Lichtenberg - Zibaldone Segreto

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GEORG CHRISTOPH LICHTENBERG

ZIBALDONE SEGRETO

scelta e traduzione a cura di

Franco Farina

EDIZIONI V IRGILIO


In copertina: caricatura di Lichtenberg attribuita all‘amico Georg Heinrich


Wilhelm Blumenbach.


Collana


ďƒŁ 2002 Edizioni Virgilio sas Via G. Leopardi, 22 - 20123 Milano Tel. 02/4980700 www.virgilio-gastaldi.it info@virgilio-gastaldi.it


GEORG CHRISTOPH LICHTENBERG

ZIBALDONE SEGRETO

scelta e traduzione a cura di

Franco Farina


EDIZIONI V IRGILIO



Al Maestro Wolfgang Promies in memoriam




DI LUI È STATO DETTO: «I suoi scritti hanno per noi la funzione della verga magica del rabdomante: là dove scherza, si può esser certi che c’è un problema sotterraneo». (Goethe) «A parte gli scritti di Goethe, e in special modo le goethiane Conversazioni di Eckermann, il miglior libro tedesco che esista, cosa rimane della prosa tedesca che meriti di esser riletto continuamente? Gli Aforismi di Lichtenberg, il primo libro della Vita di Jung-Stilling, Estate di San Martino di Adalbert Stifter e Gente di Seldwyla di Gottfried Keller. Questo è tutto». (Nietzsche) «Dello spirito che resta ancor oggi “interrato” in questi Sudelbücher, altri potranno nutrirsi per tutta la vita.» (Tucholsky)

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PREFAZIONE Il titolo tradizionale Aforismi (Aphorismen), che tanta fortuna ha tuttora, pur essendo arbitrariamente riduttivo, ha avuto l'avallo ufficiale di Albert Leitzmann, cui va peraltro il merito di aver curato la prima edizione critica dell’opera di Georg Christoph Lichtenberg (Berlino,1902-1908). Qualche anno prima era stato lo stesso Leitzmann a scoprire nella casa dei nipoti di Lichtenberg a Brema ben otto su undici Sudelbücher, dei quali si era perduta ogni traccia. Dall’edizione del Leitzmann dipendono tutti gli studi condotti successivamente sugli scritti lichtenberghiani. Si dovrà tuttavia attendere fino al 1971 perché veda la luce a cura di Wolfgang Promies un’edizione integrale dei Sudelbücher, arricchita dalla ricognizione dei manoscritti a cura dello stesso Promies. Su quest’edizione, corredata da un nutrito commento storico e biobibliografico, si basa la presente antologia, totalmente autonoma rispetto alle precedenti. S’imponeva in ogni caso una scelta rigorosa che sfrondasse l’esubero di materiali vari presenti nello Zibaldone lichtenberghiano. Scartata quindi una volta per tutte l’idea di una traduzione integrale, che, riproducendo i Sudelbücher in tutta la loro farraginosità, avrebbe rappresentato un intralcio, più che un incentivo a conoscere l'essenza del pensiero di Lichtenberg, si è optato per una scelta che, pur non ignorando sistematicamente il tributo pagato da Lichtenberg alle contingenze quotidiane e, talvolta, alle mode del momento, privilegiasse comunque la parte più vitale e senza tempo del suo Zibaldone segreto: ora rapsodia di pensieri in forma di appunti volanti, quasi a fermare l'attimo cruciale dell’intuizione o della scoperta; ora – e questa è la riprova più eloquente dell’inadeguatezza del titolo Aforismi – espressioni più corpose: monologhi, confessioni, racconti di sogni (e qui Lichtenberg anticipa di

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più d'un secolo le intuizioni freudiane legate al subcosciente), aneddoti su personaggi ed eventi storici, disquisizioni di lingua e d'arte, di fisica, matematica e astronomia. Un bilancio disincantato della propria esperienza d'uomo e di scienziato, nonché della situazione del sapere nella fase critica di trapasso dalle solari certezze del razionalismo illuministico alle ombre crescenti dell'èra romantica: uno Zibaldone, quindi, con lo stesso significato che avrà per Leopardi. Lichtenberg ha il genio dell’antinomia, in quel suo esser diviso tra dubbio e fede, tra ragione e fantasia, tra esprit de géométrie ed esprit de finesse: una lacerazione, la sua, in cui oggi ci risconosciamo più che mai, nell'attuale Babele mediatica. L'autore dello Zibaldone non fa certo risparmio di autoironia! Gli basta una battuta, riferita alle proprie manie superstiziose («Non è strano, in un professore di fisica?» J 715) per smontare con una risata tutta la boria degli accademici. Bersaglio della sua critica ispirata a Rousseau sono i teorici puri, che fanno violenza alla natura umana: «Un sano intellettuale è un uomo per il quale il pensiero non è una malattia» (D 240). E ancora: «Alla salute va molto più a genio un corpo che danza di un corpo che scrive» (UB 19). Pur senza conoscere Vico e la sua denuncia profetica delle «malnate sottigliezze della ragione», Lichtenberg arriva alle stesse conclusioni del filosofo napoletano: «Il gran leggere ci ha fruttato una barbarie istruita» (F 1085), e altrove: «l greci avevano un grado tale di conoscenza dell’uomo, che noi – a quanto pare – facciamo fatica a raggiungerlo, a meno che non passiamo per il corroborante letargo d’una nuova barbarie» (F 388). E, come Vico, Lichtenberg si fa apologeta della tanto ingiustamente denigrata folle du logis, la fantasia. Riabilitandola dopo la condanna senza appello del razionalismo cartesiano, egli la saluta come massimo antidoto a un presente sempre più povero di sentire. Solo la fantasia apre una breccia nel grigiore che ci avvolge: «Con l'immaginazione vediamo città che in realtà non abbiamo visto mai» (F 763). A volte, però,

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«la fantasia s’adombra come un cavallo bizzarro e ci trascina via» (J 343): un rischio, questo, di cui Lichtenberg è ben consapevole, attento com’è a valutare ogni sfumatura delle nostre dinamiche interiori. Il Maestro di Göttingen guarda al proprio io con l'occhio distaccato di chi studia i fenomeni naturali. Un secolo prima che Arthur Rimbaud proclamasse: «Je est un autre», e con la sua poesia visionaria varcasse la frontiera dell’io cosciente, Lichtenberg arriva ad affermare: «Un tempo il mio cervello annotava ogni cosa che vedevo o udivo. Ora non registra più nulla, ma rimette tutto a me. Chi è questo io? Io e chi scrive non siamo un’identica persona?» (K 38). E ancora: «Il verbo "pensare" andrebbe usato in forma impersonale come il verbo "lampeggiare". Dire: "Cogito" è già troppo, non appena lo si traduca con io penso. Ammettere l’io, postularlo, è un’esigenza pratica» (K 76) Il precedente è, ovviamente, la critica radicale della res cogitans in David Hume, Trattato sulla natura umana, (I, IV, 6): «L’io non è altro che un fascio o collezione di diverse percezioni che si succedono a una velocità inconcepibile e sono in perpetuo flusso e movimento». Non c’è cosa più lontana dalla mentalità di Lichtenberg della concezione antropocentrica e antropomorfa su cui riposano la religione tradizionale e il senso comune, nell'acritica certezza che gli oggetti esterni siano esattamente come noi li percepiamo attraverso le nostre sensazioni. È da questo falso prospettico che si originano tutte le chimere, le fate morgane di cui l’uomo è vittima. La dissacrazione operata da Lichtenberg investe qualsiasi forma di dogmatismo. In tal senso, egli dispone di un’arma formidabile: quella della parodia, che è un po’ l’anima della sua scrittura cangiante e sincopata, aperta alle più audaci sperimentazioni stilistiche, con scarti continui dal registro alto a quello triviale. Solo lui poteva comporre un epitaffio per le patate: «Qui riposano le patate e sognano la risurrezione» (G 191). In molti casi, a far le spese del ridicolo è l’ortodossia religiosa. Si veda, ad esempio, L 113: «Siete proprio convinti che il buon Dio sia cattolico?» (L 113).

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Oppure: «A Lodève in Guascogna i monaci hanno santificato un sorcio che si era mangiato una particola» (C 169). Tuttavia Lichtenberg è un uomo in fondo tollerante: non disprezza chi sente il bisogno di credere a un Assoluto, anzi confessa di essere lui stesso a suo modo credente, un deista alla Spinoza o alla Rousseau, e di cadere in ginocchio di fronte alla potenza divina quale si manifesta nella grandiosità della natura. Come Federico II di Prussia, egli è «uno spirito libero che prega» («ein betender Freigeist», J 192). Una delle sue preghiere preferite è: «Madre nostra che sei nei cieli...» È pieno di comprensione verso chi nutre una fede semplice, venata, magari, di superstizione. Da quest'ultima anzi confessa di non essere immune nemmeno lui: «Da ogni strisciar d'insetto traggo responsi a interrogativi sul destino. Non è strano in un professore di fisica?» (J 715) Nella sua esigenza coerente di spinoziano intelligere, egli riconosce alla religione il ruolo di una filosofia alla portata di tutti: «Quale importanza ha, in fin dei conti, che uno s’inginocchi davanti a un Cristo di legno, se questo lo può indirizzare verso il bene?» (G 44). Contro le teocrazie e le guerre sante, invece, la sua battaglia è senza quartiere: «Devastare in nome del Signore, bruciare, assassinare e spedire in braccio a Belzebù, tutto in nome del Signore!» (J 1099) Nel loro complesso, i SudeIbücher non sono però soltanto la summa delle ricerche e dell’esplorazione lichtenberghiana della natura, dell'uomo e della storia, ma rispecchiano vizi e virtù dell'Autore: «Vi offro questo quadernetto come uno specchio per guardar dentro di voi, non come una lorgnette con cui guardare gli altri» (D 617). La dote maggiore dello Zibaldone è la lucida intelligenza con cui vengono affrontati i problemi cruciali di quel tempo e di ogni tempo. Ma c'è una zona d'ombra: lo Judenhaß. Ciò che più sconcerta nell’illuminista Lichtenberg è la compresenza di slanci d’amore cosmopolita verso l’umanità e di frequenti accessi di rozzo e velenoso antisemitismo. Si

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stenta a credere che possa essere la stessa persona ad abbozzare un «manifesto» per rivendicare le libertà degli ultimi della terra: «Noi, per disgrazia di Dio braccianti, servi della gleba, negri, contadini angariati, ecc.» (K 240) e, in altri momenti, a vomitare i peggiori vituperi all'indirizzo non solo del popolo, ma della cultura e perfino della lingua ebraica. Eppure, a parte l’ammirazione che nutriva per Baruch Spinoza, non erano pochi gli ebrei che frequentavano la casa di Lichtenberg! E finisce per apparire inverosimile, con ancora negli orecchi il sibilo delle frecciate antisemite, imbattersi in altre parole: quelle con cui Lichtenberg commenta la sua stretta di mano al tahitiano Omai: «Non m’è spiaciuto affatto vedere la mia mano stringerne un’altra che veniva giusto dall'altro capo del mondo!» (RT 25). Altrettanto insanabile ci appare l'incoerenza di un uomo che, mentre sulla questione ebraica è sempre pronto ad accodarsi ai pregiudizi della più retriva realtà provinciale tedesca, altrove ha il coraggio – sia pure in scritti destinati nelle sue intenzioni a non vedere la luce – di rovesciare la prospettiva eurocentrica mettendosi nei panni adamitici del selvaggio che «fa la scoperta» di Colombo: «L’americano che per primo ha scoperto Colombo, ha fatto una gran brutta scoperta!» (G 183) Malgrado la miniera di elementi autobiografici rappresentata dai Sudelbücher, il loro autore continua ad essere un enigma che resiste a ogni tentativo di soluzione: un impasto di animalità faunesca, di paturnie ipocondriache, e insieme di delicate fantasie. La poesia non svanirà mai dal suo orizzonte: perfino nel diario cifrato dell'ultimo decennio di vita, quello dello Staatskalender (SK) – documento autobiografico a sé stante, e che quindi non compare in quest'antologia – s'incontrano frammenti di lirica purezza: «Mostrato al mio piccino l’arcobaleno» (SK 57). «Festa dell’Ascensione. Ovunque fiori e bellezza; solo in me niente di tutto questo» (SK 470). «Nell’intimo, tutto pietrificato, cuore e cervello. Lampeggia a grande distanza sopra il mulino di Grätzel» (SK 472). Appunti come questi sono

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accomunati da un'affinità stilistica di fondo ad altri appunti disseminati nelle pagine dello Zibaldone e dei Diari di viaggio lichtenberghiani. Basterà citarne uno, familiare forse all'autore della Dreigroschenoper: «Rientrato a casa assieme a una ragazza dello Hereford, in Fine Street, Strand» (RA198). Anche l’avventura senza storia con la giovane campagnola incontrata per caso a Londra trova posto nella nuda cronaca dei vissuti. Fra le parentesi felici della travagliata vita di Lichtenberg, sono le esperienze di viaggio, descritte con dovizia di particolari nei Tagebücher, che sono fra le pagine migliori di tutta l'opera lichtenberghiana. Nato con la vocazione a ricercare la verità, o piuttosto gradi di approssimazione sempre maggiori ad una verità mai posseduta, l'Autore non perde di vista nessuno degli aspetti essenziali, culturali e antropologici, dell’umanità dei popoli che visita. Nei vicoli di Londra l’esploratore di fisionomie umane si viene a trovare in mezzo a una vera e propria Corte dei miracoli, correndo – per sua esplicita ammissione – rischi maggiori di quelli comportati dai suoi esperimenti sull’elettricità atmosferica (F 804). Frequenta i teatri londinesi (Covent Garden, Drury Lane, Haymarket) e dedica pagine memorabili all’arte scenica di David Garrick, interprete di Amleto (RT 8, 11). Qui appare un Lichtenberg ben diverso da quello di tanti momenti dei Sudelbücher, che vive autosegregato tra le quattro mura della sua cameretta, limitandosi ad assistere dalla finestra allo spettacolo della vita che passa: qui si rivela un Lichtenberg socievole e brillante, un Lichtenberg che respira a pieni polmoni la grande città, preso nell’orbita della sua frenesia, proprio come la limatura di ferro è attratta dal magnete disponendosi in forma di stelle (passate alla storia della scienza come «stelle di Lichtenberg»). In fondo, tutta la sua scrittura è in viaggio verso una duplice direzione: quella dell'inconscio, che ancora non aveva ricevuto questo nome, e quella della natura, fonte di rivelazioni tutte terrestri. In questa febbre che lo porta a frugare fin le minime pieghe del reale, in questo quasi

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puberale urger di linfe profonde, sta la cifra più autentica dell'opera di Lichtenberg, genio dell’incompiuto che con la sua scrittura segreta rappresenta – per dirla con Elias Canetti – una «grande scoperta» (Aufzeichnungen 1992-1993, 29. 1992, München, Wien 1996).

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CRONOLOGIA 1742 luglio

Georg Christoph Lichtenberg nasce a OberRamstadt nei pressi di Darmstadt dal parroco evangelico Johann Conrad Lichtenberg e da Henriette Catharina nata Eckhardt. È l’ultimo di diciassette figli.

1745 luglio

La famiglia si trasferisce a Darmstadt, dove il padre assume la funzione di Stadtprediger, predicatore ufficiale della parrocchia.

1750 marzo

Il padre è nominato decanato di Darmstadt.

Superintendent

del

1751 luglio

Il padre muore all’età di 62 anni.

1752 Lichtenberg s’iscrive al Pädagogium Darmstadt che frequenterà fino al 1761.

di

1763 maggio

Immatricolazione di Lichtenberg presso l'Università Georgia Augusta di Göttingen. Dal 1763 al 1767 frequenterà i corsi di matematica, astronomia e storia naturale tenuti da Kästner, Meister, Gatterer, Aschenwall, Hollmann, Büttner. Nasce in questo periodo l’amicizia con Ljungberg, Erxleben, Klotz.

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1764 giugno

Muore la madre di Lichtenberg. Inizia la redazione dei Sudelbücher, in particolare dei Quaderni A, che durerà fino al 1770.

1765 Incomincia il Füllhornbuch, o Quaderno della Cornucopia (KA) che terminerà nel 1772. 1766 In primavera Lichtenberg è colpito da grave malattia. 1767 Lichtenberg si dedica con passione alla lettura di Kant. 1768 Inizia la stesura del Quaderno B, che finirà nel 1771. 1769 gennaio

Visita al fratello a Gotha. Lichtenberg fa la conoscenza del letterato Boie.

1770 marzo aprile maggio

Primo viaggio in Inghilterra in compagnia degli studenti inglesi Irby e Swanton, a cui Lichtenberg ha fatto da tutor. Lichtenberg è ricevuto da re Giorgio III d’Inghilterra. Rientro a Göttingen. Incomincia la stesura del Tagebuch-Fragment, cui attenderà fino al 1772. Su proposta di Münchhausen è nominato professore straordinario di filosofia presso l’Università di Göttingen con uno stipendio annuo di 200 talleri.

1771

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maggio luglio

Osservazioni della cometa. Inizia la relazione amorosa con la «cometa» (Marie Sachse).

1772 febbraio agosto

Viaggio a Gotha in compagnia dell’amico editore Dieterich e signora. Fa la conoscenza di Herder a Bückeburg, e di Möser, a Osnabrück.

1773 marzo maggio luglio ottobre novembre

Ritorno a Göttingen. Il Timorus viene pubblicato a Königsberg. Lichtenberg conosce Niebuhr. Viaggio fino all’isola di Helgoland. Lichtenberg conosce Klopstock ad Amburgo. Rientro a Göttingen.

1773/1775 Stesura del Quaderno D. 1774 aprile agosto

Nomina a membro straordinario della Göttinger Sozietät der Wissenschaften. Lichtenberg parte per il secondo viaggio in Inghilterra.

1774/1775 Soggiorno in Inghilterra. Frequenta re Giorgio III e la famiglia reale. Fa la conoscenza dei partecipanti al secondo viaggio intorno al mondo di Cook, tra cui Omai, «l’uomo di Ulietea». Fa visita alla fabbrica di macchine a vapore Bolton di Birmingham. Viene presentato all’attore Garrick. Si reca a visitare il manicomio di Bedlam. Convinto assertore della salubrità della vita balneare, Lichtenberg va ad ammirare le

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spiagge di Margate e Brighton. Inizia la redazione del Reise-Tagebuch del 1774-1775. 1774 dicembre

Rientro a Göttingen.

1775 gennaio

Lichtenberg riceve la nomina a professore ordinario presso l’Università di Göttingen. Stesura delle Reise-Anmerkungen, (Note di viaggio).

1775/1776 Lichtenberg Quaderno E.

attende

alla

redazione

del

1776

aprile dicembre

Pubblicazione dei Briefe aus England (Lettere dall’Inghilterra). Intensa attività didattica e accademica. Inizia la stesura del Quaderno F, che si concluderà a fine gennaio 1779. Nomina a membro ordinario della Sozietät der Wissenschaften.

1777 febbraio marzo maggio

Scoperta delle cosiddette «stelle di Lichtenberg». Lessing fa visita a Lichtenberg. Incontro con la fioraia dodicenne Maria Dorothea Stechard (chiamata affettuosamente da Lichtenberg «Stechardin»).

1777/1799 Lichtenberg Calender.

lavora

al

Göttinger

Taschen

1778/1783

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Chiose alle calcografie destinate al Calender.

di

Chodowiecki

1778 febbraio maggio dicembre

Studio dell’elettricità dell’aria con l’ausilio di aquiloni. Viaggio con Dieterich ad Amburgo. Viaggio a Helgoland. Conferimento a Lichtenberg del titolo onorifico di Magister. J.Georg Forster, in visita a Göttingen, rimane quattordici giorni ospite di Lichtenberg.

1779/1783 Redazione del Quaderno G (perduto). 1780 La Stechardin va ad abitare da Lichtenberg. Questi installa per la prima volta un parafulmine a Göttingen. 1781 marzo

Il duca Karl August di Weimar, accompagnato da Merck, va a far visita a Lichtenberg

1782 agosto

Muore diciassettenne la Stechardin.

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1783/1784 Esperimenti aerostatici di Lichtenberg. 1783 settembre

Goethe in visita da Lichtenberg che gli mostra le proprie apparecchiature scientifiche. Margarethe Elisabeth Kellner, la futura moglie di Lichtenberg, va ad abitare da lui.

1784 ottobre

Bürger a Göttingen è ospite di Lichtenberg nella casetta suburbana con giardino. Lichtenberg riceve la visita di Volta.

1785 Sfuma il progetto tanto vagheggiato di un viaggio in Italia con Ljungberg. 1786 febbraio

Nasce il primo figlio, Georg Christoph Eckhardt, detto scherzosamente «principe di Galles». Visita a Lichtenberg di Lavater e di Herschel.

1787 agosto

Nascita del secondo figlio Christian Friedrich Eckhardt.

1788 settembre

Nomina a Consigliere di corte.

1789/1793 Redazione del Quaderno J. 1789 Nasce la figlia Christine Luise Friederica, detta Wiese. Gravemente ammalato, Lichtenberg è costretto a sospendere tutti i suoi impegni

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accademici. Regolarizzazione dell'unione con Margarethe Elisabeth Kellner. Redazione del Quaderno in carta dorata (GH). 1790 Ripresa delle lezioni universitarie. 1791 ottobre

Nasce il quarto figlio, Thomas, detto Will.

Wilhelm

Christian

1793 marzo aprile

Nasce Margarethe Elisabeth Agnes Wilhelmine, detta Mimi. Nomina a membro della Royal Society in London. Incomincia a tenere un diario (SK) che porterĂ avanti fino alla morte.

1793/1796 Stesura del Quaderno K (incompleto). Inizia il carteggio con Goethe sulla teoria dei colori. 1793 dicembre

Relazione amorosa con Dolly.

1794 Installazione di un parafulmine sulla casetta suburbana. L’editore Cotta lo invita a collaborare alla rivista Die horen.

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1795 giugno

Nasce Auguste Fritze.

Friederike

Henriette,

detta

1796/1799 Redazione del Quaderno L. 1797 luglio

Nasce il (Henri).

settimo

figlio,

Friedrich

Heinrich

1798 Lichtenberg legge Jean Paul. 1799 24 febbraio

Morte di Lichtenberg.

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A VVERTENZA La presente antologia si articola in due parti, che corrispondono rispettivamente ai volumi I e II dell'edizione a cura di Wolfgang Promies: Schriften und Briefe, Hanser Verlag, München 1971. Nella prima parte, si trovano pensieri di contenuto per lo più filosofico-letterario; nella seconda, invece, sono riportate annotazioni inedite di carattere prevalentemente scientifico, frutto della ricognizione critica eseguita da Wolfgang Promies sui manoscritti originali conservati nella Staats- und Universitätsbibliothek di Göttingen. Al professor Promies, recentemente scomparso, va il pensiero riconoscente del traduttore che, grazie alle sue sollecite dilucidazioni, ha potuto chiarire molti dubbi sulla corretta interpretazione dell'insidiosissimo testo tedesco. Al riguardo, si veda: Franco Farina, Sie haben ihn oft nicht verstanden in «Die horen», 193, 1999, pp.159-163. Il titolo Zibaldone è stato concordato con Luciano Foà, cui va un cordiale ringraziamento per aver suggerito e caldeggiato questa scelta antologica. N OTA BENE : le frasi chiuse tra parentesi angolari <> sono pensieri cancellati da Lichtenberg per essere utilizzati altrove. I pensieri in corsivo sono scritti, nell'originale, in caratteri romani anziché gotici per dare loro maggiore risalto. Le lettere dalla A alla L si riferiscono ai Sudelbücher, i numeri tra parentesi rotonda ai singoli pensieri. S IGLE : MH U Mat I Mat II TB RT RA

= = = = = = =

Miszellenhefte Undatierbare und verstreute Bemerkungen Materialienheft I Materialienheft II Tagebuch Reise-Tagebuch Reise-Anmerkungen

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PARTE PRIMA



Quaderno A

QUADERNO A : ANNI 1765-1770 Il grande accorgimento sul quale si fonda tutto il calcolo differenziale consiste nel considerare verità certe piccole deviazioni dalla verità stessa. Su ciò si basano anche le nostre idee spiritose, mentre invece tutto crollerebbe se guardassimo a tali deviazioni con rigore filosofico. (1) È una questione sempre aperta, se nelle scienze e nelle arti sia possibile un optimum, oltre il quale il nostro intelletto non possa andare. Forse questo punto è infinitamente lontano, anche se ad ogni passo la distanza davanti a noi si riduce. (2) La scoperta delle verità più importanti dipende da una sottile astrazione, e la nostra vita normale si direbbe faccia di tutto perché non ne siamo all'altezza. In alcuni più, in altri meno, ogni abilità, abitudine, routine, per non parlare dell’attività stessa dei filosofi, si risolvono nel disimparare quelle piccole cieche abilità che abbiamo acquisito sin dall’infanzia grazie alle nostre osservazioni. Sarebbe perciò giusto che a un filosofo venisse impartita sin da bambino un’educazione speciale. (3) Quando guardiamo un oggetto, ne vediamo insieme molti altri, ma meno chiaramente. Il problema è se ciò sia dovuto a un’abitudine, o se invece abbia un’altra causa. Nel primo caso, dovremmo poterci abituare anche a vedere con chiarezza cose a cui non volgiamo direttamente lo sguardo. (13) Forse, lo sforzo di trovare in talune scienze un principium generale è altrettanto infruttuoso quanto lo sarebbe quello di chi in mineralogia volesse trovare un primo elemento generale dalla cui composizione avrebbero avuto origine

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Quaderno A

tutti i minerali. La natura non crea genera e species: essa crea individua; è la nostra miopia che è costretta ad andare a caccia di analogie per poter tenere a mente molte cose in una volta. Tali concetti diventano sempre più inesatti, quanto più grandi sono i generi che ci costruiamo. (17) Al mondo, le cose più grandi sono frutto dell'azione di altre che non teniamo in nessun conto, piccole cause cui non badiamo e che alla fine si sommano. (19) Ha ragione Rousseau a chiamare l’accento «l’anima del discorso» (Emile, p.96, t.I): spesso prendiamo qualcuno per sciocco, quando, a ben considerare, tale è solo il tono ingenuo dei suoi discorsi. Ora, poiché negli scritti l’accento non compare, è necessario richiamare l’attenzione del lettore su di esso mostrando dove deve cadere dall’andamento della frase. È questo che nella vita normale distingue il parlato dallo stile epistolare e dovrebbe distinguere anche un discorso stampato da uno fatto a viva voce. (21) L’influsso che lo stile esercita sui nostri princìpi e pensieri – tema, questo, da me trattato in altra sede – si nota perfino in Linneo, uomo peraltro preciso. Dice Linneo: «Le pietre crescono, le piante crescono e vivono, gli animali crescono, vivono e sentono». La prima affermazione è falsa, perché la crescita delle pietre non ha la minima analogia con quella degli animali e delle piante. Probabilmente è stato il climax dell’espressione da Linneo riconosciuta come valida per le piante e gli animali a suggerirgli l’idea di far rientrare nella stessa classe anche le pietre. (22) Attraverso quali occulte leggi e vie la natura modifica gli istinti in uno stesso animale, facendogli dimenticare quelli che aveva in precedenza? Il pulcino si ripara sotto la chioccia finché non diventa chioccia a sua volta. Allora non cerca più riparo, ma fa da riparo agli altri pulcini. In tutti

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Quaderno A

gli animali la condizione esterna del loro corpo e la metamorfosi dei loro organi sensori sono sempre funzioni del loro comportamento e genere di vita. Ciò vale indubbiamente anche per l’uomo, solo che, nel suo caso, quando una delle grandezze variabili cresce, l’altra può decrescere, e viceversa. (24) Visto che tutte le membra degli animali mostrano una finalità sapiente del loro grande Creatore, vien fatto di domandarsi perché agli esseri umani tocchino spesso escrescenze e malformazioni fisiche che di finalità non ne hanno alcuna 1. (25) La superstizione della gente comune deriva dalla sua prematura e troppo zelante istruzione religiosa: sente parlare di misteri, miracoli, influssi diabolici, e ritiene verosimile che fenomeni del genere possano verificarsi dovunque e in ogni cosa. Se invece a queste persone venisse mostrata solo la natura, sarebbe più facile per loro guardare con rispetto al soprannaturale e al misterioso della religione; ora, invece, vedono in tutto ciò la cosa più normale, sicché, se qualcuno dicesse loro che oggi sono passati per la strada sei angeli, non vi vedrebbero niente di straordinario. (29) Non esistono sinonimi: le parole che riteniamo tali, sicuramente per i loro inventori non esprimevano la stessa cosa, ma probabilmente species diverse. Büttner. 2 (30) La chiocciola non si fabbrica la casa: questa le spunta fuori dal corpo. (31) L’abitudine si potrebbe definire un attrito morale, un quid che non permette alla mente di passar sopra le cose con lievità, bensì la vincola ad esse al punto da renderle difficile il liberarsene. (32)

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Quaderno A

Dai sogni delle persone – se le descrizioni che esse ne fanno fossero precise – si potrebbe forse conoscere molto del loro carattere 3. Per ottenere questo, però, un sogno solo non basta: ne occorrono tanti. (33) Il 4 luglio 1765, una giornata in cui s’avvicendavano di continuo cielo terso e nuvole, me ne stavo disteso sul letto tenendo un libro in modo da poterne distinguere nitidamente i caratteri. All’improvviso la mano con cui lo reggevo, ruotò senza che me ne accorgessi e, avendomi tale movimento sottratto un po’ di luce, ne arguii che una densa nuvola doveva esser passata davanti al sole: tutto mi parve tetro, mentre in realtà nella camera la luce non si era affatto attenuata. Tali sono spesso le nostre conclusioni: cerchiamo lontano da noi ragioni che tante volte sono molto vicine, dentro di noi. (35) Se le vaste superfici attualmente ricoperte da mari fossero terre abitate, non c’è dubbio che verremmo a conoscenza di uomini dal carattere singolare. E se, tra qualche millennio forse, la nostra attuale terraferma si trasformasse in mare e i nostri mari in terre, nascerebbero nuovi costumi, di fronte ai quali oggi rimarremmo di stucco. (39) I cibi hanno probabilmente un influsso enorme sull'attuale condizione dell'umanità. Quello del vino è più evidente; i cibi invece influiscono in modo più lento ma, forse, altrettanto certo: chissà che l'invenzione della pompa pneumatica non si debba a una minestra cotta come si deve, e l’idea di fare la guerra – tante volte – a una zuppa scadente. Ma è, forse, proprio grazie a ciò che il cielo raggiunge i suoi grandi fini, mantenendo i sudditi fedeli, ovvero mutando governi e creando Stati liberi. <Che siano i cibi a esercitare quella che noi chiamiamo influenza climatica?!> (43)

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Quaderno A

Noi proviamo piacere solo quando cogliamo una finalità: questo è almeno il principio secondo cui giudicano il nostro occhio e il nostro orecchio. L’ala d’una farfalla sulle prime è piaciuta per i suoi colori regolari, poi ci si è fatta l’abitudine, e ora essa piace di nuovo quando vediamo che è fatta di lanugine. Il quarzo piace più dell’informe arenaria. Per ridestare il piacere, dobbiamo cercarlo nelle cose. (45) Spesso ce la mettiamo tutta per spegnere un’inclinazione viziosa, e pretendiamo però, al contempo, di mantenere tutte le nostre buone inclinazioni. Ciò deriva dall’immagine che ci facciamo dell’uomo: ne consideriamo il carattere non come un tutto ben congegnato che nelle sue parti può assumere ruoli diversi e relativi, ma ne vediamo le inclinazioni come tanti nèi posticci che si possono spostare e gettar via … (47) Certe volte, quando tutto aveva il potere di allarmarmi, specie in seguito a un abuso di caffè, ho potuto notare con precisione che il mio allarme nasceva prima ancora di udire un rumore: noi ‘udiamo‘ dunque anche con organi diversi dagli orecchi. (50) Una mattina, poco tempo fa, ho sognato che ero a letto sveglio e mi sentivo mancare il fiato. Svegliatomi bruscamente, mi sono reso conto che avevo solo un po’ di affanno: a un corpo dotato di sola sensibilità fisica, le sensazioni negative appaiono sempre più forti che non ad uno legato a una mente pensante, poiché tante volte il solo pensiero che le sensazioni non significano niente, o che, se solo lo volessimo, potremmo liberarcene, attenua di molto il malessere … (52) Si deve far bene attenzione a non appellarsi troppo in fretta alla potenza di un Essere perfettissimo per dimostrare la possibilità di tante cose, perché, non appena – ad esempio – si crede che sia Dio a rendere pensante la materia,

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Quaderno A

non si è più in grado di dimostrare che ci sia un Dio al di fuori della materia. (62) La nostra vita è così esattamente bilanciata fra piacere e dolore, che a volte possono risultarci nocive cose necessarie alla nostra esistenza, come può essere un naturale cambiamento d’aria, pur essendo noi avvolti dall’aria. Ma chi sa che molto del nostro piacere non dipenda proprio da tale balancement; questa sensibilità rappresenta, forse, una parte essenziale della nostra superiorità sugli animali. (64) In tutte le lingue i verbi più irregolari sono quelli che la gente ha ogni giorno sulle labbra: sum, sono 4, eimi, ich bin, je suis, jag är, I am. (73) … Quando un garzone artigiano si toglie il cappello davanti a un ufficiale, mi sembra una sorta di ‘tesoriere’. E come sono rozzi quegli ufficiali che accettano tale retribuzione senza rilasciar quietanza, voglio dire senza portare a loro volta la mano al cappello!… (79) Nella sua Commedia, Dante Alighieri chiama Virgilio con molto rispetto «mio maestro», eppure, come nota il signor Meinhard 5, ne ha tratto così poco beneficio! È evidente che, già a quel tempo, si lodavano gli antichi senza nemmeno sapere il perché, e poi si faceva di testa propria … (82) Magari il nostro linguaggio avesse la pienezza delle sensazioni che proviamo! Gli oratori non farebbero tanta fatica a convincere il loro uditorio, e gli innamorati non si troverebbero di fronte a crudeli dinieghi. Alla partenza di una ragazza amata, tutto il nostro corpo le grida di rimanere, nessuna parte però lo esprime esplicitamente come la bocca. Ma come dovrebbe esprimersi quest’ultima perché si avesse sentore di desideri che si annidano anche in altre parti del corpo? È davvero difficile

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dare un consiglio, se non si vive realmente quella situazione specifica, e ancor più difficile se non la si è mai vissuta. (23) Per riconvertire un pezzetto di carne in terra rendendolo utile ad altri vegetali o animali, la natura non si limita a farlo decomporre con la putrefazione, ma ha sentito il bisogno di produrre altre piccole creature che lo divorano. Avrebbe forse potuto ottenere lo stesso scopo risparmiandosi di creare tali creature! … (92) Ci vogliono spesso molti anni perché possiamo comprendere il vero significato di una parola nella nostra lingua materna: alludo anche ai significati che una parola può assumere grazie al tono della frase. Il senso di un vocabolo è dato, per esprimermi in forma matematica, da una formula in cui la grandezza variabile è il tono, e quella costante è la parola. Per questa via è possibile arricchire le lingue senza aumentare il numero delle parole. Ho scoperto che la frase: «Va bene!» si pronuncia in Germania in ben cinque modi, ogni volta con un significato diverso. Qui entra in gioco una terza grandezza variabile, e precisamente l’espressione del volto. (93) La rima è una specialità nordica, così come la metrica è stata apprezzata di più nel Mezzogiorno: laggiù tutto è musica, mentre nel Nord l’arte e l’armonia fanno la loro comparsa solo a sprazzi, ma con tanto maggiore intensità. Non dubito che agli stessi greci e romani sia saltata in mente qualche rima sporadica, ma tale artificio appariva loro troppo scoperto, e pertanto noioso … (95) Esseri dalle menti estraniate dal mondo sono inevitabilmente creature bizzarre, perché, non fondando il proprio pensiero su una realtà esterna, finiscono per trovare accettabili anche le idee più strampalate. Una persona viene definita pazza, se l’ordine dei suoi contenuti mentali non si può più determinare in base alla successione degli eventi del nostro mondo normale: sicché un’osservazione accurata

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della natura e lo studio della matematica sono senz’altro i più sicuri antidoti contro la follia. La natura è, per così dire, la briglia che guida i nostri pensieri per evitare che escano dal seminato. (111) La disputa sul significare e sull’essere, che tante sciagure ha causato alla religione, sarebbe stata forse più salutare se fosse avvenuta in altri campi: credere, infatti, che le cose siano veramente quello che esse significano soltanto, è per noi fonte universale d‘infelicità. (114) Spesso i sogni ci fanno vivere circostanze ed eventi in cui non sarebbe stato facile coinvolgerci da svegli, o meglio ci fanno conoscere a volte situazioni di disagio che forse, non vedendole da vicino, avremmo sottovalutato, e che proprio per questo, col tempo, avrebbero finito per coinvolgerci. Spesso un sogno ci fa cambiare idea e consolida le nostre fondamenta morali più di qualunque teoria, che arriva al cuore per la via più lunga. (125) Se una persona che è venuta a lite con un’altra preferisce cedere il campo, ciò può essere dovuto a paura delle eventuali conseguenze della propria collera incontrollata. Così, in Omero, è Apollo a ritirarsi dopo aver ricordato a Diomede, smanioso di misurarsi con lui, la distanza infinita che lo separa dagli dèi e la sua condizione di effimero: vedi Iliade V, 539 6 nella traduzione di Pope: «So spoke the God who darts celestial fires,/ He dreads his fury and some steps retires.» 7 (135) Se al mondo si son fatte tante strane invenzioni poetiche basate tutte sull’istinto di riproduzione: fanciulle ideali ecc., dobbiamo ringraziare i maschi. Peccato che alle ardenti ragazze non sia permesso di scrivere sui bei ragazzi come saprebbero fare loro, se non glielo vietassero! E così la bellezza maschile non è stata ancora ritratta da quelle mani che, sole, sarebbero in grado di farlo con passione vera. È

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probabile che l’elemento spirituale che due occhi incantati scorgono nel corpo incantatore appaia a una ragazza di tutt’altra specie nei corpi maschili rispetto a come si rivela a un giovanotto nei corpi femminili. (139) Da un mucchio di linee disordinate può nascere un paesaggio, ma da un caos di suoni non nasce nessuna musica. (141)

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1 Amara allusione alla cifosi di cui soffriva l’Autore. 2 Wilhelm Büttner (1716-1801), docente di filosofia a Göttingen. Maestro di Lichtenberg. 3 Sull’importanza che Lichtenberg dava ai sogni, cfr. anche F 684. 4 In italiano nel testo. 5 Johann Nicolaus Meinhard (1727-1767), scrittore e traduttore. 6 Lichtenberg incorre in un'inesattezza, come gli succede altrove nei Sudelbücher citando i classici a memoria: a ritirarsi, nel luogo omerico citato, è Diomede, non Apollo! 7 «Così parlò il dio che dardeggia i fuochi celesti; / egli ne teme la collera e arretra di qualche passo.» (ingl.)

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QUADERNO B : ANNI 1768-1771 Il popolo ambisce l’oro e le alte cariche, ma, se li avesse, rimarrebbe deluso. Fra i grandi, viceversa, è diventato di moda invidiare ai contadini la sorgente e l’umile pagliericcio, e anche in questa condizione non sarebbero pochi a rimanere delusi. «Ma il poeta ha in mente un ideale!» – si dirà. E se i contadini idealizzassero pure loro la condizione dei grandi? (6) Winckelmann, Hagedorn 1 e Lessing hanno attaccato ai nostri critici una mentalità finora sconosciuta. Prima, di una brutta calcografia ci si limitava a dire: «È una brutta calcografia!» Ora invece i giudizi sono più caustici. Di una dama di cuori, ad esempio, un critico oggi direbbe: «Il viso ha troppo di locale; degli occhi di Giunone – che il fabbricante ha cercato invano di imitare – i suoi occhi hanno solo la grandezza: neanche un’ombra di quel cielo in essi racchiuso che con moto alterno essi velano e disvelano. La bocca ha una parvenza di idealità e i riccioli ricordano vagamente l’acconciatura alla francese … Le sue forme non hanno nulla di greco: potrebbe piacere ai Seri 2. Si nota con disappunto l’assenza di quella svelta sinuosità del corpo che, allontanando il viso, pare offra soltanto il caldo, morbido seno. Le mani, come deformate dal male inglese 3, sembrano male appiccicate ... Insomma, nella dama di cuori non troviamo neanche la più labile impronta del genio che con un semplice tratto di pennello ci costringe a vedere sulla tela l’essere umano, a provare un trasporto di pietà per il suo muto sospiro e, davanti alle sue lacrime dipinte – dono supremo, questo, dell’artista tutto sensibilità – a pianger lacrime vive». 4 (17) Osservazioni in merito all’interpretazione della storia dello spirito di questo secolo. La storia di un secolo consta

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della storia di ogni singolo anno. Per ritrarre lo spirito di un secolo, però, non è possibile affastellare gli ‘spiriti’ di tutti e cento gli anni, benché la loro conoscenza sia pur sempre utile a chi intenda abbozzarne anche solo un ritratto sommario: gli offrono infatti punti sempre nuovi con cui tracciare le sue linee continue. (18) Il volgo si rovina per colpa delle passioni carnali ostili allo spirito, e il dotto si rovina per colpa delle passioni spirituali ostili alla carne. (21) Ho avuto la fortuna di abitare per sei anni in una città tedesca dove vive concentrata forse la maggior parte dei talenti originali della Germania, almeno in proporzione al territorio in cui si trovano raccolti. Ne ho conosciuto a fondo la maggior parte … L’autentico genio, quando è in società, non sempre è in grado di giudicare con sicurezza, non solo le cose che esulano dalla sfera di sua competenza, ma neppure quelle che vi rientrano, a meno che non si tratti di qualcosa su cui abbia riflettuto molto spesso, o per cui sia importante la semplice cultura. Lasciato solo con se stesso, il genio dimostra una certa attenzione per i fatti quotidiani, caratteristica, questa, fondamentale dei grandi spiriti, come pure quella di non essere schiavi della mentalità locale, di considerare ogni evento come individuum …Tale punto di vista è tipico del genio, che ovviamente non può estenderlo al tutto, perché per fare questo dovrebbe essere Dio in persona. Questo modo di vedere le cose dà al genio una certa conoscenza della realtà circostante, conoscenza che è tutto fuorché sistematica … Gli antichi erano spesso ben forniti di tale conoscenza: tutto ciò che sapevano costituiva una totalità, e siccome era il corso dei fenomeni naturali a comporre in loro a poco a poco tale totalità, essi, quando parlavano, lo facevano ogni volta con naturalezza, usando espressioni semplici, infatti era la natura che parlava per bocca loro … [A differenza del genio,] lo scrittore frustrato e il topo di

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biblioteca si limitano a leggere quello che altri hanno scritto: i princìpi del sapere non sono dentro, ma fuori di loro. Le loro piccole anime, abbellite con i pregi delle anime grandi, non sono in grado di innalzarsi fino al loro livello; di qui la miriade di forme sotto cui si presenta il cattivo scrittore: l’enfasi dello stile, l‘incoerenza con se stesso e – tratto principale del cattivo scrittore – l’affettazione. (22) Al giorno d’oggi, abbiamo una quantità di cosiddette «teste fini» (non «grandi menti»!). Non si tratta però di uomini grandi per la loro tempra spirituale, autentici geni: nella maggior parte di loro la finezza è sinonimo di fragilità, ipocondria e sensibilità morbosa. Intellettuali come questi hanno maggior attitudine degli altri per le osservazioni sottili, ma recano ben poco vantaggio al mondo del sapere: s’illudono di poter fare molto, solo che lo vogliano, peccato però che non lo vogliano mai! … Sanno scrivere abbastanza bene, ma restano mille miglia lontani dall’infallibile verità degli antichi, il cui genio assomiglia a un frutto bello e sano, mentre l’arte di questi autori moderni ricorda piuttosto un frutto bello in apparenza, ma troppo maturo e ormai sfatto. (25) È senz’altro possibile che, se certe parti del cervello che dovrebbero esser simmetriche non lo sono, ciò torni a vantaggio dell’intelligenza …I gobbi passano sovente per esser molto acuti: la parte deformata è suscettibile d’indurimento maggiore, e forse ne deriva nel cervello un’analoga alterazione unilaterale, più vantaggiosa che nociva alla genialità, condizione questa che qualcuno 5 ha definito patologica. Ho notato che certe persone i cui volti lasciavano a desiderare quanto a simmetria erano spesso le teste più fine. Se è il caso di fidarsi di un ritratto da me visto del signor de Voltaire, ritratto che – mi hanno assicurato – sarebbe il calco di una forma modellata sul suo viso a Mannheim, un lato del viso è molto più corto dell‘altro, e anche il naso è storto, per quanto la cosa si noti appena.

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K...r 6, visto da un lato, sembra più giovane che a guardarlo dall‘altro. È proprio tale irregolarità, peraltro non fastidiosa, a dare a questi due volti singolari una vivacità in cui s’intravedono tutta l’arguzia e l’amarezza che hanno reso così inconfondibili i loro scritti. Un uomo che per occhi avesse rispettivamente un cannocchiale e un microscopio farebbe una strana figura in mezzo alla gente normale. (54) Di giorno vi regna una generale moralità … Ma, appena Febo lascia la città, la scena cambia. Un abbigliamento elegante non garantisce più le buone maniere: spesso si assiste allo spettacolo offerto da garzoni in abito di gala e monelli dalle teste incipriate che gridano in coro, chi per suscitare il riso, chi per canzonar la gente, «Pereat!» 7, «Via la luce!» 8, «Limoni!» 9 e «Arrotare!» 10. Dio, cos’è mai un giovane e cos’è mai un uomo? Oggi è sano, domani è morto; intanto – contraddizione ancora più triste – dall‘una alle due filosofeggia con Kästner, e dalle otto alle nove folleggia da Wacker 11. La mia musa, per quanto indossi panni arlecchineschi, non s’avventura in ambienti: come questi: trova che è già tanto se non la salutano con un sonoro «Pereat!». Sguscia via lesta per i vicoli, nei punti più bui tra un fanale e l’altro, luoghi ideali per colloqui intimi; non guarda chi sia a confabulare là in disparte. «Sarà un soldato o un garzone!» pensa, e va a cuccia. È domenica: su, musa, indossa un abito da passeggio, oppure prendi a credito un surtout 12 e mettiti sulla Scharfe Ecke 13, un posto che, anche senza la presenza di una musa, ha ben motivo di essere sacro: narra la leggenda che qui Apollo sosti a volte quand’è stanco di guardare la nave 14 custodita nella Biblioteca o il ritratto di Münchhausen 15, le paste vitree di Lippert 16 e i vasi di Hamilton 17, e che il dio si eserciti nel prevedere i destini futuri, arte questa che – a quanto affermano gli dèi – è la più ardua di tutte, tanto più trattandosi di studenti: qui il futuro soprintendente generale delle chiese evangeliche cavalca dietro al suo maestro di

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scuola che indossa un abito dalle guarnizioni dorate; il futuro colonnello stringe la mano al sottufficiale studente di medicina, e avrebbe tanto piacere di essere invitato da quest’ultimo a prendere un caffè insieme; un giovane in elegante uniforme sopraggiunge in compagnia del suo oscuro precettore, ai cui figlioli i rampolli del giovin signore faranno un giorno da lacchè. In poche parole, come il cimitero raccoglie le ossa dei membri dell'aristocrazia e della borghesia, l’università rimescola i giovani di belle speranze appartenenti all’una e all’altra classe. (56) Non è possibile vedere assolutamente nulla della psiche, se essa non è impressa nei visi: le facce di una folla si potrebbero definire una storia della psiche umana scritta con una sorta di caratteri cinesi. La psiche dispone intorno a sé le fattezze fisionomiche come fa il magnete con la limatura di ferro, e la differenza fra tali fattezze è determinata dalla differenza della psiche che ha dato loro questa disposizione. Quanto più a lungo si osservano le facce, tanto più si coglieranno nei cosiddetti volti ‘insignificanti’ qualcosa che li rende unici. (69) Invidio pochissime persone: ad esempio, Wieland, Sterne, Orazio, Kästner e, quando ho bevuto un po' di vino, il signor Gleim 18. Sì, quando ho bevuto un po’ di vino, anzi già al momento di ordinare la bottiglia all’inserviente, mi volto a guardare con serenità olimpica questa valle di lacrime. Oh, se Sterne ci avesse descritto la storia naturale dell’ebbrezza vista con gli occhi del poeta, del filosofo e dell’innamorato! Poche cose al mondo sono degne di un filosofo come la bottiglia scolata cum spe divite 19 da un innamorato o da un poeta. Spes dives: il teologo beve, e un sermone diventa per lui una passeggiata; abbraccia la ragazza, che fino a quel momento rappresentava per lui solo un’anima destinata a fruttar proventi alla parrocchia, e ora è una donna che non aspetta altro che di fruttargli…un figlio. Il giurista beve a garganella il suo Burgunder, e chi prima

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l’odiava diventa ora buono come il pane; capacità e attitudini riconosciute finora soltanto di nome, gli valgono ora delicati uffici diplomatici. Quante emozioni ci riserva l’iniziazione alla bottiglia! Uomini, fatene uso da filosofi e imparate a conoscere che cos’è il vino! Come il piacere bestiale sta a quello platonico, così l‘ebbrezza del carrettiere e del tamburino sta all’ebbrezza platonica; quest’ultima, a sua volta, è superiore di tanto all’altra forma di ebbrezza, quella volgare, di quanto l’amore puro lo è rispetto al godimento equivoco che non oso neanche nominare. (77) Nella casa dove abitavo, avevo imparato a distinguere il suono e l’intonazione d’ogni gradino di un’antica scala di legno e, insieme, la cadenza del passo di ciascuno degli amici che salivano a farmi visita, e devo confessare che tremavo, ogni volta che un passo la faceva risuonare in una tonalità a me sconosciuta. (79) Carattere di una persona a me nota Il suo corpo è fatto in modo che anche un cattivo ritrattista, al buio, lo migliorerebbe. Se il nostro personaggio avesse il potere di modificarlo, darebbe meno rilievo a certe parti 20. Malgrado il suo stato di salute non sia dei migliori, se ne è sempre accontentato: ha il dono di saper sfruttare intensamente i giorni di salute. La sua fantasia, che rappresenta la sua compagna più fedele, non lo abbandona mai. Sta dietro la finestra con la testa fra le mani e, se il passante vede soltanto un essere mogio e malinconico, tante volte lui, invece, sta confessando in un tacito soliloquio d’esser tornato a correre la cavallina. 21 Ha pochi amici: ad essere precisi, il suo cuore è sempre aperto per uno solo presente, e per tanti assenti. Con la sua cortesia riesce a far credere a molti di essere loro amico, e per la verità cerca di rendersi utile, un po’ per ambizione, un po’ per altruismo, ma senza quello slancio con cui viene incontro agli amici veri. Ha amato soltanto una o due volte:

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la prima volta, non si può dire che non abbia avuto fortuna, ma la seconda ne ha avuta davvero tanta! In lui il buon cuore è il puro e semplice corollario dell’allegria e spensieratezza che gli sono proprie: è appunto il suo buon cuore a fargli spesso dimenticare le altre due qualità. Ma stimerà sempre l’allegria e la spensieratezza come costanti della sua anima che gli hanno regalato le ore più liete della vita. E se gli fosse dato di scegliersi ancora una vita e un’anima, non so se le sceglierebbe diverse, potendo riavere quelle che ha. In fatto di religione, fin da ragazzo ha avuto una mentalità aperta: non si è mai vantato di essere uno spirito libero, ma neanche di credere a tutto senza eccezione. Sa pregare con fervore e, ogni volta che ha letto il salmo 90, non ha potuto far a meno di provare un sentimento sublime ed ineffabile: «Prima che le montagne fossero» è per lui infinitamente di più che «Canta, o anima immortale» 22. Non sa se ha più sullo stomaco gli ufficialetti o i giovani predicatori. Sa solo che non potrebbe reggere a lungo né gli uni né gli altri. Il suo fisico e i suoi vestiti non sono quasi mai andati bene per le assemblee in genere, e lo stesso vale per le sue idee, che non sono state mai abbastanza… 23 Quanto ai pasti, spera da un lato che non superino mai tre portate a pranzo e due a cena, con un po’ di vino, dall’altro che non scendano mai al di sotto del minimo indispensabile rappresentato, per lui, dalla quotidiana razione di patate, mele, pane e vino. In ambo i casi sarebbe infelice: gli è bastato oltrepassare questi limiti anche solo pochi giorni perché si ammalasse. Leggere e scrivere sono per lui necessari quanto mangiare e bere, e spera che i libri non gli manchino mai. Pensa molto spesso alla morte, ma senza mai provarne orrore, anzi vorrebbe poter pensare a ogni cosa con altrettanta serenità e spera che un giorno, pacatamente, il suo Creatore gli chieda indietro quella vita, che è stata da lui usata senza risparmio ma anche senza spreco. (81)

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Lettera al signor <Ljungberg> 24 scritta dal signor S. in stato d’ebbrezza Mio caro amico, il tenore di questa lettera va ben oltre quello di qualsiasi altra da me scritta a un amico. Di che si tratta? Della descrizione di una delle più belle creature finora mai esistite. Pensa, delle più belle! Mi sbilancio un po’ troppo, ma ti conosco, e questo mi rassicura. Immagina dunque una ragazza non molto ricca ma di condizione agiata, d’animo buono, che ha a cuore il piacere di tutti e, forse, gode ad alimentarlo (oso appena scriver queste righe!) e se lo può permettere benissimo. Non molto alta, più soda che grassa, fatta come...come dev’esserlo la ragazza più bella: come un arco, nel quale il lato convesso è formato dal petto, dal ventre e dalle cosce. Sul suo viso gentile, delicatezza, modestia e tutte le virtù; bontà d’animo, buon gusto, inclinazione all’allegria e all‘amabile spensieratezza. Il suo seno – oh, <Ljungberg, Ljungberg,> quanta opulenza! L’ebbrezza dei sensi, la creazione più alta del cielo che aspira alla perfezione; l’ebbrezza (tu conosci questa parola nel nostro senso, nel nostro senso appassionato!) aveva preso dimora in lei. Queste righe, per noi, hanno un significato, ma per i comuni mortali sono, forse, nonsenso. Quel suo parlare! Angeli, parlate così: io sono pio, sono beato, sono angelo. Il suo bacio – le mie sensazioni sono troppo alte per un linguaggio terreno... Nonsenso dell’estasi: concepirla col pensiero o col sentimento, è meglio che esprimerla a parole. Il cielo oggetto del nostro sentire è chiaramente nonsenso, nonsenso. Tacete, oppure imparate meglio il tedesco! Non c’è tedesco per queste sensazioni, no, non c’è tedesco! Che cos’è mai, un Gottsched, un Riedel 25, un Kästner, un Wieland con le sue tonalità rosa e argento 26? Amen! 27 (82) Ne capisco poco di musica, non suono nessuno strumento, so solo fischiettare. Da ciò ho tratto maggior utilità che tanti altri dalle loro arie suonate col flauto o col clavecin. Non riuscirei mai a dire ciò che provo quando, nella pace

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della sera, fischietto «In tutte le mie azioni» 28, e intanto medito sulle parole del testo. Non canto volentieri da solo. Quando arrivo al verso: «Hai tu dunque deciso», quale coraggio provo, che fuoco mai provato prima, quale fiducia in Dio! Potrei buttarmi in mare, e non affogherei, tanta è la mia fede; forte della coscienza di una sola buona azione, non temerei il mondo intero. Quando invece mi sento in vena di scherzi, fischietto: «Seppur soffrissi dolore e affanno» 29, oppure «When you meet a tender creature» 30 (97) È ridicolo affermare che tante volte non si ha voglia di fare un bel niente: credo che, quando ci si sente abbastanza forti da reprimere un impulso determinante qual è quello ad agire e a operare, in quei momenti si sarebbe capaci forse d’intraprendere le cose più grandi e più originali. Si ha qui una specie di abbassamento di tono intellettuale 31 che permette alla psiche di vedere cose insolitamente piccole, così come l’esaltazione mentale fa sì che essa ne veda altre insolitamente grandi: se quest’ultima condizione si può paragonare alle audaci prospettive degli astronomi, la prima può essere avvicinata alle fatiche di un Leeuwenhoek 32. (106) Un incisore di vignette 33 deve sempre conformarsi a modelli grandi e sublimi, perché un’eventuale negligenza si dovrebbe spiegare come il rilassamento di una mano possente, non come incuria penosa di una mano poco esercitata. (111) La sua biblioteca gli stava troppo stretta: era come un panciotto in cui non entrava più. Anche le biblioteche possono diventare troppo strette o troppo larghe per l’anima. (112) L’orgoglio umano è una strana cosa; non lo si può reprimere tutto d’un colpo: se tappiamo il buco A, eccolo rispuntare inaspettatamente dal buco B e, se tappiamo il buco B, è pronto a sgusciar fuori dal buco C, e così via. (123)

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La testa e i piedi, per quanto siano distanti tra loro in senso materiale, sono vicini in senso morale e psicologico: gioia e tristezza non traspaiono tanto in fretta dal naso, che pur dista dall‘anima sì e no tre pollici, quanto dai piedi. Ho occasione di notarlo ogni giorno stando alla mia finestra: da lì sono in grado di riconoscere, osservando i piedi degli studenti, se essi tornano da una lezione o se invece stanno andando ad assistervi: nel secondo caso, lo capisco dalla suola vistosamente schiacciata, che tradisce una fame di sapere nell’anima da cui dipende; nel primo, lo vedo dal passo languido in cui il tacco e le dita del piede vengono a poggiare in successione sul terreno in modo più lento – segno, questo, di sazietà. Quanto a quegli studenti in cui non ho notato nulla del genere, sono venuto quasi sempre a sapere che avevano appena assistito a una lezione e stavano recandosi ad un’altra. In Catilina, a quanto riferiscono gli storici romani 34, la cosa dev’essere stata così clamorosa che alcuni, ben prima che Cicerone gli leggesse in testa la celebre congiura, pretendevano di avergliela letta nei piedi: egli infatti camminava ora in modo regolare, ora a passo più lento, quindi tornava indietro come se avesse dimenticato il fazzoletto, si fermava, poi di colpo si metteva a correre, finché un nuovo progetto non gli tagliava la strada costringendolo ancora a fermarsi. Nel caso del nostro amico scomparso 35, niente di tutto questo: egli zoppicava forte, e il suo passo sembrava quello di uno che viene da una lezione e sta andando ad un’altra. Ho tentato di scoprirne il carattere per altre vie. (125) L’imitazione, secondo me, è sempre una cosa molto critica. Mettiamo il caso, infatti, che le mie idee e il mio modello siano orientati entrambi verso nord: ebbene, in tal caso arriveremo un po’ più in fretta dove da soli saremmo arrivati forse più tardi; mettiamo invece che io sia orientato verso est e il mio modello verso nord: la risultante dei nostri sforzi sarà allora una via di mezzo tra nord ed est che non rappresenta nessun punto cardinale; o ancora, supponiamo

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che io sia rivolto verso sud e il mio modello verso nord: Dio mio, allora non potremo più muoverci né fare un passo avanti! (126) Allora cominciò ad avvertire in sé un accenno di quella passione che di solito si prova non molto tempo prima d’aver cominciato a bazzicar negozi di barbiere. Da principio era una cosa che non andava in nessuna direzione: poté solo notare che le sue voglie di sempre, invece di placarsi, erano attratte con altrettanta forza prima in un senso e poi in un altro da un certo non so che. Un equilibrio ingrato: si traballa e si sobbalza, e non se ne conosce la ragione...Tutto per non starsene tranquilli e perché qualcos’altro prenda il sopravvento: una situazione strana da cui noi uomini dobbiamo tutti passare, e quanto a voi ragazze...beh, non lo so! Felice chi vi passa in fretta, o ha sviluppato da tempo, grazie ad una salutare educazione, una limpida fantasia: allora questo dolce tumulto dell’anima gli ispirerà soltanto belle speranze e, per una regione incantata, lo farà giungere fino alla creatura del cuore, passando così da un’eccitante incertezza a una deliziosa certezza! (127) Per allungare la vita, due sono le vie: la prima consiste nell’aumentare l’intervallo tra i due estremi nascita e morte, rendendo così più lungo il cammino. Per fare ciò, si sono escogitati tanti sistemi e rimedi che, a una semplice occhiata, sembra escluso possano servire ad allungare la vita. In questo campo alcuni medici hanno fatto moltissimo. L’altra via consiste nel procedere più lentamente lasciando i due estremi dove Dio li ha voluti: è fatta su misura per i filosofi. Questi han trovato che la cosa migliore è fare come chi va per erbe officinali: andare a zigzag, cercando di saltare un fosso, poi un altro; dov’è pulito e non c'è nessuno che ci vede, azzardare una capriola, e così via. (129)

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Classificazione. Io classifico il pubblico così: gente che non ha alcuna retribuzione o rendita fissa, ovvero i poveri diavoli; gente che ha una retribuzione o rendite fisse inferiori ai 500 talleri; gente che guadagna più di 500 talleri; gente che arriva a guadagnarne migliaia, ossia persone of consequence 36. Queste sono le quattro classi nell’ordine naturale, e tra esse la più importante è la quarta. Nell’imminenza di questa fiera 37, dunque, io dichiaro nel modo più solenne di non aver mai espresso o concepito nei miei scritti parole o pensieri ostili alla quarta classe, e neppure alla terza: né dirò o penserò mai cose che siano in contrasto con questa rispettabile classe. Alla seconda classe assicuro la mia amicizia, in quanto vi appartengo anch’io. La prima classe però! Ecco un territorio immenso a disposizione degli autori di scritti satirici in Germania. Poveri diavoli ce ne sono dappertutto, e probabilmente ce ne saranno sempre, finché mondo sarà mondo. (137) A volte me ne sto tappato in casa per otto giorni filati, e vivo arcicontento. Se però fossi confinato in casa tutto quel tempo per ordine di qualcuno, mi ammalerei. Quando si è liberi di pensare, ci si muove con una certa scioltezza nel proprio ambito; se, invece, i pensieri subiscono qualche coercizione, anche quei pochi che sono permessi fan capolino con aria spaurita. (143) L’abitudine al bere, se non viene contratta prima del trentacinquesimo anno d’età, non merita tanto biasimo come pensano molti dei miei lettori. È pressappoco a quest’età che l’uomo, uscendo dai cammini tortuosi della sua vita, s’affaccia sulla pianura, dove d’ora in poi vedrà corrergli innanzi, aperta, la strada del futuro. Che tristezza, se solo in seguito scoprirà che quella non era la via giusta! In genere, per cercarne un’altra è troppo tardi, specie quando non si è più tanto saldi sulle gambe. Se a questa scoperta è associata una certa inquietudine, l’esperienza ha dimostrato che a volte il vino fa miracoli:

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berne cinque, sei bicchieri, fino ad arrivare alla spes dives 38 oraziana, rende possibile per l’uomo quella condizione che prima non era mai riuscito a raggiungere: quella in cui si realizza la perfetta armonia tra la sua coscienza e il mondo esterno. L’anima rimuove tutto ciò che le preclude ogni prospettiva e se ne crea ovunque di splendide, illuminate dalla più pura luce rosata o dal verde più delizioso che l’occhio possa desiderare come pascolo, e l’anima come fonte di un nutrimento a lei congeniale. (159) Passare anche un’unica sera sotto un pergolato godendo delle proprie emozioni – come dice Wieland – rappresentava per lui il bene supremo: era il metro con cui valutare la grandezza e la felicità umane, e faceva per lui da contrappeso a imprese che con la loro risonanza superano i millenni. (160) Una finestrella stava lì ad indicare che c’era un luogo in cui era ammessa la luce, e vento e pioggia ne erano esclusi. (168) Aveva bisogno di uno scacciapensieri: se non gli avessi lasciato come svago degli uccelli, lo svago se lo sarebbe preso con qualche maîtresse. (175) Lettera a un amico

Göttingen, addì (omissis)

Dacché il mio vetturale e il mio destino 39 m’han sottratto, o diletto, alla tua vista, io vivo in questo mio borgo natio d’alta scienza in trattati e trattatelli, celebrato nei sensi più svariati per salsicce, gazzette e biblioteca, pei suoi professoroni e il tempo cane, fogli settimanali e acciottolati. Già conosci da alquanti volumetti la terra di Bengodi dei cervelli.

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Se ami la verità pronta a dovere, su, apri qui la bocca della mente! Basta che sia spalancata, figliolo, e il resto a te si porgerà da solo. Cola qua il miele della conoscenza e là la crema dell’intelligenza. Giovanotti che ambite la cultura, venite tutti e bevetela pura! Quattro talleri e ventiquattro Groschen, e la berrete più buona che altrove. Seguono ora le ragioni per cui tanti che la bevono non acquistano una maggior saggezza: Ma l’errore che il signor Stephan fece fu berla quasi fosse acqua di Seltz. E dopo quattro settimane, liscia, la rese, raddoppiata, con la piscia. Eppure era severa la sua dieta come per Kunkel 40 al tavolo da tè. Invece dei poeti, leggeva la poetica e, per variar, di Crusius 41 la logica. Se voleva qualcosa di piccante, ricorreva a Picander 42 e a Menantes 43 . La comunella con una doppia birra lo mandava sovente in visibilio, ma egli più di tutto era propenso a canzonette prive di buon senso. (176) Damerino: termine dal significato assai fluttuante – fr. petit-maître, ingl. fop, coxcomb, buck – equivale in qualche caso a cicisbeo 44. A volte è un eccesso solo materiale: si tradisce da un’acconciatura ricercata, dal modo di camminare e da tutta una cura dell’esteriorità, cui s’accompagna una leziosa negligence dell’interiorità. Altri sono damerini nell‘animo: anche quest’ultimo infatti ha suoi fronzoli, profumi e preziosità sue.

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Il damerino si presenta dunque in due forme distinte: il damerino nella comune accezione materiale e il damerino in senso psichico, altrettanto ridicolo quanto l’altro. Il damerino in senso fisico, io lo definisco damerino kat'exochn; 45 l’altro, narciso. L’origine di queste due malformazioni della natura umana è molto antica e, come tante altre specie di follia, sta nell’amore, soprattutto nella pretesa di piacere a tutte le ragazze, pretesa che cerca la propria soddisfazione in una sempre maggiore somiglianza della natura maschile a quella femminile, e quindi in una sorta di ermafroditismo psichico… (180) Per il saggio nulla è grande e nulla è piccolo, specie quando filosofa, a patto però – è il mio eterno ritornello – che non abbia né fame né sete e, se ama il tabacco da naso, si sia ricordato di portarsi appresso la tabacchiera. Sono convinto che, anche se scrivesse trattati che hanno per tema il buco della serratura, questi assumerebbero un’importanza pari a quella di uno Jus naturae e sarebbero altrettanto istruttivi. L’universale etico si ritrova ugualmente sia negli eventi spiccioli d’ogni giorno che in quelli grandi, come ben sanno i pochi seguaci di questa dottrina. In una goccia d’acqua si trovano tante cose buone e sapienti, che essa dovrebbe essere messa in vendita nelle botteghe degli speziali a non meno di mezzo fiorino … (195) Discorso di un suicida messo per iscritto pochi attimi prima di attuare il suo proposito. Amici, ora sto davanti al velario, e sono pronto ad alzarlo per vedere se dall’altra parte ci sarà più pace che qui. Questo non è un accesso di folle disperazione: conosco fin troppo bene la catena dei miei giorni dai pochi anelli che ho vissuto. Sono stanco di andare avanti. Voglio finire, ora, o rimanere solo per questa notte. Ecco, natura, riprenditi la mia materia, torna a impastarla nella massa degli esseri: fa’ di me un cespuglio,

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una nuvola, tutto ciò che vuoi, anche un essere umano, ma che non sia più io! Sia ringraziata la filosofia se in questo momento il corso dei miei pensieri non è turbato da qualche pia fandonia. Sono abbastanza lucido, non ho paura. Bene, allora, via il sipario! (209) Aveva una sottana a strisce rossa e blu: per farla, dovevano aver usato la stoffa di un sipario. Quanto avrei dato per un posto in prima fila! Ma lo spettacolo non ebbe luogo. (216) Alcuni diventano topi di biblioteca così come altri vanno sotto le armi, solo perché non san fare altro. Il pane se lo devono pur guadagnare con la destra. Allora fanno come gli orsi d’inverno: s’acquattano e si succhiano la zampa. (223) La barbarie è un diluvio che s’è abbattuto sulle scienze, e a scatenarlo è stata la protervia motteggiatrice di taluni beaux esprits romani. In quasi duemila anni non si è ancora del tutto prosciugato: nella stessa Germania ci sono ancora qua e là pozze grandi come laghi, dove una colomba non troverebbe di sicuro una foglia d’olivo. (224) Tutti conosciamo il piacere e il gradevole senso di sicurezza che si prova uscendo di casa con addosso delle calze nuove, quando quelle usate in precedenza, malgrado i frequenti rammendi, avevano a volte dato nell’occhio perché bucate. (233) Il bere, come la pittura e lo stesso amore, ha una sua componente meccanica e una poetica. Di questo, e d’altro, tratta la pinica 46. (236) Chi c’è qui? Io. Oh, è già troppo! (240) Non sapeva spiegarsi perché di tanto in tanto nascessero in lui impulsi naturali irresistibili, dei quali tuttavia gli era

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negato qualsiasi appagamento. Rivolgeva spesso tali dubbi al cielo, come quesiti di un concorso a premi e, in cambio di una risposta soddisfacente, s’impegnava a rinunciare del tutto a se stesso per assumere un atteggiamento di mite rassegnazione. (243) E col vino, non più in bottiglia ma in testa, scesero in strada. (245) Quando vedo camminare soprappensiero una personaggio influente, che in realtà è una canaglia, faccio, ogni volta, riflessioni come queste: «Che si stia castigando da solo, carnefice di se stesso? A un boia normale non sarebbe permesso né possibile fare altrettanto!». (246) È sorprendente come la nostra vanità stia a mercanteggiare con ogni minima inezia! Quello che non può più usare, il povero lo butta via sulla prima strada per cui gli capita di passare, senza aspettarsi compensi. Noi invece, che crediamo di essere superiori agli accattoni, diamo a volte i nostri abiti usati al primo povero che passa, facendoci ripagare con qualcosa di ben più importante del costo materiale di tali abiti, e cioè ringraziamenti e debiti di riconoscenza. (252) Amici carissimi

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di solito, in ogni cambiamento di stato, un mucchio di cose ci diventa ora troppo largo, ora troppo stretto, in una parola inutilizzabile: come non entriamo più in un paio di calzoni, non entriamo più nelle compagnie, nelle biblioteche 48, nei nostri stessi princìpi, ecc., a volte prima che siano logori, a volte – che è il caso peggiore – prima di averne adottati di nuovi. Presto io muterò condizione: un desiderio impaziente d’altra vita, e la coscienza d’esserne all’altezza, non mi permettono di rinviare un passo così

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importante di oltre una settimana a partire dalla fiera di Pasqua del 1770. I miei piedi non sono più in grado di sostenere la mia persona con un’agilità degna di uno studente, ma finiscono spesso per assumere, senza che me ne accorga, l’andatura ondeggiante da seminatore tipica di chi riveste alte cariche. Sto diventando troppo largo per occupare un solo posto nella mia aula d’università; insomma, mi sento maturo per lasciare questa vita amena e andarmene ad patres. Dovrò abbandonare tutto ciò che ho, a cominciare dal mio patrimonio invisibile, da qualche capo di vestiario e dai miei quattro libri: non porterò con me neppure certe regole di vita pagate a caro prezzo senza aver nulla in cambio. Ad evitare un saccheggio ab intestato, con la presente disposizione intendo render note le mie ultime volontà. Mio caro L. 49, ti sarei davvero obbligato se fossi disposto a prenderti la mia camera. Per me la camera ha sempre rappresentato molto di più che per la generalità delle persone. Buona parte delle nostre idee dipende infatti dalla loro sede, e questa si può considerare come una sorta di secondo corpo. Non avrei piacere di vederla profanata. Se sei disposto a subentrare a me, erediterai anche il mio rispettabile padrone di casa, il mio barometro e sei carte geografiche che ho attaccato alla tappezzeria; anche il termometro che si trova nella camera sarà tuo. In compenso, ti assumerai il piccolo onus di dare quattro pfennig per volta ad un onest’uomo povero e pieno d’acciacchi, che s’affaccerà alla finestra puntualmente ogni sabato. Centoquarantaquattro elemosine come questa fanno solo il valore di un barometro comune: il mio vale molto di più! Considera che, se la mia abitazione fosse stata anche solo cinquanta passi più sotto, dietro l’angolo, io non sarei l’uomo che sono attualmente, come pure se m’avessero concepito cento miglia più a mezzogiorno. Se il tavolo che adesso è davanti all’unica finestra della mia stanza, avesse occupato quel posto fin d’allora, non avrei ancora scoperto un principio dominante del mio agire: così facile alle virate

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è l‘imbarcazione con cui ci tocca navigare attraverso questo nostro tempo portando con noi la nostra felicità temporale ed…eterna: il minimo movimento si trasmette al timone. (253) Era talmente lento da sembrare una lancetta delle ore in mezzo a tante lancette dei secondi. (258) Provava un certo prurito doloroso alla mano, del tipo di quello provato, pare, una volta da Socrate ad una spalla: aveva infatti sfiorato con la spalla nuda la spalla nuda della bella sorella di Critobulo 50 (vedi Symposion Socratis in Senofonte, Welwood’s Translation of the Banquet of Xenophon, Glasgow, 1750, p.169 segg.). (261) Oggi sono andato a controllare in Lacaille 51 un particolare relativo alla teoria delle comete. Poi, sentendomi un po’ stanco, mi sono appoggiato al tavolo: siccome questa è la posizione da me assunta ogni volta che rifletto su me stesso, i miei pensieri anche in quel caso han ripreso la direzione abituale. Vi sono, tra i pensieri, dei venti alisei che, in determinati momenti, soffiano costantemente e, per quanto si governi la barca col timone e si navighi di bolina, si è sempre spinti nella stessa direzione. In questi giorni di novembre, tutti i miei pensieri non fanno che aggirarsi tra malinconia e bassa autostima, a meno che una particolare corrente non li faccia deviare: perderei l'orientamento, se l‘amicizia e il vino – le due bussole della mia vita – non mi guidassero dandomi il coraggio di combattere «against a sea of troubles» 52. Quest’oggi la mia mente ha seguito attraverso il cosmo i pensieri del grande Newton, non senza sentirsi solleticata da un certo orgoglio: dunque son fatto anch’io della stessa materia di quel grande uomo, visto che i suoi pensieri non sono oscuri per me e il mio cervello ha fibre che corrispondono ad essi! Il messaggio che Dio ha voluto fosse lanciato ai posteri da quest’uomo

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sono io ora a riceverlo, mentre passa inavvertito per milioni d’orecchi. Da un lato io seguo la veneranda filosofia, dall’altro due servotte (la stella mirabilis e il «pianeta» 53) che considerano questa mia mente, convinta di librarsi al di sopra della Terra, troppo insignificante per degnarla della loro attenzione … Ad attrarre la mia irruente fantasia è allora il delicato profilo di un naso o due braccia sane sporgenti da maniche rimboccate: tanto basta perché delle emozioni dello spirito provate solo qualche attimo prima non rimanga neppure un lieve fremito. Su questa terra perciò sono in bilico tra la filosofia e l’astuzia ancillare, tra le prospettive più spirituali e le sensazioni più materiali, ondeggiando tra le une e le altre, finché un giorno, dopo una breve lotta, con grande pace di entrambe le componenti del mio io, mi scinderò in due: una parte marcirà, l’altra esalerà in pura vita. Noi due – il mio corpo ed io – non siamo stati mai così divisi: a volte non ci riconosciamo neppure, poi ci diamo addosso con accanimento tale da perdere il lume degli occhi. (263) Le nostre letture sono troppo precoci e, spesso, eccessive, sicché ne ricaviamo una gran quantità di materiali senza farne un uso costruttivo, non solo, ma la nostra mente si abitua a ‘tener casa aperta’ al gusto e alla sensibilità; per questo occorre una filosofia profonda che riporti il nostro sentire allo stato primo d’innocenza, ci faccia trovare una via d’uscita dal cumulo delle cose a noi estranee e ci permetta d’incominciare a sentire a modo nostro, parlare a modo nostro e, direi quasi, esistere finalmente a modo nostro. (264) «Le è piaciuta la compagnia?» Risposta: «Tantissimo! Quasi quanto lo starmene tappato in camera mia». (266) Non so, quell’uomo aveva un’espressione che potremmo definire uno sguardo mentale rivolto a se stesso: segno infallibile di genialità. (267)

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Quella classe che vuole a tutti i costi mettere a frutto il proprio spirito – alludo agli intellettuali – dovrebbe considerare quanto sia grave la sua responsabilità: ben nove decimi del genere umano hanno accettato di impegnare per lei mani e piedi, a patto però che anch’essa fosse disposta a impegnare per loro la testa, parte che nove decimi dell’umanità non potrebbero mai sfruttare altrettanto. Fra queste classi si ha dunque lo stesso rapporto che passa tra la testa e le altre parti del corpo. (269) Essere autodidatti è altrettanto pratico e, comunque, meno rischioso che farsi la barba da soli: ad una certa età, ognuno dovrebbe imparare a radersi, se non vuol finir male per colpa d’un rasoio maneggiato in modo maldestro da un altro. (279) Per quale ragione molti non leggono Omero? Forse, da buoni cristiani, vedono in lui il padre della menzogna. Seguono, in questo, Aristotele, Poetica, cap. 24: Dedidace de malista Omhroj kai touj allouj yeudh legein wj dei. 54 Se non fossi convinto della loro fondatezza, tutto l’onore, la fortuna e il plauso del mondo non mi soddisferebbero, mentre, una volta che ne sono convinto, nemmeno le critiche di tutto il mondo potrebbero guastarmi il piacere. Secondo una concezione oggi di moda, alimentata da scrittori mediocri, un mendicante sarebbe più felice di un re. Anche se trovo irritante che a dirlo siano proprio le persone meno adatte, devo comunque ammettere che ciò corrisponde a verità: sono convinto che anche in un letto di pena, a volte, le cose vadano meglio che al posto d’onore di una mensa regale. Quand’ero a letto malato, ho conosciuto io stesso momenti che non esito ad avvicinare ai più felici della mia vita; non sono mancati nemmeno momenti tristi, beninteso, ma mai così tristi come tanti altri da me trascorsi in perfetta salute, fuori dal letto. (286)

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Ho buttato giù un gran numero di abbozzi e di brevi pensieri; questi però attendono ancora non tanto l’ultima mano, quanto piuttosto uno sprazzo di sole che li faccia germogliare. (295) A una bella ragazza che in chiesa mostrava molta devozione Più devota e più bella di Lucinda non se ne trova facilmente un’altra: nel suo sembiante era il rimorso vivo d’ogni peccato, e insieme I'incentivo a commetterne ancora... (299) Un difetto che lo scrittore arguto ha in comune col mediocre, è di non chiarire veramente il suo tema, ma di usarlo solo come pretesto per mettersi in mostra: in tal modo, quello che si conosce è solo l’individualità dell’autore. Anche se ci costa, occorre a volte sacrificare una battuta spiritosa, quand’essa non scaturisca di necessità dal nostro tema … (310) Se la natura non avesse voluto che la testa desse ascolto al basso ventre, che bisogno aveva di creare un collegamento, appunto, fra la testa e il basso ventre? Quest’ultimo avrebbe potuto, senza fare ciò che va sotto il nome di peccato, mangiare e accoppiarsi a piacimento; e la testa, senza alcuna interferenza da parte dell’altro, sarebbe stata libera di inventarsi sistemi morali, elaborare teorie astratte e, senza bisogno del vino e dell’amore, discorrere, cantare e cicalare di ebbrezze e di estasi platoniche. Avvelenando i baci, la natura è stata più perfida di quelle tribù che, per fare la guerra, usano frecce avvelenate. (323) La gente qualunque fa un uso più ragionevole di ciò che Dio le ha dato, rispetto a noi gente perbene. Non alludo a quel po’ di sostanze che il Signore le concede, e i grandi signori le sottraggono con le loro grandi mani, senza darle

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neanche il tempo di godersele: alludo invece al corpo e all'anima. L’intellettuale dovrebbe amministrare la propria vita come fa l’uomo qualunque: questi, quando pensa, non sa di fare una cosa raccomandata dai pensatori di professione come rimedio specifico contro l’errore. Per l’uomo di studio, invece, il dovere diventa mestiere … (332) Tra piacere e peccato c'è un diaframma talmente sottile che a farlo a pezzi basta il pigro fluire del sangue d’un settantenne. 55 Come mai? Può dunque la natura volere e, insieme, non volere una cosa, e la ragione pensare quello che non le sarebbe lecito pensare? Pazzo che non sei altro! Bando a questa dannata 'democrazia' dove tutti pretendono di avere sempre l’ultima parola! Se ho voglia di una cosa, perché dovrebbe insorgere una sentenza sciagurata, estranea al mio essere e contraria alla carne e al sangue; una sentenza tiranna nei confronti di questa stabile, incessante tendenza al piacere propria di tutto un organismo? Sarebbe altrettanto assurdo quanto pretendere di saziare un popolo affamato gettandogli un biscotto, o di fermare una piena agitando un ventaglio! (334) Non posso soffrire quei maledetti farfalloni che d’estate vestono così leggero da indurre fanciulle innocenti a perder gli occhi dietro di loro, mentre d’inverno sono tanto freddolosi da foderarsi tutti di pelliccia, salvo la guaina della spada. (336) Tutto ciò aveva dello straordinario; a me però sembra che straordinario non sia tu, ma solo il tuo agire! Ascolta, non impegolarti in un gioco con te stesso, tanto non ci guadagni nulla! Mi piace che uno sia sempre ciò che può essere: a che serve far credere nell’attimo presente qualcosa su cui un attimo dopo si verrà smentiti? (337)

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Al signor Ljungberg ho scritto il 2 dicembre 1770: Ora non ho più un’anima a cui accompagnarmi familiarmente, manco un cane a cui dar del tu. Per mia grande fortuna ho ancora, in una situazione come questa, la coscienza tranquilla, altrimenti sarei andato in cerca, al più presto, della pace preclusa ad Amleto 56 dai sogni che temeva di fare quando l’avesse raggiunta. Quanto a me, non c’è sogno che mi faccia paura, comunque la pensi Amleto. Non considero un conforto da poco nella mia meditazione sulla condizione umana il fatto che mezza oncia di polvere da sparo costi appena quattro pfennig. È atroce vivere quando non se ne ha più voglia, e ancor più atroce sarebbe essere immortali contro il proprio volere. 57 Ma tutto questo fardello spaventoso è attaccato a me con un filo che posso sempre recidere con un coltello da un soldo. (338) Lunedì 10 dicembre 1770 ho scelto come motto «Whim» 58. Perché cos’altro è «Whim» se non voler essere finalmente ciò che dobbiamo essere a questo mondo? Noi siamo sempre qualcos’altro, qualcosa che dipende dagli usi del passato e del presente; un deplorevole accidens di una cosa che non è una sostanza. La natura umana è dunque un quid con la testa in paradiso e la coda all’altro capo dell’eternità, le cui membra sono omeomerie 59 del Tutto? (343) In generale, io definisco «bere», pinein, il mandar giù a mente libera e al momento giusto un sorso che esercita sull’anima una virtù magica e chiama tutte le forze psichiche a una festa, durante la quale l’austera ragione sospende ogni attività. Poco importa che questo sorso si beva dalla bottiglia, nel senso letterale della parola, o che lo si tragga al chiaro di luna da un’aria piena di profumi di fiori, soli soletti come Agatone 60 prima che Danae lo assumesse al suo servizio, o in compagnia, come di lì a poco egli ebbe modo di fare.

