Il paesaggio agricolo del Simbirizzi

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IL PAESAGGIO AGRICOLO DEL SIMBIRIZZI



IED. Istituto Europeo di Design. Cagliari Master “Progetto Territorio - Land Design” Progetto di Tesi

IL PAESAGGIO AGRICOLO DEL SIMBIRIZZI Elisa Scussolin



INTRODUZIONE Il progetto individua un sistema di percorsi ciclopedonali che si sviluppano all’interno del paesaggio agricolo del Simbirizzi mettendo a sistema una serie di manufatti tecnologici e architettonici, militari e religiosi, presenti sul territorio. I percorsi circoscrivono il lago, si addentrano tra i terreni coltivati, risalgono punti panoramici e collegano il centro urbano di Quartu Sant’Elena alle aree agricole circostanti, assottigliando il confine tra città e campagna. A supporto dei percorsi vengono inoltre inseriti dei dispositivi architettonici di colonizzazione del paesaggio: ombrari, piattaforme, pontili, osservatori, si distribuiscono ai bordi dei tracciati, collocandosi in punti strategici per la sosta e l’osservazione del paesaggio. Gli elementi tecnologici, che fanno parte dell’infrastruttura lago, le architetture militari, risalenti alla seconda guerra mondiale e le chiese campestri, testimoni di una memoria storica locale, assumono il ruolo di landmarks. Il progetto è stato preceduto da una importante fase di analisi e ricerca oggettiva, tramite l’utilizzo di cartografie tematiche di lettura del territorio, ed una fase di ricerca empirico/esperienziale, attraverso l’osservazione diretta del paesaggio e delle sue componenti.



INQUADRAMENTO TERRITORIALE



0 2 km

10 km


Il paesaggio agricolo del Simbirizzi si interpone tra due sistemi totalmente differenti. Quello del Sarrabus-Gerrei, con una marcata valenza naturalistica, e quello dell’area metropolitana di Cagliari, fortemente urbanizzato.


Mulargia Mulargia

Simbirizzi Simbirizzi

Molentargius-Saline Molentargius-Saline



INDICE 1/ STRUMENTI D’INDAGINE 1.1. Ricerca oggettiva. Letture del territorio sistema idraulico Simbirizzi orografia sezioni territoriali venti dominanti carta delle colture edificato cave e zone a rischio idraulico viabilità capisaldi monumenti

1.2. Ricerca empirica Diario di viaggio. Lago Simbirizzi, 19 Settembre 2014 il percorso il video il racconto fotografico

2/ IL PROGETTO 2.1. Riflessioni 2.2. Il sistema Simbirizzi, nuovo centro geografico i sistemi ambientali del Simbirizzi il sistema naturale il sistema urbano-produttivo i landmarks territoriali i percorsi ciclabili i nuovi tracciati i materiali le distanze i dispositivi architettonici

2.3. Gli interventi puntuali i concept i belvedere le soste i pontili gli osservatori gli elementi tecnologici

CONCLUSIONI Bibliografia Sitografia



1/ STRUMENTI D’INDAGINE


1.1. Ricerca oggettiva. Letture del territorio Il bacino artificiale del Simbirizzi si trova in parte nel territorio comunale di Quartu Sant’Elena ed in parte, seppur minima, nel territorio di Quartucciu. Il lago, prima prosciugato ed oggi trasformato in un bacino artificiale d’acqua dolce, era un tempo uno stagno salmastro naturale la cui origine è da ricondurre ai movimenti tettonici quaternari. Il suo regime variava a seconda delle stagioni, veniva infatti riempito dai numerosi ruscelli che scendevano dai rilievi circostanti e, quando le acque in parte evaporavano, sulle rive si formava il sale, che gli abitanti di Maracalagonis e Sinnai raccoglievano per usi domestici. A testimonianza di ciò, nei pressi dello stagno vi è una strada campestre chiamata “su mori de su sali” (il sentiero del sale), percorsa un tempo anche dai salinieri di Maracalagonis che si recavano a lavoro nelle saline di Quartu. Gli antichi scrittori sardi ricordano che su una piccola collina, nei pressi dello stagno Simbirizzi, era presente un villaggio chiamato “Simbilis”, che risulta essere stato abbandonato già alla fine del 1500 e poi andato distrutto. A testimonianza di questo villaggio è rimasta soltanto la chiesa che, verso il 1600, fu intitolata a Nostra Signora del Buoncammino. Il bacino Simbirizzi è stato oggetto di opere idrauliche finalizzate al convogliamento nell’invaso dell’acqua proveniente dal sistema FlumendosaFlumineddu-Mulargia, dall’impianto di depurazione di Is Arenas, e dal rio is Ammostus-Foxi. Il principale apporto idrico arriva comunque dai primi tre bacini artificiali, situati più a Nord, le quali acque in eccesso vengono convogliate al Simbirizzi tramite un sistema di condotte interrate che attraversano e alimentano gran parte della provincia di Cagliari. Attorno all’invaso sono presenti e visibili una serie di infrastrutture tecnologiche legate al funzionamento del sistema idrico del bacino stesso (tubazioni, vasche di carico, impianti di sollevamento,...). L’acqua del Simbirizzi viene oggi utilizzata a fini irrigui ed industriali. Il territorio del Simbirizzi è delimitato ad Ovest dai rilievi di Cuccuru Linu (+80 m s.l.m.) e dal crinale che comprende le locatità di Pitz’e Serra e Su Paris (+60 m s.l.m.). E’ un’area in cui, per la particolare conformazione geomorfologica, il vento è quasi sempre presente. Il paesaggio a Nord, Nord-Est ed Est del lago risulta ampiamente coltivato, con la presenza di nuclei insediativi sparsi e fabbricati agricoli. Le attività agricole presenti si basano principalmente sulle coltivazioni erbacee e orticole, ma sono presenti anche frutteti, vigneti ed oliveti. L’attività pastorale è limitata, indirizzata prevalentemente all’allevamento di ovini. I ripetuti incendi e le attività estrattive presenti nell’area hanno degradato la vegetazione presente, caratterizzata da una macchia rada e bassa di cisto e lentischio, inframezzata da aree nude o con una vegetazione erbacea. Il territorio a Sud-Est, Sud, Sud-Ovest, verso l’abitato di Quartu Sant’Elena, si caratterizza invece dalla maggior presenza di insediamenti residenziali su lotto e di molti edifici e manufatti incompiuti o in stato di abbandono, che convivono assieme ad officine, industrie ed attività artigi-


