterna si susseguono diversi elementi: la scossalina in alluminio preverniciato, una lastra di compensato marino da 20 mm, il manto impermeabilizzante a base bituminosa, il supporto puntuale per lastra di compensato marino, l'elemento stabilizzante del montante verticale, l'isolamento termico con doppia lastra di polistirene estruso, elementi di ancoraggio del montante della facciata vetrata alla struttura in acciaio retrostante, il corpo illuminante, la struttura in acciaio verniciato bianco, la colonna in acciaio verniciato bianco e la trave di bordo in acciaio.

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CONCEPT Concept Funzionale Rifacendosi alle linee guida espresse dall’amministrazione comunale nelle proprie previsioni urbanistiche che saranno racchiuse nel nuovo Piano Regolatore sono state definite le funzioni del progetto. La dislocazione dell’area, che funge da cerniera tra la periferia e il centro di Viareggio, e la sua collocazione storica afferente alle origini della città ci hanno indotto a progettare un nuovo polo delle arti e della sperimentazione tecnologica per la nautica da diporto. La scelta si basa anche su una richiesta della provincia di Lucca attraverso la società Lucca Intec Srl che intende ricercare un immobile da destinare a sede del “Polo Tecnologico per la Nautica da Diporto”. L’immobile sarà utilizzato per la realizzazione di un centro di competenza per la nautica da diporto che consisterà in una serie di spazi, da mettere a disposizione delle imprese. Quest’ultimo sarà il cuore di questa struttura, in cui far nascere nuove soluzioni architettoniche, costruttive, per l’uso dei materiali e, più in generale, nuove soluzioni gestionali e organizzative per proiettare la filiera sempre più verso uno standard di eccellenza che ne garantisca sia la competitività, sia la riconoscibilità. Un luogo fisico d’avanguardia in cui mettere a disposizione delle imprese i necessari supporti tecnologici, le attrezzature, e le competenze per la progettazione, la sperimentazione di nuove soluzioni tecnico-costruttive. Nello specifico sono state realizzate le richieste presenti nel bando: • • •

Area incubatori, per ospitare nuove imprese soprattutto di carattere high tech; Area laboratorio, dove installare attrezzature per supportare l’attività di progettazione e sperimentazione tecnologica in piccola scala; Area uffici e servizi a comune.

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Oltre al polo tecnologico è stato realizzato un polo culturale destinato ad attività sociale e un polo di servizio destinato agli utenti del polo stesso e ai cittadini dei quartieri limitrofi. All’interno del progetto, inoltre, un’area è stata destinata ad alloggi. Per quanto riguarda i volumi degli edifici storici destinati al recupero, pur non avendo un progetto definito dovuto alla mancanza dei rilievi, sono state definite delle destinazioni di uso coerenti: • • •

Blocco Raffineria e magazzino oli contiguo: esposizione permanente di testimonianze storiche dell’azienda SALOV; Blocco magazzini situati lungo la via di Montramito: biblioteca e mediateca; Blocco magazzini oli di fronte alla Raffineria: alloggi.

Quanto sopra descritto coniuga perfettamente i parametri di compatibilità paesaggistica, di inserimento, e alle peculiarità economiche di Viareggio.

Concept Planimetrico Le linee guida dello sviluppo planimetrico si basano sul mantenimento, come riferimento, delle vecchie direttrici, sia per gli edifici destinati al recupero e alla testimonianza storica, sia per gli edifici demoliti e ricostruiti a nuovo. Lungo la via di Montramito il fronte strada è rimasto compatto, quale richiamo all’edilizia tipica del territorio di Viareggio omogeneo quindi con il fronte opposto. Nella parte situata lungo il canale della Burlamacca la continuità dei vecchi edifici è stata sventrata per permettere al canale e alla natura circostante di entrare, come elemento di equilibrio, nel progetto stesso armonizzandosi e compenetrandosi con il prospicente Parco della Vetraia,

