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IL GEOMETRA BRESCIANO
Anno XXXVII N. 2 marzo-aprile 2012
Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di
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IL GEOMETRA BRESCIANO Rivista bimestrale d'informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia
Il quadro della pittrice prof. Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la multiforme attività del geometra nei secoli.
Direttore responsabile Bruno Bossini Segretaria di redazione Carla Comincini Redazione Raffaella Annovazzi, Manuel Antonini, Stefano Benedini, Nadia Bettari, Laura Cinelli, Alessandro Colonna, Mario Comincini, Stefania Confeggi, Alfredo Dellaglio, Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento, Stefano Fracascio, Francesco Ganda, Francesco Lonati, Guido Maffioletti, Franco Manfredini, Giuseppe Mori, Lorenzo Negrini, Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto, Valeria Sonvico, Marco Tognolatti, Giuseppe Zipponi Hanno collaborato a questo numero Benedetto Agnello, Beppe Battaglia, Francesco Cuzzetti, Daniele De Togni, Laura Ferrari, Antonio Gnecchi, Stefano Mazzarolli, Franco Robecchi, Ennio Alessandro Rossi, Massimo Salmi, Isidoro Trovato, U.T. Isolmant, U.T. Tecnored
Direzione, redazione e amministrazione 25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12 Tel. 030/3706411 www.collegio.geometri.bs.it Editing, grafica e impaginazione Francesco Lonati Fotografie Studio Eden e Francesco Lonati Concessionario della pubblicità Emmedigi Pubblicità Via Malta 10 - 25125 Brescia Tel. 030/224121 - Fax: 030/226031 Stampa IGB Group/Grafo Via A. Volta 21/A - 25010 S. Zeno Naviglio (Brescia) Tel. 030.35.42.997 - Fax: 030.35.46.20 Di questa rivista sono state stampate 9698 copie, che vengono inviate a tutti gli iscritti dei Collegi di Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Sondrio. N. 2 - 2012 marzo-aprile Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975 Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Brescia Associato alI’USPI Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.
Sommario
EDITORIALE - Studio della Fondazione Agnelli sul mondo della scuola. Considerazioni e proposte 2 INTERVISTA - Forum con i geometri di domani: «Cambiare il praticantato per avvicinare scuola e professione» 4 DAL CONSIGLIO NAZIONALE - Standard di qualità: progettazione e verifica ai fini della prevenzione incendi 10 Un’interessante sentenza del Tar delle Marche favorevole all’operatività della categoria 18 LEGALE - Occupazione: tra risarcimento e restituzione 20 DAL COLLEGIO DI BRESCIA - Il Presidente Savoldi con i Consiglieri bresciani sull’Ordinamento professionale 22 L’Assemblea annuale 2012 del Collegio di Brescia. Gli argomenti dibattuti 26 Ritorna in una seconda versione il Piano Casa regionale 32 La Mediazione e l’Organismo di Mediazione presentati al Tartaglia il 6 marzo scorso 34 L’attività del Collegio di Brescia febbraiomarzo 2012 37 Condominio e Rc auto portano a 14 le materie interessate alla mediazione 38
28 marzo al Tartaglia
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DAL COLLEGIO DI LODI - Il “piano scavi”: gestione delle terre e rocce da scavo 50 AMBIENTE & BIOEDILIZIA - “Fondo Kioto”: un’opportunità per la Pubblica Amministrazione … ma non solo 56 TECNICA - L’umidità ascendente nelle murature “fuori terra” 62 Riflessioni sparse sulla “Marcatura CE” dei prodotti in pietra 70 L’isolamento acustico degli edifici a norma di legge (parte quarta) 74 GEOLOGIA - Protezione dal dissesto idrogeologico con l’impiego di trincee drenanti prefabbricate 80 CONDOMINIO - Ancora sull’articolo 1102 del Codice civile. Uso delle parti comuni 86 Novità per le compravendite. Il notaio può correggere da solo eventuali errori dell’atto 87 CULTURA - Quando gli Americani disegnavano le mappe d’Italy 88 Novità di legge La parola agli esperti Aggiornamento Albo
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SCUOLA - L’Istituto Tecnico per geometri “Nicolò Tartaglia” celebra i suoi primi 150 anni di vita 40 LEGISLAZIONE - Norme regionali per la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente 42 URBANISTICA - Ristrutturazione, limitato ampliamento e manutenzione straordinaria nel T.U. edilizia 44 CATASTO - PreGeo: sperimentate alcune novità introdotte dall’Agenzia del Territorio 46 SICUREZZA CANTIERI - L’affollato Convegno “Linee guida per C.S.P. e C.S.E.” del IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2 - 1
EDITORIALE Bruno Bossini
È
stato recentemente pubblicato uno studio della Fondazione Agnelli sul mondo della scuola e sull’eccellenza didattica dei suoi istituti superiori tecnici e scientifici. Partendo dalle performance in termini di valutazione all’apprendimento delle matricole (gli iscritti al primo anno di università) provenienti da tali istituti ed esaminando altri fattori come la capacità di preparazione didattica, la dislocazione territoriale, gli indirizzi di studio e la percentuale di iscritti all’università neo-diplomati. Detto studio arriva a stilare una classifica degli istituti che “formano” meglio. Il ponderoso lavoro ha interessato qualcosa come 145.000 studenti di quattro regioni pilota (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Calabria). Gli istituti lombardi messi sotto esame sono stati 453, ventisei dei quali (e questi sono quelli che ci interessano direttamente) sono istituti commerciali e per geometri o istituti per geometri. I quattro bresciani inseriti nella classifica sono: l’Olivelli di Darfo, il Battisti di Salò, il S. Francesco e il Tartaglia della città. Ci interessa in questa sede soffermarci su alcuni dati significativi della ricerca, perché strettamente collegati alla preparazione professionale offerta dagli istituti tecnici, così importante nel curriculum di chi intende svolgere la professione. Il primo si riferisce alla per2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
Studio della Fondazione Agnelli sul mondo della scuola Considerazioni e proposte centuale di studenti neo-diplomati che intraprende la strada degli studi universitari. Dodici dei ventisei istituti lombardi si presentano con una propensione agli studi universitari scarsa: 20%. In altri dodici casi tale percentuale sale al 40%. Solo due istituti raggiungono quella del 60-80%. Se analizziamo il dato bresciano, verifichiamo per l’Olivelli una percentuale del 40%, mentre gli altri tre si mantengono nella fascia percentuale più bassa. L’analisi dello studio si riferisce a epoca pre-riforma Gelmini e quindi i dati possono considerarsi consolidati, senza cioè le variabili che la riforma della scuola superiore potrà immettere nel sistema.
