Alba Nisimazine
#2
18.03.2009
Una gazzetta speciale pubblicata da NISI MASA, network europeo del cinema giovane A daily gazette published by NISI MASA, European network of young cinema
EDITORIALE / EDITORIAL
FILM DEL GIORNO / FILM OF THE DAY PIOMBO ROVENTE (Sweet Smell of Success)
Q
uando la propria professione è quella del critico, del giornalista o del professionista cinematografico, a volte, si raggiunge un punto in cui, essendo stati a molti festival, si comincia a pensare che siano tutti uguali e che non abbiano alcuna particolarità. Questo è un errore tanto grave quanto pensare che i film siano tutti la stessa cosa, solo perché se ne è visti parecchi.
Alexander Mackendrick (USA,1957)
Scoprire un festival, come questo in svolgimento ad Alba, rafforza la sensazione che i festival di cinema possano essere davvero unici. Per esempio, è difficile trovare altri festival dove i debuttanti ricevano così ampia attenzione. La competizione per primi e secondi lungometraggi, Andar per Film, rappresenta la forza della giovinezza e le nuovi voci del cinema. Mostra, infatti, una pluralità di visioni attraverso una selezione di film rappresentanti molteplici realtà, una grande varietà di paesi e di culture ma soprattutto una prospettiva personale sul mondo. D’altra parte vi è l’occasione di vedere molti classici del cinema italiano, americano e francese, realizzati da nomi importanti come Dino Risi, Robert Wise e Jacques Rivette. Questi classici sono complemento perfetto ai nuovi nomi in competizione. Con buona probabilità, la combinazione bilanciata fra vecchie e nuove voci è il compito più arduo che il Festival di Alba è riuscito ad assolvere. Accantonando i gusti personali bisogna convenire che si tratta di un traguardo importante.
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S
ometimes, when you are a film critic, journalist or cinema industry insider, you reach a certain point where you have been to so many festivals that you start to feel they are all alike, that they have no particularities at all. This is a mistake as terrible as assuming that every film is the same, just because you have seen so many.
Getting to know a festival like this one happening in Alba right now only makes you feel surer that film festivals can be very unique. It is hard to find somewhere else, for example, where beginners have such a high place in the programme. The Andar per film competition for first and second features has the strength of youth and of new voices in cinema. It shows a plurality of visions with a selection of films that come from such different universes - and with a great variety of countries, cultures, and especially personal perspectives on the world. On the other hand, there is the opportunity to watch many classic films from Italian, American and French cinemas, from names as important as Dino Risi, Robert Wise, and Jacques Rivette. This fits perfectly side by side with the new names in competition. And that is probably the hardest task that the Alba Festival seems to have achieved: combining old and new voices in a perfect balance. Leaving aside what appeals to personal tastes, one has to agree that it is a powerful achievement. João Cândido Zacharias
PHOTO BY JOHANNA SCHUH
FOTO DEL GIORNO / PICTURE OF THE DAY
« Just make sure that you don’t miss anything »
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uesto è uno di quei film che si dovrebbero menzionare quando si parla di perfette accoppiate cinematografiche. J.J. Hunsecker (Burt Lancaster) e Sidney Falco (Tony Curtis) sono agli estremi opposti della catena alimentare: Hunsecker è un editorialista fuori dal comune, che detta legge sull’alta società di New York con il potere del suo nome e dei suoi articoli; Sidney d’altro canto è un avvoltoio, un addetto stampa che cerca disperatamente di far menzionare i suoi clienti in quei stessi articoli. Quando J.J. ordina a Sidney di sbarazzarsi di un cantante di jazz che ha una relazione con sua sorella, questi al primo tentativo fallisce, scatenando la collera di J.J. L’intreccio, man mano che avanza, si rivela tanto complesso quanto basta (non poi molto) per agevolare lo sviluppo della tesa relazione tra i due. Hunsecker è il dominatore del distretto dei nightclub a Manhattan; al contempo si tiene distante da tutti; il suo etichettare cinicamente le persone serve da buona scusa per trattarle come mosche. Sydney rimane in agguato sotto l’impermeabile chic di J.J., sperando in qualche avanzo e adorando il tiranno.
