Elfico Primordiale

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Elfico Primordiale - dove tutto ebbe inizio di Helge Fauskanger - traduzione di Gianluca Comastri

STORIA INTERNA Per lungo tempo essi dimorarono nel luogo natìo presso il lago di Cuiviénen sotto le stelle, e camminarono sulla Terra pieni di meraviglia; ed essi presero a fare discorsi e a dare un nome ad ogni cosa che incontravano. Chiamarono loro stessi Quendi, che significa "coloro che parlano con voce"... Nella creazione di un linguaggio i Primogeniti di Ilúvatar si riconobbero come Incarnati, rampolli dell'Uno: "L'ideazione di un lambe [linguaggio] è la caratteristica principale di un Incarnato," osservò Pengolodh, il sapiente di Gondolin (WJ:397). Infatti "appena furono desti inventarono molte parole nuove e bellissime, e molti abili artifizi dialettici" (WJ:422). Il linguaggio creato dai primi Elfi a Cuiviénen ebbe un immenso impatto sulla storia delle lingue nella Terra di Mezzo. Comunemente definito Quenya Primordiale, fu l'antenato di tutte le favelle elfiche, compresi Quenya e Sindarin. Anche linguaggi non direttamente derivati dal Quenya Primordiale hanno incorporato vocaboli elfici, come documentato negli articoli sulle lingue Adûnaica, umaniche, nanesche e perfino degli Orchi, e sulla Lingua Nera. WR:159 e PM:63 citano Faramir il quale afferma che "ogni favella umana di questo mondo è discendente dall'Elfico". L'unico linguaggio di Arda completamente scevro da influenze elfiche è il Valarin. Praticamente, il Valarin risulta la sola lingua più antica del Quenya Primordiale. Invero, Aulë ideò il Khuzdul per i Nani molto prima dell'avvento degli Elfi, ma allorquando Ilúvatar non permise che i Nani comparissero prima dei suoi Primogeniti, ai Nani venne imposto di continuare a dormire mentre gli Elfi si destavano. Com'era la lingua che gli Elfi composero in quei primi anni d'innocenza sulle acque, rilucenti della luce degli astri che vi si specchiavano, di Cuiviénen? Sappiamo molto della sua fonologia e dei metodi di derivazione; sappiamo meno dell'esatta struttura grammaticale. A giudicare dai linguaggifigli che si sono mantenuti molto simili all'originale, con minime varianti, vale a dire Quenya e Telerin, il Quenya Primordiale era un linguaggio di casi; una desinenza simile a -da è esplicitamente menzionata da Tolkien (WJ:366). Per quanto concerne lo stile generale del linguaggio primevo, la grande maggioranza dei vocaboli sono composti di due o tre sillabe e terminano con una vocale. In VT39:6, Tolkien stabilisce che in Quenya, "ogni parola terminata da consonante ha probabilmente perso una vocale, se si considera la remota origine Quenya". (Ciononostante molte delle forme "ricostruite" di Tolkien terminano con una consonante, ma non sono molte, e non tutte le forme asteriscate descrivono necessariamente la più antica fase del linguaggio.) Particolarmente caratteristiche dell'Elfico primitivo sono le frequenti vocali finali lunghe, p.e. in lindâ "melodia" o ndorê "terra". Nei vocaboli trisillabi, la prima e la seconda vocale sono solitamente identiche (p.e. karani "rosso"), e in diversi casi la vocale finale è sempre la medesima, però allungata p.e. eredê "seme", galadâ "albero", kyelepê "argento", ñgolodô "Noldo"). In accordo con VT39:6, le vocali in iato probabilmente non comparvero, in media, nel linguaggio primitivo; dove esse compaiono in Quenya una consonante interposta è andata perduta. Nondimeno, le forme ricostruite di Tolkien includono almeno una combinazione iatica, ie, iê; alla luce di una sua più tardo concezione possiamo presumere che ciò rappresenti del pari un originario *ihe o *iñe con una consonente mediana che si è persa più tardi. Nell'indice del Silmarillion, Christopher Tolkien si riferisce al Quenya come a "la lingua più antica, comune a tutti gli Elfi, nella forma che prese in Valinor". Tuttavia, lo stile della "lingua più antica" per molti aspetti è


marcatamente differente dal tardo Quenya, e generalmente i vocaboli Quenya non possono esservi applicati al postutto. Invero, il cambiamento di sonorità che divide il Quenya Primordiale dal classico Alto-Elfico è così pulito e corretto che un madrelingua Quenya poteva, con un minimo di esercizio, essere in grado di comprendere il primitivo linguaggio senza realmente "studiarlo" come una lingua straniera. Ma del pari, il linguaggio primordiale doveva suonargli alquanto esotico, e l'avrebbe a fatica riconosciuto come una mera variante della sua propria lingua. Tuttora, resta il fatto che i Noldor ritenevano che il Quenya fosse il linguaggio "più prossimo a preservare l'antico carattere della favella elfica" (WJ:374). Veramente il linguaggio più "conservativo" in tal senso sembra essere il Telerin di Aman, almeno per quanto riguarda la fonologia - ma il Telerin fu talvolta ritenuto come un dialetto Quenya, sebbene i Teleri stessi lo considerassero come una lingua a sé. Tolkien ha distinto due fasi dell'Elfico primordiale. La prima propriamente detta, come sopra riportato, fu il Quenya Primordiale. Esso fu l'antenato di tutte le lingue elfiche nel mondo (eccetto, probabilmente, alcuni prodotti grossolani di costrutti linguistici a priori, se gli Elfi si fossero ingegnati in tali sports... come sappiamo, che molti umani fanno! Comunque, nel capitolo 17 del Silmarillion si cita che "tutti i linguaggi dei Quendi ebbero un'unica origine"). Nelle Etimologie, solo alcune delle forme asteriscate sono esplicitamente identificate come Quenya Primordiale (atar, atû, dêr/der-, khalatirnô, mâ3/ma3-, e taurâ; vedere le voci ATA, NI1, NÊR, TIR, MA3, TÂ/TA3). Nondimeno, molte delle forme asteriscate devono assumersi come esempi dello stadio più primitivo della lingua. la fase successiva fu l'Eldarin Comune, l'antenato di tutte le lingue Eldarin (eccetto l'Avarin), compresi Quenya e Sindarin. L'Eldarin comune dovette essere il linguaggio parlato dagli Elfi che seguirono Oromë e si imbarcarono allorché intrapresero la Marcia da Cuiviénen verso il Mare, o piuttosto la lingua che essi svilupparono durante la Marcia stessa. Nelle Etimologie, solo tre vocaboli sono esplicitamente identificati come Eldarin Comune (mahtâ-, ndæ^r, wa, vedere MA3, NDER, WÔ...sfortunatamente il computer non può porre un accento circonflesso sull'æ). Comunque, un certo numero di forme in Eldarin Comune si trova in WJ e PM. Potrebbe essere utile conoscere approssimativamente quanto tempo trascorse nei periodi in esame. In WJ:5-6, è data una cronologia in anni di Valinor. In WJ:20 si è detto che 365 "lunghi anni dei Valar" equivalgono a "circa...tremila e cinquecento anni del Sole", sicché un anno di Valinor conta circa nove anni solari e mezzo. Usando questo calcolo, otteniamo il seguente risultato: dopo che gli Elfi si destarono al lago di Cuiviénen, essi dimorarono in pace per circa 280 anni solari (negli anni dei Valar, circa dal 1050 al 1080). Quindi essi furono trovati dalle spie di Melkor e da queste vessati. Passarono più di cinquant'anni del Sole, dopo di che gli Elfi furono trovati da Oromë nell'anno di Valinor 1085. La Separazione dei Quendi in Eldar e Avari accadde in seguito, apparentemente nell'anno 1105, dopo 190 anni solari circa. (L'impressione che si potrebbe ottenere dal testo del Silmarillion, che la Separazione sia avvenuta entro settimane o mesi dopo il ritrovamento degli Elfi da parte di Oromë, risulta essere completamente errata.) Così, dal risveglio degli Elfi alla loro Separazione, trascorsero ben più di cinquecento anni solari, congruo intervallo per il completo sviluppo di un linguaggio - ma ancora non molto lungo, secondo le abitudini elfiche. (Cfr. le parole di Legolas in LotR2/III cap. 6: "Da allora le foglie rosse della mia dimora nel Bosco Atro sono cadute cinquecento volte [da quando Meduseld fu costruita], a noi sembra un tempo molto breve." La metà di un millennio non era percepita come un lungo intervallo dagli Elfi.) La Marcia da Cuiviénen verso il mare durò ben più di due centinaia e mezza di anni solari (Anni di Valinor 1105-1132). Durante questo periodo, i Pellegrini trassero dal Quenya Primordiale l'Eldarin Comune. Quindi i Vanyar e i Noldor andarono per mare, ed è a questo punto che l'Eldarin Comune evidentemente è divenuto Antico Quenya, siccome il suddetto periodo nell'evoluzione dell'Elfico si avvicinava alla sua fine. Nel Beleriand, l'Eldarin Comune (o il suo dialetto Telerin Comune) iniziò a evolversi verso il Sindarin. Nei millenni successivi, fu anche nel Beleriand che gli esuli Noldor intrapresero studi comparativi linguistici tesi a ricostruire il primitivo linguaggio: "Fu...il contatto con i Sindarin e l'allargamento della loro esperienza con le modifiche linguistiche (specialmente le rapidissime e meno controllate sostituzioni osservabili nella Terra di Mezzo) che stimolarono gli studi dei sapienti di linguistica, e fu nel Beleriand che le teorie concernenti l'Eldarin Primordiale e le interrelazioni con le sue


derivazioni conosciute furono sviluppate." -PM:342.

