Disaster resilient communities, il caso del lungolago e del centro storico di Como

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Disaster Resilient Communities II caso del lungolago e del centro storico di Como Bignami Daniele Fabrizio Carenzo Emanuele Conti Martina Raspanti Laura



Indice INTRODUZIONE

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ANALISI PRELIMINARE  Introduzione   Contesti di pericolosità e danno a vasta scala  Pericolosità   Incendi boschivi   Eventi idrogeologici    Rischio di incidente rilevante e trasporto merci pericolose   Eventi sismici   Danno potenziale alla scala vasta con stima dei valori esposti  Rischio   Incendi boschivi   Eventi idrogeologici    Rischio di incidente rilevante e trasporto merci pericolose  Conclusioni

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ANALISI DEL RISCHIO IDRAULICO   Il lungolago di Como  Pericolosità    Le esondazioni storiche    Le chiuse di Olginate    Cronologia degli eventi   Testimonianze fotografiche   Fonti giornalistiche    Composizione degli scenari d’evento   Vulnerabilità locale    Analisi dei basamenti   Uso del suolo e valore esposto   Rischio idraulico

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LE STRATEGIE DI DIFESA AD OGGI   Cronaca degli eventi recenti   Vasche di laminazione    La situazione aggiornata a marzo 2019   Le paratie   Il progetti più recenti    Il progetto di Cino Zucchi    Il progetto dello studio Pandakovic

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IL COINVOLGIMENTO DELLA COMUNITÀ   Il parere di Legambiente Como   Il punto di vista dei cittadini

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LA NOSTRA PROPOSTA DI INTERVENTO   Disaster Resilient communities alla microscala: il lungolago di Como     Scenari di intervento    Tipologie di difesa    Luoghi di stoccaggio   Computo metrico

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CONTRIBUTI DA MONTE   Analisi degli effetti e stima dei contributi da monte   Ruscellamento superficiale   Falda acquifera   Analisi urbana per l’individuazione di possibili aree di intervento   Abaco delle diverse tipologie di intervento   Ipotesi di intervento

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CONCLUSIONI

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RIFERIMENTI

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INTRODUZIONE Il presente studio ha come obiettivo l’elaborazione di una strategia di difesa per la città di Como nei confronti delle piene del Lario. La strada per raggiungere tale intento ha avuto inizio all’interno del corso di Progettazione territoriale per la gestione dei rischi, svolto durante l’anno accademico 2016-2017 presso il Politecnico di Milano. Si è proceduto tramite l’analisi multirischio di contesti territoriali sovracomunali, giungendo infine all’indagine sul caso particolare del lungolago di Como e delle aree circostanti. Gli elaborati e le riflessioni qui contenute, sono finalizzate a fornire un eventuale contributo all’interno di una vicenda annosa e decisamente attuale per il centro lacuale ed i suoi abitanti, proponendosi come alternativa rispetto ai progetti già sviluppati ed allacciandosi ai dibattiti in atto. Viene presentato un approccio di tipo dinamico, fondato sulla resilienza, che, consentendo anche un minore impatto sul paesaggio e sulla fruizione del lago, meglio potrebbe consentire di affrontare le complessità e le sfaccettature territoriali di un territorio di pregio come quello del centro e del lungolago di Como. Tale approccio, avente carattere parzialmente inedito nel contesto italiano, si inserisce tra i tentativi di incrementare il numero di azioni di DRR “community-oriented/communuty-based” (fonte 8). Le componenti della resilienza in cui agisce sono, contemporaneamente, quelle della “protezione fisica”, della preparazione alla gestione dell’emergenza e della consapevolezza pubblica (fonti 1, 9).

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ANALISI PRELIMINARE Introduzione Per ottenere una stima dei rischi a scala sovracomunale, abbiamo fondato il lavoro di analisi su una definizione quantitativa del rischio. La definizione da noi presa a riferimento è quella adottata nel 1972 dall’UNESCO - United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, che definisce il rischio come risultato della combinazione di tre componenti: pericolosità, vulnerabilità e valore esposto. “Secondo tale proposta: - la pericolosità (indicata con la H di hazard) è la probabilità che un fenomeno di una determinata intensità, I, si verifichi in un dato periodo di tempo e in una data area. - la vulnerabilità (indicata con la V di vulnerability) è il grado di perdita prodotto su un certo elemento o gruppo di elementi esposti a rischio rilevante dal verificarsi di un fenomeno di una data intensità. È espressa in scala da 0 (nessuna perdita) a 1 (perdita totale) ed è in funzione dell’intensità del fenomeno, I, e della tipologia di elemento a rischio, E. - il valore esposto (o esposizione o valore, indicato con la W, di worthiness) rappresenta il valore economico o il numero di unità relative ad ognuno degli elementi a rischio in una data area. Il valore è in funzione della tipologia di elemento a rischio, E. - il rischio totale (indicato con R) è il valore atteso delle perdite umane, dei feriti, dei danni alle proprietà e delle perturbazioni alle attività economiche dovuti al verificarsi di un particolare fenomeno di una data intensità”. (fonte 6, p.43,44) In seguito alla definizione di uno scenario di riferimento, possiamo determinare i valori delle tre variabili H,V, e W, fissando I ed E. R(E,I) = H(I) x V(I,E) x W (E) Scegliere uno scenario di riferimento significa individuare un evento che ipotizziamo possa colpire in un periodo di tempo definito, un dato territorio caratterizzato da determinati elementi a rischio.

Contesti di pericolosità e danno alla scala vasta La redazione degli elaborati ha preso le mosse da una serie di indagini incentrate sulla città di Como e le aree limitrofe, spingendosi oltre i confini italiani e coinvolgendo alcuni comuni svizzeri. Si è proceduto nella scelta delle aree da analizzare secondo criteri di influenza delle stesse rispetto a Como: i comuni selezionati presentano infatti fenomeni che possono interessare anche solo collateralmente la città lacuale (ad esempio possibilità di eventi franosi o alluvionali che possano interrompere le vie di comunicazione con il centro abitato). I rischi considerati sono quelli relativi a incendi boschivi, rischio idrogeologico (idraulico e frane) e i rischi legati al trasporto di merci pericolose e industrie a rischio di incidente rilevante.

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Pericolosità La pericolosità è la probabilità che un fenomeno di una determinata intensità si verifichi in un dato tempo e in una data area.

Daniele F. Bignami, Protezione civile e riduzione del rischio disastri, 2010

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INCENDI BOSCHIVI (fonti 25, 26, 30, 40, 41) La restituzione del grado di pericolosità che interessa il territorio preso in esame si è avvalsa del piano AIB (Antincendi Boschivi) di Regione Lombardia. All’interno di questo, il calcolo della pericolosità è determinato dalla compresenza e combinazione di tre fattori quali combustibile, comburente (ossigeno) e temperatura. Data l’omogenea presenza di ossigeno sulla superficie terrestre, i fattori che incidono maggiormente sulla propagazione di un incendio sono le condizioni meteorologiche, il combustibile e la morfologia del terreno; le prime consistono nella presenza di vento, umidità e temperatura. Queste tre componenti non agiscono allo stesso modo nei confronti di un incendio: il vento e le alte temperature ne favoriscono la diffusione, mentre l’umidità rende più difficoltosa la combustione. Si consideri inoltre che un’accentuata pendenza del terreno favorisce la propagazione del fuoco rispetto ad una superficie pianeggiante. La volontà, da parte nostra, è stata quella di produrre un’unica mappa che rendesse leggibile il grado di pericolosità presente a Como insieme ai comuni limitrofi e nel vicino territorio svizzero. Una grande difficoltà in questo è data dal fatto che non è stato possibile indagare con precisione la metodologia di analisi di pericolosità adottata dagli organi statali svizzeri. È stato comunque possibile unificare i dati di pericolosità tra il territorio svizzero e italiano in quanto entrambe le mappe elaborate dagli organi preposti sono fondate sulla divisione della pericolosità d’incendio in 5 classi. Inoltre è stato possibile operare un confronto con i comuni del Canton Ticino (Chiasso, Pedrinate, Balerna, Morbio Inferiore, Vacallo) confinanti, considerato che questi presentano una continuità dei fattori predisponenti gli incendi con il territorio di Como e le zone limitrofe. In tutto il territorio preso in considerazione dalla nostra analisi, la fascia boschiva appartenente al parco Spina Verde che si estende a sud dell’area urbana di Como, risulta l’elemento maggiormente pericoloso, anche in considerazione dei numerosi casi di incendi verificatisi in passato, per cui nella seguente mappa sono state integrate le fasce di pericolosità relative al solo parco. Il documento preso come riferimento per la pericolosità di incendi boschivi nel Parco Spina verde è il “Piano per la prevenzione e la lotta agli incendi boschivi del Parco Spina Verde” contenuto nel “Piano di emergenza comunale” (fonte 39), datato 2016. Questo documento divide il parco in aree omogenee di rischio. Leggendo la relazione tecnica relativa alla carta è chiaro come la definizione data dal Comune di Como di rischio incendi boschivi è assimilabile a quella da noi considerata per la pericolosità. Per questo abbiamo preso il Piano di emergenza comunale come riferimento per la redazione della mappa della pericolosità incendi boschivi.

LEGENDA Uso del suolo Edificato Residenziale Industrie Parco regionale Spina verde Pericolosità Classi di pericolosità Classe I Classe II Classe III Classe IV Classe V Fasce di pericolosità Parco spina verde Bassa Media Alta


CARTA DELLA PERICOLOSITÀ INCENDI BOSCHIVI

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EVENTI IDROGEOLOGICI Rientrano in questa categoria tipologie di fenomeni come inondazioni, frane, valanghe, alluvioni e cedimenti di dighe. Il territorio considerato all’interno di questa analisi presenta una grande ricchezza di declivi e corsi d’acqua e dunque diversi gradi di pericolosità legati a questa classe di eventi. I dati ricavati dalle fonti sono stati integrati fra loro in un’unica rappresentazione, unificando i diversi parametri presenti, soprattutto nei confronti delle informazioni inerenti i comuni del Canton Ticino. Il portale cartografico svizzero in particolare, classifica i dissesti geologici in scivolamento superficiale, medio e profondo, correlati rispettivamente alle aree di frana relitta, quiescente e attiva secondo un principio di pericolosità crescente. Le aree alluvionabili di diretta pertinenza del lago di Como sono state determinate in modo indicativo tramite uno sbordamento dei limiti lacustri. Le zone allagabili della città invece, sono state stabilite con l’aiuto dei limiti delle inondazioni storiche che ne hanno interessato il territorio (fonte 32e), tralasciando l’evento del 1678, verificatosi in situazioni geomorfologiche e di urbanizzazione nettamente differenti rispetto a quelle attuali. Le aree franose sono state individuate dalla sovrapposizione di dati ricavati da tre differenti carte (fonti 32c, 38, 42). Le informazioni contenute nel Documento di Piano - Carta del dissesto con legenda uniformata PAI, sembrano fare riferimento a scale di valore diverse rispetto alle altre due carte prese a riferimento (fonte 32c), per questo sono state indicate tramite retinature.

LEGENDA Acque Lago di Como d’acqua minori Corsi Corsi d’acqua minori Corsi d’acqua minori Corsi d’acqua minori Corsi d’acqua minori Corsi d’acqua intermedi d’acqua intermedi Corsi Corsi d’acqua intermedi Corsi d’acqua intermedi Corsi d’acqua intermedi Corsi d’acqua principali principali d’acqua principali Corsi Corsi d’acqua principali Corsi d’acqua principali tombinati Corsi d’acqua tombinati Corsi d’acqua tombinati Corsi d’acqua tombinati tombinati Corsi Corsi d’acqua tombinati d’acqua minori Corsi d’acqua tombinati Corsi d’acqua tombinati Corsi d’acqua tombinati

Infrastrutture Corsi d’acqua principali intermedi Infrastrutture principali Edificato e infrastrutture Infrastrutture principali Vulnerabilità Infrastrutture principali Corsi d’acquabassa principali Vulnerabilità bassa Vulnerabilità bassa Edificato Residenziale Vulnerabilità bassa Vulnerabilità Corsi d’acquamedia tombinati Vulnerabilità media Vulnerabilità media Vulnerabilità media alta Industrie Corsi d’acqua tombinati Vulnerabilità alta Vulnerabilità alta Interfaccia aree franose-edificato Vulnerabilità alta Interfaccia aree franose-edificato Infrastrutture principali Infrastrutture Interfacciaprincipali aree franose-edificato Interfaccia aree franose-edificato

Interfaccia franose-edificato Vulnerabilità bassa Interfaccia aree aree franose-edificato Interfaccia aree franose-edificato Interfaccia aree franose-edificato Interfaccia aree franose-edificato Vulnerabilità media Interfaccia aree franose-edificato Interfaccia aree franose-edificato Vulnerabilità alta

Pericolosità Interfaccia aree franose-edificato Acque Interfaccia aree franose-edificato Corsi d’acqua minori Trasporto detriti medio Interfaccia aree franose-edificato Corsi d’acqua intermedi Corsi d’acqua Trasporto detritiminori alto Corsi d’acqua principali Corsi d’acqua intermedi Area alluvionale Corsi d’acqua minori Corsi d’acqua tombinati Corsi d’acqua principali Corsi d’acqua intermedi Corsi d’acqua tombinati Area di esondazione su rive Corsi d’acqua tombinati Corsi d’acqua principali Infrastrutture principali

Corsid’acqua d’acquatombinati minori Corsi Dissesti Corsi Vulnerabilità bassa d’acqua tombinati Corsi d’acquaprincipali intermedi Infrastrutture (da fonte 38, 42)d’acqua tombinati Vulnerabilità media Corsi Vulnerabilità Corsi d’acquabassa principali altamolto alta Infrastrutture principali Area aVulnerabilità pericolosità Corsi d’acquamedia tombinati Vulnerabilità Interfacciabassa aree franose-edificato Vulnerabilità d’acquaalta tombinati AreaVulnerabilità aCorsi pericolosità alta Interfacciamedia aree franose-edificato Vulnerabilità Interfaccia areeprincipali franose-edificato Corsi d’acqua minori Infrastrutture Area aVulnerabilità pericolosità moderata Interfaccia aree franose-edificato Vulnerabilità alta Interfaccia aree franose-edificato bassa Corsi d’acqua intermedi Interfaccia aree franose-edificato Area aInterfaccia pericolosità bassa aree franose-edificato Vulnerabilità media Corsi d’acqua principali Interfaccia aree franose-edificato Corsi d’acqua tombinati Vulnerabilità alta Conoide attivo non protetto Interfaccia aree franose-edificato Interfaccia aree franose-edificato Corsi d’acqua tombinati

(da fonte 32c)Infrastrutture Interfaccia aree franose-edificato principali Area di frana attiva Interfaccia aree franose-edificato Vulnerabilità bassa Vulnerabilità media Area di frana quiescente Vulnerabilità alta Conoide attivo non protetto Interfaccia aree franose-edificato Area di conoidearee attivo o Interfaccia franose-edificato potenzialmente attivo, Interfaccia aree franose-edificato parzialmente protetta

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Area di conoide non recentemente attivatosi o competamente protetta


CARTA DELLA PERICOLOSITÀ IDROGEOLOGICA

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RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE E TRASPORTO MERCI PERICOLOSE (fonti 25, 34) Per la costruzione della tavola relativa alla pericolosità trasporto merci pericolose e incidente rilevante del territorio sovracomunale di Como sono state prese in considerazione le analisi svolte sul territorio lombardo e svizzero. Dai dati raccolti in merito al trasporto di merci pericolose su strada e su rete ferroviaria, risulta evidente come la stretta connessione infrastrutturale tra Canton Ticino e Como avvenga in questo ambito tramite l’autostrada A9 (in Lombardia) e A2 (nel Canton Ticino) e la linea ferroviaria che collega Milano a Chiasso. In entrambi i casi il carico complessivo di merci pericolose trasportate risulta praticamente equivalente, permettendo di individuare in un’area di estensione pari ad un chilometro su ambo i lati una zona a pericolosità omogenea. Per quanto riguarda la presenza di attività industriali a rischio di incidente rilevante, all’interno dell’area considerata è stata individuata solo la Domus Nova di Montano Lucino, risultando evidente l’assenza di un elevato numero di attività a rischio. Attorno allo stabilimento sono state definite da noi due zone a diversa pericolosità (entro 250 metri, alta; tra i 250 e i 500 metri, media) in corrispondenza di una minore o maggiore vicinanza al complesso.