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his is one of those movies you would mention whenever discussing perfect onscreen duos. J. J.Hunsecker (Burt Lancaster) and Sidney Falco (Tony Curtis) are at opposite ends of the food chain: Hunsecker is a larger-than-life columnist who dictates New York’s highlife with the power of his name and writings; Sidney on the other hand is a bottom feeder, a press agent desperate to get his clients in those very same column inches. When J. J. orders Sidney to get rid of a jazz singer who is having a fling with his sister, Sidney initially fails, attracting J. J.’s wrath. As the plot moves along, it proves to be as complex as is required (not very much) to facilitate the development of the edgy relationship between the two. Hunsecker is the ruler of the club district in Manhattan; yet he also distances himself from others, his cynical labelling of people serving as a good excuse for treating them like flies. Sydney lurks around J.J.’s chic raincoat, hoping for some leftovers, worshipping the tyrant.
Outside of this duo, the characters are flimsy. People run around in the iconic film noir snow, hordes of one-line reporAll’infuori di questa coppia, i personaggi ters, divas and waiters try to please J.J. sono inconsistenti. La gente passa veloce His sister and the musician are transpasotto l’iconica neve da film noir, orde di rent and naïve, chit-chatting about their giornalisti d’assalto, dive e camerieri cerca- impossible love, being more interested no di soddisfare J.J. Sua sorella e il musicista in the impossible part. But this is an sono prevedibili e naif, e chiacchierano a acceptable minor flaw, as Lancaster and proposito del loro amore impossibile, con Curtis deliver canonic performances più interesse per la parte impossibile. Ma from Clifford Odets and Ernest Lehman’s questo è un difetto accettabile, giacché Lan- tortuous screenplay. caster e Curtis si producono in interpreMark Racz tazioni canoniche a partire dalla complessa sceneggiatura di Clifford Odets e Ernest Lehman.
CRITICA / REVIEW Céline et Julie vont en bateau Jacques Rivette (Francia/France, 1974)
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éline e Julie si conoscono per la prima volta nella maniera più folle. Mentre Julie sta leggendo un libro in un parco parigino, Céline passa di lì e fa cadere una sciarpa. Julie segue Céline, che continua a far cadere altri oggetti. Da quel momento in poi iniziano a darsi vicendevolmente la caccia, quasi come in un seducente gioco del gatto col topo. La caccia finisce quando Julie trova una Céline sofferente di fronte alla porta di casa, e la invita a entrare. Un’amicizia intensa e profondamente femminile nasce tra loro. In Céline et Julie vont en bateau (Céline e Julie vanno in barca), Jacques Rivette – per molti anni critico di punta ai Cahiers du Cinéma – ci racconta delicatamente della natura e delle relazioni femminili. I due personaggi iniziano a vivere assieme, provando le vite l’una dell’altra, interpretando il ruolo l’una dell’altra. Sono diverse, ma allo stesso tempo simili, come due facce della medesima donna.
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Entrambe sperimentano un evento magico che appaga le loro vite: inghiottendo pezzetti di caramella, vedono frammenti di una storia incentrata su una bambinaia, un bambino e due donne innamorate dello stesso uomo. A questo punto, il film diviene metalinguistico, concentrandosi su una nuova narrazione manipolata e vissuta da Céline e Julie, mentre confondono realtà e fantasia. Quel che ne risulta è un film bello e magico, vincitore del Premio speciale della giuria al Festival cinematografico internazionale di Locarno nel 1974.
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éline and Julie first meet in the most crazy way. While Julie is reading a book in a Parisian park, Céline passes by and drops a scarf. Julie follows Céline, who keeps on dropping other objects. From that moment on they start chasing each other, almost as in a seductive catand-mouse game. Finally, the chase ends when Julie finds a hurt Céline by her door, and invites her to come in. An intense and deeply feminine friendship soon emerges. In Céline et Julie vont en bateau (Céline and Julie go boating), Jacques Rivette - for many years a leading critic for Cahiers du Cinéma - delicately tells us about feminine nature and relationships. The two characters start to live together, trying out each other’s lives, playing each other’s parts. They are different, but at the same time pretty much the same, like two distinct facets of the same woman. Both also experience a magical event which fulfils their lives: by swallowing small pieces of candy, they watch fragments of a story involving a nanny, a child and two women in love with the same man. At this point, the film becomes metaphysical, focusing on a new narrative manipulated and lived in by Céline and Julie, as they confuse reality and fantasy. What results is a beautiful and magical movie, winner of the Special Jury Prize at the Locarno International Film Festival in 1974. Martha Lopes
-------------------------------------------------------------------------------Bruno Fornara è membro del comitato artistico del festival di Alba. Fornara ha partecipato al processo di selezione, sia dei film che degli ospiti. Bruno Fornara is member of the artistic committee of the Alba festival. Fornara was directly involved in the selection process, both for movies as well as the guest speakers.