anali di vario genere. Queste aree sono state oggetto negli ultimi decenni del fenomeno di “consumo del territorio”, che ha generato nella componente agraria fenomeni importanti di degrado. Le aree agricole sono state alterate, dimezzate, per lasciare spazio ad una edificazione selvaggia. I terreni tra l’edificato, divenuti spazi residuali, risultano così per la maggior parte incolti, non curati, e spesso divenuti depositi di rifiuti, che deturpano ed inquinano notevolmente il paesaggio. Le cave presenti, oggi per lo più dismesse e abbandonate, hanno conosciuto negli anni sessanta un forte incremento produttivo, legato allo sviluppo edilizio, urbano ed industriale dell’area cagliaritana. La maggior parte di queste sono situate nella dorsale arenaceo-conglomeratica di Cuccuru Ganni-Sedda Is Ammostus. Le cave di argilla, tutte da tempo abbandonate, sono invece localizzate sulla collina argilloso-marnosa a Sud-Ovest del lago. Le problematiche legate alla presenza sul territorio di queste attività estrattive hanno notevoli implicazioni sul consumo e l’alterazione del suolo agrario, oltre che sul deturpamento di porzioni di paesaggio. Accanto al lago Simbirizzi scorrono delle arterie stradali di considerevole importanza per gli spostamenti locali e regionali, come le strade statali 125 e 554. Singolare è il caso dell’ex strada statale 125, da anni dismessa, il cui tracciato transita attualmente, per un tratto, nell’area occupata dal bacino lacustre, inabissandosi. A pochi metri dalle sponde Nord-Est e Sud-Ovest dell’invaso Simbirizzi vi è la presenza di alcuni capisaldi; manufatti militari costruiti nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, con lo scopo di difendere la città di Cagliari da un possibile sbarco degli alleati nelle coste del Sud Sardegna. Facevano parte della linea di capisaldi che prendeva il nome di “Arco di contenimento di Quartu”. Di rilevante importanza anche la presenza di due chiese campestri: la Chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino, del XIV secolo, e la Chiesa di San Forzorio, del XIII secolo.


sistema idraulico Simbirizzi fonte: “Piano di gestione del distretto idrografico della Sardegna�, Regione Autonoma della Sardegna allegato (7B2)

vasca di carico ripartitore Sud-Est restituzione all’invaso Simbirizzi sbarramenti impianto di sollevamento torrini Simbirizzi centrale di sollevamento

gias

collegamento Is Arenas-Simbirizzi

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lago Simbirizzi

stagno di Forzoniu

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sezioni territoriali

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lago Simbirizzi


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venti dominanti maestrale scirocco

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lago Simbirizzi


carta delle colture (corine 2006) fonte: http://www.sardegnageoportale.it/webgis/sardegnamappe/ mappa.html?mapname=PAI

seminativi semplici e colture orticole a pieno campo sistemi colturali e particellari complessi colture temporanee associate vigneti frutteti oliveti prati artificiali aree a pascolo naturale aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti aree a ricolonizzazione naturale formazioni di ripa non arboree (associazioni vegetali arbustive e/o erbacee) paludi interne paludi interne

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lago Simbirizzi

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edificato

Quartucciu

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lago Simbirizzi

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cave e zone a rischio idraulico

cave attive cave dismesse impianto di trattamento e/o incenerimento rifiuti

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fonte: http://www.sardegnageoportale.it/webgis/sardegnamappe/ mappa.html?mapname=PAI http://webgis2.regione.sardegna.it/sardegnamappe_ppr/

zona a rischio idraulico Ri1 zona a rischio idraulico Ri2 zona a rischio idraulico Ri4

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lago Simbirizzi

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monumenti chiese urbane chiese campestri

chiesa di San Pietro di Ponte

chiesa di Sant’Elena chiesa di Sant’Agata

chiesa di Santa Maria di Cepola

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lago Simbirizzi

chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino

chiesa di San Forzorio

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1.2. Ricerca empirica. Per comprendere meglio le componenti e le caratteristiche del territorio oggetto di studio, alla fase di ricerca ed analisi oggettiva è seguita una fase di analisi empirco/esperienziale, svolta attraverso l’osservazione diretta del paesaggio. La ricognizione sul posto è stata affrontata percorrendo in bicicletta una parte di strada circumlacuale, fino a salire sul rilievo di Cuccuru Linu e sul crinale. Il percorso è stato documentato con un video, un racconto fotografico, ed un “Diario di viaggio”, nel quale sono state annotate impressioni e brevi descrizioni dei luoghi attraversati.



Diario di viaggio. Lago Simbirizzi, 19 Settembre 2014

ore 09:21 Arrivo al piazzale della Chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino. Il cielo è molto nuvoloso e l’umidità insopportabile. Di fronte alla chiesa, aldilà di una recinzione in rete metallica, una delle dighe in materiali sciolti del Simbirizzi. Mi preparo. Controllo i freni della mountain-bike, regolo l’altezza della sella, monto la GoPro sul manubrio della bicicletta, mi carico in spalla lo zaino con acqua (importantissima), reflex e due panini. Sembra tutto ok. Sono pronta.

Ore 09:48 Partenza! Comincio a percorrere la strada circumlacuale in senso antiorario. Alla mia sinistra una recinzione impedisce di raggiungere il lago. Il terreno è un misto di ghiaia e terra battuta rossiccia. Il lago non si vede poiché sto costeggiando gli argini in materiali sciolti, più alti rispetto al piano visivo. Alcune libellule mi accompagnano, volano accanto a me. Mi fermo. (955 metri percorsi)

Ore 10:01 Ho raggiunto un piazzale asfaltato, di fronte ad alcuni impianti tecnologici del lago. Stanno all’interno di una recinzione. C’è un cancello, chiuso con un lucchetto, ed un cartello giallo con scritto “Diga Simbirizzi n°3 in materiali sciolti” ed un altro, con il simbolo di divieto precisa “Area demaniale. E’ severamente vietato l’accesso a tutte le persone prive di formale autorizzazione”. Da qui il lago si vede ma non è proprio possibile raggiungere la riva. Decido di ripartire.

Ore 10:07 La strada che sto percorrendo costeggia per alcuni metri la Provinciale 15. La vegetazione è secca, color giallo-oro. Il lago non si vede. Arrivo ad un bivio, giro a sinistra attraversando un piccolo ponte che passa sopra il canale che porta una parte dell’acqua del rio de is Ammostus al Simbirizzi. Sulla destra un ristorante/pizzeria chiamato “Il Pentagono”. Svolto a sinistra e continuo a costeggiare il lago. Incrocio un cane con il suo padrone che passeggiano sulla strada, ora sterrata. Sulla destra un campo appena arato.


Il lago, ora è più vicino, è visibile quasi per l’intera estensione poiché la strada è ad una quota superiore rispetto all’invaso. Non c’è più una recinzione ma tra la strada ed il lago c’è un filtro di vegetazione piuttosto fitta, con arbusti, cespugli e piccoli alberi. La strada continua ad essere sterrata ma con sassi di pezzatura piuttosto grande che rendono difficoltoso il percorso. Mi fermo. (764 metri percorsi)

Ore 10:21 Alla mia sinistra vedo un sentiero che conduce alla riva del lago. Lo percorro. Raggiungo la riva Est del Simbirizzi. Mi trovo in uno spiazzo in terra battuta, affacciato sul lago. Intorno a me dei cespugli, che raggiungono anche l’acqua, e delle tamerici. Le libellule sono aumentate e continuano a volarmi attorno. Di fronte a me il crinale, il monte di Cuccuru Linu e Cuccuru Giua Carrogas. Qualche cinguettio di passeri ed il suono di qualche piccola onda che si infrange sulla riva rompono il silenzio. Riparto.