EVENTI SISMICI (fonti 31, 35) Non è stata prodotta alcuna tavola relativa a questa tipologia di rischio, in quanto non è rilevante a questa scala di restituzione un’analisi dettagliata della litologia del terreno. Per quanto riguarda l’Italia ci siamo limitati a individuare la nostra area studio all’interno della mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale (riferimento: Ordinanza PCM del 28 aprile 2006 n.3519, All.1b, fonte 35). La provincia di Como è situata in zona 4 (accelerazione massima del suolo (g) compresa tra 0.025 - 0.050); la meno pericolosa su territorio nazionale. I dati italiani, essendo il rischio sismico prevalentemente un’analisi di tipo probabilistico, sono riferiti in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni. Per quanto riguarda la svizzera il modello di pericolosità sismica è una rappresentazione che si basa come nel caso italiano sull’accelerazione massima del suolo (g), con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni. L’area svizzera di nostro interesse è classificata come la zona di minor pericolo sismico all’interno del territorio nazionale. A differenza dell’area italiana, l’accelerazione massima del suolo (g) è compresa tra 0 - 0.025, risultando quindi minore. Tutti i dati sismici relativi al territorio svizzero sono stati reperiti dalla carta di pericolosità sismica prodotta dal Servizio Sismico Svizzero (SED, fonte 31).

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LEGENDA Edificato e infrastrutture Edificato Residenziale Industrie Ferrovia Ferrovia sotterranea Autostrada Viabilità principale Viabilità secondaria Pericolosità Incidente rilevante Industria “Domus Nova” Area a pericolosità media Area a pericolosità alta Trasporto merci Distanza effetto degli scenari incidentali (1km)


CARTA DELLA PERICOLOSITÀ INDUSTRIALE E TRASPORTO MERCI PERICOLOSE

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Danno potenziale alla scala vasta con stima dei valori esposti (fonti 25, 30, 33) Il danno atteso (D), o danno potenziale, è identificabile come il prodotto tra vulnerabilità e valore esposto; queste ultime assieme alla pericolosità sono le componenti che consentono la definizione del rischio. La vulnerabilità è “il grado di perdita prodotto su un certo elemento o un gruppo di elementi esposti a rischio risultante dal verificarsi di un fenomeno di una data intensità” (fonte 6, p.43,44); è dunque un fattore dipendente dalla tipologia degli elementi minacciati e dall’intensità del fenomeno considerato. Il valore esposto diversamente, viene espresso unicamente in funzione del tipo dei soggetti ed oggetti a rischio, specificandone il valore economico. Da qui, la capacità della componente D di descrivere i danni potenzialmente originati dal concretizzarsi di uno scenario d’evento, caratterizzato da una determinata pericolosità, un conseguente grado di rischio e coinvolgente una definita tipologia di elementi. Nel caso in esame, al fine di ottenere una stima dei rischi di cui sotto, ed essendo questi indissolubilmente legati al valore economico o al numero di unità relative ad ognuno degli elementi a rischio in una data area, si è composta una tavola del danno potenziale atteso riguardante i vari comuni di nostra pertinenza. Data la scala vasta si è scelto di considerare un grado di vulnerabilità costante pari a 1 per tutto l’edificato e pari a 0 per le aree non urbanizzate. I dati ricavati sono stati integrati fra loro in un’unica rappresentazione originale, unificando i diversi parametri presenti, cercando di adattare le informazioni inerenti i comuni del Canton Ticino a quelle relative all’area italiana. In particolare, i dati studiati dal DUSAF relativi ai comuni italiani, sono stati: tessuto residenziale suddiviso in aree di densità edilizia fondiaria, insediamenti industriali, insediamenti ospedalieri, impianti tecnologici, aree portuali e impianti di servizi pubblici e privati, quest’ultimi rielaborati con Google Maps facendo una distinzione tra scuole e servizi pubblici ad altra frequentazione. I dati relativi all’area svizzera presi in considerazione sono stati: insediamenti industriali, servizi pubblici ad altra frequentazione e tessuto residenziale, quest’ultimo rielaborato con Google Maps facendo una distinzione relativa alla densità edilizia fondiaria omologandola a quella italiana. Ogni dato mancante per i comuni svizzeri ma presente in quelli italiani è stato aggiunto con l’ausilio di Google Maps. Oltre a ciò, si sono voluti evidenziare particolari ambiti non distinti nelle cartografie svizzere o italiane: aree di interesse storico culturale, centri storici e biblioteche. Infine, per quanto riguarda la rete delle infrastrutture, il portale cartografico svizzero contiene una classificazione che le suddivide attraverso parametri di tipologia di trasporto (merci e viaggiatori) e parametri di volume di traffico. Non essendo presente una distinzione equivalente per il territorio italiano considerato, è stata effettuata una unificazione tra i dati provenienti dalle “Basi Ambientali della Pianura - Attività di Sfruttamento del Suolo” e i dati svizzeri (fonti 25 e 30). 14

LEGENDA Tessuto residenziale Denso Mediamente denso Discontinuo Rado e nucleiforme Sparso Destinazioni d’uso Industrie Impianto tecnologico Scuola Ospedale Area portuale Biblioteca Servizi pubblici Area con valore storico Viabilità Ferrovia Autostrada Viabilità principale


tecnologici

e

i

tuali

che

Tessuto residenziale denso Tessuto residenziale mediamente denso

CARTA DELL’USO DEL SUOLO, DANNO POTENZIALE/VALORI ESPOSTI ALLA VASTA SCALA

Tessuto residenziale discontinuo

Tessuto residenziale rado e nucleiforme Tessuto residenziale sparso

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Rischio INCENDI BOSCHIVI (fonti 25, 26, 33, 42) Gli elementi di riferimento per elaborare gli indici di previsione del rischio sono: caratteristiche della vegetazione; condizioni climatiche (il vento, l’umidità e la temperatura); morfologia del terreno, uso del suolo, presenza antropica. Data la complessità dell’elaborazione di tali dati, unita al fatto che durante l’analisi del danno potenziale è stato attribuito un grado di vulnerabilità pari a 1 solamente alle aree edificate, abbiamo scelto di redigere una nuova mappa del rischio in cui vengono messe in evidenza le fasce di interfaccia tra zone boschive ed edificato. Il rischio riportato è stato ricavato dalla combinazione tra classi di pericolosità e densità dell’edificato.

LEGENDA Uso del suolo Edificato Residenziale Industrie Aree boschive Rischio Interfaccia bosco-edificato

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Bassa Media Alta Molto alta


CARTA DI RISCHIO DI INTERFACCIA TRA TESSUTO EDIFICATO E INCENDI BOSCHIVI

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EVENTI IDROGEOLOGICI (fonti 25, 32c, 32e, 38, 42) L’attribuzione dei gradi di rischio si è basata principalmente sulla considerazione della densità del tessuto residenziale sovrapponendo a questa i livelli di pericolosità individuati. Si sono utilizzate due modalità di indicazione: la prima, consistente in una campitura di colore, è stata applicata nel caso di sovrapposizione tra l’areale di pericolosità e quello di vulnerabilità, la seconda, un segmento tratteggiato, si è utilizzata nel caso di linee di interfaccia tra costruito e pericolo, cioè quando l’area pericolosa confinava con parte di un insediamento e non era possibile stabilirne lo sviluppo nel caso in cui il fenomeno si fosse verificato. Per le infrastrutture principali si è operato in modo simile, contrassegnando con linee colorate i tratti di percorso potenzialmente interessati dagli eventi idrogeologici che ne inficerebbero l’efficienza o li renderebbero completamente inagibili. La carta di rischio è stata poi completata tramite l’inserimento delle aree interessate da valore esposto, in forma puntuale o con riempimento, indicate solo se contestualmente presenti rispetto al pericolo (nelle aree adiacenti o in sovrapposizione). Ciò che ne risulta è una mappatura delle aree edificate che potrebbero essere coinvolte dal manifestarsi di un fenomeno, evidenziando le aree con rischio maggiore in base a pericolosità, vulnerabilità ed elevato valore esposto. LEGENDA Acque Lago di Como d’acqua minori Corsi Corsi d’acqua minori Corsi d’acqua minori Corsi d’acqua minori Corsi d’acqua minori Corsi d’acqua intermedi d’acqua intermedi Corsi Corsi d’acqua intermedi Corsi d’acqua intermedi Corsi d’acqua intermedi Corsi d’acqua principali principali Corsi d’acqua principali Corsi Corsi d’acqua principali d’acqua principali tombinati Corsi d’acqua tombinati Corsi d’acqua tombinati tombinati Corsi d’acqua minori tombinati Corsi Corsi d’acqua tombinati d’acqua tombinati Corsi d’acqua tombinati tombinati Corsi d’acqua principali intermedi Infrastrutture Infrastrutture principali Edificato e infrastrutture Infrastrutture principali Vulnerabilità Infrastrutture principali Corsi d’acquabassa Vulnerabilità bassa

Vulnerabilità Corsi d’acqua minoribassa Edificato Residenziale Vulnerabilità Vulnerabilità media Corsi d’acquabassa tombinati Vulnerabilità media Vulnerabilità media Corsi d’acqua intermedi Vulnerabilità alta Corsi d’acquamedia tombinati Industrie Vulnerabilità alta Vulnerabilità alta Corsi d’acqua principali Interfaccia franose-edificato Vulnerabilità alta Infrastrutture principali Interfaccia aree aree franose-edificato Infrastrutture principali Interfaccia aree franose-edificato Corsi d’acqua tombinati Interfaccia aree franose-edificato

Vulnerabilità bassa Interfaccia aree franose-edificato Interfaccia aree franose-edificato Corsi d’acqua tombinati Interfaccia aree franose-edificato Vulnerabilità media Interfaccia aree franose-edificato Interfaccia aree franose-edificato Infrastrutture principali Interfaccia aree Vulnerabilità altafranose-edificato Rischio basso Interfaccia aree franose-edificato RischioInterfaccia medio aree franose-edificato

Rischio (da fonte 34, 42)

RischioInterfaccia alto Basso aree franose-edificato Interfaccia aree franose-edificato (rischio alto) Medio Interfaccia aree franose-edificato (rischio medio) Interfaccia aree franose-edificato Alto Interfaccia aree franose-edificato (rischio basso) Interfaccia aree franose-edificato Molto alto Interfaccia aree franose-edificato Ville eVulnerabilità stazioni ferroviarie altafranose-edificato Interfaccia aree media Interfaccia aree franose-edificato Area diVulnerabilità esondazione su rive (rischio medio)aree Vulnerabilità bassa Interfaccia franose-edificato principali Vulnerabilità alta Area diInfrastrutture esondazione su rive Corsi d’acqua tombinati (rischio alto) Vulnerabilità media

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d’acquabassa tombinati Vulnerabilità (da fonte 32c)Corsi Corsi d’acqua principali Infrastrutture MedioCorsi d’acqua intermedi tombinati Interfaccia franose-edificato Interfaccia con aree edificato Corsi d’acqua minori tombinati (rischio basso) Interfaccia aree franose-edificato Corsi d’acqua principali Interfaccia franose-edificato Interfaccia conaree edificato Corsi d’acqua intermedi Vulnerabilità altafranose-edificato (rischio medio)aree Interfaccia Corsi d’acqua minori Vulnerabilità media altafranose-edificato Interfaccia Interfaccia conaree edificato alta media (rischio alto) bassa Vulnerabilità Infrastrutture principali media Vulnerabilità bassa Corsi d’acquabassa tombinati Infrastrutture principali Vulnerabilità d’acqua principali Infrastrutture Corsi tombinati Corsi d’acqua tombinati


CARTA DI RISCHIO IDROGEOLOGICO

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RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE E TRASPORTO MERCI PERICOLOSE (fonti 25, 34) Il rischio in oggetto è stato determinato tramite la sovrapposizione tra le aree pericolose precedentemente individuate e le zone evidenziate all’interno della tavola di danno, la quale evidenzia la densità abitativa e gli elementi di valore esposto. Ciò che ne risulta costituisce lo scenario di rischio.

LEGENDA Edificato e infrastrutture Edificato Residenziale Industrie Viabilità Rischio

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Basso Medio Alto Molto alto


CARTA DI RISCHIO INDUSTRIALE E TRASPORTO MERCI PERICOLOSE

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Conclusioni In conclusione, è possibile notare come all’interno dell’area oggetto di studio, il rischio di maggior rilievo sia quello idraulico, con particolare riferimento agli episodi di esondazione del lago. Da qui la scelta di effettuare un approfondimento su questo tema, e più nello specifico sull’area del lungolago della città di Como. Qui il Lario ha spesso occupato piazze e invaso strade, paralizzando la città e danneggiando un centro urbano di pregio.

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ANALISI DEL RISCHIO IDRAULICO Il lungolago di Como L’area individuata come oggetto di studio comprende la porzione di costruito interessata da fenomeni idraulici con tempi di ritorno che vanno dai 2 ai 100 anni, i quali coinvolgono anche parte del tessuto storico della città. Le indagini svolte hanno avuto dunque per oggetto l’analisi del rischio idraulico ad una scala di dettaglio maggiore rispetto alle analisi preliminari.

Pericolosità (fonti 5, 32e, 36a, 36b, 37) L’elaborazione dei gradi di pericolosità si è basata sull’identificazione di alcune quote altimetriche rispetto allo zero idrometrico (197,37 m s.l.m.) del lago misurato all’idrometro di Malgrate (fonte 5). I quattro scenari riportati corrispondono ai seguenti livelli altimetrici: 200 m s.l.m., 200.15 m s.l.m., 200.44 m s.l.m., 200.66 m s.l.m.. Alla quota 200 m s.l.m. (+2.65 m rispetto allo zero idrometrico) è stata attribuita pericolosità massima, mentre il livello di pericolosità minima è stato attribuito alla quota 200.66 m s.l.m. (+3.29 m rispetto allo zero idrometrico). I valori intermedi corrispondono alle soglie di 200.15 m s.l.m. (+2.78 m) e 200.44 m s.l.m. (+3.07 m). Non è stato possibile calcolare i i tempi di ritorno di questi eventi, ma è possibile effettuare un confronto con i valori riportati nella fonte 36b: alla quota +1.30 m (rispetto allo zero idrometrico di Malgrate) corrisponde un tempo di ritorno di 2 anni (evento in cui l’acqua bagna piazza Cavour); a +2.41 m corrisponde un tempo di ritorno di 10-15 anni; alla quota +3.09 m il tempo di ritorno è di circa 100 anni, questa quota è particolarmente significativa in quanto molto vicina alla quota di +3.09 m da noi individuata. Infine alla quota di +3.97 m corrisponde un tempo di ritorno di 1000 anni, questa quota si trova però al di fuori dell’intervallo di quote da noi considerato.

