Theriaké Anno IV n. 31 Gennaio - Febbraio 2021
Theriaké [online]: ISSN 2724-0509
RIVISTA BIMESTRALE DELL’ASSOCIAZIONE GIOVANI FARMACISTI DI AGRIGENTO
INTERVISTA A PIETRO AMORELLI PRESIDENTE DI A.TI.FAR. FEDERFARMA AGRIGENTO di Ignazio Nocera
SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE E SALUTE GLOBALE Un viaggio verso una sanità senza confini di Letizia Cascio
DISPENSAZIONE DELLA PILLOLA DEL GIORNO DOPO Note di bioetica di Elisabetta Bolzan
EMICRANIA Un disturbo dalle tante facce di Rossella Giordano
PARVOVIRUS NEL CANE di Carmen Carbone
LA DEPOSIZIONE DI CRISTO NEL SEPOLCRO DI CARAVAGGIO di Rodolfo Papa
I MAESTRI DELLA MARAGMA Intervista a Ciro Lomonte su artigianato e arte sacra LE EPIDEMIE NELLA STORIA /5 Il colera di Giusi Sanci
Sommario
4 Attualità
30 Delle Arti
INTERVISTA A PIETRO AMORELLI PRESIDENTE DI A.TI.FAR. FEDERFARMA AGRIGENTO
LA DEPOSIZIONE DI CRISTO NEL SEPOLCRO DI CARAVAGGIO
8 Biogiuridica
38 Cultura
SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE E SALUTE GLOBALE Un viaggio verso una sanità senza confini
I MAESTRI DELLA MARAGMA Intervista a Ciro Lomonte su artigianato e arte sacra
12 Bioetica
46 Apotheca & Storia
DISPENSAZIONE DELLA PILLOLA DEL GIORNO DOPO
LE EPIDEMIE NELLA STORIA /5 Il colera
Note di bioetica
14 Novità editoriali
IL NUOVO LIBRO DI GABRIELLA DAPORTO
16 Patologia EMICRANIA
Un disturbo dalle tante facce
22 Ars veterinaria
PARVOVIRUS NEL CANE
Responsabile della redazione e del progetto gra1ico: Ignazio Nocera Redazione: Valeria Ciotta, Elisa Drago, Rossella Giordano, Christian Intorre, Federica Matutino, Giorgia Matutino, Carmen Naccarato, Silvia Nocera, Giusi Sanci. Contatti: theriake@email.it Theriaké via Giovanni XXIII 90/92, 92100 Agrigento (AG). In copertina: Monreale (PA), fontana del chiostro dei benedettini. Foto di Domenico DiVincenzo. Questo numero è stato chiuso in redazione il 18 – 2 – 2021
Collaboratori: Pasquale Alba, Giuseppina Amato, Carmelo Baio, Francisco J. Ballesta, Vincenzo Balzani, Francesca Baratta, Renzo Belli, Irina Bembel, Paolo Berretta, Mariano Bizzarri, Elisabetta Bolzan, Paolo Bongiorno, Samuela Boni, C. V. Giovanni Maria Bruno, Paola Brusa, Lorenzo Camarda, Fabio Caradonna, Carmen Carbone, Letizia Cascio, Matteo Collura, Alex Cremonesi, Salvatore Crisafulli, Fausto D'Alessandro, Gabriella Daporto, Gero De Marco, Irene De Pellegrini, Corrado De Vito, Roberto Di Gesù, Gaetano Di Lascio, Danila Di Majo, Claudio Distefano, Vita Di Stefano, Carmela Fimognari, Luca Matteo Galliano, Fonso Genchi, Carla Gentile, Laura Gerli, Mario Giuffrida, Andrew Gould, Giulia Greco, Giuliano Guzzo, Ylenia Ingrasciotta, Maria Beatrice Iozzino, Valentina Isgrò, Pinella Laudani, Anastasia Valentina Liga, Ciro Lomonte, Roberta Lupoli, Irene Luzio, Erika Mallarini, Diego Mammo Zagarella, Giuseppe Mannino, Massimo Martino, Giovanni Noto, Roberta Paci`ici, Roberta Palumbo, Rodolfo Papa, Marco Parente, Fabio Persano, Simona Pichini, Irene Pignata, Annalisa Pitino, Valentina Pitruzzella, Renzo Puccetti, Carlo Ranaudo, Lorenzo Ravetto Enri, Salvatore Sciacca, Luigi Sciangula, Alfredo Silvano, Gianluca Tri`irò, Emidia Vagnoni, Elena Vecchioni, Fabio Venturella, Margherita Venturi, Fabrizio G. Verruso, Aldo Rocco Vitale, Diego Vitello. In questo numero: Elisabetta Bolzan, Carmen Carbone, Letizia Cascio, Rossella Giordano, Ignazio Nocera, Rodolfo Papa, Giusi Sanci.
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Architettura in Farmacia
PROGETTO
PRODUZIONE
CONTRACT
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Attualità
INTERVISTA A PIETRO AMORELLI PRESIDENTE DI A.TI.FAR. FEDERFARMA AGRIGENTO
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o t t o r e A m o r e l l i , q u a l i s > i d e L a attendono come presidente di A. Ti. Far. Agrigento? «In verità già nei primissimi giorni del mio mandato mi attendeva la prima s4ida: con la fattiva collaborazione dei vertici ASP, mi sono adoperato per garantire la vaccinazione COVID dei farmacisti titolari e dei loro collaboratori. L’operazione è stata portata a termine con successo tanto da affermare che in provincia di Agrigento tutti i titolari che lo hanno richiesto sono stati vaccinati. Subito dopo abbiamo affrontato la migrazione di piattaforma DPC da un sistema ad un altro, organizzata in modo da creare il minor disagio possibile ai colleghi ed ai pazienti. Le s4ide che ancora mi attendono sono le s4ide che impegneranno tutta la categoria nei prossimi mesi. Sul versante nazionale ancora tanti tavoli sono aperti, mi riferisco in particolare alla nuova remunerazione, alla Farmacia dei Servizi ed al rinnovo della Convenzione scaduta da troppi anni. È mio intendimento rappresentare nelle sedi nazionali il pensiero e la voce della base agrigentina. Sul versante provinciale, ritengo prioritario ricostruire un tessuto relazionale tra i colleghi, che possa farci percepire come una categoria unita in tutte le sue articolazioni, così da portare avanti le iniziative che vorrei realizzare, per aprirci al territorio nell’ottica di un confronto costruttivo con tutte le Istituzioni, sanitarie e non. La nostra dislocazione capillare e quali4icata ci pone in ogni centro abitato quali interlocutori capaci sempre di dire la nostra su tutte le tematiche riguardanti la salute… e di questi tempi ne abbiamo cose da dire! Sono fermamente convinto che la dirigenza poco o nulla può fare se non ha alle spalle una categoria unita, formata, informata e, soprattutto, motivata». Parliamo della pandemia, in che modo i farmacisti possono contribuire alla vaccinazione di massa contro il SARS-CoV2? «Al di là delle istanze portate avanti dai dirigenti nazionali di FOFI e FEDERFARMA sulla 4igura del “farmacista vaccinatore“, ritengo che le farmacie possano contribuire alla vaccinazione di massa se solo le istituzioni preposte, in primis le Regioni, avessero la “bontà“ di coinvolgerle. Innanzitutto le farmacie, tramite le piattaforme CUP o tramite
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piattaforme apposite, potrebbero diventare centri di prenotazione per registrare i cittadini da vaccinare; in alcune Regioni più avvedute (ad esempio la Puglia o l’Emilia Romagna) questo già avviene, mentre la Sicilia, per motivi “imperscrutabili“, ha scelto di af4idarsi ad una piattaforma creata ad hoc da Poste Italiane (!), dove gli interessati (ultraottantenni) possono “comodamente“ iscriversi. Il risultato di questa scelta scellerata è stato l’oggettiva impossibilità per moltissimi anziani di accedere al servizio, per cui, nella nostra provincia, abbiamo sentito il dovere morale di aiutarli nell’esercizio dei loro diritti. Un altro contributo importante può essere dato dalle farmacie nella logistica: sfruttando la rete capillare e la distribuzione intermedia, si potrebbe fare arrivare il vaccino 4in nel più remoto paese, le farmacie potrebbero occuparsi di gestire le prenotazioni e lo stoccaggio, realizzando in collaborazione con i medici di famiglia una campagna vaccinale di massa sicura, rapida ed ef4icace, senza esporre gli anziani a pericolosi spostamenti. Questo
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Attualità modello potrebbe benissimo essere replicabile ogni anno per la vaccinazione contro l’in4luenza stagionale, in quell’occasione potremmo distribuire il vaccino in DPC, gratuitamente per gli aventi diritto ed a pagamento (con prezzo regionale) per tutti coloro che ne avessero necessità. Semplice, no?»
dare alle prescrizioni la dignità di documento medico-legale. Se io fossi stato medico, avrei continuato a timbrare e siglare i promemoria ma, da farmacista, non voglio perdere una delle possibilità che ancora mi rimangono per dire “ci sono ancora e sono indispensabile“».
Lei immagina che in futuro tra i servizî offerti D i s t r i b u z i o n e d i r e t t a d e i m e d i c i n a l i , ordinariamente dalle farmacie possa esservi distribuzione per conto e distribuzione anche la somministrazione di alcuni vaccini? convenzionata cosiddetta “classica”: cosa «Alle condizioni previste nell’ultima Legge dobbiamo aspettarci nei prossimi anni in termini Finanziaria (supervisione di un medico e intervento di remunerazione alle farmacie e di ef>icienza del di personale infermieristico) perché no? Non sarò servizio offerto al cittadino? certo io ad impedire che chi ha spazi e personale «I tempi per passare ad una diversa remunerazione adeguati lo faccia. Quello che devo sicuramente fare delle farmacie sono già maturati da diversi anni, ma sarà provare a creare le condizioni af4inché la per tutta una serie di fattori interni ed esterni alla maggior parte delle farmacie della mia provincia categoria, non se ne è fatto nulla. Nel frattempo le abbia la possibilità di effettuare tale servizio nel più Regioni si sono industriate nei modi più vari e rigoroso rispetto delle norme e delle categorie fantasiosi per far quadrare i conti. L’introduzione in professionali coinvolte; sto alcune Regioni di una già lavorando in questo «È innegabile che il servizio offerto dalle esasperata distribuzione senso con il Consiglio farmacie territoriali o, come si dice oggi, di d i r e t t a s t a m e t t e n d o Direttivo provinciale, ma comunità sia un servizio di altissimo livello, seriamente in crisi le tutto è subordinato ad farmacie, non solo dal accordi regionali, ancora comodo per tutti ed altamente efficiente. punto di vista 4inanziario, in Sicilia non sottoscritti». Auspico che tutti i farmaci tornino ad essere ma anche dal punto di distribuiti nelle nostre farmacie, e che questa vista professionale, visto Nel 2013 è iniziato il distribuzione sia remunerata con un nuovo c h e n o n s i v e d o n o p r o c e s s o d i sistema […]» transitare dalle farmacie d e m a t e r i a l i z z a z i o n e tutta una serie di nuovi ed d e l l a p r e s c r i z i o n e importanti medicinali che, medica — va ricordato che le due regioni che per a causa del loro costo, le Regioni non possono prime hanno sperimentato il nuovo sistema sono permettersi di rimborsare alle condizioni convenzionali. È innegabile che il servizio offerto state la Regione Siciliana e la Valle d’Aosta, poi dalle farmacie territoriali o, come si dice oggi, di sono seguite tutte le altre —, a distanza di quasi comunità sia un servizio di altissimo livello, comodo otto anni, anche se sono stati fatti dei passi per tutti ed altamente ef4iciente. Auspico che tutti i avanti, come la ricetta elettronica veterinaria e farmaci tornino ad essere distribuiti nelle nostre l’inserimento in piattaforma di alcuni piani farmacie, e che questa distribuzione sia remunerata terapeutici, questo processo non si è ancora con un nuovo sistema contemperante una DPC concluso. Quanto tempo ci vorrà ancora secondo nazionale e una remunerazione “mista“, con quota Lei? 4issa e quota percentuale progressiva. Tutto ciò potrà «Dal 31 gennaio scorso anche le RR e RNR bianche essere soddisfacente per lo Stato, per le farmacie e possono essere “dematerializzate“, dunque il per i cittadini, soltanto se tutti i farmaci faranno processo è in piena evoluzione, proprio mentre noi rientro in farmacia. L’emergenza COVID, tutt’ora in stiamo amabilmente conversando! Non so e non corso, sarebbe un’ottima occasione per chiedere a posso sapere quanto tempo ancora ci vorrà, ma gran voce e a tutti i livelli che la dispensazione dei certamente posso dirle che non sono favorevole ad farmaci della distribuzione diretta avvenga nelle una dematerializzazione “spinta“ della ricetta, non farmacie, attraverso il meccanismo della DPC in vorrei che, a lungo andare, si “dematerializzassero“ collaborazione con i colleghi ospedalieri». pure le farmacie con i farmacisti che ci lavorano! In alcune regioni non si stampa più il promemoria per Da qualche mese a questa parte vediamo in TV la l’assistito e i bollini ottici vengono attaccati su dei pubblicità di un’azienda che si occupa della registri da allegare alla DCR; in seguito all’emergenza vendita on line di molti prodotti della farmacia al COVID anche in Sicilia ci è stata data questa motto di “dove la trovi una farmacia così?”. possibilità ma, sinceramente, io consiglio sempre di I n o l t r e u n ’ i m p o r t a n t e a z i e n d a d e l l a stampare e timbrare il promemoria, per continuare a
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Attualità distribuzione intermedia ha recentemente preso privati l’assistenza farmaceutica che, comunque, un’iniziativa, che ha fatto molto discutere, volta rimane in capo allo Stato medesimo; dunque il alla distribuzione a domicilio. Cosa ne pensa? farmacista in farmacia deve (e non “può”) Sono eccessive le preoccupazioni di alcuni ottemperare alla consegna del medicinale, farmacisti? esercitando sicuramente una attività di controllo di «Le preoccupazioni dei farmacisti non sono per quanto esitato, ed accompagnando la cessione con niente eccessive, anzi, nel passato abbiamo avuto tutti i consigli e le attenzioni possibili, dunque è un tante sgradite sorprese proprio per non esserci esecutore-controllore non silenzioso. Nel caso preoccupati in tempo nell’illusione che nulla sarebbe speci4ico, il farmacista sensibile ai temi bioetici (ma, cambiato; ebbene, oggi non è più così. Accanto sottolineo, non teologico-confessionali) può e deve all’esempio da lei illustrato, anche altre pubblicità parlare con la paziente, mettendola in guardia su televisive, ultimamente molto insistenti, mi tutti quelli che sono i rischi per la salute, mostrando preoccupano. Capisco l’esigenza di trovare “nuovi anche il proprio travaglio interiore nel dispensare mercati“, ma non posso esimermi dal ricordare che la quel farmaco. Insistere sull’obiezione di coscienza vera forza del sistemaper i farmacisti potrebbe fa r m a c i a i t a l i a n o s t a trascinare davvero la proprio nel mantenere un « […] la vera forza del sistema-farmacia professione su un terreno r a p p o r t o d i r e t t o c o l italiano sta proprio nel mantenere un scivolosissimo…» paziente che entra in rapporto diretto col paziente che entra in farmacia, nel dialogo e nel farmacia, nel dialogo e nel consiglio sempre N o n è a r r i v a t o i l c o n s i g l i o s e m p r e apprezzati dai cittadini — specialmente momento di chiedere apprezzati dai cittadini — l ’ i n s e r i m e n t o nell’emergenza COVID — rapporto che s p e c i a l m e n t e dell’insegnamento della nell’emergenza COVID — nessuna farmacia on line può dare!» bioetica nei corsi di rapporto che nessuna laurea in farmacia e CTF, farmacia on line può dare! al pari di quanto avviene Le fondamenta della farmacia italiana affondano le già da molto tempo nei corsi di laurea in radici nella compattezza e nella solidarietà medicina? dell’intera rete, ogni farmacia in dif4icoltà è un nodo «Le antiche scuole mediche e farmaceutiche ebbero della rete che si rompe, allargandone le maglie sempre nell’ordinamento didattico lo studio della attraverso cui passeranno pesci sempre più grossi, 4iloso4ia, e 4iloso4i furono i primi medici della storia, 4ino a quando passeranno pure gli squali». ben consci di dover curare sia il corpo che l’anima. In tempi più recenti, ed ancor oggi lo studente che Mi permetta in>ine di trascinarla su un terreno proviene dal liceo classico ha, a mio avviso, quella scivoloso: la bioetica. Cito soltanto l’ultimo caso. preparazione e quella forma mentis che lo rende In provincia di Lucca un gruppo di attiviste del incline anche allo studio di materie apparentemente collettivo “Non una di meno” ha organizzato una lontane mille miglia da discipline squisitamente protesta davanti alla farmacia della dottoressa umanistiche. Possiamo affermare che riguardi solo il D’Atri perché si era ri>iutata di dare la pillola dei corpo tutto ciò che ci viene insegnato nelle aule cinque giorni dopo ad una ragazzina. Sembra che u n ive r s i t a r i e ? C e r t a m e n te n o ! B e n ve n ga rispetto a questi temi le associazioni di categoria l’introduzione della bioetica nei corsi di laurea in abbiano mostrato una certa timidezza, quando Farmacia e CTF, contribuirà sicuramente a formare non un totale disinteresse. Le chiedo, se il farmacisti sempre più consapevoli della loro delicata legislatore sancisse espressamente il diritto ma meravigliosa professione». all’obiezione di coscienza per il farmacista, non sarebbe un modo per riconoscere davvero il i.n. farmacista come professionista, e non come semplice esecutore silenzioso di ordini? «Le nuove disposizioni in vigore da ottobre 2020 consentono l’acquisto senza prescrizione della “pillola dei cinque giorni dopo“ non solo alle maggiorenni ma anche alle minorenni. Il Legislatore, più che sancire il diritto all’obiezione di coscienza per il farmacista, avrebbe avuto il dovere di interrogarsi sulle conseguenze nefaste di siffatta Legge. La farmacia è una concessione governativa attraverso la quale lo Stato delega a dei professionisti
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Biogiuridica
SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE E SALUTE GLOBALE Un viaggio verso una sanità senza con>ini Letizia Cascio*
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l riconoscimento del diritto alla salute nel 1948 all’articolo 32 della Costituzione Italiana è la base di ciò che poi verrà istituito con la legge del 23 dicembre n. 883/1978 ovvero il Servizio Sanitario Nazionale, che possedendo il carattere universalistico svettava tra le Costituzioni del Vecchio Continente proprio per il fatto che la nostra Carta fosse stata la prima a dare fondamento giuridico al diritto alla salute. Ma è bene fare un passo indietro per tracciarne il percorso. Successivamente all’Unità d’Italia nel 1861 si riscontrano ancora diverse disomogeneità tra le quali, si parlava prevalentemente il dialetto, la metà della popolazione non aveva un lavoro e la vita media si aggirava sui 33 anni di età, anche a causa della diffusione di malattie quali la malaria e la tubercolosi. Nel 1865 la sanità pubblica era afNidata con una scala gerarchica al Ministero dell’Interno, che a sua volta delegava i prefetti, che a loro volta delegavano i sindaci per una gestione comunale. Fu nel 1888 con la legge Pagliani-Crispi che si segnò una sorta di rivoluzione dove i comuni ebbero l’obbligo di assumere un medico condotto che prestasse assistenza medica in modo gratuito a tutti. Ciò segnò appunto un importante traguardo soprattutto nelle aree rurali dove il medico raggiungeva i villaggi a cavallo, anche durante le freddi notti invernali, per assistere gli ammalati che, a causa dei mezzi limitatissimi, non sempre riusciva a guarire, nonostante ciò si vide un miglioramento della vita media che da 33 passò a 44 anni. La stessa legge introduceva un’ulteriore Nigura di rilievo, ovvero, il medico provinciale, frutto della classe dirigente illuministica degli anni post-unitari. A questa Nigura erano attribuite funzioni ispettive e di controllo del territorio, tanto che venne creata la prima mappa delle epidemie, collegandola alle precarie situazioni igieniche dell’intero territorio, determinando con ciò un giusto controllo igienico ad esempio su molte attività soprattutto alimentari.
