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IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFFICIO P.T. DI BRESCIA C.M.P. DETENTORE DEL CONTO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA
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IL GEOMETRA BRESCIANO
Anno XXXVI N. 2 marzo-aprile 2011
Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di
Cremona Lodi Mantova Sondrio
1861-2011 150° anniversario Unità d’Italia
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IL GEOMETRA BRESCIANO Rivista bimestrale d'informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia
Il quadro della pittrice prof. Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la multiforme attività del geometra nei secoli.
Direttore responsabile Bruno Bossini
Sommario
Segretaria di redazione Carla Comincini
EDITORIALE - Laurea breve: poco feeling con la professione 2
Redazione Raffaella Annovazzi, Manuel Antonini, Giuseppe Battaglia, Stefano Benedini, Nadia Bettari, Laura Cinelli, Alessandro Colonna, Mario Comincini, Stefania Confeggi, Alfredo Dellaglio, Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento, Stefano Fracascio, Francesco Ganda, Francesco Lonati, Guido Maffioletti, Franco Manfredini, Giuseppe Mori, Fulvio Negri, Lorenzo Negrini, Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto, Valeria Sonvico, Marco Tognolatti, Giuseppe Zipponi
INTERVISTA - Mediazione obbligatoria, un’occasione professionale anche per i geometri 4 Un nuovo direttore per il nostro Collegio 14
Hanno collaborato a questo numero Beppe Battaglia, Andrea Botti, Francesco Cuzzetti, Emanuela Farisoglio, Vittorio Nichilo, Alessandra Pelizzari, Carlo Piotti, Massimo Raviglione, Franco Robecchi, Corrado Sancilio Direzione, redazione e amministrazione 25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12 Tel. 030/3706411 www.collegio.geometri.bs.it Editing, grafica e impaginazione Francesco Lonati Fotografie Studio Eden e Francesco Lonati Concessionario della pubblicità Emmedigi Pubblicità Via Malta 10 - 25125 Brescia Tel. 030/224121 - Fax: 030/226031 Stampa IGB Group/Grafo Via A. Volta 21/A - 25010 S. Zeno Naviglio (Brescia) Tel. 030.35.42.997 - Fax: 030.35.46.20
DAL CONSIGLIO NAZIONALE - La mediazione delle controversie 12 DAL COLLEGIO DI BRESCIA - Assemblea 2011. La relazione del Presidente 16 Assemblea 2011. La cronaca dei lavori 20 Comunicazione agli iscritti 30 Invio delle schede per il censimento generale degli iscritti e delle qualifiche 34 Il mercato immobiliare in provincia di Brescia. Capannoni e aree produttive 48 Riconfermata la fiducia al Direttivo dell’Associazione Geometri di Valle Camonica 58
La rivista è consultabile anche sul sito internet del Collegio geometri di Brescia, attraverso il percorso il Collegio - il Notiziario - gli Articoli da consultare
DAL COLLEGIO DI LODI - Il geometra tra formazione e innovazione 60
Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Brescia Associato alI’USPI
AMBIENTE & BIOEDILIZIA - Geometri e risanamento energetico, un contributo ormai inscindibile 76 GEOLOGIA - Opere passive: le barriere paramassi 80 CONDOMINIO - Condominio, novità in arrivo (parte prima) 86 CULTURA - La Leonessa e il tricolore: Brescia durante il Risorgimento - 2 90 La grande impresa dei vecchi ponti 94 ETICA PROFESSIONALE - Il culto italico 100 La parola agli esperti 104 Aggiornamento Albo 108 Schede censimento iscritti 111
SCUOLA - I tecnici e la riforma: un cammino da completare 26 Serramenti e sistemi oscuranti: la collaborazione con gli alunni dell’Istituto Tecnico “Tartaglia” 28 LAVORI DI GEOMETRI - Riva del Garda, “Cittadella dell’Accoglienza” vince il progetto Europroject 36
Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975
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LEGALE - Lesione della reputazione professionale 24
Di questa rivista sono state stampate 9.654 copie, che vengono inviate a tutti gli iscritti dei Collegi di Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Sondrio.
N. 2 - 2011 marzo-aprile
città e del territorio
AGRICOLTURA & FORESTE - Nitrati: ancora ferma la richiesta di deroga 62 TECNICA - L’uso delle termocamere nelle indagini strutturali non distruttive 64 Riutilizzo e restauro del complesso ex Seb di via Leonardo da Vinci 68 Le cave dismesse, contro il degrado della
Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.
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EDITORIALE Bruno Bossini
Laurea breve: poco feeling con la professione
i fa sempre più strada nel dibattito sui mezzi più adeguati a favorire la formazione professionale dei futuri geometri il dubbio che la laurea breve e più in genere gli studi accademici costituiscano effettivamente la via più idonea alla preparazione di un inizio di attività come la nostra, o non sia più proficuo allo scopo percorrere altri indirizzi formativi.
licealizzazione dei moduli di studio ad una più precisa attenzione e presa d’atto delle realtà operative e delle loro dinamiche e problematiche, senza che questa conversione intenda pregiudicare il proseguimento degli studi (anche accademici) per gli studenti più motivati e inclini agli studi superiori. Una maggior vicinanza in tale contesto del Collegio dei geometri e del mondo imprenditoriale in genere potrebbe favorire un decisivo passo avanti per un più facile apprendimento delle cognizioni tecnicoprofessionali necessarie ai futuri geometri. Ribadito dalla scarso richiamo che la laurea breve ha sinora riscosso presso coloro che si iscrivono all’Albo, si può rimarcare un fatto indiscutibile: allo stato delle cose la via del praticantato biennale o quinquennale continua, nel bene e nel male, a rivelarsi l’unica reale strada
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E la perplessità non giunge solo dal mondo della professione (che peraltro registra un numero irrisorio di iscritti con laurea breve o altro titolo accademico) ma anche da quello della scuola. Sul tema della formazione infatti cominciano a farsi largo alcuni ripensamenti e alcune novità propositive innescati nella discussione anche dalla riforma della scuola superiore tecnica che come sappiamo partirà dal 1° settembre prossimo. Si sta passando da una marcata
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di accesso alla professione. E le motivazioni prima così scarsa “presa” degli studi accademici ai fini dell’inizio di un’attività come quella di geometra possono a mio parere essere così sintetizzate: – la professione del geometra, che continua ad essere esercitata a livello di diploma, non è gratificante per coloro che si sentono laureati; – la scarsa se non insufficiente preparazione acquisita nei tre anni di studi accademici aumenta la già modesta aspettativa verso una attività eminentemente tecnica; – la durata della laurea (3 anni) risulta penalizzante rispetto ai due anni del praticantato. Preso atto di questa realtà, restano, a mio parere, due strade per la formazione professionale. Da una parte una totale revisione del praticantato e dall’altra un effettivo potenziamento dell’attività formativa post-secondaria. Del primo aspetto dovrà ovviamente farsi carico la categoria dei geometri; del secondo dovrà farsi carico la scuola organizzandosi nell’ottenimento degli IFTS e degli ITS, cicli scolastici di specializzazione per i neodiplomati tecnici del territorio (ma non si poteva continuare a chiamarli geometri? n.d.r.). Su quest’ultimo argomento vi rimando all’articolo del prof. Fulvio Negri a pagina 26. Sul praticantato – argomento già ampiamente dibattuto su queste colonne –
si può qui ribadire quanto segue: – necessita l’individuazione di studi professionali che diano effettive garanzie di capacità e volontà di insegnamento; – occorre destinare risorse economiche (che allo stato non mancano alla categoria) per l’aiuto economico dei professionisti che si fanno carico di un impegno formativo così complesso (contratti a termine e copertura assicurativa, e per un concreto incentivo ai praticanti più motivati (indicati da apposita commissione) che mostrano concreta volontà di apprendere la professione; – bisogna indirizzare la formazione su almeno quattro indirizzi di lavoro professionale da definire, facendo ruotare i praticanti di 6 mesi in 6 mesi presso studi specialistici nelle varie tematiche; – è essenziale l’organizzazione da parte dei Collegi di corsi specialistici obbligatori per praticanti alla fine dei quali i medesimi garantiscano sul loro effettivo apprendimento. Non mancano, come vedete, argomenti di approfondimento sul tema della formazione. Sta anche al nostro Collegio mettere in campo i mezzi organizzativi che garantiscano sulla qualità essenziale per un proficuo ricambio della nostra professione di geometra. ❑
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INTERVISTA
Mediazione obbligatoria un’occasione professionale anche per i geometri Dal 21 marzo scorso è divenuta obbligatoria la cosiddetta “mediazione civile e commerciale”. Come vi sarà capitato di leggere a più riprese sulla stampa quotidiana in queste settimane, proprio il 21 marzo è infatti entrato in vigore quanto stabilito dal decreto legislativo numero 28 del 4 marzo del 2010, integrato dalle disposizioni del decreto interministeriale del 18 ottobre 2010 numero 180, ovvero l’obbligatorietà di mediazione prima dell’avvio d’una causa in Tribunale quando la controversia riguardi diritti reali (distanze nelle costruzioni, usufrutto e servitù di passaggio ecc.), divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento danni da responsabilità medica e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari. Il legislatore ha invece ritenuto che l’obbligatorietà per le numerosissime controversie in materia di condominio e risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti sia differita al 20 marzo 2012 per consentire un avvio graduale del meccanismo. Viste le materie che, in caso di controversia, d’ora in avanti dovranno giocoforza transitare da una mediazione prima di approdare eventualmente in tribunale, non sfugge certo a nessuno l’importanza di questo provvedimento per la nostra categoria. Anche perché la stessa legge prevede che questa attività sia affidata a persona o persone fisiche che, individualmente o collegialmente, svolgano quest’ufficio con la 4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
necessaria competenza - prive, in ogni caso, del potere di rendere giudizi o decisioni vincolanti per i destinatari del servizioovvero siano professionisti con requisiti di terzietà, inseriti in specifici Organismi di mediazione (iscritti nel registro tenuto presso il Ministero della giustizia che è pure il ministero vigilante) e che possono essere costituti dagli ordini e dai collegi professionali per le materie di loro competenza. Noi geometri siamo dunque parte in causa ed in queste settimane i presidenti dei Collegi di tutt’Italia ed i nostri rappresentanti in Consiglio nazionale si stanno interrogando sulle modalità per dare attuazione a questa norma. In particolare, mentre già il Collegio di Brescia, ha organizzato i corsi di formazione necessari quali pre-requisito per divenire mediatori giudiziari, a livello più generale si sta ancora valutando se costituire in ogni collegio un organismo di mediazione, ovvero una Camera di mediazione, con tanti dei necessari supporti, a cominciare dalla segreteria, oppure se non convenga avere una Camera di mediazione unica per più province e collegi, oppure regionale, o addirittura nazionale. Ma mentre questo dibattito prosegue e si arricchisce delle indispensabili verifiche anche sul versante del rapporto costi benefici, la nostra rivista ha pensato di provare ad approfondire l’argomento evitando però la semplice illustrazione della legge che ciascuno può trovare su un qualsivoglia sito Internet. La strada che
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INTERVISTA Il presidente Giovanni Platto accoglie l’avvocato Dario Allocco e il geom. Gianni Gares nella sede del Collegio per l’intervista
abbiamo scelto è stata infatti quella di incontrare nella sede del Collegio, insieme al nostro presidente Giovanni Platto, l’avvocato Dario Alloco, da sempre assai vicino ai geometri (ed alle questioni controverse che i geometri trattano ogni giorno), ed il collega Gianni Gares, professionista gardonese che da oltre trent’anni svolge anche l’apprezzato ruolo di Ctu presso il tribunale di Brescia. A guidare e sollecitare la conversazione, che riportiamo fedelmente qui di seguito, è stato, come sempre, il nostro direttore Bruno Bossini.
P
er rendere proficua questa nostra chiacchierata, darei per scontata la conoscenza a grandi linee della norma, almeno per quell’infarinatura pubblicistica che tutti abbiamo potuto apprendere dai giornali. Sono invece più interessato a sapere dal presidente Platto a che punto è la nostra discussione interna sulle modalità di applicazione, a chiarire con l’avvocato Alloco alcuni dei dubbi che la lettura dei giornali ha lasciato a molti di noi, infine a conoscere dal collega Gares, in virtù della sua lunga esperienza di apprezzato Ctu in tribunale, quale spazio professionale, di lavoro a suo avviso si apre su questo versante per i geometri bresciani.
dei geometri? «Il giudizio complessivo che la categoria dà è positivo: si tratta di uno strumento moderno che altrove ha già dato buoni frutti e che vedrà sicuramente i geometri impe-
gnati in prima linea, sia nel ruolo di mediatori giudiziari, sia in quello di assistenza al proprio cliente coinvolto in una controversia. Detto questo, chiarito dunque il nostro pieno impegno affinché queste procedure trovino applicazione rapida ed efficace, voglio però aggiungere subito che per i la nostra professione la mediazione non sarà quell’eldorado che qualcuno crede. Intento dire che certamente in un momento di crisi come questo ogni opportunità di lavoro deve essere tenuta nella massima considerazione, ma che la mediazione non cambierà probabilmente il bilancio di nessun professionista. Quest’attività sarà al più un utile corollario, un elemento d’esperienza, un’occasione di conoscenza maggiore del mercato e dei suoi protagonisti,
ma sul piano strettamente economico le tariffe che la norma stessa impone (tanto per capirci i 40 euro per l’apertura della pratica di mediazione) faticheranno a sostenere la struttura dell’organismo di mediazione lasciando ben poco al mediatore stesso» . Proprio a proposito dell’organismo di mediazione, qual è l’orientamento prevalente sulla loro costituzione? «Purtroppo anche gli ultimi incontri con il Consiglio nazionale non sono riusciti a chiarire tutti i dubbi e le perplessità che porta con sé ognuna delle soluzioni possibili a proposito delle Camere di mediazione. Qui appare davvero dirimente la questione della gestione, dei suoi costi rispetto ad un mercato che è ancora tutto da valutare. Ogni organismo infatti deve essere iscritto al
Comincio con te presidente: che giudizio dà la categoria di questo provvedimento e quali prospettive si aprono in questo campo per l’attività IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 5
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INTERVISTA Da sinistra: Bruno Bossini (di spalle), l’avv. Dario Allocco, il geom. Gianni Gares, il presidente geom. Giovanni Platto, il segretario Armido Bellotti
registro nazionale, varare un regolamento, tenere un proprio albo dei mediatori, avere una segreteria che accoglie le domande, assegna le mediazioni ai diversi mediatori iscritti, controfirma il verbale di mediazione redatto dal mediatore stesso. Il tutto potendo contare solo su un introito ancora tutto da quantificare.Non è solo una questione economica, giacché ci sono molte nostre attività che gestiamo in perdita nella convinzione che siano comunque utili alla categoria ed alla sua promozione (la rivista è una di queste), ma è la valutazione dei costi e dei benefici che ancora ci sfugge. Si tratta infatti di capire - con le pochissime informazioni di cui disponiamo - quante mediazioni potranno verosimil6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
mente essere richieste, quanti mediatori saranno a disposizione, quanto personale dovrà svolgere tutti i compiti di segreteria, ovvero se la massa critica d’attività sulla quale fare un progetto con un plausibile rendiconto di costi e benefici possa essere provinciale, sovraprovinciale, regionale o nazionale, o ancora se non convenga legarsi ad una struttura già esistente, professionale, istituzionale o di categoria» . Nel frattempo però il Collegio non se ne sta con le mani in mano… «Certo che no. Quello che potevamo fare, ovvero attivare i corsi per qualificare i mediatori, l’abbiamo fatto e continuiamo a farlo: siamo già al quarto corso e non mancheranno neppure
quelli periferici per rispondete alle domande d’una provincia grande come la nostra. Ma anche sul resto ormai i tempi sono maturi e non è escluso che quando si leggeranno queste note, una avremo già preso una decisione anche sugli organismi di mediazione». Passerei adesso all’avvocato Alloco, che ringrazio innanzitutto per la conferma anche con questa presenza e questa disponibilità, della sua vicinanza alla categoria. E vorrei sfruttarne subito la professionalità: avvocato, vediamo di estrarre la sostanza di questa legge, riassumiamola in un telegramma o almeno nel suo effetto più evidente. «Ci provo e salto a piè pari articoli, commi, definizioni che tutti potete trovare in rete. L’effetto maggiore, che sta
peraltro già nel titolo della norma, è che ogni controversia deve obbligatoriamente, ripeto obbligatoriamente, transitare da un tentativo di mediazione prima di arrivare in tribunale, ovvero prima che si inizi una qualsivoglia causa civile. In altre parole la riforma prevede che prima di chiedere l’intervento del giudice, le due o più parti che hanno una controversia si rivolgano ad un terzo imparziale che li aiuti nella ricerca di un accordo amichevole. Attenzione: il mediatore, se non esplicitamente richiesto da una delle parti, non ha il compito di formulare una sua proposta di mediazione (e in questo emerge la radicale differenza rispetto ad altri istituti già previsti quali ad esempio l’arbitrato o il ri-
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INTERVISTA
corso al giudizio d’un terzo di fiducia delle parti spesso già indicato nella stipula di un contratto); deve limitarsi a convocare le parti , ascoltarle, sollecitare un accordo e, se non si arriva ad un’intesa, anche solo per l’assenza ed il rifiuto della mediazione da parte di uno dei soggetti coinvolti, verbalizzare il mancato accordo e far controfirmare l’esito negativo dell’esperito tentativo di mediazione alla Camera di mediazione. Solo nel caso in cui le parti lo richiedano o qualora il regolamento dell’organismo di conciliazione ne preveda la possibilità, il mediatore può formulare una proposta di conciliazione. In tal caso il mediatore, all’atto della formulazione della proposta, avverte le
parti delle eventuali conseguenze della mancata accettazione della proposta stessa: in caso di successivo giudizio davanti al Tribunale, infatti la parte che ha rifiutato la proposta si vedrà addossare le spese di giudizio anche se vince, quando il contenuto della sentenza del giudice corrisponde a quello della proposta. Val la pena di sottolineare che il mediatore non ha alcun potere di giudizio e non può neppure mettere in atto il contenuto della mediazione (se ad esempio riguarda diritti reali e beni registrati si dovrà comunque passare dal notaio per gli atti relativi). Se però si arriva ad un’intesa, il verbale di mediazione, una volta controfirmato dalle parti è inappellabile».
E se un cittadino, che ritiene di voler rivendicare un diritto che gli è negato, viene da lei a chiedere l’avvio di una causa cosa succede? «Semplice io devo prioritariamente informarlo che deve innanzitutto cercare la mediazione prevista da questa nuova legge e rivolgere la sua istanza ad una Camera di mediazione. Devo anche dirgli che può farlo da solo, senza la mia assistenza perché così prevede la legge, e pagando una tariffa minima. Di più, se per errore la causa arrivasse davanti al giudice senza il verbale dell’esito negativo della mediazione sarebbe quest’ultimo a dichiararla improcedibile, assegnando alle parti il termine di 15 giorni per la presentazione della domanda di mediazione».
Sempre lapidariamente: chi può fare il mediatore? «Tendenzialmente chiunque, ovvero una o più persone fisiche che ne abbiano i requisiti, che in verità sono ben poca cosa. Possono infatti chiedere di essere iscritti ad una Camera di mediazione non solo i professionisti iscritti agli albi professionali di ordini e collegi che abbiano seguito un iter formativo che si sostanzia in un corso d’una cinquantina di ore, ma chiunque abbia una laurea triennale in qualsivoglia materia, fosse pure filosofia, ed abbia seguito un corso di 50 ore presso un ente autorizzato dal ministero e sia iscritto ad una Camera di mediazione registrata al ministero». E appunto la Camera di mediazione IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 7
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cos’è? «La legge dice poco ed anche qui, pertanto, lo spettro è molto ampio. Si tratta infatti di organismi pubblici e privati – promossi ad esempio da Camere di commercio, ordini e collegi professionali, ma anche società più o meno specializzate - che hanno fatto una specifica richiesta al ministero, ne accettano la vigilanza ed operano secondo un regolamento anch’esso approvato dal ministero. E’ assai probabile perciò che ad esempio Brescia nascano più organismi di mediazione (ci sono già sia quello della Camera di commercio sia quello dell’ordine forense, ma altri si annunciano), ovvero di commercialisti, geo-
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metri, ingegneri, periti, architetti ed anche di semplici strutture private specializzate. Ciascuna camera ovviamente dichiarerà la propria predilezione per un’area tecnica di competenza, ma, a termini di legge, in verità tutti potrebbero fare tutto». Fin qui la norma per sommi capi, una norma che gli organismi di categoria degli avvocati hanno criticato con asprezza. Ecco, sempre brevemente, quali sono le criticità che denunciate? «Non posso parlare a nome della categoria perché non ne ho il mandato, ma anche da semplice avvocato dico che questa norma nel suo complesso risponde in modo sbagliato ad una esigenza molto sentita qual è
quella della lunghezza dei processi civili, mentre sul piano operativo ha evidenti criticità in particolare laddove non garantisce, e non paga, la necessaria qualificazione professionale del mediatore». Partiamo dall’obiezione generale: qual è l’errore nella ratio della legge? «Il ministero, il relatore, chi ha votato questa legge lo dice esplicitamente: la giustizia civile non funziona, ci sono montagne di processi che attendono di essere celebrati e ogni anno si accumula ritardo a ritardo, cosicché oggi per ottenere una sentenza di primo grado, si badi bene siamo solo all’inizio di un iter che prevede spesso altri due gradi, ci vo-
gliono dai 4 agli 8 anni. Mancano i giudici, le strutture sono obsolete, le procedure farraginose. Ebbene di fronte a questo quadro invece di aumentare il personale, farlo lavorare meglio, in una parola investire, si cerca la scorciatoia del provare a ridurre drasticamente le cause, sperando che il cittadino, invece di chiedere ed ottenere la salvaguardia di un diritto che ritiene negato, si accontenti e ceda, preferisca il male minore ad una controversia costosa e infinita. Se permettete in Italia che era considerata la patria del diritto questo è un bel passo indietro». E se invece guardiamo allo specifico della norma, quali sono i punti deboli? «A spaventare è soprattutto la figura del mediatore improvvisato, di un laureato triennale, magari in materie letterarie o in chissà cos’altro, che si sente portato alla mediazione e dopo un breve corso è chiamato a svolgere questo ruolo. Ci chiediamo: cosa può aspettarsi un cittadino che chiede giustizia da una figura come questa? Cosa farà ad esempio un mediatore con le caratteristiche che ho appena richiamato in una controversia per danni dove per esempio una parte chiede 100 e l’altra risponde zero? Proporrà che si accordino su 50? E con quali elementi? Si limiterà a verificare la distanza tra le parti senza di fatto esperire alcun tentativo di mediazione, come peraltro la legge prevede? Nessuno oggi può dire con
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serenità quale impatto la norma avrà non solo sul cumulo di processi inevasi e di cause pendenti in tribunale, ma pure sulla difesa dei diritti dei cittadini. E poi ci sono le tariffe, davvero risibili, i 40 euro per la richiesta di mediazione che non pagano probabilmente neppure la macchina burocratica che si sta mettendo in piedi, figuriamoci se retribuiranno convenientemente i mediatori…, dal momento che le spese per l’effettiva mediazione sono veramente contenute in quanto si va da euro 65,00 per una causa del valore di euro 1000,00 ad un massimo di euro 9.200 per una causa del valore di oltre 5.000.000,00 di euro». L’avvocato Alloco insomma vede nero. E tu invece Gares, cosa ne pensi? «Io vedo e condivido gran parte delle perplessità dell’avvocato, sono critico con la ratio della norma ed anche con la concreta definizione delle figure e degli organismi, ma mi sforzo anche di vedere, con realismo, le poche o tante possibilità che si aprono. Mi spiego. E’ chiaro che nel migliore dei mondi possibili altre sarebbero le riforme da mettere all’ordine del giorno. Ma vista la carenza di risorse ed il fatto acclarato che un cittadino oggi non riesce comunque ad avere giustizia in tempi minimamente ragionevole, anche le soluzioni di compromesso che fanno storcere il naso ai puristi e persino le scorciatoie, se
servono, vanno apprezzate». Dall’orizzonte nero insomma passiamo, a tuo avviso, almeno al grigio… «Non so, è difficile capire cosa succederà di questo nuovo istituto, se funzionerà o meno, come impatterà sull’amministrazione della giustizia. Val però la pena di ricordare che dove è stato applicato ha avuto esiti positivi e gli effetti di alleggerimento sui tribunali sono stati di gran lunga più apprezzabili rispetto all’imperfezione nell’amministrazione della giustizia che la norma indubbiamente porta con sé. La mia speranza, per capirci, è che le questioni di minor peso vengano risolte magari anche con una mediazione ed un quid di giustizia in meno, ma per le controversie più importanti i tribunali riescano a pronunciarsi in tempi ragionevoli. Sono infatti perfettamente d’accordo con chi sostiene che una giustizia che arriva tardi non è mai giustizia ed è più accettabile una giustizia imperfetta ma rapida d’una formalmente ineccepibile ma che arriva a babbo morto». Se invece entriamo nello specifico della legge che impressione ne trai? «Hai detto bene perché per ora è un’impressione più che un giudizio. E vorrei partire dalle qualità tecniche del mediatore. Contrariamente a quanto pensano in molti, io credo ad esempio che al mediatore non serva tanto, o almeno non serva uIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 9
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nicamente, una specifica preparazione tecnica sulla materia. Certo deve capire di cosa si parla, soprattutto avere le nozioni giuridiche necessarie per capire il merito di diritto della controversia; ma le qualità che gli sono richieste, quelle che deve possedere per fare il mediatore sono soprattutto psicologhe, umane, di buon senso. Direi che è anche un problema etico, ovvero di come il mediatore sa porsi nei confronti delle parti». In effetti questa è una prospettiva un po’ diversa da quella che abbiamo messo finora in primo piano: tu in pratica dici che la mediazione può arrivare più facilmente da un contributo psicologico che prettamente tecnico? «Intendiamoci, lo ripeto: la competenza tecnica è fondamentale, anche per dare autorevolezza ala mediazione, così come in questo caso come nelle Ctu l’intervento tecnico non può mai essere disgiunto ed anzi deve affiancarsi ad una competenza giuridica che va acquisita. Però il successo della mediazione a mio avviso non dipende totalmente da questi elementi perché altri di carattere umano e psicologico possono risultare prevalenti. Cerchiamo di calare il nostro discorso nel concreto: arrivano parti che spesso si confrontano da anni, magari da tempo sostengono spese e malumori, in altre parole sono almeno stanche quanto determinate. Ebbene in un ambiente meno formale d’un tribunale, più sereno 10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
chiesto il suo parere, per chiarire quali elementi. In ultima analisi un Ctu è un collaboratore del giudice, deve essere abituato a lavorare con e per il tribunale, è uno strumento della complessa macchina della giustizia. Di ciò deve avere piena coscienza, così come dovrà fare ogni competente mediatore. Aggiungerei semmai una raccomandazione per il corso di preparazione dei mediatori, ovvero il fatto che si insista più sugli elementi giuridici che non su quelli tecnici, perché anche a chi fa Ctu servirebbe ampliare ed approfondire proprio le nozioni di diritto». ed umano, la figura d’un mediatore che richiami alla responsabilità, ai rischi, ai costi ed alle lungaggini d’una causa vera e propria, che faccia intravedere non tanto la soluzione tecnica quanto il buon senso di un accomodamento amichevole potrebbe risultare davvero risolutivo. Può darsi che sia un’illusione, ma credo più al consiglio d’una persona autorevole e di buon senso - quello che era ed è ancora in molti nostri paesi proprio il geometra chiamato a risolvere spesso controversie famigliari o di eredità, di confini piuttosto che di vicinato – che non al contributo squisitamente e freddamente tecnico su questioni che non raramente le parti conoscono a menadito e nel dettaglio». In questo ruolo tu vedi dunque bene proprio i geometri, non tanto e non
solo come tecnici della materia, ma per le qualità che dimostrano quotidianamente vivendo nella società. Ma tu, perdona la brutalità d’una domanda così diretta te la sentiresti di fare il mediatore? Ritieni che possa esserti utile la tua esperienza come Ctu del tribunale? «Forse immodestamente e con un po’ di ingenuità io credo proprio di sì, perché mi sento in definitiva un geometra della vecchia scuola, che usa il computer ma che continua a vivere il suo territorio, il contatto con la gente del paese, la fiducia non solo del cliente ma delle comunità. Ed aggiungo che a supporto della mia candidatura porterei proprio l’esperienza delle molte Ctu che ho fatto in questi trent’anni. Il Ctu infatti non è solo un tecnico competente nella propria materia, ma deve avere una serie di precise nozioni giuridiche anche per capire con quale finalità è ri-
In pratica mi par di capire che tu non candidi tanto te stesso, bensì i colleghi che già fanno le Ctu a divenire mediatori. Ma questo gruppo di colleghi a tuo giudizio è preparato? È qualificato? «Potrei trincerarmi dietro qualche formula elusiva o cavarmela con un sì stiracchiato e a mezza voce, ma questo non è il mio carattere e soprattutto chiunque conosce anche superficialmente la situazione avrebbe idi che sorridere amaramente». ❑
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DAL CONSIGLIO NAZIONALE
“La mediazione delle controversie”
L’
“Associazione Nazionale Geometri Consulenti tecnici, Arbitri e Mediatori” con il patrocinio del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati ha pubblicato il manuale operativo per la costituzione di Organismi di Mediazione presso i Collegi Provinciali Geometri e Geometri Laureati il cui titolo è “La mediazione delle controversie». Ci é parso utile riprendere il capitolo introduttivo del manuale per fare il punto su un settore professionale finalizzato alla mediazione delle controversie civili e commerciali e per chiarire cosa è effettivamente la mediazione, quali le sue caratteristiche, quali gli scopi che si prefigge. Capitolo I - Introduzione 1.1 - Normativa Quando si parla di strumenti alternativi di risoluzione delle controversie, nel nostro ordinamento si fa riferimento all’arbitrato, alla transazione e alla mediazione. Il movimento del mondo A.D.R. (Alternative Dispute Resolution) trae origine negli anni ’70 negli Stati Uniti, iniziando il percorso negli ADR con l’arbitrato che era lo strumento alternativo più usato circa sino al 1978; da allora si svilupparono forme di di risoluzione delle controversie a carattere non decisorio (tra cui la mediazione). In Italia si inizia a parlare di mediazione, oltre che sul Codice civile, con la prima vera legge al riguardo, ov12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
vero la n. 580 (Riforme delle Camere di Commercio); già con questa legge e con i regolamenti che succedono, le Camere di Commercio hanno aperto la porta alla informazione sulle metodologie di mediazione, nonché alla formazione di mediatori tra i quali anche i geometri. Successivamente sono state approvate altre leggi riguardanti la mediazione, ma di fatto nessuna di queste poteva riguardare la nostra categoria, anzi l’ultima legge sulla riforma del diritto societario, legge n. 5 del 2003, escludeva di fatto le categorie tecniche dalla gestione delle procedure di mediazione. Si arriva al marzo 2006 e la riforma del CPC che, pur limitando la portata dell’attività conciliativa alla tipologia delle controversie indicate nel primo comma dell’art. 696-bis c.p.c., la norma andava nella direzione di riconoscere il C.T.U. come un vero e proprio mediatore. Infatti nella norma viene detto: «Il consulente prima di provvedere al deposito della relazione, tenta, ove possibile, la mediazione tra le parti». Finalmente la tanto attesa riforma della Giustizia approda con la legge delega sulla mediazione contenuta nell’art. 60 della legge n. 69 del 19 giugno 2009. La legge delega 69/2009 nasce dall’impostazione del Parlamento Europeo che, con direttiva di Consiglio del 21 maggio 2008, 2008/52/Ce, impone agli Stati membri di attivare quanto sopra adem-
piendo entro il 21 maggio 2011 alla direttiva testè citata. La legge suindicata ha demandato al Governo di emanare un decreto legislativo al fine di porre in attuazione quanto definito. Il decreto legislativo n. 28 del 24 marzo 2010 (La mediazione finalizzata alla mediazione delle controversie civili e commerciali), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 53 del 25 marzo 2010, pone in attuazione l’articolo 60 della legge 18 giugno 2009 n. 69, in materia di mediazione finalizzata alla mediazione delle controversie civili e commerciali. 1.2 - La mediazione 1.2.1 - Che cos’è la mediazione Mediazione: l’attività svolta da un terzo imparziale e finalizzata ad assistere due o più soggetti sia nella ricerca di un accordo amichevole per la composizione di una controversia, sia nella formulazione di una proposta per la risoluzione della stessa (rif. Normativo art. 1 D.Lgs 28/2010). È una procedura non avversariale di risoluzione amichevole delle controversie nella quale una terza persona imparziale, il mediatore, assiste le parti in conflitto facilitandone la comunicazione, facendone affiorare gli interessi e orientandole verso la ricerca di accordi di reciproca soddisfazione. La mediazione finalizzata alla mediazione, può essere considerata come un “percorso” dove le parti in conflitto, accompagnate nel viaggio da un terzo neutrale,
il mediatore, discutono, negoziano e arrivano ad un accordo tra loro e da loro costruito in modo attivo e coopertivo. La differenza sostanziale con gli altri metodi di gestione dei conflitti consiste nel fatto che mentre il processo giudiziario è finalizzato a verificare i fatti (applicando le norme, i regolamenti che contemplano la soluzione lavorando quindi solo ed esclusivamente con le posizioni tecnico-giuridiche delle parti), la mediazione lavora sugli interessi, sui bisogni e sulle aspettative delle parti. Non è compito del magistrato o del CTU verificare che la soluzione finale soddisfi gli interessi e i bisogni delle parti, mentre ciò è basilare per il mediatore.