Ore 10:32 Il cielo è sempre più grigio e minaccioso, nonostante ciò il caldo continua ad essere quasi insopportabile. Sulla destra, ad una quota superiore rispetto alla strada che sto percorrendo, vedo dei capisaldi. Mi fermo. (170 metri percorsi)

Ore 10:34 C’è un sentiero ripido che porta ad un caposaldo. Lo percorro a piedi. In questo punto c’è una vista che domina l’intero territorio attorno al Simbirizzi. Il caposaldo è in ottime condizioni ed agibile all’interno. Decido di entrare. Le feritoie inquadrano il paesaggio del lago in maniera molto suggestiva. Gli altri capisaldi sono avvolti dalla vegetazione. In tutto sono 4. Proseguo il mio percorso.

Ore 10:48 La vegetazione è secca, rosso-dorata In questo tratto il percorso attraversa prevalentemente prati e cespugli bassi, riconosco il lentischio. Sulla riva del lago i cespugli diventano più verdi. Ad un certo punto la vegetazione diventa più rada, rimangono solo piccoli cespugli, in parte bruciati e anneriti dal fuoco. In questa zona c’è stato da poco un incendio.


Proseguo fino ad arrivare ad un tratto di strada che scende con una pendenza abbastanza elevata ed il terreno ha dei sassi piuttosto grandi che rendono il percorso difficile. Decido di scendere dalla bicicletta e percorre quel tratto a piedi. Alla fine della discesa, sulla sinistra, verso il lago, si apre uno spiazzo. Mi fermo. (430 metri percorsi)

Ore 11:01 Lo spiazzo si trova vicino alla sponda del lago, anche se delle fitti tamerici cresciute sulla riva lo lasciano appena intravedere. C’è un filare di quattro fichi d’india, anch’essi in parte bruciati. Hanno forme antropomorfe. Mi ricordano i Beatles. Il paesaggio è desolato ma affascinante. Decido di proseguire.

Ore 11:12 Ora la strada è in terra battuta, facile da percorre. Dopo qualche decina di metri i segni dell’incendio sono scomparsi e la vegetazione è tornata ad essere naturale, dello stesso colore rosso-dorato. Il terreno è pianeggiante. Sulla destra vedo in lontananza la Statale 125 e immediatamente accanto alla strada che sto percorrendo c’è un campo la cui terra è stata da poco lavorata e perfettamente livellata. Proseguo sempre dritta. Giro a sinistra imboccando una strada sterrata ma visibilmente poco battuta che mi porta alla riva del lago. La percorro fino alla fine. Mi fermo. (465 metri percorsi)

Ore 11:35 Raggiungo a piedi la riva. Un airone vola via appena sente la mia presenza. Vengo colpita dal particolare di una macchia d’erba verdissima, che si trova in parte fuori ed in parte dentro l’acqua. Le tamerici che si trovano all’interno del lago, per metà sommerse, sono prive di foglie ed il tronco ed i rami hanno un colore grigio argentato, quasi bianco. Sembrano morte. Le libellule sono moltissime. Tra gli arbusti, nell’acqua, vedo o sento saltare dei pesci. Sembra ce ne siano parecchi. Alla mia destra distinguo il crinale e Cuccuru Linu. Di fronte a me le dighe in materiali sciolti. A Sud-Ovest e Sud-Est, di fronte a me, all’orizzonte, spiccano due torri piezometriche. Decido di ripartire, cercando di mantenermi il più possibile vicino alla sponda del lago.

Ore 11:47 La strada è abbastanza definita fino ad un certo punto, dopodichè diventa


un debole sentiero tra l’erba secca. In entrambi i lati del percorso le tamerici, alte, non permettono di vedere l’orizzonte. Il colore della vegetazione si alterna tra il verde ed il rosso. Percorrere questo tratto in bicicletta è difficile, i rami dei cespugli si incastrano nei raggi delle ruote della mountain-bike. Continuo, sempre dritta, fino ad incrociare la vecchia Statale 125, da anni dismessa. Di fronte vedo il suggestivo rilievo di Cuccuru Giua Carrogas, uno dei landmark territoriali visibili quasi da ogni luogo che ho attraversato fin’ora. Ho due possibilità: girare a destra e allontanarmi dall’invaso, oppure girare a sinistra mantenendomi vicino alla riva. Scelgo la seconda opzione. Imbocco l’ex 125, l’asfalto è ancora in buone condizioni a parte qualche spaccatura. La strada è dritta, leggermente in discesa. In alcuni tratti, sui cigli, ci sono dei depositi di rifiuti abbandonati. Ad un certo punto sulla superficie dell’asfalto comincio a vedere una patina di polvere bianca, è limo. Mi rendo conto che dopo qualche metro la strada si inabissa nel lago. Proseguo lentamente. Mi fermo. (722 metri percorsi)

Ore 12:05 Un airone cinerino che era appollaiato sul ramo di una tamerice vola via appena percepisce la mia presenza. Il paesaggio è surreale. Ci sono molte tamerici secche che spuntano dall’acqua, con tronco e rami di un colore grigio-argentato. Vedo saltare alcuni pesci, sono carpe. Decido di riposarmi e mangiare qualcosa. Sono ad un terzo del percorso. Mi siedo a terra e mi godo il silenzio ed i suoni della natura.

Ore 12:42 Riparto. Ripercorro un tratto della ex 125 e proseguo dritta fino a quando incrocio sulla sinistra una strada che si addentra nelle campagne. Svolto a sinistra. La strada è sterrata. I terreni tutt’attorno per un primo tratto risultano ghiaiosi, quelli verso la sponda del lago sono incolti. Proseguo dritta. Sulla destra vedo un oliveto con alberi molto giovani che hanno ancora i tutori. Incrocio una persona, un uomo, in bicletta, vestito di nero, che procede nel verso opposto al mio. Ci salutiamo. Poco dopo la GoPro decide di abbandonarmi. Si spegne. Batteria scarica. Sono a metà percorso. E’ spuntato il sole ed il caldo si fa sentire. Decido di continuare e di smontare la videocamera in un posto ombreggiato. Continuo il percorso. La strada ad un certo punto è in discesa, poi in salita, c’è qualche curva, poi proseguo dritta fino a sbucare su una strada larga, carrabile e visibilmente più frequentata, in terra battuta e ghiaia. E’ la Provinciale 94.


Svolto a sinistra. Alla mia destra c’è un maneggio. Proseguo per qualche metro fino ad incrociare un canale che si immette nel lago. Sul canale sono cresciute delle canne alte, sono di Arundo donax. Decido di fermarmi sotto la loro ombra per riposare un po’, bere e smontare la videocamera dal manubrio. (2450 m percorsi)

Ore 13:21 La Provinciale 94, nella quale mi trovo, sale verso Cuccuru Linu e si immette nella Statale 125. Mi sono fermata in un punto dove c’è una strada sterrata di campagna, quasi un sentiero, che scende verso il lago. Fa molto caldo, probabilmente è uno dei giorni più caldi e afosi dell’estate. Decido che è meglio proseguire sulla Provinciale per poi salire sul rilievo di Cuccuru Linu e sul crinale.