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creando quindi una continuità con la parte artigianale/industriale posta sullo stesso lato del parco. Nell’ambito dei vincoli idraulici, derivanti dalla presenza del canale, la L.R.74/84 definisce di ambito A la fascia di 10m che lo costeggia. All’interno di essa la normativa stabilisce il divieto assoluto di qualsiasi tipo di costruzione. La legge stabilisce inoltre un secondo ambito di vincolo idraulico: l’ambito B è descritto dalla normativa come una fascia al massimo di 300m di estensione che termina in corrispondenza di un dislivello di 2m rispetto all’argine del canale. Da queste disposizioni si evince che l’AREA SALOV è interamente contenuta nella fascia di ambito B e per questo motivo è stata mantenuta una distanza dall’argine in continuità con gli edifici circostanti. Per quanto riguarda la parte interna, pur mantenendo gli assi di percorrenza originali, in via eccezionale è stato aperto un cono visivo verso il blocco della raffineria per dare respiro alla densità edilizia e indirizzare l’attenzione verso la struttura simbolo dell’intero progetto. Il disegno a terra dei vuoti, ottenuto dal riverbero delle direttrici originarie, si sviluppa attraverso diversi tipi di pavimentazione: • • • •

Strisce carrabili; Strisce pedonali; Strisce di verde a terra; Filari di alberi.

Dove sono situati i silos mantenuti a memoria storica, è stata realizzata una piazza a quota stradale protetta da una corona di alberi, in maniera speculare a Largo Risorgimento, con affaccio a terrazza sul porticciolo sottostante e destinata allo sviluppo sociale oltre a quello urbanistico, concetto espresso nella definizione di Smart City.

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Planimetria

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Concept Formale Dal punto di vista volumetrico e di sviluppo delle altezze si è mantenuto la conformità con l’edilizia circostante. Partendo dal polo culturale si ha un crescendo di altezze fino ad arrivare al polo tecnologico, che rappresenta il flusso evolutivo dalla cultura alla tecnologia. Partendo dalla ripartizione degli spazi in campate modulari la copertura nasce ad una falda nel polo culturale e si innesta nel polo tecnologico trasformandosi in sotto moduli a due falde. La scelta accumuna il vecchio impianto industriale alla tipologia della cantieristica navale, anche se, alla tipica serialità viene impresso un movimento derivante dal decentramento del colmo in modo variabile nel rispetto del nuovo approccio alle tematiche della città attraverso i concetti di INNOVAZIONE e CREATIVITA’.

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Vista a volo di uccello

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IL PROGETTO Il Progetto Urbanistico La zona urbana oggetto di studio di riqualificazione è interna a un perimetro definito dal canale Burlamacca, le uscite di via di Montramito e viale M. Tobino, i quartieri Italia e Largo Risorgimento, la ferrovia. Punto di partenza per la proposta di un nuovo progetto è l’individuazione dei problemi peculiari della zona. Essa, infatti, si presenta come centro nevralgico di accesso alla città, caratterizzato pertanto da un flusso continuo diurno e notturno di traffico veicolare che genera rallentamenti e situazioni pericolose; vi affluiscono: • • •

Il viale M. Tobino, collegamento diretto con la variante Aurelia e con l’autostrada per Pisa, Lucca, Massa, e con i piccoli comuni dell’entroterra (Massarosa, Camaiore); La via di Montramito, liberata dal traffico derivante dalla via di Lucca rimane strada di penetrazione verso i quartieri residenziali del Varignano; La via Aurelia Sud, asse principale di penetrazione per il quartiere Varignano, per la nuova zona industriale nella frazione di Bicchio, per Torre Lago e parte integrante del sistema di circonvallazione per i flussi veicolari in arrivo dal Cavalcavia; Il Cavalcavia, accesso al centro della città.

Al flusso esistente con la realizzazione del progetto si aggiungerà un incremento naturale derivante dalla riqualificazione dell’area. Attualmente la grande rotatoria impostata attorno all’area che dovrebbe essere destinata a verde urbano è caratterizzata dalla formazione di code ormai permanenti di veicoli; il carico veicolare del viale M. Tobino si riversa in corrispondenza di questa area, entra in conflitto con quello proveniente dalla via Aurelia Sud (e pertanto sia dalle direzioni Varignano-BicchioTorre del Lago, sia dal centro città) e con quello proveniente dalle strade di penetrazione ai quartieri Terminetto e Migliarina. A complicare questo stato di per sé caotico e pericoloso interviene uno spartitraffico che segna due corsie di eguale senso;

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questo infatti rende difficoltosa la variazione di direzione per coloro che invece di affluire verso il Cavalcavia vogliono penetrare all’interno dei suddetti quartieri residenziali, oppure accedere al centro commerciale Pam.