Il giusto titolo della sezione “They have a dream” avrebbe dovuto essere “Loro (gli Stati Uniti) hanno un sogno e noi (l’Italia) no”. L’elezione di Barack Obama a Presidente degli Stati Uniti è stata una grande sorpresa. Di conseguenza, abbiamo cercato di mostrare come il cinema americano abbia sempre mostrato le passioni civiche e politiche della sua gente. D’altro canto, il cinema italiano nell’esprimere idee politiche non ha avuto molto successo. Come sono stati scelti gli ospiti che introdurranno i film e in che modo sono legati ai film che presentano?
Alcune delle connessioni sono davvero dirette. Per esempio, uno sceneggiatore parlerà della tecnica di scrittura di una sceneggiatura. Un altro esempio è quello di Gherardo Colombo, un giudice italiano molto rispettato, che parlerà di un film che si occupa dell’idea di giustizia (In nome del popolo italiano). Le altre situazioni sono un po’ strane, come il caso di un conduttore radiofonico che parlerà di film horror. In che maniera questa complessità extra-cinematografica del festival sarà di beneficio agli spettatori?
In anni recenti, in Italia, ci sono stati molti eventi che hanno posto l’accento sull’espressione orale. Abbiamo festival che si occupano di matematica, filosofia, medicina e così via – eventi costituiti principalmente di discussioni e lezioni. Il loro successo ci ha convinto che il nostro pubblico sarebbe stato felice d’avere la possibilità di ascoltare personalità della cultura parlare di cinema. L’anno scorso abbiamo usato questo metodo e ha funzionato molto bene. Quali film pensa lasceranno un segno sul pubblico e perché?
Spero che il film d’apertura, Pressure Cooker, avrà successo, visto che la città di Alba è famosa per cibo e vino. Il film racconta di alcuni ragazzi
BRUNO FORNARA
di origini disagiate che imparano a cucinare in una scuola specializzata. Un altro film è Afghan Star, perché offre una nuova prospettiva sull’Afghanistan, differente da quella che conosciamo dalla TV. Il paese è in verità molto vivace, anche molto strano, cosa dimonstrata dai numerosi giovani del posto che cercano di diventare cantanti pop. È una vera sorpresa vedere una ragazza afghana che si toglie il velo per cantare una canzone pop.
PHOTO by JOHANNA SCHUH
In che modo il tema “passioni e legami” si fa valere nella temperie sociale e politica del festival diq uest’anno?
INTERVISTA / INTERVIEW
-----What were the features you looked for in this year’s selection?
We tried to find films that concur with our theme: “passions and bonds”. The new movies we’ve selected are works of filmmakers that are at their first or second film and that are less known to the Italian audiences, some of them documentaries. With the old ones we tried to “rediscover” some forgotten directors, the best example being the section dedicated to John M. Stahl.
Stahl. I am especially pleased about this: that the festival is built into many smaller sections that can attract passionate audiences.
In what way does the theme “passions and bonds” stand up for itself in this year’s social and political feel of the festival?
How were the guest speakers selected and in what way do they connect to the movies they discuss?
The right title of the “They have a dream” section should have been “They (the US) have a dream and we (Italy) don’t”. The election of Barack Obama as US president was a great surprise. Subsequently, we tried to demonstrate how American cinema always showed - through movies - the political and civic passion of the American people. On the other hand, Italian cinema was not very successful in expressing political ideas.
Some of the connections are very straightforward, so to say. For example, a screenwriter will talk about the technique of writing a script. Another example is that of Gherardo Colombo, a respected Italian judge, who will talk about a movie that deals with the idea of justice (In nome del popolo italiano). Other situations are a little strange, like the case of a radio DJ who will talk about horror movies.