Ore 13:36 Riparto. Proseguo sulla Provinciale, in salita. Ai bordi della strada ci sono dei rifiuti. Sono oggetti di ogni tipo, vestiti, passeggini. Su entrambi i lati della strada ci sono degli impianti tecnologici,legati al lago e al ciclo dell’acqua. Svolto a sinistra, in una strada sterrata in salita. Proseguo sempre dritta fino ad arrivare ad uno spiazzo dove sulla sinistra c’è un sentiero che porta in cima a Cuccuru Linu. Decido di lasciare qui la bicicletta e salgo a piedi perchè il sentiero è troppo ripido. (668 metri percorsi)

Ore 13:54 Salgo in cima al rilievo, a +80 metri di altitudine. Da quassù si ha un panorama a 360 gradi. Ad Ovest si vede Quartucciu, Quartu Sant’Elena, Cagliari, il Molentargius. A Sud, a poche centinaia di metri vedo la vasca di carico di Cuccuru Linu. Ad Est il Simbirizzi. A Nord le campagne di Selargius, Settimo San Pietro e Maracalagonis. I campi intessono una trama colorata. I colori della vegetazione sono caldi, il paesaggio brullo. Solo i frutteti, le vigne, gli oliveti e qualche albero o arbusto isolato danno un tono verde al paesaggio. Decido di proseguire, prendo la bici e riparto.

Ore 14:12 La strada, sterrata, è leggermente in salita. Davanti a me vedo la vasca di carico di Cuccuru Linu. Improvvisamente il percorso è ostruito da un cumulo di calcinacci, una piccola discarica abusiva. Ci passo accanto e proseguo. Poco più avanti trovo dei rifiuti, sparpagliati in parte sulla strada ed in parte in un campo. Sono vecchi vestiti da neonato, bambole e oggetti vari. Oltrepasso la vasca di carico, l’area è totalmente recintata, e continuo.


Sulla destra si vede Quartu Sant’Elena, in primo piano la zona industriale/ artigianale, all’orizzonte Cagliari. La strada diventa asfaltata e proseguo sempre dritta fino ad incrociare Via Guglielmo Marconi, ex 125. Mi trovo ora nella zona artigianale di Quartu. Qui attorno noto un ecocentro, una fabbrica di piastrelle, un cementificio. E’ una zona periferica abbastanza degradata. Girando a destra è possibile raggiungere il centro di Quartu Sant’Elena, girando a sinistra si arriva alla diga in cemento del Simbirizzi. Decido di raggiungerla. Via Marconi termina con un cancello lucchettato, nel quale è appeso un cartello giallo con su scritto “Diga Simbirizzi” ed un cartello di divieto d’accesso. Da questo punto non è possibile raggiungere la sponda del lago. Giro quindi a destra, in una strada di ghiaia sulla quale, nel lato sinistro, affacciano delle abitazioni private. Percorro la strada, ad un certo punto mi trovo di fronte un canalone, recintato, che dalla diga arriva fino a dei torrini che si trovano a qualche centinaio di metri più ad Ovest. Incontrando questo ostacolo la strada curva di novanta gradi a destra e costeggia il canalone. Seguo il percorso, a destra ci sono delle residenze private. Proseguo costeggiando il canalone ed arrivo ai due torrini che prima vedevo da lontano. Decido di fermarmi, sul ciglio della Strada Comunale di Partinixeddu. (980 metri percorsi)

Ore 14:28 L’area dei torrini, che comprende anche un grande edificio, è recintata. Un cartello giallo, dell’Enas, dice “Centrale di sollevamento principale del Simbirizzi”. I due torrini sono cilindrici, in cemento armato, con una scala elicoidale metallica che raggiunge la cima dei manufatti. Nel punto in cui mi trovo arriva dell’acqua nebulizzata, proveniente proprio da quei torrini. E’ una sensazione piacevole considerato il caldo infernale. Mi riposo qualche minuto. Riparto.

Ore 14:35 Mi dirigo verso la diga, costeggiando di nuovo, ma dal lato opposto, il canalone. Sulla destra ci sono delle abitazioni unifamiliari su lotto. In fondo alla strada raggiungo la diga. Tutta l’area è recintata. Mi limito ad osservarla da lontano, a scattare qualche foto e continuo il mio percorso. La strada è un misto di terra-ghiaia. Proseguo, seguendo la strada, sul lato sinistro è sempre presente la recinzione metallica. Continuo il percorso, sulla sinistra si trova una cava dismessa, anch’essa recintata. Un cartello, della Regione Sardegna, dice “Sistemazione altimetrica di una cava di argilla dismessa. Località Pardinixeddu. Quartu


Sant’Elena.”. La strada sale, la percorro fino alla fine, s’interrompe su un piazzale, in cima ad un modestissimo rilievo. Su un lato del piazzale si trovano alcune abitazioni, sul lato opposto continua ad esserci la cava, recintata, affacciata direttamente sul lago. Faccio inversione di marcia, ripercorro la stessa strada dalla quale sono arrivata ma ad un certo punto giro a sinistra, in una stradina sterrata che conduce ad un gruppo di residenze. I cani abbaiano. Alcune persone, dal giardino della loro abitazione, mi osservano passare. Proseguo sulla strada, in salita, giro a sinistra e raggiungo il crinale. Ora il percorso è pianeggiante, a quota + 60 metri circa. C’è un vento piacevole. Continuo sempre dritta, attraverso campi coltivati, frutteti, finché ad un certo punto mi trovo ad un bivio. Sia a sinistra che a destra vedo alcuni capisaldi, decido di svoltare a destra in una strada che conduce al limite del versante Ovest del rilievo. Raggiungo il ciglio della scarpata. Mi fermo. (2093 metri percorsi)

Ore 15:08 La vista da qui è magnifica. Sembra di poter toccare la Sella del Diavolo. Si vede la spiaggia del Poetto e di Quartu, il Molentargius, Cagliari, e Quartu Sant’Elena in primo piano. Tutt’attorno una vegetazione bassa, dorata, con la predominante presenza di piccoli cespugli di elicriso e cardi selvatici. Questo posto è stupendo. Peccato per la presenza di rifiuti e calcinacci sparsi un po’ dappertutto nell’area. Decido di proseguire.

Ore 15:26 Ripercorro la strada di prima, nel verso opposto, e raggiungo i capisaldi presenti nel terreno sul lato destro del tracciato. Mi fermo. (302 metri percorsi)

Ore 15:29 I capisaldi sono tre. I tetti sono ricoperti dalla vegetazione e due dei manufatti sono in parte interrati. Uno e color rosa. Un altro è a macchie militari gialle e verdi. Non sono accessibili e mi limito a fotografarli dall’esterno. Da questo punto è possibile vedere quasi l’intero lago, gli argini in materiali sciolti, la Chiesa di Nostra Signora del Buoncammino, gli altri capisaldi visitati in precedenza, sulla sponda opposta del lago. A qualche decina di metri, ad una quota inferiore, verso Est, vedo altri


capisaldi. Sono tre e dominano il versante Ovest del Simbirizzi. Riparto.