Lo Stato dunque per la prima volta attuava azioni preventive, legiferando a t t r a v e r s o e v i d e n z e s c i e n t i N i c h e , regolamentando inoltre pure la gestione dei cimiteri. Nel contempo, le Opere Pie e r a n o o s p i z i c h e accoglievano indigenti e malati, erano per lo più organizzazioni religiose, che gestivano appunto strutture caritatevoli. L’assistenza avveniva in maniera selettiva in base alle prerogative date dal fondatore, che tramite un modello paternalistico sceglieva se la struttura dovesse accogliere trovatelli, disabili, anziani ecc. Il personale in buona parte d’Italia era difNicile da sostituire in quanto era prevalentemente religioso — complici anche i dissidi tra il Regno d’Italia ed il Papato. Fu Crispi a disciplinare le Opere Pie, rinominandole Istituzioni Pubbliche di BeneNicenza [1], esaltandone le funzioni sanitarie, risolvendo anche il fenomeno legato allo sviluppo industriale, ovvero l’afNluenza migratoria verso le aree più sviluppate del Paese, permettendo quindi anche ai non residenti di essere presi in cura nelle strutture. La criticità degli Istituti Pubblici di BeneNicenza erano di tipo economico, le Opere Pie, infatti, essendo Ninanziate dai lasciti dei fedeli, grazie al patrimonio accumulato nei secoli, erano più solide rispetto alle prime che, successivamente alla Prima Guerra Mondiale subirono una forte crisi Ninanziaria. Complice di ciò fu anche il progresso tecnologico. Per stare al passo delle nuove scoperte vi era la tendenza ad acquistare materiali e strumenti sempre più all’avanguardia, aprendo alla nuova ideologia della vendita dei servizi a chi avesse possibilità economiche maggiori di altri, vendendo appunto
*Dottoressa in Giurisprudenza
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servizi di qualità migliore, come le degenze a pagamento [2]. Nel 1907 fu emanato dal governo Giolitti il Testo Unico delle Leggi Sanitarie (TULS) [3], che venne integrato poi con un ulteriore decreto nel 1934 sotto il governo Mussolini [4]. Le modiNiche del 1934 introdussero forme di cura gratuite ed obbligatorie rivolte alla popolazione più povera, Ninalizzate a controllare e debellare malattie come la tubercolosi, la malaria e malattie veneree. Per gli altri cittadini più abbienti vennero pensate forme di assicurazione obbligatoria contro le malattie, sostenute grazie ai versamenti da parte dei datori di lavoro, gestite da un ente pubblico, le “mutue”, a loro volta gestite dal Ministero del Lavoro. Tale sistema mutualistico rimase in vigore Nino agli anni Sessanta, ma non garantiva però parità di trattamento ai Nini della tutela della salute, in quanto era disomogeneo e disorganizzato. Nel 1958, successivamente all’entrata in vigore della Costituzione Italiana ed all’istituzione del governo repubblicano, venne istituito il dicastero del Ministero della Sanità, al quale andrà la gestione della sanità in Italia, rilevando i compiti precedentemente afNidati al Ministero dell’Interno.
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Nello stesso anno venne riformato il sistema ospedaliero, Nino ad allora sempre gestito da enti di assistenza e beneNicienza. È dunque con la legge 833 del 1978, in vigore dal 1980, che si istituisce deNinitivamente il Servizio Sanitario Nazionale, su proposta di Tina Anselmi, durante il governo Andreotti. Il bene salute, inNluenzato dai principi costituzionali, viene declinato nel suo aspetto più egualitario, guardando alla classe sociale meno abbiente. Lo sviluppo degli organismi sanitari si perfeziona con il conseguente sviluppo della società, della maggior tutela dei diritti e del progresso medico scientiNico, l’avvento della Costituzione rappresenta una tappa importante. Istituendo con legge il Servizio Sanitario Nazionale, si abbandona deNinitivamente il sistema mutualistico, la sanità comprenderà adesso strutture e servizi che saranno destinati a promuovere sia il mantenimento che il recupero della salute Nisica e psichica, senza distinzione tra la popolazione, cercando di eliminare individualismi. Soprattutto gli articoli 1 [5] e 2 [6] della legge 833/78 indicano proprio i principi e gli obiettivi su cui ci si è basati, introducendo in quest’ultimo proprio la globalità delle prestazioni.
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Con tale normativa infatti l’intento del legislatore era quello di dare totale attuazione all’articolo 32 della Costituzione sul diritto alla salute, che è un diritto fondamentale della persona umana, ma anche un bene della collettività. Il servizio sanitario nazionale istituito quindi avrà i caratteri della universalità, della uguaglianza e della globalità [7]. L’universalità indica che la tutela della salute in ambito nazionale è estesa all’intera popolazione. Ciò viene oggi applicato mediante i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), promuovendo la buona salute in modo capillare sull’intero territorio attraverso i servizi delle ASL, aziende sanitarie locali [8], e tanto da strutture private quanto pubbliche. Uguaglianza ed equità sono quasi dei sinonimi in quanto si deve garantire l’accesso alle prestazioni in egual misura senza nessun tipo di distinzione, garantendo equità appunto per eventuali uguali bisogni. Il principio di globalità può essere meglio rappresentato dal neologismo Global Health, che considera la salute pubblica come non più solo un fenomeno biologico, ma integrato da ulteriori fattori economici, sociali e politici, ed è un approccio che guarda sia alla promozione che alla prevenzione. Una rete che mira ai bisogni di una popolazione mondiale e che attua meccanismi di improving, manifestando un’interconnessione tra globalizzazione e salute sotto la lente dei diritti umani. La Legge sul Servizio Sanitario verrà modiNicata per alcuni aspetti anche dalla riforma del Titolo V della Costituzione con la legge n. 3/01 per quanto riguarda soprattutto l’art. 117 Cost. sulla ripartizione delle materie tra Stato e Regioni. La Legge sul Servizio Sanitario Nazionale è un ulteriore fondamento giuridico del rapporto consensuale tra medico e paziente, trova le sue radici sui fondamenti costituzionali, di cui abbiamo parlato, ed anche nei principi della legge 833/1978. All’articolo 1 si ribadisce la volontarietà dei trattamenti sanitari, tranne quelli imposti dalla legge
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per ragioni di salute pubblica; all’articolo 33 [9] si stabilisce che, qualora i trattamenti fossero obbligatori, devono essere sempre adottate delle iniziative che promuovano il consenso oltre che alla partecipazione di chi viene obbligato. La centralità della persona esplicita infatti una serie di caratteri organizzativi che afNiancano i principi della legge sul Servizio Sanitario Nazionale, intrecciando diritti e doveri tra il cittadino ed il medico, ma anche tra chi programma l’assistenza territoriale. Tali diritti riguardano la libertà del luogo di cura, il diritto all’informazione sulla malattia, il diritto al consenso informato, il diritto di presa in carico dello staff sanitario ed il diritto alla riservatezza [10]. Ciò probabilmente contribuisce alla realizzazione di una sanità senza conNini dove i diritti umani universalmente riconosciuti e la centralità della persona ampliano le caratteristiche di ciò che è la globalità rispetto alle cure che transitano quindi da un modello stato-centrico ad una possibile governance globale dove il ruolo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sarebbe preminente. Nell’attuale contesto pandemico dovuto al Sars-Cov 2 ci si rende sempre più conto di quanto il fenomeno della globalizzazione [11] abbia contribuito a diffondere ciò che con un motto si suole dire ovvero che “le malattie non conoscono frontiere”. È proprio per questo che la necessità di una sanità Nluida è quello che dovrebbe caratterizzare il secolo attuale, dove non poche sono state le occasioni in cui è stato necessario che cooperino associazioni Nilantropiche, multinazionali e stakeholders a vari livelli, per dare risposte proattive alla popolazione. Le componenti non statali contribuiscono all’affermazione di un moderno concetto di sanità globale dove sempre più spesso i popoli, sotto questo aspetto, hanno sempre più bisogno di risposte univoche per esigenze condivise [12].
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Biogiuridica
Bibliografia e sitografia 1. AA.VV., Diritto amministrativo. Giappichelli Editore, 2017, p. 666. 2. Babini A., Sanità in Italia. Una storia secolare tra salute ed opportunismo. Democrazia diritto Editoriali, Febbraio 2016 https://www.ilditonellocchio.it/sanita-in-italiauna-storia-secolare-tra-salute-e-opportunismo-2puntata/ 3. R.D. n 636/1907 4. R.D. n. 1265/1934 5. Legge 833/1978, art. 1: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività mediante il servizio sanitario nazionale. La tutela della salute Nisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana. Il servizio sanitario nazionale è costituito dal complesso delle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle attività destinati alla promozione, al mantenimento ed al recupero della salute Nisica e psichica di tutta la popolazione senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l'eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio. L'attuazione del servizio sanitario nazionale compete allo Stato, alle regioni e agli enti locali territoriali, garantendo la partecipazione dei cittadini. Nel servizio sanitario nazionale è assicurato il collegamento ed il coordinamento con le attività e con gli interventi di tutti gli altri organi, centri, istituzioni e servizi, che svolgono nel settore sociale attività comunque incidenti sullo stato di salute degli individui e della collettività. Le associazioni di volontariato possono concorrere ai Nini istituzionali del servizio sanitario nazionale nei modi e nelle forme stabiliti dalla presente legge». 6. Legge 833/1978, art. 2: «Il conseguimento delle Ninalità di cui al precedente articolo è assicurato mediante: 1) la formazione di una moderna coscienza sanitaria sulla base di un'adeguata educazione sanitaria del cittadino e delle comunità; 2) la prevenzione delle malattie e degli infortuni in ogni ambito di vita e di lavoro; 3) la diagnosi e la cura degli eventi morbosi quali che ne siano le cause, la fenomenologia e la durata; 4) la riabilitazione degli stati di invalidità e di inabilità somatica e psichica; 5) la promozione e la salvaguardia della salubrità e dell'igiene dell'ambiente naturale di vita e di lavoro; 6) l'igiene degli alimenti, delle bevande, dei prodotti e avanzi di origine animale per le implicazioni che attengono alla salute dell'uomo, nonché la prevenzione e la difesa sanitaria degli allevamenti animali ed il controllo della loro alimentazione integrata e medicata; 7) una disciplina della sperimentazione, produzione, immissione in c o m m e r c i o e d i s t r i b u z i o n e d e i f a r m a c i e dell'informazione scientiNica sugli stessi diretta ad assicurare l'efNicacia terapeutica, la non nocività e la economicità del prodotto; 8) la formazione professionale e permanente nonché l'aggiornamento scientiNico culturale del personale del servizio sanitario nazionale. Il servizio sanitario nazionale nell'ambito delle sue competenze persegue: a) il superamento degli squilibri territoriali nelle condizioni socio-sanitarie del paese; b) la sicurezza del lavoro, con la partecipazione dei lavoratori e delle loro organizzazioni, per prevenire ed eliminare condizioni pregiudizievoli alla salute e per garantire nelle fabbriche e negli altri luoghi di lavoro gli strumenti ed i servizi necessari; c) le scelte responsabili e consapevoli di procreazione e la tutela della maternità e dell'infanzia, per assicurare la riduzione dei fattori di rischio connessi con la gravidanza e con il parto, le migliori condizioni di salute per la madre e la riduzione
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del tasso di patologia e di mortalità perinatale ed infantile; d) la promozione della salute nell'età evolutiva, garantendo l'attuazione dei servizi medico-scolastici negli istituti di istruzione pubblica e privata di ogni ordine e grado, a partire dalla scuola materna, e favorendo con ogni mezzo l'integrazione dei soggetti handicappati; e) la tutela sanitaria delle attività sportive; f) la tutela della salute degli anziani, anche al Nine di prevenire e di rimuovere le condizioni che possono concorrere alla loro emarginazione; g) la tutela della salute mentale, privilegiando il momento preventivo e inserendo i servizi psichiatrici nei servizi sanitari generali in modo da eliminare ogni forma di discriminazione e di segregazione, pur nella speciNicità delle misure terapeutiche, e da favorire il recupero ed il reinserimento sociale dei disturbati psichici; h) ((LETTERA ABROGATA DAL D.P.R. 5 GIUGNO 1993, N. 177 A SEGUITO DI REFERENDUM POPOLARE))». Ferrara R., Salute e sanità, Giuffrè Editore, 2010. Rossotto S.L. & Co, Itinera-Guide giuridiche, diritto sanitario. IPSOA 2012, p. 101. Legge 833/1978, art. 33: «Gli accertamenti ed i trattamenti sanitari sono di norma volontari. Nei casi di cui alla presente legge e in quelli espressamente previsti da leggi dello Stato possono essere disposti dall’autorità sanitaria accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori, secondo l'articolo 32 della Costituzione, nel rispetto della dignità della persona e dei diritti civili e politici, compreso per quanto possibile il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura. Gli accertamenti ed i trattamenti sanitari obbligatori sono disposti con provvedimento del sindaco nella sua qualità di autorità sanitaria, su proposta motivata di un medico. Gli accertamenti e i trattamenti sanitari obbligatori sono attuati dai presidi e servizi sanitari pubblici territoriali e, ove necessiti la degenza, nelle strutture ospedaliere pubbliche o convenzionate. Gli accertamenti e i trattamenti sanitari obbligatori di cui ai precedenti commi devono essere accompagnati da iniziative rivolte ad assicurare il consenso e la partecipazione da parte di chi vi è obbligato. L'unità sanitaria locale opera per ridurre il ricorso ai suddetti trattamenti sanitari obbligatori, sviluppando le iniziative di prevenzione e di educazione sanitaria ed i rapporti organici tra servizi e comunità. Nel corso del trattamento sanitario obbligatorio, l'infermo ha diritto di comunicare con chi ritenga opportuno. Chiunque può rivolgere al sindaco richiesta di revoca o di modiNica del provvedimento con il quale è stato disposto o prolungato il trattamento sanitario obbligatorio. Sulle richieste di revoca o di modiNica il sindaco decide entro dieci giorni. I provvedimenti di revoca o di modiNica sono adottati con lo stesso procedimento del provvedimento revocato o modiNicato». Ministero della Salute, I principi del servizio sanitario nazionale. http://www.salute.gov.it/portale/lea/ d e t t a g l i o C o n t e n u t i L e a . j s p ? lingua=italiano&id=5073&area=Lea&menu=vuoto Grasso ME., Il mutamento climatico e il diritto alla salute. Franco Angeli, pp. 52-57. Negri S., Salute pubblica, sicurezza e diritti umani nel diritto internazionale. Giappichelli Editore, marzo 2018.