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Chiamo quindi ebbrezza lo stato di dolce sensibilità in cui ad ogni impressione esterna corrispondono pensieri nuovi e ineffabili, insomma ogni stato di piacere tranquillo che è effetto non tanto di una filosofia ben digerita, quanto piuttosto di una felice sorsata casuale. Mille uomini all‘anno muoiono solo perché non hanno resistito al desiderio di bere, senza peraltro aver mai bevuto neanche un sorso in questo modo, così come ci sono rispettabili padri di dieci figli che non hanno mai provato quale gusto abbia l’amore. (347) Discorso di un uomo che si vuole evirare, disperato perché una ragazza non lo corrisponde. Non ho varcato la soglia: la natura potrebbe ancora avverare le speranze destate in me fin da quando avevo quattordici anni. Potrebbe? Certo, ma non vuole! Parla, natura, parla, se puoi! Perché, quand’ero ancora all’oscuro di tutto, mi hai lusingato con promesse di felicità, facendo sì che vedessi nei miei pensieri l’oggetto lontano che avrebbe placato la mia sete ardente, e poi me lo sottrai per sempre? Se tu pure c’inganni, madre di noi tutti, come puoi pretendere la virtù dai tuoi figli? Di chi era la voce consolatrice: «Questa ragazza farà la tua felicità sulla terra!» – voce che continua ancora a risuonare per tutto il mio essere? Credevo fosse la tua, o natura. Non lo è? Provo un brivido di orrore, come in una sala popolata di spettri. Chi devo seguire allora, se perfino il mio istinto m’inganna in modo ignobile? (tira fuori il coltello) Ora, trema, adulatore bugiardo! Basterà un taglio netto a recidere una volta per tutte la tua perfida lingua rendendola muta come la notte in un cimitero! (349) Il nostro Bacco corpulento, che con le grosse cosce accavallate sopra una botte regge nella destra un gran

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boccale, deve tornare ad essere la mite divinità degli antichi. (353) Per far cessare una pestilenza, Apollo pretese dagli abitanti di Delo che risolvessero un problema di geometria. Il quesito era: trovare il lato del cubo doppio dal lato del cubo semplice. Se ai nostri giorni si ponesse tale quesito a qualche città della Germania, che decisione prenderebbe allora un'autorità illuminata? Probabilmente quella di rimettere la cosa al cielo e lasciare che l’epidemia faccia il suo corso. (362) A che serve la lettura degli antichi quando un uomo ha perduto lo stato d’innocenza e, dovunque si volga, vede riflesse in ogni cosa le proprie convinzioni? Un cervello mediocre giudica facile scrivere come Orazio perché reputa facile scrivere ancor meglio di lui, solo che questo ‘meglio’ disgraziatamente è un peggio! Quanto più vecchi si diventa (posto che con l'età si cresca in saggezza), tanto più si perde la speranza di scrivere meglio degli antichi, e alla fine si scopre che il metro di tutto il bello e il giusto è la natura, e che questo metro ce lo portiamo dentro tutti, ma talmente incrostato dalla ruggine dei pregiudizi, di parole alle quali non corrispondono concetti, cioè di pseudoconcetti, che con esso non si può misurare più niente. (365) Par quasi che la natura vieti a noi mortali di spingerci troppo in profondità con le nostre indagini e richiami la nostra attenzione su tale divieto; infatti, facendo in modo che non sapessimo neanche se abbiamo un’anima, essa voleva dirci soltanto questo: non essendo indispensabile neppure conoscere noi stessi, tanto meno siamo tenuti a sapere che cosa siano gli animali, le pietre e le stelle… (378)

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Discorso Caro piccolo dio, graziose Càriti, riveriti signori, la nostra sala adorna di mirti, le nostre chiome infiorate di gigli, questo giglio che agito nella mia destra, basterebbero a rivelare lo scopo del nostro convegno, ammesso che non lo si intuisse dall’insolita giovialità delle facce più anziane tra noi, dalla ciprigna mollezza in cui s’è sciolto ogni nostro affanno, e da quella spensieratezza da intenditori che ha bisogno di assorbire la gioia da ogni poro, al punto che non ne vada perduta nemmeno quella parte infinitesima esistente all’inferno, oppure nello studio di un matematico. Noi celebriamo oggi una festa, e – sia detto a tua vergogna, o Germania – questa piccola brigata è sola a celebrarla, mentre un tempo a celebrarla era tutto il mondo, anzi la natura tutta. Ovviamente, però, allora non si era ancora usata la parte più nobile del corpo come macchina calcolatrice o come ricettacolo di sillogismi: tutto questo accadeva molto prima dei tempi in cui si cominciò a chiamare profondità di pensiero il temperamento sanguigno e la misantropia, e genio la nevrastenia; insomma, assai prima dell’epoca dei pensieri notturni 61 e delle tavole lunari. Ah! sono dileguati i tempi d’oro 62 quando gli agnelli al pascolo non avevano da temere i lupi, e il pensiero altrettanto infantilmente innocente e vestito di miti parole, non aveva da temere alcuna critica feroce: ora gli agnelli sono dilaniati, e quanto alle predilette delle anime tenere, le canzonette poetiche...– scusate, amici, se non posso fare a meno di versar lacrime persino in un giorno di gioia – esse subiscono un trattamento crudele da parte della critica. Quella di cui parlo è la festa pastorale, la festa della gioia, dell’amore giocoso e dell’innocenza. Oggi è la sesta volta che la celebriamo, ma forse, amici cari, (piange) forse è anche l’ultima.

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Amore, e voi, Grazie, abbiate pietà della Germania, perché contro di noi stanno scendendo in campo la ragione, i pensieri notturni e la geometria. Aiutateci, o siamo tutti perduti! Non abbiamo altre armi che lo scherzo, la gioia e l’innocenza. I nostri lamenti sono ingenue canzonette che, in un mondo normale, equivarrebbero a mura di bronzo, ma, in questo mondo alla rovescia dai profondi pensamenti, proteggono meno ancora della nudità. Ma voi avete l’aria commossa, amici carissimi! Come una stilettata al cuore è per me il fatto di dover crucciare così le vostre anime aperte solo alla gioia: la ragione, che c’illudevamo di imbrigliare con catene di fiori, che era assopita con noi tra le rose e inebriandosi faceva la sentimentale in mezzo a boschetti di mirti, la ragione che, per i gigli, sembrava pronta a lasciare regolo calcolatore e cordino e, messi da parte i suoi numeri e le sue magie mistico-algebriche, sospirava giambi voluttuosi, è passata dalla parte dei nostri nemici: questa fedifraga viene ora da Berlino e da Göttingen, e agita sopra le nostre teste il suo orrendo vessillo che garrisce nell‘alto cielo come la Galassia. (380) 1771 Una volta, sotto un albero, ero intento a un bisogno corporale e, intanto, mi domandavo se sul trono di Francia si stesse così comodi come sopra la mia comoda. (381) Molte cose che ad altri dispiacciono, a me fanno male. (389) Non vedo per quale ragione debba acquistare fama solo colui le cui capacità balzano agli occhi e agli orecchi di tutti perché fanno gran rumore e splendono di luce non propria. Il genio di Alessandro fu una scintilla che cadde su una polveriera facendola saltare in aria e provocando un terremoto in Asia. La nostra scintilla 63 invece è finita un po’

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più in là, sul bagnato: che sconquasso avrebbe fatto, dico io, se fosse caduta sulle polveri! (408) Io faccio comunella con i bevitori, e con le bevitrici...di caffè! (415)

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1 Christian Ludwig von Hagedorn (1712-1780), noto collezionista d’arte. 2 Antico nome dei cinesi: cfr. it. serico. 3 Si tratta del rachitismo. 4 Sapida parodia dello stile ispirato di Winckelmann. Va tuttavia notato che Lichtenberg ha stima per Winckelmann, del quale ammira la capacità di leggere a fondo il mondo ellenico, pur rifiutando da buon illuminista qualunque modello di perfezione e lo stesso concetto winckelmanniano di bellezza: cfr. G.C.Lichtenberg, Schriften und Briefe, ed. cit., Bd. III, Über Physiognomik, p.292 ed.cit. [trad.it. Lo specchio dell’anima , Il Poligrafo, Padova 1991, p.135: «La virtù rende più belli. Questo è vero, e tuttavia la bellezza più autentica cui essa dà luogo…è totalmente diversa dalla bellezza à la Winckelmann, poiché, se così non fosse, fino alla fine del mondo ogni onesto contadino tedesco si vedrà superato a questo proposito da un qualsiasi ladruncolo napoletano».) 5 Tesi sostenuta da Johann August Unzer (1727-1799), medico e psicologo, nella rivista Der Arzt. Eine medicinische Wochenschrift (voll. 12, Hamburg 1759-1764), spesso citata nei Sudelbücher. Ma già Aristotele e, sulla scia di Aristotele, Cicerone e Seneca avevano affermato qualcosa di analogo: vedi la celebre massima senechiana «Nullum magnum ingenium sine mixtura dementiae fuit»,«Non c’è nessun grande ingegno in cui non ci sia un pizzico di follia» (De tranquillitate animi, 17,10). 6 leggi: Kästner. Abraham Gotthelf Kästner (1719-1800), matematico maestro di Lichtenberg. 7 «Muoia!» (lat.) Formula goliardica d’imprecazione contro i borghesi. 8 Slogan per istigare la marmaglia a metter fuori uso le lanterne dell'illuminazione pubblica. 9 Cosa significhi «Limoni!» non è chiaro: forse allude ai borghesi da spremere come limoni. 10 Grido tradizionale degli arrotini («Arrotare!»), ripreso da studenti e ragazzi di strada. 11 Johann Ludwig Wacker, oste della «Krone von England», il locale più rinomato di Göttingen. 12 Una specie di redingote.

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13 Importante punto di ritrovo a Göttingen. 14 Modello di una nave da guerra inglese che si trovava allora nella Biblioteca universitaria di Göttingen. 15 Gerlach Adolf von Münchhausen, primo amministratore dell’Università Georgia Augusta di Göttingen, fondata nel 1734 da Giorgio II, in unione personale principe elettore di Hannover e re d'Inghilterra. 16 Philipp Daniel Lippert (1702-1785), prima apprendista vetraio, poi maestro di disegno presso la manifattura di porcellane di Mei ßen, infine Soprintendente alle antichità e professore dell’Akademie der Künste di Dresda. Si allude qui alla Dactyliotheca, catalogo della sua collezione di paste vitree. 17 Riferimento all’opera Collection of Etruscan, Greek and Roman Antiquities from the Cabinet of the Honourable William Hamilton, voll. 4, Napoli 1766-1767, che esercitò un notevole influsso sulla corrente neoclassica. 18 Johann Wilhelm Ludwig Gleim (1719-1803), poeta, visitò Lichtenberg a Göttingen nel 1771. 19 Si veda Orazio, Epist., I, 15, 19: «Cerco un vino leggero e generoso / che allontani gli affanni, che diffonda / molte lusinghe per le vene all’animo» (trad. E. Cetrangolo, Firenze 1968). 20 In questo amaro autoritratto, l’Autore allude alla cifosi che lo affliggeva. 21 L'originale ha: «wenn der Vorbeigehende nichts als den melancholischen Kopfhenker sieht, so tut er sich oft das stille Bekenntnis usw» Il testo si è prestato a ripetuti, grossolani fraintendimenti: ad es. Nello Sàito, op.cit., traduce: «e quando chi passa non vede altro che quella testa malinconica confessa silenziosamente a se stesso che quello lì deve essersi dato di nuovo alla pazza gioia.» In realtà, «er» si riferisce all’essere in apparenza avvilito e malinconico – e cioè Lichtenberg stesso – che, stando al suo posto di osservazione (e di auto-osservazione) alla finestra, va ripensando a qualche recente sregolatezza. 22 Verso iniziale del I canto delIa Messiade di Klopstock, alla cui ispirazione pietistica Lichtenberg contrappone la lirica bellezza del Salmo 90 attribuito a Mosè.

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23 Luogo lacunoso. W. Promies propone d'integrare con schlecht («cattive, scadenti»), seguendo il suggerimento di H.Gravenkamp in Photorin III, 1980, p.45. Altri (Martens) preferiscono adrett («spregiudicate»). 24 Si tratta con ogni probabilità non di una lettera fittizia, ma della minuta d’una lettera autentica al compagno di studi, lo svedese Jens Matthias Ljungberg (1748-1812). Lichtenberg ne fa un ritratto vivissimo in TB 12. Dietro la depistante iniziale S. si cela Lichtenberg stesso. 25 Friedrich Justus Riedel, di cui Lichtenberg cita più volte la Theorie der schönen Künste und Wissenschaften, edita a Jena nel 1767. 26 Combinazione cromatica cara a Wieland: vedi Aurora und Cephalus (1764), Werke, 11, 56. 27 «Delirato verso la fine dell’anno 1769 quando la linfa cominciava a salire negli alberi. Molto nonsenso, ma nell‘ebbrezza appariva razionale.» [N.d.A.] 28 Noto corale di Paul Fleming (1609-1640). 29 Canto non identificato. 30 «Quando incontri una tenera creatura»: canto inglese non identificato. 31 Si è cercato di riprodurre il gioco di parole Ent-geisterung /Begeisterung: cfr. Wieland, Agathon, 2, 153 (Deutsches Wörterbuch, s.v. Entgeisterung). 32 Antony van Leeuwenhoek (1632-1723), naturalista olandese cui va il merito di aver scoperto grazie al microscopio i globuli del sangue e gli spermatozoi. 33 Nel Rococò, piccole calcografie usate come decorazione all’inizio e alla fine d’un libro. 34 Riferimento a Sallustio, Bell.Cat. XV: citus modo, modo tardus incessus («il suo passo era ora veloce ora lento»). 35 Allude a Jonas Kunkel (1717-1768), antiquario librario, grande amico di Lichtenberg che lo ricorda, oltre che nei Sudelbücher, anche nella poesia Schreiben an einen Freund. 36 «di prestigio» (ingl.) 37 Allusione alla fiera del libro di Lipsia. 38 Cfr. B 77.

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39 Con un tipico aprosdoketon lichtenberghiano, vetturale e destino vengono associati: un’idea analoga è espressa in B 75: «dove mi trae la carrozza e il destino» («wohin mich mein Schicksal und mein Wagen führt»). 40 Cfr. B 125. 41 Christian August Crusius (1712-1755), docente di filosofia e teologia a Lipsia. 42 Pseudonimo di Christian Friedrich Henrici (1700-1764), poeta satirico tedesco. 43 Pseudonimo di Christian Friedrich Hunold (1680-1721), autore di romanzi satirici e di poesie galanti. 44 In italiano nel testo originale. 45 «per eccellenza» (gr.) 46 Scienza del bere, teorizzata da Lichtenberg. 47 È quello che Lichtenberg chiama «Testament eines Studiosi», ovvero «Testamento di uno studente». 48 Cfr. B 112. 49 Probabile abbreviazione del nome del compagno di studi Ljungberg (si veda B 82). 50 Lichtenberg riporta l’aneddoto in modo inesatto: in realtà la spalla nuda è quella di Critobulo stesso, non della sorella (cfr. Xen.Symp., 4,28) 51 Nicolas Louis de Lacaille (1713-1762), astronomo francese, autore del catalogo «Coelum australe stelliferum». 52 «contro un mare di guai»: citazione dal celeberrimo monologo di Amleto (Hamlet, atto III, scena I, v.59). Cfr. RT 8 (su David Garrick). 53 Probabile allusione a Lorchen e Justine, le due donne amate da Lichtenberg quand’era ancora un giovane studente. Della prima conosciamo solo l’appellativo affettuoso Lorchen, la seconda è stata invece identificata con Maria Justina Schulzen (1745-1802), come Lorchen cameriera a Göttingen. 54 «E Omero è superiore anche in questo a tutti gli altri poeti, ai quali ha insegnato come si debbono dire menzogne» (trad. M. Valgimigli, Poeti e filosofi di Grecia, vol.I, p.676, Sansoni Firenze 1964).

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55 La fonte di questo pensiero va ravvisata secondo me in Orazio, Carm. 1, 18, v.10 seg.:«cum fas atque nefas exiguo fine libidinum / discernunt avidi » («quando, assetati di piaceri, dividono con esile confine il bene e il male»). Lichtenberg era un buon lettore dei classici. [N.d.T.] 56 Cfr.Shakespeare, Hamlet, atto III, scena I, vv.64-68: «Dormire, forse sognare, sì, lì è l’intoppo; perché in quel sonno della morte quali sogni possan venire...deve farci riflettere.» (trad. R. Piccoli, Firenze 1964). 57 Si ha qui un’eco del lamento della ninfa Giuturna in Virgilio, Aen, XII, 879-880: «quo vitam dedit aeternam? cur mortis adempta est / condicio?» («Perché darmi eterna la vita? Perché della morte levarmi / il dono?» trad.R. Calzecchi Onesti, Torino 1970). 58 «capriccio» (ingl.) 59 Termine aristotelico usato in riferimento alla filosofia di Anassagora con il significato di «particelle similari». Uno dei motti ricorrenti di Lichtenberg è «Tutto è in tutto». 60 Protagonista della Geschichte des Agathon di Christoph Martin Wieland (1766), uno dei livres de chevet di Lichtenberg che lo cita ripetutamente nei Sudelbücher. 61 Frecciata polemica contro la poesia cimiteriale protoromantica. Pensieri notturni era il titolo abbreviato dell’elegia di Edwuard Young (1683-1765) The Complaint; or Night Thoughts on Life, Death and Immortality. 62 G.Büchmann nei suoi Geflügelte Worte, Berlin 1998, 41. Aufl., p.109, riporta l'espressione «Die Zeiten sind vorbei» attribuendone la paternità a Goethe, Götz von Berlichingen, I Akt – Jaxthausen. In realtà, il detto collegato al mito-topos degli aurea Saturni tempora era notissimo fin dall'antichità. L'appunto lichtenberghiano è del 1771, lo stesso anno della prima stesura del Götz. 63 Allusione all’amico fraterno Jonas Kunkel: vedi B 125.

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QUADERNO C : ANNI 1772-1773 Una delle sorelle ha preso il velo, l’altra…ha dato di piglio alla braghetta. (5) Certe sensazioni, per quanto delicate e platoniche, non sono alla portata dei castrati. (15) Una sbornia presa prima ancora che ne sia stata smaltita un’altra si può definire una superfetazione. (19) In me il cuore è più vicino alla testa di almeno un piede rispetto alle altre persone: ecco perché sono così ragionevole! Le mie decisioni possono esser ratificate ancora a caldo. (20) Una moneta da tre soldi è sempre meglio di una lacrima! (22) Voi che sapete parlare con tanto sentimento dell‘anima delle vostre ragazze, la vostra gioia è un po’ anche mia. Non crediate però di fare una cosa sublime e non consideratevi superiori alla gente comune, che non ha tutti i torti a dar peso alla sfera fisica. Che idea potrà mai avere di un sentimento così bello un giovane che legge solo articoli di critica? Il bracciante sbircia lo spacco di una sottoveste e vi cerca quel cielo che l’altro cerca dentro gli occhi. Chi ha ragione dei due? Non sto a soppesare gli argomenti a favore dell’uno e dell’altro, e preferisco non pronunciarmi sulla questione, ma consiglio cordialmente a tutti voi, studentelli romantici, di seguire l’esempio del contadino, se non volete collezionare solo seccanti perdite di tempo. (23)

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Le clessidre ci ricordano non solo il polverizzarsi del tempo, ma anche la polvere nella quale un giorno ci dissolveremo. (27) Il dolore passato è gradevole al ricordo, come pure il piacere passato, e ancora il piacere futuro e quello presente: a tormentarci dunque sono solo il dolore futuro e quello presente. Una preponderanza notevole, questa, da parte del piacere sulla terra, accresciuta dal fatto che noi cerchiamo costantemente di procacciarci il piacere, e in molti casi possiamo prevedere di ottenerlo con ragionevole certezza; il dolore futuro si può invece prevedere assai più raramente. (31) Una cosa che si muovesse con la velocità del fulmine o della luce da un’estremità all’altra di un granello di sabbia, ci darebbe l’impressione d’essere ferma. (32) Le religiose non hanno fatto soltanto un rigido voto di castità, ma hanno anche…robuste inferriate davanti alle loro finestre. (Una voce:) «Oh, al voto potremmo passare sopra, ma solo a una condizione: passando attraverso le sbarre!» (37) È capace di crogiolarsi tutto il giorno in un’accesa fantasticheria. (38) Le ragazze vi ascolteranno volentieri finché strimpellate sui liuti le vostre romanticherie, ma, quando tocca a loro fare la propria parte e metter pace tra l’anima e il corpo, al convegno d’amore gli invitati non siete voi! (51) I geni inglesi sono all’avanguardia della moda, i tedeschi ‘alla retroguardia’. (53) Non voglio farti ombra, cara la mia bestiola! (era un ragno) Il sole appartiene a te quanto a me. (57)

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Auguri di Capodanno per il signor D. 1 1) Tedesco, inesauribile, genuino, come il tuo cuore, sia anche il tuo vino. Una fanciulla ti porga la mano bella come il tuo ingegno, ricca quanto sei urbano. 2) Di gennaio devi guerreggiare, di febbraio devi trionfare, e in dicembre…un bimbo tuo cullare. 3) T’auguro di conoscer questo cuore qual sia del mio desio per te l’ardore! 4) Reclami un uomo e un gruzzolo discreto? Bella, per questo rivolgiti al cielo, e per quello...rivolgiti a me solo! 5) Il cielo t’ha elargito ogni suo dono: beltà, spirito, ma ti manca l’uomo. Oh, se quest’anno volesse rimediare e a me in tal senso ogni potere dare! 6) Di esaudire il tuo volere espresso come mortale, non ho alcun potere. Ma i desideri taciti, segreti, come mortale, io appagar vorrei. 7) Perché cantare sempre vino e donne? Su, imprendi oggi una vita novella: esci con l’anno nuovo dalla cella e tienti d’ora in avanti alla fonte! 8)

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Donna, bimbi e parrucca son già qua. Mancan le corna, e tu sarai quest’anno... un perfetto papà! 9) Una bambola t’auguro, ma non come sorella, non grande, non piccina, non magra o paffutella. La vestirà il divino vellutino di Eva: panciotto e pantalone da una sola pezza. 10) Augurio formulato dal signor...alla consorte. Sul Suo modello t’ha creata – è vero – il Signore del giorno e della notte. Sii giusta, dammi di giorno il governo, che di notte io cedo a te lo scettro. 11) Alla signorina… Di corona e ghirlanda se solo il ciel ti degni, al restante rinuncia volentieri. Lo scettro aggiungo alla corona allato ed il bastone del maresciallato. 12) Nel tuo contegno, il mondo. Nella tua borsa, il soldo. Sotto il cappello, ingegno. Dentro il tuo sangue, fuoco. Non è l’augurio degno? 13) Pace, quiete ed unione, come l’uomo comune, ma tra spirito e carne, s’intende, auguro a te quest’oggi, bimba cara, e sono in umiltà disposto, casomai, a fare da paciere. Ce n’è ancora di tempo, salvo parer migliore, per il riposo eterno... (63)

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«Tu che irrighi i monti dall’alto» si legge nel salmo 104 2. Usare a proposito dell’origine dei fiumi. (65) È già sulla quarantina, e continua a indossare abiti dalle fodere rosse e dai colori chiari. Dunque non entrerà mai nel lessico dei personaggi storici, né come genio né come briccone. (66) Il diritto atavico del più forte non è stato neanche lontanamente quella cosa terribile che ne vuol fare qualche cervello sfaccendato, sempre pronto a conformarsi senz’alcuna verifica alle credenze e agli scritti dei suoi predecessori. I nostri avi erano vincolati in questo da leggi il cui rispetto era garantito dalla tregua delle lotte civili (qualcosa come le 'confederazioni' in Polonia). Secondo loro, la guerra era un giudizio di Dio, cioè la decisione suprema tra fazioni che non erano disposte a sottomettersi ad alcun giudizio. «Urlog 3» era la decisione delle armi, così come «Urteil 4» era la decisione del giudice. E pareva loro assai più ragionevole, più giusto e più cristiano che singoli cavalieri affrontassero un giudizio di Dio a lancia e spada, piuttosto che centomila uomini pregassero il loro Creatore di emettere un verdetto favorevole a chi avesse ammazzato il maggior numero di uomini della parte avversa. Vide l’eccellente dissertazione su questo tema negli Osnabrückische Intelligenz-Blätter 5, 1770, articoli nr.15 e 17. (76) Per una persona intelligente, ve ne sono cento spiritose: è una massima vera con cui si tranquillizza più d’un imbecille senza spirito, che dovrebbe invece considerare – se questo non è pretender troppo da un imbecille – come, per una persona spiritosa, ve ne siano cento sprovviste sia di spirito che d’intelligenza. (100) Eisenhart 6, nei suoi significativi Processi, tomo 1, narra un caso singolare. In una regione sull‘Elba corre voce che a volte in momenti particolari, specie all’inizio di una guerra,

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apparissero gli spiriti di cavalieri svedesi in abiti rossi e blu. Sono in molti a pretendere di averli visti, e l’uomo del popolo in genere ci crede. Due contadini imparentati tra loro e buoni amici da sempre, si recano d’inverno nei loro campi situati in quel territorio per liberare i fossi dal ghiaccio. S’attardano alquanto e si siedono sotto un albero per riposarsi. Uno estrae una fiasca contenente acquavite e insieme attaccano a bere di santa ragione. Tutt'a un tratto la loro fantasia surriscaldata si crea le immagini dei cavalieri svedesi. Uno dei due una volta aveva sentito dire che, per mettere in fuga gli spettri, non si deve far altro che affrontarli con grande coraggio. Subito afferrano i loro bastoni e menan colpi in quella direzione, ma nell’oscurità e in preda all’ebbrezza si battono tra loro. L’uno è anche convinto di aver preso come bottino un cappello, e, non riuscendo sul momento a trovare l’amico, corre con questo ‘trofeo’ alla casa di quest’ultimo, sicuro che egli vi sia già arrivato. Ma, come entra, trova la moglie e i figli in attesa angosciosa del padre. Alla luce riconoscono subito il cappello come suo. Presentendo il peggio, i familiari si recano in tutta fretta sino all’albero e rinvengono il padre morto. Ad ammazzarlo era stato l’altro, vedendo in lui con la fantasia un cavaliere svedese. (122) Nell‘anno 1711 a Lione accadde una sciagura. Il giorno della festa di San Dionigi, una gran folla si era recata ad una fiera di paese passando per lo stretto ponte sul Rodano. Un perfido maresciallo di nome Belair fece battere la ritirata per la chiusura della porta d’accesso alla città un’ora prima del solito. La porta si trova al centro del ponte. Quando la gente ancora per strada sentì il rullo dei tamburi, affrettò il passo per non esser costretta a pernottare fuori dalla città e si accalcò sul ponte; alcuni furono lasciati passare dal maresciallo dietro pagamento di un compenso, altri furono derubati da lui e dai suoi complici. Il pigia pigia si fece così tumultuoso che vi persero la vita duecento persone, senza contare quanti morirono di ferite alcuni giorni dopo. Belair

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venne arrotato tra le più atroci maledizioni del popolo, cui questa pena appariva ancora troppo mite. Pitaval 7, Causes célèbres, tomo V. A Göttingen, dove d’estate a mezzogiorno l’armento viene fatto rientrare in città, accadde un fatto analogo nel 1765, solo che stavolta si trattava di vacche. Queste, data la grande calura di quell‘anno, avevano sempre l’abitudine, appena giunte in vicinanza della porta della città, di mettersi a correre, impazienti com’erano di trovarsi nel fresco passaggio sotto la porta che attraversa il bastione. Quel triste giorno, quando le vacche arrivarono di corsa, disgraziatamente si trovava sotto la porta un bracciante agricolo con un carro. I cavalli attaccati al carro cominciarono a tirar calci contro l’armento che si stava accalcando a lato e ne gettarono a terra alcuni capi; su questi si abbatterono quelli che li seguivano da presso, e così via, sicché in pochi minuti tutto il passaggio era pieno da cima a fondo di vacche morte. Esse furono poi rimosse dall’aiutante del boia e allineate giù per la strada, dove si accertò che il loro numero ammontava a più di settanta, senza contare quelle che morirono in seguito nelle stalle. Le ho viste con i miei occhi distese a terra. (135) Pitaval, tomo VIII. Due nobili facoltosi senza figli, che avevano entrambi delle belle mogli, facevano spesso un viaggio fino ai bagni di Bourbon, decantati per il beneficio che recavano alla fecondità femminile. Una volta, dato che la locanda dove volevano alloggiare era molto affollata, furono costretti a sistemarsi in quattro in un camerone dove si trovavano due letti. Si accordarono sul letto che ciascuno di loro avrebbe occupato, ma non prestarono molta attenzione mentre questo avveniva. La sera, i due mariti proposero alle mogli una passeggiata; queste però si scusarono dicendo di essere molto stanche del viaggio, e andarono a dormire. Gli uomini, attardatisi per strada, s’introdussero in camera evitando di svegliare i servitori, si spogliarono e inavvertitamente si coricarono nel letto

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sbagliato. Durante la notte, da ambo le parti non si dimenticò la condizione di genitori senza prole e ci si preoccupò di come ovviarvi. Tutto procedette senza proferir verbo, per paura di esser sentiti da quelli dell’altro letto. La mattina, quando a giorno fatto si alzarono le cortine, fu scoperto l’equivoco. Cosa avrei dato per vedere le loro facce! Ognuno dei mariti era convinto che l’altro non avesse colpa, cosciente com’era della propria. «Ah!» fece una delle due mogli «Rimpiangerò in eterno il mio onore perduto!» «Ah! io pure!» fece eco l’altra. Ora sapevano cosa restava da fare. Entrambi i mariti si astennero da ogni rapporto con le loro donne, finché non videro che cosa avesse fruttato lo scambio di persona: tutte e due le donne rimasero incinte e partorirono. La sentenza del giudice fu che ogni padre si prendesse il proprio figlio. NB! In questo racconto ho attribuito l’equivoco ai mariti, ma a incorrervi sono state in realtà le mogli. Quando la mattina uno dei mariti rimproverò la sua di sbadataggine, quella replicò: «I fastidi più grossi li avrò io, non voi! Non mi darò pace per l’accaduto finché vivrò!» La cosa è finita effettivamente così: è logico. (136) L’esame degli eventi è un ricco campo d’indagine per una mente ragionatrice, ma val sempre la pena di fare indagini? Merita quel poco d’oro racchiuso nel campione di roccia che si proceda alla sua laboriosa estrazione? Datti alla matematica: lì non hai da temere che per errore un pericoloso indifferentismo paralizzi le tue decisioni! (143) Il primo processo che figura nell'opera di Pitaval si può considerare un tipico esempio di come certe persone vengano a volte confuse l'una con l'altra per via della grande somiglianza. Un certo Martin de Guerre lascia la moglie. Fa la conoscenza di tale Arnault du Tilh, a lui somigliante al punto che molti lo prendono per il de Guerre. Questo du Tilh apprende da Martin de Guerre ogni genere di cose, perfino i

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suoi più gelosi segreti d’alcova; quindi si reca nel paese di quest’ultimo, viene riconosciuto dalla moglie del de Guerre come suo marito e dalla sorella come suo fratello. Molti però – e dopo tre anni di convivenza la stessa moglie – deposero contro di lui, ma, poiché tanti erano anche dalla sua parte ed egli aveva preso le sue precauzioni per far fronte ad ogni evenienza, non si riuscì a convincerlo di reato se non quando il vero Martin de Guerre fece ritorno. Du Tilh venne impiccato. (149) Questo per l’uomo è altrettanto naturale pensare…o il fare a palle di neve. (157)

quanto il

Dedica del trattato sulla pinica 8 A tutti i serenissimi, illustrissimi, onorevolissimi, reverendissimi, riveritissimi, nobilissimi, venerabilissimi, distintissimi, rispettabilissimi nasi color peperone. (159) Ai tempi di Carlo V, a Trapani in Sicilia c’era una società che si chiamava di Santo Paolo. 9 Questa giudicava certe persone in segreto e, quando qualcuna di esse veniva condannata, uno degli affiliati doveva eliminarla di nascosto senza fare obiezioni. Riedesel, Viaggio in Sicilia e in Magna Grecia, p.2l 10 (161) <La ragazza aveva un paio di mani peccaminosamente belle. 11 pm 12> (162) Una volta, ad Hannover, il mio alloggio aveva la finestra che dava su di un vicolo di collegamento tra due strade principali. Era divertente vedere come cambiasse la faccia della gente quando capitava nel vicolo dov‘era convinta di dare meno nell'occhio: chi orinava, chi si sistemava le calze, chi rideva in modo furtivo, chi scuoteva la testa. Le ragazze pensavano con un sorriso alla notte passata e si

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accomodavano i nastri per far conquiste alla prossima strada. (166) A Lodève in Guascogna i monaci hanno santificato un sorcio che s’era mangiato una particola. 13 (169) Come la paura ha creato gli dèi, così un istinto di sicurezza insito in noi crea i fantasmi. Chi non è pauroso, superstizioso o fuor di cervello non vede gli spiriti. L’istinto di sicurezza che in un bosco oppure di notte mi ammonisce: «Attento a eventuali agguati!» basterebbe da solo a produrre i fantasmi, senza bisogno dell’intervento di visionari che li vedano per davvero. Per spiegare l’origine degli spettri nella natura umana, si possono inoltre segnalare le esperienze da me personalmente fatte: molte volte al mio risveglio ho l’impressione che qualcuno lasci in fretta la mia camera, o mi sembra di sentire il fremito metallico di un forcone appena piantato per terra e di vedere grossi ragni correre davanti a me … (180) Ad Atene il buon senso lasciava a desiderare assai più che a Sparta; delle due città la prima era volubile all’estremo: giustiziò i suoi generali, e dopo se ne pentì; fece morire di veleno Socrate, poi ne punì i nemici e gli eresse colonne onorarie. (182) L’astronomia, direi che è la scienza in cui il minor numero di scoperte si deve al caso, quella in cui l’intelletto umano appare in tutta la sua grandezza e l’uomo può conoscere meglio quanto sia piccolo. Vaezupahe. 14 (183) C’è qualcosa che mangia la mia carne e beve il mio sangue. (184) In un trattato sui fantasmi potrebbero rientrare ottimamente l’inclinazione umana per il prodigioso, l‘autoinganno che ne deriva e lo sforzo di presentare una

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cosa nel modo più favorevole con essa compatibile. Uno, ad esempio, ha notato qualcosa. Appena lo giudica degno di esser raccontato, si può star certi che non mancherà quanto meno di dar a intendere alla gente che si tratta di un fatto fuori dell’ordinario. Il conoscitore della natura umana sa come sia difficile raccontare le proprie esperienze senza interpolare tale racconto con giudizi soggettivi. (192) Ho riflettuto molto spesso su cosa sia ciò che distingue il grande genio dalla comune umanità. Ecco alcune osservazioni da me fatte. Un cervello normale concorda sempre con la moda e l’opinione dominante; lo stato in cui si trova ogni cosa, lo ritiene l’unico possibile e si comporta in tutto passivamente. Non lo sfiora neppure l’idea che ogni cosa, dalla forma dei mobili sino all’ipotesi più acuta, è decisa nel Gran Consiglio dell’umanità di cui fa parte anche lui. Porta scarpe dalle suole sottili, malgrado i sassi aguzzi gli piaghino i piedi; a seconda della moda, si fa spostare le fibbie verso la punta delle scarpe, col rischio di perderle per strada. Non pensa che la foggia della scarpa dipende da lui quanto da quel matto che per primo ha voluto portare suole sottili su un lastrico dissestato. Il vero genio si pone sempre la domanda: «Non potrebbe esser falso anche questo?» Egli non dà mai il suo assenso senza riflettere. Ho conosciuto un uomo di grande talento che, nelle sue idee come nell’arredamento della sua casa, si distingueva per un ordine e una praticità particolari: non voleva in casa sua nulla di cui non vedesse chiaramente l’utilità; era escluso che si procurasse qualcosa solo perché l’avevano anche gli altri. Pensava: «Hanno deciso così in mia assenza. Se ci fossi stato io, forse avrebbero preso un’altra decisione!». Dobbiamo ringraziare uomini come questi, capaci almeno di scuotere la testa quando si vuol loro imporre qualche cosa per la quale il nostro mondo è ancora troppo giovane. Non siamo ancora in condizione di cinesizzarci. Se le nazioni stessero ciascuna per conto suo, sarebbero forse arrivate

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tutte, sia pur con diversi gradi di perfezione, a una stasi come quella cinese. (194) Se sulla Luna ci sono telescopi come da noi, di sicuro avranno visto bruciare Troia, Roma e Londra; anzi un Mayer 15 sulla Luna avrebbe notato forse che quel punto che quaggiù ha nome Londra s’ingrossa a vista d’occhio di anno in anno. Così pure avranno avuto la possibilità di osservare le inondazioni di Callao e la palla di fuoco che nel 1753 illuminò a giorno tutta una zona da Breslavia a Braunschweig ... (203) La conversione dei malfattori davanti al boia può essere paragonata ad una specie d’ingrasso: prima li si ingrassa nello spirito, poi si taglia loro la testa perché non corrano il rischio di dimagrire ancora. (206) L’uomo non fa nessuna rinuncia senza aspettarsi qualcosa in cambio: di qui quel suo cumulare ricompense in cielo, il flagellarsi e simili cose. La filosofia dell’uomo comune è madre della nostra; dalla superstizione è potuta nascere la religione, così come dalla conoscenza dei rimedi familiari è nata la medicina. A volte uno fa qualcosa senza aspettarsi un premio; se poi lo riceve lo stesso, pur non ricordando alcun merito recente, cos’è più naturale per lui che stabilire una connessione tra quel merito e questo premio? E poteva esserci qualcosa di più importante per il fondatore d’una religione o di più utile alla società? Così fu che l’uomo divenne disinteressato per interesse e si vide attribuire come compenso quello che la fortuna gli avrebbe comunque concesso, con la conseguenza di sentirsi ancor più in obbligo verso la religione. (219) I cattolici non tengon conto che anche la fede muta, di pari passo col mutare dei tempi e delle conoscenze umane. Progredire in un punto e star fermo in un altro, per l’uomo,

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non è possibile. Perfino la verità, per esser bene accetta, ha bisogno d’una veste diversa in epoche diverse. (223) Cadaveri. Pulire loro le scarpe prima di buttarli via. (230) Chi si è dedicato in modo attento e riflessivo a una campo ristretto di conoscenze, è senz’altro in grado di giudicare bene, su questioni che impegnino non già il gusto ma l’intelligenza, anche al di fuori di tale campo, purché però i fatti gli vengano presentati a dovere. Chi invece sa tante cose, non è a casa sua da nessuna parte. Se oggigiorno una gran varietà di cognizioni non si potesse attingere tanto facilmente dai libri con un puro sforzo mnemonico, spenderei più volentieri una parola a favore di tale varietà, ma, stando così le cose, proprio per questo motivo preferisco una conoscenza limitata ma chiara. (233) Tobias Mayer 16 ha scritto in fondo a un suo libro: «quaeritur» 17. È meglio sapere poche cose, ma con chiarezza, o saperne molte senza chiarezza? (232) Mi chiedi, amico, cosa sia meglio: avere la coscienza cattiva che ti rimorde, oppure penzolare tranquillamente da una forca? (247) Non c’è differenza tra giustizia e angheria? (249) Parlava spesso con molta libertà dove tutti assumevano un’aria compunta, e viceversa predicava la virtù in posti dove non c’era nessun altro a farlo. 18 (266) Con quanta facilità l’egoismo, senza che ce ne rendiamo conto, sia la molla di tante azioni che a noi paiono disinteressate, lo vediamo dal fatto che tanta gente ama il denaro di per sé, malgrado non ne faccia mai uso. (267)

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Newton è riuscito a scomporre i colori. Chi sarà lo psicologo che ci svelerà gli elementi costitutivi dei veri moventi delle nostre azioni? La maggior parte delle cose, quando diventa per noi percettibile e ne prendiamo coscienza, è già troppo grande: che io esamini al microscopio il germe della ghianda, o che osservi a occhio nudo l’albero pluricentenario, sono ugualmente lontano dalla loro origine. Il microscopio serve solo a confonderci ancora di più. Fin dove ci è dato arrivare con i nostri cannocchiali, vediamo dei Soli intorno a cui, con ogni probabilità, ruotano dei pianeti; sulla Terra si verifica qualcosa di analogo, come dimostra l’ago magnetico. E se ciò s’estendesse ancora più in là? se nel più minuscolo granellino di sabbia ruotassero pulviscoli intorno ad altri pulviscoli che ci sembrano immobili come stelle fisse? Forse, c’è un Essere al quale l’universo a noi visibile appare come un ammasso di rena infuocata. La Via Lattea potrebbe essere una parte organica 19; se così fosse, in che misura si spiegherebbe la vita vegetale che ne scaturisce? Per una sola retta vi sono infinite linee curve: quando dunque un corpo si muove, si hanno infinite probabilità che la sua orbita sia curva, e per ogni curvatura si può fissare un centro. Dato che nel cosmo il moto circolare è quello che dura più a lungo, come vediamo nei pianeti, sia nei loro moti intorno al proprio asse sia in quelli intorno al Sole e ai pianeti maggiori, ogni moto nel cosmo potrebbe aver origine da questo. Solo la luce sembra farvi eccezione, ma, avendo essa probabilmente un peso, descrive una traiettoria circolare … Eccoci qui su un granello di sabbia. Per noi la Terra è la cosa più speciale, così come la nostra anima è la sostanza più speciale, per la semplice ragione che sulla prima abitiamo, e la seconda siamo noi! Se, per un attimo, potessimo essere qualcosa di diverso! Che ne sarebbe del nostro intelletto, se la realtà degli oggetti fosse quella che noi attribuiamo loro? (303)

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È stato già Holberg 20 a dire (Lettere, tomo 5, lettera I): «È il corpo, non la volontà ciò che fa di me un nonconformista». (311) Per una prefazione: dialogo tra un lettore e l’autore Cliente: «Che cos’avete di buono, signor oste?» Oste: Cliente:

«Solo quello che vedete qui, nella lista vivande che avevate tra le mani poco fa.»

delle

«È tutto?»

Oste:

«È tutto, signore!

Cliente:

«Ma, santi numi, ditemi, non potevate preparare qualcosa di meglio?»

Oste:

«Cosa intendete per “meglio”, signore? Non è buono questo?»

Cliente:

«No, intendo qualcosa di più sostanzioso: cavoli acidi e lardo, o cose del genere.»

Oste:

«Non ne ho. Se avessi saputo che mi avreste fatto quest’onore e che vi piacevano tanto lardo e cavoli acidi, me ne sarei rifornito. Ma qui viene tanta di quella gente! Chi vuole una cosa, chi un’altra, e così un povero oste non sa che provviste fare. Questa pietanza ieri è stata molto richiesta.»

Cliente:

«Com’è possibile che non abbiate cavoli acidi?! Se non avete niente di meglio, date qua!»

Oste:

«Spero che sarete contento. È solo un piatto alla buona, ma io so prepararlo in un modo speciale: ci butto dentro tutto ciò che fa al caso di uno stomaco affamato. Favorite!» 21 (317)

Una regola fondamentale per gli scrittori, specie per quelli che intendono esprimere il proprio sentire, è non illudersi che il farlo implichi il possesso da parte loro di uno specifico talento naturale. Ci sono tante altre persone

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dotate di capacità pari alle tue. Solo, non ne fanno un affare, perché trovano stupido render di pubblico dominio cose personali. (324) Dalla sua espressione si capiva che era in preda ai fumi della boria, com’è tipico di chi guarda il prossimo dall’alto in basso. (339) Loro compiono le imprese, noi ne traduciamo in tedesco il racconto. (343) Anche i grandi uomini sbagliano, e alcuni di loro con tanta frequenza che si è quasi tentati di non crederli uomini grandi. (345) Se dovessi scegliere un’occupazione che già prima di me è stata scelta da migliaia di persone, non vorrei certo fare il compilatore di compendi. 22 (346) Una volta un tale voleva far perdere alle mosche della sua camera il gusto del dolce. Questo gli costò più di mezza libbra di zucchero, e c’era sempre qualche nuova arrivata che non lo schifava. (347) Prendere lo spunto da pensieri come questo: «Uomo, pensa sempre al mucchio di terra su cui ti è assegnato il tuo posto. Verme, pensa sempre alla foglia dove passi la vita!» Abbt, Sul merito 23. (356) Se sulla terra s’incominciasse a fare solo ciò che è strettamente necessario, milioni di esseri morirebbero di fame. (370)

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1 D. sta per Dieterich, Johann Christian (1722-1800), amico intimo di Lichtenberg, fondatore di una delle più importanti case editrici di Göttingen. 2 Sal 104,13: «Du feuchtest die Berge von oben her» (trad.Luther). 3 «guerra» (vocabolo dell’antico tedesco scomparso nel XVI sec.) 4 «giudizio» (donde il nostro «ordàlia») 5 Rivista edita a Osnabrück da Justus Möser, spirito illuminato che Lichtenberg ebbe modo di conoscere personalmente durante il suo soggiorno a Osnabrück (settembre 1772/febbraio 1773). Lichtenberg collezionò e lesse le annate della rivista apparse a partire dal 1776, anno della fondazione, e ne fece numerosi estratti. 6 Johann Friedrich Eisenhart (1720-1783), docente di giurisprudenza, autore di numerosi scritti giuridici divulgativi, fra cui le Erzählungen von besonderen Rechtshändeln, citate da Lichtenberg. 7 François Gayot de Pitaval (1673-1743), giurista francese. 8 Cfr. B 236. 9 Si chiamava in realtà Società dei Beati Paoli e non aveva le caratteristiche dell’attuale mafia. Sopperiva a modo suo alle disfunzioni croniche della Giustizia. È la tesi di L. Natoli, I Beati Paoli. Grande romanzo storico siciliano, Palermo 1977. 10 Pietra miliare nella Reiseliteratur, fu edita a Zurigo nel 1771 con dedica all’amico Winckelmann scomparso nel 1768. Goethe la portò con sé nel suo viaggio in Italia. 11 Immagine suggerita probabilmente – secondo W. Promies, Kommentar zu den Sudelbüchern, ad loc. – a un passo di Johann Hermann Freiherr von Riedesel, op. cit., dove si parla della bellezza conturbante delle donne maltesi. 12 pm (scritto anche in caratteri greci) è una sigla che con molta verosimiglianza sta per: propria manu, secondo altri per: pellucidus mons (latinizzazione del nome Lichtenberg). È usata per contraddistinguere tutto ciò che è frutto di intuizione originale dell'Autore.

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13 La fonte è Ludwig von Holberg (1684-1754), commediografo danese, Vermischte Schriften, t. IV, p. 478. 14 Parola dal significato misterioso: Lichtenberg ha una predilezione per il linguaggio criptico. I Sudelbücher hanno tutta la caratter7istica di una scrittura segreta, di un’autoconfessione cifrata. 15 Tobias Mayer (1723-1762), direttore dell’osservatorio di Göttingen, fondatore della selenografia. 16 Si veda C 203. 17 «Si ricerca» (lat.) 18 Si veda l’antico proverbio italiano: «Predicar la castità in chiasso» 19 Forse l’Autore sta 'riscalando' il sistema di riferimento che osserva mentalmente e immagina che sussista lo stesso tipo d’organizzazione (strutture, rapporti, la stessa fisica) sulle diverse scale. Da una parte, sulla scala più grande attribuisce alla Via Lattea il ruolo della parte organica di quel sistema che è tutto l’universo (e di conseguenza s’interroga sul tipo di vita vegetale che scaturirebbe da tale parte organica), dall’altra immagina anche su scala microscopica moti e interazioni simili a quelli che avvengono su scala planetaria. Il processo mentale dell’Autore è proprio anche dei fisici d’oggi. 20 Si veda la nota a C 169. 21 Chiaro riferimento, nelle parole dell'oste/Autore, alla farragine di materiali diversi che costituiscono i Sudelbücher. 22 Frecciata polemica – tutt’altro che infrequente in Lichtenberg – contro la pseudoscienza dei compilatori di trattati, contrapposti agli scienziati veri. Göttingen è vista come un covo di pedanti che non hanno la più pallida idea dell’unità del sapere: l’equivalente di «portar nottole ad Atene» è per Lichtenberg: «portar compendi a Göttingen» («Das heißt recht Eulen nach Athen oder Compendia nach Göttingen tragen» D 70). 23 Thomas Abbt (1738-1766), filosofo e matematico.

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QUADERNO D : ANNI 1773-1775 Le parole «Vox populi vox Dei» contengono una saggezza maggiore di quanta attualmente non sia racchiusa in quattro parole. (10) Questo non è odio per il vizio: è solo paura della gogna! Ma c’è ancora qualcuno in grado di riconoscere la virtù dalla paura di finire alla berlina? (14) Le nostre debolezze non ci fanno più male quando le conosciamo. (29) Tanti aspetti del nostro corpo non ci apparirebbero così sudici e immorali, se l'idea di nobiltà non fosse diventata per noi un chiodo fisso. (45) Si legge anche per fare la conoscenza di altri scrittori. Chi fin dall’infanzia non avesse conosciuto altro che i capolavori dell’ingegno umano, rimarrebbe esterrefatto, se gli capitasse di leggere qualche nuovo autore. Gli parrebbe di sentire una musica eseguita su un pianoforte scordato, oppure un concerto di padelle, piatti e mortai. (46) C’è una tendenza esagerata a credere che basti possedere un po’ di talento per veder alleviata la propria fatica. Strapàzzati, uomo, se vuoi fare cose grandi! (47) Insegnami a dare forza alle mie decisioni salutari, a volere sul serio quello che voglio, ad essere ben saldo quando le tempeste della sorte o un candido braccio che spunta da sotto una manica rimboccata 1 fanno tremare un equilibrio costruito a prezzo di anni di fatica. Insegnami a parlare al cuore degli uomini, senza che le loro idee falsino

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la mia parola. Concedimi poi l’ingegno di un Orazio, e la tua fama durerà nei millenni. (54) Se io non avessi scritto questo libro, di qui a mille anni, tra le sei e le sette di sera, in qualche città della Germania, si parlerebbe di tutt’altre cose rispetto a quelle di cui si parlerà in realtà. Se io avessi gettato in mare un nocciolo di ciliegia a Vardhöhus 2, la goccia d’acqua che Myn Heer 3 si deterge dal naso al Capo di Buona Speranza non si sarebbe mai venuta a trovare in quel punto preciso. (55) Un orologio che al quarto grida al suo proprietario: “Tu…”, alla mezza: “Tu sei…”, ai tre quarti: “Tu sei un...” e quando suona l’ora: “Tu sei un uomo!” (59) In un pipistrello si potrebbe vedere un topo che ha subìto una metamorfosi di stile ovidiano: rincorso da un altro topo infoiato, ha chiesto e ottenuto dagli dèi un paio d’ali. (65) Che significa «ciarlare»? «Ciarlare» significa parlare con indescrivibile foga delle cose più banali che ognuno o sa già o non ha voglia di sapere, in modo talmente prolisso da non permettere a nessuno di aprir bocca rendendo il tempo interminabile per tutti. La lingua tedesca è assai povera di vocaboli per designare azioni le quali stiano alle restanti azioni dell’uomo ragionevole come le ciarle stanno al discorso sensato e giudizioso. Ci manca, ad esempio, un vocabolo analogo per «calcolare». (80) La commedia, come pure la satira, non migliorano immediatamente i costumi. In altre parole, non si perdono i vizi che esse mettono alla berlina. Quello che possono fare è allargare il nostro campo d’osservazione e aumentare il numero dei punti fermi grazie ai quali ci è dato orientarci con maggior prontezza in tutti i casi della vita. (21)

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Fare un confronto tra ciò che si pensa e ciò che si dice. Possiamo affermare, senza paura di buscarle, che metà della gente le buscherebbe di santa ragione, se dicesse apertamente quello che pensa, eppure l’uomo è ciò che pensa, non ciò che dice. Due che si fanno i complimenti a vicenda si accapiglierebbero, se ciascuno di loro sapesse ciò che l’altro pensa di lui. (89) Sempre una spanna più avanti: buono, ancora meglio; nuovo, ancora più nuovo. Vogliamo sempre qualcosa in più?? (102) Una prefazione si potrebbe definire uno scacciamosche, e una dedica, una borsa delle elemosine. (105) I giornalisti hanno eretto un’edicola di legno detta «tempio della fama», ove tutto il santo giorno non fanno che attaccare e staccare ritratti con un martellamento tale, che uno non riesce a sentire neanche il suono della propria voce. (108) Se vuoi eccellere in qualche genere di scritti, devi spaziare con le tue letture al di là di tali scritti. Anche se non vuoi che i tuoi rami si estendano sopra un vasto campo, è pur sempre salutare per la tua produttività aver espanso le tue radici. Chi legge soltanto Wieland non diventerà mai un Wieland! Credo che Wieland stesso sarebbe pronto a fare da garante della verità di questa tesi. (110) Si può tranquillamente mettere a occhi chiusi il dito su una riga del primo libro a portata di mano e affermare che si potrebbe scriverci sopra un altro libro. Al momento di riaprire gli occhi, raramente si rimarrà delusi. (123) Così buffo come dev’essere per il gambero lo spettacolo dell‘uomo che cammina in avanti. (125)

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Al giorno d’oggi a fare uno scrittore bastano tre battute ad effetto e una bugia. (139) La prima satira fu fatta di sicuro per vendicarsi. Usarla per rendere migliore il prossimo e per combattere i vizi anziché i viziosi, è già un’idea evoluta, addolcita e mitigata. (140) Una tomba è la fortezza più sicura contro la furia del destino. 4 (143) Trasformare gli imbecilli in geni, o il legno di faggio in legno di quercia, è altrettanto difficile quanto trasformare il piombo in oro. (146) L’uomo è forse per metà spirito e per metà materia, come il polipo è per metà pianta e per metà animale. Al confine stanno sempre le creature più strane. (161) Mi ha riservato un po’ della sua bava di moralista , sputando sopra il mio libriccino il suo rituale «Vergogna!». (164) La prefazione 5 potrebbe esordire parlando di pane e d’immortalità, i due poli verso cui gravita lo spirito con il satellite corpo, e il corpo con il satellite spirito. (166) Parole logorate dall’uso. Ne fanno parte termini come: pane imburrato, filosofia, umore. (167) Ha scritto otto volumi. Avrebbe fatto meglio a piantare otto alberi o a procreare otto figlioli! (175) Quando elabori un’idea, abbi sempre fiducia in te stesso e dignitosa fierezza. Ricordati che chi evita i tuoi errori per commetterne altri non è per niente migliore di te! (176)

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Quanto a intuizioni fuori dall'ordinario, era nato davvero di domenica! 6 (177) Se qualcuno al mondo volesse farsi incidere sulla mano una massima morale, ne avrei da proporre una che ho letta in un articolo dello Spectator 7: «The whole man must move together» 8. Le violazioni di tale principio sono innumerevoli, e il danno che ne deriva è grave, spesso irreparabile. Fanno parte dell‘uomo la testa, il cuore, la bocca e le mani: occorre un'arte da maestri perché, superando il vento e le buriane, tutti questi organi arrivino integri al traguardo dove ogni moto cessa. (195) Come lo scrivere sia diventato il metro con cui giudicare il merito e la dignità umana. Fortuna che il cielo non ci ha dato facoltà di modificare il nostro corpo come noi vorremmo e la nostra teoria pretenderebbe: in tal caso chi moltiplicherebbe i propri occhi, chi i genitali e chi gli orecchi. Del nostro corpo possiamo modificare solo la superficie, su cui il cielo ha permesso che ci sbizzarrissimo come più ci piace. Già da questo si può vedere che occhio di riguardo si abbia per noi lassù: delle cose che davvero contano, non ci è dato disporre neanche nella misura d’una capocchia di spillo. (196) «Dio creò l’uomo a propria immagine» va probabilmente inteso come: «L’uomo creò Dio a propria immagine.» (201) Ormai non abbiamo che libri scritti su altri libri, e descrizioni nate da altre descrizioni. (204) Dio mi scampi e liberi dallo scrivere libri su altri libri! (205) I geni aprono nuove strade, e i letterati le spianano e abbelliscono. Sarebbe consigliabile un miglioramento della

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viabilità nel campo delle scienze per poter passare più agevolmente dall’una all’altra. (221) Per i motti arguti vale lo stesso che per la musica: più se ne ascolta e più sensibili si diventa in fatto di sottili sfumature. (223) Voler arguire immediatamente un declino delle scienze dallo stato attuale del sapere, in cui le nozioni utili, le cognizioni profonde e quelle oziose stanno fra loro in un rapporto rispettivamente di 1, 3 e 5, significa esaminare la questione un po’ troppo al microscopio: in genere tale zigzag assume il carattere d’un cammino costante; se conduca al progresso o al declino, è impossibile valutarlo così su due piedi. Cinquant’anni di pedanterie e di futili perditempi offrono alla generazione attuale un ben triste spettacolo! In complesso sono deviazioni impercettibili nel grande moto in avanti della scienza; solo, a guardare da vicino, si ha l’impressione che tale moto subisca un ripiegamento. Quando, abbandonata la nobile semplicità, un popolo si perde dietro ciò che luccica di più, eccolo ritornare alla semplicità attraverso una fase di originalità eccessiva e, di conseguenza, stucchevole. (230) Un’invenzione seminuova con un nome nuovo fiammante. (235) Un sano intellettuale è un uomo per il quale il pensiero non è una malattia. (240) Swift l’avrei voluto come barbiere, Sterne come parrucchiere; avrei invitato Newton a colazione e Hume a prendere una bella tazza di caffè. (249) Si potrebbe elaborare una dietetica per la salute mentale. (251)

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Non ci sarebbe davvero da meravigliarsi se, a una canaglia simile, il Tempo sbattesse in faccia la sua clessidra! (253) Non siamo risorti già una volta? Certo, da una condizione in cui sapevamo del presente meno di quanto non sappiamo, nel presente, del futuro. La nostra condizione passata sta a quella attuale come la nostra condizione attuale sta a quella futura. (254) Se la nostra scienza catalogatrice oggi in voga non si fermerà presto come per una pausa invernale, abbiamo da temere non poco. L’uomo vive soltanto per incrementare il bene proprio e quello del prossimo nella misura consentita dalle sue forze e dalla sua posizione. Per raggiungere più in fretta il suo fine, egli sfrutta le esperienze dei predecessori: studia. Studiare solo per poter dire ciò che hanno fatto gli altri, rappresenta la forma più bassa di sapere: chi agisce in tal modo non è un vero studioso, così come i cataloghi non sono veri libri. Essere uomini vuol dire non solo sapere, ma fare per i posteri quello che gli antenati hanno fatto per noi. Devo forse, per non ‘riscoprire’ qualcosa che è stato già scoperto, occuparmi per tutta la vita della storia dell’erudizione? Certe cose si dicono di proposito due volte, e non ce la prendiamo con qualcuno se è originale non per le cose che dice, ma solo per il modo in cui le dice. Se hai pensato con la tua testa, la tua ‘scoperta’ di una cosa già scoperta da altri porterà comunque in sé di sicuro il segno della singolarità. (255) Propriamente parlando, la cosa che più ci preme non è l'intelletto o il cuore, bensì la bocca: noi la formiamo e ci preoccupiamo di educarla colmando di giornali biblioteche e latrine. Si sta procedendo alla spartizione della Polonia, alla soppressione dell‘ordine dei Gesuiti; lo Holstein è ceduto alla Danimarca: di tutto questo parlano giustamente, con la più accurata e rispettosa asciuttezza, da dieci a quindici gazzette politiche.

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Ma ora statemi a sentire: Bahrdt 9 traveste il Nuovo Testamento. Ecco che allora in tutti i giornali colti e incolti si tuona, si schiamazza, s’applaude, si fischia, si pestano i piedi, si fracassano bicchieri, si spuntano matite a forza di fare annotazioni, si prendono i calamai per polverini e i polverini per tabacchiere, ci si leva la parrucca per grattarsi la testa, e di questo evento si parla, si ragiona a diritto e a rovescio su gazzette e su annali. Sia detto con tutto il rispetto per il pubblico: se a comportarsi così fosse il mio servitore, lo licenzierei o lo metterei in carbonaia! ... (256) Se chi scrive lo faccia bene o male, è facile appurarlo; ma se uno che non scrive nulla e se ne sta con le mani in mano agisca così per saggezza o per ignoranza, nessuno può dirlo. (285) Le campagnole vanno a piedi nudi, le gran signore a seni nudi. (303) Se gli uomini non abitassero in piani sovrapposti, metà della terra sarebbe occupata da case: così costruiamo nell’aria, che non è il nostro elemento. (304) Il vomito, cioè la lava eruttata da un ubriaco. (306) Quel po’ di cervello che ancora gli resta, se lo guastano con simili scempiaggini. (309) Immagino che, quando giungessimo sino ai confini a noi imposti del reale, o prima ancora di giungervi, potremmo spingere lo sguardo all’infinito, così come, stando sulla superficie della terra, penetriamo con lo sguardo lo spazio immenso. (312) Sopra un embrione di negro sotto spirito

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Eccolo lì, ancora nella posizione in cui aspettava di vedere la luce e la vita, vita e luce che il poveretto non ha visto mai. Bimbo, come sei fortunato ad arrivare così presto alla meta che migliaia dei tuoi fratelli raggiungono solo tra innumerevoli dolori, coperti di lividi sanguinanti. Povero piccolo, come sei fortunato! La pace di cui godi, migliaia dei tuoi sventurati fratelli devono guadagnarsela col sangue sotto la sferza d’indegni mercanti. Non hai perso proprio nulla a non nascere in questo mondo dove i tuoi diritti sono venduti e dove un mercante sarebbe stato tuo padrone. Anche per lui, che teneva già pronta la catena destinata a te, meglio sarebbe stato non vedere la luce! (322) Il banchetto dei giornalisti

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I giornalisti da strapazzo (ogni tanto però ce n’è qualcuno che si salva!) si danno convegno in un paese dove mi reco anch’io. Arrivano alla spicciolata. A me come semplice comparsa è data licenza di andare e venire a piacimento. È uno spasso osservare quella gente che finora ha sentenziato sul merito degli scrittori. Uno ha l'itterizia. Quando si sono rifocillati un po’, eccoli sfoderare tutte le loro arti. (323) Prima o poi il nostro mondo diverrà talmente smaliziato, che credere in un Dio apparirà altrettanto ridicolo quanto lo è oggi credere ai fantasmi. (329) Che l’uomo sia la più nobile delle creature, si può arguire già dal fatto che, fino a questo momento, nessun’altra creatura è venuta a contestarglielo. (331) Le tavolette di cioccolata e arsenico su cui sono scritte le leggi. 11 (340) Il tedesco non è mai tanto imitatore come quando vuol essere assolutamente originale solo perché anche altre nazioni lo sono. Agli scrittori originali di altre nazioni non salta mai in testa di voler essere originali a tutti i costi. È

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l'esprit du corps a produrre le idee: all'interno di una corporazione di critici, più d'un cervello ha avuto una pensata che da solo non avrebbe mai avuta. (367) Se ti sarai trovato almeno una volta in questa condizione, tu m’invidierai, lettor mio caro; in caso contrario mi riterrai pazzo. (368) Con senno ancora vergine. (376) Ai tedeschi non fa molto onore il fatto che nella loro lingua «guidare (anführen) qualcuno» ha lo stesso valore che «raggirarlo». Non si tratta per caso di un ebraismo? 12 (377)I In tahitiano 13 era significa «sole», erai «cielo» ed erao «organo sessuale femminile». (386) «È uscito di senno.» Monito, questo, perenne per chi il senno lo possiede ancora. (392) Quando un libro e una testa si scontrano e si sente un suono di vuoto, quest'ultimo è sempre nel libro? (399) La religione ha fatto tanto male, ma è il caso per questo di abolirla? Per la stessa ragione, allora, bisognerebbe toglier di mezzo anche la ben nota «belli taeterrima causa» 14. (405) Stento a credere alla possibilità di dimostrare che siamo opera di un Ente supremo, e non siamo stati piuttosto messi insieme per passatempo da un essere molto imperfetto. (412) Quanto più s’impara a operare distinzioni logiche in una lingua, tanto più difficile diventa parlarla. Nel parlare spedito c’è molto d’istintivo che non si può acquisire con la ragione. Certe cose bisogna apprenderle – dicono – in

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gioventù: ciò vale per quelle persone che coltivano il raziocinio a scapito delle altre facoltà mentali. (413) <Oggigiorno, se uno vuol formulare un pensiero mordace, fa i suoi esperimenti sopra un povero scrittore come fanno i fisiologi coi cani.> (430) Che cosa t’importa se me ne sto qui tranquillo per conto mio a masticare il mio betel 15 ? (443) La parola che più di qualunque altra vorrei esser stato io a coniare è superklug 16: essa certo fa onore a chi l’ha creata! Vi sono persone che per abitudine riflettono su tutto, ma non colgono le cose come sono in natura, bensì in un modo artificioso che non serve un accidente alla filosofia. Ci sono idee meravigliose che non trovano riscontro nella realtà dei fatti. Simile gente, usa com’è a dar sempre spiegazione di tutto perché considera doveroso e bello il farlo, non coglie quasi mai il «naturale». Ciò che la spinge ad agire è più l’orgoglio di comprendere il complicato che la natura delle cose. Qui sta il motivo per cui le grandi scoperte ci appaiono così facili, una volta che sono state fatte. Ma l’uomo intelligente che non ha un ingegno così vivace e non vi fa lo stesso affidamento che vi fa il superklug, giunge a questa conclusione (e ha i suoi buoni motivi per farlo): «Sono simile a migliaia, strettamente affine a pochi». Mi capite? Ecco perché le donne giudicano con tanto senno! 17. I nostri avi l’hanno compreso e hanno consultato le donne su questioni importanti. I Galli erano addirittura convinti che in esse fosse insito un che di divino. Il sentimento della vera bellezza, proprio delle donne, è legato al divino così come la caratteristica del superklug è associata a un senso di compiacimento per tutto ciò che è singolare. Il magister Thiele 18 è superklug, il professor Meister 19 è klug. Chi è klug non diventa mai superklug, mentre è possibile che il superklug – se non è andato troppo oltre – finisca col

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diventare klug, purché la smetta di fare dell’ingegnosità un affare e le sue letture siano numerose e sensate. (445) A ben considerare, la maggioranza dei dotti, in fondo, non sa far altro che tagliarsi le unghie e temperare le penne. I capelli se li fa mettere in ordine da altri, come da altri si fa confezionare gli abiti e preparare i pasti, tutto per starsene lì ad osservare gli sbalzi umorali del proprio cervello. (450) Quell'uomo era tanto intelligente da non praticamente di nessuna utilità al mondo. (451)

essere

Conosco bene le persone a cui alludete: sono solo spirito e teoria, cervelli e nient’altro! Non hanno nemmeno quel tanto di manualità che occorre per attaccarsi un bottone. (452) Roma, Londra, Cartagine sono solo nuvole che hanno una durata maggiore di altre, ma mutano e, alla fine, svaniscono tutte. Quante volte l’uomo attribuisce una diversità sostanziale a cose che in realtà sono distinte solo da un più o da un meno! (461) L'abbraccio simulato fra le due donne fu come la stretta di due vipere in coitu. (462) Se l'intelligenza è una lente d’ingrandimento, l’arguzia è una lente di riduzione. Credete forse che le scoperte siano state possibili solo grazie a lenti d’ingrandimento? Io credo che con lenti di riduzione, o perlomeno con strumenti analoghi, nel mondo intellettuale si siano fatte scoperte ben più numerose. Attraverso un telescopio rovesciato la Luna appare come Venere e, a occhio nudo, appare come Venere vista attraverso un buon telescopio in posizione corretta. Con un comune binocolo da teatro le Pleiadi apparirebbero come una nebulosa. Proprio per questo, forse, esseri a noi

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superiori giudicheranno ammuffito questo mondo così bello nel suo ammanto di piante e d’erbe. Il più bel cielo stellato, attraverso un telescopio messo alla rovescia, ci appare vuoto. (469) Sforzati di essere all’altezza del tuo tempo! 20 (474) Nel suo sottilizzare era così attento: vedeva sempre il granello di sabbia prima ancora della casa. (475) A proposito del saccente (superklug): a forza d’osservare secondo regole, con l’intenzione d’inventare qualcosa di nuovo, alla fine la mente acquista, senza avvedersene, una dannata facilità (abilità) a sorvolare su ciò che è naturale. (477) Nella repubblica dei dotti, ognuno vuol farla da padrone. Non esiste un capo. Un bel guaio! Ogni generale deve in pratica abbozzare il piano strategico, fare la guardia, spazzare la guardiola e andare a prender l’acqua. Nessuno è disposto a dare una mano all’altro. (483) Tutto s’affina: la musica una volta era rumore; la satira, una pasquinata, e laddove oggigiorno si dice: «Permettetemi, di grazia!», un tempo si appioppava un solenne scapaccione. (487) C’è chi a volte si vanta della propria franchezza, ma questa dev’essere connaturale alla persona, altrimenti anche chi ne apprezza la genuinità, inevitabilmente la giudicherà villania. (501) O Signore, la mia coscienza è talmente a prova di denaro, che per metà dell’anno le mie tasche non ne hanno visto neppure l’ombra. (523)

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Eccolo lì il grande uomo, seduto a osservare i suoi micetti! (527) C’è chi conosce le cose come si conosce la soluzione di un enigma, e cioè per averla letta o appresa da qualcuno: è, questa, la peggior specie di conoscenza, la meno degna dell’uomo. Si dovrebbe piuttosto cercar di acquisire conoscenze tali che consentano di scoprir da sé, in caso di necessità, cose che alcuni sanno solo per averle lette o apprese da altri. (536) Visto che con la comune intelligenza si riesce a scoprire così poco, e con la genialità si fanno tutte le scoperte, pare proprio che il cielo abbia riservato direttamente a sé l’esclusiva della grande scoperta. (540) I libri si scrivono a partire da altri libri; generalmente i nostri poeti diventano tali attraverso la lettura di altri poeti. I dotti dovrebbero applicarsi piuttosto a metter per iscritto le proprie sensazioni e osservazioni. (541) Tronfia, impettita, la testa mezzo girata, incedeva – vanità fatta persona – accertandosi che il suo strascico cadesse bene. (547) Un alfiere che, dopo la battaglia durante la quale si era imboscato, avesse appeso il suo cappello dietro una siepe e fosse pronto a spararvi dentro, sarebbe un soggetto degno di Hogarth 21 (550) L’autunno rende alla terra le foglie che l‘estate ha avuto in prestito da essa. (559) Un paio di dozzine di milioni di minuti fanno una vita di quarantacinque anni o poco più. 22 (564)

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Erano, quelli, i tempi delle candele di cera; la nostra, invece, è l'epoca delle candele di sego. (567) Sono convinto, per averne fatto più volte esperienza, che gli affari più importanti e più seri del mondo, quelli che recano il massimo vantaggio alla società e grazie ai quali la società stessa vive e si conserva, vengono fatti da persone che godono di una retribuzione compresa fra 300, 800 o 1000 talleri; per le mansioni, invece, cui corrisponde un compenso di 20, 30, 50, 100 talleri, oppure di 2000, 3000, 4000, 5000 talleri, si potrebbe considerare idoneo, dopo un’istruzione di soli sei mesi, qualunque ragazzaccio di strada, e, se il tentativo non dovesse riuscire, la colpa non andrebbe ricercata nell’ignoranza, ma nell’incapacità di dissimulare tale ignoranza con la necessaria faccia tosta. (573) Attualmente in Inghilterra le cosiddette decorazioni in papier mâché sono così in voga, che con questo materiale si finirà – credo – per erigere monumenti a Westminster Abbey. Non sarebbe un’idea in sé malvagia se qualche dotto facesse pressare la cartastraccia da lui ‘prodotta’ per ricavarne il proprio busto. (578) Elenco degli corrige. (580)

errori

tipografici

commessi

nell'errata-

Visto che non riuscivano ad attaccargli una testa cattolica, gli mozzarono almeno quella protestante. 23 (581) Per il resto era un uomo come noi, solo che si doveva fargli più male che agli altri perché gridasse. Doveva vedere una cosa due volte per notarla, udirla due volte per poterla tenere a mente e, se agli altri basta un ceffone per smetterla di far qualcosa d’inopportuno, a lui questo non bastava: doveva buscarne un secondo. (584)

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Fare tutto l’opposto di una cosa equivale pur esso a un imitare: un imitare, s’intende, alla rovescia. (604) Alcune delle nostre teste fine non si può fare a meno di considerarle matte, almeno finché non si divenga intelligenti quanto loro. (605) Vi porgo questo libriccino come uno specchio per osservar voi stessi, non come una lorgnette con cui osservare gli altri. (617) Quattro deputati pisciano contro le fiancate di una carrozza, questa se ne va, e quelli si pisciano addosso a vicenda. (623) È innegabile che la parola «nonsenso», se la si pronuncia con voce ed espressione adeguate, ha qualcosa che poco o nulla la cede perfino a parole come caos ed eternità. Si prova un’emozione che, se i sensi non m’ingannano, ha la sua origine in una fuga vacui 24 propria dell‘intelletto umano. (636) Qualsiasi trovata può essere vista come un ritrovamento: non si aveva idea di dove potesse esser finita, nella nostra testa, l’idea originaria. Chi non ha smarrito nulla, non potrà fare alcun ritrovamento. (640) Se è impossibile avere cattivo gusto, c’è più d’una persona che di gusto non ne ha manco l'ombra. La maggioranza dell’umanità – afferma il dr. Price 25 – non ha idee: parla di una cosa, ma senza pensare. Questo è ciò che io ho tante volte chiamato avere un’opinione. (645) In passato, ci si limitava a pretendere che le ragazze fossero belle; oggi devono avere anche un’aria intelligente, i loro visi cioè devono... 26 (657)

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I cosiddetti uomini 'civili' – detto tra noi – sono i più incivili di tutti. (659) Impiccato sotto le stelle. 27 (665)

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1 Cfr. B 263. 2 Porto sul Mar di Barents, all’estremo nord della Norvegia. 3 Appellativo scherzoso degli olandesi, dalla parola Mijnheer, «signor mio» (formula allocutoria). È probabile che Lichtenberg riprenda quest'uso dal suo grande modello Laurence Sterne nel Sentimental Journey, edito a Londra nel 1768: «Colui che primo trapiantava la vite di Borgogna al Capo di Buona Speranza (nota che era olandese)... Mynheer...» (VII. Proemio nella désobligeante, trad. U. Foscolo) 4 Immagine probabilmente mutuata dall’epitafio di Marc-Antoine Muret (Muretus: 1526-1585):«Inveni portum. Spes et fortuna, valete!/Sat me lusistis. ludite nunc alios» («Ho trovato un porto. Addio, speranza e fortuna. Mi avete ingannato abbastanza, ingannate ora altri»). 5 S’intende la prefazione al Parakletor oder Unglücklichen, die keine Originalgenies sind.

Trostgründe

für

die

6 Si è cercato di rendere liberamente un gioco di parole intraducibile in italiano: Sonntagskind, alla lettera «nato di domenica», corrisponde al nostro «nato con la camicia». Qui, però, combina insieme il senso figurato e quello proprio: Lichtenberg nacque infatti di domenica, e i bimbi nati di domenica erano ritenuti particolarmente fortunati. 7 Periodico inglese di politica e letteratura fondato nel 1711. 8 «L’uomo nella sua interezza deve muoversi insieme» (ingl.). 9 Friedrich Bahrdt (1741-1792), teologo molto discusso, pedagogista, autore di una parafrasi in chiave razionalistica del Nuovo Testamento: Die neusten Offenbarungen Gottes in Briefen und Erzählungen, Riga, 17731774, criticata anche da Goethe. 10 Abbozzo di satira, sviluppato nei Sudelbücher, ma mai compiuto. Una pagina dallo stesso titolo poco più avanti – D 337 – permette di contestualizzare questo momento mostrando l'altra faccia della medaglia, quella idealistica, che non trova riscontro nella disincantata descrizione di D 323: in D 337 si enfatizza il clima di attesa che avvolge l'evento («Forse si sarebbero affrontate questioni importanti: il tema centrale sarebbe stato probabilmente una riforma della letteratura. A questa notizia io ero quasi fuori di me per l'eccitazione. Che bel vedere sarebbe stato – pensavo – l'incontro dei circoli di kaloi kagaqoi ... Era come se

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vedessi tutti i componenti di quella compagnia, ognuno con un'aureola intorno al capo»). A questo punto assume piena evidenza l'acre ironia sottesa al passo D 323, dove i 'santi' precipitano con un tonfo sulla terra. («Uno ha l'itterizia») Si veda anche il frammento D 431, che sottolinea in termini quasi metafisici lo strapotere della stampa. 11 Parodia delle tavole della Legge di Mosè. 12 Esempio eloquente dell’antisemitismo lichtenberghiano. 13 La fonte è il lessico tahitiano edito da Louis Antoine de Bougainville in appendice al suo Voyage autour du monde. I diari di viaggio, specie in ambiente esotico, erano una delle letture più amate da Lichtenberg. 14 Citazione da Orazio, Sat. I, 3, 1O7 ed.cit.: nam fuit ante Helenam cunnus taeterrima belli / causa («giacché anche prima di Elena la femmina / fu cagione terribile di guerra») 15 Fonte probabile è Helvetius, De l’homme, de ses facultés intellectuelles et de son éducation, 8, p.7, dove si parla dell’abitudine propria dei persiani di masticare le foglie di betel. 16 È stata mantenuta la forma tedesca per rendere il gioco di parole klug, intelligente / superklug, saccente. 17 Una volta che esse ricevano un’educazione migliore, peggioreranno decisamente. [N.d.A.] 18 Johann Georg Philipp all’università di Göttingen.

Thiele

(1748-1824),

docente

di

filosofia

19 Albrecht Ludwig Friedrich Meister (1724-1788), docente di matematica all’università di Göttingen. 20 Una delle tante massime intercalate agli appunti di lavoro dei Sudelbücher. Il testo tedesco è: «Bemühe dich, nicht unter deiner Zeit zu sein». Le interpretazioni possibili sono due: «Sforzati di non essere schiavo del tuo tempo» oppure «Sforzati di non esser da meno del tuo tempo”. La seconda ci è parsa senz'altro più plausibile in considerazione della salda fede nel progresso umano che anima Lichtenberg. Una significativa conferma viene dall'uso lessicale tedesco. Si veda DWB vol. 24, p.1464, s.v.:«mit dem Begriff der Unterordnung verbindet sich oft der eines Zurückbleibens hinter einem oder etwas an Werth, Würde, Eigenschaften, Preis, Menge, Zeit, Alter» («All'idea di subalternità è associata spesso quella di inferiorità a qualcuno o a qualcosa in valore, dignità, qualità, pregio, quantità, età»).

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21 Alle incisioni del celebre pittore inglese William Hogarth (1697-1764) Lichtenberg dedicherà un saggio illustrativo: Ausführliche Erklärung der Hogarthischen Kupferstiche, Göttingen, Dieterich, 1794 – l’opera cui è legata la sua fama per tutto l’Ottocento («genialischen Kommentator Hogarths» lo definirà Jean Paul). 22 Lichtenberg vive ossessivamente la fuga del tempo e nel suo furor mathematicus misura cumulandoli implacabilmente gli attimi di vita sacrificati alla sfera puramente vegetativa. Cfr. C 323: «6 minuti al giorno passati alla latrina ammontano nell'arco di 60 anni a 91 giorni e 6 ore, ossia a un quarto d'anno. 8 ore di sonno nello stesso periodo fanno 20 anni... Un minuto al giorno è qualcosa come 1/1440 dell'intera durata della vita; 6 minuti equivalgono a 1/240, un quarto d'ora a 1/96 di vita, 8 ore a 1/3 di vita, ecc. » 23 Si allude alle feroci guerre di religione che infuriarono in Inghilterra e in Irlanda. 24 Espressione equivalente al più comune horror vacui: la teoria, risalente ad Aristotele, attribuiva alla natura una ripugnanza per il vuoto. 25 Richard Price (1723-1791), teologo inglese, libero pensatore. 26 Pensiero rimasto in sospeso. 27 Immagine di sinistra potenza cosmica, frutto della manipolazione genialmente arbitraria della metafora oraziana «sublimi feriam sidera vertice» («con la mia testa toccherò le stelle» Carm. I, 1, 36, ed.cit.).

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QUADERNO E : ANNI 1775-1776 La domenica impartiva benedizioni, e spesso già il lunedì ne dispensava altre, questa volta con la mazza. (3) Le cose più importanti avvengono attraverso tubi. Ne sono prova anzitutto i genitali, la penna d’oca e il fucile. Cos’altro è l’uomo se non un fascio caotico di tubi? (35) In tutti gli uomini di spirito si troverà una tendenza ad esprimersi con brevità e a dire in fretta quanto si ha da dire. Le lingue presentano quindi forti segni del carattere d’una nazione. Com’è difficile per un tedesco tradurre Tacito! Gli inglesi sono più concisi di noi – parlo dei buoni scrittori inglesi. Essi hanno un grande vantaggio rispetto a noi: dispongono di termini particolari per indicare le species, mentre noi tedeschi adoperiamo spesso il genus limitandone l’estensione, con la conseguenza della prolissità. Non guasterebbe se in ogni periodo si contassero le parole e si cercasse ogni volta di usarne il minor numero possibile. (39). È pienamente conforme all’ordine naturale che animali sdentati abbiano le corna. Nessuna meraviglia quindi se tante volte succede lo stesso ai vecchi e alle vecchie. (45) I commercianti hanno il loro waste book (in tedesco – credo – Sudelbuch e Klitterbuch 1), dove registrano giorno per giorno gli acquisti e le vendite, alla rinfusa, senz’ordine, e da questo poi riportano il tutto nel libro-giornale dove ogni cosa è disposta in modo più sistematico; si passa infine al Leidger at double entrance, alla maniera del mastro a partita doppia italiano. In esso si fa il rendiconto su ciascuno separatamente, prima come debitore, poi come creditore. A questo esempio dovrebbero rifarsi i dotti: occorre anzitutto un quaderno dove io possa registrare ogni cosa come la vedo

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o come me la suggeriscono i miei pensieri, poi i materiali si possono riportare in un altro quaderno in cui siano più selezionati e ordinati, e quindi il mastro potrebbe contenere il collegamento e la conseguente spiegazione dei fatti, il tutto ordinatamente espresso. (46) Si chiamano millepiedi animali che di piedi ne posseggono sì e no la metà 2, o vattelappesca! (47) In un libro ci dev’essere per forza uno spiritus rector 3, altrimenti non vale un soldo. (50) C’è una bella differenza tra credere ancora a qualcosa e crederci di nuovo. Credere ancora che la luna eserciti un influsso sulle piante è indice di stupidità e superstizione, ma crederci di nuovo denota riflessione e spirito filosofico. (52) Sono convinto che tutto sarà bene il giorno in cui la storia chiuderà i suoi registri, ma chi può darmi torto se anch’io a volte, nel bel mezzo di questo concerto, faccio brontolare il mio contrabbasso? (62) Niente contribuisce alla pace dell’anima più del fatto di non avere opinioni. (63) Chi ha due paia di pantaloni, ne venda uno e, col ricavato, si comperi questo libro! (79) I nostri cervelli li alleviamo nelle serre. (100) Abbiamo eretto uno splendido monumento, tra gli altri, al dottor Faust 4 facendolo portar via dal diavolo proprio a quest’ora, per ben sei volte alla settimana, in tutti i teatrini di marionette ad ogni fiera di Francoforte. (107) Poniamo il caso che un giovane che sente la ‘vocazione’ a diventare un talento originale si metta a scrivere una

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romanza, una ballata o roba tale da far venire i lucciconi agli occhi a qualunque persona ragionevole, tanta è la pena che fa quel giovane genio sfortunato: quale motivo c’è di tirarla tanto per le lunghe, darsi delle gomitatine d'intesa, mormorare, ridacchiare, neanche fosse il segreto di Pulcinella? Se qualcuno scrive male, beh, lasciatelo scrivere! C'è una bella differenza tra un bue e un suicida! (128) Tutto ciò ha avuto l’effetto che di solito hanno i buoni libri: gli stupidi son diventati ancor più stupidi, gli intelligenti ancor più intelligenti, e le restanti migliaia sono rimaste esattamente come prima. (129) Molti se ne stanno assolutamente immobili: spostarsi da un luogo all’altro, cavalcare e farsi scarrozzare in giro non hanno più nulla a che vedere con loro. Anche i morti, però, una volta all’anno viaggiano intorno al Sole. (135) Le cose che non hanno un'evidenza immediata non valgono manco due soldi: frottole, e nient’altro. (149) In uno Zibaldone si possono sviluppare le idee che si hanno, con tutta la minuziosità inevitabile finché una cosa mantiene per noi un carattere di novità. Una volta familiarizzati con essa, si riconosce ciò che è superfluo e si diventa concisi. Questo m’è capitato quando ho scritto il Timorus 5. Spesso uno scritto che nello Zibaldone era in forma di saggio è stato da me utilizzato per conferire a un’espressione una sfumatura speciale. (150) D’ora in avanti statevene alla larga con le vostre allusioni pettegole e provinciali alle caratteristiche delle persone – abitudine, questa, che in Germania è diffusa al punto da costituire una piaga infamante. Se dico: «Quell’uomo dal naso verdastro», posso star sicuro che mi metterò contro non solo tutte le persone dal naso verdastro, ma anche quelle dal naso bluastro e dal naso rossastro, e alla fine vi si

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aggiungeranno perfino i pustolosi, sicché un domani sarò una persona messa al bando, costretta a bere il suo vinello fra i quattro muri di casa sua. (156) Stando a quanto dicono alcuni, dai nostri scritti originali non si può apprendere un bel niente. Se volessi rispondere con una punzecchiatura, replicherei loro: «Forse perché voi sapete già tutto!» In effetti, il vero segno distintivo del grande scrittore è dato innegabilmente dal fatto che anche uno scherzo da lui scartato può recare un serio giovamento a qualche testa fina: su un semplice picciòlo di ciliegia egli può svolgere considerazioni che nulla hanno da invidiare alle riflessioni sull'anima fatte da altri. (158) Fin dal 1764, non ho più creduto alla possibilità di far cambiare idea agli avversari diffondendo le proprie argomentazioni a mezzo stampa. Se ho preso in mano la penna, non l’ho fatto con quest’intento, ma unicamente per indispettirli, per dare forza e coraggio ai nostri, e far sapere agli altri che non ci hanno fatto cambiare opinione. (171) Vi sono persone dalle facce così grasse che possono ridere al riparo del loro lardo senza che il più grande stregone della fisiognomica se ne avveda; noi, al contrario, povere creature sparute con l’anima a fior di pelle, parliamo sempre un linguaggio in cui non è possibile mentire. (172) Per imparare a esprimersi molto bene in una lingua straniera e per parlarla in società con l’accento genuino del popolo, non basta avere memoria e orecchio, occorre anche essere un po’ vanesi. (174) Bada che il caso non ti faccia occupare una carica di cui non sei all’altezza, per non dover apparire ciò che non sei! È la cosa più pericolosa e sconvolgente per la pace interiore, compromette l’onorabilità di una persona, e sfocia quasi sempre in un totale discredito. (175)

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Su, provate un po’ a fare della satira contro un valletto, contro il figlio naturale, o – se preferite – il bastardo o il bastardo del bastardo di qualche signore. Finirete in mano al boia 6. Se in Germania volete mettere i signori alla berlina, vi consiglio una di queste due soluzioni: o ve la prendete con qualche ricco dell’Antico Testamento, oppure – se proprio ci tenete a fare della satira – cercatevi prima un lavoro ai Tropici. Se non vi garba nessuna delle due, vi conviene tenere le labbra cucite! (187) Non darei un centesimo per tutte le osservazioni di un uomo disposto, per esempio, ad andare a piedi scalzi fino a Roma per prostrarsi davanti all’Apollo Vaticano. 7 Questa gente, credendo di parlare d’altro, non fa che parlare di sé: difficilmente la verità finisce in mani peggiori. (191) Ho letto anch’io pagine che esprimevano il mio stesso sentire, estasiandomi a volte al punto da avvertire un brivido di gioia per tutta la mia spoglia mortale. Malgrado la mia mente e il mio cuore protestanti, in occasione di concerti di musica sacra nel portico di qualche tempio cattolico, in mezzo al tuono dei timpani, ho creduto d’udire i passi dell’Onnipotente e ho pianto lacrime di devozione. Con inesprimibile piacere mi ricordo del giorno in cui nell’abbazia di Westminster, camminando sopra la polvere dei re, 8 io pronunciai tra me le parole del salmo: «Prima che i monti fossero e fosse creata la terra e il mondo, d’eternità in eternità tu esisti, o Dio!» 9 (192) Fare i ‘dimostratori’ dove non c’è un bel niente da dimostrare. Esiste un genere di vaniloquio al quale la novità dell’espressione e le metafore inattese danno un’apparenza di ricchezza d’idee. In quest’arte sono maestri Klopstock e Lavater. Passi se si scherza, ma, quando si fa sul serio, è imperdonabile! (195)

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La verità ha mille ostacoli da superare per approdare indenne sulla carta, e dalla carta ritornare al cervello. I suoi nemici più accaniti non sono i mentitori. Altri sono i nemici della verità: lo scrittore entusiasta che di tutto parla e tutto considera come fanno le persone perbene quando sono un po’ alticce; inoltre il conoscitore affettato e sopraffino della natura umana, che in ogni azione dell‘uomo vede e pretende di vedere rispecchiarsi tutta la sua vita, come l’angelo si rispecchia nella monade; e così pure il buon uomo devoto che crede sempre per puro ossequio, senza mai esaminare criticamente quello che ha appreso prima dei quindici anni, e quel poco che ha esaminato lo costruisce sopra un terreno che a sua volta non è stato oggetto di alcun esame. (196) Allora egli cadde in preda a una pignoleria insulsa, il segno distintivo dei guastamestieri: come un barbiere di paese, si preoccupava del singolo peluzzo e lasciava in disordine tutta la parrucca. (206) E se tutti gli uomini rimanessero impietriti alle tre del pomeriggio? (207) A questo punto va ancora considerata una circostanza che rende impossibile qualsiasi amichevole amalgama sociale nelle locande. Difatti, siccome il viaggiare in diligenza è una tortura, si è fatto in modo che le locande fossero anche peggiori del necessario, e questo perché le diligenze in confronto apparissero confortevoli. Non si può manco immaginare quale effetto abbia tutto questo. Ho visto gente provata dal viaggio e con le ossa peste, gente che sospirava soltanto un po’ di riposo, decidere, alla vista della locanda dove avrebbe dovuto riposare, di riprendere il viaggio, con una magnanimità simile a quella che diede a Regolo la forza di tornare a Cartagine, pur sapendo che là l’avrebbero cacciato in una specie di diligenza tedesca e fatto ruzzolare giù dalla montagna.