Does a direction like this appeal to large audiences, or do you count on small and enthusiastic groups of viewers?
We tried to put together a festival that will appeal to the people of Alba and to those who will visit during the festival. It is difficult to make a specialized festival in a little city like Alba, so we try to please the public that will come to the venues, but also we’ve prepared some special parts that will please those accustomed with film festivals, the specialists. Such a section is the one dedicated to
In what way will this extracinematographical complexity of the festival be beneficial to the audiences?
In recent years in Italy there have been many events in which the accent is placed on oral expression. We have festivals dealing with mathematics, philosophy, medicine and so on - events which are mainly discussions, lectures. Their success convinced us that
our audience would be happy to have the chance to listen to acknowledged cultural personalities speaking about cinema. Last year we used this method and it worked out very well. Which films do you think will have an impact on the audiences and why?
I hope that the opening movie, Pressure Cooker, will be successful, as the city of Alba is famous for the food and wine here. The movie is about some boys from tough backgrounds who learn to cook in a specialised school. Another film is Afghan Star, because it offers a new perspective on Afghanistan, different from the one that we know from TV. The country is actually very alive, very strange even, something demonstrated by the number of young locals who try to become pop singers. It’s quite a sight to see an Afghan girl taking her veil down in order to sing a pop song.
Mark Racz
Maternità / Motherhood
The Stranger in Me (Das Fremde in Mir) rompe un grande tabù raccontando la storia dolorosa di una donna con depressione postnatale. All’inizio del film, vediamo una donna incinta, bella e felice, che attende la nascita del suo bambino assieme al marito. In parallelo, veniamo a sapere che cosa le accadrà quando il bambino sarà nato. Non riesce a provare affetto verso di lui quindi scappa. In seguito, allo scopo d’instaurare una relazione con suo figlio, dovrà imparare come essere madre mentre deve affrontare i pesanti giudizi degli altri. Nella nostra società, non è permesso esprimere le sensazioni che la maternità porta, altrimenti si rischia d’essere viste come madri negligenti. Il film combatte contro questo pregiudizio, mostrando chiaramente la sofferenza della donna. Naked of Defenses (Mubobi) segue un’idea simile, ma qui l’angoscia è invece connessa al desiderio irrealizzato di maternità, all’assenza di un figlio. Questo film ci presenta Ritsuko, che conduce una vita piuttosto ordinaria: lavora in una fabbrica e vive con il marito, col quale parla appena. Tutto cambia quando incontra la nuova impiegata della fabbrica, che è incinta. Quando l’amicizia si sviluppa tra loro, Ritsuko ricorda un suo traumatico aborto. In seguito a quell’evento ha cominciato a prendere sonniferi e il suo matrimonio è crollato a pezzi. La gentile Chinatsu porta Ritsuko a tentare un nuovo inizio, ma anche a interrogarsi sulla giustizia della vita. Il film è pieno di dolore, viaggio profondo nei sentimenti materni. In contrasto, Treeless Mountain non si concentra sui sentimenti della madre, ma su due bambine – in particolare sulla più grande, che deve assumersi la responsabilità e la cura della sorellina. Dapprima, le bambine vivono con la madre impegnata e distante, e il modo in cui cercano attenzione e amore è tremendamente triste. Poi, la madre decide di mettersi alla ricerca del padre, lasciando le bambine con una zia che non dimostra alcun affetto nei loro confronti. Mentre attendono che la madre torni e cercano di riempire il loro salvadanaio a forma di porcellino, debbono cercare amore all’interno della loro relazione. Nel film non c’è alcun giudizio negativo verso la madre, solo due bambine che cercano di accettare la durezza della vita. Un altro film in cui la madre è assente è No Puedo Vivir Sin Ti. Wuhsiung vive con la sua figlioletta di sette anni, con la quale ha uno stretto legame. Ancora una volta, non vi è alcun giudizio contro la donna che li ha abbandonati; per contro, il regista Leon Dai mostra
tutti gli sforzi che questo padre devoto fa per tenere la figlia con sé. In quanto non legalmente sposato con la madre della bambina non può iscriverla a scuola, e presto I servizi sociali iniziano a cercarlo per sottrargliela. È un ritratto disperato della burocrazia a Taiwan, e anche della lotta di un padre per essere rispettato. Sebbene questi film abbiano focus differenti, essenzialmente tutti mostrano l’importanza delle relazioni primarie: la maternità, con tutti i profondi sentimenti coinvolti, è centrale. Si tratta di una selezione che racconta di diversi tipi di relazioni umane e che si allinea ad uno dei temi portanti del Festival di Alba, “Passione e legami”.