Per risolvere il problema è necessario individuare un collegamento diretto fra il viale Mario Tobino e il Cavalcavia, che permetta allo stesso tempo un’agevole penetrazione alle zone di residenza. A questo scopo è stata pensata la realizzazione di una nuova rotatoria in asse con uno sviluppo lineare del collegamento viale Tobino con accesso diretto al Cavalcavia e la via di Montramito. Con la realizzazione di questa rotatoria l’attuale accesso a largo Risorgimento dal viale Tobino verrà riservato ai quartieri residenziali Terminetto e Migliarina.

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Per aumentare la fruibilità delle aree riqualificate oltre a migliorare la viabilità è necessario rivedere ed ampliare le aree destinate al parcheggio. Nel progetto è stato previsto: • • •

Un migliore utilizzo del parcheggio a fianco del supermercato PAM ampliandolo anche alla zona sottostante il Cavalcavia; La realizzazione di una passerella sul canale Burlamacca per collegare l’attuale parcheggio della zona Italmaco al nuovo Polo; La realizzazione di un nuovo parcheggio lungo la via di Montramito ottenuto dalla demolizione del manufatto annesso all’ AREA SALOV ma di fatto separato dall’impianto originario.

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Il Progetto Architettonico Polo Tecnologico e Culturale L’accesso alla struttura è realizzato attraverso una Hall in comune, dalla quale si arriva a diverse aree destinate a: •

Coworking – spazio lavorativo, sviluppato su due livelli, finalizzato al raduno sociale di un gruppo di persone che stanno ancora lavorando in modo indipendente, ma che condividono dei valori e sono interessati alla sinergia che può avvenire stando a contatto con persone di talento. Lo spazio fisico è diviso in postazioni di lavoro attrezzate, sale riunioni, sala stampanti, zone relax e servizi igienici. Questa area sarà disponibile 24x7, e per questo motivo durante gli orari di chiusura della Hall sarà raggiungibile direttamente da un accesso indipendente. Polo tecnologico – sono moduli ripetuti composti da un laboratorio a doppia altezza, la fascia dei servizi, comprendente spogliatoio e deposito, sopra i quali sono collocati una parte degli incubatori a cui si può accedere direttamente dal laboratorio sottostante. Esistono altre aree con stessa destinazione d’uso, sempre al secondo piano, con accesso diretto dalla Hall o dalla zona coworking. Come congiungimento dei vari moduli è presente un ballatoio di distribuzione che si affaccia sui laboratori. Sempre al secondo piano sono presenti due aule didattiche di formazione. Ogni modulo dispone di due accessi indipendenti uno per gli addetti e uno per il pubblico Polo Culturale – Comprende una zona ristorante, una zona foyer che connette all’auditorium e alla sala espositiva che si sviluppa anche su un piano interrato visibile dal piano soprastante attraverso un affaccio. A corredo delle due aree abbiamo un guardaroba e una business lounge. Sopra il ristorante è collocata una caffetteria accessibile anche dal polo tecnologico e con un affaccio sul ristorante stesso.

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Pianta piano terra

Pianta piano primo

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Polo ricreativo Il Polo è costituito da un blocco indipendente con il proprio accesso attraverso una Hall che collega i tre servizi presenti: • • •

Campo da gioco seminterrato, per coniugare l’esigenza di mantenere l’altezza esterna conforme a quella degli edifici circostanti e l’altezza minima del campo stesso. A corredo troviamo gli spogliatoi e il magazzino. Palestra Wellness composta da una sala attrezzi, una sala corsi corredata dei relativi spogliatoi e servizi. Asilo Nido dedicato agli utenti del polo e agli abitanti dei quartieri limitrofi, presenta un’unica aula pensata sia per le attività ordinarie, che per quelle libere, una stanza per i docenti, una mensa e un’aula riposino.