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Per rimanere in Germania, un’altra incongruenza è che, mentre ci sono preghiere comuni a tutti i tedeschi, non esistono bestemmie o imprecazioni che valgano per tutti e per ogni luogo, così come non abbiamo un luogo deputato alle esecuzioni capitali che sia conosciuto ovunque. In quest’ultimo caso, si cade nel ridicolo: mentre a Tyburn 10 s’impiccano tutti quelli che nel popoloso Middlesex si sono meritati il capestro, in Germania non solo quasi tutti i paesi giustiziano i criminali in posti diversi, ma nelle grandi città c’è un patibolo per i borghesi, e uno per le altre classi. Temo che, per togliere crudezza alle nostre espressioni, si finirà con l’inventare «bestemmie di famiglia» e con l’erigere «forche di famiglia». (208) La nostra vita si può paragonare a una giornata invernale: nasciamo tra le dodici e l’una di notte, prima delle otto non fa giorno. Non sono ancora le quattro del pomeriggio che è di nuovo buio, e alle dodici moriamo. (212) Se tutt’a un tratto gli uomini diventassero virtuosi, molte migliaia morirebbero di fame. 11 (213) Un libro è uno specchio: se a guardarvi dentro è una scimmia, non è possibile vedervi riflesso un apostolo! Non c’è modo di parlare di saggezza con un idiota. Saggio è già chi capisce un altro saggio. (215) Durante uno dei miei viaggi, fui introdotto in un gabinetto pieno di busti e di statue. Malgrado le molte pregevoli teste antiche, più di tutto mi piacque un busto di Democrito che ritraeva il filosofo tra i cinquanta e i sessant’anni d’età. Ma, per non rendermi ridicolo agli occhi della signora che ci faceva da guida, la mia lode andò ad un antico Caligola che aveva ancora dietro gli orecchi un po’ di terra di giardino romano, segno questo della sua risurrezione. E la signora osservò che dovevo essere un uomo di gusto. (247)

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Non dovete cercare l’ordine in questo libriccino: l’ordine è figlio della riflessione, e i miei nemici hanno usato con me così poca riflessione, che non vedo affatto per quale motivo dovrei essere io ad usarla con loro. (249) Nella Duenna 12,a proposito di un ebreo convertito si dice con molto spirito che era la pagina bianca frapposta tra il Vecchio e il Nuovo Testamento. Un prete dall’aria rubiconda di bevitore si sente chiedere da un collega come mai abbia quell’aspetto, sebbene i sacerdoti siano obbligati costantemente a digiunare e a far penitenza per le colpe del mondo. «Oh,» risponde «io provo vergogna delle colpe del mondo, e ora il mio rossore è diventato cronico come i suoi vizi!» (262) Eccoli lì seduti con le mani in mano, e con gli occhi chiusi, pronti ad attendere che il cielo elargisca loro lo spirito di Shakespeare. Non contate sul fatto che uno Shakespeare sia già venuto al mondo! Così il diavolo consola gli sciocchi. Shakespeare non ha avuto rivelazioni: tutto ciò che vi dice l’ha imparato o ne ha fatto esperienza diretta; dunque, per scrivere come Shakespeare, è necessario imparare e provare, altrimenti non se ne cava nulla. Anche se ritenete che le vostre opere somiglino alle sue come gocce d’acqua. Chi è al di sopra di voi coglie all’istante la differenza, non appena voglia godere alla luce del sole shakespeariano ciò che avete ammannito al lume delle vostre lucerne. Shakespeare faceva lui stesso il portiere nel proprio teatro 13 e, com’è noto, i soldi li guadagnò in questo modo. Per arricchirsi è andato forse a studiare gli antichi, s’è seccato le labbra a forza di sfogliare dizionari, s’è limitato a far estratti di libri? Dico bene? Divenne precettore? Aveva un viso giallastro? Divenne professore? Raccomandò anche lui lo studio degli antichi? Formulò massime sottili a tavolino, ecc. ecc.? No, dissipava il suo denaro nei caffè inglesi, mangiava nelle taverne e nei ritrovi pubblici, e questo in un paese che si fa vanto di non nascondere le proprie inclinazioni: qui egli

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imparò a capire il linguaggio degli antichi, e quindi li lesse in una traduzione che non ebbe difficoltà a migliorare. La base di tutto è conoscere il mondo, e occorre aver osservato tante cose di persona per poter utilizzare come proprie le osservazioni altrui, altrimenti ci si limita a leggerle, ed esse entrano nella memoria senza acquistare vitalità. Se non si segue questo sistema, tutte le letture degli antichi sono vane. Lo vediamo nei nostri giovani, per i quali la parola d’ordine valida è «studiare gli antichi». Ne tessono le lodi di continuo, ma, quando è il momento di scrivere, il risultato è una prosa da ginnasiali, né più né meno che in passato. (265) Se siete in grado di usare un’espressione appropriata, non consideratevi ipso facto degli eletti! (272) È incredibile quale danno abbiano subìto i nostri migliori vocaboli! Il termine 'ragionevole’ ha perduto quasi del tutto la sua impronta. Se ne conosce il significato, ma esso non è più sentito per via delle troppe persone che si sono fregiate di questo titolo. ‘Irragionevole’ è, nel suo genere, più forte. Il cosiddetto bambino ‘ragionevole’ non è altro che un ipocrita senza nerbo, pronto a trasformarsi in una spia. Molto meglio che un ragazzo sia ‘irragionevole’! (274) C’è gente convinta che tutto ciò che si fa con la faccia seria sia ragionevole. (286) In una piccola città 14 in cui una faccia rima con l’altra, sempre. (289) Le diligenze un secondo stanno ferme e un secondo dopo se ne vanno. (304) Vorrei essere il re di Prussia anche per un solo giorno: che gusto avrei a tirare i capelli ai berlinesi! (306)

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Quando hanno trovato la verità della natura, la sbattono in un libro dove è mal conservata. Formule. (307) Forse che i libri si scrivono solo perché vengan letti? o non perché fungano anche da accessori domestici? Per ogni libro che viene letto interamente, mille vengono solo sfogliati, altri mille giacciono intonsi; con altri si tappano le tane dei topi; altri ancora vengono lanciati contro i ratti; su altri si sta in piedi o seduti; altri si usano come tamburi o per cuocervi il pan pepato; con altri s’accendono le pipe. (311) Con un foglio bianco non si fa volentieri un cartoccio per il pepe, ma, appena il foglio è stampato, subito se ne approfitta. (312) Il riflettere è forse qualcosa di diverso dal consultare un libro? E l’inventare è più che trasformare? (317) Invece di «goethiano», si legga «gotico». 15 (326) Da quando abbiamo una conoscenza approfondita della natura, anche un bambino capirebbe che un esperimento è un atto d’ossequio verso di lei, una pura cerimonia. Conosciamo le sue risposte in anticipo; consultiamo la natura come i grandi sovrani consultano gli stati provinciali, per averne il consenso. (332) Sostengono alcuni che si dovrebbero eliminare dalla nostra lingua i francesismi perché non avrebbe senso battere un popolo sul campo, e poi riconoscerlo come padrone nei libri. Io mi limito ad aggiungere: «Provate a farlo, e ve ne accorgerete!» Pensate forse, miopi, che noi abbiamo adottato i francesismi senza un perché? Scusate tanto, cosa fate se volete dare un nome a un impegno che non intendete mantenere, nell‘accezione cortigiana? Per quanto vi consumiate la vista nel cercare un termine ad hoc in tedesco,

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non lo troverete, come non troverete la parola «neve» in tahitiano. I francesi che ci hanno insegnato ad assumere impegni di tal genere, ci hanno fornito anche la parola appropriata, sicché dobbiamo tenercela. Non è il caso di vergognarcene: questa parola è promesse. E ancora decouverte e scoperta sono la stessa cosa? Niente affatto! Una scoperta è qualcosa di totalmente nuovo; una decouverte è qualcosa di vecchio con un nome nuovo. Colombo ha scoperto l’America, Amerigo Vespucci ne ha fatto la decouverte. Anzi gusto e goût sono, si può dire, diametralmente opposti, di modo che su cento persone dotate di goût se ne incontra sì e no una che abbia gusto … (339) Disonorato è ben altro che infâme. Infâme non è niente. Ho visto gente infâme andare a piedi o in vettura in abiti d’oro e d’argento, ma che dico, oro e argento?! Ho visto di recente un infâme che indossava addirittura una veste nera, nero che – come ognun sa – è il colore dell’innocenza. (337) Non scherzo affatto, miei cari conterranei, quando affermo che i tedeschi non hanno alcun esprit: infatti non si può ancora chiamare esprit un certo atteggiamento ateistico invalso tra noi. Da un ateo francese dotato di esprit ci si attende la conversione solo in caso di gravi malattie o in punto di morte, mentre i nostri di solito si convertono al minimo accenno di temporale. Neppure le poesiole dei nostri giovani, poi, sono una prova che questi hanno esprit. È vero, l'esprit è nonsenso, ma non ogni nonsenso è esprit. (342) Il giudice cui non si può sfuggire neppure sulle ali della luce. 16 (344) Chi è minato dalla tisi, sputa nel fazzoletto di notte e teme la luce del giorno che gli rivela la macchia di sangue, si strugge fin nelle midolla aspettando maggio e la primavera, ma gli rimane da vivere solo fino a febbraio. (345)

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Alla vista di una mosca che era finita dentro un lume e stava lottando con la morte, le disse: «Povero insetto, vuota l’amaro calice! Un professore assiste alla tua fine: hai tutta la sua pietà!». (351) Con un occhio al secolo di Pericle e l’altro a quello dell‘imperatore Francesco 17, e con i pensieri lo sa il cielo dove, i nostri critici d’arte hanno finito per escogitare una definizione di «natura» da cui risulta che è dieci volte più facile fare una cosa artificiale che una naturale. Ci si dovrebbe vergognare di affermare tali cose «al cospetto degli angeli», 18 se si pensa che per la gente comune il naturale si riduce al mangiare e al bere, insomma a cose elementari. Dovremmo ricominciare la nostra esistenza per aver la certezza di vivere. La natura ha un'unica regola per gli scrittori, e questa si può riassumere in due parole: «Sfogatevi liberamente!» (357) Se una legge di natura è espressa in tre parole, state pur certi che una di queste è l’eco di una cattedra! (358) L’oscura percezione della propria perfettibilità fa sì che l’uomo si ritenga ancora lontano dalla meta già raggiunta, perché la ragione non gli fa luce abbastanza. Ciò che gli riesce facile gli pare deteriore, e così dal negativo tende al positivo e dal positivo tende a una specie di negativo che ritiene migliore del positivo. È buon gusto quello che o concorda con il mio gusto personale, o si sottomette all’egemonia della ragione. Da ciò si vede quanto sia utile ricercare, mediante la ragione, delle regole valide per il gusto. (359) L’uomo come giudice imparziale ha spesso la stessa attendibilità che ha come termometro: parla di freddo, più freddo e freddo cane, quando nessuna di queste parole corrisponde al vero. (366)

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Tutto eufonia e tutto bugia. (367) È così maledettamente difficile superare le osservazioni degli antichi, ad esempio di Tacito e, tra i moderni, di Shakespeare! Quanto più s’allarga il nostro orizzonte culturale, tanto maggiore è la quantità di cose che si nota in questi autori. Quando si è stati in un mondo più vasto, si trovano sciocche tutte le sottigliezze dei nostri Shakespeare di provincia. Anche le loro osservazioni migliori sono a volte tali che ci si vergogna per chi ne è l’autore. In una società d’imbecilli, uno può assumere facilmente l’aspetto del pensatore: basta che, di fronte a una domanda diretta, volga di lato la testa e si atteggi a distratto. Ciò non vale per le persone intelligenti, che sanno per esperienza come nella buona società la distrazione, anche quando è vera, denoti fatuità o un’immaginazione troppo sbrigliata, che può alle volte portare alla follia. Io non credo a tutte le storielle sulla sbadataggine di Newton e di Leibniz in società. Può darsi che la segreta consapevolezza della propria incapacità abbia indotto qualche compilatore irriducibile a darsi l’aria di robusto pensatore assumendo un’espressione distratta. Ma il vero pensatore – stando almeno a quelli che ho conosciuto io – non ha niente di tutto questo: di solito egli è concentrato con tutti i suoi pensieri sulla questione che lo interessa, si distingue per la sua prudenza nel giudicare e nel dubitare, e dallo stile delle sue osservazioni si capisce subito che queste devono il meglio di sé non tanto alla sua erudizione, quanto al suo ingegno: sono sempre chiare, quasi mai agghindate secondo l’ultima moda. Oggi come oggi io la penso così: la mia esperienza, che non è poi tanto limitata, non mi permette di pensarla diversamente. Sono sicuro che in questo campo altri possono essere superiori a me, e molto più numerosi sono quelli che credono di esserlo. Ma io solo posso dar voce alle mie osservazioni! È il mio voto nel Gran Consiglio dell’umanità, dettato da una personale convinzione Devo ancora una volta raccomandare di distinguere nettamente tra dotti famosi e grandi dotti. Non porto alcun

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esempio, non perché io abbia paura dei dotti famosi che ho in mente, ma perché faccio sul serio, e dire sul serio in pubblico, senz'esser stato invitato, quello che si pensa di qualcuno, data la grande fallibilità delle nostre osservazioni, richiede un tempo di riflessione maggiore di quello che mi resta da vivere. In una satira mi farei meno scrupoli: essa rappresenta un elogio al negativo, e a quest’ultimo generalmente non si crede, come non si crede agli elogi in positivo. (370) Non tutti i bennati sono ben...morti o, in altre parole, hanno fatto una fine nobile quanto la loro nascita. 19 (372) Nelle Mille e una notte, Aladino mette la sua lampada miracolosa su di un cornicione. È, questa, un’assurdità che si perdona allo scrittore molto meno di quella di aver fatto costruire il palazzo d’oro in una sola notte. (383) «Come va?» chiese un cieco ad un paralitico. «Come potete vedere!» rispose il paralitico. (385) Progressivo affermarsi del bene e dell’utile nel mondo. Se è insito nella natura umana che, ad esempio, la religione cristiana prima o poi vada a picco, questo succederà, che ci si opponga o meno. Una reazione o un’azione di freno per un breve periodo rappresentano solo una curva infinitamente piccola nella linea. Peccato però che gli spettatori dobbiamo essere proprio noi, e non un’altra generazione! Nessuno quindi ci farà una colpa, se ci adoperiamo il più possibile per modellare i nostri tempi sul nostro cervello. Penso sempre che in questo globo noi serviamo a uno scopo il cui raggiungimento non può essere impedito nemmeno da una congiura dell’intera umanità. Analogamente un buon libro giunge fino ai posteri, anche se tutti i tribunali della critica si sono coalizzati nel renderlo sospetto, non con la satira, ma con un’aria di falso candore e un accento di finta sincerità, oppure ignorandolo del tutto. Ma se tale libro

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racchiude una dozzina di nuove verità dette con forza ed efficacia, e per il resto l’autore rivela una profonda conoscenza dell’uomo, nemmeno una legione di sottili compilatori d’intere biblioteche potrà arrestare l’opera nel suo cammino verso l’eternità: sarebbe come voler tenere a bada una tempesta o la marea montante sventolando una carta da gioco. 20 Un uomo può condannare come mediocre un buon libro per invidia, per mancanza d'intuito o per follia, ma l’uomo in generale no. Un uomo può gettare sul lastrico uno scrittore, lodare qualcosa di mediocre e condannare una cosa buona, ma l’uomo in generale no. (387) Le sofisticherie metafisiche lasciamole a chi non sa fare niente di meglio. Rimanendo nell’ambito della filosofia di Beattie 21, è possibile fare e dire moltissime cose buone e utili in misura ben maggiore che perdendosi in sottigliezze sofistiche. La sua filosofia è fatta per gli uomini, l’altra per i professori. Analisi della sensazione. (411) Non avere un’idea artificiosa dell‘uomo, ma giudicalo in modo naturale, senza ritenerlo né troppo buono né troppo cattivo. (412) Non ogni cervello originale guida la penna in modo originale, e non ogni penna originale è guidata da un cervello originale. (414) Se ben conosco la genealogia di Madama Scienza, la sua sorella maggiore è l’Ignoranza, e cosa c’è di tanto scandaloso nel prendere la sorella maggiore, sebbene sia a disposizione la sorella minore? Da quanti l’hanno conosciuta ho appreso che la sorella maggiore ha attrattive tutte sue, che è una brava ragazza prosperosa ed, essendo più addormentata che sveglia, è una moglie perfetta. (420)

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Impugnando la penna ho dato con successo la scalata a trincee dalle quali altri, armati di spada e di anatemi, sono stati ricacciati. (422) A proposito del volto di Cristo. Il signor Lavater 22 ne fa un uso smodato: vi ricerca però solo la bellezza virile, partendo dalle immagini di Gesù che si trovano nella regione di Paderborn, per arrivare fino al modello più alto di bellezza del Cristo di Raffaello. (429) Il 6 marzo, mal di gola. Tutto il giorno a letto. (433) Le nostre idee migliori le abbiamo tutte in una specie di ebbrezza febbrile, una febbre stimolata dal caffè 23. (438) Quell’uomo oltrepassa ogni limite, ma non lo faccio forse anch’io? Nel suo entusiasmo si ascolta volentieri. Ma non mi ascolto volentieri anch’io nei miei motti spiritosi o nel mio freddo disprezzo di tutto ciò che si fa per puro sentimentalismo? (442) Può darsi che nel cervello vi siano altri organi che potremmo chiamare occhi, orecchi ecc. L’etere, mosso, trasmette il proprio moto ai nervi della retina. Ora non è più etere mosso: è fluido nèrveo in moto, e quest’ultimo si trova in quel mondo che sono io; il primo fenomeno, invece, è accaduto in un mondo diverso da me. (452) 15 marzo 1776. È bene assecondare la propria sensibilità e dar voce alla prima impressione che una cosa suscita in noi. Non perché io consigli di cercare in tal modo la verità, ma perché tutto ciò è la voce genuina della nostra esperienza, il risultato delle nostre osservazioni migliori, mentre cadiamo in inutili chiacchiere d’obbligo, se ci mettiamo a riflettere. Raccomando la filosofia di Beattie. (454)

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Non c’è cosa più gradita ad Apollo che vedersi offrire in sacrificio un critico arrogante. (492) È stato da me il professor Koppe 24. Mi ha riferito che il signor Goethe preferisce la compagnia di un pazzoide originale a quella di una persona sensata. Il posto più adatto per lui sarebbe dunque Celle. 25 (499) Sebbene in Germania ci siano molti lettori giudiziosi, non è detto che ad esprimere in pubblico la propria opinione siano i più acuti. In Germania si ha poca opportunità di sentire una voce umana. Le nostre assemblee, in effetti, sono qualcosa di mostruoso. (500) Educare le madri equivale a educare i figli nel corpo materno. (511)

1 Passo d’estremo interesse: qui Lichtenberg spiega con una circostanziata metafora economica il senso dell'operazione critico-teoretica che sta alla base dei Sudelbücher, vero e proprio repertorio di spunti meditativi e di abbozzi d’opere future. In D 668, come equivalente di Sudelbuch, è dato il termine inglese common place book, ovvero raccolta di passi notevoli d’opere letterarie e scientifiche, di estratti di libri. In effetti i Sudelbücher sono insieme lavoro originale e bilancio della cultura del tempo. Sull’immediata vivezza degli appunti da zibaldone si veda E 150. 2 Le iperboli numeriche, così frequenti in ambito lessicale (non per niente «mille» è alla base di «millantare»!), vengono da Lichtenberg imputate alla pigrizia mentale dell'uomo. Al riguardo si veda F 971. 3 «idea guida» (lat.) 4 Documento importante dello straordinario favore goduto dalla storia di Faust, che Lichtenberg ebbe dunque la possibilità di vedere rappresentata nella versione originaria per il Kasperletheater che tanto influenzò l’evoluzione poetica goethiana. 5 «Il vendicatore» (gr.), scritto satirico pubblicato nel maggio 1773 con lo pseudonimo di Conrad Photorin (grecizzazione di «Lichtenberg»).

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6 Nella prima stesura era detto: «Se non finirete in mano al boia, finirete in mano allo sbirro». 7 Lichtenberg critica non tanto la «religione dell'apollineo» professata da Winckelmann, quanto piuttosto gli sdilinquimenti per l'Apollo del Belvedere di tanti suoi sedicenti seguaci. 8 L’abbazia di Westminster a Londra fu luogo d’incoronazione e di sepoltura dei re inglesi. 9 Il salmo è citato ripetutamente come uno dei più cari a Lichtenberg: cfr. B 81. 10 Luogo dove avvenivano le esecuzioni capitali a Londra. 11 Per la tournure, cfr. C 370. 12 «La governante» (ingl.): titolo di una commedia di Richard Brinsey Sheridan (1751-1816). 13 Il tedesco ha: Shakespeare wartete vor der Tür des Komödienhauses auf, ossia «faceva il portiere nel proprio teatro». Con un arbitrio gratuito Nello Saito, ed. cit., ad loc., intende: «Shakespeare faceva il guardiano di cavalli all’uscita del teatro.» 14 S’intende la monotonia della città di provincia: in questo caso Göttingen. 15 Il termine «gotico» riferito allo stile architettonico fu usato per la prima volta in Italia da Daniello Bartoli (1608-1685) con l'accezione di ’medioevale’ in senso spregiativo. Fu il classicista Goethe – che aveva tante anime – a cogliere lo spirito specifico dello stile gotico e a rivalutarlo nel suo saggio Von deutscher Baukunst (1772). 16 Si veda Sal 139, 9-10, nella versione di Lutero: «Nähme ich Flügel der Morgenröte, und bliebe am äußersten Meer, So würde mich doch deine Hand daselbst führen» («Se piglierò le ali del mattino e mi poserò all’estremità del mare, anche colà mi guiderà la tua mano» trad. G. Bonaccorsi in G. Ricciotti, a cura di, La Sacra Bibbia, Firenze 1958. 17 Francesco I (1708-1765), consorte di Maria Teresa. Fu incoronato imperatore del Sacro Romano Impero alla morte di Carlo VII (1745). 18 L’immagine è shakespeariana: cfr.Measure for measure, II, 2, vv.121123: (l'uomo) «plays such fantastic tricks before high heaven / As makes the angels weep; who with our spleens,/ Would all themselves laugh

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mortal» («fa sì stravaganti lazzi in cospetto dell’eccelso cielo da farne lacrimare gli angeli, i quali, avessero la nostra milza, dalle risa si renderebbero mortali» trad. M. Praz, Firenze 1964). 19 Si è cercato di rendere in italiano il gioco di parole dell’originale: Wohlgeboren / Wohlgestorben, Hochedelgeboren / Hochedelgestorben. 20 Si veda B 334. 21 James Beattie (1735-1803), poeta e filosofo scozzese, esponente della filosofia del common sense in antitesi con le astrazioni metafisiche. 22 Johann Kaspar Lavater (1741-1801), teorico della fisiognomica come nuova scienza naturale psicofisica. Il giudizio che Lichtenberg dà di lui esprime tutte le fluttuazioni e le contraddizioni della cultura del tempo. Pur riconoscendo alla fisiognomica un indubbio fondamento, l’Autore ne contesta la pretesa d’inferire con matematica certezza dai tratti somatici le caratteristiche psicologiche, e la tesi dell’armonia tra bellezza e virtù. Vedi la selva di scritti antifisiognomici lichtenberghiani. 23 Il caffè è per Lichtenberg un efficace stimolante della creatività. A quei tempi la bevanda era vista con sospetto dai tradizionalisti: si veda l’atteggiamento dell’alte Schlendrian nella Kaffeekantate di J.S.Bach. J.J.Winckelmann ne faceva anche lui un largo consumo. Goethe invece confessa di avere una vera e propria idiosincrasia per il caffè (Venezianische Epigramme, 140). 24 Johannes Benjamin Koppe (1750-1791), professore di teologia a Göttingen nel 1776. Non abbiamo altre notizie di un suo incontro con Goethe. 25 Città della Bassa Sassonia ricordata da Lichtenberg per il suo ospedale dei pazzi: si veda E 368.

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QUADERNO F : ANNI 1776-1779 Aprile 1776 Per una lunga felicità è già pregiudizievole la semplice durata. (6) Martedì 9. Se è lecito scrivere opere teatrali destinate a non avere spettatori, voglio vedere chi m’impedirà di scrivere un libro che nessuno possa leggere! (10) Gli inglesi ridono di certi suoni rauchi della lingua tedesca, perché vi trovano grandezza senza nerbo. Per loro, il tedesco è una tempesta di carta. Möser non ama la lettera erre in Freund 1 (25) Maggio 1776 Domenica 5. Sono convinto che, se una volta Dio creasse un uomo sul genere di quello che s’immaginano i magistri e i professori di filosofia, questi fin dal primo giorno dovrebbe essere rinchiuso in un manicomio. Se ne potrebbe trarre un apologo garbato: un professore prega la Provvidenza di fare di lui un uomo secondo la sua idea di psiche; quella lo accontenta, e lui finisce dritto all'ospedale dei pazzi. (33) Che opera si potrebbe scrivere su Shakespeare, Hogarth e Garrick 2! C’è, nel loro genio, qualcosa di affine: una conoscenza intuitiva dell’uomo delle diverse classi, resa accessibile a tutti rispettivamente con la parola, il bulino e il gesto. (37) Varrebbe la pena di riflettere se non sia nocivo affinare troppo l’educazione dei bambini. Non conosciamo ancora abbastanza l’uomo per esautorare del tutto – se mi si passa

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quest’espressione – il caso, assumendone il ruolo noi stessi. Credo che, se riesce l’obiettivo dei nostri pedagoghi, vale a dire se essi giungeranno a far sì che la formazione dei bambini avvenga totalmente sotto la loro influenza, non avremo più nemmeno un uomo che sia veramente grande. Le cose più utili della nostra vita, in genere, non ce le ha insegnate mai nessuno. Nelle scuole pubbliche, dove molti bambini non solo studiano ma giocano anche spensieratamente insieme, non si allevano, è vero, tanti devoti fannulloni: qualcuno anzi si perde; nei più, però, si riconosce una certa superiorità. Dio non voglia che l’uomo, la cui maestra è la natura tutta, si riduca a una massa di cera sulla quale un professore imprima la sua sublime effigie! (38) To send a man to Coventry dicono gli inglesi di un uomo al quale tutto un gruppo sociale è d’accordo di non rivolgere la parola per punizione. (39) Non appena si comincia a vedere tutto in tutto, di solito si diventa oscuri nell’espressione. Si comincia a parlare la lingua degli angeli: ciò vale per Büttner 3 e Fulda 4; tra essi non rientra Hartley 5. (48) Ogni bacchettina di ceralacca gli ricordava la perfidia umana e la caduta d’Adamo. (49) I difensori più accaniti di una scienza, che non sopportano la minima occhiata critica rivolta ad essa, di solito sono persone che in questa scienza non hanno fatto molta strada e, sotto sotto, sono consapevoli di tale loro limite. (50) In tanti paesi il bene comune viene deciso in base alla maggioranza dei suffragi, malgrado ognuno di noi sia pronto ad ammettere che tra gli uomini sono più i malvagi che i buoni. (52)

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Noi, la coda del mondo, ignoriamo che intenzione abbia la testa. (54) I furfanti scassinatori, tagliaborse e pirati dell’editoria. To pirate dicono, credo, gli inglesi di chi stampa alla macchia. È inevitabile che costoro raggiungano dovunque il loro scopo. (60) Piuttosto che leggere la Messiade, preferisco mille volte leggere le Mille e una notte e il Robinson Crusoe, il Gil Blas e il Trovatello 6: darei due Messiadi solo per una piccola parte del Robinson Crusoe 7. La maggioranza dei nostri autori non ha, non dico abbastanza genialità, ma intelligenza sufficiente per scrivere un Robinson Crusoe. (69) Nella condotta di Robinson Crusoe ci sono parecchie cose che si potrebbero applicare ad altri piani d’esperienza. Taluni si costruiscono così una propria filosofia lontano dalle chiacchiere della scuola. In primo luogo è consigliabile un’attività lenta ma costante: diciotto giorni impiega Robinson Crusoe ad intagliare una tavola di legno! (72) Nei nostri giudizi fisiognomici si frammischiano diverse associazioni d’idee: un naso prominente, per esempio, non è indice di un carattere sodo. Cosa c’entra la sodezza della carne con quella del carattere? Meditandum. (75) Ahlborn 8 non è altro che una specie di cicuta. Non osserviamo nelle piante e negli insetti cose che nell'uomo ci riescono inspiegabili? Se un ragno acchiappa una mosca, è colpa di Dio che l’ha creato? Per quanto vieto sia quest’esempio, se ne potrebbero trarre non poche deduzioni. (78)

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Giugno 1776 La superficie più divertente del mondo è per noi quella delle facce della gente. (88). Luglio 1776 Certa gente che ho conosciuto beveva di nascosto, ma era brilla davanti agli occhi di tutti. (95) Le diligenze le dipingono di rosso, colore del tormento e del martirio. Le coprono con tele cerate, non già, come si crede, per proteggere i viaggiatori dal sole e dalla pioggia (il loro nemico i viaggiatori ce l’hanno sotto i piedi: le strade e la diligenza!), ma per la stessa ragione per cui si cala un berretto sul viso ai condannati al capestro: perché gli astanti non possano vederne le orribili smorfie. (96) 20 luglio. Un fulmine è caduto qui nella Barfüßer Straße. (99) È piovuto così forte che tutti i maiali son diventati lustri e i cristiani luridi. (100) Le coscienze degli uomini sono come i loro corpi: non solo non sono ugualmente delicate, ma, mentre sono delicate con alcuni, con altri hanno la durezza della cotenna di porco. Ho conosciuto gente così piena di scrupoli da non avere nemmeno il coraggio di credere che il Sole stia fermo e sia la Terra a girare, e altra che non avrebbe calpestato un tozzo di pane per nessuna cosa al mondo e, nel frattempo, disponeva dei beni delle vedove e degli orfani come se fossero di sua proprietà (si potrebbe farne un personaggio). (101)

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Fra tutti i tipi umani non ce n’è uno che io invidi meno del cacalibri 9: categoria, questa, che figura in tutti i cataloghi delle fiere dei libri e scrive sempre senza far nulla di utile al mondo, senza dire niente di nuovo né mostrare un barlume di vera filosofia anche solo nei rapporti sociali, o accennarvi nei suoi scritti. (117) I bricconi sarebbero di sicuro più pericolosi, oppure si avrebbe una nuova genia di bricconi pericolosi, se si cominciasse a studiare diritto per rubare, così come lo si studia per tutelare la gente onesta. Il fatto che ci siano bricconi che studiano le leggi per eluderle impunemente, contribuirà senza dubbio al perfezionamento delle stesse. (127) Sono pochi i libri che costano a chi li scrive il tempo che costano al rilegatore. Richiedono cura e attenzione in ogni dettaglio: la carta, la composizione, la stampa, la rilegatura; tutto, tranne scriverli. (135) Qualche settimana fa, a Göttingen è venuto a trovarmi un uomo che con due paia di calze vecchie di seta era capace di farne un paio di nuove e mi offriva i suoi servigi. Noi conosciamo l'arte di fare un libro nuovo con un paio di libri vecchi. (136) Conosco un paese «compaesane». (138)

dove

le

patate

le

chiamano

Dovere d’ogni filosofo è riconoscere il re nel ciabattino, per dare al merito ciò che è del merito, e non valutare la grandezza d’animo, il talento e la capacità dai loro effetti clamorosi. Se la fisiognomica può contribuire a questo, è senz’altro una scienza degna di rispetto, e si ha il dovere di studiarla. (139)

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Il personaggio scenico e quello letterario sono creature che hanno un valore puramente convenzionale sicut nummi 10 e si possono idealizzare senza alcun riguardo per l’uomo comune. Ma lo spettatore di rado è ‘guasto’ al punto da non riconoscere con piacere l’uomo comune, non appena questi entra in scena. (142) Cicogne e gru non sono così rare in Inghilterra come i luigi nelle sue tasche: a volte, autentica rondine di marzo, vi faceva la sua comparsa un mezzo fiorino, ma in un attimo s’eclissava. (144) Già una volta, altrove, ho osservato come al mondo tutto si confonda in tutto, e tutto sia presente in tutto: in altri termini, ogni cosa che notiamo e designiamo con una parola esisteva già prima che arrivasse al livello da noi notato. L’esempio del temporale: le nuvole sono tutte uguali, si distinguono solo per grado. Nulla ci stimola maggiormente a riflettere. Forse le aurore boreali ci sono sempre, e noi ci limitiamo a chiamare così i gradi elevati del fenomeno che cadono sotto i nostri sensi: a questa conclusione potrebbe essere arrivato chi ignorasse che quasi sempre esse si verificano nelle zone nordiche. (147) Oggigiorno tra noi si esagera nello studio della storia naturale: i più imparano soltanto ciò che altri hanno saputo, senza arrivar a fare qualche osservazione autonoma. Non nego l’importanza e la dignità di tale studium, ma è triste vedere giovani trascurare per l'entomologia la conoscenza di se stessi, del proprio corpo e della propria anima, e scoprire che conoscono le caratteristiche di una falena meglio di quelle della Syntaxis genitivi, o sanno parlare di un pesce delle Indie orientali, mentre ignorano dove si trovi il loro stomaco. (inserire assolutamente nel Parakletor qualche spunto tratto da qui) (149)

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È consigliabile per tutti praticare persone ragionevoli, in tal modo perfino un idiota può imparare ad agire saggiamente imitandole: d’imitare infatti sono capaci anche i più grandi cretini, le scimmie, i can barboni e gli elefanti. (150) Quale mai può essere la causa per cui dei pensieri sgradevoli danno un dolore più vivo la mattina al momento del risveglio che non qualche tempo dopo, quando si sa che tutti sono desti o si è già alzati; a metà giornata, o la sera, quando si è già coricati? Io ne ho fatto svariate esperienze: la sera, sono andato a dormire senza darmi pensiero di certe cose che invece, verso le quattro del mattino, sono tornate ad angustiarmi, sicché son rimasto sveglio ore e ore a rigirarmi nel mio letto, per poi ritrovare calma e fiducia alle nove o anche prima. (152) Per scrivere con sensibilità, occorrono molte più cose che due lacrime e del chiaro di luna. (157) Le lingue vive sono in massima parte lingue morte per gli stranieri, se questi non sono vissuti in mezzo al popolo che le parla. Com'è difficile impararne ogni piccolo nesso, quasi impossibile, una volta che si sia in là con gli anni! (161) Ai santi si dipinge uno zero sopra la testa. (167) Settembre 1776 Dare l’ultima mano alla propria opera è come dire bruciarla. (173) Un'unica anima per il suo corpo era troppo poco: esso avrebbe dato abbastanza da fare anche a due. (189) L’uomo: «Ogni grandezza è uguale a se stessa» dice, e finisce per dare un peso al Sole e a tutti i pianeti. 11 Conosce

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il tempo d’occultazione di pianeti lontani, ma ignora quale sarà la fine di quel mondo che costituisce il suo corpo. «Sono creato a immagine di Dio» – continua, e intanto beve l’urina dell’immortale Lama. Guarda ammirato la celletta di un alveare, ed è in grado d’innalzare basiliche di San Pietro. Getta grani di miglio attraverso la cruna d’un ago oppure li leviga con un sasso, e trova la propria via sul mare. Chiama Dio ora l’Essere più attivo, ora Colui che è immobile; dà agli angeli per veste ora la luce solare, ora una pelliccia di ghiottone (Camciatka); ora adora topi e vermi, ora crede in un Dio per il quale mille anni sono come la giornata trascorsa ieri; ora non crede in alcun Dio. L’uomo annienta e divinizza se stesso, castra se stesso, si dà fuoco o s’esaurisce a forza di fornicare, fa voto di castità e incendia Troia per una... 12 Divora il suo prossimo, nonché i propri escrementi. (Appunti da smaltire e ordinare meglio) (191) I cattolici hanno rieletto un Api (papa) 13 (192) Se si vuol dare più sicurezza alle città, bisognerebbe allevare coccodrilli nei loro fossati. (193) Settembre 1776 Non c’è niente che spieghi l’attività della lettura e dello studio meglio del mangiare e del digerire. Il vero lettorefilosofo non si limita ad ammassare nella memoria come il divoratore che si riempie la pancia; al contrario chi esercita solo la memoria finisce per avere la pancia piena, ma non un organismo forte e sano. Nel primo caso, tutto ciò che si legge e si trova fruibile è distribuito, per così dire, un po' qua, un po' là, all’interno dell’organismo intero, sicché è il tutto ad acquistarne vigore. (203) Man mano che ci si avvicina all’inferno di Londra 14, le strade si fanno sempre più belle e spaziose. (206)

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I versi, come i granchi, vengono bene solo nei mesi non ‘errati’ 15. (212) Ottobre 1776 Aveva riunito in sé le peculiarità degli uomini più grandi: teneva sempre il capo inclinato come Alessandro; si passava sempre una mano fra i capelli come Cesare; era un gran bevitore di caffè come Leibniz e, una volta che s’era sdraiato per bene in una poltrona, si dimenticava di mangiare e di bere come Newton, e come Newton bisognava svegliarlo. Portava la parrucca come il dottor Johnson, e aveva un bottone della braghetta sempre aperto come Cervantes. (214) Ho disegnato un rosaio d’inverno. (218) Le simpatie non sono certo tutte da scartare. Forse, una volta o l’altra, ne troveremo le cause: potrebbero essere i resti del sapere perduto di un’altra generazione. (231) È morta di furor Wertherinus

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. (232)

I boschi si riducono sempre più, manca la legna. Che fare? Quando non ci saranno più boschi, in attesa che essi ricrescano, non ci rimarrà altro che usare i libri come materiale da ardere. (234)

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Novembre 1776 Quando in un uomo la fragilità nervosa è arrivata a un punto tale, che anche la decisione di far qualcosa per migliorarsi diventa impossibile, per quell'uomo è finita. (254) Oggi in Germania lo studio della storia naturale è diventato frenetico. È sempre meglio, s’intende, che comporre pompose odi libertarie o, in preda ad un’accesa esaltazione, combinare in versi ora di tre, ora di sei pollici quelle quattro idee uscite dalla penna dei nostri 'grandi poeti'. Ma, benché per Dio l’insetto valga quanto l’uomo, per il nostro complicato cervello le cose non stanno così. Santo cielo, quanto ha da ordinare l’uomo, prima di pensare agli uccelli e alle farfalle! Impara a conoscere il tuo corpo e ciò che ti è dato sapere della tua anima, abituati al lavoro e impara a superare la tua indolenza, avvezza il tuo intelletto al dubbio e il tuo cuore alla bonarietà. Impara a conoscere l’uomo ed armati di coraggio per dire la verità nell’interesse del prossimo. Se non trovi altri oggetti d'indagine, acuisci la tua mente con lo studio della geometria. Guardati però dal redigere cataloghi pieni di nomi di vermi che non è di nessuna utilità conoscere in modo superficiale, mentre una loro conoscenza precisa va all’infinito. Ma Dio è infinito nell’insetto come nel Sole – sono pronto a riconoscerlo. Dio è smisurato anche nella sabbia marina, che finora nessun Linneo ha classificato a seconda delle forme che presenta. Se non hai una vocazione particolare a fare il pescatore di perle in lontane contrade, stattene qui a coltivare il tuo campicello che richiede ogni cura, e pensa che il numero delle tue fibre cerebrali, delle loro scissure e dei loro solchi è limitato: dov’è racchiusa una storia delle farfalle, ci sarebbe stato posto per le Vite di Plutarco che t’avrebbero ispirato grandi imprese. (262)

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Dicembre 1776 La prima regola tanto per i romanzi quanto per le opere drammatiche è quella di considerare i diversi personaggi come pedine nel gioco degli scacchi, e di non cercare di vincere modificando le regole del gioco: un cavallo non va mosso come un pedone, ecc. La seconda regola è quella di caratterizzare con esattezza questi personaggi senza bloccarne l’azione, ma piuttosto lasciandoli operare ciascuno a modo suo. Agire diversamente significa voler fare miracoli, e i miracoli sono sempre contro natura. (291) Mercoledì 25. Natale. Il principium indiscernibilium 17 si può estendere sino ad affermare che non c’è cosa che rimanga la stessa per due secondi, ma tutto muta ad ogni istante. (307) Giovedì 26. Le mie idee relative al condensarsi della Terra hanno i numeri per imporsi. Tutto si condensa, tutto crolla – case, montagne, ponti –, e che altro è il nostro suolo se non un ponte? Saturno probabilmente è sprofondato; una volta o l’altra sprofonderà pure Giove. Più la Terra si condensa, e più rare si fanno le sue modificazioni. Quando trovo per terra delle tegole, ne arguisco che erano in alto. Tutto va in pezzi, sta andando in pezzi. (309) Gennaio 1777 Lunedì 13. Molto prima che si riuscisse a spiegare scientificamente la connessione causale tra i fenomeni, si è ricorsi agli spiriti. Ora che se ne conosce la connessione, ogni cosa serve a spiegarne un’altra. Gli spiriti con cui non facciamo progressi sono Dio e l’anima. L’anima dunque resta ancora il fantasma che s’aggira per il nostro fragile corpo. Ma è dovuto alla nostra limitata ragione che, se una cosa, secondo noi, non può essere determinata da ciò che

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conosciamo, essa debba per forza avere come causa qualcosa che non conosciamo? Questo è un ragionamento non solo viziato, ma inutile. Secondo la mia radicata convinzione, noi ignoriamo che cosa ci è possibile comprendere e quante cose ci sono ancora, che la nostra mente non riesce a immaginare. Nella filosofia, e in particolare nella psicologia, le doti a noi più confacenti sono la modestia e la cautela. Che cos’è la materia così come la concepisce lo psicologo? Forse, in natura, non esiste niente del genere: egli uccide la materia per poi venirci a dire che è morta. (324) Non rimandar mai nulla; fare un poco ogni giorno; risparmiar qualche pfennig su tutto: non troppo in una volta, ma piuttosto un po' a spizzichi, è quanto c’è di più connaturale al mio carattere. Se fallisco in ciò, è tutto un fallimento. 18 (327) C’è gente che nasce con la coscienza sporca. Con un segno rosso intorno al collo: quello del cappio. (328) Quello che chiamano cuore si trova molto più in basso del quarto bottone del panciotto. (337) I signori chiamano ‘scrivere con sentimento’ il parlare sempre di tenerezza, amicizia e umanità. «Babbei!» per poco non sbottavo «Questo è solo un ramoscello della pianta! Voi dovete mostrare l’uomo nella sua interezza: l’uomo tenero e il tenero vanesio, il matto e il birbante, il contadino, il soldato, il postiglione, tutti come sono in realtà: questo a casa mia si chiama 'scrivere con sentimento'. Quello che scrivete voi ci è odioso, non però quanto il vostro strimpellare monocorde. L’uomo rappresenta qualcosa di più che un paio di testicoli. 19 (338)

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C’insegnano le favole che Giove diventasse, per corteggiar figliole, cigno e toro, e assumesse ogni apparenza. E non valeva forse tanto affanno che l’amore non gli costasse un tallero? (dalla rivista Schreibtafel, fasc. V 20) (339) Se un’altra generazione ricostruirà un giorno l’uomo d’oggi dai nostri romanticumi letterari, crederà che egli sia stato un cuore munito di testicoli ovvero un cuore con tanto di scroto. 21 (345) Se l’anima è semplice, perché la struttura del cervello è così complessa? Il corpo è una macchina, e deve per forza esser fatto con i materiali propri delle macchine. È una prova che l’elemento meccanico in noi ha una vasta estensione, essendo le stesse parti interne del cervello congegnate con un’arte di cui noi probabilmente non comprendiamo nemmeno un centesimo. (349) Saggio sui vigili notturni

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Egregi signori, anch’io sono un vigile notturno, non di professione ma dilettante: di notte, infatti, non riesco a chiuder occhio, e in ciò, come accade di regola ai dilettanti, posso dire senz’ombra di vanteria d’aver fatto più progressi della maggior parte dei vigili notturni di professione. (354) Credo che la fonte della maggior parte della miseria umana stia nell’indolenza e nella mollezza. La nazione che ha avuto più energia di tutte 23 è stata sempre la più libera e felice. L’indolenza non fa vendetta di niente, bensì induce a pagare un prezzo per risparmiare a se stessi l’oltraggio e l’oppressione più grave. (365)

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La metafora è molto più acuta del suo creatore, e lo stesso vale per tante altre cose: ognuna ha le sue profondità. Chi ha occhi vede tutto in tutto. (369) Febbraio Venerdì 21. Fare un viaggio nella Grecia odierna per visitare il Santo Sepolcro delle Belle Arti. (387) I greci possedevano una conoscenza dell’uomo che – a quanto pare – noi stentiamo a raggiungere senza passare attraverso il corroborante letargo di una nuova barbarie. (388) Perché le giovani vedove in lutto sono tanto belle? (399) Non è che gli oracoli sian diventati muti. Gli uomini son diventati sordi alla loro voce. (413) Marzo Nell’anniversario della battaglia, tempesta montagna, stormire del bosco di querce ecc. 24 (422)

sulla

Noi facciamo ogni momento qualcosa che non sappiamo: l’abilità si fa sempre più grande. L’uomo potrebbe finire per fare ogni cosa senza saperla, e così diventerebbe – nel vero senso della parola – un animale pensante. La ragione s’avvicina all’animalità. (424) Alla fin fine la nostra psicologia non andrà oltre un sottile materialismo, visto che da una parte (materia) noi impariamo sempre di più, e dall’altra abbiamo passato ogni limite. (425) La maggioranza dei dotti è più superstiziosa di quanto non dica, anzi di quanto essa stessa non creda. Non si può tanto

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facilmente liberarsi delle cattive abitudini; ma occultarle agli occhi del mondo e impedirne gli effetti nocivi, questo sì che si può! (440) Se s'insegnasse agli uomini come pensare, e non sempre e solo che cosa pensare, si eviterebbe l’errore. È una sorta d’iniziazione ai misteri dell’umanità. Chi nel proprio pensare s’imbatte in una tesi stravagante, se ne discosta se questa è falsa; ma una tesi stravagante professata da una persona autorevole può forviare migliaia d’individui che non fanno nessuna verifica. Non si è mai abbastanza prudenti nell'esternare opinioni che hanno come obiettivo la vita e la felicità, viceversa non si è mai abbastanza solleciti nell'esortare al dubbio e al buon senso. Qui cade a proposito la sentenza citata nella pagina a fronte:«every man’s reason is every man’s oracle» 25 (441) Il dubbio non dev’essere niente più altrimenti può diventare pericoloso. (447)

che

vigilanza,

Sono convinto che non ci limitiamo ad amarci negli altri, ma che ci odiamo anche negli altri. (450) Nelle lingue si trovano tracce di tutte le scienze e, viceversa, si trovano tante cose che possono tornar utili alle scienze. (474) Tutto si assomiglia, ogni parte rappresenta l’intero. A volte ho visto l’intera mia vita riassunta nello spazio di un'ora! (478) Dottore in tanatologia. 26 (483) Nella mia testa vivono ancora impressioni le cui cause sono estinte da un pezzo (la mia amata madre!!!!!!!) 27 (486)

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Vorrei aver avuto meno successo nei miei tentativi di conoscere il cuore umano. Sono oggi molto più disposto a perdonare alla gente le sue cattiverie che non in passato. Se in società qualcuno dice male di me, specie se lo fa solo per divertire i presenti, non riesco affatto a diventargli nemico; non me la prendo con lui nel vero senso della parola, purché egli non lo faccia con rabbia o ricorrendo a grossolane calunnie: queste non credo proprio di meritarmele. Non m’importa, invece, gran che delle lodi della gente: la sola cosa che avrebbe ancora potere di rallegrarmi sarebbe semmai l’invidia della gente. (511) L’uomo ha un impulso irresistibile a credere che non lo si veda quando lui non vede niente. Come i bambini che, per non esser visti, tengono gli occhi chiusi. (512) A proposito del fascino speciale che ha un libro rilegato dalle pagine ancora bianche. La carta che non ha ancora perduto la sua verginità e sfoggia ancora il colore dell'innocenza è sempre meglio di quella usata. (513) La formula di cortesia: «È arrivato felicemente a casa ieri?» è tuttora indizio dei nostri costumi e dei nostri selciati d’un tempo. (514) Il punto più bello del Werther è quello in cui lui spara a quel vigliacco. (516) L’editore lo ha fatto impiccare in effigie davanti alla sua opera. (517) Dal vagito del bambino è nato il linguaggio, così come dalla foglia di fico è nato l’abito di gala alla francese. (520) Perché i cani amano ricoprire di terra, con il naso, le buche che fanno con le zampe? Dato il loro odorato sottile,

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si dovrebbe pensare che farebbero meglio a scavare le buche col naso, per ricoprirle poi con le zampe! (532) Un bimbo intelligente allevato insieme ad uno pazzo può impazzire a sua volta. L’uomo è perfettibile 28 e corruttibile al punto che a farlo uscire di senno può essere il suo stesso senno. (536) Cosa ne sarà di quest’umanità, prima che scompaia? La Terra può benissimo seguitar a rotolare, come ha fatto finora, per un altro milione di anni, e allora cinquemila anni sarebbero giusto un quarto di anno nella vita d’un uomo di cinquant’anni, appena un dodicesimo della durata dei nostri studi universitari. Che cosa ho fatto io nell’ultimo trimestre? Ho mangiato, bevuto, fatto esperimenti con l'elettricità, redatto almanacchi, ho riso di un micetto, giocato con le ragazzine, e così son trascorsi cinquemila anni di questo piccolo mondo che sono io, ecc. (541) Anche le idee sono una vita e un mondo. (542) «Pietre tombali» per dire «libri». 29 (543) Non sono le menzogne, ma le false osservazioni sottili ad arrestare la decantazione della verità. (552) Ho notato con molta chiarezza come spesso io abbia un’opinione quando sto disteso, e un’altra quando sono in piedi. Specie se ho mangiato poco e mi sento fiacco. (557) In questa multicolore e invetriata età di porcellana del mondo. (568) Stava lì tutto triste come il beverino in una gabbia dove è morto l’uccello. (572)

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Si dice ancora «anima» come si dice «talleri», quando i talleri hanno smesso da un pezzo di coniarli. (575) Ai tempi in cui l’anima era ancora immortale. (576) Ogni imparzialità è artificiosa. L'uomo è sempre parziale e fa benissimo ad esserlo. La sua stessa imparzialità è parziale. Lui era del partito degli imparziali. (578) Là dove l’occhio ha una visione confusa, c’è già una specie di morte: dove non si ha un’immagine chiara, non c'è nessuna idea. (582) Non credo che lo stato di natura sia quello in cui si cammina carponi. Credo però che oggigiorno, per quanto riguarda sia la nostra religiosità che il nostro modo di vivere, ci troviamo in uno stato assolutamente contrario a natura. I nostri istinti, come tanti pezzi d’un gioco degli scacchi, dovrebbero servirci a costruire una vita migliore. (583) Non esiste regola di vita più importante di questa: mettiti, per quanto ti è possibile, con gente più valida di te, ma non diversa al punto che tu non la comprenda. Sarà più facile per il tuo amor proprio sollevarsi di slancio al loro livello che per chi è troppo grande mostrarsi condiscendente con te per una decisione presa a freddo. (614) Noi siamo tante foglie attaccate a un albero, nessuna simile all’altra: una simmetrica, l’altra no, eppure ugualmente essenziali per l'insieme. Quest’allegoria potrebbe essere portata fino in fondo. (630) Le obiezioni dei teologi contro il teatro fan venire il voltastomaco. Le loro stesse concessioni in proposito sono ben misere: «La religione non vieta assolutamente passatempi innocui!» sostengono. Un complimento con cui di fatto il teologo guadagna ben poco agli occhi dell'uomo di

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mondo che potrebbe senz’altro rispondergli: «Le cose andrebbero male per quella religione che vietasse tali svaghi!» Tra le compagnie teatrali va fatta una distinzione: ne esistono di cattive e pericolose, così come esistono cattive congregazioni religiose e cattive congreghe in generale. In molte riunioni serali di soli uomini, come quelle goliardiche, succedono – credo – cose ben più gravi che nei teatri! I luoghi di cura dove le donne vanno per combattere la sterilità sono impareggiabili nel rimettere in sesto alberi genealogici ‘nani’, ma contribuiscono ben poco alla moralità dei costumi! Quanto alle belle attrici, non avrebbero bisogno di avvicinare con facilità chiunque, se le compagnie teatrali godessero di sovvenzioni. A volte un ricco, che comunque si sarebbe rovinato da qualche altra parte, trova modo di soddisfare il suo vizio a teatro né più né meno che altrove. Nei grandi teatri, tuttavia, assistono agli spettacoli migliaia di persone che, solo un attimo prima, avevano considerato le attrici delle «poco di buono», ma poi, vedendole in scena, cambiano idea: infatti i drammi rappresentati da noi hanno come costante la tolleranza verso i passi falsi commessi per leggerezza. Migliaia di persone imparano quindi tale virtù. E la storia che vi s’impara non conta nulla? L’inglese che non sa leggere e non ha tempo per farlo, apprende a teatro da Shakespeare la storia della propria terra; impara a pensare in modo ragionevole, a perdonare errori che s’accompagnano a grandi qualità e, venendo a conoscenza dei tiranni sotto il cui giogo gemettero i suoi avi, ad ammirare le alte doti di un Giorgio III che è ancora vivo e vegeto. Se mi fosse permesso di dare un consiglio ai teologi, sarebbe quello di non opporsi più assolutamente al teatro. In questa crociata si è andati troppo oltre: la causa della corruzione sta nella natura umana, e neanche i roghi servono allo scopo. Utilizziamo dunque il teatro nel modo migliore! Principi, ministri, vescovi e soprintendenti delle chiese, frequentate i teatri, e poi punite l’attore o il drammaturgo che ha l’ardire di proporre davanti a voi qualcosa che

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potrebbe sminuire la vostra dignità od offendere il vostro decoro! (631) <C’è una sorta di ventriloquio trascendente con cui si può far credere agli uomini che una cosa detta sulla terra provenga dal cielo. 30 > (665) «Peccato» esclamò un italiano «che bere l'acqua non sia immorale! Che gusto avrebbe!» (674) Se impariamo ad avere più attenzione per le sensazioni deboli, queste possono fungere per noi da sensazioni forti. (675) Ogni cosa ha un suo lato feriale e un suo lato festivo. (677) Si potrebbe scrivere un libro dei sogni filosofico. Come per lo più accade, ci si è impegnati con saggezza e con zelo nell’interpretazione dei sogni, invece di applicare tali doti, come sarebbe stato conveniente, solo ai libri dei sogni. So per esperienza che i sogni conducono alla conoscenza di se stessi. 31 Ogni sensazione che non sia mediata dalla ragione è più forte: una prova è il ronzio agli orecchi avvertito nel sonno e giudicato debolissimo al risveglio. Il fatto che io sogni ogni notte mia madre e la ritrovi in ogni cosa, è indice di come devono essere forti quelle scissure cerebrali, dal momento che tornano a far sentire il proprio peso, appena il principio che le governa, la ragione, depone lo scettro. (684) La perspicacia è una lente d’ingrandimento, l’arguzia una lente di riduzione. Quest’ultima però c’indirizza verso l’universale. (700) Dalla maîtresse di un uomo si possono ricavare molti elementi sull’uomo stesso: in lei si vedono le debolezze e i sogni di lui. Quello che si conosce di un uomo ex socio non è neanche la metà di ciò che si conosce ex socia. (702)

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«Spegner soffiando le stelle fisse» si possono ancora permettere il lusso di dirlo solo i matti di Bedlam. 32 (721) L’occasione non fa solo l’uomo ladro: fa anche personaggi popolari, filantropi, eroi; più di metà del merito della bella pensata d’un uomo di spirito, va al primo cretino che ha incontrato. (trattare per esteso) (728) Piove tutte le volte che c’è la fiera o si sta per sciorinare il bucato. Ciò che si cerca è sempre nell’ultima tasca in cui s’infila la mano. (732) Studiare Omero e Ossian, o, come affermano con sussiego i pedanti, appena ne traducono un libro, «il mio Omero e il mio Ossian», non conta un bel fico. Studiate prima voi stessi – sono tentato di dire – imparate a sviluppare la vostra sensibilità, a fissarne le intuizioni e registrarle puntualmente giorno per giorno. Non lasciatevi derubare di quell’io che Dio v’ha dato, non abbiate idee preconcette, ma osservate bene anzitutto voi stessi e non fate i bastian contrari per essere originali a tutti i costi. L’occasione la trovate dovunque senza greco, senza latino e senza inglese. La natura vi sta davanti più chiara di un libro aperto, scritto in una lingua il cui studio vi abbia impegnati per almeno venticinque anni. Qui oggetto di studio siete voi stessi ... Grazie a ciò arriverete molto più lontano che con Omero e con Ossian, anzi imparerete a capire meglio gli stessi Omero e Ossian. Certo, potete leggerli anche senza tutta questa preparazione, ma non riuscirete mai a cogliere la ragione per cui essi sono tanto superiori alla piatta mediocrità del nostro tempo. (734) Raccomando ancora i sogni 33: nei sogni noi viviamo e proviamo sensazioni come nella veglia. Siamo un po’ l’una e un po’ l’altra cosa. Tra i privilegi dell’uomo rientra anche quello di sognare e di averne coscienza. Ho i miei dubbi che finora ne sia stato fatto un uso corretto. Il sogno è un

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vissuto che, col resto della nostra vita, forma la cosiddetta esistenza umana; esso si confonde impercettibilmente con lo stato di veglia: impossibile dire dove finisca la veglia e dove cominci il sogno. (743) È altrettanto possibile sognare senza dormire quanto dormire senza sognare. (749) È singolare come ciò che si vede chiudendo gli occhi al buio possa dare inizio a sogni; ma l’effetto è del tutto diverso, a seconda che siamo addormentati o che la nostra ragione sia vigile. Mi piacerebbe tanto sapere se gli animali da svegli sono più logici di quando sognano: ciò vorrebbe dire che in loro c’è un certo grado di raziocinio. (752) La gente dice: «Ma come scrive con originalità quell’uomo!» A me sembra uno stile tutt’altro che raro: si tratta infatti del modo di scrivere di tutti coloro che pretendono di dire cose che vanno al di là del loro sapere, ed è popolare appunto perché alimenta in chi legge l’illusione d’esser in grado di capire cose di cui non ha la più pallida idea. (754) Non solo noi vediamo in modo diverso l’arcobaleno, ma ci appaiono diversi gli oggetti e le stesse idee. (760) Ritengo sia molto meglio interrogare se stessi che Platone: questi, infatti, può essere frainteso. Siamo invece sempre così vicini a noi stessi, che riusciamo a semplificare ciò che è complicato e a chiarire ciò che è oscuro. (761) Con l’immaginazione vediamo città che in realtà non abbiamo visto mai. (763) Che, prima di credere a una cosa, io la filtri attraverso la ragione, non è per niente più straordinario del masticare il cibo prima d’inghiottirlo. È un’immagine calzante e, per i

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nostri tempi, fin troppo chiara, ma, tra meno di duecento anni, tornerà ad essere – temo – troppo oscura. (768) Non ci dobbiamo meravigliare se vediamo che c’è gente che pretende di capire dall’espressione del viso i moti dell’anima: è gente abituata a giudicare il pensiero dal suono delle parole con cui viene espresso. (773) La verità trova interpreti in ogni tempo, la complaisance al massimo per un anno. Dunque si scriva sempre con coraggio e a cuore aperto! (785) Che la Terra si muova intorno al Sole e che, quando tempero una penna, la sua punta mi voli dentro l’occhio, esprime un’identica legge. (787) Io credo l’esatto contrario di quanto credono gli altri, e cioè che al mondo il bene maggiore sia dovuto a uomini che non contano per raffinatezza di cultura. Credo anche che al mondo il male maggiore l’abbia provocato la bellezza. Anche se quest’ultima può aver favorito la felicità, o piuttosto il piacere di molte persone. (788) Di versi come se ne leggono nel salmo 4, 34 ne vengono composti pochi. Che infinità di cose è racchiusa nelle parole: «Sul vostro giaciglio parlate con il vostro cuore! Offrite a Dio la vostra giustizia e confidate in Lui!» Tutta una religione! (873) Spesso sono stato sul punto di credere con convinzione che, per piacere ai posteri, si debba essere odiati dai contemporanei; provavo quindi l’impulso di dare addosso a qualunque persona o cosa mi si parasse davanti. (876) Durante un'eclissi di luna, ecco la silhouette della Terra! (917)

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La grande sensibilità di cui tanti si vantano è spesso la conseguenza dell’indebolimento delle facoltà intellettive. Io non sono duro di cuore, ma la compassione che provo sovente nei miei sogni non è paragonabile a quella che provo quando sono sveglio: la prima è in me un piacere che confina col dolore. (923) È un triste amore quello di chi va a letto con l’amata per la prima volta nella tomba. (945) A che serve una congettura tratta dall'esperienza? Non nego che a volte colga nel segno. Ma non sbaglia altrettanto spesso? Questo a casa mia si chiama «gioco d’azzardo»! (947) Il nostro sentire non è certo il metro per valutare la bellezza dell’incommensurabile progetto della natura! (961) Non c’è cosa più ridicola che pretendere di pisciare addosso al proprio nemico quando si soffre di stranguria. (962) Una Teti abbracciata a Bacco sarebbe un’insegna perfetta per le nostre bettole. 35 (966) La cattiva disposizione degli inglesi per la musica si può già arguire dai cries 36 per le strade, che in genere sono qualcosa di atroce. (969) Non posso negare che la mia diffidenza nei confronti del gusto del nostro tempo sia in me cresciuta ad un livello forse criticabile. Veder concedere a molti ogni giorno la qualifica di ‘geni’, come si dà a certi insetti il nome di millepiedi 37, non perché il numero dei loro piedi sia tale, ma perché la maggior parte della gente non ha voglia neanche di contare fino a quattordici, ha fatto sì che io non creda più a nessuno se non previa verifica. (971)

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L’intelligenza di un uomo si misura dalla sollecitudine con cui guarda al futuro e alla morte. Respice finem. 38 (973) In non poche opere di illustri autori preferirei leggere le cose cancellate piuttosto che quelle lasciate scritte. (998) Ho spesso notato che quanto più varie sono le nostre occupazioni, tanto più in fretta trascorre per noi il tempo, e il passato sembra più lungo; al contrario, quanto più queste sono uniformi, tanto più lentamente trascorrono le giornate e il tempo passato ci appare molto breve. La spiegazione è facile. (1021) Le nostre meridiane le carica Dio. (1022) Anziché tenere sermoni, il predicatore si mette sul pulpito con un flauto o un contrabbasso a convertir persone. Moniti in musica, o semplicemente musica. (1030) Qualche burlone ha affermato che, come non vi sarebbero topi se non avessimo gatti, così non ci sarebbero indemoniati se non ci fossero esorcisti. (1031) Quanto l’uomo sia perfettibile e come sia necessaria l’istruzione, lo si vede gia dal fatto che attualmente in sessant'anni egli acquisisce una cultura per la quale all’intero genere umano sono occorsi cinquemila anni. Un diciottenne è in grado di racchiudere in sé la sapienza d’intere epoche. Quando io imparo – e lo faccio molto in fretta – il principio: «La forza che attrae nell’ambra strofinata è la medesima che tuona fra le nubi», ho imparato qualcosa la cui scoperta è costata all’umanità vari millenni. (1039) Prima c’è un tempo in cui si crede a tutto senza precise ragioni, poi per un breve periodo si crede con qualche distinguo, poi non si crede assolutamente a nulla, poi ancora

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si torna a credere a tutto e si adducono le ragioni per cui si crede a tutto. Bernouilli 39 non era più disposto nemmeno a negare i fenomeni che avvengono nell’ampolla dei maghi – a quanto afferma Deluc. 40 (1042) Noi non possiamo dimostrare che i pianeti sono abitati da creature razionali; ciò nonostante io lo credo. Analogamente qualcuno può credere che l’anima muoia col corpo, anche se non è in grado di dimostrarlo stricte 41. (1045) Dalle teste dei grandi greci e romani non si deve cercar di trarre regole circa la forma visibile del genio 42, finché almeno non saremo in grado di avere come termine di confronto qualche zuccone greco. (1067) Non dobbiamo raccomandare direttamente ai giovani i libri che vorremmo leggessero, ma lodarli in loro presenza: li troveranno poi da soli. Per me è andata così. (1073) L’istinto a riprodurre la nostra specie ha riprodotto anche un'infinità di altre cose. (1079) Se nel buio qualcosa ci pizzica, di solito siamo in grado di localizzare con un ago il punto interessato. Che pianta esatta del proprio corpo deve avere l’anima! (1084) A forza di leggere siamo diventati dei barbari istruiti. (1085) Gli istinti artistici degli animali sono una rivelazione: singoli frammenti di un complesso di cognizioni che essi non potevano possedere nella sua interezza senza essere enti superiori. Così altre creature possono considerare la nostra Rivelazione come un istinto artistico il cui fine è avviarci alla vita eterna: questo non vale solo per la Rivelazione, ma anche per l’istinto di crearsi degli dèi. (1081)

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A volte mi sono assai rallegrato in cuor mio quando persone che pretendono d’essere sagge e di conoscere gli uomini hanno espresso un giudizio su di me. Ma come si sbagliano di grosso! Qualcuno mi reputava molto migliore, l’altro molto peggiore di quanto non fossi, e questo sempre per ragioni assai sottili, stando a quanto ciascuno credeva. (1089) La sostanza che noi tedeschi chiamiamo «sterco del diavolo» 43, i persiani la chiamano «cibo degli dèi». (1099) Quando una bigotta sposa un bigotto, non sempre il risultato è una coppia che recita paternostri. (1133) È vero che non bruciamo più le streghe, bruciamo in cambio ogni scritto 44 che contenga una cruda verità. (1143) Un esperimento fisico che faccia rumore conta più di uno fatto in sordina. (1147) Spesso, troppo spesso perché possa essere un caso, in sogno vediamo sdoppiate le persone defunte (sappiamo cioè che sono morte, e tuttavia parliamo con loro come fossero vive). Ciò merita la nostra attenzione: penso dipenda dal fatto che il nostro cervello è doppio, simmetrico, oppure che noi da svegli vediamo con l’immaginazione le cose allo stesso modo, e poi la ragione ci riporta alla realtà. (1159) Bisogna che uno scrittore vada in giro per il mondo, più che per vedere tante realtà, per farne personalmente esperienza. (1161) Capponi che cantano all’Opera. (1162) Quando a un condannato a morte si accorda un rinvio di un’ora, quell’ora equivale a una vita. (1163)

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Il fatto che dei lettori straordinari siano spesso cattivi pensatori, può avere la sua motivazione nella natura del cervello. Per la verità, non è la stessa cosa che io apprenda senza fatica un pensiero altrui, o che, invece, ci arrivi alla fine da solo seguendo il mio metodo. In quest’ultimo caso esso ha radici, nel primo è solo appiccicato lì. (1171) Una situazione molto interessante sarebbe la seguente: due tipi si trovano a parlare contemporaneamente, non s’intendono, e ciascuno di loro vuol fare un complimento all’altro: per esempio, A. «A mio avviso, la cosa è proprio indispensabile.» B. (a una voce) «A mio avviso, la cosa non è affatto indispensabile.» A. «Mi consenta, La prego, intendevo dire che non è indispensabile.» B. (a una voce) «Perdoni, volevo dire che è proprio indispensabile.» (1174) Spesso, quando passa un conoscente, mi allontano dalla finestra, non tanto per risparmiargli la briga d’un inchino, quanto per risparmiare a me stesso l'imbarazzo di vedere che di fare inchini, quello, non ha nessuna voglia. (1179) Il fatto che ci vediamo in sogno deriva dalla visione speculare: solo che lì non pensiamo che la visione sia dentro lo specchio. Nel sogno l’immagine è più vivida, mentre la coscienza e il pensiero sono allentati. (1180) Pochi doveri al mondo sono così importanti come quello di promuovere la continuità della specie umana e quello di mantenerci in vita: nessun altro dovere, infatti, ci attrae con mezzi così intriganti come questi due. (1181)

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Prendiamo Sir lsaac Newton: tutte le scoperte sono dovute al caso, siano esse il frutto di una ricerca più o meno lunga. Se così non fosse, qualsiasi persona dotata di normale intelligenza potrebbe mettersi lì e fare scoperte con la facilità con cui si scrive una lettera. Durante la ricerca, in qualsiasi momento, l'ingegno coglie un’analogia; l’intelletto la esamina e la trova fondata: in ciò consiste la scoperta. Così per Isaac Newton. Non ho la minima ragione di dubitare che, prima o dopo di lui, in Inghilterra e fuori, siano esistiti ed esistano tuttora ingegni superiori al suo per capacità, così come non ho ragione di dubitare che il contadino ammirato nell'ascoltare un predicatore predicherebbe meglio di lui, se solo ne avesse potuto studiare e imparare i trucchi del mestiere. Artefici delle scoperte sono l’occasione e l'opportunità. L’ambizione ne è la perfezionatrice; la fiducia nelle proprie forze è a sua volta una forza, nella vita familiare come pure nel mondo del sapere. (1195) Quando leggi la storia di un grande criminale, prima di condannarlo, ringrazia il cielo che non ha messo te, con la tua rispettabilità, in un’analoga serie di circostanze. (1205) Il termine «dotto» implica l’idea che una persona abbia ricevuto molti insegnamenti, ma non che abbia imparato qualcosa. Ecco perché i francesi, con la finezza peculiare di tale popolo, dicono non les enseignés, ma les savants, e gli inglesi non the taught ones, ma the learned. (1212) Lion 45 fa credere, e ci riesce bene, di avere due anni meno della sua vera età. Migrazione in lui dell’anima 46 del figlio del vetraio Schwarz, iniziata quando aveva circa sette anni. Prova spesso piacere ad escogitare con la fantasia sistemi per eliminare questa o quella persona senza che la cosa venga scoperta, oppure per provocare un incendio senza farsi scoprire. Si è addormentato sovente con simili pensieri per la testa, ma non ha mai concepito il fermo proposito di metterli in atto né ha avuto la benché minima

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inclinazione a farlo. A partire dal sedicesimo anno d’età, non è riuscito più a convincersi che Cristo sia figlio di Dio: tale atteggiamento gli divenne tanto familiare, anzi finì con l’essere parte di lui al punto che tale idea era per lui inconcepibile. Il suo unico rammarico era che non sia stato Cristo stesso a lasciarci qualche scritto che c’informasse meglio su Giuseppe d’Arimatea 47. Sapeva fin troppo bene di cosa siano capaci dei devoti fanatici in una materia come questa. Sua fede nella forza della preghiera; sua superstizione consistente, fra l’altro, nell’inginocchiarsi, nel toccare la Bibbia e baciarla. Vero e proprio culto per quella santa donna di sua madre; culto degli spiriti che sentiva intorno a sé. Non giuro sulla veracità di questo racconto: garantirla a parole non conta nulla. Mi appello all’intima coerenza e alla schiettezza delle mie testimonianze, criteri validi da che mondo è mondo, riconoscibili solo da chi ricerca sinceramente la verità e ha spirito d’osservazione. (1217) Si raccomanda caldamente di tenere un quaderno d’appunti. Ogni locuzione, ogni espressione vi dev'essere annotata. La ricchezza si acquista anche mettendo da parte verità da pochi centesimi. (1219) A dieci anni, Lion s’innamora d’un ragazzo di nome Schmidt (l’alunno più bravo della scuola), figlio di un sarto; si rallegra di sentirne parlare e sollecita i compagni a conversare con lui. Personalmente non gli ha mai rivolto la parola, ma gli ha fatto molto piacere apprendere che il ragazzo ha parlato di lui. Dopo la scuola s’arrampicava sopra un muro per vederlo. Ne ricorda ancora distintamente la fisionomia: era tutt’altro che bello, un nasino schiacciato e due gote rosse. Ma era il più bravo della scuola. Mi dispiacerebbe se con questa franca confessione io dovessi alimentare sospetti su di me, ma ero un essere umano, e la felicità, ammesso che al mondo la si consegua, non si ottiene con l’ipocrisia: su questo non si può costruire niente

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di duraturo. Solo nella schiettezza si può trovare una felicità durevole. Amore per la figlia di Weyland 48, descritto in modo preciso e toccante, poi venne Justine 49: mai amore fu più forte. Non ha mai amato più di così. Ha conosciuto poche persone al mondo che non gli tradissero le proprie debolezze dopo tre settimane di visite assidue, che fanno, in tutto, un trimestre del calendario, contando solo le ore di effettivi contatti. È convinto che frequentare per tre settimane una persona consenta di conoscerla per quello che è: basta infatti un’adeguata ‘tattica d’assedio’ a mettere in luce la vera natura di una persona. Ho sempre negli occhi il vicoletto sul retro, dove una volta – era passato da poco il mezzogiorno – incontrai la figlia di Weyland. Sembrava notte fonda, perché [non si vedeva un’anima]: tutti erano a tavola. È difficile esprimere ciò che provavo allora: so solo che era sentimento vero, vero della verità del cuore. … Lion non ha mai fatto il male per smania di ricchezza, quant’è vero che c’è Dio! (1220) A volte ammiriamo la forza delle lingue di nazioni non evolute; eppure la nostra lingua non è da meno: anche le espressioni più comuni sono spesso poeticissime. Solo che tale poeticità va perduta, non appena quell’espressione diventa per noi abituale. Il suono richiama il nudo concetto; così l’idea che prima era centrale svanisce e con essa svaniscono anche le idee secondarie. (1223) Le facce degli idioti sono spesso veri monstra. Chi non ha una figura umana, non è neanche un uomo: sono pronto ad ammettere che con certe teste non si è nemmeno in grado di pensare. Chi per una malformazione ha le dita congiunte, non è in condizione d’imparar a suonare il flauto. (1224)

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1 Si veda TB 31. 2 David Garrick (1716-1779), il più celebre attore inglese del suo tempo. Lichtenberg ebbe modo di ammirarlo nel ruolo di Amleto e gli dedicò pagine lucide e penetranti nel Reisetagebuch, diario del suo viaggio in Inghilterra nel 1774-1775 (si veda in particolare RT 8 e RT 11). 3 Christian Wilhelm Büttner (1716-1801), professore Göttingen e poi a Jena. Si occupò molto di linguistica.

di

filosofia

a

4 Friedrich Carl Fulda (1724-1788), linguista e storico. 5 David Hartley (1705-1757), filosofo, teorico dell’associazionismo. 6 S’intende il Tom Jones di Henry Fielding (1749). Il titolo completo del romanzo è The History of Tom Jones, a Foundling. 7 Il Robinson Crusoe era anche il romanzo preferito da Rousseau («Questo libro sarà il primo che leggerà il mio Emilio» Emilio, III). 8 Ahlborn da Bovenden, un criminale di proverbiale efferatezza. 9 In italiano nel testo. «Parola che Lichtenberg aveva probabilmente mutuata da Baretti» (A. Verrecchia, prefazione a G.C.Lichtenberg, Libretto di consolazione, a cura di Barbara Scriba-Sethe, trad. it. Milano 1981) 10 «come le monete» (lat.) 11 La stessa espressione ricorre in F 793 riferita a Newton: «da der eine (Newton) als Mann die Planeten wog...» («mentre il primo da adulto calcolava il peso dei pianeti...»). 12 Aposiopesi popolare che sottace la parola «Hure». 13 Una delle tante frecciate anticattoliche disseminate nei Sudelbücher: probabile allusione all’ascesa al pontificato di Giovanni Angelo Braschi col nome di Pio VI (1775-1799). 14 Citazione da Mt, 7,13: «Larga è la via che porta alla dannazione.» 15 Si intendono i mesi i cui nomi non contengano la lettera erre. 16 Parodisticamente rifatto sul latino scientifico furor uterinus, variante di nymphomania: allude all'irriducibile cupio dissolvi del personaggio

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goethiano. L’appunto è del 10 ottobre 1776: a due anni dalla prima edizione del Werther, era già iniziata l’epidemia di suicidi. Lichtenberg tace il nome della donna morta come Werther. 17 Principio varie forme. termini: «In quali non sia

enunciato da Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716) sotto Nella Monadologia (1714) il principio è espresso in questi natura non esistono mai due enti perfettamente simili nei possibile trovare una differenza interna».

18 Questa come tante altre massime hanno un particolare risalto nello zibaldone lichtenberghiano per il fatto di essere scritte in caratteri latini. Noi le riproduciamo in corsivo seguendo l’esempio di W.Promies. 19 Lichtenberg vede ogni camuffata: si veda F 345.

forma

di

romanticheria

come

sensualità

20 Rivista edita a Mannheim negli anni 1774-1778 a cura dello scrittore Christian Friedrich Schwan. L’autore dei versi è sconosciuto. 21 Cfr. F 338. 22 Abbozzo di uno scritto sui vigili notturni tra i quali Lichtenberg annovera se stesso, abituato com’è a trascorrere notti insonni. 23 Riferimento all’Inghilterra, nazione considerata da Lichtenberg prototipo di vera democrazia, il che però non gli impedisce, da nemico di ogni mistificazione qual è, di rivolgerle aspre critiche ogniqualvolta essa gli sembra venir meno ai suoi principi libertari. 24 È singolare, in un autore nemico del romanticismo, quest’atmosfera ossianica pervasa da un brivido di mistero cosmico. Ma Lichtenberg nella sua anima poliedrica è aperto a tutte le suggestioni. 25 Citazione da Henry St.John Bolingbroke (1678-1751), True Use of Retirement and Study: «La ragione è l’oracolo presente in ogni uomo.» 26 Designazione parodistica del medico. 27 Henrica Catharina Eckard (1696-1764), andata sposa a Johann Conrad Lichtenberg, a cui diede diciassette figli (Georg Christoph era il più giovane). Alla sua morte incominciarono ad essere redatti i Sudelbücher. 28 Vocabolo-chiave della filosofia illuministica, introdotto in francese (perfectibilité) verso il 1750 e poi trapiantato in tutta Europa. Lichtenberg ne fa un largo uso nei suoi Sudelbücher, ma non vi crede ciecamente, diviso com’è tra fede nella scienza e nel progresso, e senso

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della caducità delle cose. L’antinomia perfettibilità/corruttibilità sarà al centro del dibattito filosofico del romanticismo: in Italia, Leopardi se ne occuperà nel suo Zibaldone, 10 luglio 1822: «L’uomo non è perfettibile ma corrottibile. Non è più perfettibile ma più corrottibile degli altri animali.» E in Francia un altro romantico, Théophile Gautier, definirà l'ansia di perfezione «une sotte chose»,«una sciocchezza». 29 Cfr. J 346. 30 Nota cancellata da Lichtenberg per essere utilizzata nell’introduzione allo scritto Über Physiognomik, wider die Physiognomen. 31 Sui sogni – visti come veicoli di autoconoscenza – si veda tra l’altro A 33, A 125 e F 743. 32 St.Mary of Bethlehem (popolarmente detto Bedlam), ospedale dei pazzi londinese. Lichtenberg – interessato com'era allo studio dei lati oscuri della natura umana e ai meccanismi psichici – lo visitò e s'intrattenne con i suoi ‘ospiti’ che confermarono in lui la convinzione del nesso strettissimo tra genio e follia. Questa considerazione sullo stravagante, poeticamente fantasioso linguaggio dei folli di Bedlam richiama, secondo me, da vicino E 325: «Im Tollhaus muß einer shakespearisch sprechen» («Nel manicomio uno non può che parlare shakespeariano»). Di colorito shakespeariano è appunto l'espressione qui citata «spegnere con un soffio le stelle fisse», che non trova un riscontro puntuale in Shakespeare, ma a mio avviso è una libera variazione lichtenberghiana dell'immagine: Night's candles are burnt out (Romeo and Juliet, III, V, v.9), «Le candele della notte sono ormai spente». 33 Cfr. F 684. 34 Si veda Sal 4, 5-6. 35 Cfr. topos del perfidus caupo, l’oste annacquatore di vini d’ascendenza oraziana (Sat. 1,1,29), ripreso poi da tutta una tradizione fino ad Ambrogio in psalm.CXVIII serm. 11, 20:«hi sunt qui miscent aquam vino tamquam caupones pessimi» («alcuni allungano il vino come fanno gli osti disonesti»). 36 «grida» (ingl.) 37 Cfr. E 47. 38 Citazione tratta da un motto medioevale d’autore ignoto: «Pensa alla fine!»