from Das Fremde in Mir
N
el mondo contemporaneo, nonostante tutti gli sviluppi conseguiti dall’umanità, l’essenza della nostra società è sempre la stessa: le relazioni umane. Stabilire legami affettivi e costruirsi una famiglia sono attività fondamentali della vita umana. In quest’universo, una delle parti più intriganti ed essenziali è quella giocata dalle madri. Presenti o meno, devote o meno, felici o meno, le madri sono il più importante punto di nella sfera familiare, e questo ruolo non è ignorato dai cineasti. Al Festival di Alba questo tema è molto presente, giacché è affrontato a diverso titoli in ben quattro film.
FOCUS
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I
n this contemporary world, despite all the development humanity has achieved, the essence of our society is still the same: human relationships. Establishing affective relationships and building a family are vital activities for human life. In this universe, one of the most intriguing and essential parts is the one that mothers play. Present or not, dedicated or not, happy or not, mothers are the most important reference point in the family sphere, and this role is not ignored by filmmakers. At the Alba Festival this theme is very present, being treated in distinct ways by four movies. The Stranger in Me (Das Fremde in Mir) breaks a huge taboo by telling the story of a woman with postnatal depression. At the beginning of the film, we see a beautiful and happy pregnant lady waiting for her baby with her husband. In parallel, we get to know what will happen to her when the baby is born. She can’t feel affection for him and so runs away. Later, in order to build a relationship with her son, she will have to learn how to be a mother while facing other people’s heavy judgements. In our society, it is not allowed to express those strange feelings that motherhood brings, otherwise you might be seen as a negligent mother. The film fights against this prejudice, showing clearly the woman’s suffering. Naked of Defenses (Mubobi) follows a similar idea, but here the anguish is instead related to an unfulfilled longing for motherhood. Ritsuko has a rather ordinary life working at a factory and lives with her husband, with whom she barely speaks. Everything changes when she meets the new employee of the factory, who is pregnant. When a friendship develops between them, Ritsuko is reminded of a traumatic miscarriage she once had. Since this event, she has been taking sleeping pills and her marriage has fallen apart.The kind Chinatsu prompts
Ritsuko to attempt a new start, but also question the fairness of life. The film is full of pain, a profound journey into maternal feelings. In contrast, Treeless Mountain doesn’t focus on the mother’s feelings, but on two little girls. At first, the children live with their busy and distant mother, and the way they search for attention and love is terribly sad. Then the mother decides to search for the father, leaving the girls with an aunt who has no affection for them. While they wait and try to fill their little piggy bank with coins, they have to find love within their own relationship. There is no judgement against the mother, only two girls trying to accept the harshness of life. Another absent mother is found in No Puedo Vivir Sin Ti. Wu-hsiung lives with his seven-year-old daughter, with whom he has a close bond. Once again, there is no judgement against the woman who abandoned them, but the director Leon Dai shows all the efforts this dedicated father makes to keep his child. Since he was not legally married to the child’s mother, he can’t register her for school, and soon the social security services start to look for him in order to take the girl away. It is a desperate portrait of bureaucracy in Taiwan, and also of the fight of a father to be respected. Although these films have different focuses, they all show the importance of primary relations; motherhood (or the absence of), with all the deep feelings involved, being at the centre of this. It’s a selection which tell us about several kinds of human relationships, and which is closely aligned to one of the Alba Festival’s themes, “Passion and bonds”. Martha Lopes
DENTRO IL FESTIVAL / INTO THE FESTIVAL Parlando di Melodramma / Discussing Melodrama
I
l melodramma comparve per la prima volta a metà del XVIII secolo, come forma di combinazione di recitazione e musica. Nel cinema, divenne un sottogenere del dramma, dando vita a film che utilizzano la musica per manipolare le emozioni dello spettatore e specifici tipi di personaggi, in particolare quelli mono-dimensionali, che rappresentano il bene e il male. Per alcuni, questi film sono esagerati e sovraccarichi di emozioni, ma li adorano – rendende così questo genere assai discusso. Il tema dell’odierna lezione di cinema, tenuta dal critico cinematografico Maurizio Porro è “Mélo: lo spazio delle passioni”. Maurizio è un giornalista italiano del Corriere della Sera nonchè autore di Mélo (2008), un dizionario del melodramma. Il libro evoca capolavori come Il Viale del Tramonto di Billy Wilder, Eva contro Eva di Joseph L. Mankiewicz e Volver di Pedro Almodóvar.