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Bioetica
DISPENSAZIONE DELLA PILLOLA DEL GIORNO DOPO Note di bioetica Elisabetta Bolzan*
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ccadeva qualche giorno fa in provincia di Lucca ma sarebbe potuto accadere ovunque: uno sparuto nugolo di ragazze, sette, regge due grandi striscioni e altrettanti cartelloni di protesta davanti alla Farmacia in cui poco prima Maria Rosaria D’Atri, 76 anni, farmacista, ha negato la vendita di EllaOne a una giovane donna. Riporta la cronaca che la dottoressa D’Atri le avrebbe risposto: «Non sono un distributore automatico di medicinali. La “pillola del giorno dopo” è un abortivo, non si può dare con leggerezza. Se l’Agenzia del Farmaco la pensa diversamente, avvalora una menzogna». Chiare e concise parole che forse hanno avuto un impatto duro sulla giovane, unicamente timorosa — a seguito di un atto sessuale potenzialmente fecondo — di restare incinta e perciò intenzionata ad a s s u m e r e u n p r o d o t t o v e n d u t o c o m e “contraccettivo”. Forse non per la prima volta, la donna si rivolgeva alla farmacista perché intendeva porre rimedio in fretta a un comportamento da cui può derivare una gravidanza non desiderata. Ma chiamare la “pillola dei cinque giorni dopo” semplicemente col nome di “contraccettivo” mette indiscutibilmente in ombra un fatto che invece le parole della dottoressa D’Atri hanno voluto riportare a galla: EllaOne non è solo un mezzo per impedire il concepimento; essa può avere un duplice effetto: anticoncezionale oppure antinidatorio, ossia abortivo. Nella Farmacista è emersa dunque una coscienza precisa del male intrinseco che si cela dietro un prodotto senza obbligo di prescrizione come la “pillola dei cinque giorni dopo”: “cinque giorni dopo” il rapporto sessuale non protetto da cui si ritiene possa sorgere o essere sorto un concepimento. La pillola viene assunta il prima possibile dalla donna, senza che nessuna gravidanza venga accertata in alcun modo, per impedire eventualmente che il concepimento segua il suo corso naturale con la nascita di un Qiglio. «La “pillola del giorno dopo” è un abortivo» ricorda Maria Rosaria D’Atri e così l’ha voluto ricordare anche alla giovane che gliela chiedeva.
Tramite queste parole si fa spazio anche la coscienza di un valore e t i c o d e l r u o l o ricoperto dalla donna, d i u n c o m p i t o s i a informativo circa il reale funzionamento della pillola sia di consiglio sull’acquisto e s u l l ’ u t i l i z z o , m a a n c h e u n c o m p i t o morale: «Non si può dare con leggerezza». C’è una gravità nel ruolo del farmacista che va riconosciuta nel momento in cui egli si assume le proprie responsabilità davanti a chi non ha i medesimi criteri di giudizio per valutare cosa signiQichi e cosa comporti l’assunzione di un certo preparato, a maggior ragione se prima non è stato consultato un medico. C’è un ruolo che chiede di essere riconosciuto, ma anche una relazione tra farmacista e cliente che non può essere taciuta, in particolar modo nelle piccole realtà territoriali che la favoriscono. La vendita senza prescrizione medica anche alle minorenni può indurre il sospetto in chiunque che sia lecito un uso idealmente abitudinario di questi prodotti, dal momento che anche lo Stato — mediante l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) — ne permette la commercializzazione senza vincoli di ricetta. Ma se non si vuole ammettere che lo Stato rivesta un compito moralizzante in questo, risulta che le p ro fe s s i o n i m e d i c o - s a n i t a r i e a b b i a n o u n a deontologia a cui i singoli operatori è bene non abdichino “con leggerezza”. Ciò evidentemente non signiQica imporre una scelta al cliente che si presenta al banco: infatti è sempre possibile che egli si rivolga ad altro esercizio. Si tratta però di offrire il dubbio che anche la sua assunzione richiede responsabilità; richiede cioè che si conosca la verità — non “una menzogna” — circa l’azione potenzialmente abortiva per la quale si sta optando.
*Bioeticista
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Theriaké
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Novità editoriali
IL NUOVO LIBRO DI GABRIELLA DAPORTO
Il consiglio e il cross selling in farmacia. Un metodo strutturato, Tecniche Nuove 2021, Euro 24,90, è il nuovo libro della dottoressa Gabriella Daporto. «Dedico questo libro a tutti i farmacisti che, negli ultimi 30 anni, hanno seguito i miei corsi di formazione in tutta Italia. Spero di aver trasmesso loro entusiasmo e passione per la professione e contenuti concreti da mettere subito in pratica. Le mie competenze sono maturate grazie all’esperienza come collaboratrice in farmacia, ma soprattutto devo ringraziare la grande multinazionale della cosmetica con cui ho lavorato per moltissimi anni. Anche l’ultima mia esperienza in un network di farmacie mi ha arricchita, permettendomi di ritornare al banco, di vivere nel punto vendita e di confrontarmi con aziende di settori diversi. Nei miei corsi, il consiglio qualiMicato del farmacista è stato sempre l’argomento più discusso e sviscerato, sotto tutti i punti di vista. A grande richiesta, ho scritto questo libro, Miglio della pausa Covid, che propone un metodo strutturato per supportare il consiglio professionale e il cross selling e offre ai farmacisti il vantaggio di potersi avvalere di un manuale di protocolli di consiglio precompilato avendo solo l’onere di completarlo con i prodotti, i servizi, le raccomandazioni generali e le promozioni etiche della propria farmacia. È uno strumento indispensabile per i neoassunti. Gli obiettivi che questo testo si preMigge sono quelli di raggiungere la massima soddisfazione del cliente/paziente e di far crescere il sell out dell’assortimento commerciale della farmacia. Le modalità da seguire sono legate al cambiamento dei comportamenti (la relazione con i clienti, la formazione permanente, il teamworking), all’acquisizione di nuove abilità (le tecniche di vendita e di cross selling) e alla compilazione dei protocolli. Il libro è sintetico, facile da leggere e propone contenuti pratici, originali, unici, grazie anche ad una parte illustrata a colori di rapida visualizzazione. Gli argomenti si possono riassumere in quattro temi centrali: - il modello di consiglio in cinque fasi: l’accoglienza, l’ascolto attivo, l’argomentazione del prodotto proposto o richiesto, il cross selling, l’arrivederci; - il metodo di formulazione dei protocolli di consiglio per ogni esigenza; - il cross selling farmaco+dermocosmetico; - le esercitazioni che, grazie a tabelle preimpostate, consentono ai farmacisti di compilare con facilità i loro protocolli per i disturbi e le patologie minori, per l’abbinamento del dermocosmetico al farmaco e per soddisfare le esigenze della pelle e dei capelli». «Non ditemi quanto vi è piaciuto il libro, ditemi cosa state facendo di diverso» Link sul sito Tecniche Nuove: https://www.tecnichenuove.com/prodotto/il-consiglio-e-il-cross-selling-in-farmacia/
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Patologia
EMICRANIA Un disturbo dalle tante facce
Rossella Giordano*
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antissime malattie comuni ai due sessi Sanità, il Professor spesso incidono diversamente su uomo e Walter Ricciardi, e donna, l’emicrania è una di queste. Si inizialmente guidato tratta di una patologia molto diffusa e dal Professor Walter invalidante, che colpisce il 12% degli Malorni, il Centro è ora adulti in tutto il mondo, con una prevalenza 3 volte d i r e t t o d a l l a maggiore nelle donne, tanto da rappresentare una Dottoressa Alessandra patologia di grande interesse nell’ambito della Care [1]. “Medicina di Genere” (MdG). L o s t u d i o d e l l e Poiché l’impatto sociale ed economico che questa differenze tra i sessi e malattia ha sulla società è abbastanza rilevante, il lo sviluppo di una Centro di Riferimento per la Medicina di Genere medicina speciSica per dell’ISS ha deciso di effettuare una serie di studi in d o n n e e u o m i n i collaborazione con il CERGAS SDA Bocconi School of rappresentano oggi il Management, per valutare le conseguenze sanitarie, principale obiettivo del sociali ed economiche di una malattia di genere, e Centro. D’altronde, fornire informazioni molto importanti sulle possibili tutti i maggiori organismi internazionali, compresi azioni da intraprendere da parte del Servizio gli organismi istituzionali europei, hanno Sanitario Nazionale. Tutto questo si è tradotto nella raccomandato che le attività di ricerca, sia preclinica creazione di un “libro bianco”, all’interno del quale che clinica, tengano conto di queste differenze, sono presentati i risultati dell’indagine. promuovendo lo sviluppo di una medicina di Unico in Europa, il Centro di Riferimento per la precisione e personalizzata, di una medicina quindi Medicina di Genere dell’ISS si conSigura come polo di sempre più “su misura” per ciascun individuo. ricerca d’eccellenza e motore propulsore per lo sviluppo clinico-sanitario della MdG in Italia. Ciò CLASSIFICAZIONE DELLE CEFALEE anche e soprattutto grazie al recente decreto entrato L’emicrania, comunemente chiamata ma di testa, è in vigore il 15 febbraio 2018 (“Applicazione e una delle varie forme di cefalea, cioè quel dolore diffusione della medicina di genere nel Servizio localizzato all’interno del capo o alla base del collo, Sanitario Nazionale”, art. 3 della Legge 11 gennaio (periostio del cranio, muscoli, nervi, arterie e vene, 2018 n. 3, “Delega al Governo in materia di tessuti sottocutanei, occhi, orecchie, seni paranasali e sperimentazione clinica di medicinali nonché mucose), e che si manifesta come conseguenza di disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie alterazioni di meccanismi e processi Sisiologici che e per la dirigenza sanitaria del Ministero della coinvolgono strutture sensibili allo stimolo del Salute”), che afSida all’ISS la stesura di un piano dolore. Secondo la classiSicazione fatta dalla sanitario dedicato. Il Centro ha infatti il compito di International Headache Society e approvata individuare le basi Sisio-patologiche responsabili dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) — delle differenze di genere e sviluppare una rete di “ClassiSicazione internazionale delle cefalee” (ICHD) c e n t r i i t a l i a n i c h e s i o c c u p i n o d i M d G — esistono più di 200 varietà di cefalee, che a loro implementandola a livello europeo. Fortemente volta vengono suddivise in 2 tipi: cefalee primarie e voluto dal Presidente dell’Istituto Superiore di cefalee secondarie [2].
*Farmacista
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Patologia
Figura 1. George Cruikshank. The Head Ache. 1819. The Metropolitan Museum of Art, New York.
Cefalee primarie Le cefalee primarie non sono quasi mai provocate da un’unica causa, ma spesso rappresentano il risultato tra predisposizione genetica, cause endogene e fattori scatenanti. Tra i meccanismi endogeni vi possono essere: alterazioni dei vasi sanguigni della testa (dilatazione, restrizione, compressione di arterie e vene); inSiammazione delle meningi; inSiammazione dei nervi cranici; sbalzi ormonali (soprattutto nelle donne); inSiammazione e contrattura dei nervi extracranici e cervicali. Le cause scatenanti invece sono: stress Sisico o emotivo; abuso o mancato consumo di sostanze che causano leggere dipendenze come caffè, tabacco e alcol; intolleranze alimentari; iperglicemia o al contrario calo di zuccheri; postura scorretta; sbalzi climatici. Tra le forme più comuni di cefalee primarie ricordiamo le seguenti. Cefalea tensiva. È la forma più comune di mal di testa e si manifesta come risultato di una contrazione continua e involontaria dei muscoli della testa, del
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collo e delle spalle, dovuti a stati di tensione, ed è caratterizzata da attacchi di durata variabile tra la mezz’ora e la settimana. Spesso è il frutto di una condizione di stress o ansia o di una postura scorretta. È caratterizzata da un dolore bilaterale e costrittivo (il famoso cerchio alla testa) a livello occipitale o in tutto il capo, e l’intensità del dolore va da lieve a moderata. Emicrania. Costituisce il secondo tipo più comune di cefalea primaria e colpisce prevalentemente le donne, può presentarsi anche in età infantile. Il dolore tende ad esordire lentamente su un solo lato della testa, coinvolgendo generalmente la regione frontale sopra l'occhio e la tempia, Sino a diventare intenso e pulsante, e causare sintomi come nausea, vomito, fotofobia (sensibilità alla luce), fonofobia (sensibilità al suono) e/o osmofobia (sensibilità agli odori). Per questo motivo, molte persone con l'emicrania preferiscono riposare in una stanza buia e silenziosa. Il mal di testa può anche diffondersi ad entrambi i lati e, di solito, peggiora con il movimento.