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conflitti hanno una struttura molto complessa e sono composti da elementi complementari diversi tra loro, alcuni oggettivi (danni, inadempimenti contrattuali, sconfinamenti, ecc.) altri, soggettivi, molto più profondi (comunicazioni inefficaci, malintesi, percezioni parziali, aspettative mancate, diffidenze, ecc.). Quest’ultimo aspetto non è e non deve essere tenuto in considerazione né dal CTU, né dal Giudice, né dall’Arbitro, mentre ha un ruolo fondamentale in una procedura di mediazione, ha un ruolo fondamentale per il mediatore, esperto in tecniche negoziali e di risoluzione del conflitto, ma so-
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prattutto in tecniche di comunicazione empatica e di linguaggio del corpo. La mediazione è portatrice di valori importantissimi e molto differenti tra loro: • dialogo diretto con la riapertura della comunicazione laddove interrotta tra le persone coinvolte nel conflitto; • libertà per le persone di scegliere il proprio futuro legato a quel conflitto; • non esalta il vincitore né castiga il vinto, bensì tratta il problema e non le persone che l’hanno creato facendole vincere insieme. Quando è utile tentare una mediazione? È sempre utile tentare una mediazione quando: • le parti vogliono conservare il controllo sul modo nel quale sarà risolta la disputa senza che sia un giudice o un arbitro a decidere per loro; • le parti vogliono preservare o restaurare i loro rapporti; • le parti vogliono evitare i rischi derivanti da una causa giudiziaria (tempi e costi); • le parti preferiscono una composizione veloce del conflitto; • le parti intendono mantenere la riservatezza sulla controversia. La mediazione è da evitare invece quando: • una delle parti presenta una questione fondamentale di principio e si chiude in essa; • una delle due parti vuole
provare la verità dei fatti; • si desidera creare un precedente legale; • una delle parti non ha alcun interesse nel raggiungere un accordo; • la lentezza di una procedura giudiziaria favorirà una delle parti.
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a ttenzione che la mediazione è obbligatoria a far data dal 20 marzo 2011 nelle materie di: diritti reali, divisioni, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, da responsabilità medica e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari. E dal marzo 2012 nelle materie di: condominio, risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti. 1.2.2 - Modelli di mediazione Esistono due modelli di mediazione con differenti caratteristiche e con approccio diverso del mediatore nei
confronti della procedura. Mediazione facilitativa Il mediatore, terzo neutro e imparziale, assiste le parti facilitandone la comunicazione, identificando i loro reali interessi, assistendo le parti in negoziazione e orientandole verso la ricerca di un accordo che soddisfi entrambe le parti, verso un punto di armonia del conflitto. Gli elementi sui quali si basa la procedura sono: • la volontà delle parti di risolvere il conflitto; • gli elemento oggettivi e soggettivi del conflitto; • la soddisfazione reciproca delle parti; • gli interessi e i bisogni delle parti; • la facilitazione della comunicazione tra le parti e la conduzione della negoziazione collaborativa delle parti; • la decisione consapevole e razionale delle parti, una volta analizzati tutti gli elementi del conflitto, e le possibilità che ognuna delle parti avrebbe nel caso di mancato raggiungi-
mento di un accordo. Questo tipo di mediazione prevede una formazione specifica del mediatore, poiché questo non deve dare suggerimenti né imporre soluzioni, ma deve guidare e accompagnare le parti, affinché queste in autodeterminazione trovino l’accordo soddisfacente per entrambe. Il mediatore facilitativo assiste le parti e ne guida la comunicazione, facilita la loro negoziazione, comprende il linguaggio del corpo e delle parti e lavora con esse empaticamente durante le sessioni private. Mediazione valutativa Il mediatore è chiamato ad esprimere una proposta valutativa su come dovrebbe essere risolta la controversia. Agisce come agente della realtà, utilizzando la prpria esperienza e la sua conoscenza specifica sulla materia del contendere. Gli elementi sui quali si basa la procedura sono: • I diritti delle parti; • le possibilità che ognuna delle parti avrebbe in un’eventuale causa giudiziaria. Il mediatore, dopo aver ascoltato le parti, presenta una valutazione sulle loro richieste e formula una proposta di accordo, riguardo alla quale le parti conservano la loro libertà di aderire. ❑
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INTERVISTA
Un nuovo Direttore per il nostro Collegio
Dall’inizio di aprile, Stefano Benedini è il nuovo direttore del nostro Collegio. Trentacinque anni, sposato e padre di tre figli, Stefano ha alle spalle una significativa esperienza in un’azienda privata, grande e di respiro internazionale con una forte “mission” commerciale, dove si è negli ultimi anni occupato soprattutto di formazione e motivazione del personale. L’abbiamo incontrato proprio nei primi giorni del suo nuovo incarico, quando ancora stava prendendo contatto con la realtà nella quale si è poi immediatamente calato, e pertanto più che l’illustrazione di programmi e nuove iniziative gli abbiamo chiesto di presentarsi ai geometri bresciani.
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irettore, innanzitutto benvenuto a nome della redazione del “Geometra bresciano”, la nostra rivista che speriamo tu voglia utilizzare costantemente quale strumento di colloquio con i geometri iscritti al Collegio e più generalmente con la società bresciana. Non ti conosciamo e, quindi, le prime domande che voglio porti ti riguardano direttamente. Anzi, perché non ti presenti? «D’accordo. Cominciamo dalla carta d’identità: sono bresciano fin dalla nascita, ovvero dal 1975, e risiedo in città. Per quanto riguarda poi gli studi, mi sono diplomato nel 1994 all’istituto magistrale “Veronica Gambara” ed ho poi seguito per alcuni anni i corsi di lingua e letteratura straniera all’Università di Verona. Purtroppo il lavoro mi ha costretto ad interromperli prima della laurea». 14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
Il lavoro appunto, eccoci già con i piedi nel piatto: quali esperienze ha messo nel tuo curriculum? «Beh, anche qui volendo cominciare proprio dagli inizi andrebbero citate esperienze molto diverse fra loro
soprattutto durante i mesi estivi negli anni delle scuole superiori e nei primissimi tempi dell’università anche lavorando in alcuni cantieri. Poi, sul finire del 1994 il primo impiego duraturo che ha finito per segnare questi ultimi 15 anni della mia attività» Di cosa si trattava? «Sono stato assunto in pianta stabile con la qualifica iniziale di impiegato addetto alle vendite da una multinazionale del commercio e della distribuzione con un grande punto vendita nel Bresciano. E da subito mi sono occupato non solo della vendita vera e propria, ma, per un versante, dell’assistenza alla clientela, e per un altro versante delle procedure interne dall’inventario alla verifica delle disponibilità di stock, dal riordino della merce alla collaborazione per l’apertura di nuovi punti vendita».
E l’esperienza lavorativa precedente è proseguita fino ad oggi? «Sì salendo gradino dopo gradino la scala delle responsabilità e dell’impegno professionale. In particolare dal 2005, dopo un periodo di formazione in Svezia, sono stato chiamato alla sede amministrativa nazionale di Milano e sono entrato nello staff di supporto e assistenza ai responsabili nazionali del settore vendite per diverse aree strategicamente determinanti, ovvero leadership business, priorità di lungo periodo, fidelizzazione del cliente e progetti specifici di formazione del personale interni all’azienda». In particolare ti sei occupato proprio di formazione? «Sì, la formazione è stata uno dei miei ambiti privilegiati di attività, anche perché l’azienda presso cui lavoravo è celebre proprio per l’attenzione che dedica
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INTERVISTA Il nuovo direttore del Collegio, Stefano Benedini
alla preparazione ed alla motivazione del suo personale, facendone motivo su cui costruire il proprio punto di forza nei confronti della competitività. Un obiettivo che in questi ultimi anni ho perseguito sia organizzando corsi e svolgendo spesso il ruolo di docente, sia divulgando nelle diverse sedi italiane della multinazionale il materiale formativo che abbiamo prodotto nella sede centrale, sia, infine, seguendo progetti specifici, operativi e di studio, alcuni dei quali sono divenuti tesi di laurea in ambito commerciale, di marketing e di formazione». Riassumendo, e un po’ banalizzando, in questi ultimi anni più che un venditore o un uomo di marketing, sei stato un produttore di formazione, uno specialista della valorizzazione delle risorse umane all’interno di una grande struttura commerciale, a sua volta strategicamente ed operativamente collegata ad una multinazionale europea. «Sì, e penso che sia questo profilo che ha convinto il consiglio del Collegio a propormi il ruolo di direttore in una realtà qual è la vostra che in questi anni si è andata sempre più caratterizzando per i servizi agli iscritti ed in particolare per i servizi formativi, per la qualificazione professionale ed il miglioramento della risposta che ogni geometra può dare alle sfide del mercato». In effetti, il presidente Platto parlando della figura che intendeva mettere al vertice operativo del Collegio ha ripetuto più volte che non a-
sere troppo difficile migliorare l’interattività che anche per la migliore organizzazione dei corsi deve passare proprio dalla rete. Sto ancora facendo alcune verifiche, ma mi pare di poter già dire che se con internet riusciremo a snellire ancora un po’ la burocrazia che inevitabilmente i corsi portano con sé, potremo liberare energie importanti per altre iniziative». vevamo tanto bisogno di un geometra, ma d’un direttore con spiccate capacità nell’ambito dell’organizzazione formativa e della valorizzazione delle risorse umane… «Ed io spero proprio di essere all’altezza delle vostre aspettative, di portare nella vostra struttura il frutto della mia esperienza ed ancor di più di costruire insieme a voi le risposte più adeguate alle domande di servizio degli iscritti e della società bresciana».
giorno mostrano la volontà di collaborare pienamente, senza reticenze di sorta. Inoltre, visto che anche nella mia attività precedente ho collaborato attivamente allo sviluppo d’un grande sito internet, ho già apprezzato la familiarità con la quale molti iscritti dialogano con il sito del Collegio e, dunque, sono sicuro che non dovrebbe es-
E allora buon lavoro direttore, magari contando anche sulla tua preziosa presenza pure sulla nostra rivista. «Grazie e non mancherò di sfruttare anche questo essenziale canale di comunicazione con gli iscritti e con il mondo variamente collegato alla professione». ❑
Anche se sei qui solo da pochi giorni, puoi già dirci come hai trovato la nostra struttura operativa? «È certamente molto presto per dare giudizi, semmai un’impressione: quella d’essere di fronte ad uffici già ben organizzati, agili ed operativi da tutti i punti di vista. Indubbiamente, come in ogni organizzazione, si può e si deve migliorare, ma ho avuto la netta percezione di grandi potenzialità umane, di professionalità affinate e che fin dal primo IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 15
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Assemblea 2011 La relazione del Presidente
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l 13 aprile scorso nella sede del Collegio in Piazzale Cesare Battisti si è tenuta l’annuale assemblea del Collegio. Erano presenti numerosi iscritti ai quali il presidente Giovanni Platto ha sottoposto la seguente relazione. «Un cordiale saluto a tutti i presenti e un augurio di buona giornata agli assenti impossibilitati a partecipare per impellenti impegni professionali o familiari. Prima dell’inizio dell’esame degli argomenti all’ordine del giorno, propongo un minuto di silenzio per ricordare i nostri colleghi defunti: Giuseppe Ferrari, Giuseppe Redolfi, Pierino Zanetti, Luciano Papis, Sergio Pedezzi, Pierluigi Camadini, Giovanni Mariani, Rinaldo Beltrami, Tarcisio Campana, Walter Pedretti, Giovanni Costa, Lorenzo Rezzola, Raffaele Rizza. È passato un anno; un anno alquanto impegnativo. – impegno alla ricerca di attività professionali; – impegno per continui aggiornamenti; – impegno per fare quadrare i bilanci dei propri studi professionali. La crisi economico-finanziaria ha lasciato una ferita molto pesante e a tutt’oggi non si vede la fine nel campo edilizio-progettuale. A tutto ciò si aggiungono le sentenze di Cassazione per competenze progettuali e direzione lavori che non vanno nelle direzioni a noi favorevoli. Anche in campo nazionale, nonostante il massimo im16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
pegno profuso dal nostro Consiglio Nazionale, fatica ad approdare a risultati positivi la nuova legge sulle professioni. La politica in tutt’altro impegnata, non tiene nella dovuta considerazione una millenaria categoria professionale come la nostra nelle sue varie espressioni, lasciando che la Magistratura sentenzi in base ad un regolamento del 1929. Quanto è cambiato dal 1929 a tutt’oggi: la legge n. 144 del 2 marzo 1949 sulla Tariffa ammette attività professionali che la Magistratura non vuole riconoscere.
– iscritti all’Albo al 13 aprile 2011 n. 3092; – iscritti al registro praticanti n. 769; – iscritti nel 2010 n. 102; – iscritti nel 2011 n. 74; – cancellati dall’Albo nel 2010 n. 48 – sospesi n. 15; – i praticanti che attualmente stanno svolgendo un corso presso gli uffici tecnici comunali e presso enti vari (Comunità montane e Unione Comuni) n. 61; – i Comuni e gli enti che hanno in atto un corso presso i loro uffici tecnici sono n. 51.
bioedilizia; Catasto; Estimo; Mediatori; Parcelle; Protezione civile; Scuola; 81/2008 Sicurezza cantieri; Urbanistica; Valutazione esposti.
La situazione del Collegio è la seguente:
Commissioni del Collegio: Agricoltura; Ambiente e
Parcelle: parcelle presentate anno 2010 n. 86; parcelle
Attività del Collegio: riunioni di Consiglio n. 8; riunioni regionali n. 7; redazione del “Geometra bresciano” n. 6. Sessione Esami di Stato anno 2010: candidati ammessi n. 280; candidati presentati n. 244; esiti positivi n. 150; esiti negativi n. 94; candidati che non si sono presentati n. 36; percentuale abilitati 61%.
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DAL COLLEGIO DI BRESCIA Nella pagina di sinistra, il Presidente del Collegio Giovanni Platto mentre legge la sua relazione; in questa pagina, il minuto di silenzio in ricordo dei soci scomparsi nell’annata 2010-’11 e i partecipanti all’Assemblea
tuite per gli iscritti all’Albo in materia di catasto, Legge 81/08 - Sicurezza cantieri; Edilizia; Urbanistica; consulenza per i giovani geometri; consulenze per tutti i cittadini del Comune di Brescia per problematiche varie in accordo con il Comune e le Circoscrizioni comunali; Borse di studio in memoria dei geometri Luciano Camplani e Giuseppe Tedoldi Zatti; euro 1.500,00 per ciascun candidato che abbia ottenuto il maggior punteggio
liquidate anno 2010 n. 79; totale importi liquidati euro 1.617.054,04; contributi pagati al Collegio euro 23.297,48. Internet del Collegio: Forum di discussione tra tutti i Collegi; dai 350 ai 400 colle-
gamenti giornalieri; pubblicizza la formazione degli iscritti; aggiorna sulle iniziative del Collegio e sulle normative di interesse per la categoria. Consulenti disponibili per gli iscritti: consulenze gra-
nelle quattro Commissioni d’esame del 2010. È all’esame del Consiglio un nuovo regolamento per l’attribuzione delle borse di studio. Incontri con i giovani e praticanti: con i neo-iscritti al Collegio; scuola aperta presso l’Istituto Tartaglia di Brescia;
incontro “borse di studio studenti meritevoli e con difficoltà economiche”. Il Collegio collabora principalmente con: l’Istituto Tartaglia di Brescia; Istituto Cesare Battisti di Salò; Istituto Teresio Olivelli di Darfo; Istituto Bonsignori du Remedello; Comune di Brescia per sopralluoghi. Formazione anno 2010: n. 3 corsi “L’esperto del Giudice”; n. 3 corsi “Catasto terreni”; n. 3 corsi “Catasto fabbricati”; 11 corsi “Aggiornamento sicurezza”; 3 corsi “Principali contratti d’interesse professionale”; 1 corso “Aggiornamento Certificatori energetici”; 3 esami “Certificatori energetici”; 7 corsi “Acustica e programma di calcolo”; 6 corsi “Successioni”; 3 corsi “Gestione dei rifiuti di cantiere”; 2 corsi “Preliminare compravendita notaio”; 1 corso “Database topografico Regione Lombardia”; 1 corso pilota per “Conciliatori professionisti”. Totale ore di lezione: 1782; Totale partecipanti: 4704; Crediti rilasciati: 28.167; Più tutti i corsi esterni. Inoltre sono stati tenuti convegni su argomenti e problematiche inerenti la nostra professione. Corsi di preparazione agli esami di Stato - Sessione 2010: Incontro sulla viabilità urbana ed extraurbana (24 febbraio 2010); seminario “Acustica in edilizia a Brescia” (10 marzo 2010); convegno “Prima della riforma del condominio, soluzioni positive e problemi conIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 17
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creti” in collaborazione con ANACI (12 marzo 2010); seminario “Approfondimento Pregeo 10” a Brescia (8 aprile 2010; seminario “Approfondimento Pregeo 10” a Darfo (a maggio 2010); seminario “Approfondimento Pregeo 10” a Chiari (5 maggio 2010); convegno “Valutazioni immobiliari” (12 maggio 2010); convegno “Acustica in edilizia” (9 giugno 2010); seminario “Progettare la casa in legno” presso BIM di Breno (24 settembre 2010); seminario informativo “La Scia e le sue applicazioni” (7 ottobre 2010); seminario “Normativa appalti lavori pubblici” a Edolo (12 ottobre 2010); incontro “La vincolistica idrogeologica ed ambiente nelle aree montane” (8 novembre 2010); riunioni con i dirigenti scolastici dei vari Istituti per comitati tecnico-scientifici e per analisi dei rapporti tra scuola e Collegio. Programmazione 2011 Cosa si è programmato di 18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
fare: siteticamente, viste le innumerevoli richieste degli iscritti all’Albo per la partecipazione ai corsi, sono stati riprogrammati i corsi sostenuti nell’anno 2010 con l’aggiunta di corsi di nuova istituzione (mediazione, vigili del fuoco, canne fumerie, ecc.). – Azioni per la difesa della nostra categoria in collaborazione con il Consiglio Nazionale e con interventi mi-
rati presso quegli uffici tecnici o strutture pubbliche che obiettano sulle competenze dei geometri. Inoltre sono programmati: – Rapporti con la Scuola: collaborazione tra scuole, Collegio e professionisti; studi professionali con stage per studenti delle quatre classi. – I.F.T.S. programmato con l’Istituto Tartaglia di Brescia e Olivelli di Darfo. – Praticantato: corsi di aggiornamento presso i vari Istituti. È in elaborazione un nuovo sistema di praticantato da definire con la scuola e i nostri studi professionali con verifiche da tenersi nello stesso periodo di praticantato. – I.T.S. e Laurea triennale: al-
ternativa e scalte; – Peso politico della nostra categoria; – Maggior coinvolgimento dei nostri colleghi impegnati politicamente in sede nazionale, regionale, provinciale e locale nei Comuni dove è nutrita la presenza dei geometri.
È
doveroso ringraziare il Segretario, il Tesoriere, i Consiglieri, il Reviisore dei conti, i Consultori, i Componenti delle Commissioni varie, la Redazione del la nostra rivista di categoria (“Il geometra bresciano”) e in particolare il direttore del giornale stesso geom. Bruno Bossini. Un ringraziamento a tutto il personale del Collegio che pure nelle difficoltà e contingenze capitate hanno egregiamente svolto il loro lavoro e a quanti hanno collaborato per la nostra categoria. ❑
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Assemblea 2011 La cronaca dei lavori
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nimata e molto dibattuta l’Assemblea annuale del 13 aprile scorso nella sede del Collegio, caratterizzata da una discreta presenza di iscritti (oltre al Consiglio nella sua quasi totalità) che nell’inconsueto numero di 57 hanno in conclusione votato e approvato il bilancio 2010. Sulla relazione introduttiva del Presidente si rimandano i lettori alle pagine immediatamente precedenti. Ci preme qui riportare invece il sunto degli interventi che hanno dato vita ad un’ampia discussione sull’attività del Collegio con pareri critici e anche di aperto dissenso sulle strategie messe in atto dal Consiglio. Opinioni peraltro legittime che hanno trovato risposte puntuali da parte del Presidente, del Tesoriere e del Revisore dei conti e, quando richiesto, anche la votazione delle interpellanze presentate. Partiamo dall’intervento del geometra Stefano Lonati, che è stato certamente il più corposo e articolato; egli ha infatti esposto le sue perplessità e il suo dissenso, dei quali ha chiesto di allegare agli atti una nota esplicativa. Vari i punti toccati: – Consiglio Nazionale: perplessità sul suo operato circa il tema scottante delle competenze e della scelta del logo destinato a tutti i Collegi; – Direzione del Collegio: scarsa la pubblicità data alle dimissioni di Mariangela Scotti e ai motivi che hanno portato alla scelta del nuovo direttore Stefano Benedini;
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– Commissioni: richiesta di chiarimenti sulla suddivisione tra commissioni ristrette e allargate; – Corsi di formazione: eccessivo il loro numero, visto che la loro affluenza è dettata solo dalla necessità di conseguire crediti; si chiedono anche chiarimenti sui loro costi effettivi e le motivazioni del perché non vengono organizzati anche su temi catastali; – Elezioni: contrarietà all’utilizzo della “lista unica”, che deve essere sostituita da un elenco degli iscritti interessati in ordine alfabetico; – Consiglio: richiesta di pubblicazione integrale dei verbali; – Consuntivi: ampie riserve sui costi della cena sociale e di quelli relativi alle medaglie di anzianità e dei compensi erogati per incarichi professionali; chiede chiarimenti sulle voci di bilancio relative al catasto e valutazione xxxxxxxxxx immobili; – “Il geometra bresciano”: denuncia la scarsità dei contenuti informativi professionali, l’eccessivo spazio riservato agli inserti pubblicitari (dei quali chiede gli importi), alle fotografie e infine propone di passare all’edizione on-line; – Verbale Assemblea 2010: segnala l’omissione del voto contrario di Stefano Lonati e di Stefano Fettolini. In risposta ai punti segnalati dal collega Lonati, il Presidente Platto ribadisce l’apprezzamento per l’operato del Collegio e ne constata gli ottimi risultati ottenuti. Coglie l’occasione per segnalare che il precedente direttore geom. Mariangela Scotti è attualmente passato a incarichi superiori e le sue dimissioni sono da considerarsi in relazione a questa nuova opportunità professionale; per quanto riguarda l’attuale Direttore segnala che la scelta effettuata, sottoposta e approvata dal Consiglio, è avvenuta dopo aver esaminato diverse candidature; che la nomina dell’attuale Direttore è legata a un contratto di mesi sei; che uno degli incarichi previsti nel contratto col Direttore è quello di assistere alle riunioni delle diverse Commissioni e provvedere alla stesura dei relativi verbali. Per quanto riguarda il Consiglio Nazionale, il Presidente Platto invita il geom. Lonati a trasmettere le sue consi-
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DAL COLLEGIO DI BRESCIA A sinistra il tavolo della presidenza; in questa pagina la sala e i partecipanti all’Assemblea
derazioni al Consiglio Nazionale stesso. Il Presidente esprime parere contrario alla pubblicazione in internet di dati sensibili come quelli di bilancio, che peraltro sono sempre a disposizione degli iscritti nella sede del Collegio. Rispetto all’omissione segnalata nel verbale dello scorso anno, il Presidente comunica che questa è già stata presa in considerazione e la modifica apportata. L’avanzo di cassa calcolato verrà utilizzato per le spese del Collegio e per le spese relative all’organizzazione dei corsi di formazione e aggiornamento, che sono sempre organizzati in modo da soddisfare innanzi tutto l’alto numero di richieste di adesione.
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er le prossime elezioni del Consiglio, ognuno potrà formare e/o inserirsi nelle liste che desidera, ricordando che questo era già avvenuto nel corso delle ultime elezioni. Tutti gli iscritti sono eleggibili come membri del Consiglio e, di conseguenza, ognuno potrà esprimere il proprio voto a favore del candidato ritenuto più idoneo a ricoprire l’incarico. A proposito della rivista de “Il geometra bresciano”, viene ricordato come questa comunicazione sia apprezzata per la competenza espressa anche dai colleghi di altri Collegi e da parte di tutti gli Enti, Istituti e funzionari a cui è inviata; si ricorda anche come l’invio della rivista rappresenti l’occasione per meglio comunicare il lavoro svolto da tutti gli iscritti al Collegio. La necessità dei servizi fotografici e degli inserti pubblicitari nasce dall’esigenza di completamento della struttura necessaria a chiudere correttamente gli articoli. In merito alla spese sostenute per la premiazione degli iscritti con maggiore anzianità il Presidente coglie l’occasione per ricordare che il valore economico di tale premiazione non dovrebbe essere associato al riconoscimento che si desidera esprimere a questi colleghi per il loro operato. Le dimissioni richieste del Presidente e del Consiglio non vengono rassegnate. Il geom. consigliere Nadia Bettari esprime la sua opinione sulla necessità e sul diritto degli iscritti a ricevere tutte le informazioni sull’operato del Consiglio e delle Commissioni. Il geom. Claudio Baldo ritiene che sia invece ragionevole che entro 10 giorni dalle riunioni del Consiglio e di Commissione si proceda alla pubblicazione dei relativi verbali per gli iscritti e chiede di mettere la mozione ai voti. Il Presidente autorizza la votazione che ha il seguente risultato: presenti 65; favorevoli 23; contrari 34; astenuti 8. La pubblicazione dei verbali non verrà effettuata in internet. Il collega Alfredo Dellaglio si chiede se non sarebbe conve-
niente effettuare un sondaggio fra gli iscritti per comprendere i motivi della loro scarsa partecipazione all’Assemblea con il coinvolgimento dei rappresentanti di zona. Sul problema delle liste elettorali anch’egli critica il sistema adoperato: non deve essere costituita nessuna lista preordinata. Anch’egli non condivide la scelta delle Commissioni ristrette e si chiede perché lui, esperto in sicurezza (due pubblicazioni sull’argomento), non sia stato invitato a partecipare a quella sullo stesso tema. Il Presidente, prendendo atto delle considerazioni si riserva di discuterle nell’ambito del Consiglio.
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intervento di Stefano Fettolini si è incentrato anch’esso sulla scarsa partecipazione degli iscritti all’Assemblea (problema sempre lamentato dalla nostra rivista [n.d.r.]) e denuncia le difficoltà del Consiglio ad accettare critiche di iscritti che vorrebbero essere costruttive. Il Presidente ricorda che mai è stata negata la collaborazione e l’ascolto dei suggerimenti da parte di qualsiasi iscritto al Collegio, invitando nelll’occasione il geom. Fettolini a partecipare attivamente alla Commissione della redazione. Alla richiesta invece di chiarimenti sui ricavi delle pagine pubblicitarie de “Il geometra bresciano”, il tesoriere Giuseppe Bellavia precisa, in base al contratto con la ditta stampatrice, che tali ricavi (euro 274 a pagina [n.d.r.]) sono scalati dai costi della stampa (nel 2010 euro 44.275 su un conto globale di euro 83.095 [n.d.r.]). Intervento del geom. Giuseppe Mori: segnala che a suo parere si sta verificando una diminuzione di fiducia nei confronti dell’operato del Consiglio. Lui stesso ha sempre dato IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 21
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DAL COLLEGIO DI BRESCIA Dall’alto: il Segretario e il Presidente del Collegio, Armido Bellotti e Giovanni Platto; il Tesoriere Giuseppe Bellavia; il Revisore dei conti Silvio Maruffi
il suo voto favorevole a condizione del mantenimento di continuità di operato degli stessi dirigenti e del direttore Scotti. Evidenzia poi che non è più stato invitato a partecipare alla nuova Commissione Ambiente, ma si augura ugualmente che si riapra il dialogo tra i consiglieri e gli iscritti che hanno presentato critiche costruttive, esprimendo in ogni caso gli auguri di buon lavoro al nuovo direttore Benedini. Si chiede anche perché la voce consulenze del bilancio preventivo non si sia ridotta, vista la riduzione del compenso del nuovo Direttore rispetto alla spesa precedente.
