Theriaké Luglio/Agosto 2021

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Theriaké Anno IV n. 34 Luglio - Agosto 2021

Theriaké [online]: ISSN 2724-0509

RIVISTA BIMESTRALE DELL’ASSOCIAZIONE GIOVANI FARMACISTI DI AGRIGENTO

LA NEUROETICA Riflessione interdisciplinare tra neuroscienze e filosofia di Alberto Carrara LC

PROFILO FITOCHIMICO ED ATTIVITÀ BIOLOGICA DELLE PARTI AEREE DI CAPPARIS SPINOSA L. di Ignazio Nocera

LA FOTOPROTEZIONE COME STRATEGIA DI PREVENZIONE di Rossella Giordano

IL CICLO PITTORICO DELL’ANTICA CATTEDRALE DI BOJANO Intervista al maestro Rodolfo Papa di Ignazio Nocera

ANTONI GAUDÍ Scienza, arte e natura come linguaggio della fede di Ciro Lomonte

BREVE STORIA DELLA SIFILIDE di Giusi Sanci


Sommario

4 Bioetica

LA NEUROETICA

Riflessione interdisciplinare tra neuroscienze e filosofia

8 Fitoterapia & Nutrizione

PROFILO FITOCHIMICO ED ATTIVITÀ BIOLOGICA DELLE PARTI AEREE DI CAPPARIS SPINOSA L.

14 Cosmetica & Natura

LA FOTOPROTEZIONE COME STRATEGIA DI PREVENZIONE

18 Delle Arti

IL CICLO PITTORICO DELL’ANTICA CATTEDRALE DI BOJANO Intervista al maestro Rodolfo Papa

24 Cultura

ANTONI GAUDÍ

Scienza, arte e natura come linguaggio della fede

38 Apotheca & Storia

BREVE STORIA DELLA SIFILIDE

Responsabile della redazione e del progetto gra1ico: Ignazio Nocera Redazione: Valeria Ciotta, Elisa Drago, Rossella Giordano, Christian Intorre, Federica Matutino, Giorgia Matutino, Carmen Naccarato, Silvia Nocera, Giusi Sanci. Contatti: theriake@email.it Theriaké via Giovanni XXIII 90/92, 92100 Agrigento (AG). In copertina: Antoni Gaudí, il rettile della scalinata di accesso di Park Güell. Questo numero è stato chiuso in redazione il 2 – 8 – 2021

Collaboratori: Pasquale Alba, Giuseppina Amato, Carmelo Baio, Francisco J. Ballesta, Vincenzo Balzani, Francesca Baratta, Renzo Belli, Irina Bembel, Paolo Berretta, Mariano Bizzarri, Elisabetta Bolzan, Paolo Bongiorno, Samuela Boni, C. V. Giovanni Maria Bruno, Paola Brusa, Lorenzo Camarda, Fabio Caradonna, Carmen Carbone, Alberto Carrara LC, Letizia Cascio, Matteo Collura, Alex Cremonesi, Salvatore Crisafulli, Fausto D'Alessandro, Gabriella Daporto, Gero De Marco, Irene De Pellegrini, Corrado De Vito, Roberto Di Gesù, Gaetano Di Lascio, Danila Di Majo, Claudio Distefano, Vita Di Stefano, Carmela Fimognari, Luca Matteo Galliano, Fonso Genchi, Carla Gentile, Laura Gerli, Mario Giuffrida, Andrew Gould, Giulia Greco, Giuliano Guzzo, Ylenia Ingrasciotta, Maria Beatrice Iozzino, Valentina Isgrò, Pinella Laudani, Anastasia Valentina Liga, Ciro Lomonte, Roberta Lupoli, Irene Luzio, Erika Mallarini, Diego Mammo Zagarella, Giuseppe Mannino, Massimo Martino, Carmelo Montagna, Giovanni Noto, Roberta Pacibici, Roberta Palumbo, Rodolfo Papa, Marco Parente, Fabio Persano, Simona Pichini, Irene Pignata, Annalisa Pitino, Valentina Pitruzzella, Renzo Puccetti, Carlo Ranaudo, Lorenzo Ravetto Enri, Salvatore Sciacca, Luigi Sciangula, Alfredo Silvano, Gianluca Tribirò, Emidia Vagnoni, Elena Vecchioni, Fabio Venturella, Margherita Venturi, Fabrizio G. Verruso, Aldo Rocco Vitale, Diego Vitello. In questo numero: Alberto Carrara LC, Rossella Giordano, Ciro Lomonte, Ignazio Nocera, Giusi Sanci.

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Bioetica

LA NEUROETICA Ri-lessione interdisciplinare tra neuroscienze e -iloso-ia Alberto Carrara LC*

In quasi tutti i contesti socioculturali, il pre1isso “neuro” sta trovando così largo impiego e successo per le 1inalità più svariate: dal vendere al convincere. Si parla già di neuro-mania, neuro-fobia e di neuro1ilia. Le immagini di risonanza magnetica fanno già parte della cultura d’ogni giorno: termini come PET (tomogra1ia ad emissione di positroni) o risonanza magnetica funzionale (fRMN) sono parte integrante della nostra memoria, li abbiamo uditi ed ascoltati ripetutamente per radio, in televisione, li abbiamo letti su Internet e in migliaia di reti sociali nelle circostanze più disparate. L’interesse per il cervello e il sistema nervoso risale all’antichità; ha una storia di oltre cinque millenni: egizi, greci, romani, ma anche le popolazioni preispaniche d’America e diverse culture orientali hanno contribuito alla realizzazione di quel contesto di ricerca multidisciplinare relativo allo sviluppo, struttura e funzione del sistema nervoso umano che oggi denominiamo neuroscienze. Dalle trapanazioni craniche dell’architetto e medico egizio Imhotep (circa 2600 anni prima di Cristo) sino alle odierne evoluzioni neurotecnologiche della stimolazione cerebrale profonda e di quella magnetica transcranica così popolarizzate da Elon Musk e la sua compagnia Neuralink, l’interesse per il cervello e il suo funzionamento ha affascinato l’essere umano. Le recenti evoluzioni neuroscienti1iche, se da un lato permettono di migliorare la condizione di vita e di sofferenza di molti individui, d’altro canto sollevano numerose inquietudini connesse alla reale capacità manipolativa delle funzioni motorie, mentali, emotive, affettive, cognitive e volitive umane. Qui si colloca la neuroetica odierna, che non è altro che una ri1lessione sistematica ed informata sulle neuroscienze e sulle interpretazioni delle stesse neuroscienze che includono tutte le scienze del cervello, della mente e del rapporto mente-corpo, al 1ine di una miglior auto-comprensione dell’umano, e la valutazione dei rischi e bene1ici dell’applicazione di neurotecnologie e quant’altro alle diverse fasi

della vita della persona umana. Tale termine si compone di due ambiti di conoscenza: da una parte, le neuroscienze; d a l l ’ a l t r a , l ’ e t i c a , dimensione umanistica del pensiero umano che si rifà alla 1iloso1ia. Il termine neuroetica contiene in sé due d i r e z i o n i c o m p l e m e n t a r i d i analisi della realtà delle neuroscienze che mettono in luce una comprensione di tipo duale. Lungo il trascorrere del Ventesimo secolo la primazia della ricerca sul DNA si è spostata verso quella relativa al neurone. Dagli studi di elettrostimolazione della corteccia cerebrale degli anni Venti, alle sperimentazioni naziste, sino all’introduzione della clorpromazina negli anni Cinquanta, il panorama neuroscienti1ico iniziò a presentare un volto ambiguo: da una parte, la ricerca contribuiva alla scoperta di nuove informazioni e conoscenze relative alla struttura e al funzionamento del sistema nervoso centrale; dall’altra, emergevano inquietanti interrogativi etici relativi alla possibilità di manipolare il cervello e, tramite esso, di alterare la mente umana. Non è casuale il fatto che la Society for Neuroscience, nata nel 1969, abbia integrato, sin dal 1972, alle questioni prettamente scienti1iche, quelle d i n a t u r a e t i c a e s o c i a l e r i g u a r d a n t i l e sperimentazioni neuroscienti1iche. Il neologismo neuro-etica fa la sua comparsa nella letteratura scienti1ica nello stesso periodo in cui Potter rende popolare quello di bioetica. Nel 1973 il medico, psichiatra e neuroscienziato Anneliese Alma Pontius (1921-2018) pubblicò l’articolo Neuro-ethics of “walking” in the newborn nel quale discuteva, in antitesi alla prassi di stimolazione motoria dei neonati in voga in quegli anni negli Stati Uniti, su un nuovo e trascurato settore di preoccupazione etica — la neuro-etica.

*Direttore del Gruppo di ricerca in Neurobioetica – Ateneo Ponti8icio Regina Apostolorum, Università Europea di Roma – Fellow della Cattedra UNESCO in Bioetica e Diritti Umani – Membro della Ponti8icia Accademia per la Vita.

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Bioetica

Figura 1. Scena del film Frankenstein, 1931, diretto da James Whale, con Colin Clive, Mae Clarke, John Boles, Boris Karloff.

Già ai suoi albori nel 1973, ma soprattutto dal 1993 in poi, la neuroetica mette in guardia una visione i n t e r p r e t a t i v a r i d u z i o n i s t a d i s t a m p o computazionale del cervello umano, frutto del modello meccanicista e funzionalista applicati alla ricerca di base e allo sviluppo digitale. La fondatrice del neologismo neuroetica criticò in diverse pubblicazioni scienti1iche il modello di una mente digitalizzabile (una sorta di software) supportata da un hardware accidentalmente biologico (il cervello). Il termine neuroetica ritorna nella letteratura scienti1ica nel novembre del 1989 in un contesto prettamente bioetico riguardante le decisioni sul 1ine vita. È il neurologo R. E. Cranford che in un articolo scienti1ico sulla rivista nordamericana Neurologic Clinics, utilizza, per la prima volta, l’accezione “neuroeticista” (neuroethicist), sancendo l’ingresso dei neurologi all’interno dei comitati etici ospedalieri; il neurologo, infatti, viene ora considerato come un vero e proprio “assessore etico” e, perciò, a tutti gli effetti, membro dei comitati etici istituzionali. Nell’articolo Cranford sostiene che, dato

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l’aumento delle problematiche etiche concernenti la pratica neurologica, la presenza di neurologi esperti, faciliterebbe la soluzione adeguata delle tematiche più spinose. Si tratta, molto probabilmente, della prima volta che il termine “neuro” viene ad essere associato a quello di “etica”. In ambito 1iloso1ico, il neologismo entra in scena per la prima volta nella discussione circa le prospettive 1iloso1iche riguardanti il sé (Self) e il suo legamerapporto col cervello. Due pubblicazioni risultano di estremo interesse per de1inire le “radici” della Neuroetica: la prima, è a carico della professoressa e 1ilosofa Patricia Smith Churchland che nel 1991 pubblicò un articolo intitolato: Our brains, ourselves: re?lections on neuroethical questions. La Churchland ha “creato” una vera e propria interpretazione della 1iloso1ia in chiave neuroscienti1ica che ha “battezzato”: Neuro1iloso1ia. Nonostante il concetto neuroetica fosse già ventilato in diversi ambiti del sapere, la “paternità” del neologismo viene attribuita storicamente alla prima de1inizione “canonica” risalente al maggio 2002. In questa data (13-14 maggio), a San Francisco (USA), si

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Bioetica

Come ben si afferma, Clausen e Levy propongono di considerare la neuroetica, e particolarmente le “neuroscienze dell’etica”, nella loro accezione più estesa possibile, quella che includa la ri1lessione 1iloso1ica delle peculiarità umane quali l’intelletto, la coscienza e la libertà. È importante oggi integrare la ri1lessione sul cervello nella cornice più ampia dell’intero sistema vitale e biologico dell’essere umano, senza dimenticare o tralasciare la sua intrinseca relazionalità all’ambiente esterno sociale e culturale. Sarà questa prospettiva, arricchita dalla ri1lessione aristotelicotomista sulla persona umana e dall’enfasi sul dialogo interdisciplinare, quella che dal 20 marzo 2009 ha a d o t t a to i l G r u p p o d i r i c e rc a i t a l i a n o i n Neurobioetica (GdN) costituitosi presso l’Ateneo Ponti1icio Regina Apostolorum di Roma all’interno dell’Istituto Scienza e Fede e della Cattedra UNESCO in Bioetica e Diritti Umani. Figura 2. Anneliese A. Pontius, psichiatra dell’Harvard Medical School.

tenne il primo congresso mondiale di esperti intitolato: Neuroethics: mapping the ?ield. In tale contesto in cui parteciparono oltre 150 esperti in neuroscienze, bioetica, psichiatria e psicologia, 1iloso1ia e diritto, William Sa1ire, politologo del New York Times recentemente scomparso, suggerì la seguente de1inizione contemporanea di neuroetica de1inendola come l’esame di ciò che è giusto o sbagliato, buono o cattivo rispetto al trattamento, al perfezionamento e alle intromissioni sgradevoli di ordine manipolativo del cervello umano. Il nucleo del cosiddetto principio neuroetica è l’importanza di approcci sperimentali e sociali informati e guidati dalle conoscenze relative allo sviluppo, struttura e funzioni del sistema nervoso. La neuroetica è quella ri1lessione che mira a valutare i bene1ici e/o le potenziali conseguenze negative a breve e lungo termine di concrete sperimentazioni o approcci all’essere umano attraverso il confronto informato con le evidenze neuroscienti1iche. Clausen e Levy nel 2015 sostengono un’estensione della de1inizione stessa di neuroetica che non dovrebbe soltanto includere la mera ri1lessione sulle neuroscienze, ma che dovrebbe espandersi ed includere tutte le altre scienze della mente. Essi de1iniscono la neuroetica caratterizzandola come quella ri1lessione sistematica ed informata sulle neuroscienze ed interpretazioni delle stesse neuroscienze, includendone, oltre alla neuroscienza, le correlative scienze della mente (la psicologia in tutte le sue molteplici forme, la psichiatria, l’intelligenza arti1iciale e così via), allo scopo di capire i loro risvolti per l’autocomprensione umana e i pericoli e le prospettive delle loro applicazioni.

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Bibliografia per approfondire 1. Clausen J., Neil L., (a cura di), Handbook of Neuroethics. 2015, Springer, Dordrecht. 2. Cranford R.E., The Neurologist as Ethics Consultant and as a Member of the Institutional Ethics Committee. The Neuroethicist. Neurol Clin, 1989, 7: 697-713. 3. Johnson L. Syd M., Rommelfanger K.S., The Routledge Handbook of Neuroethics. 2018, Routledge Taylor & Francis, New York. 4. Pontius A.A., Neuro-ethics of “walking” in the newborn. Perceptual and Motor Skills 1973, 37: 235-245. 5. Pontius A.A., Neuroethics vs neurophysiologically and neuropsychologically uninformed in?luences in childrearing, education, emerging hunter-gatherers, and arti?icial intelligence models of the brain. Psychol Rep. 1993 Apr;72(2):451-8. doi: 10.2466/pr0.1993.72.2.451. PMID: 8488227. 6. Roskies A., Neuroethics for the new millennium. Neuron 2002, 35: 21-23. 7. Sa1ire W., Visions for a New Field of ‘Neuroethics’. Neuroethics: Mapping The Field. Conference Proceedings, ed. S. J. Marcus, The Dana Press, New York, 2002, 3-9.

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Fitoterapia & Nutrizione

PROFILO FITOCHIMICO ED ATTIVITÀ BIOLOGICA DELLE PARTI AEREE DI CAPPARIS SPINOSA L. Ignazio Nocera*

Figura 1. Agrigento, Parco Archeologico della Valle dei Templi. Esemplare di Capparis spinosa L., sullo sfondo il Tempio della Concordia. Foto di Ignazio Nocera.