STORIA ESTERNA A quanto sembra non s'erano mai avute fasi ove i linguaggi elfici di Tolkien esistessero in un vuoto storico, senza che dietro vi fosse alcuna traccia di modifiche ed evoluzioni. Come nota Christopher Tolkien, "Quei linguaggi furono concepiti, senz'altro, dalle primissime origini in un percorso profondamente 'storico'... Ogni elemento nei linguaggi, ogni elemento in ciascuna parola, è in principio storicamente 'esplicabile' - così sono gli elementi nei linguaggi che non sono 'inventati' - e le successive fasi della loro intricata evoluzione furono la delizia del loro creatore... Egli immaginò linguaggi non come 'pure strutture', senza un 'prima' e 'dopo', bensì come un divenire, nel tempo." (LR:341) Senza dubbio, a ciò necessitava la costruzione (o almeno il tratteggio) di un linguaggio primitivo, un comune antenato per tutte le successive fasi, finché Tolkien non poté ben estendere la storia del linguaggi Elfici indefinitamente nel passato - specialmente laddove egli pensò che la storia degli Elfi dovesse avere un inizio definito nel tempo e nello spazio, il risveglio dei Quendi dalle rive di Cuiviénen. Tutte le forme dell'Elfico dovettero discendere dal "Cuiviéneniano". Già nel primissimo vocabolario Elfico, il "Lessico Qenya" del 1915, le parole furono derivate da "radici primitive" (come nelle Etimologie). Tale provvista di radici getta l'occhio su di un protolinguaggio che sembra piuttosto ispirato dalla proposta ricostruzione dell'Indo-Europeo, l'ipotetica favella da cui la maggior parte degli linguaggi Europei, e alcuni Orientali, discendono. Per esempio, Tolkien include nelle radici d'involuzione sillabica N e L, come in SNKN e FLKL(LT2:341, dove vi sono punti sotto le N e le L a indicare che esse sono sillabiche). Apparentemente partendo dalle stesse radici primitive, Tolkien due anni più tardi derivò un nuovo linguaggio Elfico, affine al "Qenya" - Gnomico, un linguaggio Elfico dalle sonorità celtiche che dopo trent'anni di revisioni e modifiche concettuali "in ultimo divenne quello del tipo denominato Sindarin" (PM:379). Le consonanti sillabiche del "Proto-Elfico" del 1915 vennero vent'anni dopo, quando le Etimologie furono redatte. Ciononostante, alcune idee circa il primitivo linguaggio provengono dal primissimo inizio. Per esempio, la nozione che molte parole originariamente iniziavano con nasalizzate esplosive nd, mb, ng (che furono preservate seguendo gli articoli definiti nei linguaggi di suono celtico: Gnomico Golda "Gnomo, Noldo", i Ngolda "lo Gnomo"; similmente il Sindarin Golodh "Noldo", i Ngolodh "il Noldo"). Nelle Etimologie, si danno in tutto poche primitive parole "ricostruite", permettendoci di avere un'impressione relativamente veritiera dei primitivi linguaggi, così come Tolkien dovette averli pensati. Senza dubbio, il principale interesse di Tolkien è posto nei linguaggi Elfici posteriori, specialmente Quenya e (Noldorin >) Sindarin. Parimenti nelle Etimologie, L'elfico primordiale rimane piuttosto un'entità ombrosa la cui primaria funzione è di chiarificare la relazione tra i vari rami dell'Elfico e servire come base storica di tutti quelli, piuttosto che essere un "art-language" in sé. Come tutto il resto, le idee di Tolkien circa l'ultima derivazione di certe parole furono soggette a revisione. Per esempio, SD:419 e le Etimologie (radice TYUL) sono ambedue d'accordo sul fatto che il vocabolo Quenya per "albero (di nave)" è tyulma. Ma secondo le Etimologie, tyulma viene dal primitivo tyulmâ, mentre SD:419 riporta che tyulma discende dal primitivo kyulumâ. Entrambe producono tyulma in Quenya, così non v'è discrepanza concernente l'evoluzione fonetica - ma l'idea di Tolkien circa la forma ancestrale è cambiata nel tempo. Caso similare è il Quenya findë "treccia, ciocca di capelli": proviene dal primitivo spindê (Etimologie, radice SPIN) o da phindê (PM:362)? Tale indecisione risale ai primissimi inizi: discutendo l'originario "Lessico", Christopher Tolkien nota che "in alcuni casi sembra chiaro che il vocabolo era 'quello', da pronunciare così, ma la sua etimologia è rimasta da definire con certezza, e non viceversa" (LT1:246). Ma le idee generali di Tolkien circa il linguaggio primordiale, così esemplificato nelle Etimologie, sembrano aver preso forma compiuta nel 1930 e non hanno subito revisioni sostanziali più tarde. Per esempio, in ciò che Christopher Tolkien chiama "una nota molto tarda" - evidentemente intendendo che essa data dal Settanta - la primitiva forma del titolo di Aulë di "artiere del mondo" è data da mbartanô (LT1:266). Questo sembra essere lo stesso genere di Elfico Primordiale delle forme ricostruite nelle


Etimologie, scritte quarant'anni prima. In alcuni casi, lo sviluppo storico di Quenya e Sindarin è divenuto "minutamente raffinato" negli ultimi anni di vita di Tolkien, quindi egli dovette da allora aver mantenuto nella mente un'immagine piuttosto chiara del linguaggio loro comune antenato.PM:367. Dev'essere notato come un'idea primeva fu rigettata più tardi: la nozione secondo cui gli Elfi non inventarono linguaggi per proprio conto, ma appresero il Valarin da Oromë (LR:168). Come abbiamo visto, Tolkien a posteriori decise che gli Elfi furono isolati per secoli prima di essere ritrovati dai Valar. Non sarà necessario aggiungere che la distinzione tra vocaboli Elfici "registrati" e forme "inattestate" è puramente narrativa. Le forme "ricostruite" di Tolkien sono tanto autorevoli quanto il vocabolario delle lingue "attestate": parimenti se qualcuno fosse potuto saltar fuori con una ricostruzione più plausibile del Quenya Primordiale di quella che ne fece Tolkien, sarebbe stato allegramente rigettato! In questa composizione, i vocaboli primitivi "ricostruiti" da Tolkien stesso non sono asteriscati - sebbene Tolkien solitamente li asteriscasse, giocando allegramente il suo Gioco. (L'esperimento conclusivo in linguistica Elfica: insegnare il Quenya Primordiale ad alcune migliaia di persone e collocarle in un remoto continente in completo isolamento. Poi tornare un millennio o due più tardi e controllare se i loro discendenti hanno sviluppato linguaggi simili al Quenya e/o al Sindarin.)

QUENYA PRIMORDIALE: FONOLOGIA DI BASE I suoni Le vocali (monottonghi) del Quenya Primordiale erano a, e, i, o, u, corte e lunghe. Le vocali lunghe sono solitamente marcate con un macron da Tolkien; qui noi useremo invece un accento circonflesso: â, ê, î, ô, û. Come sopra notato, le frequenti vocali lunghe finali sono caratteristiche dell'Elfico primitivo (come sempre, le vocali finali sono talvolta - ma non sempre - accorciate se il vocabolo compare come elemento finale in una parola composta; si confronti tûrô "signore" con -turo in Spanturo "sigonre delle nubi"; vedere anche WJ:403 riguardo khînâ "bambino" che diviene -khîna. Nei plurali terminanti con -î essa rimane lunga, sebbene: kala-kwendî "Calaquendi".) I dittonghi primitivi erano ai, au, ei, eu, iu, oi, ou, ui. Combinazioni come âi possono essere presi l'un l'altro come "lunghi dittonghi" o come â seguiti da i (due distinte sillabe); non sappiamo con precisione cosa Tolkien intendeva. In VT39:11, Tolkien dichiara che "l'Eldarin (e probabilmente il Quenya Primordiale) mostra una marcata preferenza per dittonghi che terminano in i". Le consonanti possono essere elencate come segue: Esplosive, t, p, k afone e d, b, g foniche. Questi erano anche i suoni che Tolkien pronunciava th,ph, kh, che possono rappresentare l'uno o l'altro aspirati (th come in think, f, e il tedesco ach-Laut, rispettivamente) oppure stop aspirate (t, p, k seguite da h). La successiva interpretazione è alla lunga la più plausibile, dacché in Antico Sindarin th, ph, kh sono pronunciate come aspirate tronche (LR:322), più tardi divenendo spiranti in Sindarin. Non è teoria economica postulare che le primitive spiranti volsero in aspirate tronche in Antico Sindarin ridiventando poi spiranti in Sindarin. Th, ph, kh erano evidentemente aspirate, in contrasto con le inaspirate tronche t, p, k (prononciate come le tronche in francese o russo, ma diversamente dal QP, questi linguaggi non avendo una corrispondente serie di aspirate tronche fonemicamente distinte dalle inaspirate - come il sanscrito). Laterali/vibranti: r, l Glottali (?): h. Il suono in questione p rappresentato da 3 nelle Etimologie e da h nel saggio Quendi ed Eldar (in LR:360, la radice originale che produce il Quenya ho "da" è data da 3Ô, mentre in WJ:368 questa radice è data invece da HO). Christopher Tolkien descrive 3 come "retrospirante" in


LR:360; questo sarebbe il suono detto gh dagli Orchi, la spirante equivalente al G. Può essere che Tolkien invero avesse in mente un suono gutturale o faringale, come l'arabo 'ayn, il classico ebraico 'ayin. Forse più tardi egli decise che fosse più simile all'inglese H, come lo spelling usato in Quendi ed Eldar può suggerire - ma da che ci occupiamo di una forma ricostruita di Elfico, l'esatta qualità di questo suono è poco importante. Nasali: m, n, ñ (ñ = "ng" come in thing) Sibilanti: s (che più tardi, in Eldarin Comune, divenne fonica come la z prima della d). La condizione della z nel lingaggio più primitivo è incerta; c'è la radice MIZD, ma ciò può essere ancora dovuto alla s divenuta fonica a contatto con la d. EZDÊ deve essere presa come una forma dell'Eldarin Comune, alla luce di ciò che Tolkien dice in WJ:403. Semivocali w e j; la seconda è pronunciata come la y inglese in you (e non l'inglese "dzh" come in John). Nella redazione delle Etimologie per la pubblicazione, Christopher Tolkien sostituì Y con J, p.e. KUY, DYEL dove suo padre invero scrisse KUJ, DJEL (vedere LR:346). Ciò fu fatto con buone intenzioni, dacché molti Inglesi madrelingua fraintendevano la lettera J, pensando che si riferisse al suono del "dzh" inglese. Riteniamo tale revisione d'ortografia con riferimento alle radici di base elencate nelle Etimologie ("in capital letters"), altrimenti d'ora in avanti ripristineremo l'ortografia originale di Tolkien nell'attuale forma menzionata nelle Etimologie, p.e. njadrô invece di nyadrô (perciò, il lettore non dovrebbe essere confuso se njadrô si fa derivare da una radice NYAD, da che Tolkien invero scrisse NJAD). Nel saggio Quendi ed Eldar, dove compaiono molte forme ricostruite, Tolkien usa anche j piuttosto che y, e qui Christopher Tolkien lasciò stare l'ortografia di suo padre nella redazione del saggio per la pubblicazione. Noi usiamo anche j in vocaboli primitivi dove sembra che Tolkien abbia impiegato la lettera y, per avere una ortografia uniforme. Nelle Etimologie, Tolkien in pochi casi cambiò la w con la v, le radici WAY, WEY divenendo VAY, VEY. Ciò significa che egli considerò l'introduzione di v come un suono primitivo, distinto da b o w? Il suono v non s'adatta molto bene alla fonologia; sarebbe l'unica spirante, a meno di considerare 3 come g spirante piuttosto che un suono gutturale o faringale (e Tolkien può ben aver deciso di cambiare 3 in H; vedere sotto). Forse la v come fonema distinto in Quenya Primordiale fu solo un'idea passeggera.

Gruppi iniziali Il gruppo più esteso di gruppi iniziali comincia per s: sj-, sk-, skj-, skw-, sl-, sm-, sn-, sp-, sr-, st-, sw-. Alcuni gruppi iniziali possono essere considerati semplicemente nasali tronche: mb, nd, ñg. Già nella Grammatica Gnomica (1917), Tolkien parla di "vocaboli che iniziano con nasali esplosive nd, mb, ng (una classe abbastanza numerosa in origine)" (Parma Eldalamberon #11, p. 7). Un numero di gruppi termina in una delle due semi-vocali. In J: dj, gj, kj, khj, ndj, ñgj, nj, tj, (e sj, skj già menzionati). In W: gw, ñgw, kw (e skw, sw già menzionati). Sembra che kw già prima della Separazione si fuse in un singolo suono labio-velare q che rimase in Quenya (più tardi pronunciato qu), mentre assai presto divenne p nel dialetto dei Teleri - così anche in Sindarin e il Telerin di Aman. Ma non penso di avere alcuna solida base per dire che kw fosse una singola labiovelare piuttosto che un gruppo di consonanti già dall'inizio, come alcuni farebbero. (Comunque, il primitivo "proto-Elfico" di Tolkien - materiale del 1915 - includeva radici come QORO; vedere LT1:264.) SD:419 menziona un vocabolo primitivo con iniziale hj (o hy, come è pronunciato). È questo un genuino gruppo h + j, o semplicemente hy come in Quenya, un suono unitario come il tedesco ichLaut?