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LEGENDA Lago di Como RETE IDROGRAFICA Corsi d’acqua principali RETE IDROGRAFICA PRINCIPALE PRINCIPALE -- TRATTI TRATTI A A CIELO CIELO APERTO APERTO Corsi d’acqua principali RETE IDROGRAFICA PRINCIPALE - TRATTI TOMBINATI tombinatiRETE IDROGRAFICA PRINCIPALE - TRATTI TOMBINATI RETE IDROGRAFICA SECONDARIA SECONDARIA -- TRATTI TRATTI A A CIELO CIELO APERTO APERTO Corsi d’acqua secondari RETE IDROGRAFICA

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Corsi d’acqua secondari RETE IDROGRAFICA SECONDARIA - TRATTI TOMBINATI tombinatiRETE IDROGRAFICA SECONDARIA - TRATTI TOMBINATI BACINI IDROGRAFICI BACINI IDROGRAFICI Confine bacini idrografici CARTA DELLA RETE IDRICA


LEGENDA Lago di Como Rete delle acque Quota esondazione +2.65m Quota esondazione +2.78m Quota esondazione +3.07m Quota esondazione +3.29m CARTA DI PERICOLOSITÀ IDRAULICA

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LE ESONDAZIONI STORICHE (fonti 3, 7, 10, 11, 12) Il lungolago della città di Como è da sempre stato scenario di esondazioni. La città infatti, fin dalla fondazione avvenuta in epoca romana, ha dovuto affrontare i malumori e capricci del Lario, in uno scontro che di sovente l’ha vista sconfitta. Negli ultimi secoli sono quindi state numerose le esondazioni del lago e molteplici sono state anche le opere effettuate per cercare di ridurne la portata e i danni: “vanno sinistramente famosi per inondazioni del lago, se un elenco che ho sott’occhi non falla, gli anni 1431, 1487, 1489, 1504, 1508, 1520, 1567, 1570, 1580, 1588, 1617, 1634, 1647, 1649, 1680, 1693, 1693, 1716, 1746, 1747, 1748, 1749, 1750, 1756, e finalmente nel 1792.” (fonte 3). A questi seguirono altri eventi nel XIX secolo, e in particolar modo nel 1829, 1868 e 1888, l’ultimo particolarmente problematico non tanto per l’altezza raggiunta dall’acqua (pari a 3,70 m sopra lo zero idrometrico, al tempo corrispondente a 1,80 m, a causa dei fenomeni di subsidenza1), quanto per la rapidità con cui venne conquistata. Il secolo scorso fu accolto già all’esordio da un episodio di eccezionale intensità, verificatosi nel 1901, durante il quale le acque del lago invasero la piazza del Duomo, le barche scivolarono tra le colonne del Broletto e le attività cittadine subirono una battuta d’arresto durata alcuni giorni. Dopo questa piena si registrarono quella del 1920 e 1928, la quale facilmente ricostruibile grazie alle cronache del giornale “La Provincia di Como - Il Gagliardetto”(fonte 11), ora “La Provincia”. Come in ogni occasione precedente, l’esondazione vera e propria fu preceduta da un periodo ininterrotto di piogge che coinvolse l’intero bacino lariano, causando la continua crescita del livello dell’acqua fino a circa 3,16 m sopra lo zero di Malgrate. I cronisti non mancano di descrivere i danni riportati dai commercianti, soprattutto quelli con negozi siti in Piazza Cavour, oltre ai fenomeni tipici di questi episodi : “le chiaviche rigurgitano e dove esistono cantine sono tutte allagate”(fonte 11). Vengono inoltre riportati i provvedimenti adottati dal Comune per far fronte all’emergenza, come diverse modifiche alla viabilità cittadina, l’istituzione di servizi di trasporto tramite imbarcazioni o vetture a cavallo e l’installazione di passerelle pedonali. In seguito le piene sopraggiunsero con cadenza regolare di due o tre anni senza mai far registrare altezze rilevanti, e arrecando danni e disagi più ai negozianti di Piazza Cavour, a causa della sua vicinanza alla sponda del Lario, che al resto dei cittadini; affermazione ancor più vera se riferita ai più giovani “per i quali l’alluvione è una grande occasione di gioco e di divertimento” (fonte 3). La situazione si mantenne dunque relativamente tranquilla fino al 3 ottobre del 1976. Il giugno e la prima metà di luglio di quell’anno furono contraddistinti da un’insolita siccità, immediatamente seguita una periodo di piogge incessanti che si protrasse fino all’inizio di ottobre, portando il lago a livelli allarmanti. Vennero immediatamente attuate misure per evitare danni alla sede centrale dell’Enel in via Cavallotti, che se compromessa avrebbe lasciato senza energia elettrica gran parte della città; in aggiunta si azionarono pompe molto potenti per combattere le continue infiltrazioni. Nonostante gli sforzi compiuti per arginare la gravità dell’evento, anche tramite l’apertura delle chiuse di Olginate, in questa circostanza il Lario sommerse piazza Volta, via Garibaldi, il lungolago Trento e il lungolago Trieste, piazza Matteotti e le

zone circostanti. Cessato l’ingrossamento del lago e le ore di preoccupazione, si verificò un altro imprevisto: fra via Cairoli e piazza Cavour si fece largo una considerevole quantità di nafta fuoriuscita da un serbatoio, che raggiunto il perimetro degli edifici lasciò tracce di colore nero sulle superfici murarie (eliminate poi tramite solventi). Non vanno in più dimenticati i contributi negativi dati dai fiumi che attraversano la città, Cosia e Valduce, che ingrossati dalle piogge finiscono per straripare ed esacerbare la gravità degli episodi. La causa delle esondazioni storiche era attribuita principalmente agli ostacoli presenti nell’alveo dell’Adda; la formazione di queste barriere avveniva a causa dell’accumulo di ghiaia sul fondale che andava ad ostruire il flusso dell’acqua allo sbocco sul fiume; numerose furono quindi le operazioni di ripulitura per ripristinare il normale scorrimento. Un altro problema era dato dalla presenza di gueglie, strutture usate per la pesca, che contribuivano all’accumulo di detriti e alla conseguente ostruzione del corso d’acqua. Per questo motivo, rafforzato dai problemi che queste costruzioni recavano anche alla navigazione di alcune imbarcazioni, negli anni furono smantellate. Tali provvedimenti recarono sicuramente dei miglioramenti e per consolidarli furono redatti piani di manutenzione, i quali però non vennero rispettati nel corso degli anni. Ultima, ma non per importanza, è una peculiarità della provincia comasca, che è tra le più piovose della penisola italiana. Cronache risalenti alla seconda metà dell’Ottocento riportano la registrazione di piogge anomale fin dal 589, soprattutto nei periodi primaverili. Si consideri che al diretto contributo dato dalle precipitazioni, si aggiunge l’apporto del bacino imbrifero (quello del lago di Como è particolarmente vasto) e di tutti quei corsi d’acqua che, gonfiati dalle piogge, si immettono nel lago. “Ma stando alle istorie, non soltanto la città fu inondata per lungo sfogo di gran nembi entro il lago o per troppo rapido liquefarsi delle nevi, ma bensì anche per causa di terremuoti” (fonte 7).

1. Subsidenza: movimento di abbassamento, continuo o discontinuo, di una superficie deposizionale subaerea o sottomarina, in particolare del fondo di un bacino sedimentario. (Enciclopedia Treccani)


LE CHIUSE DI OLGINATE (fonti 14, 15, 18, 23, 27) La mitigazione dei fenomeni di piena tramite la regolazione dei livelli del lago di Como è un tema che viene affrontato già alla fine del XIX secolo a seguito di una catastrofica esondazione avvenuta nel 1868. L’attuazione di un provvedimento simile non risulta essere semplice perché le esigenze lacuali e sublacuali sono fortemente contrastanti. Nel primo caso un livello del lago costante rappresenta una situazione ottimale, mentre per i territori al di sotto è molto più favorevole trattenere la maggior quantità di acqua possibile per averla a disposizione per l’irrigazione nei periodi di maggiore siccità. La diga venne costruita tra il 1939 e il 1946 a seguito dell’istituzione con Regio Decreto 2010 del 21 novembre 1938 del Consorzio dell’Adda, il quale si occupa anche della sua manutenzione ed esercizio. Dalla sua costruzione il deflusso delle acque in caso di esondazione nella città di Como è aumentato notevolmente. Il Consorzio dell’Adda è stato istituito con Regio Decreto 2010 del 21 novembre 1938 quale soggetto pubblico incaricato della costruzione, manutenzione ed esercizio dell’opera regolatrice del lago di Como; le spese per l’esecuzione delle opere, la manutenzione e l’esercizio delle stesse vengono ripartite “a carico di coloro che vi hanno interesse, in proporzione al vantaggio rispettivo”. L’Ente viene riconfermato come “preposto a servizio di pubblico interesse” quale ente pubblico non economico con la Legge 70/1975, citato come necessario allo sviluppo economico, civile, culturale e democratico del Paese con il DPR 532/1978, con potere di controllo e vigilanza esercitato, per conto dello Stato, dal Ministero dell’Ambiente. Se la Legge affida al Consorzio dell’Adda il compito di esercitare le funzioni di soggetto “regolatore” del lago di Como, è la diga di Olginate l’opera fondamentale di regolazione. L’opera a sua volta è stata oggetto di una concessione, approvata con Regio Decreto del 19 aprile 1942, che ne ha determinato (dopo l’esame di 107 opposizioni diverse presentate da soggetti pubblici e privati, tutte elencate e riassunte) le caratteristiche principali, ed ha concesso il finanziamento pubblico per una quota del 60% (rispetto all’importo di progetto pari a Lire 37.400.000 -oggi pari a circa 28 milioni di euro-; la quota residua è stata posta a carico del Consorzio). L’utilizzo da parte del Consorzio dell’Adda della diga di Olginate, al quale permette un innalzamento dei livelli di acqua fino a 1,70m (sopra allo zero idrometrico), rende disponibili 246,5 milioni di metri cubi di acqua in concessione. Da subito sono stati riscontrati problemi dovuti all’eccessivo innalzamento del livello del Lario e alla conseguente esondazione nella città di Como. Nel 1942, il comune di Como richiede infatti di effettuare lavori di sopraelevazione di parte di piazza Cavour a carico del Consorzio dell’Adda. Il livello massimo viene dunque abbassato a 1,20m (misurato sopra allo 0 dell’idrometro di Malgrate), quota alla quale comincia l’esondazione in piazza Cavour. Questa porzione della città è inoltre interessata da fenomeni di subsidenza; il progressivo abbassarsi del piano di campagna ha determinato l’abbassamento della quota alla quale avviene l’allagamento della piazza. Oggi la quota è fissata a 1,10m sopra lo zero idrometrico misurato a Malgrate, negli anni passati era

maggiore: 1,25m nel 1978 e 1,86m nel 1955. Il piano di protezione civile prevede attualmente l’attivazione della fase di monitoraggio del livello del lago superata la quota di 1,00m sopra lo zero idrometrico di Malgrate. Tutt’oggi il livello della città di Como è in continuo abbassamento al ritmo di alcuni mm ogni anno. Tuttavia, grazie alla regolazione del livello delle acque effettuata tramite la diga di Olginate, il numero di esondazioni annue è ridotto notevolmente, inoltre la durata di ognuna e la massima altezza raggiunta è in media dimezzata.

27


CRONOLOGIA DEGLI EVENTI (fonti 12, 14, 18) Nella seguente tabella sono stati riportati i principali avvenimenti che coinvolgono la città di Como. Alla raccolta delle date in cui è avvenuta un’esondazione, sono stati aggiunti gli anni in cui sono stati effettuati degli interventi favorevoli alla mitigazione del rischio tra cui la rimozione delle gueglie e la costruzione della diga di Olginate. Per un certo numero di eventi è stato possibile reperire l’altezza raggiunta dal livello del lago, misurata all’idrometro di Malgrate.; è stato quindi possibile convertire tale altezza in altitudine sul livello del mare. Una seconda rielaborazione dei dati è stata svolta tenendo in considerazione il fenomeno di subsidenza che interessa la città di Como. Tale fenomeno ha avuto inizio attorno al 1955 ed ha avuto un aumento d’intensità nel periodo del dopoguerra (a causa dell’emungimento delle acque da falda profonda) ed è tutt’ora attivo anche se con un’intensità minore. Nell’anno 1955 la quota alla quale avveniva l’esondazione del lago a Como era di 1,86m sopra allo zero idrometrico; nel 1978 era di 1,25m; oggi invece di 1,20m. Attualmente le esondazioni avvengono con frequenza annuale, si è deciso però di non riportare in tabella gli eventi di minore entità che non arrivano ad interessare Piazza Cavour. Questi

ultimi causano restringimenti della carreggiata sul lungolago che, seppure necessitano di interventi di minore intensità, causano disagi alla viabilità principale della città (come confermato dall’incontro con i responsabili della Protezione Civile di Como, fonte 45). L’ultima esondazione registrata è quella di giugno 2019. Questa è stata causata dallo scioglimento delle nevi in Valtellina, da frane ed eventi temporaleschi che hanno portato ad un notevole aumento della portata massima giornaliera della media di afflusso al lago (da 200m3/s a 1000m3/s circa).

Grafico riportato in: “Gli effetti della regolazione sulle portate dell’Adda e sulle piene del lago di Como”, Consorzio dell’Adda, Pubblicazione n°12, Milano 2003

H indica l’altezza in metri raggiunta dall’acqua misurato rispetto allo 0 idrometrico del lago. H s.l.m. indica l’altezza in metri rispetto al livello del mare.

Data:

1255 1431

1438

28

16 lug

1470 1481 1482 1487 1489

6 lug

1502 1505

1508 20 ago 1520 1553 1567

H

H s.l.m.

Grave scossa di terremoto con conseguente esondazione del lago (20 braccia) e successivo ritiro. Episodio raccontato dallo storico Tatti Prima esondazione di cui si ha una traccia documentaria (lettera ducale del 20 settembre 1431: venne delegato in qualità di perito l’abate dell’abbazia di Acquafredda per scoprire le cause di tale evento). Soluzione: fu aggiunto un uovo arco al ponte visconteo di Lecco per permettere maggior deflusso delle acque lacustri. Esondazione dopo la quale gli esperti (ingegneri Pietro da Castel San Pietro, Gregorio da Pizzoleone e Pietro da Breggia) inviati per effettuare un sopralluogo, consigliarono di asportare le ghiaie nei pressi del ponte visconteo mentre un’ordinanza proposta dalla città di Como impose la rimozione delle peschiere fisse a monte o a valle del ponte stesso.