C

apparis spinosa L. è un piccolo suffrutice diffuso nel Mediterraneo. Afferisce all’ordine Capparales e alla famiglia delle Capparaceae [1]. Alcuni autori ritengono che C. spinosa sia un ibrido derivato da C. orientalis e C. sicula [2]. È una pianta ruderale cioè in grado di svilupparsi in fessure di rocce o di muri [3].

Le foglie sono alterne, intere, ovali arrotondate, picciolate con spine stipolari persistenti o caduche [4]. Le foglie sono portate da fusti ligniDicati glabri e Dlessuosi [5]. Nella parte apicale dei fusti, all’ascella delle foglie, si trovano i Diori. Questi sono attinomorDi e solitari con un calice costituito da 4 sepali coriacei e caduchi. La corolla presenta 4 petali bianco-rosati; gli stami sono

*Farmacista.

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Fitoterapia & Nutrizione

Figura 2. Agrigento, Parco Archeologico della Valle dei Templi. Esemplare di Capparis spinosa L. con numerosi boccioli. Foto di Ignazio Nocera.

numerosi e l’ovario è portato da un lungo ginoforo [6]. Il frutto è una bacca ovale, coriacea, polposa all’interno, di colore verde rossastro [7]. I Diori in boccio (capperi) e i frutti (chiamati cucunci) sono utilizzati come alimenti [8]. La radice ha proprietà diuretiche, amare ed astringenti, ed è stata usata come tonico, aperitivo ed eccitante [9]. Oltre ai boccioli e ai frutti anche i germogli, detti tenerumi, vengono talvolta consumati cotti e utilizzati nella preparazione di insalate. C. spinosa si sviluppa in terreni aridi, riesce a to l l e ra re a l te te m p e ra t u re , h a u n a b a s s a inDiammabilità [10] e contribuisce a ridurre l’erosione del suolo [11]. Tali caratteristiche sono dovute soprattutto al complesso sistema radicale che costituisce il 62,5% della biomassa totale dopo 4-5 mesi di accrescimento [12] [13]. Le radici inoltre possono secernere composti acidi in grado di perforare rocce, allo scopo di raggiungere le risorse idriche [14]. Date la capacità di adattarsi ad un clima arido, la rapidità di accrescimento e di propagazione, C. spinosa viene candidata da molti studiosi ad essere utilizzata in coltivazioni a bassissimo costo, resistenti ai cambiamenti climatici [15] e capaci di proteggere il terreno dall’erosione [16]. In questo articolo vengono proposti alcuni dati disponibili in letteratura sulla composizione chimica

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e l’attività biologica dei boccioli, dei frutti e delle foglie. Pro;ilo ;itochimico ed attività biologica delle parti aeree Numerosi studî evidenziano la presenza di composti antiossidanti in Capparis spinosa L. Nell’analisi dei composti fenolici dei boccioli, effettuata da Wojdyło e collaboratori, i Dlavonoli risultano essere l’80–95% di tutti i fenoli, seguiti dai Dlavan-3-oli (3–14%) e dagli acidi fenolici (1–5%) [17]. Secondo questi autori, l’elevato contenuto di Dlavonoli sarebbe indice della risposta adattativa della pianta alla presenza di alcuni agenti stressogeni come il caldo, la radiazione UV, l’attacco da parte di patogeni o di erbivori. In particolare, l’esposizione ai raggi UV-C sembra essere la principale causa di accumulo di Dlavonoli [18]. Inoltre un’intensa esposizione solare incrementa la glicosilazione dei Dlavonoli e la biosintesi dei Dlavonoidi a partire dal diidrokampferolo, che funge da precursore di kampferolo, quercetina, isoramnetina e miricetina [19]. I derivati della quercetina, del kampferolo, della miricetina e dell’isoramnetina rappresentano rispettivamente il 38-67%, il 15-36%, il 4-7% e lo 0,85-3% dei Dlavonoli totali [20]. Le strutture diglicosidiche dei Dlavonoli (77-85%) prevalgono sui monoglicosidi (11-21%), sui triglicosidi (2-6%), sui

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Gli stessi autori hanno inoltre d i m o s t r a t o c h e l ’ e s t r a t t o acquoso a piccole concentrazioni (3,5 e 7,0 μM GAE) inibisce in m a n i e r a d o s e - d i p e n d e n t e l’ossidazione di metil-linoleato indotta da un azo iniziatore; mentre, alla concentrazione di 180 μM GAE riduce le specie di f e r r o i p e r v a l e n t e d e l l a mioglobina formate da met-Mb in presenza di perossido di idrogeno [30]. L’analisi del proDilo Ditochimico d e l l ’ e s t ra t to ev i d e n z i a u n quantitativo totale polifenolico di 487,21 mg GAE/100g, bassi l ivel l i di vit a m in a C e γ t o c o f e r o l o , a s s e n z a d i α tocoferolo e buoni quantitativi di r u t i n a ( 1 , 6 g / 1 0 0 g ) e i s o t i o c i a n a t i ( 4 2 , 1 4 μ M ) Figura 3. Agrigento, Parco Archeologico della Valle dei Templi. Esemplare di Capparis spinosa (Tabella 1). [31]. L. Foto di Ignazio Nocera. In una ricerca del 2016 Mansour tetraglicosidi e sugli agliconi (<2%) [21]. I due e coll. hanno dimostrato che l’estratto idroalcolico di Dlavonoli più abbondanti sono la quercetina-3-Ocappero (3,75 mg cappero / mL mezzo di coltura) rutinoside e il kampferolo-3-O-rutinoside [22]. Quantità in 100 g di capperi I Dlavan-3-oli del cappero sono principalmente costituiti da unità polimeriche di (-)-epicatechina e la Rutina 1,6 g loro concentrazione è 200-700 mg/100g [23]. Gli acidi idrossicinnamici sono i composti presenti in Isotiocianati 42,14 micromol minore quantità (45-280 mg/100g), con una Quantità totale fenoli 487,21 mg GAE prevalenza di acido feruloylqinico e acido caffeoylqinico [24]. L’acido sinapico è responsabile Tabella 1. Tesoriere L. et al., Bioactive components of caper del sapore amaro ed astringente del cappero [25]. (Capparis spinosa L.) from Sicily and antioxidant effects in a red La composizione in polifenoli delle foglie e dei frutti meat simulated gastric digestion. Journal of Agricultural and Food è molto simile a quella dei boccioli [26]. Nei frutti Chemistry 55/21 (2007), 8465–8471. sono state inoltre isolate la ginketina, l’isoginketina e Concentrazione la sakuranetina [27], ed alcaloidi come cappariloside A, stachidrina, ipoxantina, uracile, composti indolici, Contenuto totale in fenoli (mg GAE/g 427 3,21 capparisina A, capparisina B, capparisina C [28]. materia secca) In uno studio del 2007, Tesoriere e coll. Flavonoidi (mg QE/g materia secca) 57,93 2,31 dell’Università di Palermo hanno dimostrato, in varî Antociani (mg Cy-3-glu E/g materia secca) 4,81 0,85 modelli sperimentali, attività antiossidante e radicalscavenging di un estratto acquoso di capperi. In Tabella 2. Mansour R.B. et al., Phenolic contents and antioxidant particolare, gli autori hanno registrato un’elevata activity of ethanolic extract of Capparis spinosa. Cytotechnology attività radical-scavenging in soluzione, tramite 68/1 (2016), 135–142. saggio ABTS (300 mM Trolox equivalenti/100g), e Campione ABTS (TEAC) DPPH IC50 (μg/mL) hanno osservato un’inibizione dose-dipendente del processo di autossidazione dei lipidi della carne Estratto idroalcolico 3,5 0,18 7,41 0,24 rossa cotta, incubando questa per 180 minuti in una Butilidrossitoluene 2,81 0,13 8,31 0,2 soluzione in grado di simulare il succo gastrico, in presenza dell’estratto acquoso cappero alla Tabella 3. Mansour R.B. et al., Phenolic contents and antioxidant concentrazione di 70-280 μM GAE (acido gallico activity of ethanolic extract of Capparis spinosa. Cytotechnology equivalente) [29]. 68/1 (2016), 135–142.

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Figura 3. Agrigento, Parco Archeologico della Valle dei Templi. Esemplare di Capparis spinosa L., particolare del frutto. Foto di Ignazio Nocera.

inibisce in maniera dose-dipendente la crescita, in capacità di riduzione della glicemia in modelli murini vitro, di cellule tumorali umane di epitelio cervicale di diabete indotto da streptozocina [36]. Il (HeLa) [32]. Dati di letteratura dimostrano inoltre meccanismo d’azione è sconosciuto, ma si ipotizza che l’estratto idroalcolico di cappero riduce i livelli di che l’estratto del frutto sia in grado di inibire specie reattive di ossigeno (ROS) e previene il danno l’attività degli enzimi gluconeogenetici e, in ossidativo alle membrane in cellule HeLa sottoposte particolare, degli enzimi fosfoenolpiruvato a minaccia ossidativa con perossido di idrogeno o carbossichinasi e glucosio-6-fosfatasi, determinando solfato ferroso [33]. L’ a t t i v i t à a n t i p r o l i f e r a t i v a Parametri NC HF HF+CS P Value dell’estratto idroalcolico di HF vs NC HF+CS vs HF cappero (1000-250 μg/mL mezzo di coltura) su cellule HeLa è stata TG (mg/dL) 42,57 ± 9,30 110,1 ± 11,32 49,25 ± 15,10 < 0,001 < 0,001 confermata anche dai risultati di TC (mg/dL) 70,57 ± 2,63 123,1 ± 7,49 81,63 ± 8,60 < 0,001 < 0,001 Moghadamnia e coll. [34]. La 122,1 ± 8,72 < 0,001 < 0,001 quercetina sarebbe, secondo FBS (mg/dL) 107,7 ± 7,54 123,1 ± 7,49 31,57 ± 3,30 70,57 ± 5,82 40,38 ± 6,43 < 0,001 < 0,001 questi studiosi, la principale ALT (UI/L) r e s p o n s a b i l e d e l l ’ a t t i v i t à AST (UI/L) 44,71 ± 3,25 106 ± 20,07 59 ± 4,27 < 0,001 < 0,001 antitumorale ed antinDiammatoria dell’estratto [35]. Tabella 4. Akbari R. et al., Capparis spinosa improves the high fat diet-induced non-alcoholic L’estratto acquoso del frutto steatohepatitis in rats: the possible role of FGF21. BMC Research Notes 13 (2020), 356 essiccato di C. spinosa — sia somministrato per via orale che per una riduzione della produzione di glucosio endogeno infusione continua — ha mostrato una signiDicativa [37].

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In un altro modello animale, l’estratto dei frutti, somministrato alla dose di 20 mg/kg in ratti con steatosi non alcolica, ha determinato una signiDicativa riduzione dei livelli ematici di colesterolo, trigliceridi, glucosio e dell’attività degli enzimi alanina aminotrasferasi (ALT) e aspartato aminotrasferasi (AST), come riportato in Tabella 4 [38]. L’estratto delle foglie, somministrato alla dose di 100 mg/kg/die per 5 giorni, ha fatto osservare una signiDicativa attività epatoprotettiva — paragonabile a quella della silimarina — in un modello murino di infezione da Schistosoma mansoni, potenziando gli effetti del praziquantel [39].

Bibliografia 1. Maugini E., Bini L.M., Lippi M.M., Botanica farmaceutica. Piccin-Nuova Libraria, Padova 2014, pp. 448-449. 2. Rivera D. et al., Archaeobotany of capers (Capparis) (Capparaceae). Vegetation History and Archaeobotany 11/4 (2002), 295–314. 3. Maugini E. et al., op. cit. pp. 448-449. 4. Ibid. 5. Ibid. 6. Ibid. 7. Ibid. 8. Ibid. 9. Ibid. 10. Neyisci T., A study on the slow burning plant species suitable for controlling forest Dires’ (in Turkish, summary in English). Turk. J. Agric. For. 11 (1987), 595–604. 11. Sher H., Almutairi K., Mansoor M., Study on the ethnopharmaceutical values and traditional uses of Capparis spinosa L. African Journal of Pharmacy and Pharmacology 6 (2012). 12. Sozzi G.O., Caper Bush: Botany and Horticulture. In Horticultural Reviews, John Wiley & Sons, Ltd 2001, 125– 188, in https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/ 10.1002/9780470650813.ch4 [25-7-2021]. 13. Gan L., et al., Anatomical adaptations of the xerophilous medicinal plant, Capparis spinosa, to drought conditions. Horticulture, Environment, and Biotechnology 54/2 (2013), 156–161. 14. Chedraoui S. et al., Capparis spinosa L. in A Systematic Review: A Xerophilous Species of Multi Values and Promising Potentialities for Agrosystems under the Threat of Global Warming. Frontiers in Plant Science 8 (2017), 1845. 15. Ibid. 16. Faran M., Capparis spinosa – The Plant on the Wall. In Z. Yaniv Z., Dudai N. (edd.), Medicinal and Aromatic Plants of the Middle-East, Medicinal and Aromatic Plants of the World. Springer Netherlands, Dordrecht 2014, 59–65, in https://doi.org/10.1007/978-94-017-9276-9_5 [25-7-2021]. 17. Wojdyło A. et al., Polyphenol Compounds and Biological Activity of Caper (Capparis spinosa L.) Flowers Buds. Plants (Basel, Switzerland) 8/12 (2019), E539. 18. Ibid. 19. Ibid. 20. Ibid. 21. Ibid. 22. Ibid. 23. Ibid.

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Anche per l’estratto delle foglie è stata evidenziata attività antinDiammatoria in vitro su cellule monociti umani con inibizione dell’espressione di IL-17 e induzione dell’espressione di IL-4 [40]. Conclusione Il consumo dei boccioli, dei frutti e delle foglie di C. spinosa è da considerarsi utile a garantire un apporto di molecole antiossidanti in grado di contrastare lo stress ossidativo cellulare. Le parti aeree di questa pianta hanno un costo di coltivazione contenuto e un buon valore nutraceutico.

24. Ibid. 25. Ibid. 26. Zhang H., Ma Z.F., Phytochemical and Pharmacological Properties of Capparis spinosa as a Medicinal Plant. Nutrients 10/2 (2018), 116. 27. Ibid. 28. Ibid. 29. Tesoriere L. et al., Bioactive components of caper (Capparis spinosa L.) from Sicily and antioxidant effects in a red meat simulated gastric digestion. Journal of Agricultural and Food Chemistry 55/21 (2007), 8465– 8471. 30. Ibid. 31. Ibid. 32. Ibid. 33. Ibid. 34. Moghadamnia Y. et al., The Anti-cancer Effects of Capparis spinosa Hydroalcoholic Extract. Avicenna Journal of Medical Biotechnology 11/1 (2019), 43–47. 35. Ibid. 36. Eddouks M. et al., Capparis spinosa L. aqueous extract evokes antidiabetic effect in streptozotocin-induced diabetic mice. Avicenna Journal of Phytomedicine 7/2 (2017), 191–198. 37. Ibid. 38. Akbari R. et al., Capparis spinosa improves the high fat diet-induced non-alcoholic steatohepatitis in rats: the possible role of FGF21. BMC Research Notes 13 (2020), 356. 39. El-Hawary S.S. et al., Complementary Effect of Capparis Spinosa L. and Silymarin With/without Praziquantel on Mice Experimentally Infected with Schistosoma Mansoni. Helminthologia 55/1 (2018), 21–32. 40. Moutia M. et al., Capparis Spinosa L. promotes antiinDlammatory response in vitro through the control of cytokine gene expression in human peripheral blood mononuclear cells. BMC Immunology 17 (2016), 26.