Accento tonico Nelle Etimologie, circa ventotto ricostruzioni di parole primitive accludono un accento che apparentemente marca le sillabe toniche (qui noi usiamo l'italico invece di un accento). Settanta


vocaboli sono marcati come se accentati nella prima sillaba: abarô (abaro), alâkô, balâ (e pl. bali in bali-ndore/-ndôre), balâre, Banâ, banjâ, bata (batâ), belek, belekâ, berja, boron-, b'ras-sê, orku, pheren, telesâ, ûbanô (vedere il vocabolario qui sotto per il significato delle parole). Quattro parole sono apparentemente toniche sulla penultima sillaba: baradâ, ontâro, berekâ, morokô, turumbê. Sei parole sono toniche sulla sillaba finale: barasâ, barjâ, barnâ, battâ, khalnâ, tambâ. Da questi esempi è chiaro che in Elfico Primordiale, l'accento non era determinato dalla forma del vocabolo (come generalmente è il caso in Quenya e Sindarin). Le parole belekâ, baradâ e barasâ hanno lo stesso numero di sillabe ed esattamente la stessa distribuzione di consonanti e vocali (corte e lunghe), ma non sono toniche sulla stessa sillaba. Non sembra sicuro fare previsioni su quale sillaba riceve l'accento in Elfico Primordiale; possiamo solo prendere in parola Tolkien su tale materia. Molte radici nelle Etimologie, come MORÓK, sono marcate con un accento ad indicare quale sillaba è tonica - e ciò si riflette nel vocabolo derivato morokô. La radice MORÓK giustappunto è accentata sulla seconda o, e questo è tutto. Si può notare che non ci sono connessioni tra accenti e vocali lunghe. Si può pensare che le frequenti vocali finali lunghe fossero accentate, ma ciò non sembra essere la regola. In alâkô, la vocale corta è anche quella accentata. Diversamente dal sottoscritto, i primi Elfi apparentemente non trovarono difficile pronunciare lunghe vocali che fossero completamente non accentate.

VARIE PARTI DEL DISCORSO E LORO INFLESSIONI Nomi: il linguaggio primitivo ne distingueva almeno tre generi: singolare, duale e plurale. Il singolare era apparentemente la forma base dei nomi, come nella maggior parte dei linguaggi. Il duale era formato con la desinenza -û, vista in besû "coppia sposata" (BES), lasû "orecchie" (paio di orecchie, due orecchie per persona) (LAS2) e peñû "paio di labbra" (VT39:11 cf. 9). Se l'uso di tale elemento duale corrisponde al suo uso in antico Quenya, come sottolineato da Tolkien in Lettere:427, questo primitivo duale è applicato solo a due cose appartenenti assieme ad una coppia, non a due oggetti solo casualmente associati. Il plurale normale aveva desinenza -î, all'origine del Quenya -i (come in Quendi) e l'"affezione" i vista nei plurali Sindarin (come annon "cancello", pl. ennyn, poiché a e o erano assimilate alla desinenza plurale dell'Antico Sindarin -i, successivamente perduta, e divennero e e y, rispettivamente). Quendi discende da kwendî, il pl. of kwende (WJ:360); notare che la finale corta -e è spiazzata dalla desinenza plurale. Le frequenti lunghe vocali finali non sono apparentemente spiazzate di norma, ma la desinenza plurale -î è accorciata in -i quando aggiunta ad una vocale lunga: il pl. di Lindâ "Linda, un Elfo della Terza Schiera" (WJ:380) è dato da Lindâi (WJ:378), e non **Lindâî. Sembra che queste combinazioni di vocale lunga + i tendessero a divenire normali dittonghi in -i, come âi > ai in questo caso; il pl. di Lindâ è anche dato da Lindai (WJ:385). In SD:302 il pl. di ornê "albero" è similmente dato da ornei, non da *ornêi (forma primitiva?) Tuttavia, a volte il plurale è formato direttamente da una nuda radice invece di essere aggiunto alla vocale finale; perciò, il pl. di balâ "Vala" è balî, formato dalla radice BAL, invece di **balâi, **balai. (In Quenya, la forma Vali, da balî, è ancora un'alternativa a Valar come pl. di Vala. Si è visto nel nome Valinor, la terra o popolo dei Vali.) Un'altra desinenza plurale primitiva, menzionata nelle Etimologie sotto i 3O, era -m. Come e dove era usata non è chiaro. Può essere stata usata per indicare la pluralità dopo desinenze causali e particelle enclitiche. Questa -m è apparentemente l'origine della desinenza plurale -n vista in alcuni dei casi Quenya, come la desinenza -ssen per locativo plurale (singolare -ssë). L'elemento prepositionale jô, jo- "assieme" (o più di due) è anche dato da jôm, jom- (WJ:361). Può essere che ciò abbia qualcosa a che fare con la desinenza plurale -m. Può sembrare che il primitivo linguaggio avesse almeno alcuni casi; Tolkien menziona una desinenza allativa -da (WJ:366). L'accusativo trovato in arcaico Quenya, formato dall'allungamento


della vocale finale delle parole (cirya "nave" > ciryá), può suggerire che in uno stadio iniziale, essa fosse una desinenza accusativa che consisteva di alcuni suoni gutturali. Quando essa fu persa, la precedente vocale fu allungata (o rimase lunga) per compensazione: ?kirjâ3 > ciryá; per contrasto *kirjâ > cirya. Comunque, alcuni delle numerose desinenze causali in Quenya possono essere particelle che più tardi furono suffissi; sappiamo che la desinenza genitiva -o discende da una particella originariamente independente 3o o ho, "da". Invero la distinzione tra desinenze causali e particelle enclitiche può essere stata vaga o assente nelle primitive forme di Elfico. Interessante la constatazione di Tolkien che elementi "preposizionali" erano normalmente "attaccati" (= suffissi?) alle radici dei nomi in QP; era la loro "posizione usuale" (WJ:368). Può sembrare che in QP, le "preposizioni" normalmente agissero invece come posposizioni. (Le reali preposizioni devono essere divenute dominanti in Eldarin Comune, dacché esse si trovano sia in Quenya che in Sindarin.) Verbi: Non c'è troppo che possa dirsi circa il sistema verbale nel primitivo linguaggio. Alcune frequenti desinenze verbali, come -jâ e -tâ (donde il Quenya -ya, -ta) possono essere identificate; vedere "Derivazioni in Elfico Primordiale" sotto. WJ:415 suggerisce che nel primitivo linguaggio, il passato prossimo era marcato da "l' 'aumento' o raddoppio della vocale base, e dalla lunga vocale della radice". Così, la radice KWE "dire, parlare" aveva passato prossimo ekwê (la e di KWE essendone il prefisso 'aumentato' e l'originale e essendo allungata in ê). La radice KAR "fare", la quale radice probabilmente è così ben data da *kara, similmente haveva passato prossimo akâra "fatto". Similmente, si può assumere che il passato prossimo di kiri "tagliare" fosse *ikîri (mia ricostruzione), e così via. Nei linguaggi successivi, le vocali-radice come prefisso sopravvivono nell'imperfetto Quenya, mentre appaiono in una classe del passato remoto Sindarin (akâra produce il Sindarin agor). In Quenya, il passato prossimo è spesso formato dal suffisso -në (p.e orta- "aumentare" > ortanë "aumentato") o dall'inserimento della nasale + -ë finale (p.e. tac- "fissare", pass.pr. tancë). L'inserimento della nasale si trova anche nel passato prossimo Sindarin (p.e. sogo "bere" > pa.t. sunc). Da che nel passato prossimo vi è il coinvolgimento delle nasali sia in Quenya che in Sindarin, bisogna tornare almeno all'Eldarin Comune. Nessuna forma primitiva delle desinenze del passato prossimo Quenya -në è menzionata da Tolkien nel materiale pubblicato; se è esistita, doveva probabilmente essere *-nê. Qualche passato prossimo con nasale inserita può semplicemente essere dovuto ad una desinenza aggiunta direttamente a una radice, per cui la n ela consonante finale della radice furono trasposte. Per esempio, il Sindarin sunc "bevuto" (Quenya *suncë, non attestato) può essere derivato da, EC *sunkê < QP *suknê, sc. la radice SUK "bere" con la desinenza del passato prossimo *-nê. Ma questa è speculazione e richiede rotazioni come kn > nk, che non si riscontrano regolarmente; è meglio assumere che la forma con nasale inserita *sunkê sia originale. In Quenya, la forma consolidata come aoristo è composta con la desinenza -ë, che cambia in -i quando se ne aggiungono altre. Nel linguaggio primitivo, essa dev'essere stata -i ovunque (da che la finale corta -i divenne -ë in Quenya, ma rimase invariata ove non finale). Uno degli assai scarsi esempi di un primitivo tempo presente è uljâ *"bagnato", la sorgente del Sindarin eil "sta piovendo" (vedere ULU). Può ciò mettere in discussione l'esistenza di una primitiva desinenza presente verbale -â, origine della desinenza Quenya -a? In WJ:372, Tolkien riferisce della "[presente?] radice verbale in -â". Può sembrare che la desinenza -â sia "invisibile" ove aggiunta a un verbo invece terminante in -â, dove il verbo uljâ certamente mostra la frequente desinenza verbale -jâ. Notare, tuttavia, la forma mâtâ "mangia", stabilita (in VT39:7) come la "forma continuativa" di una radice mata- o MAT "mangiare" (VT39:7, 11; LR:371). Con ciò si confronti Letters:427, dove Tolkien dichiara che il Quenya palantír viene da una primitiva forma palantîrâ (o palantîra), e che questo termine include una "radice continuativa di TIR guardare, fissare". Chiaramente la "forma continuativa" mâtâ "mangia" è attinente a MAT proprio come tale "radice continuativa" tîrâ *"guarda" è attinente a TIR. Sembra che da radici verbali di base (senza desinenze come -jâ o -tâ) una forma continuativa corrispondente all'inglese "is ...-ing" piò essere derivata dall'allungamento della radice vocalica e dall'aggiunta della deisnenza -â. Le forme Quenya discendenti da queste (non attestate in tal caso: *máta, *tíra) sono chiaramente quello che è spesso


