L’ORA DI RELIGIONE SEGNI DEI TEMPI Sta per iniziare la Quaresima, tempo di conversione. Per l’occasione mi è tornato alla mente il commento al Salmo VI di Anastasio Sinaita, edito dalla comunità di Bose alcuni decenni fa, di cui consiglio a tutti la lettura integrale.
a cura di Don Giuseppe Guaglio
Come dice Giobbe prima del secondo discorso di Dio, al termine del libro, noi siamo qalal di fronte al kabod di Dio, quindi dobbiamo tacere e piantarla lì con le recriminazioni e le accuse. Mi spiego: Giobbe riconosce davanti a Dio che lo provoca ad accusarlo, di essere leggero, inconsistente, evanescente. Solo Dio è massiccio, ha un peso. Solo Dio ha una gloria, una consistenza.
Nella preghiera di Anastasio è contenuto un pensiero potentissimo: il debole non è in grado di aver misericordia di se stesso, e solo Dio può donargli questa misericordia. Solo il forte è in grado di darsi il perdono senza soccombere al peso interiore del male, e nessuno è forte se non Dio stesso. Il peccatore deve riconoscere di essere come un malato, così indebolito da non potersi rialzare per andare dal medico. È come un paralitico che ha bisogno di essere portato davanti al Salvatore, dall’incontro con il quale non esce schiavo, ma capace di tornare a casa con le sue gambe e portando il letto che prima lo portava. Così il debole ha bisogno che Dio - l’unico forte - gli corra incontro. In questo senso gridiamo pietà, “perché sono debole”. Noi siamo logorati dalla vita, siamo snervati dal nemico, “poiché il serpente malvagio mi ha reso tutto debole e imputridito”. Non siamo nemmeno più in grado di reggerci, figuriamoci di combattere! Logorati e deboli: “Colui che è debole non è in grado di operare”, “tutto giace a terra, la sua caduta è totale; in ogni sua parte è incapace di agire”. Il fallimento operativo è totale. Nemmeno è possibile cercare una cura: “colui che ha le ossa sconvolte non può alzarsi e cercare un medico”. Nemmeno è possibile evadere, fuggire: “colui che ha le ossa sconvolte non può correre e sottrarsi al nemico”. Anche l’anima ha le ossa rotte e non si regge. Ma la cosa più tremenda in questo logoramento è che “chi è debole e logoro non può usare misericordia a se stesso”. Quando si è interiormente bruciati si è
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