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Tutto ciò, ovviamente, limita il paziente nello svolgimento delle abituali attività quotidiane. Si manifesta con attacchi ricorrenti, ma che si presentano con una frequenza molto variabile (da pochi episodi all'anno a 2-3 attacchi alla settimana). Un attacco emicranico può durare da quattro ore a tre giorni. Le cause esatte sono ancora sconosciute, m a l a t e o r i a p r i n c i p a l e a t t e s t a l ' o r i g i n e neurovascolare del disturbo. Alcuni stimoli inducono un'alterazione del sistema di regolazione del dolore, che a sua volta provoca cambiamenti nei vasi sanguigni del cervello. Inoltre, il mal di testa può essere innescato da una serie di fattori scatenanti come: squilibri ormonali (emicrania mestruale), alimenti (cioccolato, formaggi stagionati o additivi alimentari), cause ambientali, astinenza da caffeina, mancanza di sonno, fumo, alcol ecc. L'emicrania può manifestarsi con o senza aura. L'aura consiste in una serie di sintomi transitori di tipo neurologico (disturbi visivi, sensoriali e della parola), che precedono e accompagnano particolari forme di emicrania [3]. Cefalea a grappolo. È la forma più grave di cefalea e generalmente colpisce gli uomini, soprattutto se fumatori, e gli adulti sopra i vent’anni. Si caratterizza per il dolore lancinante solo su un lato della testa, rimane generalmente uguale nel caso di attacchi ricorrenti. L’episodio ha una durata che va dai 15 minuti alle 3 ore e può ripetersi più volte nel corso della giornata. Il caratteristico dolore alla testa può essere associato ad altri sintomi ben deSiniti, come lacrimazione, arrossamento congiuntivale, abbassamento della palpebra, rinorrea e congestione nasale. A differenza dell'emicrania, la cefalea a grappolo non si accompagna quasi mai a nausea o vomito. Le possibili cause alla base del disturbo devono essere ancora completamente deSinite, ma si ritiene siano implicate alcune alterazioni ormonali e n e r v o s e , c o n p o t e n z i a l e c o i n v o l g i m e n t o dell'ipotalamo (ciò spiegherebbe perché gli attacchi e la periodicità degli stessi si presentano con una cadenza precisa). I principali fattori scatenanti sono: jet lag, stress, alterazioni dei ritmi di sonno-veglia, fumo ed eccessivo consumo di bevande alcoliche [4]. Cefalee secondarie Le cefalee secondarie sono invece la conseguenza di altre condizioni patologiche, infatti spesso molte malattie vengono scambiate per mal di testa in quanto il mal di testa stesso è un sintomo di quella manifestazione. A tal riguardo possiamo citare la sinusite, la faringite, l’otite e il trauma cranico; ma le cefalee secondarie possono essere causate anche da condizioni patologiche molto gravi e, specie se si associano ad altri sintomi allarmanti, non devono essere trascurate. La diagnosi precoce e la cura tempestiva
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permettono, infatti, di limitare il disturbo all'origine del mal di testa, prima che questo degeneri divenendo rischioso per la vita (come nel caso di emorragie intracerebrali e ictus). Fortunatamente, le cefalee secondarie "pericolose" rappresentano solo una piccola percentuale dei casi. Se il dolore alla testa si manifesta improvvisamente, con un'intensità peggiore rispetto a quanto si sia mai sperimentato, e se questo si associa ad altri sintomi che non possono essere riferiti al mal di testa, è necessario riferire urgentemente la condizione al proprio medico. Questo può stabilire se si tratta di una cefalea primaria occasionale e isolata oppure può richiedere ulteriori accertamenti diagnostici per risalire all'origine del mal di testa [5]. INQUADRAMENTO CLINICO DELL’EMICRANIA Secondo l’OMS, «l’emicrania non è un sintomo ma è una malattia neurologica che afSligge soprattutto il sesso femminile e rappresenta la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante del genere umano». Nonostante la letteratura su questo argomento sia abbastanza vasta, l’emicrania rimane comunque una malattia poco conosciuta e sottotrattata a dispetto di una disabilità tanto grave e di costi imponenti. L’emicrania è una malattia neurovascolare a carattere familiare con base verosimilmente genetica. Gli studi condotti sino a oggi testimoniano il coinvolgimento di almeno 38 geni. Il cervello emicranico è ipereccitabile ma paradossalmente ipometabolico: cioè, spende molta più energia di quanta ne produce. La sua caratteristica tipica è di convertire in dolore gli stimoli non dolorosi quali lo stress, le variazioni ormonali femminili, i cambi climatici, le irregolarità del ritmo sonno-veglia, il digiuno, ecc. Si pensa che un ruolo chiave nello scatenamento dell’attacco sia svolto dalla corteccia cerebrale pre-frontale che p ro c e s s a gl i eve n t i s t re s s a n t i , c o s ì c o m e
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dall’ipotalamo, organo sensibile alle variazioni dei ritmi di vita e responsabile dei prodromi dell’attacco. Durante la fase dolorosa vera e propria, tuttavia, il primo attore è il sistema trigemino-vascolare, costituito dall’interconnessione tra la prima branca trigeminale e i vasi meningei. Nel corso dell’attacco, le terminazioni trigeminali si attivano e liberano perifericamente, a livello dei vasi meningei, diversi neuropeptidi tra i quali spiccano il CGRP (peptide correlato al gene della calcitonina), la neurochinina A e la sostanza P; il risultato è una dilatazione dei vasi che diventano anche edematosi e più permeabili, dando origine alla tipica pulsatilità del dolore. Centralmente, il trigemino libera CGRP e glutammato in direzione del proprio nucleo (nucleo trigeminale caudale) posto nel tronco cerebrale e da qui l’impulso doloroso arriva al talamo e quindi alla corteccia somatosensoriale, diventando sensazione cosciente. Emerge pertanto da questa descrizione come il dolore emicranico sia in realtà un “dolore delle meningi” e non del cervello. Tutti i meccanismi emicranici descritti si realizzano anche grazie alla connivenza di un sistema di protezione dal dolore (sistema antinocicettivo) meno efSiciente a causa di una selettiva disfunzione di nuclei serotoninergici (grigio periacqueduttale, nuclei del rafe) e noradrenergici (locus coeruleus) [6]. In Italia più di un paziente su quattro presenta un attacco di emicrania superiore ai 5 giorni al mese, valore soglia per l’adozione di una terapia preventiva, tuttavia questa viene adottata solo dall’1,6% dei soggetti emicranici che così si sottopongono ad accertamenti diagnostici impropri o inutili (il 48,5%), con costi considerevoli a carico d e l S S N ( 8 0 % d e l l e p r o c e d u r e e s e g u i t e impropriamente). Inoltre gli emicranici non sanno di potersi rivolgere ad uno specialista: solo il 52,6% ne ha consultato uno nella propria vita, rivolgendosi nel 19,6% dei casi a specialisti non idonei. Tutto questo si traduce in un forte impatto socioeconomico, sia in termini di costi diretti per spese mediche e farmacologiche, sia in termini di riduzione della produttività dovuta alle assenze o al minor rendimento lavorativo durante gli attacchi emicranici. Le persone colpite da emicrania vivono una pesante stigmatizzazione dovuta alla mancata comprensione del reale impatto di questa malattia ( i n te r m i n i S i s i c i e c o g n i t iv i ) e a l l a s u a banalizzazione. Soprattutto nella donna, la malattia trova la sua massima espressione durante l’età fertile e di massima produttività, con effetti importanti sul percorso di studio, sulla vita professionale ma anche sociale, familiare e di coppia, portando ad una progressiva rinuncia ai momenti di svago e di divertimento [7]. Dai dati registrati, il CERGAS ha così stimato un costo annuale per paziente con emicrania pari a € 4.352, di cui € 1.100 (il 25%) per
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prestazioni sanitarie, € 1.524 (il 36%) per perdite di produttività, € 236 (il 5%) per assistenza formale e € 1.492 (il 34%) per assistenza informale, per non parlare dei costi a carico dei pazienti per farmaci o trattamenti non coperti dal Servizio Sanitario Nazionale, quantiSicati in € 464 all’anno [8]. Questo ci fa riSlettere quanto ogni trattamento farmacologico debba essere associato all’adozione di un miglioramento delle abitudini e alla rimozione dei fattori scatenanti evitabili (come digiuno o privazione del sonno). La terapia dell’emicrania si distingue in terapia acuta (per spegnere l’attacco) e terapia di proSilassi (per prevenirlo). Tra i farmaci d’elezione per il trattamento delle crisi emicraniche in atto vi sono i triptani. Si tratta di una categoria di farmaci che agiscono mimando l’azione della 5idrossitriptamina (5-HT), anche nota come serotonina, in grado di oltrepassare la barriera ematoencefalica (BEE). Nel dettaglio, i triptani sono agonisti selettivi dei recettori serotoninergici di tipo 1; più precisamente, essi hanno una particolare afSinità per i sottotipi 5-HT1B (che, a livello centrale, sono presenti in particolar modo nelle arterie cerebrali) e per i sottotipi 5-HT1D e 5-HT1F neuronali (localizzati soprattutto nel sistema trigemino-vascolare). I triptani, inducendo quindi una stimolazione dei suddetti sottotipi recettoriali, causano la vasocostrizione dei vasi sanguigni cerebrali e l'inibizione del rilascio delle sostanze vasoattive (dovuta all'attivazione delle afferenze trigemino-vascolari) che, invece, ne provocano la dilatazione. In questo modo, i triptani risolvono l ' a t t a c c o e m i c r a n i c o c o n t r a s t a n d o s i a l a vasodilatazione, direttamente responsabile dello stimolo doloroso, sia contrastando il rilascio di tutte quelle sostanze che provocano la dilatazione dei vasi sanguigni cerebrali [9]. Le terapie usate invece per la prevenzione degli attacchi sono mutuate da altre indicazioni terapeutiche. Si tratta di farmaci rivelatisi in un secondo momento efSicaci anche per l’emicrania, ma con effetti collaterali importanti e la conseguente interruzione del trattamento da parte dei pazienti. Per le donne inoltre esiste un rischio di potenziale malformazione dell’embrione in caso di gravidanza e di riduzione dell’efSicacia dei contraccettivi orali. Dal 2019 è disponibile in Italia una nuova categoria di farmaci noti come anticorpi monoclonali anti-CGRP/ CGRP-R, già in commercio negli USA e in alcune nazioni europee. Il CGRP (peptide correlato al gene della calcitonina) è un neuropeptide che modula il segnale nocicettivo ed è un vasodilatatore che è stato associato alla Sisiopatologia dell’emicrania. Al contrario di altri neuropeptidi, si è osservato che i livelli di CGRP aumentano in modo signiSicativo durante l’attacco emicranico e ritornano alla norma con la risoluzione della cefalea. Questi anticorpi
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Tabella 1. Diagnosi differenziale delle cefalee. Fonte: https://www.neuros.it/patologie-neurologiche/cefalea/
monoclonali anti-CGRP legano il recettore del peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP), che è localizzato in aree che sono rilevanti per la Sisiopatologia dell’emicrania come il ganglio del trigemino: così facendo gli anticorpi competono in modo potente e speciSico con il legame del CGRP al proprio recettore, inibendone la funzione a tale livello, senza tra l’altro svolgere alcuna attività contro altri membri della famiglia di recettori per la calcitonina. Si tratta della prima terapia speciSica e selettiva per la prevenzione dell’emicrania, somministrata mensilmente per via sottocutanea per alcuni mesi. Gli studi condotti su oltre 4500 pazienti, hanno
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dimostrato un’ottima efSicacia (riduzione degli attacchi >50% nel 60-70% dei pazienti; riduzione >75% nel 45% dei casi; riduzione del 100% nel 25% dei soggetti) con eccellente tollerabilità (eventi avversi uguali al placebo) e sicurezza d’impiego [10]. Alcune tra le principali scoperte e sperimentazioni sulle cefalee sono state compiute da ricercatori italiani. Secondo i dati delle due società scientiSiche di riferimento, SISC e ANIRCEF, sono operative sul nostro territorio nazionale 148 strutture pubbliche o accreditate con il SSN, distinte in centri cefalea (n=78) e ambulatori specialistici dedicati (n=70), una presenza territoriale che porta l’Italia ad essere la nazione con la massima densità di centri per le
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cefalee nel panorama internazionale. In Italia operano anche quattro associazioni di pazienti cefalalgici Associazione Italiana per la lotta contro le Cefalee (AIC), Alleanza Cefalalgici (ALCE), Lega Italiana Cefalalgici (LIC) e OUCH Italia (Organization for Understanding Cluster Headache). Purtroppo esiste ancora oggi un vuoto normativo a causa del quale le forme più severe di emicrania non sono contemplate nei livelli essenziali di assistenza, nonostante le pressioni e le evidenze fornite dalle società scientiSiche e dalle associazioni di pazienti. I beneSici dell’invalidità sono riconosciuti per le forme più severe in due sole regioni, Lombardia e Veneto, anche se è recentissima (26 Ottobre 2020) la notizia che conferma l’Asp di Siracusa, e in particolare l’ospedale Muscatello di Augusta, come primo centro in Sicilia in cui viene attuata la cura con gli anticorpi monoclonali. L’autorizzazione alla prescrizione di questi farmaci speciSici e selettivi (Erenumab, Galcanezumab e Fremanezumab) è stata rilasciata direttamente dall’Assessorato Regionale della Salute garantendo una speranza in più anche a tutti quei siciliani che ad oggi sono costretti a curarsi fuori regione [11].
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Cady R.K., et al., EfHicacy of subcutaneous sumatriptan in repeated episodes of migraine. Neurology. 1993 Jul;43(7):1363-8. doi: 10.1212/wnl.43.7.1363. Erratum in: Neurology 1993 Oct;43(10):2010. PMID: 8392150. 10. Barbanti P., et al., The role of anti-CGRP antibodies in the pathophysiology of primary headaches. Neurol Sci. 2017 May;38(Suppl 1):31-35. doi: 10.1007/ s10072-017-2907-8. PMID: 28527063. 11. Insanitas.it. Emicrania: terapia con anticorpi m o n o c l o n a l i a l l ’A s p d i S i r a c u s a . h t t p s : / / www.insanitas.it/emicrania-terapia-con-anticorpimonoclonali-allasp-di-siracusa/
Bibliografia e sitografia 1.
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PARVOVIRUS NEL CANE Carmen Carbone*
I
l più importante virus enterico che infetta i canidi è il parvovirus canino di tipo 2 (CPV-2). Il CPV-2 è un virus estremamente contagioso che causa un’elevata morbilità con maggiore incidenza nei rifugi, nei negozi di animali e negli allevamenti. La malattia è caratterizzata da un rapido decorso clinico che spesso esita nella morte entro 2-3 giorni dopo la comparsa dei segni clinici in ospiti non protetti. Può colpire cani di qualsiasi età, ma l’infezione grave è comune nei cuccioli di età compresa tra 6 settimane e 6 mesi. Tutte le razze sono sensibili alla malattia, sebbene le razze pure risultino maggiormente suscettibili [1]. Il CPV (parvovirus canino) appartiene alla famiglia Parvoviridae e al genere Parvovirus; è un virus a DNA monocatenario, a simmetria icosaedrica e nudo (sprovvisto di envelope di rivestimento), composto da circa 5000 nucleotidi [2]. L’assenza di envelope rappresenta la principale arma di difesa del virus in quanto gli consente di resistere nell’ambiente esterno (Sino a 6 mesi), e lo rende insensibile alle variazioni di pH ed ai comuni solventi lipidici: questo aspetto spiega perché un cucciolo può morire pur non essendo stato a contatto con un soggetto malato, ma semplicemente tramite la contaminazione ambientale. Come gli altri virus a DNA a singolo Silamento, mostra un elevato tasso evolutivo che ha causato una notevole variabilità a livello nucleotidico e amminoacidico. FPV e CPV-2 Tutte le ricerche effettuate hanno chiaramente evidenziato che CPV-2 costituisce una deriva antigenica del virus della panleucopenia felina (FPV) formatasi intorno al 1970. CPV-2 si diffuse inizialmente in diverse specie di carnivori selvatici (visone, orsetto lavatore, volpe, ecc…) e intorno al 1977-1978 fece la prima comparsa nel cane. Dopo un’iniziale pandemia alla quale conseguirono numerosi decessi, il virus originario scomparve per poi riemergere intorno agli anni ’80 sotto forma di varianti antigeniche denominate CPV-2a e CPV-2b. Più recentemente è emersa la variante CPV-2c, oggi ampiamente distribuita [3], isolata nel 2001 da un gruppo di ricercatori dell’Università di Bari. Questi, tramite osservazioni di campo, hanno confermato la sua ampia diffusione in diverse zone di Italia e in
E u r o p a e i l s u o maggiore potenziale patogeno per cani di età superiore ai 6 mesi [4]. Tuttavia, uno studio recente [5] ha mostrato che il ceppo più vecchio di CPV-2c è stato isolato nel 1996, fo r n e n d o c o s ì l a prova che questa variante circolava in Germania 4 anni prima della sua comparsa in Italia. Le differenze antigeniche che si osservano tra le diverse varianti sono associate a cambiamenti del residuo 426 (Asn in CPV-2, Asp in CPV-2b e Glu in CPV-2c). Questa mutazione colpisce la principale regione antigenica (epitopo A), che si trova nella parte superiore della proteina capsidica maggiore (VP2), che a sua volta rappresenta circa il 90% dell’intero capside virale. In conclusione, sebbene i virus a DNA abbiano un tasso di mutazione inferiore rispetto ai virus a RNA, il tasso di sostituzione genomica sia per CPV che per FPV è paragonabile a quello comunemente osservato nei virus a RNA, e questo è ampiamente dimostrabile grazie all’evoluzione genetica consecutiva che il virus ha subito [6]. Sono osservabili almeno sei-sette mutazioni amminoacidiche tra FPV e CPV-2, e almeno cinque-sei mutazioni tra l’originario CPV-2 e le sue varianti CPV-2a e CPV-2b. Queste piccole differenze rendono il CPV un importante modello per lo studio dell’evoluzione virale. In vitro, mentre l’FPV replica efSicacemente solo nelle linee cellulari feline, il CPV può infettare con la stessa efSicacia sia cellule di origine felina che canina. In vivo invece, l’originario CPV non replica nelle cellule feline, mentre le varianti CPV-2a/b hanno riacquisito la capacità di replicare negli ospiti felini. In diverse parti del mondo sono stati infatti riportati tra i felini selvatici e domestici casi di panleucopenia felina causati dalle varianti 2a e 2b; così come per la nuova variante CPV-2c il primo caso nel gatto è stato segnalato in Italia, sebbene non siano state descritte le condizioni cliniche del paziente, i parametri ematologici e l’outcome dell’infezione. Più
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F i g u r a 1 . P a r v o v i r u s c a n i n o . F o n t e : h t t p : / / w w w. v i r o l o g y. w i s c . e d u / v i r u s w o r l d / p s 1 0 / cpv_canine_parvovirus.jpg
recentemente [7] [8] sono stati osservati due casi di infezione nel gatto da CPV-2c: in entrambi è stata riscontrata una forma lieve di malattia non accompagnata da alterazioni ematologiche rilevanti. In uno dei due gatti invece si è sviluppata una s i n t o m a t o l o g i a n e u r o l o g i c a ( s e b b e n e i n concomitanza ad un ascesso intracranico). Inoltre, rispetto all’originario tipo 2, le varianti 2a e 2b sono capaci di essere rilasciate in ambiente dal soggetto c o l p i t o a t i t o l i v i r a l i m o l t o p i ù a l t i e conseguentemente sono in grado di causare un quadro clinico più grave nel paziente. Per quanto riguarda invece la variante 2c è stata descritta per la prima volta in due cani di razza Pastore Tedesco [9]; in entrambi i cuccioli è stata segnalata una diarrea mucosa/acquosa e una transitoria leucopenia ma, nonostante la successiva diarrea emorragica e il vomito incoercibile, il recupero è avvenuto in pochi giorni [10]. Disinfezione ambientale La circolazione attiva del virus e le iniziali vaccinazioni programmate hanno condotto all’insorgenza di immunità di gregge nella popolazione canina, e questo ha ampiamente ridotto sia la mortalità che l’ulteriore diffusione del virus. Comunemente, il CPV-2 infetta cuccioli di 4-12 settimane, specialmente durante il declino degli anticorpi di derivazione materna. Generalmente, gli adulti sono resistenti all'infezione da CPV-2 a causa della ridotta suscettibilità o presenza di un'immunità speciSica indotta dalla vaccinazione o da infezioni precedenti. Il CPV-2 è resistente alla maggior parte dei disinfettanti, mentre è sensibile alla formalina, al β-propiolattone, idrossilammina, agenti ossidanti, alogeni, aldeidi e idrossido di sodio. Tra gli alogeni, l'ipoclorito di sodio è quello maggiormente
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Figura 2. Bersaglio tissutale del parvovirus canino. Fonte: https://www.pdsa.org.uk/media/5855/pdsa-art-12-virusattacking-dog-guts.png
impiegato per via del suo ampio spettro di attività: è inoltre di facile impiego e non costoso, anche se diversi fattori inSluenzano la sua efSicacia. Nei canili e nelle cliniche veterinarie, al Sine di mantenere il controllo delle infezioni da CPV-2, sono necessari sia la disinfezione ambientale che rigorosi programmi di vaccinazione. La maggiore persistenza del virus è responsabile di nuovi focolai nei neonati, per cui si dovrebbe prestare particolare attenzione alla reale efSicacia dei protocolli di disinfezione; l'uso di concentrazioni efSicaci di ipoclorito di sodio per un breve periodo di tempo può contribuire a controllare la contaminazione (e quindi la frequenza dei focolai di CPV-2) riducendo al minimo l'impatto ambientale [11]. Replicazione virale Dopo la sua origine il CPV si è rapidamente diffuso in tutto il mondo, causando tra la popolazione canina gravi epidemie di malattia e alta mortalità. Poiché la sua replicazione dipende dalla cellula ospite infettata, predilige cellule ad alta proliferazione: riconosce infatti come principali bersagli tissutali le cripte intestinali e gli organi linfoidi, pertanto il quadro clinico più comune è caratterizzato da vomito e diarrea in associazione ad anoressia, depressione e febbre. Si diffonde rapidamente mediante trasmissione diretta (via oro-fecale) o trasmissione indiretta (esposizione oro-nasale o fomiti contaminati dalle feci). L’escrezione fecale del virus è precoce (3 giorni dopo inoculazione sperimentale) e lo spargimento ambientale del virus mediante le deiezioni può continuare per un periodo che varia tra le 3 e le 4 settimane dopo l’infezione clinica o subclinica. Come detto, una volta raggiunto l’ospite, il
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virus inizia la sua replicazione nei tessuti linfoidi dell’orofaringe, linfonodi mesenterici e timo, e tramite diffusione ematogena (dopo 3-4 giorni) viene disseminato nelle cellule delle cripte intestinali del piccolo intestino; in seguito alla prima fase viremica si localizza in maniera predominante nell’epitelio di rivestimento della lingua, cavità orale ed esofago. Inoltre il virus è stato isolato anche da polmoni, milza, fegato, reni e miocardio dimostrando così il suo potere patogeno sistemico. Il tasso di replicazione e il rapido turnover cellulare delle cellule linfoidi ed intestinali è il principale fattore determinante la gravità della malattia, e la replicazione virale è direttamente correlata alla distruzione cellulare. Fattori predisponenti (ad es. concomitanti infestazioni parassitarie, svezzamento precoce, ecc…) inducono nei cani l’instaurarsi delle manifestazioni cliniche per via dell’aumentata attività cellulare della mucosa. Durante lo svezzamento, ad esempio, gli enterociti delle cripte intestinali hanno un più alto indice mitotico per via del cambio della Slora batterica e della dieta: questo predispone ad una maggiore suscettibilità al tropismo virale per via della rapida divisione cellulare. Il parvovirus infetta l’epitelio germinale delle cripte intestinali causando la totale distruzione dei villi: durante questa fase l’intestino perde quasi completamente la sua capacità assorbente, innescando diarrea, che il più delle volte è emorragica, e cachessia nel paziente colpito [12]. Il decorso clinico è generalmente rapido (4-5 giorni), ed è caratterizzato da necrosi dei tessuti linfoidi cui consegue leucopenia/linfopenia. Gli animali possono guarire o morire molto lentamente. È possibile anche l’instaurarsi di un’infezione sub-clinica caratterizzata da una lieve leucopenia e da una condizione clinicamente asintomatica del cane; in questo caso è comunque presente una certa escrezione virale con le deiezioni. Per quanto riguarda i soggetti clinicamente sintomatici, il virus può essere eliminato con le feci anche a basso titolo Sino a 40 giorni dopo l’infezione [13]. Miocardite nei cuccioli Nei cuccioli il CPV può anche inSluenzare le cellule miocardiche durante il periodo di turnover cellulare che si veriSica dal momento dello sviluppo intrauterino Sino all’età di circa a due settimane. Ciò conduce a insufSicienza cardiaca acuta che esita spesso in morte improvvisa entro la prima settimana di vita. In questo caso il decesso avviene prima della comparsa dei sintomi gastroenterici. Tuttavia la miocardite acuta non è un reperto frequente; cambiamenti strutturali del tessuto miocardico sono invece stati osservati in cuccioli sopravvissuti all’infezione, ma la loro conseguenza clinica non è ancora chiara.