chiamato il tempo presente. Dacché mâtâ è tradotto "mangia", sembra che le radici continuative possano funzionare come verbi finiti già nel primitivo linguaggio. Abbiamo un esempio di un primitivo perfetto, vale a dire la forma awâwiiê data in WJ:366. Sembrerebbe essere formato dall'allungamento della radice vocalica come prefisso e dall'aggiunta del suffisso -iiê. In Quenya, la desinenza è divenuta -ië, ma a parte ciò il perfetto è ancora formato allo stesso modo. Come altre forme dei verbi fossero costruite in Elfico Primordiale, non sappiamo. La desinenza infinita -ië si trova sia in Quenya che in Antico Sindarin ("Antico Noldorin"), così bisogna tornare almeno all'Eldarin Comune. La sua forma primitiva può essere stata -iê (forse attestata sprofondata nel vocabolo luktiênê, vedere sotto). Le desinenze del futuro Quenya e Sindarin, -uva e -tha, evidentemente non sono affini - forse suggerendo che una o entrambe sono innovazioni prive di omologhe nel linguaggio primitivo. Può essere notato che il primitivo linguaggio non avesse imperativo flessionale; invece la particella imperativa indipendente â, di posizione variabile, era usata in congiunzione con una radice verbale (WJ:365). Pronuncia: La nostra conoscenza del primitivo sistema pronominale è lontana dall'esser completa. Una radice in prima persona NI "I" è data nelle Etimologie (LR:378); e ni si trova ancora in Quenya (mentre l'origine della parola Sindarin per "I", im, è oscura). La desinenza Quenya -mmë (esclusivamente) per "noi" e la corrispondente desinenza Sindarin -m convince dell'esistenza di un primitivo pronome in 1. persona plurala comprendente il suono m in Eldarin Comune al più tardi. Tolkien parla di de e della sua variante le come di "elementi pronominali in 2a persona" (WJ:363). Il Quenya tye "tu" (come oggetto, "ti") e la desinenza Sindarin -ch *"tu" sembrano indicare che c'era anche una desinenza in 2. persona comprendente il suono k (da che il Quenya tye alla luce della desinenza Sindarin si deve presumere discenda da *kye, mentre il Sindarin -ch rappresenta l'antico *-kk-). Riguardo la 3. persona, la radice dimostrativa TA "quello" è rilevante (essa fornisce il Quenya ta "quello, esso"). il Quenya te "loro, li" (ed "essi"?) può discendere da *tai non accentato, sc. ta "quello [uno]" con una desinenza plurale: *"quelli". La 3. persona era apparentemente in primo luogo associata ad un'altra radice dimostrativa, S-. Sotto tale radice, le Etimologie elencano sû o su (o sô/so) come un evidentemente pronome primitivo "egli", mentre "ella" è sî o si (o sê, se). Qui, il riferimento è anche dato da "-so inflessioe di verbi" ed il corrispondente femminile "-se inflessione", evidentemente significano che tali pronomi erano allegati a verbi per esprimere che "lui" o "lei" erano il soggetto del verbo. Se tali inflessioni ricorrano già o meno nella maggior parte dei linguaggi primitivi non è chiaro. Altri frammenti di parlato: un esempio di un avverbio è fornito dal termine akwâ, secondoo WJ:415 "un'estensione o intensificazione di *kwâ, usato avverbialmente" (Quenya aqua "totalmente, completamente, affatto, interamente"). Un altro esempio è hekwâ "prescindendo, non contando, escludendo, eccetto", specificato essere sia avverbio che preposizione (WJ:364-5). Esso è formato dall'"elemento avverbiale" HEKE, HEK, inteso "in disparte, a parte, separato" (WJ:361, 364). Nessuna speciale desinenza avverbiale, come l'inglese -ly, è nota; la desinenza -wâ vista nella parola hekwâ è anche una desinenza aggettivale (vedere le "Derivazioni" sotto). - Un "primitivo elemento negativo" è menzionato in WJ:370: bâ "no!" (anche abâ, aba), esprimendo rifiuto, non negazione di fatto. Per il resto, vocaboli basati sulla radice LA "no, non" o sulle radici negative GÛ, MÛ e le loro varianti prefissate UGU, UMU erano evidentemente usate a formare negazioni. - Non è noto se vi erano o meno articoli nel primitivo linguaggio; ciò pare incerto. L'origine dell'articolo i "il" in Quenya e Sindarin, vale a dire la radice I, è specificata essere una "particella deitica" (LR:361). Così mentre il Quenya i alda e il Sindarin i 'aladh significano "l'albero", il primitivo *i galadâ evidentemente significa invece "quell'albero". Successivamente, il significato di i fu indebolito da "quello" in "il" (forse già in Eldarin Comune, dacché Quenya e Sindarin hanno in comune tale articolo). I linguaggi romanzi hanno i loro articoli definiti come questi: il loro antenato latino non aveva un termine per "il", ma il significato del dimostrativo latino (tipicamente ille, illa) fu indebolito a produrre articoli come la o el.


VOCABOLARIO DELL'ELFICO PRIMORDIALE La compitazione di y/j diviene per convenzione j; come sopra riportato, Christopher Tolkien rivisitò la compitazione originaria proposta da suo padre nelle Etimologie quando ne pubblicò il materiale, sostituendo j con y (LR:346). Qui è riproposta l'ortografia originale di Tolkien nelle Etimologie, che così è ricondotta all'accordo con l'ortografia dei vocaboli primitivi elencati nella composizione di Quendi ed Eldar (WJ:359-424), altra fonte principale relativa alle fasi più antiche dell'Elfico. Sono anche regolamentate altre parole da fonti ove sembra che Tolkien abbia realmente usato y piuttosto che j, come le Lettere. Nelle fonti, le vocali lunghe sono contrassegnate con dei macron; nella presente lista, è invece usato l'accento circonflesso. Nella compitazione di Tolkien, l'accento nei vocaboli primitivi indica tonic (e non vocali allungate come nella compitazione del Quenya). D'ora in poi, álâkô "rapidità" è accentato sulla prima sillaba, mentre le due vocali seguenti sono lunghe. L'accento marcato è raro; normalmente, Tolkien non marca le sillabe accentate. comunque, egli talvolta marca una vocale con entrambi, un macron e un accento, a indicare che la vocale è al tempo stesso lunga e accentata. Tale combinazione non può essere riprodotta in questa sede, così si procederà come in precedenza disponendo gli accenti marcati insieme, contrassegnando le vocali tonicate per mezzo del corsivo invece del corpo normale (p.e. alâkô, banjâ, barasâ). Un diacritico (molto raro) indica che si ignora se una vocale sia corta o meno, il che si evince anche dall'assenza dell'accento circonflesso. Tolkien a volte usa un diacritico a indicare che una vocale può non essere né corta né lunga; in un caso del genere se ne dà una doppia forma, p.e. b>rattâ/ratta (dove Tolkien marca la -a finale con il diacritico in questione per indicare che essa non è allungata -ô o breve -o; vedere le Etimologie, radice RAT). Si può notare che, in alcuni casi, Tolkien (o eventualmente chi ne trascrisse le opere) pare infelice nell'indicare che una vocale finale è allungata. Per esempio, ndulla "scuro, fosco, oscuro" (NDUL) dovrebbe essere *ndullâ nella sua versione più primitiva, o ne sarebbe derivato il Quenya **nul invece della forma attuale nulla. Similmente, questa è una delle motivazioni per cui si dubita che lakra "svelto" (LAK) doveva essere *lakrâ, dalla terminazione aggettivale -râ riscontrata in un certo numero di altri vocaboli (e dal fatto che il Quenya larca non ha perso alcuna vocale, ma l'ha solamente accorciata, mentre l'originale finale breve -a si è persa nell'Eldarin Comune). Notazioni discordanti come laikwâ (laik-wâ) appaiono nella forma laikwa (LAYAK vs. LAIK). Si dovrebbe ricordare che le Etimologie sono invero un documento piuttosto caotico di grezze note di lavoro, non un accurato manoscritto che Tolkien non intese mai pubblicare in tale forma. Di conseguenza, non c'è bisogno di costruire elaborate teorie per spiegare certe apparenti irregolarità. Possiamo scegliere di vedere parole come ndulla come forme tarde, arcaico Quenya, dopo l'accorciamento delle originali vocali finali lunghe. La forma asteriscata *mad-lî ("mangiatore di miele" = orso) elencata sotto LIS non è inclusa in questo vocabolario, per come la lenizione lascia trapelare, che questo è Sindarin arcaico e non una forma primitiva. La forma asteriscata *Goss "Ossë" che è menzionata sotto GOS/GOTH è pure esclusa; questa non è una forma arcaica, ma l'ipotetica, inutilizzata affine "Noldorin" del Quenya Ossë (il "Noldorin" usava invece Oeros). La primitiva forma del Quenya Ossë e "Noldorin" *Goss dovrebbe essere stata *Gossê, non menzionata da Tolkien. Parole che furono depennate nelle Etimologie sono classsificate; se la radice stessa fu depennata, l'intera voce è classificata. â particella imperativa, di posizione indipendente e variabile (WJ:365, 371). Cf. heke-â. -â conclusione aggettivale (WJ:382) abaro (QP) "uno che rifiuta di agire come a lui consigliato o comandato" > E.C. abar pl. abarî "uno che declinò l'invito a seguire Oromë" > Quenya Avar, Avari (WJ:371, 361, 380, 411) Le


Etimologie riportano abârô/abâro "uno che non va avanti" (AB/ABAR) adnô "portone" (AD) ailin ("ai-lin") "piscina, lago" (AY) aiwê "(piccolo) uccello" (AIWÊ è intestazione di una voce nelle Etimologie, ma sembra essere una parola compiuta e non solo una "radice") ajan- "santo" (AYAN) akâra "fatto, faceva", un primitivo passato di KAR, indicato come passato dall'aumento, dalla raddoppiata radice vocalica (WJ:415) akrâ "stretto" (AK) akwâ "pienamente, completamente, insieme, totalmente" (se = Quenya aqua, la parola che ne è derivata) (WJ:392, detto di una "estensione o intensificazione di *kwâ, forma avverbiale", WJ:415) al- (prefix) "no, non" (AR2) alâkô "rapidità, volo rapido, vento selvaggio" (ÁLAK) alkwâ ("alk-wâ") "cigno" (ÁLAK) ankâ ("an-kâ") "mascella, fila di denti" (NAK) anâr- "sole" (ANÁR; preghiamo il lettore di essere gentile e di non domandare quale poteva essere la parola in Elfico Primordiale per indicare il "sole") andâ "lungo" (ÁNAD/ANDA); andambundâ "lungo-nasuto" = elefante (MBUD) angâ (EC) "ferro" (PM:347, cf. anche ANGÂ nelle Etimologie; sebbene questa sia l'intestazione di una voce, sembra essere una parola completa e non solo una "radice") angwa o angu "serpente" (le forme ANGWA/ANGU si trovano in testa ad una voce nelle Etimologie, ma esse sembrano essere parole complete e non solo "radici") anta- "presentare, dare" (ANA1) ap-pata "camminare dietro", una pista o un percorso (PM:387) ara- "nobile", radice estesa arat-; arâtâ "esaltato" (PM:363) Arâmê (not capitalized in source) evidentemente la versione Elfica più antica (adottata dal Valarin) del nome che è poi divenuto Oromë in Quenya e Araw in Sindarin (WJ:400, dove varie forme arcaiche intermedie sono altresì menzionate) ari "giorno" (AR1) askarâ "avventato, affrettato" (SKAR) asmalê "uccello giallo, 'zigolo giallo' " (SMAL) asmalindê "uccello giallo, 'zigolo giallo' " (SMAL) atar (QP) "padre" (ATA) at-jên-ar "anniversario" (YEN) atû (QP) "padre" (ATA) atakwê "costruzione, edificio" (TAK) au- (EC) "via", riferito a oggetti, persone, o luoghi sinistri (WJ:361) aud possibile origine della preposizione Sindarin o "da, di"; sc. au con il suffisso -d(a) (WJ:366) awâ = au, una forma avverbiale indipendente, apparentemente anche come prefisso, come un'enfatica forma di awa-, au- (WJ:361). Cf. wâawa-delo, awâ-delo (anche ?wâ-delô) (EC) *"Che va via", un nome dato in Beleriand a quelli che finalmente partirono dalla Terra di Mezzo (WJ:360) awâwiiê *"è passato via" (WJ:366), evidentemente l'imperfetto di wâ-. Tardo *a-wâniiê, "con intrusione di n dal passato" bâ "No!" (WJ:372) bad- "giudice, giudicare" (prob. verbo); bâd- "giudizio" (BAD) bal'tar- *"Vala-re" = Vala (BAL) balâ, pl. balî ("bal-î") "Potenza, Dio" (BAL) balâre forma arcaica del nome Balar, riferito a una vasta isola alle bocche del Sirion (BAL) bali-ndôre/bali-ndore "Valinor" (BAL. WJ:413 riporta anche Valinôrê, ma tale forma deve