Come struttura comune è presente una caffetteria che si affaccia sulla parte semiinterrata del campo da gioco.

Pianta piano interrato

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Pianta piano terra

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Case Bottega Questo blocco è situato in prossimità dei silos mantenuti a memoria storica e realizzato specularmente rispetto al magazzino di fronte alla raffineria anch’esso recuperato. Con il termine case bottega si indica un modulo contenente un alloggio direttamente interconnesso con un laboratorio artigianale. La loro funzione è quella di ospitare utenti provenienti anche da zone distanti intenzionati a rilanciare attività artigianali in un’ottica innovativa in linea con lo spirito del polo. L’accesso ad ogni casa è indipendente, mentre il modulo presenta due ingressi uno privato alla casa e uno pubblico al laboratorio, il quale a sua volta ha un collegamento interno con la propria abitazione.

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SISTEMA TECNOLOGICO - COSTRUTTIVO Come tipologia costruttiva abbiamo optato per un sistema a telaio in pilastri d’acciaio e travi in legno lamellare, con solaio intermedio in profili d’acciaio. In tal modo si privilegia un sistema costruttivo a secco, i cui vantaggi riguardano non solo i tempi e costi di costruzione, ma anche ridotti impatti ambientali sia durante le fasi di costruzione, che alla fine della vita utile dell’organismo edilizio, grazie all’alta percentuale di recupero dei singoli componenti assemblati meccanicamente e non a umido. Oltre a ciò una struttura a secco permette di avere cantieri molto più puliti e meglio organizzati rispetto a edifici realizzati con tecniche più tradizionali, trattandosi di elementi prefabbricati, che durante la posa in opera necessitano solo di essere assemblati. Per questo motivo si hanno tempi di realizzazione ridotti rispetto alle equivalenti soluzioni non a secco. La scelta dell’acciaio ha permesso di avere una struttura e, di conseguenza, fondazioni più leggere, oltre che maggiore resistenza necessaria alle presenza di ambienti come l’auditorium, l’esposizione, l’area dei laboratori e il campo da gioco che richiedono spazi a luce libera maggiore. Per quanto riguarda la struttura della copertura, interamente a vista, essa è caratterizzata da travi monolitiche in legno lamellare nella parte a falda unica, da capriate lignee con tiranti in acciaio nel polo tecnologico, infine da capriate in legno lamellare nel polo ricreativo, laddove si hanno luci maggiori. Questa scelta vuole essere un ulteriore richiamo al vecchio impianto della Salov. Infatti, dalle poche testimonianze fotografiche acquisite dell’interno dei magazzini di stoccaggio dell’olio, vediamo che la struttura era caratterizzata da capriate in legno o legno con tiranti metallici, su muratura portante.

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Tutti i nuovi edifici sono rivestiti da una lamiera in zinco-titanio, a richiamo dei materiali industriali, alternata a superfici vetrate o in policarbonato, mentre le superfici opache interne sono costituite da pannelli in gessofibra bianchi. In particolare, il polo tecnologico è caratterizzato da un portico su entrambi i lati lunghi, dal quale sono visibili i portoni in policarbonato, che permettono l’accesso diretto ai laboratori. Gli intradossi del portico, trattati con un intonaco color ocra, di rimando agli intonaci del vecchio impianto, sono resi visibili grazie alla loro particolare inclinazione.

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Il polo culturale, che presenta una morfologia più lineare, è rivestito quasi interamente in zinco-titanio nella parte esposta a sud, eccetto nei punti più pregiati del ristorante e dell’esposizione, dove si consente una visuale sul canale tramite una superficie vetrata.

La facciata rivolta a nord è caratterizzata, invece, da una grande vetrata, in modo da avere una permeabilità visiva con la corte centrale.

Il prospetto est funge da cerniera tra il polo tecnologico e quello culturale, ed è caratterizzato da un’alternanza di superfici in zinco-titanio e vetrate, a seconda della necessità funzionale che troviamo all’interno dell’edificio.