PROGRAMMA DEL GIORNO TODAY’S PROGRAMME 09:30 Fondazione Ferrero Mélo: lo spazio delle passioni Lezione de cinema di Maurizio Porro, critico cinematografico Melodrama: space for passions Masterclass by Maurizio Porro, film critic 15:30 Cityplex 1
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elodrama first appeared as a technique of combining spoken recitation with music in the middle of the 18th century. In cinema it became a subgenre of drama, creating films which use music to manipulate the spectator’s emotions. They also use specific types of characters, especially one-dimensional ones representing good and evil. For some, these movies are too exaggerated and emotionally-charged, but others love these kinds of films - which makes it a widely-discussed genre. The theme of today’s masterclass is “Mélo: lo spazio delle passioni” (Melodrama: the space of passions), given by film critic Maurizio Porro. Maurizio is an Italian journalist from the Corriere della Serra and author of Mélo (2008), a dictionary of Melodrama. The book brings together masterpieces such as Billy Wilder’s Sunset Boulevard, Mankiewicz’s All About Eve and Pedro Almodóvar’s Volver. Martha Lopes
Il regista Leon Dai presenta il film No puede vivir sin ti Director Leon Dai presents his film No puede vivir sin ti 17:30 Sala Ordet Il regista Masahide Ichii presenta il film Mubobi (Naked of Defenses) Director Masahide Ichii presents his film Mubobi (Naked of Defenses) 20:30 Sala Ordet Il giornalista Claudio Sabelli Fioretti presenta Sweet Smell of Success Journalist Claudio Sabelli Fioretti presents Sweet Smell of Succes
Nisimazine ALBA
18. 03. 2009 / # 2
CRITICA / REVIEW
A daily gazette published by the association N I S I M A S A with the support of the Alba International Film Festival and the Youth In Action programme of the European Union EDITORIAL STAFF Director of Publication Matthieu Darras Editors in Chief Paolo Bertolin, Jude Lister
DAR MIANE ABRHA (Among the clouds) Rouhollah Hejazi (Iran, 2008)
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mong the clouds (Dar miane abrha) racconta la storia di Malek, un teenager iraniano che lavora come guida e facchino vicino al confine iracheno, zona turbolenta che appare piuttosto calma, ma che ben presto si trasformerà nel preoccupante scenario di una malinconica storia di formazione. In verità, qui la guerra è presente solamente in quanto contesto, quella vera si combatte fra i sentimenti amorosi, di fiducia e d’attesa di Malek. Quando una donna misteriosa e bellissima di nome Noura (Elnaz Shakerdoost) necessita di un aiuto per attraversare la frontiera per l’Iraq con una bara, Malek cade in quello stato di sogno descritto dal titolo del film e la storia si complica. Il primo lungometraggio di Rouhollah Hejezi gioca coi temi universali dell’amore, dell’età adulta e della perdita dell’innocenza, temi che fungono da frontiera emozionale che viene di continuo attraversata da Malek e Noura, l’uno verso l’altro, indietro e avanti tra l’Iran e l’Iraq. La musica, che riempie lo schermo – con un’intensità che sembra riversarsi al di fuori di esso – crea una potente e travolgente colonna sonora che sopperisce, con le emozioni, alle lacune che la vicenda potrebbe avere in termini di originalità. Tutto è ribaltato alla fine, con una scena sorprendente e inaspettata, nella quale la musica evidenzia un finale toccante e delicato.