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LA FOTOPROTEZIONE COME STRATEGIA DI PREVENZIONE Rossella Giordano*

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l sole è alla base della vita ed ha molti bene1ici, dall'attivazione della fotosintesi allo stimolo della produzione di vitamina D negli esseri umani, tuttavia, come per la maggior parte dei processi biologici, c'è un equilibrio; infatti un’esposizione eccessiva e incontrollata alla luce solare determina fotoinvecchiamento mediato da radiazioni UV. L'invecchiamento cutaneo è un evento biologico altamente complesso e coordinato che comprende l'invecchiamento naturale e il fotoinvecchiamento mediato dalle radiazioni solari. Il primo processo avviene naturalmente e deriva da una lenta degenerazione dei tessuti; il secondo invece si veri1ica a causa dell'accumulo di inevitabili e s p o s i z i o n i c r o n i c h e a l s o l e n e l l a v i t a quotidiana. Una volta avviato il fotoinvecchiamento, le 1ibre di collagene si degradano, compaiono le rughe e la pigmentazione si intensi1ica, a causa della proliferazione anormale dei melanociti. Inoltre, l'aumento del contenuto di metalloproteinasi della matrice intracellulare (MMP) porta alla degradazione della stessa, con formazione di in1iltrati in1iammatori ed ectasia vasale [1]. La radiazione UV che raggiunge la super1icie terrestre è composta rispettivamente dalle bande d'onda UV-A più lunghe (320-400 nm) e UV-B (280-320 nm) più corte. Entrambe le radiazioni penetrano attraverso lo spesso strato di ozono e raggiungono la biosfera. I raggi UV-A a onde lunghe che comprendono circa il 95% dei raggi solari terrestri penetrano in profondità nello strato d e r m i c o e ra g g i u n g o n o p e r s i n o l o s t ra to sottocutaneo della pelle. A causa della loro natura ossidativa, i raggi UV-A sono in grado di danneggiare il DNA e altre biomolecole mediante la generazione di ROS, pertanto la componente UV-A della luce solare è considerata la causa principale di importanti cambiamenti nella matrice extracellulare dermica (ECM) della pelle fotoinvecchiata.

La radiazione UV-B, che rappresenta invece il 5% della luce solare, fornisce a l l a p e l l e l ’ e n e r g i a necessaria per produrre la v i t a m i n a D , m a è principalmente un agente dannoso perché venendo assorbita direttamente dal DNA può causare delle l e s i o n i ( d i m e r i d i pirimidina), che se non vengono riparate causano delle mutazioni del DNA durante la divisione cellulare, portando allo sviluppo della carcinogenesi. Sia gli antiossidanti non enzimatici (cioè glutatione e acido ascorbico) che enzimatici come superossido dismutasi (SOD), catalasi (CAT), glutatione perossidasi (GPX), glutatione reduttasi e tioredossina reduttasi (TRX) sono componenti essenziali della difesa della pelle contro i ROS. Tuttavia, l'eccessiva produzione di ROS da parte dei raggi UV può sopraffare la capacità antiossidante endogena della pelle. Questo aspetto giusti1ica l'uso di antiossidanti esogeni come fotoprotettori, per neutralizzare la produzione di ROS mediata dai raggi UV. È stato s u g g e r i t o c h e U V - A e U V - B a v v i i n o i l fotoinvecchiamento, producendo specie reattive d e l l ' o s s i g e n o ( R O S ) c h e d i s t r u g g o n o l e macromolecole cellulari come proteine, lipidi e, cosa più importante, il DNA genomico [2]. Questi cambiamenti sono più gravi negli individui con pelle chiara e sono ulteriormente in1luenzati dall'etnia e dalla genetica individuali. I danni da radiazioni UV-B e UV-A ormai sono noti: eritema, ustioni, induzione del fotoinvecchiamento (rughe sottili e profonde con xerosi e qualità scadente della trama cutanea, disordini della pigmentazione, teleangectasie, desquamazione e

*Farmacista

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Cosmetica & Natura insorgenza. I raggi ultravioletti i n t e r f e r i s c o n o i n f a t t i c o n l a melanogenesi, ossia il meccanismo che porta alla sintesi della melanina (il pigmento che colora la nostra p e l l e ) , c o n i n c r e m e n t o d e l l a produ zi one di qu est’u lti ma e comparsa della lentigo solare. Le l e n t i g o s o l a r i s i m a n i fe s t a n o indifferentemente negli uomini e nelle donne. La popolazione di età Figura 1. a) Illustrazione rappresentativa della cancerizzazione di campo; b)carcinoma a superiore ai 60 anni è la più colpita, cellule squamose derivante dalla cancerizzazione di campo; c)carcinoma a cellule sebbene le lentigo solari possano squamose metastatico.. La probabilità e la velocità della transizione da AK a cSCC è i n s o r g e r e a n c h e p r i m a d e i individuale, altamente variabile e imprevedibile. quarant’anni di età, specialmente come conseguenza di reiterate scottature solari. lassità dei tessuti), formazione di lesioni cutanee come le cheratosi attiniche, sino ai tumori come i Melasma carcinomi basocellulare e spinocellulare. Il melasma è una iperpigmentazione acquisita del volto che interessa più comunemente le donne in età LE CONSEGUENZE SULLA PELLE fertile. A differenza delle lentigo solari, che appaiono ben circoscritte rispetto alla pelle circostante, il Cheratosi attiniche melasma interessa in modo diffuso e simmetrico la L a c h e ra to s i a t t i n i c a ( A K ) c o n s i s te n e l l a regione centrofacciale, ovvero la fronte, il naso, il proliferazione intradermica di cheratinociti mento, le guance e il labbro superiore. istologicamente atipici in un'area della pelle che è Le cause di questa condizione sono sconosciute, ma stata cronicamente danneggiata dall'esposizione alla è p o s s i b i l e o s s e r v a r e i l m e l a s m a luce ultravioletta. Si presenta come macchie o maggiormente durante la gravidanza o in seguito ad placche rossastre o brunastre ipercheratosiche. Se u n ’ a s s u n z i o n e p r o t r a t t a d e l l a p i l l o l a l'intero spessore della pelle contiene cheratinociti anticoncezionale. atipici, ma la membrana basale è preservata, si parla Questa osservazione fa supporre che alla base via sia di carcinoma in situ o malattia di Bowen. Lesioni una stimolazione ormonale in grado di incrementare multiple in un'area contigua della pelle con danno la sintesi di melanina da parte dei melanociti [4]. cutaneo visibile indotto dai raggi UV (p. es., sul cuoio capelluto, sulla fronte o sul dorso della mano) sono Cheratosi seborroiche chiamate cancerizzazione di campo. Nel carcinoma Di comune osservazione dopo i 50-60 anni di età cutaneo a cellule squamose (cSCC), i cheratinociti sono le cheratosi seborroiche, che a differenza delle atipici rompono la membrana basale; questo può lentigo solari non sono piatte, ma sono rilevate e manifestarsi con crescita nodulare (1igura 1). La h a n n o u n a s p e t t o s i m i l e a q u e l l o d e l l e probabilità e la velocità della transizione da AK a verruche (sono infatti chiamate anche verruche cSCC è individuale, altamente variabile e imprevedibile [3]. Macchie solari Le lentigo solari, comunemente chiamate “macchie della pelle” o “macchie solari”, sono fastidiosi inestetismi che si presentano come chiazze di forma irregolare, non ben de1inita, tipicamente nelle zone esposte al sole. Il loro colore può variare dal nocciola, al rossastro, al bruno, al marrone scuro, mentre le dimensioni possono essere di pochi millimetri 1ino ad uno o più centimetri. Le sedi più comunemente colpite sono il volto, il décolleté, le spalle, il dorso delle mani, l’avambraccio e tutte le sedi che, nel corso della nostra esistenza, sono state più esposte ai raggi Figura 2. Fonte: https://www.aglamorouslifestyle.com/2017/03/ beauty-come-eliminare-le-macchie-solari.html solari. Il sole è il principale responsabile della loro

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Cosmetica & Natura Si manifesta con piccole macchie multiple iper-pigmentate [6]. TRATTAMENTI E RIMEDI Sicuramente uno dei modi per proteggere la pelle dalla comparsa di tutti questi inestetismi è quello di giocare d’anticipo con l a fo to p ro te z i o n e , ov ve ro m e d i a n te l’applicazione di creme a base di 1iltri solari. Si tratta di prodotti cosmetici il cui uso è destinato all'applicazione sulla cute allo scopo di proteggerla dai raggi ultravioletti (siano essi naturali o arti1iciali), preparando la pelle al sole. Gli ingredienti che Figura 3. Cheratosi seborroica. Fonte: https://www.youspecialist.it/cheratosi- conferiscono queste proprietà protettive seborroica-foto-sintomi-cura/ sono i 1iltri solari. Generalmente, i prodotti solari non seborroiche). Le cheratosi seborroiche possono contengono un unico 1iltro, bensì una miscela di più nascere come tali oppure possono derivare da una sostanze al 1ine di ottenere un grado di protezione lentigo solare, che da piatta può rilevarsi e divenire idoneo [7]. verrucosa. Si tratta di composti chimici aventi differente Le cheratosi seborroiche sono delle formazioni di struttura, ma tutti capaci in misura più o meno colorito variabile dal rosa, al color carne, al marrone intensa di assorbire, diffondere e/o ri1lettere i raggi in tutte le sue sfumature, e possono comparire sia sul ultravioletti. Tuttavia, non tutte le molecole dotate volto sia sul tronco. Si tratta di lesioni benigne, senza delle suddette proprietà possono essere utilizzate alcun potenziale maligno, tuttavia procurano spesso all'interno dei prodotti cosmetici. Difatti, i 1iltri solari disagio estetico ai pazienti, specialmente se presenti che possono essere de1initi tali e utilizzati all'interno sul volto, e per questo possono essere ef1icacemente di preparazioni cosmetiche sono regolamentati dalla trattate con le terapie appropriate [5]. normativa vigente e il loro elenco è presente Esistono vari sottotipi di cheratosi seborroica. nell’allegato VI del regolamento CE n.1223/2009 [8]. Cheratosi seborroica acantosica: è la forma più Il grado di ef1icacia di un 1iltro solare è espresso in frequente, che presenta una pigmentazione diffusa SPF (sun protection factor), e viene valutato dal nocciola al marrone scuro con pseudo-cisti attraverso la MED (dose minima eritematogena), che cornee che tendono ad assumere una colorazione indica la più bassa dose di raggi UV richiesta per giallastra. p r o d u r r e n e i vo l o n t a r i u n a r r o s s a m e n t o Cheratosi seborroica acroposta o stucco c u t a n e o v i s i b i l e a d i s t a n z a d i 2 4 - 2 6 o re cheratosi: colpisce prevalentemente le gambe e le dall'esposizione alle radiazioni ultraviolette. lesioni cutanee sono multiple. I l ra p p o r to t ra l a M E D s u c u te p ro te t t a C h e r a t o s i s e b o r r o i c a i p e r c h e r a t o s i c a : ( l ' a p p l i c a z i o n e d e l 1 i l t ro d eve ave re u n a manifestazione cheratosica che tende a sfaldarsi concentrazione di 2 mg/cm2) e quella su cute non continuamente. protetta indica il valore numerico del fattore di C h e r a t o s i s e b o r r o i c a p i g m e n t a t a o protezione solare: melanoacantoma: la forma cheratosica manifesta molteplici pigmentazioni e la presenza dei melanociti è abbondante. Cheratosi seborroica irritata (o invertita): la m a n i f e s t a z i o n e c h e r a t o s i c a s e b o r r o i c a è Secondo quanto previsto dalla normativa vigente, i accompagnata da irritazioni ed altre possibili prodotti che possono essere de1initi come protezioni alterazioni della pelle. Si manifestano sanguinamenti solari devono possedere un valore di SPF compreso e rossore delle zone lese. Solitamente, le in1iltrazioni nei seguenti intervalli: di melanofagi nelle aree suddette conferiscono una SPF 6-10 (protezione solare bassa); colorazione bluastra alle macchie, causando talvolta SPF 15, 20 o 25 (protezione solare media); dubbi diagnostici. SPF 30-50 (protezione solare alta); Dermatosi papulosa nigra (cheratosi seborroica SPF ≥ 50+ (protezione molto alta). su pelle scura): in merito a questa malattia Comunemente, i 1iltri solari vengono suddivisi in due dermatologica, non è ancora chiaro se possa essere categorie: 1iltri 1isici e 1iltri chimici. considerata una variante della cheratosi seborroica.

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Cosmetica & Natura Filtri Lisici Si de1iniscono 1iltri 1isici quei 1iltri capaci di ri1lettere e/o diffondere le radiazioni ultraviolette. I 1iltri 1isici vengono anche chiamati 1iltri inorganici o insolubili. Si tratta, infatti, di molecole inorganiche e, più precisamente, di ossidi che, una volta applicati, si presentano in forma di particolato (da qui probabilmente deriva il nome di 1iltri 1isici). I 1iltri 1isici attualmente ammessi nei prodotti solari sono: biossido di titanio; biossido di titanio nanoparticelle; ossido di zinco; ossido di zinco nanoparticelle. I 1iltri 1isici sono fotostabili, non reagiscono con i 1iltri chimici e vengono spesso usati in associazione a q u e s t i , a n c h e a d e l e va t e c o n c e n t ra z i o n i , determinando un effetto sinergico che permette di raggiungere valori molto elevati di SPF. Tuttavia una volta applicati danno origine al cosiddetto "effetto bianco" o "effetto fantasma", poiché — oltre a ri1lettere le radiazioni ultraviolette — ri1lettono anche la luce visibile. L'utilizzo di nanoparticelle dovrebbe risolvere questo problema, o perlomeno ridurlo [9]. Filtri chimici Si de1iniscono 1iltri chimici tutti quei 1iltri solari capaci di assorbire le radiazioni UV attraverso un meccanismo d'azione che potrebbe essere de1inito analogo a quello della melanina, il pigmento naturale responsabile dell'abbronzatura. Più nel dettaglio, i 1iltri chimici assorbono le ra d i a z i o n i e l e t t ro m a g n e t i c h e u l t rav i o l e t te restituendole sotto forma di altra energia, non pericolosa per la pelle. I 1iltri chimici sono anche noti con il nome di "1iltri organici" e, a differenza di quelli 1isici, quando applicati sulla pelle, non conferiscono il cosiddetto "effetto bianco". I 1iltri solari chimici approvati per l'utilizzo all'interno di prodotti cosmetici sono diversi e possono essere così suddivisi: Filtri chimici UV-A, fra cui rientrano i derivati del benzofenone e i derivati del di-benzoilmetano. Filtri chimici UVB, fra cui rientrano: i derivati dell'acido para-amminobenzoico; i derivati dell'acido salicilico; i derivati dell'acido cinnamico; i derivati della canfora e molecole a struttura varia (antranilati, fenil-benzimidazosulfonati, ecc.) [10]. Indipendentemente dalla molecola presa in considerazione, un buon 1iltro dovrebbe possedere i seguenti requisiti: • avere un ampio spettro d'assorbimento (280 -380 nm); • avere buona stabilità chimica e buona fotostabilità; • avere un elevato coef1iciente di estinzione;

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avere buona solubilità, compatibilità e stabilità nel prodotto 1inito (incluso il packaging); avere un buon pro1ilo tossicologico (tossicità acuta e a lungo termine molto basse, assenza di fo to to s s i c i t à , n o n s e n s i b i l i z z a n te , n o n fotosensibile, assenza di assorbimento percutaneo); avere un'azione di super1icie e non essere assorbito; non essere irritante ed essere ben tollerato da cute e mucose; non deve causare scolorimento della pelle e dei tessuti; essere il più possibile inodore [11].