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39 Jean Bernouilli (1667-1748), matematico e chimico svizzero. 40 Jean André Deluc (1727-1817), geologo e meteorologo svizzero. 41 «in modo rigoroso» (lat.) 42 Frecciata polemica contro Lavater: si veda nota a E 429. 43 Si tratta dell’assafetida, gomma resinosa maleodorante, ricavata dal tronco e dalle radici dell’omonima ombrellifera. 44 In un primo momento Lichtenberg aveva scritto:»jedes Buch oder jeden Brief» (=ogni libro o ogni lettera), poi ha cancellato le prime tre parole lasciando solo «jeden Brief». Ma la parola «lettera» non indica una semplice missiva privata, bensì una comunicazione pubblica. 45 Eteronimo con cui Lichtenberg designa se stesso, mentre con Lioness designa la moglie. 46 Non si sa quale significato dare alla parola Seelenwanderung, propriamente «migrazione di anime»: esprime una credenza nella metempsicosi, dottrina di ascendenza indiana e pitagorica, presente però anche in area germanica, oppure è un termine usato in senso solo metaforico per designare una fusione d'anime? Che cosa avesse in mente Lichtenberg quando parlava addirittura di un System von Seelenwanderung rimane un mistero. 47 Membro del sinedrio, si oppose alla congiura contro Gesù. In Lc 23,50, è definito «uomo buono e giusto». 48 Si tratta forse di Lorchen, cameriera a Göttingen, una delle fiamme di Lichtenberg. 49 Maria Justina Göttingen.

Schulzen,

cameriera

o,

secondo

altri,

modella

a

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QUADERNO J : ANNI 1789-1793 Il 18 dicembre dello scorso anno (1788) moriva il mio ottimo amico Meister 1, ma, per sua disposizione testamentaria risalente a molto tempo prima, gli fu data sepoltura solo il 23. Di qui si può immaginare quale terrore della morte apparente provasse il brav'uomo, terrore del quale si liberò, forse, solo pochi giorni prima della fine. L’ho conosciuto benissimo, e non solo per averlo frequentato: si può infatti essere assidui frequentatori di qualcuno, e tuttavia non conoscerlo affatto: per questo si richiede anche un certo grado d’intesa, per cui non ci si limiti ad una reciproca consuetudine, ma ci si apra l’uno all’altro in modo da essere come due vasi comunicanti dove un liquido si distribuisce portandosi allo stesso livello. Era uomo di grandissime capacità e d’una sagacia che non aveva pari, a Göttingen. Con tutto ciò, non era il calcolo matematico ad esercitare un’attrattiva su di lui; egli anzi gli dava ben poco peso, così come poco ne dava a chi cerca la fama in questo campo solo perché è inetto a ogni attività che richieda più capacità delle altre. Non c’era in lui neanche un’ombra d’ambizione letteraria, altrimenti avrebbe certo superato agevolmente tutti i suoi colleghi. Ma il mondo non ne ha conosciuto a fondo nemmeno il carattere. Evitiamo di osservare al microscopio anche gli uomini più retti e saggi! … Meister era una testa fina e sagace oltre ogni dire, un uomo veramente grande, di una rettitudine incrollabile nella sua condotta di vita, eppure aveva un'infinità di debolezze in cui si rivelava per intero. Ne parleremo diffusamente più avanti. (2) Spesso, là dove grufolano i maiali ho visto delle cornacchie posarsi su di loro e, spiato il momento in cui trovano un verme, portarglielo via a volo, per tornare poi a posarsi al posto di prima. Un simbolo perfetto del

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compilatore intento a ‘razzolare’ e dello scrittore astuto che, senza affaticarsi tanto, subito se ne approfitta. (3) O madre nostra che sei nei cieli! (12) C’è da sentirsi rizzare i capelli, quando si pensa a quanto tempo e fatica s’impieghino nell’esegesi biblica. Si tratta verosimilmente di un milione di volumi in ottavo, grossi ciascuno come un tomo della Allgemeine Deutsche Bibliothek 2 . E quale sarà alla fine, dopo secoli o millenni, il risultato di queste fatiche? Non potrà essere altro che la conclusione secondo cui la Bibbia è un libro scritto da uomini, né più né meno degli altri libri. Da uomini che erano diversi da noi perché vissero in tempi diversi; più semplici di noi su molti punti, ma notevolmente più ignoranti. La Bibbia è dunque un libro che racchiude non poche verità e non poche falsità, cose buone e cose meno buone. Quanto più la si considera un libro come gli altri, tanto più essa acquista valore. Ciò sarebbe dovuto avvenire già da un pezzo, se non vi si opponessero il modo in cui ci hanno educati, la nostra irriducibile credulità e lo stato attuale delle cose. (17) Lo scrivere è un ottimo mezzo per risvegliare il mondo segreto che dorme dentro ogni uomo: chiunque abbia praticato la scrittura, sa bene che essa risuscita sempre qualcosa di cui prima non si aveva una chiara idea, benché fosse già in noi. (19) Credo che quegli studiosi che pontificano su tutto siano incapaci di dare il giusto peso ai loro colleghi. Non contribuisce al progresso del sapere la pretesa di esser sempre noi a fare qualcosa di grande: è sufficiente che ognuno dia il proprio apporto nel settore che padroneggia e nel quale ha una vista più acuta di mille altri! Qui sta il nocciolo della questione. (22)

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Tutti dovrebbero essere abituati sin dall’infanzia a scrivere i loro compiti scolastici su grossi quaderni rilegati in pelle di maiale. Dato però che ciò non si può rendere obbligatorio, bisogna almeno raccomandarlo ai genitori, se non altro a quelli i cui figli dovranno proseguire negli studi. Magari avessimo ancora i quaderni di scuola di Newton! Se avessi un figlio, non dovrebbe capitargli fra le mani neanche un foglio volante: se lo dovesse strappare o imbrattare, vi apporrei di mio pugno la scritta: «Questo l’ha imbrattato mio figlio anno…addì…» Noi lasciamo che corpo ed anima, il punctum saliens 3 dell’organismo umano, si sviluppino, lo passiamo sotto silenzio e ce ne dimentichiamo. La bellezza sta sotto gli occhi di tutti. Perché, allora, non dovrebbero rimanere depositati nell’archivio di famiglia i prodotti, o i segni dei progressi della mente, ed esservi conservato con altrettanta evidenza il ricordo della crescita? Si dovrebbe piegare il margine dei fogli, e da un lato annotare sempre spassionatamente le circostanze in cui tale processo è avvenuto. Quale piacere sarebbe ora per me poter scorrere tutti i miei quaderni: la storia della mia naturale evoluzione. Si conosce sempre ciò che si è e molto poco ciò che si è stati. Certo non sarebbe il caso di far vedere troppo presto al soggetto interessato i quaderni che documentano il suo processo di formazione: bisognerebbe farglieli vedere più tardi, lasciando il resto alle testimonianze indirette. Si conservano le cuffiette dei neonati, e ho più volte assistito a incontri in cui le si mostra a qualche cervellone stimato e ben pagato. Perché allora non fare lo stesso con le testimonianze dei progressi della mente? I genitori dovrebbero raccoglierle in volumi e custodirle con la stessa cura che hanno per il proprio figlio, visto che ne sono lo specchio fedele. Con una semplice occhiata capiscono come devono formarne il fisico; per formarne la mente, basta che diano uno sguardo a questi volumi ... (26)

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Far nascere l’universo alla maniera di Epicuro, Democrito e Lesage 4 è senz’altro temerario. Può essere andata in tutt’altro modo. Ma questo è il fin troppo comune, ahimè, argumentum indolentiae. Noi facciamo parte di questo universo, siamo coinquilini, e il pensiero che vive e urge in noi vi appartiene pur esso. Visto che sediamo in permanenza nella Camera bassa del buon Dio, ed è stato lui a concederci d’esserne membri con diritto di voto, perché non dovremmo esprimere il nostro parere? Se per noi non fosse né giusto né lecito esprimerlo, non avremmo la possibilità di farlo. Credo si debba riconoscere alla mente umana piena libertà di fare ciò per cui essa prova un’inclinazione (e per che cosa la prova, la nostra testa, più che per gli esperimenti scientifici?). Tanto lo fa comunque: non è possibile né lecito altrimenti! Non è male, credo, che un governo teocratico ragionevole eserciti una certa autorità in materia. Ma ciò non può avvenire in forza di decreti precisi fin nei dettagli: sarebbe qualcosa d’infame … Gli ordini troppo minuziosi non li legge nessuno e, anche se li leggesse, finirebbero subito nel dimenticatoio … Gli uomini, anche se nelle figure degli album da disegno si assomigliano tutti, sono tra loro diversissimi: se potessimo vederne i sentimenti, troveremmo una differenza che sarebbe infinita anche per l’occhio indagatore supremo – chiamiamolo pure come più ci piace … (2 febbr. 89) (33) La struttura del cosmo è senza dubbio molto più semplice da spiegare di quella d’una pianta: la prima si spiega con la legge della coesione e della cristallizzazione. Si può parlare di ‘crescita’ anche nel caso dell’arbor Dianae 5 e dei bei fiori di ghiaccio sui vetri delle finestre. (34) I più deboli fra gli uomini sono il libidinoso nel corpo e il libidinoso nell’anima, cioè il donnaiolo e il bigotto: uno fornica con le ragazze, l’altro con la religione. Dio ci guardi da un re o da un ministro che pratica questo genere di

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libidini! E Dio guardi un re o un ministro di questa risma da sudditi che sappiano ragionare! (59) La Baviera – afferma il re 6 – è un paradiso abitato da animali (avrebbe dovuto dire «bestioni»). (65) Credo che nell'uomo l'istinto precorra il ragionamento rigoroso, e che persone non troppo istruite ma dotate di acuta sensibilità possano rivelarci cose che il ragionamento rigoroso finora non è riuscito a conquistare … (78) Credete che al mondo le cose siano mai state diverse da come sono attualmente? Credete che i susini selvatici abbiano prodotto arance? No. Bene. E credete che ci siano mai stati uomini che erano figli di Dio? Sì! Dio buono, come può cadere in basso la ragione che tu ci hai donata! Che debole strumento essa è! (99) È un bell’onore, quello delle donne: dista mezzo pollice dal sedere! (100) Con il suo «gaudet equis canibus», in particolare con «canibus», Orazio 7 di fatto voleva dire che, nell’età in cui non si è ancora in grado di godere le gioie della famiglia, ci si accontenta di quelle date dai canili e dalle scuderie 8. Finché, s’intende, non si sia in condizione di apprezzare qualche altra gioia. Per provare quella della paternità, si richiede in effetti, se non un’età più matura, quanto meno una donna. Credo che la passione per i cani sia istintiva, un surrogato unilaterale dell’amore per i figli. (104) Il Cantico erotico di Salomone. (110) Un tempo i cattolici bruciavano gli ebrei, senza pensare che la madre del buon Dio apparteneva a quella nazione, e ancor oggi non pensano che l’oggetto del loro culto è un’ebrea. 9 (111)

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Sul letto di morte ed anche nel letto di morte si fanno cose che da persone ragionevoli, prima, non si sarebbero mai fatte: si riprendono le antiche credenze infantili, così come si torna a farla a letto: non si sa più cosa ci scappa. (117) «Avete preso qualcosa?» «Sì, una cosa l’ho presa: un bel raffreddore! 10» (121) Le persone più disposte a occuparsi di cose pratiche e di ciò che al giorno d’oggi nel mondo del sapere si definisce «lavoro», sono quelle che meno di tutte trovano un diversivo in se stesse. Per loro è indispensabile ogni volta una spinta dall’esterno. (123) L’educazione che mira al cielo – secondo me – fa dimenticare a molti quella che mira alla terra. Sono dell'idea che l’uomo agirebbe nel modo più saggio se lasciasse perdere del tutto la prima. Infatti, se siamo stati posti in questo luogo da un Essere sapiente, – cosa su cui non c'è alcun dubbio – in questa tappa terrena dobbiamo fare del nostro meglio per non lasciarci abbagliare da Rivelazioni illusorie. Ciò che ha bisogno di sapere per la sua felicità, l’uomo lo conosce grazie all’unica Rivelazione a lui concessa: quella rappresentata dalla sua essenza razionale. Fategli raggiungere il suo fine! Si è visto quali vantaggi ha recato il palliativo della religione alla pace su questa terra! … È noto quanto spargimento di sangue abbia provocato! Ben altro effetto avrebbe avuto l’istituzione di una religione naturale, se si fosse rimasti ad essa fedeli. … Anzi non ci dovrebbe essere assolutamente il termine «religione»! … (125) (Meister) Dalla sua compagnia ho tratto lo stesso piacere che una persona sana trae dalla propria salute, semplicemente fruendone con spensierata gaiezza, e mi sono reso conto di quanto valesse, tale compagnia, da quando ho cominciato a perderla. (126)

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I contadini vengono a Göttingen con la neve che copre loro a volte le spalle, a volte il petto. (sviluppare) (132) Io dimentico la maggior parte di ciò che ho letto, così come non ricordo più cosa ho mangiato; una cosa però so: entrambe queste attività contribuiscono in ogni caso a conservarmi integro nell’anima e nel corpo. (formulare meglio) (133) A un selvaggio canadese mostrarono Parigi in tutta la sua magnificenza, e alla fine gli chiesero che cosa gli fosse piaciuto di più. E la sua risposta fu: «Le macellerie». (139) Il 24 giugno 89, giorno di San Giovanni, è nata la bimba. 11 Per quasi tutto il mese di giugno ho sofferto di reumatismi acuti, specie al braccio sinistro, e a calmare il dolore non è servito né spalmarmi di unguento né coprirmi con un’incerata. (143) All’indomani della notte di nozze, si potrebbe dire della camicia della sposa: «vulva pinxit, penis sculpsit.» 12 (149) «Ah!» esclamò al momento dell’accidente «se stamattina avessi fatto qualche cattiva azione provandone piacere, saprei almeno perché ora sto soffrendo!» (150) La tempesta imminente era uno spettacolo così terribile, che ci fu chi pretese d’aver visto per davvero sbucare di tra le nubi teste di cherubini con le trombe. (160) Le candide penne delle dame sono bandiere bianche che esse inalberano in segno di resa. (162) Data la nostra sciagurata educazione, per cui nella seconda metà della vita dimentichiamo quanto avevamo imparato nella prima, ci costa fatica scrivere con semplicità,

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e di conseguenza finiamo col credere che solo le cose faticose siano semplici e valide. (163) Quello che noi tedeschi chiamiamo tanto pomposamente «pulviscolo di sole» 13 è in realtà «pulviscolo di sporcizia». (164) Quando in sogno discuto con qualcuno, e questi smentisce le mie parole e mi dà una lezione, sono io che do una lezione a me stesso e dunque rifletto. Tale riflessione appare così sotto forma di dialogo. Non c’è dunque da stupirsi, se i popoli antichi esprimono ciò che pensano del serpente (come fa Eva) con: «Il serpente m'ha parlato». E analogamente dicono: «Il Signore m'ha parlato». «Il mio spirito m'ha parlato». Non sapendo dove abbia sede esattamente il nostro pensiero, possiamo localizzarlo dove più ci piace. Com’è possibile parlare in modo da far credere ad altri che la voce venga da una terza persona, così è possibile anche pensare come se i pensieri fossero il frutto di un’ispirazione. Genius Socratis 14, ecc. È strabiliante quanti spunti di riflessione si potrebbero trarre ancora dai sogni! (171) Il lato malinconico, poetico, ecc., dell’amore non è che un modo particolare di vedere il piacere: l’uomo ha più d’una modalità per esprimere i suoi più intimi sentimenti. (179) Le case dove abitiamo a Göttingen sono vere e proprie pire con tanto di porte e finestre. (183) Una lettura fatta saltando qua e là è sempre stata per me il piacere più grande. (202) Se al monte dei pegni accettassero esseri umani, vorrei proprio sapere quanto potrei ottenere come prestito in cambio della mia persona. Le prigioni per debiti sono monti

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dei pegni nel vero senso della parola, in cui si presta denaro sulla garanzia non già dei beni mobili, ma dei loro stessi proprietari. (202) La riforma dell'innario protestante 15 non presenta forse molte somiglianze con l'imbiancatura che deturpa l’interno delle chiese gotiche? Si tratta solo d'impedirne il crollo e provvedere alla ripulitura dei pavimenti. Un'abbazia di Westminster imbiancata sarebbe un obbrobrio (qualcosa del genere sostiene anche Mercier loc. cit. 16 (215) Era costretto a letto da spasmi al basso ventre: stando alla testimonianza dei migliori medici, aveva solo questa malattia. Ma i mali che era convinto d’avere erano tutta una sfilza: 1) un marasmus senilis, benché avesse soltanto 46 anni; 2) un principio d’idropisia; 3) un’asma convulsiva; 4) una febbriciattola persistente; 5) l’itterizia; 6) l'idrotorace; 7) temeva un colpo apoplettico e 8) una paralisi del lato destro; 9) era persuaso d'avere le vene e le arterie indurite, 10) d’avere un polipo al cuore, 11) un’ulcera al fegato, l'idrocefalia (chi legge questo potrebbe credere che il dodicesimo fosse l’unico timore fondato!) e 13) il diabete. (223) Marivaux chiese a un mendicante in perfetta salute: «Non potreste lavorare?» E il mendicante di rimando: «Ah! caro signore, se sapeste che poca voglia ho di faticare, avreste pena di me!» Questa sincerità piacque a Marivaux, che gli diede qualcosa. (232) Dio ha detto: «Non rubare!» L’ordine è più efficace di qualunque dimostrazione della nocività del furto. E a dirlo poi è stato l’Ente supremo, si chiami Dio 17 o natura 18, che, se è degna di rispetto per il filosofo, non lo è per il volgo: quest’ultimo capisce cosa vuol dire Dio, ma non è fatto per le dimostrazioni. Quando dunque affermo: «C’è un Essere che ha creato il mondo o che è il mondo, che premia la virtù

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e punisce il vizio», ciò che dico corrisponde a verità. E come posso incutere più facilmente nel popolo un timore reverenziale per questo Essere se non personificandolo? Si pensi a quello che ha detto anche Necker, e cioè che tra il popolo non ci sono atei onesti. Il dotto, invece, non ha bisogno del deterrente della religione. (238) La saccenteria è d’insipienza. 19 (248)

una

delle

specie

più

spregevoli

Fra i cattolici la gente comune preferisce venerare o invocare un santo anziché il buon Dio, analogamente ai contadini che i favori preferiscono sempre chiederli ai domestici dei signori. Ogni simile ama il suo simile. (260) Quando la brinata della morte ricoprirà la mia guancia… (266) Ecco i buoni propositi fatti il giorno di capodanno del 1766 da Johnson cinquantasettenne:To conquer scruples; to read the Bible this Year; to try to rise more early; to study Divinity; to live methodically; To oppose idleness; to frequent divine Worship. 20 Su questi propositi, forse, si potrebbero fare osservazioni interessanti. (267) La Rivelazione non mi fa comprendere una cosa, mi obbliga a comprenderla quando essa è autorevole. Ma quale autorità può presumere d’impormi di credere a qualcosa che contraddica la mia ragione? Solo la parola di Dio. Ma abbiamo una parola di Dio all’infuori della ragione? Certamente no. Che la Bibbia rappresenti la parola di Dio, in effetti, l’hanno sostenuto degli uomini, e gli uomini non possono conoscere nessun’altra parola di Dio che non sia quella della ragione. (269) Molto prima dell'invenzione del papato e del purgatorio si usava già pregare per i morti. Credo che l’amore per mia

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madre abbia indotto una volta pure me a pregare per lei: questo non è altro che l'umanizzazione, riscontrabile ovunque, di tutto ciò di cui non conosciamo né ci è dato conoscere nulla. (271) La fede in un Dio è istintiva: essa è naturale per l’uomo come camminare su due gambe; eppure in alcuni subisce modificazioni, in altri viene soffocata del tutto. Regulariter la fede è presente in noi, ed è indispensabile per dare forma armonica al nostro intelletto. (281) Oh, se il punto di confine fosse già varcato! Dio mio, quanto agogno l’istante nel quale il tempo cesserà per me d’essere tempo, in seno al materno Tutto e Nulla in cui dormivo quando depositi alluvionali stavano formando lo Hainberg 21, quando Epicuro, Cesare e Lucrezio erano vivi e scrivevano, e quando Spinoza concepiva il pensiero più grande che mai sia stato creato da mente umana. (292) Credo dal profondo dell'anima e dopo matura riflessione che la dottrina di Cristo, ripulita dalle indegne brutture dei preti e intesa a dovere secondo le nostre modalità espressive, sia il sistema più perfetto, che io perlomeno possa concepire, per promuovere la pace e la felicità su questa terra nel modo più rapido, efficace, sicuro e generale. Secondo me, però, esiste un altro sistema che nasce interamente dalla pura ragione e porta al medesimo risultato, ma questo è fatto per pensatori provetti, e non per l’umanità in genere. Quand’anche tale sistema fosse accolto con favore, la dottrina più adatta ad essere messa in pratica sarebbe comunque quella di Cristo. Cristo ha tenuto conto anche della materia, e ciò suscita l’ammirazione degli stessi atei (in che accezione io assuma qui il termine 'ateo', qualsiasi pensatore lo capirà). Quanto sarebbe stato facile, per uno spirito come il suo, ideare un

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sistema per la pura ragione capace di soddisfare pienamente i filosofi! Ma dove sono gli uomini in grado d’intenderlo? Sarebbero trascorsi probabilmente secoli senza che tale sistema fosse compreso da alcuno. E un sistema come questo avrebbe dovuto guidare, dirigere il genere umano e confortarlo nell'ora della morte?! Cosa ne avrebbero fatto poi i gesuiti di ogni tempo e nazione? Ciò che ha da guidare gli uomini dev’essere vero, ma insieme accessibile a ciascuno. E questo, anche se lo si insegna servendosi d’immagini che ciascuno interpreta diversamente ad ogni livello di conoscenza. (295) La brutta iscrizione sulla tomba di Lessing non è lapidaria, ma decisamente legnosa. Trovo di cattivo gusto che le parole indirizzate a Lessing vengano idealmente fatte pronunciare a noi visitatori, quando dovrebbe essere lui a parlare a noi. È di stimolo alla meditazione che uno spirito ci parli dalle sue ceneri. Simili epigrafi mi sono sempre piaciute, forse perché a questo schema corrisponde una delle più belle che io conosca e che, forse, sia stata mai composta. Una giovane defunta parla – ed è solo lei a farlo– allo sposo che lascia sulla terra: Immatura peri: sed tu felicior annos Vive tuos, coniux optime, vive meos.» 22 (313) Qui 23 dove i malanni si buscano così a buon mercato, e le medicine invece costano un occhio del capo! (323) Dietro portava un codino posticcio e davanti aveva un’espressione compunta, altrettanto falsa, che a volte, quando faceva un movimento brusco, perdeva insieme al codino. (326) La camera era completamente vuota, se si eccettua un po’ di luce solare 'di seconda mano', riflessa sul pavimento. (330)

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La cosa peggiore, nella mia malattia, è che non riesco a pensare o a sentire più nulla senza avere coscienza in primo luogo di me stesso. Avverto il dolore in ogni cosa: tutto in me diventa soggettivo, si rapporta, cioè, alla mia sensibilità malata. Vedo l’universo come una macchina che esiste solo per farmi sentire il mio male e il mio dolore in tutti i modi possibili. Un egoismo patologico: è una condizione tristissima. A questo punto devo vedere se in me c’è ancora dell’energia e se sono in grado di superare tutto questo, in caso contrario sono perduto. Purtroppo, questa malattia è diventata per me quasi una seconda natura. Se almeno una medicina adeguata mi desse una spinta sia pur minima! Il termine appropriato per il mio male è «pusillanimità», ma come si fa a scrollarsela di dosso? A superarla ci sarebbe da guadagnarsi una colonna onoraria! Ma a chi mai verrebbe in mente di dedicare colonne onorarie a una vecchia donnicciola come me, che si decidesse a diventare un uomo? (337) Esercita, esercita le tue forze, e ciò che ora ti costa fatica finirà per diventarti automatico. (339) Una gabbia di farabutti e di sgualdrine. 24 (340) La mia fantasia s'è imbizzarrita come succede ai cavalli e m’ha trascinato via: è l’immagine più calzante per esprimere il mio stato di sensibilità. (343) Un’intera Galassia d'intuizioni creative. (344) I librai inglesi chiamano ‘pietre tombali‘(tombstones) i voluminosi in-folio. 25 (346) Detto di un bambino che, nella sua inconsapevole innocenza, è latore di un billet doux: «Andò là di volata il piccolo colombo viaggiatore». (347)

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La fanciulla volgeva verso l’alto uno sguardo sereno, quasi vedesse aprirsi il cielo, 26 e fissava radiosa le gote dell’angelo, come se un raggio di quella luce si posasse realmente su di lei. (350) In questo (coscienza, ecc.) si può sentire ancora l’eco soffocata di un cupo tuono di superstizione. (353) Gli scritti più inutili, ai nostri giorni, pare siano quelli morali, dal momento che abbiamo la Bibbia. Si potrebbe quasi – è l’osservazione di uno sconosciuto (T.H.W.) nel Gentleman’s Magazine del maggio 1789 27 – adattare al caso nostro il detto del califfo Omar in occasione dell’incendio della biblioteca di Alessandria: «0 i libri contengono quello che sta nella Bibbia, e in tal caso sono inutili, oppure sono contrari ad essa, e allora bisogna bruciarli!». La maggior parte dei nostri scritti morali non è altro che una bella cornice dei dieci comandamenti. (354) La religione cattolica si potrebbe definire «teofaga», come dire: «mangia-Dio». (369) Non cogitant, ergo non sunt. (379) La Rivoluzione francese è opera della filosofia 28, ma che salto dal Cogito, ergo sum al primo risuonare del grido: «A la Bastille!» all’interno del Palais Royal! Per la Bastiglia fu, questo, il suono della tromba del Giudizio. (380) Con le autopsie non si possono scoprire quelle magagne che con la morte cessano. (382) Può dire di cavarsela davvero ‘con un occhio blu’ 29 chi sposa una donna dagli occhi blu. (386) Si può agevolmente imparare a memoria un lungo discorso, e ancor più agevolmente una lunga poesia. Come sarebbe

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difficile invece memorizzare altrettante parole combinate senza senso o un discorso in lingua straniera! Dunque senso e intelletto aiutano la memoria: il senso è ordine 30, e l’ordine è, in fondo, un accordo con la nostra intima natura. Quando parliamo in modo sensato, non facciamo che esprimere la nostra essenza naturale. Per memorizzare le cose, noi cerchiamo di dar loro un senso o una sorta di ordine. Di qui i genera e le species per piante e animali. In questo discorso rientrano anche le nostre ipotesi: dobbiamo pur averne qualcuna, perché in caso contrario ci è impossibile tenere a mente le cose … (392) Un papa (Zaccaria, credo 31) scomunicò coloro che credevano agli antipodi, ed ora potrebbe darsi benissimo che ad essere colpiti dalla scomunica fossero anche quelli che vivono ai nostri antipodi, qualora non credessero all'infallibilità del loro ‘antipode’ romano. Per il momento, i successori di quel papa possiedono territori donati da gente le cui gambe rispetto alle nostre, se non formano ancora un angolo di 180 gradi, ne formano comunque uno che si avvicina all’angolo piatto. (398) A letto amava mettersi antipodicamente rispetto a sua moglie, à l’antipode. (399) Dire: «L’anima è in me, è nel corpo» rappresenta e rappresenterà sempre un’espressione curiosa; si dovrebbe piuttosto dire: «Questo sono io». Non si dice neppure: «La rotondità è nella sfera», ecc. A forviarci qui è solo l’analogia: la somiglianza è qualcosa d’oggettivo, l’analogia invece è soggettiva. Meditandum. (404) Nel VII libro del suo Concilio Tridentino, a proposito della sessione del 4 marzo 1563, Paolo Sarpi dice che concedere ai preti la libertà di sposarsi equivarrebbe ad abolire la gerarchia, perché l’amore per moglie e figli non consentirebbe alcun vincolo d’obbedienza così stretto come

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quello col papa, il quale quindi sarebbe ben presto degradato a semplice vescovo di Roma. (Dunque ai principali strumenti del dispotismo, preti e soldati, è fatto divieto di prender moglie. pm) (408) La mossa più indovinata che possa fare una mosca perché non la schiaccino è andare a posarsi sullo scacciamosche. (415) Per anni ero rimasto autorecluso nel vero senso della parola: ecco perché il celebre Howard 32 mi ha fatto visita nella mia camera. Non vedo altro motivo. (422) Ci sarebbe materia bastante…per tacere. 33 (438) A ben riflettere, si trova che nel linguaggio è racchiusa una grande sapienza. È poco probabile che a immettervela siamo noi; sta di fatto che sia il linguaggio che i proverbi sono una miniera di sapere. (443) Quando bastonava, pareva lo facesse per una sorta d’impulso sessuale: infatti lo sfogava esclusivamente con la moglie. (448) L’astronomo che prevede esattamente con secoli d’anticipo quando avverrà un’eclissi di luna, fino alla vigilia non è in grado di dire se sarà possibile vederla. Anzi – cosa, questa, ancor più strana – non si sa nulla sull’ora della grande eclissi: la morte. Siamo sulle sabbie mobili: malgrado tutta la nostra scienza anatomica e fisiologica, le nostre osservazioni sono campate in aria. (449) A chi mi domandava come stavo, tante volte non sapevo rispondere. (459) Anche i pesci affogano, ma nell'aria. (469)

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Nel percorrere la via del sapere, ho fatto come i cani quando i padroni li portano a spasso: corrono avanti e indietro cento volte per un tratto di strada. Arrivato alla meta, ero stanco. (489) Neanche una lagrima d’acqua o d’acquavite. 34 (494) Stando alle tabelle sulla mortalità a Londra, sono più i suicidi degli omicidi. In settantacinque anni a Londra sono state assassinate 539 persone; se ne sono uccise 2869. Di vecchiaia sono morti 139.248, vittime dunque dell’età. Lo strano è che il numero dei morti di vecchiaia corrisponde all’incirca a quello dei morti di vaiolo. La vecchiaia è una delle malattie più comuni e più pericolose che colpiscano l’uomo: non tutti quelli che contraggono il vaiolo muoiono, ma di vecchiaia muoiono tutti quelli che ne sono affetti. I suicidi sono quasi il doppio dei morti di pleurite. Perlomeno la vecchiaia non è una malattia contagiosa, o, posto che sia una malattia, è contagiosa solo in certe famiglie. (495) Negli scritti di autori famosi ma d’intelligenza mediocre si trova al massimo ciò che essi vogliono farci vedere, mentre negli scritti di quei pensatori che spaziano per tutto l’orizzonte del sapere, non si perde mai di vista la totalità e il nesso che collega le cose. I primi cercano il proverbiale ago accendendo uno zolfanello che fa poca luce, i secondi invece accendono una candela che illumina tutto intorno. (515) Gli uomini illustri devono almeno in parte la loro fama alla miopia di chi li ammira e, quando hanno a che fare con persone magari meno famose, ma più intelligenti di loro, malgrado la loro fama, si trovano a malpartito. Un sereno godimento della vita può consistere solo nella verità. Newton, Franklin: quelli sì che erano uomini invidiabili! (522)

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La teosofia, l'astrologia e la meteorologia hanno in comune non solo il fatto che i loro cultori hanno sempre gli occhi rivolti al cielo, ma che pretendono di vedere le cose meglio degli altri. (534) Dopo una guerra dei trent’anni combattuta con se stesso, finalmente arrivò l’armistizio, ma intanto troppo tempo era andato perduto irreparabilmente. (535) Sono sempre triste quando muore un uomo di genio, perché di persone così c’è più bisogno sulla terra che in cielo! (539) Ha i reumi anche l’orologio di città. (543) Non c'è essere al mondo più perfido e più maligno d’una sgualdrina costretta dall'età a diventar beghina! (544) Che fine han fatto le sgualdrine del passato? C’erano anche allora le beghine? (545) Immaginiamo che ci sia un mondo in cui gli esseri umani nascono vecchi, ringiovaniscono via via e diventano sempre più piccoli; poi da ultimo li mettono in bottiglia, dove, muoiono nove mesi dopo. Sono talmente piccoli che una tartina ne potrebbe contenere dieci, fossero anche altrettanti Alessandri Magni. Sempre in quel mondo, le ‘ragazze’ tra i cinquanta e i sessant’anni provano un gusto matto a imbottigliare i vecchi che hanno assunto proporzioni minuscole. 35 (547) Ciò che fa grande uno scrittore è il saper esprimere una cosa con la verità con cui la si percepisce, vale a dire con quei particolari che accreditano un'esperienza fatta di persona. Gli scrittori mediocri adoperano di continuo espressioni che sono come gli abiti del mercato dei robivecchi. (555)

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Dio, non ho dubbio che tanti miei pensieri sarebbero piaciuti agli uomini migliori, se li avessero potuti leggere, ma non ho voluto farli conoscere (o, forse, non ci son riuscito!) … E come si poteva conoscere quanto nella mia indolenza ho tenuto segreto perfino al mio scartafaccio? Quando Deluc 36 mi scriveva che non c'era nessuna delle mie lettere da cui non imparasse qualcosa, mi sono sentito al di sopra del giudizio della gente. Peccato che fossi io l’unico a saperlo! (559) Ogni volta che prenderanno a prestito qualche pensiero mio per farlo proprio, spiccare mandati d’arresto! (561) Il corso delle stagioni è congegnato come un orologio che quando arriva la primavera fa cucù. (582) Che ne direste se le mogli dei dotti portassero sui cappelli le penne d’oca consumate dei loro mariti e tappezzassero le stanze con la cartastraccia da essi prodotta? (592) È una magra consolazione trovare nel mondo della natura una conferma della discrepanza che esiste tra l’esteriorità e l’interiorità di ciascun individuo! Quanti amici, rimarrebbero tali, se potessero vedere fino in fondo quello che pensano l’uno dell’altro? (600) Gli abitanti di Hannover hanno il difetto di essere troppo presto smaliziati. (608) Il carpentiere si fa forza magari con una preghiera mattutina per affrontare i rischi gravissimi del suo lavoro. È fortunato se ci riesce! Forse, però, lo fa anche con una porzione di cervello di gatto arrostito. 37 Oh, se tante volte si sapesse cos'è che infonde coraggio alla gente! (609) Chiedere scusa dei propri errori non manca di produrre una buona impressione, ma non aiuta a correggere il tiro,

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così come, nel gioco dei birilli, a nulla vale accompagnare la palla sfuggita di mano con la testa, le spalle, le braccia e le gambe: è più voglia d’influire che un influire effettivo. (627) Quell’individuo deve tutta la sua fama alla tendenza della gente a legger pettegolezzi sui personaggi famosi. (628) Immaginiamo che qualcuno porga il suo album a Caronte 38 o a un’allegra donnina, perché vi appongano – come usa con gli ospiti - la loro brava scritta. Con chi sarebbe più assurdo farlo? Con la morte, forse. Si potrebbe scrivere una storia fantastica con un personaggio che invitasse un Alessandro o un Socrate a scrivere qualcosa di suo pugno nell’album degli ospiti ecc. In forma di storia breve, andrebbe bene per una rivista mensile. (635) … Il 2 novembre 1789 il mio pettirosso ha scambiato per una mosca il buco della serratura di un cassettone e vi si è avventato contro, rompendosi quasi la testa. (637) Mi sono imposto come regola che, finché starò bene in salute, non mi lascerò mai sorprendere a letto dal levar del sole. Non ho fatto fatica a metterlo in pratica, perché, con le leggi che mi son dato io stesso, il mio sistema è sempre stato di non accettarle, prima di esser ben sicuro che non le avrei potute trasgredire. (638) Più che leggere, ho pensato: non conosco quindi una gran quantità di cose che il mondo conosce; sicché, quando entro in società, spesso mi colgono in fallo, e ciò m’imbarazza. Se sapessi esprimere i miei pensieri in forma unitaria come quando li elaboro mentalmente, in qualche caso forse non sarebbero graditi, ma riceverei in compenso il plauso del mondo. (640) Le grandi strade sono altrettanti canali che convogliano le calunnie verso Hannover. (654)

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Uno dei modelli a cui s’ispira il mio stile di vita è l’illustre maresciallo Richelieu 39: questi, un settimino, fu dato per spacciato a causa della sua gracile costituzione; venne battezzato solo a tre anni, ebbe innumerevoli maîtresses, fu ancora una volta infedele alla moglie all'età di ottantatré anni e morì che ne aveva ottantacinque. (655) Si sarebbe sempre nel fiore della gioventù, se si potesse esser sempre spensierati… E se a rendere spensierati fosse proprio il fiore della gioventù? (658) Nel caso che il cielo ritenesse non solo utile, ma necessario fare una nuova edizione di me e della mia vita, vorrei dargli alcuni suggerimenti tutt’altro che oziosi, su come dovrebbe essere il mio nuovo aspetto 40 e il progetto generale della mia nuova vita. (659) È incredibile quanto sia inflazionato il termine «infinito»: tutto è infinitamente più bello, infinitamente migliore, ecc. L’idea d’«infinito» deve avere in sé qualcosa di affascinante, altrimenti tale inflazione non sarebbe diventata così generale. Che vantaggio hanno gli antichi su di noi! (661) Lui mi disprezza perché non mi conosce, e io disprezzo le sue accuse perché conosco me stesso. (664) Aveva la caratteristica di non leggere mai libri scadenti, ma in compenso ne scriveva lui: segno che o fraintendeva il senso delle sue letture, o non sapeva sfruttarle come si deve. (674) Tutti sarebbero dispostissimi a imparare a proprie spese, purché le prime spese sostenute per imparare venissero rimborsate. (676) La dea nata dalla schiuma di mare. (677)

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Una pipa fatta in parte dello stesso materiale. 41 (678) Per me non esistono persone più odiose di quanti si sentono in dovere d’esser spiritosi ex officio in ogni occasione. (684) La maggior parte dell'umanità, per poter trovare qualcosa, deve prima sapere con certezza che esiste. (688) … I sintomi di certe malattie sono facili da riconoscere. In altri casi, si riconoscono a malapena senza microscopio, ma, visti al microscopio, appaiono tremendi. Alludo al microscopio dell’ipocondria. Credo che, se gli uomini volessero mettersi sul serio a studiare le malattie ‘microscopiche’, potrebbero prendersi il lusso di dire che son malati tutti i giorni. (693) Se quel giardino faceva un’impressione così squallida, ciò era dovuto al fatto che il suo proprietario credeva all’anima delle piante: curandone le anime, ne trascurava i corpi, col risultato che esse divennero tutte secche e gialle. (701) Si è perduti quando si ha troppo tempo per pensare a se stessi, considerandosi non un oggetto d’osservazione come tanti, ma l’unica realtà … (704) 14 giugno ‘91. Quando facciamo morire sulla ruota un assassino 42, chi sa che non cadiamo nell’identico errore del fanciullo che picchia la seggiola contro cui è andato a sbattere. (706) Uno dei tratti più curiosi del mio carattere è una strana mania superstiziosa per cui leggo ovunque un pronostico e faccio assurgere ad oracolo cento cose in un giorno. Da ogni strisciare d’insetto traggo responsi sul mio destino. Non è strano, in un professore di fisica? Ma non è, in fondo, un

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fatto naturale, che solo nel caso mio ha assunto proporzioni abnormi, e pertanto nocive? (715) … «Dio castiga chi ama». E se il detto andasse modificato in «Dio annienta chi ama»? (725) In una persona che ostenta un gran timor di Dio non si devono mai cercare veri princìpi cristiani. (733) Nel caso delle ciliegie, il verde, maturando, diventa rosso per gradi. Ciò ha qualche analogia con l’accordatura di uno strumento musicale. Così l’artista fa maturare gradatamente le dissonanze finché nasce l’armonia. (737) Alla fioritura segue il frutto acerbo; la fioritura è in sé una perfezione. Lo stesso vale per l’uomo: l'adolescente è considerato più perfetto dell’uomo di trenta, quarant’anni; poi finalmente si torna a uno stato perfetto: la maturità. (738) «Ci sono moltissime persone più sfortunate di te!» Nella sua brevità, questa frase, se non basta a procurare un tetto sotto cui abitare stabilmente, è abbastanza efficace per trovarvi rifugio durante un acquazzone. (739) Prima la malignità e l'invidia rigettano una tesi e, solo in un secondo momento, l’oziosa sottigliezza di princìpi sincretistici ricerca le ragioni di tale rigetto: questo sono per me i filosofi, Dio ce ne scampi! (741) Fanciulli e pazzi sono la bocca della verità – dicono. Tutte le teste fine che provano un'inclinazione per la satira, vorrei riflettessero sul fatto che il miglior autore satirico ha in sé un po' degli uni e un po’ degli altri. (746) La natura ha dato agli animali intelligenza bastante per provvedere alla propria conservazione. Sanno tutti trarsi

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d’impaccio molto bene, quando si tratta di una cosa cruciale come la sopravvivenza. … (761) Bellissima e indimenticabile è la storia del vecchio carrettiere che dalle parti di Wunstorf ci oltrepassò una volta che ci eravamo impantanati con la carrozza. Sulle prime pareva non avesse la minima intenzione di darci aiuto, poi, malgrado gli improperi del nostro postiglione, tornò indietro. (773) … La paura o il desiderio più ardente non sono in grado di arrestare neanche la nebbiolina che accompagna una nuvola temporalesca: questa segue il corso che le è destinato. L’uomo non forma un tutto organico con il globo terrestre, ma solo con il proprio corpo. (775) Orgoglio offensivo e difensivo. (786) La simpatia è una cattiva elemosina. (791) È la polvere di diamante quella che, sebbene di per sé non abbia più brillantezza, serve comunque a brillantare altri diamanti. (not quite pm) (793) Certi scrittori, appena riscuotono un po’ di consenso, credono che il mondo sia interessato a tutto ciò che li riguarda. Quell’imbrattacarte della scena che è Kotzebue 43 si sente addirittura autorizzato a far sapere a tutti che ha fatto un clistere alla moglie moribonda. (794) Io:

«Perché mai piange?»

Giardiniera:

«Eh, oggi mio marito va a comunicarsi a Bovenden.»

Io:

«Ma che motivo c'è di piangere? Meno male che è così devoto!»

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La donna:

«Macché devoto! Quando si è comunicato, s’ubriaca, e allora per me ogni volta son botte.» (797)

Gennaio è il mese in cui si fanno gli auguri agli amici; gli altri mesi sono quelli in cui tali auguri non s’avverano. (799) Il mio cervello aveva vissuto, sì, qualche giornata creativa, ma non ancora quello della creazione del sole. 44 (801) In Ossian 45 manca il lupo, e ciò rende sospetta la sua antichità, così come la Batracomiomachia 46 tradisce la propria modernità perché vi è menzionato il gallo. (825) Come fa Linneo nel regno animale, si potrebbe costituire anche nel regno delle idee una classe che chiameremmo «caos»… Vi dovrebbero rientrare non già i grandi pensieri di vasta portata, ma le piccole idee: di tali idee particolari ognuno, quando se ne sta seduto senza far niente, ne sente frullare per il capo un milione. (850) Vedo nelle recensioni una specie di malattia infantile che colpisce in grado maggiore o minore tutti i libri neonati: vi sono casi in cui i più sani tra essi muoiono, e i gracili spesso la scampano. Certi ne sono completamente immuni. Spesso si è tentato di prevenire tale malattia ricorrendo a prefazioni e dediche come ad amuleti, o addirittura d’inocularla con giudizi autocritici, ma non sempre funziona. (854) Una delle arti più difficili per l’uomo è certamente quella di farsi coraggio. Quanti ne difettano, lo cercano nella protezione di chi lo possiede ed è in grado di dare aiuto quando tutto sembra crollarci addosso. Ora, poiché al mondo c'è tanto dolore, e nessun essere umano ha potere d'infondere in chi è debole una dose di coraggio sufficiente per affrontarlo, la religione ha un compito prezioso: essa è l'arte di trovare conforto e coraggio nel dolore, e la forza di

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opporsi ad esso, volgendo il pensiero a Dio e senza ricorrere ad altro. Ho conosciuto persone che vedevano il proprio Dio nella fortuna, confidavano nella buona stella, e da tale fiducia prendevano coraggio. Il coraggio li rendeva fortunati, e la fortuna li rendeva coraggiosi. È una grave perdita per l’uomo aver perso la fede in un Essere sapiente che governa il mondo. Credo che ciò sia la conseguenza inevitabile dello studio della filosofia e delle scienze naturali. In effetti, non è che si perda la fede in un Dio: ma non è più il Dio benevolo della nostra infanzia. È un Essere le cui vie non sono le nostre vie e i cui pensieri non sono i nostri pensieri, e questo non basta a consolare i derelitti. (855) Rousseau, credo, ha detto: «Un bambino che conosca soltanto i propri genitori, non conosce bene nemmeno quelli» 47. Questo pensiero si può applicare a tante altre conoscenze, anzi a tutte quelle che non siano di natura puramente teorica: chi s'intende soltanto di chimica, non può dire di conoscere bene neanche questa. (860) Ci si lagna della massa spaventosa di scritti scadenti che vengono pubblicati ad ogni fiera di Pasqua. Non vedo assolutamente il perché. Non sono gli stessi critici letterari ad esortarci a seguire il naturale impulso a scrivere? Chi scrive, obbedendo al suo istinto segue la natura, né più né meno dei grandi scrittori. Vorrei proprio sapere cosa potrebbe fare un organismo vivente più che seguire il proprio istinto! Guardate gli alberi, ad esempio i ciliegi. Ditemi quante tra le ciliegie verdi giungono a maturazione! Neanche la cinquantesima parte, le altre cascano. Se dunque i ciliegi producono scarti, chi potrà impedire di farlo agli uomini, che pure son meglio degli alberi? Ma cosa dico, gli alberi?! Non sapete che, degli esseri umani che ogni anno vengono al mondo, più d’un terzo muore prima di raggiungere i due anni d'età? Come gli uomini, così i loro libri. Anziché lagnarmi

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dell’imperversante attività letteraria, m’inchino piuttosto all’alto ordine della natura, la quale vuol sempre che gran parte di quanto nasce si trasformi in concime e in rifiuti – una sorta di concime pur essi. In una parola, la Germania è per il mondo un’aiola libraria, una serra, e questo qualunque cosa dicano i giardinieri, pardon i librai. (868) Dal momento che un uomo può impazzire, non vedo perché questo non possa toccare anche ad un sistema universale. Ciò s’adatta bene all’ipotesi di Dolomieu. 48 (876) Una delle fissazioni più singolari di cui l’uomo sia capace, sarebbe quella di credere d'esser pazzo e di stare in manicomio, ma comportarsi per il resto in modo ragionevole. Una volta che uno fosse giunto a tale convinzione, non vedo proprio come si potrebbe fargliela cambiare. (878) Oltre al tempo, esiste un altro mezzo per produrre grandi cambiamenti: la forza. Se il primo va troppo a rilento, spesso è la seconda ad anticiparlo. (880) Col freddo che fa oggi, mi rallegra solo il fatto che il gelo rappresenti una manna per la prossima estate. 19 febbraio ‘92. (881) Certe comode ricordano dei volumi in-folio accatastati. Viceversa, i volumi che tanti scrittori ci scodellano sono così troneggianti da ricordare le ‘comode’. (886) Per i bellicosi le battaglie sono malattie. (888) La formazione del genere umano si può senza dubbio paragonare efficacemente alla genesi del nostro globus terraqueus. Microcosmo come mezzo euristico. Sul masso di granito vi sono porfido, gneiss, scisto argilloso, semplice calcare e ancora nessun fossile. Più tardi vengono vegetali e

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animali chiusi nella pietra, e infine gli animali stessi non più legati alla pietra ... (889) Non è una spiritosaggine, ma la pura verità: prima della rivoluzione, i cani da caccia dei re di Francia avevano uno stipendio maggiore dei membri dell'Accademia delle epigrafi… (892) Una delle arti più praticate al giorno d’oggi è quella di rendere gli uomini scontenti della propria sorte. Oh, se potessimo ritornare ai tempi dei patriarchi, quando la capra pasceva accanto al leone affamato e Caino trascorreva i suoi saecula fra i teneri abbracci di suo fratello Abele (vale ancor più la pena, a questo punto, di andar a scovare certe graziose storielle di sodomia e d’imbrogli per la primogenitura)! Oppure fossimo nella felice Otaheite 49, dove per un chiodo di ferro si possono avere cose che ad Hannover e a Berlino valgono tabacchiere e orologi d’oro, e, data l’assoluta parità fra gli uomini, si ha il diritto di mangiare i propri nemici e di essere mangiati da loro! (896) Il mondo non esiste per esser conosciuto da noi, ma perché in esso si compia la nostra formazione. È, questa, un'idea kantiana. (898) A Braunschweig fu messo all’asta per un mucchio di soldi un cappello fatto con peli di pube di donna. (900) Dopo aver annotato molte osservazioni sulla natura umana, e questo con un senso lusinghiero di superiorità, e dopo averle formulate in termini ancora più sottili, spesso alla fine ho scoperto che il meglio era proprio quello che avevo buttato giù alla buona senza tutte queste sottigliezze. (molto, molto vero!) (910) Quando scriveva le proprie meditazioni, indossava quasi sempre una vestaglia dalle maniche lunghe, come la maggior

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parte delle persone; ma quando faceva estratti di descrizioni di viaggio sugli usi di popoli diversi, era vestito come un garzone di fornaio o di beccaio, con un panciotto senza maniche e la camicia rimboccata fin sopra i gomiti. Come lavorano anche i calzolai. Era davvero bello da vedere. (929) Santippe, o meglio Xanthippe, propriamente significa «cavalla gialla». (930) Nella notte tra la domenica di Pasqua e il Lunedì dell'Angelo del 1792 (tra l’8 e il 9 aprile), ho sognato che mi dovevano bruciare vivo. In quel momento ero calmissimo, fatto che non mi ha rallegrato al risveglio. Può essere stato un effetto della stanchezza. Io ragionavo con calma sul tempo che sarebbe durato il supplizio… (931) Nell’Iliade, libro VI, v.140, Eleno affida ad Ettore un’ambasciata per la madre, in un momento in cui questi è tanto indispensabile e la vittoria inclina in modo evidente dalla parte dei Greci. L’ufficio di messaggero avrebbe potuto svolgerlo chiunque altro. Non è un'assurdità? (non pm!) (933) Il signor Schmid 50 nota molto bene nella sua Empirische Psychologie che noi ricorriamo così spesso a Dio e all'immortalità come fonte di conforto nei casi comuni della vita, che tali argomenti perdono ogni efficacia nei momenti in cui essi soltanto avrebbero potere di consolarci. (934) Nella ‘libera’ Francia attualmente si è ‘liberi’ di mandare al capestro qualunque persona. (935) Le tegole possono avere idee chiare su cose di cui il camino è all’oscuro. (941) Anche il commettere frequenti errori può tornar utile: grazie ad essi infatti ci abituiamo a pensare che le cose

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possano esser diverse da come ce le figuriamo. Questa esperienza può essere generalizzata, e si finisce così con l’approdare inevitabilmente alla filosofia che nega la necessità stessa del principium contradictionis. (942) I concetti di essere e non essere sono inaccessibili per i nostri intelletti. Non sappiamo neppure che cosa sia l'essere, e non appena ci impelaghiamo in definizioni, dobbiamo ammettere che possa esistere un quid che non è in nessun luogo. Anche Kant dice qualcosa del genere da qualche parte. 51 (943) È davvero sbalorditivo come su oscure idee di causa si sia fondata la fede in un Dio di cui nulla sappiamo e nulla possiamo sapere: la conclusione secondo cui deve esistere un creatore del mondo rappresenta sempre una forma di antropomorfismo. (944) Non si è mai più felici di quando un forte sentimento ci determina a vivere solo in questo mondo. La mia infelicità sta nel non esistere mai in questo, ma nella gran varietà di catene che la mia fantasia si crea col sostegno della coscienza. Così trascorre una parte del mio tempo, e non c'è raziocinio che permetta di avere ragione di tanto tormento ... Vivi bene la tua prima vita, se vuoi aver la possibilità di goderti la seconda. Nella vita è sempre come nella pratica medica: a decidere sono i primi passi. Da qualche parte, tuttavia, c’è qualcosa che non va: è colpa della disposizione naturale o del nostro giudizio? (948) Aneddoto: un uomo strappa una carta e la getta con grande impazienza dalla finestra mentre sua moglie sta entrando in camera. «Belle cose davvero mi scrivono di te!» dice, e se ne va infuriato. La donna, che ha la coscienza sporca, fa raccogliere dalla domestica i pezzetti di carta e quella sera stessa, mentre sono sole, le due donne tentano di ricomporli, ma ne mancano alcuni. Cercano di chiarirsi a

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vicenda ogni parola che leggono, e così viene a galla la colpa della padrona. Alla fine si scopre che il biglietto altro non era che una ricetta per fare l’inchiostro. (950) La sua forza stava pensiero altrui. (951)

nell’esprimere

passabilmente

il

Al giorno d’oggi si leggono tanti trattati sulla genialità, che ognuno presume di possederla. Ma è finita per l'uomo che fin da giovane si picca di essere un genio! (956) Posso dire di esser cresciuto costantemente nella conoscenza di me stesso, ma, pigro qual sono, non sono riuscito a diventar migliore, anzi più volte m'è parso d'esser compensato della mia grande indolenza dal semplice fatto di essere pronto a riconoscerla, e il piacere che provavo ad analizzare questo mio difetto superava il rammarico che il difetto stesso mi cagionava. A tal punto il professore in me contava più dell’uomo! Mirabili sono le vie per cui Dio guida i suoi santi 52. (958) Se gli mancasse l'ingegno, l’uomo non sarebbe proprio nulla, infatti solo conoscendo per via analogica i particolari si giunge all’universale proprio della conoscenza scientifica… (959) Passò a cavallo nel sole del mattino; il suo volto che sprizzava salute e la sua splendida dentatura minacciavano una strage di arrosti di vitello e di belle ragazze dell’Eichsfeld 53. (963) Anche Cristo, quando pensa alle canaglie, è colto da giusta indignazione: egli definisce Erode «una volpe» e i Farisei «razza di vipere». (970)

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Come simbolo dell’illuminismo 54 vorrei proporre quello ben noto del fuoco (D): esso dà luce e calore, è indispensabile alla crescita e allo sviluppo di tutto ciò che vive, ma, maneggiato in modo incauto, può anche bruciare e distruggere. (971) Era un uomo che aveva della stoffa e non mancava di senso pratico, ma avrebbe avuto bisogno – diciamo così – di un «tappo», infatti di regola, prima che gli riuscisse di mettere insieme una frase sensata, il pensiero gli evaporava in futili chiacchiere. (973) «Domus jocundo risit odore» – dice Tibullo 55: sorrise un profumo di rose. (975) Un pensiero continuo lo rodeva nel profondo come un «orologio della morte» 56. Nel trambusto degli affari e dei contatti sociali era impercettibile, ma nel silenzio della notte tutta l'anima lo avvertiva. (988) Leggere nei rifiuti ammassati davanti alle città i malesseri urbani, come il medico fa con l'urina e le feci. (990) Nell’elenco delle malattie non figurano né ansie né tristezze. Non è giusto! (992) Aveva una buona dose d'attenzione ipocondriaca per se stesso. (996) Una disputa mediocre è sempre meglio che nessuna disputa. Le stesse chiacchiere dei politici da caffè rendono la gente più accorta, se non in politica, perlomeno in altri campi. Di questa verità non si tien conto mai abbastanza. (1001)

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Padova la dotta 57 ha la palma dell'ignoranza fra tutte le città d’Italia. (1002) In una sera bellissima della primavera del 1792, me ne stavo disteso accanto alla finestra che dà sul giardino, a una distanza di circa duemila piedi dalla città, desideroso di ascoltare quello che dell'illustre Göttingen mi arrivava ancora all'orecchio. Ecco cosa ho sentito: 1. lo scroscio dell'acqua presso il grande mulino; 2. un rumore di carri o vetture in corsa; 3. un vociare molto acuto e insistente di bimbi forse a caccia di maggiolini sul terrapieno; 4. abbaiare di cani a diverse distanze, con voci ed espressioni diverse; 5. tre o quattro usignoli nei giardini vicino alla città o dentro la città stessa; 6. un'infinità di rane; 7. il tintinnio del gioco dei birilli, e infine: 8. un corno suonato male, che era la cosa più uggiosa di tutte. (1004) Vedevo spesso un giovane mendicante che cercava di suscitare il riso della gente gesticolando e facendo boccacce. Questo spettacolo mi riusciva insopportabile, al punto che cominciai a provare ripugnanza per quel ragazzo anche quando si comportava in modo normale, e ad odiarlo sul serio perché non voleva sentir ragione. Un giorno però che una bimba di quattro anni 58 buona quanto bella rideva di cuore, ma con grazia, delle buffonate del ragazzo, tale vista produsse su di me un’impressione così gradevole che da quel momento cominciai a trovar sopportabili persino le sue smorfie. Ne sorridevo non tanto a titolo personale, quanto a nome della bimba. Pure in altre occasioni ho constatato che ci si deve prima arrabbiare di fronte a certe forme innocue

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di maleducazione, per trovarle poi sopportabili. Io ne so qualcosa, e non mi dilungo quindi in chiose. (1008) È maledettamente importante come si dice una cosa: credo si possano dire le cose più comuni in modo da indurre gli altri a pensare che a ispirarle sia stato il diavolo. (1011) Il fatto che Hupazoli 59 abbia scritto ventidue volumi sul proprio operato, ci fornisce la spiegazione della sua longevità. Di persone come lui, abituate a far bilanci, ne ho conosciute parecchie. Solitamente esse giungono a tarda età. Imitarne la dieta non serve granché. Qui si scambia per effetto la causa: gli uomini puntuali come orologi, di solito, vivono a lungo, perché è proprio la capacità di vivere a lungo che fa di loro uomini puntuali come orologi. L’imitatore ha un concetto troppo alto di sé: nel tentativo di eguagliare il modello, fa violenza alla propria natura. Ciò gli provoca una continua tensione nervosa, incompatibile con la longevità. (1013) Ho conosciuto un uomo che, alla fine di un pasto, al momento della frutta, aveva la bizzarra idea di ritagliare dalle mele dei solidi geometrici regolari, e intanto mangiava i ritagli. Una volta risolto il problema, delle mele non restava più niente. (1016) Per spostarsi, egli si serviva del ben noto quadrupede domestico che non è ancora descritto in nessun’opera di zoologia, ma spesso s’aggira lentamente per le grandi città con il nome di porte-chaise 60. Si potrebbe vedervi un animale gravido e paragonarlo al cavallo di Troia. (1018) L’idea dello sposalizio del doge con il mare Adriatico ha trovato imitatori. Il borgomastro di … – centro noto per la sua birra – celebra annualmente il proprio sposalizio con un calderone di birra. N. si è sposato almeno una volta all'anno con il canale di scolo 61 di Göttingen, ma la differenza

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rispetto al doge di Venezia è che questi si limita a gettare in acqua un anello, mentre l’altro ben più generosamente vi si è buttato dentro con tutta la persona. (1020) «Sono gelosa della virtù della signorina quasi si trattasse della mia!» dice la vecchia che le fa da chaperon. (1045) L’onnipotenza divina evocata dalla tempesta si ammira soltanto o quando la tempesta non c’è ancora, o alla fine, quando non c’è più. (1047) «Chiedeva pietre, e gli davano del pane» 62: detto di uno che vorrebbe visitare un gabinetto mineralogico, e invece si vede offrire una lauta colazione. (1050) Fare ogni giorno una descrizione di qualcosa: un paesaggio, un carattere, una figura umana, una camera, una città, una famiglia ecc. (1057) Il fatto che il piacere del coito sia il mezzo usato dall’Ente supremo – lo si chiami Dio o in qualunque altro modo -, per indurre l’uomo a procreare, va tenuto ben presente quando si legge il principio più alto della morale kantiana. 63 (1071) Bacone, Novum Organon, libro I, aforisma 73: gli Egizi onoravano gli inventori di cose utili; per questo divinizzavano animali, come si fa a Lüneburg col suino sotto sale … (1074) I nemici della repubblica francese continuano a sostenere che essa sarebbe opera di poche teste sediziose. A questo punto si può porre francamente la domanda: quale dei grandi eventi è stato mai opera di molte persone a un tempo? Spesso ne fu artefice soltanto il singolo. E cosa sono state le nostre guerre tra potentati se non opera di pochi? Re e ministri. È un ragionamento spicciolo: di per se stessa, la

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pluralità delle teste impedisce la riuscita di qualcosa. Una grande impresa possono e debbono farla solo pochi; gli altri – la massa – devono esser trascinati: la si chiami persuasione o seduzione, non fa differenza. Si parla con tanto disprezzo di birrai o profumieri che oggigiorno hanno ruoli importanti. Per questo ci vuole soltanto criterio, coraggio e ambizione. Per essere a capo di un popolo è proprio necessario aver perso il naturale buon senso a forza di starsene seduti a uno scrittoio a fare estratti di libri? (puro scheletro di un pensiero) (1094) Devastare in nome del Signore; bruciare, assassinare e spedire in braccio a Belzebù, tutto in nome del Signore. (1099) Si è sparso molto sangue anonimo. (1102) Vi è tanta gente che non ascolta finché non le mozzano gli orecchi. (1107) L’aria: un magazzino di luce, d’acqua e di fuoco. (1110) Eccone un altro di quelli convinti che per l’uomo ormai sia finita e, a questo punto, possa venire il giorno del Giudizio! (1121) Dice benissimo Herder (Ideen zur Philosophie der Geschichte der Menschheit, parte II, libro IX, cap.4): «Si può assumere come principio della storia che nessun popolo è oppresso tranne quello disposto a lasciarsi opprimere». (1128) Quelli attuali sono tempi perfetti per un Cervantes. I tempi di Cervantes ci son già, ma Cervantes non c'è ancora. I buffoni ci sono, ma manca ancora la spatola 64 di Arlecchino. (1132)

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Sul vecchio volto raggrinzito 65 si notavano ancora le tracce di un’epoca felice. Sulla guancia ora gelata, qualche grazia doveva aver giocato in modo birichino, finché la neve del capo curvo dagli anni non l’aveva cancellata. (1133) L’osteologia della terra: la mineralogia. elettricità sono il fluido nèrveo. 66 (1135)

Fuoco

ed

In Cocincina, se uno dice: «Doii.» (doji: ho fame), la gente accorre come al grido di «Al fuoco, al fuoco!» a dargli qualcosa da mangiare. In certe province della Germania, un povero potrebbe dire: «Ho fame», e ne avrebbe lo stesso beneficio che se dicesse: «Doii». (1147) Vorrei proprio sapere cosa succederebbe se dal cielo arrivasse la notizia che il buon Dio manderà quanto prima quaggiù sulla terra a girare l’Europa, come fanno i giudici inglesi, una commissione di angeli dotati di pieni poteri, con l’incarico di liquidare i grandi processi per i quali non esiste altro arbitro al mondo se non il diritto del più forte. Che ne sarebbe allora di tanti re e ministri? Più d’uno farebbe istanza che gli fosse accordato un congedo per assistere alla pesca della balena o respirare l’aria pura di Capo Horn ecc. Tutto piuttosto di rimanere al proprio posto. (1151) Quella di compilare o raccogliere estratti di libri è per lo più un’attività dissipatrice di ogni risorsa mentale. Come abbiamo modo ogni giorno di notare, uomini che in gioventù promettevano di allargare gli orizzonti del sapere, sono diventati nella loro maturità puri compilatori, solo per poter brillare spesso nei cataloghi delle fiere oppure per fare i soldi: hanno notato infatti che in Germania non si guarda tanto per il sottile in fatto di fama letteraria. Credo sia un merito riunire in un’opera organica ciò che è disperso in cento libri. Solo che tale merito va distinto nettamente da quello di chi contribuisce al progresso della scienza e ne allarga gli orizzonti … (1155)

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Poco riguardo seconda ciascuno

ci manca che gli uomini vengano classificati, alle loro capacità intellettive, come i minerali a della loro durezza, ovvero della proprietà che ha di essi di spezzarne o scalfirne altri. (1162)

Qualcuno forse crede che abusi inveterati si possano eliminare con tanta facilità su questa terra? La rivoluzione francese avrà più d’un effetto benefico che, qualunque cosa sia, senza di essa non avrebbe avuto origine. La Bastiglia è sparita, e l’infame insetto che il signor von Born descrive nella sua Monachologia 67 è stato solforato ben bene dalla rivoluzione. (1172) Se una guerra è durata vent’anni, può benissimo durarne cento: infatti la guerra sta diventando uno status. Polemocrazia 68. La generazione che ha goduto della pace si sta estinguendo. (1181) Che razza di animale sia il soldato, lo si vede chiaramente dalla guerra attuale. Egli si lascia usare per render stabile la libertà o per soffocarla, per detronizzare sovrani o mantenerli sul trono. Contro la Francia, per la Francia e contro la Polonia! 69 (1182) Acribìa teutonica: con questo nome, cervelli negati per l'attività del pensiero sono soliti chiamare i loro aridi sforzi che conducono alla paralisi dello spirito. Lo starsene giorno e notte a leggere e a raccogliere materiali per compilazioni ha qualcosa di assai allettante per il compilatore. È escluso che un tal genere di studioso abbia vero nerbo intellettuale, perché altrimenti non s’adatterebbe a simili lavori, che richiamano sempre in qualche modo la fatica dei negri. 70 Ciò non vuol dire che non abbia qualche «merito» in tutte le accezioni del termine tedesco 71 che può significare anche «profitto»; occorre tuttavia tener presente come un uomo simile sia sempre a un livello infinitamente più basso rispetto al più umile degli inventori. In Inghilterra i pedanti

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godono di poca stima; in Germania, al contrario, ha già una certa reputazione chi conosce tutto ciò che si è scritto su qualsiasi argomento, anzi, quando gli si chiede il suo giudizio su una data cosa, ci si accontenta se, invece di rispondere, egli si mette a snocciolare la bibliografia relativa. (1195) Ciò che rende il cielo così gradito ai poveri è l'idea che, almeno lassù, si possa trovare una maggior eguaglianza tra le classi. (1202) Alcuni stanno portando di peso al di là della strada un ubriaco che hanno raccolto da terra. Alla seconda chiesa davanti a cui passano, lo mettono giù per riprendere fiato; allora uno della compagnia fa: «Con quest’uomo siamo già passati davanti a due chiese. Aspetta, porco, domani dovrai pagare i diritti di stola! 72« (1205) Le ovaie del futuro. (1219) Il dolore per la perdita di persone care può essere mitigato solo dal tempo e da diversivi scelti oculatamente, in modo che il cuore non ci possa poi muovere alcun rimprovero. (1221) La dogmatica, polemica. (1226)

madre

feconda

e

compiacente

della

Non è singolare il fatto che ognuno possa essere medico e avvocato di se stesso, ma, non appena intenda diventare sacerdote di se stesso, subito contro di lui si levino recriminazioni e querele e s'intromettano gli dèi della terra? Quale può essere mai la ragione per cui gli dèi della terra si prendono tanto a cuore il bene eterno dell'umanità, quando ne trascurano spesso in modo così irresponsabile quello temporale? La risposta non è poi tanto difficile. (1227)

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È poi così raro il caso in cui il divieto di filosofare ci venga dalla stessa filosofia? (1234) Non c’è uomo al mondo che, disposto a diventare un furfante per mille talleri, non preferisca rimanere un galantuomo per la metà di tale somma. (non pm!) (Varland in The West Indian 73) (1235) Eccolo predicare con mite furore il potere salvifico conferito da Dio alla sola fede cattolica. (1240) In Francia c’è fermento: chissà se il risultato sarà vino o aceto. (1249)

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1 Albrecht Ludwig Friedrich Meister (1724-1788), professore di matematica all’università di Göttingen. maestro e amico di Lichtenberg. 2 Rivista fondata nel 1765 da Friedrich Nicolai; fu l’organo critico più importante dell’illuminismo tedesco. 3 «punto saliente»: è espressione del latino scientifico settecentesco, influenzata dal francese «saillant» nel senso di «notevole, che s’impone all’attenzione». 4 George Louis Lesage (1724-1803), fisico e matematico svizzero, sostenitore dell’atomismo. Si allude qui al saggio Lucrèce Newtonien, edito nel 1784 nei Mémoires de l’Académie royale des Sciences et BellesLettres de Berlin. 5 Espressione del linguaggio alchemico: equivale a Silberbaum, depositato fitomorfo d’argento. 6 Federico Il di Hohenzollern. La frecciata è rivolta contro la cattolica Baviera. 7 Si veda Ars poetica, 161-62 ed.cit.: «inberbus juvenis.../ gaudet equis canibusque et aprici gramine campi » («Il giovinetto imberbe si rallegra di cavalli e di cani e del verde campo di Marte»). 8 Si è cercato di rendere il parallelismo presente nel testo:«häusliche Glückseligkeit / hund- und pferdeställische (Glückseligkeit)». Epigono in ciò dei barocchi, Lichtenberg si compiace di espressioni inusitate e stravaganti, manipolando le parole con grande duttilità e coniandone di nuove. 9 Cfr. J 687:«Wir sind doch am Ende nichts weiter als eine Sekte von Juden» («In fin dei conti noi non siamo altro che una setta di ebrei.») 10 Nei Sudelbücher Lichtenberg si diverte con freddure che a noi oggi appaiono banali, ma evidentemente a quel tempo non lo erano. Qui il doppio senso sta nel verbo fangen, che – come l'italiano «prendere» – significa «acchiappare» e «buscarsi» (quest'ultimo è un anglicismo: cfr. to catch a cold). 11 Christine Louise Friederica, detta Wiese (1789-1802). Si noti l’asciutta laconicità dell’appunto. Lichtenberg era solito annotare nei Sudelbücher come in un diario gli eventi essenziali della sua vita familiare.

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12 «Pittrice è stata la vulva, scultore il pene» (lat.) La formula con cui gli artisti figurativi rivendicavano la paternità delle proprie opere è qui applicata all'atto sessuale assimilato goliardicamente a una creazione artistica. 13 Nell’originale: «Sonnenstäubgen», pulviscolo solare. Lo scienziato Lichtenberg – pur sensibile alla poetica suggestione di questo e di altri fenomeni naturali – non può fare a meno di metterne a nudo la sostanziale prosaicità. La poesia per lui non dev'essere Beschönigung, eufemismo, ma rappresentazione nitida e diretta delle cose, e come tale fida alleata della scienza. 14 Genius, traduzione latina del greco daimonion - la potenza interiore da cui Socrate diceva di essere distolto dal fare il male, identificata in seguito dai razionalisti con il più tardo concetto di «coscienza». 15 Lichtenberg si rifà all’accesa polemica scatenata dalla rielaborazione degli antichi canti sacri luterani che ebbe luogo nella seconda metà del Settecento ad opera di Friedrich G.Klopstock (1724-1803), e dai Geistliche Oden und Lieder di Christian E.Gellert (1715-1769), alcuni dei quali musicati da J.S.Bach ed entrati a far parte dell’innario protestante. 16 Louis Sébastien Mercier (1740-1814), scrittore e drammaturgo, autore fra l’altro di un Tableau de Paris, 1781-88, in cui dedica un capitolo alle «chiese imbiancate», aspramente polemico con la consuetudine allora invalsa di sottoporre a imbiancatura le antiche chiese, consuetudine a cui va imputato, secondo lui, il venir meno di ogni raccoglimento. 17 Chiara reminiscenza eschilea: Agamennone, v.160: «Zeus, qualunque sia il tuo nome …». 18 Parafrasi del Deus sive Natura spinoziano. Sull’ammirazione nutrita da Lichtenberg per Spinoza, cfr. GH 58. 19 In ted. Superklugheit: peccato capitale per Lichtenberg. Cfr. D 445, 477. 20 «Vincere gli scrupoli, leggere la Bibbia quest’anno, cercare di alzarsi più presto, studiare la Divinità, vivere metodicamente, combattere l’ozio. partecipare al culto divino» (ingl.). 21 Monte ad est di Göttingen. 22 «Prematura fu la mia morte, ma tu, ottimo sposo, vivi anche per me, più felice, i giorni che ti restano.» Citazione da Burman, Anthologia

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veterum Latinorum epigrammatum et poematum, Amsterdam 1759-73, vol.Il, p.141. 23 Allusione a Göttingen, il cui clima umido e malsano sarebbe per Lichtenberg, malato solo in parte immaginario, la causa dei suoi malanni. 24 Una delle tante frecciate contro Göttingen. Che la vita notturna nella città della Bassa Sassonia non fosse propriamente esemplare si desume tra l’altro da B 56. 25 Cfr. F 543. 26 Di quale Annunciazione si tratti non è dato stabilire. Si ha qui un’eco puntuale in At, 7,55: «Ich sehe den Himmel offen» (trad.Lutero). La Vulgata ha: «Ecce video caelos apertos». 27 Rivista mensile politico-culturale inglese fondata nel 1731. Lichtenberg la lesse regolarmente e l’utilizzò per il suo Kalender. 28 Per la tesi secondo cui sarebbero stati Montesquieu e Voltaire con le loro teorie gli antesignani della Rivoluzione francese, Lichtenberg si è con rifatto a Johann G.Zimmermann nei Fragmente über Friedrich Il. zur Geschichte seines Lebens, seiner Regierung und seines Charakters, voll.3, Leipzig 1790. 29 Si è cercato di mantenere il gioco di parole dell'originale:«mit einem blauen Auge davonkommen», che corrisponde alla frase idiomatica italiana «cavarsela per il rotto della cuffia» 30 Cfr. Cicerone, de or. 2, 86, 353: «ordo est maxime, qui memoriae lumen affert» («l’ordine è l’ausiliare più efficace della memoria»). 31 Papa dal 741 al 752, più noto per aver riconosciuto Pipino il Breve re dei Franchi che per aver condannato la tesi dell’esistenza degli antipodi, secondo lui incompatibile con la dottrina della Redenzione. 32 John Howard (1726-1790), medico e filantropo inglese, girò l’Europa per visitare carceri e ospedali e si batté per il loro miglioramento. 33 La forza dell’aforisma è la classica figura dell’aprosdoketon, l’effetto sorpresa tanto caro a quell’innamorato del paradosso che è Lichtenberg. 34 Lichtenberg ricorre qui a una curiosa espressione che aveva sentito usare da un suo ex-domestico, come risulta esplicitamente dalla lettera del 23 febbraio 1791 a Johann Friedrich Blumenbach («…so wie mein ehmaliger Bedienter einmal sagte: es sei kein Fünkchen Wasser mehr im

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Kessel», «come disse una volta il mio ex-domestico:”Non c’è più una 'favilla' d’acqua nel paiolo!”»). L’aggiunta della parola Branntwein, acquavite, dà all’espressione il carattere di un sospiroso commento del bevitore di fronte alla bottiglia vuota. Il fatto che Lichtenberg amasse il vino, non gli impediva di essere un altrettanto appassionato bevitore di grappa. Qualche mese dopo la morte di Lichtenberg nel 1799, un discepolo di Kant, Lehmann, raccontava al maestro della vita sregolata di Lichtenberg: «La mattina si alzava tardi, e subito beveva caffè, amaro spagnolo e vino. A mezzogiorno tornava a bere vino. Il pomeriggio, ancora vino e liquore, per mantenersi scattante nello scrivere. La sera consumava una gran quantità di piatti a base di uova, e poi stava a leggere e a scrivere per metà della notte. Non lasciava mai la sua stanza per respirare una boccata d’aria.» 35 Spunti di questa fantasia grottesca sono utilizzati nelle HogarthErklärungen, Fleiß und Faulheit, III, p.1014, ed. W. Promies, dove Lichtenberg dice di un sagrestano che, se per ipotesi assurda ridiventasse un feto delle dimensioni di una formica e fosse messo sotto spirito, il suo aspetto non sarebbe diverso da quello che ha nell’incisione di Hogarth. A segnalare tale consonanza di momenti è stato W. Promies, Kommentar zu den Sudelbüchern, ad loc. 36 Jean André Deluc (1727-1817), geologo e meteorologo svizzero, amico di Lichtenberg. 37 Nel Göttinger Taschenkalender del 1793, p.172, Lichtenberg riferisce un aneddoto che ha per protagonisti due carpentieri, i quali, interrogati da un amico di Lichtenberg su quale fosse il segreto per non soffrire di vertigini, risposero rispettivamente: la preghiera, e il mangiare cervello di gatto arrostito. 38 Di Lichtenberg ci sono giunti anche alcuni Stammbuchsprüche, uno dei quali in buon italiano. L’idea di chiedere una dedica alla Morte o a una prostituta poteva essere concepita solo da una mente stravagante come la sua. È la stravaganza in tutti i sensi una delle cifre peculiari dei Sudelbücher. 39 Si tratta del pronipote del cardinal Richelieu Louis François Armand du Plessis, sotto il cui nome vanno dei Mémoires (9 voll.) solo in parte autentici. 40 Allusione alla cifosi di cui Lichtenberg soffriva.

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41 «Schiuma di mare» è chiamata anche la sepiolite, silicato idrato di magnesio con cui si fabbricano pipe. Qui l’aforisma J 678 è la logica continuazione di J 677 ed ottiene l’effetto di un aprosdoketon attraverso l’accostamento di Venere a un fornello di pipa, nato pur esso dalla «schiuma di mare». 42 Malgrado fosse passato più d’un ventennio, Lichtenberg non poteva aver dimenticato la tragica fine di Winckelmann e l’esecuzione del suo assassino Arcangeli, rotato vivo in Piazza Grande a Trieste (Arcangeli è menzionato in B 23). Sempre viva era l’emozione per quell’evento. L’illuminista Lichtenberg era contrario alla pena di morte, convinto com’era che l’assassino sia solo lo strumento d’una violenza intrinseca alle cose. Infierire su di lui equivale al gesto del bambino che «picchia la seggiola contro cui è andato a sbattere». 43 August von Kotzebue (1761-1819), scrittore, in particolare di drammi. Polemista virulento, giunse ad affermare che Goethe «ne capiva poco di tedesco». Il suo fu un successo dovuto allo scandalo. Lichtenberg Io disprezzava proprio per questo. Fu assassinato dallo studente di teologia K.L.Sand. 44 Significativa l’associazione dell’artista-demiurgo al Demiurgo cosmico. 45 Nella sua perspicacia Lichtenberg intuisce giustamente che i canti che vanno sotto il nome del bardo gaelico Ossian non sono autentici. L’opera, pubblicata da Macpherson, era allora in auge in tutta l’Europa. In Italia fu resa nota da Melchiorre Cesarotti che la tradusse per la prima volta nel 1763. 46 La Guerra delle rane e dei topi, erroneamente attribuita a Omero da un’antica tradizione. 47 J.J. Rousseau, Emilio, V libro. 48 Déodat-Guy-Silvain-Tancrède Gratet de Dolomieu (1750-1801), geologo e mineralogista francese. 49 Nome settecentesco di Tahiti. Cfr. K 108. 50 Carl Christian Schmid (1761-1812), professore a Gießen e poi a Jena.

medico

e

filosofo,

kantiano,

51 Riferimento alla critica kantiana della prova ontologica dell’esistenza di Dio (Critica della ragion pura, Dottrina del metodo, cap.I, sez.II).

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52 Citazione biblica dal Sal 4,4: «Erkennet doch,daß der Herr seine Heiligen wunderbar führet» (trad. Luther) 53 Regione della Turingia. 54 Nell’accezione-divenuta poi corrente-di «progresso intellettuale e culturale» (da cui deriva quella di «illuminismo» come fenomeno prima di tutto filosofico) il vocabolo Aufklärung è inaugurato da Christoph Martin Wieland nel 1770. Il precedente è costituito da Gottfried Wilhelm Leibniz quando afferma che le monadi sono disposte in ordine ascendente quanto ad Aufklärung, intendi «chiarezza», «nitidezza di percezioni». (H. Paul, Deutsches Wörterbuch, Tübingen 1897, s.v.) 55 In realtà l’autore di questo verso è Catullo (Carm., 54, 284). 56 Nome popolare del tarlo dei mobili. 57 Non si conoscono le ragioni di questo giudizio stroncatorio sull'ateneo di Padova, che fa da controcanto alle lusinghiere parole del Lucenzio shakespeariano in The Taming of the Shrew, I, I, v.2: fair Padua, nursery of arts («la bella Padova, culla delle arti») 58 Forse Christine Louise Friederica Lichtenberg, che però nel 1792 aveva soltanto tre anni. Ma a quei tempi la precisione anagrafica non era poi tanto importante! 59 Francesco Hupazoli (1587-1702), dapprima sacerdote, divenne in seguito console di Venezia a Smirne. Lichtenberg vede in lui un modello di salute, vitalità e longevità, come dimostra tra l’altro lo scritto miscellaneo Hupazoli und Cornaro, oder: tue es ihnen nach wer kann («Hupazoli e Cornaro, ovvero li imiti chi è capace»). 60 «portantina» (franc.) 61 La stessa immagine ritorna nelle Hogarth-Erklärungen, Der Weg der Buhlerin, III, S.813, ed. W. Promies 62 L’espressione d’uso proverbiale risale a Mt 7,9. 63 S’intende l’imperativo categorico: «Agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere come principio di una legislazione universale.» Lichtenberg polemizza con la tesi kantiana secondo cui l’agire morale è inconciliabile con qualsiasi tipo di gratificazione materiale o spirituale. 64 Specie di scimitarra di legno.

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65 «Questa nota ha tutta l’aria di essere un appunto preparatorio alla descrizione della vecchia zitella nelle Hogarth-Erklärungen (Die vier Tagszeiten, Morning)» (W. Promies, Kommentar zu den Sudelbüchern, ad loc.) 66 Liquido che un tempo si supponeva circolasse nei nervi. 67 Ignaz von Born (1742-1791), scrittore, esponente dell’illuminismo giuseppino. Nel 1783 pubblicò la satira Specimen monachologiae methodo Linnaeana. 68 «Dominio della guerra» (gr.): termine coniato probabilmente da Lichtenberg stesso. 69 Allusione alla guerra civile fomentata da Caterina Il di Russia, che portò alla seconda spartizione della Polonia «per ristabilire l’ordine» (1793). 70 La dura condizione dei negri d’America ispira a Lichtenberg la stessa metafora in J 871: «Einer von den Neger-Sklaven in den Plantagen der Literatur» («Uno degli schiavi negri delle piantagioni della letteratura»). 71 In ted. Verdienst è bisenso:come sostantivo neutro, equivale a «merito»; come sostantivo maschile, corrisponde a «guadagno, profitto». 72 Onorari dovuti dai fedeli ai parroci per eventuali funzioni. 73 Opera di Richard Cumberland (1732-1811), drammaturgo inglese.