Giambattista Giovio riporta questo evento con il nome di “acquamoto” (simile ad un maremoto caratterizzato da veloce esondazione del lago e successivo veloce ritiro). Segnalato un punto di esondazione all’altezza dell’incrocio tra Via Rusconi e via Vittorio Emanuele Esondazione riferita da Giovio con tali parole “il lago come un fiume rapidissimo traboccò in città per circa 50 passi e poi si ritirò con tanta lestezza. Questa vicenda si ripeté più volte quel giorno ma sempre più debolmente”. L’acqua non arrivò che poco distante dal Duomo Segnalato un punto di esondazione in piazza Duomo da Giambattista Giovio


1568 1570 1580 1588 1596 1614

Esondazioni riferite importanti tra quelle avvenute nel Seicento. Segnalato un punto di esondazione all’interno del Duomo Esondazioni riferite importanti tra quelle avvenute nel Seicento. Segnalato un punto di esondazione all’interno del Duomo

1627 1643 1647 1649 1673

20 giu

Contemporanea all’inondazione del torrente Cosia, l’esondazione arrivò al suo culmine, tale nella notte del 29 giugno con un incremento velocissimo, tanto che in una giornata si ebbe un aumento di 1500 mm. Segnalato un punto di esondazione all’altezza di via Volta angolo via Raimondi (ove è tutt’ora murata una lapide) e un punto all’interno del Duomo in corrispondenza degli scalini dell’altare maggiore. 1674-Provvedimenti per eliminare le Gueglie Segnalato un punto di esondazione all’altezza di via Diaz (ove è tutt’ora murata una lapide)

1678 1679 1689

Esondazione di fama “internazionale” in quanto avvenne in concomitanza con la morte del papa comasco Innocenzo XI (Il 17 giugno il lago raggiunse gli organi della cattedrale, il 28 i gradini dell’altare maggiore ed il 29 arrivò quasi ai livelli del 1673 Segnalati due punti di esondazione all’altezza di via Muralto e dell’attuale via Borgovico (area Caserma Carabinieri).

1703 1705

set/ott

6 lug

1710 1714 1716 1746 1747 1750

1792 1795 1796 1797 22 nov 1801 giu 1804 2 dic 1807 10 giu 1809 28 mag 1810 25 lug 1826 21 ott set 1812 1829 22 2 ago 1816 13 ago ott 1821 1836 14 3 nov 1839 18 ott 1823 8 nov 1840

3,30

200,67

3,17

200,54

3,05 2,76 3,70 3,05 3,95 2,86 3,22 2,89 3,04 2,89 3,39 3,2

200,42 200,13 201,07 200,42 201,32 200,23 200,59 200,26 200,41 200,26 200,76 200,57

A partire da questi anni l’esondazione del lago in piazza Cavour avviene con una quota del lago di +1,86m sopra allo 0 riportato dall’idrometro di Malgrate. Il lago raggiunse i borghi di Vico e Sant’ Agostino e allagò un terzo della città. Il lago raggiunse piazza Cavour Il lago raggiunse piazza Cavour Il lago raggiunse piazza Cavour Il lago raggiunse il Duomo Il lago raggiunse il Duomo Il lago raggiunse il Duomo Definita esondazione di notevole entità. Provvedimenti di distruzione delle chiuse estirpaDefinita esondazione zione delle “Gueglie” di notevole entità L’acqua raggiunse piazza Volta, piazza del Vescovado (Grimoldi), piazza Duomo, via Volta, Campo Garibaldi, la chiesa di S. Giorgio Definita esondazione di notevole entità ed il borgo di Sant’Agostino. Definita esondazione di notevole entità Definita esondazione di notevole entità 29


31 ott 22 lug 26 ott 24 gu ott 18 giu

12 set

nov

lug 30

1841 1843 1844 1845 1851 1855

3,49 2,96 3,49 2,98

200,86 200,33 200,86 200,35

3,56

200,93

1868

3,90

201,27

1886 1888

2,00 3,68

199,37 201,05

1901 1907 1917 1920 1925 1928 1935 1939 1951

3,12

200,49

1960 1963 1965 1968 1971 1973 1974 1975 1976 1977 1978

1,77 1,70 1,58 1,34 1,25 1,53

199,14 199,07 198,95 198,71 198,62 198,90

1,22 2,52 1,80 1,40

198,59 199,89 199,17 198,77

1979

1,57

198,94

1980 1981 1982 1983 1986 1987 1988

1,95 1,70 1,38 2,01 1,35 2,65 1,40

199,32 199,07 198,75 199,38 198,72 200,02 198,77

L’acqua raggiunse la porzione nord della città dall’attuale piazza Verdi- via Maestri Comacini sino ai giardini di ponente in via Volta, via Lambertenghi incrocio via Volta. L’acqua raggiunse +0,61 m sulla soglia della porta maggiore del duomo +0,81 sul piano base del monumento dedicato a Volta. Nella notte tra il 9 e 10 settembre l’acqua passò da un livello di 0,90 a 2,12 m sopra lo zero idrometrico. L’acqua raggiunse l’angolo tra via Porta e via Vittorio Emanuele, la via Sant’Antonio e la scuola Raschi in via Rosselli. Alla soglia della porta maggiore della cattedrale (200,55 m s.l.m.) l’acqua raggiunse il livello di 201,12 m s.l.m. Sugli stipiti del portale delle piccole righe scalpellate in ricordo di tale esondazione.

Inizio costruzione diga di Olginate A partire da questi anni l’esondazione del lago in piazza Cavour avviene con una quota del lago di +1,25m sopra allo 0 riportato dall’idrometro di Malgrate

A partire da questi anni l’esondazione del lago in piazza Cavour avviene con una quota del lago di +1,20m sopra allo 0 riportato dall’idrometro di Malgrate


1990 1991 ott 1993 1996 1997 1999 2000 giu,nov 2001 nov 2002

1,33 1,37 2,65 1,31 2,33 1,44 2,09

198,70 198,74 200,02 198,68 199,70 198,81 199,46

2,65

200,02

2008 2008 2008 2010

1,22 1,60 1,24

198,59 198,97 198,61

12 nov 2014 16 giu 2016 12 giu 2019

1,57 1,47 1,39

198,94 198,84 198,76

8 gen 8 lug 14 lug 13 mag

Punto di esondazione Piazza Cavour

Punto di esondazione Piazza Cavour Punti di esondazione piazza Cavour, piazza Matteotti, lungolago Trieste, via Foscolo, viale Masia, tempio Voltiano, Piazza Volta Inizio lavori per la costruzione del “piccolo Mose� Punto di esondazione Piazza Cavour Punto di esondazione Piazza Cavour Punto di esondazione Piazza Cavour Il lago esonda in piazza Cavour

LEGENDA Esondazioni per le quali sono presenti testimonianze iconografiche Esondazioni per le quali, dal 2008, i dati sono reperibili tramite il sito dell’Ente regolatore dei grani laghi Annotazioni relative ai cambiamenti per effetto dei fenomeni di subsidenza Opere di riduzione del rischio

31


TESTIMONIANZE FOTOGRAFICHE (fonte 16) Sono state raccolte molte fotografie storiche che ritraggono la città di Como durante le esondazioni. Per molte è stato possibile risalire all’anno in cui sono state scattate, permettendo la catalogazione e la mappatura di esse. Per ogni anno è stata riportata la quota raggiunta dall’acqua (quando presente) e il punto in cui è stata scattata la foto sulla carta della pericolosità, per rendere possibile un confronto tra la ricostruzione effettuata partendo dalle isoipse e il reale avvenimento dei fatti. 1

1888 - 1901

2

3 Anno 1888 altezza raggiunta: 2,89m (201,05m s.l.m.) Anno 1901 altezza raggiunta: 3,12m (200,49m s.l.m.)

32

4


5

6

6 4 5 7 8 3 2

1

7

8

33


9

1901 - 1907 - 1917

10

11 Anno 1901 altezza raggiunta: 3,12m (200,49m s.l.m.) Anno 1907 altezza raggiunta: nessun dato Anno 1917 altezza raggiunta: nessun dato

34

12


13

14 14

16 13

15

9 10 11 12

15

16

35


17

1920 - 1925 - 1928

18

19 Anno 1920 altezza raggiunta: nessun dato Anno 1925 altezza raggiunta: nessun dato Anno 1928 altezza raggiunta: nessun dato

36

20


21

22

18 24 19 21 20

23 17 22

23

24

37


25

1928 - 1935 - 1939 - 1960

26

27 Anno 1928 altezza raggiunta: nessun dato Anno 1935 altezza raggiunta: nessun dato Anno 1939 altezza raggiunta: nessun dato Anno 1960 altezza raggiunta: 1,77m (199,14m s.l.m.) 38

28


29

30

29 30 28 27 31 32 25 26

31

32

39


33

1960 - 1976 - 1987 - 1993

34

35 Anno 1860 altezza raggiunta: 1,77m (199,14m s.l.m.) Anno 1976 altezza raggiunta: 2,52m (199,89m s.l.m.) Anno1987 altezza raggiunta: 2,65m (200,02m s.l.m.) Anno 1993 altezza raggiunta: 2,65m (200,02m s.l.m.) 40

36


37

38 35

37 39 36 40 34 33

38

39

40

41


41

2001 - 2002 - 2008

42

43 Anno 2001 altezza raggiunta: nessun dato Anno 2002 altezza raggiunta: 2,65m (200,02m s.l.m.) Anno 2008 altezza raggiunta: 1,60m (198,97m s.l.m.)

42

44


45

47 46 45

42 44 48 41

46

43

47

48

43


49

2010 - 2014 - 2016

50

50

51 Anno 2010 altezza raggiunta: 1,24m (198,61m s.l.m.) Anno 2014 altezza raggiunta: 1,57m (198,94m s.l.m.) Anno 2016 altezza raggiunta: 1,47m (198,84m s.l.m.)

44

52


53

51 55 53 52 56 54 49

54

55

56

45


57

2016 - 2019

58

59 Anno 2016 altezza raggiunta: 1,47m (198,84s.l.m.) Anno 2019 altezza raggiunta: 1,39m (198,76s.l.m.)

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61

63 64 57 62 58 61 59 60

62

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FONTI GIORNALISTICHE (fonte 19) Le testimonianze giornalistiche raccolte, non fanno altro che confermare la lunga e sfortunata “tradizione” della città di Como; questa, è infatti stata ininterrottamente costretta a confrontarsi con la vicinanza del lago. I documenti esaminati fanno riferimento ad epoche variegate, dalla seconda metà dell’Ottocento ai giorni nostri, e ciononostante non sembrano poi così differenti nelle notizie riportate. Si segnalano crescite repentine del livello del lago dopo alcuni giorni di piogge ininterrotte, disagi per la viabilità cittadina, lamentele e gravi danni riportati dagli esercenti e la predisposizione delle caratteristiche passerelle in legno. Molti articoli trattano inoltre tematiche di primaria importanza rispetto agli episodi delle piene. Ne sono un esempio la presentazione e descrizione del progetto per il “piccolo Mose”, la costruzione delle chiuse di Olginate e la costituzione del Consorzio dell’Adda. In tempi più recenti, in seguito allo scandalo della variante del progetto adottata per la costruzione di un muro di calcestruzzo di due metri, a fare notizia sono l’interruzione del cantiere, il comune commissariato, le indagini di ANAC e la riapertura del lungolago dopo nove anni in cui i comaschi non avevano potuto godere della vista delle acque del Lario.

Corriere della sera - giovedì 1 ottobre 1885 - Edizione Nazionale

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Corriere della sera - giovedĂŹ 13 settembre 1888 - Edizione Nazionale

49


Corriere della sera - lunedĂŹ 17 giugno 1901 - Edizione Nazionale

Corriere del pomeriggio - mercoledĂŹ 15 giugno 1938 - Edizione Nazionale Corriere del pomeriggio - sabato 25 settembre 1920 - Edizione Nazionale

50


Corriere della sera - martedì 5 ottobre 1976 - Edizione Nazionale, NOTIZIE DALL’INTERNO

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Corriere della Lombardia - sabato 20 ottobre 1979 - Edizione Lombardia

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Corriere della Lombardia - venerdĂŹ 29 marzo 1991 - Edizione Lombardia

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Corriere della Lombardia - giovedĂŹ 28 novembre 2002 - Edizione Lombardia

54


Corriere della Lombardia - giovedĂŹ 18 gennaio 2007 - Edizione Milano

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Corriere della Lombardia - sabato 18 giugno 2016 - Edizione Lombardia

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Corriere della Lombardia - lunedĂŹ 3 luglio 2017 - Edizione Milano

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COMPOSIZIONE DEGLI SCENARI D’EVENTO Al fine di verificare l’attendibilità della pericolosità costruita tramite le isoipse sono state effettuate alcune sovrapposizioni. Rete di smaltimento delle acque (fonte 32h)- Le soglie di esondazione ricavate dal ridisegno di isoipse sono state oggetto di verifica dapprima con la sovrapposizione della rete fognaria poiché sono state individuate alcune zone interne di città con un’inferiore altitudine relativa che potrebbero quindi risentire di fenomeni di reflusso fognario delle acque attraverso la rete di smaltimento. Si è dunque sovrapposta tale rete alla mappa di pericolosità per verificare quali di queste aree potrebbero effettivamente essere “colpite alle spalle”. È emerso come questa eventualità interessi una sola zona del centro storico (via Armando Diaz-via Cinque Giornate), per la quale andranno attuate delle strategie di protezione specifiche. Aggiornamento al P.G.T. (fonte 5)- Una seconda verifica riguarda la congruenza tra le altimetrie individuate e le soglie di esondazione individuate nella fonte 39a Ricostruzioni esondazioni storiche (fonte 32e)- Anche le ricostruzioni delle soglie di esondazioni storiche sono state utili per verificare che quanto dedotto dalle altimetrie della città corrisponda ad un reale scenario di evento Testimonianze fotografiche (fonte 16) - Le testimonianze fotografiche e iconografiche sono invece state utili alla verifica della coerenza tra i livelli di acque ricavati tramite le altimetrie e le effettive zone colpite in caso di evento.

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LEGENDA Lago di Como Ipotesi di esondazione a quota 200 m s.l.m. Ipotesi di esondazione a quota 200.15 m s.l.m. Ipotesi di esondazione a quota 200.44 m s.l.m. Ipotesi di esondazione a quota 200.66 m s.l.m. Rete di smaltimento delle acque bianche Rete di smaltimento delle acque nere Rete di smaltimento delle acque miste e rami non classificati CARTA DI SOVRAPPOSIZIONE - isoipse e rete di smaltimento delle acque

Le seguenti elaborazioni hanno evidenziato una quasi totale rispondenza tra i dati delle esondazioni storiche (punti interessati e altezza raggiunta dalle acque) e le altimetrie attuali, confermando l’affidabilità e la coerenza delle fonti considerate.


LEGENDA Lago di Como Ipotesi di esondazione a quota 200 m s.l.m. Ipotesi di esondazione a quota 200.15 m s.l.m. Ipotesi di esondazione a quota 200.44 m s.l.m. Ipotesi di esondazione a quota 200.66 m s.l.m. Quota esondazione +1.30m Quota esondazione +2.41m Quota esondazione +3.09m Quota esondazione +3.97m CARTA DI SOVRAPPOSIZIONE - isoipse e quote di esondazione da aggiornamento P.G.T.