Bibliografia 1. Wang M. et al., Autophagy: Multiple Mechanisms to Protect Skin from Ultraviolet Radiation-Driven Photoaging. Oxid Med Cell Longev. 2019 Dec 13;2019:8135985. doi: 10.1155/2019/8135985. PMID: 31915514; PMCID: PMC6930764. 2. Ibid. 3. Gutzmer R. et al., Actinic Keratosis and Cutaneous Squamous Cell Carcinoma. Dtsch Arztebl Int. 2019 Sep 13;116(37):616-626. doi: 10.3238/arztebl.2019.0616. PMID: 32048593; PMCID: PMC6819699. 4. Praetorius C. et al., Sun-induced freckling: ephelides and solar lentigines. Pigment Cell Melanoma Res. 2014 May;27(3):339-50. doi: 10.1111/pcmr.12232. Epub 2014 Mar 3. PMID: 24517859. 5. Wollina U., Recent advances in managing and understanding seborrheic keratosis. F1000Res. 2019 Aug 28;8:F1000 Faculty Rev-1520. doi: 10.12688/ f1000research.18983.1. PMID: 31508199; PMCID: PMC6719672. 6. Moscarella E. et al., Differential Diagnosis and Management on Seborrheic Keratosis in Elderly Patients. Clin Cosmet Investig Dermatol. 2021 Apr 28;14:395-406. doi: 10.2147/CCID.S267246. PMID: 33953590; PMCID: PMC8088980. 7. Alfredsson L. et al., InsufGicient Sun Exposure Has Become a Real Public Health Problem. Int J Environ Res Public Health. 2020 Jul 13;17(14):5014. doi: 10.3390/ i j e r p h 1 7 1 4 5 0 1 4 . P M I D : 3 2 6 6 8 6 0 7 ; P M C I D : PMC7400257. 8. Bissonnette R. et al., Update on sunscreens. Skin Therapy Lett. 2008 Jul-Aug;13(6):5-7. PMID: 18806906. 9. Skotarczak K. et al., Photoprotection: facts and controversies. Eur Rev Med Pharmacol Sci. 2015 Jan;19(1):98-112. PMID: 25635982.10 10. Fourtanier A. et al., UVA Gilters in sun-protection products: regulatory and biological aspects. Photochem Photobiol Sci. 2012 Jan;11(1):81-9. doi: 10.1039/c1pp05152k. Epub 2011 Sep 8. PMID: 21904741. 11. Ibid.

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Delle Arti

IL CICLO PITTORICO DELL’ANTICA CATTEDRALE DI BOJANO Intervista al maestro Rodolfo Papa Ignazio Nocera

Figura 1. Rodolfo Papa, Giudizio Universale. Controfacciata della Cattedrale di S. Bartolomeo. Bojano (CB).

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ogliamo proseguire le nostre interviste innanzitutto spiegarci la storia di questa grande al Maestro Rodolfo Papa, ponendogli commissione? alcune domande su uno dei suoi lavori più ampi in ogni senso: si tratta infatti Mi trovavo in Molise con la mia famiglia quando di una impresa che lo ha impegnato dal 2000 al incontrai l’allora parroco dell’antica Cattedrale di 2 0 1 1 , u n a d e l l e Bojano, don Angelo Spina, decorazioni pittoriche il quale mi chiese di « Per me l’innovazione parte sempre dalle più grandi degli ultimi d i p i n g e re u n g ra n d e radici. Si tratta di “trovare nuova carne per croci>isso che parlasse cento anni, un totale di circa 300 Kigure. Mi sto insieme di Morte e di l’annuncio della parola” come ha scritto riferendo alla intera R i s u r r e z i o n e , d a Papa Francesco nella Evangelii Gaudium. decorazione pittorica Questo è il compito dell’arte sacra. Dunque, inaugurare per il Grande della Antica Cattedrale G i u b i l e o d e l 2 0 0 0 . ho rappresentato il Giudizio Universale di Bojano in Molise. La Realizzai allora una tela secondo la tradizione teologica ed re g i o n e d e l M o l i s e, del tutto innovativa: il iconografica, ma pensando ai destinatari sebbene piccola, ha il supporto è a forma di primato in molti ambiti croce ed è interamente dell’opera stessa» e d a n c h e p e r l a dipinto a cielo su cui si p r e s e n z a d i q u e s t a staglia il corpo di Gesù decorazione pittorica. Prof. Papa vuole Croci>isso. L’opera, appesa proprio sul presbiterio,

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Delle Arti Rodolfo Papa, pittore, scultore, teorico, storico e >ilosofo dell’arte. Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Docente di Storia delle teorie estetiche presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Sant’Apollinare, Roma; il Master di II Livello di Arte e Architettura Sacra dell’Università Europea, Roma; l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Santa Maria di Monte Berico, Vicenza; la Ponti>icia Università Urbaniana, Roma. È Accademico Ordinario della Ponti>icia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Presidente della Accademia Urbana delle Arti. Tra i suoi scritti si contano circa venti monogra>ie e alcune centinaia di articoli (“Arte Cristiana”; “Euntes Docete”; “ArteDossier”; “La vita in Cristo e nella Chiesa”; “Via, Verità e Vita”, “Frontiere”, “Studi cattolici”; “Zenit.org”, “Aleteia.org”; …). Come pittore ha realizzato interi cicli pittorici per Basiliche, Cattedrali, Chiese e conventi (Basilica di San Crisogono, Roma; Basilica dei SS. Fabiano e Venanzio, Roma; Antica Cattedrale di Bojano, Campobasso; Cattedrale Nostra Signora di Fatima a Karaganda, Kazakistan; Eremo di Santa Maria, Campobasso; Cattedrale di San Pan>ilo, Sulmona; chiesa di san Giulio I papa, Roma; San Giuseppe ai Quattro Canti, Palermo; Sant'Andrea della Valle, Roma …).

piacque così tanto che subito don Angelo mi offrì l’opportunità di progettare l’intera decorazione pittorica della Cattedrale. Preparai un grandioso progetto che, secondo le richieste del committente, parlasse della storia della Salvezza avendo al proprio centro lo Spirito Santo. Ho lavorato a questo grandioso progetto, >ino al 2010, anche quando don Angelo divenne vescovo di Sulmona -Valva (attualmente è vescovo di Ancona-Osimo), e gli è succeduto come parroco don Rocco Di Filippo, >ino alla grande inaugurazione del 2011, alla presenza del Cardinale Angelo Bagnasco, allora Presidente della CEI. Devo dire che alcune sezioni del progetto, ovvero parti del transetto ed il catino absidale, non sono stati ancora realizzati, ma spero prima o poi si possa fare anche questo, a Dio piacendo.

Per me l’innovazione parte sempre dalle radici. Si tratta di “trovare nuova carne per l’annuncio della parola” come ha scritto Papa Francesco nella Evangelii Gaudium. Questo è il compito dell’arte sacra. Dunque, ho rappresentato il Giudizio Universale secondo la tradizione teologica ed iconogra>ica, ma pensando ai destinatari dell’opera stessa. Così ho inserito tra le anime dei beati la

In cosa consiste la centralità dello Spirito Santo? Allo Spirito Santo è dedicata l’intera cupola, con la rappresentazione dei sette doni dello Spirito Santo, in un modo innovativo. Dalla cupola si irradia, in un certo senso, la decorazione dei pennacchi, con gli evangelisti Luca e Marco, con l’apostolo delle genti San Paolo, con l’apostola della Risurrezione Maddalena, e poi lungo tutta la navata centrale ci sono gli Apostoli, dipinti in tele circolari, e poi i padri della Chiesa orientale ed occidentale. I momenti forti del percorso pittorico sono la Creazione, con una soluzione innovativa, sulla volta proprio all’entrata, l’istituzione della Eucaristia alla >ine della navata ed il grande Giudizio Universale sulla controfacciata. Proprio quest’ultimo, peraltro presente nella Enciclopedia d’Arte De Agostini nel volume dedicato al tema del Giudizio Universale curato da Marco Bussagli, è particolarmente innovativo.

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Figura 2. Rodolfo Papa, Crocifisso. Presbiterio della Cattedrale di S. Bartolomeo. Bojano (CB).

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Delle Arti Bojano: padre Pio per la presenza di reliquie, Madre Teresa perché vi fece visita. Si tratta di memorie locali di grandi Santi universali. Il l e g a m e c o n l a t e r r a molisana e con Bojano in particolare è stato molto forte: sia con la gente c o m u n e , c o m e i parrocchiani, che hanno seguito via via tutti i lavori che ho condotto negli anni, arricchendomi con il loro punto di vista; sia con i v e s c o v i c h e s i s o n o succeduti; da Armando Dini a Giancarlo Bregantini, vescovi di Campobasso, perché Bojano non è più sede vescovile dal 1927; ma soprattutto con gli arcipreti parroci della Cattedrale don Angelo Spina e don Rocco Di Filippo. Con don Angelo si creò un rapporto speciale e gli sono molto grato. Don Angelo ha una grande visione delle cose, ed ama in>initamente la bellezza in senso spirituale. Ha curato questa mia opera come un suo proprio >iglio: ha pubblicato nel 2003 un libro molto bello Abisso di luce, con la presentazione del card. Paul Poupard, a l l o r a P r e s i d e n t e d e l Ponti>icio Consiglio della Cultura; ha inaugurato ogni Figura 3. Interno della Cattedrale di S. Bartolomeo. Bojano (CB). sezione del lavoro con celebrazioni intense. Ed a n c h e d a v e s c o v o d i maestra e gli scolari morti nel crollo della scuola a Sulmona mi chiamò a dipingere delle tele per la San Giuliano di Puglia nel 2002, a causa del Cattedrale di Sulmona. Anche con don Rocco Di terremoto ed anche i Vigili del Fuoco, eroi dei nostri Filippo si creò un rapporto intenso, molto dinamico, giorni. stimolante; il giorno della inaugurazione ha detto «[…] si tratta di trovare un equilibrio di I l d i a l o g o c o n i l “alla >ine siamo diventati continuità, tra il passato da vivere territorio si vede anche costantemente ed il presente in cui appunto amici” e questo mi ha n e l l e d u e t e l e commosso molto. si vive. Questo è il cuore della cultura rappresentanti Padre Si dipinge arte sacra per cristiana, che ha Cristo al centro» Pio e Santa Teresa di una comunità concreta. E Calcutta. a B o j a n o h o p o t u t o davvero sperimentare concretamente cosa signi>ica Questi due grandi Santi della Chiesa universale offrire la propria pittura alla proclamazione del hanno un loro messaggio speci>ico per la gente di messaggio, all’annuncio: proprio quell’arte a servizio

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Delle Arti della volta. Si tratta di t rova re l a c i f ra d i u n equilibro armonico tra i tempi, una s>ida tecnica che però deve essere sempre dominata e >inalizzata dalla Fede e dalle verità che sono oggetto della pittura. D a l p u n t o d i v i s t a propriamente tecnico, a n c h e q u i t r o v i a m o innovazione e tradizione. Nella Antica Cattedrale di Bojano ho potuto sviluppare tecnicamente quanto avevo già studiato per la Cappella di Gesù Nazareno nella Basilica di San Crisogono a Roma: si tratta di una tecnica di pittura parietale, pittura ad olio su tela su Figura 4. Rodolfo Papa, interno della Cattedrale di S. Bartolomeo - Bojano (CB), particolare della muro su cui ho studiato navata centrale. molto e innovato molto. A questo si aggiunge una ricerca precisa sui colori e le mestiche, a partire dalla della Enciclica, di cui parla papa Francesco nella tradizione ma tenendo conto delle nuove risorse che Evangelii Gaudium. abbiamo a disposizione, ed anche di una mia personale sensibilità al colore. Per esempio, c’è una Il Cardinale Bagnasco nella inaugurazione del 25 settembre 2011, disse “ qui ogni credente, ogni visitatore attento troverà questo motivo di fondo che, come un cantus 0irmus, ispira colori e forme, Kigure antiche e allusioni odierne”. Ritorna sempre questo aspetto dell’antico e del nuovo. Nel caso speciKico della Antica Cattedrale di Bojano cosa ha signiKicato questo? Vorrei innanzitutto dire che si tratta di trovare un equilibrio di continuità, tra il passato da vivere costantemente ed il presente in cui appunto si vive. Questo è il cuore della cultura cristiana, che ha Cristo al centro. Nel caso speci>ico, ha signi>icato innanzitutto trovare un equilibrio tra l’architettura preesistente e la pittura. La cattedrale di Bojano ha un impianto quattro-cinque-secentesco che si è mantenuto attraverso varie ricostruzioni, in quanto fu distrutta da un terremoto nel 1456 e poi da un altro nel 1805 e bombardata durante la II Guerra Mondiale: sempre ricostruita, mi si è presentata come un’architettura di sapore antico ma totalmente priva di pittura. La s>ida è stata assecondare in modo innovativo questo impianto tradizionale: la presenza di navate, transetto e soprattutto di una cupola è stata molto stimolante. Ho riempito di >igure anche spazi in genere destinati alle decorazioni: come per esempio ho inserito le >igure dei Profeti nelle unghie

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Figura 5. Rodolfo Papa, interno della Cattedrale di S. Bartolomeo - Bojano (CB), profeta Malachia.

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Delle Arti tratta di poter pensare in termini grandi, con ampio respiro, alzare lo sguardo, usare tutte le note… Una s>ida faticosa ed insieme esaltante, che mette in campo le mani, la testa, il cuore, la tecnica, la storia dell’arte, la teologia, tutto al servizio della liturgia, perché come è scritto nella Sacrosantum Concilium del Concilio Vaticano II, l’arte sacra è arte al servizio della l i t u r g i a . Q u e s t a commissione è arrivata in un momento preciso del mio percorso pittorico, ero giovane ma già esperto, e si è trattato di una occasione e n o r m e , c h e m i h a accompagnato per anni, formandomi da ogni punto di vista. Rimane nel mio Figura 6. Bojano (CB), pianta della Cattedrale di S. Bartolomeo con il programma iconografico di Rodolfo Papa. cuore, e sono sempre felice di ricevere messaggi di persone conosciute o sconosciute, che passando da ricerca sui “blu” che porta molti miei studenti del Bojano mi mandano le loro impressioni sulla mia corso di pittura nella mia Accademia Urbania delle pittura. Arti, a parlare del “blu Papa”. Questa ricerca ha trovato la sua produzione più recente nella Cappella del Perdono nella Chiesa del SS. Sacramento a Tor de Schiavi a Roma, di cui abbiamo già parlato in precedenza. A questa sua impresa pittorica di Bojano sono stati dedicati molti scritti, oltre a quelli già citati a cura di Angelo Spina, e di Marco Bussagli, ricordo anche un saggio di Daniel Estivill su Arte Cristiana nel 2011 e soprattutto la grande sezione dedicata da Valerio Vigorelli nel numero speciale di Arte Cristiana per i cento anni della Rivista nel 2012, oltre ad altri vari articoli. Cosa r e n d e u n i c a q u e s t a s u a impresa? Ogni impresa è unica e nello stesso tempo è da superare. Per quanto mi riguarda, credo sia la s>ida di un intero progetto iconoteologico di completa decorazione di una Chiesa ad essere veramente speciale. Si

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Figura 7. Bojano (CB) 25 settembre 2011, benedizione del ciclo pittorico della Cattedrale di S. Bartolomeo.