Ore 15:41 Continuo a percorrere la stessa strada, in direzione Sud-Ovest. Proseguo sempre dritta, poi svolto a sinistra, con l’intenzione di riavvicinarmi alla sponda del lago. Passo accanto a dei campi di grano da poco tagliati. Continuo il percorso, fino a quando la strada scende bruscamente, con una pendenza piuttosto ripida, fino ad incrociare la strada circumlacuale. Di fronte a me l’argine della diga numero n°1 in materiali sciolti. Anche in questo caso l’accesso è negato dalla solita recinzione metallica. Vorrei proseguire sulla strada circumlacuale, verso Nord, ma una sbarra chiusa sul percorso ed un cartello mi impediscono di proseguire. Il cartello vieta l’accesso e parla della presenza di una vigilanza armata. Faccio inversione di marcia e continuo il mio percorso verso la Chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino. La strada in terra, di color giallo-rossa, e ghiaia fine, è costeggiata dalla recinzione. Sulla sinistra si trova un impianto che fa parte della diga, un cartello dice “Recupero perdite diga n°1 in materiali sciolti”. Proseguo, ormai vedo la Chiesa. Dopo poche decine di metri arrivo al punto dal quale sono partita. (490 metri percorsi)

Ore 16:03 Arrivo. Appoggio la mountain-bike alla recinzione della diga. Mi siedo sulla radice di un eucalipto, all’ombra, e riposo un po’ prima di andar via.

Riepilogo percorso: orario partenza h. 09:48 orario arrivo h. 16:03 11 tappe 10,48 km percorsi tempo impiegato h 6.15



il percorso partenza/arrivo i capisaldi

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gli elementi tecnologici le chiese campestri i rilievi ed il crinale

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il video





il racconto fotografico



il percorso







i capisaldi


Nel gennaio 1942 venne definita l’edificazione di una linea di capisaldi che prese il nome di “arco di contenimento di Quartu”, facente parte del Settore difensivo di Cagliari, affidato alla XIII Brigata Costiera poi elevata, nell’estate 1943, a 203ª Divisione Costiera. Scopo di questi archi di contenimento era quello di ritardare la progressione delle truppe nemiche nel momento in cui avessero superato la catena dei Nuclei Fissi posti a immediata difesa dei litorali. Le strutture difensive dell’ “arco di contenimento” erano disposte ad arco di cerchio dal litorale all’entroterra, ben mimetizzate e dislocate, per sfuggire anche all’azione delle artiglierie navali. Non avevano speciali impianti, corazzature da feritoia o cupole in acciaio. In seguito alle reiterate critiche mosse dal Generale comandante della Quinta Armata Mario Caracciolo di Feroleto, che ebbe giurisdizione sulla Sardegna tra il 1942 e l’estate del 1943, si adottò la filosofia del “meno cemento più mascheramento” che assunse le forme delle postazioni circolari monoarma dell’Ispettorato Genio, adottate anche sull’isola dall’estate 1942. Queste opere erano definite all’epoca “postazioni poliarma o pluriarma”.


.01. Opera 45. Caposaldo XIII Taormina .03. Opera 43. Caposaldo XIII Taormina


.02. Opera 44. Caposaldo XIII Taormina




.04. Opera 42. Caposaldo XIII Taormina .07. Opera 48. Caposaldo XIV Licata .08. Opera 45bis. Caposaldo XIV Licata .06. Opera 47. Caposaldo XIV Licata


.11. Opera 53. Caposaldo XV Licata .10. Opera 52. Caposaldo XV Licata .09. Opera 51. Caposaldo XV Licata




gli elementi tecnologici


L’invaso Simbirizzi è stato realizzato in una conca naturale ubicata in prossimità dell’abitato di Quartu Sant’Elena, a poca distanza dal mare. Al fine di aumentare la capacità d’invaso del corpo idrico sono stati realizzati, a chiusura delle depressioni naturali, tre argini in materiale sciolto di limitata altezza, nel lato Sud-Est, ed uno sbarramento in calcestruzzo, nel lato Sud-Ovest. Il principale apporto idrico dell’invaso deriva dalle acque in eccesso del Flumendosa, del Flumineddu e del Mulargia, bacini artificiali situati più a Nord, le cui acque vengono convogliate al Simbirizzi tramite un sistema di condotte interrate che attraversano e alimentano gran parte della provincia di Cagliari. Per l’utilizzo delle acque del Simbirizzi a fini industriali ed irrigui, è stata realizzata una centrale di sollevamento, ai piedi della diga Sud-Ovest, che solleva le acque derivate dall’invaso in una vasca di carico ubicata sul rilievo denominato Cuccuru Linu. Da questa vasca, una doppia condotta alimenta una centrale di sollevamento (gestita dal Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale) a servizio dell’irrigazione dei distretti di Quartu e Selargius, ed una centrale di sollevamento (Ente Autonomo Flumendosa) per l’alimentazione dell’impianto di potabilizzazione di Settimo S. Pietro a servizio dell’area urbana di Cagliari. La condotta di presa dall’invaso, che attraversa la struttura in calcestruzzo nel lato Sud-Est, è la stessa che permette l’alimentazione dell’invaso con le acque trasportate dal ripartitore Sud-Est. La condotta può quindi funzionare in entrambe le direzioni. Il nodo idraulico alla centrale di sollevamento di Pardinixeddu è realizzato per premettere le seguenti modalità di funzionamento : il terminale del ripartitore Sud-Est è convogliato all’interno di un primo torrino piezometrico dal quale ha origine la condotta di aspirazione delle pompe della centrale di sollevamento; qualora la portata pompata dalla centrale sia inferiore alla portata in arrivo, il livello idrico nel torrino piezometrico aumenta fino a determinare la tracimazione in una seconda torre, gemella, dalla quale la portata viene poi convogliata verso l’invaso di Simbirizzi; in caso contrario l’intera portata è derivata verso gli impianti di sollevamento a servizio dell’irrigazione. Qualora la portata pompata dalla centrale di sollevamento sia superiore alla portata in arrivo dal ripartitore Sud-Est, l’integrazione alla portata avviene con acque provenienti dall’invaso del Simbirizzi attraverso la stessa condotta di alimentazione. All’invaso è inoltre allacciato il bacino idrografico del Rio Sicci, più a valle denominato rio Foxi, ma solamente le portate di piena possono essere derivate in quanto è stato realizzato uno sfioratore laterale che permette di derivare una portata massima di 55 m³/s mediante un canale a sezione trapezia appositamente realizzato. Lo stesso rio è recapito finale degli scarichi del serbatoio che vengono convogliati nel rio, circa 3 km a valle dell’opera di derivazione. La derivazione delle acque di piena del rio Sicci entro l’invaso di Simbirizzi è stata proposta al fine di utilizzare la capacità dell’invaso per la parziale laminazione della piena nel rio Sicci, restituendo così nell’alveo, tramite gli scarichi di fondo e di superficie del serbatoio, una portata più bassa di quella derivata.