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l revisore dei conti Silvio Maruffi precisa che le voci di bilancio devono comunque andare a pareggio e le eventuali revisioni di bilancio possono essere appostate su votazione del Consiglio nel novembre dell’anno di attività. Il geom. Manuel Antonini chiede maggiori chiarimenti sul tipo di contratto stipulato con il nuovo Direttore e analizzando le voci di bilancio (inalterate rispetto agli anni passati) esprime preoccupazione, perché, a suo giudizio, si evidenzia una scarsa progettualità strategica del Consiglio. Il Tesoriere e il Presidente ribadiscono che quest’ultima considerazione verrà riportata alla discussione del Consiglio insieme alle altre richieste di variazione (come quella relativa ai costi dell’organismo di mediazione, se verrà costituito). Votazione del Consuntivo 2010 Si procede alla votazione per approvazione del bilancio consuntivo 2010: presenti 56; favorevoli 46; contrari 3; astenuti 7. L’Assemblea approva a maggioranza il bilancio consuntivo dell’anno 2010. La votazione del Preventivo 2011 è preceduta dalla richiesta del collega Leonardo Baldassari che suggerisce una riduzione della quota annuale da 300,00 euro a 250,00 euro per iscritto e chiede che la proposta venga messa ai voti. Il risultato: presenti 52; favorevoli 15; contrari 30; astenuti 7. La quota di iscrizione all’Albo rimane invariata per un importo di euro 300,00. Votazione Preventivo 2011 Presenti 57; favorevoli 45; contrari 9; astenuti 3. L’Assemblea approva a maggioranza il bilancio preventivo dell’anno 2011. L’Assemblea si chiude alle ore 13.30. ❑
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LEGALE Avv. Francesco Cuzzetti
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a reputazione individuale può essere tutelata e sanzionata facendo riferimento al reato di “diffamazione” (art. 595 C. p.p.) o anche solo civilisticamente con riferimento all’articolo 2043 del Codice civile relativo al risarcimento del fatto illecito, laddove non sia ipotizzabile un’ipotesi di reato. Mi riferisco a questo secondo aspetto circa la natura giuridica della responsabilità derivante dalla lesione dell’altrui reputazione, per evidenziare che essa può essere diversamente valutata a seconda che venga violata la reputazione personale o quella più specificamente professionale, per le quali si prospetta una diversità di trattamento in or-
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Lesione della reputazione professionale dine al danno subìto e alla prova dello stesso. Diciamo, tanto per capirci, che un conto è considerare la reputazione guardando alla persona come soggetto individuale in riferimento cioè il suo onore e dignità morale, di cui gode nell’ambito sociale, e un conto considerarla come violazione del decoro professionale o economico, ossia di quell’immagine che ognuno costruisce di sé nell’ambito della propria attività lavorativa. Trattando con professionisti, mi limiterò a illustrare questo secondo aspetto, mettendo in evidenza che la lesione della reputazione lavorativa prende in considerazione appunto il fatto che possa comportare una
diminuzione della considerazione nell’ambito sociale in cui si opera e il discredito commerciale, cui segue un diritto al risarcimento del danno, a prescindere dall’accertamento d’un reato, essendo la lesione un valore costituzionalmente protetto. Concretamente, il danno risarcibile può essere patrimoniale e anche non patrimoniale, il quale prescinde dalla prova della commissione di un reato. Il danno non patrimoniale non s’identifica solo col danno morale, ma si estende alla lesione di tutti quei valori inerenti la persona, da cui derivano pregiudizi non suscettibili di valutazione economica. Da precisare che la sola
prova del fatto lesivo non comporta automaticamente anche la prova del danno subìto, che il danneggiato quindi deve provare, il che può avvenire con qualsiasi mezzo, anche per mezzo delle presunzioni purché fondate su circostanze gravi, precise e concordanti. In conclusione, la lesione della reputazione professionale comporta il diritto al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali ai sensi degli articoli 2043 e 2059 del Codice civile e però, a differenza del caso di lesione della reputazione personale, il danneggiato deve provare non solo il fatto ingiusto, ma anche il concreto pregiudizio subìto. ❑
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SCUOLA Fulvio Negri
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nnegabilmente un tratto saliente e positivo della riforma della scuola secondaria superiore è costituito dal capitolo dedicato al riordino dell’istruzione tecnica che ha rischiato, in un tempo non lontano, un ridimensionamento delle sue peculiarità nel quadro ordinamentale tanto che molte organizzazioni imprenditoriali e ordini professionali avevano lanciato un forte allarme in tal senso. Ripetutamente per tutti Claudio Gentili, direttore di Education Confindustria, denunciava l’irreperibilità per le imprese di almeno 100.000 tecnici qualificati, numero particolarmente significativo di interessanti offerte di lavoro inevase e dato contradditorio rispetto ad una congiuntura di pesante disoccupazione giovanile come l’attuale. Ovvio poi che via via il trend di ripresa si consoliderà il deficit di quadri aumenterà di conserva. Come dice Vera Zamagni, dopo lo sgonfiamento delle varie bolle speculative della finanza, l’economia deve tornare al suo lato chiaro,
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I tecnici e la riforma: un cammino da completare
producendo beni e servizi reali. Imparare un lavoro, un mestiere, una professione, rappresenta quindi un ottimo investimento per il progetto di vita dei nostri ragazzi, soprattutto di quelli che hanno il gusto di imparare facendo, fra mens et manus, progettazione ed esecuzione, in virtù di una didattica in equilibrio fra teoria e prassi. È l’occasione pure per superare definitivamente il posizionamento in forma piramidale delle scuole e delle discipline che ha segnato tanta parte della storia del nostro sistema educativo. Infatti, a differenza della quasi totalità dei nostri partners europei, ove gli studi tecnici sono molto appetiti e producono importanti opportunità di brillanti carriere, in Italia si è continuato a considerare l’impianto formativo in forma gerarchica, con al vertice il sapere teoretico (quello trasmesso dai licei) e, a scalare con significati di minorità, gli altri quelli fondati sui processi induttivi e sull’intelligenza operativa, quasi non fossero di pari valore. Una siffatta impostazione ha comportato nelle famiglie, nei media, ma anche in non pochi addetti ai lavori, che l’indirizzo verso gli istituti tecnici, ed ancor più quelli professionali, sia stato percepito come ripiego, scelta residuale di caratura infe-
riore. Pare ora di intravvedere la fine di un pregiudizio elitario e gratuito; viceversa, l’istruzione tecnica è destinata ad essere un asset strategico essenziale nello scenario globale del rilancio dello sviluppo del Paese, così come è stata la chiave decisiva del boom economico del dopoguerra. Già ora, del resto, il made in Italy poggia su risorse umane che spesso provengono da lì. Anche agli studenti potranno derivare grandi soddisfazioni non solo sul versante della remunerazione, ma altresì sul piano della consapevolezza del loro ruolo sociale. È bene dunque per il Paese ed i giovani rivalutare gli Istituti Tecnici, magari supportandoli con maggiori risorse per le attività laboratoriali, giacché il pur indispensabile collegamento con le aziende o gli studi (veri luoghi di didattica esperienziale) non può sostituirsi in toto all’azione della scuola. Ma perché l’operazione sia coronata dal pieno successo è indispensabile rendere organico e sistemico anche il segmento successivo al diploma, quello dell’alta formazione non accademica. Ancor più che in passato, nessun portfolio acquisito nel regolare curricolo varrà per sempre e potrà rispondere a tutti i quesiti specifici del settore di riferimento. Anzitutto le nuove richieste educative cui è chiamata la scuola per far crescere lo studente come persona, spesso in surroga di azioni un
tempo prerogativa delle altre agenzie formative, e il ritmo dello sviluppo tecnologico, normativo e dei mercati non consentono né autorizzano nel quinquennio una preparazione compiutamente professionalizzante e men che meno definitiva. Del resto il mondo del lavoro e delle imprese, a differenza di quanto avvenne negli anni ’50-60, non chiede alla scuola l’iperspecializzazione dei propri percorsi e il loro appiattimento sul momento congiunturale: si rischierebbe l’obsolescenza o comunque l’inadeguatezza.
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engono richieste invece figure fortemente aggregate che, alle buone conoscenze scientifiche e tecnologiche, uniscano sia capacità di analizzare problemi in vista della loro pratica soluzione sia solide doti di cittadinanza come la capacità di relazionarsi con gli altri, di lavorare in gruppo e di assumere autonomi livelli di responsabilità, di dialogare con soggetti di diversa provenienza geografica. Per stare al geometra, il mutamento del titolo in “tecnico delle costruzioni, del territorio e dell’ambiente’’ predice già l’evoluzione dei suoi compiti che esigono particolari sensibilità sui temi della contemporaneità come la sicurezza, il risparmio energetico, la prevenzione dei dissesti idrogeologici, il rispetto per l’ecosistema, lo sfruttamento razionale delle risorse del
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contesto, la mobilità sostenibile, preoccupazioni che si vanno ad assommare ai collaudati impegni topografici, estimativi, costruttivi e cantieristici. Ma soprattutto il più rilevante esito atteso è quello di avere persone disponibili ad acquisire sempre nuove competenze funzionali all’evoluzione del sistema, aperte dunque all’innovazione e al cambiamento anche della propria collocazione. Va dunque messa in conto in un futuro tanto dinamico la necessità di implementare prima e di aggiornare periodicamente poi il patrimonio di sapere e di operatività dei giovani diplomati ( e successivamente dei già occupati che abbisognano di riqualificazione), auspicabilmente col contributo determinante di tutti gli attori produttivi del comparto. Ma a questo proposito alcune organizzazioni di categoria (non i geometri per il vero) stanno indicando nella laurea breve la sola condizione propedeutica per l’esame di stato e quindi per l’iscrizione all’albo.
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rancamente mi pare un’ipotesi che va nel senso della fissità del sistema scolastico e, se esclusiva, poco coerente con il rilancio dell’istruzione tecnica, figlia in ogni caso dell’ottica di subalternità ideologica all’accademia che si perpetua anche dopo la scuola secondaria. Certamente una considerevole parte dei diplomati
degli Istituti Tecnici può utilmente trovare proficua ed appagante risposta al proprio desiderio di continuare gli studi nell’Università, ma questa non può essere di fatto l’unica opzione possibile di esperienza post-diploma. Dopo aver sostenuto percorsi connotati dalla valorizzazione della dimensione esperienziale dell’apprendimento e delle intelligenze
non entusiasmante spendibilità della laurea triennale al momento dell’occupazione , a sentire le imprese e i professionisti che lamentano la distanza dalla realtà produttiva, anche per l’insussistenza della dimensione esperienziale che dovrebbe progressivamente attrezzare i giovani alla complessità degli ambienti di lavoro. L’episodicità aleatoria degli
operative, ad oggi anche gli allievi più desiderosi di proseguire sulla strada che esalta la loro intelligenza applicativa sono sospinti di fatto verso il binario unico della formazione accademica, nobilissima ma caratterizzata da altre finalità e metodologie. L’università ha funzioni insostituibili ma, nel suo stesso interesse, non può essere l’oceano dove sfociano tutti i fiumi, come direbbe Roberto Drago. Gli effetti di tale strozzatura delle opportunità praticabili sono sotto gli occhi di tutti: molti abbandoni precoci, fuori-corso di lunga durata, per non parlare della
IFTS (bisogna attendere e poi vincere i bandi per questi corsi di specializzazione generalmente di durata annuale ) e il numero troppo scarso degli Istituti Tecnici Superiori, di allestimento assai complesso, non sono in grado di costituire così come sono un’alternativa adeguata. Si tratta allora di prevedere organicamente e strutturalmente il sistema di formazione tecnica terziaria, di pari dignità rispetto a quella accademica, da strutturare in sintonia con le caratteristiche socio-economiche del contesto e combinando le competenze di tutte le agenzie formative (Istututi
Tecnici, Centri di Formazione ed anche Università) con le risorse, le attrezzature, la tecnologia, l’esperienza e la sapienza dei soggetti destinatari delle figure in esito (imprese, studi professionali, enti locali ).
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i darebbe così opportunità agli studenti di scegliere quello fra i percorsi più adatto alle loro intelligenze e ci si allineerebbe maggiormente alla situazione di molti paesi europei ( Germania e, più vicino, il Canton Ticino) ove l’istituzione tecnico-professionale occupa un ruolo centrale e consente di raggiungere posizioni dirigenziali. Anche in Italia è doveroso rispondere alla diversificazione della domanda di formazione con un’equilibrata differenziazione dell’offerta, modificando un assetto che vede il nostro sistema scolastico fra i più rigidi, uniformi e lunghi della UE. Peraltro su questa via non si sono ottenuti risultati rilevanti nelle misurazioni degli apprendimenti e soprattutto delle competenze reali. L’inversione infine può avvenire mantenendo il molto di pregevole che sta nella nostra tradizione pedagogica: l’umanesimo, naturalmente di famiglia nella tradizione classica e nelle Accademie, può abitare, come insegna il Rinascimento, anche i luoghi della scienze e della tecniche applicate. ❑
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Serramenti e sistemi oscuranti: la collaborazione con gli alunni dell’Istituto tecnico “Tartaglia” Iniziamo in questo numero della rivista una fattiva collaborazione con gli studenti degli Istituti Tecnici che, al termine del loro ciclo di studi, diventeranno geometri; avviamo questo progetto con l’apporto della docente di Costruzioni del Tartaglia ing. Liuba Zanardini, che si è resa disponibile a interpretare questa intesa tra la nostra professione e tutti gli aspetti della formazione tecnica che provengono dalla Scuola. In questo spazio anche gli studenti avranno l’opportunità e l’occasione di esprimere le loro idee, i loro suggerimenti e le loro necessità, così che la nostra categoria possa aiutarli nel difficile passaggio dallo studio alla professione.
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a redazione de “Il geometra bresciano” ha incontrato l’ing. Giovanni Tisi, autore del libro di recente pubblicazione Serramenti e sistemi oscuranti (libro con Cd allegato, Dario Flaccovio Edi-
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tore, pp. 344), che opera prevalentemente nella nostra provincia come consulente di aziende artigiane che producono serramenti e l’ing. Liuba Zanardini, docente in costruzioni presso l’Isituto. Tecnico per geometri “N.Tar-
taglia” che ha coinvolto i ragazzi con incontri di approfondimento sull’argomento. Ingegnere Zanardini, anzitutto ci dica qualcosa sulla scelta di coinvolgere i ragazzi dell’Istituto nell’approfondimento di questo argomento. «Il settore delle costruzioni sta vivendo un momento di grandi cambiamenti; le normative sul risparmio energetico, le connesse agevolazioni fiscali e i nuovi parametri di misura della qualità della costruzione hanno innescato una serie di ripensamenti progettuali che coinvolgono tutte le componenti dell’involucro edilizio. Le superfici finestrate rappresentano un elemento sostanziale nell’economia della costruzione: alla loro valenza estetica nella definizione del carattere della facciata, si è unita la consapevolezza che le finestre e le aperture in genere rappresentano spesso l’anello debole sul piano delle prestazioni complessive della costruzione. A loro volta, infissi e oscuranti sono stati oggetto di importanti miglioramenti, collegati in misura più o meno diretta alle procedure di certificazione in ambito CE; sul mercato si sono affacciati componenti sempre più performanti, sempre più controllati, sempre meglio installati. Per questi motivi abbiamo ritenuto che l’argomento potesse essere portato all’interesse dei ragazzi e presentato in una serie di incontri con gli alunni delle classi terze e quarte dell’Istituto
Tecnico per geometri “N. Tartaglia». La possibilità di affrontare questo particolare aspetto ha quindi consentito agli alunni di cominciare ad avvicinarsi ad alcune tematiche che incontreranno, in futuro, nello svolgimento della loro professione. «Gli studenti hanno avuto la possibilità di affrontare tutte le tematiche relative ai serramenti e soprattutto di confrontarsi, quasi da professionisti, nella conoscenza dei sistemi e delle soluzioni proposte, e l’occasione di cominciare ad utilizzare gli opportuni metri di giudizio. L’obiettivo raggiunto è stato quello di fornire gli strumenti di valutazione delle prestazioni che i moderni componenti vetrati possono garantire, al fine di operare le scelte più convenienti, in un mondo produttivo dove “non esisteranno più buoni serramenti fatti da bravi artigiani, ma serramenti con certe prestazioni, realizzati da aziende in grado di garantirle”». Tisi può presentarci brevemente la struttura dell’opera? «Dopo una parte introduttiva nella quale vengono forniti i necessari riferimenti storici, normativi e metodologici, passando in rassegna le caratteristiche costruttive dei vari tipi di telaio (in legno, in Pvc e in metallo) e dei componenti dell’infisso (ferramenta, vetri e guarnizioni), nel tentativo di fornire un panorama sostanzialmente neutro delle varie alternative possibili, presenti sul mercato, si passa alla parte successiva nella
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quale si pone invece l’accento sui metodi sperimentali utilizzati per determinare le prestazioni che vengono dichiarate da ciascun produttore all’atto dell’immissione sul mercato; si viene quindi guidati a capire importanza e limiti di quanto poi si trova sulla documentazione e, quindi, ad attribuire a ciascuna prestazione la dovuta importanza nel contesto del progetto. La parte conclusiva riguarda invece l’integrazione del serramento nella costruzione, cioè la posa in opera, le prestazioni termiche complessive dell’involucro e i ponti termici legati al serramento; anche in questi quattro capitoli si passano in rassegna metodi e materiali, sempre con l’obiettivo di valutare la prestazione, intesa come unico metro di misura davvero affidabile. In questi ultimi capitoli vengono sviluppati parecchi esempi di calcolo; onde consentire di valutare appieno le differenze tra le varie soluzioni, viene fornito, sul disco allegato, un programma di lettura e analisi degli esempi, mediante il quale è possibile investigare tutti gli aspetti termo igrometrici dei ponti termici analizzati, con una modalità che non sarebbe altrimenti possibile su carta». Un libro solo per addetti ai lavori, quindi? «L’opera nel suo complesso si rivolge a chiunque abbia un interesse professionale per serramenti e chiusure; da un lato il progettista trova
un panorama completo delle soluzioni e delle prestazioni e si può quindi formare un pratico schema di analisi delle alternative; dall’altro il produttore trova riassunti in un’unica pubblicazione definizioni, concetti e confronti che in altro modo potrebbe reperire solo dalla propria esperienza diretta; però il testo è strutturato in modo semplice e completo in modo che i contenuti possano essere facilmente recepiti da tutti i tecnici interessati». Per questo aspetto il contributo offerto dalla collaborazione con gli studenti dell’Istituto è stato utile? «Sì. Per avere la garanzia che il metodo di trasmissione delle informazioni fosse il più divulgativo possibile, nello strutturare i capitoli si è scelto di far riferimento all’esperienza didattica con i ragazzi e, durante alcuni incontri pomeridiani organizzati in collaborazione con l’Istituto, ho avuto la possibilità di confrontarmi con i ra-
gazzi interessati ad approfondire l’argomento dei serramenti». E fu un’esperienza positiva? «Assolutamente sì! I ragazzi si sono dimostrati molto interessati anche per via della praticità dell’approccio, con la possibilità di vedere campioni, di effettuare confronti ed esempi, di sviluppare i calcoli necessari a oggettivare le differenze». E lei, ing. Tisi, cosa ne pensa? «Per me, abituato a esporre questi concetti a operatori in qualche modo già “specializzati”, fu un modo per trovare nuovi approcci in grado di mantenere alta l’attenzione; ed è stato molto utile anche il confronto con l’ing. Zanardini, che, con alcuni consigli, derivanti dalla sua esperienza di docenza, mi ha suggerito la migliore strategia».
spinto ad accettare la proposta dell’editore è fortemente legata al mio lavoro di consulente, che mi mette quotidianamente in contatto con realtà artigianali anche piccole o piccolissime che hanno voluto e saputo affrontare i notevoli cambiamenti connessi con le nuove normative, con lo spirito imprenditoriale tipico del nostro territorio e cioè rimboccandosi le maniche, investendo giornate di tempo prezioso e risorse economiche a volte importanti per essere comunque in grado di soddisfare i requisiti normativi, per essere all’altezza delle richieste dei clienti, per poter proporre al mercato soluzioni in linea con le attese e a volte anticipandole. Un simile impegno merita di essere valorizzato e nessuno meglio di un cliente informato può farlo: il testo si rivolge a chi i serramenti li usa, perché sappia discriminare sul mercato i prodotti che hanno le prestazioni necessarie e soprattutto sappia valutare se le prestazioni dichiarate saranno poi realmente mantenute in cantiere; solo il cliente informato può premiare chi merita e penalizzare chi non merita e portare a un miglioramento». Torneremo sull’argomento in uno dei prossimi numeri, per ascoltare la voce dei ragazzi su questa esperienza. ❑
Ci sono altre motivazioni legate alla realtà locale che l’hanno ispirata nella stesura dell’opera? «La motivazione che mi ha IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 29
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Comunicazioni utili agli iscritti e attività del Collegio
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ome già ampiamente divulgato da vari organi di stampa, e dalla Cassa Italiana Geometri, a partire da quest’anno non sarà più necessario fare la dichiarazione del Reddito e Volume d’affari Iva professionale attraverso il Modello 17. Si dovranno invece obbligatoriamente assolvere gli adempimenti dichiarativi / contributivi direttamente nella dichiarazione fiscale (Modello Unico 2011) Tutte le notizie riguardanti la compilazione e il metodo di versamento delle autoliquidazioni contributive rispetto ai fissi minimi – contributo soggettivo ed integrativo – sono reperibili sul sito www.cassageometri.it nell’area dedicata accessibile direttamente dalla homepage. Si rammentano comunque le seguenti novità : – Compensazione debiti-crediti: già utilizzata per i pagamenti con il Modello F24, si estenderà anche ai debiti contributivi verso CIPAG, che potranno essere compensati con eventuali crediti verso gli altri enti impositori (IvaIrpef ecc.) – Rateizzazione dei pagamenti possibile fino ad un massimo di sei rate, rispetto alle due previste con il Modello 17, con le stesse modalità e scadenze di quelle fiscali. – Tasso di interesse al 4% per pagamenti rateizzati 30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
Importante Prestazioni occasionali: particolare attenzione va riservata ad eventuali compensi erroneamente ritenuti occasionali, infatti, premesso che la prestazione occasionale costituisce un tipo di collaborazione non subordi-
nata per lavori di carattere meramente saltuario, i professionisti intellettuali con iscrizione ad apposito Albo sono esclusi da tale regime ai sensi dell’art. 61 del D.Lgs 276/2003. Pertanto, seppur occasionale, un’attività di tipo professionale svolta in presesnza della relativa iscri-
zione all’Albo va dichiarata come tale e quindi riportata nel quadro RR. Reddito professionale zero: la presentazione del Modello Unico è obbligatoria per i titolari di Partita Iva anche in mancanza di produzione di reddito.
Orari di apertura al pubblico della sede del Collegio Il Collegio è aperto al pubblico dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00 Recapiti telefonici: 0303706411
lunedì-venerdì 9.00-12.00/ martedì 14.30-17.00
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lunedì-venerdì 9.00-12.00/ martedì 14.30-17.00
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Attività del Collegio geometri di Brescia Aprile 2011 1 4 5 8 11 12 14 15 16 19 20 21 22 23 27 29
1° corso “Gestione rifiuti di cantiere” (lezione 2) 5° corso “Compravendita” Riunione Commissione Parcelle 3° corso “Aggiornamento sicurezza cantieri” (lezione 2) 1° corso “Gestione rifiuti cantiere” (lezione 3) 4° corso “Successioni” (lezione1) 3° corso “Aggiornamento sicurezza cantieri” (lezione 3) 1° corso “Mediatori” (lezione 1) Assemblea generale iscritti 1° corso “Mediatori” (lezione 2) 1° corso “Gestione rifiuti cantiere” (lezione 4) 1° corso “Mediatori” (lezione 3) 4° corso “Successioni” (lezione 2) 3° corso “Aggiornamento Sicurezza cantieri” (lezione 4) Riunione Commissione Catasto 1° corso “Mediatori” (lezione 4) 1° corso “Mediatori” (lezione 5) 1° corso “Mediatori” (lezione 6) 1° corso “Certificatori energetici” (lezione 1) Riunione Commissione Ambiente 1° corso “Gestione rifiuti cantiere” (lezione 5)
Corso preparazione agli esami di Stato 14 2° corso “Mediatori” (lezione 6) sede di Darfo 16 5°corso “Successioni” (lezione 2) Commissione Esposti Consiglio del Collegio 17 2° corso “Certificatori energetici” (lezione 2) Corso preparazione agli esami di Stato 18 3° corso “Certificatori energetici” (lezione 1), Darfo 19 1° corso “Certificatori energetici” (lezione 4) Corso preparazione agli esami di Stato 20 Corso preparazione agli esami di Stato 24 2° corso “Certificatori energetici” (lezione 3) Corso preparazione agli esami di Stato 25 Esami “Certificatore energetico” 3° corso “Certificatori energetici” (lezione 2), Darfo 26 1° corso “Certificatori energetici” (lezione 5) Corso preparazione agli esami di Stato 27 Corso preparazione agli esami di Stato 30 Seminario “Progettazione e manutenzione canne fumarie” 31 2° corso “Certificatori energetici” (lezione 4) Corso preparazione agli esami di Stato
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6° corso “Compravendita” Corso preparazione agli esami di Stato Corso preparazione agli esami di Stato Corso preparazione agli esami di Stato 1° corso “Certificatori energetici” (lezione 2) 2° corso “Mediatori” (lezione 1) sede di Darfo Corso preparazione agli esami di Stato 2° corso “Mediatori” (lezione 2) sede di Darfo 1° corso “Gestione rifiuti cantiere (lezione 6) 2° corso “Mediatori” (lezione 3) sede di Darfo 5° corso “Successioni” (lezione 1) 2° corso “Cerificatori energetici” (lezione 1) Corso preparazione agli esami di Stato Corso preparazione agli esami di Stato Commissione regionale Sicurezza 1° corso “Certificatori energetici” (lezione 3) 2° corso “Mediatori” (lezione 4) sede di Darfo Corso preparazione agli esami di Stato 2° corso “Mediatori” (lezione 5) sede di Darfo
Accesso ai servizi di consulenza Si ricorda che il Collegio geometri di Brescia predispone “sportelli di consulenza” a favore degli iscritti in materia di: – “Consulenza professionale riservata ai giovani geometri iscritti ed ai praticanti”; – “Sicurezza lavori privati”; – “Sicurezza lavori pubblici”; – “Edilizia e urbanistica” (giovedì pomeriggio); – “Stesura parcelle” (venerdì mattina). Gli appuntamenti si prenotano contattando la segreteria del Collegio (tel. 030.3706411 dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle12.00/martedì dalle 14.30 alle 17.00).
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DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Scadenze: i pagamenti delle autoliquidazioni rispetto ai fissi minimi, sul reddito e sul Volume IVA professionale - contributo soggettivo ed integrativo e l’invio del Modello Unico con compilazione della nuova sezione per gli iscritti alla CIPAG inserita nel quadro RR devono seguire le stesse modalità e scadenze di quelle fiscali (pertanto il termine legato all’invio del modello 17 è abrogato) Riscossione tramite MAV dei contributi minimi obbligatori anno 2011 I bollettini MAV quest’anno saranno recapitati tramite PEC a tutti gli associati che abbiano attivato un indirizzo di Posta Elettronica Certificata o , in alternativa, tramite posta per tutti coloro che non siano ancora in possesso di una casella PEC. Pagamento 4 rate con le seguenti scadenze : - 31 maggio 2011 - 31 luglio 2011 (essendo domenica la scadenze slitta all’1/8) - 15 ottobre 2011 (essendo sabato la scadenza slitta al 17/10) - 15 dicembre 2011 Gli importi relativi ai fissi minimi sono i seguenti : Contributo soggettivo: € 2.250,00 Iscritti Obbligatori € 750,00 Pensionati attivi € 562,50 Neodiplomati per i € 1.125,00
primi due anni e praticanti Neodiplomati per i successivi tre anni
Modifiche alla Legge Regionale 12/2005 “Legge per il Governo del Territorio” Con l’art. 12 della L.R. 21 febbraio 2011 n. 3 sono state apportate ulteriori modifiche alla L.R. 12/2005 “Legge per il Governo del Territorio”. Le più importanti sono: – Valutazione ambientale Strategica dei P.G.T.: in ossequio alla nota sentenza del Consiglio di Stato l’Autorità competente può essere individuata all’interno dell’amministrazione purché autonoma rispetto all’Autorità procedente. – Efficacia dei P.R.G.: prorogata al 31dicembre 2012 l’efficacia del P.R.G. per i Comuni non ancora dotati di P.G.T.; – Comuni senza P.G.T.: i Comuni che al 30 settembre 2011 non avranno adottato il P.G.T. non potranno dar corso a piani attuativi del P.R.G. (piani di recupero o di lottizzazione) non ancora adottati alla medesima data. – Semplificazione dei procedimenti: l’Ufficio comunale deve acquisire direttamente i pareri senza chiederli al cittadino (salvo l’autorizzazione paesaggistica se di competenza di altro ente); – Opere soggette a permesso di costruire: viene adeguata la normativa regionale a quella nazionale (D.P.R. 380/2001); – Varianti esecutive: per le varianti che «non incidano sugli indici urbanistici e sulle volumetrie, che non modifichino la destinazione d’uso e la categoria edilizia, non alterino la sagoma dell’edificio e non violino le eventuali prescrizioni contenute nel permesso di costruire» non serve né il permesso di costruire né la D.I.A. ma basta una «comunicazione di eseguita attività». – Contributo di Costruzione: le tariffe sono quelle in vigore al momento della richiesta e non al momento del rilascio.