essere tarda, posteriore al cambio di iniziale Quenya b > v.) Banâ (non in maiuscolo alla fonte) "Vána", nome di una Valië (compitato Vana nelle Etimologie) (BAN; comunque, il nome Vána è derivato da una radice WAN in WJ:383) banjâ "bello" (BAN), anche "Elfo Vanya"; pl. Banyai "Vanyar" in PM:402 è assunto come antico Quenya (primitivo *banjâi); la forma Banyai probabilmente è rimasta nel Telerin di Aman. Vedere anche wanjâ. baradâ "alto, sublime" (BARÁD, BARATH) barasâ "bollente, che brucia" (BARÁS) barjâ- > Q varya "proteggere" (BAR) Barathî "Varda", sposa di Manwe, Regina delle Stelle (BARÁTH) barnâ > Q varna "salvo, protetto, sicuro" (BAR) bâta ("bâ-ta") "bandito, proibito" (WJ:372) batâ/bata "pista battuta, sentiero" (BAT) battâ "calpestare" (BAT) Bedûina ("Bedû-ina") "degli Sposi" (Aulë e Yavanna) (LEP/LEPEN/LEPEK) belê "forza" (BEL) belek (non glossato, sorgente di:) belekâ "possente, enorme, grande" (BEL) berekâ "selvaggio" (BERÉK) berja- "osare" (BER) bernô "uomo" (BES) berô "uomo coraggioso, guerriero" (BER), "uomo" (BES) besnô "marito" (BES (BER) ) bessê "moglie" (BES) bestâ "matrimonio" (BES) besû "marito e moglie, coppia sposata" (BES, LEP/LEPEN/LEPEK) beujâ- "seguire, servire" (BEW) beurô "seguace, vassallo" (BEW) boron- "uomo costante, fidato, vassallo fedele" (BOR) [b'radil-] "Varda" (BARÁD) b'randa "alto, nobile, eccellente" (BARÁD) b'ras-sê "calore" (BARÁS) b'rekta- "fuggire inaspettatamente" (BERÉK) b'rethâ "faggio" (BERÉTH) b'rittê "pietre frantumate, ghiaia" (BIRÍT) b'rônâ "ciò che dura da lungo tempo, antico" (solo oggetti; implica che essi sono vecchi, ma non cambiati o consumati) (BORÓN) daio "ombreggiatura, ombra gettata da un'oggetto" (DAY) dâla "piatto" (DAL) dan- = ndan-, q.v. dattâ "buco, fossa" (DAT/DANT) de elemento pronominale in seconda persona; anche le (WJ:363) dele (anche col suffisso del-ja) "camminare, andare, procedere, viaggiare" (WJ:360) dene "sottile e forte, pieghevole, flessibile" (WJ:412) Denwego (per ragioni storiche deve essere EC) "Lenwë", la guida dei Nandor. il nome è interpretato "flessibile-e-attivo", evidentemente dene + wego (WJ:412) dêr, der- (QP) "uomo" (NI1, NÊR) dess (A?) "giovane donna" (BES) dî (A?) "sposa" (?) (BES) dimbâ "triste, cupo" (DEM) dimbê "cupezza, tristezza" (DEM) dîs (A?) "sposa" (?) (BES) domê "notte" (?) (DOMO)


dômi- "crepuscolo" (DOMO, SD:302), cf. dômilindê "usignolo" (SD:302) d'râk "lupo" (DARÁK) edela (A?) "il più vecchio" (anche "primogenito", struck out) (ÉLED) edelô (QP) "uno che va, viaggiatore, migrante" (from dele). Nome dato al tempo della Separazione a coloro che decisero di seguire Oromë. (WJ:360) edlô possibile variante di edelô, "con perdita di sundóma" (radice vocalica) (WJ:363, 364) [Eigolosse "sempre-innevato", nome di Taniquetil (EY)] [ejâ "sempre" (EY)] eke (QP) "punta aguzza" (WJ:365) ek-tâ "spina con punta aguzza", "pugnale", e (dalla mescolanza con hek-ta) "trattare con disprezzo, insultare", spesso con riferimento a reiezione o licenziamento (WJ:365) ektele "sorgente, acqua che scaturisce" (metatesizzato tk > kt; forma più antica et-kelê) (KEL) ekwê *"detto" (WJ:392), un primitivo tempo passato marcato dall'"aumento" o raddoppio della base vocalica (WJ:415) el, ele, el-â (EC) "guarda!", derivato dal QP ELE (WJ:360) êl pl. eli, êli "stella", anche elen pl. elenî con "base estesa" (WJ:360) eldâ (EC) una forma aggettivale "connesso o concernente le stelle", usata come descrizione dei kwendî, all'origine del Quenya Elda. (WJ:360) Ciò rende obsoleta la (di poco) precedente ricostruzione nelle Lettere:281: Eledâ "un Elfo" (cf. Eled- "Popolo delle stelle" = Elfi sotto EL nelle Etimologie) Eled-nil "Ælfwine" (Amico degli Elfi, Q Elendil) (NIL/NDIL) [eleda] "primogenito" (ÉLED) Eledandore *"terra degli Elfi" (ÉLED) Eledhser (masc. = Antico Inglese Ælfwine, Amico degli Elfi) (SER; la modifica d > dh suggerisce che tale forma è posteriore al QP.) elen pl. elenî "stella" (Lettere:281, detto dall'"Elfico primordiale"; cf. WJ:360 [vedere êl]) elenâ (EC) = eldâ (WJ:360). Cf. Lettere:281: elenâ "Elfo" Endero (forma Quenya arcaica o alternativa) altro nome di Tulkas (NDER) eredê "seme" (ERÉD) ereqa "isolato" (ERE; sembrerebbe una compitazione non ortodossa per *erekwa, a meno che Tolkien volesse denotare che l'originale [kw] si sia fuso in un singolo fonema labio-velare) esdê > ezdê (EC) "Riposo", origine del nome Quenya della Valië Estë, Telerin Êde (WJ:403) et-kat "foggia" (KAT) et-kelê "sorgente, acqua che scaturisce" (KEL) et-kuiwê "risveglio" (KUY) etsiri (A?) "bocca di un fiume" (ET) ezdê vedere esdê gairâ "tremendo, temibile" (WJ:400) gais- "temere" (GÁYAS) gaisrâ "terribile" (GÁYAS) gaj- "che riempie di stupore, atterrisce" (WJ:400) gâjâ "terrore, grande paura" (PM:363) gajakâ "che abbatte, terribile, atroce" (PM:363) galadâ "grande crescita", "albero"; applicato ad alberi forti e rigogliosi come querce e faggi; in contrasto con ornê. (UT:266, SD:302, Lettere:426; in fonti secondarie, la radice GAL è definita "crescere", intransitivo) galjâ "luce splendente" (KAL) [gâlæ-] (KAL) gardâ "luogo delimitato o defined, regione" (WJ:402) gâsa "vuoto" (?) (GAS)


gassâ "buco, apertura" (GAS) gattâ "caverna" (GAT(H) ) Gajar- (EC) "il Terrificante", prima denominazione per il Grande Mare (> Quenya Eär) (PM:363; gâyar, WJ:400) [geiâ "sempre" (GEY)] [Geigolosse "Nevi Eterne" = Taniquetil (GEY)] gilja "stella" (GIL) gjernâ "antico, consunto, (oggetto) decrepito" (GYER) g'lâ "radianza" (KAL) glada ("g-lada") (EC) "riso" (PM:359) glindâ forma alternativa (tardo QP) di lindâ (PM:380, 411) glisi ("g-lisi") (A?) "miele" (LIS) golbâ "ramo" (GÓLOB) gon(o), gond(o) "pietra, roccia" (Letters:410, PM:374) gor-ngoroth "paura mortale" (ÑGOROTH) Gothombauk- (nome di persona > Sindarin Gothmog) (MBAW) grauk- "potente, ostile, e terribile creatura", origine del secondo elemento nel Quenya Valarauco, Sindarin Balrog (WJ:415) grotâ (anche rotâ) (EC) "escavazione, dimora sotterranea"; -grota nel composto nâbagrota (WJ:414). Forma rafforzata grottâ "un'estesa escavazione" (WJ:415) groto "scavo, tunnel" (WJ:414); cf. rot-. gû "no, in-" (UGU/UMU), prefix gû- (prefisso) (A?) "no, non" (GÛ) guldâ "rosso" (GUL) guruk- vedere rukgwa-lassa, gwa-lassiê "mucchio di foglie, fogliame" (Letters:282) heke (QP) "separato, non incluso" (WJ:361); imperativo heke-â "sei fuori!" (WJ:365) hekla (QP) "cosa (o persona) messo a parte da, o tolto da, la sua compagnia normale"; forma personale heklô "smarrito o esule"; aggettivale heklâ e hekelâ (WJ:361), forma aggettivale estesa heklanâ (EC) "Abbandonati", il nome dato a se stessi dai Sindar dopo essere stati dimenticati nel Beleriand (WJ:365). hek-tâ (QP, EC) "messo da parte, espulso, abbandonato" (WJ:361; hek-ta, WJ: 365) hek-wâ avverbio e preposizione "a prescindere, non contando, escluso, eccetto" (WJ:365) hjôlâ "tromba" (SD:419) hô, ho avverbio "da, che viene da", il punto di vista essendo esterno all'oggetto cui ci si riferisce (WJ:361); -hô un enclitico che è all'origine della desinenza Quenya genitiva -o (WJ:368) -î una desinenza plurale, vedere per esempio elen pl. elenî îdî "cuore, desiderio, anelito" (ID) idrê "pensosità" (ID) -ikwâ una desinenza aggettivale dal significato grezzo "-ful" [la desinenza "-ful" inglese; in italiano "-zza, -izia, -ezza" - mi perdonino i puristi, ma bisogna darne un'idea anche ai non tecnici, N.d.T.] (WJ:412). Anche -kwâ. indise ("i-ndise") forma intensiva di ndîse > Q Indis (NDIS-SÊ/SÂ) Indo-glaurê (può essere primitivo Lindarin) (nome masc.) (ID) Indo-klâr (A?) (può essere primitivo Lindarin) (ID) iondo (A?) "figlio" (SEL-D; leggi *jondo?) -ittâ una desinenza femminile (PM:345) jagâ "vuoto, abisso" (Lettere:383) jagu "golfo" (YAG) jagwê "ravina, crepaccio, golfo" (YAG) jakta- "collo" (YAK) jantâ "giogo" (YAT) jatmâ > Q yanwe "ponte, congiunzione, istmo" (YAT)


jên, jend- "figlia" (YÔ/YON) jô, jôm "assieme", detto di più di due; come prefisso jo-, jom- (WJ:361) julmâ "recipiente per bere" (WJ:416) julmê "bisboccia, gozzoviglia" (WJ:416) kala-kwendî "Calaquendi, Popolo Luminoso", gli Elfi che ebbero esperienza della Luce di Aman (WJ:373) kalarjâ "brillante" (KAL) kala ?"bagliore", radice espansa kalata- (WJ:392) kalrô "nobiluomo, eroe" (KAL) kalrondô "eroe" (KAL) kandâ "audace" (KAN) kânô "banditore, araldo"; forma originale della desinenza in Fingon, Turgon (PM:362, 352) karani "rosso" (KARÁN) kassa, kasma ("kas-ma, kas-sa") "elmetto" (KAS) katwâ "foggiare, formato" (KAT) katwârâ "armonioso" (KAT) k(a)wâk "corvo" (WJ:395) keg- "spuntone, punta"; keglê > Sindarin cail, un recinto o palizzata di picche e pali puntuti; kegjâ "siepe" (UT:282) kelun ("kelu-n") "fiume" (KEL) khagda "cumulo, mucchio" (KHAG) khaimê "abitudine" (KHIM) khalatirnô/khalatirno (QP) "pescatore", etimologicamente "guardiano dei pesci" (TIR) khalnâ "nobile, elevato" (KHAL2) khaustâ [il] "riposare" (khau-stâ = "riposo-are") (KHAW) kher- "possedere"; sostantivo khêr, kherû "master" (Letters:178, 282) khîmâ "appiccicoso, viscosa" (KHIM) khînâ "bambino", in composti khîna, khinâ (WJ:403) khîthi "bruma, nebbia" (KHIS/KHITH) khithme "nebbia" (KHIS/KHITH) khithwa "grigio" (KHIS/KHITH) khjelesê "vetro" (KHYEL(ES) ) Khô-gorê (nome masc. "vigore di cuore" > Q Huore, S Huor) (KHÔ-N; Khôgore, GOR) khotsê "assembea" (KHOTH) khrassê "precipizio" (KHARÁS) khugan "cane" (KHUG, see KHUGAN) kirtê "tagliente" (WJ:396) kjelepê ("kyelepê") "argento" (Lettere:426; cf. UT:266) kjulumâ "pennone" (SD:419; questo può rendere obsoleta la primitiva ricostruzione tjulmâ, q.v.) k'lâ "luce" (KAL) kogna (dal più antico ku3nâ) "ricurvo, sagomato ad arco, curvo" (KU3) koro (primitivo Quenya?) "Kôr" (KOR) kot-t- "litigare" (KOT > KOTH) k'rannâ "rubizzo (di viso)" (KARÁN) k'riktâ "mietere" (KIRIK) krumbâ "sinistra" (> Sindarin crom), krumbê "la mano sinistra" (> Sindarin crum) (KURÚM) ku3nâ "arcuato, sagomato ad arco, ricurvo" (KU3) kukûwâ "colomba" (KÛ) kuldâ (1) "svuotare" (WJ:414), (2) "rosso" (KUL) kundû "principe" (KUNDÛ è l'intestazione di una voce nelle Etimologie, ma essa sembra