.01. sfioratore, aeroforo e camera di manovra .02. diramatore .03. serbatoio d’acqua potabile di Quartucciu



.04. vasca di Carico Cuccuru Linu .05. serbatoio d’acqua potabile di Qaurtu Sant’Elena .06. diga in calcestruzzo


.07. torrini e centrale di sollevamento principale del Simbirizzi




.08. collegamento Is Arenas-Simbirizzi .09. condotta di restituzione Is Arenas-Simbirizzi .10. argine in materiale sciolto


.11. impianto di sollevamento (recupero perdite argine)



.12. impianto di sollevamento (recupero perdite argine)




le chiese campestri


La chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino è situata in un piccolo rilievo che domina lo stagno di Simbirizzi, ad Est della città di Quartu. Oggi è considerata una chiesa campestre, ma testimonianze affermano che nel 1521 era la chiesa di Santa Maria del villaggio medievale di Simbilis. Una volta scomparso il villaggio, verso il 1600, la chiesa fu dedicata a Nostra Signora del Buon Cammino, perché proteggesse i viandanti durante i loro spostamenti, dato che in quei tempi le comunicazioni erano difficili e le strade malsicure. Tuttavia continuò ad essere anche la protettrice delle vigne che sorgevano numerose intorno allo stagno. Fu costruita, probabilmente, poco dopo il 1325 da maestranze locali, sulle rovine di un preesistente edificio tardo-romano. Da allora fino ad oggi ha subito numerosi restauri e modifiche. All’esterno la chiesa ha una semplice facciata a capanna, sormontata da un campanile a vela risalente al 1325, preceduta da un piccolo loggiato con copertura a capriate, aggiunto successivamente, nel 1500, per dare riparo ai pellegrini. Nella facciata si apre una porta rettangolare, anch’essa del 1500, che presenta stipiti e architravi in tufo, con decorazioni di rosoni e rosette scolpite con cura da bravi “picaperderis” locali. Il prospetto posteriore, con l’abside, è nascosto da ambienti addossati nel 1900. Nei prospetti laterali sono presenti robusti contrafforti che bilanciano gli archi della struttura interna. All’interno la Chiesa è costituita da un’unica navata allungata, con copertura a capriate, che si conclude con l’abside in cui si trova l’originario altare di pietra. La chiesa di San Forzorio, situata presso l’omonimo stagno, è attualmente inserita in una fattoria che l’ha interamente incorporata. La struttura si conserva con poche alterazioni rispetto all’impianto originario, ascrivibile alla fine del XIII secolo, con evidenti riferimenti ad un ambito culturale tardo romanico, rappresentato con grande semplicità. La facciata è caratterizzata da un piccolo campanile a vela, con un arco a tutto sesto. In essa si apre un varco rettangolare, che ospita la porta d’ingresso, i cui stipiti, l’architrave e le mensole su cui poggia sono monoliti recuperati, forse da qualche costruzione romana di più notevoli proporzioni. La luce di ingresso è sovrastata da una rudimentale monofora quadrata. Nel prospetto posteriore sporge il corpo cilindrico dell’abside, realizzato in pietrame e malta. L’unico elemento decorativo è la cornice di conci che sporge regolarmente dai muri laterali, che si interrompe a metà per comprendere due gocciolatoi scanalati. Internamente l’edifico è costituito da un’unica navata lunga e stretta, chiusa da un abside semicircolare circoscritto da un arco a tutto sesto. La copertura, a botte estradossata, è scandita da un arco di rinforzo che scarica su due mensole aggettanti che poggiano su due semipilastri. L’entità dei crolli dei muri portanti induce a ritenere che la volta non sia quella originale ma sia stata sostituita nei restauri settecenteschi. La chiesa non è più officiata dai primi decenni del 2000.


.01. chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino .02. chiesa di San Forzorio



i rilievi ed il crinale



.01. monte Cuccuru Linu (+80 m s.l.m.) .02. crinale località Pitz’e Serra (+60 m s.l.m.) .03. crinale località Pitz’e Serra (+60 m s.l.m.)



2/ IL PROGETTO



2.1. Riflessioni Il paesaggio agricolo del Simbirizzi è stato in parte compromesso dalla dispersione insediativa che, in alcune zone, ha relegato le attività agricole ad aree marginali, in particolare in prossimità del centro abitato di Quartu Sant’Elena. La perdita di interesse verso le attività agricole, a favore di quelle artigianali ed industriali, ha favorito l’insediamento di nuovi nuclei edificati, non adeguatamente regolamentati, che hanno frastagliato il tessuto agricolo e scoraggiato lo sviluppo del settore agricolo. Un’altra criticità è quella rappresentata dal fenomeno incontrollato dell’abbandono dei rifiuti e degli scarti edili, problema diffusissimo soprattutto nei versanti Nord ed Ovest dell’invaso. La presenza di un sistema ambientale così vasto, situato in stretta prossimità alla città, è da ritenersi una potenzialità da sfruttare sia a livello di ottimizzazione delle produzioni agricole, sia per quanto riguarda l’inserimento nell’area di percorsi naturalistici e campestri di svago, fruibili dai cittadini. La presenza di rilievi e punti panoramici privilegiati sul Golfo degli Angeli, sulla città di Quartu, Quartucciu e Cagliari, sul paesaggio lacustre e collinare, ricoperto dalla fitta trama agricola, oltre che la presenza di numerosi capisaldi e di architetture religiose campestri, testimoni di una memoria storica locale, sono risorse caratterizzanti di questo territorio, che andrebbero valorizzate, tutelate, conservate e rese fruibili dalla popolazione. Importante e caratterizzante del luogo sono anche gli impianti tecnologici legati al sistema infrastrutturale dell’invaso. Alcuni di questi elementi, per la loro dimensione, sono dei veri e propri landmarks anche a scala territoriale; ne sono un esempio la vasca di carico di Cuccuru Linu o i torrini piezometrici della centrale di sollevamento principale. Queste presenze, quasi ignorate, sono elementi fortemente caratterizzanti del paesaggio del Simbirizzi e per tal motivo devono essere tenuti necessariamente in considerazione nel momento in cui si deve pensare ad un progetto di valorizzazione di questo territorio.



2.2. Il sistema Simbirizzi, nuovo centro geografico Il progetto si inserisce tra due sistemi ambientali che definiscono il territorio del Simbirizzi: i rilievi di Cuccuru Linu ed il crinale tra Pitz’e Serra/Su Paris ed il rio de is Ammostus/Foxi. L’area del Simbirizzi è un paesaggio da attraversare, osservare, scoprire; per tal motivo il progetto interviene sul luogo con un sistema di percorsi ciclopedonali e degli elementi architettonici che facilitano la percorribilità e la sosta in questo paesaggio, donando ai cittadini di Quartu, Quartuccio e Cagliari un nuovo luogo di svago, alternativo ai parchi pubblici, dove trascorrere del tempo libero. I percorsi mettono a sistema delle preesistenze importanti del territorio, che il progetto assume come landmarks territoriali. Si tratta di elementi tecnologici facenti parte dell’infrastruttura lago, di architetture militari risalenti alla seconda guerra mondiale, di architetture religiose testimoni di una memoria storica locale. Vengono individuati dei temi per ciascun percorso: un circuito circumlacuale, che circoscrive il lago ed affianca le infrastrutture dell’invaso ed i capisaldi, un percorso panoramico, che sale sui rilievi di Cuccuru Linu e sul crinale, dai quali si gode di panorami privilegiati sul Simbirizzi, sulla città di Quartu, di Cagliari e sul golfo degli Angeli, ed un percorso campestre, che si addentra nelle campagne ad Est dell’invaso fino ad arrivare al rio de is Ammostus/Foxi e allo stagno di Forzorio e all’omonima chiesa. Importante per questo progetto è stata anche l’individuazione di percorsi di collegamento con il centro cittadino di Quartu Sant’Elena ed il Parco naturalistico del Molentargius, prevedendo in prossimità dell’invaso dei punti di accesso attrezzati con parcheggi per gli autoveicoli e punti di bikesharing. Il sedime dei percorsi, in parte individuati tra tracciati esistenti ed in parte progettati ex-novo, è costituito da calcestre per le strade pianeggianti e di semplice percorribilità, come il circuito circumlacuale, e da terra battuta per i sentieri panoramici, campestri e con una connotazione più naturalistica. Il progetto prevede inoltre l’inserimento di alcuni dispositivi architettonici di colonizzazione del paesaggio a supporto dei percorsi e a fruizione degli utenti. Ombrari, piattaforme, pontili, osservatori ed elementi vegetali si distribuiscono lungo i percorsi collocandosi in punti strategici e di particolare interesse paesaggistico, offrendo la possibilità di sostare in un luogo ombreggiato, di riposarsi, di contemplare ed osservare il paesaggio circostante.