Contributo integrativo: € 900,00 Tutti gli iscritti e pensionati attivi (sono esclusi i neo diplomati e i praticanti)
Contributo maternità: € 17,00 Tutti gli iscritti e pensionati attivi
È possibile dilazionare il pagamento dei contributi minimi fino al 15 dicembre 2011 con l’aggravio dei soli interessi nella misura del 4% su base annua. ❑
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DAL COLLEGIO DI BRESCIA Stefano Benedini
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l Collegio sollecita i propri iscritti che non l’avessero ancora fatto, a inviare le schede del censimento generale degli iscritti e delle qualifiche professionali, iniziato nel 2009. La raccolta delle informazioni contenute nella scheda pubblicata nell’ultima pagina de “Il geometra bresciano” – che è anche scaricabile dal sito del Collegio (www.collegio.geometri.bs.it) seguendo il percorso collegio / registrazione / censimento generale o riti-
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Invio della scheda per il censimento generale degli iscritti e delle qualifiche rabile presso la sede del Collegio) ci consente di avere una situazione aggiornata con indicazioni in merito ai titoli di studio e alle specializzazioni conseguite dagli iscritti, in modo da poter ottenere una più approfondita consapevolezza delle competenze sviluppate o maggiori indicazioni relative, per esempio, allo sviluppo del calendario corsi. È possibile utilizzare la scheda anche per comunicare eventuali variazioni ri-
spetto a quanto precedentemente inviato per la creazione delle schede di ogni iscritto, archiviate nella banca dati del programma gestionale, compilando in questo caso solo i “dati generali” e la voce da modificare. Si ricorda inoltre che le modifiche dell’attività svolta dai singoli iscritti, che comportano iscrizioni o cancellazioni alla Cassa di Previdenza Geometri ai sensi della legge n. 236/90, devono essere comunicati alla
Cassa stessa esclusivamente mediante la compilazione di specifico modello di atto notorio disponibile presso il Collegio. La segreteria è adeguatamente preparata in modo da fornire tutte le informazioni atte ad evitare che l’iscritto incorra in sanzioni pecuniarie per effetto di tardive od omesse comunicazioni o versamenti alla Cassa di Previdenza. ❑
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LAVORI DI GEOMETRI
Riva del Garda, “Cittadella dell’Accoglienza”: vince il progetto Europroject a rubrica “Lavori di geometri” dà conto di un ulteriore successo della società di ingegneria “Europroject”, di cui presidente è il collega Guido Rossini bagnolese. Un ulteriore successo tra quelli di grande rilevanza realizzati da Europroject negli ultimi anni, che segue la ristrutturazione della Casa di Riposo “Casa Albergo per anziani” di via Marconi a Montichiari. Cioè dell’intervento che illustrammo ampiamente nel n. 2/2009, mettendo in evidenza le straordinarie capacità dei geometri di lavorare e affermarsi anche in settori professionali non proprio usuali tra i diplomati, a riprova che non è il titolo di studio che fa il professionista, ma le capacità individuali di tentare vie nuove con la volontà di riuscire,
L
Il geom.Guido Rossini presidente della “Europroject Engineering Consulting S.r.l.” di Bagnolo Mella, una delle prime società di ingegneria del Bresciano, illustra ai lettori de “Il geometra bresciano” un importante progetto in via di realizzazione a Riva del Garda. Si tratta di un lavoro conseguito vincendo un concorso internazionale, in collaborazione con Cino Zucchi di Milano, battendo la concorrenza di ben 48 gruppi di progettazione di assoluto prestigio, come David Chipperfield, Mario Cucinella e altri. È la dimostrazione della capacità dei geometri di porsi come coordinatori di un complesso di tecnici di alto livello per raggiungere straordinari risultati che valorizzano la nostra categoria 36 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
mettendo in campo ambizione e capacità umane, specialmente nella scelta dei collaboratori, al fine di conseguire gli obiettivi prefissi. Vale la pena di ricordare quanto avevamo riferito allora circa la struttura della Europroject: una società di ingegneria fondata a Bagnolo Mella nel 1995 dai colleghi Guido Rossini e Tarcisio Alduini, capace di intervenire in modo multidisciplinare in un settore sempre più esigente qual è quello della progettazione di opere pubbliche e specificamente nelle residenze Sanitarie Assistite (RSA), ospedali, ecc. Ecco dunque il progetto che andiamo ad illustrare, scaturito dalla partecipazione al concorso, vinto, condotto in collaborazione con lo studio
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LAVORI DI GEOMETRI Vista della nuova corte al primo piano (rendering)
Cino Zucchi di Milano, indetto nell’agosto 2009 dall’Azienda pubblica di servizi alla persona “Città di Riva”, al quale hanno presentato candidatura ben quarantotto gruppi di progettazione tra i quali grandi nomi dell’architettura internazionale; basti pensare a David Chipperfield, 5+11AA, Mario Cucinella, Pica Ciamarra, Metrogramma, ecc.
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a Commissione giudicatrice ha provveduto a restringere il campo a dieci concorrenti chiamati a interpretare gli stringenti vincoli funzionali imposti dal bando, garantendo nel contempo un’elevata qualità architettonica, il ché ha consentito di ottenere un ventaglio di proposte qualificanti e diversificate, tanto da indurre
l’Azienda promotrice del concorso a mettere in campo una mostra dei progetti migliori che aprirà i battenti nel prossimo autunno. Il geom; Rossini – che ci illustra il progetto con l’aiuto di planimetrie, sezioni e prospetti – ci fa notare il commento di Fulvio Irace, presidente della Commissione giudicatrice, che scrive: « Delle proposte pervenute – ha commentato Fulvio Irace, il presidente della commissione – il progetto si è distinto per la particolare sensibilità con cui è stato interpretato il tema delle relazioni urbane e delle preesistenze ambientali. I punti di forza della proposta possono essere riassunti nell’originalità dell’impianto, più rispondente alla morfologia di un tessuto spugnoso che a quella di una fabbrica iso-
lata. In tal modo, esso contribuisce a definire i nuovi bordi urbani e a garantire all’interno, la porosità necessaria alla definizione degli spazi di accoglienza e di residenza. Apprezzabile è stato altresì il riuscito tentativo di inglobare nel complesso la facciata del secondo padiglione, trasmettendo così la relazione originale dei due corpi al nuovo insieme. Molto appropriata la scelta di un linguaggio soffice, coerente con l’opzione dell’impianto, e la suggestiva domesticità dei volumi. Notevole anche l’articolazione delle corti declinate a terra nell’alternanza tra spazi coperti e patii verdi, e al primo piano nell’affaccio della terrazza, quasi un patio sospeso». «Il merito di Europroject – dice Rossini – è quello di
proporre soluzioni dove gli aspetti architettonici, funzionali e organizzativi sono frutto di una costante ricerca ed evoluzione, collaborazioni con enti di ricerca e dialogo con la committenza e con gli enti territoriali»; «In particolare – aggiunge Rossini – in questo caso si è rivelata molto fruttuosa la collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento e con i suoi funzionari, abituati a una progettazione rigorosa ed efficiente con vari livelli di controllo e di confronto». Il Consiglio di Amministrazione dell’APSP (Azienda Pubblica di Servizi alla Persona) “Città di Riva” ha conferito il 23 settembre 2010 al gruppo di professionisti coordinati da Europroject l’incarico per la progettazione preliminare, definitiva, esecutiva e le funzioni
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LAVORI DI GEOMATRI Veduta aerea con inserimento della nuova RSA
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LAVORI DI GEOMETRI
di coordinatore della sicurezza durante la progettazione, inerenti alla realizzazione della “Cittadella dell’Accoglienza”. Nell’aprile 2011 è stato consegnato il progetto preliminare ed ora è in fase di produzione la progettazione definitiva.
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l concorso di progettazione per la riqualificazione dell’ex ospedale civile di Riva del Garda e la realizzazione della Cittadella dell’Accoglienza è stata l’occasione per concepire un nuovo modello di residenza sanitaria assistita per anziani: un modello che rifiuta la logica organizzativa di tipo ospedaliero, ma che pone al centro dell’attenzione l’utente fragile, creando un ambiente familiare e terapeutico. La Cittadella dell’Accoglienza è concepita come un luogo che interagisce sia con l’ospite anziano, sia con il contesto esterno; un luogo che dona un nuovo equilibrio all’area circostante integrando la struttura nella comunità di appartenenza. «Il nostro progetto – ci fa notare ancora Giudo Rossini – prevede una RSA di 120 posti letto, comprensiva di Centro diurno e Centro servizi per anziani del costo complessivo di circa 12 milioni di euro. L’area di intervento è di 10.379 mq e la superficie a verde ad essa interna è di 3.100 mq. La superficie coperta è di 3.683 mq, per un complesso di 7.888 mq ripartiti tra piano interrato, piano terra, primo
piano, autorimesse, ecc.». «Sarà – tiene a sottolineare Rossini – una delle prime RSA italiane progettate secondo il protocollo LEED (Leadership in Energy and Envirenmental Design), i cui parametri stabiliscono precisi criteri di progettazione, costruzione e gestione del cantiere, al fine di realizzare edifici energeticamente efficienti e con minimo impatto ambientale». Viabilità e accesso alla struttura L’ingresso principale della nuova RSA è posto sul lato SW dell’edificio, di fronte alla RSA esistente ed al parco principale. L’edificio è dotato di due blocchi di collegamento verticali gemelli, accessibili velocemente dall’ingresso, ed uno secondario di servizio. Questa disposizione è studiata per conseguire due obiettivi: realizzare percorsi distributivi e di collegamento razionali e rispondenti a criteri di contiguità gerarchia e specializzazione; creare una netta separazione dei flussi di persone e materiali, percorso sporco e pulito ed una razionalizzazione degli spostamenti interni dei degenti e del personale. I due blocchi gemelli sono composti da un vano scala, un ascensore montalettighe (con caratteristiche antincendio) e da due ascensori di servizio. Il vano scala e l’ascensore montalettighe sono dedicati ai percorsi dei visitatori e degenti, mentre i due ascensori di servizio sono delegati al percorso IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 39
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LAVORI DI GEOMETRI Pianta del piano terra con individuazione dei percorsi pedonali (in arancione) e carrabili (in blu)
sporco/pulito. I vani scala, così come l’intero edificio, sono progettati per rispondere alla regola tecnica di prevenzione incendi per gli edifici con attività sociosanitarie. Il blocco secondario, posizionato all’interno del nucleo per le demenze, ha funzioni principalmente di smistamento veloce del personale di servizio. Aspetti funzionali La nuova RSA è una struttura articolata e diventa naturalmente il centro di relazione dell’intero complesso. L’edificio è composto da un piano interrato, un piano terra e un piano primo. Piano Terra L’ingresso principale alla RSA collocato al Piano Terra, è unico e vicino alla postazione di controllo e reception, da cui venire velocemente e chiaramente indirizzati ai collegamenti verticali e alle varie aree funzionali. Accanto all’ingresso è collocata l’area bar ed il soggiorno di RSA, l’area degli spazi collettivi del Centro Diurno e del Centro Servizi. In contiguità all’ingresso sono poste le sale per il ricevimento dei parenti e i servizi amministrativi. Nella zona a N-E del Piano Terra è posizionato il nucleo per le demenze di 20 posti letto, con relativo giardino sensoriale. Nella zona a S-E del piano terra sono collocate la sale da pranzo ed i servizi riabilitativi. In posizione centrale rispetto al diaframma mantenuto dell’ex ospedale 40 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
viene realizzata la cappella. Infine nella zona Nord del piano terra sono collocate le attività del Centro Diurno e Centro Servizi, oltre al locale per i servizi alla persona ed al locale animatore. Piano Primo Dal blocco dei collegamenti verticali gemelli si accede al Piano Primo. Al primo piano sono collocati 2 nuclei di degenza da 20 posti letto ognuno, uno per RSA ed uno per Casa albergo (entrambi progettati per rispondere ai requisiti delle degenze di RSA).
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nuclei di degenza sono realizzati attorno a una grande corte aperta, accessibile dagli spazi collettivi di nucleo. Nella corte aperta sono previste aree attrezzate per la socializzazione nella bella stagione e aree per la terapia occupazionale. Il controllo degli accessi alle degenze avviene tramite il locale personale, collocato in prossimità degli ingressi e del soggiorno. Il singolo nucleo di degenza è costituito da n.7 camere doppie e n.6 camere singole, ognuna delle quali dotate di bagno attrezzato per la disabilità. La collocazione baricentrica del pranzo e del locale cucina favorisce la razionalità degli spostamenti sul piano. Piano Interrato Il Piano Interrato è organizzato in due grandi attività: a- i servizi generali della Nuova RSA, con il tunnel di
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LAVORI DI GEOMETRI Pianta del piano terra con individuazione degli spazi verdi terapeutici
collegamento alla RSA esistente. L’accesso esterno al Piano Interrato della RSA avviene tramite una rampa posta sul lato Nord dell’edificio, intergrata al nuovo sistema di viabilità. Nell’interrato sono realizzati gli spogliatoi del personale, i magazzini, i servizi mortuari ed i principali locali tecnologici. Il piano interrato è organizzato con due percorsi orizzontali divisi tra sporco e pulito, per lo smistamento dei beni di consumo e dei pasti provenienti dalla cucina.
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li spazi dell’interrato sono collegati funzionalmente e in modo gerarchico con gli altri piani attraverso i blocchi verticali gemelli. b- il parcheggio interrato, comprensivo di 60 stalli. L’accesso al parcheggio avviene tramite un collegamento interrato con l’adiacente parcheggio dei Poliambulatori, che avranno di conseguenza un unico accesso comune e condiviso. Bioedilizia e risparmio energetico Il progetto della nuova RSA per anziani è caratterizzato da due obiettivi fondamentali: la salvaguardia dell’ambiente perseguita per mezzo di un uso ragionevole delle risorse, attraverso il risparmio energetico da ottenere valorizzando i materiali offerti dal contesto e la necessità di produrre spazi abitativi in grado di garantire una condizione di benes42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
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sere e di comfort. Gli indirizzi progettuali sono i seguenti: 1-Orientamento bioclimatico dell’edificio (la struttura espone il lato più aperto a Sud-Ovest, e il lato più protetto a Nord. Questo permette la migliore esposizione per il bilancio termico dell’edificio. 2-Controllo climatico attraverso la vegetazione: il complesso prevede la realizzazione di giardini interni che hanno il duplice scopo di render l’ambiente confortevole, utili come spazi di terapia e per mitigare le temperature esterne nei periodi climatici più estremi. 3-Involucro opaco ad alta coibenza termica: l’involucro edilizio e gli orizzontamenti sono studiati per ottenere il massimo dell’inerzia termica; 4-superfici trasparenti basso-emissive: i serramenti sono in legno alluminio a taglio termico, dotati di vetri basso emissivi di sicurezza; 5-utilizzo di materiali ecologici: è previsto l’utilizzo di materiali bio compatibili, facendo una valutazione dei costi/benefici dei materiali stessi. 6-Integrazione fra illuminazione naturale e artificiale: il complesso è costituito da pareti finestrate posizionate tenendo conto del bilancio luminoso. Le strutture Il progetto prevede la realizzazione di una nuova struttura in ampliamento all’esistente RSA di Riva del Garda. Il complesso presenterà pianta a poligono irregolare con dimensioni massime
pari a circa 74m x 74m. Per la sua realizzazione verranno demoliti tre fabbricati esistenti in muratura. Di questi la sola facciata principale dell’edificio più a sud-est verrà conservata: essa verrà inglobata nelle nuove strutture. L’edificio si articolerà su un piano interrato utilizzato prevalentemente come autorimessa e depositi e due piani fuori terra, volti ad ospitare l’ampliamento dell’attuale residenza per anziani. L’altezza complessiva fuori terra sarà di 8 m circa. Il complesso sarà diviso, dal punto di vista strutturale, in tre unità separate da opportuni giunti sismici per motivi legati prevalentemente alle dimensioni ragguardevoli del fabbricato.
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e strutture verticali saranno costituite in prevalenza da setti, pareti, pilastri e travi in c.a. a costituire una robusta struttura tridimensionale. In particolare: i setti presenteranno uno spessore di 25-30 cm e saranno localizzati in pianta in maniera da garantire una sufficiente resistenza alle azioni orizzontali, bilanciando opportunamente le rigidezze; i pilastri avranno adeguate dimensioni minime anche in base alla normative antincendio; le travi saranno generalmente in spessore di solaio. Le fondazioni saranno prevalentemente di tipo nastriforme opportunamente collegate tra loro a realizzare un robusto reticolo chiuso. Le chiusure verticali esterne IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 43
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LAVORI DI GEOMETRI A sinistra: dettagli della sezione costruttiva A destra: sezione costruttiva tipo Sotto: dettaglio di una camera tipo a due posti letto e sezioni costruttive
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LAVORI DI GEOMETRI Sopra: veduta dell’ingresso principale (rendering) Sotto: prospetto 1 e sezione AA
saranno realizzate in blocchi di laterizio semipieni tipo Poroton di spessore 30cm rivestiti esternamente da pareti ventilate e isolate di opportuno spessore e internamente da contropareti in cartongesso per il passaggio degli impianti. Le tramezzature interne saranno realizzate prevalentemente in cartongesso. I solai saranno realizzati con lastre tralicciate di tipo “Predalles”, con uno spessore di circa 45 cm, in maniera da garantire la resistenza necessaria a coprire le luci di progetto. Tale soluzione consentirà sufficiente flessibilità architettonica interna ed inoltre permetterà estrema rapidità di posa in opera (garantendo quindi praticità e risparmio) e sicurezza degli operatori durante le movimentazioni e la posa.
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a copertura sarà realizzata con un solaio piano del tipo “Predalles” che sorreggerà un sistema di elementi secondari in acciaio a realizzare l’inclinazione delle falde. Per la conservazione della facciata esistente in muratura si renderanno necessarie opere di puntellazione provvisoria e la realizzazione di un diaframma tipo berlinese o similare per la realizzazione della parte interrata adiacente di progetto. Tale parete, opportunamente consolidata e resa solidale alle nuove strutture in c.a., avrà funzione statica di solo tamponamento. Per la progettazione degli 46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
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interventi si farà riferimento alle “Norme Tecniche per le Costruzioni” di cui al D.M. 14/01/2008 e più precisamente ai capitoli 2 e 3 per quanto riguarda le azioni, ai capitoli 4 e 7 per le strutture in elevazione, al capitolo 6 per le fondazioni, al capitolo 11 per le caratteristiche dei materiali. In particolare per quanto riguarda la verifica per azioni sismiche si considererà una struttura a pareti non accoppiate in classe CD “B” non regolare in pianta e in altezza. ❑
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Il mercato immobiliare in provincia di Brescia Capannoni e aree produttive Nuovo/Ristrutturato minimo
massimo
Recente minimo
massimo
Agibile minimo
Da ristrutturare
massimo
massimo
160,00
200,00
Acquafredda
520,00
650,00
420,00
520,00
280,00
Adro
600,00
750,00
n.d.
n.d.
400,00
500,00
200,00
300,00
Agnosine
480,00
600,00
385,00
480,00
320,00
400,00
120,00
150,00
Alfianello
520,00
650,00
425,00
530,00
280,00
350,00
200,00
240,00
Anfo
480,00
600,00
385,00
480,00
270,00
340,00
105,00
130,00
Angolo Terme
400,00
520,00
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200,00
300,00
80,00
100,00
Artogne
430,00
600,00
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240,00
340,00
100,00
130,00
Azzano Mella
560,00
700,00
530,00
660,00
320,00
400,00
270,00
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Bagnolo Mella
600,00
750,00
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Bagolino
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n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Barbariga
480,00
600,00
385,00
480,00
280,00
350,00
145,00
180,00
Barghe
520,00
650,00
400,00
500,00
320,00
400,00
110,00
140,00
Bassano Bresciano
480,00
600,00
400,00
500,00
240,00
300,00
190,00
240,00
Bedizzole
650,00
800,00
n.d.
n.d.
420,00
520,00
240,00
300,00
Berlingo
560,00
700,00
465,00
580,00
320,00
400,00
175,00
220,00
Berzo Demo
400,00
500,00
n.d.
n.d.
210,00
290,00
90,00
105,00
Berzo Inferiore
420,00
600,00
n.d.
n.d.
320,00
400,00
160,00
200,00
Bienno
420,00
600,00
n.d.
n.d.
300,00
380,00
130,00
180,00
Bione
490,00
610,00
385,00
480,00
360,00
450,00
120,00
150,00
Borgo San Giacomo
495,00
620,00
390,00
490,00
280,00
350,00
145,00
180,00
Borgosatollo
640,00
800,00
560,00
700,00
400,00
500,00
320,00
400,00
Borno
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Botticino
750,00
900,00
n.d.
n.d.
550,00
700,00
300,00
380,00
Bovegno
500,00
600,00
n.d.
n.d.
350,00
400,00
160,00
200,00
Bovezzo
750,00
950,00
n.d.
n.d.
550,00
700,00
290,00
360,00
Brandico
440,00
550,00
375,00
470,00
240,00
300,00
n.d.
n.d.
Breno
500,00
650,00
n.d.
n.d.
300,00
400,00
60,00
80,00
Caino
600,00
780,00
n.d.
n.d.
450,00
600,00
250,00
300,00
Calcinato
600,00
750,00
n.d.
n.d.
350,00
500,00
240,00
300,00
Calvagese
600,00
750,00
n.d.
n.d.
450,00
600,00
240,00
300,00
Calvisano
450,00
600,00
n.d.
n.d.
320,00
420,00
150,00
190,00
Capo di Ponte
500,00
600,00
n.d.
n.d.
300,00.
400,00.
n.d.
n.d.
Capriano del Colle
600,00
750,00
480,00
600,00
320,00
400,00
240,00
300,00
48 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
35000
minimo
11_0809_rv_GEOMETRI n_2_011
25-05-2011
14:21
Pagina 49
11_0809_rv_GEOMETRI n_2_011
25-05-2011
14:21
Pagina 50
11_0809_rv_GEOMETRI n_2_011
25-05-2011
14:21
Pagina 51
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Nuovo/Ristrutturato minimo massimo
Recente minimo massimo
Agibile minimo massimo
Da ristrutturare minimo massimo
Capriolo
650,00
750,00
n.d.
n.d.
300,00
450,00
180,00
280,00
Carpenedolo
520,00
650,00
420,00
520,00
280,00
350,00
175,00
220,00
Castegnato
650,00
800,00
n.d.
n.d.
480,00
600,00
220,00
300,00
Castelcovati
560,00
700,00
455,00
570,00
290,00
360,00
175,00
220,00
Castel Mella
720,00
900,00
615,00
770,00
440,00
550,00
320,00
400,00
Castenedolo
650,00
800,00
n.d.
n.d.
480,00
600,00
260,00
330,00
Casto
520,00
650,00
400,00
500,00
360,00
450,00
120,00
150,00
Castrezzato
600,00
750,00
490,00
610,00
305,00
380,00
210,00
260,00
Cazzago S. Martino
650,00
800,00
n.d.
n.d.
400,00
500,00
250,00
350,00
Cedegolo
500,00
600,00
n.d.
n.d.
300,00
400,00
n.d.
n.d.
Cellatica
700,00
900,00
n.d.
n.d.
500,00
700,00
270,00
350,00
Ceto
500,00
600,00
n.d.
n.d.
300,00
400,00
n.d.
n.d.
Cevo
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Chiari
640,00
800,00
540,00
670,00
360,00
450,00
225,00
280,00
Cigole
470,00
590,00
300,00
400,00
140,00
180,00
70,00
90,00
Cividate Camuno
420,00
600,00
n.d.
n.d.
320,00
400,00
160,00
200,00
Coccaglio
650,00
800,00
n.d.
n.d.
350,00
500,00
250,00
350,00
Collebeato
650,00
850,00
n.d.
n.d.
400,00
550,00
230,00
300,00
Collio
500,00
600,00
n.d.
n.d.
300,00
400,00
120,00
180,00
Cologne
680,00
850,00
575,00
720,00
700,00
500,00
240,00
300,00
Comezzano Cizzago
440,00
550,00
360,00
450,00
240,00
300,00
135,00
170,00
Concesio
720,00
900,00
n.d.
n.d.
520,00
650,00
240,00
300,00
Corte Franca
600,00
750,00
n.d.
n.d.
300,00
400,00
n.d.
n.d.
Corteno Golgi
500,00
600,00
n.d.
n.d.
300,00
400,00
n.d.
n.d.
Darfo
600,00
750,00
n.d.
n.d.
270,00
370,00
140,00
215,00
Dello
520,00
650,00
410,00
510,00
265,00
330,00
175,00
220,00
Desenzano d. Garda
720,00
1000,00
n.d.
n.d.
600,00
700,00
290,00
360,00
Edolo
500,00
650,00
n.d.
n.d.
300,00
400,00
n.d.
n.d.
Erbusco
650,00
800,00
n.d.
n.d.
480,00
600,00
220,00
290,00
Esine
515,00
620,00
n.d.
n.d.
350,00
450,00
145,00
180,00
Fiesse
480,00
600,00
385,00
480,00
255,00
320,00
160,00
200,00
Flero
720,00
900,00
615,00
770,00
440,00
550,00
320,00
400,00
Gambara
495,00
620,00
400,00
500,00
280,00
350,00
175,00
220,00
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 51
11_0809_rv_GEOMETRI n_2_011
25-05-2011
14:21
Pagina 52
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Nuovo minimo
massimo
Agibile
minimo
massimo
Da ristrutturare
minimo
massimo
minimo
Aree oroduttive massimo
Gardone Riviera
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Gardone V.T.
650,00
750,00
n.d.
n.d.
400,00
500,00
200,00
250,00
Gargnano
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Gavardo
640,00
800,00
n.d.
n.d.
500,00
640,00
240,00
300,00
Ghedi
600,00
750,00
490,00
610,00
300,00
400,00
240,00
300,00
Gianico
500,00
620,00
n.d.
n.d.
310,00
410,00
145,00
180,00
Gottolengo
480,00
600,00
400,00
500,00
255,00
320,00
190,00
240,00
Gussago
730,00
930,00
n.d.
n.d.
550,00
700,00
280,00
350,00
Idro
480,00
600,00
375,00
470,00
280,00
350,00
110,00
140,00
Iseo
600,00
850,00
n.d.
n.d.
400,00
550,00
260,00
360,00
Isorella
545,00
680,00
440,00
550,00
280,00
350,00
185,00
230,00
Leno
560,00
700,00
480,00
600,00
320,00
400,00
240,00
300,00
Limone del Garda
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Lodrino
500,00
600,00
n.d.
n.d.
300,00
400,00
150,00
200,00
Lograto
560,00
700,00
455,00
570,00
295,00
370,00
225,00
280,00
Lonato
600,00
800,00
n.d.
n.d.
400,00
500,00
210,00
300,00
Lumezzane
700,00
900,00
n.d.
n.d.
500,00
650,00
250,00
350,00
Maclodio
535,00
670,00
440,00
550,00
280,00
350,00
210,00
260,00
Mairano
520,00
650,000
410,00
510,00
255,00
320,00
175,00
220,00
Malegno
420,00
600,00
n.d.
n.d.
320,00
400,00
160,00
200,00
Malonno
450,00
550,00
n.d.
n.d.
300,00
400,00
n.d.
n.d.
Manerba d. Garda
650,00
820,00
n.d.
n.d.
500,00
600,00
240,00
300,00
Manerbio
600,00
750,00
520,00
650,00
385,00
480,00
270,00
340,00
Marcheno
650,00
750,00
n.d.
n.d.
400,00
500,00
200,00
250,00
Marone
550,00
700,00
n.d.
n.d.
350,00
480,00
200,00
250,00
Mazzano
700,00
850,00
n.d.
n.d.
560,00
700,00
280,00
370,00
Milzano
480,00
600,00
400,00
500,00
255,00
320,00
160,00
200,00
Moniga d. Garda
600,00
820,00
n.d.
n.d.
500,00
620,00
240,00
300,00
Monticelli Brusati
700,00
800,00
n.d.
n.d.
450,00
600,00
220,00
300,00
Montichiari
680,00
850,00
585,00
730,00
400,00
500,00
270,00
340,00
Montirone
560,00
700,00
480,00
600,00
320,00
400,00
240,00
300,00
Monteisola
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Muscoline
640,00
800,00
n.d.
n.d.
480,00
600,00
240,00
300,00
52 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
11_0809_rv_GEOMETRI n_2_011
25-05-2011
14:21
Pagina 53
11_0809_rv_GEOMETRI n_2_011
25-05-2011
14:21
Pagina 54
11_0809_rv_GEOMETRI n_2_011
25-05-2011
14:21
Pagina 55
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Nuovo minimo
Agibile
massimo
minimo
Da ristrutturare
massimo
minimo
Aree produttive
massimo
minimo
massimo
Nave
680,00
850,00
n.d.
n.d.
480,00
600,00
240,00
300,00
Niardo
500,00
600,00
n.d.
n.d.
300,00
400,00
n.d.
n.d.
Nuvolento
700,00
800,00
n.d.
n.d.
500,00
650,00
280,00
350,00
Nuvolera
700,00
850,00
n.d.
n.d.
500,00
650,00
280,00
350,00
Odolo
520,00
650,00
400,00
500,00
360,00
450,00
130,00
160,00
Offlaga
520,00
650,00
440,00
550,00
280,00
350,00
190,00
240,00
Ome
620,00
750,00
n.d.
n.d.
450,00
550,00
210,00
300,00
Orzinuovi
640,00
800,00
535,00
670,00
400,00
500,00
270,00
340,00
Orzivecchi
560,00
700,00
455,00
570,00
280,00
350,00
210,00
260,00
Ospitaletto
650,00
850,00
n.d.
n.d.
400,00
550,00
200,00
300,00
Padenghe s. Garda
600,00
820,00
n.d.
n.d.
n.d.
600,00
240,00
360,00
Paderno Franciacorta
700,00
800,00
n.d.
n.d.
400,00
550,00
250,00
350,00
Paitone
700,00
850,00
n.d.
n.d.
540,00
680,00
280,00
350,00
Palazzolo s/O.
720,00
900,00
600,00
750,00
440,00
550,00
290,00
360,00
Paratico
800,00
850,00
n.d.
n.d.
400,00
530,00
200,00
300,00
Passirano
700,00
800,00
n.d.
n.d.
400,00
500,00
200,00
300,00
Pavone Mella
540,00
670,00
430,00
540,00
260,00
320,00
180,00
220,00
Pezzaze
500,00
600,00
n.d.
n.d.