LEGENDA Lago di Como Ipotesi di esondazione a quota 200 m s.l.m. Ipotesi di esondazione a quota 200.15 m s.l.m. Ipotesi di esondazione a quota 200.44 m s.l.m. Ipotesi di esondazione a quota 200.66 m s.l.m. Ricostruzione del livello raggiunto dall’acqua durante l’esondazione del 1976 Ricostruzione del livello raggiunto dall’acqua durante l’esondazione del 2002 Ricostruzione del livello raggiunto dall’acqua durante l’esondazione del 1888 Ricostruzione del livello raggiunto dall’acqua durante l’esondazione del 1678 CARTA DI SOVRAPPOSIZIONE - isoipse e ricostruzione esondazioni

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LIVELLO DELLE ACQUE INFERIORE A 200 m s.l.m. CON RIFERIMENTO ALLE TESTIMONIANZE DEGLI ANNI: 1960, 1976, 2008, 2010, 2014, 2016, 2019

LIVELLO DELLE ACQUE COMPRESO TRA 200-200.15 m s.l.m. CON RIFERIMENTO ALLE TESTIMONIANZE DEGLI ANNI: 1987, 1993, 2002

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LIVELLO DELLE ACQUE COMPRESO TRA 200.15-200.44 m s.l.m. CON RIFERIMENTO ALLE TESTIMONIANZE DEGLI ANNI: 1807


LIVELLO DELLE ACQUE OLTRE 200.44m s.l.m. CON RIFERIMENTO ALLE TESTIMONIANZE DEGLI ANNI: 1801, 1829, 1855, 1868, 1888, 1901

SOVRAPPOSIZIONE DEGLI SCENARI DI EVENTO CON RIFERIMENTO ALLE TESTIMONIANZE DEGLI ANNI: 1489, 1520, 1614, 1627, 1673, 1678, 1703, 1705, 1795, 1796, 1797, 1801, 1804, 1807, 1829, 1855, 1868, 1888, 1901, 1907, 1917, 1920, 1925, 1928, 1935, 1960, 1976, 1987, 1993, 2001, 2002, 2008, 2010, 2014, 2016, 2019

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Vulnerabilità locale ANALISI DEI BASAMENTI Il tessuto costruito presente è stato considerato omogeneo (con vulnerabilità elevata) a causa dell’estensione dell’area presa in esame e a ragione della tipologia edilizia che si presenta simile su tutto il territorio. Sono stati studiati in dettaglio gli edifici rivolti verso la viabilità principale prospiciente il lago mediante una classificazione che ha tenuto conto della composizione basamentale del fabbricato: è stata attribuita vulnerabilità media in presenza di un basamento compatto e senza aperture, bassa nel caso in cui quest’ultimo fosse di altezza rilevante o in presenza di un muro di cinta esterno.

LEGENDA Bassa (edifici con basamento o muri di cinta) Media (edifici con accesso rialzato) Alta

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Uso del suolo e valore esposto (fonti 5, 32f, 32g) La particolarità del contesto, che si presenta molto variegato e disomogeneo nei tipi edilizi e funzionali, non ha reso possibile l’assunzione di un isolato “campione” da applicare all’area di studio. I dati raccolti sono confluiti in una mappa che indica la densità abitativa per isolato, l’uso di ogni edificio al piano terra (in quanto piano interessato direttamente da un’eventuale alluvione) differenziato in commerciale, residenziale, servizi ed edifici con valore storico-culturale. Sono stati inoltre indicati gli ambiti di trasformazione da considerarsi come aree di riqualificazione urbana. Tutto l’edificato è stato considerato con il medesimo valore esposto ad eccezione degli edifici che ospitano servizi, che hanno valore storico, artistico e/o culturale e la zona del centro storico, ai quali è stato attribuito un valore esposto maggiore.

LEGENDA Lago di Como Densità tessuto residenziale Alta Medio-alta Medio-bassa Bassa Destinazioni d’uso Edifici residenziali Piano terra commerciale Valori storico/culturali Servizi Ambiti di trasformazione Centro storico Punti d’interesse Ville Chiese Servizi pubblici Scuole Monumenti

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Rischio idraulico

BASSA

BASSA

0

1

MEDIA

0

2

3

ALTA

0

4

5

DENSITÀ

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MEDIA

NULLA

PERICOLOSITÀ

ALTA

La carta di rischio totale risulta essere un’integrazione complessiva di tutte le informazioni e analisi. I diversi livelli di rischio sono risultati dall’unione delle informazioni relative alla densità abitativa e alla pericolosità. I valori risultanti sono stati in seguito aumentati di grado in presenza di edifici appartenenti al centro storico, ospitanti servizi o con valore storico-culturale, e viceversa abbassati nel caso di vulnerabilità inferiore. La classe di rischio 7 è stata creata appositamente per quegli esempi che tramite questi parametri raggiungevano il grado massimo di rischio in aggiunta ad un maggiore valore esposto dato dalla somma dell’appartenenza al centro storico con l’interesse storico-culturale.

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Il grado di rischio derivato dall’incrocio tra i dati di pericolosità e densità abitativa è stato elevato di 1 grado se l’edificio presenta un maggiore valore esposto; è stato invece diminuito di 1 o 2 gradi in base alla vulnerabilità.

LEGENDA Lago di Como R0 - Rischio molto basso R1 - Rischio basso R2 - Rischio medio-basso R3 - Rischio medio R4 - Rischio medio-elevato R5 - Rischio elevato R6 - Rischio molto elevato R7 - Rischio molto elevato per beni non riproducibili


LE STRATEGIE DI DIFESA AD OGGI Cronaca degli eventi recenti (fonti 4, 19, 22, 27, 28) L’intera questione dell’esecuzione di un progetto per la protezione di Como dalle esondazioni del lago, ebbe le sue origini già a partire dal 1987, grazie allo stanziamento di sostanziosi fondi da parte della Regione Lombardia in seguito all’alluvione che in quell’anno colpì violentemente la Valtellina. Fu però solo il 25 luglio del 1995 che il primo progetto dell’opera venne approvato dalla giunta di Alberto Botta. Nel 1998 viene redatto da tre esperti il progetto iniziale dell’intervento, selezionato e preferito rispetto ad altre proposte. Il progetto originario prevedeva la realizzazione di barriere mobili automatiche, integrate in un unico punto (Sant’Agostino) da paratoie manuali; era inoltre previsto uno spostamento della linea di costa di 15 metri, grazie al posizionamento di un sistema di vasche e la realizzazione, al di sopra di esse, di giardini che servissero a completare la passeggiata da villa Geno a villa Olmo. L’altezza di sbarramento fissata era pari a 230 cm s.l.m.. Già a distanza di due anni il progetto venne duramente criticato da Giovanni Botta, sindaco di Lenno e consigliere provinciale, che definì l’opera contro natura. A lui si associarono molti sindaci dei comuni rivieraschi, sostenendo che fosse meglio investire in infrastrutture a servizio del lago che imbarcarsi in un’opera faraonica con mille incognite. Ciononostante, la giunta del sindaco Stefano Bruni nel maggio del 2004 avviò la prima gara di appalti, che finì “deserta”. Si decise dunque di optare per lo spostamento di alcune voci all’interno del quadro economico fisso, dando più disponibilità all’impresa. Due anni dopo venne nominata l’impresa appaltante: la Sacaim, già esecutrice di un simile intervento a Venezia. L’8 gennaio 2008 partirono così i lavori e si aprì un cantiere destinato a durare molto più del previsto, con una conseguente lievitazione dei costi preventivati; la durata prevista era infatti di 1085 giorni suddivisi in tre fasi distinte. Fin dall’inizio però, la Sacaim realizzò opere in difformità rispetto al progetto originario e al contratto firmato, con le modifiche migliorative da loro presentate. Nessuno sembrò accorgersi di nulla fino al 16 settembre, quando un pensionato, sbirciando all’interno delle cesate disposte per confinare l’area del cantiere, si accorse che il lago non era più visibile ed al suo posto si ergeva ora un muro di calcestruzzo alto circa 2 m; fatta la scoperta diede l’allarme a “La Provincia”. Da qui si scatenò una bufera di proteste da parte della cittadinanza e delle autorità. Tra il 2009 e il 2013, Antonello Passera, importante imprenditore di Como e proprietario dell’albergo Terminus, contribuì finanziariamente a nuovi studi per rimettere il cantiere “in carreggiata”, e nel frattempo, già a partire dal 24 febbraio 2010 si iniziò a tagliare il muro. L’entrata in carica di una nuova giunta guidata da Mario Lucini, vide la sospensione dei lavori nel dicembre del 2012, allo scopo di redigere un nuovo progetto che permettesse di giungere ad una conclusione del cantiere. Infatti, il novembre dell’anno seguente vennero approvate le linee guida di un nuovo progetto, per una spesa stimata di circa 8 milioni, da sommarsi a quelli già pagati fino a quel momento. Tre anni dopo a gennaio, i lavori

subirono una nuova battuta d’arresto quando l’Anac boccia la variante al progetto in quanto non rispettosa delle norme in vigore. In contemporanea la Procura dispose diverse perquisizioni e vennero indagati Lucini, Bruni, i dirigenti e l’ex direttore lavori. L’1 giugno, ci fu l’arresto dei dirigenti comunali Antonio Ferro e Pietro Gilardoni. Venne criticato il progetto originario ma il vero problema, secondo Carlo Terragni, era da rintracciarsi nella mancanza di controlli della direzione lavori, dell’ufficio tecnico comunale e quindi nelle varianti al progetto mai approvate da nessuno. Nello stesso mese di giugno, venne effettuata una revoca della concessione paesaggistica per l’intero progetto paratie, a seguito dell’ispezione decisa dalla Provincia dopo che Anac e Procura si erano mosse per contestare una serie di reati, anche ambientali, legati al cantiere paratie. I comaschi, giunti al limite dopo anni in cui la vista del Lario era stata loro negata, il 21 giugno consegnarono a Palazzo Chigi più di 60000 cartoline firmate ed ideate dall’artista comasco Pierpaolo Peretta (alias Mr Savethewall), allo scopo di sbloccare il cantiere. A seguito di questa iniziativa proposta da La Provincia, intervenne il Governo. Il risultato di tutti questi avvenimenti fu: in luglio-agosto lo svolgersi di riunioni convocate dal Governo per individuare la strada migliore da intraprendere, il recesso del contratto con Saicam, la verifica delle opere realizzate e avvio di un nuovo appalto; a settembre, l’adozione di un provvedimento sanzionario notificato dall’amministrazione provinciale al comune, che prevede va la rimozione o la rimessione in ripristino allo stato originario di tutte le opere considerate abusive in quanto prive dell’autorizzazione paesaggistica (biglietteria provvisoria della navigazione, percorsi pedonali che conducono ai pontili 4 e 5, scalinata davanti la passeggiata “Amici di Como”, i pali di fondazione che sorreggono la vasca sotto la passeggiata). In concomitanza il sindaco Mario Lucini predispose il ricorso al Tar. Il 29 settembre arrivò la svolta nella gestione della vicenda con la diffida del comune da parte della Regione, che intima un netto “cambio di rotta” entro dieci giorni e la scelta di un nuovo direttore lavori, pena il completo subentro. Ciò che venne contestato al comune era di aver adottato un atteggiamento negligente, di non aver messo in atto una serie di azioni e gli venne chiesto di procedere con l’istituzione dell’ufficio di direzione lavori, di “chiedere alla procura della Repubblica di Como il dissequestro o l’accesso temporaneo/acquisizione di copie degli atti progettuali e dei lavori per l’avvio dell’attività del nuovo responsabile del procedimento e direttore lavori [...] definire il rapporto contrattuale per il coordinatore alla sicurezza in fase esecutiva […] concordare il cronoprogramma delle attività da attivare” (“Lungolago, Comune-Regione. Tre mesi di litigio e zero passi avanti, 2 ottobre 2016, fonte 22) . Sarebbe stata in ogni caso la Regione a definire un nuovo progetto e una nuova gara. A 101 giorni dall’invio delle cartoline, l’1 novembre 2016, nonostante fossero arrivate indicazioni importanti per riuscire a sbloccare il cantiere delle paratie, Regione e Comune non si erano ancora mobilitati in modo ade-

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guato e il cantiere era nelle medesime condizioni; il problema sembrava essere la nomina del direttore lavori e di alcuni tecnici da parte del comune. Nell’ottobre del 2017 venne annunciata la redazione di un nuovo progetto effettuata da Infrastrutture Lombarde su incarico di Regione Lombardia. VASCHE DI LAMINAZIONE (fonte , 2, 45) Unitamente alla realizzazione delle barriere antiesondazione, il prof. Ugo Majone, l’Arch. Renato Conti e l’Ing. Carlo Terragni previdero la costruzione di due vasche di laminazione, dette A e B, al di sotto delle sponde del lungolago Trento e Trieste. Queste, assieme al sistema di paratie, avrebbero dovuto collaborare alla protezione della città dalle piene del Lario. Le due vasche, posizionate da entrambi i lati della scalinata che da piazza Cavour digrada verso il lago, sarebbero servite per raccogliere le acque meteoriche che giungono dal centro della città, e che da qui sarebbero state allontanate per mezzo di un impianto di pompaggio e di una condotta di trasporto. Progettate per essere invisibili, le vasche ampliano le passeggiate a lago esistenti, posizionandosi inferiormente al piano di campagna e in “avanzamento” verso il lago. Presentano una misura di circa 185 m (la vasca B) e 144 m (la vasca A), ma non sono mai state utilizzate perché non collaudabili. Attualmente la cabina elettrica necessaria per il funzionamento delle idrovore non è stata costruita e le due vasche si trovano in una diversa situazione: se infatti i lavori per la realizzazione della vasca A non sono mai stati avviati, la vasca B è stata ultimata, ma non rispettando le prescrizioni delle norme in materia antisismica non è stato possibile il suo collaudo, oltre che la messa in esercizio. É inoltre da segnalare il fatto che, nel caso in cui la vasca B rispettasse la normativa sismica vigente, questa non potrebbe comunque entrare in funzione, in quanto non solo essa è stata progettata per essere utilizzata contestualmente alla vasca A, ma non sono nemmeno stati ultimati i lavori di sbarramento profondo per intercettare la falda acquifera. VERIFICA DELLE CAPACITÀ DELLE VASCHE (i volumi d’acqua fanno riferimento ad uno scenario d’evento con tempo di ritorno di 10 anni) Vasca A= 31m2x144m=4464 mc Vasca B= 31m2x185m=5735 mc TOTALE=10199 mc

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di micropali incrociati allo scopo di mitigare la perturbazione della costa esistente. Il resto dell’intervento prevede: rifacimento delle tombinature e convogliamento, allargamento della passeggiata sul lungolago Trieste fino ad un totale di circa 25m e realizzazione delle nuova biglietteria e sala d’attesa. Data la necessità di garantire la navigazione, il progetto prevede l’introduzione di nuovi pontili dotati di pistoni idraulici che, in caso di acqua alta, permettano di superare la quota delle paratie e di accedere in sicurezza ai moli e pontili. Allo scopo di permettere la maggiore fruizione possibile della fascia a lago, l’intervento verrà suddiviso in due fasi successive, un cantiere “progressivo” della durata di 21 mesi e uno “mobile” di 10 con inaugurazione dell’opera prevista ad aprile del 2022; quest’ultimo intervento nello specifico occuperà non più di 10-15m alla volta. L’inizio dei lavori è previsto a settembre del 2019 e la conclusione definitiva per il 2022. A fine febbraio 2019 si sono già manifestati i primi dissensi nei confronti del nuovo progetto. I Verdi Lariani hanno infatti chiamato a raccolta i cittadini comaschi allo scopo di creare una nuova mobilitazione, per mettere in evidenza i difetti di un intervento da loro giudicato inutile, dannoso e costosissimo. Le maggiori critiche riguardano la prevista sopraelevazione della fascia a lago, che spezzerebbe il centenario rapporto tra il lago e i comaschi.