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l secondo elemento interessante che emerge dallo studio della Fondazione Agnelli consiste nel dato di fatto incontrovertibile che gli studenti di provincia (quelli diplomati negli istituti tecnici dei piccoli centri) sono quelli che in generale offrono i migliori risultati di apprendimento. Il lavoro didattico infine che si svolge nelle scuole pubbliche (salvo pochi casi come quello dell’Istituto commerciale di Desio, privato, che risulta primo classificato), resta di qualità superiore rispetto a quello offerto dagli istituti tecnici privati. A commento delle sopra esposte considerazioni si può cominciare sul primo dato a rimarcare che la scarsa
spinta agli studi universitari da parte dei neo-geometri non è una novità, e la prima risposta ci viene anche dal numero limitato di geometri laureati che riroviamo nei nostri Albi. Coloro che desiderano iscriversi all’Istituto per geometri (fatti salvi quelli che sono “obbligati” o coloro che lo fanno “per caso”, non avendo idea di cosa sarà il loro futuro) sono in genere spinti dall’idea di un lavoro, di un’occupazione immediata per la fine dei loro studi superiori: sentono il bisogno (illuminante è al riguardo l’intervista di pag. 4 con i tre studenti di quinta classe e con i due praticanti) di migliorare e da subito le loro attitudini professionali e vogliono essere pronti alla pratica del lavoro in libera professione o a livello di dipendenza. Si impegnano allo scopo anche ad un prolungamento degli studi (vedi IFTS) su temi specifici o si augurano di poter svolgere un proficuo praticantato in ambiente professionale (ditta o studio o amministrazione) idoneo a sviluppare quelle conoscenze tecniche che a scuola sono state loro , al massimo, accennate. Quelli fra loro che poi superano l’esame di Stato, non perdono tempo (vedi l’alto numero di nuovi iscritti) ad iscriversi all’Albo almeno per provare la professione, pronti a cogliere anche eventualmente altre opportunità di occupazione. Ma la scuola tecnica superiore anche quella che ci interessa dei geometri – e questo è il problema – con i
suoi cicli di studio sempre più carenti di approfondimenti professionali (un tempo le classiche materie tecniche erano quasi sempre appannaggio di docenti professionisti che in alcuni casi si avvalevano pure di assistenti tecnici) e con una licealizzazione dei suoi indirizzi che anche la riforma Gelmini fatica a correggere, può veramente costituire allo stato delle cose il trampolino di lancio delle loro legittime aspirazioni? Possiamo dire senza tema di smentita: certamente no. E allora?
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cco la necessità di un sempre maggiore coinvolgimento della professione nell’organizzazione della formazione scolastica. La categoria ha tutto l’interesse a investire risorse e impegno intellettuale nella scuola: semplificando il problema si potrebbe sostenere: “alla scuola la formazione intellettuale, alla professione quella pratico-lavorativa”. Quest’impegno – lo diciamo senza remora alcuna – dovrà essere indirizzato a tutti i geometri, quale sia il futuro della loro professione, o verso la libera professione o verso il lavoro dipendente. La Commissione Scuola del nostro Collegio sta alacremente lavorando per predisporre un progetto organico di interventi che sul tema della formazione tecnica sia nell’ambito del ciclo di studi quinquennale, sia in quello non meno importante ai fini del superamento dell’e-
EDITORIALE La nota del Presidente Considerazioni propositive ell’ultima assemblea del Collegio mi ha colpito l’intervento del collega Consigliere Angelo Este sul Catasto e sull’opportunità della nostra categoria di intervenire sulle cose da farsi. Stampa e televisioni hanno dato ampio spazio a una riforma che il governo Monti ha inserito da subito nel suo programma: la riforma del Catasto, in particolare del Catasto fabbricati. A noi geometri, che frequentiamo il Catasto quasi tutti i giorni, è ben noto come stanno le cose, che cosa voglia dire “metterlo a posto”, quale e quanto immane lavoro ci sarebbe da fare, e quante interpretazioni diverse potrebbero emergere. Infatti una cosa è la “comodità” con cui oggi è possibile predisporre gli atti di aggiornamento (un gran bel passo in avanti!), altra cosa è la “qualità” delle informazioni che vengono registrate nelle banche dati catastali. Non di rado la “qualità” è figlia della insufficiente consapevolezza e professionalità di colleghi tuttofare; sono però certo che la causa prima risieda nell’assoluta inadeguatezza della legislazione catastale che risale agli anni ’40 del secolo scorso: se mi è permesso un paragone sarebbe come far viaggiare i treni ad alta velocità trainandoli con le locomotive diesel degli anni ’40. Da non dimenticare che il Catasto è un mondo a sé, autoreferenziale, che spesso trova “soluzioni” diverse a seconda degli Uffici e, talvolta, a seconda degli stessi tecnici di turno. È chiaro che in questo contesto è vero tutto e (quasi) il contrario di tutto (chi ha mai visto, ad esempio, una “unità tipo”?) e chi ci va di mezzo è il cittadino che, non di rado, paga di più o di meno tasse per immobili che hanno lo stesso valore; non a caso la bozza Monti prevede il riordino complessivo di tutta la normativa specifica. Tutto ciò premesso e precisato che non mi sono mai occupato direttamente di Catasto, mi sono deciso, come Presidente del Collegio di Brescia, a scrivere questo articolo non per recriminare sul Catasto, ma per portare all’attenzione dei Colleghi e del Consiglio Nazionale Geometri la necessità che a questo appuntamento (e qualcosa dovrebbe nascere, visto che il Governo si è preso nove mesi) i geometri si facciano trovare pronti, magari con qualche idea propositiva nel merito. Non nascondo qualche preoccupazione (anche sul ruolo propositivo dei geometri) perché in tutti questi anni i geometri (intesi come categoria professionale) hanno “affiancato”, e non di rado acriticamente, l’ammodernamento tecnologico dell’Agenzia del Territorio mentre non ho visto, oltre a generiche lamentazioni, una nostra autonoma progettualità alla ricerca di soluzioni alle innumerevoli incoerenze, contro le quali la pratica professionale di ogni giorno deve confrontarsi, e talvolta soccombere per portare a casa la ricevuta. Diciamo sempre, e giustamente, che il “Geometra è di famiglia”