290,00
400,00
110,00
150,00
Piancamuno
500,00
625,00
n.d.
n.d.
260,00
340,00
115,00
165,00
Piancogno
500,00
625,00
n.d.
n.d.
240,00
290,00
85,00
120,00
Pisogne
500,00
700,00
n.d.
n.d.
350,00
450,00
200,00
250,00
Polaveno
450,00
600,00
n.d.
n.d.
350,00
400,00
150,00
200,00
Polpenazze
550,00
720,00
n.d.
n.d.
370,00
470,00
190,00
240,00
Pompiano
495,00
620,00
400,00
500,00
255,00
320,00
150,00
190,00
Poncarale
560,00
700,00
480,00
600,00
320,00
400,00
240,00
300,00
Ponte di Legno
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Pontevico
520,00
650,00
415,00
520,00
280,00
350,00
190,00
240,00
Pontoglio
560,00
700,00
455,00
570,00
295,00
370,00
190,00
240,00
Pozzolengo
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Pralboino
480,00
600,00
400,00
500,00
240,00
300,00
175,00
220,00
Preseglie
520,00
650,00
400,00
500,00
360,00
450,00
125,00
155,00
Prevalle
600,00
800,00
n.d.
n.d.
500,00
650,00
240,00
300,00
Provaglio d’Iseo
700,00
800,00
n.d.
n.d.
450,00
600,00
260,00
350,00
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 55
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DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Nuovo minimo
Agibile
massimo
minimo
Da ristrutturare
massimo
minimo
massimo
Aree produttive minimo
massimo
Puegnago d. Garda
600,00
770,00
n.d.
n.d.
375,00
475,00
200,00
260,00
Quinzano d’Oglio
520,00
650,00
415,00
520,00
255,00
320,00
190,00
240,00
Remedello
480,00
600,00
385,00
480,00
240,00
300,00
145,00
180,00
Rezzato
720,00
900,00
n.d.
n.d.
600,00
700,00
350,00
450,00
Roccafranca
480,00
600,00
385,00
480,00
255,00
320,00
145,00
180,00
Rodengo Saiano
650,00
850,00
n.d.
n.d.
400,00
500,00
210,00
300,00
Roé Volciano
560,00
700,00
n.d.
n.d.
320,00
400,00
190,00
240,00
Roncadelle
700,00
850,00
n.d.
n.d.
520,00
650,00
270,00
340,00
Rovato
600,00
850,00
n.d.
n.d.
400,00
550,00
200,00
300,00
Rudiano
560,00
700,00
440,00
550,00
280,00
350,00
160,00
200,00
Sabbio Chiese
560,00
700,00
455,00
570,00
360,00
450,00
175,00
220,00
Sale Marasino
650,00
800,00
n.d.
n.d.
380,00
500,00
250,00
320,00
Salò
640,00
800,00
n.d.
n.d.
500,00
620,00
300,00
370,00
San Felice d. Benaco
645,00
800,00
n.d.
n.d.
460,00
560,00
240,00
300,00
San Gervasio
520,00
650,00
415,00
520,00
255,00
320,00
175,00
220,00
San Paolo
480,00
600,00
400,00
500,00
240,00
300,00
160,00
200,00
San Zeno Naviglio
640,00
800,00
560,00
700,00
385,00
480,00
320,00
400,00
Sarezzo
650,00
750,00
n.d.
n.d.
400,00
500,00
200,00
250,00
Saviore dell’Adamello
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Sellero
500,00
600,00
n.d.
n.d.
300,00
400,00
n.d.
n.d.
Seniga
480,00
600,00
400,00
500,00
255,00
320,00
145,00
180,00
Serle
600,00
750,00
n.d.
n.d.
450,00
550,00
250,00
320,00
Sirmione
720,00
800,00
n.d.
n.d.
450,00
570,00
280,00
380,00
Soiano d. Lago
640,00
820,00
n.d.
n.d.
460,00
570,00
240,00
300,00
Sonico
450,00
550,00
n.d.
n.d.
300,00
400,00
n.d.
n.d.
Sulzano
550,00
700,00
n.d.
n.d.
360,00
500,00
190,00
260,00
Temú
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Tignale
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Torbole Casaglia
600,00
750,00
490,00
610,00
340,00
420,00
240,00
300
Toscolano Maderno
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Travagliato
560,00
700,00
480,00
600,00
340,00
420,00
240,00
300,00
Tremosine
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Trenzano
480,00
600,00
385,00
480,00
240,00
300,00
145,00
180,00
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DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Nuovo minimo
Agibile
massimo
minimo
Da ristrutturare
massimo
minimo
Aree produttive
massimo
minimo
massimo
Urago d’Oglio
520,00
650,00
420,00
520,00
255,00
320,00
160,00
200,00
Vallio
550,00
730,00
n.d.
n.d.
350,00
550,00
200,00
270,00
Verolanuova
520,00
650,00
425,00
530,00
265,00
330,00
190,00
240,00
Verolavecchia
575,00
720,00
465,00
580,00
320,00
400,00
190,00
240,00
Vestone
560,00
700,00
465,00
580,00
370,00
460,00
185,00
230,00
Vezza d’Oglio
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Villa Carcina
600,00
750,00
n.d.
n.d.
400,00
500,00
180,00
240,00
Villanuova sul Clisi
600,00
800,00
n.d.
n.d.
500,00
600,00
240,00
300,00
Visano
440,00
550,00
360,00
450,00
240,00
300,00
160,00
200,00
Vobarno
560,00
700,00
465,00
580,00
375,00
470,00
185,00
230,00
Zone
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Fonte: Ottopiúcasa 21 marzo 2007
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DAL COLLEGIO DI BRESCIA Emanuela Farisoglio
L
o scorso venerdì 25 febbraio si sono riuniti per la prima assemblea dell’anno i geometri dell’Associazione Geometri di Valle Camonica (GVC). L’incontro, cordialissimo, ha avuto luogo nell’Auditorium della “Città della Cultura” di Capo di Ponte alla presenza del primo cittadino, nonché collega Francesco Manella, dei presidenti dei Collegi di Brescia e Bergamo, rispettivamente Giovanni Platto e Renato Ferrari, del presidente del Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri laureati, Fausto Savoldi. Durante l’assemblea del-
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Riconfermata la fiducia al Direttivo dell’Associazione Geometri di Valle Camonica l’Associazione il presidente Emanuela Farisoglio e il vicepresidente Diego Salvetti hanno illustrato il bilancio, hanno fatto il resoconto dell’attività svolta nello scorso 2010 e presentato i candidati per l’elezione del nuovo Consiglio direttivo. Sono stati riconfermati cinque dei sei consiglieri uscenti: Silvano Bonicelli, Emanuela Farisoglio, Riccardo Massaroni, Fabio Rivadossi e Diego Salvetti. Sono stati eletti quattro nuovi membri: Gina Ducoli, Matteo Furloni, Claudio Pezzotti, Gino Ruggeri. Sono anche stati designati i revisori dei conti nelle persone di Alessandro Pedersoli, Giacomo Scalvinoni
e Fabio Monchieri. Durante l’assemblea i presidenti intervenuti si sono congratulati per l’attività svolta dall’Associazione Geometri di Valle Camonica e hanno sottolineato la necessità della collaborazione e dell’aggregazione professionale, soprattutto tra i giovani professionisti, mettendo in evidenza che nei periodi di difficoltà economica come quello che stiamo attraversando spesso emerge la preparazione e la qualità del lavoro dei tecnici. È quindi compito di ciascuno di noi impegnarsi nella formazione al fine di accrescere la competenza personale di ciascuno.
Non sono mancati accenni al Sindacato dei geometri, alla formazione continua e alla nuova figura professionale del “mediatore civile”. Il nuovo Consiglio dell’Associazione ha già inserito tra le iniziative programmate nel 2011 lo svolgimento di numerosi eventi formativi. Si invitano pertanto i soci della Valle Camonica a consultare il sito www.geometridivallecamonica.it per prendere visione degli appuntamenti, o a contattare direttamente l’Associazione all’indirizzo e-mail info@geometridivallecamonica.it per informazioni o chiarimenti. ❑
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DAL COLLEGIO DI LODI Corrado Sancilio
Il geometra tra formazione e innovazione
I
l professionista di domani è, prima di tutto, lo studente di oggi, che deve trovare nella scuola un valido supporto ed una buona base per l’avvio alla professione del geometra. l’Istituto Tecnico Economico Statale Agostino Bassi di Lodi ha festeggiato nel 2008 i suoi 120 anni; partito nel 1888 con 18 alunni iscritti, conta oggi oltre 1400 studenti e vanta l’impegno continuo per garantire una formazione scolastica specializzata e attenta ai continui cambiamenti imposti dall’evoluzione socio-culturale. Il preside, Prof. Corrado Sancilio, oltre ad una vasta e pluriennale esperienza nell’ambito del mondo prettamente scolastico, è anche autore di testi teatrali nonché giornalista pubblicista; Lo abbiamo coinvolto in merito alla presentazione dell’Istituto e ci ha trasmesso una grande passione per il compito che svolge quotidianamente, volto a garantire non solo il diritto allo studio, ma anche una formazione professionale che consentirà agli studenti di affrontare il mondo del lavoro con serenità. P.P. e M. R.
L’
avvio della riforma della secondaria superiore arriva in un momento in cui vede la società toccata da grandi cambiamenti sociali, culturali, etnici, tecnologici. L’affermarsi di internet, il mercato globalizzato, l’abbattimento delle frontiere, il successo dei social network contribuiscono, di fatto, a dare forza e significato ai cambiamenti in atto. In un quadro di così grande “liquidità” sociale, la scuola in generale e la scuola professionalizzante in particolare, sono alla ricerca di un proprio ruolo, di una propria specifica collocazione. Una ricerca che si fa interessante man mano che la tecnologia si fa sempre più sofisticata, sempre più specializzata, sempre più attenta alla voglia di gestire correttamente il cambiamento in atto. A guidare questa ricerca è pur 60 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
sempre l’uomo con tutto il suo potenziale intellettivo. In uno scenario così complesso la scuola vuole e deve fare la sua parte se non vuol rischiare di perdere terreno in proposta formativa, men che meno di finire rilegata a cenerentola sociale destinata col tempo, se privata della sua forza riformatrice, a svuotarsi di contenuti e di ricerca. E’ in quest’ottica e in questo scenario in movimento che ben si inserisce la riforma appena avviata, imperniata anche sulla figura del Geometra. Una figura professionale che, più di ogni altra, ha avuto nel tempo una continua trasformazione. Oggi più di ieri il fondamento formativo di questa figura professionale non può più fermarsi a competenze e conoscenze di indirizzo rese ancor più efficaci dalle molteplici variabili tecnologiche, ma deve
andare oltre per trovare nella variabile etica la giusta e corretta risposta alle nuove esigenze. Lo esige una nuova visione del governo del territorio che non può più prescindere da una rinnovata cultura di rispetto ambientale. Nuove competenze, dunque, si affacciano all’orizzonte come in una sfida dai contorni ancora tutti da definire. Sono personalmente convinto che la scuola, oggi come oggi, sia in grado di creare condizioni formative finalizzate ad educare il futuro Geometra a trovare quel necessario equilibrio tra la ricerca della propria affermazione in campo
professionale, peraltro legittima, e l'importanza di un comportamento etico richiesto dall'azione sociale. La scuola non può prescindere il suo insegnamento, fatto di progetti, contenuti e percorsi, da proposte didattiche prive di ragioni etiche conformemente esperite nell’ambito di specifiche esigenze. Vale a dire che la scuola nel superare le condizioni ottimali in fatto di conoscenze e competenze, deve impostare il proprio cammino formativo, facendo della ricerca, una sua peculiarità tanto da incoraggiare il futuro Geometra a trovare soluzioni che se da una parte
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DAL COLLEGIO DI LODI
lo qualificano come professionista, dall’altra lo educhi a non cedere alla tentazione di trovare nel guadagno economico l'unica risposta alla propria affermazione. E’ questo il solco in cui si inseriscono le proposte didattiche del nostro Istituto. Un Istituto che se da una parte trova nell’innovazione tecnologica una valida spinta alla motivazione allo studio, dall’altra ritiene la stessa, mezzo e strumento utili a stimolare nello studente, futuro Geometra, la ricerca di adeguate risposte da dare alle nuove esigenze di natura etica e ambientale. L’Istituto “A. Bassi” di Lodi ha visto negli ultimi anni la rea-
lizzazione di grossi investimenti che hanno consentito di esperire, mediante una rinnovata proposta progettuale, nuove e più efficaci metodologie didattiche, la cui ricaduta non ha fatto mancare lusinghieri risultati sugli stessi processi di apprendimento. Una tesi che ha trovato concreto riscontro nell'abbattimento, registrato negli ultimi anni, della percentuale legata al fenomeno della dispersione scolastica. Sono più che mai convinto che simili proposte congiuntamente a qualificate risorse professionali, possono determinare favorevoli condizioni per un cammino formativo che ri-
spetti particolari esigenze legate a variabili sociali oltre che a vincoli ambientali. Emerge e si afferma in tal modo un percorso che trova nella didattica laboratoriale, quelle giuste risposte valide come punto d’incontro tra il valore propositivo della ricerca e l’interresse proprio di un cammino formativo. Di grande rilievo rimane l’interagire con la più vasta comunità civica. La nostra scuola ha trovato nell’interazione con enti pubblici e privati quel valore aggiunto che le ha consentito e le consente tuttora una qualificante proposta formativa quanto mai necessaria al futuro Geometra. Sono state queste le
motivazioni di fondo che hanno probabilmente portato in pochi anni l’Istituto Economico e per Geometri “A. Bassi” di Lodi ad affrontare una continua e costante crescita di studenti. L'Istituto oggi conta poco più di 1400 studenti, un terzo dei quali frequenta il corso Geometri, a cui sono riservati specifici tratti sperimentali consolidati da nuove proposte formative adeguatamente supportate da efficaci innovazioni tecnologiche per meglio rispondere ai grossi cambiamenti socioambientali in atto. ❑
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AGRICOLTURA & FORESTE Valeria Sonvico
Nitrati: ancora ferma la richiesta di deroga
P
er le imprese lombarde poco è cambiato rispetto alla situazione di preoccupazione di qualche tempo fa, in ragione anche degli ultimi dati inerenti le domande di procedimento nitrati inoltrate nell’anno 2010. Ricordiamo, in breve, che la Direttiva Nitrati (direttiva 91/676/CE) mira a ridurre l’inquinamento delle acque causato direttamente o indirettamente dai nitrati di origine agricola. L’applicazione della direttiva è stata recepita dallo Stato italiano con decreto interministeriale nel 2006 e, a cascata, Regione Lombardia ha adottato sul proprio territorio un provvedimento che ha già visto i suoi primi quattro anni di applicazione (dgr 5868/07) e che attualmente è in fase di rinnovo. Molti gli impegni per le im-
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prese al fine di rispettare il limite d’uso di azoto proveniente da effluenti di allevamento, pari a 170 kgN/ha per le zone definite vulnerabili, e scaduti sono ormai i tempi di adeguamento. Tra le misure da osservare da parte delle aziende, zoo-
tecniche e non, in primis è l’adempimento amministrativo per la redazione del Programma Operativo Aziendale (POA) ed eventuale Piano di Utilizzazione Agronomica (PUA), in forma completa o semplificata, a seconda della classe dimensionale corrispondente prevista dalla delibera regionale. Nel 2010 le aziende, fatta eccezione per quelle che già precedentemente avevano inoltrato comunicazione del Programma Operativo Aziendale senza aver subito nel frattempo modifiche sostanziali, hanno provveduto alla domanda di aggiornamento. Le domande pervenute sono state 11.244, di cui per oltre l’82% relative ad aziende che ricadono in zona vulnerabile. Dalle domande presentate si evince che due sono le criticità per le aziende al fine di essere conformi ai parametri richiesti dall’Unione Europea: primo un corretto a-
deguamento delle strutture di stoccaggio, secondo l’equilibrio del rapporto produzione di azoto e superficie dedicata allo spandimento. Per quanto attiene gli stoccaggi la situazione emergente è che, nonostante siano evidenziate delle non conformità, si possono, comunque, sostanzialmente dichiarare adeguate rispetto alle esigenze normative. Per quanto attiene il secondo parametro, azoto/superficie, il 40% delle aziende, invece, necessita di nuova superficie e in territori quali Brescia, Cremona, Mantova occorre trovare nuove strategie per veicolare il surplus di azoto fuori dal territorio. In parallelo Regione Lombardia, oltre alla revisione del programma di Azione delle zone vulnerabili, prosegue il dialogo con la Commissione europea affinché possa pronunciarsi positivamente sulla concessione della deroga all’Italia, così come successo in latri Stati membri europei. Ufficialmente la richiesta di deroga è stata presentata, attraverso il Ministero dell’Ambiente, il 29 settembre 2009, attualmente la Commissione ha già sottolineato alcuni aspetti di adeguamento al dossier tecnico e, comunque, subordinata alla revisione del programma di Azione, indicativamente entro l’estate prossima.
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AGRICOLTURA & FORESTE
Molte aziende per ottemperare agli impegni hanno provveduto all’inoltro di domanda PSR sulla misura specifica e a questo riguardo la Regione Lombardia ha dato disposizioni alle Province per poter facilitare la presentazione delle domande di contributo, in particolare da parte delle aziende ancora non conformi. E’ indispensabile, al di là dell’ottenimento della deroga, rivedere la direttiva europea al fine di un’azione integrata di tutti i settori che partecipano all’inquinamento delle acque da nitrati, quali ad esempio il non adeguamento dei depuratori civili.
L
e rilevazioni ufficiali di Arpa a fronte di un buono stato di salute delle acque superficiali e sotterranee, hanno denunciato che valori maggiormente negativi ricadono nelle zone definite vulnerabili in cui però non sussiste presenza di allevamenti, bensì sussistono depuratori inefficienti o addirittura assenti. Benché le aziende debbano attivarsi, anche in ragione di altre normative ambientali, allo sviluppo e adozione di nuove tecnologie, resta il fatto che a distanza di ormai vent’anni dalla direttiva nitrati ragionata su sistemi agricoli differenti dalla nostra realtà padana ad oggi emergono limiti evidenti. ❑
Tabella 1 - Classificazione per tipo di comunicazione Provincia Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi Monza Brianza Milano Mantova Pavia Sondrio Varese Totale complessivo % Totale
Presentazioni POA - PUA 399 1713 19 1075 9 269 48 141 1370 121 2 9 5175 46,02
Presentazioni POA - PUAS 211 917 59 831 31 379 48 451 1007 894 39 55 4922 43,77
Presentazioni POAS 94 257 15 164 13 57 8 46 417 40 17 19 1147 10,20
Totale complessivo 704 2887 93 2070 53 705 104 638 2794 1055 58 83 11244 100,00
Totale complessivo 704 2887 93 2070 53 705 104 638 2794 1055 58 83 11244 100,00
Legenda: POA: Programma Operativo Aziendale in forma completa POAS: Programma Operativo Aziendale in forma semplificata PUA: Piano di Utilizzazione Agronomica in forma completa PUAS: Piano di Utilizzazione Agronomica in forma semplificata
Tabella 2 - Classificazione per zona di vulnerabilità Provincia
ZNVN
PZVN
ZVN
Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi Monza Brianza Milano Mantova Pavia Sondrio Varese Totale complessivo % Totale
110 118 52 534 35 153 2 259 212 476 58 44 2053 18,26
27 39 1 168 3 323 5 186 177 540
567 2730 40 1368 15 229 97 193 2405 39
12 1481 13,17
27 7710 68,57
Legenda: ZNVN: Zona Non Vulnerabile PZVN: Zona Parzialmente Vulnerabile ZVN: Zona Vulnerabile
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TECNICA Carlo Piotti
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n aspetto interessante ed estremamente utile, benché poco noto, delle termocamere – strumenti il cui uso è ormai ben noto nell’ambito della rilevazione delle dispersioni di calore degli involucri edilizi – è costituito dalla loro applicazione nelle indagini non distruttive delle strutture in calcestruzzo armato esistenti. In tale contesto, esse diventano un prezioso ausilio al lavoro dell’Ingegnere Civile o del Geometra, specialmente nelle fasi preliminari volte all’approfondimento cognitivo ed alla diagnosi dello stato di una struttura. Si immagini infatti di dover verificare una struttura in calcestruzzo armato esistente, nel caso in cui la sua età o vari passaggi di proprietà rendano difficile (se non impossibile) il recupero dei relativi allegati strutturali di legge (denuncia dei cementi armati, certificato di collaudo statico, ecc.), oppure nel caso in cui tali allegati esistano ma siano incompleti (caso assai frequente: si tenga presente che, al fine di eseguire delle verifiche strutturali corrette, è necessario conoscere, oltre a tutte le caratteristiche geometriche esterne, anche la quantità e l’esatta posizione delle armature interne; di fatto, servirebbero dunque degli elaborati grafici esecutivi a tutti gli effetti, se non addirittura degli elaborati “as built” di fine lavori). Non volendo operare indagini distruttive (sia nell’ottica della riduzione dei 64 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
L’uso delle termocamere nelle indagini strutturali non distruttive disagi per gli utenti della struttura, sia nell’ottica del contenimento costi), l’unico modo per stabilire con buona approssimazione la presenza, dimensione e posizione dell’armatura interna agli elementi in calcestruzzo armato diventa “fotografarli” all’infrarosso per mezzo di una termocamera. La termografia all'infrarosso, in termini generali, può essere definita come la capacità di trasformare un'immagine ad infrarossi in un'immagine radiometrica, la quale consenta di leggere i valori della temperatura dall'immagine stessa. L'energia termica, o ad infrarossi, risiede nello spettro non visibile all’occhio umano, poiché la sua lunghezza d'onda è troppo lunga per essere scorta da esso. Si situa infatti in quella parte dello spettro elettromagnetico che percepiamo come calore. Qualsiasi oggetto, ad una temperatura superiore allo zero assoluto, emette radiazioni all'infrarosso, invisibili come detto all'occhio umano. Anche oggetti che sappiamo empiricamente essere molto freddi, come i cubetti di ghiaccio, emettono infatti radiazioni infrarosse.
Più la temperatura di un oggetto è elevata, maggiori sono le radiazioni infrarosse che emette. Tali radiazioni sono individuabili grazie, appunto, alle termocamere ad infrarossi, le quali mostrano, per mezzo di immagini digitali, il calore emesso dai corpi. Tali immagini consistono in una mappa di colori che rappresentano le diverse temperature superficiali rilevate. Una termocamera è pertanto un valido strumento di diagnostica utilizzabile in molti settori, poiché è in grado di individuare anche componenti o aree soggette ad anomalie termiche (come, ad esempio, i ponti termici degli involucri edilizi). E, dato l'attuale impegno dell’edilizia e dell'industria finalizzato a migliorare l’efficienza costruttiva e a gestire l'energia quale bene prezioso, emergono
continuamente nuove applicazioni che le termocamere sono in grado di soddisfare. Entrando più nello specifico, una termocamera ad infrarossi è un dispositivo senza contatto che rileva l'energia infrarossa (calore) emessa da un corpo e la converte in un segnale elettronico, il quale viene successivamente elaborato per produrre un'immagine termica su di un display; su tale immagine è possibile eseguire qualunque calcolo basato sulla temperatura rilevata. Il calore può essere così quantificato in modo estremamente preciso, permettendo anche di monitorare nel tempo l'andamento termico della superficie del corpo indagato, nonché di identificare e valutare l’entità delle eventuali problematiche inerenti al calore stesso.
Termocamera: dalla realtà all’immagine all’infrarosso elaborata; - (3D Target, 2010).
Banda della Radiazione Termica all’interno dello Spettro Elettromagnetico; - (3D Target, 2010).
Ad esempio, nell’ambito delle indagini eseguite su strutture in calcestruzzo armato, il proficuo uso delle termocamere è reso possibile da un semplice prin-
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cipio fisico: il coefficiente di conducibilità termica dei materiali costituenti il calcestruzzo armato stesso (comunemente, acciaio B450C – ex FeB44K – e calcestruzzo) è sufficientemente diverso tra il primo ed il secondo da consentire, previo adeguato pre-riscaldamento dell’elemento in calcestruzzo armato, di evidenziare sull’istantanea scattata dalla termocamera le barre d’armatura rispetto al calcestruzzo che le avvolge. A dimostrazione di quanto appena esposto e per maggiore completezza, si riportano i valori medi dei coefficienti di conducibilità termica dell’acciaio e del calcestruzzo, alla temperatura di 0°C ed in [Kcal/mh°C]:
mantenere in tal modo le corrette proporzioni geometriche tra gli elementi. Si tenga sempre e comunque presente che anche tale tecnica di indagine, per quanto di veloce esecuzione ed assolutamente non distruttiva, e per questo estremamente valida, è soggetta ad inevitabili approssimazioni, sia strumentali che interpretative, nonché a limiti insiti nella sua natura (ad esempio, non sarà mai possibile stabilire tramite essa l’esatta tipologia dell’acciaio rilevato, od il suo eImmagine 3 Immagine 4
Nelle immagini, tramite una scala cromatica, risulta immediato individuare gli elementi in acciaio, poiché lungo essi il calore, par~ 40 Kcal / m.h.°C tendo dalla cacciaio,0°C = zona in cui viene appli~ 0,7 Kcal / m.h.°C ccalcestruzzo,0°C = cata la sorgente esterna, si propaga più Si notino i due ordini di rapidamente. Si noti infatti il grandezza di differenza tra i gradiente che viene a stabivalori. Ciò che accade, lirsi tra acciaio e calcedunque, nel momento in cui struzzo, quantificabile per la termocamera scatta l’im- mezzo della banda di colore magine all’infrarosso è ben di riferimento presente sulla rappresentato dalle due im- destra nonché, nell’Imm.2, magini riportate nel seguito. dai punti in cui si è interrogata l’immagine per indiviImm.3 – Rilievo Termografico: si duare la loro temperatura lonotino le due zone maggiormente cale (operazione eseguibile riscaldate, con la barra d’acciaio che in fase di post-processaemerge al centro (tratto orizzontale). mento dei dati). Imm.4 –Rilievo Termografico: si notino le due zone maggiormente Va da sé che maggiore è l’uriscaldate, con la barra d’acciaio niformità con cui si pre-riche emerge al centro (tratto scalda la superficie (negli eorizzontale) ed i punti Sp1 e Sp2 a sempi sopra riportati, il cadiversa temperatura; lore è stato invece voluta- (Studio Tecnico Associato Piotti, 2007). mente concentrato in due
zone per enfatizzarne l’effetto, per mezzo di lampade da cantiere), più numerose ed attendibili sono le informazioni che è possibile ottenere dall’indagine. Determinante in tal senso è altresì la precisione con cui si esegue lo scatto per mezzo della termocamera: l’ideale sarebbe infatti eseguire un foto-raddrizzamento, al fine di eliminare gli errori di prospettiva dell’immagine e
ventuale livello di degrado/ossidazione causa carbonatazione del calcestruzzo o altro), e va per questo utilizzata dal tecnico con cognizione e coscienza. Si ricorda inoltre che le termocamere, consentendo l'analisi della temperatura senza ricorrere al contatto con i corpi indagati, possono risultare strumenti utili anche per: 1- Garantire una migliore IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 65
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TECNICA Esempi di termogrammi e loro applicazioni pratiche -(3D Target, 2010).
Individuazione distacchi di mattonelle di rivestimento
Individuazione distacchi intonaco di rivestimento
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qualità della produzione industriale, grazie alla possibilità di individuare aree di surriscaldamento o frizione, riducendo in tal modo i costi, risparmiando energia ed accelerando tutto il processo produttivo; 2- Valutare la dispersione del calore in una struttura, ottimizzando la progettazione dei sistemi di isolamento più idonei tramite l'individuazione dei ponti termici (e.g.: rifacimento di isolamenti a cappotto, riparazione/sostituzione/collaudo di infissi, etc.); 3- Individuare elementi strutturali e/o anomalie nelle murature, in modo da progettare interventi di consolidamento o rifacimento idonei (oltre all’individuazione dei ferri nelle murature, consentono anche l’individuazione dei distacchi di rivestimenti/intonaci in facciata, l’individuazione di vuoti nonché di infiltrazioni d’acqua/presenza di umidità, etc.); 4- La ricerca e sviluppo di nuovi materiale (e.g.: isolanti, coibenti, etc.); 5- La verifica del corretto funzionamento di impianti di vario tipo (e.g.: impianti termo-idraulici, pannelli solari) e l'individuazione di eventuali loro anomalie (eg.: perdite d'acqua, non ottimale funzionamento delle celle di pannelli solari, etc.). Concludendo, va dunque sottolineata l’importanza di poter introdurre nell’attività lavorativa strumenti sempre più moderni e utili allo svolgimento della pratica professionale, capaci di confe-
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rire agli specialisti del settore maggior capacità di risolvere le innumerevoli problematiche tecniche inerenti alle costruzioni e ai loro impianti, nonché di soddisfare le richieste di un mercato sempre più rivolto al recupero, al mantenimento e al consolidamento del patrimonio esistente. ❑
Individuazione di ponti termici
Ha collaborato alla stesura del presente articolo il Dott. Paolo Girardi della 3D Target srl. Per maggiori informazioni sulle applicazioni delle termocamere, contattare girardi@3dtarget.it
Bibliografia: 1. MIKAÉL' A. BRAMSON, Infrared dRadiation, ,A AHandbook kfor rApplications, Plenum press, NY. 2. WILLIAM L. WOLFE, GEORGE J. ZISSIS, The eInfrared dHandbook, Office of Naval Research, Department of Navy, Washington, D.C. 3. MADDING,R.P., ThermographicInstrumentsandsystems.Madison,Wisconsin:University of Wisconsin -Extension, Department of Engineering and Applied Science. 4. WILLIAM L. WOLFE, Handbook kof fMilitary yInfrared dTechnology, Office of Naval Research, Department of Navy, Washington, D.C. 5. JONES, SMITH, PROBERT, External lthermography yof fbuildings..., ,Proc. of the Society of Photo-Optical, Instrumentation Engineers, vol.110, Industrial and Civil Applications of Infrared Technology, June 1977 London. 6. PALJAK, PETTERSSON, Thermography yof fBuildings, Swedish Building Research Institute, Stockholm 1972. 7. KERN, Evaluation nof finfrared demission nof fclouds sand dground das smeasured dby yweather rsatellites, Defence Documentation Center, AD 617 417. 8. ÖHMAN,CLAES, EmittansmätningarmedAGEMAE-Box.Tekniskrapport,AGEMA1999. (Emittance measurements using AGEMA E-Box. Technical report, AGEMA 1999).