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Cultura

ANTONI GAUDÍ Scienza, arte e natura come linguaggio della fede Ciro Lomonte*

Figura 1. Antoni Gaudí, vista dall’interno delle colonne arboriformi e della volta stellata della Sagrada Família, Barcellona.

I

l 4 gennaio 2011 appariva sul quotidiano El País un articolo a :irma del famoso architetto Óscar Tusquets Blanca (Barcellona, 1941), ¿Cómo pudimos equivocarnos tanto? (Come abbiamo fatto a prendere un abbaglio così grosso?). Raccontava di essere stato, all’inizio degli anni Sessanta, ancora studente universitario, uno degli istigatori di un manifesto apertamente contrario alla continuazione del tempio della Sagrada Família, che contò sull’appoggio incondizionato di tutta l’intelligencjia dell’epoca, da Bruno Zevi a Giulio Carlo Argan, da Alvar Aalto a Le Corbusier. Anche se i lavori invece di fermarsi proseguirono con maggiore lena, loro continuarono convinti che costituissero un errore macroscopico.

Dopo il 7 ottobre 2010, quando Benedetto XVI dedicò l’altare della chiesa ormai coperta, Tusquets si chiedeva se i :irmatari dell’appello di allora avessero avuto ragione. Purtroppo i continuatori della Sagrada Família non hanno avuto né il talento di Jujol per interpretare coerentemente Gaudí né il talento di Scarpa o di Albini per dialogare con lui usando un linguaggio personale. Parapetti di inox e vetro, spot luminosi, pavimenti, chiavi di volta, vetrate, non sono all’altezza dell’insieme, anche se non sarà dif:icile sostituirli in futuro. Inoltre è complicato trovare artisti contemporanei in grado di portare a termine i progetti :igurativi del Maestro. Il discutibile risultato scultoreo della Facciata della Passione rivela la dif:icoltà di proseguire con la qualità necessaria.

*Testo dell’intervento pronunciato il 12 marzo 2016 nell'ambito dell’incontro della Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca Interdisciplinare.

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Cultura

Ciro Lomonte (Palermo 1960) è un architetto, personaggio pubblico e politico, esperto in arte sacra. Dopo la maturità ha studiato presso le facoltà di architettura dell’Università di Palermo e del Politecnico di Milano. Dopo la laurea ha iniziato a lavorare presso studi privati di architettura; in uno di essi conobbe l’architetto Guido Santoro, con il quale strinse amicizia e sodalizio professionale. Dal 1987 al 1990 ha partecipato all’elaborazione del piano di recupero del centro storico di Erice. Nel 1988 inizia le sue ricerche nel campo dell’arte sacra. Ha partecipato alla ride:inizione di molte chiese, in particolare Maria SS. delle Grazie a Isola delle Femmine, Maria SS. Immacolata a Sancipirello, Santo Curato d’Ars a Palermo ed altre. Attualmente, insieme a Guido Santoro, sta adeguando l’interno della chiesa di Santa Maria nella città di Altofonte vicino Palermo. Dal 1990 al 1999 ha diretto la Scuola di Formazione Professionale Monte Grifone (attuale Arces) a Palermo. Dal 2009 è docente di Storia dell’Architettura Cristiana Contemporanea nel Master di II livello in Architettura, Arti Sacre e Liturgia presso l’Università Europea di Roma. Nel 2017 è stato candidato sindaco di Palermo per il partito indipendentista Siciliani Liberi. È autore e traduttore di numerosi libri e articoli dedicati alla architettura sacra contemporanea. Nel 2009, insieme a Guido Santoro, ha pubblicato il libro “Liturgia, cosmo, architettura” (Edizioni Cantagalli, Siena). Ma l’obiezione fondamentale era un’altra. Gaudí era entrambi i sensi formando i fusti delle colonne ... ma un architetto che improvvisava in cantiere. Inoltre i che, una volta de:inite, non accettano interpretazioni, suoi disegni e i suoi modelli erano stati distrutti si possono ricostruire a scala 1/10 o dieci volte più a l l ’ i n i z i o d e l l a G u e r r a C i v i l e . Q u a l s i a s i grandi. Questo è ciò che si è fatto nella navata, oggi interpretazione avrebbe costituito inevitabilmente praticamente conclusa. Se l’architettura è un tradimento nei confronti dell’artista. Questo è innanzitutto cavità e luce, l’interno di questo tempio vero solo in parte. Gaudí disegnò e fece plastici di tre è Architettura con la A maiuscola, Architettura progetti successivi all’inizio della costruzione. Il emozionante e grandiosa di fronte alla quale le primo, a cui corrisponde la Facciata della Natività, è eccentricità contemporanee sembrano davvero ancora rispettoso del linguaggio gotico. Il secondo è giochi da bambino. molto più organico. Il terzo è assolutamente Torniamo quindi alla domanda iniziale: Come hanno o r i g i n a l e , i n n o v a t o r e , fatto a sbagliarsi così tanto? mirabolante. Di questo terzo «Se l’architettura è innanzitutto cavità S e c i n q u a n t ’ a n n i f a l i p r o g e t t o , c h e e g l i e luce, l’interno di questo tempio è avessero ascoltati, oggi considerava de:initivo anche q u e s t a m e r a v i g l i a n o n Architettura con la A maiuscola, se in vita non lo avrebbe esisterebbe. Sarebbe rimasta visto completato, fece un Architettura emozionante e grandiosa come una rovina o l’avrebbe plastico a scala 1/10 dentro di fronte alla quale le eccentricità terminata un architetto alla a l q u a l e s i p o t e v a contemporanee sembrano davvero moda in quegli anni. Quanta passeggiare. Il plastico è giochi da bambino» gente l’avrebbe visitata? stato fatto a pezzi, ma Questo tempio non ha mai esistono eccellenti fotogra:ie avuto sostegno economico ed è stato possibile riprodurlo con grandissima dalle istituzioni, vive dei donativi di coloro che lo precisione. La fedeltà di questa ricostruzione è stata visitano, più di due milioni all’anno, più di 25 milioni favorita dalla geometria rigata su cui è basata la di euro. Si sta :inanziando come una cattedrale del composizione dell’opera. Sembra che Gaudí, scottato medioevo. È così che si porterà a termine quella che dai problemi che aveva avuto nella facciata de La Tusquets non sapeva se de:inire la migliore opera del Pedrera (Casa Milà), avesse deciso di ricorrere ad secolo scorso, ma sicuramente il miglior edi:icio una rigorosa struttura geometrica nel Tempio. Sono religioso degli ultimi tre. geometrie complesse — paraboloidi iperbolici, Per affrontare il tema Antoni Gaudí: scienza, arte e iperboloidi, poligoni regolari che girano a spirale in natura come linguaggio della fede è preferibile far

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Cultura parlare direttamente Gaudí attraverso alcune affermazioni raccolte dai suoi discepoli e, per immagini, attraverso le sue opere. Il campo è vastissimo e tuttora oggetto di ricerca. Si possono dischiudere in tal modo agli studiosi molteplici possibilità di ricerca, disciplinare e interdisciplinare. I risultati potrebbero con:luire in ambiziosi programmi di ricerca. Il nocciolo della questione Ringrazio gli organizzatori dell’incontro della Scuola I n t e r n a z i o n a l e S u p e r i o r e p e r l a R i c e r c a Interdisciplinare per la :iducia riposta nei miei confronti. Non sono scienziato né :ilosofo. Sono architetto, appassionato di teoria dell’architettura. Faccio ricerca nell’ambito dell’architettura sacra. Il tema di questa relazione avrebbe potuto essere Il drago addomesticato, per le ragioni che esporremo tra breve. Oppure Unità del sapere e unità di vita. Sull’unità del sapere ha scritto pagine memorabili il prof. Tanzella-Nitti [1]. L’unità di vita è molto di più della coerenza. È essere la stessa persona in ogni circostanza, in pubblico e in privato, applicando la grandezza dei valori acquisiti ad ogni aspetto della propria esistenza. Non è un caso che don Giambattista Torelló ( p s i c h i a t ra , s a c e r d o t e , p o l i g l o t t o , p o e t a ) promuovesse la devozione privata nei confronti del servo di Dio Antoni Gaudí — forse presto riconosciuto venerabile — presso la Peterskirche di Vienna di cui era rettore. Il genio di Reus cercò la santità nelle occupazioni ordinarie, attraverso la sua genialità piuttosto che nonostante la sua genialità o parallelamente ad essa. Torelló era catalano come Gaudí e come Gaudí era immune dal virus del principio di immanenza. Dell’architetto sono

Figura 2. Antoni Gaudí i Cornet (Reus 1852 - Barcellona 1926).

conservate, tra le altre, le considerazioni che seguono. «L’affermazione fondamentale di Cartesio perde chiarezza spostandosi verso nord; il sillogismo: io dubito quindi sono, è il più illogico che si possa concepire; quello logico è: io dubito quindi ignoro. I :iloso:i mediterranei dicono solo io perché da solo indica l’esistenza. Tale ottenebramento raggiunge il culmine con Kant (che era di Königsberg, ora in Russia) ed è lo stesso dei nichilisti e dei bolscevichi» [2]. «Noi possediamo l’immagine; la fantasia, invece, deriva dal fantasma. La fantasia è dei popoli del nord; noi siamo concreti; l’immagine appartiene al Mediterraneo. Oreste sa bene dove va; Amleto divaga sperduto» [3]. Giambattista Torelló, amico di Viktor Frankl, inventore della logoterapia e autore di Uno psicologo nei lager [4], scrisse tra l’altro Psicanalisi o confessione? [5]. Torelló si dichiarava e s t r e m a m e n t e i n t e r e s s a t o a l l a canonizzazione del cosiddetto architetto di Dio. Se venisse elevato agli altari egli sarebbe il primo artista che raggiunge la santità attraverso la sua arte offerta come lode quotidiana al Creatore. Il Beato Angelico, per es., era un frate domenicano, il suo lavoro come pittore — per quanto sublime — è stato qualcosa di accidentale rispetto alla sua vocazione di frate predicatore. Ma davvero Gaudí nutriva una fede cristiana profonda? Non è che fosse massone o a l c h i m i s t a c o m e q u a l c u n o h a maliziosamente suggerito? Qualcuno sostiene per es. che la stella a cinque punte del Parco Güell sia un simbolo di loggia. Di questo esoterismo non c’è uno straccio di prova. La questione casomai è se Gaudí si sia convertito nella seconda parte della sua vita. Figura 3. Barcellona, cripta della Sagrada Família, tomba di Antoni Gaudí. Non è che prima fosse anticlericale,

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Cultura s e m p l i c e m e n t e n o n m a n i f e s t a v a particolare interesse alla pratica dei sacramenti. Quello che lo cambiò profondamente fu il rapporto di amicizia con l’eccentrico libraio Josep María B o c a b e l l a y Ve rd a g u e r, fo n d a t o re dell’Associació de Devots de Sant Josep. Nella causa di canonizzazione si valuta l’esercizio eroico delle virtù soprannaturali e di quelle umane del candidato. Nel suo caso l’unico ostacolo sembrava costituito dal suo caratteraccio. Una delle caratteristiche più conosciute di Gaudí fu il suo carattere impulsivo e scontroso. «Ho dominato tutti i miei vizi meno il cattivo temperamento»: questa frase del maestro è molto signi:icativa ed è una delle poche in cui fa riferimento esplicito a sé stesso. Ebbe vizi, ma li dominò: quali fossero, è impossibile dirlo, ma il cattivo temperamento lo conservò sino alla :ine. Era, tuttavia, il carattere impulsivo e umorale dei suoi conterranei. Il pittore e archeologo Juan B. Porcar conobbe Gaudí al Circolo artistico di san Luca, e ci ha lasciato un esempio degli scatti improvvisi di Gaudí quando veniva contrariato. Una volta, un visitatore della Figura 4. Dragone che mette una bomba nelle mani di un operaio anarchico. Sagrada Familia si distrasse dalle Barcellona, interno della Sagrada Família. Gruppo scultoreo della cappella del spiegazioni del maestro e iniziò a fumare Rosario. un sigaro; l’architetto lo rampognò aspramente dicendogli che il tabacco lo avrebbe demonio che deposita una bomba nella mano di un ridotto in miseria. Secondo Porcar, Gaudí si operaio anarchico, gruppo scultoreo facente parte e s p r i m eva v i o l e n te m e n te , c o n « o c c h i c h e della cappella del Rosario. sembravano quelli di una tigre allo zoo». In altre Secondo la Legenda Aurea, in una città chiamata occasioni dava risposte taglienti ma dolci, che Silene, in Libia, c’era un grande stagno, tale da poter lasciavano interdette le persone indiscrete. Un nascondere un drago, che, avvicinandosi alla città, giovane pedante gli disse che sì, la sua opera poteva uccideva con il :iato tutte le persone che incontrava. anche essere molto bella e piena di arte, ma a lui non Gli abitanti gli offrivano per placarlo due pecore al piaceva. «Non lavoriamo per far piacere a voi», giorno, ma quando queste cominciarono a rispose di scatto Gaudí. A quanto pare, usava spesso scarseggiare furono costretti a offrirgli una pecora e il plurale maiestatis [6]. un giovane tirato a sorte. Un giorno fu estratta la Il drago che si agita nell’animo dell’architetto, giovane :iglia del re, la principessa Silene. Il re, l’ardore che lo spinge a reazioni brusche, fa pensare a terrorizzato, offrì il suo patrimonio a metà del regno, quello che egli rappresenta così spesso nelle sue ma la popolazione si ribellò, avendo visto morire opere. Il tema del drago è insistito nel giovane Gaudí, tanti suoi :igli. Dopo otto giorni di tentativi, il re alla con speci:ico riferimento al santo martire Giorgio. :ine dovette cedere e la giovane si avviò verso lo Sin dai primi lavori come collaboratore di Josep stagno per essere offerta al drago. In quel momento Fontseré i Mestres, nella cascata del Parco della passò di lì il giovane cavaliere Giorgio, il quale, Cittadella, lo inserirà sovente come elemento saputo dell’imminente sacri:icio, tranquillizzò la quali:icante. Gaudí dovette raccogliere il tema che principessa, promettendole il suo intervento per sopravviveva nella cultura popolare, retaggio di un evitarle la brutale morte. Poi disse alla principessa antichissimo culto animista, secondo il quale gli Silene di non aver timore e di avvolgere la sua animali sono incarnazione di spiriti superiori. Gaudí cintura al collo del drago; il quale prese a seguirla riesce in:ine a cristianizzare questo motivo di origine docilmente verso la città. Gli abitanti erano atterriti pagana che così, nella Sagrada Familia, raggiunge la nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio li sua più raf:inata espressione simbolica nel dragonetranquillizzò dicendo loro di non aver timore poiché

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Cultura

Figura 5. Antoni Gaudí, Villa Quijano, dintorni di Comillas.

«Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: Il migliore architetto della storia se abbraccerete la fede in Cristo, riceverete il Ma non è di questo che ci tocca parlare … battesimo e io ucciderò il mostro». Allora il re e la L’argomento è “scienza, arte e natura come popolazione si convertirono e il cavaliere uccise il linguaggio della fede”. Cominciamo da una drago e lo fece portare p r e c i s a z i o n e s u l l a fuori dalla città trascinato professione di architetto. da quattro paia di buoi «[…] dava risposte taglienti ma dolci, che Scriveva Vitruvio nel I sec. [7]. a. C.: lasciavano interdette le persone indiscrete. Secondo la tradizione Un giovane pedante gli disse che sì, la sua «Tutte queste costruzioni s p a g n o l a S . G i o r g i o opera poteva anche essere molto bella e devono avere requisiti di sarebbe stato medico. Il piena di arte, ma a lui non piaceva. “Non solidità, utilità e bellezza. santo è il patrono della Avranno solidità quando le lavoriamo per far piacere a voi”, rispose di Catalogna e dell’Aragona. fondamenta, costruite con scatto Gaudí. A quanto pare, usava spesso il In quelle terre esiste un materiali scelti con cura e rapporto liturgico fra il plurale maiestatis» senza avarizia, poggeranno santo e la remissione dei p r o f o n d a m e n t e e p e c c a t i . N e l g i o r n o saldamente sul terreno dedicato al santo cavaliere (23 aprile) viene sottostante; utilità, quando la distribuzione dello espressamente invocata la sua intercessione per il spazio interno di ciascun edi:icio di qualsiasi genere perdono dei peccati ed è abituale celebrare le Prime sarà corretta e pratica all’uso; bellezza, in:ine quando l’aspetto dell’opera sarà piacevole per l’armoniosa Comunioni [8]. Non è irragionevole cercare analogie proporzione delle parti che si ottiene con l’avveduto tra lo sforzo di Gaudí per dominare il proprio drago calcolo delle simmetrie» [9]. interiore e la realizzazione in molte sue opere di un drago addomesticato.

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Cultura Da questo punto di vista Antoni Gaudí è l’architetto p i ù c o m p l e t o d e l l a s t o r i a . H a r i s o l t o simultaneamente le questioni di Rirmitas, utilitas e venustas. La forma scaturisce in grande misura dalla risposta alle richieste funzionali del cliente e dalla soluzione staticamente più soddisfacente e più naturale. L e g g i a m o a l c u n e d e l l e s u e a f f e r m a z i o n i sull’argomento. «La qualità essenziale dell’opera d’arte è l’armonia; nelle opere plastiche, essa nasce dalla luce, la quale conferisce rilievo e decora. Sospetto che la parola latina decor signi:ichi luce o qualcosa di molto simile, che esprime chiarore. La luce che raggiunge il culmine dell’armonia è quella inclinata a 45 gradi, la quale, essendo mediana, non colpisce i corpi né in senso verticale né in senso orizzontale; essa permette una visione davvero perfetta dei corpi e ne coglie tutte le sfumature. Questa è la luce mediterranea. I popoli del Mediterraneo (che signi:ica “a metà della terra”) sono i veri depositari della plasticità, [come testimoniato dall’arte in] Egitto, Grecia, Italia. L’architettura, dunque, è mediterranea (la gente del nord, invece, ha propensione per la scienza), perché è armonia di luce; essa non esiste fra le popolazioni del nord, dove c’è una triste luce orizzontale, e neppure nei paesi caldi, dove questa è verticale. Gli oggetti Figura 6. Antoni Gaudí, disegno della sezione di Palau Güell. non si distinguono bene né con il limitato chiarore del nord, né con il bagliore delle zone torride. In un «Nei libri si trova raramente quello che si cerca, e, caso come nell’altro, la gente non vede, di quando ciò avviene, di frequente è spiegato male; di conseguenza il suo spirito è astratto. I Tedeschi e gli conseguenza si :inisce sempre per pensare le cose Indiani hanno entrambi elaborato una geometria direttamente. senza :igure, astrazione Quando proposi per la dell’astrazione. prima volta di sopprimere la «L’architetto deve saper approfittare di L’avvenire è nostro; gli Scuola di Architettura di altri paesi mediterranei quello che “sanno fare” e di quello che Barcellona, ero disposto a sono logori, pertanto è “possono fare” gli operai. Deve sfruttare le fare una scuola speciale, che ora che ci espandiamo; qualità dominanti di ciascuno. In altre avrebbe avuto successo e non possiamo privare avrebbe attirato gente da l’umanità delle nostre parole, deve saper integrare, sommare tutti ogni luogo; in altre parole, gli sforzi e coadiuvarli; così ciascuno lavora realizzazioni» [10]. avrei messo le mie profonde teorizzazioni e le doti di con piacere e con la sicurezza che dà la «L’architetto deve saper pedagogo e psicologo al fiducia assoluta nell’organizzatore» appro:ittare di quello servizio dell’insegnamento; Antoni Gaudí a q u e l p u n t o , c o m e che “sanno fare” e di quello che “possono architetto, non avrei fatto fare” gli operai. Deve sfruttare le qualità dominanti di nulla. Meritano lode i professori autentici, coloro che ciascuno. In altre parole, deve saper integrare, per vocazione sacri:icano l’opera personale per sommare tutti gli sforzi e coadiuvarli; così ciascuno l’attività di docente» [12]. lavora con piacere e con la sicurezza che dà la :iducia assoluta nell’organizzatore. In ogni caso è stato un maestro con le sue Bisogna ricordare, inoltre, che nessuno è inutile, realizzazioni, che parlano eloquentemente dei chiunque serve (anche se non tutti hanno le principi che lo hanno guidato e delle strade che ha medesime capacità); il problema sta nel capire a cosa percorso. serve ciascuno» [11].

Avrebbe potuto essere un ottimo maestro, a bottega, come accadeva nel Medioevo.

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La natura ed i simboli Abbiamo già citato Idee per l’architettura, che costituì una sorta di falsariga dell’incontro del 12 marzo

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Cultura secoli ormai, volano perfettamente. La costruzione si pre:igge di proteggerci dal sole e dalla pioggia, come l’albero che raccoglie il sole e la pioggia. L’imitazione [della natura] arriva :ino alle membrature architettoniche, dal momento che gli alberi furono le colonne; in un secondo momento vediamo i capitelli ornarsi di foglie. Questa è un’ulteriore giusti:icazione della struttura della Sagrada Familia» [13]. «A causa della mia debolezza, spesso dovevo astenermi dal partecipare ai giochi dei miei compagni, fatto che stimolò in me lo spirito di osservazione. Così, una volta che il maestro spiegava che gli uccelli hanno le ali per volare, gli dissi: “Le galline della nostra masseria hanno delle ali molto grandi ma non sanno volare: servono per correre più velocemente”» [14]. « [ G a u d í ] s c e g l i e v a s e m p r e m o d e l l i c h e caratterizzassero in modo valido il personaggio da rappresentare; per questo motivo, aveva fatto dei curiosissimi studi degli atteggiamenti e dei tratti anatomici che meglio esprimono le qualità e gli stati d’animo. Quanto alla fauna, la studiava in movimento, osservandola e prendendo appunti; quando non gli era possibile disporre di animali vivi, egli faceva passare un :ildiferro lungo la colonna vertebrale, parte fondamentale dello scheletro, per mettere il modello nella posizione desiderata» [15].

Figura 7. Antoni Gaudí, Sagrada Família, strage degli Innocenti.

Non faceva soltanto calchi di esseri umani o di animali vivi, si serviva anche della fotogra:ia con specchi.

2016. Si tratta di una rassegna di detti del maestro «Bisogna far sì che rimanga l’idea dell’immagine, risalenti agli ultimi anni della sua vita, raccolti da indipendentemente da qualsiasi luce e da qualsiasi Isidre Puig Boada. Altre frasi furono trascritte da José punto di vista, anche se, quando la si traspone sulla Francisco Ràfols Fontanals, Joan Bergós Massó, altre carta, si deve :issare una proiezione. Un aiuto in questo senso è la fotogra:ia del modello ancora da César Martinell Brunet. Dato che egli non posto davanti a degli specchi. amava scrivere, essendo un vulcano di creatività Si rivela utile anche il modello in movimento; per perennemente attivo nel cantiere stesso (più che a abituarsi a ciò, è possibile obbligarlo a compiere dei tavolino), questa “tradizione orale” è molto utile per movimenti ciclici» [16]. addentrarci nella ricchezza «Quest’albero è prossimo del suo pensiero. Un tema al mio creatore: è lui il basilare è l’approccio alla «Il grande libro, sempre aperto e che bisogna mio maestro» [17]. natura. sforzarsi di leggere, è quello della natura; gli

altri libri derivano da questo e contengono,

A p ro p o s i to d i C a s a

«Il grande libro, sempre Vicens. inoltre, interpretazioni ed equivoci degli aperto e che bisogna uomini. Ci sono due rivelazioni: una, quella sforzarsi di leggere, è « Q u a n d o a n d a i a quello della natura; gli dei principi della morale e della religione; prendere le misure della altri libri derivano da l’altra, che guida mediante i fatti, è quella p r o p r i e t à , e s s a e r a questo e contengono, totalmente coperta da del grande libro della natura» inoltre, interpretazioni ed quegli stessi :iorellini Antoni Gaudí equivoci degli uomini. Ci gialli che ho adottato sono due rivelazioni: una, come tema ornamentale quella dei principi della nelle ceramiche. Trovai anche un’esuberante palma, morale e della religione; l’altra, che guida mediante i le cui palmette fuse nel ferro riempiono la fatti, è quella del grande libro della natura. quadrellatura del cancello e della porta di ingresso Gli aeroplani presentano un assetto simile a quello della casa» [18]. degli insetti con le ali piatte e non rigide, che, da

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Cultura A proposito di Park Güell. «Lo scopo è accrescere e rendere agevoli le comunicazioni fra le varie zone del Parco, utilizzando unicamente i materiali stessi della terra. Se il Parco fosse stato costruito con la terra, sarebbe stata fatta una serie di scavi e di terrapieni complementari; tuttavia, poiché si rivelò necessario asportare la roccia, ci si rese conto che era preferibile togliere solo la parte necessaria alla realizzazione di alcuni viadotti, invece di rimuovere l’eccezionale mole per fare dei terrapieni con pietre» [19].

È evidente che Gaudí non persegue intenti puramente decorativi, ma intende la sua opera come portatrice di un messaggio che solo in pochi casi è giunto a noi attraverso le spiegazioni dirette del maestro. Bassegoda Figura 8. Antoni Gaudí, Casa Vicens. sosteneva che il rettile della scalinata di accesso monumenti. E, dato che il costo sarebbe molto di Park Güell fosse da identi:icare con Pitone, il drago elevato, ho deciso di risparmiare sulla costruzione: scon:itto da Apollo e rinchiuso nell’omphalos del Casa Milà è edi:icata con parsimonia, ma i materiali tempio di Del:i come guardiano delle acque i m p i e g a t i h a n n o u n a l t o c o e f : i c i e n t e d i sotterranee; interpretazione che collegherebbe il resistenza» [21]. signi:icato mitologico con la funzione architettonica del dragone, che è la valvola di sfogo delle acque A Montserrat. della cisterna del parco. Più in basso si vede un grande medaglione al cui centro è visibile lo scudo «Ho raf:igurato il mistero della Risurrezione in un della Catalogna con le quattro barre. In mezzo spunta angolo della strada, facendo scavare nella roccia di la testa di un dragone simile a quella che corona lo fronte una realistica grotta funeraria con il sepolcro scudo di Catalogna e d’Aragona (dragón = de Aragón). vuoto in mezzo; a sinistra del sarcofago, l’angelo In realtà Eusebi Güell nel suo parco volle informa le pie donne di quanto è successo al maestro. rappresentare una nuova Del:i, simbolo della Se lo spettatore si gira, vede con emozione Cristo, tutto rifulgente, innalzarsi a metà dell’alta rupe a Reinaxença catalana; e per questo vi realizzò le tre lato. Le sculture dentro la grotta sono di pietra, opera fonti Delfussa, Cassotis e Cassalia, il tripode degli di Renart, e il Cristo di bronzo dorato è di Llimona. In oracoli, il tempio dorico di Apollo e il teatro greco questo luogo ora manca solo che si piantino degli [20]. A proposito di Casa Milà. «L’opera è concepita come un monumento alla Vergine del Roseto, poiché Barcellona è priva di suoi

alberelli e si coltivino gli ortaggi più umili, ricordo dell’orto del buon giardiniere di cui parla il Vangelo, af:inché il canto degli uccelli accompagni la messa nella mattina di Pasqua» [22].

Gaudí ha fatto uno scavo nella montagna e ha piantato davanti delle piante aromatiche. Era convinto che il giorno di Pasqua quelle piante sarebbero :iorite. Allora il primo raggio di sole sarebbe arrivato sulla tomba di Cristo, vuota. È quella l’ora in cui i passeri cantano più dolcemente e la rugiada sulle piante aromatiche evapora al primo sole. In quel momento va celebrata la messa dell’aurora. Gaudí è riuscito a fare architettura senza colonne, senza pilastri, senza pareti. Un buco nella montagna e l’immagine di Cristo risuscitato. L’arte

Figura 9. Antoni Gaudí, il rettile della scalinata di accesso di Park Güell.

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«Le popolazioni mediterranee hanno una

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Cultura all’esempio della natura; le sfumature, infatti, non sono monotone in nessuno dei suoi ambiti; per questo, aggiungeva, dobbiamo dipingere, del tutto o in parte, l’elemento architettonico. «Il sole è il grande pittore delle terre mediterranee!», esclamava, riferendosi al colore che la luce, l’aria e i microrganismi conferiscono ai materiali nobili da costruzione; come è logico, [Gaudí] riservava la colorazione policroma per le parti meno accessibili al colore naturale, e maggiormente al riparo dalla pioggia; inoltre, adoperava le pietre colorate o le vetrate policrome, per coprire le facciate costruite con materiali volgari. Secondo la consuetudine di riferirsi agli antichi, egli diceva: «I Greci stuccavano e pitturavano i templi di pietra ruvida, e dipingevano persino il prezioso marmo pentelico, malgrado il suo valore e la sua bellezza. Al nord non sentono il colore e si ri:iutano di credere che il Partenone sia stato dipinto; alcuni archeologi tedeschi, che cercavano conferma alla loro opinione, quando trovavano dei resti di stucco dipinti, lasciarono perdere e non dissero nulla» [26]. «L’eleganza è sorella della povertà; ma non bisogna confondere la povertà con la miseria» [27]. Figura 10. Antoni Gaudí, simulazione per la costruzione della Chiesa della Colonia Güell, di cui venne realizzata solo la Cripta. Il modello in scala è costituito da corde intrecciate con piccoli sacchi di juta sospesi e riempiti con pesi proporzionali ai carichi reali. In tal modo l’architetto determinava le forze funicolari e quindi la forma "stereostatica" della struttura. Il modello veniva infine fotografato e messo sottosopra.

La scienza Fra le numerose peculiarità di Antoni Gaudí vi è anche questa: far diventare la gravità, una forza che attrae verso il basso, generatrice di bellezza e strada verso l’alto.

«Sono venuto a riprendere l’architettura là dove venne lasciata dallo stile bizantino» [28]. percezione più perfetta della plasticità e di tutto «Io sono geometra, e quindi ho uno spirito sintetico. quanto si percepisce con il senso della vista. I medici, Le popolazioni del nord non capiscono la sintesi e particolarmente i chirurghi, danno importanza al hanno inventato la geometria analitica, geometria del tatto. In realtà questo senso non è così rilevante, dato punto, nella quale tutto viene risolto con punti. Sono che è solo immediato: è un senso analitico. La vista, popoli d’oltralpe. i n v e c e , è s i n t e t i c a e sono gli unici permette di apprezzare la «Essere soltanto analitici significa essere I ad mediterranei aver capito la geometria, vita» [23]. incompleti. La scienza è analisi e sintesi. che risale ai Greci. In epoca «La bellezza è lo splendore L’analisi da sola non costituisce un errore, moderna, lo studioso che ha spiegato la geometria meglio della verità; siccome l’arte è tuttavia è incompleta» di chiunque altro è Monge, bellezza, senza verità non Antoni Gaudí mediterraneo di Lione. c’è arte. Per trovare la Essere soltanto analitici verità, si devono conoscere signi:ica essere incompleti. La scienza è analisi e bene gli esseri del mondo creato» [24]. sintesi. L’analisi da sola non costituisce un errore, tuttavia è incompleta» [29]. «Qualsiasi opera d’arte deve essere seducente (in questo consiste l’universalità, poiché [l’arte] attrae tutti, intenditori e profani; quando, a causa di Eppure lui si basava poco sulle proiezioni ortogonali un’originalità ricercata, si perde la qualità della in senso stretto e fece di tutto per superare il seduzione, non si producono opere d’arte (Picasso?)» tradizionale sistema trilitico (due piedritti e un [25]. architrave) [30].