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same di Stato, che si presume avrà queste linee programmatiche che stanno per essere precisate: – aumento delle docenze informative sui temi generali della professione nelbiennio ante-diploma; – seminari di studio su specifici temi operativi da tenere presso l’Istituto Tartaglia; – impegno organizzativo ed economico per la ripetizione di nuovi IFTS su tematiche professionali di attualità; – riorganizzazione dei corsi preparatori durante il praticantato da effettuare durante tutto il ciclo ogni 4/6 mesi su diverse tematiche e con atte-
e perciò é già capitato a tutti noi che i clienti, confusi e allarmati, chiedano chiarimenti in merito all’I.M.U. e alla riforma del Catasto: dobbiamo perciò agire ora (e questo è un invito al Consiglio Nazionale che annovera tecnici di affermata capacità catastale). Siamo, come geometri italiani, inseriti negli organismi internazionali di categoria: ci è perciò abbastanza semplice, e naturale, andare a vedere cosa e come fanno negli altri Paesi europei, magari dove il federalismo fiscale lo hanno fatto per davvero. Confrontiamoci, anche, con il mondo universitario e con i Comuni (che sicuramente avranno bisogno della nostra collaborazione); diamo voce a chi, fra di noi, dispone della necessaria esperienza, magari di una vita; cogliamo questa occasione, davvero storica, per rimettere in discussione anche il nostro ruolo. Potrebbe essere che la riforma del Catasto faccia emergere la necessità di nuove figure professionali con forte accentuazione di “servizio pubblico” (lo prevede anche Monti, ma solo attraverso convenzioni con l’Agenzia del Territorio) e questo per la nostra categoria potrebbe essere, per davvero, un aggiornamento professionale; a patto che non si consideri il Catasto come lavoro di seconda categoria e non si finisca di fare gli utili portatori d’acqua come è successo con i “fabbricati fantasma”. Meglio avere le idee chiare da subito, almeno fra noi! Chissà che non riusciamo a dare una mano, capace, nella costruzione di un servizio pubblico: il Catasto aggiornato e affidabile, di cui il nostro Paese ha sempre di più bisogno! Da ultimo una annotazione locale: il Collegio di Brescia si è mosso, con l’allora presidente Savoldi e non solo, attorno agli anni 2000 per supportare i Comuni nel processo di decentramento delle funzioni catastali (da anni interrotto, ma ancora ben saldo legislativamente). I risultati non sono mancati, talvolta anche economicamente significativi per la categoria; perché non riprendere noi l’iniziativa, senza attendere che il lavoro ci cada addosso in modo tale che, giunto il momento, chi di dovere sappia a chi rivolgersi (anche perché, allora, il lavoro potrebbe cadere altrove e noi perderemmo, ancora una volta, l’occasione). Qui non ci sono competenze in discussione né cementi armati: si tratta solo di valorizzare le cose fatte, aggiornarle e aggiungervi quel tanto di rispetto per la cosa pubblica in modo tale che le nostre proposte siano sì al servizio della Categoria, ma non solo. Noi qui a Brescia abbiamo già l’esperienza necessaria e la voglia di fare. Facciamo sì che la categoria partecipi propositivamente alla riforma del catasto; daremmo anche un grosso aiuto per alleviare difficoltà ai nostri iscritti giovani e meno giovani. Il Presidente Giovanni Platto
stato finale da “far valere” in sede d’esame di Stato; – stages per IFTS e per praticanti con visite di pratica professionale.
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ome si può vedere è un impegno molto gravoso quello cui si accinge il nostro Collegio sul proseguimento di quanto già messo in atto. Sui temi della formazione professionale scolastica si rivelerà la validità dei suoi interventi a favore dei futuri iscritti. ❑
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INTERVISTA
Forum con i geometri di domani: “Cambiare il praticantato per avvicinare scuola e professione” Torniamo sul tormentato rapporto tra scuola e lavoro, tra formazione negli istituti tecnici e problemi del tirocinio, “moria” dei candidati all’esame di stato al termine del praticantato e oggettive difficoltà all’avvio della libera professione. Siamo partiti dall’amara constatazione del fallimento d’un sistema formativo che promuove praticamente tutti alla maturità e arriva a bocciare il 50% di quegli stessi ragazzi solo dopo due anni di tirocinio che, evidentemente solo in teoria avrebbe dovuto qualificarne ulteriormente la preparazione. Di fronte all’ennesima, inspiegabile, altissima percentuale di bocciati all’esame professionale non ci siamo accontentati di indagarne le ragioni, anche attraverso un confronto che ha coinvolto molti colleghi commissari d’esame oltre ad alcuni docenti, ma con il contributo determinante del prof. Fulvio Negri, abbiamo messo nero su bianco una proposta: quella d’un praticantato fatto di lavoro nello studio e lezioni al Collegio, seguito passo passo da momenti di verifica
certificata dell’apprendimento e del ‘saper fare’ con la creazione d’un patrimonio di crediti da portare all’esame finale. Una proposta della quale abbiamo diffusamente parlato nei numeri precedenti della nostra rivista e che ha trovato interlocutori attenti tra i presidenti di Collegio riuniti a Roma. Ora, mentre la nostra proposta continua la sua strada, chiudiamo il cerchio dando la parola ad alcuni studenti dell’ultimo anno del Tartaglia e a due praticanti. Presenti anche il prof. Negri e il prof. Matteo Cominelli (ingegnere, insegnante al Tartaglia e animatore dell’Ifts per tecnico superiore di cantiere attivato anche quest’anno a Brescia) in una sala messa a disposizione proprio dall’istituto superiore cittadino il nostro direttore Bruno Bossini ha infatti allestito un piccolo forum incontrando Ignazio Di Tusa, Nicole Curti e Nicolas Merigo, studenti di quinta al Tartaglia, nonché Michela Franceschetti e Antonino Ralli al loro primo anno di praticantato. Ecco, succintamente, cosa ci hanno detto.