Individuazione di impianti a pavimento
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TECNICA Alessandra Pelizzari
L’
Riutilizzo e restauro del complesso ex Seb di via Leonardo da Vinci
inizio del secolo scorso è stato caratterizzato a Brescia da una forte accelerazione nei cambi generazionali e nell’evoluzione degli stili di vita; si sono succeduti diversi sistemi sociali che di volta in volta hanno connotato l’organizzazione urbanistica della città condizionandone l’aspetto e le esigenze. In effetti questo processo inizia negli ultimi anni del secolo XIX, quando si consolida a Brescia l’idea di città a vocazione industriale. In ar-
sordio del cemento armato in edilizia, che a Brescia (e in Italia) ebbe come caposcuola l’architetto Egidio Dabbeni. Dal punto di vista architettonico nell’edificarsi della nuova periferia cittadina, si sperimentarono declinazioni moderniste come lo stile cosiddetto Liberty (chiamato anche Art Noveau in Francia, stile floreale in Italia, Jugenstil in Germania). Dal punto di vista ingegneristico emersero nella città e nei suoi dintorni, nuove ne-
chitettura si afferma una corrente modernista alla ricerca di uno stile che sfocerà nell’Art Noveau, secondo i criteri già affermatisi nelle altre nazioni europee, favorita dalle nuove esigenze industriali e dalle recenti tecniche costruttive e strutturali. Basta pensare all’e-
cessità infrastrutturali come le stazioni ferroviarie, le centrali idriche ed elettriche e gli stabilimenti industriali. I meccanismi dello sviluppo economico spinsero la trasformazione del territorio limitrofo al centro abitato da agrario ad urbano con la comparsa di nuove tipologie
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di case popolari, residenze in affitto ed edifici per il commercio e l’industria. Il complesso edilizio oggi conosciuto come ex Enel (meglio, come ex Seb - Società Elettrica Bresciana) di via Leonardo da Vinci e prospiciente anche sulle vie Milazzo, Goito e Foscolo, fu realizzato, su progetto dell’ing. arch. Egidio Dabbeni, proprio negli anni in cui stava nascendo la Brescia moderna. In quel momento si prestò particolare attenzione alla costruzione di
strutture necessarie alle nuove esigenze della città. A distanza di circa un secolo, oggi siamo testimoni di nuovi bisogni e nuovi cambiamenti del tessuto urbano che tentano di valorizzare aree ed edifici ormai dismessie dalla funzione per la quale erano stati edificati. Fra questi anche quelli del complesso industriale dell’Enel di via Leonardo da Vinci, zona ormai considerata centrale alla città. Ecco dunque l’occasione di sfruttarne i corpi edili per un
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cambio di destinazione adatto alla Brescia contemporanea: unità abitative, spazi verdi, servizi commerciali e pubblici integrati nel tessuto urbano circostante. Il progetto che se ne è ricavato mantiene significativamente le facciate originali senza modificare la percezione del tessuto urbano preesistente salvando in tal modo sia l’impostazione estetica dell’epoca, sia i caratteristici materiali che la caratterizzano.
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na accurata ricognizione dei documenti originali del complesso S.E.B. ha dimostrato la particolare attenzione posta dall’ing. Egidio Dabbeni nella ricerca tecnologica e costruttiva, che rappresentò il fulcro dei suoi interessi architettonici. Egli fu infatti tra i primissimi in Italia nell’impiego della nuova tecnica del cemento armato; anzi è giusto ricordare che casa Migliorati di Via Trento, da lui progettata, è considerata la prima completa costruzione in Italia in cemento armato, rivestita di pietra e ricca di fini fregi floreali. Dabbeni, dunque, dà sì importanza al disegno, ma più alla definizione della struttura: ne è testimonianza la relativa scarsità di schizzi e appunti visivi che solitamente accompagnano la riflessione degli architetti. Gli stessi suoi interventi decorativi, che pure ci sono e di notevole qualità, sono dal Dabbeni ritenuti accessori entro l’intelligente definizione della struttura e della tipo-
logia. Anche quando l’ornamento diventa parte integrante di un suo edificio, i dettagli stilistici appaiono nella forma di esperimenti tecnologici, ricerche sulla materia o sulle modalità applicative: i cementi decorativi fuori opera, le griglie lignee, i rivestimenti artificiali, la pietra lavorata, la raffinata ebanisteria lo attestano. Questa dialettica strutturaornamento, quasi una metafora del suo duplice ruolo di ingegnere e architetto, accompagnerà sempre il me-
todo progettuale di Dabbeni. Considerato come un esponente del Liberty a Brescia, il progettista accoglie nel proprio repertorio ogni tipo di contaminazione. «[…] Del 1905 è la sede della Società Elettrica Bresciana, ricavata entro un IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 69
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intero isolato tra le vie Foscolo e Milazzo, dunque ancora una volta ai margini della città. In questo caso l’architetto usa il mattone per dare una veste orga-
nica ai volumi, come se fossero dei cottages. Anni dopo l’immagine “modernista” del complesso verrà integrata dal severo corpo di fabbrica su via Leo-
nardo da Vinci, dove l’impiego di elementi classicheggianti e di un maestoso paramento del bu-
gnato rustico dimostra che Dabbeni sa ricorrere a registri molto differenti. Eclettismo o ritorno all’ordine? Il labile confine percorre molto opere del primo decennio di attività, in stretto rapporto con una committenza che nella storia vede uno status symbol». (Silvia Savoldini, in “Brescia Architettura ’900”, A. Rapaggi e G. P. Treccani, Grafo Edizioni, Brescia, 2008). Nell’intervento in atto, pur nel rispetto dei motivi ispiratori originari del progetto, si svilupperanno le azioni di carattere conservativo e manutentivo in pieno accordo con le direttive della Soprintendenza. ❑ Si ringraziano per i contributi informativi gli architetti Fausto Baresi, Luigi Scanzi e Massimo Camillo Bodini.
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TECNICA Andrea Botti
I
Le cave dismesse, contro il degrado della città e del territorio
l precedente articolo, apparso su questa rivista, trattava il tema del recupero di cave dismesse a partire dai risultati di una ricerca, condotta sui più importanti interventi a livello internazionale e conclusa con alcune riflessioni
cenza ad aree critiche, di difficile riqualificazione come quelle vicine alla centrale nucleare di Flamanville in Francia, ma anche, più semplicemente, in adiacenza alle periferie di grandi città come Barcellona dove, ai piedi di una delle colline
su un’ipotetica classificazione, indispensabile premessa per una più ampia indagine in merito ad un argomento che va assumendo importanza crescente. Dunque, fatta propria questa classificazione, dopo aver analizzato la “categoria” dei recuperi basati sullo sfruttamento di particolarità del sito ora vengono esaminati quelli effettuati in zone caratterizzate da fenomeni di degrado: cave dismesse collocate in adia-
che circondano la città, in una zona poco frequentata dai turisti, si trovavano, fino a metà degli anni ’80 del secolo scorso, i resti della vecchia cava di granito “Pedrera del Coll”. Qui, i segni di un margine urbano irrisolto e degradato e quelli del sito estrattivo in disuso caratterizzavano un rilievo collinare di quasi due ettari, contraddistinto da due differenti orografie: la forma conica del versante nord e la profonda ferita
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della cava sul versante sud. Un’ambivalenza imprescindibile, quella fra naturale/artificiale, che ha influenzato le scelte del progetto di riqualificazione, elaborato nel 1987 dallo studio catalano MBM . Due i fondamentali problemi da risolvere: il
recupero dell’ex sito estrattivo e la riqualificazione del quartiere adiacente, un tessuto urbano cresciuto negli anni in maniera piuttosto disordinata per il quale, la excava, è divenuta luogo di nuove opportunità. Il progetto prevedeva la trasformazione a parco forestale per il versante nord, la creazione di uno spazio pubblico a sud ed un collegamento fra le due soluzioni mediante un nuovo percorso panoramico, segno distintivo del confine fra le differenti realtà, contemporaneamente unite e divise. Il parco è nato attraverso l’integrazione della vegetazione esistente con nuove specie ed essenze e la predisposizione di attrezzature per il tempo libero (percorsi, piazzole di sosta, teatro all’aperto), ma il vero fulcro dell’intervento nasce dallo sfruttamento di una grande spianata di 6.000 mq, organizzata secondo una griglia geometrica che ridisegna lo spazio dotandolo di un’area centrale con: la piaz-
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TECNICA Nella pagina precedente: due vedute del Parco della Creueta del Coll (Barcellona)
In questa pagina: due immagini del Parco del Migdia a Barcellona (tratte da V. Pavan, Architetture di cava, ed. Motta, Faenza, 2010)
non è più. I recapiti visivi sono potenziati dalla presenza di due sculture: l’Elogio dell’acqua di Eduardo Chiglia, un’opera colossale in cemento, interpretazione dell’antico mito di Narciso, che con le sue 54 tonnellate sembra volare sospesa sopra l'acqua nella quale si specchia (anche se è sorretta da quattro cavi di acciaio agganciati alla roccia) ed in posizione opposta Scultura, un alto e magro monolite di ferro realizzato da Ellsworth Kelly. Nella seconda metà dell’Ottocento, l’intensa espansione della città catalana, incoraggiata dal piano di Ildefonso Cerdà, fu garantita anche dall’ingente quantità di materiale lapideo estratto dalle cave del Montjuïc, poste a mezza costa di un rilievo che da sempre ha costituito un importante polmone verde per la città e che nel ’29 fornì il materiale necessario alla realizzaza, circondata da alberi di banane, lecci, alberi di Giuda, cipressi, un giardino pubblico ed un piccolo lago (con tanto di spiaggia ed isola centrale) utilizzabile sia come piscina pubblica sia come impianto per competizioni sportive; in inverno, una volta svuotato si trasforma in uno spazio urbano pavimentato adiacente ai servizi di ristorazione. Infine il versante della collina, organizzato con terrazzamenti artificiali a gradoni fatti con gabbie di ferro riempite di pietre, diviene metafora dell’ambiente di lavoro che
zione dell’Esposizione Internazionale. Il parco del Migdia, qui realizzato alla fine del secolo scorso, rientrava a pieno titolo fra gli interventi di riqualificazione previsti in occasione delle olimpiadi del ’92. Il progetto, proposto nel ‘90 dallo studio dell’architetto Beth Galì , prevedeva una trasformazione del fronte di cava attraverso la realizzazione di terrazze, gradinate e percorsi, aree di sosta e collegamenti a zig zag lungo il fronte del rilievo, fra il verde mediterraneo pre-esistente divenuto esso stesso elemento di progetto, strumento per suturare le ferite della montagna. A ciò si aggiungeva un giardino botanico, uno spazio dedicato alla musica (in particolare concerti), uno per le attività sportive (Hockey ed atletica), l’ampio parcheggio, l’auditorium ed un teatro all’aperto per centomila spettatori. Due esperienze, quelle delle cave catalane, strettamente legate da un incessante dialogo con la città della quale oggi sono divenute parte integrante.
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imile, per certi versi, il caso francese di Biville dove, in un’area di forte criticità, ad una decina di chilometri dalla centrale nucleare Flamanville e dal centro di stoccaggio delle scorie radioattive di Le Hague (uno dei più grandi d’Europa), si trovava una cava sfruttata fino al 1982 per l’estrazione d’inerti marnosi destinati ai cemenIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 73
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TECNICA Parco della cava di Biville, Francia (immagine tratta da V. Pavan, Architetture di cava, ed. Motta, Faenza, 2010)
tifici. I segni prodotti dal degrado del territorio erano evidenti: lo scavo, dominato da un fronte di taglio di 450 metri ed alto 40 metri, il suolo, con una estensione di circa 7 ettari, caratterizzato da pendii ripidi e franosi ecologicamente sterili.
Nel 1989 il progetto, affidato a due paesaggisti: Anne Sylvie Bruel e Cristophe Del Mar è scaturito da alcune condizioni imprescindibili: il diffuso e consistente degrado del sito, la criticità della localizzazione, la scarsa consistenza del
tervento doveva essere pensato nel tempo. Il fronte di cava, conservato per testimoniare e documentare l’attività svolta in passato, è segnato unicamente da una lunga scalinata che lo attraversa ortogonalmente e conduce alla
retto drenaggio delle acque e mantenere il difficile equilibrio idrogeologico dell’area. Il territorio circostante, modellato con l’impiego dei materiali di scavo, perimetra il grande lago artificiale: uno specchio d’acqua segnato da pontili di legno nel quale si immerge verticalmente il fronte di cava.
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Una convenzione stipulata fra comune di Biville e la società che gestiva la cava prevedeva l’obbligo da parte della società stessa di un accantonamento annuale, in percentuale sui guadagni, da destinate al futuro recupero del sito. 74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
budget di spesa. Da ciò le due linee guida: – il mantenimento del sottile equilibrio fra passato e presente attraverso l’esaltazione delle potenzialità insite e la conservazione dei segni delle pre-esistenze, – la consapevolezza che l’in-
sommità della collina. Una serie di gradini in pietra bianca, squadrata, fiancheggiati da una sequenza di ciclopici gradoni formati da gabbioni metallici riempiti di pietre, posti ad intervalli regolari, la cui funzione è quella di consentire il cor-
ulla, oggi, lascia presagire la presenza dell’uomo, poiché il secondo criterio progettuale imponeva un rigoroso processo di ri-naturalizzazione a partire dalla preparazione del terreno sul quale sarebbe nata la nuova vegetazione e quindi, nel tempo, una nuova dinamica ambientale in grado di ospitare la prateria, la landa, il bosco, il saliceto. Per questo, come hanno dichiarato i progettisti a lavoro completato: «non resta che attendere cinque, dieci anni affinché il progetto prenda vita, affinché la dinamica ecologica si installi e dimenticare che molto tempo prima alcuni paesaggisti erano passati di lì». Ancora una volta le specificità degli interventi rendono difficile l’individuazione di un metodo unico e ripetibile. Tuttavia, vale la pena fare alcune considerazioni su quegli aspetti qualificanti comuni ai tre casi e, si ritiene, validi per qualsiasi approccio progettuale, in particolare: – predisposizione per il lavoro d’equipe; – sensibilità nel riconoscere
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TECNICA Cantine Dominus Winery, Yountville, Napa Valley, California; sotto, House 9x9, Stadbergen, Germania
le opportunità offerte dalla cava ed i limiti che impongono l’equilibrio del territorio; – rispetto per l’ambiente (le scelte progettuali devono esaltare le valenze dei siti senza divenire protagoniste); – applicazione dei principi di riqualificazione e non di ripristino del paesaggio, ossia accettazione e valorizzazione delle trasformazioni attuate nel tempo.
S
e da un punto di vista teorico ogni caso è unico, da quello puramente pratico va segnalato un dettaglio: l’impiego, ripetuto (in due casi su tre), di manufatti realizzati da anni anche in Italia, ma forse non molto diffusi in quest’ambito. Si tratta di gradoni costituiti da gabbie di rete in acciaio zincato che contengono pietre di differenti pezzature, in quantità direttamente proporzionale alle dimensioni. Manufatti provenienti dal settore della progettazione fluviale e d’infrastrutture, impiegati nei terrazzamenti delle cave dismesse per: – consentire il corretto drenaggio delle acque meteoriche; – garantire la stabilità dei piani inclinati dopo la fase di movimento terra. Il risultato finale è quello di una o più linee orizzontali integrate nel paesaggio, appena più configurate e precise di quelle dei filari delle vigne. Qualcuno sostiene che la razionalizzazione della pietra
diffusione di questa soluzione anche nell’architettura. Un paio di esempi? Le famose cantine vinicole Dominus progettate e realizzate da Herzog & de Meuron a Yountville nella Napa Valley negli anni ‘90 del secolo scorso: un unico volume compatto con una facciata lunga 100 metri, formata da gabbie di ferro da cm 360x50x50 o ancora la House 9x9, una recente abitazione unifamiliare tedesca realizzata dallo studio BernhardBDA Architekten, completamente rivestita da GABIAN WALL (muri formati da gabbie riempite di pietre) da 100x50x12 cm. ❑ in forma di sasso entro gabbie, snaturalizza le caratteristiche della “nobile materia” privata del suo aspetto massivo, tuttavia, questo semplice accostamento fra “naturale” e artifi-
ciale (nemmeno troppo avanzato tecnologicamente), indica che l’innovazione può sorgere da un’idea semplice ed aprire la strada a sperimentazioni originali ed inedite, come dimostrato dalla IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 75
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AMBIENTE & BIOEDILIZIA Giuseppe Mori
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i sta riaprendo in questi mesi con vivacità il dibattito su quali siano le strade più efficaci per ridurre l’effetto serra tra chi sostiene la necessità di essere più efficienti e chi vede impossibile risolvere il dilemma senza il ricorso, ad esempio, all’energia nucleare. Parto da un presupposto: il geometra è, direi quasi per definizione, molto pragmatico e particolarmente “vicino” al territorio. Ricordo lo
slogan lanciato anni fa dal nostro Collegio: “il geometra è di famiglia”. In quanto pragmatici siamo in genere poco inclini alle ideologie e non credo che si possa affermare che i geometri siano contrari all’e76 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
Geometri e risanamento energetico, un connubio ormai inscindibile nergia nucleare in sé, nemmeno in questo momento in cui, dopo Fukushima, esprimersi contro il nucleare sarebbe fin tropo facile. Fatte queste indispensabili premesse resta comunque aperta la discussione: una politica di attivazione di fonti energetiche ancora non sufficientemente sicure è più utile al bene del Paese di un sostegno continuo e attivo al percorso dell’efficienza energetica? Per noi, tecnici progettisti che si occupano di edilizia, è iniziato anni fa – per molti le esperienze si sono ormai consolidate in almeno venti anni di applicazione concreta nel quotidiano – un cammino che ci ha insegnato come attraverso tecnologie ormai relativamente semplici si possano contenere notevolmente i consumi. Questa constatazione vale per il patrimonio edilizio esistente ma, ancor più, per quello di nuova costruzione. Personalmente ho avviato questo cammino nei primi anni Novanta, ma negli anni recenti dal 2005 in avanti, da quando l'Italia recepì la normativa europea in materia di abbattimento delle emissioni di gas serra, lavorando con passione insieme ad un gruppo di colleghi all'interno della Com-
missione Ambiente e Bioedilizia del Collegio geometri e con il direttore Scotti, ho avuto modo di approfondire molto di più il tema. In questo percorso ho incontrato centinaia di colleghi altrettanto desiderosi e capaci di informarsi e capire come migliorare la propria professionalità su questo tema, che hanno cominciato anche a vedere in esso una legittima e concreta possibilità di lavoro, offrendo alla propria committenza progetti più qualificati di abitazioni più confortevoli con consumi energetici sempre più contenuti. Insomma è emerso, intanto, il desiderio ( … o la necessità) di stare su un mercato che, per aumentata sensibilità, per un utilizzo ottimale delle agevolazioni fiscali o per obbligo normativo, è diventato sempre più esigente. È ormai evidente quindi che, grazie a questo filone – al di là e al di sopra del fatto che molti si erano avvicinati al tema solo per convinzione ideale – si sono aperte sul mercato dell'edilizia nuove e interessanti prospettive di lavoro: lavoro per noi liberi professionisti che ci siamo preparati investendo non poche energie per affrontare questa sfida da qui al 2020, e
lavoro per un’importantissima fetta del settore edilizio che, in pochi anni, ha fatto grandi progressi per stare al passo nei più svariati settori e che in questi anni è sopravvissuto alla crisi del mercato dei nuovi alloggi facendo del risanamento energetico il proprio nuovo “core businnes”. Prodotti inimmaginabili solo pochi anni fa si sono affacciati prepotentemente sul mercato nel campo della serramentistica, dei laterizi,
dei materiali per la coibentazione, dell'impiantistica “tradizionale” e delle energie rinnovabili, dei sistemi di emissione, delle pompe di calore, ecc. La visita alle ormai innumerevoli fiere locali dedicate a
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AMBIENTE & BIOEDILIZIA Nella pagina di sinistra, cappotto di 20 cm di fibra di legno applicato a una villetta a Gavardo e veduta del lavoro ultimato con schermi solari orientabili sui serramenti
In questa pagina: sopra, impianto fotovoltaico e pannelli solari termici; sotto, raffronto tra indice di prestazione energetica del fabbricato prima e dopo l’intervento, con riduzione del 97%
questo tema, insieme ai necessari studi di approfondimento, hanno fatto sì che centinaia o migliaia di colleghi si muovessero con capacità discreta in questo mondo usando un nuovo linguaggio tecnico e padroneggiandolo con sicurezza. La medesima evoluzione si è naturalmente avuta in tutti gli ambiti delle libere professioni tecniche.
E
bbene, a fronte di questa incredibile e velocissim cambiamento del settore, attivamente sostenuto a livello legislativo fino a pochi anni fa,
si sta invece registrando in anni più recenti un atteggiamento che sembra andare in controtendenza e che rischia di far perdere credibilità e mandare in crisi questo settore offrendo in alternativa maggior spazio ad ambiti, fra
i quali appunto il nucleare, che non hanno a che fare con le ormai vaste richieste del mercato. La logica delle grandi centrali (non solo nucleari) risponde infatti ad una “vision” in cui in poche grandi
imprese si contenderanno il ricco business. Inoltre, mentre l’esperienza mostra con certezza che con la logica degli incentivi fiscali – sia pure migliorabili – vengono attivati notevoli capitali privati grazie anche al
fatto che migliaia (o milioni) di famiglie possono vedere concretamente ridotte dal 30 al 90% le loro bollette energetiche, non è ancora chiaro quale sia lo scenario opposto: quali sono le risorse da investire (consideIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 77
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AMBIENTE & BIOEDILIZIA Due fasi dell’inserimento delle sonde nel pozzo geotermico
rando anche la dismissione degli impianti)? A chi andranno i benefici economici? Segnali contraddittori mettono in crisi le certezze anche sugli investimenti da parte di società grandi e piccole nel campo delle energie rinnovabili. Il recente caso del conto energia non chiarito in una prospettiva lunga ma, al contrario, messo a repentaglio ad ogni rinnovo, fa temere la sua totale eliminazione o la attivazione di procedure più complesse che scoraggiano o annullano gli investimenti privati … anche se poi si riscontrano passi indietro dell’ultimo minuto a seguito delle pressioni che vengono non tanto dagli “idealisti”, ma da un mercato dell’edilizia che ha bisogno di grande concretezza. Nel 2005, all’inizio del cammino della Commissione Ambiente del Collegio Geometri, prendendo spunto da una immagine del direttore dell’Agenzia Casaclima Norbert Lantschner, avevo coniato, per un articolo apparso su questa stessa rivista, l’idea del dilemma energetico “cappotto o grappino”. Intendevo trasmettere a mia volta l’idea che non si può certo fare affidamento su una “tecnologia” di questo genere per riscaldare il nostro corpo durante l’inverno. Per non soffrire il freddo, allora, è preferibile indossare un cappotto, anche vecchio e sdrucito, ma caldo e accogliente. Abbiamo ampiamente sperimentato come un cappotto 78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
termico e una coibentazione della copertura possano portare le nostre abitazioni a risparmi energetici del 50-70%: ormai registriamo molti casi realizzati dove ci si avvicina al fatidico consumo zero. Anche interventi minori dove non è facile intervenire radicalmente con le coibentazioni (penso a palazzi con architetture particolari, penso ai problemi di decisioni condivise nei condomini, ecc.) possono conseguire risparmi importanti lavorando anche solo su serramentistica e impianti, senza parlare delle buone abitudini che – senza investimenti di rilievo – possono abbattere i consumi termici ed elettrici.
S
e intervenissimo a tappeto sul nostro patrimonio edilizio con lavori di questa natura potremmo innescare un meccanismo virtuoso in cui la prima fonte di energia che supererebbe gas, petrolio e energia nucleare, sarebbe proprio quella risparmiata con il pieno rispetto dei vari protocolli europei ed internazionali, da quello di Kioto al “20-20-20” dell’Unione Europea che prevede, entro il 2020, il 20% di riduzione delle emissioni da ottenere per il 20% con il risparmio energetico ed il 20% di energia da fonti rinnovabili. Ormai stiamo camminando – sarà legge dal 2020 – verso abitazioni a consumo zero se non, addirittura, produttrici di energia. Avremo ancora davvero necessità delle grandi centrali? ❑
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GEOLOGIA Massimo Raviglione*
I
n relazione alle recenti evoluzioni nel mondo delle opere di protezione dalla caduta massi, il presente articolo analizza l’attuale situazione tecnico – normativa delle principali opere di protezione, soffermandosi in dettaglio sull’analisi delle opere flessibili a rete comunemente denominate barriere paramassi. Inquadramento generale Le strategie per proteggere un bene soggetto a caduta massi, qualunque sia la sua entità, il suo valore economico o la sua importanza strategica, possono essere divise in due grandi categorie: • la prima di tipo gestionale, nella quale la priorità dell’operato riguarda l’attuazione di procedure operative in grado di limitare e/o abbattere il rischio legato alla caduta massi senza modificare il pericolo connesso alla caduta massi; • la seconda di tipo strutturale, nella quale l’obiettivo principale è di ridurre con “interventi strutturali” la pericolosità di un’area soggetta a caduta massi. Una classificazione più raffinata degli interventi atti ad abbattere il rischio e di quelli atti a modificare la pericolosità di un’area soggetta a caduta massi può essere così schematicamente rappresentata: * Studio tecnico dott. ing. Massimo Raviglione - Rock and SnoW Engineering e.mail studioraviglione@tin.it - ricercatore presso l’Ufficio Ricerca e Sviluppo INCOFIL Srl
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Opere passive: le barriere paramassi
Interventi gestionali Azioni e decisioni che a seguito del superamento di una determinata soglia di allarme permettono all’utente di un determinato bene di non essere esposto al pericolo dovuto alla caduta massi. A parità di pericolosità si abbatte il rischio isolando l’utente del bene dal pericolo. L’esempio classico è la chiusura di una strada sovrastata da pareti rocciose monitorate da sistemi remoti di controllo e allarme. Interventi strutturali Interventi sul territorio finalizzati a modificare la pericolosità di un’area, cioè tendenti ad abbattere la pericolosità di un’area mediante la realizzazione di opere di tipo attivo, passivo o combinate attive e passive. Opere passive Sono quell’insieme di interventi che “passivamente” si oppongono al fenomeno di caduta massi dopo che l’evento di crollo si è già manifestato, in tale ambito sono finalizzati principalmente a deviare o arrestare il moto del blocco o dei blocchi lungo la traiettoria di caduta. Opere attive Sono quell’insieme di interventi finalizzati ad applicare forze “attive” atte a stabilizzare il blocco, i blocchi o la parete rocciosa prima che avvenga l’evento di crollo e che si inneschi la dinamica di caduta massi. La scelta del tipo di intervento, ad oggi, si è orientata
nella maggior parte dei casi ad interventi strutturali rispetto a quelli gestionali. Gli interventi progettati e realizzati, quasi sempre abbinano interventi di tipo attivo in parete con interventi di tipo passivo lungo le traiettorie di caduta, ma in molti casi si riscontrano anche interventi unicamente di tipo attivo o passivo. Entrando maggiormente nello specifico degli interventi strutturali, nella tabella seguente si riporta una classificazione più dettagliata delle varie opere Attive e Passive grazie alle quali il progettista può affrontare la riduzione del pericolo e del conseguente rischio legato a una problematica di caduta massi. Sono opere passive: – la riprofilatura del versante per fermare i blocchi: berme e trincee; – il rimboschimento, che dissipa l’energia dei blocchi, ma non sempre li ferma: nuovi impianti - in-
tegrazioni e ripristini; – le barriere paramassi, che dissipano l’energia dei blocchi arrestandoli: rigide - semi rigide - deformabili; – le reti a cortina, che deviano i blocchi e li fermano al piede della parete; – le gallerie artificiali: deviano i blocchi ma non sempre li fermano; – le valli paramassi, che dissipano l’energia dei blocchi arrestandoli: terra semplice - terra rinforzata blocchi rocciosi - scogliere - muri cellulari - gabbioni. Sono opere attive: – la rimodellazione dell’assetto idrogeologico, che agisce sulle spinte idrauliche: impermeabilizzazione superficiale - drenaggi superficiali e profondi; – la rimodellazione dell’assetto morfologico, che rimuove le porzioni instabili: rimodellazione e riprofilatura del versante disgaggio manuale e meccanico - abbattimento con agenti esplosivi e non;
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GEOLOGIA Nella pagina a fronte: esempi di opere passive (a sinistra) e di opere attive (a destra). In questa pagina: esempio di crash test a caduta verticale
– il consolidamento e la protezione dell’ammasso roccioso, che applicano forze stabilizzanti: tiranti, chiodi, bulloni - iniezioni - reti e pannelli - legature e fasciature - calcestruzzo spruzzato semplice e fibrorinforzato - sottomurazioni. Le barriere paramassi Come detto in precedenza, le barriere paramassi rappresentano una soluzione di protezione passiva atta a ridurre il pericolo da fenomeni di caduta massi. L’utilizzo di tali strutture, permette la realizzazione di uno schermo flessibile atto ad intercettare e dissipare l’energia cinetica dei blocchi lungo la traiettoria di caduta. L’evoluzione tecnica delle barriere paramassi a partire dagli anni ’80 -’90 sino ad oggi ha visto in poco più di un ventennio lo stravolgimento delle possibilità energetiche e funzionali delle strutture stesse. Infatti, a partire dalle prime
barriere paramassi testate a bassa velocità e grande massa1 con carrelli ferroviari per energie prossime a circa 2.000 kJ, si è arrivati ai più moderni sistemi paramassi in grado di assorbire energie sino a 5.000 kJ testati mediante impatti ad alta velocità e piccola massa2 in campi prove opportunamente attrezzati per collaudare dinamicamente e misurare le sollecitazioni agenti. Con l’entrata in vigore a partire dal 2008 della linea guida europea ETAG27 Falling Rock Protection Kits, l’ambito normativo del mondo legato alle barriere paramassi ha visto una repentina impennata, con conseguente riverifica in vera grandezza dei sistemi paramassi, in modo da predisporli all’ottenimento del Benestare Tecnico Europeo o della Qualificazione per l’utilizzo strutturale così come indicato dalle Norme Tecniche per le costruzioni – DM Infrastrutture 14/01/20083. I sistemi o i kits sottoposti
Traiettoria di caduta verticale Test eseguito secondo le linee guida ETAG27 su barriera paramassi RAV_0/A INCOFIL Srl Energia di impatto E= m g h = 167 kJ m = massa = 480 kg g = 9,81 m/s2 h = altezza di caduta = 35,5 m da cui è possibile ricavare la velocità d’impatto pari a V=√2gh= 26,4 m/s
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alle procedure di test conformi alle linee guida ETAG27 offrono quindi ai committenti, ai progettisti ed agli utilizzatori del bene, fitness for uso cioè idoneità all’uso decisamente diversa rispetto a sistemi analoghi ma non testati secondo tali disposizioni. Oltre al valore aggiunto in termini prestazionali, grazie all’esecuzione dei crash test secondo la ETAG27 il progettista è in grado di valutare il kit non solo per le caratteristiche di lavoro dinamico in grado di dissipare secondo due livelli energetici diversi4 (energia di servizio SEL e massima MEL), ma anche rispetto alla deformazione del sistema durante l’impatto5 (maximum elongation), all’altezza del kits dopo l’arresto del blocco6 (hR residual height) e ai tempi ed alle modalità di ripristino della funzionalità del kit nella normale vita utile del sistema dopo l’installazione. Cenni e aspetti progettuali legati agli interventi con barriere paramassi L’iter progettuale degli interventi passivi con barriere paramassi, può essere semplificato e brevemente sintetizzato nello schema: A) Valutazione generale della problematica di caduta massi Analisi dei crolli storici, consultazione del catasto dei crolli e/o degli eventi (se disponibile, es. report dei massi o dei blocchi rimossi da una sede stradale), so82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
pralluoghi in sito, ispezioni in parete, prime valutazioni energetiche e traiettografiche, analisi a ritroso di eventi recenti di caduta massi (se ricostruibili mediate ad es. la valutazione della pista di discesa, dei punti di impatto sul terreno e sugli alberi, …), analisi di opere di protezione esistenti (valutazione dell’efficacia, dello stato di conservazione, …), prime valutazioni di sicurezza e di prevenzione infortuni durante le’esecuzione delle opere, ecc. … B) Progettazione interventi Analisi e studi geologici, finalizzati a classificare e delineare la problematica di caduta massi e quantificare gli input progettuali, valutazione delle traiettorie e delle energie del fenomeno di scoscendimento, mediante studi straiettografici ed energetici (generalmente mediante l’utilizzo di modelli digitali del terreno DTM e l’ausilio di particolari software 3D per la simulazione del fenomeno), valutazione della posizione, della geometria e della classe energetica della barriera, mediante idonei studi traiettografici ed energetici (generalmente mediante l’utilizzo di sezioni longitudinali ricavate dal modello digitale del terreno lungo la traiettoria di scoscendimento e l’ausilio di particolari software 2D per la simulazione del fenomeno) lungo le potenziali traiettorie di caduta, ecc. … C) Verifiche e tarature in sito
Verifica a ritroso degli studi traiettografici, eventuale esecuzione di “distacchi” pilotati per valutare e verificare in sito le dinamiche di scoscendimento, valutazioni a ritroso della posizione (disposizione della/e fila/e, sovrapposizione, schermo marginale, ecc. …) e della geometria (lunghezza della/e tratta/e, altezza di intercettazione, ecc. …) delle opere, pre-tracciamento delle barriere per la verifica della posizione e valutazione della tipologia delle opere fondazionali, ecc. … D) Verifica opere progettate Taratura del progetto a seguito delle verifiche eseguite in sito, verifica del livello energetico al livello SEL (Service Energy Level) e/o al livello MEL (Maximum Energy Level) e definizione dei relativi coefficienti di sicurezza rispetto alla classe energetica della barriera in progetto, verifica dell’altezza di intercettazione rispetto al valore di progetto e definizione dei relativi coefficienti di sicurezza rispetto all’altezza residua minima da test 7 , verifica della massima deformata da test in relazione alla posizione della barriera rispetto al bene da proteggere o alla distanza fra due schieramenti sovrapposti e definizione dei relativi coefficienti di sicurezza rispetto alla posizione di progetto, verifica della copertura del campo marginale rispetto al limite delle traiettorie marginali considerate o della sovrap-
posizione fra due schieramenti contigui rispetto alle traiettorie di scoscendimento deviate8, valutazioni ed analisi dell’inserimento delle opere nel contesto del sito (studi di impatto ambientale, …), ecc. … E) Valutazioni tecniche ed economiche delle opere in progetto Definizione dei requisiti prestazionali minimi delle barriere paramassi (normativa di riferimento, classe energetica, altezza di intercettazione, altezza residua, deformata massima, protezione dalla corrosione, …), tipologia e caratteristiche delle opere fondazionali (tipologie di fondazioni in relazione alle diverse caratteristiche geotecniche del terreno o della roccia, protezione dalla corrosione, …), valutazioni economiche delle opere (fondazioni e sovrastruttura) in relazione alle reali caratteristiche del sito, ecc. … F) Vita utile dell’opera, controlli e manutenzione Definizione della vita utile e definizione dell’iter di controllo e dell’attività manutentiva dell’opera in progetto, ecc. … G) Sicurezza e prevenzione infortuni Progetto della sicurezza in relazione alle reali problematiche del cantiere (opere in progetto) ed alle caratteristiche del sito (interferenze cantiere ‡ sito e sito ‡ cantiere).