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Figura 3. Diarrea emorragica tipica del cucciolo affetto da parvovirus in fase acuta.
Sintomi clinici Nell’intestino invece i segni caratteristici dell’enterite da parvovirus comprendono come detto la necrosi dell’epitelio delle cripte intestinali: ne consegue accorciamento o obliterazione dei villi e la dilatazione delle cripte con detriti cellulari necrotici. Tutti questi cambiamenti conducono alla distruzione della barriera intestinale che non consente più lo sviluppo e la stimolazione del sistema immunitario e l’instaurazione della tolleranza orale. A lungo termine si può pertanto osservare una maggiore incidenza di malattie immunologiche nei soggetti guariti. L’enterite che si manifesta nel cucciolo in combinazione con la neutropenia può predisporre a setticemia nel cucciolo: è infatti fondamentale un trattamento antibiotico aggressivo per via endovenosa in associazione alla terapia di supporto [14]. Infatti, il progressivo danneggiamento del tratto intestinale, secondario all’infezione virale, aumenta il rischio di traslocazione batterica cui consegue una setticemia da batteri coliformi e possibilità di shock settico. Escherichia coli è stato isolato anche dai polmoni e dal fegato dei cuccioli colpiti; sono frequenti infatti anche le lesioni polmonari che conducono a sindrome da stress respiratorio. Le manifestazioni cliniche più frequentemente osservate rimangono tutt’oggi quelle meno speciSiche riferibili ad enterite, comunemente accompagnata da anoressia o letargia, rapido calo ponderale, depressione, diarrea profusa e vomito incoercibile, disidratazione e febbre. A causa dell’atonia intestinale che esita in mancata peristalsi,
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Figura 4. Ambulatorio veterinario Carbone: cuccioli sottoposti a fluido-terapia endovenosa.
talvolta può manifestarsi intussuscezione intestinale, con prognosi negativa il più delle volte. Alterazioni ematologiche e importanza di una Jluido-terapia di supporto Per quanto riguarda invece le alterazioni ematologiche, quelle più frequentemente osservate sono riconducibili come detto a neutropenia e/o linfopenia a causa della distruzione dei precursori del midollo osseo, della deplezione dei tessuti linfoidi e dell’aumentata domanda di cellule anti inSiammatorie nel tratto intestinale. Si possono talvolta riscontrare anemia, trombocitopenia o trombocitosi, pancitopenia, leucocitosi neutroSilica e monocitosi. La precoce conta dei leucociti in circolo può fornire ulteriori informazioni: un signiSicativo calo dei leucociti o dei linfociti (<2000 WBC/mm3) depone per una prognosi negativa. La Sluido-terapia è il trattamento di elezione nei soggetti colpiti dal parvovirus. Si predilige l’impiego di un catetere venoso periferico o centrale (qualora necessario) per consentire una terapia endovenosa di supporto. In caso di cateterizzazione periferica, sarebbe opportuno sostituire il catetere ogni 72 ore al Sine di prevenire le colonizzazioni batteriche e le conseguenti Slebiti. Il catetere centrale (posto sulla vena giugulare) si presta sicuramente meglio per l’ottimizzazione della terapia stessa, riduce il rischio di trombosi venosa causata dal frequente stato di iper-coagulazione del sangue del soggetto colpito e può inoltre rimanere in sede per tutta la durata dell’ospedalizzazione. Tuttavia è poco tollerato per
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cui rende più complicata la gestione del paziente. Nei cuccioli è quindi di fondamentale importanza ristabilizzare la normale volemia del sangue entro 1-2 ore. I Sluidi preferibilmente utilizzati sono i cristalloidi isotonici, in particolare il Ringer lattato, impiegato per reidratare il paziente e migliorare i parametri di perfusione come il tempo di riempimento capillare, il polso femorale, la pressione arteriosa media e la concentrazione di lattati nel sangue. Inoltre l’ipoglicemia, riscontrabile mediante esame biochimico del sangue, è una conseguenza molto frequente in corso di gastroenterite emorragica, specialmente nelle razze toy; in questi casi è possibile implementare la Sluido-terapia con soluzione glucosata al 5 %. Di fondamentale importanza rimane, come detto, la somministrazione d i u n a n t i b i o t i c o a d a m p i o s p e t t r o ( e s . enroSloxacina), che possa garantire una protezione efSicace nei confronti dei batteri Gram+, Gram- e anaerobi. Anche la terapia antiemetica parenterale assume un ruolo essenziale nel trattamento così da consentire, se possibile, un minimo supporto n u t r i z i o n a l e a l p a z i e n t e , a s s o c i a t o a u n miglioramento precoce della mucosa intestinale, una riparazione più rapida e di conseguenza una ridotta possibilità di traslocazione batterica [15]. Inoltre, l’alterazione del microbiota intestinale (insieme di microorganismi che costituiscono la Slora batterica intestinale) che si veriSica in corso di gastroenterite acuta è una delle principali conseguenze della malattia. È fondamentale ristabilire il normale microbiota del paziente, per ottenere una più precoce risoluzione della diarrea, che è spesso perpetuata dalla disbiosi batterica intestinale [16]. È quindi molto utile contrastare la proliferazione di batteri patogeni mediante un valido supporto nutraceutico, al Sine di migliorare ulteriormente l’effetto barriera della mucosa intestinale. Diagnosi e proJilassi La diagnosi basata unicamente sul rilevamento dei segni clinici non è tuttavia sufSiciente, considerando l’ampia gamma di diagnosi differenziali possibili (es. infestazione da coccidi, ingestione di corpi estranei, infezione da coronavirus, ecc…). Per questo motivo un sospetto clinico deve sempre essere confermato mediante un test di laboratorio. A livello ambulatoriale sono attualmente disponibili dei test immuno-cromatograSici che consentono di formulare una diagnosi rapida. Sebbene meno sensibili e speciSici rispetto ad altre tecniche, quali la PCR, la real-time PCR e i test basati sulla tecnologia MGB (Minor goove binder probe), utili nei casi in cui la m a l a t t i a i n s o r g a d o p o l a v a c c i n a z i o n e , rappresentano una buona alternativa per una diagnosi di certezza, grazie al loro facile impiego e ai costi limitati anche per il proprietario. Per l’utilizzo
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del test, che ha lo scopo di rilevare l’antigene virale, vengono utilizzate le feci del paziente, e il risultato può essere interpretato in circa 10 minuti. L’eventuale positività del test, espressa mediante una banda colorimentrica a destra del test, accanto alla banda di controllo, ci permette, in associazione alla diagnosi di sospetto clinica, di effettuare una diagnosi di certezza. Questo test rappresenta quindi il metodo più rapido per la diagnosi di parvovirosi canina nella pratica quotidiana, sebbene i test rapidi non abbiano la capacità di distinguere lo speciSico sottotipo virale rilevato nel cane infetto [17]. Le vaccinazioni sono un’importante componente delle pratiche mediche preventive che, a loro volta, sono parte importante nella cura della salute animale. Il miglioramento degli attuali protocolli vaccinali è infatti fondamentale per ridurre l’alta incidenza di CPV; la vaccinazione in generale deve essere considerata come parte di un programma sanitario completo nella lotta contro le malattie infettive e nella prevenzione di future epidemie [18]. I programmi di immunizzazione dovrebbero essere ottimizzati in base al contesto speciSico di ciascun animale, tenendo in considerazione l’età, l’habitat, la prevalenza della malattia nella zona in cui vive, ecc… Particolare attenzione va poi posta alla persistenza di anticorpi materni, in relazione alla quantità di colostro ingerito e dal titolo anticorpale della madre stessa: durante la prima vaccinazione infatti la risposta è individuale, e dipende principalmente dal titolo iniziale di anticorpi materni acquisiti dal neonato [19]. L’immunità di derivazione materna inizia già attraverso la placenta (fase in cui il feto acquisisce circa il 5-10% degli anticorpi). L’immunità passiva del cucciolo è completata nelle prime 48 ore di vita allorché, con l’assunzione del colostro, può raggiungere un titolo anticorpale pari al 70-80% di quello materno. Gli anticorpi materni sono tuttavia una barriera importante in grado di bloccare eventuali vaccini somministrati, se la vaccinazione venisse effettuata precocemente l’antigene virale verrebbe fermato dagli anticorpi di origine materna e la stimolazione del sistema immunitario verrebbe così impedita. Per ottenere una buona risposta quindi il cucciolo deve essere privo di anticorpi materni, o il loro livello deve essere così basso da non essere in grado di interferire con l’eventuale vaccinazione. Esiste un particolare periodo della vita del cucciolo, denominato gap immunologico, in cui i titoli anticorpali sono inferiori alla soglia protettiva (<1:80) ma risultano ancora troppo elevati per consentire un’adeguata risposta alla vaccinazione: un cucciolo vaccinato durante questo periodo può infatti contrarre l’infezione nonostante l’avvenuta vaccinazione. È pertanto complesso stabilire l’esatto momento in cui dovrebbe essere vaccinato il paziente, sebbene con buona approssimazione si
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possa affermare che il momento ideale per la vaccinazione del cucciolo sia tra il 50° e il 60° giorno di età. Il parvovirus canino continua ad essere un importante patogeno del cane, responsabile di un alto tasso di mortalità tra i cuccioli, nonostante l’effettiva vaccinazione. Una delle principali cause è sicuramente l’alta contaminazione ambientale e gli inefSicaci protocolli di saniSicazione effettuati negli allevamenti e nelle cliniche veterinarie. Quando si veriSica un caso di gastroenterite emorragica, è buona norma isolare il soggetto colpito da quelli sani, evitare il contatto del cucciolo con l’esterno per ridurre lo spargimento virale nell’ambiente tramite le deiezioni, ricordando che il soggetto infetto continua ad eliminare virus con le feci anche dopo la guarigione clinica e che il virus è in grado di resistere nell’ambiente esterno per periodi di tempo estremamente prolungati (Sino a 6 mesi). Per impedire che un cucciolo possa infettarsi, è buona norma evitare passeggiate all’aperto prima della vaccinazione primaria, e porre particolare attenzione all’instaurarsi dei primi segni clinici (es. poco appetito, singoli episodi di vomito o diarrea) nel caso in cui lo stesso si fosse infettato, al Sine di consentire una diagnosi precoce e una maggiore possibilità di sopravvivenza del cane.
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Delle Arti
LA DEPOSIZIONE DI CRISTO NEL SEPOLCRO DI CARAVAGGIO Rodolfo Papa
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irca sette anni dopo il Riposo durante la fuga in Egitto, nei primi anni del 1600, Caravaggio dipinge la Deposizione di Cristo nel Sepolcro, tela in cui la 7igura di Maria viene tratteggiata nel suo legame con Gesù Cristo, nella v i t a , n e l l a m o r t e , n e l l a Resurrezione [1]. Ella è la donna d e l d o l o r e , m a è s e m p r e innanzitutto la donna della fede e della speranza. La tela della Deposizione viene originariamente dipinta per la Chiesa di Santa Maria della Vallicella a Roma; durante il periodo napoleonico fa parte delle opere italiane trafugate e trasferite a Parigi 7ino a quando, nel 1816, viene riportata a Roma da Canova, e da allora viene conservata in Vaticano, dove tuttora possiamo ammirarla tra i capolavori della Pinacoteca Vaticana, mentre nella sede originaria è stata collocata una copia ottocentesca. Questa tela di Caravaggio, 7in dal Seicento, viene ricordata come una delle sue migliori opere; tra gli altri, Baglione scrisse nel suo Le vite de’ pittori, scultori et architetti…, pubblicato nel 1642: «E questa dicono, che sia la miglior opera di lui» e anche Bellori nel Le vite de’ Pittori, Scultori et Architetti moderni pubblicato nel 1672 afferma: «Ben tra le migliori opere che uscissero dal pennello di Michele si tiene meritatamente in istima la Deposizione di Christo nella Figura 1. Michelangelo Merisi da Caravaggio, Deposizione di Cristo nel Sepolcro. 1602- 1604, olio su tela. Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano. C h i e s a N u o v a d e ’ P a d r i dell’Oratorio». volontà di San Filippo Neri, accanto alla sede È molto forte il legame tra l’opera di Caravaggio e la dell’Oratorio, vero punto di riferimento per i romani, Chiesa degli Oratoriani, inaugurata nel 1577 per
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Delle Arti Rodolfo Papa, pittore, scultore, teorico, storico e 7ilosofo dell’arte. Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Docente di Storia delle teorie estetiche presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Sant’Apollinare, Roma; il Master di II Livello di Arte e Architettura Sacra dell’Università Europea, Roma; l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Santa Maria di Monte Berico, Vicenza; la Ponti7icia Università Urbaniana, Roma. È Accademico Ordinario della Ponti7icia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Presidente della Accademia Urbana delle Arti. Tra i suoi scritti si contano circa venti monogra7ie e alcune centinaia di articoli (“Arte Cristiana”; “Euntes Docete”; “ArteDossier”; “La vita in Cristo e nella Chiesa”; “Via, Verità e Vita”, “Frontiere”, “Studi cattolici”; “Zenit.org”, “Aleteia.org”; …). Come pittore ha realizzato interi cicli pittorici per Basiliche, Cattedrali, Chiese e conventi (Basilica di San Crisogono, Roma; Basilica dei SS. Fabiano e Venanzio, Roma; Antica Cattedrale di Bojano, Campobasso; Cattedrale Nostra Signora di Fatima a Karaganda, Kazakistan; Eremo di Santa Maria, Campobasso; Cattedrale di San Pan7ilo, Sulmona; chiesa di san Giulio I papa, Roma; San Giuseppe ai Quattro Canti, Palermo; Sant'Andrea della Valle, Roma …).
in quanto a iniziative di preghiera, assistenza e stucchi sul catino e nell’arcone rappresentano il tema formazione. Proprio un 7iglio spirituale di San Filippo centrale. N e r i , P i e t ro V i t t r i c i , Caravaggio, che più tardi G u a r d a r o b a d i P a p a sarà chiamato proprio a «La tela di Caravaggio viene impostata G r e g o r i o X I I I rappresentare la Madonna come una grande scena teatrale, secondo B o n c o m p a g n i , è del Rosario, in questa una personale interpretazione delle sacre a l l ’ o r i g i n e d e l l a te l a occasione deve inserirsi rappresentazioni medioevali, […]» dipinta da Caravaggio. con la propria opera Pietro Vittrici, infatti, d e n t r o l o s v o l g e r s i come raccontano le fonti, era stato miracolosamente narrativo e meditativo del Rosario, e precisamente al guarito da san Filippo Neri nel 1566 ed era già suo culmine dei misteri dolorosi. Infatti la seconda penitente dal 1560; volendo edi7icare nella Chiesa Nuova una cappella a proprie spese, aveva ottenuto il 13 giugno 1577 il privilegio per una cappella dedicata alla “Pietà”; per vari motivi, Pietro dovrà lasciare in eredità al nipote Gerolamo il compito di completare il proprio voto, e proprio Gerolamo Vittrici è infatti il committente di Caravaggio. Visto il tema della Cappella, Caravaggio è chiamato a lavorare sul tema della Pietà, che risolverà con la magni7ica composizione della Deposizione. Ma per meglio comprendere la soluzione di Caravaggio dobbiamo inserirla entro l’intero progetto iconogra7ico e liturgico della Chiesa Nuova. In questo modo, è possibile rendersi conto che la tela di Caravaggio è soprattutto il risultato di un’intensa meditazione sul tema del dolore e della gloria, entro la preghiera del Rosario. Infatti, nelle tele che si succedono nelle cappelle e nel transetto della Chiesa Nuova, sono riconoscibili i quindici misteri contemplati dal Rosario che, proprio nel XVI secolo, aveva trovato una forma simile a quella attuale, grazie al domenicano Alberto da Castello. Il Rosario è una preghiera profondamente mariana, sia per la successione delle Ave Maria, sia per gli eventi meditati, che si aprono con l’Annunciazione dell’Angelo e si chiudono con l’Incoronazione della Regina degli Angeli e dei Santi. In ogni cappella, gli Figura 2. Roma, Chiesa di Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova).