i sistemi ambientali del Simbirizzi

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il sistema urbano-produttivo

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i landmarks territoriali elementi tecnologici infrastruttura lago capisaldi chiese campestri


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01. sfioratore, aeroforo e camera di manovra

04. vasca di carico Cuccuru Linu

02. diramatore

05. serbatoio acqua potabile Quartu Sant’Elena

08. collegamento Is Aren

03. serbatoio acqua potabile Quartucciu

06. diga in calcestruzzo

09. condotta di restituzi Simbiriz

07. torrini Simbirizzi e sollevamento p


e centrale di principale

nas - Simbirizzi

ione Is Arenas zzi

10. argine in materiale sciolto

11. impianto di sollevamento (recupero perdite argine)

12. impianto di sollevamento (recupero perdite argine)


01. caposaldo XIII Taormina opera 45 (fm - mg)

04. caposaldo XIII Taormina opera 42 (pac - mg)

07. caposaldo XIV opera 48 (f

02. caposaldo XIII Taormina opera 44 (fm)

05. caposaldo XIV Licata opera 46 (mg - pac - fm)

08. caposaldo XIV opera 45 bis

03. caposaldo XIII Taormina opera 43 (mg - fm)

06. caposaldo XIV Licata opera 47 (pac - mg)

09. caposaldo XV opera 51 (pac


V Licata fm)

10. caposaldo XV Licata opera 52 (mg - fm)

V Licata s (fm)

11. caposaldo XV Licata opera 53 (mg - fm)

V Licata c - mg)

[mg - mitragliatrice; fm - fucile mitragliatore ; pac - pezzo anticarro]


01. chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino (XIV secolo)

02. chiesa di San Forzorio (XIII secolo)



i percorsi ciclabili panoramico circumlacuale campestre collegamenti Molentargius| Quartu Sant’Elena - Simbirizzi

percorsi pedonali argine e diga Simbirizzi

accessi

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parcheggio auto bike sharing

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i nuovi tracciati tracciati esistenti nuovi tracciati


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i materiali asfalto terra stabilizzata terra battuta asfalto esistente terra battuta esistente


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le distanze percorso circumlacuale 9.30 km panoramico 3,05 km campestre 8,10 km argine 850 m diga 240 m ~ 500 m

difficoltĂ percorso facile medio difficile


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i dispositivi architettonici pontili osservatori belvedere sosta (Prunus dulcis)

totem vegetale (Ficus carica) elementi vegetali

Ficus carica

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sistemi colturali e particellari complessi (colture annuali, prati stabili, colture permanenti miste, orti) seminativi semplici e colture orticole a pieno campo (frumento e cereali) vigneti oliveti frutteti prati artificiali (seminativi)

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IL PAESAGGIO AGRICOLO

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LA MEMORIA STORICA MILITARE capisaldi 01. Opera 45. Caposaldo XIII Taormina 02. Opera 44. Caposaldo XIII Taormina 03. Opera 43. Caposaldo XIII Taormina 04. Opera 42. Caposaldo XIII Taormina 05. Opera 46. Caposaldo XIV Licata 06. Opera 47. Caposaldo XIV Licata 07. Opera 48. Caposaldo XIV Licata 08. Opera 45bis. Caposaldo XIV Licata 09. Opera 51. Caposaldo XV Licata 10. Opera 52. Caposaldo XV Licata 11. Opera 53. Caposaldo XV Licata

chiese campestri

IL SISTEMA IDRICO

01. chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino 02. chiesa di San Forzorio

elementi infrastrutturali 01. sfioratore, aeroforo e camera di manovra

02. diramatore 03. serbatoio acqua potabile Quartucciu 04. vasca di carico Cuccuru Linu 05. serbatoio acqua potabile Quartu Sant’Elena 06. diga in calcestruzzo 07. torrini Simbirizzi e centrale di sollevamento principale 08. collegamento Is Arenas - Simbirizzi 09. condotta di restituzione Is Arenas Simbirizzi 10. argine in materiale sciolto 11. impianto di sollevamento (recupero perdite argine) 12. impianto di sollevamento (recupero perdite argine) 1:5000 0

percorso circumlacuale percorso panoramico percorso campestre percorso pedonale collegamento cittĂ

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parcheggio bike-sharing osservatorio belvedere sosta incrocio

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IL PAESAGGIO AGRICOLO sistemi colturali e particellari complessi (colture annuali, prati stabili, colture permanenti miste, orti) seminativi semplici e colture orticole a pieno campo (frumento e cereali) vigneti oliveti frutteti prati artificiali (seminativi)

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LA MEMORIA STORICA MILITARE capisaldi 01. Opera 45. Caposaldo XIII Taormina 02. Opera 44. Caposaldo XIII Taormina 03. Opera 43. Caposaldo XIII Taormina 04. Opera 42. Caposaldo XIII Taormina 05. Opera 46. Caposaldo XIV Licata 06. Opera 47. Caposaldo XIV Licata 07. Opera 48. Caposaldo XIV Licata 08. Opera 45bis. Caposaldo XIV Licata 09. Opera 51. Caposaldo XV Licata 10. Opera 52. Caposaldo XV Licata 11. Opera 53. Caposaldo XV Licata

chiese campestri

IL SISTEMA IDRICO

01. chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino 02. chiesa di San Forzorio

elementi infrastrutturali 01. sfioratore, aeroforo e camera di manovra


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I 02. diramatore 03. serbatoio acqua potabile Quartucciu 04. vasca di carico Cuccuru Linu 05. serbatoio acqua potabile Quartu Sant’Elena 06. diga in calcestruzzo 07. torrini Simbirizzi e centrale di sollevamento principale 08. collegamento Is Arenas - Simbirizzi 09. condotta di restituzione Is Arenas - Simbirizzi 10. argine in materiale sciolto 11. impianto di sollevamento (recupero perdite argine) 12. impianto di sollevamento (recupero perdite argine) 1:5000 0

percorso circumlacuale percorso panoramico percorso campestre percorso pedonale collegamento cittĂ