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Quaderno K

QUADERNO K : ANNI 1793-1796 Come si fa la cura delle acque, faceva la cura delle fantasie 1 e fabbricava castelli in aria. (14) In molti la evolutiva. (15)

poesia

è una

malattia mentale dell'età

… L'uomo è sulla terra solo per coltivarne la superficie: lavori e riparazioni che vanno più in profondità, la natura li riserva a se stessa. Tutto questo non è affidato all'uomo. Non è lui a provocare i terremoti che sconvolgono le città e, se fosse in grado di farlo, li produrrebbe al posto sbagliato … Solo ciò che possono fare l’aratro e la scure, quanto rientra nella sfera della capacità e della necessità, s’addice all'uomo, non i terremoti, le inondazioni e gli uragani, che pure, con ogni probabilità, anzi certezza, sono anch’essi utili e necessari. (16)

1 Sul tema della Phantasien-Kur, cfr. L 228.

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Quaderno L

QUADERNO L : ANNO 1796 Saggezza al primo stadio è accusar tutto, all’ultimo è armonizzar con tutto. (2) Quando – era il giorno 8 ottobre 1796 – la maggior parte della città di Andreasberg 1 sullo Harz fu bruciata da un incendio provocato da un fulmine, nessuno voleva ospitare l’uomo sulla cui casa il fulmine si era abbattuto, perché, secondo la comune opinione, doveva essere un empio, visto che Dio aveva sfogato la sua ira anzitutto su di lui. (3) Spesso ai grandi si rimprovera di non aver fatto tutto il bene che avrebbero potuto fare. E la loro risposta potrebbe essere: «Pensate solo a tutto il male che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto!». (9) Non è singolare che, a leggere, poniamo, l’ottimo scritto di Sömmering 2 sull’organo dell’anima, ci si senta altrettanto ignoranti che se leggessimo uno studio sulle funzioni dell’anello di Saturno? Eppure – se è lecito e possibile localizzarla – l’anima è la realtà a noi più vicina! Solo che tale vicinanza non ci aiuta, poiché quello a cui possiamo avvicinarci non è ciò a cui vogliamo avvicinarci. Se, quando contemplo il sole al tramonto, faccio un passo nella sua direzione, mi avvicino ad esso, sia pure di poco. Per l’organo dell'anima le cose non stanno affatto così. D’altra parte non è detto che, anche quando una cosa si lascia avvicinare, non si finisca per allontanarsene nel tentativo di spingersi troppo vicino ad essa. Vedo, ad esempio, una strana massa in lontananza su di una montagna. M’avvicino e scopro che è un castello; avvicinandomi ancora di più, scopro delle finestre, e così via. Questo dovrebbe bastarmi: se infatti, ignorando la finalità del tutto, io spingessi innanzi la mia indagine, mi

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perderei in un’analisi delle pietre che mi porterebbe ancora più lontano. (10) «Un visetto da baciar non con le labbra, ma coi denti!» – scrive il focoso Lion. (16) Né miscredenti né credenti! (18) Un’accozzaglia di cose contrastanti, in parte odiose, in parte ammirevoli: è, spesso, la situazione degli uomini più illustri. (22) Nella sua Storia dei Lettoni, p.362, Merkel 3 racconta che gli schiavi di quella terra – perché tale è la condizione di questa gente – hanno l'abitudine di chiedere che si preghi per loro nelle chiese e sono pronti a pagare un compenso a chi prega per loro in occasione di qualche piano di fuga; fanno inoltre maledire dal pulpito chi li sfrutta. La poesia che Merkel ha pubblicato in appendice al suo libro contiene bei passaggi: Se col pugnale ammazzano i ladroni, si sbiancano i lor crani sulla ruota. Ma quando orde feroci di nazioni strangolano i paesi, è impresa eroica! 4 (23) La Rivoluzione francese, con la lingua universale a cui si è arrivati per merito suo, ha diffuso oggigiorno tra la gente un sapere che non si cancellerà tanto facilmente. Chi sa che i grandi non siano costretti a contrapporvi una qualche barbarie … (25) Le sacre castronerie dei concili. (28) «Come va?» chiese un cieco a un paralitico. «Come può vedere!» fu la risposta. (29)

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Se la Luna sia abitata, l’astronomo lo sa con la certezza relativa con cui conosce l’identità di suo padre, non con la certezza assoluta con cui conosce quella di sua madre. (31) C’è uno scrigno che racchiude le pene segrete, un sancta sanctorum dell’anima che viene aperto solo di notte. Ognuno ha il proprio. Il re di Prussia Federico II, la notte, pregava 5 … (38) Vi sono al giorno d’oggi più maestri di diritto che uomini retti. (46) Aveva messo in piedi una fucina 6 privata – precisamente una fucina di chiacchiere degne di politici da caffè – in una saletta in fondo a un fabbricato, dove un paio di volte alla settimana ci si riuniva a legger la gazzetta. (49) Una cioccolata per l’anima, il cui consumo conduce alla vita eterna. (50) Nel paese X, in caso di guerra, tanto il reggente quanto i suoi consiglieri, per tutta la durata del conflitto, sono obbligati a dormire sopra un barile di polvere da sparo, in apposite stanze del castello dove ogni suddito è libero di dare un’occhiata per accertare se in ogni stanza c’è un lume costantemente acceso. Il barile non solo è chiuso con il sigillo dei deputati del popolo, ma è anche fissato al pavimento con cinghie che a loro volta sono sigillate a dovere. Si ispezionano i sigilli ogni giorno, mattina e sera. Dicono che da allora in quelle contrade le guerre siano cessate completamente. (52) Non sempre un'azione servile è un'azione fatta da un servo! (non pm! Imitandum) (60) Uno strato di utile 7, poi ancora uno di dulce: l’utile più il dilettevole. Parola di Swift. (61)

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Sarebbe stato un bene, forse, per Vienna se i francesi nell’autunno del 1796 fossero arrivati fin là. Non dico i barbari, ma almeno gli ufficiali attraenti e pieni di spirito: avrebbero forse migliorato un po’ la race. Perché diano ‘lana’ migliore, le ‘pecore’ austriache avrebbero bisogno dei ‘montoni’ francesi. In caso contrario resteranno sempre delle povere provincialotte. (65) Il fatto che nelle chiese si predichi, non vuol dire che sui loro tetti non siano necessari i parafulmini. (67) Un uomo incapace d’improvvisare un ragionamento su temi di sua competenza, che sia ogni volta costretto a ricorrere ai suoi excerpta o ai volumi della sua biblioteca, non ha nulla di autentico. Al giorno d’oggi esiste un’arte di dare la scalata alla fama; gli antichi non la conoscevano: se raggiungevano tale obiettivo, era solo grazie al loro genio. Al contrario, i nostri illustri dotti per la maggior parte non sono pietre preziose, ma volgari contraffazioni. Tuttavia la loro fama non andrà lontano: le loro opere cadranno nell'oblio proprio come la poesia di Cicerone, che neanche una prosa destinata all'eternità è riuscita a salvare. (69) I greci non guastavano il tempo più bello della loro giovinezza a imparare lingue morte, ma apprendevano le lingue di cui avevano bisogno dalle cose, e non – come tante volte facciamo noi – le cose dalle parole. Plutarco era già abbastanza in là con gli anni quando si mise a studiare il latino. (76) Visto che ora sui giornali si fa un gran parlare degli uomini di punta delle armate e dell’onore delle corone, un vero patriota-filantropo vorrebbe tanto sapere: 1) dove si trovino mai gli uomini di punta delle armate: in testa o in coda, sulle ali oppure al centro – a meno che, al momento di marciare contro il nemico, le armate, anziché portarseli appresso, non li lascino sotto buona scorta, quasi fossero

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reliquie; 2) in che cosa consista l’‘onore’ delle corone: nell’assicurare ai loro sudditi un’esistenza felice, possibilmente con le membra sane e con sufficienti risorse per vivere, oppure nel mandare al macello centinaia di migliaia di uomini e nello storpiarli a colpi d’arma da fuoco per arricchire un paio di mercanti e, con quello che avanza, acquistare pietre preziose per la corona? (è utilizzato nello Hogarth 8) (101) Nel Benvenuto Cellini 9 si trova un'osservazione molto sottile: non è vero che errando s’impara, perché l’errore si ripropone sempre in forma diversa. Ne so qualcosa io! NB. (103) Magari, in materia di gusto o di critica in generale, si potesse ricorrere a una Suprema Corte d’Appello! (104) Siete proprio convinti che il buon Dio sia cattolico? (113) Amici fures temporis 10. (124) Hic jacet Scaligeri (Julii Caesaris) quod fuit. 11 (128) Se in Germania sia aumentata la miseria, non lo so; di sicuro so che sono aumentati i punti esclamativi: dove una volta se ne trovava al massimo uno, ora ne troviamo come minimo tre!!! (147) Mi convinco ogni giorno di più che il mal di nervi di cui soffro è alimentato, se non addirittura prodotto, dalla mia solitudine. Non ho praticamente nessun passatempo, salvo l'attività del mio cervello che tengo sempre impegnato. Ora, visto che non ho mai avuto i nervi troppo saldi, ne deriva inevitabilmente un senso di prostrazione. La compagnia mi rende allegro, lo so bene: dimentico me stesso, o meglio, invece di affaticarsi, il mio cervello si limita a esser ricettivo e, di conseguenza, riposa. Anche il leggere è in sé

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uno svago, mai però come la compagnia, perché a un certo punto della lettura ripongo immancabilmente il libro e torno alle mie elucubrazioni. (152) Un filosofo un po’ impertinente – Amleto principe di Danimarca, credo – ha detto che vi è un mucchio di cose in cielo e in terra di cui non si trova traccia nei nostri compendia. Se con ciò quell’uomo schietto che, come è noto, aveva un ramo di pazzia ha lanciato una frecciata contro i nostri compendia di fisica, gli si può tranquillamente rispondere: «Bene, ma in cambio nei nostri compendia c’è un mucchio di cose di cui non si trova traccia né in cielo né in terra». (155) Lo starnutire è un'operazione che può provocare grossi accidenti: la sordità, la cecità, le varici, perfino la morte. Ecco perché si dice:«Prosit!», e cioè «Voglia Dio che questo non ti nuoccia!» «Prosit!» si potrebbe dire per tante altre cose: per il ‘battesimo’ di un’opera poetica, per un matrimonio ecc. (156) Sussurrami, Musa immortale, la follia dei potenti ecc. 12 (157) Ogni volta che vedo un grande studioso o un personaggio autorevole e influente, provo una strana impressione al pensiero che un tempo cantava anche lui una canzoncina ai maggiolini per incitarli a levarsi in volo. 13 (165) Visto che la nostra teologia a poco a poco si sta trasformando in teonomia 14, come l’astrologia si è trasformata in astronomia, si pone la questione se non sia meglio chiamare il Nuovo Testamento «Testamento intermedio». (184)

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Mentre passava davanti al cimitero, disse: «Questi qua almeno possono star sicuri che non li impiccheranno più. Noi non abbiamo la stessa certezza!». (193) Alcuni giorni or sono, ho letto che, se non erro, dalle parti di Liegi un predicatore è morto a centoventicinque anni. Al vescovo che gli domandava come avesse fatto ad arrivare a quell’età, rispose: «Mi sono astenuto dal vino, dalle donne e dall’ira». Secondo me, rimane qui da chiarire se quell'uomo abbia raggiunto un’età così veneranda per essersi astenuto da quei veleni, oppure perché aveva un temperamento che gli rese possibile astenersene. Credo che non si possa fare a meno di optare per quest’ultima ipotesi. Il fatto che qualcuno si possa accorciare la vita, anche di molto, con quei veleni, non prova affatto che ci si allunghi la vita rinunciando a farne uso: chi non ha il temperamento adatto, non si allungherebbe certo la vita astenendosi dall’altro sesso! Lo stesso vale per il detto secondo cui i veri cristiani sono sempre persone rette. Di uomini retti ne sono esistiti molto tempo prima che ci fossero cristiani e, grazie a Dio, ne esistono anche dove non ci sono cristiani. È dunque possibile parlar di loro come di buoni cristiani perché il vero cristianesimo esige quello che essi sarebbero stati anche se il cristianesimo non esistesse. Socrate sarebbe stato di sicuro un cristiano perfetto. (194) Attualmente disponiamo di quattro princìpi morali: 1) uno filosofico: fa’ il bene come fine a se stesso, per rispetto della legge; 2) uno religioso: fa’ il bene perché rappresenta la volontà di Dio, per amore di Dio; 3) uno umano: fa’ il bene perché giova alla tua felicità, per amor di te stesso;

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4) uno politico: fa’ il bene perché giova al benessere della grande società di cui sei parte, per amore della società, senza però dimenticar te stesso… Ma non potrebbe essere lo stesso principio, visto da diversi lati? … (195) Se si vuole che le proprie figlie diventino puttane e i figli furfanti (cosa questa che ha i suoi vantaggi) non si ha da far altro che iniziarli alla malavita quando ancora non sanno che cosa è male. (199) Il giorno 24 luglio 1797, verso le due e mezzo pomeridiane, mi è nato felicemente il settimo figlio, un maschio 15. Ero molto commosso. Quello stesso giorno ho ricevuto una lettera di mio fratello datata Gotha, 20 luglio, nella quale – a proposito del figlio del falegname Paul, da lui adottato, malgrado il padre sia ancora vivo – mi scrive che è uno dei bambini più belli che abbia mai visto e mi confessa di assomigliare agli antichi romani, preferendo allevare figli altrui che darsi la briga di procrearne di propri. A questo punto voglio prenderlo in parola: gli darò da allevare un bel po’ di figlioletti non suoi, verso i quali ha ben altri obblighi che verso quelli del falegname Paul: i rampolli nati da me, il suo caro fratellino… (212) Proprio oggi è annegato in un pozzo il venditore d'acquavite Conradi. È stata, questa, la vendetta dell’acqua che il suo dannato zelo ha cercato sempre in tutti i modi di bandire dal banco di mescita dei «figli delle Muse» 16. (213) Nessuna piantina che germoglia, nessun seme che cade nella terra si preoccupano per il proprio sviluppo. Solo un povero padre pieno di figli è in angustie. La terra non appartiene ovunque al Signore? 17 E potrebbe esser così, se non facesse difetto l’intelligenza necessaria per capire che deve esser così! (216)

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Alla fine, nell’orrido antro di una scuola, fu dato in pasto ai Tertianer (selvaggi), che, a quanto dicono, ne fecero scempio. 18 (217) Varrebbe forse la pena di tre differenti versioni: una amico caloroso, poi come la come la scriverebbe la verità

scrivere una biografia in due o volta come la scriverebbe un scriverebbe un nemico e infine in persona. (219)

Naturale! Chi non sa mostrarsi superiore a nessuna cosa al mondo, finisce eo ipso col cadere molto in basso. È necessario mostrarsi superiori a tante cose, se si vuol arrivare naturalmente sempre più in alto. (moderandum 19) (226) Di solito, all'inizio dei testamenti, si raccomanda l’anima a Dio. Io mi astengo di proposito dal farlo, perché credo che simili «raccomandazioni dell'anima» fruttino ben poco quando non siano state una costante di tutta la vita anteriore. Sono come le conversioni davanti al boia: facili quanto inefficaci. (227) Spesso mi sono abbandonato per ore a ogni genere di fantasie, in periodi in cui erano tutti convinti che fossi molto occupato. Non mi sfuggiva il lato svantaggioso della situazione, tenuto conto del tempo che andava perduto, ma senza questa cura di fantasie 20 che praticavo di regola intensivamente nella normale stagione delle acque, non sarei mai arrivato alla mia età attuale: 53 anni, 1 mese e 15 giorni. (228) Suo malgrado, era un seduttore. Che tristezza vedere come l’uomo, nonostante tutti i suoi tentativi di limitare il male, finisca col produrne tanto di nuovo! A quanto pare, si conosce meglio la forza che non la materia a cui si applica. (236)

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Quando due che si sono conosciuti da giovani invecchiano insieme, ne nascono di necessità mille sentimenti. Uno dei più sgradevoli è forse un senso di disinganno per tante cose su cui un tempo, pur nell'altalenare delle loro speranze, avevano contato dandole per certe. (me ne intendo, io!) (247) Non è curioso che alle massime cariche onorifiche del mondo (re) si acceda senza esami, mentre questi ultimi sono obbligatori per diventare, ad esempio, medico comunale 21? (261) Fa appena in tempo a proferire il suo: «Fiat [lux]», e subito è gran luminaria su tutta la terra. (265) Era un narratore inesauribile e un uomo quanto mai divertente. Il lume della sua arguzia brillava su tavole da cinquanta coperti. Ma doveva esserci qualcuno che di tanto in tanto smoccolasse quel lume, altrimenti la fiamma cominciava a intorbidarsi o addirittura si spegneva, mentre se lo stoppino era pulito, non c’era verso che perdesse la sua brillantezza! (271) Normalmente l’epilessia è chiamata in tedesco «das böse Wesen», «l’essere maligno» 22. Che cosa sarebbe l'«essere benigno»? Qualcuno è dell’idea che si potrebbe dare questo nome alle convulsioni che accompagnano l’orgasmo amoroso. (274) Torna oggi a fiorire lo studio degli antichi. Si crede di trovarvi una liberazione e di riportare in auge lo spirito d’osservazione e il linguaggio autentico della natura. Qualcuno ne avrà un beneficio, ma in quest'attività c’è senz’altro una parte notevole di moda, e ben poco di verità effettiva o di intima relazione con l’essenza razionale dell'uomo. Anche nello spirito cavalleresco c'è moltissimo che si ricollega alla natura umana, ma il codice di

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comportamento era pura etichetta, Esprit du Corps 23, mentre a chi vi era coinvolto, ognuna di queste cose appariva fondamentale. Lo stesso vale per la religione cristiana: quante guerre, contese, rivalità dovute a motivi di culto! In certe epoche, a quanto dicono, si è arrivati quasi a credere che l’uomo viva unicamente per pregare e per adorare Dio. Sono convinto che questo sia in buona parte un’aberrazione. Non c'è alcun altro modo di adorare la divinità che adempiere ai propri doveri e agire secondo le leggi che la ragione ci ha dato. L'affermazione «C’è un Dio», può voler dire, a mio avviso, soltanto una cosa: «Malgrado il mio libero arbitrio, mi sento obbligato ad agire rettamente». Quale altro bisogno abbiamo di un Dio? Dio è questo. Sviluppando quest’idea, si arriva secondo me alla tesi del signor Kant 24: un Dio che intervenga objective quando faccio il male non esiste. Questo è compito del giudice che amministra la giustizia, o di noi stessi. Di conseguenza io non credo neppure che ci siano spregiatori della religione, ma semmai spregiatori della teologia. Le idee aberranti sono delle specie più diverse: ve ne sono alcune così seducenti da assumere – vuoi per superstizione vuoi per un giudizio avventato – tutta l’apparenza e il peso di verità. In genere, il nostro cuore riconosce un Dio, ma far comprendere quest'idea alla ragione è difficile, se non addirittura impossibile. A questo proposito, c’è negli altri miei quaderni qualcosa che devo andar a rintracciare. Vedi Pascal, K p.174 25. (275) Chi lo sa se la ragione da sola senza il cuore sarebbe mai arrivata all’idea di Dio. Ma, una volta che il cuore (la paura) l’ha conosciuto, ne è andata in cerca anche la ragione, come Bürger ha fatto con gli spettri. 26 (276) Dicono che gli dèi stessi si sarebbero augurati di essere belli come li hanno raffigurati in Grecia. Si stenta a concepire un più alto elogio degli artisti greci o un esempio

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più illustre di ritratti che superano in bellezza gli originali. (280) Visto che in tempo di pace s’intona il Te Deum laudamus, nulla sarebbe più naturale che intonare, all'inizio di una guerra, il Te Diabolum (damnamus). Non sarebbe degno di un poeta e di un musicista comporre in versi e in musica un Te Diabolum? (282) Quaesivi lucem ingemuique reperta 27. (284) C'è ancora un tavolo, una seggiola dove l'autore sedeva quando scrisse questi versi? C’è ancora una pantofola, o una zimarra sdrucita che egli indossava quando questi versi hanno visto la luce? (287) Le nostre poesie sono scritte ora seguendo il cuore, ora l’orecchio, ora la convenienza (ciascuno di questi fattori preso separatamente NB!). Ma la fonte di ogni poesia dovrebbe essere una sola. (289) La poesia è una vivida raffigurazione di azioni e passioni (non pm but backed 28). (290) L’uomo come prodotto naturale; come prodotto della sua specie (la società); come prodotto di se stesso: l’uomo colto, civile, consapevole. (296) Nessuna invenzione è stata più facile per l'uomo di quella del Cielo. (298) Le sue grazie si trovavano in quel particolare momento in cui cominciavano ad esercitare più repulsione che attrazione. (302)

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Nelle zone intertropicali, la banderuola non potrebbe essere simbolo di volubilità: infatti è sempre rivolta nella stessa direzione. 29 (303) Quando scrivevo in prosa, mi han dato addosso, e lo stesso mi è toccato quando sono salito alle altezze della poesia: proprio come i pesci volanti sono inseguiti dai predatori, sia che s’immergano, sia che volino. (304) Non siamo noi stessi un universo, un universo che conosciamo meglio, o almeno dovremmo conoscere meglio del firmamento? NB! (305) Più saggi si diventa, e più cose si vedono in natura: perché dunque anche in tante nostre idee non dovrebbe esser racchiuso molto più di quanto noi a volte notiamo? Esse infatti sono prodotti della natura umana. Ogni idea ha in se stessa un suo valore, la falsa come la vera. L’idea falsa non è altro che un'erba cattiva inutilizzabile nella nostra economia mentale… (309) Ciò che rende tanto deliziosa la vera amicizia e, ancor più, il felice vincolo del matrimonio è l’espandersi del proprio io su un piano che nell’ambito individuale non è dato raggiungere con nessun’arte al mondo. Due anime che si uniscono, tuttavia, non lo fanno mai in modo così perfetto da annullare la differenza tra di loro, tanto vantaggiosa per entrambe, che ne rende così piacevole la comunicazione. Chi sfoga con se stesso le proprie pene, non ne ricava alcun beneficio; chi le confida alla moglie, le confida a un altro se stesso che è in grado di aiutarlo, e già lo fa con la sua comunione affettiva. Allo stesso modo chi gode nel sentir elogiare i propri meriti, trova nella moglie un pubblico con cui vantarsi senza rischiare di rendersi ridicolo. (310) Non è singolare la situazione in cui si trova la nostra psiche quando legge uno studio sulla sua intima essenza, e

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cerca quindi nei libri la risposta alla domanda sulla propria identità? «Assomiglia un po' a quel cane cui hanno legato alla coda un osso!» fa notare Lion, dicendo da par suo, in modo crudo, la verità. (311) Un colpo allo stomaco fa perdere i sensi non solo allo stomaco, ma anche al cervello. In genere si parla sempre del cervello e del cuore, e troppo poco dello stomaco, forse perché è alloggiato in cantina. Gli antichi, però, se ne intendevano più di noi: com’è noto, esso è stato proclamato già da Persio Magister Artium 30, e in questi millesettecento anni può ben essere che il suo sapere abbia subìto una crescita ulteriore. (315) Solitamente, quando filosofa, egli sparge all’intorno un chiaror lunare che in genere piace, ma non permette di vedere distintamente neanche un oggetto. (320) Un esempio francese. (322)

di

politica

sperimentale:

la

Rivoluzione

Fin le ragazze più dolci, modeste e buone sono di regola ancora più dolci, più modeste e più buone, se specchiandosi scoprono d'esser più belle. (326) È una fortuna che il vuoto mentale non abbia conseguenze analoghe a quelle del vuoto d’aria, altrimenti tante teste che si cimentano con la lettura di opere che non capiscono finirebbero schiacciate. (327) Su una data questione è senz'altro possibile formulare un giudizio saggio e corretto, eppure, appena si è obbligati ad addurre le proprie ragioni, si riesce a portarne solo poche, che qualsiasi principiante in questa specie di arte della scherma è in grado di confutare. Di quest'arte gli uomini migliori e più saggi dimostrano una scarsa conoscenza, così come poca ne hanno dei muscoli che servono per afferrare

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un oggetto o per suonare il pianoforte. Una grande verità, questa, che merita di essere approfondita. (328) La vera nobiltà non c'è legge che la possa abolire: quest'ultima semmai può soltanto prescrivere come e a chi conferirla. (334) Questa era l'ansa (o manico) per cui bisognava prenderlo se si voleva vuotarlo: a prenderlo in qualsiasi altro punto, ci si scottava le dita. (346) Quando un predicatore si rende conto che il suo uditorio non lo ascolta, dovrebbe fare come un certo dottor Alymer, vescovo di Londra. Vedendo che la maggioranza dei fedeli stava dormendo, di punto in bianco questi cominciò a leggere ad alta voce da una Bibbia tascabile in ebraico che portava con sé. Subito tutti si fecero attenti. Allora egli prese a dire: «Ma che persone sagge e sottili siete! State attenti quando vi leggo cose di cui non capite una parola, e dormite quando vi parlo nella vostra lingua materna di cose da cui dipende la salvezza delle vostre anime!» (Universal Magazine, ottobre 1797, p.284 31). (347) L'uomo dice che Dio vede e sente ogni cosa. Perché allora non lo si dovrebbe raffigurare con occhi e orecchi, non importa se col pennello o con la fantasia? Non credo che si faccia bene a rappresentarlo con due occhi soltanto, perché così sarebbe nell'impossibilità di vedere quel che succede dietro di lui. La questione è dunque se sia più logico raffigurarlo in forma umana, o attribuirgli un’infinità d'occhi. (348) Ho paura che la nostra educazione troppo premurosa produrrà unicamente frutti nani. (349) Sulla superstizione si potrebbe senz'altro scrivere qualcosa di valido – in sua difesa, s’intende – per mostrare,

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fra l'altro, che superstiziosi sono tutti. Io, ad esempio, con i miei lumi 32. Non che creda sul serio a queste cose, ma provo un senso di sollievo se non hanno conseguenze sfavorevoli. Consultare Peucer, de praecipuis divinationum generibus 33. Keplero, Harmonices Libri V, libro quarto 34. (356) «È come un serpente a sonagli che voleva affascinare i maiali, ed è stato affascinato da loro: per paura di esser divorato, ha preso la fuga!» L’espressione è perfettamente calzante, quando venga riferita a persone che vorrebbero affascinarne altre, ma queste, insensibili al loro fascino, reagiscono violentemente. (363) Un mite di nascita. (364) La religione: un affare della domenica. (368) Come andrebbe a meraviglia il mondo, se i potenti amassero la pace come amano le loro maîtresses: dalla guerra, infatti, han ben poco da temere per la propria persona! (374) Il più grande segreto che tanti hanno conosciuto e tanti altri, uomini e donne, un giorno conosceranno, segreto che di solito si apprende sulle pubbliche piazze, ma finora nessuno ha rivelato né mai andrà a raccontare: la sensazione che uno prova quando gli tagliano la testa. (378) La calma, difesa campagna. (384)

con

le

baionette:

un

castello

di

Al momento di versare il punch, i servitori negri delle Indie occidentali prima domandano: «For drunk or for dry?» 36.Una domanda analoga si potrebbe formulare anche nel caso di dispute politiche: «Dobbiamo disputare con passione o con ragionevolezza, for drunk or for dry?» (389)

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Da vecchi si continua a vantarsi di una sensibilità giovanile che, in realtà, non si è mai posseduta. La vecchiaia scusa perfino i peccati di gioventù e trasfigura il passato. In questi giorni un vecchio (Chenius 37) mi ha confidato di non riuscir a concepire gioia più grande del camminare in mezzo al grano o passarvi in carrozza e a cavallo d’estate alle cinque o prima ancora delle cinque del mattino: là, in gioventù, aveva pregato, pieno d’ammirazione verso il Creatore. Ma non c’era una parola che fosse vera: egli passava sì in carrozza e a cavallo in mezzo al grano e ne provava piacere, ma questo piacere non aveva niente a che fare con la religiosità: era associato solo a preparativi di feste danzanti ecc. Ora, da vecchio, egli trasfigura quei tempi e crede d’aver provato allora ciò che forse proverebbe attualmente, o almeno dovrebbe provare stando alle condizioni attuali del suo sistema nervoso, osseo e muscolare. Non è una cosa strana? In effetti, ciò è implicito nell’oraziano: «Laudator temporis acti / se juvene» 38, ma in questo caso si ha una sfumatura diversa: quell’uomo trasfigura il passato anticipando il futuro. (390) La sua coscienza fu promossa al rango di conte. (391) Ognuno precipita col suo involucro gassoso nel mare dell’eternità: quanto più gassoso è l’involucro, tanto più a lungo gorgoglia, poi, finito il gorgogliare, siamo tutti, tutti dimenticati! (392) Questo è uno dei cosiddetti motti alati 39 che purtroppo, invece di volare in giro, si sono spinti oltre le nubi. Ecco che cosa capita alle cose che volano! Si dovrebbe sapere, o se non altro imparare, come legarle. (400) Ciò che caratterizza nel modo più chiaro la libertà vera e il suo uso corretto è il fatto che se ne può abusare. (402)

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Perfino nelle unioni matrimoniali – in cui ad aver voce in capitolo dovrebbe essere l’attrazione fisica tra due persone – si è dato spazio alla voce dell’interesse. (405) Oggi la ragione sporge il capo oltre il regno dei sentimenti oscuri ma ardenti, come le vette alpine spuntano dalle nubi: vedono il sole più nitido e puro, ma sono fredde e sterili. La ragione si fa bella della propria altezza. (406) Le ragazzine hanno un gioco che consiste nel girare in fretta su se stesse facendo svolazzare la gonnella, poi nell’accovacciarsi di colpo e, con tutto questo dimenìo, raccogliere un po' d’aria che ben presto si disperde. Darsi tante arie per non pigliare nulla è spesso la loro occupazione anche negli anni maturi, e con lo stesso identico sistema. (409) Motto: ricercare la verità è un merito, anche se per trovarla ci si perde per strada. (421) Scegliere come patrono Sant'Abaco 40. (427) Non c’è parola del Vangelo che ai giorni nostri sia più seguita di questa: «Diventate come i fanciulli!» 41 (435) La Germania si è dimostrata molto cristiana verso la Francia anticristiana: dopo esser stata schiaffeggiata su una guancia, le ha porto anche l’altra. 42 (440) Se si viene contraddetti così, non so proprio quale altra risposta dignitosa rimanga se non rompere a sassate le finestre dell’avversario. (446) Era sempre una gioia la domenica al giardino veder passare le belle figliole dell’Atene sulla Leine. 43 (455)

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Le linee dell’umanità e dell’urbanità non sono affatto coincidenti. (461) L’istinto di riproduzione si è sempre più affievolito, man mano che cresceva la preoccupazione per il pane quotidiano. (467) Le prefazioni a tanti libri sono spesso scritte in modo così strano, perché si è soliti scriverle ancora in preda alla ‘febbre puerperale’ dei dotti. (468) Camminava con la testa piegata da un lato come Alessandro, aveva la braghetta sempre aperta come Cervantes, e come Montaigne non sapeva far di conto né con i numeri né con i dischetti 44. (471) Si fa un gran parlare di illuminismo 45 e si desidera più luce. Mio Dio, a che giova però tutta la luce del mondo, se gli uomini o non hanno occhi o chiudono a bella posta quelli che hanno? (472) Un matrimonio senza il condimento di quelle spezie che sono i piccoli screzi, assomiglia a una poesia in cui non compaia la lettera erre. 46 (473) Son tornato a mangiare tutte le cose proibite e, grazie a Dio, sto male quanto prima (voglio dire, non peggio!). (474) Aveva dato un nome a tutte e due le sue pantofole. 47 (477) Che cosa mai non si vede al giorno d’oggi! Immagini di Maria guarnite di coccarde tricolori. Non si sente più dire: «birra di marzo», «lepre di marzo», ma «birra di germinale», «lepre di germinale»; di questo passo si finirà col dire: «gattini di fiorile» anziché «gattini nati di maggio». 48 (480)

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Quando si è giovani, si sa a malapena che si è vivi. La consapevolezza della salute si acquista solo attraverso la malattia. Così ci rendiamo conto dell’attrazione terrestre dal colpo che riceviamo quando ricadiamo a terra dopo aver spiccato un gran salto in altezza. Non appena l'età si fa sentire, ecco che la malattia diventa uno stato quasi normale e non ci si accorge più di essere malati. Senza il ricordo del passato, il cambiamento si noterebbe poco. Io penso quindi che gli animali invecchino solo per noi. Uno scoiattolo che il giorno della sua morte conducesse una vita da ostrica non sarebbe infelice, come non lo è l'ostrica. Ma l’uomo che vive in tre luoghi, nel passato, nel presente e nel futuro, può essere infelice, se uno di questi tre luoghi non fa più per lui. La religione ne ha aggiunto addirittura un quarto: l'eternità. (483) Oggi vediamo spesso emettere ordinanze in base alle quali non sono ammessi all’ufficio di predicatori candidati che non abbiano studiato antiche lingue orientali. Santo cielo, e pensare che si permette ogni giorno d’insediarsi sui troni e nei ministeri a persone che non conoscono nemmeno la propria lingua materna relativa al settore di loro competenza! (485) Si possono accarezzare le gote a una persona in modo da dare a un’altra l’impressione che la nostra non sia stata una carezza, ma uno schiaffo. (503) Quanta importanza al mondo abbia il modo di presentare le cose, si può vedere già dal fatto che il caffè servito in un bicchiere da vino sembra perdere il proprio gusto, e lo stesso dicasi per la carne tagliata con le forbici durante un pranzo, o per il pane imburrato con un vecchio rasoio, per quanto pulito – come ho visto fare una volta. (504) Gli organi di polizia d’una città si possono a ragione paragonare a quei congegni in forma di mulini a battole che

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vengono attaccati ai ciliegi: stanno fermi quando il rumore sarebbe più che mai necessario, e fanno un rumore spaventoso quando, per via del forte vento, di passeri non c'è neppure l’ombra. (505) Quanto sia utile un contegno saggio e pacato in tutti i casi della vita, lo posso chiarire a me stesso anche con quest’esempio: non è per me concepibile evento più atroce dell’uccisione di uno dei miei figli in seguito all’imprudenza di qualcuno, eppure conosco parecchie persone cui non farei fatica a perdonare, altre che non vorrei più vedermi davanti agli occhi, e altre ancora alle quali potrei sparare all’istante, e lo farei se avessi un’arma a portata di mano. (506) Guai al genio in quei paesi che non conoscono i terremoti! (iocoserio dictum 49 pm) (511) La cucina o il camino aveva il mal del miserere 50 nel vero senso della parola: anziché dalla parte superiore, come avrebbe dovuto, il fumo si scaricava dal basso. (526) L’articolazione del polso negli ebrei 51 è più snodata della nostra: riescono quasi a formare un angolo retto nel punto a. (528) Ai giovani si dovrebbe assolutamente insegnare come limitare i bisogni e, insieme, cercare di dar loro abbastanza forza per farlo. Meno sono i bisogni, e più si è felici: una verità antica, oggi misconosciuta. (529) Se non ci fosse il ricordo della gioventù, l’età non si sentirebbe: solo il non essere più in grado di fare ciò di cui un tempo si era capaci rappresenta il male della vecchiaia. Non c’è dubbio, infatti, che il vecchio sia a suo modo una creatura altrettanto perfetta quanto il giovane. (535)

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Si è notato da un pezzo che, quando lo spirito si eleva, il corpo cade in ginocchio. (536) Stabilire un parallelo tra un gregge di pecore che passano belando e il coro natalizio dei fanciulli di Göttingen. (539) Se tanti cercano la verità e non la trovano, ciò è conseguenza, forse, del fatto che le vie che portano alla verità, come quelle che collegano un posto all'altro nelle steppe di Noga 52, sono immense sia in larghezza che in lunghezza. È così anche sul mare. (539) Un patibolo munito di parafulmine. (550) Due mosche non avevan trovato di meglio che accoppiarsi dentro il mio orecchio. (555) Com’è noto, Lutero dice

53

:

«Chi non ama le donne, il canto e il vino resta uno sciocco per tutta la vita». Non bisogna però dimenticar di aggiungere: «Ma se ricerca donne, canto e brocca, non è detto che sia persona accorta.» (556) L’abitudine è in molti casi un gran brutto affare: è per causa sua che si ritiene giusto l’ingiusto e verità l’errore. (572) C’è oggigiorno una così grande varietà di regole su cosa è bene per noi essere, che la cosa migliore è rimanere ciò che si è. Nessuna meraviglia dunque, se quest’idea ce l’ha anche la gente comune. (577) Trovo più ingiusto braccare con i cani una volpe o un cervo per poi finirli, che non andare a sparare alle pernici,

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anche se qualcuna forse muore tre giorni dopo fra atroci sofferenze. Ne ho discusso a Margate col maggiore dei fratelli Talbot 54 che riteneva ugualmente ingiuste queste due forme di caccia. Non siamo riusciti a convincerci a vicenda, e ventidue anni dopo, probabilmente, siamo rimasti entrambi della stessa idea. (578) Psicolito: pietrificazione marmoree dei greci. (590)

dell'anima.

Le

sculture

Butler 55 definisce la rima il timone della poesia. (691) La sua tosse era così cavernosa che ad ogni colpo si aveva l'impressione di sentire una doppia cassa di risonanza: quella del petto e quella della bara. (599) Più che una creatura umana, pareva tagliato con l'accetta. (600) Un’arguzia di fronte alla quale tutto il funambolismo del mondo altro non è che uno strisciar di lombrichi (non pm/2 56). (603) Una volta ho letto o sentito dire che i ricettari per mettere al mondo bimbi sani s’incominciano a consultare solo nel momento in cui non si è più tanto sicuri di averne (vedi scritti teorici di Schiller e Goethe 57) . Io preferisco leggere i drammi di Fielding che i ‘capolavori’ di Corneille e di Racine, appunto perché questi ultimi sono ‘capolavori’. Non c’è per me lettura più infame di quella dei cosiddetti ‘capolavori’. (605) Un vero ceffo da mandato di cattura. (610) È pressoché impossibile scrivere qualcosa di buono senza immaginare una persona o una determinata cerchia di

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persone a cui rivolgersi. In mille casi contro uno, ciò agevola se non altro la dizione. (617) Mi sto avvicinando allo stadio del laudator temporis acti / se juvene 58, a quello, cioè, in cui si entra a far parte del Consiglio degli anziani. Mi domando se alla fin fine lo spirito di contraddizione non sia più salutare dell’esser concilianti. (622) A proposito Medici. 59 (625)

del

carattere

morale

della

Venere

dei

Ho notato per ben cento volte – e, non ho dubbi, molti dei miei lettori l'avran notato centouno o centodue volte – che di rado libri dal titolo molto avvincente e ben trovato hanno qualche valore. Probabilmente il titolo è stato ideato prima ancora del libro stesso e, spesso, da una persona diversa dall'autore. (626) Un fantastico bordello poetico-spirituale. (633) Il primo premio alla lotteria dell'invenzione umana, grazie a Dio, non è stato ancora vinto. Chi lo vincerà, non si può certo dire; una sola cosa è certa: a vincerlo non sarà un compilatore né una cariatide dell'astronomia 60. (635) Contro questa tesi non si mosse un dito, figuriamoci poi un dito che avesse familiarità con la penna d'oca! (639) Lui (Lion) mi ha confessato che alla sua età guardava con indulgenza a certe idee spavalde che aveva dato alle stampe, così come, ora che un gatto gli aveva rapito un pettirosso a lui caro, avvezzo a volar per casa, perdonava all'uccellino le macchioline lasciate su libri, carte, mobili. (640) Si prenderebbero per stelle perfino le stelle cadenti, se solo durassero. (643)

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Damnatus in metalla 61 si potrebbe chiamare per scherzo un avaro. (644) Il dottor Johnson 62 dice con molta sincerità di aver approfittato dei capodanni per fare buoni proponimenti, ma non era servito granché. Non lasciatevi sfuggire l'occasione di approfittare per questo del fine secolo! Chissà che non abbiate più fortuna. Quest’epoca però sembra favorire piuttosto corpora 63 e regimi dalla durata secolare. Se ne potrebbe trarre un articolo per il Kalender 64. (646) Grazie a Dio, non abbiamo bisogno di concimare le montagne perché producano minerali di ferro. (647) Là dove le virtù crescono spontanee. (649) Pare che da cinquecento anni a questa parte, in tutto il paese, non ci sia stato più nessuno che sia morto di gioia. (650) Nulla è per me più stimolante del fatto di aver capito una cosa difficile. Eppure sono così poche le cose difficili che mi sforzo di capire! Dovrei provarci più spesso. (672) Heautobiographia 65. Non dimenticare che una volta ho messo nella soffitta di Graupner 66 un biglietto indirizzato a un angelo con la domanda:«Che cos’è l’aurora boreale?», e il mattino dopo sono andato piano piano, con trepidazione, là dov’era il biglietto. Oh, ci fosse stato qualche buontempone che avesse risposto alla mia domanda! (683) Veramente quell'uomo non era un gran luminare, ma piuttosto un grande e comodo candeliere. Ha familiarità con idee che non sono sue, ma di altri. (686) L’assetto della mia biblioteca corrisponde esattamente a quello del mio cervello. L’amore per l’ordine va inculcato

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per tempo nell'uomo, altrimenti non si cava un ragno dal buco. (691) Non è strano che gli uomini combattano così volentieri per la religione, e vivano così malvolentieri secondo i suoi precetti? (705) Nella notte tra il 9 e il 10 febbraio 99, ho sognato che durante un viaggio stavo mangiando in un’osteria, una baracca sulla strada dove si giocava anche a dadi. Di fronte a me sedeva un giovane elegante dall’aria un po' fatua che mangiava la sua minestra senza badare a chi gli stava intorno: ogni due o tre cucchiaiate ne gettava una in aria per poi ripigliarla col cucchiaio e inghiottirla con comodo… Al gioco dei dadi assisteva una donna lunga e secca 67 che lavorava a maglia. Le chiesi cosa c'era da vincere, e quella mi rispose: «Niente!». E alla mia domanda se c'era qualcosa da perdere, rispose: «No». Subito il gioco acquistò per me un grande interesse. (707)

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1 Cfr. L 903. 2 Samuel Thomas Sömmering, Über das Organ der Seele. Nebst einem Schreiben von Immanuel Kant, Königsberg 1796. 3 Garlieb Merkel (1769-1850), pubblicista d’origine livone, fondò con Kotzebue la rivista Der Freymütige. Qui ci si riferisce allo scritto: Die Letten vorzüglich in Liefland am Ende des philosophischen Jahrhunderts, Leipzig 1797. 4 Versi di Johann Gottfried Seume, testimone della sollevazione polacca del 1794, repressa dai prussiani e dai russi comandati dal generale Suvorov. 5 Si veda J 192, dove il re è definito «betender Freigeist», «libero pensatore che prega». L'aneddoto del re che prega si trova nei Beyträge zu den Anekdoten und Charakterzügen aus dem Leben Friedrichs des Zweiten, vol.3, p.23. 6 Kannengießerei, da Kannengießer, il politico da caffè, così chiamato dal protagonista di una commedia del drammaturgo danese Ludwig von Holberg: Den poliske Kandestöber, uno stagnaio che parla di politica in modo inconcludente. Si è cercato di rendere in italiano il doppio senso del termine «Kannengießerei». 7 Si veda Jonathan Swift, A Tale of a Tub, cap. 5, London 1704. Ma i termini latini rimandano a Orazio, Ars poetica, 343 ed. cit.: «Omne tulit punctum qui miscuit utile dulci» («pieni voti ottiene chi unisce l’utile al piacevole»). 8 Intende le Hogarth-Erklärungen, III, p.924, ed. W.Promies. 9 Il titolo esatto dell’opera è: Vita, tradotta da Goethe nel 1796. Si veda Münchner Ausgabe, vol.7, p.289. Lichtenberg, che la lesse con vivo interesse nelle Horen, ne dà un giudizio favorevole nella lettera a Goethe del 17 settembre 1796. 10 «Gli amici son ladri di tempo.» (lat.) La massima è di James Boswell, The Life of Samuel Johnson, London 1791, p.606. 11 «Qui giace ciò che è stato di (Giulio Cesare) Scaligero.» Epigrafe composta da Scaligero stesso per la sua tomba ad Agen (Bordeaux). Non sorprende l'interesse per lo Scaligero da parte dell’autore dei Sudelbücher:

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Lichtenberg doveva essere naturalmente attratto da quell'impasto di genialità e mistificazione rappresentato dall'umanista italiano (Riva del Garda 1484, Agen 1558), famoso soprattutto per i Poetices libri septem che fecero testo in Europa. 12 Parodia della protasi di un poema epico: vedi in particolare l’Iliade, con la sovrapposizione di un reminiscenza oraziana: Quicquid delirant reges, plectuntur Achivi (epist.1,2,14 ed. cit.: «E gli Achei portano i guai di queste pazzie regali». 13 Era molto popolare in Germania una filastrocca dedicata ai maggiolini, con cui li si incitava a levarsi in volo. Cfr. L 159. 14 «Legge divina» alla base di una religione naturale, contrapposta alla fede nella Rivelazione. 15 Friedrich Heinrich, detto Henry (1797-1839). 16 Nel gergo goliardico «Musensohn» vale «Student». 17 Sal 24, 1:«Die Erde ist des Herrn» (trad.Luther). 18 Studenti di Tertia, la terza classe dei ginnasi tedeschi. Episodio dell’esperienza scolastica dell’autore? 19 «Attenuare!» (lat.) 20 Cfr. K 14. 21 In ted.Stadt-Physikus: qui Physikus – come la voce «fisico» nell'antico italiano – equivale a «medico» 22 Nel Medioevo – ma in ambienti socialmente arretrati il Medioevo si è protratto fino a pochi decenni or sono – l’epilessia era considerata una forma di possessione demoniaca, e come tale curata dall’esorcista. Eppure già Ippocrate di Cos fra il V e il IV sec.a.C. aveva escluso che possano esistere morbi «sacri», sostenendo che tutte le malattie hanno cause indagabili razionalmente. 23 «spirito di corpo» (fr.), solidarietà con il gruppo cui si appartiene. 24 S’intende qui l’imperativo categorico kantiano. 25 Il passo su Pascal nel quaderno K è andato perduto. 26 Gottfried August Bürger (1747-1794), autore di celeberrime ballatemanifesto del protoromanticismo, la Lenore (1774) e Der wilde Jäger (1778), secondo Lichtenberg credeva agli spiriti.

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27 Ripresa in chiave autobiografica della descrizione della morte di Didone in Eneide, IV, 692: «e con occhi perduti / nel cielo alto cercò la luce e gemette trovandola» (trad. R. Calzecchi Onesti, Torino 1967) 28 «non opera mia, ma avallata [dall'autorità d'altri]» (ingl.). Per W.Promies «la fonte di questa definizione è sconosciuta» (Kommentar, ad loc.). Io ci vedrei una ripresa della definizione aristotelica della danza come «imitazione figurale di caratteri, passioni e azioni» [(i danzatori) mimountai kai hqh kai paqh kai praxeij, Arist. Po.1447, 2]. [N.d.T.] 29 Infatti i venti in quelle zone sono costanti (alisei). 30 Persio, Prol. v.10: «Magister artis ingenique largitor venter» [«Il maestro d’ogni arte, l’animatore dell’ingegno, il ventre» (trad. E.Barelli, Milano 1959)]. 31 The Universal Magazine of Knowledge and Pleasure:rivista scientifica a carattere divulgativo edita a Londra. 32 Lichtenberg confessa a più riprese di essere molto superstizioso, in particolare di vedere dappertutto segni premonitori (vedi F 1217). Quando, ad esempio, un lume acceso da poco si spegneva, ne traeva presagi negativi (H 2). 33 Kaspar Peucer (1525-1602), genero di Melantone, medico ed erudito. 34 Harmonices Mundi Libri V, Linz 1619, la summa della concezione kepleriana della natura e del cosmo. Il libro IV – dal titolo significativo: Quartus Metaphysicus, Psychologicus et Astrologicus – affronta fra l’altro il tema della superstizione. 36 «Per ubriacarsi o per smaltire la sbornia?» (ingl.) 37 «Con questo nome e con la parola Genius scritta secondo la pronuncia dialettale Lichtenberg probabilmente ha indicato Dieterich.» (W. Promies, Kommentar, ad loc.) 38 «loda il tempo trascorso da ragazzo» (Orazio, Ars poetica, 173-74 ed.cit.). Il testo latino ha: se puero, non se juvene. Evidentemente si tratta di una citazione fatta a memoria. 39 Geflügelte Sprüche (Worte) «detti alati, ovvero passati in proverbio». Con un gioco di parole sulla metafora dell’alato, Lichtenberg critica le espressioni artistiche disancorate dalla terra, e quindi destinate a non incidere sul reale.

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40 Abaco è un antico pallottoliere che serviva per far di conto. 41 Si veda Mt 18, 3: «In verità vi dico: se voi non cambierete e non diventerete come i pargoli non entrerete nel regno dei cieli». Ma Lichtenberg stravolge ironicamente il senso delle parole evangeliche riferendole all'infantilismo intellettuale e alla semplicità credulona così diffusi ai suoi tempi. 42 L’appunto del 1796 allude all’umiliazione subita dalla Prussia a Valmy (1792) da parte della Francia, e – tre anni dopo – alla pace di Basilea tra Francia e Prussia, in base alla quale la Prussia rinunciava alla riva sinistra del Reno. 43 Leine, fiume di Göttingen, ribattezzata qui da Lichtenberg «LeineAthen», «l’Atene sulla Leine». Cfr. Gedichte, Auf die Weiber in Göttingen, worunter einige sehr häßlich waren: «Nur das Gesicht bedeckt, läßt dort aus Eifersucht / Athen die Frauen gehn./ Göttingen läßt aus gleicher Eifersucht/ nur die Gesichter sehn» («Atene gelosa fa andare le sue donne coperte solo sul viso. / Gottinga ugualmente gelosa permette che si vedan solo i visi»). 44 In ted. Zahlpfennige, dischetti di metallo in forma di monetine usati per far di conto. 45 Cfr. J 971. 46 Allude a Barthold Heinrich Brockes (1680-1747), che ha ritratto la quiete naturale dopo la tempesta in una poesia scritta senza la lettera erre (Irdisches Vergnügen in Gott, I, p.152). 47 Lichtenberg era solito dare nomi bizzarri a cose e animali familiari: così chiamò «Sibilla» la sua stufa. 48 germinale / fiorile: mesi del calendario repubblicano francese, corrispondenti rispettivamente al periodo tra il 21 marzo e il 20 aprile e a quello tra il 20 aprile e il 19 maggio. 49 «detto tra il serio e il faceto» (lat.) 50 Detto anche «volvolo»: occlusione dell’intestino, in seguito alla quale le materie fecali, invece di seguire il loro corso naturale, vengono rigettate per via orale. 51 Lichtenberg arriva a riprodurre sulla carta tratti di una presunta 'tipologia' fisica dell’ebreo. Con l’età il Weltbürger tradisce un antisemitismo sempre più velenoso. Rivelatrice una confessione contenuta

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in D 62:«Oltre alle mie insane passioni, ciò che mi ha dato più filo da torcere sono stati sempre gli ebrei» («Nebst meinen eignen bösen Begierden haben mir immer die Juden am meisten zu schaffen gemacht»). 52 Zona semidesertica ad est del Caucaso, disseminata di laghi salati. 53 In realtà l’attribuzione del detto a Lutero è arbitraria. 54 I fratelli Charles e William Talbot (1750-1793), studenti inglesi con cui Lichtenberg mantenne rapporti di amicizia. 55 Samuel Butler (1612-1680), poeta satirico inglese, autore del poema eroicomico Hudibras, acre satira del puritanesimo. 56 La frazione indica che il pensiero è solo per metà di Lichtenberg. 57 Effettivamente il momento degli scritti teorici sulla poesia coincide in Goethe e Schiller con il venir meno della fecondità creativa. È la stagione delle Xenien (1797). 58 Cfr. L 390. Lichtenberg legge passato un sintomo di senilità: si aprile 1786: «Il Laudator temporis crescente. Temo che sia l’età. Non

nell’atteggiamento nostalgico verso il veda anche la lettera a Nicolai del 21 acti s’agita in me con forza ogni giorno so».

59 Laconico accenno all’eticità della bellezza. Rinvenuta nel 1680 nella Villa Adriana a Tivoli, la Venere fu acquistata dai Medici nel 1717 ed entrò a far parte della collezione degli Uffizi, dove divenne una delle principali attrazioni artistiche, assurgendo a canone stesso della bellezza muliebre classica. 60 Nel testo tedesco:«kein astronomischer Konstabler», ove Konstabler – dal francese connétable (lat. mediev. comes stabuli, funzionario di corte addetto alle scuderie) – rappresenta un geloso e miope tutore della tradizione in campo scientifico. 61 Formula classica del diritto penale romano per designare la persona condannata ai lavori forzati nelle miniere. Qui è usata scherzosamente giocando sul duplice significato del lat. metalla, «metalli» e «monete». 62 Sui buoni propositi di capodanno di Samuel Johnson, cfr. J 267. 63 «aggruppamenti, associazioni» (lat.) 64 Si allude al Göttinger Taschen Calender, almanacco tascabile edito da Dieterich, di cui Lichtenberg fu redattore per ben ventun anni.

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65 Il frammento rientra in un progetto di autobiografia che Lichtenberg non condusse mai a termine: cfr. F 811: «È da un bel po’ che sto scrivendo una storia del mio spirito nonché del mio misero corpo, e lo faccio con una sincerità che a più d’uno ispirerà un senso di complice vergogna...» 66 Christoph Graupner (1683?-1760), compositore. Di lui ci restano 1400 cantate. Visse a Darmstadt. 67 Simboleggia forse una delle Norne, divinità nordiche corrispondenti alle Moire elleniche.

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PARTE SECONDA Supplementi ai quaderni A – L e scritti vari

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QUADERNO A: ANNI 1765-1770

Miscellanea di appunti scientifici

Il grande spirito di Enrico IV di Francia traspare anche dalla pacatezza con cui lasciava che gli si dicesse la verità. Il ministro Sully gli strappò davanti agli occhi un contratto di matrimonio che il sovrano aveva concluso con la sua maîtresse. D’Aubigné gli rivolse questa critica: «Andate con maggior assiduità al Consiglio segreto, dedicate più ore a cose serie, se volete riuscire a dominare le Vostre debolezze che Vi fanno così poco onore!» Il signor Moser 1 si domanda giustamente (Reliquien, p.278) se, al giorno d’oggi, un conte si lascerebbe fare simili critiche. (171) Si avvertirebbe una sensazione di calore se si raccogliesse la luce del fulmine con un grande specchio ustorio? (177) Tutto il nostro sistema è impregnato di sole, noi siamo nel sole. (182) Per i tedeschi è indubbiamente più motivo d'onore che d'infamia il fatto che dalla Germania giungano solo offerte sporadiche al Santo Sepolcro. (Hasselquist, 2 Reise nach Palästina, p.162, traduzione tedesca) (184) Nella terra promessa viene indicato addirittura il luogo dove il buon samaritano versò dell'olio sulle piaghe di quel malcapitato, quantunque tutta la storia sia soltanto una parabola. Ibid.p.147. (185) Nel suo bel libro Dei delitti e delle pene 3 il signor Beccaria 4 dice nel capitolo dedicato al suicidio: «Dove i confini di un paese si aumentano in maggior ragione, che non la popolazione di esso, ivi il lusso favorisce il despotismo, sì

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perché quanto gli uomini son più rari tanto è minore l’industria; e quanto è minore l’industria, è tanto più grande la dipendenza della povertà dal fasto, ed è tanto più difficile e men temuta la riunione degli oppressi contro gli oppressori» 5. Orbene, se D rappresenta il dispotismo, p la densità della popolazione e T la grandezza del territorio, D equivarrà a T/p, ossia D=A×T/p, dove A rappresenta la condizione determinata di un territorio. Se p=0, il dispotismo aumenta a dismisura, vale a dire che, se io sono solo in un territorio, posso fare ciò che più mi piace, e se T=0, aumenta a dismisura la dipendenza. In questo caso l‘equazione si riferisce allo stato di mendicità. (186) La curva che gli insetti descrivono spesso intorno ai nostri lumi è data da due movimenti combinati mediante i quali l'insetto vuol fuggire il troppo calore e cercare il caldo moderato: il primo lo spingerebbe lungo la tangente, se il secondo non lo avvicinasse al centro. (202) Se un uccello vuol raggiungere a volo da un punto a un punto b, non seguirà mai la linea punteggiata, bensì la curva acb: infatti I'uccello in fuga si allontana nel modo più rapido seguendo nel suo volo la linea ac e poi sollevandosi di colpo; in realtà, si solleva un po’ fin dall'inizio, e tale linea rappresenta la via migliore non solo per allontanarsi in fretta, ma anche per raggiungere una certa altezza. Seguendo questa via, s'impiega meno tempo, perché il volo orizzontale è per l’uccello più facile di qualsiasi altro. Ho notato la stessa cosa quando gli uccelli scendono a volo verso un luogo posto a una certa distanza. (211) I giacinti che avevo in camera a Göttingen nel dicembre 1769 e nel gennaio 1770, un mattino dopo l’altro, erano cresciuti in direzione della finestra, sicché dovetti girarli per far sì che tornassero diritti. (235)

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Mercoledì 7 marzo 1770 ho visto la neve formare figure assai belle e variate: i fiocchi grossi avevano diametralmente due linee, e i più piccoli e densi una linea. Ho raccolto la neve su carta nera, e poiché questa era dapprima più calda della neve, i fiocchi si fondevano e l’acqua residua conservava sulla carta la figura stellata dando un’impressione bellissima. I fiocchi grossi non apparivano bianchi neanche a occhio nudo. (237) Sul vetro di una finestra, che da principio è terso, poi s’appanna, e su cui alla fine l’acqua defluisce oppure gela, avvengono tutti i fenomeni, del cielo sereno, delle nubi, della pioggia e della neve. Si hanno casi in cui i vetri delle finestre si elettrizzano in seguito alla vibrazione causata da cannonate. Se tale elettricità si potesse conservare, si avrebbe anche qui il fenomeno del temporale, ma sarebbe tutt'altro che facile elettrizzare il vetro in questo o in altro modo. (238) La rugiada può essere considerata come un appannamento dell’aria: l’aria si raffredda più in fretta della terra, e pertanto si appanna come i vetri delle finestre. La nebbia e le nuvole si possono spiegare forse in questo modo… Il crescere dei giacinti in direzione della finestra, di cui ho parlato a p.2 di questo quaderno, rientra pur esso in questo discorso. (244) Per bere il cavallo succhia, il bue e il cane lappano, l’uccello attinge col becco e inghiotte. Nel primo caso l'animale ritrae la lingua come un embolus 6 ... Il secondo modo di bere consiste nel tirar su l’acqua con la lingua; il terzo deve per forza avvenire alzando ogni volta la testa. L’uomo è in grado di bere in tutti questi modi: succhia già al seno della madre, e lo fa poi costantemente se è un robusto bevitore; sorseggia il tè dilatando il petto e, ogni volta che beve da una bottiglia dal collo sottile, ne tracanna il contenuto. (256)

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1 Friedrich Carl Freiherr von Moser (1723-1798), statista e pubblicista politico. Gli aneddoti sono riferiti nell’opera Reliquien, Frankfurt 1766. 2 Hasselquist, Reise nach Palästina, p.162. [N.d.A.] 3 In italiano nel testo. 4 Lichtenberg provò un vivo interesse per il libro di Beccaria, che, edito a Livorno nel 1764, ebbe l’onore di una duplice traduzione tedesca, quella di Hommel, edita a Leipzig già nel 1765, e quella di Wittenberg, che uscì ad Amburgo nel 1766. Nello scritto polemico Timorus del maggio 1773, Lichtenberg definisce«vortrefflich» («eccellente») il libro di Beccaria e «scharfsinnig» («perspicace») l’autore, ma fa notare che gli è sfuggita un’idea, quella cioè che «marioli e tagliaborse,... se non sono il sale della società, ne rappresentano quanto meno il pepe». E si augura di assistere all’alba d’una nuova società in cui «nessuno sia costretto a marcire vivo in galera e nessun innocente venga dato in pasto ai corvi». 5 Dei delitti e delle pene, par.35, nota 2. 6 «stantuffo» (lat.)

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Nella pagina precedente:

Cornucopia con motti latini (disegno di Lichtenberg)

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Ker a j Ama l qe i a j ( K A ) 1 7 6 5 - 1 7 7 2 Sotto Cromwell il termine «regno» era così inviso in Inghilterra che recitando il Paternoster non si era più disposti a dire:«Thy kingdom come», ma «Thy republic come», «Venga la Tua repubblica!» (2) Gli abitanti delle isole Marianne, quando vi approdò Magellano, erano così primitivi che non conoscevano il fuoco e, la prima volta che videro una fiamma, la scambiarono per una bestia vorace. Eppure, nei loro canti, sapevano trovare espressioni di un'estrema delicatezza. (3) I selvaggi americani riuscivano a fiutare di lontano gli spagnoli. (4) Dice Democrito: «Sta' alla larga dall’amore, perché è una specie di mal caduco!» (8) Dice Lipsius 1: «Alii habent famam alii merentur». 2 (29) Ogni vena ha vene più piccole che servono ad alimentarla, e queste sono alimentate a loro volta da altre. (35) Il signor Unzer 3 si meraviglia a ragione del fatto che finora i medici abbiano considerato il corpo da un punto di vista puramente chimico, fisico e meccanico, senza tener conto del grande influsso che su di esso esercitano le passioni. Con le emozioni violente si potrebbero ottenere effetti analoghi a quelli dei farmaci. (39) Homo pollice truncato era chiamato presso gli antichi romani chi, per evitare d’esser arruolato, s’amputava il

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pollice della mano destra, sicché era inabile ai lavori pesanti. Di qui deriva il termine francese «poltron». 4 (46) Moser. Servo e padrone. 5 Un conte della Frisia orientale fece venire nella sua terra molti stranieri; gli stati provinciali gli fecero presente che avrebbe dovuto comunque arare con i propri buoi. «Oh!» fu la sua risposta «per fare questo lavoro non occorrono buoi!» p.227 (68) Idem ibid. p.287. Uno studio condotto in forma pragmatica sul tema della corruzione e delle ‘mance’ dovrebbe valere un cappello di dottore in politica. (69) Negli Essais historiques sur les principaux ridicules des differentes nations 6 si legge: «In Italia si vedono dovunque santi e reliquie. Le camere dei tesori delle chiese ne sono stracolme. Le più curiose di tali reliquie sono due bottiglie, in una delle quali sarebbe contenuto un raggio della stella che indicò la via ai re magi, e nell’altra il suono delle campane di Gerusalemme». (113) Hasselquist, Reise nach Palästina, p.188. Nella terra promessa a Zur c’è una tale quantità di pulci da far pensare che esse si siano date convegno qui da tutto il mondo. (114) Alla sua morte, un bey 7 aveva lasciato settantasette mogli, tutte gravide, e un altro turco, nel giro di dieci anni, ebbe da otto mogli ottanta figli, tutti in buona salute. (115) Dante nell'Inferno vede i falsi profeti con le teste girate in modo che le lacrime da loro versate piovano sui deretani. 8 (129) Aut Deus aut lapis est qui non juveniliter ardet. 9 (167)

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Una volta in Olanda un principe elettore di Baviera dovette pagare un conto di cinquanta ducati per aver mangiato uova e pancetta annaffiandole con vino di sua proprietà. «Che diamine!» disse all'oste «Sono una rarità qui le uova?» «Le uova no,» rispose l’oste asciutto «ma i principi elettori sì». (178) Il signor Laurent a Parigi aveva fatto ad un soldato un braccio artificiale così ingegnoso che gli permetteva di fare qualsiasi cosa, perfino di scrivere con bella grafia. Quando lo seppe, una signora italiana, non poté trattenersi dal commentare ingenuamente: «Caspita che questo Laurent è valenthuomo. Lo stimerei ben capace di rimembrar un povero Abelardo! 10» Arzt, vol.IIl, art.129. (185) Ibid. tomo V, art.116: una goccia di pioggia è un intero universo, perché racchiude tutti e quattro gli elementi; Boerhaave 11 la definisce «lisciva dell'atmosfera», in quanto trattiene in sé ogni impurità sospesa nell’aria. (186) Tutto il nostro corpo è, per così dire, intessuto d’anima 12. (193) Il nervo acustico ci comunica, diciamo così, le vibrazioni. (194) Nel territorio pontificio accadono ogni anno fino a duemila assassini, dei quali pochissimi vengono puniti. 13 (228) Nelle Recherches sur les Américains, tomo II, p.162 14, si legge, se non erro, che una volta a un selvaggio spacciato dai missionari per un loro neofita fu chiesto chi fosse Cristo, e quello rispose: «Un francese di nascita che aveva fatto lo stregone ed era finito sulla forca a Londra. Ponzio Pilato era luogotenente della Guardia Reale». (235)

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Bergamo, il paese degli arlecchini .15 (238) Prima che mi venissero le osservazioni sottili, ne ho fatte di ovvie, e ogni volta ho provato a vedere anzitutto se una cosa si poteva spiegare in modo semplice ed elementare. (276) Tante volte è il caso di considerare proprio ciò che in genere viene dimenticato dagli uomini, quello a cui essi non badano e che si suppone sia conosciuto al punto da non degnarlo di alcuna considerazione. (291) Il silenzio non è silenzio, il bianco non è bianco: noi ci limitiamo a supporlo; ciò che sfugge alla nostra osservazione, per noi non esiste. (293) Fissare un limite anche all’errore: qui siamo sicuri, qui non lo siamo più, qui comincia innegabilmente l'errore. 16 (305) Cosa c'è in questo fenomeno che, data la mia limitata ragione, mi sfugge? 17 (332) Quanta fatica è costato ai primi uomini o al bambino raggiungere una conoscenza come questa! (333) Dio mio, se va avanti di questo passo! (342)

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1 Justus Lipsius, latinizzazione di Joest Lips (1547-1606), eminente filologo e umanista fiammingo. Celebre il suo commento a Tacito. 2 «La fama ce l'ha chi non la merita!» Massima attribuita a Seneca da Lessing,che la cita nei suoi Briefe die neueste Literatur betreffend, lettera 332. 3 Johann August Unzer (1727-1799), medico noto per la sua opera di divulgatore della medicina. 4 Etimologia fantastica: in realtà, «poltron»come l’italiano «poltrone» deriva dal latino popolare «pulliter», «animale giovane», quindi «indolente» (cfr. A. Prati, Vocabolario etimologico italiano, Milano 1970, s.v.) 5 L'aneddoto è tratto dall'opera, edita nel 1759, che ebbe grande diffusione in Germania, Der Herr und der Diener geschildert mit philosophischer Freyheit, 6 Opera di M.G. Doux, edita ad Amsterdam nel 1766. Da buon illuminista, Lichtenberg ironizza spesso e volentieri sul culto delle reliquie: si veda in particolare lo scritto Handel mit heiligen großen Zehen in Italien in Göttinger Taschen Calender, 1784, pp. 47-50. 7 Hasselquist, Reise nach Palästina, p.596 [N.d.A.]. Aneddoto sulla leggendaria prolificità degli orientali. 8 Si veda Inferno, XX, 22-24 «... la nostra imagine di presso / vidi sì tòrta, che ‘l pianto delli occhi / le natiche bagnava per lo fesso.» 9 «Chi non arde di fuoco giovanile o è un essere divino o è un macigno.» Esametro composto quasi sicuramente da Lichtenberg stesso. 10 Aneddoto riferito da Unzer in Der Arzt, vol. 3, parte 5, p.327. 11 Hermann Boerhaave (1668-1738), professore di medicina a Leida, riformò l'insegnamento clinico. Scrisse l’opera Elementa chemiae, voll.2, Leida 1732. Lichtenberg disponeva di una traduzione tedesca del 1755. 12 «18° sez.» [N.d.A.] Riferimento a Der Arzt, e in particolare all’articolo Die thierische Oeconomie, überhaupt betrachtet, uno studio sull’«immaterialità della macchina umana in polemica con Lamettrie» (W.Promies).

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13 «Vedi Voyage d’un François nelle Göttingische Gelehrte Anzeigen 1770, p.140.» [N.d.A.] Il titolo completo dell’opera è: Voyage d’un François en Italie, fait dans les années 1765 et 1766, edito nel 1769, in voll.8. L’autore è anonimo. Il tema della delinquenza trionfante nello Stato della Chiesa attraversa tutta la letteratura di viaggio tedesca, da Goethe a Seume e oltre, finendo per assumere il carattere d’un vero e proprio topos d’obbligo per i liberi pensatori. 14 Recherches sur les Américains di Cornelis de Pauw, Berlino 1768. 15 Citazione da Justus Möser (1720-1794), Harlekin, oder Vertheidigung des Groteske-Komischen, Hamburg 1761. 16 Fissare un limite all’errore equivale a tracciare i confini della conoscenza. 17 Domanda metodologica di pretto sapore kantiano. Lichtenberg nutriva sincera ammirazione per l'autore della Critica della ragion pura.

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QUADERNO D

APPUNTI

SCIENTIFICI

1772-1777

Un passo notevole del trattato del signor Herder sul linguaggio 1 è il seguente. Alla questione da lui stesso posta su quale rapporto intercorra tra vista e udito, colore e parola, profumo e suono, egli risponde: «Nessun rapporto oggettivo!» Ma cosa saranno poi queste qualità «oggettive»? Nient'altro che percezioni sensoriali in noi, e, in quanto tali, non costituiscono un insieme unitario. Noi siamo un sensorium commune pensante, impressionato però da varie parti 2. Qui sta la spiegazione: siamo pieni di simili associazioni di diversi sensi, ma non le notiamo se non in occasione di accessi morbosi che ci fanno perdere il controllo razionale, di deliri, ovvero in circostanze nelle quali queste associazioni assumono una straordinaria evidenza. (691) Cook, Voyage, p.15 seg .3: il rilucere del mare che essi videro al di là dell’equatore traeva origine da una specie di meduse e di granchi fosforescenti: animali mai visti, stando alle ricerche del signor Banks. (694) Sono partito da Göttingen 4 lunedì 29 agosto 1774 alle undici del mattino. Ho trovato le strade in ottimo stato. Un commerciante mi ha riferito che in Linguadoca e in Provenza dan da mangiare agli asini uva e meloni che infilano loro nella museruola. I tralci sono sparsi per terra e i grappoli d’uva stanno sotto le foglie (vengono pestati in occasione della pigiatura, spesso da bimbi d’ambo i sessi: ciò ha luogo su di una superficie obliqua e, sotto, il succo è raccolto in un canaletto che lo convoglia nel tino). (746)

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Arrivo ad Hannover martedĂŹ 30 alle cinque del pomeriggio. Tempo sgradevolmente afoso; la compagnia era troppo numerosa, e la grassa moglie di un pastore emanava effluvi tali che resistevano alla corrente d'aria. Poche le novitĂ . (747)

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1 Il titolo completo è: Abhandlung über den Ursprung der Sprache. Scritta nel 1770, l’opera ha visto la luce nel 1772. Il passo qui citato si trova nella parte I, V, p.49 segg. 2 Nulla unifica fisicamente i fenomeni che percepiamo e che originiamo (linguaggio); piuttosto siamo noi a dare una correlazione a eventi indipendenti e senza base fisica comune, a partire dai sensi, dei quali diveniamo consapevoli soltanto in circostanze particolari (in tali circostanze diveniamo consapevoli di come il sensorium che noi siamo correli fenomeni che non hanno nemmeno la stessa base fisica). 3 La descrizione del primo viaggio di James Cook nei mari del Sud, sulla base dei suoi diari e degli appunti dello scienziato che l’accompagnava, Sir Joseph Banks, elaborati da John Hawkesworth, fu pubblicata a Londra nel 1773. 4 Si allude qui alla partenza per il secondo viaggio in Inghilterra (17741775), di cui si parla in D 746-759, e soprattutto in RT e RA.

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QUADERNO G: 1779-1783 Il legame che ci unisce al mondo e alle sue finalità è, a quanto pare, la ragione, non solo il nostro sentimento. La ragione dev'essere quella che conosce prima le cose; poi le sue conclusioni, ridotte in forma chiara, si possono finalmente collegare per associazione a diversi sentimenti. Arguire la perfezione dalla bellezza è altrettanto poco attendibile quanto arguire le sensazioni atroci che sta provando un morente dalle convulsioni e dalle smorfie della sua faccia: può darsi infatti che egli sia immerso in una sorta di sensazione voluttuosa, come l’uomo di cui si narra nei Mémoires di Parigi del 1773: questi, volendo soccorrere una persona soffocata da esalazioni mefitiche, stramazzò privo di sensi e poté rinvenire solo grazie allo sforzo premuroso e assiduo di alcuni medici. Così riferiscono i Mémoires: «Entre le moment de son entrée dans cette cave et celui, où il perdit connoissance, il ne s’écoula qu’environ deux minutes. Pendant cet espace de temps il ne ressentit ni douleur ni oppression, et l'instant qu’il perdit connoissance, il éprouva une sensation des plus voluptueuses, un délire inexprimable; il goûtoit avec plaisir, à la porte du tombeau, une satisfaction délicieuse, absolument exemte des horreurs que l’on a ordinairement de la mort. Il perdit enfin tout mouvement, tout sentiment, et resta dans cette situation environ une heure et demie au pied de l’escalier de la cave, où il étoit tombé etc. 1 (1) Fu nella notte tra il 14 e il 15, o tra il 15 e il 16 ottobre (1779) che mi parve di vedere in sogno una nube di fuoco avvicinarsi a volo sotto le Pleiadi. In quel momento suonò la campana grande di Darmstadt 2 e io caddi in ginocchio pronunciando le parole: «Santo, santo ecc.» Ciò che io sentivo in quell’istante era sublime; non avrei mai creduto di esserne ancora capace. (3)

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Di Werther non mi piace il fatto che legga il suo Omero. È una sottile vanità che quell’uomo ostenti d’esser in grado di leggere il greco, mentre altri devono accontentarsi di roba tedesca. Che scrittori tedeschi facciano passeggiare così spesso i loro eroi con un autore greco in mano, è esibizionismo teutonico, derivante dal leggere troppe gazzette e riviste. Purtroppo in Germania il merito letterario è diventato il criterio del vero valore perché il trono del gusto è usurpato da pedanti. Invece di far sempre leggere a un personaggio il suo Omero, vorrei fargli leggere piuttosto il libro dal quale Omero stesso ha tratto insegnamento, libro che abbiamo davanti agli occhi senza varianti né dialetti. Non è bello che questi profondi intenditori in fatto di gusto studino una copia, quando hanno a disposizione l'originale. (5) Oggigiorno la gente si aspetta tanto dall’America e dalla sua situazione politica, che si potrebbe dire che i desideri – perlomeno quelli segreti – di tutti gli europei illuminati subiscano una deviazione verso occidente paragonabile a quella dei nostri aghi magnetici. (6) È quasi impossibile portare la fiaccola della verità attraverso una folla senza bruciacchiare la barba a qualcuno. (13) C’è una grande differenza tra il fatto che io pronunci le parole:«Prima che i monti esistessero e la terra e l'universo fossero creati, Tu sei Dio di eternità in eternità» 3 nella mia camera, oppure nell’atrio dell’abbazia di Westminster! Sopra il mio capo, le volte solenni dove il giorno è sempre in lutto come in un sacro crepuscolo; sotto di me, i resti di una magnificenza decaduta, la polvere dei re, e tutt’intorno i trofei della morte. Ho pronunciato queste parole in entrambi i luoghi: nella mia camera m’hanno spesso consolato e non le ho mai proferite senza commozione. Qui nell’abbazia, però, provai un brivido d’ineffabile dolcezza: sentii la presenza

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del Giudice al quale non potrei sfuggire nemmeno sulle ali dell’aurora, 4 con lacrime né di gioia né di dolore, bensì d’indicibile fiducia in Lui ... (15) Gli occhi in una donna sono per me una parte così essenziale! Li guardo spesso e m’immagino tante di quelle cose che, se fossi solo testa, per me le ragazze sarebbero solo occhi. (16) Ciò che si definisce profonda conoscenza dell’uomo, in genere è solo la propria debolezza riflessa negli altri. (17) Chi conosce bene se stesso può imparare molto presto a conoscere la restante umanità. È tutto un riflesso. (18) L’uomo non va mai giudicato da quello che ha scritto, ma da ciò che dice in compagnia di persone alla sua altezza. (27) Gli uomini hanno sempre abbastanza spirito, a meno che siano loro a non volerne avere neppure un briciolo. (28) Ci sono in giro certe facce a cui non potremmo mai dare del tu. (30) Il latte materno per nutrire il corpo lo produce la natura; quello per nutrire lo spirito pretendono di produrlo i nostri pedagoghi. (31) Non è curioso che, mentre si considera sempre competente come giudice il pubblico che ci elogia, appena questo accenna a criticarci, lo si dichiari inetto a giudicare le opere dell’ingegno? (33) Peccato che negli scrittori non si vedano le viscere del sapere: potremmo osservare ciò di cui si sono nutriti. (34)

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In tutte le cose al mondo c’è un coup d’œil 5: in altre parole, ogni uomo ragionevole che ascolti o veda qualcosa è istintivamente portato a giudicarla. Dal titolo di un libro e dalla sua grossezza ne arguisce, ad esempio, il valore intrinseco. Beninteso, non dico che tutto questo guidi il suo giudizio vero e proprio, ma solo che alla prima vista di una cosa, spesso senza averne una chiara coscienza, egli associa anche un giudizio su di essa, proporzionato a questa esigua informazione. Sovente poi tale giudizio è annullato dall'esperienza dell’istante successivo. Tutti questi sono ‘semi’ di scienze dai quali avrebbe potuto ricavare qualche frutto un Lambert 6; ma, com’è vero che non da ogni seme nasce un albero o un’erba aromatica, lo stesso vale anche qui. Tuttavia queste piccolezze non si devono mai trascurare: esse sono il risultato di tante impressioni ricevute, che insieme formano la più chiara summa. (39) Si sbaglia a credere che tutte le nostre novità appartengano esclusivamente alla moda: fra di esse c’è qualcosa di duraturo. Non si deve misconoscere il progresso dell'umanità. (41) Finché le diverse religioni sono solo linguaggi religiosi differenti, va benissimo, solo che il fine, il senso dev’essere buono e uguale per tutte. Quale importanza ha, in fin dei conti, che uno s’inginocchi davanti a un Cristo di legno, se questo lo può indirizzare verso il bene? Ma è la religione in se stessa che deve reggere alla prova, perché possa produrre del bene in ogni suo «vernacolo», per servirci dell'espressione usata da Semler 7. Alcuni rivelano scarsa saggezza prendendosi gioco delle usanze religiose di altri: con tale comportamento dimostrano di non saper cogliere tutto il significato della Bibbia. Se nel popolo sorgono dei dubbi, il dotto deve saperli dissipare; ma denota nel dotto un'assoluta mancanza di giudizio attaccare con libelli la religione del popolo pretendendo con ciò di diventare un

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eroe. Semler dice addirittura: 8 «Non tutti gli uomini sono tenuti a professare la nostra religione cristiana». (44) La lingua batte dove il dente non duole: l’ho verificato più spesso della massima opposta. (51) C’è nelle ragazze una certa verginità dell‘anima, come pure una perdita di verginità morale: in molte quest’ultima ha luogo assai precocemente. (55) Se la tiepidezza è un difetto, l’indifferenza è delitto. (62) Conosco l'aria che assume un’attenzione studiata: è il grado più basso di distrazione. (63) Non c’è mai stato un uomo di un certo valore che non sia stato oggetto di qualche pasquinata, ed è difficile che un birbante non ne abbia composta qualcuna contro un uomo di valore. (66) Nulla si giudica più superficialmente del carattere delle persone, eppure su questo punto si dovrebbe andar più cauti che mai. In nessun altro caso ci si è preoccupati meno di quell’insieme che pure costituisce il carattere propriamente detto. Ho sempre trovato che i cosiddetti «cattivi», conoscendoli più a fondo, ci guadagnano, mentre i «buoni» ci perdono. (67) Si sbaglia di grosso a voler arguire il carattere o le idee di una persona da ciò che questa persona dice o fa in compagnia. La nostra parola e la nostra azione non hanno per testimoni sempre dei filosofi. Il piacere di una serata può dipendere da un sofisma. Nessuna persona ragionevole giudica la filosofia di Cicerone dalle sue orazioni. (69) Ogni menomazione fisica induce chi ne soffre a sforzarsi di dimostrare che essa non gli è di peso: il sordo pretende di

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avere un udito fino; chi ha il piede storto si ostina a percorrere vie accidentate; il debole vuol mostrare la sua forza, ecc. … (77) È vero, tutti gli uomini rinviano le cose, per poi pentirsi di averlo fatto. Io credo però che anche una persona molto attiva abbia altrettante occasioni di pentirsi quanto una pigra, perché chi più fa, vede ancor più e meglio che cosa sarebbe stato possibile fare. (78) Ci sono esseri che riescono a credere a tutto ciò che vogliono. Beati loro! (79) Una ragazza 9 che si svela anima e corpo al suo ragazzo, svela i segreti di tutto il sesso femminile. Ogni ragazza è depositaria dei misteri femminili. In certe cose, le campagnole non differiscono dalle regine: e questo vale sia per il corpo che per l’anima. (80) Sono davvero tante le persone che leggono solo per non dover pensare. (82) C'è una specie di peccatori pieni di ardore nel loro pentimento che, già nel raccontare i loro peccati, incominciano a riparare aumentandosi le colpe e provano sollievo ad accusar se stessi. È il caso, forse, di Rousseau 10… Una vita come quella da lui descrittaci non si deve pretendere di giudicarla in base a un’etichetta morale o ad autobiografie diverse dalla sua. Finché non descriveremo la nostra vita senza veli come appare agli occhi di Dio, nessun giudizio è possibile … Non impareremo mai ad amarci l’un l’altro, se non descriveremo la nostra vita annotandone tutte le debolezze, da quella dell’ambizione fino al vizio più ignobile. Su questo punto m’aspetto un’assoluta concordanza di pareri. (83)

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Errare è umano anche perché gli animali sbagliano poco o addirittura mai, almeno quelli più intelligenti. (85) La gente più sana e bella, quella dalla costituzione più normale, accetta tutto senza reagire. Basta però che uno abbia anche un semplice acciacco, ed ecco che si fa un'opinione sua. (86) I religiosi, se vedono uno spirito libero, schiamazzano come le galline, quando tra i loro pulcini c’è un anatroccolo che entra in acqua. Non considerano che in questo elemento certi esseri vivono altrettanto sicuri quanto loro all’asciutto. (87) Dei gusti strani degli uomini è prova il fatto che, durante gli assedi di città, le diserzioni avvengono tanto tra gli assediati quanto tra gli assedianti. (89) È una vecchia massima: l'arrogante può, volendo, parere umile, ma l'umile non potrà mai parere arrogante. (91) Di tutto quello che ho scritto in merito alla fisiognomica, vorrei passassero ai posteri solo due osservazioni. Sono pensieri assai semplici e nessuno me li invidierà: il primo è che ho còlto l’affinità tra fisiognomica e profezia; il secondo è che, stando alla mia convinzione, la fisiognomica morirà soffocata dal proprio grasso. (95) È sbagliato voler allevare i figli usando loro troppi riguardi, perché, con l’avanzare degli anni, arrivati a una certa età, ben poco andrà come loro s’aspettano e dovranno sempre sottomettersi a un disegno che sfugge alla loro comprensione. Dunque più presto si abitueranno a questa vita che li aspetta, e meglio sarà! (99) Si è mal ricompensati quando un figlio per cui si sono spese tante cure diventa, alla fine, poeta. Un quarto d’ora

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di serenata in cambio di anni di premure. Appena si accorgono che il loro figlio è deciso a fare il poeta di professione, i genitori dovrebbero fustigarlo, finché o rinunci a fare versi o divenga un poeta vero. (103) Non c’è speranza né per quella terra dove le chiese sono belle e le case vanno in rovina, né per quella dove ad andare in rovina sono le chiese, mentre le case si trasformano in castelli. (105) Negli antichissimi testi biblici e negli autori greci e latini si trova una dovizia di teorie morali, di sentenze corroboranti per lo spirito, le quali, attinte all’esperienza dalle menti più illuminate e collegate all’intera esistenza, hanno finito per essere riposte in questo tesoro. In Salomone si trova una quantità di massime eccellenti che non sono opera sua, ma gli furono ispirate da altri, o forse sono appunti dettati dai suoi maestri. Proprio quest'intelligenza degli antichi, il dono che essi hanno di parlare al cuore di chi si auto-osserva, è ciò che mi rende tanto gradita la lettura della Bibbia. Si hanno qui i princìpi fondamentali di una conoscenza del mondo e di una filosofia della vita, e l’osservazione più sottile dei moderni generalmente non è altro che un’osservazione degli antichi in forma più individualizzata. (108) …Che io faccia le mie osservazioni stando sopra un libro o dietro i vetri di una finestra, poco importa. Accettate con gratitudine ogni cosa e non disprezzate nessuno! Tutto è bene e tutto può esser usato per un grande fine. Cercare l'uomo nei libri è, per me, una fatica più ingrata che osservarlo di persona, in quanto solo pochissimi autori sono in grado di riprodurre in un libro l’uomo così com’è. E lo stesso vizio mentale che induce a fare osservazioni non vere sull'uomo, è responsabile pure della falsa conoscenza che ne ricaviamo dai libri. Quest'ultimo tipo di studio ha una probabilità di sbagliare doppia rispetto al primo. (112)

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Ho sempre avuto l’impressione che il valore dei moderni rispetto a quello degli antichi venga pesato con una bilancia molto difettosa, e che questi ultimi siano apprezzati al di là dei loro meriti. Gli antichi scrissero in un’epoca in cui la grande arte di scriver male non era stata ancora inventata, e bastava dire «scrivere» per indicare lo scriver bene. Scrivevano con verità, così come i bambini parlano con verità. Oggi, fin da quando a quindici anni diveniamo consapevoli di noi stessi, ci troviamo ad esser, direi quasi, posseduti da uno spirito maligno. Per esorcizzarlo, forti solo della nostra personale osservazione e della nostra lotta contro l'apparenza, il pregiudizio e l’influenza di un’educazione durata quattordici anni, e per riprendere poi il nostro governo della natura, si richiede senz’altro più forza di quanta ne occorresse nelle prime età del mondo per scrivere con naturalezza, ora che lo scrivere con naturalezza è diventato, oserei dire, quasi innaturale. Di sicuro Omero non l’ha mai saputo che scriveva bene, e così pure Shakespeare. I buoni scrittori del nostro tempo, invece, devono apprendere tutti l’arte fatale di sapere che scrivono bene. (117) Non esiste alcuna specie di erudizione o di attività letteraria che non si possa paragonare a qualche mestiere o lavoro manuale. Così tra gli eruditi abbiamo gli stradini, la cui attività è utilissima ma frutta poco; schiavi che sudando sangue estraggono e raffinano lo zucchero di canna, e a divorarlo sono altri; gente che fonde monete greche per ricavarne utensili moderni; spazzini, sbirri, banditori, barbieri che si spacciano per chirurghi, e altri ancora. Ma non mi è mai riuscito di trovare un genere di persone che avessero tante cose in comune con i calderai come quanti, simulando un mestiere utile, vanno in giro a gabbare e a derubar la gente. (118) Esprimendosi per iscritto, un popolo può apparire più ragionevole di quanto non sia, poiché è in grado di usare

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ancora a lungo la lingua dei suoi padri quando ormai lo spirito che le è proprio comincia a venir meno. Nel nostro idioma le metafore sono nate tutte dall’arguzia, e ad adoperarle sono ora i meno arguti. Gli orientali con tutta la loro dovizia di metafore non hanno un pensiero più profondo del nostro. Così, spesso, taluni senza saperlo colgono solo l’esteriorità della condotta degli uomini onesti. La lingua più ricca di figure col tempo perde inevitabilmente il figurale che ha in sé per cristallizzarsi in segni vicini all'arbitrario. La conoscenza delle lingue può quindi tornare assai utile. (127) La loro è solo una critica empirica: ammirano quello che hanno sentito ammirare da altri. (129) Non è strano che una traduzione letterale sia quasi sempre scadente? Eppure tutto si può tradurre bene. Da ciò si vede quanto valore abbia comprendere a fondo una lingua: equivale a conoscere a fondo il popolo che la parla. (135) Gli usignoli cantano e ignorano tutto il gran parlare che innamorati e poeti fanno intorno ai loro canti, così come ignorano l'esistenza d'una cerchia di esseri superiori che si dilettano solo di Filomela e dei suoi poetici lamenti. Forse una specie superiore di spiriti ha dei nostri poeti la stessa stima che noi abbiamo di usignoli e canarini: il canto dei poeti piace loro proprio perché non vi trovano alcun senso. (141) Imitazione del Cross-reading inglese 11 Ieri, sotto la presidenza del signor archiatra, ha disputato – un giovane stallone con una macchia bianca in fronte. Ragazza di buona famiglia desidera trovare lavoro come cameriera – a tergo porta la data 1719.