LA SITUAZIONE AGGIORNATA A MARZO 2019 (fonti 22, 43) Attualmente la situazione sembra essersi sbloccata: a giugno 2018 è stata effettuata la presentazione del progetto definitivo in Comune, e agli inizi di ottobre si è svolto l’incontro con la stampa, le associazioni e la cittadinanza. Il progetto vede una sostanziale conferma delle soluzioni presenti nella variante elaborata durante l’amministrazione Lucini: l’impiego di panconi manuali (a pacchetto) come barriere antiesondazione e l’ultimazione del progetto delle vasche di laminazione. In particolare la vasca B già ultimata sarà interessata da lavori di adeguamento Immagini da “Nuovo lungolago di Como: 31 mesi di lavori e 15 milioni di euro sismico, mentre la vasca A verrà realizzata tramite l’inserimento di spesa. Ecco tutti i disegni”, fonte 19


Le paratie (fonti 2, 4, 19) Il progetto presentato nel 1994 (Ugo Majone-Carlo Terragni-Renato Conti) delinea le basi per un intervento che possa allo stesso tempo dare un nuovo aspetto alla passeggiata sul lungolago, e proteggere la città da eventuali esondazioni tramite un sistema di paratie ad azionamento elettronico. Col passare degli anni il progetto è stato stravolto a più riprese, mantenendo come unico punto fisso la presenza di barriere mobili automatiche. Nel 2008 Sacaim riceve in appalto la costruzione del nuovo lungolago, con un’offerta di 12 milioni. Il progetto prevedeva il completo rifacimento della passeggiata sul lungolago, con l’inserimento di paratie a ventola con martinetti idraulici azionate a distanza, le quali, una volta chiuse, si sarebbero perfettamente integrate con la pavimentazione. La protezione della parte di città antistante a Piazza Cavour era invece garantita da una grande paratia metallica immersa in acqua, da azionare a distanza in caso di bisogno. Il termine dei lavori era stato prefissato entro fine 2010-inizio 2011, con una spesa non superiore a 15 milioni di euro. I lavori iniziarono l’8 gennaio 2008 e per i primi 18 mesi proseguì senza eccessivi imprevisti, finché un giorno, il 19 settembre 2009, un uomo scoprì la presenza di un muro che impediva la vista del lago. Al “Corriere di Como” raccontò: «ln quei giorni portavo spesso il mio cane a passeggio sul lungolago, e grazie alle finestrelle aperte nella palizzata che proteggeva il cantiere delle paratie, seguivo l‘evolvere dei lavori. All’inizio pensavo che avessero semplicemente sbagliato le misure. Poi capii che il problema era un altro. Vedevo quel muro “salire“ sempre di più. A un certo punto, il lago, almeno dalle finestrelle nella palizzata, era diventato totalmente invisibile. ll cemento oscurava la visuale e a quel punto mi sono attivato per segnalare una cosa che pareva davvero incredibile» (Emanuele Caso, “Il pensionato che scoprì tutto «All’inizio non ci credevo. Poi ho segnalato il problema»”, 10 Marzo 2012, fonte 19). Il muro era alto circa due metri da terra e impediva in ogni modo la vista del lago, ma secondo il Comune di Como si trattava di una scelta a discrezione del direttore lavori, Antonio Viola, secondo il quale il muro doveva essere in origine alto un metro in corrispondenza di Piazza Cavour e degradare progressivamente fino a 20cm nei pressi dei giardini a lago. La decisione, a discrezione del direttore dei lavori, di uniformare l’altezza di tutto il muro sarebbe nata in seguito alla potenziale pericolosità di inciampo causata da un dislivello così ridotto. Il dirigente comunale, Antonio Ferro, e l’assessore ai lavori pubblici in carica in quegli anni, Fulvio Caradonna, si dichiararono estranei ai fatti e all’oscuro della scelta. Dopo molte proteste da parte della popolazione, appoggiata dal sindaco del 2009, Stefano Bruni, che riteneva la costruzione del muro un’offesa alla bellezza della città oltre che al buon senso, la demolizione effettiva del muro cominciò il 24 febbraio 2010 da parte della stessa ditta Sacaim la quale, in un bollettino aziendale dichiarava: «Lavoreremo 8 ore al giorno, ossia il tempo necessario per segare 30 metri di muro ogni volta. Rimuoveremo

in totale 100 metri cubi di materiale. Partiremo con una prima sega di dimensioni ridotte, poi ne arriverà un‘altra da Cisano Bergamasco per raddoppiare il lavoro giornaliero. Salvo imprevisti, al massimo entro 5 giorni, l‘opera sarà completata. Si procederà con un taglio da sinistra e uno da destra. E poi in verticale. Faremo blocchi di 20 quintali. ll materiale verrà poi frantumato e buttato in discarica. Dopo l‘abbattimento riprenderanno gli altri lavori» (Emanuele Caso, “E tornammo a rivedere il lago”, 10 Marzo 2012, fonte 19). L’abbattimento del muro proseguì fino al primo marzo 2010, e del ”mostro” rimaneva soltanto un segno sul terreno.

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Il progetti più recenti IL PROGETTO DI CINO ZUCCHI (fonti 13, 22, 28) Per cercare di rimediare allo scandalo del muro, il sindaco Stefano Bruni e il presidente regionale Formigoni decisero di indire un concorso internazionale di idee, allo scopo di creare un’occasione per porre la bellezza della città di Como sotto i riflettori mondiali. Indetto l’11 marzo 2010, il concorso aveva visto l’invito di undici grandi studi di architettura, ma la partecipazione di solo cinque tra questi (Barreca e La Varra Studio di Architettura, Architetto Nicola Russi, Mecanoo International Bv, Karim Rashid inc. e Cino Zucchi Architetti). E il 15 luglio era stato proprio il progetto di Cino Zucchi ad essere dichiarato vincitore, caratterizzato da una grande piazza d’acqua di forma ellittica in asse con Piazza Cavour che riprendesse le forme dell’antica darsena. Era anche prevista la sistemazione dell’illuminazione pubblica, l’introduzione di elementi di arredo urbano e una pregiata pavimentazione in pietra naturale in toni verdi-azzurri, cromie scelte per fare da contrappunto al lago. Ma pochi giorni dopo la conclusione del concorso erano già sorti i primi problemi circa i costi di realizzazione, ritenuti eccessivi da sostenere per la pubblica amministrazione, oltre ai dubbi legati alla cosiddetta “conchiglia”, la piazza d’acqua, che avrebbe potuto togliere la vista del lago da Piazza Cavour e causare problematiche di ristagno d’acqua. Tutte queste circostanze rallentarono le procedure volte alla realizzazione di un progetto preliminare ed esecutivo che non vennero, di fatto, mai redatti. Nel novembre del 2010 infatti, risultava già chiaro che il progetto che avrebbe dovuto cambiare il volto della passeggiata non si sarebbe mai realizzato per intero, ma al massimo in forma drasticamente ridotta. La Soprintendenza bocciò poi definitivamente la piazza d’acqua, per i problemi di visuale precedentemente citati. A questo punto però fu il progettista stesso che scrisse al sindaco Bruni, negando la sua disponibilità nella prosecuzione dell’incarico progettuale, sostenendo che una soluzione ibrida non avrebbe accontentato nessuno. Questo, aggiunto ai costi stimati per la realizzazione e al parere contrario della Soprintendenza riguardo uno dei punti focali del progetto, fece sì che le idee dello studio di Cino Zucchi venissero abbandonate. Con il senno di poi la prima motivazione non risultò essere credibile, dato che la somma stimata di 8 milioni di euro per la realizzazione venne pressochè raggiunta dal progetto varato successivamente. Data la deludente conclusione della vicenda, le critiche non tardarono ad arrivare, soprattutto a causa dello spreco di denaro pubblico per l’organizzazione del concorso (500mila euro a cui sommare 50mila euro come premio al progetto vincitore), che si era poi concluso sostanzialmente con un enorme buco nell’acqua e con l’apertura di un’inchiesta da parte della magistratura.

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Immagini da “Lungolago di Como, il progetto vincente”, fonte 22

IL PROGETTO DELLO STUDIO PANDAKOVIC (fonte 29) Nel 2013 venne poi redatto un nuovo progetto, da parte di Angelo Dal Sasso e Darko Pandakovic, che si basava sulla valorizzazione del nucleo di Piazza Cavour come propulsore di un rinnovato rapporto tra la città e il lago. Assimilando alcuni spunti e suggestioni derivanti dal precedente concorso, come il legame tra il vecchio aspetto del porto e lo spazio della piazza che è andata a sostituirlo, il nuovo progetto si prefisse l’obiettivo di un maggiore coinvolgimento tra Como e il Lario. Questo scopo sarebbe stato raggiunto tramite l’introduzione di molteplici spazi ludici legati all’acqua, al vento, al passaggio dei battelli e dei pesci, oltre ad una rete didattico-informativa. La nuova piazza avrebbe dovuto richiamare il disegno del precedente porto da più punti di vista, come quello formale (un disegno a forma di ferro di cavallo), dell’arredo urbano e dell’illuminazione. Sarebbe stato un intervento di più ampio respiro, che avrebbe interessato una maggiore area urbana; la connessione tra il Lungolario Trieste e viale Geno ad esempio, sarebbe stata ripensata per permettere una maggiore fruizione della vista del lago a chi giungesse dalla stazione ferroviaria.

Immagine dal sito dello studio Pandakovic, fonte 29


IL COINVOLGIMENTO DELLA COMUNITÀ Il punto di vista di Legambiente Como (fonte 44: a seguito di un incontro con Luigi Mazza, membro di Legambiente Como, e Michele Marciano, responsabile del circolo cittadino di Legambiente Como) Si premette che il Circolo Legambiente di Como non ha espresso posizioni ufficiali, anche perché la procedura di approvazione dei vari progetti succedutisi nel tempo non ha mai previsto un percorso di partecipazione, come accade per esempio per le VAS o per l’approvazione del PGT. Tuttavia come associazione ambientalista, attenta a tutto ciò che attiene alla qualità della vita e alla gestione dei beni comuni, tra cui va ricompreso il lago di Como, Legambiente non può che esprimere un giudizio negativo su tutta la vicenda delle paratie, che ha visto un susseguirsi di momenti di cattiva politica e maldestra amministrazione, con vani tentativi di rimediare ad errori precedenti. Si ricostruiscono così gli eventi parlando con alcuni membri del direttivo del Circolo Angelo Vassallo di Como. Come noto tutto nasce nel 1987 a seguito dell’alluvione in Valtellina per cui vennero stanziati miliardi di lire, anche in maniera immotivata, arrivando a comprendere fra i beneficiari anche Como, alla quale furono assegnati 17 miliardi di lire senza conoscere le effettive necessità della città. Nel 1994 venne messo a punto un primo progetto di difesa del lungo lago con delle barriere mobili, le paratie. Però già nel marzo del 1996, all’interno di un convegno tenutosi a Villa Olmo tra le autorità in campo tecnico-scientifico, ha inizio il dibattito e il progetto venne giudicato inutile e poco valido. Da quel momento il progetto è andato avanti ed il costo attuale è salito a circa 30 milioni di Euro. L’avvio dei lavori ha anche comportato la cancellazione di alcune parti storiche della città di Como: davanti alla stazione a lago delle Ferrovie Nord esisteva ad esempio uno scivolo di alaggio, in passato utilizzato sia per la messa in acqua di natanti, sia per l’attracco dei comballi (imbarcazioni tipiche del lago) che trasportavano merci, poi scaricate e posizionate su carri trainate da buoi, i quali portavano il carico sui vagoni merci del treno o al mercato di San Fedele, percorrendo delle specie di strade “carrabili” in granito per le ruote dei carri e di ghiaia per le zampe dei buoi, chiamate trottatoie; erano oggetti molto caratteristici, oggi andati perduti. In merito alla necessità del progetto va detto che nei decenni precedenti, a Como le esondazioni erano abbastanza frequenti, quindi la preoccupazione per il fenomeno poteva essere giustificabile. In realtà negli ultimi tempi gli episodi si erano diradati sia per questioni climatiche sia per la possibilità di intervenire meglio sulla regolazione della diga di Olginate. Questa ha un meccanismo gestito dal Consorzio dell’Adda, ente di cui Como non faceva nemmeno parte. Gli interessi dei i comuni partecipanti nonché di quelli a valle che usufruiscono (a pagamento) dell’acqua per irrigare, non coincidevano e non coincidono tuttora con quelli della città, che necessita di tenere il lago al giusto livello. Ad ogni modo, si pensò i di utilizzare i fondi dell’alluvione Valtellina per la realizzazione delle paratie, ma da lì in poi il progetto non ha fatto altro che peggiorare la situazione.

Più recentemente sono stati effettuati dei carotaggi in Piazza Cavour e in altri luoghi interessati che hanno mostrato come il terreno sottostante non sia in grado di sopportare un intervento di questo tipo; è un’operazione che si sarebbe dovuta fare prima dell’avvio dei lavori. La consistenza del terreno non è sufficiente, soprattutto in seguito agli interventi della parte ovest che hanno causato un abbassamento del suolo e lesioni nei palazzi che si affacciano sul lungolago, anche se non preoccupanti. Nel momento in cui li livello del lago si è alzato giungendo a lambire la piazza, si sono inoltre verificati degli intoppi nel corretto funzionamento dei sistemi fognari esistenti che, in mancanza del rifacimento previsto dal progetto, non sopporta i cambiamenti fin qui effettuati. Il progetto iniziale prevedeva delle paratie fisse e mobili come protezione e coglieva l’opportunità di allargare la passeggiata e modernizzarla. Sono state poi apportate variazioni al progetto con il risultato di allungare i tempi e aumentare i costi. Da segnalare in particolare un cantiere aperto appositamente per smantellare parte dei lavori , eliminando il muro di calcestruzzo armato che era stato costruito lungo la massicciata del pezzo est della diga già eretta e che impediva la vista del lago dal piano strada! La notizia aveva dato scandalo e obbligato la giunta comunale ad intervenire – con l’aiuto della Regione – per eliminare il muro e la messa in opera di parapetti trasparenti onde ripristinare la vista lago. Nulla a che vedere però rispetto alla bella passeggiata verso Villa Olmo, realizzata negli anni 50/60 che si snoda tra ville, darsene e giardini, apprezzatissima da residenti e turisti. Il rapporto millenario della città con il lago si è sempre basato su un equilibrio fragile, nel quale ogni manomissione ha portato a risvolti spiacevoli. Sono stati in gran parte tombinati i tre fiumi che attraversano la città: Il Cosia, il Valduce e il Fiume Aperto che scende dalla Valmulini. Il Cosia è quello che desta maggiori preoccupazioni a causa della sua scarsa manutenzione che causa una eccessiva presenza di e accumulo di detriti, rifiuti, rami, ecc. Tutto questo rammarica Legambiente pensando anche al fatto che negli anni 70 del secolo scorso Como, grazie alla lungimiranza di industriali, amministratori e forze sociali si era già dotata di un efficiente depuratore e di un acquedotto industriale per separare le acque utilizzate dalle aziende e risparmiare l’acqua potabile.