essere una parola completa e non solo una "radice") kûua (EC per il QP *kukûwâ?) "colomba" (KÛ) kuw (from kû3) "arco" (KU3) kwa, kwa-ta elemento visto in parole Eldarin per "pieno" (WJ:412); *kwâ la base della forma "intensificata" akwâ, q.v.; -kwâ desinenza aggettivale "-ezza" (WJ:392). Anche, sembra, -ikwâ. kwâra "pugno" (PM:318) kwelett- "cadavere" (KWEL) kwene (QP) "persona" (m. or f.) > EC kwên (in composti -kwen), pl. kweni, "persona", "uno", "(qualc)uno"; pl. "persone", "(alcune) genti" (WJ:360, 392). In WJ:416, kwene è tradotto "utilizzatore di parlate articolate", l'etimologia più elementare. kwende (QP ed EC), pl. kwendî (WJ:360, 409; "kwendi" in WJ:393 sembrerebbe essere un errore) "Quendi, Elfi", probabilmente dapprima usato al plurale per tutti i primi Elfi: "popolo, il popolo degli Elfi". (WJ:360; ciò rende obsoleta la primeva ricostruzione kwenedê nelle Etimologie, radice KWEN(ED).) kwendjâ agg. "appartenente ai *kwendî, al popolo nella sua interezza" (WJ:360, 393) kwentâ "racconto" (KWET) kwentro "narratore" (KWET) kwessê "piuma" (KWES) kwetta "parola" (KWET) kwingâ "arco" (da tiro) (KWIG) la- (prefix) (A?) "no, *in-" (> Quenya il- via vocalica l) (LA) labmâ primeva forma del vocabolo che divenne lambâ (q.v.) in Eldarin Comune "e probabilmente anteriore", sc. in Quenya Primordiale (WJ:416). labmê primeva forma del vocabolo che divenne lambê (q.v.) in Eldarin Comune "e probabilmente anteriore", sc. in Quenya Primordiale (WJ:416). lâda "piano" (DAL) laibê > Q laive "unguento", S glaew "balsamo" (LIB2) laikwâ (laik-wâ) "verde" (LÁYAK; laikwa sotto LAIK è evidentemente una forma posteriore, dopo l'accorciamento delle vocali finali. Le Lettere:282 riportano che debba essere una forma variante: laikâ.) lakra "svelto, rapido" (LAK2) lambâ "lingua" (la lingua fisica, non = linguaggio) (WJ:394). Da labmâ (WJ:416). lambê "movimento della lingua, (modo di) usare la lingua", in ambito non tecnico la normale parola per "linguaggio" (WJ:394). Da labmê (WJ:416). lansrondo, lasrondo ("lansro-ndo, lasro-ndo") "uditore, ascoltatore, che origlia" (LAS2) lassê "foglia" o "orecchio" (LAS1, Letters:282) lassekwelêne "autunno" (lit. *"foglia-cadente") (LAS1) lasû "orecchie" (una forma duale = due orecchie di una persona) (LAS2) lauka "caldo" (LAW) laurê "luce dell'Albero d'oro Laurelin, oro" (ma non propriamente adoperato per il metallo) (LÁWAR/GLÁWAR) le elemento pronominale in seconda persona; anche de (WJ:363) lebnâ "lasciato indietro" (LEB/LEM) leth- (A?) "porre in libertà" (LEK) libda "sapone" (LIB2) ligâ "fine filo, filamento di ragno" (SLIG) lindâ (1) "Linda" (pl. Quenya Lindar), come i Teleri chiamavano se stessi (PM:380). Primitivo pl. Lindâi (WJ:378) o Lindai (WJ:385) lindâ (2) "dal dolce suono" (SLIN) Lindân-d "terra musicale" (> Lindon) nome dell'Ossiriand in quanto terra d'acque e uccelli


(LIN2). Comunque, Tolkien più tardi ricostruì la primitiva forma del nome Lindon come Lindânâ e spiegò che il nome si riferisce ai Lindarin (Telerin) Elfi Verdi che vi si stabilirono (WJ:385). liñgwi "pesce" (LIW) linkwi "umido"(LINKWI è l'intestazione di una voce nelle Etimologie, ma sembra essere una parola completa e non soltanto una "radice") lokko "anellino" (LOKH) londê "sentiero angusto, stretto, passo" (LOD) lugni "azzurro" (LUG2) luktiênê "incantatrice" > Luthien, Lhúthien, Lúthien (LUG2) lungâ "pesante" (LUG1) -m una desinenza plurale (3O) -mâ suffisso frequente nei nomi di utensili (WJ:416); vedere julmâ, sukmâ, takmâ mâgâ "lordare, macchiare" (SMAG) magit- (EC) "ben formato" (PM:366) magla "macchia", "macchiato" (sebbene asteriscato in Etim, questo può essere Antico Sindarin, dacché la S della radice SMAG è andata perduta - primitivo *smagla?) magnâ "abile" (MAG, under MA3) magrâ "utile, atto, valido (di oggetti)" (MAG, sotto MA3) maha "mano" (VT39:11); cfr. QP mâ3 (ma3-) nelle Etimologie (MA3) ma3tâ ("ma3-tâ") "maneggiare" (evidentemente QP, since it yielded EC mahtâ-) (MAK) ma3iti "capace, abilr" (MA3) mahtâ- ("Eld" = EC) "maneggiare" (dal QP ma3tâ) (MA3) maikâ "aguzzo, penetrantr, che va nel profondo" (definito un "forte aggettivo", qualunque cosa significhi). (WJ:337) Mailikô, Mailikâ "l'Avido", Melkor (MIL-IK) makla "spada" (MAK) maktâ "brandire un'arma" (MAK) mâlô "amico" (MEL) mâmâ "pecora" (WJ:395) mapâ "mano" (MAP) mâtâ "che mangia", forma continua della radice mata- "mangiare" (VT39:13) mauj- "bisogno" (impersonale) (MBAW) mazgâ "flessuoso, morbido" (MASAG) mazgê "pasta" (MASAG) mbakhâ "articolo (per scambio), merce, oggetto" (MBAKH) mbanda "costrizione, prigione" (MBAD) mbandô "custodia, sicurezza" (MR:350) mbartanô "Artigiano del Mondo", titolo di Aulë (LT1:266) mbelekôro (detto essere la "più antica forma Q[uenya]" di Melkor, ma evidentemente tanto più primitiva del Quenya d'epoca storica) (WJ:402) mbundu "muso, naso, capo" (MBUD) -mê desinenza sostantiva astratta o verbale, come in julmê "bisboccia, gozzoviglia", dalla radice JULU "bere" (WJ:416) meinâ "desideroso di partire, ansioso di andare" (VT39:11) metta "fine" (MET) mikrâ "dalla punta aguzza" (WJ:337) miniia "singolo, distinto, unico" (MINI) minitaun "torre" (MINI (e TUN) ); minitunda "colle isolato" (TUN) mi-srawanwe "incarnato" (cf. srawâ) (MR:350) mizdâ "umido" (MIZD) mizdê "pioggia fine" (MIZD) môl- "schiavo, servo" (MÔ)


mori "nero", "oscuro (oscurità)" (MOR, Lettere:382, WJ:362; la seconda origine discute la possibilità di una successiva forma mora- in Sindarin molto antico); Mori-kwendî "Moriquendi, Gente oscura" = Avari, come opposto a Kala-kwendî (WJ:373) mornâ "oscuro" (Letters:382) morokô "orso" (MORÓK) nâbâ (EC) "cavità"; nâba-grota "dimora cava sotterranea" = Novrod, Nogrod (WJ:414) naje "lamento" (NAY) nakma "mascella" (NAK) nakt- "mordace" (NAY) ñalatâ (EC) "radianza, riflesso brillante" (da gioielli, vetro, metalli politi o acqua) (PM:347) narâka "impetuoso, rapido, violento" (NÁRAK) narwâ (A non Q!) "rosso infuocato" (NAR1) natsai "violenza" (Questo non è il pl. del S naith, ma una arcaica forma pl. da cui il sg. naith è derivato.) (SNAS/SNAT) naukâ aggettivo "specialmente applicato a oggetti che pure nel loro stesso pieno sviluppo erano più piccoli o brevi dei loro affini, ed erano sgraziati, contorti o malformati" (WJ:413) nauthe "immaginazione" (NOWO; qui compitato con la lettera thorn = th come nell'inglese thing. Tale suono non sembra ricorrere nel più primitivo linguaggio [sebbene la TH aspirate vi sia], così nauthe deve piuttosto essere Quenya arcaico) ndæ^r ("Eld" = EC) "sposo". Dal QP ndêro. (NDER) ndâkô "guerriero, soldato" (NDAK) ndan- elemento "indicante l'inverso di una azione, così da vanificarne o annullarne l'effetto, come in 'cancellare, tornare indietro (alla stessa maniera), ritrattare, rendere (lo stesso dono: non un'altro in risposta)' " (WJ:412). Anche dan-. Cf. ndangwetha, ndandô. ndandô "Nando", interpretato "uno che torna sulla sua parola o decisione" (i Nandor furono così chiamati poiché abbandonarono la marcia da Cuiviénen) (WJ:412) ndangwetha "risposta" (sostantivo, può essere Antico Sindarin), sc. una radice gweth"riportare, dar conto di" col prefisso ndan-, qui semplicemente indicando *"indietro" (PM:395) ndere "sposo" (DER, NÊR) ndêro "sposo" (NDER) ndeuna "secondo" (NDEW) ndeuro "seguace, successore" (NDEW) ndîse "sposa" (NDIS-SÊ/SÂ; ndis sotto I) ndorê (QP) "la dura, arida terra come opposta all'acqua o palude" (WJ:413). Nelle Etimologie definita come "terra, luogo abitativo, regione ove vivono certi popoli" (NDOR); questo può essere il significato che si sviluppò successivamente. Confuso con nôrê. ndôro "(una particolare) terra o regione" (WJ:413) ndulla "scuro, cupo, oscuro" (NDUL) ndulna "segreto" (DUL) ndûnê "tramonto" (NDÛ) nere, nêr (probabilmente QP ed EC, rispettivamente) "una persona maschile, un uomo" (WJ:393) numê-n "calante", tramonto, occidente (Lettere:303) neinê "lacrima" (NEI) neiniel- "lacrimoso" (NEI) neiti- "piovoso, rugiadoso" (NEI) nenle ("nen-le") "ruscello" (NEN) neñwi "naso" (NEÑ-WI è l'intestazione di una voce nelle Etimologie, ma sembra essere una parola complete e non solo una "radice"; la radice può essere NEÑ, non data separatamente) nethrâ ("neth-râ") "giovane" (NETH) nêthê "gioventù" (NETH) nethra (A?) "giovane" (NETH)