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Cercasi cuoca che sia una provetta pasticciera – arredata per due persone, con un po' di cantina. Un giovane gagliardo che ha prestato servizio come palafreniere – fa passare in breve tempo mattane e accessi di male uterino. Oggi la signora N. ha partorito due gemelli – chi si abbona a dieci, ne riceve uno gratis. Ieri al guardaboschi di W. è scappato un manzo dal pascolo – per tenere la sua prima predica domenica prossima. Recentemente il principe elettore ha offerto al capitolo uno splendido banchetto – tre persone sono state tratte in salvo, le altre sono affogate. Le tre signore di cui si è fatta menzione ieri – possono sempre essere ispezionate un’ora prima dell'asta pubblica. Il 13 corrente mese un fulmine ha colpito la chiesa locale di Santa Croce – e ha proseguito il suo viaggio il giorno dopo. Gli sponsali del conte v. P. sono stati felicemente celebrati – ma lui, grazie a Dio, non ha preso fuoco. Il giorno 12 è morto un uomo di centotré anni – e il nome di battesimo fu Federica Sofia. La nuova venditrice di ninnoli vende al mercato – infreddature, cefalee e altri malanni. (144)

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Il portavoce e la bocca «Non ti sentirebbero neanche a una distanza di cinquecento passi» disse il portavoce alla bocca «se non ci fossi io a impedire al suono di disperdersi!» «Non ti sentirebbero da nessuna parte,» replicò la bocca «se non ci fossi io a parlare!» Voi storici, non rinfacciate agli eroi il fatto che, senza di voi, le loro gesta più splendide tra cento anni sarebbero dimenticate: infatti, senza queste splendide gesta, non si sarebbe mai saputo niente di voi! (146) Il libro che al mondo meriterebbe per primo di essere proibito, dovrebbe essere l’indice dei libri proibiti. (150) In un paese dove gli innamorati avessero occhi che brillano nel buio, non ci sarebbe bisogno di lanterne, la sera. (155) Se un giorno qualcuno lasciasse in eredità centomila luigi al più grosso lestofante della Germania, quanti pretendenti all'eredità si troverebbero! (166) Il padre: «Bimba mia, lo sai, Salomone dice: "Se i ragazzi cattivi ti attirano con lusinghe, tu non seguirli!"» La figlia: «Ma papà, che cosa devo fare allora quando ad attirarmi sono i bravi ragazzi?» (172) Fra le più grandi scoperte che mente umana abbia fatto in questi ultimi tempi, rientra a mio avviso l'arte di recensire i libri senza averli letti. (173) Nella sua testa sciamavano le idee più strane, come se in mezzo ad esse ci fosse la loro regina – che era poi la verità. (179)

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Ieri pomeriggio alle ore tre e tre quarti, è spirato serenamente il mio orologio. Da tre mesi ormai era malandato in salute. (180) L’americano che per primo ha scoperto Colombo, ha fatto una gran brutta scoperta! 12 (183) Fra le tante curiosità che aveva ammassato in casa, era lui in fondo quella che le superava tutte. (184) Qui giacciono le patate e sognano la risurrezione. (191) In un articolo di gazzetta in cui si raccomanda un nuovo centro di cura termale, si comunica fra l’altro che vi si trova un bel cimitero spazioso. (192) «Quando la nostra vacca buonanima era ancora in vita» ho sentito dire da una donna a Göttingen. (198) Ogni epoca ha un mucchio di stranezze che i posteri vedrebbero con piacere annotate, mentre per lo storico sono insignificanti: le volubili follie del tempo, ecc. Per conservarle, il mezzo migliore è il bulino di Hogarth. 13 Chi mai al mondo è capace di descrivere un banchetto elettorale o una Midnight conversation come ha fatto lui? E come può essere istruttiva una descrizione simile! (201) Il dotto tedesco tiene i libri aperti troppo a lungo, e l’inglese li chiude troppo presto. Entrambe le cose, comunque, hanno una loro utilità. (205) Un mezzo efficace per acquisire un sano buon senso è aspirare costantemente alla chiarezza concettuale … Le cose vanno spesso osservate con l'intenzione di scoprirvi qualcosa che altri non hanno ancora visto. Dobbiamo chiarirci una volta per tutte ogni parola e non usarne nessuna che non si sia stata ben compresa. (206)

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… Impariamo a conoscere noi stessi, diamo al sistema dei nostri pensieri compattezza e coerenza. I nostri discorsi in società acquistano un tratto inconfondibile come le facce delle persone, cosa questa che parla a nostro favore agli occhi di chi se ne intende. Si riceve così un tesoro utilizzabile per future elaborazioni, si forma al tempo stesso il proprio stile e si corroborano il senso interno e l’attenzione per ogni cosa. Non tutti i ricchi sono diventati tali per un colpo di fortuna: molti lo sono diventati grazie alla parsimonia. Così l’attenzione, l’economia dei pensieri e l’esercizio possono sopperire alla mancanza di genialità. (207) Magari si conoscessero i libri e gli estratti di libri cui tante volte devono la loro origine le opere immortali (ho dalla mia le confessioni di alcuni scrittori a me familiari che hanno fatto gran rumore): sarebbero in migliaia a trarne non poco conforto! Ma poiché ciò non accade facilmente, occorre imparare a guardare dentro gli altri passando attraverso se stessi. Non bisogna reputare troppo grande nessuno, ma essere fermamente convinti che tutte le opere destinate all’eternità sono frutto di cura e impegno attento. (209) Non lasciare che dominale tu! (210)

siano le

tue

letture

a dominarti:

Far sì che ogni attimo di vita, favorevole o meno, sia il migliore possibile – non importa se ci venga elargito dalla mano amica o da quella ostile della sorte: in ciò consiste l’arte del vivere e il vero privilegio di un essere razionale. (212) Se ad un uomo saggio si può assestare un colpo tale da farlo ammattire, non vedo per quale ragione al matto non se ne possa assestare uno che lo faccia rinsavire. (222)

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Se si raccogliessero insieme tutte le felici intuizioni della propria vita, se ne potrebbe fare un buon libro. Ognuno è un genio almeno una volta all'anno. Quelli che chiamiamo «geni» in senso stretto, le belle intuizioni le hanno più spesso degli altri. Si vede dunque come sia importante fissare ogni cosa per iscritto. (228) L’uomo nero dei bambini appartiene a quella stessa categoria d’invenzioni in cui rientrano le pene dell’inferno. Non è possibile, credo, estirpare la superstizione. (233) Perché ognuno può dire senza sentirsi tacciare di superbia: «lo sono un uomo onesto», ma non «Io sono un uomo d’ingegno, ho spirito»? Forse che la prima affermazione ha meno peso della seconda, e la parola «furfante» non è tanto oltraggiosa quanto la parola «imbecille»? Eppure ai critici non solo è lecito dire in faccia alla gente che è imbecille, ma addirittura dimostrarglielo. (236) Inventare un rimedio infallibile contro il mal di denti, 14 capace di eliminarlo in un attimo, sarebbe altrettanto o addirittura più importante che scoprire un nuovo pianeta. (241)

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1 Propriamente Histoire de l’Académie royale des sciences. Année 1773, Paris 1777, p.11. La citazione francese è testuale. Ne diamo qui in nota la traduzione italiana: «Tra il momento del suo ingresso in quella cantina e quello in cui perse conoscenza, trascorsero sì e no due minuti. In questo lasso di tempo non provò nè dolore né oppressione, e nell'istante in cui perse conoscenza egli provò una sensazione fra le più voluttuose, un inesprimibile delirio: alla soglia della tomba, assaporava con piacere una soddisfazione deliziosa, assolutamente immune dagli orrori di cui la morte di solito è causa. Restò infine privo di moto e senso, e in questo stato rimase per un’ora e mezza circa, ai piedi della scala della cantina dov’era stramazzato.» 2 Simbolismo legato evidentemente alla figura paterna: a Darmstadt il padre di Lichtenberg fu primo predicatore della città. 3 Si veda Sal 90,2. Cfr. B 81. 4 Si veda Sal 139, 9-10. Cfr. E 344. 5 «colpo d’occhio», francesismo equivalente al ted. Überblick. 6 Johann Heinrich Lambert (1728-1777), insigne matematico, fisico, astronomo e filosofo alsaziano, dal 1764 membro dell’Accademia delle scienze di Berlino, membro corrispondente della Göttinger Sozietät. Da vecchio aderì al pietismo. 7 Johann Salomo Semler (1725-1791), teologo illuminista. Dopo aver insegnato storia e poesia ad Altdorf, ricoperse la cattedra di teologia ad Halle. Qui Lichtenberg si riferisce alla Lebensbeschreibung di Semler, parte Il, p.113, Halle 1781-1782. 8 Nella sua Vita, parte II, p.114 [N.d.A.] 9 Quest’osservazione si riferisce con ogni probabilità a Dorothea Stechard, il grande amore di Lichtenberg. Cfr. nota a SK 195. 10 Allusione alle Confessions di Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), edite postume nel 1782. 11 «Si deve immaginare che l’oggetto della lettura sia un giornale che pubblica le novità politiche e culturali, annunci d’ogni genere, ecc. Ogni pagina sia stampata su due o più colonne distinte. Si leggano le pagine trasversalmente passando da una colonna all’altra senza interruzione»

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[N.d.A.]. L’eccentrico Lichtenberg è naturalmente interessato a qualsiasi stravaganza linguistica, specie quando, come in questo caso, alimenti lo sperimentalismo che sottende la sua scrittura. 12 La scoperta dell'America vista dalla parte degli indigeni che 'scoprono' sulla loro pelle gli orrori della colonizzazione. Vedere le cose dall’angolazione più inattesa è qualcosa di più d’un accorgimento tecnico: è una scelta critica e culturale per scuotere le opinioni acquisite e mettere in crisi l’accettazione passiva e acquiescente della 'verità' ufficiale sulla storia svelandone i risvolti sanguinosi. Ma tale denuncia è alleggerita dal Witz, dall’umorismo che ci dà la forza di sorridere anche dei mali del mondo. 13 Si veda Hogarth-Erklärungen, Mitternachtsunterhaltung im neuesten Punschgesellschaft, III, pp.689-7O2, ed. cit.

Eine gesellschaftliche Geschmack oder die

14 Lichtenberg andava soggetto a frequenti ascessi dentari, come si desume fra l’altro dalle note dei suoi Staatskalender e dall’epistolario: si veda in particolare la lettera del 29 giugno 1792 all’amico Blumenbach. Una delle figure retoriche più comuni nello stile di Lichtenberg è l’aprosdoketon, che provoca effetti umoristici a volte sorprendenti. Non ha nulla di strano, quindi, anzi è perfettamente consono all'amore lichtenberghiano per il paradosso, l’accostamento tra la scoperta d’un toccasana contro il mal di denti e la scoperta d’un nuovo pianeta (allusione al pianeta Urano, individuato per la prima volta da Friedrich Herschel nel 1781).

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QUADERNO H: ANNI 1784-1788 C O N S I D E R A Z I O N I GE N E R A L I Analizzare per bene il mio atteggiamento superstizioso: esaminare ad esempio il fatto che, se un lume appena acceso si spegne, non posso fare a meno di trarne una previsione sul mio imminente viaggio in Italia. 1 È, questo, un aspetto significativo della mia vita e della mia filosofia. (2) La nobile semplicità 2 nelle opere di natura ha fin troppo spesso il proprio fondamento nella nobile miopia di chi le osserva. (5) In società ho fatto a volte la parte dell’ateo solo exercitii gratia 3. (9) Ah, se in questo mondo si potesse sempre imparare senza essere osservati! Che piacere divino mi ha procurato in gioventù l’astrognosia 4! Dio buono! Non conosco tempi più belli: sono stati i più piacevoli della mia vita ... Com’ero felice allora! Ora, niente di ciò che faccio passa inosservato, e di me si fa beffe qualcuno che non vale neanche la metà e che alla mia ricerca originale non ha altro da contrapporre se non osservazioni apprese in modo puramente mnemonico. Si dovrebbe però imparare a distinguere tra un pensiero originale e uno copiato da altri. (10) Ogni volta che pianto un chiodo per attaccarvi qualcosa, penso a cosa accadrà prima che l'abbia levato via. C'è del vero in tutto questo. Lo scorso novembre ho attaccato con un chiodo un cartone 5 al mio letto, e, prima ancora che tirassi via quel chiodo, erano morti il mio ottimo amico

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Schernhagen 6 ad Hannover e uno dei miei figli, 7 e il mio viaggio in Italia era andato in fumo. 8 (11) … Non riuscirà difficile ad un acuto osservatore trovare un sottile sciamanismo 9 (illusionismo spirituale) perfino sui nostri pulpiti … (13) Chi voglia studiare la storia della filosofia e della fisica, troverà che le più grandi scoperte sono state fatte da uomini che ritenevano solo probabile ciò che altri davano per certo, e precisamente da seguaci della Nuova Accademia 10 equidistanti tra la rigida certezza degli stoici e l’incertezza e l’indifferenza degli scettici. Tale filosofia è tanto più consigliabile in quanto noi collezioniamo le nostre idee nel momento in cui la nostra ragione è più debole che mai. Tutto ciò merita d’esser considerato con particolare riguardo per la religione. (15) Vorrei potermi disfare di ogni abitudine, poter tornare nuovamente a vedere, ascoltare, sentire. È l’abitudine a guastare la nostra filosofia. (21) Il bene si può fare in tante forme quante sono quelle del peccato: in pensieri, parole e opere. (22) Il centro del sapere oggi si trova dove un tempo erano i suoi confini. (23) Le falsità più pericolose sono verità falsate solo in parte. (24) Dobbiamo credere che tutto abbia una ragione, com'è vero che il ragno tesse la sua tela per pigliare le mosche, e lo fa prima ancora di sapere dell'esistenza delle mosche in questo mondo. (25)

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È singolare che, quando la notte tra il 23 e il 24 ottobre ho sognato ripetutamente Paul Jones 11, io l'abbia visto come due differenti persone: una volta assomigliava al boia di G. 12, e un’altra ad un alto e aitante marinaio olandese. Questi sogni hanno sviluppato diverse idee che dormivano nella mia psiche. Il particolare della spavalderia me l’aveva ispirato il boia, che non per niente ha una delle fisionomie più volgari e sfrontate che io conosca. È uno stato d’animo particolare quello per cui si immagina un uomo sotto due o più forme, a seconda che si associ ciascuna di queste forme a specifiche qualità. (28) A leggere molto si diventa boriosi e pedanti; vedere tante cose, invece, rende saggi, socievoli e utili. Chi legge elabora troppo un'unica idea; l’altro (chi osserva il mondo) prende qualcosa da ogni situazione, si modella su tutte, vede come in generale ci si curi ben poco del dotto con le sue astratte teorie, e diventa cittadino del mondo. (30) Chi è innamorato di se stesso ha, se non altro, il vantaggio che non troverà sulla sua strada molti rivali in amore. (31) L’uomo può camminare, fischiettare oppure contare fino a cento, e intanto pensare ad altro, e – cosa, questa, più notevole di tutte – non avere la minima consapevolezza di nessuna di queste tre azioni, benché ognuna di esse richieda attenzione e abbia regole tutte sue. (32) Nei timidi un’incapacità immaginaria può, a lungo andare, fare la parte di una incapacità vera, nei lavori intellettuali nonché in quelli materiali. (33) È strano che quelli che al primo posto mettono il denaro e lo tengono stretto più che possono, riferendosi ad esso si servano volentieri di vezzeggiativi: «Qui posso guadagnarci un bel po’ di quattrinelli!» «Una bella sommetta!» Chi si

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esprime così, di quattrinelli non ne sborsa neanche mezzo. (37) Le servotte baciano i bambini e li palleggiano con trasporto quando a osservarle è un uomo; li mostrano invece con flemma se a osservarle è una donna. (39) L’uomo è capace delle opere più grandi quando ormai le sue energie spirituali vanno scemando, così come alle due del pomeriggio di una giornata di luglio, quando già il sole s'avvia a declinare, fa più caldo che in un meriggio di giugno. (41) Ognuno ha una forma di superstizione sua peculiare a cui s'ispira ora per scherzo, ora seriamente. Io sono spesso il suo ridicolo trastullo, o piuttosto sono io a trastullarmici. Le religioni positive sfruttano sottilmente quest’inclinazione insita nell’uomo. Un po' di superstizione ce l’hanno tutti quando non hanno ancora le idee chiare, e sicuramente un deista così perfetto come si trova nei manuali non è mai esistito. È una cosa impossibile. (42) Un uomo cosciente di essere una fragile creatura in balia del caso, diventa superstizioso e si rifugia nella preghiera, con tutto ciò che ne consegue. (43) È sorprendente fin dove arriva il senso comune. Qui vale lo stesso che per la vita normale: l’uomo comune raggiunge a piedi il luogo dove il distinto signore va con un tiro a sei. (44) Spesso i re credono che le azioni dei loro generali ed ammiragli siano dettate dal patriottismo o dalla smania di farsi onore. Tante volte, però, la molla delle grandi azioni è una ragazza che legge il giornale. (47)

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È frequente il caso di fioriture che non danno frutto, e non riguarda solo le piante. Capita anche ai nostri fanciulli che vanno a scuola: fioriscono che è una meraviglia, ma di frutti neanche l'ombra! (48) Oh, se si potessero educare i fanciulli incomprensibile tutto ciò che non è chiaro! (50)

a

trovare

Arieggiare una nazione è, secondo me, indispensabile per darle luce. Infatti che cos’altro sono gli uomini se non vecchi abiti? Deve penetrarvi il vento. Ognuno può immaginare la cosa come vuole. Io immagino ogni Stato come un guardaroba in cui gli uomini sono gli abiti; i potentati sono i signori che li indossano e a volte li spazzolano e li sbattono e, quando non servono più, ne bruciano le guarnizioni e buttano via il panno … (52) Se in un’isola lontana un viaggiatore venisse a contatto con una popolazione dalle case piene di fucili sempre carichi e sorvegliate di continuo, non sarebbe la cosa più logica per lui pensare d’esser finito in un covo di briganti? Ma nelle nazioni europee le cose vanno forse diversamente? Da ciò si può vedere come in genere la religione influisca ben poco sugli uomini che non riconoscono alcuna legge al di sopra di sé, o perlomeno quanto siamo ancora lontani da una vera religione … (53) È ottima cosa tornare a leggere ancora una volta i libri che altri hanno letto centinaia di volte, perché, se l’oggetto rimane identico, il soggetto è comunque diverso. (54) Frugando dentro vecchi libri con l'intento di cercare la verità, si può alle volte trovarvi una vena d'oro sfuggita ad altri, ma si rischia anche, certe volte, di sciupare in questo lavoro di estrazione 13 il tempo migliore della propria vita. (56)

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Avere vista corta e vista lunga si usa erroneamente in senso metaforico riferito a doti intellettuali: vista corta equivale qui a cecità. È chiaro invece che, nella realtà, anche i miopi vedono qualcosa che altri non vedono. (59) Al giorno d’oggi, in questi nostri tempi illuminati, il diavolo è davvero un povero diavolo. Quale può essere mai l’origine dell’espressione «povero diavolo»? 14 La si trova anche in altre lingue: poor devil, pauvre diable. (60) Una scena di vita carceraria sarebbe di sicuro effetto a teatro: i galeotti potrebbero accapigliarsi su come intendere la libertà e l’onestà. (67) Priestly 15 fa un’osservazione molto bella: «Lo stile più immaginoso è altrettanto naturale quanto quello semplice che adopera solo parole comuni: infatti, quando l’anima è nella condizione adatta, quelle immagini si affacciano alla mente con la stessa naturalezza di queste semplici parole». (70) Commovente sarebbe la descrizione di qualcuno che, diventato all’improvviso cieco durante la notte, al mattino è convinto sia ancora buio: afferra l’acciarino, Io batte, ma non ne vede uscire nessuna scintilla. (76) La vera arguzia sa sfruttare a proprio vantaggio cose lontanissime dall’oggetto, sì da indurre il lettore a pensare che non sia stato lo scrittore ad adattarsi all‘oggetto, ma l’oggetto allo scrittore. (77) Al giorno d’oggi, si annoverano fra i talenti dei mariti anche le belle mogli. (82) Per una persona che viene sotterrata viva, ne restano cento altre morte a penzolare sopra la terra. (83)

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«Non ti sembra che quella ragazza abbia un seno magnifico?» «Altro che! Ecco cosa intendeva Orazio con "bene praeparatum pectus" 16!» (84) Chi interpreta le profezie è spesso più importante del profeta stesso. (89) Aveva una particolare predilezione per le parole che di solito non figurano nei lessici. (90) Di scienza ne aveva divorata tanta, ma gli era andata come di traverso. (93) La cosa più importante tanto delle pecorelle spirituali della parrocchia quanto di quelle temporali della campagna resta sempre una: la lana. (94) Non mi pronuncio sul fatto che uno scampanìo contribuisca o meno alla pace dei morti. So solo che per i viventi è intollerabile. (103) Egli sapeva pronunciare la parola «succulento» in modo tale che, udendola, s’immaginava di dare un morso a una pesca matura. (109) Una volta rubati i suoi centomila talleri, da allora in poi, un tizio può andarsene per il mondo onestamente. (114) Aveva due occhi che, anche nei momenti di quiete, lasciavano intuire il suo spirito e la sua arguzia, così come in un levriero che riposa s’intuisce la destrezza nella corsa. (116) Suonerà ridicolo, ma è vero: se si vuol scrivere qualcosa di buono, occorre che anche la penna funzioni a dovere, in

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particolare che scriva in modo fluido, senza bisogno di premere troppo sul foglio. (129) Un grande vantaggio della scrittura è che le idee di un uomo, le sue parole possono giungere inalterate fino ai posteri. La tradizione invece prende qualcosa da ogni bocca per cui passa, e alla fine può presentare un fatto in modo tale da renderlo irriconoscibile. È in ogni caso una 'traduzione'. (130) Non è strano che i dominatori dell'umanità siano tanto superiori come condizione sociale ai suoi maestri? Da ciò si vede che animale servile sia l’uomo! (132) Ci fu un tempo a Roma in cui i pesci venivano allevati meglio dei figli. Noi alleviamo meglio i cavalli. È abbastanza strano però che chi addestra i cavalli a corte riceva un compenso di migliaia di talleri, e chi ne 'addestra' i sudditi – i maestri di scuola – sia ridotto alla fame. (133) A Genova non ci si può permettere di mostrarsi con la moglie per strada o in qualunque altro luogo pubblico. Qui il cicisbeismo 17 ha toccato la punta più alta, e un marito che non ne tenesse conto, diverrebbe lo zimbello di tutti e si esporrebbe ai peggiori insulti dei popolani. Forse si ha ragione di criticare tale costume, ma quest'ultimo trova una scusante nel sentimento. Vedere un uomo assieme a sua moglie fa venire strane idee. Li si squadra da capo a piedi, e intanto si fa ogni genere di pensieri, che invece non si fanno quando li si vede ognuno per conto suo. Vedersi passar davanti l'arcivescovo di Canterbury e signora, quanto meno non ne rafforzerebbe il prestigio episcopale, questo è certo! Ogni costume approvato da tutto uno Stato, ha sempre alla base qualcosa che si può, se non giustificare, perlomeno scusare. (134)

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A proposito dell’abitudine di fumar tabacco, l’esperto di statistica considera, ahimè, solo una cosa: il tabacco. Ma, Dio buono!, nessuno considera il piacere che si prova al termine di una lunga giornata di lavoro, tranquilli con la propria famiglia, nel veder bruciare le foglie aromatiche, mentre ci si prepara al breve riposo della notte e alla dura fatica che si rinnoverà l’indomani ... O ricchi, non guastate questo piacere al povero che se lo può permettere quell’unica volta, mentre voi potete cavarvi tutti gli sfizi che volete e variarli a vostro capriccio! (135) Nulla mi è più gradito del ricercare in che rapporto stiano con la mia ragione le mie pulsioni e ripulsioni: in altre parole, nulla mi è più gradito del prender coscienza di essere quello che sono nel mondo e del perché lo sia. Sono assolutamente convinto che tutta la nostra filosofia consista nell'aver chiara coscienza di ciò che noi siamo già per istinto. È davvero singolare che il cielo ci abbia accordato un così ampio margine di libertà!… (140) Come ci addolora, quando altri fanno una scoperta, non esserne stati noi gli autori, pur essendo stati a un passo dalla soluzione del nostro problema, 18 così ci addolora ancor più il non aver saputo esprimere a parole mille piccoli sentimenti e pensieri – veri pilastri dell'umana filosofia – che, a vederli espressi da altri, destano meraviglia. Un cervello istruito scrive fin troppo spesso le cose che scrivono tutti, e lascia indietro proprio quelle che saprebbe scrivere solo lui e che gli assicurerebbero fama immortale. (141) Io e me. Io sento me: sono due oggetti. La nostra filosofia fasulla è incorporata nella nostra lingua. Ci è praticamente impossibile fare un ragionamento senza incorrere in qualche errore. Non si considera che già il parlare, prescindendo dal suo oggetto, è una filosofia. Chiunque parli tedesco è un filosofo popolare, e la nostra filosofia accademica consiste

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nel porre limitazioni a quella popolare: tutta la nostra filosofia è una rettifica dell’uso linguistico, ergo la rettifica di una filosofia, anzi della forma più comune di filosofia. Solo che la comune filosofia ha il vantaggio di avere declinazioni e coniugazioni. Ergo noi insegniamo sempre la filosofia vera col linguaggio di quella fasulla… (146) Dell’idealismo 19 si hanno idee diverse nelle varie fasi della vita: da ragazzi, si sorride trovandolo senza senso; andando un po’ avanti negli anni, lo si trova garbato, spiritoso e accettabile. Se ne discute volentieri con chi per età e condizione è ancora nella prima fase. Negli anni maturi si giudica l’idealismo abbastanza acuto per punzecchiare se stessi e gli altri, ma in complesso degno sì e no di una confutazione e contraddittorio rispetto alla natura. Si ritiene che non valga la pena continuare a pensarci, essendo convinti di averci pensato già abbastanza. Ma, a un esame più attento e con una conoscenza più adeguata delle cose, l’idealismo acquista una forza davvero insuperabile: basta infatti solo considerare che, quand’anche esistessero oggetti fuori di noi, non potremmo sapere proprio nulla della loro realtà oggettiva. Comunque stiano le cose, noi siamo e rimaniamo sempre idealisti, anzi non possiamo assolutamente essere altro che questo. In effetti ogni cosa ci può essere data solo mediante una nostra rappresentazione. Credere che tali rappresentazioni e sensazioni siano provocate da oggetti esterni è a sua volta una rappresentazione. L’idealismo non è affatto confutabile, perché noi saremmo sempre idealisti anche se esistessero oggetti fuori di noi, visto che di tali oggetti non potremmo comunque sapere nulla. Come siamo convinti che le cose accadano fuori di noi senza il nostro intervento, così dobbiamo ammettere la possibilità che le rappresentazioni di queste abbiano luogo dentro di noi senza il nostro intervento. È senza alcun intervento da parte nostra, inoltre, che siamo diventati quello che siamo.

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La ragione per cui tanti non lo comprendono è che della «rappresentazione» abbiamo un concetto inesatto: la confondiamo con «sogno» e «fantasia»… Occorre prima di tutto accordarsi su ciò che s’intende per «rappresentazioni». Indubbiamente queste sono di diverso tipo, nessuna però ha in sé un chiaro segno della sua derivazione dall’esterno. Ma che significa «esterno»? Che cosa sono gli oggetti praeter nos? Che vuol dire la preposizione praeter? Essa è una pura invenzione umana: un nome per alludere ad una distinzione da altre cose che non definiamo «praeter nos». È tutto sensazione. (150) Conoscere oggetti esterni è una contraddizione: è impossibile per l’uomo uscire da se stesso. Quando crediamo di vedere degli oggetti vediamo soltanto noi stessi. Al mondo non possiamo conoscere propriamente nessun aspetto di alcunché, salvo noi stessi e le trasformazioni che avvengono nel nostro intimo. Altrettanto impossibile è – per usare un modo di dire comune – provare sentimenti per altri: noi nutriamo sentimenti solo per noi stessi. Questo principio suona duro, ma duro non è, se solo lo s’intenda rettamente. Non si ama né padre né madre né moglie né figli, ma solo le sensazioni di piacere che essi suscitano in noi. C’è sempre qualcosa che lusinga il nostro orgoglio e il nostro egoismo. Non è possibile altrimenti, e chi nega tale principio deve per forza averlo frainteso. Su questo punto però il nostro linguaggio non può essere filosofico, così come non può essere copernicano per quanto riguarda il cosmo. Nulla, a mio avviso, lascia trasparire con tanta forza la superiore intelligenza dell'uomo quanto il fatto che egli sappia scoprire perfino l'inganno che la natura ha voluto, per così dire, giocargli … (151) I liberi pensatori razionalisti sono agili corpi volanti sempre in avanscoperta nei territori dove da ultimo arriverà compatto anche il corpo borioso degli ortodossi. (152)

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… Una volta, in gioventù, ero a letto alle undici di sera perfettamente sveglio, infatti mi ero coricato proprio allora. Tutt'a un tratto mi colse un terrore del fuoco che riuscivo a malapena a dominare: mi pareva di avvertire nei piedi una sensazione di calore sempre più forte, come se ci fosse un fuoco vicino. In quell’istante cominciò a suonare la campana a stormo. L’incendio c’era veramente, non però nella mia camera, ma in una casa abbastanza distante. Se ben ricordo, non ho mai raccontato a nessuno quest’esperienza… (155) Se mai io dovessi dare alle stampe una predica, questa avrebbe come oggetto la capacità di far del bene che tutti noi abbiamo. Al diavolo la nostra esistenza quaggiù, se il bene potesse farlo solo l'imperatore! Nel proprio stato ognuno è imperatore. (156) Alla parola culto si dovrebbe dare un altro significato associandola non più all’andare in chiesa, ma esclusivamente al compiere buone azioni. (15) La tonsura del tempo e la corona civica della débauche intorno alle tempie. 20 (160) A quarantacinque anni ho cominciato a osservare i giorni più lunghi e quelli più corti dell'anno con una sorta d’interesse che era frutto sicuramente della mia età. Tutti i segni della caducità presenti nelle cose esterne per me erano pietre miliari della mia vita. Ed è diventata sospetta la stessa superiore saggezza – come amo chiamarla in questi anni – che consiste nel prender nota di tutto ciò. (170) O S S E R V A Z I O N I FI S I C H E E FI L O S O F I C H E Che cosa sono io? Che devo fare? Cosa posso credere o sperare? A questo si riduce tutta la filosofia ... (172)

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… L’invenzione di Montgolfier era già in mano mia! 21 (180)

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1 Accenno al progetto d’un viaggio in Italia insieme a Ljungberg, caldeggiato entusiasticamente da Lichtenberg, ma andato in fumo nel 1784: si veda lettera a Johann Gottwert Müller del 20 dicembre 1784 («Quando appresi la notizia, mi parve di svenire!»). Quanto alla radicata superstizione e al dissidio tra razionale e irrazionale che accompagnano il Nostro per tutta la sua esistenza, si veda fra l’altro J 249, dove egli arriva ad affermare: «Io sono molto superstizioso, ma non me ne vergogno come non mi vergogno di credere che la terra sia immobile: è il corpo della mia filosofia, e ringrazio Dio per avermi dato una mente in grado di correggere quest’errore». 2 Celeberrima formula winckelmanniana applicata qui alla natura: l’espressione ricorre anche nella lettera a Franz Ferdinand Wolff del 30 dicembre 1784 («die edle Einfalt der Natur»). 3 «a titolo di esercizio» (lat.). Lichtenberg è lucidamente consapevole della lacerante dicotomia tra fede e ragione a cui non riesce a sfuggire: in E 252 arriva a dire: «Ringrazio mille volte il buon Dio per avermi fatto diventare ateo». 4 Conoscenza dei nomi e della posizione delle costellazioni visibili a occhio nudo. (gr.) 5 Il testo tedesco ha il termine «Pappdeckel» che può indicare un cartone in genere oppure la copertina di cartone d’un libro. Il termine è usato un’altra volta da Lichtenberg in E 368 per designare un modello in cartone del sistema solare. 6 Johann Andreas Schernhagen di Hannover, fisico dilettante, morto nel 1785. 7 Benché quest'appunto, come tutti i Sudelbücher in genere, non fosse destinato alla pubblicazione, Lichtenberg evita per precauzione di fare il nome del figlio. Egli viveva con notevole disagio la propria condizione di convivente di Margarethe Elisabeth Kellner (tale convivenza si protrasse dal settembre 1783 all’ottobre 1789). Sintomatiche di tale disagio sono le parole che Lichtenberg scrisse ad Amelung il 26 marzo 1784: «Il racconto sulla Sua carissima moglie e sui Suoi figli m’ha deliziato. È triste il fatto che io viva in uno stato in cui non è permesso neppure di dire apertamente che si è capito quale felicità debba essere avere una moglie onesta e dei bravi figli.» Il figlio alla cui morte Lichtenberg accenna in modo tanto laconico dev’essere Karl Ludwig, che negli archivi della chiesa

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di S.Maria a Göttingen figura sotto il nome della madre, Kellner. E va identificato con Karl Gottlieb Kellner, battezzato due mesi prima a Eddigehausen, a 7 km a nord di Göttingen. Negli archivi di Bovenden si trova solo il nome della madre, Johanne Karoline Kellner, sicuramente un falso nome per Margarethe Elisabeth Kellner: si veda in proposito U.Joost, Lichtenberg-Jb 1988, p.228. 8 Si veda H 2. 9 Credenza nella capacità d’evocare gli spiriti che avrebbero alcuni uomini dotati di poteri eccezionali: sciamani, ovvero maghi o stregoni. Il nome «chaman» – voce uralo-altaica – è documentato in francese fin dal 1699, e dal francese è trasmigrato nelle altre lingue europee, sintomo, questo, d’un crescente interesse dell'Occidente per le culture orientali e per la storia delle religioni. Da buon illuminista, Lichtenberg non crede negli sciamani né negli sciamanismi. 10 La Nuova Accademia, terza fase di sviluppo della filosofia platonica (secoli II-I a.C.), caratterizzata in campo gnoseologico da un fondamentale probabilismo (Carneade sostiene che l’uomo deve cercare non il vero, che è inconoscibile, ma il verosimile). 11 Paul Jones (1747-1792), navigatore e avventuriero inglese. 12 G. sta per Göttingen. 13 Il pensiero è incentrato su una metafora legata al mondo delle miniere. Il testo originale ha «verkuxen», riportato nel DWB, Bd.25 s.v. come hapax lichtenberghiano con l'accezione: «im Bergbaue verschwenden», «dilapidare in azioni minerarie». Si è cercato di conservare la metafora dell'originale, con qualche inevitabile libertà. 14 L’espressione trae origine dal ruolo del gabbato che il diavolo aveva nelle leggende popolari: cfr. H. Paul, Deutsches Wörterbuch, Tübingen 1966, s.v. Teufel. 15 Joseph Priestley (1733-1804), pastore inglese di una comunità religiosa dissidente di Birmingham e insigne naturalista. Nel 1774 scoperse con Scheele l’ossigeno («aria deflogisticata»), l’ammoniaca e l’ossido di carbonio. Lichtenberg gli fece visita a Londra nel 1775. 16 Si veda Orazio, Carm, 2, 10, 14 ed. cit.: «L’animo preparato si conforta / di speranza nei giorni del dolore / e modera la gioia con l’attesa della sventura.» Assecondando il suo spirito bizzarro, Lichtenberg distorce parodisticamente la citazione oraziana e gioca sul doppio senso: «pronto

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ad ogni evenienza» diventa «prosperoso» e «pectus» viene assunto nel senso materiale di «seno femminile», anziché in quello figurato di «animo». 17 Cfr. B 180. Il fenomeno del cicisbeismo, tipicamente latino (vedi Parini, Il giorno), era al centro dell’attenzione dell’intelligenza europea del Settecento. Non c’è fenomeno del costume a cui l’illuminismo non applichi la morale spinoziana dell’intelligere. 18 Si avverte in queste parole un senso di profondo rammarico per aver sfiorato tante volte la grande scoperta, ad esempio negli esperimenti sull’elettricità atmosferica e con i palloni aerostatici. A proposito di questi ultimi, Lichtenberg scriveva all’amico Dieterich nella primavera del 1784: «Per scherzo ho detto in una cerchia di buoni amici che questa scoperta avrei potuto farla io». Il cruccio era sicuramente acuito dalla coscienza di non poter competere con i fratelli Montgolfier non già per colpa d’intuizioni inadeguate, bensì per mancanza di finanziamenti: non c'era nella Germania degli staterelli un’aristocrazia mecenate della scienza: i suoi esperimenti doveva pagarli di tasca sua. Si veda H 180. 19 Il concetto di idealismo si ricollega alla questione delle cose «fuori di noi». Per Lichtenberg esse esistono, ma noi non possiamo conoscere di esse se non ciò che è contenuto nelle nostre rappresentazioni mentali o idee. Si tratta quindi di un idealismo relativo, mille miglia distante da quello assoluto di un Fichte. Per il termine Idealismus, si veda anche L 811. 20 Lichtenberg dimostra un’attenzione ossessiva per i sintomi dell’incipiente vecchiaia: l’inizio di calvizie diventa nel suo linguaggio auto-irridente la «chierica del tempo», e le tempie grigie la «corona civica», ovvero il pubblico riconoscimento della débauche. Ritratto degno d'un autentico eroe della sregolatezza: Lichtenberg fu un 'devoto' di Bacco e Venere! 21 Cfr. H 141.

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QUADERNO IN CARTA DORATA (GH)1 inverno 1789 L'idea di pubblicare i pensieri scritti sui muri dagli ‘ospiti’ dei manicomi merita una seria considerazione. (40) I temporali fanno un gran bene alla morale: appianano liti familiari, perché la gente ha paura. Il sollievo che si prova all’idea che siano passati, e davanti allo spettacolo maestoso, ma tranquillo delle nubi che se ne vanno, allarga il cuore, ecc. (55) Le guardie di ronda a Göttingen fanno come i gatti: questi, quando hanno pigliato un topo, lo lasciano scappare e cercano di riacchiapparlo. In genere i gatti ci riescono, ma le guardie mai o quasi mai. (57) Un intimo senso di beatitudine – in qualunque cosa essa consista – nonché un proposito di fortificarmi mediante la virtù è il mio modo di essere grato verso l’Essere in cui e grazie a cui io esisto, sia Egli il Dio dei cristiani o quello di Spinoza 2. (58) La cosa migliore di tutte è tenere a portata di mano le verità più utilizzabili e aggiungerne sempre di nuove. Io, ad esempio, so una quantità di cose, ma queste non mi sono abbastanza familiari e non mi vengono in mente proprio quando ne avrei bisogno, specie nelle dispute accese. Come ovviare a questo inconveniente? (63) Non è possibile che i temporali siano un prodotto vulcanico, 3 che tutta l‘elettricità dell'aria provenga dalla terra e sia l'estate a favorire il suo passaggio indisturbato? (84)

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1 La denominazione adottata da W. Promies – Goldpapierheft (GH) – è dovuta al fatto che la copertina del quaderno è costituita da un pezzo di carta dorata. 2 Lichtenberg nutrì sempre un grande interesse per la filosofia di Spinoza, interesse che divenne un vero e proprio culto negli ultimi anni della sua vita. Significativa la lettera del 3 luglio 1786 a Ramberg, nella quale allude alla polemica sullo spinozismo sollevata da F.H.Jacobi con la pubblicazione dello scritto Über die Lehre des Spinoza in Briefen an den Herrn Moses Mendelssohn, incentrato sulla tesi della dichiarata fede spinoziana di Lessing. Lichtenberg riferisce all’amico Ramberg una discussione avuta con Lavater in visita a Göttingen sul tema scottante dello spinozismo e definisce Spinoza «un cervello straordinario». Dieci anni dopo confermerà tale giudizio, sia pure nel contesto di una serie di considerazioni inficiate dall’antisemitismo diffuso e radicato nella provinciale Göttingen: si veda L 661 («Hanno mai fatto qualche invenzione gli ebrei? L’unico ebreo intelligente è stato Spinoza, ma gli altri ebrei non l’hanno riconosciuto come correligionario, anzi volevano eliminarlo»). 3 Cfr. J 1437: «Wasser und Luft können vulkanische Produkte sein». («Può darsi che acqua e aria siano prodotti vulcanici.»)

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QUADERNO J : ANNI 1789-1793 Poiché la prima cosa che ci viene in mente è l'aspetto abituale di una cosa, puntare subito a ciò che non è né comune né usuale: sexus plantarum, sexus astrorum, acidorum et alcalinorum, etc. 1 (1254) Si potrebbe scrivere un buon articolo 2 sulla tattica degli animali, prendendo come esempio uno stormo di oche artiche, le larve di coccinella o il mio gregge di pecore. Per non parlar di certe specie di topi! Molti uccelli volano su e giù dagli alberi seguendo la linea ABC. Il passero a cui si dia la caccia, fuggendo, evita di seguire la linea retta AC. (1268) Le mucche e le pecore al loro passaggio seguono percorsi ondulati. (1269) È proprio vero, come ho sentito spesso dire, che i cani non sudano? e, se è vero, quale spiegazione fisiologica se ne può dare? (1270) I nervi ottici sono costantemente impegnati: quando sto a letto nell’oscurità più fitta, e per di più a occhi chiusi, quello che vedo non è un nero perfetto, ma mischiato sempre a un po’ di grigio. (1271) Dubitare delle cose a cui oggigiorno si crede senza sottoporle a un esame approfondito: questo è l’essenziale! (1276) Durante il grande gelo di questo mese di gennaio, avevo lasciato nella camera non riscaldata accanto allo stanzino una brocca che conteneva ancora un po’ di birra molto gassata. Mentre mi trovavo in sala, nella camera avvenne un

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forte scoppio: quando vi entrai, il turacciolo era saltato e una parte della birra colava dall’alto soffitto sotto forma di feccia; il resto, finito per terra, non era gelato. (1294) Dalle mosche volanti presenti nell'occhio si può vedere come l’humor vitreus si muova sensibilmente ogni volta che si volge attorno lo sguardo. (1311) Sexus electricitatum? ±

3

(1319)

Quando il 18 dicembre 1789, in preda al mio consueto mal di nervi, mi son turato gli orecchi con le mani, subito ho avvertito un netto miglioramento, non solo perché i disturbi dell’udito non si ripercuotevano più sul mio sistema nervoso, ma anche perché ho cominciato a pensare che il fastidioso ronzio agli orecchi fosse solo una mia impressione, e quindi, almeno in questo caso, il mio malessere non era reale. Da allora in poi non ho dato più tanto peso neanche ad altre sensazioni dolorose, traendone un indubbio beneficio. (1334) Ogni volta che ho una nuova intuizione o formulo una nuova teoria, dovrei sempre chiedermi: «Sei sicuro che sia poi così nuova come pensi?». È, questo, il monito migliore a non meravigliarsi mai di nulla. <Nil admirari> 4 (1341) Che l’orecchio sia un organo molto attivo, si vede già dal fatto che, se ad esempio si eseguono simultaneamente diversi pezzi musicali con strumenti diversi, io sono in grado comunque di ascoltarne uno a preferenza di altri, e lo stesso vale per le campane che suonano a distesa o per le riunioni in cui tante persone parlano tutte insieme. La funzione uditiva è certo molto più complessa di quella visiva: per non vedere più una cosa, è sufficiente distogliere lo sguardo da essa; per non udire più una cosa, invece, non serve volgere altrove l'orecchio… (1343)

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In un'altra cosa l’orecchio differisce notevolmente dall’occhio: riceve più impressioni dall’interno. Molto spesso vi si avverte un ronzio, anzi in caso di svenimenti, quando gli occhi si offuscano, fischiano gli orecchi: «caligare oculos, sonere auris, succidere artus» 5. Forse, da questo dipende la potenza della musica, del tuono e dell’artiglieria. (1344) … L’uomo comune sta su una barca con un po’ di viveri, in un mare da cui non si vede terra; dispone dei remi e delle proprie forze, ma non può rimanere a lungo in quella situazione, sicché ha assoluto bisogno della religione come stella polare. Ma quale religione? lo considero ogni religione come un complesso di motivazioni artificiose cui si è conferito d’autorità quel credito che altrimenti gli mancherebbe … (1351) … Non solo la riflessione silenziosa, ma anche lo scrivere appunti aiuta molto l’espressione e permette di dare un’impronta di originalità anche a pensieri imparati a memoria. (1352) Che la musica favorisca la crescita delle piante in genere, o invece ne esistono alcune dotate di senso musicale? (1358) Cercar di vedere in ogni cosa quello che nessuno ha mai visto o pensato! (1363) … In una giornata nuvolosa, chi mai crederebbe che la luce e i bei colori dei fiori d’un giardino abbiano origine da una palla sospesa nel cielo a 21 milioni di miglia da noi? (1379) Tra le creature che si muovono intorno al Sole attraverso il mare dei cieli, la nostra Terra è la torpedine (la Terra elettrica). 6 (1406)

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… Si può affermare con certezza che non c’è al mondo poesia degna di questo nome in cui il primo verso sia stato composto per primo. (1422) Il 30 luglio ('90) ho osservato di persona nel mio giardino 7 che, durante l’accoppiamento delle mosche, il maschio sta sotto, o forse è la femmina a spingere la bocca dell’utero contro il corpo del maschio. L’ho notato per la seconda volta con assoluta certezza il 23 agosto. (1431) Quando la sera del 27 agosto 1790 il villaggio di Hetjershausen 8 era sepolto in un banco di nebbia rischiarato appena dal sole e aveva l’aspetto d’un minerale di barite a creste di gallo, nessuno avrebbe detto che là sotto degli esseri umani potessero vivere tranquilli, fumare tabacco e fare l’amour. (1453) Più a lungo dura il mondo, e più scoperte si faranno – diceva già Meister. È come un fuoco che si propaga. L’effetto predispone nuove cause. (1516) Come perveniamo all’idea del fuori di noi? Perché non crediamo che tutto sia in noi e in noi abbia luogo? E che dire del concetto di distanza in genere? Ciò sembra molto difficile da spiegare. Si arriva al punto di porre fuori di noi quello che è ed ha luogo in noi: la variazione dell’immagine sulla retina. Eppure una puntura o un dolore all’occhio li localizziamo subito nell’occhio stesso. (1532) La parola «difficoltà», l’uomo di scienza non neanche sapere che esiste. Alla larga da me! (1534)

deve

Il fatto di credere che il nostro agire sia libero, mentre in realtà siamo macchine, non potrebbe rappresentare anch’esso una forma d’intelligenza? (1538)

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Non c’è nulla che corrisponda per il suono a ciò che per il colore è il nero. Il silenzio della morte si potrebbe definire nero. La pausa è nera. (1543) Gran parte della genialità sta nella dote di saper mettere a frutto tutti i casi della vita a vantaggio proprio e della scienza. Così fece Franklin con le mosche affogate nel madera. 9 (1547) L’uomo è un essere che ricerca le cause, e «ricercatore di cause» lo si potrebbe definire nel sistema degli esseri pensanti. Forse altri esseri immaginano le cose in termini diversi, per noi inconcepibili. (1551) Definisco grande chiunque abbia fatto esperienze intense di vita, pensiero e letture e, in ogni sua iniziativa, e quindi anche in ogni libro che scrive, sappia raccogliere e sfruttare al massimo tutte queste sue esperienze, rappresentando ogni cosa con così plastica evidenza, che nessuno può fare a meno di vedere le cose come le ha viste lui. (1559) Le candele di cera, quelle di sego e le lampade sono state notevolmente perfezionate, benché ancora non si conosca come sia mai possibile che facciano luce. (1573) Ogni sera chiedersi seriamente che cosa si è appreso di nuovo durante il giorno. (1619) Se l’intelligenza è osservatrice, l’arguzia è creatrice. (1620) … Chi va in cerca di erbe officinali, non deve seguire la strada maestra: oggi bisogna saltare le siepi, se si vuol trovare cose nuove. 10 La nostra fisica convenzionale è come un campo attraversato da tante viottole. Chi le segue solo queste, non farà molte scoperte. (1633)

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Non mi meraviglio dei venti, ma delle bonacce. (1642) Se sono forte in qualcosa, lo sono sicuramente nello scoprire analogie e, con esse, spiegare quello che per me non ha misteri … (1646) Veder nero non significa non veder nulla. Chi non ha occhi, non vede tutto nero intorno a sé, ma semplicemente non vede affatto. Il nero quindi viene in certo qual modo visto o percepito: è una sensazione di silenzio riguardante un senso che per funzionare ha bisogno della luce. (1651) Ricercare nel grande tutto ciò che si osserva nel piccolo, e viceversa. Ad esempio, quello che fa o dice il bambino, lo fa di sicuro anche l’uomo adulto in cose in cui è e rimane un bambino: noi infatti siamo solo bambini con qualche anno in più … È vero, noi non picchiamo più il tavolo contro cui andiamo a sbattere, 11 ma per altri colpi, affini pur sempre a questi, abbiamo inventato la parola «destino», per poter incolpare quest’ultimo dei nostri mali. (1666) Ci sarà mai qualche essere in grado di sapere esattamente che cosa ne sarà di noi dopo la morte, con la stessa certezza con cui so, ad esempio, che il corpo del cane da me ucciso marcirà? (1668) Visto che, quando ho una nuova intuizione, prendo tanto coraggio, bisogna che mi prefigga di analizzare il più possibile ogni cosa per trovare qualche spunto originale. Raramente fallisco, se m'impegno. (1708) Se grilli e cavallette producono davvero con le ali il loro cosiddetto «canto», mi meraviglio proprio che l’arte non abbia fatto ancora niente per imitarli. Inventare nuovi strumenti musicali. (1709)

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Se si volesse riprodurre in piccolo il Mediterraneo, rischieremmo di vederlo prosciugare in una calda giornata di sole. Trarne deduzioni per modelli ed esperimenti in genere su piccola scala. (1719) Richter 12 una volta mi ha detto: «I medici non dovrebbero dire: "Quello l’ho guarito io!", ma "Quello non m’è morto!"». Anche in fisica, invece di dire: «Ho spiegato», si potrebbe dire: «Per questo fenomeno ho indicato delle cause di cui non è possibile dimostrare l’assurdità». (1827) Il nostro secolo dovrebbe chiudersi con il ritiro totale delle acque del mare. Ma non credo ancora che siamo alla fine del mondo. Si tratta soltanto di un momento di stasi. (1837) È di grande conforto nello studio, almeno per me, afferrare con tale chiarezza tutto ciò che si legge da poterne fare un uso personale, o addirittura aggiungervi del proprio. A questo punto, si è tentati di credere che si sarebbe potuto scoprire tutto da soli, e questo ci dà nuova Iena. È anche vero che nulla è più scoraggiante del senso di superiorità che trova espressione nei libri. (1855) Alle comuni considerazioni degli uomini sull’Essere che ha creato il mondo si mescola, a quanto pare, un mucchio di pie assurdità che non hanno nulla a che vedere con la filosofia. L’esclamazione:«Quale Essere sarà mai stato quello che ha creato tutto questo?!» non è molto meglio dell’altra:«Che miniera sarà mai stata quella in cui hanno trovato la luna?!». 13 Prima di tutto, infatti, sarebbe il caso di chiedersi se il mondo sia stato creato, e in secondo luogo se l’Essere che l’ha creato sia in grado di fabbricare un orologio d’ottone a ripetizione: in altre parole, di fondere l’ottone, forgiarne lamine, tagliarne le rotelle e limarle. Io non lo credo: solo l’uomo è capace di fare ciò, e un uomo più perfetto escogiterebbe ancora congegni d’ogni tipo, ma, se

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il nostro mondo è stato creato, a farlo fu un Essere che non ha termini di confronto con l'umanità, così come la balena non c’entra un bel niente con le allodole. Perciò non mi meraviglio mai abbastanza quando illustri personaggi affermano che in un’ala di mosca è racchiusa una sapienza maggiore di quanta non ve ne sia nel più ingegnoso degli orologi. Tale massima dice semplicemente che le ali di una mosca non si possono fare al modo stesso in cui si fanno gli orologi. Ma neppure gli orologi a ripetizione si posson fare al modo stesso in cui vengono fatte le ali di una mosca… (1856) «Lasciamo le cose come stanno» 14 è il titolo di un celebre libro di dottrina cattolica ultramontana 15 che tratta il tema dell’inflessibilità della chiesa cattolica fin nelle minime questioni disciplinari. (1870) Una persona brillante ma superficiale impara a fondo poche cose, ma di queste poche fa il miglior uso possibile, uso che invece un dotto meno brillante, ma più profondo non è in grado di fare del proprio sapere. (1872) Chi reputa vuoto lo spazio senz’aria, incorre nell’errore della gente comune quando parla di bicchieri e vasi vuoti. Veramente lo sbaglio degli scienziati è ancor più grave di quello della gente comune, perché – stando al modo in cui questa lo intende – vuoto è un concetto puramente relativo. (2066) Che cosa abbiamo fatto? Che cosa stiamo facendo? Che cosa ci resta ancora da fare? (2076) Tutti coloro che hanno scritto contro l’effetto del fuoco nella formazione della crosta terrestre, disputano in genere più contro l’incendio che contro il fuoco. L’azione del fuoco può arrivare all’estremo senza bisogno di tale incendio. Nel nostro corpo il fuoco è sempre attivo, pur senza bruciare. (2096)

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Per trovare il peso dell’anima, qualcuno ha proposto di mettere un moribondo sopra una bilancia. La gravità negativa dell’anima. Verificare sugli animali se aumentino di peso quando si trasformano in calcare o in terra. (2098) Le cose che vediamo in natura rappresentano non già parole, ma solo iniziali di parole, e quando poi vogliamo leggerle, scopriamo che le parole ‘nuove’ sono a loro volta semplicemente iniziali di altre parole. (2154)

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1 Questo linguaggio antropomorfo si rifà al naturalista svedese Carlo Linneo (1707-1778). Cfr. J 1319. 2 L’articolo fu redatto per il Göttinger Taschen Kalender da F.Meyer nel 1792 (pp.116-128). 3 Cfr. J 1254. 4 Massima oraziana (Epist. I, 6,1, ed. cit.) assai cara a Lichtenberg, il quale la cita anche altrove. Orazio dice testualmente:«Non stupirsi di niente mai, Numicio, / forse è l’unica via per poter essere / e restare felici». 5 Citazione da Lucrezio, de rerum natura, III,156: «la vista oscurarsi, le orecchie fischiare, le membra mancare» (trad.O. Cescatti, Milano 1975). 6 Con fantasia poetica la Terra è vista come il «pesce elettrico» del sistema solare. 7 Il giardino suburbano lungo la Weender Landstraße, di proprietà dell’amico Dieterich. Lì nel 1787 Lichtenberg prese in affitto una casetta, dove cercava rifugio dal trambusto della città. 8 Paese ad ovest di Göttingen. 9 Lichtenberg riferisce per esteso l’episodio relativo a Franklin nel Göttinger Taschen Calender 1793, p.149-151: «È noto che Franklin una volta, nell’aprire una bottiglia di madera che aveva portato con sé dall'Inghilterra, vi trovò dentro delle mosche affogate. La maggior parte delle persone le avrebbe gettate via. Ma lo spirito d’osservazione, genio tutelare delle vere scienze naturali, non è mai venuto meno in quest’uomo straordinario, neppure al momento di aprire una bottiglia di vino. Raccolse le mosche, le pos ò su di un setaccio fine e le espose al sole. Dopo qualche tempo esse rinvennero tutte tranne una. Mi proposi di ripetere l’esperimento, ma, prima di far compiere a un paio di mosche un tour attraverso la Germania con tutte le spese che ciò avrebbe comportato, volevo fare la prova se fossero in grado di superare la morte nel madera anche senza bisogno di un viaggio. Perché, — pensai — se non tornavano in vita così, tanto meno l’avrebbero fatto se avessero trascorso otto giorni su una carrozza tedesca. Ebbene, il 27 agosto affogai dodici mosche domestiche, un moscone azzurro e, quando erano già immersi, aggiunsi una vespa, in una mezza bottiglia da un quarto che era stata riempita di madera fin oltre la metà, la tappai e la lasciai in una casetta

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fuori porta dentro un armadio chiuso. Il 4 settembre, quindi otto giorni dopo, con un sole caldo che era un piacere, estrassi gli insetti, li distesi su carta emporetica sottile e li esposi al sole. Questo avveniva verso le nove del mattino, ma, benché li lasciassi in questa posizione per tutto il giorno, non ne tornò alla vita neanche uno. Non so sia colpa di qualche atto maldestro da parte mia, o se fosse semplicemente perché le mosche non sopportavano il madera di Göttingen. In Germania le cose sono ancora in alto mare per quanto riguarda la rianimazione degli annegati». Un cenno all’esperimento fallito è anche in Staatskalender 208. 10 Si noti l'analogia con J 1331, una massima che contiene l’esortazione:«Verlasse hier einmal die LandstraBe» («Lascia una buona volta la via maestra!»). Cfr. anche K 312. 11 Nella stessa formulazione il pensiero ritorna in L 798. 12 August Gottlob Richter (1742-1812), professore di medicina e chirurgia a Göttingen. Curò Lichtenberg durante la sua malattia. 13 Spunto polemico contro la dabbenaggine umana che di fronte alle cose si pone con un atteggiamento ascientifico, fanciullescamente antropomorfo e credulone. 14 Opera anonima edita nel 1787. Il sottotitolo era: «Dissertazione sulla mutabilità poco intesa dai più della disciplina ecclesiastica». 15 Perfettamente ligia ai dettami della chiesa in materia disciplinare e dogmatica.

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QUADERNO K: ANNI 1793-1796 O S S E R V A Z I O N I GE N E R A L I Oggetto di studio per me è stata la mia ipocondria 1. Ci ho messo tutto il mio impegno! (22) L’ipocondria, per me, è propriamente una capacità di assorbire da ogni caso della vita – qualunque esso sia – la maggior quantità possibile di veleno ad uso personale. (23) Per la prima volta ho capito che stavo diventando vecchio dal calo della mia memoria, ora da me giustificato con lo scarso esercizio della stessa, ora invece deplorato come conseguenza dell'incipiente vecchiaia. Per tutta la vita ho provato simili ondate di paura e di speranza. (24) Un grosso errore da me commesso durante i miei studi giovanili è stato quello di abbozzare troppo in grande il progetto dell'edificio della mia vita. La conseguenza è che non ho potuto terminare la costruzione del piano superiore, anzi non sono riuscito neppure a provvedere alla copertura. Alla fine mi son visto costretto ad accontentarmi di un paio di piccole mansarde discretamente rifinite, ma non sono riuscito a impedire che, in caso di maltempo, mi piovesse in casa. Non sono l’unico a cui è capitato! (25) Il procrastinatore, ovvero colui che rimanda dall’oggi al domani: soggetto per una commedia tagliato su misura per me. Rimandare dall'oggi al domani è da sempre il mio difetto più grave! (26) Leggo con molto piacere i salmi di David: ne arguisco che un uomo come lui, in certi momenti, dovette provare le

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stesse cose che sto provando io, e quando vedo che, passato il grande dolore, egli torna ad esprimere gratitudine per la propria salvezza, allora mi dico: «Verrà forse un giorno in cui potrai farlo pure tu!». È un sollievo vedere come un grande uomo di condizione elevata fosse in uno stato d'animo non migliore del nostro, e tuttavia, a distanza di millenni, si continui a parlare di lui e a trarne motivo di conforto. (27) Nei miei anni universitari godevo di troppa libertà e, ahimè, avevo idee alquanto esagerate sulle mie attitudini, sicché rimandavo ogni cosa all'indomani, e questo è stato la mia rovina. Negli anni 1763-65 avrebbero dovuto esortarmi a dedicare come minimo sei ore al giorno allo studio delle discipline più dure e severe (geometria superiore, meccanica e calcolo integrale). Avrei potuto fare molta strada … Siccome però ho praticato una certa osservazione di me stesso, potrò forse nel breve tempo che mi rimane da vivere rendermi utile agli altri dicendo loro con chiarezza ed efficacia cosa non devono fare. (28) Oh, mi ricordo ancora molto bene come al sorgere del sole avrei voluto, e dovuto, provare qualcosa, e non provavo nulla … La sensibilità è venuta soltanto quando ero in là con gli anni, e con intensità particolare dopo il 1790, quando ho assistito con maggior frequenza al sorgere del sole. Portavo impressi in cuore gli amici scomparsi, specie quelli morti di recente, e inoltre mia moglie e i miei figli. Spesso ho pianto a calde lacrime e ho piegato le ginocchia. Oh, se fossi capace di dare maggior costanza ai miei propositi! Ma, se non ci riesco, ciò è imputabile a debolezza fisica, non a volubilità, anche se mi rincresce molto che il mondo attribuisca, forse, a un carattere instabile quello che invece è dovuto a salute precaria. (29)

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Magari potessi aprire nella mia testa dei canali per favorire il traffico interno tra le idee che ho in serbo! Ma eccole lì abbandonate a centinaia senza nessuna utilità. (30) Paragonare costantemente la mia età all'età degli autori di cui sto leggendo la biografia, come ho fatto fin da giovane, è perfettamente consono alla natura umana. (31) Io sono straordinariamente sensibile ad ogni rumore superiore al normale, ma questo non mi fa più nessuna impressione negativa, se ha una ragione precisa. (32) Quando un tempo cercavo di pescare nel mio cervello qualche idea o ispirazione, prendevo sempre qualcosa. Ora i pesci non affioran più come allora: cominciano a fossilizzarsi sul fondo, e per estrarli devo scavare. A volte li recupero allo stato di frammenti come i fossili di Bolca 2 e li ricompongo solo in parte. (33) Gli uomini si lamentano al minimo dolore, e si rallegrano di rado quando non lo provano. Io non rientro in quest’ultima categoria: ogni volta che non sento dolore – come mi accade di tanto in tanto quando mi corico – provo una felicità così profonda da versare lacrime di gioia, e questa tacita riconoscenza per il mio amorevole Creatore mi dà una pace ancora più grande. Ah, poter morire così! (34) È stata una strana fantasia di… 3 immaginare un essere così gigantesco da trovarsi con un fianco sotto il polo e con l’altro sotto l’equatore. Che vita triste! Eppure, a volte, mi son trovato veramente ad avere la parte superiore del corpo sudata e i piedi ghiacciati. 4 (36) Più volte ho subìto critiche per errori da me commessi, che il mio critico non commetteva solo perché non aveva né forza né spirito sufficienti. (37)

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Un tempo il mio cervello annotava ogni cosa che vedevo o udivo. Ora non registra più nulla, ma lascia tutto a me. Chi è questo io? Io e chi scrive non siamo un’identica persona? (38) Spesso sono stato parco di osservazioni, in altre parole le ho tenute in serbo per il futuro senza mai spenderle volentieri. In tal modo più d’una, forse, non è venuta alla luce. (39) Il ricordo di mia madre 5 e della sua virtù è diventato per me quasi un cordiale che bevo con ottimi effetti quando rischio di mettere un piede in fallo. (41) In passato, all'idea di andare a un funerale notturno 6, provavo una gioia tale che, per tutta quella giornata, dal gran piacere spendevo in dolciumi il poco denaro che avevo. (42) Dopo la malattia che mi ha colpito nel 1789, ho acquisito la sciagurata capacità di assorbire da ogni cosa che vedo o sento un veleno, non destinato a nessun altro che a me stesso. 7 Par quasi che la mia coscienza morale, che ad uomini ben strutturati consente di trarre profitto, serenità e piacere da ogni cosa, avesse in me assunto l’aspetto opposto, come nel caso dei mulini a vento, quando una raffica improvvisa li investe distruggendo tutto. Che rimedio si può mai trovare? Com’è possibile abituarsi a vedere in ogni cosa solo il lato migliore, aspettarsi solo cose buone, nutrire più speranza che timore e, beninteso, far sì di aver motivo più di sperare che di temere? (43) Quando, a volte, in un vecchio quaderno di appunti leggo qualche mia felice intuizione, mi domando come sia potuta diventare tanto estranea a me e alla mia concezione del mondo, e ne provo lo stesso piacere che proverei se ad averla fosse stato uno dei miei antenati. (44)

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Nei suoi Briefe über verschiedene Gegenstände aus der Naturlehre , 8 vol.2, p. 228, Eulero sostiene che tuoni e folgori ci sarebbero anche se non esistesse alcun essere umano che potesse esser colpito dal fulmine. È un’espressione molto comune, ma devo confessare che per me non è stato facile coglierne il significato. Ho sempre l’impressione che il concetto di essere sia qualcosa di mutuato dal nostro pensiero e che, se non ci fossero più creature sensibili e pensanti, non esisterebbe più nulla. Per quanto possa suonare ingenuo, e io rischi di rendermi ridicolo affermando pubblicamente una cosa del genere, pure considero la capacità di fare una tale congettura come uno dei massimi privilegi e, in verità, una delle doti più singolari della mente umana … (45) Nulla in tutto il mio agire m’indispettisce più del fatto d’esser costretto a vedere il mondo come lo vede l’uomo comune, quando so con certezza scientifica che tale modo di vedere è falso. (46) Dove la cautela era inutile, io ne avevo; dove invece sarebbe potuta tornare utile, prevaleva in me la sventatezza. «Il tempo è buon consigliere!» pensavo, e non facevo nulla. Un carattere, questo, che è molto più comune di quanto non si creda. (47) Ah, bei tempi quelli in cui ancora credevo a tutto ciò che mi giungeva all'orecchio! (50) Ah, quante volte mi sono confessato con la notte sperando che mi assolvesse, ma mi son visto negare qualsiasi assoluzione ! (51) Non riesco a liberarmi dal pensiero che, prima di nascere, ero come morto, e con la morte ritornerò a quella condizione. Sotto certi aspetti è una fortuna che quest’idea non si possa chiarire. Quand’anche l’uomo riuscisse a

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risolvere tale mistero della natura, sarebbe decisamente contrario all’interesse di quest’ultima, se egli fosse in grado di dimostrarlo. Morire e tornare alla vita col ricordo della propria esistenza anteriore, equivale nel nostro linguaggio a riaversi da uno svenimento; risvegliarsi invece con altri organi che devono ancora svilupparsi, è ciò che chiamiamo «nascere». (54) Nulla ci fa invecchiare più in fretta del pensiero, sempre presente, che si sta invecchiando. Lo verifico proprio su me stesso: rientra anche questo nel mio processo di autoavvelenamento. 9 (55) La mia salute è per me come l’acqua per i mugnai: devo sempre raccoglierla all’aperto per almeno due giorni alla settimana, per poter macinare negli altri cinque. (57) In certi momenti ho bisogno anch'io che mi puliscano lo stoppino come si fa con una candela di sego, se non si vuole che cominci a fare fumo. (58) In vita mia ho avuto tanto onore immeritato, che, per una volta, posso sopportare un blâme 10 immeritato. (60) È sorprendente quale gamma variata d’informazioni ci offra la nostra struttura mentale, dal più oscuro presentimento fino alle più chiare conoscenze dell’intelletto. Analizzarla è una delle mie attività preferite … (63) Pochissimi hanno meditato come si deve sul valore del non essere. Con l'espressione «non essere dopo la morte» io mi figuro lo stato in cui ero prima che nascessi. Non si tratta propriamente di apatia – questa infatti la possiamo ancora provare –, ma del nulla assoluto. Se mai io mi venga a trovare in questa condizione, – per quanto i termini io e condizione siano qui affatto impropri – sarà, credo, qualcosa che corrisponde perfettamente alla vita eterna. Trattandosi

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di esseri sensibili, il contrasto non è tra essere e non essere, ma tra non essere e beatitudine suprema. Io credo che ci si trovi ugualmente bene nell’uno come nell’altro stato. Essere e stare a vedere, agire seguendo i dettati della nostra ragione: questo il nostro dovere, visto che col pensiero non possiamo abbracciare il Tutto. (66) Le cose più strane raramente restano a lungo inspiegate: quelle inspiegabili, di solito, strane non sono più e, forse, non lo sono mai state. (67) L’intelletto afferra molto bene la teoria; il giudizio decide sulla sua applicazione. Quest’ultimo fa difetto a moltissimi uomini, primi fra tutti i massimi dotti e teorici. (68) Già parecchi anni fa, ho pensato che il nostro mondo sia opera di un essere inferiore, e non riesco ancora a cambiare idea. È follia credere che sia impossibile un mondo dove non esistano malattia, dolore e morte. Così ci si immagina il paradiso! Parlare di un periodo di prova, di una graduale purificazione, significa avere un’idea molto umana di Dio, ed è puro vaniloquio. Per quale ragione non dovrebbe esserci una scala di spiriti che arriva fino a Dio? Il nostro mondo non potrebbe esser opera di uno di questi spiriti che non sapeva ancora fare il suo mestiere, e quindi un semplice esperimento? Intendo il nostro sistema solare o l’intera nostra nebulosa terminante con la Via Lattea. Forse le nebulose viste da Herschel 11 non sono altro che saggi inviati a noi o prove a cui si sta ancora lavorando. Quando penso alla guerra, alla fame, alla miseria e alla peste, mi riesce impossibile credere che tutto ciò sia opera d’un Essere dotato di somma sapienza … (69) Se si considera la natura come maestra e noi poveri uomini come suoi scolari, si nutre una ben strana idea del

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genere umano: secondo tale idea, siamo tutti quanti presenti a una lezione, abbiamo i princìpi indispensabili per capirla, ma diamo retta più alle chiacchiere dei nostri compagni che alla spiegazione della maestra. Se uno accanto a noi prende appunti, copiamo da lui, gli ‘rubiamo’ cose che, forse, neanche lui ha capito chiaramente, per aggiungervi di nostro qualche errore d'ortografia o di pensiero. (70) Per ogni grado del sapere sono di moda princìpi, che – noi non ce ne rendiamo neanche conto – appartengono alla sfera del mistero, senza alcun altro sostegno se non quello della fede. Noi ce ne serviamo, pur ignorando donde venga la certezza con cui ci affidiamo ad essi. Il filosofo ha princìpi analoghi, né più né meno dell’uomo comune con la sua convinzione che l’acqua debba scorrere sempre in discesa per la semplice ragione che, secondo lui, non potrebbe mai scorrere in salita. (71) Le prerogative della bellezza differiscono sostanzialmente da quelle della felicità: perché in questo mondo possiamo godere i vantaggi della bellezza, è necessario che altri ci credano belli; questo non vale affatto per la felicità: è del tutto sufficiente che siamo noi a crederci felici. (72) … Il verbo «pensare» andrebbe usato in forma impersonale come il verbo «lampeggiare». 12 Dire:«cogito» è già troppo, non appena lo si traduce con «io penso». Ammettere l’io, postularlo è un’esigenza pratica. (76) L’incapacità di apprendere qualsiasi cosa da vecchi è connessa strettamente al fatto che da vecchi non si è più disposti a lasciarsi comandare a bacchetta. (82) Nessuno può dire fin dove arrivi l’antropomorfismo 13, assumendo tale termine in tutta la sua estensione. Mentre alcuni si accaniscono contro i morti, riesumano e profanano cadaveri, c’è chi, al contrario, ha compassione di semplici

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oggetti inanimati: qualcuno si è addirittura impietosito alla vista del suo orologio di casa che si era fermato per il freddo. Questo proiettare sulle cose i nostri sentimenti è diffuso dappertutto in forme così varie che non è sempre facile distinguerlo. Forse il pronome l’altro nella generalità dei suoi usi ha origine analoga. (83) Visto che in sogno si scambiano così spesso le proprie obiezioni per quelle di un altro, discutendo ad esempio con qualcuno, mi domando come ciò non accada tanto spesso in stato di veglia. Quest’ultimo dunque sembra consistere soprattutto nella capacità di distinguere in modo netto e regolare tra ciò che è in noi e ciò che è fuori di noi. (85) … Perché dorme l’uomo? Mi pare che il sonno sia una sorta di riposo per il pensiero. Se un uomo non si strapazzasse fisicamente, ma attendesse a bell’agio ai propri affari, finirebbe tuttavia con l’aver sonno. Questo è, come minimo, un segno palese che da svegli si spende più di quanto non si guadagni, e tale scompenso, come l’esperienza insegna, non si può colmare in stato di veglia. Che significa questo? Cos’è l’uomo quando dorme? È un puro vegetale: dunque il capolavoro della creazione 14 deve in certi momenti diventare un vegetale per poter rappresentare tale capolavoro un certo numero di ore al giorno. Qualcuno ha mai considerato il sonno come una condizione che ci collega ai vegetali? La storia comprende solo narrazioni su uomini in stato di veglia: quelle relative a chi dorme sono forse meno importanti? In quei momenti, naturalmente, l’uomo fa ben poco, ma proprio allora uno psicologo sveglio avrebbe da fare più che mai. (86) Per essere contenti, anzi allegri a questo mondo, l’unico requisito è avere una visione superficiale delle cose; diventando più riflessivi, si diventa anche più seri. (90)

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Se tanti uomini eccezionali che conoscevamo di fama ci appaiono meno grandi vedendoli di persona, ciò deriva per lo più, o addirittura sempre, dal fatto di scoprire che essi hanno l’aspetto di comuni esseri umani. (91) Ogni villaggio ha la sua piramide: il campanile della chiesa. Con tutte le piramidi dei villaggi tedeschi si potrebbero innalzare quelle d’Egitto. Perché si costruisce così in altezza? Solo per le campane, no davvero! A creare tanto queste piramidi quanto quelle d’Egitto è stata sempre la vanità intrecciata alla religione o, forse, alla superstizione. (93) Ho conosciuto un garzone mugnaio che si toglieva il berretto davanti a me solo se era con il suo asino. Per molto tempo non sono riuscito a darmene una spiegazione. Alla fine ho scoperto che egli riteneva umiliante la compagnia dell’animale e voleva essere da me commiserato. Con ciò pareva intendesse eludere il benché minimo confronto tra sé e il suo compagno. (95) Non aver studiato una cosa è senz’altro meglio che averla studiata superficialmente: infatti il semplice senso comune, nel giudicare, non manca il suo bersaglio come invece fa la ‘mezza cultura’. (98) … L’espressione «libertà illimitata» è una contraddizione. Se l’uomo ha ricevuto una libertà limitata a un certo orizzonte, anche questo è a sua volta un meccanismo, e si tratta pur sempre di una libertà paragonabile a quella di un uomo che spinge coi piedi la ruota di una gru idraulica. Credo che, nel momento in cui l’uomo entra a far parte della grande catena, non sia più libero. Non è nemmeno consapevole di agire. (99 … Se Dio rendesse noti i segreti degli uomini, il mondo non durerebbe a lungo … (100)

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Nel nostro agire morale ci sono dei comportamenti sbagliati che adottiamo senza tener conto delle loro conseguenze nocive, così come fumiamo tabacco senza pensare che nuoce alla salute. (101) Molti di quelli che ridono del traffico d’indulgenze nella chiesa cattolica, sono i primi a praticarlo quotidianamente. Quanti uomini d’animo meschino sono convinti d’esser riconciliati con il cielo se fanno l’elemosina! Io ho sentito perfino gli uomini più malvagi, i più scellerati oppressori del merito e dell’innocenza giustificarsi dicendo di aver fatto del bene ai poveri. Ma non era, questo, un vitae tenor 15, era solo una cosa improvvisata. Un paio di lastre di vetro non fanno ancora un palazzo. (193) Se solo la decima parte della religione e della morale contenute nei libri fosse nei cuori! Ma le cose vanno quasi sempre così: la maggior parte della saggezza umana, appena venuta alla luce, è messa a dormire negli scaffali delle biblioteche … (104) Fare un voto è una colpa più grave che infrangerlo. (105) Prima di biasimare qualcuno, andrebbe sempre verificato se non sia possibile trovargli una scusante. (106) L’uomo ama la compagnia, foss’anche solo quella di una candela mangiafumo. (107) … Le persone d’intelletto hanno in odio l’adulazione comune, non potendo non sentirsi umiliate dalla credulità loro attribuita dagli sciocchi che le adulano. Odiano dunque l’adulazione comune semplicemente perché questa per loro non è adulazione. Stando alla mia esperienza, sono convinto che non ci sia una grande differenza tra gli uomini. La vita è tutto un baratto. Ognuno ha la propria 'moneta' con cui vuol esser

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pagato. Ricordiamoci dei chiodi di ferro di Otaheite 16: le nostre belle donne dovrebbero essere pazze per dare tanto valore a dei semplici chiodi di ferro! Noi diamo valore ad altri ‘chiodi’. È una pura invenzione umana credere che gli uomini siano tanto differenti tra loro: tali differenze si fondano sull’orgoglio di casta. La nobiltà d’animo non ha nulla da invidiare alla nobiltà di sangue. (Tutto questo va un po’ attenuato 17) (108) Ricevere applausi per opere che non impegnano tutte le nostre energie comporta dei rischi per la nostra crescita intellettuale. A questo punto, di solito, ci si adagia. La Rochefoucauld è convinto che nessuno finora abbia mai fatto tutto quanto era in suo potere, e a mio avviso ciò è in gran parte vero. Ogni animo ha una porzione d’indolenza che lo porta a fare preferibilmente le cose che gli riescon facili. (111) Uno degli errori umani più gravi e, al tempo stesso, più comuni è la convinzione che gli altri non conoscano le nostre debolezze, solo perché non ci giunge all'orecchio nessuna voce in proposito o non ne troviamo alcun cenno nella stampa. Io, però, credo che la maggioranza di noi uomini sia conosciuta dagli altri meglio di quanto non si conosca essa stessa. Lo so per certo: scrittori famosi, ma poco profondi (due caratteristiche che in Germania si trovano facilmente appaiate), malgrado tutta la loro boria, sono considerati dei superficiali dai cervelli migliori che ho avuto modo d’interpellare al riguardo. (112) Non credo che i cosiddetti uomini pii siano buoni in quanto pii, ma che siano pii in quanto buoni. Per certi caratteri è naturale rassegnarsi a ogni situazione pubblica o privata e accettare docilmente una cosa, quando ne vedano in parte l’utilità, in parte l’impossibilità di un miglioramento.