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renze. Il problema non è questo, quanto piuttosto che quello che la scuola può offrire è diverso da ciò che il mondo del lavoro chiede. Per capirci: la scuola, anche in un istituto tecnico come questo è molto teorica, forse inevitabilmente teorica e ricca di materie umanistiche, mentre paradossalmente sono invece pochi i contenuti tecnici professionalizzanti».
cuola e mondo del lavoro sono due mondi che faticano ad incontrarsi e a dialogare, si dice siano lontani chiusi, ciascuno nel loro guscio impenetrabile. Ma è proprio così anche a Brescia? Al Tartaglia dove i geometri liberi professionisti sono da sempre di casa ed organizzano incontri, stage, conferenze? Ecco vorrei partire da qui, sentendo come è vissuto questo rapporto da voi studenti ormai all’ultimo anno dell’istituto. «Non so cosa ne pensano gli 4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
altri – risponde Ignazio Di Tusa – ma a mio avviso la scuola è parecchio lontana dal mondo del lavoro, in particolare dalla professione. Ne sappiamo poco, ma quel poco ci dice che quanto ci sta dando la scuola è sicuramente importante ma insufficiente per muoversi con un minimo di speranza di sopravvivere nel mercato». «Dico probabilmente cose risapute – aggiunge Nicolas Merigo – e per certi versi è anche scontato che tra scuola e lavoro ci siano diffe-
E con la recente riforma, come ci ha efficacemente annunciato il prof.
Negri, questa reale impossibilità della scuola ad offrire una adeguata base tecnica professionalizzante è destinata ad aggravarsi… «Ne stiamo già facendo le spese – dice dal canto suo Nicole Curti – manchiamo persino banalmente di pratica, magari qualche teoria la sappiamo pure, ma al momento di metterla in pratica vediamo che ci mancano i rudimenti. Anche nelle materie tecniche, se si esclude la sola topografia e qualche progetto speciale che proprio il Tartaglia riesce ad in-
INTERVISTA Un momento della conversazione degli studenti e dei praticanti con il nostro direttore geom. Bruno Bossini e con il prof. Fulvio Negri
serire nel programma formativo, l’insegnamento resta teorico, direi di più quasi astratto; così quando entriamo in uno studio per la prima volta abbiamo bisogno di qualcuno che ci guidi anche nei passaggi più semplici e banali». Colpa della scuola? Solo della scuola? «No, certamente – ammette Ignazio – ci sono anche tra noi molti che non mettono impegno nello studio, altri che sono qui parcheggiati e non faranno mai i geometri, ma se devo distribuire le responsabilità non sono certo gli studenti i primi da mettere sul banco degli accusati». D’accordo però cerchiamo di capire, ad esempio nelle vostre classi quanti intendono diventare geometri, quanti invece hanno scelto questo indirizzo senza saper bene perché, e sono qui parcheggiati, oppure quanti hanno un’idea precisa del loro futuro. «Difficile fare una valutazione sulle motivazioni; nella mia classe, anche perché è ormai una quinta, sono davvero pochi quelli che non condividono l’indirizzo di studi o non si impegnano. Semmai, e mi pare lo dicesse anche Ignazio, val la pena di vedere quali prospettive ciascuno si dà, per dire che più del 70% dei ragazzi d’una quinta geometri pensa di continuare gli studi all’università e non dedicarsi subito alla ricerca del lavoro o alla professione. Pensano tutti che con una laurea avranno più chances
per trovare lavoro, troveranno un lavoro con una maggiore remunerazione ed uno status sociale più alto». Sarà la vita a dirgli che non è così e che oggi è più facile trovare lavoro ad un tecnico realmente preparato che ad un laureato, ed anche noi agli esami di abilitazione professionale vediamo che i laureati sono spesso respinti perché le nozioni chieste dalla professione si apprendono meglio nella pratica del tirocinio che con la sola formazione teorica universitaria. «Ne siamo convinti anche noi tre che pensiamo in effetti di intraprendere la strada della libera professione – interviene Nicolas – e restando al tirocinio ed alle colpe dei giovani aggiungerei un’ulteriore autocritica della nostra categoria: spetta, oggi come ieri, ai più giovani impadronirsi in ogni
modo delle nozioni detenute dai più anziani. A scuola come negli stage e nel tirocinio è il ragazzo che deve approfittare di ogni occasione per completare la sua formazione. Fatto il doveroso mea culpa, lasciatemi però denunciare come spesso gli stage ed il tirocinio, che dovrebbero aiutarci a superare il gap lasciato dalla scuola, si rivelano poco formativi. Per non parlare dei professori…». No, parliamone invece. «Sono d’accordo con Nicolas – afferma Nicole – sul banco degli imputati ci stiamo noi studenti, ma ci stanno certamente anche i professori…» «Lo dico con chiarezza – aggiunge Ignazio – ci sono purtroppo professori cui non importa la distanza tra le nozioni che insegnano e le ef-
fettive necessità d’un tecnico. Magari neppure lo sa che cosa è richiesto oggi ad un tecnico nel mercato reale, nella sfida quotidiana del lavoro vero». Un tempo, in verità, proprio istituti tecnici come il vostro eccellevano perché non pochi professori erano anche liberi professionisti, operavano nel mondo reale del lavoro… «Sì, proprio così – interviene il prof. Cominelli – ma oggi la situazione è mutata. Venti, trent’anni fa erano moltissimi i professori che vivevano la scuola come integrazione del loro impegno professionale esterno, erano tecnici, ingegneri, architetti, progettisti, topografi di vaglia che non disdegnavano di misurarsi anche con la didattica. Ed erano un patrimonio di valore autentico per la scuola giacché la manIL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 5