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Il punto di vista dei cittadini L’indagine effettuata da noi tramite sondaggi online tra gli abitanti e gli utenti della città di Como ha portato alla luce alcune dinamiche singolari. La minoranza degli intervistati ha un’età superiore ai 60 anni (11,8%), mentre la restante parte si divide equamente (29,4%) nelle tre fasce individuate (meno di 25 anni, tra i 25 e i 40, tra i 40 e i 60). Poco più della metà vive stabilmente a Como da anni ed un’alta percentuale è rappresentata da chi vi si reca per motivi di studio o lavoro. Le aree più frequentate sono, com’era prevedibile, il lungolago e il centro storico. È stato interessante notare come il problema delle esondazioni sia maggiormente sentito dai soggetti di età più giovane, probabilmente in conseguenza dei disagi legati alla viabilità che questi fenomeni possono comportare, come la chiusura totale e/o parziale di alcune vie e la conseguente deviazione del traffico. A prova di questo gli intervistati più anziani, meno penalizzati da un’eventuale interruzione della mobilità cittadina, hanno dichiarato di trovare la problematica irrilevante, e gli episodi recentemente verificatesi ininfluenti rispetto alle loro attività quotidiane. Nonostante lo scandalo del muro e l’inconcludenza del progetto paratie, si è rilevato un atteggiamento abbastanza costruttivo nei confronti di un’eventuale nuova proposta di intervento, dato che il 52,9% degli intervistati è disposto ad ascoltare e valutare nuovamente. Ciò soprattutto in considerazione del fatto che la stessa percentuale di persone crede che le opere compiute fino ad oggi siano decisamente insufficienti rispetto ai costi sostenuti per realizzarle. Ciò detto, l’approccio alle esondazioni del Lario risulta di due tipi: una metà crede che sia necessario accettare lo stato attuale e l’eventualità di un nuovo evento come inesorabile, l’altra metà sostiene invece che sia necessario realizzare delle difese per limitare i danni subiti dalla città. Infine è da notare che quasi un quinto degli intervistati (si tratta soprattutto degli utenti di età più avanzata), è totalmente all’oscuro delle strategie e degli strumenti disponibili per intraprendere una “lotta” contro le piene del lago, anche le più elementari, come gli argini costruiti con sacchi di sabbia; la restante parte è a conoscenza dell’esistenza di tipologie di barriere previste dal progetto paratie (flip-up e panconi).

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LA NOSTRA PROPOSTA Disaster Resilient Communities alla microscala: il lungolago di Como Il nostro progetto si pone l’obiettivo di ridurre il rischio idraulico sul lungolago della città di Como tramite l’utilizzo di linee di difesa avanzate, intermedia e di profondità. Gli scenari presentati con lo studio della pericolosità fanno riferimento a ricostruzioni di esondazioni con altezza massima delle acque di 200.66m s.l.m.; il progetto tiene conto di tutte gli scenari di intensità minore. Le tre tipologie di barriere sono: Parapetti in vetro a tenuta (tipo glass wall), panconi in alluminio montabili a mano, barriere srotolabili a tasca (tipo watergate). Lungo la nuova passeggiata “Amici di Como” è stata prevista la sostituzione degli attuali parapetti in vetro con nuovi parapetti I parapetti della passeggiata “Amici di Como” a tenuta; i parapetti presenti sono leggermente rialzati rispetti al piano di calpestio, permettendo così il passaggio dell’acqua. Impiegando parapetti che possano fungere anche da barriera è possibile mantenere una buona permeabilità visiva e allo stesso tempo permettere la fruibilità del luogo anche nell’eventualità di un elevato innalzamento delle acque del lago, senza la necessità di interventi di montaggio e smontaggio in caso di evento. Nei punti che necessitano di mantenere una libera percorribilità, come il molo di attracco per i battelli, il modulo semplice lascia il posto a “porte” a chiusura stagna. In continuità con questa tipologia di barriera è stato scelto l’impiego di panconi montati a mano in alluminio che possono La passeggiata sul lungo Lario Trieste essere alzati man mano secondo le esigenze dettate dall’innalzamento del livello del lago. Questa linea di difesa si estende dagli estremi della passeggiata “Amici di Como” fino al piccolo bar “il Molo” situato in piazza Matteotti. I montanti guida per i singoli moduli sono stati pensati per essere smontati, lasciando visibili solo i punti di ancoraggio e permettendo una totale libertà di utilizzo dei marciapiedi. Il suddetto bar funge anche da punto di ancoraggio per un’ulteriore barriera, il watergate, che viene impiegato da questo punto lungo tutto il marciapiede sul lungolago, fino all’altezza di piazza Alcide de Gasperi (dove è situata la stazione di partenza delle Funicolare per Brunate). L’uso di questo dispositivo economico La pavimentazione sul lungo Lario Trieste e di facile messa in opera consente inoltre di ovviare i problemi legati alla discontinuità della pavimentazione.

LEGENDA Barriere mobili (tipo watergate) Barriere mobili a panconi Barriere fisse (tipo glass wall) MAPPATURA DELLE LINEE DI DIFESA

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Questa linea di difesa permette la completa fruibilità della passeggiata sul lungolago Trento e Trieste; viene esclusa la zona dei Giardini del Tempio Voltiano, la quale presenta diverse criticità come la presenza dei parapetti storici della navigazione, la discontinuità del piano di calpestio, l’elevata vicinanza al livello del lago. Si è quindi scelto di permettere che avvenga l’esondazione in tutta quest’area ad eccezione del Tempio stesso, attorno al quale è prevista una linea di difesa a panconi, come quelli descritti in precedenza, che possa essere fissata in prossimità della linea di cambiamento della pavimentazione, permettendo di raggiungere anche altezze abbastanza elevate (2 m). Una zona che si presenta come una delle maggiori criticità è la Marciapiedi di fronte a Piazza Cavour darsena che si affianca all’hotel Palace, la quale, trovandosi al di là dei panconi, potrebbe essere un punto di fuoriuscita delle acque del lago, rendendo così inutile la linea di difesa. L’intera zona necessita di ulteriori approfondimenti, a causa della mancanza di conoscenza nel dettaglio del tratto tra la darsena e il lago stesso, che al momento sembra essere chiuso. Un’ipotesi di difesa potrebbe essere quella di andare a posizionare parapetti e panconi sul perimetro dell’area. Un’ulteriore linea di difesa coinvolge le vie limitrofe allo stadio Sinigallia, che prevede l’impiego di barriere srotolabili, watergate, per permettere di fruire di tali spazi senza eccessivi disagi. Il Tempio Voltiano Tra lo stadio e il lago sono inoltre presenti due società: lo yacht club Como e la società Canottieri Lario; gli edifici che ospitano queste società non fanno parte del progetto di intervento non solo in quanto ambiti privati, ma anche per la complessità del fronte sul lago, che richiede lo studio di soluzioni in dettaglio, poco compatibili con le soluzioni pensate per i luoghi pubblici. Lo stesso vale anche per le ville che si affacciano lungo la passeggiata Villa Olmo.

La darsena dell’hotel Palace

La strada tra la società dei canottieri Lario e lo yacht club Como

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SCENARI DI INTERVENTO A seguito sono presentati i quattro scenari di intervento studiati; riportando per ogni quota lo scenario senza e con le barriere per renderne immediato il confronto. Le barriere sono riportate in ogni caso montate interamente, ma non è da escludere la possibilità che esse vengano innalzate a più fasi, in relazione alla crescita del lago.

SCENARIO DI EVENTO CON ALTEZZA DELLE ACQUE DI 200m s.l.m.

SCENARIO DI EVENTO CON ALTEZZA DELLE ACQUE DI 200.15m s.l.m.

SCENARIO DI EVENTO CON ALTEZZA DELLE ACQUE DI 200.44m s.l.m.

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SCENARIO DI EVENTO CON ALTEZZA DELLE ACQUE DI 200.66m s.l.m.

STESSI SCENARI A SEGUITO DELL’INTERVENTO


TIPOLOGIE DI DIFESA All’interno della proposta sono state adottate tre strategie di difesa: avanzata, intermedia e di profondità. Nella prima categoria rientrano i parapetti in vetro a tenuta (tipo glass wall) che sono stati posizionati lungo la passeggiata “Amici di Como” (fig.1). Sono state proposte due tipologie di linea di difesa intermedia: la prima formata da watergate di diverse misure (fig. 2,3), la seconda invece da panconi a mano (fig.4), che corrisponde anche alla tipologia più diffusa. Lo stesso dispositivo a panconi viene anche impiegato per creare una linea di difesa di profondità (fig. 5), che coinvolge il perimetro del Tempio Voltiano. Tramite l’introduzione di passerelle galleggianti sarà possibile permettere a turisti e cittadini di oltrepassare l’ostacolo dato dalle barriere, evitando così di bloccare la navigazione sul lago in caso di esondazione.

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ZOOM IN PIANTA 1

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ZOOM DELL’INTERVENTO scala 1:1000 Lungo Lario Trieste, Piazza Alcide de Gasperi

ZOOM DELL’INTERVENTO scala 1:1000 Lungo Lario Trento, Piazza Cavour

ZOOM IN PIANTA 2

ZOOM IN PIANTA 4

ZOOM DELL’INTERVENTO scala 1:1000 Lungo Lario Trieste, Piazza Giacomo Matteotti

ZOOM DELL’INTERVENTO scala 1:1000 Giardini del Tempio Voltiano


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SEZIONE A

SEZIONE B

Lungo Lario Trieste, Piazza Domenico Croggi

Lungo Lario Trento, Piazza Cavour

SEZIONE C

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Lungo Lario Trento, Passeggiata “Amici di Como”

Giardini del Tempio Voltiano

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DETTAGLIO DEI PANCONI IN ALLUMINIO

DETTAGLIO DEI PARAPETTI “GLASS WALL”

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LUOGHI DI STOCCAGGIO Non sono stati previsti luoghi di stoccaggio strettamente vicini alla linea di intervento, in quanto il ritmo di crescita del livello dell’acqua del lago è abbastanza basso. È stato però ipotizzato che, nel caso non vi sia un luogo apposito dedicato allo stoccaggio dei moduli dei panconi e dei watergate, essi possano essere depositati in ambienti di uso pubblico posti nelle vicinanze come, ad esempio, le stazioni del trasposto pubblico, i bar e ristoranti che di norma verrebbero coinvolti nell’esondazione. COMPUTO ESTIMATIVO Al fine di stabilire anche quali vantaggi economici possa portare questa strategia di intervento è stato stilato un breve computo metrico dei costi previsti per la solo installazione delle barriere antiesondazione. Talvolta è stato necessario ricavare i dati in modo indiretto da progetti già realizzati o da prezziari generici; il primo caso è quello dei glass wall, mentre il secondo è quello dei panconi a mano. Volendo essere questo un computo di massima, non sono stati presi in considerazione i costi di gestione del servizio di protezione civile, che ha il compito di mobilitarsi per il montaggio e lo smontaggio delle tipologie di difesa mobili (panconi a mano e watergate). Glass Wall 2200 euro*150m= 330000 euro fonte: BBC NEWS “UK’s longest glass flood wall installed” Panconi 600 euro*147m= 88200 + (tempio voltiano) 600 euro*214m= 128400 + (tra passeggiata e parco) 600 euro*383,5m= 230100 + (piazza cavour) totale circa= 447000 euro fonte: “Delivering benefits through evidence. Cost estimation for temporary and demountable defences - summaty evidence” Watergate WL 2630 -> 2050 euro al pezzo*9= 18450 + WL 3930 -> 4300 euro al pezzo*3= 12900 + WL 3950 -> 6900 euro al pezzo*10=69000 totale 100350 euro fonte:http://www.quickdams.com/water-gate-1/ TOTALE INTERVENTO: 877.350 euro

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CONTRIBUTI DA MONTE Analisi degli effetti e stima dei contributi da monte RUSCELLAMENTO SUPERFICIALE (fonti 2, 17) Le esondazioni del lago di Como sono causate dall’innalzamento del lago in concomitanza a periodi più o meno lunghi di piogge, si ritiene dunque necessario valutare gli effetti che queste piogge potrebbero causare all’interno della città a seguito di un intervento di flood proofing sul lungolago (fig.3). Attualmente l’acqua che bagna la città in caso di esondazione non proviene solo direttamente dal lago, ma fuoriesce anche dai tombini (come si può vedere nella foto 52 a pagina 39), questo perché la rete di raccolta delle acque meteoriche della città scarica direttamente a lago in 5 punti. Questo problema può essere risolto con l’installazione nei suddetti punti di balckflow valves, valvole a tenuta stagna che non permettono la risalita delle acque verso la città attraverso il sistema delle acque sotterranee, ma che non permettono nemmeno alle acque di essere scaricate (fig.4). Per questo motivo è opportuno individuare dei punti all’interno della città e possibilmente adiacenti alla rete di raccolta delle acque in cui sia possibile raccogliere temporaneamente i volumi di acqua piovana in eccesso (fig.5) che potrebbero altrimenti fuoriuscire in superficie. Come già illustrato, il progetto attualmente approvato prevede l’adeguamento sismico della vasca B e la costruzione della vasca A. Queste due vasche raccoglieranno i contributi da monte che giungono presso piazza Cavour dai tombini situati fino a circa 1,5 km dal lungolago. La stima del volume da distribuire, pari alla cubatura massima d’invaso della vasca A, è stata effettuata utilizzando i disegni del progetto presentato da infrastrutture lombarde e le informazioni presenti all’interno della relazione di ANAC. Nello stesso documento vengono date le lunghezze delle dua vasche A e B; la stima totale del volume d’acqua che deve essere raccolto è quindi di circa 10000m3. Allo scopo di evitare la realizzazione di un’opera così invasiva ed impattante, si propone una soluzione alternativa che permetta di realizzare una serie di interventi di dimensioni minori collocati in aree diverse del centro abitato. Sono state dunque individuate aree di diversa tipologia: giardini e parchi pubblici, aree destinate ad essere riqualificate e ambiti di trasformazione urbana. Qui è possibile ipotizzare la creazione di spazi che, in caso di evento, fungano da piccoli serbatoi per le acque meteoriche. Alcuni esempi sono la realizzazione di vasche artificiali, specchi d’acqua e zone allagabili all’interno di aree verdi, che grazie ai diversi livelli di quota permettano di raccogliere parte delle acque che in loro assenza raggiungerebbe le aree a valle andando ad ingrossare le reti idriche. La costruzione di una rete che metta a sistema tutti questi interventi di dimensioni decisamente più contenute, renderebbe possibile evitare la realizzazione della vasca A. I diversi invasi raccogliendo i volumi d’acqua alle altitudini maggiori infatti, lascerebbero alla vasca B (già realizzata ma la cui struttura è ancora da adeguare) il compito di raccogliere le acque che precipitano in prossimità del lungolago.

1 - Situazione di normalità

2 - Esondazione del lago

3 - Esondazione bloccata dalle barriere, l’acqua risale dal sistema fognario e delle acque meteoriche

4 - Con l’installazione di backflow valves le acque meteoriche non possono essere scaricate nel lago e potrebbero fuoriuscire

5 - Le acque meteoriche vengono temporaneamente raccolte in vasche

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FALDA ACQUIFERA (fonte 45) Si precisa inoltre che, in caso di evento, non sono da sottovalutare gli effetti delle infiltrazioni da falda acquifera, che nei casi più gravi possono portare alla rottura di strade e pavimentazioni, oltre ai più comuni allagamenti dei piani interrati. È dunque auspicabile l’adozione di soluzioni che permettano di evitare questo tipo di fenomeni. Durante i precedenti lavori di riduzione del rischio idraulico sul lungolago di Como è stato costruito uno sbarramento profondo tramite parancole in acciaio per interrompere il collegamento diretto tra le acque di falda e del lago. Questo intervento è stato portato a termine solo parzialmente a causa dell’interruzione dei lavori; per rendere veramente efficace qualsiasi tipo di intervento futuro sarà necessario concludere i lavori di sbarramento profondo.

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Analisi urbana per l’individuazione di possibili aree di intervento sariamente adiacenti ad essi in quanto saranno collegati tramite la rete di trasporto delle acque sotterranee che è presente al di sotto delle strade. Sono quindi stati riportati gli ambiti di trasformazione della città di Como, individuati tra i piani attuativi, in quanto sono aree che potrebbero essere effettivamente sottoposte a futuri interventi. A queste sono stati aggiunti i principali parchi pubblici e piazze della città. Nella tabella a fianco è possibile individuare tutte le aree, con le proprie caratteristiche e se è possibile o meno effettuare i diversi tipi di intervento (a, b, c) che sono descritti nelle seguenti pagine.