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Ergo attribuire tutto ciò alla religione potrebbe essere benissimo una fallacia causae 18. (117) Per tutta la mia vita ho verificato come, in mancanza di altri mezzi, nulla permetta di riconoscere il carattere di una persona con tanta sicurezza quanto il suo adombrarsi per uno scherzo. (118) Chi c’è fra tutti noi che una volta all’anno non faccia il matto, oppure, trovandosi da solo, non immagini un mondo diverso o condizioni di fortuna diverse da quelle reali? La ragionevolezza sta nel rientrare subito in sé a scena finita e rincasare dopo la commedia. (119) Il popolo non si lascia convincere con argomenti razionali, o lo fa solo in casi rarissimi. Tuttavia, incanalandone abilmente la superstizione, lo si può a volte indurre a fare il bene. Ai fanciulli, quando non riusciamo a convincerli altrimenti, noi facciamo paura con l’uomo nero e gli spazzacamini. San Gennaro a Napoli non è altro che questo. 19 (121) DelI'ospitalità la cultura ne fa un boccone! (123) Quelli che non hanno mai tempo fanno ancor meno degli altri. (125) Si diventa lunatici quando s’invecchia o quando a invecchiare è l’amore e tante volte anche l’amicizia. In noi certe cose possono invecchiare, sebbene si rimanga sostanzialmente giovani. Taluni credono che l’estate e l’inverno si accomiatino sempre con un temporale. (126) Se si potessero seguire le tracce di tante grandi imprese e grandi idee, si scoprirebbe che in molti casi esse non avrebbero visto la luce se fosse rimasta tappata la bottiglia a cui devono la loro origine. È incredibile quante cose

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provengano da quell’apertura! Tante teste non danno frutto alcuno se non sporgon come bulbi di giacinto da colli di bottiglie. Il pavido vi attinge coraggio, il timido fiducia nelle proprie forze, e il misero, conforto. (127) I precorrimenti del genio sono grandi e audaci e, spesso, vanno in profondità, ma l’energia a ciò necessaria ben presto si estingue. La razionalità rigorosa non è tanto ardita nel precorrere, ma in compenso ha maggior resistenza. È raro che, passati i sessant’anni, si sia ancora precursori d’istinto, ma si può sempre essere ancora ottimi pensatori metodici e ingegnosi. Di rado a quell’età si procreano figli, ma si diventa tanto più capaci di educare quelli già procreati, e l’educare è un altro modo di procreare. (128) Quella celebre testa fina che fu Chamfort 20 soleva dire: «Io ho tre categorie d’amici: amici che mi vogliono bene, amici che non si curano di me, e amici che mi detestano». Quant'è vero! (130) Una delle situazioni più incresciose si ha quando, per eccessiva premura di tener lontano qualcuno dalle disgrazie, si finisce col tirargliele addosso, mentre a non prendere nessuna precauzione si sarebbe stati con tutta certezza tranquilli: infatti, a parte lo sgradevole che la cosa aveva già di per sé, essa diventa ancora più amara in quanto ci si muove dei rimproveri e ci si rende ridicoli agli occhi degli altri. Io ho visto qualcuno mandare in mille pezzi un vaso prezioso spostandolo da un punto dov’era rimasto indenne per almeno la metà dell’anno, solo per paura che una volta o l’altra lo si potesse urtare accidentalmente. (131) L’uomo può dare a se stesso qualsiasi cosa, perfino il coraggio, se s’impegna a dovere. Ma è meglio naturalmente che venga al mondo già in possesso di tali doti. (132)

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Tante volte non ho potuto fare a meno di sorridere vedendo dal mio giardino 21 passare i viaggiatori: alle cinque di mattina passavano quelli che avrebbero voluto mettersi in strada alle tre; alle sei venivano quelli che avevano richiesto i cavalli per le quattro, e infine alle sette o alle otto era la volta di quanti avrebbero voluto fare il tragitto godendosi il fresco del primo mattino. (133) Alcune persone si consultano per scherzo sulle cose che farebbero se vincessero il primo premio alla lotteria. Due di loro hanno un biglietto in società: ad essi viene in mente tutta una gran varietà di traffici che vorrebbero intraprendere; altri replicano con validi argomenti dimostrando perché, secondo loro, tali traffici non possano andar bene. E si finisce col dimenticare che tutto questo è solo un’ipotesi: la disputa avviene come se la cosa fosse reale, ed è talmente animata che alla fine sono botte. Botte a parte, ho assistito qualche volta a scene come questa, non senza spasso e grandi risate da parte dei presenti; alcuni però si erano accalorati al punto da non partecipare all’allegria generale, e ciò accresceva non poco lo spasso degli altri. (134) Se il caso non fosse intervenuto con mano sapiente nel nostro sistema educativo, che ne sarebbe stato del nostro mondo? (139) L’abolizione delle comuni istituzioni provoca grossi guasti, specie in politica, economia e religione. Il nuovo è gradito a chi lo progetta, mentre di regola è molto sgradito a chi in tale progetto è coinvolto in prima persona: il primo non pensa che si trova davanti a persone le quali vogliono esser governate con le buone e senza neanche accorgersene, e non considera come per questa via si ottenga molto di più che con una trasformazione radicale, il cui valore può essere deciso solo dall’esperienza. Ah, se si tenesse presente almeno quest’ultima verità! Non amputiamo le membra che

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possono ancora guarire, anche se rimangono deformi: la persona potrebbe morire sotto i ferri del chirurgo. Così come non è il caso di demolire su due piedi un edificio perché ha qualche inconveniente, cacciandosi così in inconvenienti ancora più seri. Si apportino solo piccole migliorie. (140) Una delle ragioni per cui in testi antichissimi si trovano profezie è che non sempre si ricordano gli eventi che vi han dato motivo. In effetti chi mai, per quanto conosca la storia, ha presente tutto in modo così sincronico da essere in grado di sapere quali fossero allora i discorsi conviviali di una società? Gli eventi di quel tempo inducono a fare un certo sogno; eventi analoghi si ripetono, ed ecco che il sogno si avvera. Io stesso, ad esempio, ho previsto con molto anticipo la morte di Luigi XVI, e parecchi altri l’avranno prevista. È possibile inoltre fare una sia pur vaga previsione delle conseguenze che avrà la rivoluzione francese. (142) In nessuna controversia di cui mi ricordi, le idee sono state distorte, penso, quanto in quella attuale sulla libertà e sull’uguaglianza. «Guardate Parigi,» grida una delle parti in lizza «e vedrete i bei frutti dell’uguaglianza!» È triste constatare che perfino i discorsi degli scrittori famosi sono un po' tutti su questo tono. Sarebbe lo stesso che dire: «Voi che siete felici in amore e nei rapporti con l’altro sesso, guardate là gli ospedali degli ‘snasati’!» 22 0ppure: «Voi che parlate del ristoro che vi dà il vino mentre godete dei piaceri dell’amicizia, guardate là gli ubriachi che muoiono di morte lenta in preda alla tisi, con intorno i figlioletti affamati!» La mia obiezione sarebbe: «Pazzi che siete, sforzatevi di capire! Macché, voi capite fin troppo: il vostro sproloquiare è dovuto solo alla paura che a capire sia l’umanità. L’uguaglianza che in fondo tutti rivendichiamo non è altro che il grado più tollerabile di disuguaglianza. Come esistono svariate specie di uguaglianza, alcune delle quali spaventose, così ci sono diversi gradi di disuguaglianza, alcuni dei quali

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sono altrettanto spaventosi. C’è corruzione da una parte e dall’altra. Sono quindi convinto che le persone ragionevoli di ambo le parti non abbiano idee tanto lontane come si crede, e che l’uguaglianza propugnata da una parte e la disuguaglianza propugnata dall’altra siano in fondo la medesima cosa chiamata con nomi diversi … (144) Se il più grande maestro del genere umano fondasse una scuola per formare un’umanità perfetta, e tutti gli altri maestri insorgessero contro di lui per paura di perdere i clienti, lo attaccassero nei loro scritti, cercassero di traviarne i figli, inviassero apposta nella sua scuola persone abiette, addirittura prostitute travestite da uomini, rifornendole di liquori e veleni dal gusto gradevole, ecc., come potrebbe resistere una tale scuola? … La colpa di tale fallimento andrebbe dunque attribuita non al programma del maestro, ma agli altri maestri che gli hanno fatto la guerra. (154) Quando si converte qualcuno, di solito si cerca di eliminarne le idee lasciando illesa la testa. Ora in Francia si segue la procedura sommaria: si eliminano le idee assieme alle teste. (155) Non vedo poi niente di così negativo nel fatto che in Francia si sia abiurata la fede cristiana: è un piccolo stratagemma e nient’altro. Che ne direste se il popolo, senza alcuna costrizione dall’esterno, ritornasse in seno alla religione perché senza di essa non c’è felicità? Forse era proprio necessario abolirla del tutto, se si voleva liberarla da ogni scoria! (159) Non c’è dubbio – credo – che, malgrado la disuguaglianza dei ceti sociali, gli uomini abbiano la possibilità di essere tutti ugualmente felici. Basta solo cercare di renderli il più possibile felici individualmente. (160)

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Se i matrimoni servissero a metter pace, ai potenti si dovrebbe concedere la poligamia. (161) Chi vuole spadroneggiare sui propri sudditi, è come se pretendesse che le stelle fisse girassero intorno alla Terra, solo perché la Terra potesse starsene in panciolle. (166) Edificare una repubblica con i materiali di una monarchia demolita è un’impresa: se si vuole che sia possibile, occorrerà prima tagliare ogni pietra in modo diverso dal passato, e per far questo ci vuole tempo. (167) C’è una circostanza che, più dell'invidia e della malignità di tutte le gazzette e le riviste di critica messe insieme, è fatale a tanti scrittori in cerca di fama e d’immortalità: il materiale su cui vengono stampate le loro opere è lo stesso che si adopera anche per incartare le spezie. 23 (169) Ciò che non mi piace nel modo di trattare la storia, è il fatto che in ogni azione si veda un fine e che ad un fine si riconduca ogni evento. Niente di più falso: anche gli avvenimenti più grandi non hanno alcun fine. È il caso a riparare gli errori, e ad amplificare perfino l’impresa ideata nel modo più intelligente. Al mondo i grandi avvenimenti non si fanno: si trovano. (170) Al mondo non è facile trovare una merce più libri. Stampati da persone che non li capiscono; persone che non li capiscono; rilegati, recensiti persone che non li capiscono, e oggigiorno scritti da persone che non li capiscono. (172)

strana dei venduti da e letti da addirittura

Molti sacerdoti di Minerva, a parte una vaga somiglianza con la dea, hanno qualcosa in comune pure con la famosa nottola: infatti pigliano i topi di notte, mentre alla luce del giorno non vedono il campanile d’una chiesa, prima di esserci andati a sbattere contro, rompendosi la testa. (173)

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Credo si possa sempre scriver bene, malgrado il calo della memoria e il declino delle facoltà mentali, purché non si stia troppo ad aspettare il momento giusto, ma si fissino per iscritto i propri pensieri in occasione di letture o riflessioni, in modo da poterli all'occorrenza utilizzare. Anche un vecchio decrepito ha dei momenti in cui, stimolato dalle circostanze o dal vino, vede cose che nessun altro ha visto mai. Tutto dev’essere conservato gelosamente. Il resto non manca di farlo l’elaborazione. Questo è il metodo seguito dai grandi scrittori. (175) C’è una costante nella natura umana, ci sono sentimenti dovuti alle stesse circostanze che un tempo li hanno originati ad Atene, Roma e Gerusalemme. Gli scrittori che ritraggono nelle loro opere quest’aspetto dell’uomo saranno letti finché l’uomo esisterà … (177) Per lo studio le cose stanno esattamente come per il giardinaggio: il merito non è dell’agricoltore o del fontaniere, ma di Dio che rende i campi rigogliosi. Mi spiego: noi siamo convinti di avere coscienza di ciò che facciamo, ma così non è! Nel nostro animo c’è un quid che, come il sole e lo stato del tempo, non dipende da noi. Quando scrivo su qualche argomento, le cose migliori è come se mi fossero offerte: impossibile dire da dove provengano … (183) La matematica è una scienza davvero magnifica, peccato che i matematici siano spesso emerite nullità! Per la matematica la situazione è quasi la stessa che per la teologia: come tanti teologi, specie se ricoprono certe cariche, han la pretesa d’essere tenuti in concetto di santi e di avere una particolare affinità con Dio – per quanto moltissimi di loro siano dei buoni a nulla –, analogamente i cosiddetti matematici pretendono di essere considerati grandi pensatori, malgrado tra loro si trovino le persone più inconcludenti, inette ad ogni attività che richieda riflessione

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e non si risolva in una facile combinazione di segni, frutto più di una routine che di un ragionamento. (185) Le orazioni funebri che hanno per oggetto i libri si differenziano nettamente da quelle relative agli uomini: gli uomini di solito vengono elogiati per i loro meriti, mentre i libri sono stroncati per i loro difetti. (191) Molti dei cosiddetti scrittori famosi, perlomeno in Germania, sono poco rilevanti per la società. A meritar rispetto sono solo i libri che scrivono, non le loro persone. Infatti, per lo più, essi non esercitano un influsso positivo. Non fanno nulla senza aver prima consultato la propria biblioteca, e quindi anche i loro scritti hanno sempre qualcosa di libresco. Sono di poco aiuto a chi si rivolga loro per averne lumi o consigli! (192) Scrivere qualcosa non è poi tanto difficile: l’importante è averlo nella penna. (194) B. 24 ha grande talento poetico, ma questo è chiuso dentro un materiale duro, legnoso, così come nelle matite la mina è incorporata dentro il legno. Se dimentica di ‘temperare’ se stesso, è convinto di scrivere, mentre produce solo stridìo. (198) Per essere in grado di comporre buoni versi, pare sia indispensabile avere il senso del metrum e, in esso, del numerus, e questo prima che si percepiscano le parole destinate a dargli sostanza. La forma del pensiero deve librarsi davanti al poeta, in attesa che faccia la sua comparsa il pensiero stesso. (199) Mi meraviglio che ancora nessuno abbia scritto una Bibliogenia 25, ovvero un poema didascalico in cui sia descritta la genesi non tanto dei libri quanto del libro in sé, a partire dal seme di lino 26 fino al momento in cui il volume

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è riposto nello scaffale. Molte sarebbero le spiegazioni utili e dilettevoli da dare: come si producono gli stracci per la carta; come si fabbrica la carta; in che modo si produce la cartastraccia; in che cosa consiste l’arte tipografica; come si usano i caratteri mobili; e, per finire, come si scrivono i libri ... (201) Dialogo fra il sottoscritto e il maestro di lingua francese L. 27 che pretendeva di aver trovato un cervello fossile. M AESTRO :

«Ecco qua, professore, un reperto fossile trovato sullo Hainberg 28: un cervello umano. È davvero una grande rarità!»

IO:

«Sì, come in genere lo sono i fossili di cose che si decompongono facilmente. Ma non è una rarità che qualcuno ci venga a dire di aver trovato un reperto simile! Ho addirittura conosciuto una persona che pretendeva di aver trovato un pan di burro fossile.»

M AESTRO : «Non vuole acquistare da me questo pezzo raro? Vous l’aurez pour un ducat.» 29 IO:

«Caro signor L., segua il mio consiglio e butti via questa pietra: non è che un ciottolo comune arrotondato dall’acqua.»

M AESTRO : «Oh, Lei è stato così buono con me tante altre volte! Vous l’aurez pour un écu. Je n’ai pas un sou.» 30 IO:

«EccoLe mezzo fiorino. Glielo regalo, ma si porti via quella pietra!»

M AESTRO :

«Oh, Lei conosce il Consigliere di corte H. Bene, mi raccomandi a lui: forse questo pezzo prezioso verrà acquistato per il Gabinetto scientifico.» (Qui fu che io persi la pazienza)

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IO

(in tono concitato): «Senta, mi lasci in pace! Ma se è disposto a dichiarare che quello che tiene in mano è il Suo cervello, vedrò cosa posso fare per Lei: in tal caso infatti la cosa apparirà plausibile.» (E qui lo misi alla porta) (205)

I matrimoni rientrano fra le pietanze a base di carne: è infatti vietato consumarli nei giorni di astinenza. (206) Un buon consiglio. A. «Mi dica, mi consiglia di sposarmi oppure no?» B. «La mia idea sarebbe che Lei seguisse l'esempio di Sua madre 31 e non si maritasse vita natural durante.» (218) Paragone fra un predicatore e un fabbro. Fa il primo: «Non devi voler rubare!» E l’altro: «Non devi poter rubare!» 32 (219) Come ci sono animali che usano la coda come una mano, così ne esistono altri che scodinzolano…con la mano. (221) Non è che tra noi ci divoriamo: ci facciamo a pezzi soltanto. 33 (224) Ci sono due modi di discutere una questione: uno a sangue freddo e uno a sangue caldo. (225) Quando il correttore di bozze corregge gli errori di stampa, si fa ancora in tempo a rettificarli; ma quando il critico corregge errori già dati alle stampe, ahimè, è troppo tardi. (226)

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È vero, sarebbe bene che non ci fossero suicidi. Ma non si giudichi in modo troppo precipitoso. Come diavolo si potrebbe, ad esempio nelle tragedie, sbarazzarsi dei personaggi inutili? Farli eliminare da altri è rischioso. Tutto ha un suo ordine sapiente. (227) Si fa fatica a immaginare una strega più perfida di lei! Quella serpe ha irretito un padre con i suoi due figli. Un perfetto Laocoonte 34, ma non di marmo, vivente! (228) Così vanno le cose sulla Leine, sull’Elba e sul Reno, e così, penso, saranno andate sul Giordano. 35 (229) Al giorno d'oggi c'è una tale inflazione di geni, che si ha motivo di rallegrarsi se finalmente il cielo dona a qualcuno un figlio che è tutto fuorché un genio! (231) Il venerdì santo si lavano i piedi a dodici uomini o dodici donne, e in cambio si dà una lavata di capo agli altri sudditi per tutto l’anno. (235) Ora si cerca dappertutto di diffondere il sapere. Chi sa se tra un paio di secoli ci saranno università che ripristineranno l'ignoranza di un tempo. (236) Noi, per disgrazia di Dio braccianti a giornata, servi della gleba, negri, contadini angariati, ecc. (240) Occhi che dan stilettate. 36 (244) In certi luoghi, il pane delle Muse è ancor più nero del pane nero dei soldati. (249) La peggior cosa che si possa fare è lambiccarsi il cervello su ciò che si sarebbe potuto fare e non si è fatto. (253) L'umanità si potrebbe ripartire in tre classi:

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neque ora neque labora

ora et non labora

ora et labora. (256)

Luci e ombre dell'illuminismo si potrebbero spiegare efficacemente con un apologo sul fuoco: il fuoco è l’anima della natura inorganica; il suo uso moderato ci rende la vita gradevole, riscalda i nostri inverni e illumina le nostre notti. Ma a farlo devono essere lumi e fiaccole: illuminare le strade dando le case alle fiamme è un pessimo sistema d’illuminazione. I bambini poi non si dovrebbero mai lasciar giocare col fuoco! (257) Sui nomi dei cani si potrebbe forse scrivere un bellissimo trattato. Certi cani si chiamano Mélac 37 dal nome del celebre incendiario aristocratico. Forse, dopo la rivoluzione politica avvenuta in Francia, si rivoluzionano pure i nomi dei cani. Custine 38 sarebbe uno splendido nome per un cane che abbaia molto, ma non morde, perlomeno non quando dovrebbe. Il nome Kotzebue 39 sarebbe d’obbligo per certi cani. Quanto ai galantuomini omonimi di cani, ne proveranno così poco fastidio come il Kaiser turco nel sentir chiamare uno stragrande numero di cani col nome di «Sultano». (258) Se qualcuno non fa bene una cosa che ci si aspetta venga fatta a puntino, di solito si dice:«Beh, così ero capace di farlo anch’io!». Sono rari i modi di dire che tradiscono tanta modestia. 40 (263) Ho fatto rilegare le gazzette dell’annata scorsa. Non trovo parole per dire che cosa riservi una tale lettura: il 50 per cento è dato da false speranze, il 47 da false profezie e il 3 per cento da verità. Ai miei occhi hanno perso ogni credito anche le gazzette di quest’anno … (266)

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Se è vero che i pesci sono muti, le pescivendole hanno la lingua sciolta anche per loro. (267) Viviamo in un mondo in cui un pazzo produce molti pazzi, ma un saggio produce solo pochi saggi. (268) Il Pantheon dei tedeschi Nell’abbazia di Westminster ho sostato davanti alla tomba di Newton; ho ammirato il monumento a Shakespeare, confuso tra quelli di altri grandi personaggi. Ma devo confessare, forse a mia vergogna, che l’impressione è stata strana e contrastante: non riuscivo assolutamente a capacitarmi che questo fosse un onore per Newton e per Shakespeare, anzi – se non vado errato nell’interpretare l'idea che mi son fatto – per me era come se tali monumenti fossero lì per onorare gli altri e far onore al luogo. 41 Non mi fu possibile liberarmi da questa sensazione. A che servirebbe mettere Lutero in un Pantheon tedesco? Tornerebbe a suo onore? Impossibile, sarebbe un onore per il Pantheon! … (269) Se l’uomo, arrivato all’età di cento anni, si potesse capovolgere come si fa con una clessidra permettendogli così di tornar giovane, ma sempre col rischio di morire, che piega prenderebbero le cose a questo mondo? (277) Ieri ha piovuto tutto il giorno, e oggi ha fatto bello tutto il giorno. Quanti eventi della mia vita avrebbero preso una piega diversa, se oggi fosse piovuto e ieri avesse fatto bello? L’inverno del 1794-95 è stato spaventosamente rigido, quello del 1795-96 invece assai mite. Quali eventi mondiali avrebbero avuto tutto un altro corso, se le vicende climatiche dei due inverni fossero state opposte? Di sicuro i francesi non avrebbero conquistato l’Olanda. 42 (289) Pagherei non so quanto pur di sapere con precisione per chi siano state fatte in realtà quelle imprese di cui

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ufficialmente si dice che sono state compiute per la patria. 43 (292) … È un argomento davvero singolare a favore della disuguaglianza sostenere che gli uomini nascono con forze disuguali: a ciò infatti si può sempre rispondere: «Proprio perché gli uomini nascono con forze disuguali e il più forte si divorerebbe il più debole, ci si è riuniti in tanti aggruppamenti umani e, grazie alle leggi, si è introdotta una maggiore uguaglianza». Il cosiddetto equilibrio europeo è forse qualcosa di diverso? In genere, anziché di uguaglianza, si farebbe meglio a parlare di equilibrio tra le classi. (296) O S S E R V A Z I O N I FI S I C H E E FI L O S O F I C H E Non si dovrebbe mai andare a letto senza poter dire di aver imparato qualcosa di nuovo durante la giornata. Con ciò non alludo, per esempio, a un vocabolo che prima non conoscevamo: una cosa come questa è irrilevante. Non ho nulla in contrario, se qualcuno è interessato a questo; lo può sempre fare un attimo prima di spegnere il lume. No, «imparare» per me ha ben altro significato: allargare gli orizzonti delle nostre conoscenze scientifiche o anche solo delle nozioni utili, correggere un errore in cui ci eravamo a lungo dibattuti, raggiungere la certezza su tante cose sulle quali eravamo stati a lungo incerti, farci una chiara idea di quanto prima ci era oscuro, venire a conoscenza di verità a largo raggio, e via dicendo. A rendere proficuo tale impegno è il fatto che tutto questo non si può liquidare alla svelta prima di soffiare sul lume, ma a ciò devono mirare le attività dell’intera giornata. Per simili propositi è essenziale anche la volontà, in altre parole l’impegno costante di osservare la regola che ci si è imposti. (297)

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Non prender mai nessuna iniziativa su cui tu non abbia il coraggio d’invocare la benedizione del cielo! (298) Almeno per una volta, dubita di tutto, anche del principio: «Due per due fa quattro». (303) Non si deve mai considerare nessuna ricerca troppo difficile e nessun fatto troppo scontato. (305) Sulla via dell’indagine naturale, siamo finiti in solchi così profondi che non riusciamo più a passar davanti agli altri. Dobbiamo cercare di trarci d’impaccio. (306) Varrebbe la pena di scrivere una Historia inertiae sive vis inertiae. (307) … Occorre assolutamente cominciar a tentare vie nuove. Le carreggiate, o meglio ancora le vie già spianate sono un’ottima cosa, ma se nessuno se la sentisse di andare a zonzo per il circondario, del mondo conosceremmo ben poco. Chi abita in quei paraggi, vale a dire, chi nella vita si dedica solo a un ramo limitato del sapere, deve tentare tutte le vie. Il viaggiatore segue la strada maestra, il proprietario di un fondo deve esplorarne ogni punto. 44 (312) Ogni volta che si osserva una cosa nuova, verificare se questa non rappresenti l’anello di una catena nascosta, di tutta una famiglia di verità … (315) Si sarebbe dovuto sezionare l’orecchio di un uomo come Mozart 45, perché, se neanche nel suo caso, in presenza di così eccezionali capacità uditive, si fosse riusciti a carpire qualche segreto alla natura, sarebbe segno che questo è assolutamente impossibile. (343) Che il suono non si propaghi anche nello spazio vuoto, è tutto da dimostrare. (347)

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Il principio «medium tenuere beati» 46 è talmente noto, che lo si può considerare ancora buono. Che dire, se si riuscisse a conciliare nel miglior modo possibile le due teorie sulla luce: quella newtoniana e quella euleriana? 47 (360) … Non vediamo mai un corpo bianco 48, perfino alla luce del sole, e ancor meno all’ombra o a cielo coperto. Ma, malgrado non sia possibile vedere un bianco puro, sappiamo benissimo che cosa s’intende per «bianco». Noi infatti correggiamo sempre le nostre sensazioni mediante ragionamenti. Lo s’impara così per tempo e diventa talmente naturale che si finisce per convincersi di percepire ciò che per la verità è una conclusione logica. Per quanto riguarda i capi di vestiario, è chi li indossa e la foggia del drappeggio a indurmi a considerarli sempre bianchissimi perfino in una giornata nuvolosa oppure col rosso del tramonto e dell’aurora, mentre in realtà non lo sono. Ciò è frutto di un puro ragionamento, e lo stesso vale per tutti i colori. (366) Si può parlare dell’elettricità dell’aria come si parla della salinità del mare? (392)

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1 Malattia di moda a quel tempo (cfr. Parini, Il giorno, Il mattino, 1, 37: «…ma, se noiosa ipocondria t’opprime...»): tendenza a sentirsi affetti da ogni sorta di mali fisici, dovuti in realtà a malattia mentale. Suoi sinonimi erano la malinconia e la neurastenia. Lichtenberg confessa di avere un’attenzione ipocondriaca verso se stesso (J 996) e ne dà un saggio impressionante negli appunti iniziali del Goldpapierheft, il«Quaderno in carta dorata». 2 Località a nord-est di Verona famosa per i suoi fossili. A renderla famosa in tutta Europa fu Scipione Maffei con la sua Verona illustrata (1732). La metafora dei pensieri assimilati a fossili è la dimostrazione più eloquente della simbiosi di scienza e poesia in Lichtenberg. 3 Lichtenberg allude evidentemente a se stesso,adottando, come gli accade di frequente, lo stile epico, che si traduce in un distanziarsi dalla propria persona e in un guardarsi vivere allo specchio della realtà. 4 Sintomo accusato in continuazione da Lichtenberg in quell’impietoso diario delle proprie patologie vere o presunte che è lo Staatskalender: cfr. SK 319,323,341,361 ecc. 5 Il ricordo della madre accompagna Lichtenberg per tutto il cammino della vita. «Nella mia testa vivono ancora impressioni le cui cause sono estinte da un pezzo (la mia cara madre!!!!!!!)» scriveva in F 486. E i suoi sogni gravitano verso la figura materna: cfr. F 684. 6 Fino al Settecento i funerali si celebravano di notte. Si veda il finale di Die Leiden des jungen Werther (1774):«Il podestà lo fece seppellire verso le undici di notte nel posto che egli si era scelto.» 7 Per l’espressione, cfr. K 23 e K 55. 8 Il titolo originario era in francese: Lettres à une princesse d’Allemagne sur quelques sujets de physique et de philosophie, (parte I e II, edite nel 1768, parte III nel 1772 a Pietroburgo). 9 Cfr. K 43. 10 «biasimo» (fr.) 11 Riferimento al trattato On nebulous stars, properly so called, pubblicato nei Philosophical Transactions, vol. 81, 1791, pp.71-88. Stando alla teoria formulata da Herschel sul sistema galattico, «risulta che la

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nostra nebulosa è un insieme assai espanso e ramificato di molti milioni di stelle» (citazione tratta da G. Buttmann, Wilhelm Herschel. Leben und Werk, Stuttgart 1961, p. 211) 12 «Sulla storia dell’es e il ruolo di precursore di Lichtenberg, cfr. Psyche, Zeitschrift für Psychoanalyse und ihre Anwendungen, Heft 2, 39. Jg,. Stuttgart 1985 (W. Promies, Kommentar, ad loc.). Cfr. L 806. 13 Il termine comincia a diffondersi in Europa nel ‘700. Originariamente il lat. ecclesiastico anthropomorphita designava chi aderiva all’eresia che attribuiva a Dio figura umana. Lichtenberg usa qui e altrove Anthropomorphismus in un’accezione filosofica allargata: si veda K 64 («Un oggetto può essere quello che appare ad un altro? Questo interrogativo rappresenta ancora una volta una forma d’antropomorfismo»). 14 La definizione dell’uomo come «capolavoro del cielo» («Heaven’s masterpiece») risale al poeta inglese del Seicento Francis Quarles, Hugo de Anima, l. 2, nr.6, epigr.6. Contro tale trionfalismo antropocentrico s'appunta la caustica ironia di Lichtenberg: cfr. J 1491:«Anche per questo l'uomo è il capolavoro della creazione, perché a dispetto di qualsiasi determinismo egli è convinto di agire come essere libero». Si confronti anche Hogarthische Kupferstiche, Fleiß und Faulheit V, 9: «…Come può cadere in basso l'uomo, il "capolavoro della creazione", come si definisce lui stesso …». 15 «condotta abituale» (lat.) 16 Tahiti, incarnazione — secondo Lichtenberg — del mito rousseauiano di una natura ancor vergine. Parlando del «buon selvaggio» Omai, originario dell'isola d'Ulietea (Raiatea) vicino a Tahiti, Lichtenberg scriveva a Dieterich il 31 marzo 1775: «È originario dell’isola dove basta il dono d’un chiodo di ferro per conquistare il cuore d’una donna con tutti gli annessi e connessi». Su Omai e sull'autentica fascinazione antropologica da lui esercitata su Lichtenberg, cfr. Reise-Tagebuch, 25-26. 17 La didascalia richiama il moderandum che accompagna J 62 e fa pensare che, almeno in certi momenti, Lichtenberg non escludesse l'eventualità, sia pur remota, di una pubblicazione dei suoi Sudelbücher. 18 «falsa ragione, sofisma» (lat.) 19 Su S.Gennaro e sul miracolo relativo, sintomatica dell’atteggiamento di rifiuto che la razionalità nordica manifesta verso il miracolismo meridionale è la descrizione che del miracolo stesso fa Goethe padre nel

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suo Viaggio per l’Italia (1740) scritto in italiano. Con la consueta finezza, Goethe figlio vede invece nel culto di San Gennaro da parte dei napoletani un infantile bisogno di protezione (si veda Italienische Reise, Neapel, 17. März 1787). Ma Lichtenberg non poté mai conoscere lo scritto goethiano, perché questo vide la luce solo nel 1816. 20 Sébastien Chamfort (1741-1794), scrittore francese, la cui fama è dovuta all'opera Maximes et pens ées, caractères et anecdotes, pubblicata postuma. Agli occhi dei francesi Lichtenberg appariva come lo «Chamfort tedesco». 21 La casetta suburbana di Lichtenberg, sita lungo la Weender Straße che portava ad Hannover, era l’osservatorio ideale per seguire gli spostamenti delle armate e dei potenti del tempo. L’«uomo alla finestra» vi trovava una stimolante alternativa allo spettacolo offerto dalla gente comune che sfilava davanti alla sua casa di città. 22 Intendi: i malati di sifilide. Lichtenberg nutriva un vivo interesse per la sfera del patologico in genere. In lui si fondevano l’attenzione lucida dello scienziato e l’emozione accesa dell’artista. 23 Cfr. J 293: «Dieterich dovrebbe apporre al suo magazzino della cartastraccia l’iscrizione: «Piperariis et Apollini, oppure Musis et Piperi, Mercurio Piperario». Il motivo dei libri trasformati in cartocci per il pepe ricorre anche altrove: si veda E 245, 312; K 201. Quest’ultimo passo contiene il progetto d’un poemetto didascalico intitolato Bibliogenia, sulla genesi e sul destino dei libri, uno dei tanti progetti rimasti in mente Dei. Possiamo farcene un’idea dai pochi spunti programmatici e dalle considerazioni lichtenberghiane improntate a un amaro umorismo sul mondo dei libri, rammaricandoci del fatto che l’opera non abbia mai visto la luce. 24 Gottfried August Bürger. Altri pensa a Heinrich Christian Boie, con il quale peraltro Lichtenberg non aveva più alcun rapporto da quando aveva pubblicato la satira mordace contro il cognato di Boie, Johann Heinrich Voß, Über die Pronunciation der Schöpse des alten Griechenlands verglichen mit der Pronunciation ihrer neuern Brüder an der Elbe; oder über Beh, Beh und Bäh, Bäh, eine literarische Untersuchung (1781), spassosa parodia di una tesi stravagante di Voß sulla pronuncia del greco antico. 25 Cfr. nota a K 169. 26 L’olio di seme di lino, usato per fare inchiostri.

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27 È probabile si tratti di Marie Maurice Lamy, in quegli anni lettore di francese nell’ateneo di Göttingen. 28 Montagna in vicinanza di Göttingen. 29 «L’avrete per un ducato.» (fr.) 30 «L’avrete per uno scudo. Io non ho un soldo!» (fr.) 31 Una ragazza (Catharine Koch) chiede un consiglio circa l’opportunità di sposarsi o meno. Dal tenore della risposta e dall’allusione maligna alla madre (Hjette Koch), si arguisce che quest’ultima doveva avere una condotta molto spregiudicata. Ma l’avversione viscerale che – stando anche all’epiteto Jungfer Mutter, "signorina madre", con cui la qualifica nella lettera a Georg Hollenberg del 30 ottobre 1776 – Lichtenberg provava per lei, ci appare difficilmente comprensibile. Rincarando la dose, nel diario intimo dello Staatskalender, 972, Lichtenberg si spinge fino all’insulto gratuito definendola «Franzosen-Hure», la «puttana dei francesi»: la frecciata velenosa prende lo spunto dalla relazione di Hjette (che era la governante di Kästner) con un ufficiale francese, relazione dalla quale era nata una figlia illegittima, Catharine Koch, per l'appunto. 32 Una variazione sullo stesso tema – con l'inferriata al posto della serratura come unico deterrente dell'umana disonestà, in questo caso delle monache infedeli ai voti – si ha in C 37. 33 In una lettera a Johann Daniel Ramberg del 10 luglio 1794, Lichtenberg scriveva: «Non c’è stato ancora nessuno che nella Convenzione abbia fatto la proposta di mangiare i ghigliottinati. Credo che si arriverà anche a questo...» C’è nell’amara constatazione di K 224 l’eco di una pagina di Seneca, de ira, 2,3: Ferarum iste conventus est... hi mutua laceratione satiantur. («Di belve è questa riunione... Questi con reciproci strazi si saziano» trad. G. Viansino, Milano 1988). 34 Il gruppo statuario, opera degli scultori rodiesi Agesandro, Polidoro e Atenodoro (I sec. a.C.),fu rinvenuto nella Domus Aurea neroniana ed è conservato nel Cortile del Belvedere dei Musei vaticani. Incalcolabile è stata la sua influenza sull’arte del Rinascimento prima, e su quella neoclassica dopo, grazie soprattutto alla valorizzazione che ne ha fatto Winckelmann nei Gedanken über die Nachahmung der griechischen Werke e nella Geschichte der Kunst des Alterthums. 35 Lo stesso pensiero è espresso in K 177.

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36 L’espressione compare anche nelle Hogarth-Erklärungen, Fleiß und Faulheit, V/3: «Augen wie ein Paar Stilette» («occhi come un paio di stiletti»). 37 Ezéchiel Comte de Mélac, generale francese, nel 1689 mise a ferro e a fuoco il Palatinato per ordine di Luigi XIV. Di qui l’epiteto d’«incendiario» («Mordbrenner») datogli da Lichtenberg. 38 Adam-Philippe Comte de Custine, generale francese, nel 1793 comandante in capo dell’armata del Nord; dopo aver conquistato Spira, Francoforte e Magonza, dovette ritirarsi davanti all’esercito prussiano. Accusato d’intesa segreta con la coalizione antifrancese, fu ghigliottinato a Parigi nel 1793. 39 Sull’avversione di Lichtenberg per Kotzebue, cfr. J 794, dove Kotzebue è bollato come Schauspiel-Schmierer, «imbrattacarte del teatro» sprovvisto di buon gusto e senso etico; altrove il nome di Kotzebue è storpiato in «Rotzbube» (J 847), «moccioso». 40 Detto qui in senso ironico. 41 Chiara reminiscenza del noto detto del grammatico Carisio:«Homo locum ornat, non hominem locus» (287, 15 K).

latino

42 La Francia occupò i Paesi Bassi (Province Unite) e proclamò nel 1795 la Repubblica Batava. A favorire i francesi fu l’inverno rigidissimo che fece gelare i canali rendendo impossibile qualsiasi resistenza da parte degli olandesi. 43 Cfr. H 47: «Öfters ist die ganze Triebfeder großer Taten ein Mädchen, welches die Zeitung liest» («Tante volte la molla delle grandi azioni è solo una ragazza che legge il giornale»). 44 La metafora del viaggiatore è familiare a Lichtenberg, come dimostra tra l’altro F 96. L’immagine delle vie maestre, che dobbiamo avere il coraggio di abbandonare se intendiamo ricercare la verità, compare anche in J 1633, con la variante Chaussee (francesismo invalso verso il 1750, dal lat.via calciata, via lastricata con pietra calcarea). 45 È questo l’unico riferimento a Mozart nei Sudelbücher. Nessuna meraviglia: il Salisburghese era ammirato più come monstrum musicale che per la sua genialità creativa. 46 Variante medioevale dell’ovidiano «medio tutissimus ibis» (Met. 2,137): «Chi è felice ha seguito la via di mezzo».

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47 L’applicazione del criterio del giusto mezzo alla spiegazione dei fenomeni fisici depone a favore dell’equilibrio critico di Lichtenberg, il quale supera il dualismo tra teoria corpuscolare (Newton) e teoria ondulatoria (Eulero) anticipando la posizione della fisica moderna (LouisVictor de Broglie, 1923). In K 361 nota Lichtenberg: «Riguardo ad una questione tanto complessa come quella relativa alla teoria della luce, che vede Newton ed Eulero capeggiare le opposte fazioni, la domanda non può essere semplicemente: "Che cosa c’è di vero in esse?", bensì "Quale spiegazione è la più semplice?" È attraverso il semplice che si accede alla verità». 48 Con questa osservazione Lichtenberg risponde al saggio Von den farbigen Schatten che Goethe gli aveva inviato l’11 agosto 1793.

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QUADERNO L : ANNI 1796-1799 Ogni volta che infilo la mano nella stufa per buttarci della legna, e devo ritrarla in fretta a causa del calore intenso, provo dopo averla estratta un secondo dolore altrettanto forte, se non addirittura più forte del primo, quasi ne fosse un’eco o un contraccolpo. Come si spiega? (715) Per spiegare il fulmine e il tuono, dovremo scoprire ancora diverse dozzine di sostanze aeriformi 1. (733) Quanti siano i battiti al secondo delle ali di un moscerino o di una vespa, potremmo calcolarlo dalle vibrazioni delle corde di un violino. (745) Se il cristallino non è al posto giusto, ci dà solo un’immagine corrispondente a tale posizione anomala, ma in realtà un’immagine è vera quanto l’altra! Che cos'è che definiamo «chiaro» in riferimento a queste immagini? La verità è una sola. (770) Alcune piante mettono in luce, per così dire, una sorta di rivalità. Il peduncolo del dente di leone (Taraxacum, Leontodon) nei giardini tenuti a prato si sviluppa molto in altezza, ma probabilmente solo per guadagnare la luce piena e l’aria aperta per i suoi fiori. Che gambi enormi sviluppano certe piante acquatiche per raggiungere l’aria! Pare che l’abete rosso faccia qualcosa di analogo. Tale proprietà delle piante è stata già sfruttata per portarle ad un’altezza notevole. Nell’orto della principessa Esterhazy – stando alla descrizione che ne fa Sander 2 – si coltivano asparagi dai lunghi germogli bianchi ricoprendoli con cilindri di terracotta. (789)

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Per quanto riguarda la dilatazione dei corpi – dice Lion – non potrebbe valere lo stesso principio che vale per i colori, i suoni, gli odori, che cogliamo solo in relazione i nostri organi di senso? Il fatto che la sensazione tattile della dilatazione dei corpi si possa associare così facilmente alla sensazione visiva, è dovuto all’impenetrabilità dei corpi stessi, in quanto oppongono alla luce la stessa resistenza che oppongono al tatto. (793) Basta salire sopra alte montagne per incappare in difficoltà e scoprire cose che non si conciliano più con la fisica di pianura (des plaines). Che cosa noteremmo ora se salissimo ancora più in alto o se scendessimo fin nelle profondità della terra? Una pressione atmosferica diversa, effetti termici diversi e, inoltre, affinità diverse e inaspettate. (794) Distinguere più nettamente tra senso esterno 3 e senso interno 4, in piena libertà, senza farsi alcun riguardo. (796) Non siamo forse una specie di firmamento, un universo che sarebbe non solo possibile ma necessario per noi conoscere ancor meglio di quello lassù? (805) Nelle cavità encefaliche la decomposizione dei vapori, a volte inevitabile, potrebbe dar origine a disturbi d’ogni genere: sarebbero possibili, in effetti, fenomeni come temporali, piogge e rugiade. Anzi i vapori sono causa, fra l’altro, di terremoti. 5 (812) Regola fondamentale: Il faut intelligibles tant qu'on peut. 6 (814)

reculer

les

causes

Come posso, facendo una cosa, trarne un qualsiasi profitto, un’espressione, un'idea, un piacere, un vantaggio, tutto, s’intende, in modo retto e onesto? (815)

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Forse la perfettibilità del genere umano e l’approssimarsi di quest’ultimo ad uno stato di quiete morale è proporzionale all’approssimarsi alla quiete della stessa crosta terrestre. Noi miglioreremo col migliorare della litosfera e diverremo più semplici quando anche la terra si semplificherà: una striscia di terra sotto l’equatore, oppure due strisce, una al di qua, l’altra al di là dell'equatore stesso, della larghezza di non più di un grado, e tutto il resto una distesa uniforme d’acque. Forse, due esseri umani e un’isola di paradiso. E qui finisce la canzone. (825) È, in ogni caso, strano che si parli tanto del nostro perdurare oltre la morte, e così poco del nostro pre-durare 7 al momento della nascita. La mia idea è che, data la nostra misera (incerta) condizione in rapporto al futuro, su cui, pure, nutriamo grandi certezze, sarebbe per noi assai più naturale interessarci del nostro stato prenatale. Che cosa sia stata un tempo la nostra crosta terrestre, si può sempre ricostruire secondo ragione, mentre siamo del tutto all’oscuro su come essa andrà a finire. Non è il caso qui di obiettare che conosciamo la nostra mente, il nostro io meglio della Terra (è una questione tuttora aperta); ammesso però che sia vero, è tuttavia evidente come, nelle nostre illazioni su ciò che saremo, noi non teniamo abbastanza conto di ciò che eravamo – prima della nostra nascita, intendo. Un lucido sguardo retrospettivo a quel tempo senza paure avrebbe certo una grande efficacia e ci illuminerebbe sulla nostra condizione dopo la morte più di tutti i nostri attuali vaniloqui sofistici … (865) Il 16 maggio 1798, son tornato a fissare piuttosto a lungo il sole calante: ho chiuso gli occhi e, tenendoli chiusi, ora li coprivo con la mano, ora li comprimevo, ora li volgevo verso la stanza, ecc.; facevo insomma ogni genere di variazioni. Ebbene, sono riuscito veramente a conferire quasi tutti i colori alle minuscole immagini solari presenti sulla mia retina (ce n’erano di diverse specie). Prima di allora non

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avevo mai osservato questo fenomeno in modo tanto nitido e bello. Si tratta ora di analizzarlo in ogni suo dettaglio, e così si sarà in grado di produrre nel loro ordine tutti i colori del prisma ottico. (888) Il 19 maggio ‘98 mi ha nuovamente colpito il suono di basso prodotto da un piccolo moscone che volava dentro un orinale vuoto abbastanza grande. La stessa osservazione l’ho fatta su un'altra specie di mosche. Le normali mosche domestiche non mantengono a lungo il volo librato. Che suoni sa invece produrre un calabrone! (890) … Come si origini un atomo con una determinata figura, non mi riesce per nulla più comprensibile di come si origini un sole … (894) … Riprodurre i processi che la natura cova forse da secoli procurandosi gli ingredienti necessari da tutte e cinque le parti del mondo, sarà per noi altrettanto impossibile quanto arrampicarsi sulla Luna oppure discendere fino al centro della Terra. (900) Oggi, 7 luglio 1798, mentre la mia cara moglie stava viaggiando alla volta di Adelebsen 8 con la compagnia consueta 9, ho sentito nuovamente l'usignolo emettere, dopo il solito gorgoglio, alcuni suoni che assomigliavano un po' al canto primaverile. 10 Non è durato molto, ma era intenso e si distingueva dal canto degli altri uccelli. Ancora una volta, il 28 luglio: dunque non può essere un fatto così raro. (909) … Il fatto di riattare vie battute è ciò che impedisce i progressi del pensiero. Occorre battere vie nuove! (913) A me sembra che generalmente in natura tutto sia il risultato di rapporti di causa, non di una diversità sostanziale tra le cose. È, questa, un’ulteriore applicazione del mio «Tutto è in tutto» 11. Gli uomini si assomigliano per

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doti naturali; è il modo in cui queste doti si combinano a fare la differenza. E così si ha così il tipo del galantuomo e quello del furfante. (916) Attrazione e repulsione: se ne parla come di cose diverse, e ad esigerlo è in realtà l’uso linguistico e la nostra vita di relazione nel suo complesso, vita che nei libri vien fatta dipendere da tale diversità. Ma attribuendo ai corpi una forza d’attrazione ed escludendone la forza di repulsione, noi procediamo in modo unilaterale, e questo è razionalmente inaccettabile. Certo, viviamo nel campo dell’attrazione, là dove questa è preponderante; il nostro corpo sussiste solo grazie ad essa. Vi siamo abbarbicati noi, i nostri pianeti e il nostro Sole, ma, senza essere Jacob Böhme 12, io potrei concepire come esistente nel campo della repulsione un Essere che riempisse di sé tutti i cieli. (919) Cosa farebbe un usignolo, se gli tappassero gli orecchi all’ora in cui è solito cantare? (930) È poi così evidente che la nostra ragione non possa conoscere nulla del soprasensibile? E se l’uomo tessesse le sue idee di Dio con la stessa efficienza del ragno che tesse la sua tela per pigliare le mosche? In altre parole, che non esistano proprio esseri che ammirano le nostre idee di Dio e dell’immortalità così come noi ammiriamo il ragno e il baco da seta? (952) Che cos'altro è il nostro concetto l’inconcepibile personificato? (953)

di

Dio

se

non

L’uomo – credo – è in fondo una natura così libera che non gli si può contestare il diritto di essere ciò che è convinto di essere. (972) Se si paragonano le antiche dottrine dei nostri teologi con quelle dei teologi moderni, non si può fare a meno di

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rimanere stupiti. La dottrina di una Rivelazione diretta, quella dell’espiazione dei peccati, ecc. vengono oggi esposte dai teologi come avrebbero potuto fare un tempo uomini considerati dei liberi pensatori, e perciò derisi e scherniti. E si capisce facilmente perché: allora si stimava l'indulgenza indegna della propria dignità, e si preferiva invece perseguitare perché se ne aveva il potere. Oggi siamo sulle posizioni che allora erano proprie dei liberi pensatori. Non vanno dunque mai criticate le imprese audaci dei corpi franchi. Può darsi che il grosso dell’esercito reputi necessario servirsene, ed è quanto accade ai nostri giorni. Quali ipotesi se ne possono trarre per l’avvenire? Probabilmente, alla fine, si dovrà per forza fermarsi a una semplice religione razionale… (975) A quanto pare, il signor Fichte 13 non tiene conto dell'esistenza di persone che senza una lente non riescono a vedere in lontananza, senza un cornetto acustico non ci sentono e senza stampelle non sono in grado di muovere un passo. Sempre Fichte dovrebbe anche teorizzare il consumo di carne cruda, visto che gli animali selvatici non hanno trattorie. (982)

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1 Nel testo ted. Luft-Arten, termine usato comunemente al posto di quello che ancora nel 1796 il lessicografo purista Adelung ripudiava come barbarismo: Gas, vocabolo che il chimico van Helmont (1577-1644) aveva ricavato dal greco chaos. La canonizzazione letteraria di «Gas» avverrà nel Faust II, v.10084-85 («Die Hölle schwoll von Schwefelstank und Säure, / Das gab ein Gas!»: «Di fetore sulfureo e di acidi l’inferno si gonfiò. Che gas era!» (trad. F. Fortini, Milano 1970). 2 Heinrich Sander (1754-1782), docente nel ginnasio di Karlsruhe, compì numerosi viaggi in paesi europei tra il 1780 e il 1782. Ne lasciò una Beschreibung in due tomi, edita a Leipzig nel 1783, da cui trasse appunti Lichtenberg. 3 Secondo la definizione lockiana, la sensazione vera e propria, mediante la quale percepiamo le qualità che noi attribuiamo alle cose. 4 La riflessione, mediante la quale percepiamo le operazioni interne della mente (il pensare, il dubitare, il volere, ecc.). In K 64 Lichtenberg osserva: «Come degli esseri senzienti e pensanti possano essere modificati da oggetti fuori di loro, non sappiamo e non possiamo sapere. La cosa più intelligente che possiamo fare è fermarci a noi stessi, considerare le nostre modificazioni e non preoccuparci affatto della natura delle cose in sé». 5 Cfr. L 739, dove Lichtenberg cita l’esperienza, raccontata nei Mémoires de Paris, vol.7, p. 458, d’un terremoto accompagnato da una Feuer-Hose o «tromba di fuoco» (termine evidentemente rifatto su Wasser-Hose, ovvero «tromba d’acqua»). 6 «Occorre far risalire il più indietro possibile le cause intelligibili» (fr.). 7 Si è mantenuto così il gioco di parole del testo tedesco Fortdauer / VorDauer. 8 Centro situato a una ventina di chilometri ad ovest di Göttingen. Lichtenberg vi si recava per assistere ad esecuzioni capitali: W. Promies parla di vere e proprie Exekutionsreisen. Sulla sinistra fascinazione esercitata su Lichtenberg dalle esecuzioni capitali, vedi K 103. 9 L’espressione designa di solito l’amico Dieterich e signora, Madame Köhler e M.lle Ranchat.

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10 Il motivo del canto dell’usignolo (come quello del verso del cuculo) ritorna continuamente nei Sudelbücher, più che come tema lirico, come oggetto di appassionato interesse scientifico per i fenomeni acustici. 11 Cfr. E 48. Il principio en panti panta («tutto è in tutto») risale ad Anassagora, ap. Simplic. Phys. 164, 25. 12 Lichtenberg era un lettore dei mistici, come provano i frequenti riferimenti contenuti nei Sudelbücher a Jakob Böhme (latinizzato in Jacobus Bohemus, A 12). Tuttavia l’atteggiamento di Lichtenberg verso i mistici, specie del suo tempo, è – come nota Promies in polemica con la tesi di un «Lichtenberg mistico» sostenuta da Leitzmann (vedi nota a D 9 ed. cit.) – venato d'illuministica ironia. Ciò non significa però che una personalità ambivalente come quella di Lichtenberg non fosse a momenti sinceramente interessata a tesi teosofiche antitetiche a quell'esprit de géometrie che, comunque, costituisce il «nocciolo duro» del suo pensiero. 13 Mentre ammira il criticismo kantiano, Lichtenberg rifiuta le posizioni di Fichte: cfr. lettera al fratello Ludwig Christian del 18.2.1799, dove alla rivoluzione copernicana operata da Kant è contrapposto il dogmatismo di certi kantiani, fra i quali Fichte («Kant mette tutto alla prova. Un kantiano dogmatico non è un vero kantiano. Lo stesso Fichte – quod pace tua dixerim – ha offeso più la ragionevolezza che la filosofia»).

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Miscellanea - MH

MISCELLANEA

(MH): ANNO 1798

… Oh, nelle notti insonni io ascolto spesso il monito ritmato di una pendola che batte i mezzi secondi … (2) Carattere: sputare tra i denti. 1 (7) Oggi la genialità diventa sempre più comune, il senso comune sempre più raro. (9) Il verde è il colore della speranza, tranne che nelle occhiaie. (17) Fra tutti i canali che la natura ha creato per la conservazione del nostro essere, quello intestinale è non solo il più lungo, ma anche il più importante. Il commercio all’ingrosso si svolge tutto passando di lì, come ben sanno gli ipocondriaci. Il resto è solo commercio al minuto. Questo canale può andare in innumerevoli direzioni (tutte da chiarire). Che ci siano creature in cui il canale intestinale passa per la testa è solo probabile: questo so con certezza, che ne esistono alcune in cui il canale intestinale passa per il cuore. Mi riferisco a una certa specie di molluschi. 2 (19) L’incredulità in una cosa si fonda sulla fiducia cieca in qualche altra. (20) 1 Cfr. K 115. L’appunto – come per lo più avviene con i materiali dei Sudelbücher – viene utilizzato nelle Hogarth-Erklärungen, III, S.1040. 2 Pensiero espresso anche altrove: vedi MH 18 e L 673.

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Note sparse - UB

NOTE SPARSE NON DATABILI

(UB)

O S S E R V A Z I O N I GE N E R A L I Quelli che leggono molto per strada, di solito non leggono molto tra le pareti domestiche. (3) Anche le persone più sagge preferiscono quattrini a chi viene a prenderne. (4)

chi

porta

Ci sono molte istruzioni su come coltivare la vigna, ma finora nessuna su come bere il vino: l’uva matura bene solo in un clima mite, e mite dev’essere l’anima del perfetto bevitore. 1 Chi si scola più d’una bottiglia senza mettersi a parlar francese, parlare della sua ragazza, assicurarmi la sua amicizia, cantare o tradirmi qualche piccolo segreto, e chi, arrivato al quarto bicchiere mi domanda bruscamente se non lo considero un bravo ragazzo e non accetta da me il più piccolo scherzo, insomma quel disgraziato che, quando beve, fa di tutto per buscarle e spesso ci riesce, farebbero cosa più saggia a bere acqua. (5) È uno che imprecando toglie il coraggio agli altri per darlo a se stesso: un volgare brigante. (7) Campanili: imbuti rovesciati per convogliare al cielo le preghiere. (8) Un acconciatore maschile che all'occorrenza riesce a 'spuntarla' anche con le donne. (11) Considerando il suo albero genealogico e la sua promettente gioventù, non si poteva fare a meno di

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Note sparse - UB

riconoscere che la sua famiglia era davvero un perpetuum nobile. (12) Ad uno toccò il primo premio in botte, all’altro soltanto l’accessit 2. (13) Suo fratello più giovane ha ottenuto un posticino al Teatro anatomico di G. per via della sua testa fuori del normale: è nato morto, ed ora è là, ben conservato sotto spirito. (14) Alla salute un corpo che danza va molto più a genio di un corpo che scrive. (19) Una casa in cui i corpi, dopo la dipartita della ragione, trovano un ricovero per vedovi 3. (28) Ho sentito dire che quell’uomo talvolta è sobrio. (30) Si parla di «occhio d'aquila» della critica. In molti casi sarebbe meglio parlare di «fiuto da segugio» della critica. (35) Quanto è gradevole per un orecchio sentire una musica, altrettanto sgradevole per un orecchio è sentir…sproloquiare di musica. (38) Spinto da tale smania, a Londra mi sono cacciato spesso in posti dove le osservazioni fisiognomiche comportano un rischio non inferiore a quello degli esperimenti sull’elettricità dell’atmosfera. 4 (40) Ciò che gli entusiasti chiamano «osservazione», di regola è in buona parte già un giudizio. (41) A che serve ogni levar del sole, se anche noi non ci leviamo dal letto? (44)

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Note sparse - UB

La generalessa Acquavite. 5 (46) Ah, se mi decidessi una buona volta a star bene! Valere aude, in luogo di sapere aude 6. (47) N O T E FI S I O G N O M I C H E 7 Il volto umano lo si consideri con l’occhio dell'anatomista, dell’innamorato, dello psicologo e del pittore è sempre una fonte inesauribile di osservazioni piacevoli. Rappresenta, diciamo così, la veste dell'anima, veste ora più ora meno idonea, ma che in ogni caso le si adatta in modo da lasciar trasparire grandi bellezze come pure grossi difetti, se non in tutte le sue espressioni, almeno in alcune. A volte, specie nel gentil sesso, il volto è solo un velo leggero che poco ha da nascondere anche a un occhio non curioso. Non solo l’amore, l’odio, la gioia, la tristezza e tutte le passioni in genere hanno dei segni speciali che li accompagnano sul viso, ma, per osservatori un po’ esperti, il volto stesso denota genialità e coerenza tra parole e pensieri. Chi ha visto dieci autentici geni acquisterà ben presto dimestichezza con i loro tratti distintivi e, arrivato all’undicesimo, li individuerà. Il presupposto è che non li abbia visti un’unica volta di sfuggita, ma in varie circostanze. Riconoscere la coerenza tra le parole d’un uomo e il suo vero sentire è più agevole, perché si hanno non poche occasioni per far esperienza in tal senso. Quanto più gravi sono le falsità che uno dice, tanto più facilmente egli dimentica di mettere in moto un qualche tratto fisionomico: è raro che anche persone che hanno mentito per un cinquantennio con gente di ogni risma riescano a sbarazzarsi dei segni rivelatori della loro mendacità. Malgrado il dispendio di tempo e fatica, è difficile e spesso impossibile fare ad arte quello che la sincerità e un naturale impulso fanno di primo acchito. Mentire quindi, anche per una persona che vi è allenata, è sempre difficile quanto per un

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Note sparse - UB

virtuoso eseguire per la prima volta al pianoforte un nuovo assolo senza tralasciare nemmeno un punto. Mi ha fatto piacere a volte osservare come, solo a sentir nominare una ragazza amata, sul volto di alcuni, che volevano a tutti i costi dar l’impressione di aver rinunciato per sempre ai piaceri del mondo, apparisse e sparisse d’un tratto sul viso una piccola ruga rivelatrice … (48) N O T E FI S I C H E DI VA R I O C O N T E N U T O Scovare le numerose analogie tra i cicli quotidiani e quelli annuali! Non ha ogni giorno il proprio aprile? (62) Si possono bruciare città nel cuore dell’inverno, ma, quanto a farle gelare nel pieno della calura estiva, siamo ancora ai primi passi! (67) Nell’immensità del cosmo, la Luna è una goccia nell‘oceano. Non ha abitanti, ma assieme alle altre gocce concorre all‘equilibrio del Tutto. Sebbene cento tegole possano formare muscosi giardini delle delizie per minuscoli insetti, ciò non vale per tutte le tegole; ognuna di esse assolve però una sua funzione di riparo e insieme di copertura. (68) Un fisico sognatore, ergo un cattivo fisico. (69) E si crede a un uomo simile, che non capisce manco le parole che ha sulla bocca? (70) Che i cubi hanno sei facce, lo s’impara molto presto: io l’ho saputo prima ancora di sapere che la Terra è rotonda. (73) Per natura l’errore plausibile incontra al mondo meno resistenza della verità. (79)

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Note sparse - UB

Non c'è nulla su cui la fisica sorvoli con tanta leggerezza come sulle bolle d’aria di esperienze non verificate. (80) A proposito di caucciù: ho visto in Inghilterra asinelli fatti con questo materiale. Non avevo però gran voglia di diventar famoso introducendo in Germania una nuova specie di asini. (82)

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Note sparse - UB

1 Lichtenberg è un convinto cultore della «pinica» o «arte del bere». Cfr. B 347. 2 «Distinzione accordata a chi s’è avvicinato al premio» (N. Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, Bologna 1942, s.v.) 3 Circonlocuzione per designare l’ospedale dei pazzi: Lichtenberg conosceva in particolare quello di Celle e quello londinese di Bedlam: cfr. F 721. 4 La stessa osservazione è fatta in F 804: «Ho fatto spesso e, da ultimo, ancora più spesso in Inghilterra osservazioni o esperimenti fisiognomici che erano pericolosi quanto quelli sull’elettricità dei temporali, e una volta ci è mancato poco che facessi la fine di un Richmann della fisiognomica». Georg Wilhelm Richmann era morto folgorato da una scarica elettrica durante un esperimento nel 1753. 5 Data la differenza di ‘sesso ’ grammaticale tra il ted.Schnaps e l'it.acquavite, un generale, anzi un generalissimo è diventato una generalessa. Un «generale Arzente» sarebbe stato poco comprensibile. Che Lichtenberg facesse un grande consumo di acquavite, è evidente dalla frequenza con cui egli la nomina nei suoi Sudelbücher, e in particolare nello Staatskalender, dove compare sotto il nome cifrato keraj: cfr. nota a SK 603. 6 Cfr. GH 46. La fonte è Orazio, Epist. 1,2,40: «Deciditi a essere saggio!» Qui la massima è modificata in «Deciditi a essere sano!» 7 Dagli Scritti postumi di Lichtenberg, pp. 74-79 (= Lichtenbergs Nachlaß, a cura di Albert Leitzmann, che diede loro il titolo Physiognomische Bemerkungen: si tratta – come dichiara Leitzmann – di una raccolta di osservazioni tratte da un gran numero di appunti e di abbozzi di carattere fisiognomico che si ricollegano alla polemica di Lichtenberg contro Lavater (Antiphysiognomik).

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MATERIALI VARI

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Scartafaccio – Mat I

SCARTAFACCI S C A R T A F A C C I O - M AT I - R E L A T I V O AL L E L E T T E R E DA L L ’ I NG H I L T E R R A E AL L ’ O RB I S PI C T U S

1

L’uomo del tempo antico sta all'uomo moderno come il dispositivo a tempo di un girarrosto sta a un orologio a ripetizione. (3) <Nessuna paralizzante sfiducia nelle proprie forze!> 2 (21) Il carattere dei tedeschi riassunto da Virgilio in due parole: patriam fugimus 3. (31) Orgoglio puerile di denunciare gli errori dei grandi uomini. (33) <Il servitore>

Note per l’attore 4

<Si mette a gambe larghe per apparire più basso della sua statura.> (48) <Quando indossa calze di seta, ammazza con molta dignità mosche e tafani spiaccicandoli contro i polpacci.> (49) <Ha facilità a prendere i compagni per i bottoni.> (50) Note per l’autore 5 <Anche se è onesto, si vanta di aver imbrogliato il padrone, specie in cantina.> (51)

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Scartafaccio – Mat I

Il padrone dovrebbe sempre riflettersi nel servitore, foss’anche soltanto il riflesso della luna in una pozza agitata dal vento. (53) Generalmente i galoppini galanti tengono più alle proprie gambe che alla propria testa: tra loro infatti è tradizione che più d’uno abbia fatto fortuna grazie ad esse. (54) <Quando racconta a un compagno qualche storiella spiritosa, per suscitare la sua ilarità gli dà col dito indice dei leggeri colpi alle costole.> (57) <Si può scrivere senza troppo spirito, in modo però che agli altri ne occorra una bella dose per rendersene conto.> (69) L'Orbis pictus, un album da disegno per quei disegnatori di figure umane che non siano dei Raffaelli 6. (71) È sempre meglio dare subito il colpo di grazia a un cattivo scrittore che «recensirlo vivo dal sotto in su» 7. (761) Non potevo credere a una cosa del genere 8, a meno che non accadesse un miracolo nel mio cervello. (80) Per me, un teatro non deve necessariamente essere un tempio di Giove, ma nemmeno un lanterna magica delle curiosità. (84) Stare in alto per un basso fine. (87) Di osservare pochi sono capaci, leggere lo sanno fare tutti. (98) <Va bene leggere molto, purché però il nostro sentire non si ottunda e, a forza di voler conoscere sempre più cose senza una ricerca personale, lo spirito critico in noi non si

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Scartafaccio – Mat I

spenga o, quel che è peggio, il nostro pensiero e il nostro sentire, al ricordo delle cose lette, non si guastino. Lessing dice (non so dove: in una delle lettere a Klotz, credo 9) di essersi imbottito di troppe letture per il suo sano raziocinio, il che dimostra comunque quanto il suo raziocinio fosse ancora sano!> (100) Non c'è persona più presuntuosa di uno scrittore che privilegia le proprie emozioni, senza pensare che avrebbe diritto alla stessa considerazione chiunque fosse ancora in grado di tener la penna in mano nel manicomio di Bedlam 10. (111) Sbirciare dal buco della serratura del cuore. (120) Dare i suggerimenti giusti senza farlo notare e senza tanto prepararsi denota, in un uomo, vera grandezza. Nessuno scrittore cui tale qualità manchi può aspirare, credo, all’immortalità. (132) Alla commedia sono sempre andato con le mie gambe, all’opera mi ci hanno dovuto trascinare. (135) Un foglio di carta bianca incute maggior rispetto di un pezzo di cartastraccia. (158) Ci sono mille modi di prendere del tabacco da naso, di bere o di mettersi il cappello. (170) Credo che ogni ragazzo senta un tuffo al sangue alla vista del primo berretto gallonato e che ogni giovane provi la stessa sensazione davanti al primo paio di speroni. Li guarda con la coda dell’occhio: si direbbe che finga di non vederli, così come in società un innamorato fa finta di non vedere la ragazza che invece vorrebbe essere il solo a guardare. (171)

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Scartafaccio – Mat I

Il titolo di quest’opera satirica progettata da Lichtenberg si rifà a Comenio (Orbis sensualium pictus, edito nel 1658, un dizionario illustrato ceco-latino-tedesco). Ma – come notava Johann Christian Dieterich in una lettera all’incisore Daniel Chodowiecki del 27 settembre 1778 – l’intento dell‘opera di Lichtenberg «differisce totalmente da quello della nota opera (di Comenio). Il suo obiettivo è anche qui satirico: egli intende ovviare alla povertà d’idee dei nostri autori drammatici come pure dei nostri attori ed artisti di teatro cogliendo da tutte le condizioni del vivere civile dei tratti sorprendenti, sia quelli che si possono esprimere soltanto a parole che quelli che si possono rappresentare attraverso il disegno». (Briefwechsel Chodowieckis mit seinen Zeitgenossen, hrsg. Charlotte Steinbrucker, Nr.316). Com’è accaduto per tanti altri progetti di Lichtenberg, l’opera è rimasta allo stato di abbozzo. 1

2 Questa nota è stata cancellata da Lichtenberg, che l’ha utilizzata nei Briefe aus England. 3 «Noi fuggiamo dalla nostra terra» (lat.) La fonte è Virgilio, Buc. 1, 4. L’osservazione, formulata con le stesse testuali parole, compare anche in Sudelbücher E, 354. 4 La didascalia rientra nello schema dell’Orbis pictus: i due spunti satirici sugli attori qui riportati sono stati cancellati dai Materialhefte per essere riprodotti testualmente nel Vorschlag zu einem Orbis pictus, für den Schauspieler. 5 Anche questa didascalia rientra nello schema dell’Orbis pictus: le note seguenti sono state utilizzate nel Vorschlag zum Orbis pictus. 6 Per tutto il Settecento Raffaello fu considerato il genio pittorico per eccellenza: ne danno testimonianza le oltre venti menzioni del pittore, contro i quattro richiami a Michelangelo e i tre a Leonardo da Vinci, nei Sudelbücher. 7 Espressione parodistica ripresa dal macabro frasario delle sentenze capitali: «arrotare una persona dall'insù all’ingiù» equivaleva a un atto di clemenza, in quanto, prima di arrotare il condannato, gli si dava il colpo di grazia, mentre al contrario «arrotare uno dal sotto in su», ovvero «dall'ingiù all’insù» significava sottoporre un condannato al supplizio della ruota in condizioni di lucidità mentale. Arcangeli, l’assassino di Winckelmann, era stato arrotato vivo «dall’insù all’ingiù», e Lichtenberg doveva averlo letto nella stampa tedesca. Vedi B 23. L’espressione «arrotare vivo», usata però in senso metaforico con assimilazione del supplizio della ruota alla ruota della fortuna, compare in L 439.

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Scartafaccio – Mat I

8 Analoga formulazione si ha in D 286: «ohne ein Wunder in meinem Kopf könnte ich nicht anders glauben» («senza un miracolo nel mio cervello io non potrei pensarla diversamente»). 9 Quest’affermazione è contenuta nei Briefe antiquarischen Inhalts di Lessing, Nr. 54: «Non vorrei dare l’impressione d’aver letto neppure una pagina che non abbia veramente letto; a volte trovo addirittura che per il mio buon senso ho letto fin troppo. Ho passato metà della mia vita a imparare quello che altri hanno pensato. Ora sarebbe tempo di cominciare a pensare con la mia testa». La polemica di Lessing è rivolta contro Christian Adolph Klotz (1738-1771), dal 1762 professore di filologia classica a Göttingen, dove fece amicizia con Lichtenberg. 10 Cfr. A 4: «Per dare un qualche fondamento a tale scienza vasta e difficile (la fisiognomica), si dovrebbe visitare i grandi uomini, le carceri e i manicomi di diversi paesi.» E la visita al manicomio di Bedlam vicino a Londra lo impressionò profondamente, come dimostrano i frequenti riferimenti alla sua esperienza diretta di quel luogo di segregazione e di dolore.

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Scartafaccio – Mat II

S C A R T A F A C C I O - M AT II - R E L A T I V O A O RB I S PI C T U S Più d’uno non sarebbe rimasto un cervello mediocre, se non avesse avuto la pretesa di diventare un cervello sopraffino. (11) Gli piacerebbe cantare in falsetto anche se fosse dotato di una pura voce di basso. (13) Un coro d’esclamazioni farebbe di sicuro uno splendido effetto, se a proferirle fossero belle ragazze coi capelli al vento. (16) S'avvicinava a cavallo come la tisi galoppante. (43) La gente comune, anche se ritiene che quanto vede non meriti d’esser messo per iscritto, tuttavia vede e sente cose che lo meriterebbero. La differenza tra il volgo e i dotti sta spesso solo in una sorta d’appercezione o nell’arte di fissare le idee sulla carta. (51)

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DIARI

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Diario di viaggio - TB

DIARI

(TB)

17 7 0 Partito da Göttingen il 25 marzo 1770. Il giorno 27 ho visitato a Hannover la collezione di statue del Wallmoden 1: sono opere pregevoli, ma io non riesco a trovare nel gruppo di Perseo e Andromeda ciò che vi ha visto il signor Raspe 2. La testa di Perseo del Cavaceppi 3 sembra incarnare perfettamente l’idea del maestro, non però le braccia di Andromeda, specie il braccio sinistro. I quattro pezzi del Cavaceppi hanno gran pregio: un Apollo, un Omero, un Socrate e un'ara sorretta dalle tre Grazie. L’Omero è di marmo diafano, il più bello che io abbia mai visto. Cupido e Psiche sono dei pezzi antichi; altrettanto pregevole è l’Eros con uccellino, dal viso molto espressivo. Il piccolo Atys è pur esso straordinario. Il tempo uggioso e forti dolori al collo mi hanno impedito di fare una visita più minuziosa a quel luogo. Tra Wundsdorf e Hannover c'è una piramide quadrilatera eretta a ricordo di un fatto accaduto durante la guerra dei trent’anni, quando due fratelli si scontrarono in battaglia e si diedero la morte a vicenda. Il giorno 28 ho attraversato il Weser a Stolzenau, e il 30 tra Bomde e Osnabrügge sono passato accanto alla grande quercia, ma il mio viaggio fu per tutto il tragitto così poco sentimentale che, invece di celebrarla in versi come ha fatto il signor Jacobi 4, molto semplicemente l’ho misurata con le braccia: essa corrisponde a sette tese. Operazione, questa, resa malagevole dalle molte spine: il signor Jacobi probabilmente non vi si è manco cimentato. 0snabrück 5 è un paese molto povero. La miglior osteria è il «Kayser». Qui il tedesco digrada sempre più verso l’olandese. Delle cosiddette curiosità ho potuto visitare poco o niente per via del mio insistente dolore al collo. Qui la posta straordinaria

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diviene improvvisamente più cara: rispetto al territorio di Hannover viene a costare quasi il doppio. La tappa successiva è Ipenbüren, un villaggio prussiano. A un quarto di miglio dal paese, la nostra carrozza si ruppe, sicché fummo costretti a comperarne un’altra a nostro scapito. A un miglio dopo Bentheim si passa il confine olandese. Ciò avvenne alle dieci di mattina del giorno 2 aprile. Delden fu la prima tappa in terra d’Olanda, e basta un solo villaggio olandese a dare una prima idea di quanto quel popolo sia pulito, ma anche imbroglione. Qui ho notato per la prima volta orologi a ripetizione nelle cucine, e, per pulire le strade, ho visto usare al posto delle scope certi spazzoloni rigidi. Nella casa dove alloggiavo, mi colpirono tre domestiche che, nelle due ore della mia sosta colà, non fecero altro che pulire. Fa fastidio tuttavia constatare come quella gente trascuri la propria pulizia personale, e pulisca in continuazione le cose circostanti senza mai peraltro goderne, o forse proprio per questo sia tanto sudicia: ne ho fatto assai spesso la prova. Ad una nazione così dedita ai piaceri materiali lo si può in fondo perdonare. Un forestiero deve trattare un olandese di basso ceto sempre come un potenziale imbroglione, finché non si convinca del contrario. Spesso la colpa non è di tale individuo, ma del fatto che malauguratamente in Olanda tante volte si definisca ‘profitto lecito’ ciò che tutte le altre nazioni cristiane chiamano truffa e imbroglio. Qui sta l’errore. Un viaggiatore che attraversi l’Olanda senza venir truffato almeno sei volte dev’essere per forza un imbroglione matricolato pure lui. In Olanda non si vedono patiboli e ruote pieni di condannati, semplicemente perché i confini del furto ‘lecito’ sono così ampi ed estesi che sarebbe un’imperdonabile temerarietà avventurarsi sul terreno del furto illecito. A Deventer comincia la vera pulizia: si ha la sensazione di muoversi in una vetrina. Qui ho trovato un mercante che mi ha cambiato dei ducati difettosi riconciliandomi quasi con gli olandesi. I dolci famosi di Deventer sono una sorta di pan

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melato di Norimberga. Il ponte di barche sopra l'Yssel alle spalle della città è bellissimo. Utrecht è un posto magnifico: le strade in più punti sono lastricate con la medesima regolarità che caratterizza i muri delle case; ciò conferisce loro l’aspetto di un armadio per le bambole tutto rivestito di carta marmorizzata. Alloggiammo accanto al mercato presso il signor Obelet, nella cui casa sono stati ospiti il re di Danimarca e Paoli 6. L’oste parla un inglese, un francese e un tedesco perfetti, e per giunta è bravo a trarre il proprio utile dal forestiero senza cavargli di colpo la pelle. È un piacere discorrere con quest’uomo: pare sia di sentimenti tedeschi o inglesi, e mi ha raccontato di Paoli con le lacrime agli occhi, pieno d’ammirazione per lui… Da Utrecht mi sono diretto alla volta dell’Aia su un battello tirato da cavalli. 7 Sono partito la sera alle quattro e sono arrivato all‘Aia l’indomani alle sette. Qui ho capito veramente cos‘è un'eccessiva comodità: meglio sarebbe accorgersi di più che si è in viaggio. Alle tre di notte passammo Leida. Avevo raccomandato di svegliarmi, ed è stata una situazione strana attraversare una città così famosa senza vedere altro che le parti alte delle case contro il cielo chiaro. Ma sentii suonare un carillon, e ciò accadeva a Leida, Lugduni Batavorum. L’Aia è il posto dove vivrei, se potessi vivere dove desidero: un luogo bellissimo, forse uno dei più belli al mondo, pieno di vita, anche se non è bello da impazzire come Londra. La piazza grande racchiude in sé ogni bellezza possibile e immaginabile. Qui la gente è, a mio parere, un po’ meglio che nel resto dell’Olanda. All’esterno delle finestre – come ho avuto modo di vedere – sono installati da una parte e dall‘altra degli specchi, sì da poter osservare cosa accade giù in strada senza aprire la finestra o anche solo avvicinarsi ad essa. Lo spettacolo più buffo l’ha offerto un olandese seduto con sussiego sopra un carrettino tirato da un grosso cane (vedi Kamciatka! 8). Mi sono recato nel villaggio di Schevelingen, dove il mare ha un aspetto straordinario, al punto da essere la meta

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anche di persone per le quali tale spettacolo è familiare: fra queste, il re di Danimarca e i duchi di York e di Gloucester. La veduta è imponente e maestosa: a destra e a sinistra la riva corre a perdita d’occhio in linea retta, e ciò le conferisce maggior bellezza. A Helvoetsluis 9 la vista è di gran lunga meno bella. A questo villaggio si arriva dall‘Aia per un viale stupendo. Qui si vede una folla di marinai olandesi che, più che vendere mitili, come vorrebbero far credere, vanno chiedendo denaro perché la loro nave, sostengono, ha fatto naufragio. Col battello tirato da cavalli ho raggiunto Delft. Il tempo limitato mi ha permesso soltanto di passeggiare per la città la quale è peraltro graziosissima. Dove finisce l’abitato, ho avuto modo di vedere per la prima volta navi di una certa importanza: tra queste, un elegante battello che ha fatto spesso da scorta alle navi delle Indie orientali; disponeva di dodici cannoni ed era adorna di ricche dorature e sculture. Da Delft venimmo a Rotterdam, città bella e straordinariamente popolosa. Certe strade sono affollate quasi come a Londra. Il porto offre uno spettacolo stupendo: vi si vede tutta una moltitudine di grosse navi a due e a tre alberi di ogni nazionalità. La strada in discesa accanto al porto è fiancheggiata solo da case di stile inglese con scritte uguali a quelle che si vedono a Londra, e in tutta la zona si sente parlare soltanto inglese. La miglior locanda è il «Maresciallo di Turenna» sul canale. Qui per quattro ducati prendemmo a noleggio un bellissimo battello con cabine così confortevoli, che in una casa non avremmo potuto pretendere camere che lo fossero di più. Poi seguimmo il corso della Mosa fino a New Sluis, lì trasbordammo su carrozze scalcinate, e finalmente sabato 7 aprile siamo arrivati tra pioggia e temporali a Helvoetsluis, dove prendemmo alloggio in una locanda inglese, il «Guldener Löwe», dal signor Wood. Il posto è gradevolmente animato da frotte di marinai che vanno su e giù per le strade. Quando il mare è mosso, si può sentirne lo sciacquio fin dentro la locanda. Qui ho provato che gusto abbia l’acqua di

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mare. A causa del vento contrario, il traghetto per I‘Inghilterra era all’ormeggio nel porto già da alcuni giorni. A mezzodì il cielo si è schiarito e sembrava che il vento girasse a nostro favore. Si decise dunque di salire a bordo alle dieci di notte e di salpare all‘una. Durante una breve passeggiata serale verso il mare da me fatta al chiaro di luna, mi parve che il colore della luna non promettesse niente di buono, e molti affanni in effetti ci sarebbero stati risparmiati, se il capitano si fosse procurato un barometro. Intanto consumammo un buon pasto e alle undici di notte del 7 aprile, la vigilia della domenica delle Palme, c’imbarcammo con grande allegria. Il capitano si chiamava Story, aveva acquistato quest’imbarcazione non molto tempo prima dal signor Hunt; era un uomo gradevole e navigato che era stato varie volte in America. Nella cabina più bella era alloggiato, oltre a noi tre 10, il capitano Douglas, persona di grande buon senso ed esperienza… La sua compagnia fu per noi un autentico sollievo. C’era poi un certo signor Smeaton, ricco mercante inglese che aveva soggiornato a lungo in Germania e si rivolgeva di preferenza a me chiamandomi ogni volta «Signor compaesano»; e inoltre un giovane, Mr Williams di Londra. Questi aveva studiato un anno a Utrecht, era un sostenitore delle idee di Wilkes 11, ma se le vedeva regolarmente confutare dal capitano Douglas. Nella camera attigua c’erano i nostri servitori, altre tre persone, probabilmente mercanti, e una bellissima ragazza inglese che mi dava l’impressione di essere per i suoi compagni quello che per noi era il capitano Douglas. Nella nostra camera, si sentì male per primo il signor von Swanton, gli tenne dietro il signor Williams, poi fu la volta di Mr Smeaton che non era mai stato male prima nei suoi frequenti viaggi da Helvoet a Harwich; quindi, verso le dieci del mattino, toccò a me, e il malessere durò fino alle cinque pomeridiane: tale condizione non è molto gradevole, ma nemmeno così brutta come pensa a volte la gente, a meno che io non abbia provato un malessere più leggero rispetto ad altri compagni di navigazione che stavano male da morire.

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Di gran lunga più sgradevole per me fu la tempesta che scoppiò con pioggia, grandine e neve. La nave cominciò a compiere movimenti tali da far rotolare fragorosamente da un fianco all’altro pesanti casse dando l’impressione di andare in pezzi. Una volta venne scagliato a terra con violenza perfino il capitano; un’ondata mi penetrò fin dentro il letto, e dovetti cambiare guanciale e saccone, operazione che si svolse con grande lentezza per via del forte rollio che permetteva a malapena di camminare. Alla fine la vela davanti si squarciò e tutti i marinai tranne due o tre furono colti da nausea. Ora non rimaneva altro da fare che portar la nave al largo e poi scordarsi per un po’ di Harwich. Così andammo alla deriva in mezzo all’infuriar della tempesta, finché non albeggiò e il vento girò a nostro favore; nell’arco di sedici ore potemmo quindi riprendere la rotta con la massima rapidità, sicché, malgrado ci fossimo spinti fino all‘altezza di Yarmouth, il 9 aprile dopo le dieci di sera gettammo l’ancora a Harwich. Gli addetti alla dogana salirono a bordo, ci perquisirono con estrema rudezza, e dovemmo quindi quasi a rischio della vita, tra pioggia, vento e marosi, calarci dalla nave in una piccola barca che in un quarto d’ora ci portò a riva. I doganieri sono spesso di un’arroganza intollerabile anche all’interno della dogana: una volta hanno bruciato addirittura un abito al duca di Gloucester. A noi, invece, vennero incontro con un’insolita gentilezza e non ci rimettemmo nulla, sebbene, a nostra insaputa, portassimo con noi oggetti non consentiti. Fin dal momento in cui si mette piede in Inghilterra, saltano subito agli occhi la tempestività, la premura e la precisione con cui là si soddisfa ogni richiesta, e il gran numero di belle ragazze: il tipo più comune è dotato di una grazia tale, che chi è particolarmente sensibile ad essa conviene se ne stia alla larga dall’Inghilterra. 12 E poi, con gli stessi abiti che in Germania stanno bene addosso alle operaie, le ragazze inglesi sembrano gran dame.

