L’ORA DI RELIGIONE SEGNI DEI TEMPI
a cura di Don Giuseppe Guaglio
Mai come in questo nostro periodo è evidente la preoccupazione di capire l’andamento della nostra società e di presagire il futuro in molti campi, dalla salute pubblica all’economia, e mai come in questo periodo risulta chiara la mancanza di criteri per l’orientamento. L’umanità assomiglia a una nave di marinai senza bussola in una notte senza stelle, o meglio a una nave che ha il navigatore satellitare guasto ed è incapace di fare il punto con gli strumenti tradizionali, di cui non ci si fida perché li si ritiene scomodi e superati, navigando intanto alla cieca.
In un periodo simile si parla spesso, in ambito ecclesiale, di “segni dei tempi”. La categoria è stata adottata per la prima volta dal santo Papa Giovanni XXIII nella Costituzione apostolica Humanae Salutis, 4. Il Papa Giovanni contrappone a una visione del mondo depressiva, come se tutto fosse avvolto di tenebre e di caligine, priva di luce per lo sguardo, una visione positiva, in cui si coglie la luce del Salvatore che non ha abbandonato “i mortali da Lui redenti”, e si ritorna a guardare con speranza al futuro della Chiesa e dell’umanità. Questo modo di pensare, banalizzato da tanti predicatori e teologi, si contrappone innanzitutto al fondamentalismo catastrofista preoccupato di collezionare disastri morali, geologici, sanitari e, meteorologici (peraltro tipici di questo mondo secondo l’Apocalisse), per prevedere quella fine del mondo che il Cristo stesso dichiara imprevedibile. In secondo luogo si contrappone al tentativo modaiolo di essere al passo con i tempi e di prevederne gli sviluppi, che si concentra su concetti non vissuti dimenticando la carnalità vissuta della storia. I segni dei tempi non sono mai politicamente corretti, perché non seguono le mode, ma vedono con dolore condiviso la carne sofferente dei poveri (profughi, malati, emarginati economici, falliti etc) e dei peccatori, e dimenticano le autoassoluzioni dei vizi dei ricchi con i loro festini (rileggete l’attualissimo profeta Amos, che è anche corto). Mi pare insomma che l’autentica ricerca dei segni dei tempi si opponga a questi due processi culturali e spirituali che allontanano dal Vangelo pur pretendendo di fare il contrario. Il fondamentalismo interpretativo è minoritario, per certi versi
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