INTERVISTA Da sinistra: il prof. ing. Matteo Cominelli, insegnante al Tartaglia e animatore dell’Ifts per tecnico superiore di cantiere; gli studenti di quinta Ignazio Di Tusa, Nicole Curti e Nicolas Merigo
dici momenti di incontro, non si coglie quella voglia di far crescere il bagaglio di conoscenze del ragazzo, di trasmettere nozioni e pratica. Per tanti avere un praticante è una scocciatura, al più un piccolo di bottega da mandare in Posta o al quale affidare il delicatissimo compito di far fotocopie…»
tenevano naturalmente al passo con i tempi, con le tecniche, con le tecnologie. Poi questo duplice ruolo, questo circuito virtuoso è stato penalizzato, disincentivato,visto addirittura come un comportamento poco commendevole, come una commistione indebita tra pubblico e privato. Ed è stato così gettato alle ortiche, letteralmente disperso, un grande patrimonio di efficace didattica e di reale, continuo collegamento con il lavoro». Qualcuno fortunatamente c’è ancora… «E la differenza si nota, la notiamo anche noi studenti – interviene Nicolas – Capisci da mille cose se chi ti sta tra6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
smettendo una nozione la conosce solo sul piano teorico oppure se la applica ogni giorno nel suo lavoro». «Proprio così – rincara la dose Nicole – è una differenza che noti persino nei termini che vengono utilizzati, nel fatto che gli esempi pratici sono sempre calzanti, cambiati più volte se servono ad illustrare meglio un concetto. Su questo tema non sarebbe male, anche sull’onda della rivalutazione del sapere tecnico e della formazione professionale superiore legata alla pratica, che si cercassero insegnanti con queste caratteristiche, ovvero con una effettiva pratica sul campo». «Se possiamo tornare a quell’ipotetico banco degli
imputati sul quale Abbiamo già messo la scuola, qualche studente ed i professori, io direi di mettere anche il mondo del lavoro, almeno una sua parte. Io sono in quinta e non ho ancora fatto tirocinio, ma dai racconti degli amici e da alcuni stage fatti dai miei compagni dico che neppure gli studi professionali sono completamente innocenti». Giusto: completiamo l’atto d’accusa. «Non è un’accusa, ma una constatazione – dicono a una voce Ignazio e Nicole – se la scuola è lontana dal mondo del lavoro, altrettanto va detto del mondo del lavoro rispetto alla scuola. Tradotto: tra i professionisti e nelle imprese nei pur spora-
Non state esagerando? «Non sappiamo – afferma Nicolas aggiungendosi ai due colleghi – ma questi sono i racconti di tanti amici. Certo c’è la crisi, certo nessuno pretende stipendi di sorta e al più un piccolo rimborso, ma durante gli stage e soprattutto durante il praticantato di due anni non possiamo solo buttar via il tempo, anzi dovremmo aver l’opportunità di imparare ciò che ci sarà necessario per trovare un lavoro e svolgerlo. A onor del vero debbo anche dire che non mancano invece gli esempi positivi di amici che hanno avuto esperienze positive, studi dove hanno potuto misurarsi con i nodi del lavoro avendo realmente a fianco un professionista capace di guidarli». Debbo dire che anche come Collegio ci rendiamo conto delle grandi diversità d’esperienze che i praticanti ci raccontano. Anche da qui nasce l’idea di abbinare le ore nello studio professionale ai corsi ed alle lezioni al Collegio così da far progredire secondo percorsi precisi e costantemente verificati il saper fare di ogni praticante. Nei due anni in sostanza il neo-diplomato dovrebbe costruirsi un portfoglio di crediti certificati dal superamento di apposite prove al
INTERVISTA
coinvolti in alcuna attività vera dello studio. E per di più non ricevono il becco d’un quattrino. Io invece non nuoto certo nell’oro, ma un minimo rimborso ce l’ho e questo aggiunge motivazione a motivazione. Inoltre i tre soci dello studio sono persone che cercano in ogni modo di coinvolgermi nel loro lavoro, di farmi partecipe tanto alle discussioni con il cliente quanto ai problemi di progettazione o alla gestione del cantiere. Debbo aggiungere inoltre che non sono ‘figlio d’arte’ e non avevo particolari rapporti con questo studio, semplicemente ho saputo che cercavano un praticante e mi sono presentato. Proprio per questo non esito a dire di essere stato fortunato». quale aggiungere solo al termine del suo tirocinio un esame finale, come in qualsivoglia corso di laurea l’iter formativo certificato si chiude con una tesi. “Sarebbe una novità di grande valore – dicono gli studenti – alla quale andrebbe anche abbinato il cambio dell’esame finale: avrebbe infatti poco senso costruire un iter formativo prevalentemente pratico chiudendolo con un esame teorico».
riore. «Apprezziamo sempre le occasioni di incontro – rispondono tutti e tre i ragazzi – quelle dell’orientamento e le presenze tecniche a fianco dei nostri professori. La strada è quella giusta: si tratta di infittire le occasioni, di moltiplicare le opportunità di dialogo, tecnico e professionale, di aggiornarci reciprocamente sui problemi della categoria e quelli della scuola».