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Delle Arti deposto. Dietro di loro, tre 7igure femminili compiangono il corpo morto e guardano verso il cielo. Guidati dal Vangelo di Giovanni, proviamo ad ascoltare le voci di questa sacra rappresentazione. Innanzitutto, l’uomo più giovane, che ha l’onore di sorreggere la testa e il torace di Cristo, è identi7icabile con Giovanni, il “discepolo che egli amava” (Gv 13, 23); infatti è vestito con una tunica verde e un mantello r o s s o , i n d o s s a c i o è i c o l o r i tradizionalmente attribuiti a questo evangelista. L’uomo più anziano, che sorregge le gambe con presa forte, ha un volto barbuto rivolto verso l’osservatore, con la bocca socchiusa. Egli è scalzo, ed ha un abito color mattone. La sua identità è meno immediata, e tuttavia ricostruibile con sicurezza. Figura 3. Roma, interno della Chiesa di Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova). Proprio il vangelo di Giovanni ci aiuta nell’identi7icazione: egli è Nicodemo cappella a destra, in cui la sua tela doveva essere [4]; peraltro solo la narrazione di Giovanni evidenzia collocata, prevedeva appunto la meditazione sulla Nicodemo come presente alla deposizione: «Vi andò pietà, ovvero sulla morte del Signore. Nell’arcone è infatti posta una rappresentazione in stucco della Sindone [2]. Posto davanti a questo tema, Caravaggio riesce a rappresentarlo in modo da far presagire già la Resurrezione, rappresentando così anche la gloria. Certo non a caso nel catino absidale della cappella sono rappresentati Isaia e David, scelti quasi sicuramente dal preposito Pietro Consolini, che in un documento da poco ritrovato indica David, Isaia e Abacuc [3], proprio con l’intento di sottolineare la profezia della liberazione dalla morte e della sofferenza gloriosa. La tela di Caravaggio viene impostata come una grande scena teatrale, secondo una personale interpretazione delle sacre rappresentazioni medioevali, rispondente al gusto artisticoarcheologico e alla cultura teologica post-tridentina. La scena, dal fondo scuro, è occupata da una massa scultorea, compatta e dinamica nello stesso tempo, composta dai protagonisti. Le posizioni delle 7igure occupano lo spazio tracciando tra l’angolo inferiore sinistro e l’angolo superiore destro una linea curva diagonale, percorsa da un duplice movimento, discensionale e ascensionale. Nella statica della composizione, nella 7issità del dramma viene raccontata l’intera narrazione della passione e della morte di Gesù e contemporaneamente l’imminente disvelamento della gloria. La scena è occupata principalmente dal corpo morto di Gesù che, sorretto da due 7igure maschili, pesa Figura 4. Daniele da Volterra, Busto di Michelangelo Buonarroti, verso il basso, verso il sepolcro scuro nel quale viene 1564-1566, bronzo. Galleria dell’Accademia, Firenze.
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Delle Arti anche Nicodemo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e aloe di circa cento libbre» (Gv 19, 39). Nicodemo è un ebreo colto e in7luente che, di nascosto, di notte, segue Gesù e solo alla sua morte ha il coraggio di uscire allo scoperto. Ma qui Caravaggio non lo rappresenta negli abiti propri del suo rango, in quanto egli è fariseo e capo dei Giudei (Gv 3, 1), “un maestro in Israele” (Gv 3,10), ma quasi in abiti da lavoro. Il suo volto, mentre ci aiuta a identi7icare con sicurezza l’identità di Nicodemo, ce ne spiega anche gli abiti e la funzione. Infatti, quel volto è assimilabile a quello di Michelangelo Buonarroti, così come viene ritratto dallo scultore Daniele da Volterra. Frequentemente Caravaggio utilizza il l i n g u a g g i o d e l B u o n a r r o t i p e r e s p r i m e r e d e l i c a t i p a s s a g g i d i signi7icato [5], in questo caso palesa il proprio debito rappresentandone il volto. Il poeta Marzio Milesi scrive molte composizioni celebrative in versi d e d i c a t e a l l e o p e r e d e l l ’ a m i c o Caravaggio, e tra queste ve ne sono alcune che mettono direttamente in luce proprio il sottile rapporto che intercorre tra l’opera di Michelangelo Buonarroti e quella del Merisi. In una in p a r t i c o l a re , l ’ i d e n t i 7 i c a z i o n e d i C a r a v a g g i o c o n u n a s o r t a d i Michelangelo redivivo è talmente palese ed esplicita, che lascia quasi pensare che questo fosse il sentimento dello stesso Caravaggio, che si confrontava da pari a pari con il grande Figura 5. Michelangelo Buonarroti, Pietà Bandini. 1547-1555. Museo dell’Opera del toscano: «Michel Angiolo da Caravaggio Duomo, Firenze. anchor giovane./Michel, Angel voi siete, e siete uguale/di chi fu al mondo tale,/ch’a ciascun fu quanto testimone e narratore dei fatti testimoniati. magiore,/e co’l nome, e con l’opre lui sembrate./Se tal Così, dunque, le due 7igure maschili poste da in sì verdi anni vi mostrate/che Hie in età matura?/Da Caravaggio attorno al corpo di Cristo sono due voi le gran maestre Arte, e Natura,/vinte si protagonisti e nello stesso tempo due narratori delle resteranno,/con vostro eterno honor, lor grave vicende vissute, con le parole del Vangelo e con danno». l’immagine della scultura. Il porre lo scultore a 7ianco Nella Deposizione, Caravaggio rappresenta dell’evangelista ha un particolare valore da parte di Michelangelo come Nicodemo, e del resto, nella Pietà Caravaggio. Egli è un artista ed è come se ci volesse Bandini (Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, indicare che l’arte sacra signi7ica testimoniare la 1550-55) Michelangelo stesso si era autoritratto verità, e che l’opera d’arte rende presente la verità proprio negli stessi panni. Michelangelo è scultore e narrata. La sua è una importantissima funzione di Nicodemo stesso, secondo un’antichissima servizio, per questo è rappresentato umilmente nei tradizione, è il primo scultore di un Croci7isso, il panni del lavoro e con i piedi nudi. In questo modo, cosiddetto croci7isso miracoloso beirutense [6]. Caravaggio fa proprio il sentire diffuso dal Concilio di Dunque, questa 7igura maschile rappresenta nello Trento: «attraverso le immagini che noi baciamo e stesso tempo Nicodemo, Michelangelo e l’artista in dinanzi alle quali ci scopriamo e ci prostriamo, noi
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Figura 6. Michelangelo Buonarroti. Pietà. 1497-1499. Basilica di San Pietro, Città del Vaticano.
adoriamo Cristo e veneriamo i santi, di cui esse l’“omophorion” blu e il “chiton” chiaro [8], quasi rosa mostrano l’immagine» [7]. La presenza di Nicodemo nell’ombra. ha anche un particolare valore per la considerazione Ella è posta in atteggiamento tipicamente materno, le della 7igura di Maria: il dialogo notturno avuto con sue braccia sembrano voler comprendere tutto il G e s ù e n a r r a t o d a corpo del 7iglio, come Giovanni (Gv 3, 1-21) quando era bambino e fornisce infatti delle «Tutto il muto dolore dei protagonisti poteva stringerlo tutto tra preziose considerazioni sembra sfociare nel canale aperto verso la le braccia e proteggerlo sul ruolo di Maria come speranza della resurrezione. La vicinanza del dal freddo, ma è china con madre, come vedremo fico, pianta simbolo di salvezza e redenzione, il corpo e con il capo, poi. come se assecondasse la rende più forte la presenza della speranza» Maria è posta nel gruppo discesa di Gesù verso il delle tre donne, che sepolcro, consapevole di “stavano presso la croce di non poter rimediare al Gesù”: sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala freddo che rende ceree le membra di suo 7iglio. (Gv 19, 25). Caravaggio, secondo le direttive di Sembra accompagnarlo con un’ultima carezza. In lei veridicità consigliate dal cardinal Paleotti nel Caravaggio riesce a rappresentare un dolore vero, Discorso per i dipinti di soggetto sacro, dipinge Maria realisticamente contenuto in un cuore abituato a come una donna ormai anziana, inoltre la abbiglia serbare in sé molte cose, un dolore devastante che c o m e l a t ra d i z i o n e l ’ h a t ra m a n d a t a : c o n sembra spegnere la madre insieme al 7iglio, e tuttavia ci sembra di scorgere nel suo capo chino l’immagine
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Figura 7. Giovanni Gerolamo Savoldo. Compianto sul Cristo morto. 1529. University Art Museum, Berkeley, California, Stati Uniti d’America.
della fede, che sa rendere ragione alla speranza. La Savoldo (University Art Museum, Berkeley) Maria mano di Maria sembra accompagnare Cristo nella guarda il 7iglio piegandosi pietosamente verso di lui e tomba: il suo gesto è un Hiat muto, di fronte alla stendendo il braccio destro verso l’esterno. C’è una “chenosis”, all’abbassamento della morte, così come, grammatica del dolore materno di Maria che con voce di giovinetta disse Hiat di fronte alla chenosis Caravaggio sa raccogliere ed usare. dell’Incarnazione nel suo grembo. Nelle sue mani, Il quadro trascrive quell’atmosfera di poesia, che toccano e non toccano dramma e teatralità che il Figlio, vediamo un proviene dalla spiritualità «Maria ha accolto Gesù nel suo grembo p a r t i c o l a r e e f f e t t o medievale e che possiamo psicologico di teatro, una materno, ha saputo dire “sì” ed avere fede, ancora cogliere in taluni dinamica del toccare-non mentre in lei cresceva la vita del figlio divino, compomenti letterari, toccare presente anche in biologicamente madre come tutte, con gli quali per esempio la una tragedia di Gregorio stessi disturbi e gli stessi sogni, e nello stesso trecentesca lauda “Donna di Nazianzo, composta tempo fedele ancella e custode di un de Paradiso” di Jacopone secondo lo schema del da Todi, in cui il dramma mistero» c e n t o n e , d a l t i t o l o del dolore di Maria è Christus patiens: «No, non rappresentato con accenti accostare le mani, non s i m i l i a q u e l l i toccare il cadavere, te ne prego» e più oltre «stendi le caravaggeschi: «O Higlio, Higlio, Higlio,/Higlio, amoroso mani insieme alle altre ragazze». giglio!/Figlio, chi dà consiglio/Al cor me’ angustiato?/ La posizione delle braccia di Maria ricorda molti altri […]/Et eo comenzo el corrotto;/Higlio, lo meo deporto,/ episodi della storia dell’arte, sapientemente Higlio, chi me ‘ttà morto,/Higlio meo dilicato?/Meglio rielaborati. Nella Pietà Vaticana di Michelangelo aviriano fatto/Ch’el cor m’avesser tratto/Ch’ennella Maria guarda Cristo allargando il braccio sinistro croce è tratto,/stace descilïato!» verso l’esterno e nel Compianto su Cristo morto del
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Delle Arti Le altre due donne sembrano essere complementari all’atteggiamento di Maria. La giovane immersa nel pianto è Maddalena, infatti le lacrime sono un suo attributo teologico e iconologico, che sottolinea come Maddalena sia insieme testimone della morte e della resurrezione, come nota Jacopo da Varazze nella Legenda Aurea al capitolo XCVI: «Fu lei, certo, che lavò con le sue lacrime i piedi del Signore, li terse con i suoi capelli e li unse con l’unguento ... fu lei che si fermò presso la croce del Signore durante la passione; fu lei che, procurando gli unguenti, volle ungere il suo corpo; fu lei a non lasciare il sepolcro di Gesù quando ormai tutti i discepoli si erano allontanati; fu a lei per prima che Cristo apparve dopo la resurrezione, rendendola apostola fra gli apostoli». La terza donna è identi7icabile con Maria di Cleofa, il suo atteggiamento chiude la composizione e insieme la apre verso l’alto. Lo sguardo dello spettatore, infatti, comunque percorra la scena della composizione, si trova trascinato verso l’alto, verso il suo gesto di dolore e insieme di preghiera; ella ha le mani e lo sguardo protèsi. Tutto il muto dolore dei protagonisti sembra sfociare nel canale aperto verso la speranza della resurrezione. La vicinanza del 7ico, pianta simbolo di salvezza e redenzione, rende più forte la presenza della speranza. La speranza è incarnata nel corpo di Cristo, che è realisticamente rappresentato come un cadavere. La sua mano destra segna però con le dita il numero tre, il terzo giorno della Resurrezione, e accanto a lui c’è una pianta simbolo di resurrezione, il tasso barbasso, che abbiamo già incontrato nel Riposo durante la fuga in Egitto. Tutta la tela è, dunque, percorsa dalla narrazione del fatto della morte e dalla speranza della Resurrezione. La 7igura di Maria vive questo duplice momento, che la conferma donna di fede e di speranza. Maria viene rappresentata come madre che realisticamente soffre l’indicibile dolore della perdita del 7iglio, ma è anche poeticamente tratteggiata come l’ancella fedele del Signore. Proprio il dialogo tra Gesù e Nicodemo affronta la questione della nascita dal ventre materno e della rinascita dall’alto. Nicodemo domanda: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?»; e Gesù risponde: «Se uno non nasce da acqua e spirito, non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3, 5). Maria ha accolto Gesù nel suo grembo materno, ha saputo dire “sì” ed avere fede, mentre in lei cresceva la vita del 7iglio divino, biologicamente madre come tutte, con gli stessi disturbi e gli stessi sogni, e nello stesso tempo fedele ancella e custode di un mistero. Ma la sua fede sembra essere ancora più grande di fronte alla morte del 7iglio: tutto sembra 7inire, il
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corpo esangue cala verso il buio del sepolcro, la pietra sta per chiuderlo in modo ineluttabile, ma la fede, mentre fa accettare questa discesa, apre anche l’aspettativa della speranza. Così Maria china il capo, sa che il 7iglio non può rinascerle nel grembo, ma sa anche con la sapienza della fede che il Figlio rinascerà dall’alto. Donna del dolore è donna della fede e, dunque, della speranza; come ha detto papa Francesco è «donna orante… con il cuore aperto a Dio» (Udienza generale, 18 novembre 2020).
Bibliografia e note 1.
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3. 4.
5. 6.
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8.
Cfr. Papa R., Caravaggio pittore di Maria, Ancora, Milano 2005; Papa R., Caravaggio. L’arte e la natura, Giunti, Firenze 2008; Papa R., Caravaggio. Lo stupore dell’arte, Arsenale, Verona 2009. Il culto della Sindone è rilanciato proprio in quegli anni da Papa Gregorio XIII Boncompagni, benefattore della Chiesa Nuova e in particolare della cappella della Pietà: Savio P., Ricerche sulla Santa Sindone, Torino 1957, p. 303. Barbieri C., Barchiesi S., Ferrara D., Santa Maria in Vallicella, Roma 1995, p. 183. Papa R., Nicodemo: l’artista come testimone. La Deposizione di Caravaggio, in “ArteDossier”, n. 164, febbraio 2001, pp. 18-24. Papa R., Da Michelangelo a Michelangelo, “Art e Dossier”, n. 127, ottobre 1997. Jacopo da Varazze nella Legenda aurea raccoglie e diffonde una tradizione che lo precede e che è riportata anche nella traduzione latina degli atti del II Concilio di Nicea (787), proprio quello che condanna l’iconoclastia: infatti, Atanasio bibliotecario (872) vi aveva aggiunto anche il racconto del Croci7isso miracoloso di Beirut attribuito a Nicodemo. Cfr. Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, a cura di Mansi J.D., Firenze 1759-1827, Parigi- Lipsia 1901-1927, XIII, 580c-585d. Decreto sull’immagine, la venerazione e le reliquie dei santi e le sacre immagini, in Conciliorum oecumenicorum decreta, a cura di Alberigo G. e altri, Bologna 1991, p. 775. Si tratta del mantello blu e della tunica chiara degli Ebrei, il “cioluk”.