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Da Harwich a Londra c’è un tragitto di 74 miglia inglesi; la strada è ottima: ad ogni miglio è posta una pietra su cui si legge la distanza da Londra. I postiglioni viaggiano ad una velocità tale da sentirsi fischiare le orecchie, e sono così preoccupati e meticolosi che si direbbe siano aristocratici che quel giorno stesso si sono improvvisati postiglioni per fare un favore a qualche amico. Le località dove abbiamo cambiato i cavalli sono Colchester e Ingatestone: la prima è un centro di notevole grandezza, pieno di botteghe; le sue ostriche sono rinomate in tutta l’Inghilterra e vengono consumate ogni giorno nella stagione giusta sulle mense dei grandi signori. La conchiglia è sottile e, come dimensioni, è sì e no la metà di quella delle ostriche di Göttingen, solo che l’ostrica riempie completamente il guscio ed è più grossa del tipo comune. Prima del nostro arrivo a Ingatestone, passammo da un paese dove si stava festeggiando la sagra e, quando il postiglione si fermò vicino a una casa, subito si raccolsero intorno alla nostra vettura oltre cento ragazzini che si burlavano di noi indicando ora l’uno ora l’altro e dicendo: «Look, there is a bullock!» 13. Ma, non so, c’è in questa gente una sorta di cordiale ruvidezza, del tutto diversa dalla durezza della mia patria, dove il popolo s’interessa meno dei forestieri che in Inghilterra, ma, una volta che si sia incaponito a volersene interessare, non si salva più nessuno! Arrivai a Londra a un'ora assai tarda, il 10 aprile verso le dieci e mezzo e, prima che scendessimo dalla carrozza davanti alla casa di Lord Boston in Lower Grosvenor Street, si fece mezzanotte. Ciò nonostante, per le strade regnava lo stesso frastuono che c’è in altri luoghi a mezzogiorno. Non si resterà tanto sorpresi, se si pensa che per molte famiglie signorili l’ora effettiva della cena sono le undici, undici e mezzo di sera. È a quest’ora che nella famosa città mercantile si cominciano a praticare quei generi di commercio 14 che di giorno non avrebbero fortuna. (1)

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17 7 1 Venerdì 28 giugno mi ha fatto visita il signor Gleim. È un uomo mite e piacevole, di bell’aspetto. Ha negli occhi la pacata tristezza che ho già osservato in più d’un grande uomo. (3) Lunedì 1 luglio, sereno. Il 2 luglio, tempo da cani. 15 Ho festeggiato il famoso giorno. 16 Mangio le prime ciliegie. (6) Sabato 13. Il tempo è schiarito. Abbiamo cenato nel giardino del signor Kaltenhofer 17. Io e la «cometa» 18 ci siamo divertiti molto insieme. Mi venga un accidente, se ci capisco qualcosa! Sono tornato a casa all'una. (7) Giovedì 18. Sono orribilmente stanco. Avrei dovuto tenere delle lezioni stamane, se solo avessi potuto farlo standomene a letto. Ho scritto al signor Dietz 19 inviandogli una mia poesia per le nozze di Giustina, la «ragazza di Ionia» 20. L’ha conosciuta anche lui, quanto, non so dire, e a sua volta sa perfettamente fino a che punto l’abbia conosciuta io. Gli voglio ancora più bene per questo, e le lettere che gli ho indirizzato sono scritte in uno stile diverso rispetto alle altre destinate ai miei amici: perché dovrei infatti vergognarmi di «pisciare davanti a un uomo che m’ha visto cento volte senza camicia?» 21… Preferirei, per Dio, aver rapporti con ladri mascherati piuttosto che con un uomo di cui non conosca il carattere in tutti i suoi aspetti. Non il lato ‘festivo’ del carattere. No, in veste da camera o con quello che indossa quand’è a letto, con la faccia voltata verso il muro, intento a riflettere fra sé e sé: è qui che abbiamo l’uomo e il suo vero carattere. Quando lo conosco sotto quest’aspetto, allora, mi dico, per me non ha segreti, e spero di aver ragione ... (12)

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Domenica 21. Ho notato nella «cometa» un cambiamento sorprendente che non riesco a spiegarmi: tra noi sembra ormai finita. Ma ciò non significa che il mio sia stato un sogno. L’occhio è fatto per vedere, l’orecchio per sentire, solo l’uomo non è fatto per godere! Se le cose stanno così, allora il mondo è, per me, di sicuro «fuori sesto» 22, e non sarò certo io quello disposto ad aggiustarlo! (15) Lunedì 22. Ancora peggio da tutti i punti di vista. Il mio stato d’animo è molto al di sotto di –4, dannatamente basso. 23 (16) Martedì 23. Oggi alle dodici e mezza circa, il mio stato d’animo era calato a -6, anche se alle due ero già capace di ridere. Come sono bravo a mascherarmi! Una metà di me può assumere un espressione allegra per trarre in inganno l’altra metà. C’è al mondo una creatura simile all’uomo? Ho ingannato me stesso in modo orribile, ho riso in un momento in cui 98 persone su 100 avrebbero pianto o si sarebbero tolte la vita. Il pensiero di por fine ai miei giorni l’ho avuto per la prima volta a Darmstadt nell‘inverno 1758 mentre ero in piedi sopra un tavolo nell’aula della quarta classe maschile e leggevo delle parole scritte su una lavagna. Non ricordo ora quali parole fossero, ma credo avessero a che fare con la declinazione di «domus». In seguito scrissi qualcosa in difesa del suicidio e lo diedi al nostro rettore Wenck, che rispose ai miei dubbi in modo esauriente, ma da quel momento il pensiero del suicidio mi ha accompagnato ininterrottamente. Il tempo è schiarito. Ho fatto visita a Dieterich; né lui né sua moglie hanno dato l’impressione di gradire la mia compagnia: non c’era da stupirsi, dal momento che io stesso mi sopportavo a malapena. Ora so come possa apparire cupo anche un cielo chiaro, quando dentro di noi c’è la tempesta. Poi mi sono recato da Kaltenhofer, ma, oh Dio!, tutti i miei mali mi son venuti appresso. 24 (17)

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Mercoledì 24. Lievissimo miglioramento oggi, non naturale, ma procurato ad arte, e non credo che andrà a finir bene! 25 (18) Lunedì 12 agosto. Neanche l’ombra d’un miglioramento. Le «comete» 26 sembrano avere il diavolo in corpo. L’ho vista, la chiara, e anche la scura. 27 Sono due settimane che non vado da Kaltenhofer. È una vergogna, ma – maledizione! – non riesco a tappare il buco da cui tutte le mie follie balzano agli occhi della gente. Vorrei essere morto, perché ho passato il limite oltre il quale non esiste più nulla. Se solo fossi padrone di me stesso! Ma, un momento, se lo fossi, chi sarebbe lo schiavo? Sempre io. Oh, maledetti siano tutti i padroni, allora! A pranzo Boie 28 ha pronunciato l’espressione «big with child» 29 un po’ come se fosse «bich wis schaild» suscitando la mia ilarità: era la prima volta che ridevo oggi, e molto probabilmente sarà anche l’ultima, sebbene siano solo le quattro. È rarissimo che io rida dopo le cinque durante la canicola, e soprattutto in giornate come queste che finiranno col farmi impazzire. Dio mi perdoni, non ho mai provato nel mio intimo un tormento simile, eppure la gente pensa che io stia bene. Dio buono, com'è sciocca la gente! A cosa serve avere occhi e comprendonio, se uno come me che è rimasto in fondo un ragazzo ingenuo può darle a intendere ciò che più gli piace? Quest’intimo tormento, il mostro che mi rode le viscere e il cervello e che si direbbe non possa sfuggire in alcun modo a un occhio attento, tanto è grande, può essere nascosto dietro un sorriso e annidarsi inosservato sotto il velo diafano di un volto … (19) Martedì 13. La notte scorsa abbiamo avuto un temporale spaventoso; stamane alle sette il barometro era molto basso (27’’ 2’’’ pied de roi 30). Alle undici è salito di 1’’’. Ho affrontato a sangue freddo tre o quattro pensieri orribili uscendone incolume, ma solo usando tutte le mie arti. Il peccato originale s’annida in profondità. Cuore, testa e ogni

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altra parte ne sono infetti. Dove andare? C’era un tempo in cui avrei potuto trovar rifugio nella mia testa, ma non ne trarrei beneficio alcuno, adesso. Al diavolo i giorni di canicola del 1771! È un'espressione volgare, ma non intendo cancellarla, visto che non posso cancellare la causa che me l’ha fatta scrivere. Sono risoluto a non confidare mai a questo diario niente che non sia vero: ne farò uno specchio in cui un domani mi possa vedere riflesso e, se mi accadrà di stare ancor peggio di come sto attualmente, benedirò questi giorni di canicola e strapperò questo foglio. 31 (20) Mercoledì 14. Ci sono! So cos’è che non va con la «cometa» chiara. Ormai è perduta per sempre. Ora c’è speranza di ritrovare l’equilibrio perduto. Non sapere dov’è una cosa è cento volte peggio che perderla del tutto. Non è così? Ma lei aveva un cuore tenero e, ahimè, una pelle altrettanto tenera: ogni volta che toccherò il Milton di Baskerville 32, penserò a te, amata stella, e benedirò il punto in cui t’ho osservata per la prima volta nella tua altezza meridiana. Tutto ciò che posso fare adesso è tornar a vezzeggiare il mio vecchio Lion 33. Non mi delude mai, lui … A pensarci a mente fredda, non è stata una delusione: avevo sì preso la mira, ma non avevo forse tolto da un pezzo alla mia arma lo scodellino per la polvere da innesco, dimostrando così di non avere la minima intenzione di far fuoco e di por fine ai miei giorni? Lo metto per iscritto: nessuna delusione! … In guardia dunque dal vino e dalla follia, altrimenti questo foglio finirà strappato prima della festa di San Michele 34. Mr Adams 35 ha avuto in regalo un cane dal generale: una bestia dagli occhi belli chiari. Sarà falsa anche lei, temo. 36 Mi è arrivata una lettera da Mr Jeanneret 37 con i libri che avevo ordinato. Tra questi c’era un almanacco. Stranamente provo un impulso irresistibile ad andar a vedere in che giorno della settimana cade il 1 giugno, eppure non è né il compleanno di mia madre né il mio. Mia madre è morta l’11

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giugno: quale abisso tra un evento e l’altro! Mi piace di Fielding il fatto che lodi il 1 giugno in qualche passo del Foundling 38. Chiudo confermando ancora una volta con animo sereno che la «cometa» ha agito bene, non ha nessuna colpa, lei, e le è impossibile comportarsi diversamente … Dopo aver scritto questo, sono andato nella stanza che dà sulla strada e mi sono accorto che avevano già installato la banderuola. Ho provato un vivissimo disappunto perché le ultime due settimane l’avevo guardata in continuazione, e poi mi ero lasciato sfuggire quel gradevole spettacolo rinchiudendomi nella mia bicocca solo per scrivere cose senza senso. In seguito Kaltenhofer mi disse che, per sistemare la banderuola, il capomastro era dovuto salire sulla testa dell’apprendista. 39 (21) Giovedì 15. È venuto da me il capomastro. Avevo dell’ammirazione per quell’uomo e quindi l’ho mandato a chiamare. Ha bevuto circa sei bicchieri di vino e mi ha raccontato come a Darmstadt fosse stato apprendista di Schüler che era affetto da sordità. Ciò m’indusse a colmargli di nuovo il bicchiere: quel tipo mi andava a genio già da prima, e questo fatto mi ha avvicinato a lui. Nella sua fisionomia c’è qualcosa che io, con venti luigi in saccoccia, non vorrei proprio vedermi davanti su una strada: c’era in lui insomma un po' di «aut Caesar, etc.» 40, conseguenza, questa, di un’educazione forviante. Ma ditemi, per favore: un uomo che sa stare in punta di piedi sul campanile di una chiesa reggendosi solo sulle ginocchia a 225 piedi da terra, non è forse un grand’uomo? Saper fare cose diverse da tutti gli altri non è poco. Che altro fanno tanti grandi ministri o generali se non arrampicarsi fino a circa duecento piedi al di sopra del livello comune, solo per rompersi l’osso del collo precipitando a terra? Non ho riso mai tanto: alle quattro mi recarono un plico contenente l’invito, formulato in modo perentorio, a far che cosa, secondo voi? a entrare a far parte di quell’associazione

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i cui membri pagano un luigi all’anno perché poi ne godano le loro vedove, una volta che essi saranno andati oltre ogni possibilità di goderne. Dato il tono perentorio dell’invito, rifiutai la mia adesione. Non lascerò mai una vedova per la semplice ragione che non avrò mai una moglie. 41 Neanche Köhler 42 ha sottoscritto. So come la pensa: «Se la mia vedova è consolabile con una bagattella come sessanta talleri l’anno, non la voglio nemmeno come moglie!» Un altro professore ragionava così: «La ‘vedova’ che lascerò, qualora ne lasci una, non potrà assolutamente reclamare i sessanta talleri, in quanto nessuno oltre a me saprà mai che è vedova. Di conseguenza sono io l’unica persona in grado di darle una pensione, e ciò deve avvenire mentre sono ancora in vita, e allora il denaro lo metto in tasca mia». Il cielo è tutto chiaro. La banderuola – stando alle parole del capomastro – pesa trenta libbre. (22) Venerdì 16. Tempo piovoso, uggioso e freddo. 43 Il vento è girato da ovest a sud. Ieri sera ho bruciato una cosa che avevo scritto contro M…s 44 quattro anni fa. Una cosa orribile. Che espressioni avevo adoperato! Io stesso ho fatto fatica a sopportarle: ora ho simpatia per quell’uomo. Qual è la ragione per cui certuni hanno una predisposizione a nutrire un odio per tutta la vita, e altri invece riescono sì e no a farlo durare lo spazio d’un inverno? Mi domando quali somiglianze noteremmo tra i caratteri degli uomini, se fossimo in grado di vederli così come ne vediamo i corpi. Forse esseri superiori non badano affatto ai corpi, e questi per loro sono puri organa sensoria rispetto al principale oggetto d’osservazione, che servono a distinguere le creature come le antenne servono agli entomologi per distinguere gli insetti. Se è vero che – stando a quanto scrive Lady Montague 45 – il viso delle persone non costituirebbe più un canone di bellezza, se esse andassero in giro nude, allora anche il corpo forse scomparirebbe in mezzo alla somma di perfezioni o imperfezioni proprie di ogni singolo carattere, se ne sapessimo cogliere le armonie e le disarmonie. 46 (23)

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Domenica 18. … Ho visto diverse volte la «cometa» … Dio, a che punto sono ridotto! Per ben due volte così vicina che il mio braccio avrebbe potuto toccarla, e ora tanto distante da essere irraggiungibile! … (24) Giovedì 22. Oggi ha fatto un tempo bellissimo … Il capo mi duole, e quanto al cuore, ah! non si rimetterà più per tutto il tempo che mi resta da vivere. Alle sette e mezzo mi sono inginocchiato ringraziando nuovamente Dio per avermi reso felice due volte quest’anno. 47… (esattamente un anno dopo) Grazie a Dio, il mio cuore dopo una cura radicale si è perfettamente ristabilito. Sì, c’è un Dio, posso giurarlo, lo so per certo. In vita mia non sono mai stato più sereno di quest’anno, e molto raramente più felice: infatti io ho la capacità di essere felice e inquieto ad un tempo. Non ho mai avuto più dubbi di quest’anno. Non so se è la mia vista debole o la mia vista acuta a farmi vedere le cose diverse da come esse appaiono agli altri. (26)

17 7 2 [3 settembre] A Bückenburg ho fatto visita al consigliere delle finanze Westfeld 48, mio buon amico e un tempo maestro di chimica; a casa sua ho fatto la conoscenza del famoso consigliere concistoriale Herder, ospite assiduo alla sua mensa. Si tratta di un giovane dal temperamento vivace: non si direbbe sia l’autore della premiata opera Sull’origine dei linguaggi. Nei suoi discorsi è positivo e parla dei filosofi tedeschi senza una particolare stima, mentre nutre grande ammirazione per Lessing e Heyne. Egli non crede che la fisiognomica sia di grande utilità per conoscere l’uomo;

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s’interessa solo allo studio del volto umano. Ha infatti riso di gusto quando io ho affermato che un’andatura con le ginocchia che si piegano a ogni passo è indice di stupidità. È invece convinto che una fronte spaziosa denoti profondità di pensiero. Questo, però, non è il caso del signor Ramberg 49 e, forse, neppure di Herder stesso; in Kästner, la teoria troverebbe conferma, in particolare per quel che riguarda gli occhi, l’arguzia e la briosità o – come Herder disse in maniera per me incomprensibile – «in ciò che col tempo costituisce il carattere» 50. Cosa che si può vedere inoltre nella forma della bocca, delle guance, nell’affabilità, compiacenza ecc. Pare, invece, che egli individui in un petto carenato un segno d’orgoglio e di forza interiore ... Il linguaggio può diventare talvolta un ostacolo: il fisionomista potrà essere capito solo da se stesso oppure da un altro fisionomista … Giovedì 3 settembre. Il signor Herder mi ha riferito che Lessing ha detto: «È impossibile scrivere sempre cose sentite. A ideare le situazioni dev’essere la ragione. Nei miei drammi ho seguito ogni volta questo metodo». (29) Giovedì 10 settembre. Sono stato a pranzo dal ministro di Hannover signor von Ende che abita al castello. C’erano in tutto diciotto invitati e, al momento del caffè, il numero aumentò fino a ventotto. A questo punto le coppe fecero il giro: una cerimonia alla quale non avevo mai assistito. A seconda dell’importanza dei brindisi, le coppe erano grandi, medie e piccole. Era presente fra gli altri il signor Möser 51, che conoscevo già da prima; c’incontrammo alla fine del pranzo. Quest’illustre personaggio è fatto davvero per vivere in società: brioso e garbato oltre ogni dire, è un conversatore insuperabile. Sa abbassarsi e innalzarsi al livello delle capacità di ciascuno e spesso sa alimentare i discorsi degli altri al punto che questi si domandano stupiti come abbiano potuto avere idee tanto originali. Conosceva benissimo il famoso Yorick 52, e di lui m’ha raccontato che in società era di umore allegro ed aveva l’abitudine di prendere in giro se stesso. Egli considera il

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ministro di Münster von Fürstenberg 53 uno dei massimi geni che conosca, ed è convinto che questi rinnoverà l’intero paese. Si rammarica del fatto che in Germania non abbiamo un idioma dominante: secondo lui, nelle province si parla una lingua convenzionale, come dire una specie di lingua morta. Ecco perché non siamo in grado di tradurre gli scritti degli autori inglesi che usano la parlata londinese. Al riguardo mi è venuto in mente come il signor Höpfner 54 abbia tradotto «God damn ye!» con «Gott verdamme euch!», che, in bocca a un capitano rivolto ai suoi marinai, è tanto lontano dal rendere l’idea dell’originale quanto il termine «quaestor» da me, per ipotesi, tradotto con «Rentmeister» 55. Alla mia domanda se avesse letto lo scritto del signor Herder Sull’origine del linguaggio, rispose: «No», e quando accennai al contenuto dell’opera, la sua risposta fu: «Una volta che si abbia un filo conduttore, non è difficile poi per un ingegno valido produrre qualcosa di bello» … (30)

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1 Johann Ludwig Graf von Wallmoden (1736-1811). Celebre ad Hannover la sua collezione di pitture e di sculture, raccolte nel corso dei suoi viaggi in Italia e in Francia. 2 Rudolf Erich Raspe (1737-1794), giurista e poi professore di archeologia e sovrintendente alle collezioni d’arte del langravio a Kassel. In seguito ad appropriazione indebita del gabinetto numismatico a lui affidato, dovette riparare in Inghilterra nel 1775. Fu là che scrisse la sua opera più famosa: Baron Münchhausen’s Narrative of his Marvellous Travels and Campaigns in Russia (Londra 1785). Lichtenberg allude qui all’articolo edito da Raspe nella rivista Neue Bibliothek der schönen Wissenschaften und der freyen Künste, vol.4, p.204 segg., annata 1767. 3 Bartolomeo Cavaceppi (1716-1799), scultore italiano, restauratore di statue antiche. Accompagnò Winckelmann nel suo ultimo viaggio fino a Vienna. Poi Cavaceppi proseguì da solo alla volta della Germania, dove di lì a poco lo raggiunse la notizia della tragica morte di Winckelmann a Trieste. 4 Johann Georg Jacobi (1740-1814), autore di poesie anacreontiche, collaborò con Goethe, Gleim, Klopstock, Herder. Nel suo scritto Winterreise egli parla della quercia in questione con uno slancio su cui ironizza nel suo Tagebuch Lichtenberg. 5 La grafia del toponimo è fluttuante tra la forma più antica Osnabrügge e quella più recente Osnabrück. 6 Pasquale Paoli (1725-1807), anima delle insurrezioni corse contro Genova prima, contro la Francia dopo. 7 Battello trainato mediante funi lungo un fiume o un canale a forza di cavalli. 8 Lichtenberg ha attinto le informazioni sulle condizioni di vita e sui costumi della Kamciatka dall’opera sulla penisola siberiana del naturalista Stepan Petrovich Krasceninninikow (1711-1775) tradotta in tedesco col titolo: Beschreibung des Landes Kamtschatka. 9 Stazione di partenza dei piroscafi per Harwich, porto inglese allo sbocco nel Mare del Nord dei fiumi Stour e Orwell.

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10 Lichtenberg e i suoi allievi inglesi Irby e Swanton. 11 John Wilkes (1727-1797), pubblicista e politico inglese, nel 1774 Lord Mayor of London, combattivo oppositore del governo. Lichtenberg, che lo vide di persona a Londra, cita più volte nei Sudelbücher il motto dei suoi sostenitori «Wilkes and Liberty». 12 Per il motivo della conturbante bellezza della donna inglese, quasi un topos della letteratura di viaggio, si veda Hogarth-Erklärungen, III, p.703, 811 e 855, e la lettera all’amico Johann Christian Dieterich del 19 aprile 1770: «Sobald man den Fuß in Engelland setzt, (ich setze aber voraus, daß man noch etwas mehr hat als Füße) so fällt, dem Studenten sowohl als dem Philosophen und dem Buchhändler, sogleich in die Augen die außerordentliche Schönheit der Frauenzimmer …» «Appena posto piede in Inghilterra (purché si disponga di qualche altra cosa oltre ai piedi) balza agli occhi dello studente nonché del filosofo e del libraio la straordinaria bellezza delle donne...») 13 «Guarda, c’è un bue!» (ingl.) 14 Si allude alla prostituzione e alle attività criminali. 15 Le prime parole dell’appunto di viaggio sono in tedesco, poi quasi impercettibilmente Lichtenberg passa all’inglese, idioma che padroneggiava con assoluta naturalezza e disinvoltura, e in inglese è il resto del Tagebuch 1771. 16 The famous day nel linguaggio di Lichtenberg è il suo compleanno. 17 Joel Paul Kaltenhofer (1716-1777), docente di disegno a Göttingen. 18 «Cometa» è il nome fittizio,dietro al quale sicuramente si nasconde una delle donne amate da Lichtenberg: forse Maria Sachse. 19 Johann Ludwig Dietz (1744-1808) di Darmstadt, figlio di un farmacista, probabilmente compagno di scuola di Lichtenberg. 20 Maria Justina Schulzen, uno dei primi amori di Lichtenberg, dalla statuaria bellezza delle korai ioniche: pare facesse infatti la modella per un pittore. 21 Per questo modo di dire proverbiale, cfr. B 273: «Ich habe mit ihm 2 Jahre in einerlei Nachtgeschirr gepisset » («Per due anni ho pisciato nello stesso pitale»).

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22 Si veda Shakespeare, Hamlet, atto I, scena V, vv.189-190: «I tempi sono scombinati: o maledetta uggia, che mai io debba essere nato per rimetterli in sesto!» (trad. R. Piccoli). 23 Tipico della scrittura di Lichtenberg è il ricorso a simboli matematici per caratterizzare stati psichici: cfr. anche TB 17. 24 Lo sconvolgimento di cui è preda Lichtenberg è dovuto – come dimostra TB 19 – alla tormentata passione per la «cometa» Marie Sachse. 25 Sul futuro Lichtenberg è fondamentalmente pessimista: niente è più lontano dalla sua mente dell’idea di un finale lieto! Ricorrente in lui è la domanda: «Che cosa mai porterà il futuro?» (SK 481). 26 Cfr. TB 7. 27 Probabilmente l’amica del cuore di Marie Sachse. 28 Heinrich Christian Boie (1744-1806), scrittore, pubblicò a partire dal 1770 con Gotter presso l’editore Dieterich il Musenalmanach, il primo almanacco tedesco. Fu fondatore del Göttinger Hain. Si veda K 198. 29 «in gravidanza avanzata» (ingl.) 30 Pariser Fuß (pied de roi), equivalente a cm. 32,485. 31 Eloquente è l’immagine del diario come specchio non deformante della vita interiore dell’Autore. 32 Riferimento all’edizione di Milton curata da John Baskerville (17061775). In Sudelbücher, B 222, si trova un analogo paragone tra la carta finissima di questo che è definito «eines der besten gedruckten Bücher», «uno dei migliori libri a stampa», e la pelle di una ragazza. 33 Cfr. L 640. 34 La festa di San Michele, che cade il 29 settembre, segnava in Germania la fine dell’estate. 35 Charles Adams, figlio del Lord Chief Baron of Exchequer, studente inglese iscritto a matematica all’università di Göttingen, allievo di Lichtenberg. 36 La lingua batte…dove il cuore duole: gli occhi chiari del cane ricordano altri occhi, quelli della «cometa » che lo fa tanto soffrire. 37 Cfr. TB 22.

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38 Il titolo completo è: Tom Jones, a Foundling, il capolavoro di Henry Fielding. 39 Lichtenberg esprime a più riprese tutta la sua ammirazione per questi operai-acrobati: si veda J 609, dove oggetto di tale ammirazione sono i carpentieri intenti a rinnovare la copertura del campanile della Jakobkirche di Göttingen. Qui invece si tratta dell’addetto all’installazione di una banderuola sullo stesso campanile: a questo proposito è significativo il particolare, attribuito alla testimonianza di Kaltenhofer, docente di disegno all’università di Göttingen, secondo cui, per installare la banderuola in questione, il capomastro sarebbe salito sulla testa del suo apprendista («Afterwards Kaltenhofer told me, that in putting the weather cock up, the master tred upon the apprentices head»). 40 «Aut Caesar aut nihil», motto di Cesare Borgia detto il Valentino. 41 Se nel 1771 Lichtenberg si esprimeva in termini così perentori circa il matrimonio, di ben altro avviso sarebbe stato di lì a diciott’anni, nel 1789, quando sposò Margarethe Elisabeth Kellner, regolarizzando così un'unione che durava dal 1783. 42 Forse Friedrich Ludwig Göttingen (1773-1836).

Andreas

Köhler,

docente

di

medicina

a

43 Lichtenberg osserva la natura con l’animo commosso del poeta, e insieme con l’esasperata sensibilità del ‘barometro ambulante’ – gli inglesi direbbero «profeta del tempo che farà» (weather-prophet) – sempre in allarme ad ogni eventuale cambiamento di clima. 44 Non si sa a chi alluda Lichtenberg: forse a Johann David Michaelis, insigne orientalista, docente all’università di Göttingen. 45 Mary Wortley Montague, moglie dell’ambasciatore inglese a Costantinopoli, viaggiatrice infaticabile, cosmopolita, ebbe fama per le sue Lettere di viaggio, apparse postume a Londra e pubblicate nello stesso anno (1763) a Lipsia nella traduzione anonima di Füßli col titolo: Briefe der Lady Marie Wortley Montague, während ihrer Reisen in Europa, Asien und Afrika. 46 In questa considerazione s’avverte tutta l’amarezza di chi come Lichtenberg ha portato il peso della propria deformità fisica, e scuote il capo con bonaria ironia constatando la superficialità umana che ha occhi solo per le doti esteriori, e non per quelle intime della persona. Come dirà Leopardi, «virtù non luce in disadorno ammanto».

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47 Lo spinoziano-rousseauiano Lichtenberg, «betender Freigeist»,«libero pensatore che prega» (si veda J 192) piega le ginocchia in atto di sottomissione e di gratitudine verso il Dio/Natura. 48 Christian Friedrich Westfeld (1746-1823) studiò teologia a Göttingen, dove fece amicizia con Lichtenberg. Fu consigliere delle finanze e podestà di Bückeburg, nell’Hannover. 49 Johann David Ramberg (1733-1820), consigliere di commercio ad Hannover, fu amico intimo e corrispondente epistolare di Lichtenberg. 50 Il testo tedesco ha: «was hernach Sitz wird», espressione oscura, a giudizio dello stesso Lichtenberg, che, proprio per l'attenzione che le ha dedicato, non può averla riportata in modo erroneo. Personalmente proporrei la seguente interpretazione:«ciò che in seguito finisce per costituire un habitus». Si avrebbe qui un riferimento al pensiero di Eraclito citato da Stobeo, Flor. IV, 40, 23: hqoj anqrwpwi daimwn, tradizionalmente inteso come: «Il carattere di ciascuno è il suo demone, il suo destino». In greco, infatti, uno stesso termine, hqoj – corrispettivo puntuale del ted. Sitz – detiene la duplice accezione di «dimora» e di «carattere, essenza dell’uomo». Che attinenza ha tutto ciò con la teoria fisiognomica di Lavater? Herder, richiamandosi a Eraclito, avrebbe dato un’interpretazione deterministica di quei tratti fisiognomici non congeniti, ma acquisiti con l’esperienza che poi si stabilizzano insieme al loro correlato psicologico. In una lettera privata, W. Promies ha accolto con interesse questa mia congettura. [N.d.T.] 51 Cfr. nota a C 76. 52 Pseudonimo shakespeariano assunto da Laurence Sterne, che Möser deve aver conosciuto nel 1763 in occasione del suo soggiorno inglese. 53 Franz Friedrich von Fürstenberg (1729-1810), primo ministro di Münster, animatore della cultura nella città della Vesfalia. 54 Johann Georg Albrecht Höpfner (1759-1813), medico e farmacista, autore di pubblicazioni scientifiche. Sull’imprecazione «God damn ye!» e sugli spropositi a cui dava adito la sua resa in tedesco, si veda F 569: «”God damn it” in Germania viene spesso tradotto con “Gott verdamme”, un errore così odioso da rasentare in gravità quello di chi traducesse il tutto con «der Herr segne!» («Il Signore ti benedica!»). In Inghilterra, questa formula suona plebea più che empia». 55 «tesoriere» (ted.)

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DIARIO DI VIAGGIO

(RT)

25.9.1774-15.4.1775 Sono partito da Göttingen lunedì 29 agosto 1774 alle undici del mattino e ho toccato terra nell’Essex il 25 settembre alle tre pomeridiane, dopo un viaggio per mare di ventiquattro ore. Il 27 settembre sono arrivato a Londra e ho preso alloggio in Oxford Street. (1) Bunbury 1, persona assai facoltosa, ha un grande dono: quello di cogliere l’aspetto ridicolo del corpo umano e di ritrarlo subito in forma caricaturale ma con buon gusto. In ciò la sua maestria ha dell’incredibile. A volte – dicono – quando torna a casa dopo aver osservato qualcosa, salta giù dalla carrozza, si precipita dentro e, prima ancora che sua moglie lo raggiunga in camera, il disegno è bell'e finito. (3) Il 2 dicembre ho avuto finalmente la fortuna di veder avverato uno dei miei desideri più grandi: quel giorno Garrick 2 recitò la parte di Amleto, e l’ho veduto con i miei occhi. Tutte le scene nelle quali lui e lo spettro s’incontrano sono indescrivibili. Tra queste e quelle normali c’è la stessa differenza che passa tra la vita e la morte. Lo spettro ha fatto delle apparizioni molto belle: il colore della sua armatura non era tanto diverso da quello della scena, e di solito lo spettro era già lì immobile e silenzioso, prima che io, intento a fissare Amleto come, si suppone, ogni altro spettatore, mi accorgessi di lui. Quando Garrick lo scorge, non si perde in convenevoli – al contrario di Smith 3, il quale è stato soprannominato per questo «Monsieur Hamlet» – ma

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si ritrae di colpo barcollando, con le ginocchia che gli mancano e le braccia aperte, e infine s’arresta in questa posizione facendo un lungo passo a ginocchia piegate. Lo sorreggono Orazio e Marcello; allora Amleto parla, e sorprendente è l’effetto della sua espressione di terrore misto a raccapriccio, sentimento questo che può cogliere solo chi abbia la visione di uno spettro, da cui comunque s’aspetti più bene che male, Il grande silenzio del pubblico conferiva al tutto un risalto ancora maggiore. Devo confessare che un brivido mi è corso ripetutamente per tutto il corpo, ancor prima che Amleto gli rivolgesse la parola. Mi hanno raccontato che alcuni anni or sono uno spettatore del loggione ha creduto si trattasse davvero di un fantasma. Il suo vicino gli spiegò che era un attore e che il fantasma rientrava fra i personaggi del dramma. «Ma se è così» obiettò l’altro «perché allora anche l’uomo vestito di nero (Garrick) è tanto spaventato?» Amleto, rivolto a quell’essere immobile, dice:«Speak! speak!» 4 e, al cenno di quest’ultimo, si stacca a viva forza dagli amici, minacciandoli con le parole: «or I'll make a ghost of him that lets me» 5 per poi seguire risolutamente lo spettro. Il suo non è l’atteggiamento di un uomo coraggioso che segue un rivale prepotente e colpevole per affrontarlo in duello, ma quello di chi segue un fantasma contro cui non c'è forza o arte che valga, provando una paura che, in un caso simile, non sarebbe disdicevole neppure per un Regolo. Ciò fa sì che la scena si sviluppi senza che lo spettatore si ricordi anche solo una volta di se stesso o del teatro londinese Drury Lane 6 e di Garrick . Egli ritorna alla realtà nel momento dell'applauso generale che segue la scena, non prima, e qui non si può fare a meno d’elevarsi con lo spirito al livello del grande genio che ha saputo dare un ordine a tutto questo e di ammirare chi ha penetrato così a fondo un genio tale. Garrick e Shakespeare si sono riconosciuti nell‘uomo. Così voleva Shakespeare, e Garrick poteva saperlo solo in base a una felice osservazione della natura umana, associata alla lettura delle opere dell’autore. All’atteggiamento

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assunto da Garrick alla vista dello spettro manca solo il capo alzato per servire da modello pittorico ad un «Saul, Saul, perché mi perseguiti?» 7. Qui il terrore non viene dal cielo, infatti il luogo da cui proviene non si trova più in alto di Amleto: non è un angelo o Dio, ma un fantasma. In Germania abbiamo attori ancora viventi che indubbiamente non sono lontani dal livello di un Garrick, come invece vanno dicendo – in ambienti dove non c’è nessuno che abbia mai viaggiato – commessi viaggiatori o baroni di ritorno da Londra. Sennonché la maggioranza dei nostri artisti fallisce nei monologhi, specie in quelli meditativi, nei quali guardare gli spettatori sarebbe un peccato mortale. Proprio nei monologhi sta la forza di Garrick, e a ciò è adatta la sua persona minuta, in cui l’anima è, si può dire, ‘onnipresente’. Egli sa cosa è bello e, poiché sembra esser conscio di sé in ogni muscolo, coglie sempre perfettamente nel segno. È divertente vedere in che modo si mette il cappello sulla testa e se lo calca in fretta sugli occhi per spingerlo poi dietro la fronte con un lieve movimento del capo: è come se ogni parte del corpo fosse la sua mano destra. Inoltre egli conosce molto bene la gente davanti alla quale si esibisce e, se dopo ripetuti tentativi, non riesce a strappare l’applauso crosciante o a ottenere il silenzio perfetto, sicuramente, prima della fine dell’azione scenica, trova il modo di ottenerli entrambi … Nel monologo «To be or not to be» 8 Garrick dice: «or to take arms against a sea of troubles» e non «assailing troubles» 9. Per rappresentare bene sulla scena un vecchio rattrappito, non bisogna esser vecchi rattrappiti. Ci vogliono sempre energie ed elasticità per assumere la forma del proprio personaggio immaginario. In vita mia ho conosciuto un unico uomo che fosse altrettanto ‘onnipresente’ nel proprio corpo: un tedesco. Ma non voglio svelarne l’identità … (8)

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A Londra, parecchi anni fa, un membro della Guardia reale che non doveva brillare per intelligenza preannunciò che in un dato giorno la città sarebbe stata distrutta da un terremoto. Gran parte dei londinesi fu còlta da un panico tale che quel giorno quasi tutte le barche sul Tamigi furono noleggiate, a persone, s’intende, pronte a rifugiarvisi non appena la terra avesse cominciato a tremare, e a tal fine rimaste in vicinanza delle scale da cui si scendeva al fiume. Il principe di Galles, che allora soggiornava in campagna a Cliffden, tornò in città con l’intenzione di rincuorare la gente col proprio esempio, ma fu tutto inutile. (9) Il 12 dicembre ho visto per la seconda volta il signor Garrick nella parte di Amleto, e questa volta ho prestato maggior attenzione a certi particolari. È molto commovente vedere il giovane Amleto attendere uno spettro in una notte gelida, solo perché gli è stato detto che assomiglia al padre morto dal cui pensiero è dominato. Intanto si sentono suonare i timpani e le trombe, mentre lo zio, I‘assassino del padre, a mezzanotte sta ancora tracannando il suo vino di Hochheim 10. Amleto cammina avanti e indietro in attesa del fantasma, e tutt’a un tratto Orazio gli dice: «Look, mylord, it comes» 11. Amleto indietreggia, il cappello gli scivola a terra, viene sorretto da Orazio e Marcello, per i quali l’apparizione non costituisce una novità, e s’arresta quasi fosse ubriaco con le ginocchia leggermente piegate nell’atto di fare un lungo passo all’indietro; la mano sinistra è sollevata un po’ più su del viso, semiaperta, con le dita allargate. E sta lì così per alcuni istanti con un’espressione di panico tale che ogni spettatore sente un brivido corrergli per le vene. Poi dice: «Angels and ministers of grace defend us!» 12 Parole che servono a sottolineare la drammaticità della situazione. Lo spettro gli fa cenno, Amleto vuole seguirlo; Orazio e Marcello non intendono lasciarlo andare. Il tono con cui egli, facendo ogni sforzo per liberarsi dalla loro stretta, pronuncia le parole: «My fate cries out / And makes each petty art’ry in this body / As hardy as the Nemean

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Lion's nerve./ Still am I called, unhand me, Gentlemen» 13 esercita una suggestione crescente sullo spettatore. Alla fine, quando riesce a liberarsi e, in quell’istante, sguaina la spada contro Orazio e Marcello:«By heaven I'll make a ghost of him that lets me, / I say away!» 14, la scena raggiunge il massimo del suo fascino. Quindi Amleto punta la spada contro lo spettro (potrebbe essere un mentitore!) e ansante e distrutto dice: «Go on – I'll follow thee» 15; a questo punto i due se ne vanno lentamente, e Amleto arresta il passo di quando in quando. Tra quali applausi entusiastici s’allontanino, Lei 16 lo può facilmente immaginare. Sarà difficile che qualche spettatore rifiuti ad Amleto questo segno di gratitudine e di consenso. Mi meraviglio come tale favore riscosso in quello che è forse il più grande teatro del mondo, davanti al pubblico più sensibile del mondo non abbia fatto nascere in platea, nei palchi o in piccionaia un nuovo Garrick o un nuovo Shakespeare. Sono portati in palma di mano il signor Lee al Covent Garden e Smith al Drury Lane: quest’ultimo non ho avuto ancora modo di vederlo, mentre ho visto il primo, come ho sopra ricordato 17: non so se eguagli Garrick in talento; in mancanza di questo, è più facile scimmiottare che imitare. Alla prima rappresentazione Garrick pronunciò le parole «that one may smile and smile and be a villain» 18 con voce alta e beffarda, cosa questa che era quasi in contrasto con l’austerità della tragedia e con la situazione di Amleto. Durante la replica, Garrick ha lasciato da parte questo tono. Indietreggiando, Garrick cammina col suo passo naturale, non ha nulla dell’adolescente stordito. Mentre lo spettro gli parla, egli se ne sta lì immobile con la spada snudata, e il braccio teso lungo il fianco fa sì che la punta tocchi il suolo; la mano sinistra, semiaperta, è quasi piatta e ha le dita allargate. Uso qui vocaboli che, se intesi in modo rigoroso, consentono al lettore intelligente di trarre conclusioni personali che conferiscono al quadro una bellezza ideale. Il volto di Garrick esprime stupore e

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spavento: la bocca è semiaperta e gli occhi lo sono in misura proporzionatamente maggiore. Subito dopo la comparsa dello spettro – come Lei ben sa – Amleto si finge pazzo: appare con una folta capigliatura fluente, ma non in disordine, che per metà gli ricade sulla spalla sinistra. Una delle calze nere, la sinistra, gli è scivolata giù lasciando intravvedere la sottocalza bianca tesa, larga oltre un palmo; si vede il cordoncino rosso delle calze penzolare doppio come un laccio a mezza gamba: tutto è perfettamente a posto. Neglette, ma con decoro sono analogamente le vesti di Ofelia, interpretata allora dalla signora Smith, una giovane donna che, alla distanza da cui la guardavo, aveva l’aria d’una ragazza diciottenne. Ella tiene nella mano sinistra qualche fuscello di paglia; una parte delle sue belle chiome, che non saranno mai più cosparse di cipria, le scende sulle spalle. Il suo aspetto è pallido; nel momento della follia, tutto il suo modo d’agire è mite come dolci sono le passioni che l’hanno cagionata. L’intera scena è commovente oltre ogni dire e lascia nell’anima una malinconia 19 che Shakespeare segue fino in fondo nel suo evolversi doloroso, tanto che ci si augurerebbe di non aver mai visto l’infelice Ofelia. La farsa era un’operetta dal titolo: «The Cobler or a wife of ten thousand» 20. Il pezzo è nuovo, la musica è opera di Dibdin 21 che vi recita una delle parti principali. La sera che vi assistetti, l’opera venne fischiata. Impossibile immaginare un baccano maggiore: una parte del pubblico fischiava, una parte applaudiva, qualcuno gridava: «Go on, go on-on-onon!» 22, e qualche altro ancora urlava con altrettanta foga: «off-off-off!» 23. Come si può facilmente immaginare, in questo caso è inevitabile che gli off abbiano la meglio sugli on: infatti gli on dovrebbero essere fragorosi quanto gli off, ma in uno schiamazzo prolungato gli off finiscono necessariamente col prevalere sugli on. Dopo che ebbi compatito per più d’un quarto d’ora quei bravi attori i quali se ne stavano lì come pulcini nella stoppa, finalmente il signor Dibdin rivolse un saluto agli spettatori e venne calato

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il sipario. Fra tutti i pezzi teatrali da me visti, questo è l’unico che non sia stato recitato sino alla fine. L’indomani il signor Garrick lo riportò in scena, tutti rimasero sorpresi, l’opera fu applaudita, ed oggi mentre sto scrivendo queste righe ha luogo la replica. (11) [metà dicembre] A proposito di Garrick-Amleto: il suo spavento alla vista dello spettro del padre ha suscitato in me un raccapriccio che non credevo di poter provare. Tale effetto lo può ottenere solo un sommo talento scenico unito a un bel corpo, i cui muscoli sappiano indovinare a perfezione l’atteggiamento immaginato dall’anima in preda al fuoco sacro. E così egli pronuncia le parole: «l’ll follow thee». Quattromila persone tutte in silenzio, tanto da parer dipinte sulle pareti del teatro. (12) Il 25 febbraio [1775], una perfetta giornata estiva, me ne andai a passeggio in compagnia del signor Irby 24 a Kensington Garden. Cammin facendo, egli m’indicò una piccola cappella alquanto distante dicendo: «Ecco il cimitero dov’è sepolto Sterne». Vi andammo insieme. Una vecchia ci mostrò la tomba, contrassegnata da una misera pietra che gli hanno posto due massoni, W. e S. 25 L’iscrizione poetica però potrebbe essere migliore. Forse questa povera lapide servirà un giorno o l’altro a segnalare a qualche ricco dal cuore buono che in quel luogo andrebbe eretto un monumento più decoroso. Questa tomba è situata peraltro a neanche un tiro di schioppo dal posto dove si giustiziano i malfattori (Tyburn). 26 (13) Il 15 marzo ho banchettato in compagnia del generale Paoli 27 presso il signor von Alvensleben 28. Paoli è un uomo bellissimo dai modi signorili. Non ha un’aria marziale, anzi ha qualcosa di mite nello sguardo: si stenta a credere che sia stato per tanto tempo il capo d’un popolo guerriero. Si direbbe piuttosto sia cresciuto al tavolo da gioco. È un ottimo parlatore, ha fatto paragoni assai pertinenti tra Roma

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e Sparta ed ha affermato che a rendere gli inglesi più inclini alla guerra sarebbero i loro mercanti – tesi, questa, abbastanza singolare. (22) La signora Hook 29 m’ha detto che Whitefield avrebbe confessato di predicare con un linguaggio così curioso e con gesti così vivaci sia per attirare la gente sia per inculcare meglio le sue verità. L’ansia di essere originali si giustifica nella misura in cui le idee meritano di venir inculcate. (24)

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Omai: xilografia da un ritratto di Joshua Reynolds

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Il 24 marzo sono stato presentato nel Museo 30 al signor Solander 31 che aveva con sé Omai 32, l’uomo di Ulietea, con cui m’intrattenni un po’ a parlare. Mi strinse la mano alla maniera inglese. È un uomo prestante; la sua faccia non ha i tratti sgradevolmente marcati di quelle dei negri. La sua carnagione è olivastra 33. Gli chiesi se l’Inghilterra gli piacesse più della sua patria, e la risposta fu: «Sì». Non sapeva dire «yes»: sulle sue labbra esso suonava quasi come «vis». Gli feci pronunciare l’inglese th, e la cosa gli riuscì abbastanza bene. Quando gli domandai che effetto gli facesse l’inverno in Inghilterra, rispose: «cold, cold!» 34 e scosse il capo. Intendendo dirmi che nella sua terra o non si usavano camicie, o queste dovevano essere leggere, per indicarlo si toccò il collarino increspato della camicia e si aperse il panciotto. Il suo inglese è molto confuso, e senza l’aiuto del signor Planta 35 non avrei, credo, capito neanche queste poche cose. L’espressione del suo viso ha qualcosa di cordiale e di umile insieme che gli si addice, mentre non è connaturale ai volti africani. Le mani sono chiazzate di turchino 36; intorno alle dita della mano destra, tali chiazze sono in forma di anelli. Egli li indicò dicendo: «Wives» 37, e in riferimento alla mano sinistra disse: «Friends» 38. Quel giorno potei parlare con lui solo di queste cose. C’era un folto gruppo di persone, ed eravamo entrambi un po’ timidi. Non mi è dispiaciuto vedere la mia mano stretta da un’altra che veniva giusto dall’estremità opposta della terra. 39 (25) Il giorno 25 ho fatto colazione con il signor Solander nel salotto di Banks 40. Il signor Banks era andato a caccia. Omai fu fatto sedere accanto a me. È assai cortese 41. Non appena ci ebbe salutati tutti, si sedette al tavolo da tè e preparò il tè con molto garbo. lo gli feci pronunciare il nome della sua isola, che suonò all’incirca come «Ulieta-je». Non riesce a pronunciare la consonante esse, perlomeno non all’inizio di parola: nella sua pronuncia, «Solander» diventa «Tolando». Gli chiesi se suo padre e sua madre fossero ancora in vita, e

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lui guardò verso l’alto, poi chiuse gli occhi e piegò il capo da un lato per far capire che erano morti entrambi. Quando gli domandai dei suoi fratelli, sollevò prima due dita e disse: «ladies», poi tre dita e disse «men», intendendo dire con questo che aveva due sorelle e tre fratelli. Non è molto curioso, a quanto pare: porta un orologio, ma s'interessa poco del suo funzionamento. Mentre noi guardavamo i bei disegni di Island, Pomona e altre isole, si sedette accanto al camino e s’addormentò addirittura. Ci sono forti dubbi che possa diventare uno zar Pietro per la sua nazione, sebbene abbia intrapreso questo viaggio per ottenere credito. Gli è piaciuto soprattutto «Sadler’s Wells» 42, e non ha potuto far a meno di tornarci l’indomani stesso. Poi il luogo ha perso per lui ogni attrattiva. Gioca a scacchi. A colazione non ha mangiato dolci, ma del salmone poco salato e quasi crudo. L’ho assaggiato con lui, ma mi è venuta una nausea tale che mi sono ripreso completamente solo adesso, sei ore dopo. Stando al racconto di Solander, Omai al suo arrivo si era recato al caffè dove si trovavano in quel momento Capitaine Furneaux e Solander stesso: prima ancora però che Solander fosse entrato nella stanza in cui era Omai, quest’ultimo l’aveva riconosciuto dalla voce ed aveva esclamato: «Ecco Tolando!», quindi gli era andato incontro. Non avendolo però riconosciuto dalla faccia, probabilmente perché Solander indossava un altro abito e il suo aspetto era mutato, Omai aveva gridato ripetutamente: «Tolando, speak, speak!» 43, e quando Solander aveva parlato, subito era corso verso di lui. Il signor Banks, invece, Omai l’aveva riconosciuto immediatamente, eppure né Banks né Solander si rammentano di averlo mai visto nella sua isola. Ha una dentatura bellissima, bianca, regolare e compatta. (26)

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1 Henry Williams Bunbury (1750-1811), uno dei più celebri caricaturisti inglesi del Settecento. 2 David Garrick (1717-1779), il più grande attore del tempo, riformatore dell’arte drammatica. Nemico mortale dell’enfasi, che andava allora per la maggiore, optò per una recitazione improntata a grande naturalezza e verità emotiva. Lichtenberg, che lo conobbe personalmente, durante il soggiorno londinese del 1774 ebbe modo di ammirarlo ripetutamente come interprete di Shakespeare e del teatro elisabettiano in genere, e questo un anno prima che Garrick si ritirasse dalle scene. La sua esperienza di spettatore lucido e appassionato trovò una prima espressione nel Reise-Tagebuch e fu poi sviluppata più ampiamente nei Briefe aus England, che ebbero grande risonanza anche fuori dai confini della Germania, assumendo il valore di vero e proprio manifesto della nuova arte drammatica e contribuendo così in modo determinante all’evoluzione del gusto e della poetica teatrale. Il grande attore Friedrich Ludwig Schröder (1744-1816) seguì da vicino le finissime notazioni di Lichtenberg nella sua interpretazione di Amleto. L’influsso delle «Lettere sul teatro» di Lichtenberg è chiaramente avvertibile nei Wilhelm Meisters Lehrjahre di Goethe, in particolare nelle discussioni sulla drammaturgia di Shakespeare e, in primo luogo, sull’Amleto. «S’immagini al vivo questo giovane,» esclamò (Wilhelm Meister) «questo figlio di principi, si rappresenti il suo stato, e poi l’osservi quando apprende che la figura del padre appare come fantasma; stia vicino in quella notte spaventosa in cui il nobile spirito stesso gli si presenta. Un indicibile spavento lo afferra; rivolge la parola alla mirifica apparizione, la vede far cenni, la segue, e ascolta» (IV,14, trad. B. Arzeni, Firenze 1970). 3 William Smith (1730-1819), celebre attore inglese. 4 «Parla! parla!» 5 «Io farò un fantasma di colui che mi trattiene.» 6 Celebre teatro londinese inaugurato nel 1663. Sia il Covent Garden che l’Haymarket sono posteriori: aperto nel 1732 il primo, nel 1720 il secondo. 7 Si veda At, 9: «Ma, lungo il viaggio, avvenne che, avvicinandosi a Damasco, d’improvviso una luce dal cielo gli sfolgorò d’intorno; e, caduto per terra, udì una voce che gli diceva: "Saul, Saul, perché mi perseguiti?"».

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8 «Essere o non essere» (Amleto, atto III, scena I, v.56): è l’attacco del celeberrimo monologo shakespeariano, uno dei cavalli di battaglia di Garrick. 9 Amleto, atto III, scena 1, v. 59: «o prender armi contro un mare di guai», non «contro mali all’assalto». Si veda un passo chiarificatore dei Briefe aus England, 2. Brief:: «Devo fare a questo punto una piccola osservazione linguistica. Al verso 4 di questo monologo, alcuni propongono di leggere «against assailing troubles» al posto di «against a sea of troubles», in quanto, secondo loro, non è possibile prendere le armi contro un mare. Ciò nonostante il signor Garrick dice «against a sea of troubles». Mi limito a dare qui la voce di Garrick. Su quali autorità egli si basi, non sto a indagare. Mi riuscirebbe difficile qui, ed Ella può accertarlo in un attimo nella biblioteca di Göttingen». 10 Celebre centro vinicolo della Renania. 11 «Guardate, mio signore, viene!» (Amleto, atto I, scena IV, v. 38). 12 «Angeli e ministri della grazia, difendeteci!» (Amleto, atto I, scena IV, v. 39). 13 «Il mio fato grida forte, e fa ogni minuta arteria in questo corpo vigorosa come il nerbo del leone nemeo. Ancora mi si chiama. Lasciatemi, signori!» (Amleto, atto I, scena IV, vv. 81-84) 14 «Per il cielo, io farò un fantasma di colui che mi trattiene: via, dico!» (Amleto, atto I, scena IV, vv. 85-86). 15 «Va’ innanzi; io ti seguirò» (Amleto, atto I, scena 4, v. 86). 16 A tratti, come qui, l’appunto assume la forma di una comunicazione epistolare. Sull'argomento, Lichtenberg voleva scrivere una lettera a Boie. 17 Si veda RT 10: «Domenica 10 dicembre ho assistito alla commedia Much ado about nothing (Molto rumore per nulla) al Coventgarden. In quest’occasione ho avuto modo di conoscere bene il signor Lee; a quanto pare, in quest’opera teatrale egli copia integralmente da Garrick. Ha recitato molto bene». Il che equivale a dire che, dove manca il vero talento scenico, non c’è maestria tecnica in grado di sopperire a tale lacuna. John Lee e William Smith furono celebri attori inglesi. 18 «Uno può sorridere e sorridere, ed essere uno scellerato!» (Amleto, atto I, scena 5, v. 108) Il verso è rimasto così impresso nella memoria di Lichtenberg, da essere citato in forma abbreviata («That one may smile and smile») in quei repertori di spunti intuitivi e letterari che sono i

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Materialhefte, 1, 27. Sarà quindi ripreso nei Briefe aus England, III, p.357: «(Garrick) ha espresso l’osservazione fisiognomica, che riporta anche sul suo taccuino, «that one may smile and smile and be a villain», con un’aria e un tono d’irrisione meschina, quasi volesse con ciò dar risalto all’uomo che rideva e rideva, ed era una canaglia.» 19 Nei Briefe aus England, III, p.342, significativamente alla parola «Wehmut» «Wunde»(ferita).

Lichtenberg (mestizia)

sostituisce la parola

20 «Il ciabattino, ovvero la moglie di diecimila» (ingl.) 21 Charles Dibdin (1745-1814), drammaturgo, compositore e attore. 22 «Andate avanti, andate avanti! avanti! avanti! avanti!» (ingl.) 23 «Via! via! via!» (ingl.) 24 William Henry Irby, figlio di Lord Boston, studente di matematica a Göttingen dal 1768 al 1770, allievo di Lichtenberg. Con quest’ultimo tornò in Inghilterra nel 1770. 25 Le sigle non permettono d’identificare i personaggi in questione. 26 Lichtenberg non manca mai di sottolineare i lati grotteschi e paradossali dell’esistenza. Si respira qui una perfetta atmosfera preromantica, con il senso ossianico dell’abbandono delle sepolture e l’amara associazione tra sepolcro e patibolo. Il fatto poi che la tomba sia quella di Sterne, ovvero Yorick – per usare lo pseudonimo shakespeariano da lui preferito – accentua ancora di più l’ironia della situazione. Il cimitero è quello londinese di St.George. 27 Sul generale Pasquale Paoli, cfr. TB 1. 28 Johann Friedrich Karl von Alvensleben (1714-1795), all’epoca capo della Cancelleria segreta dell’elettorato di Hannover a Londra. Tale elettorato dipendeva dall’Inghilterra per unione personale. Paoli era stato costretto all’esilio dopo la sconfitta inflittagli nel 1769 da parte della Francia, alla quale la Corsica era stata ceduta da Genova. Rientrato nella sua isola nel 1790, si prenderà la rivincita contro la Francia con l’aiuto degli inglesi. Finirà i suoi giorni a Londra nel 1807. 29 Non si hanno notizie su questa confidente del predicatore metodista inglese George Whitefield (1714-1770), al quale si deve fra l’altro la prassi della predica in aperta campagna. L’interesse di Lichtenberg per la

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tecnica di predicazione di Whitefield ha una riprova nel fatto che la stessa osservazione è riportata in F 746 senza darne la fonte. 30 Si tratta del British Museum. 31 Daniel Charles Solander (1736-1782), naturalista svedese, nel 1768 accompagnò James Cook nella sua spedizione scientifica nei mari del Sud. Fu direttore della sezione di storia naturale del British Museum. 32 Su Omai, «l’uomo d’Ulietea», si veda la nota a K 108. 33 La stessa osservazione si trova in F 753: «Er sähe olivenfärbig aus, allein die Oliven die ich gesehen habe, sahen anders aus als Omai» («La sua carnagione era olivastra, ma aveva un olivastro speciale, come non l’ho mai visto nelle olive»). 34 «Freddo, freddo!» (ingl.) 35 Joseph Planta (1744-1827), bibliotecario del British Museum e segretario della Royal Society. Fu amico e corrispondente epistolare di Lichtenberg che ne fece la conoscenza nel 1775 in Inghilterra; nel 1785 gli fece visita a Göttingen. 36 Si tratta probabilmente di tatuaggi. La parola «tatuaggio» entra a far parte del lessico tedesco proprio in quest’epoca attraverso il francese tatouage, che a sua volta s'appoggia al verbo inglese «to tattoo», originato a sua volta dal tahitiano «tatau», «segno», «pittura». 37 «mogli» (ingl.) 38 «amici» (ingl.) 39 Credo di aver individuato la fonte di questa bellissima immagine nel Sentimental Journey through France and Italy, XI («Certo, donna gentile – diss'io sollevandole alquanto la mano,– e questo è pure uno de' tanti capricci della fortuna: ecco come ha congiunte due mani di persone ignote fra loro, diverse di sesso e forse di diversi canti del globo…» trad. Ugo Foscolo). [N.d.T.] 40 Sir Joseph Banks (1744-1820), naturalista inglese, accompagnò nel 1768-1771 James Cook nel suo primo viaggio intorno al mondo. Nel 1778 fu nominato presidente della Royal Society. 41 Il testo tedesco ha «belebt» nell’accezione dell’olandese «beleefd», gentile. (si veda W.Promies, Kommentar, ad loc.)

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42 Teatro nella periferia londinese dove avevano luogo tra l’altro spettacoli di acrobati e di funamboli. Un «piccolo paradiso» lo definisce Lichtenberg nelle Hogarth-Erklärungen, III, p.716, ed. cit. 43 «Tolando, parla, parla!» (ingl.)

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(RA)

1775 Sabato 15 aprile, vigilia di Pasqua, la sera dopo il tè – saranno state le sei e tre quarti circa – me ne andai a passeggiare a Hyde Park. La luna s’era appena levata, piena, e splendeva sopra Westminster Abbey. La solennità della sera prima di un giorno così importante m’indusse ad abbandonarmi con voluttuosa malinconia alle mie meditazioni preferite. Andai quindi a passo lento giù per Piccadilly e per lo Haymarket verso Whitehall, in parte per tornar ad ammirare la statua di Carlo I contro il cielo luminoso di ponente, in parte per lasciarmi andare alle mie meditazioni al chiaro di luna presso Banqueting House, il palazzo dal quale Carlo I raggiunse il patibolo attraverso una finestra. Qui m’imbattei in una di quelle persone che prendono a nolo organetti per un prezzo a volte di 40-50 sterline ciascuno, girano con questi per le strade durante le ore sia diurne che serali e, cammin facendo, suonano i loro strumenti, finché qualcuno non li inviti a suonare per intero i loro motivi al prezzo di sei penny. Era un buon organetto, e io lo seguii lentamente stando sul marciapiede, mentre l’organetto procedeva al centro della via. All’improvviso attaccò il mirabile corale «In allen meinen Taten» 1, così malinconico e intonato alla mia disposizione d’animo d’allora, che mi colse un brivido d’ineffabile religiosità. Lì, alla luce della luna e sotto l’aperto cielo, il mio pensiero riandò agli amici lontani, e i miei dolori divennero sopportabili e poi scomparvero del tutto. Avevamo superato di duecento passi il famoso Banqueting House. Chiamai l’uomo dell’organino e lo condussi più vicino al palazzo, dove gli feci suonare quel canto magnifico. Non potei fare a meno di accompagnarlo canticchiando tra me le parole: «Se così Tu hai deciso, sono pronto ad andare senza timore verso

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il mio destino» 2). Davanti a me s’innalzava l’edificio maestoso illuminato dalla luna piena. Era la sera della vigilia di Pasqua (la morte del Redentore). Qui da questa finestra scese Carlo per scambiare la corona effimera con quella immortale. Dio, cos’è mai la grandezza terrena? (1) L’11 maggio si è concluso il processo del signor Macklin. Il signor Macklin è un attore che appartiene al Covent Garden. In certi ruoli è inimitabile: in particolare interpreta la parte di Shylock in The Merchant of Venice 3 e di Sir Archy Mac Sarcasm 4 (Macklin stesso è l’autore di quest’ultimo pezzo teatrale) con tanta maestria che tutti, rendendo onore al merito, lo giudicano a ragione insuperabile. Ciò però gli ha tirato addosso l’odio di certe persone che hanno fatto un complotto contro di lui e contro il suo credito sulla scena. Il 18 novembre 1773 alcuni di questi, che si chiamavano Leigh, Miles, James, Aldus e Clarke, cominciarono a fischiarlo proprio quando, per sua sfortuna,stava interpretando la parte di Macbeth, e ci riuscirono così bene che il frastuono divenne generale e Macklin fu costretto ad abbandonare la scena. Non se la sentiva più di recitare. Sporse querela davanti al Kings Bench 5 contro i suoi nemici, i quali tuttavia seppero tirare per le lunghe la causa con ogni genere di espedienti. Ma alla fine si resero conto che l’esito poteva dare loro solo dei fastidi. Il signor Leigh offerse allora al signor Macklin 200 sterline a titolo di risarcimento, una somma davvero modesta a paragone del danno da lui subito. Il signor Macklin, secondo la cui stima il danno era stato di 1200 sterline, avrebbe potuto, se avesse atteso la sentenza, ripromettersi il massimo risarcimento. Ma, con grande generosità, limitò le sue pretese a questo: i suoi avversari avrebbero dovuto pagare tutte le spese processuali, acquistare biglietti per un importo di 100 sterline in occasione della serata speciale in onore di sua figlia e di quella in suo onore, e altrettanti biglietti, infine, per uno spettacolo a favore di un suo agente teatrale, cui avrebbe partecipato come attore lo

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stesso Macklin. Queste condizioni furono sottoscritte dai suoi avversari, e così si concluse la causa. Lord Mansfield gli fece grandi complimenti per il suo gesto generoso, affermando testualmente che «notwithstanding his acknowledged abilities as an actor, he never acted better in his life than that day» 6. (3) Sisson 7, attualmente detenuto per debiti nel carcere dl Fleet 8, non è più di nessuna utilità al mondo. Non possedendo egli un patrimonio che frutti degli utili ai creditori, la prigione ha qui un carattere solo punitivo ed è un puro deterrente per gli altri. Temo che la stessa sorte sia riservata ancora a non pochi artisti. (4) Uno dei miei divertimenti più grandi è stato sempre quello di osservare per strada le facce della gente qualunque. È tutta un’impareggiabile lanterna magica. (7) Nel maggio di quest’anno, al parlamento inglese si è molto discusso sull‘utilità dei teatri. Lo spunto è stato offerto dalla richiesta della città di Manchester d’avere un teatro proprio. Il vescovo di Londra, dr. Richard Terrick, s’è opposto a tale richiesta non perché fosse nemico giurato del teatro, ma perché era convinto che nelle città di provincia, dove la massa non era ancora tanto istruita, le commedie sarebbero state più licenziose, arrecando così un danno maggiore. Riporto qui le sue testuali parole: «Signori, io non sono un nemico irriducibile degli spettacoli teatrali in genere. Ritengo opportuna l’istituzione di teatri nella capitale, ma penso debbano essere limitati alla capitale: qui, sotto gli occhi delle persone colte, il teatro fa un male minore, e francamente, signori, confesso che, quando il nostro illustre Roscio inglese 9 ha interpretato alcune delle sue parti grandi e coraggiose, avrei assistito di buon grado allo spettacolo, qualora avessi ritenuto conveniente per un vescovo stare a teatro» 10. Poi ha alluso alla Beggar’s Opera 11 che tanti guai ha provocato e, proprio per questo, non viene

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più messa in scena in uno dei due teatri londinesi (Drury Lane). È inoltre sua convinzione che un teatro non possa essere di nessuna utilità per un centro come Manchester, trattandosi di una manufactoring town 12, dove anzi esso avrebbe come conseguenza inevitabile tra i lavoratori una condotta oziosa e sregolata. Contro tale tesi Lord Carlisle 13 ha sostenuto che la prima idea espressa dal vescovo andava bene per i tempi di Carlo Il, quando l’impudenza e l’equivoco grossolano erano i tratti distintivi del teatro di Londra, e quindi più teatri in provincia avrebbero diffuso nel contado i costumi corrotti della città a imitazione delle scene londinesi. «Oggi, al contrario – soggiunse Lord Carlisle – il nostro teatro si è affinato (non pensava a Sir John Brute 14!) al punto che il fatto d’imitarlo non può più provocare guai simili. Anzi ad alcune nostre commedie si può oggi partecipare così intensamente come quando si ascoltano certi sermoni. Quanto poi all’altra idea espressa dal vescovo, quella cioè secondo cui il teatro indurrebbe all’ozio, Carlisle è di parere opposto: a suo avviso, in una città manifatturiera un tal genere di svaghi farà più bene che male. In mancanza di divertimenti leciti, queste città sono state sempre un vero e proprio ricettacolo di metodismo e cupa bigotteria, e per lui non esiste mezzo più valido di un'istituzione quale il teatro per estirpare da un popolo il triste, odioso e ridicolo fanatismo. Lord Littleton si è pronunciato a favore della proposta di legge esprimendo la convinzione che sia meglio fornire ai lavoratori un piacere ragionevole che abbandonarli alla loro sorte nelle birrerie. L’arcivescovo di Canterbury 15 è di opinione contraria e ha riferito che, quand’era ancora vescovo di Litchfield, un brav’uomo di Birmingham gli aveva assicurato che in quella città le commedie erano state molto dannose. Lo ha smentito Lord Gower 16, affermando che anche la città di Birmingham 17 presenterà quanto prima analoga

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istanza. La proposta è passata, e a Manchester si sta provvedendo a costruire un teatro. (11) Posto che gli inglesi abbiano un carattere, questo è il carattere di John Bull, nella Vita di John Bull di cui è autore Swift o, ancor prima, il Dr. Arbuthnot 18. (Con gli scozzesi Swift non sarebbe stato tanto giusto) La libertà degli inglesi si distingue da quella che regna nel nostro Hannover per il fatto di essere assicurata da leggi, mentre qui da noi dipende dal buon cuore del re. La loro non può essere quindi scalzata se non corrompendo i membri del parlamento, come pare accada di questi tempi: si fa la guerra alle colonie contro il volere del popolo. 19 Sarebbe una gran bella cosa se i voti si pesassero invece di contarli! (23) Non esiste criterio più sicuro per distinguere un grande scrittore del fatto che dalle sue osservazioni en passant si possa trarre lo spunto per scrivere altri libri. Tacito e Sterne ne rappresentano altrettanti modelli, ciascuno a modo suo. (48) Il 4 luglio (a Wrest 20) mi sono destato da un sogno su mia madre, ma non ero ancora perfettamente lucido. Avevo sognato che lei era accanto a me nel giardino di Wrest e mi aveva promesso di accompagnarmi di là del canale sul traghetto a fune. Prima, però, mi aveva incaricato di fare qualcosa, ma c'erano state delle complicazioni e non l’avevo più rivista. E qui finisce il sogno. (94) Credo che non ci sia nessuna scienza in cui un uomo possa essere più utile e interessante, e mostrare quanto valga, come la storia. A molti, certo, questo potrà apparire strano, perché in tedesco il vocabolo «storia» ha perso quasi del tutto il suo significato. Per quanto ne so, fino ad oggi i tedeschi non hanno avuto ancora nessuno storico, e forse non ne avranno uno tanto presto ... Nei tedeschi è insita una certa compiacenza alla Tory nei confronti dei potenti, che li

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induce ad esprimersi in genere con cauto servilismo strisciante verso l’autorità … (100)

ossequio

e

Ogni volta che avviene un’esecuzione capitale a Tyburn, qualsiasi attività lavorativa nel raggio di tre miglia – Oxford Street, Holborn, Snowy Hill, ecc. – si ferma per sette ore. Si è proposto quindi di giustiziare i malfattori a Smithfield 21. (119) La sera del 17 luglio sono stato a Vauxhall 22. Ho fatto sia l'andata che il ritorno via acqua. (120) In Inghilterra i non votanti rappresentano i tre quarti dell’intera nazione, I votanti sono i copyholders 23 che hanno building leases 24, i dealers in stocks 25 e quanti investono denaro nelle manifatture; ai dealers in stocks in particolare sta molto a cuore che gli articoli della costituzione rimangano inalterati. (122) Forse, un giorno non lontano, capiremo di essere superiori agli antichi in tante cose nelle quali oggigiorno riteniamo di essere a loro inferiori: ciò è fin troppo evidente nel caso della scultura e della pittura. Winckelmann era un entusiasta, un uomo tutto preso dagli antichi che si considerava felice ogniqualvolta aveva a che fare col classico, e allora conformava il proprio gusto a modelli che avrebbe invece dovuto giudicare. La Venere di Bacon 26 della mostra di Pall Mall potrebbe sempre star vicina, credo, alla Venere dei Medici. Dopo tutto il clamore sollevato, ci vuole davvero molto coraggio per andare a Roma senza genuflettersi davanti all’Apollo vaticano! Tutti vi si recano per rendergli omaggio, nessuno per stabilire se sia veramente divino. (159) Il 17 settembre 1775, un passero è volato giù da un camino a Kew. L’ho afferrato e, accostatolo all’orecchio, ho sentito un frusciare simile a quello che di solito si sente

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quando s'accosta all’orecchio una conchiglia, solo molto più forte. (165) Non dimenticare l’uomo seduto nei pressi del manicomio di Bedlam 27 che raccontava del proprio naufragio. A Man with a Large Wen 28. Il 'buffone' di Bedlam, il capitano di vascello, il povero incurable 29 che hanno condotto via. La donna che guardava fisso dal Garret window 30. A Napoli c’è un gran numero di cinesi, come mi riferiva a Bath il signor Björnstål 31: li ‘potano’ per farne tanti missionari. (178) Domenica 19 novembre, rientrato a casa in compagnia d'una Hereford girl 32, in Fine Street, Strand. (198)

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1 Corale di Paul Fleming (1609-1640), poeta di canti religiosi. Lichtenberg, che l’amò particolarmente, lo menziona anche in B 97. 2 Testo tedesco: «Hat er (modificato da Lichtenberg in «hast du», che stabilisce un dialogo fra uomo e Dio) es dann beschlossen,/ So will ich unverdrossen / An mein Verhängnis gehn» («Se questo Egli ha deciso / voglio intrepido andare incontro al mio destino»). 3 «Il Mercante di Venezia»: cfr. Briefe aus England, III, p.366; RA 17 e Mat. I 82. 4 Il nome, chiaramente («mac»=«figlio»).

parodistico,

simula

un

patronimico

celtico

5 Corte di giustizia reale. 6 «Nonostante le sue riconosciute doti di attore, non aveva mai in vita sua sostenuto la propria parte meglio che in quel giorno» (ingl.) 7 Jeremiah Sisson (1736-1788), fabbricante di microscopi e telescopi. 8 Carcere londinese riservato ai debitori insolventi. 9 Allusione a David Garrick, identificato con il grande attore dell’età sillana Quinto Roscio. 10 Tutto il discorso del vescovo di Londra è riportato in inglese. 11 «L’opera del mendicante» (1728), capolavoro del poeta inglese John Gay (1685-1732), amico di Pope e di Swift. 12 «città industriale» (ingl.) 13 Frederick Howard (1748-1825), conte di Carlisle, statista e collezionista d’arte. 14 Figura grottesca, protagonista della commedia The provok’d Wife di John Vanbrugh (1664-1726). In D 625 Lichtenberg fa il ritratto di questo personaggio interpretato da Garrick . 15 Frederick Cornwallis (1713-1783), dal 1768 arcivescovo di Canterbury. Analoga tesi antiteatrale aveva sostenuto, partendo da ben altra posizione, J.J.Rousseau nella sua Lettre sur les Spectacles del 1758.

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16 Granville Leveson (1721-1803), conte di Gower, politico e collezionista d’arte inglese. 17 Quest'anno (1777) è stata la volta di Birmingham, ma la cosa non è andata in porto. [N.d.A.] 18 The History of John Bull, dello scozzese John Arbuthnot (1712). Sanguigno, bilioso, caparbio e beone, John Bull, è la personificazione satirica del popolo inglese. 19 Riferimento alla guerra condotta dall’Inghilterra contro le colonie americane (1775): una guerra – secondo Lichtenberg – voluta da un’esigua minoranza di potenti, e non dal popolo inglese. In RA 16 è detto ancora più esplicitamente: «L’attuale voce del parlamento non sembra più essere la voce della nazione. La corruzione è generale. Ho sentito qualcuno difendere con molta imparzialità i diritti degli americani:"Questa – ha però soggiunto – è la mia opinione, ma se la corte mi desse un appannaggio di 600 sterline l’anno, sarei pronto ad esprimermi in ben altri termini!"» 20 Ridente villaggio della contea soggiornò dal maggio al luglio 1775.

di

Bedfordshire

dove

Lichtenberg

21 A nord di Newgate, all’esterno quindi del cuore industriale di Londra. 22 Villaggio sul Tamigi non lontano da Londra, dove si trovava un grande parco dei divertimenti. 23 Proprietari di terreni per antica concessione feudale. (ingl.) 24 Poderi dati in affitto con l'obbligo di costruirvi. (ingl.) 25 Operatori di borsa. (ingl.) 26 John Bacon (1740-1799), scultore inglese. 27 Il ricordo dell’ospizio dei pazzi a Bedlam, che Lichtenberg visitò nell’ottobre 1775, gli rimase indelebile nella mente. Il suo occhio allenato alla ricognizione non solo dei fenomeni della natura, ma anche di quelli relativi al mondo umano nei suoi risvolti di miseria e di dolore ha qui fissato – come farà quello di Géricault – le molteplici forme della follia, e queste torneranno a visitarlo in diversi momenti della vita. Nello scritto polemico Über Physiognomik, in Schriften und Briefe, vol.III, p. 292, ed. W.Promies, egli osserva:«Bedlam è abitato da persone che, se non guardassero fisso davanti a sé come impietrite,oppure non sorridessero alle stelle, o non ascoltassero il canto degli angeli, o non volessero

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spegnere Sirio, oppure non trasalissero rabbrividendo e riparando le braccia dietro la schiena, incuterebbero rispetto». 28 «Un uomo con un grande gozzo» (ingl.) 29 «incurabile» (ingl.) L’uso di anglicismi non è dovuto in Lichtenberg a un vezzo, ma all’esigenza di evocare, grazie al suono fisico dell'inglese, l'atmosfera di Bedlam come lui l’aveva personalmente vissuta. Cfr.F 721. 30 «abbaino» (ingl.) 31 Jacob Jonas Björnståhl, professore svedese di lingue orientali a Uppsala (1731-1779), autore di una descrizione di viaggi in vari paesi d’Europa, fra cui l’Italia e la Grecia. 32 Laconico accenno a un avventura galante, che nella sua nudità prelude allo stile di certe annotazioni sulla vita intima dell’Autore registrate nello Staats-Kalender.

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BIBLIOGRAFIA Data la selva sempre più lussureggiante di scritti critici su G. C.Lichtenberg, ci limitiamo qui a fornire solo le principali edizioni tedesche e traduzioni italiane dei Sudelbücher. Per una bibliografia più completa, si rimanda a R. Jung, Lichtenberg-Bibliographie, Heidelberg 1972, alla rivista Photorin e ai Lichtenberg-Jahrbücher editi annualmente dalla Lichtenberg-Gesellschaft. E DIZIONI DEI SUDELBÜCHER Georg Christoph Lichtenberg's vermischte Schriften, hrsg. von Ludwig Christian Lichtenberg und Friedrich Kries. 9 Bde. Dieterich, Göttingen 1800-1806. Georg Christoph Lichtenberg's vermischte Schriften. Neue vermehrte, von dessen Söhnen veranstaltete OriginalAusgabe. 14 Bde. Dieterich, Göttingen 1844-1853. Lichtenberg, Georg Christoph, Aphorismen. Nach den Handschriften hrsg. von Albert Leitzmann. Heft 1-5. Berlin 1902-1908. Kraus Reprint. Nendeln/Liechtenstein 1968. Lichtenberg, Georg Christoph, Schriften und Briefe, hrsg. von Wolfgang Promies. 5 Bde. Hanser, München 1968-1992. (Bd.1: Sudelbücher. Bd.2: Sudelbücher, Materialhefte, Tagebücher. Bd.3: Aufsätze, Entwürfe, Gedichte, Erklärung der Hogarthischen Kupferstiche. Bd.4: Briefe. Kommentarband zu Bd.1 und 2. Kommentarband zu Bd.3.)

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A NTOLOGIE TEDESCHE Lichtenberg, Georg Christoph, Aphorismen. Schriften. Briefe, hrsg. von Wolfgang Promies in Zusammenarbeit mit Barbara Promies, Hanser, München 1974; Harenberg, Dortmund 1982. Lichtenberg, Georg Christoph, Aphorismen, ausgewählt und eingeleitet von Friedrich Sengle, Reclam, Stuttgart 1974. Lichtenberg, Georg Christoph, Aphorismen, Essays, Briefe, hrsg. von Kurt Batt, Dieterich, Leipzig 1963, 1992. Lichtenberg, Georg Christoph, Aphorismen, hrsg. und mit einem Nachwort versehen von Kurt Batt, Insel, Frankfurt a.M. 1976. L ESSICI CONSULTATI Grimm, Jacob und Wilhelm, Deutsches Wörterbuch, 16 Bde,Hirzel, Leipzig 1854 bis 1971. Nachdruck Deutscher Taschenbuch-Verlag, München 1984. (citato come DWB). Paul, Hermann, Deutsches Tübingen, 1897,1966.

Wörterbuch,

Niemeyer,

R IVISTE Photorin. Mitteilungen der Lichtenberg-Gesellschaft, hrsg. von Wolfgang Promies. Heft 1-12. Saarbrücker Verlag, 19791987. Lichtenberg-Jahrbuch, hrsg. im Auftrag der LichtenbergGesellschaft von Wolfgang Promies und Ulrich Joost, Saarbrücker Verlag. Aufnahme nach 1988 (1989). Bis H. 11/12 (1987) u.d.T.: Photorin.

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E DIZIONI ITALIANE Lichtenberg, Georg Christoph, Osservazioni e pensieri, a cura di Nello SĂ ito, Einaudi, Torino 1966. Lichtenberg, Georg Christoph, Libretto di consolazione, traduzione di Adolfo Fabbio prefazione e note di Anacleto Verrecchia, Rizzoli, Milano 1981. Lavater, Johann Caspar - Lichtenberg, Georg Christoph. Lo specchio dell'anima. Pro e contro la fisiognomica. Un dibattito settecentesco, a cura di Giovanni Gurisatti, Il Poligrafo, Padova 1991.

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INDICE DEI NOMI Abelardo, Pietro......................................................................................239 Alessandro Magno.........................................................42; 118; 165; 213 Alighieri, Dante................................................................................. 8; 238 Aristotele......................................................................................35; 44; 89 Aubigné, Théodore Agrippa (d')..........................................................230 Bacone, Francesco..................................................................................181 Beccaria, Cesare............................................................................ 230; 234 Böhme, Jakob.................................................................................336; 339 Bürger, Gottfried August........................................... XX; 206; 224; 327 Cavaceppi, Bartolomeo................................................................ 356; 372 Cellini, Benvenuto................................................................................. 199 Cervantes Saavedra, Miguel (de)...................................... 118; 182; 213 Cesare, Gaio Giulio.................................................... 118; 156; 223; 375 Cicerone, Marco Tullio......................................... 23; 44; 189; 198; 253 Colombo, Cristoforo............................................................ XII; 100; 260 Cromwell, Oliver....................................................................................237 Custine, Adam-Philippe............................................................... 319; 329 Democrito................................................................................ 97; 149; 237 Epicuro............................................................................................ 149; 156 Euler, Leonhard (Eulero)............................................................. 300; 330 Federico II di Prussia............................................................ XI; 187; 197 Fichte, Johann Gottlieb.......................................................281; 337; 339 Franklin, Benjamin.............................................................. 163; 288; 293 Garrick, David .XIII; XVIII; 47; 110; 142; 378; 379; 380; 381; 382; 383; 384; 389; 390; 391; 401 Gay, John................................................................................................. 401 Gleim, Johann Wilhelm..................................................18; 45; 363; 372 Goethe, Johann Wolfgang VII; XX; XXI; 48; 67; 87; 106; 108; 109; 191; 218; 222; 226; 242; 327; 330; 372; 389 Gottsched, Johann Christoph..................................................................22 Hagedorn, Christian Ludwig (von).................................................14; 44 Hamilton, Sir William...................................................................... 17; 45 Herder, Johann Gottfried............. XVII; 182; 244; 370; 371; 372; 376 Herschel, Friedrich Wilhelm..................................... XX; 264; 302; 326

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Heyne, Christian Gottlob...................................................................... 370 Hogarth, William...........................................83; 89; 110; 190; 199; 260 Hume, David........................................................................................ X; 75 Johnson, Samuel.................................................118; 155; 219; 222; 227 Kant, Immanuel........................................XVI; 175; 190; 205; 222; 339 Klopstock, Friedrich Gottlieb........................... XVII; 46; 95; 188; 372 Kotzebue, August (von)....................................170; 191; 222; 320; 329 Lavater, Johann Caspar...XX; 95; 105; 108; 145; 283; 346; 376; 407 Leibniz, Gottfried Wilhelm.......................................102; 118; 143; 192 Lesage, Georges Louis................................................................. 149; 187 Lessing, Gotthold Ephraim XVIII; 14; 157; 241; 283; 350; 352; 370 Lips, Joest (Lipsius).............................................................................. 241 Lucrezio, Caro Tito.......................................................................156; 293 Lutero, Martin.................................................... 108; 189; 216; 226; 320 Marivaux, Pierre Carlet (de)................................................................ 154 Mélac, Ezechiel............................................................................. 319; 329 Mercier, Louis-Sébastien.............................................................154; 188 Milton, John................................................................................... 366; 374 Montague, Lady Mary Wortley.................................................. 369; 375 Montaigne, Michel (de).........................................................................213 Montgolfier, Joseph-Michel........................................................ 278; 281 Mozart, Wolfgang Amadeus........................................................323; 330 Necker, Jacques...................................................................................... 155 Newton, Isaac..... 33; 63; 75; 102; 118; 138; 142; 148; 163; 320; 330 Omero.............................................. 10; 35; 48; 130; 191; 249; 256; 356 Orazio Flacco, Quinto. 18; 40; 45; 48; 71; 88; 150; 222; 225; 272; 281; 293; 346; 379; 381 Ossian.....................................................................................130; 170; 191 Paoli, Pasquale............................................................ 358; 372; 385; 391 Pericle.......................................................................................................101 Persio, Aulo....................................................................................208; 224 Platone......................................................................................................131 Pope, Alexander...............................................................................10; 401 Raspe, Rudolph Erich...................................................................356; 372 Riedesel, Johann Hermann, (von)...................................................58; 67 Rousseau, Jean Jacques........ IX; XI; 4; 142; 172; 191; 253; 263; 401 Salomone............................................................................... 150; 255; 259

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Sanzio, Raffaello........................................................................... 105; 351 Sarpi, Paolo............................................................................................. 161 Seneca, Lucio Anneo............................................................. 44; 241; 328 Shakespeare, William 48; 97; 98; 102; 108; 110; 128; 144; 256; 320; 374; 379; 382; 383; 389 Socrate.............................................................32; 59; 165; 188; 201; 356 Spinoza, Baruch...........................................XI; XII; 156; 188; 282; 283 Sterne, Laurence.....................................18; 75; 87; 376; 384; 391; 398 Sully, Maximilien...................................................................................230 Swift, Jonathan..................................................... 75; 198; 222; 398; 401 Tacito, Publio Cornelio................................................90; 102; 241; 398 Tibullo, Albio......................................................................................... 178 Vespucci, Amerigo.................................................................................100 Virgilio, Publio Marone................................................... 8; 48; 348; 351 Voltaire, (Franรงois-Marie Arouet)............................................... 17; 189 Wieland, Christoph Martin......................... 18; 22; 26; 46; 48; 72; 192 Winckelmann, Johann Joachim 14; 44; 67; 107; 109; 191; 329; 351; 372; 399 Zaccaria, papa......................................................................................... 160

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INDICE DELLE FIGURE1 Caricatura di Lichtenberg attribuita all’amico Georg Heinrich Wilhelm Blumenbach. in copertina Cornucopia con motti latini (disegno di Lichtenberg)................... 229 Omai: xilografia da un ritratto di Joshua Reynolds.........................377

1

La figura di copertina e quella di Omai sono tratte da: W. Promies, Lichtenberg, Rowohlt, Hamburg 1992. I disegni riprodotti all‘interno dell‘opera, compresa la Cornucopia, sono ricavati da: Georg Christoph Lichtenberg, Sudelbücher, Schriften und Briefe, hrsg. von W. Promies. 5 Bde. Hanser, München 1968-1992.

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SOMMARIO DI LUI È STATO DETTO:................................................................VII PREFAZIONE..................................................................................... VIII CRONOLOGIA..................................................................................... XV QUADERNO A : ANNI 1765-1770....................................................... 3 QUADERNO B : ANNI 1768-1771..................................................... 14 QUADERNO C : ANNI 1772-1773.....................................................49 QUADERNO D : ANNI 1773-1775.....................................................68 QUADERNO E : ANNI 1775-1776..................................................... 88 QUADERNO F : ANNI 1776-1779................................................... 107 QUADERNO J : ANNI 1789-1793....................................................142 QUADERNO K : ANNI 1793-1796.................................................. 189 QUADERNO L : ANNO 1796............................................................190 QUADERNO A: ANNI 1765-1770 Miscellanea di appunti scientifici.................................................................................................224 Keraj Amalqeiaj (KA) 1765-1772................................................. 230 QUADERNO D A PPUNTI SCIENTIFICI 1772-1777.........................237

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QUADERNO G: 1779-1783................................................................241 QUADERNO H: ANNI 1784-1788....................................................259 C ONSIDERAZIONI GENERALI .................................................................. 259 O SSERVAZIONI FISICHE E FILOSOFICHE ............................................... 270 QUADERNO IN CARTA DORATA (GH)..................................... 275 QUADERNO J : ANNI 1789-1793....................................................277 QUADERNO K: ANNI 1793-1796....................................................289 O SSERVAZIONI GENERALI ...................................................................... 289 O SSERVAZIONI FISICHE E FILOSOFICHE ............................................... 314 QUADERNO L : ANNI 1796-1799................................................... 324 MISCELLANEA (MH): ANNO 1798............................................. 332 NOTE SPARSE NON DATABILI (UB).........................................333 O SSERVAZIONI GENERALI ...................................................................... 333 N OTE FISIOGNOMICHE ............................................................................ 335 N OTE FISICHE DI VARIO CONTENUTO ...................................................336 SCARTAFACCI....................................................................................340 S CARTAFACCIO - M AT I - RELATIVO ALLE L ETTERE DALL ’I NGHILTERRA E ALL ’O RBIS PICTUS ............................................340 S CARTAFACCIO - M AT II - RELATIVO A O RBIS PICTUS ..................... 345 DIARI (TB)........................................................................................... 348 1770.......................................................................................................... 348 1771.......................................................................................................... 355 1772.......................................................................................................... 361 DIARIO DI VIAGGIO (RT).............................................................369 NOTE DI VIAGGIO (RA).................................................................385

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BIBLIOGRAFIA...................................................................................396 INDICE DEI NOMI............................................................................. 400 INDICE DELLE FIGURE..................................................................404 SOMMARIO.......................................................................................... 406 RINGRAZIAMENTI........................................................................... 409

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RINGRAZIAMENTI

Voglio qui esprimere la mia sincera riconoscenza all’amico Emilio Dalponte che con tanta sollecitudine ha contribuito alla genesi dell’opera seguendone la trasformazione grafica dall’originale dattiloscritto sino alla definitiva versione in chiave di videoscrittura. Ringrazio di cuore Ivo Bombardelli e Gualtiero Toniolo per aver sostenuto con le loro sovvenzioni la pubblicazione di questo Zibaldone.

Il traduttore

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F RANCESCO (F RANCO ) F ARINA (*Riva del Garda 1942). Filologo classico e germanista, traduttore, poeta e drammaturgo, ha preso le mosse da un originale stile di approccio all’opera e alla personalità di poeti d’ogni tempo, da lui messi in carta e poi in scena, in contesti spesso multimediali.

Un sodalizio artistico ha legato Francesco Farina al regista Angio Zane di Salò. Opere di poesia: Parole in un crescendo d'ombra (1987); Tenace come la vita (Premio Val di Magra 1996); O dittatrice mia (Premio Montale Cinque Terre 1997); Lamento per il gatto Micipsa (Premio Cinque Terre 1998); Rapsodia lacustre (Premio Val di Magra 1999); Non infinita è l'ombra (Premio Iniziative letterarie, Milano 1999); Dialogo col Poeta (Premio d’Annunzio 2002); Archetipo perduto (2004 autoedito).

Drammaturgia: Endpunkt Triest, ovvero Passione e morte di J.J.Winckelmann, Stendal; Ho parlato con le Sirene, rapsodia audiovisuale su d'Annunzio lirico, (con Maura Molteni), trasmessa da RAI UNO, Le notti chiare, rivisitazione del Viaggio in Italia di J.W.Goethe; Incantesimi d’amore; Sogno andaluso, performance su F.G.Lorca; Mit Goethe auf Sonnenwegen/Con Goethe sulle vie del sole; Avanti l'alba. L'ultima notte di F.G.Lorca; Il mito di Gilgamesh; L'ombra di Nietzsche; Ninfale del Garda; Arriva Goethe/Der Goethe kommt!; Passion d’Italie, sul Grand Tour nell’Italia fra 700 e 800.


È stato insignito della Winckelmann-Medaille Hansestadt-Stendal 2012 per meriti culturali. T RADUZIONI : Max Dessoir, Estetica e scienza dell’arte, Milano 1986; Georg Christoph Lichtenberg, Zibaldone segreto, Milano 2002; Rainer Maria Rilke, I giorni di Arco, Lettere alla madre, Arco 2011. Ha curato antologie poetiche di Nicolò d’Arco; Giulio Cesare Scaligero; Johann Wolfgang Goethe.

www.francofarina.org francofarina@icloud.com


C ONTROCOPERTINA Un filosofo eremita? un satiro? un santo bevitore? Nessuno dei tre o, forse, un po’ tutti e tre. L’«uomo alla finestra» non pretende di cambiare il corso della storia, usa l’unica arma efficace che ha per incidere sulle vicende di un’altra storia, quella delle idee: il Witz, quel motto di spirito che più di un secolo dopo Sigmund Freud avrebbe interpretato come scorciatoia per accedere ai segreti dell’inconscio. Vissuto nella seconda metà del Settecento, scienziato illustre, corteggiato e ricercato dalle più belle intelligenze del tempo – Goethe, Lessing, Herder, Volta ecc. – Lichtenberg anticipa con lo scintillio della sua arguzia, autentica freccia scagliata contro il bersaglio mobile d’una verità sempre sfuggente, le tematiche chiave di questa nostra epoca avvincente e caotica. Il suo monito di illuminista disincantato ha per noi il suono della contemporaneità: «Sforzati di essere all’altezza del tuo tempo!» Questo Zibaldone segreto, scelta antologica dai Südelbucher e dai Diari a cura del filologo-scrittore Franco Farina, intende offrire una testimonianza ricca e composita della vasta scrittura lichtenberghiana, costantemente oscillante tra scienza e letteratura, filosofia, antropologia e fenomenologia dell’effimero. Un intimo monologo ambientato sulla scena dell’anima, al margine di una storia ogni giorno più tempestosa ed enigmatica.


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