La decorazione è stata, è e sarà colorata, diceva Gaudí; e, a riprova di quanto affermava, ricorreva

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«L’arte gotica è imperfetta e costituisce una soluzione parziale; è lo stile del compasso, della formula, della

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Cultura ripetizione seriale. La sua stabilità si basa sul puntellamento permanente dei contrafforti: è un corpo difettoso retto da grucce. La sua unità è incompleta, in quanto la struttura non si fonde con la decorazione geometrizzata che la riveste e che risulta del tutto sovrapposta, al punto che potrebbe essere soppressa senza che l’opera ne risenta. La plasticità delle opere gotiche è carente; lo dimostra il fatto che esse producono maggiore emozione quando sono allo stato di rovine, coperte di edera e illuminate dalla luna» [31]. «I paraboloidi, gli iperboloidi e gli elicoidi sono super:ici rigate, ordinate, messe in regola, regolamentate; si passa insensibilmente da un termine all’altro» [32]. «Le forme continue sono quelle perfette. Solitamente si distingue tra elementi portanti ed elementi portati con palese inesattezza, dato che sia gli uni che gli altri sono contemporaneamente portati e portanti. Tale distinzione crea il punto imperfetto, che nasce dalla soluzione di continuità, quando si passa dall’elemento portante a quello portato. Nelle aperture, passando dai montanti all’architrave, si colloca un qualche ornamento (capitello, imposta, mensola), atto a distrarre l’attenzione da quello spazio, irrisolto dal punto di vista meccanico. Si copre una carenza concettuale con un particolare gradevole alla vista, si risolve in tal modo il problema di carattere strutturale in campo decorativo. Le forme poliedriche e quelle inequivocabilmente dette geometriche sono poco presenti in natura. Anche l’uomo crea dei piani (porte, tavole) che con il tempo diventano curvi» [33]. «Mi domandarono perché facessi delle colonne inclinate. Risposi loro: “Per la stessa ragione per cui il viandante stanco, quando si ferma, si appoggia sul bastone inclinato, dato che se lo mettesse in senso verticale non riposerebbe”» [34].

Figura 11. Antoni Gaudí, interno della Cripta Güell.

può agire :inché non ha visto ciò che ha già fatto, la realizzazione. Inizialmente segue solo traiettorie lineari su un piano. Il pensiero non è libero, ma schiavo della verità; la libertà non è cosa del pensiero, bensì della volontà» [36].

«La scienza è una cesta che diventa sempre più colma «La gravità è una trazione radiale (non parallela); di di oggetti e che nessuno c o n s e g u e n z a , u n a può maneggiare se non catenaria compressa è una interviene l’arte, la quale «Mi domandarono perché facessi delle curva che si chiude verso :issa dei manici alla cesta e il centro della terra; al colonne inclinate. Risposi loro: “Per la stessa ne estrae il necessario per contrario, una catenaria ragione per cui il viandante stanco, quando le sue realizzazioni» [37]. e s t e s a s i a p r e si ferma, si appoggia sul bastone inclinato, inde:initamente in alto. La catenaria, quindi, è una dato che se lo mettesse in senso verticale non La fede «Vedo un parallelo fra la curva di due bracci, uno riposerebbe”» composizione plastica del dei quali chiuso e l’altro Antoni Gaudí sacri:icio centrale del culto aperto e in:inito; questo e la tragedia greca. Nella signi:ica che è la curva di messa c’è il dialogo tra l’of:iciante il coro, fra il transizione dall’ellissi (chiusa) all’iperbole sacerdote e la gente; il comportamento e i movimenti (aperta)» [35]. sono opportuni; i saluti, le suppliche, le benedizioni e le omelie del vescovo seduto nel faldistorio, toccano «L’intelligenza umana può agire solo su un piano, ha il culmine della grandezza plastica; e le letture della due dimensioni: risolve equazioni di un’incognita, di passione, con la loro drammaticità contenuta, sono di un grado. L’intelligenza angelica ha tre dimensioni e grande bellezza» [38]. opera direttamente nello spazio. In esso l’uomo non

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Cultura Nascita Incarnazione Potere Padre

Evangelizzazione Croci:issione Sapere Figlio

Passione Risurrezione Amore (In:inito) Paraclito

Tabella 1. Contenuto spirituale delle tre facciate. [45]

sentimento di un popolo, dato che la religione è la cosa più elevata dell’uomo. Questa sarà la chiesa della moderna Catalogna. Una volta mi dissero che storicamente la Catalogna non era mai stata niente, ed io risposi che, in questo caso, ci sarebbe stato motivo di credere che dovesse ancora diventare qualcosa e che tutti dovevamo lavorare a questo scopo» [41]. «I lavori della Sagrada Família procedono lentamente, perché il suo Padrone non ha fretta» [42].

Figura 12. Antoni Gaudí, disegno di progetto della sezione della Sagrada Família.

È stato detto che sono tre i libri che Antoni Gaudí impiega per elaborare il progetto della Sagrada Família: il libro della natura, il libro della Rivelazione, il libro della liturgia.

«La porta del Rosario. Varianti successive nell’ambito del piano generale. Il chiostro dove si trova la porta del Rosario, sarà realizzato per recitare il rosario in processione e per isolare la chiesa dai rumori della strada. Al momento non è possibile condurre a termine i lavori, ed io ho costruito solo questa porta e una piccola parte del chiostro perché in futuro si abbia un’idea di come poter continuare.

«Il tempio della Sagrada Família è espiatorio. (Questa è la parola che ripugnava al Mercure di Francia). Ciò signi:ica che deve nutrirsi di sacri:ici; in caso contrario sarebbe un’opera degna di biasimo, che rimarrebbe incompleta. La parola espiatorio è quella che è rivolta ai settari. Il sacri:icio è necessario anche per la buona riuscita delle opere cattive; poiché non è possibile sottrarsi ad esso, vale la pena compierlo per le opere buone. Coloro che si lamentano del modo di costruire la chiesa o della durata dei lavori sono quelli che non danno niente; bisogna dire loro: “Se chi dà non si lamenta e tace, chi non dà, cosa deve fare?”» [39]. «La chiesa della Sagrada Família è realizzata dal popolo, che vi trova ri:lesso il proprio modo d’essere. È un’opera posta nelle mani di Dio e af:idata alla volontà del popolo. Vivendo a contatto con il popolo e rivolgendosi a Dio, l’architetto svolge il proprio compito. È la provvidenza che, secondo i propri disegni, porta a termine i lavori» [40]. «Ai lavori della Sagrada Família dobbiamo contribuire tutti, perché deve essere la chiesa di un popolo intero. Il rapido sviluppo che Barcellona ha visto in cinquant’anni, e che ne ha quadruplicato la popolazione, si è cristallizzato nella Sagrada Família: una chiesa, unico edi:icio degno di rappresentare il

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Figura 13. Antoni Gaudí, disegno di progetto della planimetria della Sagrada Família.

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Cultura So che il gusto personale degli architetti che mi seguiranno in:luenzerà l’opera, ma ciò non mi dispiace; credo, anzi, che la chiesa ne trarrà vantaggio, in quanto la varietà delle epoche nell’unità del piano generale verrà sottolineata. Gli edi:ici religiosi presentano questo vantaggio: dato che il loro programma non muta, possono essere concepiti nell’arco di molti secoli che cambino le esigenze; i nostri artisti che interverranno e i nostri stili architettonici, quindi, conferiranno maggiore espressione e ricchezza monumentale all’insieme. Le grandi chiese non sono mai state frutto del lavoro di un singolo architetto» [43].

Tuttavia Gaudí non sapeva che stava maturando, dal 1908 in poi, una trasformazione radicale nel mondo dell’arte e dell’architettura … come pure della liturgia … [44] «Abbiamo realizzato una facciata completa della chiesa, perché la sua importanza renda impossibile abbandonare i lavori» [46]. «Ognuno trova quello che fa per lui nella chiesa; i contadini vedono le galline e i galli, gli scienziati i segni dello zodiaco, i teologi la genealogia di Gesù; ma il senso, la ragione, li conoscono solo quelli che se ne intendono, non devono essere accessibili a chiunque» [47].

Sono le regole della bellezza artistica classica, il cui godimento è graduale. «Forse qualcuno troverà eccessivamente stravagante questa facciata, ma vorrei che essa incutesse paura e, per riuscirci, non lesinerò il chiaroscuro, gli aggetti e i v u o t i , i n m o d o d a c o n fe r i re u n e f fe t to assolutamente tetro. Inoltre, sono disposto a sacri:icare il materiale da costruzione, a rompere gli archi, a tagliare le colonne, per dare un’idea di quanto sia cruento il sacri:icio» [48]. «Ci sono la morte, il giudizio, l’inferno, la gloria. La morte è nelle tombe del portico. L’inferno è nelle volte della galleria. Vista completa del portico: nel punto più alto, Dio Padre. Sotto, la grande rosa dello Spirito Santo. Sotto ancora, Gesù giudica gli uomini con gli strumenti della passione. La creazione del mondo. L’umanità: la Vergine Maria circondata dagli angeli. San Giuseppe rivolto agli addetti all’acqua e al fuoco. Le beatitudini. Le opere di misericordia. I doni dello Spirito Santo. I peccati e le virtù. I sacramenti e le invocazioni del Padre Nostro. Esternamente: i campanili dedicati a san Pietro, a san Paolo, a san Giacomo e a sant’Andrea. Fra i campanili, il Credo iscritto in nubi luminose. In un insieme unico: fede, speranza e carità» [49]. «Guardi questa parte :inale…! Non sembra forse che unisca la terra al cielo? Questo fulgore dei mosaici è la prima cosa che vedranno i naviganti avvicinandosi

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Figura 14. Antoni Gaudí, rendering dell’interno della Sagrada Família.

a Barcellona: sarà un radioso benvenuto! Sono soddisfatto dell’ultimo modellino delle navate della Sagrada Família, ma mi contraria il fatto di non poterne realizzare uno completo, e mi lamento come Leonardo da Vinci: che belle cose farei se avessi i mezzi!» [50]. «Le stelle seguono l’orbita, ossia la traiettoria del loro equilibrio; inoltre girano su sé stesse; il loro movimento è quindi, elicoidale. Le colonne della Sagrada Família seguono una linea di forza che costituisce la traiettoria della loro stabilità, ossia il loro equilibrio; esse sono generate da una sezione stellata che ruota salendo; il suo movimento è, dunque, anche elicoidale (proprio come nei tronchi degli alberi). Le stelle vanno e vengono, dato che le orbite sono linee chiuse; la colonna va e viene perché ha un doppio movimento elicoidale; essa, infatti, ruota in entrambi i sensi. Tutta la decorazione delle colonne, di qualsiasi stile siano, ha applicato in modo più o meno completo tale legge» [51].

Considerazioni Oinali Abbiamo cercato di far parlare Gaudí stesso, attraverso le citazioni riportate da alcuni testimoni e attraverso le sue opere, di cui abbiamo presentato alcune immagini senza spiegare la storia e le

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Cultura trappole stilistiche. La sua opera è un antidoto alle aberrazioni del mondo contemporaneo. Non lo è soltanto perché l’autore è un genio. Lui, che evitava scrupolosamente i palcoscenici, pur essendo un architetto dalle doti più uniche che rare, ci ha insegnato che la nostra epoca ha urgente bisogno della riscoperta dei talenti medi. Quanto più ampio sarà il numero degli artigiani, degli artisti-artigiani, degli architetti-artigiani, tanto più crescerà la qualità diffusa delle nostre città. E su quest’humus, di quando in quando, :ioriranno anche genialità superiori.

Figura 15. Torre di Agbar di Jean Nouvel vista dalla Sagrada Família, esempio di inconciliabilità dei due linguaggi architettonici, apparentemente simili.

caratteristiche di ciascuna di esse. Molto altro ci sarebbe da dire. Restando nel campo speci:ico dell’architettura, si può aggiungere che, nella nostra epoca, gli architetti si dividono in due grandi correnti: una, maggioritaria, è quella della modernità a tutti i costi; l’altra è quella tradizionalista, che ha successo soprattutto nel mondo anglosassone. La prima si avventura in s:ide tecnologiche sempre più audaci, per il gusto della s:ida, senza un’attenzione speci:ica per la natura dell’essere umano e del suo ambiente. Di recente ha assunto forme sempre più minimaliste, in obbedienza a quella che ritengo si possa de:inire “estetica del non luogo”. La seconda ri:iuta sdegnosamente questa deriva intellettualistica e copia le forme del passato, in cui trova le soluzioni collaudate per il benessere spirituale dell’essere umano. Non si interroga a fondo, però, sul rapporto tra progresso tecnologico e linguaggio architettonico, né sul recupero dei mestieri artigianali. Sono entrambi approcci ideologici alla progettazione. Gaudí, con la sua “ingenuità”, sta in mezzo. Lui ha cercato le regole del disegno nella natura delle cose. È un maestro di quella che potremmo chiamare “architettura senza aggettivi”, al di fuori delle

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Figura 16. Antoni Gaudí, abside della Sagrada Família.

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Cultura Bibliografia e note 1. Tanzella-Nitti G., Passione per la verità e responsabilità del sapere. Un’idea di Università nel Magistero di Giovanni Paolo II. Piemme, Casale Monferrato 1998. 2. Gaudí A., Idee per l’architettura, a cura di Isidre PuigBoada. Jaca Book, Milano 1995, n. 223, p. 198. 3. Gaudí A., op. cit., n. 21, p. 103. 4. Frankl V.E., Uno psicologo nei lager, prefazioni di G. W. Allport, G. B. Torellò e G. Marcel, traduzione di Nicoletta Schmitz Sipos. Ares, Milano 2009. 5. Torelló G., Psicanalisi o confessione?. Ares, Milano 1989. 6. Cfr. Bassegoda i Nonell J., Gaudí. L’architettura dello spirito. Ares, Milano 2009, pp. 110-111. 7. Cfr. Da Varagine J., Legenda Aurea. Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1990, pp. 265-271. 8. Cfr. Schneider M., Pietre che cantano. Guanda, Parma 1998, p. 76. 9. «Haec autem ita Rieri debent ut habeatur ratio Rirmitatis utilitatis venustatis. Rirmitatis erit habita ratio, cum fuerit fundamentorum ad solidum depressio et quaque e materia copiarum sine avaritia diligens electio, utilitatis autem, cum emendata est sine inpeditione usus locorum dispositio et ad regiones sui cuiusque generis apta est commoda distributio, venustatis vero cum fuerit operis species grata et elegans membrorumque commensus iustas habeat symmetriarum ratiocinationes». Marcus Vitruvius Pollio, De Architectura libri decem, Liber I, III, 2. 10. Gaudí A., op. cit., n. 25, p. 106. 11. Ivi, n. 201, p. 181. 12. Ivi, n. 83, p. 125. 13. Ivi, n. 11, p. 100. 14. Ivi, n. 3, p. 97. 15. Ivi, n. 132, p. 156. 16. Ivi, n. 135, p. 157. 17. Ivi, n. 13, p. 101. Cfr. anche n. 372, p. 246. 18. Ivi, n. 111, p. 134. 19. Ivi, n. 110, p. 133. 20. Cfr. Bassegoda i Nonell J., op. cit., pp. 107-108. 21. Gaudí A., op. cit., n. 115, p. 135. 22. Ivi, n. 122, p. 138. 23. Ivi, n. 125, p. 153. 24. Ivi, n. 22, p. 105. 25. Ivi, n. 24, p. 105. 26. Ivi, n. 145, p. 162. 27. Ivi, n. 288, p. 214. 28. Ivi, n. 69, p. 120. 29. Ivi, n. 166, p. 169. 30. Cfr. Giralt-Miracle D. (a cura di), Gaudí. La ricerca della forma. Jaca Book, Milano 2003. 31. Gaudí A., op. cit., n. 63, pp. 117-118. 32. Ivi, n. 175, p. 171. 33. Ivi, n. 178, p. 172. 34. Ivi, n. 186, p. 176. 35. Ivi, n. 195, p. 179. 36. Ivi, n. 221, pp. 197-198. 37. Ivi, n. 227, p. 199. 38. Ivi, n. 396, p. 275. 39. Ivi, n. 330, p. 229. 40. Ivi, n. 332, p. 230. 41. Ivi, n. 346, p. 235. 42. Ivi, n. 339, p. 232. 43. Ivi, n. 342, p. 234. 44. Cfr. Lomonte C., Nuove chiese: fuochi fatui nella notte fonda. Il Covile, n. 835, 3 febbraio 2015. 45. Gaudí A., op. cit., n. 350, p. 236. 46. Ivi, n. 352, p. 237. 47. Ivi, n. 353, p. 237. 48. Ivi, n. 356, p. 239.