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mong the clouds (Dar miane abrha) tells the story of Malek, an Iranian teenager working as a guide and luggage carrier at the Iraqi border, a turbulent area that appears to be quite calm, but soon will turn into the troublesome scenery of a wistful coming of age story. Actually, here the
When a mysterious and beautiful woman named Noura (Elnaz Shakerdoost) needs help crossing the border to Iraq with a coffin, Malek falls into that dreamlike state of the film’s title, and the plot thickens. Rouhollah Hejazi’s first feature juggles with the universal themes of love, adulthood, and the loss of innocence, which will also work as the emotional borders which Malek and Noura are constantly crossing towards each other, going back and forth between Iran and Iraq. The sounds filling up the screen - with an intensity that seems to pour right out of it - form a powerful and overwhelming soundtrack which covers with emotion any gaps the plot might have in terms of originality. The tables turn at the end, with a surprising and unexpected closing scene in which the score overstresses a very touching and subtle finale. Agustín Mango
RITRATTO / PORTRAIT Estela Cotes
war is only present as a context; the real one takes place between Malek’s feelings of love, trust, and longing.
L E O N
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orse non avete ancora sentito parlare di lui. Ma nel suo paese, e fra gli appassionati di cinema, l’attore e regista taiwanese Leon Dai (Dai Liren in cinese) gode d’ampia considerazione. Nato nel 1966, ha cominciato a lavorare in teatro intorno ai 25 anni. Dopo aver acquisito una formazione professionale presso l’Istituto Nazionale per le Arti, ha lavorato in spettacoli del Teatro Godot e del Teatro Ping Fong. Il 1993 è stato un punto di svolta, perché è da allora che ha cominciato ad apparire sullo schermo, in pubblicità, serial televisivi e film. In particolare, ha acquisito fama come interprete dei film di un autore come Lin Cheng-sheng (Sweet Degeneration, March of Happiness, Robinson’s Crusoe, Betelnut Beauty). Da allora, è apparso anche, tra gli altri, in Better Than Sex, una commedia ispirata al mondo manga, e in Parking, film selezionato al Festival di Cannes l’anno scorso. Nel 2001, ha deciso di provare un altro ruolo, questa volta dietro la macchina da presa, e ha filmato il suo primo cortometraggio Two Summers, seguito, l’anno successivo, dal lungometraggio Taipei Twenty Something.
D A I
Questa svolta nella sua carriera gli ha permesso di raggiungere una platea più internazionale. La terza esperienza di Leon Dai come regista è il film in competizione quest’anno al Festival di Alba No Puedo Vivir Sin Ti (2008) – un titolo spagnolo che significa “Non posso vivere senza te”. Dai ha partecipato anche alla stesura della sceneggiatura del film (una curiosità: Dai scrive anche poesie in stile moderno). No Puedo Vivir Sin Ti racconta la storia di un uomo disperato. Sebbene viva in una situazione precaria con l’amata figlia di sette anni, egli decide d’iscriverla a scuola per permetterle d’avere un futuro migliore. Il film pone l’attenzione sulla burocrazia a Taiwan, sul modo in cui il “sistema” può influire sulla vita delle persone e sui pregiudizi contro chi vive in povertà e con un basso livello d’istruzione. È significativo che il protagonista del film, Li Wu-hsiung, appartenga alla minoranza etnica e linguistica degli Hakka di Taiwan. “Attraverso il mio film voglio semplicemente esprimere il mio punto di vista: questo “maggior diritto è il diritto della maggioranza” è davvero fondato sui diritti delle persone?”, dice Dai.