ñgol-, ñgolo- la radice dei quattro vocaboli seguenti (PM:360) ñgôlê "Scienza/Filosofia" (PM:360) ngolda (read *ñgolda) "saggio" (ÑGOL) ñgolodô "Noldo" (WJ:364, 380; ngolodô, MR:350) ngolwina (leggi *ñgolwina) "saggio, istruito in arti profonde" (ÑGOL) ñguruk- vedere rukñgwalaraukô "balrog, demone" (RUK) nîbe "fronte, facciata" (NIB) nidwô "imbottitura, cuscino" (NID) nindi "fragile, sottile" (NIN-DI è l'intestazione di una voce nelle Etimologie, ma sembra essere una parola completa e non soltanto una "radice"; la radice può essere NIN, non data separatamente) ninkwi "bianco" (NIK-W) njadrô "ratto" (NYAD) Ninkwitil(de) Tára un nome di Taniquetil, presumibilmente non appartenente al più antico stadio (l'accento sembra marcare la lunghezza della vocale piuttosto che la tonicità) (NIKW) ñôle "odore" (ÑOL) nôrê "famiglia, tribù o gruppo avente una comune ascendenza, la terra o regione nella quale essi dimorano" (WJ:413) Confuso con ndôrê. not- "conto" (WÔ) Nôwê L'originale nome di Círdan, difficile da interpretare (PM:392; l'Indice di PM dà Nôwë, ma questo sembrerebbe essere un errore) nukotta, nukotto "un oggetto (o persona) rachitico o malformato" (l'origine del Sindarin nogoth "nano") (WJ:413) nuktâ- "bloccare, prevenire la venuta a completamento, fermarsi prima, non permettere di continuare" (WJ:413) nûrâ "profondo" (NÛ) nut- "legare" (WÔ) oijâ "eterno" (OY) oio "sempre" (Lettere:278, detto essere "Elfico Primordiale") okta "conflitto" (KOT > KOTH); cfr. anche la voce OKTÂ (> Quenya ohta "guerra"), che sembra essere una parola completa in sé stessa e non solo una "radice". The primitive word was evidentemente oktâ. Olo(s)-fantur (A?) > Q Olfannor e S Olofantur, nomi del Vala Lórien (ÓLOS; a causa della f in fantur, un suono non ricorrente nel primitivo linguaggio, ciò deve essere preso come Quenya arcaico.) olsa- "sognare" (ÓLOS) onrô "genitore" (ONO) ontâro "che genera, genitore" (evidentemente masc.) (ONO) orku "folletto" (Orco) (ÓROK) ornâ "saliente, alto" (UT:266) ornê "albero" (originariamente applicato ad alberi eretti e più esili così come betulle o sorbi; contrasta con galadâ) (UT:266, Lettere:426, SD:302; la seconda fonte dà il pl. ornei.) Orômê "Orome" (ORÓM; tale forma è evidentemente resa obsoleta da Arâmê [q.v.] in un'opera successiva) ortur- "padrone, conquistatore" (TUR) ostô (EC) "fortezza, roccaforte" (creata o potenziata ad arte) (WJ:414 - MR:350 dà osto senza la lunga vocale finale, forse la forma composta dacché il secondo elemento nel Quenya Mandos vi è discusso: primitivo *mbandô-osto, *mbandosto???) palantîrâ/palantîra "Palantír" (Letters:427) panô "asse, tavola fissata, specialmente in un piano" (PAN)


pantâ "aperto" (PAT) parmâ "libro" (PAR) pathmâ "spazio livellato, prato" (PATH) pathnâ "liscio" (PATH) patnâ "ampio" (PAT) peltakse "cardine" (PEL) pendâ "pendenza" (WJ:375) peñe "labbro", duale peñû (VT39:11 cfr. 9) Phaj-anâro "sole radiante" (= nome masc. Fëanor, più tardi reinterpretato come "Spirito di Fuoco") (PHAY) phaja "spirito" (PM:352, MR:349) pheren "faggio" (BERÉTH) Phinderauto (nome masc., > S Finrod) (PHIN) phindê "una ciocca" (PM:362) phini (EC) "un singolo capello" (PM:362) phoroti "ritto" o "nord" (PHOR) poikâ "netto, puro" (POY) pori "farina, sfarinato" (POR) potô "piede d'animale" (POTÔ è l'intestazione di una voce nelle Etimologie, ma sembra essere una parola completa e non solo una "radice") râba "selvaggio, incolto" (RAB) ragnâ "corrotto" (RAG) rakmê "braccio" ["fathom"] (RAK) râmâ "ala" (RAM) râmalê "remigante, grande ala (d'aquila)" (RAM) rambâ "muro" (RAMBÂ è l'intestazione di una voce nelle Etimologie, ma sembra essere una parola completa e non solo una "radice") ramja- "volare, veleggiare; vagare" (RAM) ramna "ala (corno), punto esteso a fianco, etc." (RAM) Ranâ "Luna" (RAN) randâ "ciclo, era" (100 Valian Years) (RAD) ranku "braccio" (RAK) ratâ "sentiero, traccia" (RAT) rattâ/ratta "corso, letto di fiume" (RAT) râu "leone" (RAW) rauk- vedere ruk- e cfr. raukô, rauku. raukô o rauku (forma EC di un vocabolo detto essere già presente in QP) un termine applicato a "la più grande e più terribile delle figure nemiche" nota ai primi Elfi (WJ:390) rautâ "metallo" (modificato da "rame"). (RAUTÂ è l'intestazione di una voce nelle Etimologie, ma sembra essere una parola completa e non solo una "radice") reddâ " 'semina', campo seminato, acro" (marcato con un punto interrogativo) (RED) rênê (EC) "rimembranza" (PM:372) rîg-anna ("corona-dono" > nome fem. Sindarin Rhian) (RIG) rîgâ (EC) "ghirlanda, serto" (PM:347) rîgê "corona" (RIG) rimbâ "frequente, numeroso" (RIM) rimbê "folla, moltitudine" (RIM) ringi "freddo" (RINGI è l'intestazione di una voce nelle Etimologie, ma sembra essere una parola completa e non solo una "radice") rinki "sventolio, rapido scossone" (RIK(H) ) risse- "una ravina" (RIS) rista- "tagliare" (RIS)


-ro desinenza agentale, aggiunta ad ómataina (radice vocalica suffissa) Anche -rô aggiunto a radice, con o senza infissione della n, e -rdo > (EC?) -rd. (WJ:371). rôda (> rôdh) "caverna" (ROD) rokkô "cavallo" (Letters:282, 382) rondô (EC) "una tettoia a volta o arcuata, come vista da sotto (ed usualmente non visibile dall'esterno)", "una (vasta) aula o stanza così coperta da tetto" (WJ:414); "antro" (Letters:282) ronjô " 'segugio', cane da caccia" (ROY1) rono "formare un arco su, coprire con un tetto" (WJ:414) rossê "rugiada, vapore" (di cascata o fontana) (Letters:282) rot- (anche s-rot) "scavare in sotterranea, escavare, scavare un tunnel" (PM:365); cfr. groto (q.v.) and EC rotâ (anche grotâ) "escavazione, dimora sotterdanea" (WJ:414) ruk- una delle "antiche forme" della radice RUKU, che diede la parola Orch (Orco) in Sindarin. Altre forme includono rauk-, uruk-, urk(u), runk-, rukut/s; anche la "radice potenziata" gruk- e quella "elaborata" guruk-, ñguruk (la seconda per combinazione con una distinta radice NGUR "orrore", WJ:415). Nessuna di tali derivate è chiaramente glossata, sebbene urku (o uruku) sia detta avere fornito il Quenya urko, ambiguo nel significato nella tradizione del Reame Benedetto ("spauracchio"), ma successivamente riconosciuto come un affine del Sindarin Orch. L'aggettivo urkâ è detto significare "orribile" (WJ:389-90). rukut, rukus vedere rukrundâ "ruvido pezzo di legno" (RUD) runk- vedere ruk- (WJ:390) ruskâ "bruno" (RUSKÂ è l'intestazione di una voce nelle Etimologie, ma sembra essere una parola completa e non solo una "radice") russâ (EC) ?"rosso" (PM:366, cf. 353) sagmâ "veleno" (SAG) sagrâ "amaro" (SAG) sarnâ "di pietra" (STAR) -se (evidentemente una desinenza pronominale dal significato "lei") (S) sê/se, anche sî/si "lei" (S) silimâ "argento, bianco splendente" (agg.) (SIL) silimarille "Silmaril" (RIL - per ragioni storiche, questo non può essere un vocabolo QP, o a stento pure EC; può essere Quenya arcaico) silimê "luce di Silpion", anche un termine poetico per "argento" (SIL) sjadta ("syad-ta") "ascia-colpo" (SYAD) sjadâ (significato non chiaro; ma dacché questa è l'origine del Sindarin hâdh, ed il Sindarin hadhafang è equiparato al Quenya sangahyando "fendicalca", hâdh < sjadâ potrebbe indicare "che fende") (SYAD) sjadnô " 'che fende', spada" (SYAD) sjadsê > sjatsê "fenditura, squarcio" (SYAD) sjalmâ "guscio, conchiglia, corno di Ulmo" (SYAL) sjandô " 'che fende', spada" (SYAD) sjatsê - vedere sjadsê sjatsela/sjatsêla "spadone-lama", "ascia-lama" (SYAD) skalnâ "velato, celato, ombreggiato, ombroso" (SKAL1) skarnâ "ferito" (SKAR) skarwê "ferire" (SKAR) skelmâ "pelle, vello" (SKEL) skelnâ "nudo" (SKEL) skelta- "striscia" (SKEL) skjapat- "sponda" (SKYAP) slaiwâ "malaticcio, malato, infermo" (SLIW) slignê "ragno, tela di ragno, ragnatela" (SLIG)