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49. Ivi, n. 362, p. 241. 50. Ivi, n. 386, p. 252. 51. Ivi, n. 373, p. 247.

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Apotheca & Storia

BREVE STORIA DELLA SIFILIDE Giusi Sanci*

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erso il 1500, in Europa si comincia a d i f fo n d e re u n a m a l a t t i a n u ova e sconosciuta, ritenuta responsabile di formare vesciche, pustole e ascessi, ricoprendone tutto il corpo. Già Fracastoro, in un suo aure libro, De contagione sive de contagiosis morbis eorumque curatione libri III (Venezia 1546), divinando le future scoperte batteriologiche, ascrive la siDilide fra quelle forme che sono determinate da germi vitali, i seminaria morbi, che hanno il potere di generare la stessa malattia quando si trasferiscono in un altro organismo. La siDilide (detta anche lue) è un'infezione sessualmente trasmessa, causata dal batterio Treponema pallidum, che si trasmette attraverso qualsiasi tipo di rapporto sessuale, occasionalmente

Figura 1. De morbo gallico. Venezia 1566.

anche con contatti diretti non sessuali o p e r v i a transplacentare da una donna gestante a l fe t o ( s i D i l i d e c o n g e n i t a ) . I l decorso è cronico e caratterizzato da lesioni e sintomi a carico della cute, d e l s a n g u e , d i o r g a n i i n t e r n i , riscontrabili con una sequenza che consente di suddividerlo in 3 periodi. Il periodo primario è dovuto all'insieme dei fenomeni locali determinati dalla penetrazione dei germi nell’organismo. Il periodo secondario, corrisponde alla diffusione del treponema nel sangue e in tutti gli organi e si manifesta con esantemi. InDine il periodo terziario è dovuto alle possibilità di sviluppo del processo morboso in diversi distretti. L'origine della malattia è stata oggetto di lunghe polemiche e controversie e, secondo alcuni studiosi, il primo focolaio di siDilide si sarebbe manifestato nel 1494 a Napoli; e successivamente la malattia si sarebbe diffusa in Francia, portata dalle truppe di Carlo VIII. Altri studiosi affermano, al contrario, che furono i soldati francesi a trasferirla a Napoli, e altri ancora correlano l'origine di questa malattia con il ritorno dal nuovo mondo di Cristoforo Colombo e dei suoi marinai. Il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo toccava per la prima volta il suolo del Nuovo Mondo nell’isola di Hispaniola, l’attuale Haiti. La popolazione indigena dell’isola, che viveva allo stato selvaggio, aveva pratiche sessuali molto libere, e i m a r i n a i d i C o l o m b o e b b e r o b u o n g i o c o nell’accoppiarsi sessualmente con le donne del posto. La popolazione locale era affetta da una malattia a trasmissione sessuale che nell’isola era a carattere endemico e a scarsa patogenicità. Nei confronti di questa malattia, i marinai di Colombo, di origine europea, si mostrarono del tutto privi di difese immunitarie. Il risultato fu che i marinai furono afDlitti da una sintomatologia molto grave che si

*Farmacista

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Figura 2. Francesco Bassano il Giovane, Carlo VIII riceve la corona di Napoli. 1585-1590, Museo di belle arti, Lione.

manifestò subito, e dilagò rapidamente nel vecchio Mondo, dopo che fecero ritorno in Europa. Il veicolo della diffusione della malattia in Europa furono le truppe che, al seguito di Carlo VIII, entrarono in Italia nel settembre 1494 per giungere Dino a Napoli. Fra le sue truppe Carlo VIII aveva anche numerosi spagnoli, che furono il vero serbatoio dell’infezione. A Napoli la soldataglia di Carlo VIII si abbandonò a sfrenati comportamenti che costrinsero il re ad abbandonare la città nel maggio 1495. Nel frattempo l’epidemia della “nuova peste” era già esplosa. Durante la battaglia di Fornovo, che vide fronteggiarsi le truppe imperiali con quelle di Carlo VIII (5 luglio 1495), i medici veneziani Cumano e Benedetto ebbero modo di descrivere per primi la malattia, della quale venne subito messo in evidenza il carattere venereo. Lo stesso Carlo VIII restò colpito dalla malattia, e i suoi mercenari di ritorno nei loro Paesi vi diffusero il nuovo male. La Francia fu il primo Paese ad esserne invaso, e i francesi lo chiamarono vérole, ma nel resto d’Europa continuò ad essere chiamato “mal francese” o “morbo gallico”. La siDilide ebbe in Francia carattere esplosivo dal punto di vista epidemiologico, e già nel 1496 i primi siDilitici cominciarono ad afDluire all’Hotel Dieu di Parigi, il più importante ospedale pubblico della città, malgrado i decreti del comune di Parigi sancissero

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l’esclusione dei siDilitici dalla società civile, alla pari dei lebbrosi, e la pena dell’impiccagione per coloro avessero trasgredito la legge non ritirandosi in luoghi separati, se originari della città, o non andando via se forestieri. Le lesioni ulcerose dei genitali sono la prima manifestazione, a cui fa seguito la comparsa di bubboni, pustole, bolle e di gravi lesioni ulcerative. Il rischio maggiore è costituito dal manifestarsi, dopo anni dalla comparsa dell’infezione, di gravi lesioni cardiovascolari e nervose. Come per la peste, anche in questo caso fu chiaro che fosse necessario l'isolamento dei malati per limitare il diffondersi dell’epidemia. Nacquero così i cosiddetti “ospedali degli incurabili" dove i malati venivano obbligatoriamente conDinati. Allo stesso modo, la nuova malattia fu accompagnata dallo stigma sociale; infatti chi si ammalava aveva compiuto con ogni probabilità atti impuri, sicché veniva isolato e abbandonato dalle stesse famiglie. L'impreparazione ad una tale malattia era dovuta al fatto che non si conosceva una terapia valida. Il rimedio ritenuto più efDicace era il mercurio (sostanza molto tossica) sotto forma di unguento, un rimedio che l'antica medicina araba utilizzava per la cura della lebbra e delle malattie cutanee in genere. L"unguento napoletano" veniva ad esempio ottenuto miscelando accuratamente in un mortaio il mercurio

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Figura 3. Botti di Campailla. Museo Tommaso Campailla, Modica (RG).

metallico con sostanze grasse. Successivamente per la terapia vennero utilizzati altri composti mercuriali, come l'ossido di mercurio giallo e l'ossido di mercurio rosso. L’uso del mercurio fu la prima pratica terapeutica usata, sotto forma di unzioni, frizioni, impiastri, inalazioni con cinabro (solfuro di mercurio), pillole (le pillole del Barbarossa, a base di mercurio puro). Gli effetti curativi del mercurio erano quelli di far cessare completamente i dolori ossei, che martoriavano il malato di siDilide, di far sparire le tubercole, di risolvere gli indurimenti, di pulire le pustole e, soprattutto, secondo le convinzioni dell’epoca, di favorire, attraverso l’abbondantissima salivazione prodotta e l’abbondante sudorazione, l’espulsione del “veleno” della malattia. Ma a questi effetti curativi, si accompagnavano effetti collaterali molto pesanti, come la perdita di liquidi attraverso l’eccessiva salivazione, l’abbondante sudorazione, la diarrea, che portavano il paziente allo sDinimento, oltre che alla comparsa di ulcere cutanee, di tremori e paralisi, traballamento e perdita dei denti. Nonostante questo, la stragrande maggioranza dei medici dell’epoca restò favorevole alla terapia mercuriale, salvo il Villalobos, che anticipò l’uso dell’arsenico, e Jean Fernel, che propose l’uso del guaiaco, chiamato anche “legno santo”, importato dall’isola di Hispaniola. Il guaiaco veniva somministrato sotto forma di decotto e le sue proprietà consistevano nel favorire la sudorazione e la diuresi, favorendo così l’espulsione dei “veleni”. Il decotto di guaiaco si preparava facendo macerare una libbra di questo legno macinato in 8-10 litri di

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acqua per circa 24 ore. Poi si faceva bollire l'infuso D i n o a d o t t e n e re u n a riduzione del volume ad un quarto, quindi si dava a bere ogni 3-4 ore per un periodo variabile, e per non più di 40 giorni. In seguito il guaiaco, proposto in origine in opposizione al mercurio, ve n n e a q u e s t ’ u l t i m o associato. Altre terapie palliative, in uso a quel tempo erano la r a d i c e d i c h i n a , l a salsapariglia, il legno di sassofrasso. Nel XVIII secolo tutte le scuole mediche accettavano la terapia mercuriale come la terapia primaria della siDilide, e ancora nei primi anni del'900 erano in uso le frizioni di Metchnikoff con una pomata mercuriale. Le modalità d’uso più frequenti erano le seguenti: le mutandine antiveneree italiane, spalmate di mercurio al loro interno; le frizioni mercuriali; le lavande antiveneree; la somministrazione orale di mercurio gommoso o di calomelano (protocloruro di mercurio). Come pozione viene usato il liquore di Van Swieten, una soluzione di bicloruro di mercurio in acqua e alcool (10%) che andava assunto un paio di ore dopo i pasti e che permetteva una terapia personale della malattia, al Dine di consentire la segretezza (ciò comportò polemiche di ordine morale). Al trattamento per via orale e per via cutanea si aggiunge nel XVI secolo la terapia sotto forma di suffumigi in cui al malato, nudo o seminudo si fanno inalare i fumi prodotti dalla combustione del solfuro di mercurio. Alla Dine del XVIII secolo viene impiegata una botte, trasformata in una camera fumigatoria, dove si introduce tutto il corpo del paziente, in modo tale che si abbia una penetrazione dei vapori di mercurio attraverso la cute e, in parte, attraverso le vie respiratorie. Il problema più difDicile da risolvere con i prodotti mercuriali era quello di somministrare al paziente una dose terapeutica sufDiciente ma non tossica. Dobbiamo comunque a Paul Ehrlich il primo vero rimedio contro la siDilide. Nel 1906 infatti riesce a sintetizzare un composto arsenicale, il Salvarsan (una polvere colore giallo oro); chiamato anche “Salvarsan 606”, o semplicemente “606”, poiché era il composto numero 606 di una serie di composti esaminati. Questo composto si dimostra dotato, oltre che di effetti tossici accettabili per l'uomo, di elevata

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siDilide congenita che la nuova terapia ottiene i suoi più larghi consensi. Infatti le gravide trattate prima del V mese di gestazione non trasmetteranno più la siDilide al Diglio, demolendo il dogma del carattere ereditario della malattia. Nei Paesi industrializzati l'incidenza della siDilide iniziò a calare verso la Dine del 1800 per poi avere un'altro picco dopo la Prima Guerra Mondiale. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, grazie anche alla disponibilità di metodi diagnostici efDicaci e al trattamento con antibiotici, la malattia ebbe una nuova riduzione, ma recentemente la sua incidenza è di nuovo in aumento sia nei Paesi in via di sviluppo, sia in alcuni Paesi europei. Con un'incidenza annuale di 12 milioni di nuovi malati nel mondo, la siDilide è, dopo l’HIV, l'infezione sessualmente trasmissibile con il più alto tasso di mortalità.

Figura 4. Salvarsan e Neosalvarsan.

attività distruttiva nei confronti del Treponema pallidum. Dopo una serie di prove cliniche, il Salvarsan viene messo in commercio nel 1910. Le idee di Ehlrich rappresentano una tappa fondamentale per la farmacologia e per la chemioterapia, infatti egli ritiene possibile la sintesi di sostanze chimiche che introdotte nell'organismo malato, siano in grado di riconoscere e legarsi, per afDinità chimica, ai germi patogeni e di distruggerli senza danneggiare gli organi dell’ospite. In questo senso il Salvarsan può essere considerato a tutti gli effetti il primo chemioterapico. Nel 1914 viene sintetizzato un nuovo composto particolarmente attivo contro la siDilide il Neosalvarsan. Nel 1928 l’inglese Alexander Fleming scopre il grande potere battericida della muffa Penicillum notatum, ma solo nel 1943 Mahoney, Arnold e Harris trattano con successo con la penicillina quattro pazienti affetti da siDilide recente. Negli anni '50 gli arsenobenzoli vengono sostituiti dalla penicillina, con cui si ottengono risultati terapeutici strabilianti, risolvendo completamente le lesioni siDilitiche con bassissime dosi. La penicillina rivoluziona totalmente la terapia a base di arsenico, con risultati positivi nel 98% dei casi, secondo le statistiche americane fatte sui militari degli eserciti di liberazione della Seconda Guerra Mondiale. La penicillina si dimostra efDicace in tutti gli stadi della malattia, ma è soprattutto nel campo della

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Bibliografia e sitografia 1. Caprino L., Il farmaco 7000 anni di storia, dal rimedio empirico alle biotecnologie. Armando editore, Roma 2011, pp. 158- 162. 2. Tognotti E., L’altra faccia di Venere. La siDilide dalla prima età moderna all'avvento dell'Aids (XV-XX sec.). Presentazione di Giorgio Cosmacini, Milano, Franco Angeli, 2006, pp. 29-37, 203. 3. Foa A., L’insorgere della siDilide (1494-1530). Quaderni storici, n. 55, 1984. 4. Dennie C.C., A History of Syphilis. SpringDield Charles Thomas, 1962, p. 45. 5. Hackett C.J., On the origin of the human treponematoses: Pinta, Yaws, Endemic Syphilis and Venereal Syphils. Bull World Health Organ, n. 29, 1963, pp. 7-41. 6. Sehgal V.N., Verma P., Chatterjee K., Chaudhuri A., Chatterjee G., Rasool F., Origin and evolution of syphilis: drifting myth. Skinmed, vol.10, n.1, pp. 8-12. 7. Istituto dell'Enciclopedia Italiana: www.treccani .it 8. Grande Enciclopedia. Istituto GeograDico De Agostini, Novara, 1976. Vol. XVIII p. 8.

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