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Cultura
I MAESTRI DELLA MARAGMA Intervista a Ciro Lomonte su artigianato e arte sacra
Ignazio Nocera
Figura 1. Interno del Duomo di Monreale (PA). Vista dall’altare di Valadier. Foto di Domenico DiVincenzo.
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rchitetto Lomonte, Lei fa parte della Fabbriceria del Duomo di Monreale. Quali sono le sDide che un capolavoro del genere pone a chi se ne occupa? Sono stato nominato nel 2016, con decreto del Ministero degli Interni, a far parte dell’attuale compagine di quella che è l’erede dell’antica Maragma del Duomo. Ne fanno parte don Nicola Gaglio (presidente), Maria Concetta Di Natale (vicepresidente), Filippo Cimino, Maurizio Sciortino, Marco Giammona, Nicola Nocera ed io. Rispetto ad altre prestigiose istituzioni del genere, che dispongono di ingenti risorse economiche e di personale proprio, il nostro è un servizio a titolo gratuito prestato all’Arcidiocesi nella sorveglianza, nella determinazione degli interventi necessari per la buona manutenzione della Cattedrale (in modo da
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ridurre al minimo indispensabile i restauri) e nella promozione della sua conoscenza in tutto il mondo. Dal luglio del 2015 il Duomo di Monreale è iscritto nell’elenco del patrimonio dell’umanità redatto dall’UNESCO, ma i numeri dei visitatori sono ancora bassi. Se si pensa che vi si può ammirare il programma iconograQico musivo, su fondo oro zecchino, più vasto del mondo, è strano che si registrino appena 400.000 presenze all’anno. La Sagrada Familia di Barcellona, ancora non completata, ne vanta dai 4 ai 6 milioni all’anno. Lei pensa che bisognerebbe attirare più turisti? Non turisti. Viaggiatori. Il turismo di massa è un fenomeno devastante: trasforma città, opere d’arte e bellezze naturali in oggetto di consumo, a volte compromettendone le buone condizioni e in ogni
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Cultura
Ciro Lomonte (Palermo 1960) è un architetto, personaggio pubblico e politico, esperto in arte sacra. Dopo la maturità ha studiato presso le facoltà di architettura dell’Università di Palermo e del Politecnico di Milano. Dopo la laurea ha iniziato a lavorare presso studi privati di architettura; in uno di essi conobbe l’architetto Guido Santoro, con il quale strinse amicizia e sodalizio professionale. Dal 1987 al 1990 ha partecipato all’elaborazione del piano di recupero del centro storico di Erice. Nel 1988 inizia le sue ricerche nel campo dell’arte sacra. Ha partecipato alla rideQinizione di molte chiese, in particolare Maria SS. delle Grazie a Isola delle Femmine, Maria SS. Immacolata a Sancipirello, Santo Curato d’Ars a Palermo ed altre. Attualmente, insieme a Guido Santoro, sta adeguando l’interno della chiesa di Santa Maria nella città di Altofonte vicino Palermo. Dal 1990 al 1999 ha diretto la Scuola di Formazione Professionale Monte Grifone (attuale Arces) a Palermo. Dal 2009 è docente di Storia dell’Architettura Cristiana Contemporanea nel Master di II livello in Architettura, Arti Sacre e Liturgia presso l’Università Europea di Roma. Nel 2017 è stato candidato sindaco di Palermo per il partito indipendentista Siciliani Liberi. È autore e traduttore di numerosi libri e articoli dedicati alla architettura sacra contemporanea. Nel 2009, insieme a Guido Santoro, ha pubblicato il libro “Liturgia, cosmo, architettura” (Edizioni Cantagalli, Siena). caso espropriando gli abitanti dei luoghi della A quel punto, più che interminabili code in attesa di propria vita ordinaria nella cornice identitaria entrare al Duomo od al chiostro, avremmo un elevato naturale. numero di opportunità per i viaggiatori che Il viaggio colto e consapevole (desiderio che si va volessero approfondire le speciQicità identitarie del diffondendo nella programmazione del tempo libero) territorio. consente al contrario di fare un salto nei secoli per comprendere le caratteristiche delle civiltà che Che ne pensa dell’arte sacra contemporanea? hanno prodotto tanta bellezza. Inoltre si possono Entriamo in un campo minato. Il problema è quello intrecciare relazioni con i cittadini e gli artigiani del che afQligge tutto il mondo attuale: la perdita di luogo da visitare, perché la cultura è frutto di una senso. Non si tratta di semplice accelerazione dovuta civiltà, non si riduce all’opera d’arte Qigurativa. O al progresso, quanto di radici estirpate. Come meglio sono opera d’arte anche la cucina, le scriveva Seneca, non esiste vento a favore per chi non tradizioni, lo stesso modo di vivere e di pensare di un conosce il porto di arrivo. popolo. Mi occupo di interventi in chiese antiche e moderne Monreale in concreto ha da più di trent’anni. molto da offrire, anche se «Il viaggio colto e consapevole […] consente Purtroppo sperimento il Duomo giganteggia su di fare un salto nei secoli per comprendere le spesso che l’arte sacra tutto ed è all’origine di un contemporanea non è né caratteristiche delle civiltà che hanno abitato che prima di arte né sacra. Per certi prodotto tanta bellezza. Inoltre si possono Guglielmo II non esisteva. versi non è neppure intrecciare relazioni con i cittadini e gli Il Duomo stesso andrebbe contemporanea, nel senso visitato insieme alle altre che vengono applicati artigiani del luogo da visitare, perché la p a r t i d e l l ’ a b b a z i a quasi acriticamente cliché cultura è frutto di una civiltà, non si riduce medievale, purtroppo vecchi di più di due secoli. all’opera d’arte figurativa» d i v i s e f r a d i f f e r e n t i I liturgisti da un lato e gli i s t i t u z i o n i . E p o i l a artisti dall’altro si sono cittadina offre tante altre attrazioni ancora poco lasciati travolgere da un morboso desiderio di valorizzate. Dovrebbe diventare una città d’arte nel modernità per la modernità. C’è chi per questo si è suo insieme, come il portentoso altopiano irrigidito e ripropone forme del passato, riQiutando architettonico di Erice (costruita anch’essa su del tutto la corretta evoluzione delle tecnologie e iniziativa di Guglielmo II) è città della scienza. delle sensibilità, cosa ben diversa dal progressismo.
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Cultura
Figura 2. Monreale (PA). Vista del chiostro dal museo. Foto di Domenico DiVincenzo.
Forse bisognerebbe riQlettere di più, da parte dei o il compianto Valerio Girgenti, il quale mi ha credenti, sul fatto che il tradizionalismo è la fede trasmesso la pazienza del disegno, perché raramente morta dei vivi, la tradizione è la fede viva dei morti. la prima soluzione è quella azzeccata, soprattutto se In tal modo si potrebbe ottenere l’innovazione nella non ci si confronta con i materiali reali. Inoltre mi ha continuità. Soprattutto se si fonda la ricerca sulla fatto conoscere testi come Perdita del centro, di Hans metaQisica dell’atto di essere. È uno dei princìpi che Sedlmayr, che mi hanno messo in guardia sulla anima me ed il mio socio presunta superiorità del Guido Santoro e per questo minimalismo razionalista. ci capita di essere guardati «L’architetto non è l’albatro di Baudelaire e U n a l t r o p u n t o d i neppure il demiurgo di certo idealismo come marziani. riferimento è stato Joan recente. È simile ad un compositore e Bassegoda i Nonell, il C o s ’ è p e r L e i direttore d’orchestra. Se è coscienzioso grande biografo di Antoni l’architettura? G a u d í i C o r n e t . studia le potenzialità degli strumenti A rischio di sembrare L’inarrivabile architetto musicali, delle voci, della coreografia, e affetto dalla sindrome di catalano è per me una P e t e r P a n , p e r m e mette ogni musicista nelle migliori stella polare per deQinire l’architettura è più che una condizioni per eseguire l’opera più bella l’architettura, in quanto è passione, è vita. Ritengo — rispetto alle richieste del committente» s t a t o c o l u i c h e h a spero a ragione — che mi s o d d i s f a t t o s i a s t a t a d a t a u n a simultaneamente nel modo responsabilità, che riempie i miei pensieri. Vorrei più radicale possibile i tre requisiti vitruviani: affrontarla sempre con spirito di servizio, ma a volte utilitas, Airmitas e venustas. Le tre componenti ci si perde un po’ a contemplare la natura delle cose. devono essere affrontate insieme, altrimenti rimarrà La maturità dovrebbe indurre invece a lavorare con solo edilizia, ingegneria o scultura. abnegazione, senza perdersi nel compiacimento delle L’architetto non è l’albatro di Baudelaire e neppure il scoperte. demiurgo di certo idealismo recente. È simile ad un Ho avuto dei modelli, come la mia insegnante di compositore e direttore d’orchestra. Se è disegno al liceo, che era stata allieva di Carlo Scarpa, coscienzioso studia le potenzialità degli strumenti
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Cultura
Figura 3. Monreale (PA), fontana del chiostro. Foto di Domenico DiVincenzo.
musicali, delle voci, della coreograQia, e mette ogni spirito comporta l’essere estromesso metodicamente musicista nelle migliori condizioni per eseguire dai grandi incarichi. l’opera più bella rispetto alle richieste del committente. Ma qualche traccia l’avete lasciata… L’architettura non ha valore di per sé, ma soltanto Sì, certo. Abbiamo iniziato collaborando con Matteo come risposta adeguata alle esigenze degli esseri Tusa alla stesura del piano di recupero del centro umani. Oggi l’università forma nuovi professionisti storico di Erice. Poi abbiamo partecipato per conto con un ego incontrollato i quali, invece di creare nostro alla riconQigurazione di varie chiese (in Sicilia a m b i e n t i a r m o n i o s i , ma anche all’estero), per es. impongono ai clienti le Maria SS. delle Grazie a loro idee astruse, alla «L’architettura non ha valore di per sé, ma Isola delle Femmine (PA), ricerca spasmodica di soltanto come risposta adeguata alle Maria SS. Immacolata a coniare un logo personale. esigenze degli esseri umani. Oggi l’università S a n c i p i r e l l o ( PA ) , S . PerQino le chiese moderne Giovanni Battista Maria forma nuovi professionisti con un ego diventano un’occasione Vianney nella periferia di per affermarsi. Oggi si incontrollato i quali, invece di creare Palermo ed altre ancora. Di p a rl a d e l l a c h i e s a d i ambienti armoniosi, impongono ai clienti le recente ci siamo occupati Massimiliano Fuksas o di loro idee astruse, alla ricerca spasmodica di del presbiterio della chiesa quella di Richard Meier o coniare un logo personale» seicentesca di S. Maria di di quelle di Mario Botta. Altofonte (PA). Non si costruisce più la Dai progetti e dalla ricerca Basilica di San Pietro, che, pur realizzata da architetti è nata la passione per trasmettere alle nuove assolutamente geniali, non è conosciuta come generazioni quanto scopriamo. Nel 2009 ho iniziato “Basilica di Bramante” o “Basilica di Michelangelo”. ad insegnare Storia dell’Architettura Cristiana Il guaio è che a volte ti trovi da solo a combattere Contemporanea nel Master di II livello in contro il pensiero dominante e ti assale il dubbio di Architettura, Arti Sacre e Liturgia presso l’Università essere nel torto. A parte il fatto che la libertà di Europea di Roma.
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Figura 4. Interno del Duomo di Monreale (PA), abside con Panacrantos e arcangeli. Foto di Domenico DiVincenzo.
Ho curato la traduzione di Architecture in Communion, un libro sulla progettazione di chiese di Steven J. Schloeder. Insieme a Guido Santoro ho pubblicato il libro Liturgia, cosmo, architettura (Edizioni Cantagalli, Siena), oltre ad alcuni volumi sull’artigianato artistico.
Viviamo in un’era di grande confusione, anche nella Chiesa Cattolica. Il problema principale è “gnoseologico”: il pensiero moderno si nutre masochisticamente di dubbi riguardo alle possibilità di conoscere la realtà. Se non recuperiamo la Qiducia nella capacità dell’uomo di accostarsi alla verità, né il bene né il bello saranno raggiungibili. Su quali presupposti dovrebbe fondarsi l’arte L’architettura in particolare è autentica quando si sacra? opera al di fuori del Papa Benedetto XVI aveva r e c i n t o d e g l i “ s t i l i ” «Viviamo in un’era di grande confusione, iniziato un percorso di codiQicati dall’Illuminismo. rinnovamento, ma non è anche nella Chiesa Cattolica. Il problema A l d i f u o r i p u r e d e i riuscito a portarlo a principale è “gnoseologico”: il pensiero linguaggi attuali, troppo compimento. Io ho avuto moderno si nutre masochisticamente di individualisti. Ecco perché l’onore di parlare con lui dubbi riguardo alle possibilità di conoscere n o i p e r s e g u i a m o di arte sacra e artigianato la realtà. Se non recuperiamo la fiducia nella un’architettura “senza a r t i s t i c o d u ra n t e u n aggettivi”. capacità dell’uomo di accostarsi alla verità, indimenticabile incontro P a r a d o s s a l m e n t e i né il bene né il bello saranno raggiungibili» privato nel 2015. funzionalisti non hanno Ovunque operino vescovi r e s o l ’ a r c h i t e t t u r a e sacerdoti di cultura profonda, questi comprendono veramente funzionale. Hanno fatto retorica della che l’arte contemporanea non rispetta, purtroppo, i funzione. Le loro opere sono inquietanti, a volte criteri indispensabili per una vera arte sacra. Come usano pure soluzioni tecnologiche inadeguate per scrive lo studioso Rodolfo Papa in Discorsi sull’arte migliorare la vita degli utenti. La questione è sacra, essa dovrebbe essere Aigurativa, narrativa, complessa, perché ha le radici nel razionalismo: universale, bella. Questi quattro requisiti vanno «Tanto peggio per i fatti (se non si accordano con la applicati anche all’architettura, arte in cui la teoria)», traduzione del tedesco «Wenn die Tatsachen Qiguratività è associata all’ornamento. nicht mit der Theorie übereinstimmen, um so
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Figura 5. Duomo di Monreale (PA), absidi. Foto di Domenico DiVincenzo.
schlimmer für die Tatsachen». Tradizionalmente la frase è attribuita a Hegel, il quale nel 1801, dopo aver teorizzato nella sua dissertazione di abilitazione all’insegnamento che non poteva esserci un altro pianeta fra Marte e Giove, venne informato che invece ne era stato scoperto uno dal palermitano Giuseppe Piazzi il 1º gennaio 1801, pianeta poi rivelatosi l’asteroide Cerere. L’esempio di tanti quartieri di edilizia economica e popolare è emblematico, in tutte le città del territorio italiano. A Palermo c’è lo ZEN 2, opera terribile e disumana dell’architetto Vittorio Gregotti ed altri. Un inferno di calcestruzzo. Eppure continuano a sostenere che lo ZEN 2 sia il miglior esempio di case popolari nel mondo! Mutatis mutandis, le chiese moderne non sono chiese cattoliche, oltre ad essere ediQici che possono turbare profondamente i fedeli. Non sono pensate per incontrare Dio nella liturgia. Sono aule per l’incontro dell’assemblea. Eppure non esistono attualmente luoghi in cui ci si senta più soli quanto all’interno di una chiesa moderna. Perché in realtà sono templi di un credo spiritualista, che disprezza il corpo e la materia. Quanto di più lontano dalla dottrina cattolica. Come ha detto qualcuno, si può e si deve parlare correttamente di “materialismo cristiano”, di amare il mondo appassionatamente per quello che è realmente, l’universo creato. È qualcosa che si trova mirabilmente narrato nei mosaici di Monreale. L’autentica arte sacra trasQigura i luoghi e gli oggetti. Le chiese del passato sono “sacramentali”, trasmettono anche Qisicamente il senso del cammino
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Figura 6. Duomo di Monreale (PA), cappella Roano, profeta Isaia. Foto di Domenico DiVincenzo.