slindâ > Q linda "attraente", fuso col primitivo slindi "fine, delicato" (che dovrebbe regolarmente essere divenuto il Q *linde se i vocaboli non sono stati confusi) (LIND) slindi "fine, delicato" (SLIN) slingê "ragno, tela di ragno, ragnatela" (SLIG) slinjâ "snello, sottile, magro" (SLIN) slîwê "malattia" (SLIW) smaldâ "oro" (come metallo) (SMAL) smalinâ "giallo" (SMAL) smalta (A?) "oro" (LÁWAR/GLÁWAR cfr. SMAL) smalu "polline, polvere gialla" (SMAL) smalwâ "incolto, pallido" (SMAL) -so (evidentemente una desinenza pronominale dal significato "lui") (S) sô/so "lui" (anche sû/su) (S) solos "cresta" (SOL) spâna "nuvola" (SPAN) spangâ "barba" (SPÁNAG) Spanturo "signore delle nuvole" > Q Fantur, soprannome di Mandos (SPAN) spindê "treccia, ciocca di capelli" (SPIN; tale ricostruzione della forma originale del Quenya findë è apparentemente resa obsoleta da phindê in PM:362) spinê "larice" (SPIN) srawâ "corpo" (se = Quenya hroa, la parola che fornisce) (MR:350). Cfr. mi-srawanwe. srawê "carne" (se = Quenya hrávë, la parola che fornisce) (MR:350) srot- ("s-rot-") "scavare in sotterranea, escavare, scavare un tunnel"; anche rot- (PM:365); cfr. anche grotostabnê > stambê "stanza, camera" (STAB) stabnô, stabrô "carpentiere, artiere, costruttore" (STAB) staknâ "spaccare, dividere" (anche stankâ) (STAK) stalga "fedele, stabile, solido" (STÁLAG) stalrê "scosceso, cadente" (STAL) stalgondô "eroe, uomo intrepido" (STÁLAG) stama- "interdire, escludere" (UT:282) stambê < stabnê "sala, stanza" (STAB) stangâ > Quenya sanga "folla, calca, ressa" and Sindarin thang "compulsione, costrizione, necessità" (STAG) stangasjandô "fendicalca" (nome di spada) (SYAD) stankâ "fenditura, scissione" (anche staknâ) (STAK) starâna "rigido, duro" (STARAN) stintâ "breve" (STINTÂ è l'intestazione di una voce nelle Etimologie, ma sembra essere una parola completa e non solo una "radice") sû/su "egli"; anche sô/so (S) suglu "calice" (SUG; see SUK) sukmâ "recipiente per bere" (SUK) swanda "spugna, fungo" (SWAD) swesta- "aspirare" (SWES) soto "ripararsi, proteggersi, difendersi" (WJ:414) ta3na (significato non chiaro, probabilmente "alto, elevato, nobile") (TÂ/TA3) tad "verso [quel luogo, N.d.T.]" (evidentemente EC per QP *tada, includendo la desinenza allativa -da: perciò "a quello") (TA) taika (può essere Antico Sindarin) "confine, limite, linea di demarcazione" (da tayak, estensione di una radice TAYA "marca, linea, limite" (WJ:309) takmâ "oggetto per fissaggio" (> Quenya tangwa "cerniera, fibbia", Sindarin taew "sostegno, imbocco, cerniera, fibbia, zanca") (TAK)


taksê "chiodo" (TAK) talrunja "pianta del piede" (TALAM, RUN) tambâ "picchiare" (TAM) tamrô "picchio" (etimologicamente "picchiatore") (TAM) tân-nig elemento che può essere l'origine di tani- in Taniqetil (TÂ/TA3) tankla "spillo, spilla" (TAK) tanô "artigiano, fabbro" (TAN) târâ "elevato" (TÂ/TA3, (TÁWAR) ) târa-khil *"alto-uomo" = Númenórean (KHIL) targâ "forte, tenace" (TÁRAG) târî "regina" (moglie di un târo) (TÂ/TA3) târo "re" (TÂ/TA3) tathar, tatharê "salice" (TATHAR) tathrê "salice" (TATHAR) taurâ "autorevole, potente" (TUR, (TÁWAR, TÂ/TA3) ) taurê "grande bosco, foresta" (TÁWAR) tawar "legno" (materiale) (TÁWAR) tawarê/taware "driade, spirito dei boschi" (evidentemente fem.) (TÁWAR) tawarô/tawaro "driade, spirito dei boschi" (evidentemente masc.) (TÁWAR) [te3ê "sentiero, corso, linea, direzione, via" (TE3)] tekla "penna" (TEK) tekmê "lettera, simbolo" (TEK) telesâ "coda" (TELES) telmâ/telma "cappuccio, copertura", anche telmê/telme (TEL/TELU) telu, tel-u "coprire con un tetto, porre la sommità ad un edificio" (WJ:411) têñe "linea, riga" (TEÑ) teñrâ "diritto, retto" (TEÑ, TE3) teñ-wê "segno, simbolo" (VT39:17). Cfr. tenwe (WJ:394) (leggi teñwe? Il vocabolo è derivato da una radice TEÑ e fornisce il Quenya tengwë) "indicazione, segno, simbolo" terên, terênê "slanciato" (TER/TERES) terêwâ "penetrante, pungente" (TER/TERES) thandâ "scudo" (apparentemente sostantivo) (UT:282) thara- "alto (o lungo) e slanciato" (WJ:412) thausâ "nauseante, maleodorante, putrido" (THUS) thaurâ "detestabile" (Letters:380; detto essere derivato da una radice THAW. La th di thaurâ è compitata con una singola lettera (greca) alla fonte.) thaurond- "Sauron, *Uno Detestabile"; detto essere derivato da thaurâ, q.v. (Lettere:380; la th di thaurâ e thaurond- è compitata con una singola lettera (greca) alla fonte.) thêrê "aspetto, volto, espressione" (THÊ) thindi "pallido, grigio, tenue" (THIN), "grigio, grigio pallido o argenteo" (PM:384) Tindomiselde, tindômiselde "figlia del crepuscolo", una metafora poetica dell'usignolo; = Sindarin Tinúviel. (TIN, SEL-D) tinkô "metallo" (TINKÔ è l'intestazione di una voce nelle Etimologie, ma sembra essere una parola completa e non solo una "radice") tinmê "scintillare, sfavillare" (TIN) tiukâ "grosso, pingue" (TIW) tiukô "coscia" (TIW) tjalañgandô "suonatore d'arpa" (TYAL, ÑGAN/ÑGÁNAD) tjaliâ- "suonare" (TYAL) tjulmâ "albero" (TYUL; tale ricostruzione può essere resa obsoleta da kjulumâ in SD:419) tjulussê "pioppo" (TYUL) tollo "isola" (TOL2)


tôp- "copertura, tetto" (TOP) tor, toron- (A?) "fratello" (THEL/THELES) tubnâ "profondo" (TUB) tûghor, tû-gor, Tûgore "Potenza-vigore", nome masc. > Sindarin Tuor (TUG, GOR) tûgu "muscoli, nerbo, vigore, forza fisica" (TUG) tuilê > Q tuile "primavera", anche utilizzato = "alba, primo mattino" (TUY) tuilelindô "rondine", etimologicamente "primavera-cantore" (TUY) tuimâ "un pollone, gemma" (TUY) Tulkatho (A???) (nome di un Vala; = Q Tulkas) (TULUK) tulku "supporto, sostegno" (TULUK) tultâ "far venire" (TUL) tulukmê "supporto, puntello" (sostantivo) (TULUK) tumbu "profonda vallata", sotto o in mezzo a colli (TUB) tumpu "altura" (TUMPU è l'intestazione di una voce nelle Etimologie, ma sembra essere una parola completa e non solo una "radice") Tûnâ/Tûna nome di una città Elfica in Valinor (TUN) tundâ "alto" (TUN) tundu "colle, tumulo" (TUN) tungâ "teso, stretto" (di corde:) "risonante" (TUG) tupsê "tetto di paglia" (TUP) tûrê "dominio, vittoria" (TUR) tûrô (A), anche turo, -tur? "dominatore, vincitore, signore" (TUR; turo, TÂ, TA3) turumâ, turumbê "scudo" (TURÚM) tussâ "cespo" (TUS; tussa, ÓR-NI) -û elemento duale, usato per coppie naturali (Lettere:427); vedere besû, lasû, peñû ûbanô "mostro" (BAN) ubrâ "abbondante" (UB) ugu "non-, un-, in-" (UGU/UMU) Ui-nend (A?) "Uinen" (NEN) ulda "torrente, ruscello montano" (ULU) ulgundô "mostro, creatura deforme ed orrenda" (ÚLUG) uljâ "sta piovendo" (ULU) Ulumô nome del Vala di tutte le acque > Q Ulmo (ULU) uñgwê "depressione" (UÑG) urkâ "orribile" (WJ:390) urkô, urk(u), uruku ?"Orco" (WJ:390); cfr. rukuruk ?"Orco" (WJ:390); cfr. rukusukwê, uskwê ("usuk-wê, usk-wê") > Q usqe, S osp "fumo denso, odoroso", Ilk usc "fumo" (USUK) Utubnu nome delle volte di Melko[r] nel Nord > Q Utumno (TUB) wa ("Eld" = EC) "assieme" (WÔ); wa-nôrô "di un familiare" > Q onóro "fratello", AS wanúro/S gwanur "congiunto" (TOR) wâ- una radice verbale (non glossata: ?"andare via"), perfetto awâwiiê; connesso con au, awâ; probabilmente anche usato in composizione con radici verbali (WJ:361). wâ-delo (WJ:364) = awa-delô ?wâ-delô (EC) *"Viandante", un nome creato nel Beleriand per coloro che finalmente partirono dalla Terra di Mezzo. Anche awa-delo, awâ-delo. (WJ:360, 363) wæ^de "vincolo, patto, giuramento" (WED; deve essere EC a causa della vocale æ; QP *wêdê; cfr. ndæ^r). wa3râ "macchiato, sporco" (WA3) wahsê "macchia" (WA3) wahtâ- "lordare, macchiare" (WA3)


wahtê "una macchia" (WA3) wâjâ "involucro", specialmente del Mare Esterno o Aria che avviluppa il mondo entro le Ilurambar o mura del mondo (WAY, [GEY]) wanjâ "Elfo Vanya", pl. Quenya Vanyar, il primo clan degli Eldar (WJ:380). Ma nelle Etimologie, il Quenya vanya è detto provenire da banjâ (BAN), e nei suoi ultimi anni Tolkien apparentemente ritornò su quest'idea: in PM:402, è detto che "dall'antichità" il nome Vanyar era Banyai (evidentemente l'antico Quenya per il primitivo *banjâi). wannâ "dipartito, morto" (WAN) wanwê "morte" (atto del morire, non morte come uno stato o astratto) (WAN) wath "ombra" (WA3; ma wath = radice WATH) -wê suffisso astratto (WEG) we3ê "virilità, vigore" (WEG) [wed-tâ] "giuramento" (di fare qualcosa) (WED) wedâ "vincolo" (WED) wegô "uomo", in composti -wego con breve vocale finale (WEG) wegtê ("weg-tê") (Non glossato; Christopher Tolkien di conseguenza pensa che la voce WEG "fosse lasciata incompiuta", ma questa è piuttosto la forma primitiva dell'elemento -waith, -weith in Sindarin Forodweith, Forodwaith "Uomini del Nord" menzionata giusto prima.) (WEG) -wego, -weg (forma composta) "uomo", elemento frequente in nomi maschili (WEG) wei (elemento arcaico indicante "vento, vela") (WEY) weirê "Tessitrice", la forma arcaica che fornì il Quenya Vairë, nome di una Valië (radice WEY "tessere", LR:398). Osservare, tuttavia, che Tolkien in una fonte successiva deriva Vairë da una radice WIR e dichiara che essa ha una A infissa ad esprimere "Sempre-tesse"; ciò vorrebbe puntare ad una primitiva forma *Wairê (non esplicitamente menzionata). (VT39:10) wen- "principessa" (WEN/WENED) wilmâ "aria, aria inferiore" (distinta dall'aria 'superiore' delle stelle, o quella 'esterna'). Modificata da Tolkien da wilwâ. (WIL) [windi "grigio-azzurro, azzurro o grigio pallido" (WIN/WIND)] windiâ "azzurro pallido" (È incerto se Tolkien rigettò o meno tale vocabolo.) (WIN/WIND) wingê "spuma, cresta d'onda, cresta" (WIG) [winjâ "sera" (WIN/WIND)] [winta- "evanescenza" (WIN/WIND)] wô, prefisso wo- "assieme", un avverbio duale "assieme", riferentesi alla congiunzione di due oggetti, o gruppi, in una coppia o intero. (WJ:361) Le Etimologie parimenti hanno wô, wo "assieme" (evidentemente QP, dacché esso fornisce EC wa), ma nulla vi è detto circa il fatto che questo sia esclusivamente duale. (WÔ) Wolwê (EC) ipotetica forma primeva di Olwë; Tolkien puntualizza che ciò dovrebbe piuttosto aver fornito Volwë in Telerin, così tale ricostruzione può essere dubbia (PM:357) (Y - vedere J)

*Materiale reperito nel sito "Ardalambion".


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