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Il blocco ricreativo è caratterizzato da un prospetto su strada quasi completamente chiuso, eccetto qualche apertura random, in modo tale da mantenere una coerenza stilistica con gli adiacenti edifici che si affacciano sulla via di Montramito.

Esso va, poi, ad aprirsi verso l’interno del lotto, presentando un prospetto caratterizzato da una parete vetrata nella parte centrale, in corrispondenza con la hall di ingresso, mentre una parte traslucida, ma pur sempre leggera, in policarbonato si ha in corrispondenza degli altri ambienti (nido e campo da gioco).

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I prospetti corti presentano entrambi una fascia vetrata, situata in basso, rispettivamente alta 1,20 m in corrispondenza dell’asilo nido, per enfatizzare in tal modo uno spazio a misura di bambino, e 2,00 m in corrispondenza del campo da gioco.

Il blocco delle residenze è una stecca unica a due falde, caratterizzata da una struttura in xlam, tipologia costruttiva che unisce le caratteristiche delle costruzioni massicce tradizionali con la salubrità del legno, oltre che possedere tutti i vantaggi delle costruzioni prefabbricate. L’utilizzo dell’x-lam per le case prefabbricate è assai versatile e consente tempi di costruzione brevi. Anche questo blocco è rivestito interamente in zinco-titanio, a dimostrare che quest’ultimo non è solo un materiale utilizzato in ambito industriale, ma, grazie al suo pregio estetico, è applicabile anche ad un’edilizia di tipo residenziale. Grandi aperture vetrate si hanno in corrispondenza della zona bottega aperta al pubblico e della zona giorno dei singoli alloggi, mentre il prospetto opposto, più privato, riguardante la zona notte, presenta delle semplici finestre rettangolari.

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RINGRAZIAMENTI Un ringraziamento va al relatore Arch. Flaviano Maria Giuseppe Lorusso, per averci guidato, istruito e formato in questi anni di università e all’Arch. Leonardo Zaffi che ci ha aiutate in questa ultima esperienza. Vogliamo estendere i nostri ringraziamenti all’ Arch. Giacomo Tempesta che ci ha fornito preziosi insegnamenti riguardanti la parte strutturale del progetto. Ringraziamo le nostre coinquiline per aver sopportato noi e il caos che abbiamo generato in casa. Ringraziamo tutti i nostri compagni di studi in particolare Luca Fiorini che c’è stato vicino e si è preso cura di noi durante questi mesi e un ringraziamento eccezionale va al nostro compagno di avventure Lorenzo Borzonasca con cui abbiamo condiviso l’esperienze di questo corso di laurea. Infine ringraziamo i nostri parenti e i nostri amici Finn, Jake, Rosa e Betti.

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Bibliografia A. Belluomini Pucci: Salov, cento anni dalla nascita di Eugenio Fontana, Verona, 2008. F. Bergamini: Le mille e una... notizia di vita viareggina 1169/1940, Viareggio, 1988. F. Bergamini: Viareggio e la sua storia 1000-1800, Viareggio, 2000. F. Bergamini - M. Palmerini: Viareggio si affaccia alla ribalta della storia (1000-1400), vol.2, Viareggio, 1964. F. Bergamini - M. Palmerini: Viareggio scalo marittimo dei lucchesi (1400-1600), vol.3, Viareggio, 1964. F. Bergamini - M. Palmerini: Viareggio terra del diavolo (1600-1700), vol.4, Viareggio, 1965. F. Bergamini - M. Palmerini: Viareggio nel Settecento (1700-1799), vol.5, Viareggio, 1971. D. Corsi: Inventario Archivio di Stato, Lucca, 1961.

Fonti documentarie Archivio di Stato di Lucca Archivio Storico Comunale di Viareggio Biblioteca Comunale “G. Marconi� di Viareggio

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Centro documentario storico comunale di Viareggio Istituto Geografico Militare di Firenze (IGM) Ufficio Urbanistica Comune di Viareggio

Sitografia principale www.comune.viareggio.lu.it www.divisare.com www.iltirreno.geolocal.it www.lanazione.it www.knauf.it www.oppo.it www.polotecnologicolucchese.it www.promolegno.com www.rheinzink.com www.salov.com

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TAVOLE ALLEGATE

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