(fonti 32a, 32b, 32d, 32e, 32f) Con lo scopo di individuare quali aree potessero essere aree adatte ad un possibile intervento è stata effettuata un’analisi urbana della città di Como. Come primo passo per la redazione di una carta sono state individuate le curve di livello fino a 205m s.l.m. oltre la quale la posizione degli interventi potrebbe essere troppo lontana dal centro città. In seguito sono stati messi in evidenza i corsi d’acqua che attraversano la città che ha permesso di individuare quali siano gli sbocchi della rete idrica a lago e comprendere quale sia il tragitto compiuto dall’acqua piovana; per questo motivo sono stati segnati anche i confini dei bacini idrografici. Gli interventi non dovranno essere neces-

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6 - CARTA DELLE POSSIBILI AREE DI INTERVENTI SOVRAPPOSTA ALLA RETE IDRICA

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AREA 1 - piazza Giovanni Paolo * 2 - via Rubini 3 - via Castelnuovo 4 - via Borgo Vico * 5 - piazza Perretta 6 - vIa Diaz/via Indipendenza 7 - via Torriani 8 - via regina Teodolinda 9 - via Roosevelt/via Brusadelli 10 - via Roosevelt/via Grandi 11 - via Morazzone/via Mentana 12 - via Sirtori/via Battisti 13 - via Feloy/via Petrarca 14 - via Borgo Vico * 15 - via Fontana/piazza Cavour 16 - via Rezzonico 17 - via regina Teodolinda 18 - giardini del tempio voltiano 19 - giardini di via Sant’Elia 20 - giardini stazione S. Giovanni 21 - giardini di ponente 22 - piazzetta Venosto Lucati 23 - giardini Piazza Vittoria 24 - via Nazario Sauro 25 - piazza del popolo 26 - piazza Cavour 27 - piazza Volta 28 - piazza del Duomo 29 - piazza Giuseppe Verdi 30 - piazza San Fedele LEGENDA Analisi del territorio Corsi d’acqua a cielo aperto Corsi d’acqua tombinati Confini dei bacini idrografici Curve di livello Aree sottoposte a piani attuativi Da definire per aree di uso pubblico Piani attuativi convenzionati Presentati in fase di istruttoria Con capacità attuativa residua VAS Aree pubbliche

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Parchi pubblici Piazze

CARATTERISTICHE Parcheggi sotterranei Spazio pubblico frontale Parcheggi sotterranei Complesso residenziale Edificio esistente Edificio restaurato Futura edificazione residenziale Area dismessa Area industriale Area dismessa Edificio esistente Futura edificazione residenziale Area dismessa Piano di recupero di iniziativa privata Accordo per permesso di costruzione Giardini pubblici Parcheggi sotterranei Giardini pubblici Giardini pubblici Giardini della biblioteca Giardini pubblici Giardini pubblici Giardini pubblici

INTERVENTO A INTERVENTO B INTERVENTO C x x x x

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* Le aree riportate in tabella con color rosso si trovano al di fuori del bacino idrografico dei corsi d’acqua che attraversano la città e non sarebbero utili se messe a sistema con la linea di difesa per la città di Como.


Abaco delle diverse tipologie di intervento INTERVENTO A: PICCOLA VASCA SOTTERRANEA

Questo tipo di intervento permette di lasciare inalterato l’aspetto dell’area di progetto andando a costruire una vasca che si trovi al di sotto del livello di calpestio, creando un ambiente fruibile in qualsiasi condizione. È possibile sfruttare la presenza di vege-

tazione e un’adeguata stratificazione del sottosuolo per purificare le acque meteoriche raccolte. La tipologia è molto simile all’ intervento previsto sul lungolago, ma avrebbe dimensioni e capacità, quindi costi di costruzione decisamente inferiori.

INTERVENTO B: VASCA SUPERFICIALE

Per la raccolta temporanea della acque meteoriche è possi- piazze, cortili. Le funzioni principali potrebbero essere interdette bile creare dei dispositivi che siano multi funzione per i citta- dalla presenza dell’acqua, normalmente assente. dini, andandoli ad inserire in contesti di diverso genere: parchi, INTERVENTO C: MORFOLOGIA DEL TERRENO

In alcune aree è possibile sfruttare la presenza di piccoli specchi d’acqua e/o la morfologia del terreno, eventualmente andando a modificarla, per creare o ampliare una depressione in cui sia possibile contenere un determinato volume d’acqua. Questo tipo di

intervento non solo è il meno invasivo dal punto di vista della conformazione dell’area, ma permette anche di mantenere una totale fruibilità. Anche in questo caso è possibile prevedere una prificazione delle acque tramite la vegetazione e il sottosuolo.

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Ipotesi di intervento (fonti 27 ”Progetto di fattibilità tecnico economica per la mitigazione del rischio idrogeologico ed idraulico del torrente Cosia”, 32d, 32e) Allo scopo di esempio e approfondimento viene di seguito proposta un’ipotesi di intervento che possa essere meno invasiva e costosa rispetto alla costruzione della vasca A, tramite la costruzione di vasche di raccolta più piccole distribuite all’interno della città in punti dove sia possibile intercettare i corsi d’acqua e raccogliere le acque meteoriche. In questo esempio è stata scelta una zona abbastanza centrale della città per permettere di progettare un’area che potesse ospitare molteplici funzioni. L’area Presa in considerazione è piazza Giuseppe Verdi, situata sul retro del Duomo di Como e direttamente frontale al teatro sociale. Inoltre è prossima a una delle vie principali della città (viale Lecco) nonché alla linea ferroviaria di Trenord. Qui è possibile creare vasca modificando la pavimentazione della piazza per creare una depressione che raccolga le acque meteoriche relative all’area segnata in rosso in fig.7. Questa stessa area, grazie all’arredo urbano fisso e mobile è in grado di animarsi durante i diversi periodi dell’anno ed essere modificata per ospitare molteplici funzioni. In fig.7 è stato segnato anche il bacino idrografico del fiume Cosia che attraversa la città di Como e comprende anche il Valduce e la Val Mulini; sulla base della stima di volumi d’acqua raccolti dalle vasche A e B e della superficie del versante da cui arrivano le acque meteoriche relative al corso d’acqua adiacente Piazza Verdi, è stato possibile calcolare la quantità

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d’acqua da contenere nella nuova vasca. La superficie totale del bacino sopra descritto è di circa 40,6 km2, l’area di versante considerata è di 1,8 km2; in proporzione dunque, se le vasche A e B avrebbero dovuto contenere 10000 m3 di acqua, nella nuova vasca sarà necessario prevedere un volume di almeno 440 m3, il 4,4% del totale. Il restante quantitativo di acqua dovrà essere intercettato e raccolto in ulteriori vasche collocate in zone della città scelte e dimensionate opportunamente secondo questo stesso criterio, bilanciando quindi il volume alla percentuale di superficie della zona di apporto. Le vasche potranno essere costruite secondo le tipologie proposte nell’abaco; non è da escludere la possibilità di creare delle vasche temporanee tramite l’utilizzo di tecniche di flood proofing, delimitando alcune zone di contenimento poste fuori terra. In questo modo è possibile identificare un numero maggiore di possibili aree di intervento rispetto a quelle riportate in fig.6, aggiungendo ad esempio i campi sportivi. La nuova vasca posta in Piazza Verdi dovrà essere collegata al corso d’acqua adiacente; per questo motivo è stato prevista la costruzione di un collegamento, qualora esso non sia già presente. Una soluzione per portare l’acqua in eccesso dalla rete sotterranea alla vasca di raccolta è gestire il flusso con un sistema di troppo pieno ed eventualmente, se la quota della piazza dovesse essere superiore al livello dell’acqua, integrarlo ad una pompa, per poterlo definire è necessario conoscere la profondità del corso d’acqua tombinato.

7- -IL BACINO DEL FIUME COSIA, in rosso l’area del versante che interessa il progetto in Piazza Verdi


PLANIMETRIA DELL’INTERVENTO scala 1:2000

Valvola troppo pieno Collegamento alla rete della acque sotterranee Corso d’acqua tombinato

PLANIMETRIA DELL’INTERVENTO scala 1:500

SEZIONI DELL’INTERVENTO scala 1:500

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VISTA DI PROGETTO - vasca vuota


VISTA DI PROGETTO - vasca piena

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CINEMA ALL’APERTO

IBERO

SCHEMI DELLE DIVERSE CONFIGURAZIONE DELLA NUOVA PIAZZA

CINEMA ALL’APERTO

ATTINAGGIO AREA CONCERTO ESTERNO

ATTINAGGIO

1 - SPAZIO LIBERO, PIAZZA

AREA CONCERTO ESTERNO

2 - CINEMA ALL’APERTO

AREA CONCERTO ESTERNO

ALL’APERTO

AREA TEATRO

MERCATO

3 - VASCA DI RACCOLTA TEMPORANEA DELLE ACQUE METEORICHE

4 - SPAZIO PER CONCERTI

AREA TEATRO

MERCATO

NCERTO ESTERNO

AREA TEATRO 6 - TEATRO ALL’APERTO

5 - MERCATINO

INVERNO

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SPAZIO PATTINAGGIO


CONCLUSIONI Lo studio qui presentato si è posto l’obiettivo di elaborare e riscontrare la fattibilità di una possibile strategia innovativa di difesa dal rischio alluvioni lacuali per la città di Como, come esempio di comunità che si pone obiettivi di riduzione del rischio disastri alluvionali. Tale strategia è basata sulla tesi che in alcuni contesti urbani di ambiente costruito, dove l’interfaccia o la compenetrazione con la sorgente del possibile evento calamitoso (in questo caso un evento idraulico), un cambio di approccio o di punto di vista, possa presentare dei punti di forza rispetto a quello “classico”, basato sulla realizzazione di opere strutturali permanenti alla grande scala. L’approccio proposto persegue l’incremento della resilienza urbana dei territori antropizzati attraverso misure diffuse di piccola taglia (o di microscala), di difesa dalle inondazioni. Nello specifico esso prevede di implementare soluzioni di floodproofing (o di supporto ad esse), di tipo permanente o temporaneo, se necessario tenendo conto delle necessità di allertamento, regionale e locale, per garantirne il tempestivo dispiegamento sul campo nell’ambito del piano di protezione civile comunale. Alla scala di un contesto urbano importante come quello di Como, l’esito dello studio presenta carattere inedito e si profila come confortante circa la possibilità di realizzazione effettiva e verso la creazione di “comunità resilienti ai disastri” (disaster resilient communities); esso mostra come la combinazione degli interventi pensati possa essere caratterizzato da alcuni punti di forza rispetto all’approccio tradizionale. Essi, di volta in volta da verificare sulla base di una progettazione di dettaglio dal carattere certamente interdisciplinare, sono: costi minori; tempi di realizzazione inferiori (caratteristiche che attribuiscono di conseguenza flessibilità e possibilità di aggiornamento delle soluzioni implementate); maggiore compatibilità paesaggistica e maggiore efficacia nella diffusione della cultura della sicurezza territoriale e nel coinvolgimento dei cittadini rispetto alla difesa dagli eventi alluvionali. Complessivamente, in base al lavoro svolto, è possibile affermare che l’applicazione combinata di tecniche di flooproofing permanenti e temporanee, unitamente a piccoli interventi sulla morfologia e sull’arredo urbani, come sulla rete di drenaggio locale, possono offrire un’alternativa da considerare, prima di decidere, non solo per la difesa dalle alluvioni alla scala dell’edificio o del quartiere, ma anche per comunità e aree urbane più complesse, al fianco degli approcci più tradizionali basati su opere tradizionali quali argini, canali scolmatori, casse d’espansione ecc.

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28. Repubblica Milano: https://milano.repubblica.it/ 29. Studio Pandakovic: http://landscape.studiopandakovic.it/ ELENCO DELLE TAVOLE 30. Basi Ambientali della Pianura - Attività di Sfruttamento del Suolo - Rete ferroviaria e stradale 31. Carta di pericolosità sismica prodotta dal Servizio Sismico Svizzero (SED). 32a. Comune di Como, PGT - ex. Art. 7 della LR. 12/2005 e S.M.I.: Documento di Piano - Tavola 3.2 - Valori naturalistico ambientali 32b. Comune di Como, PGT - ex. Art. 7 della LR. 12/2005 e S.M.I.: Documento di Piano - Tavola 3.5 - Fattori rilevanti morfoligico strutturali del paesaggio 32c. Comune di Como, PGT - ex. Art.7 della LR. 12/2005 e S.M.I.: Documento di Piano -Tavola 8.bis- Carta del dissesto con legenda uniformata PAI 32d. Comune di Como, PGT - ex. Art. 7 della LR. 12/2005 e S.M.I.: Documento di Piano - Tavola 11 - Carta delle acque sotterranee 32e. Comune di Como, PGT - ex. Art. 7 della LR. 12/2005 e S.M.I.: Documento di Piano - Tavola 12 - Carta delle acque superficiali 32f. Comune di Como, PGT - ex. Art. 7 della LR. 12/2005 e S.M.I.: Documento di Piano - Tavola 20 - Carta dello stato d’attuazione del PRG vigente 32g. Comune di Como, PGT - ex. Art. 7 della LR. 12/2005 e S.M.I.: Piano delle Regole - Tavola 6 – Carta classificazione tessuto urbano consolidato 32h. Comune di Como, PGT - ex. Art. 7 della LR. 12/2005 e S.M.I.: Piano dei Servizi - Tavola 7.1 – Cartografia del Piano urbano generale dei servizi del sottosuolo. Mappatura della rete di smaltimento delle acque 33. Destinazione d’Uso dei Suoli Agricoli e forestali (DUSAF) - 2012 34. Fondazione Lombardia per L’ambiente – Trasporto merci pericolose 35. Ordinanza PCM del 28 aprile 2006 n.3519, All.1b 36a. Piano di gestione del rischio di alluvioni (PGRA) - attuazione secondo Direttiva Europea 2007/60/CE, recepita in Italia con D.Lgs. 49/2010 36b. Piano di gestione del rischio di alluvioni (PGRA) - Aree costiere lacuali (ACL) 37. Piano di emergenza comunale di protezione civile, Comune di Como 38. Piano di settore del Demanio lacuale del Lario - Vincoli geologici 39. Piano per l’approvazione e la lotta agli incendi boschivi Parco Regionale Spina verde 40. Piano per la prevenzione e la lotta agli incendi boschivi 2002 - Parco Spina Verde: Carta del rischio d’incendio 41. Piano regionale delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi (AIB), Regione Lombardia, 2014 - 2019 42. Piano territoriale di Coordinamento Provinciale - La difesa del suolo


ALTRO 43. 8 Ottobre 2018, Como: presentazione di Infrastrutture Lombarde “Interventi di completamento delle opere di difesa dalle esondazioni del Lago nel comparto di Piazza Cavour - Lungo lago di Como� 44. 25 Settembre 2017, Como: incontro con Luigi Mazza, membro di Legambiente Como, e Michele Marciano, responsabile del circolo cittadino di Legambiente Como 45. 24 Luglio 2019, Como: incontro con Luca Callari e Davide Gaspa, Comune di Como settore Polizia Locale e Protezione Civile, e Ciro Di Bartolo, Comune di Como Settore Reti, Strade e Acque. 46. Regione Lombardia, PTUA 2016

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