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2.3. Gli interventi puntuali Il progetto interviene puntualmente nel paesaggio attraverso dispositivi architettonici e vegetali, che affiancano i percorsi ciclopedonali, e con il recupero e la valorizzazione di alcuni manufatti preesistenti. In un contesto come il Simbirizzi, dove la vegetazione presente è prevalentemente erbosa e cespugliosa, uno dei problemi legati alla fruibilità è l’assenza di luoghi ombreggiati. Il progetto agisce in questo senso attraverso l’inserimento di ombrari, nei belvedere, tramite l’utilizzo di piattaforme, collocate all’ombra di mandorli e “stanze vegetali”. I dispositivi architettonici dei belvedere si rapportano concettualmente e dimensionalmente con alcuni degli elementi tecnologici dell’infrastruttura lacustre. Su un’area così vasta, dove la vegetazione è molto bassa, tutti questi elementi diventano dei riferimenti per l’osservatore che percorre questo paesaggio o si trova nelle vicinanze e, per il visitatore che si trova all’interno di una di queste architetture, un network visivo i cui nodi si alternano tra i nuovi dispositivi, gli ombrari, ed i manufatti preesistenti valorizzati. Gli ombrari si inseriscono nei punti con maggiore valenza paesaggistica, nei belvedere, posizionati sui rilievi oppure in prossimità della sponda del lago. Sono costituiti da telai metallici, rivestiti da elementi lignei colorati, che creano dei ripari protetti ma allo stesso tempo permeabili alla vista e al vento. La loro forma cambia a seconda della loro collocazione e prende spunto dai manufatti tecnologici presenti, reinterpretandola a seconda del contesto e della funzione. Gli ombrari collocati sui rilievi hanno una forma piramidale, modellata dal vento. All’interno della struttura, gli elementi orizzontali scompongono il paesaggio, che viene percepito dall’osservatore come una serie di particolari dell’insieme. Gli ombrari vicino alla sponda del lago e dello stagno di Forzorio hanno una forma cilindrica che ricorda i torrini piezometrici della centrale di sollevamento principale, dei quali viene mantenuta anche la scala metallica. Si sviluppano su due livelli sopraelevati e consentono al visitatore di osservare in una posizione più riparata e sopraelevata il paesaggio attorno a se. Le “stanze vegetali” e le piattaforme vengono collocate accanto ai percorsi come dispositivi sui quali poter sostare, sdraiarsi e rilassarsi. Le prime, di forma circolare sono delle strutture metalliche leggere ricoperte da una vegetazione rampicante che le ingloba totalmente, prendendo ispirazione dai capisaldi che si mimetizzano tra la vegetazione ed il suolo. Le piattaforme in legno vengono invece collocate sotto la chioma dei mandorli. Sono sopraelevate ed i piedritti fitti e sottili che le sostengono ricordano i campi di cardi che in primavera ricoprono alcuni appezzamenti. La scelta del mandorlo è data dalla volontà di rievocare i mandorleti che un tempo, in questa zona, rappresentavano una delle colture più diffuse. Attualmente di questa essenza non vi è quasi più traccia ed il progetto, reintroducendo nuovamente questa specie, intende richiamare alla memoria una parte della storia produttiva di queste terre. Oltre ai mandorli, si prevede l’inserimento di un’altra essenza vegetale, il fico, che posizionato puntualmente in corrispondenza di incroci e cambi di direzione dei percorsi, viene riconosciuto come un totem vegetale. Un’altra tipologia di dispositivo sono i pontili dai quali si ha un punto di vista differente del paesaggio, portando l’osservatore verso il centro del lago. I pontili possono essere spazi per la sosta ed il riposo durante le tappe dell’intero percorso o anche punti strategici da cui praticare la pesca amatoriale.


Nel particolare, uno di questi pontili, a Nord del lago, è posizionato sopra un tratto del sedime dell’ex strada Statale 125, ricostituendo così parte del vecchio tracciato. Per quanto riguarda il recupero e la valorizzazione dei manufatti esistenti, il progetto si occupa di alcuni capisaldi presenti in prossimità delle sponde Nord-Est e Sud-Ovest dell’invaso, convertendoli in osservatori e sfruttando gli scorci di paesaggio lacustre inquadrati dalle feritoie di queste architetture. E’ inoltre elemento di progetto anche la colorazione, parziale o totale, degli elementi tecnologici dell’infrastruttura lago (tubature, impianti di sollevamento, vasche di carico,.. ) e degli osservatori, che assolvono il ruolo di landmarks accompagnando il visitatore lungo il percorso.


i concept network visivo


belvedere

vento vasca di carico

estrudo

modello

telaio acciaio rivestimento legno

torrini

b

a scala in acciaio

b>>a

telaio acciaio rivestimento legno


i concept soste

capisaldi

camouflage

rete metallica vegetazione

cardi mandorli

piedritti e telaio acciaio piattaforma legno


pontili

canali emissari

ex strada statale 125

l’osservatore da percepisce la traiettoria dell’ex strada statale 125 da un punto di vista sopraelevato



i belvedere


belvedere



Helichrysum italicum

A


Asparagus sp.

Lepus capensis





belvedere





le soste



sosta




CA

sosta


ARICO


Prunus dulcis


Daucus carota L. Oryctolagus cuniculus huxleyi



i pontili


pontile



Anas crecca

Fulica atra Phylum

Micropterus salmoides Cyprinus carpio

Anas platyrhynchos


Tamarix sp.



gli osservatori



osservatorio


Inula viscosa Cistus monspeliensis L.


Asparagus sp.





gli elementi tecnologici


Larus michahellis

Inula viscosa Cynara cardunculus








CONCLUSIONI Le azioni progettuali proposte in questa ricerca sono interventi volti all’accessibilità e alla fruibilità del territorio del Simbirizzi da parte di chiunque, nonché al recupero dei manufatti tecnologici, militari e religiosi esistenti. Intervenire in questo luogo attraverso l’inserimento di un sistema di tracciati e piccole architetture che gerarchizzano e regolano i percorsi, le soste e le attività, è la prima fase di una serie di azioni progettuali volte alla valorizzazione di questo territorio. Il carattere periurbano delle campagne presenti attorno al lago, la presenza di architetture militari e religiose testimoni del passato e la qualità dei terreni agricoli, sono infatti condizioni ideali per la possibile futura costituzione di un “parco agricolo”, in grado di valorizzare l’intero contesto ambientale del Simbirizzi, rendendolo un’entità capace di coniugare la funzione tipica di produzione agroalimentare con funzioni sociali, culturali ed ambientali.



Bibliografia Matteo Agnoletto, Marco Guerzoni, La campagna necessaria: un’agenda d’intervento dopo l’esplosione urbana, Quodilibet, Macerata, 2012. Pierre Donadieu, Campagne urbane. Una nuova proposta di paesaggio della città, Donzelli, Roma, 2006. Emilio Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano, Laterza, Roma-Bari, 1996. Charles Waldheim, The landscape urbanism reader, Princeton Architectural Press, New York, 2006. Paisea #010, El elemento vegetal Lotus #149, Lotus in the fields

Sitografia Provincia di Cagliari, Piano Urbanistico Provinciale: http://www.provincia.cagliari.it/ProvinciaCa/it/contentview.page?contentId=CNG9019

Comune di Quartu Sant’Elena, Piano Urbanistico Comunale: http://suap.comune.quartusantelena.ca.it/custom.php?nome=PIANO%20URBANISTICO%20COMUNALE

Comune di Quartucciu, Verso l’ecomuseo del paesaggio: http://www.comune.quartucciu.ca.it/cominfo/news/news.asp?id=80

Sardegna Geoportale: http://www.sardegnageoportale.it/





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