C’era una volta un regno dal soave nome “Barilot�, dove re Emi I tranquillo governava un popolo felice incapace di piangere, ma che solo riusciva a sorridere.
Tutti felici si aggiravano tra i campi sterminati raccogliendo fiori e canticchiando allegre canzoncine. Nessuno pativa la fame, nessun cane, mulo o cavallo, si permetteva di defecare lì dove non concesso, nessuno si soffermava a criticare futili buche per strada ed i bambini all’epoca non sapevano cosa fossero le giostrine, tanto meno i vigili le garitte…che popolo felice! Il re aveva una figlia, bellissima, ambita da tutti i principi delle contee vicine. La giovane Ruth però era ancora nel fiore della sua età e assolutamente non pensava ai sentimenti d’amore che reputava futili. Immersa nei piaceri della vita di corte, giocava a palla con le sue dame di compagnia.
A tutti i suoi pretendenti ripeteva una dolce nenia: “Ruth 16 anni, Barilot”. Insomma, la vita scorreva lieta, ed il sole splendeva con gioia. Una triste notte d’estate, però, la catastrofe venne preannunciata da forti lampi. Una losca figura iniziò a volteggiare sulle case del villaggio. Urla si diffusero per le vie, le mamme nascondevano i bambini, gli uomini impugnarono le forche e all’improvviso le fiamme iniziarono a mangiare il paese. Quell’essere immondo che da decenni lasciava tranquilli i villaggi di Barilot era tornato, per distruggere e saccheggiare e per impossessarsi per sempre di quelle terre.
Simeragon era tornato.
Un urlo assordante rimbombò nei locali del castello, il re si catapultò nella stanza della tenera Ruth. Era sparita. Sul suo letto solo un messaggio scritto con il fuoco: “se entro due giorni non mi avrai consegnato tutte le terre di Barilot, tua figlia diverrà mia sposa.” Il re disperato urlò il nome del suo leale amico, nonché mago e medico di corte, Lorussibum.
Insieme iniziarono a camminare avanti e dietro per i corridoi del castello in cerca di una soluzione al problema. Il mago ricordò che l’unico modo per sconfiggere Simeragon era quello di trovare un cavaliere dall’animo puro, che con la forza della sua bontà avrebbe distrutto l’animo malvagio del mostro. A Barilot però, cavalieri dall’animo puro non ne esistevano, tutti si aggiravano spocchiosi con le loro luccicanti armature a regalare complimenti alle gentili donzelle del villaggio, senza probabilmente neanche sapere il significato della parola “puro”. Ecco che a quel punto, mentre la disperazione cresceva a dismisura, una buffa figura si avvicinò. Il giullare di corte.
Che oltre ad essere un burlone scansafatiche era ritenuto da tutti un matto, anzi ‘il matto’. Ma proprio per la sua follia, spesso riusciva a trovare l’idea geniale.
Si ricordò di quella persona che fu la sola ad aiutalo nei momenti difficili. Infatti il povero giullare Gett, prima di ricoprire tale ruolo, vagabondava nelle terre del regno, vivendo di elemosina. Un giorno bussò alla porta di quest’uomo che fu il solo che gli diede asilo, lo aiutò a ripulirsi e lo spinse a proporsi per ricoprire quello che appunto ora è il suo ruolo nel castello. E bene si, l’unica persona davvero pura in tutto il villaggio era un povero contadino, di nome Giò Zappa.
Così arrivato nel castello, impaurito, Giò Zappa, si piegò alle volontà dal mago, bevve la pozione, ed un’inquietante formula magica echeggiò nell’aria:
“Procedi, procedibus, bim bum bam” Una forte luce esplose, e la magia fu compiuta, il povero Giò Zappa emerse dall’esplosione con una luccicante armatura ed una scintillante spada. La sua calda voce recitò: “sono il cavalier Sassolotto”
Saltato sul suo destriero, subito si diresse verso la foresta nera dove il losco figuro si era diretto con la “bella principessa”. Correva, correva, tra giganteschi alberi e animali inquietanti, correva tra le urla del vento che contro il suo viso si abbatteva quasi come se volesse fermarlo. Correva, fino a quando non capì che si era perso, e a quel punto si fermò. Scese da cavallo ed inizio a cercare la giusta via. Quasi rassegnato, si accasciò al suolo, ma due tenere figure saltellanti gli si avvicinarono incuriosite. Erano Rocciolo e Dunilliput, due teneri folletti custodi della foresta.
Subito compresero il perchĂŠ della disperazione di quel bellissimo cavaliere, e con quel coraggio, che dai folletti non ci si aspetterebbe mai, decisero di aiutare Sassolotto a cercare la sua bella e strapparla dalle grinfie del nemico.
Insieme si condussero verso il diroccato castello. Lì un’area cupa e densa di un odore di paura circondava quelle mura lerce. Subito il mostro uscì dalla torre e si scagliò verso il prode guerriero. La principessa accompagnava la battaglia cruenta con le sue urla disperate. Tensione. Ansia. Volavano fiamme, colpi di spada, sangue e sudore ovunque. Il cavaliere sferrava un colpo in pieno petto e il drago urlava di dolore, poi subito dopo era il drago ad attaccare e il cavaliere non poteva che pensare: “E’ finita!”
Dura fu questa battaglia, quando ad un certo punto, la purezza del valoroso paladino, si trasformò in una luce accecante che illuminò in un solo istante la spada che egli impugnava. Un fascio di luce colpì dritto al cuore l’orribile creatura, che urlante precipitò al suolo.
Subito Sassolotto si diresse verso la torre dove la pulzella trepidante aspettava il suo eroe.
Appena i loro occhi si incrociarono le loro anime si colmarono di amore, quell’amore sincero e passionale, quell’amore che dura per tutta la vita. Insieme felici si ricondussero verso casa accompagnati dai due folletti che canticchiavano con entusiasmo saltellando qui e lÏ. Alle porte del villaggio, subito il banditore di corte annunciò il loro arrivo e tutti accorsero ad accogliere i due innamorati.
Subito il re abbracciò la piccola Ruth e appena fu possibile Sassolotto chiese la sua mano al sovrano che senza indugiare acconsentÏ alle nozze che immediatamente vennero celebrate.
Le due fatine madrine, Effy e Ary, subito si occuparono di preparare la cerimonia.
Fu una bellissima cerimonia, vi partecipò tutto il villaggio, il pittore di corte faceva dipinti stupendi per immortalare l’evento.
tutto si era magicamente rianimato di gioia.
Simbolo dell’amore che tra i due bellissimi giovani era sbocciato e che per sempre sarebbe durato.
Il piccolo Vick sarebbe stato il successore e chissĂ quali avventure avrebbe affrontato insieme ai suoi fantastici amici.
Per ora vi lasceremo con un consueto ‌e vissero felici e contenti!
Alla prossima fantastica storia con i racconti della Zia Stefy!