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Considerazioni conclusive Come illustrato nel presente articolo, non esiste un’unica possibilità per gestire il rischio o ridurre la pericolosità di un’area soggetta a caduta massi. L’utilizzo di interventi di protezione attivi e/o passivi, se progettati e realizzati correttamente possono ridurre il pericolo derivante dalla caduta massi, e di conseguenza mitigarne il rischio, ma non annullarlo definitivamente. Ciò non toglie però che tutte le opere devono essere opportunamente mantenute nel tempo e/o ripristinate in
caso di impatto. Quindi in conclusione, l’effettiva riduzione della pericolosità dalla caduta massi di un’area e la conseguente mitigazione del rischio, avrà esito positivo solo se la filiera Conoscenza del fenomeno, Progettazione delle opere di protezione, Esecuzione degli interventi, Manutenzione dell’opera, sarà eseguita correttamente in tutte le sue fasi. ❑
massa pari a 50,5 t sulla struttura alla velocità di circa 8,89 m/s. 2
Esempio di test ad “alta velocità” e piccola massa, report test anno 2008, barriera RAV–5/A prodotta dalla Società INCOFIL Srl, energia di impatto testata secondo le linee guida ETAG27 pari a 2.000 kJ ottenuti per impatto di un blocco in calcestruzzo di massa pari a 4,8 t che impatta sulla struttura alla velocità di circa 29 m/s.
3
NTC/08, capitolo 11 - Materiali e prodotti per uso strutturale.
4
Da norma ETAG27 § 2.4 Characteristics of the assembled system which are relevant for the fitness for use, SEL = Service Energy Level e MEL = Maximum Energy Level, fra loro correlate dalla seguente espressione energetica MEL ≥ c x SEL con c = 3
5
Da norma ETAG27 ° 1.4.2.14. Elongation of the kit.
6
Da norma ETAG27 ° 1.4.2.16. Residual height.
7
Caratteristiche proprie del kit paramassi come da report di test per i livelli energetici SEL e MEL.
Note 1
Esempio di test a “bassa velocità” e “grande massa”, report test anno 1986, barriera Isomat 220 prodotta dalla Società Isomat Italia SpA, energia di impatto testata in assenza di normative pari a 2.000 kJ ottenuti per impatto di un carrello di
8
Lungo direzioni non corrispondenti alle traiettorie prossime alla direzione di massima pendenza.
Riferimenti bibliografici • ETAG27, Guideline for european technical approval of falling rock protection kits – ed. 01.02.2008 • Report di test barriere paramassi INCOFIL Srl (Via degli Artigiani 52 - Z.I. Cirè - Pergine Valsugana (TN) / +39.0461.534000 / e.mail info@incofil.com / website www.incofil.com) Università BTU - Brandenburgische Technische Universitat Cottbus di Cottbus (D) Laboratorio di Geologia e Geotecnica – ed. varie • Verbale di constatazione della capacità di assorbimento d’energia della barriera paramassi modello 220 Isomat Italia SpA – AUTOSTRADE - Concessioni e Costruzioni Autostrade SPA – ed. 04.04.1986.
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CONDOMINIO Da “Tutto su… il condominio” (Corriereconomia) vol. 2
Condominio, novità in arrivo Parte prima
A
ria nuova in condominio. La normativa oggi in vigore risale al 1942 e aveva bisogno di una rinfrescata; Dopo anni di discussioni, questa volta il Parlamento sembra intenzionato ad attuarla. Che cosa ambia con la legge in approvazione? La riforma del condominio è stata approvata dal Senato nella seduta del 26 gennaio. Il testo, risultante dalla sintesi di cinque disegni di legge elaborata da un comitato ristretto di senatori appartenenti alla Commissione Giustizia, è attualmente al vaglio, in sede referente, della Commissione Giustizia della Camera dei deputati, che una volta terminato l’esame la trasmetterà all’aula, per cui non è escluso che possano intervenire modifiche più o meno incisive a condizione che non ci sia uno scioglimento anticipato del Parlamento. Il provvedimento recepisce in larga misura princìpi e istituti giuridici da tempo individuati dalla pratica e sanciti dalla giurisprudenza: fra questi il supercondominio, il Consiglio di condominio, l’equiparazione dell’ascensore alle scale ai fini della ripartizione delle spese di manutenzione e ricostruzione, il riconoscimento del diritto al distacco dall’impianto centralizzato di riscaldamento e condizionamento da parte del condomino, l’elaborazione di una vera e propria casistica sintomatica di “grave irregolarità” nella gestione condominiale, la particolare atten86 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
zione riservata alla sicurezza dell’edificio e degli impianti, la regolamentazione del conflitto di interessi in capo all’amministratore: elementi tutti finalizzati a migliorare il clima condominiale attraveso una più trasparente e dettagliata definizione degli aspetti di questa particolare e diffusa comunità, e del ruolo di coloro che vi convivono o lo gestiscono. Riportiamo una sintesi delle novità, ordinate alfabeticamente per agevolare la consultazione. Amministrazione Assicurazione L’amministratore, all’atto dell’accettazione della nomina, se richiesto, deve presentare ai condomini, sotto pena di nullità della nomina stessa, una polizza di assicurazione a garanzia degli atti compiuti nell’espletamento del mandato. I massimali della polizza non possono essere inferiori all’importo dell’ultimo bilancio consuntivo approvato dall’assemblea. L’amministratore è tenuto ad adeguare i massimali qualora nel periodo del suo incarico l’assemblea deliberi lavori straordinari. L’adeguamento non deve essere inferiore all’importo di spesa deliberato e dev’essere effettuato contestualmente all’inizio dei lavori. Attribuzioni Le attribuzioni dell’amministratore si presentano notevolmente incrementate; egli, infatti, oltre a una serie di obblighi e di compiti e-
lencati nell’articolo1129 del Codice civile, deve: 1. eseguire le delibere dell’assemblea, convocarla annualmente per l’approvazione del rendiconto e curare l’osservanza del regolamento di condominio; 2. disciplinare l’uso delle cose comuni e la funzione dei servizi nell’interesse comune, in modo che ne sia assicurato il miglior godimento a ciascuno dei condomini; 3. riscuotere i contributi condominiali ed erogare le spese occorrenti alla manutenzione ordinaria delle parti comuni dell’edificio e all’esercizio dei servizi comuni; 4. compiere gli atti conservativi dei diritti inerenti alle parti comuni dell’edificio; 5. eseguire gli adempimenti fiscali; 6. curare la tenuta dei registri condominiali; 7. provvedere all’affissione degli atti di cui all’articolo1117-ter del Codice civile (modifica alla destinazione delle parti comuni); 8. fornire al condomino che ne faccia richiesta l’attestazione relativa allo stato dei pagamenti degli oneri condominiali e delle eventuali liti in corso. Compenso L’amministratore ha diritto al compenso per il compimento delle operazioni di presentazione del rendiconto e di successione nell’incarico, da eseguire entro i venti giorni successivi alla cessazione dell’incarico, salvo diversa deliberazione.
Dati Aggiornamento L’amministratore, entro dieci giorni dall’accettazione della nomina, deve provvedere all’aggiornamento dei dati del Registro (vedi la relativa voce). Comunicazione Contestualmente all’accettazione della nomina e a ogni rinnovo dell’incarico, l’amministratore deve comunicare all’assemblea i propri dati anagrafici e professionali, il codice fiscale, o, se si tratta di società, anche la sede legale e la denominazione, nonché l’ubicazione, la denominazione e il codice fiscale degli altri condomìni eventualmente amministrati, il locale in cui si trovano i registri condominiali, nonché i giorni e le ore in cui ogni interessato, previa richiesta all’amministratore, può prenderne gratuitamente visione e ottenere, previo rimborso della spesa, copia dell’originale firmata dall’amministratore. Affissione Nel luogo di accesso al condominio o di maggior uso comune, accessibile anche ai terzi (di regola l’androne), dev’essere affissa l’indicazione delle generalità e dei recapiti, anche telefonici, dell’amministratore. Se manca l’amministratore vi devono essere affissi generalità e recapiti, anche telefonici, della persona che svolge funzioni analoghe a quelle dell’amministratore. Durata dell’incarico L’incarico di amministratore ha una durata di due anni,
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CONDOMINIO
salvo diversa espressa delibera dell’assemblea, e s’intende rinnovato per tale durata. Nomina Fermo restando che l’amministratore viene nominato se i condomini sono più di quattro, la riforma stabilisce che, se l’assemblea non provvede alla nomina (occorre il voto favorevole della maggioranza degli intervenuti, in rappresentanza di almeno 500 millesimi), vi fa luogo il Tribunale, su ricorso anche di un solo condomino. Registro La Riforma introduce il registro degli amministratori di condominio, tenuto dalla Camera di commercio. Il registro è pubblico; chiunque, infatti, può accedere ai dati in esso contenuti e ottenere copia conforme previo rimborso delle spese. Iscrizione L’iscrizione nel registro, da effettuare presso la Camera di commercio della provincia in cui è ubicato il condominio, è obbligatoria, deve avvenire prima dell’esercizio dell’attività e dev’essere comunicata al condominio amministrato. Per essere iscritto nel registro interessato deve indicare i propri dati anagrafici e il codice fiscale (se si tratta di società la sede legale e la denominazione), nonché l’ubicazione e il codice fiscale dei condomìni amministrati. Ai fini dell’iscrizione e dei successivo aggiornamento del registro, gli interessati devono altresì di-
chiarare che non sussistono, né sono sopravvenute, condizioni ostative all’iscrizione (se si tratta di società, la dichiarazione deve essere rilasciata da coloro che, nell’ambito della stessa, svolgono funzioni di direzione e amministrazione). Non possono essere iscritti al registro coloro che, fatti salvi gli effetti della riabilitazione, sono stati condannati con sentenza irrevocabile: a. alla reclusione non inferiore a due anni per un delitto non colposo contro la
pubblica amministrazione, contro la fede pubblica o contro il patrimonio; b. alla reclusione per un delitto non colposo contro il patrimonio commesso nell’esercizio dell’attività di amministratore di condominio. Nel registro sono indicati, oltre ai dati di cui sopra, la data di iscrizione nel registro stesso, i dati relativi alle nomine e alla cessazione degli incarichi, nonché tutte le ulteriori variazioni. I dati contenuti nel registro sono
gestiti con modalità informatizzate e consentono la ricerca sia per nome dell’amministratore, sia per denominazione e indirizzo del condominio. Chiunque può accedere ai predetti dati e ottenerne copia conforme previo rimborso delle spese. L’iscrizione nel registro comporta il pagamento annuale di un diritto di segreteria. Sanzioni L’esercizio dell’attività di amministratore, in mancanza di iscrizione nel registro, o in caso di omessa o inesatta comunicazione dei dati richiesti per l’iscrizione, non dà diritto a compenso per tutte le attività svolte a decorrere dal momento in cui l’iscrizione risulta irregolare e comporta la sanzione amministrativa da 200 a 1.000 euro (da 2.000 a 10.000 euro in caso di esercizio dell’attività in sorma societaria). La reiterazione della violazione comporta anche la perdita della capacità di essere iscritti nell’elenco per i cinque anni successivi. Le sanzioni sono irrogate dalla Camera di commercio. Amministratore-condomino La normativa che precede non si applica al condomino che svolga la funzione di amministratore limitatamente al proprio condominio. In tal caso l’interessato dve comunicare la denominazione e l’ubicazione del condomino, i propri dati anagrafici e il codice fiscale, l’insussistenza di condizioni ostative all’iscrizione nel registro, nonché la data di inizio e di cessazione dell’incarico, afIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 87
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CONDOMINIO
finché tali dati siano separatamente riportati nel registro. Gli effetti della nomina decorrono dalla data dell’avvenuta comunicazione. In mancanza, sono applicabili le sanzioni di cui sopra. Norma transitoria Coloro che, all’entrata in vigore della legge, risulteranno esercitare l’attività di amministratore di condominio, avranno 90 giorni per mettersi in regola. Revoca L’amministratore può essere revocato in ogni tempo dall’assemblea con il voto favorevole della maggioranza degli intervenuti, in rappresentanza di almeno 500 millesimi. Può altresì essere revocato dal Tribunale, su ricorso di ciascun condomino nei seguenti casi: 1. se non comunica senza indugio all’assemblea di aver ricevuto la notifica di una citazione o di un altro provvedimento che esorbita dalle sue attribuzioni; 2. se non rende il conto della gestione; 3. se vi sono fondati sospetti di gravi irregolarità. La norma elenca una serie di comportamenti, desunti dalla giurisprudenza formatasi sull’argomento e riguardabili come “grave irregolarità”; essi sono, oltre alla comunicazione di notizie incomplete o inesatte: a. il ripetuto rifiuto di convocare l’assemblea per la nomina del nuovo amministratore o negli altri casi previsti dalla legge; b. la mancata esecuzione di provvedimenti giudiziari e 88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
amministrativi, nonché di delibere dell’assemblea; c. la mancata apertura e utilizzazione del conto corrente condominiale; d. la gestione secondo modalità che generano possibilità di confusione tra il patrimonio del condominio e il patrimonio personale dell’amministratore o di altri condomini; e. l’aver acconsentito, con dolo o colpa, alla cancella zione delle formalità eseguite nei registri immobiliari a tutela dei diritti del condominio; f. l’aver omesso di agire nel previsto termine per la riscossione forzosa delle somme dovute al condominio e avere omesso di curare diligentemente l’azione e la conseguente esecuzione coattiva; g. L’inottemperanza agli obblighi in materia di destinazione d’uso e di inteventi urgenti a tutela della sicurezza e della salubrità dell’edificio e degli impianti; h. la mancata comunicazione dei dati o la loro incompletezza o inesattezza; i. l’inerzia di fronte a situazioni che richiedono il suo intervento per la sicurezza. Sulla revoca dell’amministratore il Tribunale provvede in camera di consiglio con decreto motivato, sentito l’amministratore in contraddittorio con il ricorrente. Amministrazione Qualora non si prendano provvedimenti per l’amministrazione delle parti comuni, ciscun condomino,
previa diffida all’amministratore o, in mancanza, a tutti gli altri condomini, può ricorrere al Tribunale, che provvede in camera di consiglio. Il Tribunale può anche autorizzare l’esecuzione degli interventi opportuni e la ripartizione delle spese. Antenna Autonoma L’installazione di un impianto autonomo per la ricezione radiotelevisiva e per l’accesso a qualunque altro genere di flusso informativo, anche da satellite o via cavo, e il relativo collegamento fino al punto di diramazione per la singola utenza, dev’essere realizzata in modo da recare il minor pregiudizio alle parti comuni e alle unità immobiliari di proprietà esclusiva coinvolte, salvo quanto previsto in materia di reti pubbliche.
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e si rendono necessarie modifiche delle parti comuni, l’interessato ne deve dare comunicazione all’amministratore, indicando il contenuto specifico e le modalità degli interventi. L’assemble apuò prescrivere, con il voto favorevole della maggioranza degli intervenuti, in rappresentanza di almeno 667 millesimi, adeguate modalità alternative di esecuzione o imporre cautele a salvaguardia della stabilità, della sicurezza e del decoro architettonico dell’edificio. L’assemblea può anche, con la stessa maggioranza, subordinare l’esecuzione della modifica alla presta-
zione, da parte dell’interessato, di idonea granzia per eventuali danni. I condomini o i loro aventi causa devono consentire l’accesso alla loro proprietà esclusiva, se ciò è necessario per la progettazione e per l’esecuzione delle opere. In caso d’impedimento all’accesso o di richiesta di garanzia eccessivamente onerosa, il giudice provvede anche in via di urgenza. L’interessato e i suoi aventi causa sono tenuti a farsi carico delle spese di ripristino delle cose altrui nel caso di sopravvenuta impossibilità di uso dell’impianto o di rimozione dello stesso. Centralizzata L’installazione di un impianto centralizzato per la ricezione radiotelevisiva e per l’accesso a qualunque altro genere di flusso informativo, anche da satellite o via cavo, e i relativi collegamenti fino alla diramazione per le singole utenze, potrà essere deliberata con il voto favorevole della maggioranza degli intervenuti all’assemblea (anziché un terzo dei partecipanti al condominio, come avviene attualmente), in rappresentanza di almeno 334 millesimi, a condizione, però, che l’assemble avenga convocata seguendo forme e termine previsti dal secondo comma dell’articolo 1117-ter del Codice civile. (Fine prima parte)
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La Leonessa e il tricolore: Brescia durante il Risorgimento - 2 Vittorio Nichilo
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1861 - 2011 150° anniversario Unità d’Italia
li eroi servono alla storia come i miracoli alla vita quotidiana: difatti sono rari, per questo sono memorabili. Tra i personaggi che hanno fatto il nostro Risorgimento abbiamo avuto imperatori, re, generali, che di solito andiamo a vedere nei musei, rigidi nel loro polveroso contegno, dimenticati se non fosse per la memoria che se ne fa di tanto in tanto in convegni o in titolazioni di vie. Sfuggito a questa logica che divora con mascelle leonine per-
sone e date, c’è un uomo affascinante, capace, ad un secolo e più dalla morte, di far ancora tendenza, di essere pietra di scandalo, di turbare o esaltare sonni e sogni di noi che, comuni mortali, ci arrabattiamo tra politichese e realtà di tutti i giorni: Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi. Qualcuno cerca di cancellarne la memoria, magari levandone il nome dalle piazze, ma lui no, lui è più forte di tutte le nostre infedeltà: occhieggia dalle scatole dei sigari, si accende nelle nostre menti alla vista di una camicia rossa, ha legato il suo nome ai bersaglieri, uno dei reparti italiani più amati, scippandone la paternità effettiva al generale Lamarmora, vive nelle canzoni pop. Su Giuseppe Garibaldi da Nizza è stato scritto tutto ed il suo contrario ma con Brescia che rapporto ebbe? E che rapporto ebbero i bresciani con Garibaldi? Un rapporto pas90 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
sionale, cuore e testa insieme, al punto che pensare di cancellare Garibaldi dalla nostra storia locale vorrebbe dire segare via, con miope rozzezza, un pezzo di genuina brescianità. Andiamo però per ordine, partendo dal monumento a Brescia, in piazza Garibaldi. L’8 settembre 1889 Giuseppe Cesare Abba, scrittore garibaldino che avrebbe scelto Brescia come sua città, inaugurava la statua equestre di Garibaldi, opera del leccese Eugenio Maccagni. Non era l’unica statua dell’eroe nel Bresciano. Ad Iseo, per altro, gli era stato dedicato il primo monumento d’Italia l’11 novembre 1883, a poco più di un anno dalla scomparsa. La statua di Brescia aveva però un valore ben preciso: indicava il punto da cui Garibaldi era entrato nella nostra città, il 13 giugno 1859, alcuni prima del re Vittorio Emanuele. Maccagni lo rappresentò un po’ eroe classico a cavallo, un po’ guerrigliero sudamericano, con quel misto calcolato di trasandata accortezza che faceva sussultare di passione il cuore delle italiane ed incendiare alla lotta quello degli italiani. Il leone alla base del monumento non era del resto scelto a caso: diversi biografi avevano paragonato il nizzardo al coraggioso animale, utilizzando spesso l’aggettivo leonino, oltre che per il valore militare anche per descrivere i suoi capelli lunghi, biondi in gioventù, che, uniti agli occhi azzurri, lo rendevano irresistibile. L’incontro tra Brescia e Garibaldi sarebbe potuto avvenire già nel 1848, durante la prima guerra di indipendenza, nel luglio dopo la sconfitta di Custoza. Il generale arrivato a Bergamo decise però di ripiegare su Como, vista l’evoluzione degli eventi bellici. Il 13 giugno 1859 viene dunque accolto, come detto, a porta san Giovanni, l’odierna piazza Garibaldi, con entusiasmo che l’eroe definirà “bresciano cioè unico!”. Raccontano che dormì in una bottega a Sant’Eufemia, su un tavolaccio particolare che accrebbe l’aura di laica santità
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CULTURA La “Battaglia di Bezzecca” in un dipinto di autore ignoto; sotto: il monumento a Giuseppe Garibaldi inaugurato, primo in Italia, a Iseo l’11 novembre 1883, meno di un anno e mezzo dopo la morte dell’“Eroe dei due Mondi”
che già aleggiava sul personaggio. Giusto il tempo per rifiatare e via, verso la battaglia di Treponti, degno prologo a San Martino e Solferino, con uno scontro durato dalle 7 del mattino alle 14, dove riuscì a tenere la posizione nonostante inferiorità di mezzi ed uomini. Mentre Vittorio Emanuele II e Napoleone III combattevano tra le colline del basso Garda, Garibaldi si muoveva da Paitone a Gavardo quindi a Salò, al passo di Sant’Eusebio e poi in Valcamonica, ritirandosi a Edolo, Breno e Lovere. La seconda guerra di indipendenza però rimaneva una partita aperta e l’armistizio che dava la Lombardia ai Savoia fu solo una pausa, pausa in cui Garibaldi non stette fermo: nella sua mente l’impresa della liberazione del Sud. Il comune di Brescia nel frattempo, il 10 aprile, gli concedeva, tra l’altro, la cittadinanza onoraria per compensarlo del passaggio della sua 92 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
Nizza alla Francia. E, come suo solito, il commento fu entusiastico, rispondendo che "Se vi è una cittadinanza di cui possa onorarsi un individuo ed andarne superbo essa è ben quella della città di Brescia". L’11 maggio di quell’anno Garibaldi sbarcava a Marsala, dove numerosi furono i bresciani, partiti volontari: ben sessantuno. Dopo quelle giornate memorabili il generale sarebbe ritornato nel Bresciano. Particolarmente significativo il 1862, anno che vide Garibaldi soggiornare in diverse località, da villa Facchi a Mompiano a villa Fenaroli a Rezzato. Si divise tra molteplici impegni, tra i quali spiccarono l’inaugurazione della società operaia di Brescia, di cui accettò la presidenza onoraria come per altro quella di Salò, e l’apertura di diversi poligoni per il tiro a segno in provincia. Il sospetto, per altro fondato, delle autorità era che tutto questo attivismo fosse finalizzato ad una spedizione verso il Trentino, di fatto tentata proprio in quel 1862 e nel 1864. Garibaldi sarebbe ritornato a Brescia, in occasione della terza guerra di indipendenza, il 17 giugno 1866, convergendo verso l’alto Garda, verso l’allora confine austriaco: l’eroe sarebbe stato ferito il 3 luglio successivo nelle gloriosa giornata di Montesuello e la giornata ricordata da un apposito sacrario. Il vecchio leone si sarebbe ricordato di Brescia anche negli ultimi giorni a Caprera
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CULTURA Il manifesto annunciante l’inaugurazione del monumento a Giuseppe Garibaldi nella piazza principale di Iseo
Lo scontro tra Garibaldini e Austriaci a Ponte Caffaro
pensatore fondamentale per Garibaldi ma non solo: voleva dire vivere ideali con la passione di Garibaldi che mazziniano fu ma non solo, perché fu innanzitutto Garibaldi. I garibaldini bresciani furono l’espressione di un movimento popolare: si andava da Gian Maria Archetti, notaio, o Giovanni Foresti, ingegnere ferroviario, a Stefano Antonelli, garzone di un panettiere e Michelangelo Scarpari, stradino; varie le età che spaziavano da Paolo Ferrari, classe 1820 a Giacomo Terzi, classe 1847, un tredicenne partito da Capriolo per Milazzo dove fu fatto prigioniero dai borbonici. Avventurose anche le vicende personali come la vita di Ernesto della Torre di Adro che sarebbe ri-
scrivendo "Io fui ferito nella difesa delle vostre valli, ferita e reminescenza sono le più gloriose della mia vita". Chi erano i bresciani che avevano seguito Garibaldi? Forte l’impressione lasciata in vita ed in morte nella nostra provincia, con la sequela di targhe, monumenti e titolazioni di asili ed edifici. L’epopea garibaldina visse anche nei nomi: chi da allora a Brescia non ebbe almeno un’Anita o un Giuseppe Cesare in famiglia? Diversi bresciani parteciparono alla campagna del Sud ma anche alle successive del Trentino. Essere garibaldino voleva dire avere simpatie per Mazzini,
masto ad abitare a Napoli, dove avrebbe aperto una celebre tipografia e che, alla morte, sarebbe stato onorato con il lutto cittadino, o Giuseppe Barboglio da Camignone, che a Lugano cospirava e giocava a calcio con Mazzini e che sarebbe stato l’ultimo bresciano dei Mille a spegnersi, nel 1919, seguito poche ore dopo dal figlio Liberto, comandante del 54° fanteria e tra coloro che avevano riportato Gorizia all’Italia nella prima guerra mondiale. Un’esperienza unica quella garibaldina, un’ebbrezza ideale che, comunque la si voglia giudicare rimase impressa a caratteri di fuoco in chi l’aveva vissuta. Cesare Scaluggia da Cailina di Villa Carcina, che era stato tra i Mille della spedizione in Sicilia, tornato alla vita di sempre, con i suoi ritmi prosaici, preferì lasciarsi morire un po’ per volta, anziché vivere nei ricordi sempre più lontani di quelle giornate memorabili. ❑
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La grande impresa dei vecchi ponti Franco Robecchi
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ponti sono strutture affascinanti. Hanno sempre suggerito la sensazione della potenza costruttiva dell’uomo, quasi indipendentemente dalla loro dimensione. Il solo fatto di interrompere un veto naturale al cammino, di consentire, come per miracolo, quello che appariva impossibile, attraversare un fiume, scavalcare un avvallamento, ha sempre provocato uno stupore che si avvicinava allo sconcerto. Non casualmente molti sono i ponti che sono stati chiamati “ponte del diavolo”, poiché l’opera è spesso stata vista come una sfida troppo spinta alla natura, all’ordine delle cose. Gli edifici abitativi o destinati ad altre funzioni sono spesso apparsi stupefacenti, soprattutto quando erano imponenti, come il Colosseo o le piramidi, ma non davano la sensazione di sfidare le forze della natura. Il ponte, invece, entra in un braccio di ferro sistematico con il vuoto sottostante e con il fiume, sfidandone le sfuriate, le piene, le correnti, gli urti di onde e alberi trascinati dalla corrente contro le pile. La forza strutturale del ponte è evidente, mentre non sempre è altrettanto in un edificio. La storia di
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queste strutture è appassionante e ha segnato l’evolversi della civiltà. Non si ha notizia di strutture significative di questo tipo prima della grande stagione romana. E invece è proprio con riferimento ai ponti che appare uno dei pochissimi nomi di ingegneri dell’intera storia romana. La Colonna traiana riporta, nel lungo film della narrazione a bassorilievo, la scena della costruzione del ponte sul Danubio, opera, appunto, firmata dal costruttore: Apollodoro di Damasco, progettista anche del Foro di Traiano, in Roma. La conoscenza del nome del progettista di un’opera architettonica o ingegneristica è rarissima, nell’antichità. Il fatto che, invece, proprio per un ponte emerga, dal generale anonimato, il nome dell’autore è un dato rivelatore sulla eccezioanlità di questo tipo di strutture. I ponti romani hanno costituito un esempio straordinario della capacità costruttiva di duemila anni fa. Il Pont du Gard, nel sud della Francia è un’opera che ancora oggi lascia esterrefatti. Il ponte, ovviamente in pietra, scavalca l’avvallamento, e il fiume Gardon che vi scorre, con una tripla serie di arcate sovrapposte.