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Al fine di concentrare l’attenzione sull’intreccio, ispirato a eventi realmente accaduti, Leon Dai ha deciso di girare No Puedo Vivir Sin Ti in bianco e nero. In merito al titolo in spagnolo, c’è una spiegazione culturale: “Perché dovremmo utilizzare un titolo
in inglese? Invidio l’entusiasmo che sprigiona lo spagnolo dei latinoamericani. Loro possono esprimere direttamente le proprie emozioni e i propri sentimenti in una maniera che è pressoché sconociuta ai taiwanesi” afferma Dai con entusiasmo. In alcuni dei suoi lavori come regista, o anche come attore, l’attrazione verso il realismo di Dai è evidente. Le scene del suo film sono costruite in lunghi piani sequenza, quasi senza dialoghi, dando allo spettatore l’impressione di vivere la banalità del quotidiano del protagonista. Quest’uso del piano sequenza dimostra l’influenza del Neorealismo italiano e della Nouvelle vague francese, come pure della New wave taiwanese degli anni Ottanta. Si può riconoscere una commistione tra i linguaggi del documentario e della fiction nelle produzioni a basso costo di Dai di altri cineasti del suo paese. “Penso che, dopo aver perso prominenza commerciale in favore dei film di Hong Kong, il cinema taiwanese non potesse che avvicinarsi al documentario per trovare una maniera di esprimersi”, spiega Dai. Leon Dai, che è innamorato del cinema e vi ha lavorato sin dall’infanzia, termina l’intervista che abbiamo realizzato per questo ritratto con una visione ottimistica sul cinema di Taiwan: “I film taiwanesi sono come un antico e potente impero. Hanno conosciuto la gloria e poi il declino, ma esistono ancora. Ad ogni modo, hanno possibilità infinite”. Attendiamo quindi che l’impero colpisca ancora …
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aybe you haven’t heard about him yet. But in his home country, and among cinema addicts, it would be true to say that Taiwanese actor and director Leon Dai (Dai Li-ren in Chinese) has a lot of recognition. Born in 1966, he started working in theatre in his mid-twenties. After professional training at the National Institute of Arts, he participated in the Godot Theatre Company and Ping Fong Acting Troupe shows. A turning point then came in 1993 when he started to act onscreen, in advertisements, TV dramas, and films. He became known in particular as the star of art house movies directed by Lin Cheng-sheng (Sweet Degeneration, March of Happiness, Robinson’s Crusoe, Betelnut Beauty). Since then he has also notably appeared in Better Than Sex, a mangainspired comedy, and Parking - which was selected for the Cannes Festival last year. Deciding to take up another role, this time behind the camera, in 2001 he filmed his first short movie Two Summers, and one year later the feature Taipei Twenty Something. This career move
Translators Mirtha Sozzi, Paolo Bertolin Layout Maartje Alders Contributors to this issue Estela Cotes, Martha Lopes Agustín Mango, Ilkin Mehrabov Mark Racz, Johanna Schuh Gerdien Smit, João Cândido Zacharias Printer L’Artigiana S.N.C. Corso Bra, 20 - 12051 ALBA (Cn) ITALY Tel +39 0173 362353 Alba InternationAL Film Festival 2009 Tel - Fax +39 011 4361912 info@albafilmfestival.com
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helped to push him into a more international arena. The third directing experience of Leon Dai was with the film selected in competition at this year’s Alba Festival, No Puedo Vivir Sin Ti (Tawain, 2008) - a Spanish title meaning “I can’t live without you”. Dai also participated in the script of the movie (a little-known fact is that he also writes modern poetry). No Puedo Vivir Sin Ti tells the story of a desperate man. Living in a precarious situation with his beloved seven-year-old daughter, he decides to register her for school so that she can have a better future. The film discusses Taiwanese bureaucracy, the way that “the system” can affect people’s lives and the prejudices held against poor people with a low level of education. It is significant that the film’s protagonist, Li Wuhsiung, belongs to the ethnic and linguistic Hakka minority in Taiwan. “Through my movie I just want to express my point of view: is this so- called ‘the major right is the right of the majority’ built on people’s actual rights?”, says Leon. In order to tightly focus on the plot, based on real life events, Leon Dai decided to film No Puedo Vivir Sin Ti in black and white. As for the Spanish title, it has a cultural explanation: “Why must we use an English film title? I envy the Latin American Spanish style enthusiasm.They can directly express their emotions and feelings in a way that the Taiwanese can hardly do”, Dai affirms. In some of his jobs as a director, or even as an actor, Dai’s attraction to realism is evident. Scenes composed of long shots, almost without dialogues, give the viewer the impression of living in the character’s routine. The shoots have influences of Italian Neorealism and French New Wave, as well as of the Taiwanese new wave of the 80s. One can find a mixture between documentary and fictional languages in the low-budget productions Leon and other filmmakers from his country make. “I suspect that after losing commercial value to the films made in Hong Kong,Taiwanese movies could only get closer to documentary in order to express themselves”, he explains. Leon Dai, someone who has been involved in and in love with cinema since his childhood, ends the interview for this portrait with an optimistic vision about Taiwanese films: “Taiwanese movies are just like a powerful ancient empire.They used to experience glory and then declined, but still exist. However they have infinite possibilities”. So let’s wait for the empire to strike back…