Dobbiamo fare certamente un passo alla volta, ma questo è l’obiettivo dei geometri liberi professionisti bresciani e italiani. Intanto però vorrei terminare la chiacchierata con voi chiedendovi cosa può fare la nostra categoria per aiutare voi nella scuola, nei cinque anni dell’istituto supe-
Magari qualcuno di voi potrebbe pure venire in redazione, contribuire al dibattito sul ogni nuovo numero del “Geometra bresciano” e scrivere qualche articolo… «Perché no?» D’accordo, vi farò mandare l’invito.
E veniamo adesso ai nostri due colleghi che stanno facendo il praticantato e che, ho visto, hanno seguito questa nostra conversazione spesso assentendo e dunque condividendo. Ecco: raccontatemi un po’ la vostra esperienza. «Mi sono diplomato un anno fa – racconta Antonino Ralli – e sto svolgendo il praticantato in uno studio associato di tre diversi professionisti. Era il mio obiettivo da sempre e sono stato davvero fortunato a raggiungerlo». Perché dici che sei stato fortunato? «Perché ho anch’io numerosi amici che sono praticanti in studi dai quali escono solo per andare in Posta, passano la giornata al computer e non vengono
La fortuna peraltro bisogna un po’ cercarsela, soprattutto di questi tempi. Volevo ora sapere se avevi già sentito la nostra proposta di riforma del praticantato e se la condividi? «Non l’avevo ancora letta; l’ho sentita qui oggi e debbo dire che mi convince. Anche perché, su sollecitazione dei soci dello studio, in questi mesi ho in qualche modo anticipato questa formula seguendo un corso di specializzazione al Collegio. Proprio i soci dello studio mi hanno infatti consigliato di sfruttare questi due anni non solo per accumulare esperienza polivalente nello studio, seguendo tutte e tre le loro diverse attività, ma pure qualche corso specifico per accumulare anche aggiornate competenze proIL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 7
INTERVISTA Il prof. Fulvio Negri, ex preside del Tartaglia e ora consulente del Collegio per i rapporti con la scuola
fessionali. Se questi corsi dessero diritto a crediti da inserire in un portfoglio che fungesse da presentazione all’esame di Stato sarebbe davvero perfetto». Bene, ora veniamo all’altra nostra collega. «La mia è una storia diversa – esordisce Michela Franceschetti – anch’io infatti mi sono diplomata nel 2011, ma invece di cercare uno studio per il praticantato ho scelto di iscrivermi al corso per responsabile di cantiere del progetto Ifts (Istruzione formazione tecnica superiore) attivato al Tartaglia grazie ad un finanziamento regionale, per iniziativa comune del Tartaglia stesso, della Scuola edile, del Collegio dei geometri e di quello dei costruttori, nonché della Facoltà di ingegneria dell’Università di Brescia». Dunque tu sei una dei trenta diplomati dell’Ifts partito quest’anno: che
impressione ne hai ricavato finora? «Anch’io mi reputo fortunata come il collega, perché sto facendo quello che desideravo, ovvero acquisire una serie di competenze teoriche e soprattutto pratiche nella gestione di un cantiere. Il corso è impegnativo, giacché mi occupa per tutti i pomeriggi della settimana, ma molto valido». Sono felice di quanto dici perché come geometri abbiamo creduto molto in questo progetto; ma, dimmi concretamente cosa studi? «Studiamo e applichiamo alla concretezza di un cantiere un’infinità di nozioni: dalla sicurezza, all’acustica, dall’organizzazione alla contabilità. Tutte “materie” che nei cinque anni precedenti avevo potuto solo orecchiare, mentre ora le vivo concretamente, le applico ogni giorno. Inoltre ho ascoltato prima con piena condivisione quanto dicevate a proposito della maggiore efficacia didattica dei docenti che possono vantare anche un’esperienza di libera professione, perché all’Ifts praticamente tutti i docenti sono anche impegnati nella professione e portano a scuola anche le loro esperienze quotidiane». Ma se alla scuola superiore segue ancora la scuola dell’Ifts non si rischia comunque di tenere il lavoro sempre a distanza? «No perché già oggi c’è chi tra i miei colleghi alterna la mattina in studio con il pomeriggio a scuola, inoltre la didattica è mirata alla concretezza, ai casi di tutti i
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INTERVISTA I geometri praticanti Michela Franceschetti e Antonino Ralli
neare che chi ha fatto il corso per responsabile di cantiere prima di me ha trovato facilmente occupazione, e ciò è avvenuto perché il corso è nato proprio su sollecitazione delle aziende del settore edile hanno bisogno di questa figura professionale. Certo con la crisi di questi ultimi due anni non mi illudo d’aver la strada già spianata, però, francamente questa è la via meno accidentata possibile. Se poi si riuscirà a cambiare la formula del praticantato e soprattutto dell’esame, modulandolo sul format che io sto sperimentando, potrò solo testimoniare che il mix tra teoria e pratica, studio e lavoro può davvero funzionare». ❑
giorni, alle applicazioni quotidiane delle nozioni lette sui libri e delle norme contenute nelle leggi. Infine il corso Ifts che vale come un anno di praticantato si chiude con due mesi di pratica tradizionale in uno studio professionale».
ovvero corsi di Formazione tecnica superiore stabili e sicuri negli anni darebbe più certezze a tutti».