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Cultura urgente darsi da fare per salvaguardare e sviluppare gli antichi mestieri, capaci oggettivamente di rendere migliore la vita. È dura, perché si tratta di incidere sul cambiamento dei costumi, indotto da pubblicità fuorvianti. Per questo dal 1990 al 1999 ho accettato volentieri la direzione della Scuola di Formazione Professionale ARCES a Palermo, all’interno della quale ho avviato corsi per oraQi e argentieri. Nel 2015, di fronte a scenari mutati, abbiamo fondato l’Associazione Magistri Maragmae, la quale promuove una Scuola Superiore per l’artigianato di eccellenza, la Monreale School of Arts & Crafts, alle porte della città di Monreale. È un discorso che riguarda tutto, anche l’arte del costruire. Noi crediamo nella continuità e n e l l ’ i n n o v a z i o n e d e l l ’ a r c h i t e t t u r a tradizionale, che non dovrebbe essere qualcosa di conQinato nel passato, non dovrebbe signiQicare la riproduzione ideologica degli stili antichi, come pensano a l c u n i a rc h i t e t t i p a s s a t i s t i a t t u a l i . L’architettura tradizionale riguarda piuttosto quell’insieme di tecnologie, una sapienza plurimillenaria capace di tutelare anche la salute Qisica, che si può coniugare con t e c n i c h e e m a t e r i a l i n u o v i . S e considerassimo l’arte del passato come un regesto di modelli immutabili, negheremmo al nostro tempo il diritto e la capacità di produrre qualcosa di creativo, di contribuire al vivo sviluppo dell’architettura. Al lato opposto non è vero che ciò che è nuovo è di per sé buono. A volte sì altre no. Per esempio il calcestruzzo armato ha una durata limitata. Per esempio l’applicazione delle resine epossidiche ha prodotto in alcuni casi danni irreparabili. La nostra scuola di arti e mestieri ha come obiettivo principale quello di continuare la Figura 7. Duomo di Monreale (PA), nicchia del Battista e resti dell’ambone. Foto strepitosa tradizione degli artigiani siciliani di Domenico DiVincenzo. e di darle nuovi ruoli in un mondo radicalmente cambiato dopo la rivoluzione industriale e quella informatica. verso il Cielo. Quando una chiesa antica viene A Palermo ci sono ancora artigiani capaci di sconsacrata e adattata ad altri scopi continua a realizzare manufatti unici. Tra questi ci sono gli ex trasmettere questo senso. È palpabile. Le chiese allievi dei corsi della Scuola ARCES. Il contesto moderne no, possono essere impiegate molto meglio sarebbe ideale per rafforzare una rete virtuosa più come teatri, garage, piscine, centri commerciali. unica che rara. Oltre a botteghe e fabbriche (queste ultime in preoccupante declino dagli anni Novanta ad Ci può parlare della Monreale School of Arts & oggi) ci sono l’Osservatorio delle Arti Decorative in Crafts? Italia “Maria Accascina”, fondato dalla prof.ssa Di Il disegno industriale, Qinito al servizio di una Qinanza Natale; ci sono musei con collezioni pregiatissime di aggressiva e disinteressata all’unicità ed alla durata arti applicate, dalla preistoria ai giorni nostri; c’è un del prodotto da far consumare in fretta, sta corso universitario pionieristico in Conservazione e gradualmente facendo scomparire l’artigianato. È
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Figura 8. Gibellina (TP), Chiesa Madre di Ludovico Quaroni. Foto di Domenico DiVincenzo.
Restauro dei Beni Culturali; e inQine c’è la nostra La sede della Scuola è il complesso monumentale di Scuola. S. Gaetano, all’ingresso di Monreale, messo a Abbiamo al momento due laboratori da venti posti disposizione dalla parrocchia del Duomo. Studiare e ciascuno, uno di oreQiceria e l’altro di argenteria. È lavorare a Monreale comporta entrare in relazione una realtà unica in Sicilia. Per trovare qualcosa del con le sue “eccellenze”: non soltanto il Duomo ed il genere bisogna andare a chiostro del monastero Marcianise, in provincia di benedettino, ma anche la «Le chiese del passato sono “sacramentali”, Caserta, dove opera la Biblioteca benedettina, la scuola de Il Tarì, il polo trasmettono anche fisicamente il senso del B i b l i o t e c a d i o c e s a n a orafo più grande d’Europa. cammino verso il Cielo. […] Le chiese Ludovico II Torres e il Le nostre attrezzature moderne no, possono essere impiegate molto M u s e o d i o c e s a n o . s o n o s t a t e m e s s e a meglio come teatri, garage, piscine, centri Quest’ultimo è diretto disposizione dal Collegio commerciali» d a l l a p r o f . s s a M a r i a Universitario Arces, che le Concetta Di Natale. aveva installate in altra Mentre il Bauhaus di sede nel 1995 per i corsi della propria Scuola Orafa e Weimar, aperto nel 1919, aveva fra i suoi scopi le ha cedute adesso alla neonata Magistri Maragmae, l’azzeramento metodico della tradizione, al quale a seguito di un cambiamento di strategie nell’ambito collaborarono convintamente i migliori artisti del della formazione professionale. La Scuola non si momento, la nuova Monreale School of Arts and Crafts ferma all’ambito dei metalli preziosi, può contare su vorrebbe essere un vivace laboratorio di rinascita eccellenti docenti di scultura, pittura, edilizia delle arti, riancorandole in modo originale tradizionale, falegnameria, vetrate, tessuti, all’immenso patrimonio del passato. Tutto ciò ceroplastica, mosaico, ceramica, legatoria ed altro. avrebbe un’importanza straordinaria sia per la Nel laboratorio di informatica sono trasmessi i manutenzione ed il restauro di tante opere d’arte del rudimenti del CAD e del CAM, coniugando le passato, sacra e civile, sia per la produzione di opere opportunità offerte dalle nuove tecnologie con i d’arte nuove, che parlino al cuore degli esseri umani metodi di lavorazione tradizionali. I docenti sono del nostro tempo. magistri, maestri artigiani di provata esperienza nel rispettivo settore
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LE EPIDEMIE NELLA STORIA /5 Il colera Giusi Sanci*
Il colera — dilagato in modo drammatico nel XIX secolo — è una malattia batterica acuta dell’intestino provocata da un bacillo, appartenente al genere dei vibrioni, il Vibrio cholerae, che una volta introdotto nell'organismo si moltiplica nell'apparato digerente, causando diarrea profusa, vomito, rapida disidratazione e ipotermia. La perdita di grandi quantità di liquidi può provocare uno stato di shock e il decesso. Nei casi gravi non trattati la letalità può arrivare al 50%, mentre con adeguata terapia, consistente principalmente nella somministrazione di soluzioni reidratanti, la letalità del colera risulta inferiore all'1%. Nel corso dell'Ottocento, a causa di movimenti militari e commerciali dell'Inghilterra nel continente indiano e delle macchine a vapore che resero sempre più numerosi gli spostamenti e i
Figura 1. Ludovico Brunetti, Provvedimenti contro il colera del 1885.
viaggi, il colera c o m i n c i ò a diffondersi in tutto il globo. L’Ottocento infatti ha visto uno sviluppo industriale che determinò un m a g g i o r e spostamento e un forte incremento della popolazione, sopratutto nelle grandi città, con aumento al loro i n t e r n o d e l l a quantità di riIiuti e germi che rappresentano degli elementi favorevoli allo sviluppo dell'epidemia. Il colera è un'infezione a trasmissione fecale-orale e può essere contratta in seguito all'ingestione di acqua o alimenti contaminati da materiale fecale di individui infetti. Il vibrione espulso nell'ambiente sopravvive a lungo, Iino a 14 giorni quando infetta crostacei; altri alimenti particolarmente soggetti ad essere portatori di questo germe sono i frutti di mare e i pesci (soprattutto se ingeriti crudi o poco cotti), la verdura e la frutta. In tutti questi casi è comunque l'acqua il mezzo di trasmissione originario. I germi espulsi con le feci, infatti, possono arrivare a contaminare le acque destinate all'irrigazione, e questo determina la contaminazione degli alimenti, o le acque che sfociano poi in mare. In ogni caso è la scarsa o inefIicace applicazione dei sistemi di depurazione delle acque a rendere possibile il contagio. La trasmissione interumana è rara in condizioni igienico-sanitarie normali, ma possibile. Il colera colpisce sia adulti che bambini ed caratterizzato da una diarrea imponente che conduce a disidratazione severa e morte se non trattata. Diversamente dalle altre diarree infettive, può uccidere un adulto sano in poche ore. Il colera sembra essere esistito da almeno due millenni. Già alcuni secoli prima di Cristo si possono ritrovare accenni ad una malattia i cui caratteri sembrano ricordare quelli del colera. In particolare si tratta della descrizione che Tucidide fa di un'affezione che ebbe una grande diffusione ad Atene, e di quella di
*Farmacista
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Figura 2. Napoli, disinfestazione delle strade durante l’epidemia di colera del 1973.
Susruta in India. In realtà, le prime descrizioni alle quali bisogna dar credito sono quelle risalenti al XVI secolo, e il primo a darne una descrizione attendibile sarebbe stato il portoghese Gaspare Correia nel 1543. In Cina il colera, importato dall’India, sarebbe giunto nel XVII secolo, mentre in Europa giungerà in forma pandemica nel XIX secolo, procurando nel tempo ben 7 pandemie. Con il degrado progressivo delle opere pubbliche, scomparvero l'erogazione e l'approvvigionamento idrico, e per tutto il Medioevo Iino al termine del XVIII secolo, l'Europa vivrà un lungo periodo di scarsa disponibilità di acqua potabile nei centri urbani, e quindi malattie come il colera, legate all'uso di acqua non potabile e al permanere di acque stagnanti, diventeranno endemiche in molte zone. Dal 1822-1823, data del suo arrivo nel Mediterraneo, Iino al 1911, data dell'ultima grave epidemia, il colera imperversò quasi ininterrottamente in gran parte del mondo. In questi 100 anni il Mediterraneo fu investito da epidemie di colera con una cadenza impressionante. Le epidemie si presentavano quasi sempre durante i mesi estivi, secondo calendari scanditi dalle condizioni atmosferiche. Ogni periodo epidemico fu costituito da diverse ondate aventi per lo più carattere stagionale.
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Fu il microbiologo tedesco Robert Koch (1843-1910) ad identiIicare in India nel 1883 il batterio responsabile del colera. Egli arrivò alla conclusione che la causa del contagio risiedeva senza dubbio nella contaminazione dell'acqua che la cittadinanza era costretta a bere. Negli anni 1849 e 1854 Snow notò la forte mortalità per colera di una circoscritta zona della città di Londra. Egli poté notare che tutte le persone che erano state colpite dalla malattia si erano servite dell’acqua della medesima fontana di Broad Street. Quando fu sospesa l’erogazione dell’acqua da quella fontana, il focolaio epidemico si esaurì. Era evidente che il veicolo dell’infezione era l’acqua di quella fontana e che quell’acquedotto era inquinato. John Snow era convinto che le sostanze in decomposizione, anche in piccole quantità, ingerite con acque contaminate, fossero capaci di provocare nell’organismo umano delle modiIicazioni “per contatto”. Perciò intuì che la puriIicazione dell’acqua sarebbe stato il rimedio principe nella lotta contro il colera. Altri studi e ricerche dimostrarono la capacità del colera di diffondersi attraverso le grandi vie di comunicazione, come le vie carovaniere, le strade ferrate, le vie marittime. Inoltre si osservò che la morbilità e la mortalità di quella malattia erano legate anche a cause sociali, come la povertà e il
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Figura 3. Vaccinazione parenterale contro il colera, mediante siringa a pistola.
sovraffollamento, con la conseguente impraticabilità delle norme igieniche più elementari. La consapevolezza di quanto detto sopra indusse le nazioni europee, prima fra queste l’Inghilterra, ma anche l’Italia, ad organizzare, attraverso opportune leggi, la proIilassi di Stato. In Inghilterra William Farr, Edward Frankland e Netten Radcliffe, che erano sostenitori della dottrina contagionista, furono i primi sostenitori dell’idea che il colera potesse essere eliminato attraverso il controllo delle acque; in tenace opposizione alle teorie miasmatiche che sostenevano che la malattia fosse dovuta a qualcosa presente nell’aria. L’adozione di queste misure di controllo servì a dominare la malattia in Inghilterra, mentre ciò non avvenne laddove queste misure non furono adottate. Nei decenni successivi saranno solo gli interventi di igiene e sanità pubblica a prevenire la malattia. Il colera si affacciò in Italia per la prima volta nel luglio del 1835, probabilmente portato via mare da un gruppo di contrabbandieri provenienti dai territori d’oltralpe, entrati nel Regno di Sardegna dopo aver infranto il cordone sanitario. Furono evidenziate l’inadeguatezza delle forme di difesa igienica pubblica degli stati italiani e le carenze nei sistemi di approvvigionamento idrico e di fognatura delle città, anche le più grandi e popolose. La gran parte dei comuni italiani non disponeva di un adeguato
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sistema di fornitura di acqua potabile. Oltre alla cronica scarsità di acqua mancava un nutrimento sufIiciente al mantenimento di buone condizioni Iisiche e le case erano spesso in condizioni di grave insalubrità. Grave era anche il problema dei pozzi neri per lo smaltimento dei riIiuti. I sistemi di raccolta erano imperfetti, spesso realizzati con materiali che non garantivano l’impermeabilità, e gli svuotamenti avvenivano sovente in ritardo, lasciando così interi quartieri della città abbandonati alla sporcizia ed ai cattivi odori. Fu soltanto nell’ultimo ventennio del secolo infatti, che la questione sanitaria venne affrontata con fermezza in Italia, periodo in cui Governo e Comuni si impegnarono più concretamente che in precedenza, al Iine di migliorare la capacità di controllo igienico e sanitario dell’ambiente urbano, ciò anche a seguito della scoperta del virus colerico da parte di Koch, avvenuta nel 1883, la quale contribuì a porre in primo piano per la prima volta il momento della prevenzione rispetto a quello terapeutico. Il colera è tra le prime malattie infettive di cui sono state individuate le modalità di trasmissione e deIinite misure di prevenzione efIicaci, che hanno permesso la sua rapida scomparsa nei Paesi sviluppati. La malattia risulta anche facilmente curabile, infatti la terapia di reidratazione orale, una miscela di sale e zucchero in proporzioni tali da
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Figura 4. Segni della disidratazione in un paziente affetto da colera.
facilitarne l'assorbimento da parte dell’organismo, messa a punto negli anni ’60, ha permesso di ridurre drasticamente la mortalità a meno del 1% (si ricorre alle infusioni endovenose solo nei casi più severi). Se non trattata può comunque determinare la morte in poco tempo dopo l’inizio dei sintomi. Ci troviamo quindi di fronte a una malattia che può essere non solo facilmente prevenuta, ma anche curata, e di cui siamo in grado di evitare le conseguenze più gravi. Le epidemie di colera possono anche essere controllate grazie ad altre misure che coinvolgono la popolazione. Il miglioramento delle pratiche di igiene personale e di preparazione del cibo contribuiscono in maniera rilevante a ridurre la gravità del contagio. Ciononostante, questa maledizione dei secoli passati non solo continua a essere percepita come una malattia mortale e altamente contagiosa, ma continua a provocare vaste epidemie e a fare migliaia di vittime, specialmente in Africa, e soprattutto nelle fasce di popolazione più vulnerabili. È, infatti, una malattia della povertà: anche nei Paesi endemici, colpisce di rado la popolazione più benestante e si manifesta soprattutto nelle aree densamente popolate dove le condizioni igieniche sono particolarmente insalubri. In tutto il mondo il colera continua a rappresentare una minaccia permanente per la salute pubblica nei paesi poveri e rappresenta un indicatore chiave dello sviluppo sociale. Mentre la malattia non minaccia più i Paesi con buoni standard igienico-sanitari, essa continua a rappresentare un problema per le popolazioni che vivono in condizioni insane, dove non viene garantito l'accesso all'acqua potabile e dove non esistono valide reti fognarie. Un numero di Paesi e di subregioni sono toccate regolarmente da devastanti epidemie di questa malattia. Nel 1991 il colera colpì,
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prima volta nella storia, il continente americano a partire dal Perù, ed inIierì per alcuni anni in tutti i Paesi del sud America con un elevato tasso di mortalità. Oggi non vengono più riportati casi dall’America centrale e meridionale. È invece l’Africa il continente ove si veriIica la grande maggioranza dei casi, spesso in relazione alla scarsa disponibilità d’acqua potabile e di servizi igienici. L’ a l t a m o r t a l i t à è u n c h i a ro indicatore di una bassa accessibilità ai servizi sanitari di base e ai farmaci a basso costo efIicaci per il t r a t t a m e n t o , c o m e i s a l i d i reidratazione orale. Com’è stato a m p i a m e n t e d i m o s t r a t o , l a disponibilità e l’uso di soluzioni reidratanti e di terapie di supporto, come la somministrazione orale di zinco che riduce quantità e frequenza delle scariche diarroiche, sarebbe da sola in grado di prevenire numerosi decessi causati da questa malattia.
Bibliografia e sitografia 1. Fantini B., La storia delle epidemie, le politiche sanitarie e la s=ida delle malattie emergenti. L’Idomeneo, ISSN 2038-0313, D O I 1 0 . 1 2 8 5 / i 2 0 3 8 0 3 1 3 v 1 7 p 9 h t t p : / / s i b a ese.unisalento.it, © 2014 Università del Salento, 2014, n. 17, pp. 9-42. 2. Soscia M., Tra storia e letteratura. Il colera in Italia e a Napoli. «Sinestesieonline» Periodico quadrimestrale di studi sulla letteratura e le arti, Supplemento della rivista «Sinestesie» ISSN 2280-6849, n. 10, dicembre 2014, pp. 7-26. 3. Jefferson T. (a cura di), Cattive acque. John Snow e la vera storia del colera a Londra. Il Pensiero ScientiIico Editore, 2009. 4. Mintz E.D., Guerrant R.L., A lion in our village--the unconscionable tragedy of cholera in Africa. N Engl J Med. 2 0 0 9 M a r 1 2 ; 3 6 0 ( 1 1 ) : 1 0 6 0 - 3 . d o i : 1 0 . 1 0 5 6 / NEJMp0810559. PMID: 19279337. 5. Tognotti E., Il mostro asiatico. Storia del colera in Italia. Ed. Laterza, 2000, pp. 3-4. 6. Cosmacini G., Storia della medicina e della sanità in Italia. Dalla peste europea alla guerra mondiale (1348-1918). Ed. Laterza, Roma-Bari 1995.
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