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CULTURA A sinistra: il Ponte di Rialto a Venezia, uno dei massimi capolavori di questa tipologia. A destra: il Ponte di Bassano del Grappa, in legno.
Sotto la più bassa scorre il fiume, entro la seconda si ha la strada e dentro la terza, costituita da archetti, scorre l’acquedotto. Il ponte è lungo 275 metri ed è alto 49 metri. Oltre questo capolavoro ingegneristico, ponti romani sono presenti in numerosissime città del Mediterraneo e d’Europa. Anche il Ponte Crotte di Brescia, si dice poggi su strutture romane e forse anche il ponte di Pontenove, sul Chiese, anche se pare che il ponte romano fosse un poco discosto e di legno. I grandi ponti hanno costituito la forma stessa di molte città importanti, che, come spesso è avvenuto, proprio su fiumi sono state fondate: da Roma a Parigi, da Londra a Vienna, a Budapest, da Firenze a Venezia, che è su un fiume-mare. Il suo ponte di Rialto è uno dei grandi capolavori della storia umana. Se i ponti barocchi hanno costituito un capitolo altissimo della storia urbana europea, con grandi esempi di splendida immagine, è ancora al Settecento che va assegnato un ponte molto particolare, che ha sempre destato la curiosità e l’ammirazione: il ponte di Bassano del Grappa. Fu
progettato, originariamente, dal Palladio, ma infine fu ricostruito, a metà del XVIII secolo, dall’ingegnere Bartolomeo Ferracina, che fu anche consulente per il restauro della Loggia di Brescia. La sua notorietà per la canzone che lo cita e la distilleria di grappa che è al suo imbocco non hanno offuscato il suo fascino. Rimanendo in Lombardia non si può dimenticare il ponte di Pavia, che, benché ricostruito ad imitazione delle forme antiche, dopo i bombardamenti dell’ultima guerra, dà perfettamente l’idea della bella struttura di un ponte coperto, come quello di Bassano e come il celebre Ponte Vecchio di Firenze, che è parzialmente coperto, nelle fasce occupate da botteghe. La grande stagione moderna dei ponti prende avvio con le prime sperimentazioni ingegneristiche dell’uso del ferro, inizialmente la ghisa. A partire dal ponte inglese sul Severn, del 1779, si è avuta una cavalcata costruttiva che è andata crescendo, in un esaltante cammino delle capacità costruttive della civiltà contemporanea. Anche in quella fase la sperimentazione dei nuovi materiali, passò soprattutto attraverso la costruzione di ponti,
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CULTURA Il Tower Bridge sul Tamigi di Londra. Sotto, il Ponte Alessandro III di Parigi.
dove la grande nemica della statica, la trazione, poteva essere finalmente contrastata. Si doveva fare appello al caro, vecchio legno, per avere qualche suggerimento dovuto alla millenaria esperienza, ma la scala delle nuove forze in gioco era enormemente moltiplicata. Se i primi ponti, della fine Settecento e del primissimo Ottocento, applicavano ancora lo schema dell’arco, anche con l’uso della ghisa, furono i ponti sospesi a sfruttare la grande novità della resistenza a trazione del ferro. Mentre in Italia, ancora negli anni Venti e Trenta dell’Ottocento, si iniziava ad usare il ferro per ponti ad arco, già i ponti a trazione facevano la loro comparsa dal 96 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
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CULTURA Il Ponte di Brooklyn, in due vedute, aerea e ravvicinata.
1817, prima in Gran Bretagna e poi in Francia. Un precursore del ponte basato sulla sollecitazione a trazione del ferro era stato l’antico ponte medievale, che, come è noto, era basato sulla lastra di in legno di transito sostenuta, almeno nella fase dinamica, da due catene tese fra l’estremità del piano e le travi che si reclinavano a sbalzo o le carrucole di scorrimento. Nel 1616 Fausto Veranzio e nel 1721 Fischer Von Erlach avevano tracciato disegni che si basavano sul sostegno di impalcati di ponti con catene e funi, magari riferendosi ad esempi esotici e primitivi, dove la fune era di fibre vegetali. L’ingegnere francese Emiland Gauthey inserì i nuovi ponti nel suo trattato del 1809-1813, Traité de la construction des ponts. In Italia un ponte a catene fu costruito a Fornoli, Bagni di Lucca, fra il 1844 e il 1860, ed è ancora è visibile. Gli statunitensi furono precoci interpreti della nuova tipologia dei ponti sospesi, ma anche di ponti ad arco, mentre l’Inghilterra continuava a dettare legge. Le metropoli mondiali, che non mancano quasi mai di un grande fiume, ebbero modo di sfoggiare la propria potenza con strutture imponenti e di forte impatto, anche psicologico. Da New York a Budapest, da Londra a Parigi l’audacia modernista dei grandi ponti esplose. Il Tower Bridge di Londra, imponente e aulico, fu inaugurato nel 1894 dal re Edoardo VII. È opera di Horace Jones e Wolfe Barry. Il ponte ha un IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2 - 97
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CULTURA Il progetto di Eiffel per il ponte del Garabit. Sotto l’arcata del ponte sono disegnate, sovrapposte, Notre Dame de Paris e la Colonna di Place Vandôme, per rendere palpabili le dimensioni della struttura. In basso, il ponte del Garabit in costruzione.
doppio collegamento, nella parte centrale, fra le massicce torri. La porzione del primo livello, che costituisce la carreggiata veicolare, è mobile, per consentire il passaggio lungo il fiume delle navi. Invece, il collegamento del livello più alto è fisso, ma, ovviamente, non riguarda i veicoli. Le porzioni laterali del ponte sono sospese a cavi. Il Ponte di Brooklyn fu lanciato sull’East River per collegare le due zone di New York. Venne iniziato, su progettato dall’ingegnere John Roebling, nel 1870 e aperto nel 1883. Come nel caso londinese, il ponte abbina forme antiche, in questo caso gotiche, alla modernità delle funi di sostegno. Parigi costruì l’ennesimo ponte sulla Senna per l’Esposizione universale del 1900, in asse con il Trocadéro e con la Tour Eiffel. Opera di Jean Résal e Amédée Alby, il ponte fu intitolato allo zar Alessandro III, che lo aveva donato. Il ponte ha la leggiadria del momento Liberty, con i pilastri delle testate sormontati da fastose statue dorate e oggi costituisce uno degli elementi più attraenti fra i molti di cui è ricca la capitale francese. La Lombardia non è dotata di grandi fiumi e anche una 98 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
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CULTURA In basso, il ponte lombardo di Paderno d’Adda.
grande “capitale” come Milano non gode della collocazione su un rilevante corso d’acqua. Neppure il Po è dotato di importanti strutture di questo genere, salvo in Torino. Tuttavia, chi voglia toccare con mano, in Lombardia, un bell’esempio di ponte ottocentesco, può andare a Paderno d’Adda, dove tuttora esiste il ponte che fu costruito nel 1889, lo stesso anno della Tour Eiffel. Il ponte, chiamato anche Ponte San Michele, fu progettato dallo svizzero Jules Röthlisberger. È posto a 85 metri sopra l’Adda. Il modello è quello tracciato, appunto da Eiffel, per il suo Ponte sul Garabit, del 1884. Si basa su una grande arcata, dalla luce di 151 metri, in travatura reticolare d’acciaio, sulla quale poggia la travata, sempre a traliccio, lunga 266 metri, sostenuta da piedritti che poggiano sull’arco e sulla terra. È un ponte a due livelli di percorribilità: ferroviaria e per veicoli su gomma. Il Novecento e l’attualità hanno fatto esplodere anche l’estetica dei grandi ponti, alcuni dei quali sono dei veri capolavori architettonici. Ma questa è un’altra storia, che si potrà illustrare prossimamente. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2 - 99
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ETICA PROFESSIONALE Guido Maffioletti
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entare di esprimere un concetto alquanto astratto, come quello usato nel titolo del presente scritto, potrebbe passare per qualcosa di enorme, in un contesto di persone anziane dedite ormai a quelle piccole gioie che ancora procurano il gusto della vita. Ai curatori delle istituzioni, in genere, potrebbero infastidire alcune osservazioni non proprio canoniche rilevate da individui non in linea con le politiche ufficiali conclamate dai mezzi di comunicazione autorizzati. Ai più, passerebbe direttamente nell’archivio della nostra rivista senza che se ne accorgano, ma pochi curiosi troverebbero qualche beneficio spirituale nello scoprire l’esistenza di un comune patrimonio culturale, specificatamente italiano. L’inizio di quest’anno sabbatico italico, festeggiato il 17 marzo in forma ufficiale, ha riproposto un nuovo modo per molti, ma genuino per alcuni di riconoscersi coautori di un’unica storia mondiale ancora in corso di costruzione, per quanto ci riguarda. Partendo dalle scuole classiche, scientifiche e poi tecniche e professionali, in 2500 anni circa ci si è ritrovati con una bandiera tricolore, un inno nazionale, una lingua e soprattutto un modo di vivere “made in Italy” che ci è invidiato, copiato ma non capito, a volte, anche da noi stessi. I nostri bisnonni, dopo aver condiviso i sacrifici del Ri100 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
Il culto italico
sorgimento, sono ripartiti al di là delle montagne e dei mari, per procurarsi un miglioramento economico necessario alla sopravvivenza loro e dei propri familiari. Avevano solo le mani, la testa ed il cuore grandi a sufficienza per emergere e farsi onore. Molti ce l’hanno fatta, alcuni in modo eccellente, pochi da malandrini, una minoranza fisiologica. Ciò che li distingueva era l’inventiva, l’appartenenza, la dedizione al formarsi una nuova vita indipendente, poco propensi a chiedere l’aiuto delle istituzioni al Nord, alquanto assuefatti al Centro e molto portati al Sud, comunque inconsciamente coesi da quel “Genio italico” riconosciutoci dagli altri popoli. Ora, in questi tempi scombussolati sia dalla natura fisica che da quella umana: vedi terremoti, maremoti, centrali nucleari in fusione e migrazioni africane nel Mediterraneo suffragate da “guerre intelligenti” pretendere di crearsi un posto sicuro dove formarsi e progredire sembra un’utopia fantastica proposta dai soliti noti dediti ad incrementare i propri personali interessi, incuranti dei segni apocalittici in corso d’opera speculando biecamente con le necessità quotidiane della gente. A questi ultimi, poco importa del loro e del nostro futuro. Vivono alla giornata sfruttando tutto ciò che si può arraffare e godendo dell’indebitamento materiale e
culturale di milioni di persone sparse sul pianeta. La loro rovina e quella di chi gli vive accanto è solo un segno della propria nefanda potenza e se ne fanno una ragione di vanto. Per loro fortuna e nostra, i tempi attuali sono propizi per la manifestazione delle loro aberrazioni e per la nostra salvaguardia. Le varie associazioni di volontariato si contattano in modo efficiente con l’espandersi della tecnologia digitalizzata, creando rapidamente gruppi di pronto intervento in casi d’emergenza sui quali può contare la Pubblica Amministrazione. La costante dedizione al proprio giardino e a quello del vicino crea una forte e radicata espansione dell’interesse sociale per la cura del proprio territorio e di quello dei propri confinanti. La partecipazione dal basso alla vita pubblica non è coartata, ma spontanea e sincera nel proseguire il bene comune e alquanto determinata nel volerlo raggiungere in tempi stretti e concretamente. Di generazione in generazione, anche noi geometri abbiamo osservato, letto e ben conosciuto il nostro “Codice deontologico” chi più chi meno, e sappiamo che lì sta scritto la maggior parte delle nostre norme e regole di comportamento professionale. Chi intende entrare nel nostro ordinamento, come in qualsiasi altro, d’altra parte, non può esimersi dal posse-
dere, leggere, comprendere e applicare nella propria vita professionale, il contenuto del Codice d’appartenenza. Solo chi comprendere è poi in grado di mettere in pratica i contenuti etici dei nostri predecessori e solo coloro che si dedicano in modo appassionato raggiungono gli obiettivi indicati in quel testo scritto. Coloro che scelgono una libera professione, piano piano, nel tempo diventano sempre più consapevoli del loro posto nel sociale più o meno armonico nel quale vivono ed operano, oggi come ieri.
L’
esperienza insegna che il nostro lavoro possiede la creatività, come segno distintivo qualitativo. Tale creatività si manifesta nei rapporti umani quotidiani che avvengono nei posti di lavoro, quali: gli studi professionali, i lavori di gruppo, nei cantieri esecutivi, nei convegni di categoria e pure in famiglia e nel sociale in genere. La creatività consiste nel saper correttamente mettere nella giusta relazione le persone e le cose, i ruoli e le funzioni, le istituzioni e le associazioni in modo che un’amalgama vivente progredisca sapiente verso un futuro migliore. Purtroppo, il nulla e ancor prima, la distruzione, fanno parte di questo ciclo creativo umano. All’inizio di una fase creativa, l’entusiasmo giovanile ci fa da potenziale energetico, disponibile a superare
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ETICA PROFESSIONALE
qualsiasi ostacolo vero o presunto; si va spediti, si compete in tutti i modi, leciti e non leciti, nulla ci ferma e nessuno ci distrugge…. sembra. Infatti ci stiamo distruggendo per conto nostro perché siamo partiti guardando soltanto la copertina illustrata del nostro libro della vita. Inconsci abbiamo abusato dei malefici prodotti propinateci con astuzia e abbiamo misconosciuto i molti benefici che ci si offrivano gratuitamente. I nostri genitori, i nostri pro-
fessori, i nostri esperti non hanno avuto l’abilità di condurci, passo passo, nella procedura in uso negli ambienti di lavoro, d’altra parte non se ne può far loro una colpa, dato che questi ambienti a loro, in genere, erano sconosciuti o fortemente cambiati nel corso degli anni.
A
llora noi, giovani apprendisti d’ufficio, affiancati all’esperto operatore, gli abbiamo quasi succhiato il suo modo di fare non solo copiandolo ma modificandolo
e adattandolo alle diverse occasioni che si presentavano. In quei primi cinque o sei anni di praticantato abbiamo metabolizzato un gran numero di saperi tecnici quali il disegno, il rilievo, la contabilità. I rapporti sociali li abbiamo sviluppati sfruttando la precarietà del nostro lavoro, cambiando spesso posti di lavoro, ambienti e studi professionali. La voglia di conoscere non ci abbandonava mai e così si cresceva. A metà degli anni sessanta ci
toccò sperimentare un periodo di crisi del mercato e una conseguente mancanza di lavoro. Il nostro stipendio fu ridotto ad un terzo e garantito solo per un anno. Era la constatazione che un periodo creato era terminato. Finito! Dal bagaglio della nostra breve esperienza lavorativa, tirammo fuori il nostro diploma di geometra ed il nostro precariato e ci iscrivemmo al Collegio dei Geometri della Provincia. ❑
Il mondo di B. Bat.
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a cura del geom. Alfredo Dellaglio
Unica impresa. Nomina del Coordinatore in fase di progettazione e coordinatore in fase di esecuzione Devo far applicare la guaina bituminosa su un tetto: nel cantiere è prevista un’unica impresa e l’entità dei lavori è inferiore a 200 uomini/giorni. Chiaramente siamo in presenza di caduta dall’alto. Il committente ha l’obbligo di nominare il coordinatore durante la progettazione dell’opera oppure è obbligato a nominare solo il Coordinatore durante l’esecuzione? Deve essere eseguita inoltre la notifica preliminare? geom. P.G. Nella fattispecie in cui è configurato il quesito, il committente, essendo in presenza di unica impresa, indipendentemente dalla natura dei lavori e indipendentemente che sia previsto il permesso di costruire o la Dia, non è tenuto a designare né il coordinatore in fase di progettazione né quello in fase di esecuzione, come stabilito dai commi 3 e 4 dell’articolo 90 del D.Lgs. n. 81/2008, Testo Unico sicurezza sul lavoro. Il committente non dovrà neppure redigere e trasmettere la notifica preliminare agli organi di vigilanza competenti in quanto si è in presenza di un’unica impresa e l’entità presunta non è uguale o superiore a 200 uomini/giorni (art. 99, comma 1, lettera c). In ogni caso comunque il datore di lavoro dell’impresa esecutrice, anche se unica impresa, deve redigere il POS (piano operativo di sicurezza) specifico per il cantiere, come indicato nell’art. 96 comma 1, lettera g), i cui contenuti minimi sono previsti nell’Allegato XV del TUSL. Presumendo che l’impresa esecutrice possieda il proprio ponteggio e lo faccia montare da proprio personale dipendente, l’impresa stessa è obbligata, inoltre, a redigere il Pi.M.U.S. (piano di montaggio uso e smontaggio del ponteggio). L’obbligo è previsto all’art. 136, comma 1, del Testo Unico; ed il montaggio dovrà essere eseguito servendosi di proprio personale e sotto la sorveglianza di un preposto appositamente addestrato (art. 136, comma 6). Nel caso che l’impresa affidasse il montaggio del ponteggio ad impresa specializzata (subappaltarice) decadrebbe la condizione di unica impresa. geom. Alfredo Dellaglio
Cambio di destinazione d’uso da garage a negozio Dovrei fare un cambio d’uso da garage a negozio di vicinato in cui verrà installata una stufa a pellet con potenza < a 15 Kw; posso evitare di redigere la 10/91 e se in caso contrario devo verificare solamente le superfici disperdenti nuove (sostituisco la basculante con vetrate) mentre le pareti esistenti non sono oggetto di opere (ma non rientrano nelle verifiche). Grazie. geom. T.M. Innanzi tutto bisognerà chiedersi se sia possibile trasformare il garage 104 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2
in negozio. Questo mutamento di destinazione d’uso in primo luogo, deve essere conforme alla disciplina urbanistica locale. Deve, inoltre, avere i requisiti igienico edilizi (quali, ad es., l’altezza di metri 2,70, RAI a norma del RCI), e magari la dotazione di parcheggi in base all’eventuale disciplina sul commercio contenuta nelle NTA dello strumento urbanistico generale. Non ritengo che la semplice trasformazione da garage a negozio implichi la presentazione del progetto di contenimento energetico (D. lgs. n. 192/2005 5 D.Lgs 311/2005) in quanto la tipologia dell’intervento edilizio proposto, riguarda solo l’installazione di un impianto di riscaldamento, che deve rispettare le norme e i parametri prescritti per gli impianti termici. Non mi sembra però che l’installazione di una stufa a pellet possa costituire impianto atto al risparmio energetico ai sensi di legge. Per altro la stufa dovrebbe essere dotata di filtro e avere uno scarico all’esterno che rispetti le norme in materia di emissioni in atmosfera (vedi Regolamento locale d’igiene). Si tenga conto che, se non si mettono in atto gli accorgimenti tecnici di cui sopra, in Lombardia vige una disposizione che vieta, in territori a quota inferiore a 300 m.s.l.m. di utilizzare fuochi o stufe a fiamma libera. geom. Antonio Gnecchi
Piano casa, spiegazioni Nell’articolo 3, comma 1 della legge regionale 129 (Piano casa) si legge … l’ampliamento di edifici in tutto residenziali ultimati alla data del 31 marzo 2005. Il mio dubbio è: la data è riferita (oltre che all’ultimazione del fabbricato) anche al fatto che in tale data il fabbricato deve essere tutto residenziale? Il fatto è che ho un fabbricato avente il piano primo accatastato come residenziale ma il piano terra accatastato come fienile e stalla che però viene utilizzato a tutti gli effetti come ripostiglio e autorimessa (da molto prima del 2005). In questo caso fanno fede tassativamente le schede catastali o è possibile fare una dichiarazione in modo da poter applicare quanto previsto dal piano casa? Mi piacerebbe avere chiarimenti in merito. geom. F.F. La prima condizione viene soddisfatta se l’edificio intero o la porzione sono state ultimate al 31 marzo 2005. In merito appare incomprensibile con il tenore letterale della norma l’interpretazione di chi considera necessaria l’agibilità, dato che la disposizione fa espresso riferimento agli edifici “ultimati” e non a quelli “agibili”. E nemmeno può essere condivisibile il richiamo al concetto di ultimazione dei lavori di cui all’articolo 31 della legge 47/85, stante la natura speciale e straordinaria della disciplina in materia di condono edilizio. Da qui l’adesione, anche in questo caso, all’orientamento regionale che individua nel deposito della certificazione di ultimazione dei lavori l’elemento discriminante a cui far riferimento, oppure, per gli edifici che risultano di realizzazione remota, la circostanza che siano inequivocabilmente esistenti a quella data. Sembra ovvio che i predetti termini si applichino anche all’ipotesi disci-
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plinata ai commi 3, 4 e 5, della legge regionale n. 13, laddove, all’espresso riferimento agli edifici ultimati alla data del 31 marzo 2005 utilizzato al comma 1 del medesimo articolo, pur se il legislatore ha sostituito un generico quanto difficilmente qualificabile richiamo agli edifici “esistenti”. Cosa diversa è invece l’altra condizione che vuole gli edifici in tutto residenziali, cioè a dire che gli ampliamenti ammessi si dovranno consetire solamente per quegli edifici ad esclusiva destinazione residenziale, come risulteranno dalle schede catastali (dalla A/1 alla A/11, esclusa l’A/10). L’ampliamento in deroga previsto dall’articolo 3, commi 1 e 2, riguarda edifici esclusivamente e interamente residenziali, esterni al centro storico, diversamente da quanto stabilito per la sostituzione di edifici NON o solo parzialmente residenziali, a termini dell’articolo 3, comma 2, secondo periodo. Non si parla, in questo caso, di edifici misti, cioè di quelli che contengono al proprio interno, destinazioni d’uso diverse, anche se prevalentemente residenziali, per i quali sembra non applicabile la norma. Il fatto, quindi, che il piano terra sia accatastato come fienile e stalla, sebbene utilizzato come ripostiglio e autorimessa, può condurre il Comune a respingere la domanda, anche in presenza di una dichiarazione che attesti la destinazione residenziale di tali locali. geom. Antonio Gnecchi
Agevolazione fiscale del 55% e certificazione energetica Dovendo effettuare la pratica per la richiesta di agevolazione fiscale del 55% per alcuni clienti, mi è sorto un dubbio che spero qualcuno riesca a risolvere. I miei clienti hanno sostituito la caldaia con una a condensazione come previsto dalla legge e secondo quanto previsto nel 2009 per l’agenzia delle entrate per questo tipo di intervento non è necessaria la certificazione energetica dell’intero immobile, ma mi è giunta voce che nel 2010 la Regione Lombardia ha imposto la certificazione anche in questi casi. Ho già cercato di contattare telefonicamente e via e-mail l’ente preposto per l’invio dei dati e l’agenzia delle entrate ma non riesco a ottenere un contatto. Spero che qualcuno possa aiutarmi. Grazie. geom. R.M. Fino al 31 dicembre 2010 si può usufruire dell’agevolazione fiscale per le spese sostenute in relazione ad interventi finalizzati al risparmio energetico (proroga disposta dall’art. 1, comma 24, legge 244/1997). Negli ultimi anni la normativa è stata variamente modificata e determinata dal DM 19 febbraio 1997, dalla legge n. 244 del 1997, dal DL n. 185 del 2008, dalla legge n. 2 del 2009 e da ultimo dal Dm 6 agosto 2009. Le modifiche si riferiscono in particolare alle procedure da seguire per usufruire correttamente delle agevolazioni: è stata introdotta una apposita comunicazione da inviare all’Agenzia delle Entrate (quando i lavori proseguono oltre il periodo d’imposta), è stata fissata una ripartizione unica del totale delle spese sostenute, in cinque rate di pari importo ed infine è stata sostituita, con effetto retroattivo, la tabella dei valori limite della trasmittanza termica.
In sintesi, i benefici di cui ci si può avvalere sono: – detrazione imposte sui redditi (Irpef o Ires) del 55 per cento delle spese sostenute, entro un limite massimo che varia a seconda della tipologia dell’intervento eseguito; – esonero dalla presentazione della certificazione energetica per la sostituzione di finestre, per gli impianti di climatizzazione invernale (come nel caso in esame) e per l’installazione di pannelli solari; – possibilità di utilizzare l’agevolazione anche per l’installazione di altri tipi di impianto di riscaldamento. L’agevolazione, per il caso in esame, consiste nel riconoscimento di detrazione d’imposta nella misura del 55% delle spese sostenute, per l’importo massimo di 30,000 euro (55% di 54.545,45 euro). geom. Antonio Gnecchi
Detrazione del 36% per l’acquisto di box pertinenziali Nel caso di acquisto di un’abitazione di nuova costruzione con n. 2 garages accatastati in maniera indipendente uno dall’altro, ma entrambi pertinenziali alla casa stessa, è possibile chiedere la detrazione del 36% per entrambe le unità o l’agevolazione è prevista per un solo box pertinenziale? Tra le altre categorie di intervento ammessi alla detrazione del 36% delle spese sostenute per i lavori di recupero del patrimonio edilizio, rientra anche l’acquisto di box e posti auto pertinenziali. In tal caso, però, la detrazione spetta limitatamente alle spese sostenute per la realizzazione, sempre che le stesse risultino comprovate da apposita attestazione rilasciata dal venditore. La risoluzione n. 38/E dell’8 febbraio 2008 ha affermato, ribadendo una precedente circolare, che in caso di acquisto contestuale della casa e del box dichiarato pertinenza si ha diritto alla detrazione per l’acquisto del box fino alla concorrenza del suo costo di costruzione quale dichiarato dalla ditta costruttrice. Se vengono acquistati da un costruttore un alloggio e due box (C/6) senza che nel titolo abitativo i box risultino pertinenziali, ma nell’atto di acquisto si indica i box come pertinenziali dell’abitazione, ritengo si possa beneficiare del 36% per l’acquisto dei box. Se il pagamento dei box è stato fatto prima del rogito, con bonifico o nello stesso periodo di imposta, l’Agenzia ha affermato la legittimità della detrazione solo a condizione che il vincolo pertinenziale risulti da un preliminare di acquisto regolarmente registrato. Se il pagamento del prezzo del box sia fatto, con bonifico, dopo la stipula dell’atto di vendita, è consentita la detrazione. In ogni caso sull’atto di vendita deve risultare il vincolo pertinenziale. È evidente però che le condizioni e i presupposti per usufruire della detrazione del 36 per cento riguarderanno le spese sostenute per la realizzazione dei due garage ed il beneficio sul quale calcolare la detrazione spetterà fino al limite massimo di spesa di 48.000 euro. geom. Antonio Gnecchi
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Aggiornamento Albo
Iscrizioni all’Albo con decorrenza 28 marzo 2011 N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
6115
Bertussi Ivan
Gardone V.T. (Bs) 31/03/1987
25060 Marcheno (Bs) Via Bachelet 6
6116
Cattalini Francesca
Gardone V.T. (Bs) 12/07/1988
25065 Lumezzane (Bs) Via Valle Sabbia 23
6117
Scarpini Matteo
Orzinuovi (Bs) 27/01/1986
25030 Trenzano (Bs) Via Acquoforta 38
6118
Bellina Dario
Brescia 10/10/1987
25024 Leno (Bs) Via Paolo VI 6
6119
Bianchi Alex
Iseo (Bs) 21/09/1989
25050 Provaglio d’Iseo (Bs) Via degli Alpini 15 G
6120
Meneghello Riccardo
Brescia 12/01/1987
25127 Brescia Via Ottavio Rossi 36
Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 6 marzo 2011 N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
Motivo
4725
Villafranca Tirrena (Me) 19/02/1945
25128 Brescia Via Luigi Settembrini 16
Decesso
Costa Giovanni
Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 18 marzo 2011 N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
6087
Romano Lombardia (Bg) 19/01/1984
24058 Romano Lombardia (Bg) Via della Morlana 27 Trasferimento Bg
Sala Matteo
Motivo
Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 28 marzo 2011 N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
Motivo
1411
Campana Giuliano
Brescia 20/10/1942
25123 Brescia Via Canalotto 18
Dimissioni
2571
Pini Piergiuseppe
Villa di Tirano (So) 22/12/1945
25124 Brescia Via Raffaello 76
Dimissioni
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IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFFICIO P.T. DI BRESCIA C.M.P. DETENTORE DEL CONTO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA
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IL GEOMETRA BRESCIANO
Anno XXXVI N. 2 marzo-aprile 2011
Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di
Cremona Lodi Mantova Sondrio
1861-2011 150° anniversario Unità d’Italia
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