In effetti stiamo lavorando proprio a questo progetto… «Vale poi la pena di sottoli-
Cosa manca a quest’esperienza? «Non saprei: sul piano della didattica e dell’esperienza mi pare non ci sia nulla da aggiungere ed anche per quel che riguarda i docenti non ho proprio appunti da fare. Ciò che manca forse è la continuità, nel senso che ogni anno l’Ifts si fa solo se arrivano determinati finanziamenti regionali, sempre più incerti; indubbiamente una struttura come un Fts, IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 9
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Standard di qualità: progettazione e verifica ai fini della prevenzione incendi
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opo aver presentato nel precedente numero i Seminari, organizzati con la collaborazione del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Brescia, con i quali prosegue l’attività di formazione con corsi di aggiornamento presso la sede del Collegio sui diversi argomenti coinvolti nel nuovo decreto, proponiamo in queste pagine un estratto dalla documentazione pubblicata dal Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati in merito alla “Progettazione e verifica ai fini della prevenzione incendi nell’area Edilizia, Urbanistica e Ambiente: «Attività di progettazione e/o verifica di un’attività soggetta al controllo dei Vigili del Fuoco, ai fini del rilascio del CPI. (verificare norme UNI)». Segnaliamo che il termine consentito per l’inserimento dei commenti quanto proposto è fissato per giorno il 15 giugno 2012. 1. Scopo e campo di applicazione Il presente documento specifica i requisiti di conoscenza, competenza ed esperienza del geometra, e ne descrive i metodi di valutazione della conformità, con specifico riferimento alla "progettazione e verifica ai fini della prevenzione incendi", intesa come prestazione svolta da un geometra finalizzata per le attività soggette al controllo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Si applica al geometra iscritto all’albo, indipendentemente dalla natura dell’impiego. 2. Riferimenti normativi e legislativi Il presente documento rimanda, mediante riferimenti datati e non, a disposizioni contenute in altre pubblicazioni. Tali riferimenti normativi sono citati nei punti appropriati del testo e sono di seguito elencati. Per quanto riguarda i riferimenti datati, successive modifiche o revisioni apportate a dette pubblicazioni valgono unicamente se introdotte nel presente documento come aggiornamento o revisione. Per i riferimenti non datati vale l'ultima edizione della pubblicazione alla quale si fa riferimento. Comunicato “Approvazione del Regolamento sulla formazione professionale continua dei geometri” - Gazzetta Ufficiale n. 35 del 12 febbraio 2010 D.P.R. 1 agosto 2011, n. 151, Regolamento recante semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione degli incendi D.M. 5 agosto 2011, Procedure e requisiti per l'autorizzazione e l'iscrizione dei professionisti negli elenchi del Ministero dell'Interno D.LGS 8 marzo 2006, n.139, Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco 3. Termini, definizioni, simboli e abbreviazioni D.M. 30 novembre 1983
3.1. Termini e definizioni Ai fini del presente documento valgono i termini e le definizioni seguenti. 3.1.1 Comando: il Comando provinciale dei vigili del fuoco territorialmente competente; 3.1.2 Direzione: la Direzione regionale o interregionale dei vigili del fuoco del soccorso pubblico e della difesa civile; 3.1.3 Progettazione e verifica ai fini della prevenzione incendi: prestazione svolta da un geometra finalizzata per le attività soggette al controllo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. 3.1.4 Segnalazione certificata di inizio attività1: Dichiarazione sostitutiva di atto notorio, con l’impegno a osservare,con la messa in sicurezza dell’attività tutti gli obblighi previsti, nonché i divieti, le limitazioni e le prescrizioni delle disposizioni di prevenzione incendi e di sicurezza antincendio vigenti disciplinanti la stessa attività 3.1.5 Sportello unico per le attività produttive2: Strumento di semplificazione amministrativa che utilizza a sua volta altri strumenti di semplificazione quali la Scia, il silenzio assenso, l’accordo tra amministrazione e privati, conferenza di servizi al fine di snellire i rapporti tra Pubblica Amministrazione e cittadini. 1
Definizione art. 1 DPR 151/2011: articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241, come sostituito dall'articolo 49, comma 4-bis, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, in cui la ricevuta della segnalazione costituisce titolo autorizzatorio ai sensi dell'articolo 38, comma 3, lettere e) ed f), del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133. 2 Definizione art. 1 DPR 151/2011
3.2 Simboli e abbreviazioni 3.2.1 CPI: Certificato di prevenzione incendi, ai sensi dell'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139; rilasciato dopo un sopralluogo che abbia accertato la conformità delle opere alle prescrizioni previste dalla normativa di prevenzione incendi nonché la sussistenza dei requisiti di sicurezza antincendio di cui ai progetti eventualmente approvati e/o presentati; 3.2.2 CTR: il Comitato tecnico regionale per la prevenzione incendi di cui all'articolo 22 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139. 3.2.3 NOF: nulla osta di fattibilità 3.2.4 SCIA: segnalazione certificata di inizio attività 3.2.5 SUAP: sportello unico per le attività produttive 4. Principio
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La presente prestazione “progettazione e verifica ai fini della prevenzione incendi" richiede la compresenza del compito (cosa un geometra deve saper fare – quali attività, processi – per essere considerato idoneo alla prestazione), dei requisiti di competenza (cosa deve sapere, quali caratteristiche deve avere il geometra per essere idoneo alla professione) e della valutazione (come un geometra è valutato per esser considerato idoneo al compito), così come sviluppato nei punti 5, 6 e 7. Il geometra nello svolgimento della prestazione “progettazione e verifica ai fini della prevenzione incendi” deve rispettare le prescrizioni contenute nella legislazione e normativa vigente. 5. Descrizione del lavoro, servizio o processo 5.1. Generalità I compiti sono di seguito elencati: a) analisi documentale preliminare; b) verifiche; c) inquadramento tecnico-normativo; d) elaborazione del progetto e della relazione tecnica; e) presentazione della pratica; f) assistenza alle visite tecniche da parte del Comando. I compiti da a) a f) sono stati rielaborati e sviluppati nei punti da 5.2 a 5.3 secondo le diverse fasi della prestazione al fine di agevolarne lo svolgimento pratico.
5.2.3.1 Fase 1 Operazioni preliminari alla progettazione Questa fase comprende una serie di compiti, quali: a) Analisi documentale preliminare. Trattasi di un controllo dei documenti che generalmente il committente fornisce al geometra al fine di individuare le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi e di consentirne l’inquadramento dell’attività in una delle tre categorie specificate dalla normativa3. b) Verifiche. Trattasi delle analisi di idoneità del sito, sia esso esistente che in fase di progettazione,all’attività da sottoporre a prevenzione incendi, mediante controllo della corrispondenza tra lo stato di fatto o il progetto con l’attività che verrà svolta, individuando: I) le modalità di accesso e ubicazione; II) lo stato di conservazione (se esistente); III) gli elaborati tecnici (se in fase di progetta-
zione); IV) gli impianti e le attrezzature; V) la consistenza e il dimensionamento; VI) le eventuali servitù apparenti e le circostanze che possano ritenersi pregiudizievoli; VII) il rilevamento della presenza di sostanze tossiche o nocive nel sito. 3 Art. 2, comma 3, D.P.R. n. 151/2011.
5.2.3.2 Fase 2 Progettazione Questa fase comprende i seguenti compiti: a) Inquadramento tecnico-normativo per lo studio e scelta delle modalità di intervento da adottarsi al fine di rendere conforme il sito e in funzione dell'attività soggetta, ricadente: 3 Art. 2, comma 3, D.P.R. n.151/2011. – nella categoria A (basso rischio); – nella categoria B (medio rischio) – nella categoria C (alto rischio); b) Elaborazione del progetto e della relazione tecnica in funzione della categoria o di: – attività soggette con presenza contemporanea di più categorie; – attività soggette ad autorizzazione in deroga; – attività soggette a NOF. c) Presentazione della pratica I)Per le attività soggette rientranti nella categoria A: • istanza di SCIA (modello PIN 2-2011); • asseverazione tecnica (certificazioni e dichiarazioni); • relazione tecnica; • elaborati grafici; • versamento a favore della Tesoreria Provinciale dello Stato. II) Per le attività soggette rientranti nelle categorie B e C: • istanza di valutazione del progetto (modello PIN 1-2011); • documentazione conforme a quanto specificato nell’Allegato I del DPR 151/2011 (vedere Appendice B); • versamento a favore della Tesoreria Provinciale dello Stato. III) Per le attività soggette ad autorizzazione in deroga: • istanza di deroga (modello PIN 4-2011); • documentazione conforme a quanto specificato nell’Allegato I del DPR 151/2011 (vedere Appendice B), integrata della valutazione sul rischio aggiuntivo sulla mancata osservanza IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 11
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delle disposizioni cui si intende derogare; • versamento a favore della Tesoreria Provinciale dello Stato. IV) Per le attività soggette a NOF: -istanza di nulla osta di fattibilità (modello PIN-1-bis-2011); -documentazione conforme a quanto specificato nell’Allegato I del DPR 151/2011 (vedere Appendice B); • versamento a favore della Tesoreria Provinciale dello Stato. V) Per la richiesta di verifica in corso d’opera • istanza di verifica (modello PIN-2-bis-2011); • documentazione tecnica illustrativa e certificativa; • versamento a favore della Tesoreria Provinciale dello Stato. VI) Per il rinnovo periodico di conformità: • istanza di rinnovo (modello PIN 3-2011); • asseverazione attestante la funzionalità e l’efficienza degli impianti di protezione attiva antincendio; • versamento a favore della Tesoreria Provinciale dello Stato. 5.2.3.3 Fase 3 Assistenza alle visite tecniche Questa fase comprende il seguente compito distinto per attività soggette: b) per le categorie A e B : • assistenza ai controlli alle visite tecniche del Comando volte ad accertare il rispetto delle prescrizioni previste dalla normativa di prevenzione incendi a campione o in base a programmi settoriali per categorie di attività o nelle situazioni di potenziale pericolo comunque segnalate o rilevate; • eventuale richiesta di copia del verbale della visita tecnica. c) per la categoria C -assistenza ai controlli alle visite tecniche del Comando volte ad accertare il rispetto delle prescrizioni previste dalla normativa di prevenzione incendi; rilascio del CPI. 6.2.2. Conoscenze e abilità specifiche Secondo quanto previsto dalla legislazione vigente4, il geometra svolge la presente prestazione solo se in possesso dei seguenti requisiti: – iscrizione all'albo professionale; – attestazione di frequenza con esito positivo del corso base di specializzazione di prevenzione incendi; – iscrizione nell’apposito elenco del Ministero dell’Interno. 12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
NOTA: Per il mantenimento dell'iscrizione negli elenchi del Ministero dell'interno, i professionisti devono effettuare corsi o seminari di aggiornamento in materia di prevenzione incendi della durata complessiva di almeno quaranta ore nell'arco di cinque anni dalla data di iscrizione nell'elenco o dalla data di entrata in vigore del D.M. 5 agosto 2011 per coloro già iscritti a tale data. 4 D.M. 5 agosto 2011. Procedure e requisiti per l’autorizzazione e l’iscrizione dei professionisti negli elenchi del Ministero dell’Interno. Il geometra nell’espletamento dell’attività di progettazione e verifica ai fini della prevenzione incendi deve avere capacità e abilità per: • conoscere e saper applicare le disposizioni contenute nelle normative vigenti; • conoscere e saper applicare le normative specifiche per ogni singola attività; • conoscere correttamente i metodi e le tecniche per svolgere una consulenza ai fini di prevenzione incendi; • avere un’adeguata esperienza e competenza nel saper individuare gli adeguamenti necessari al fine di evitare il pericolo di incendio; • saper individuare ed eliminare eventuali rischi non precedentemente valutati; • applicazione delle linee guida predisposte dagli enti competenti e conoscenza delle buone prassi; • conoscere i materiali e le metodologie di costruzione. Inoltre, costituisce valore aggiunto la conoscenza della metodologia di certificazione dei materiali.
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7.2. Liste di controllo 7.2.3.1 Fase 1 Operazioni preliminari alla progettazione Compiti
Aspetti della verifica
a) Analisi documentale preliminare
❑
verifica sussistenza
b) Verifiche
❑
modalità di accesso e ubicazione
❑
stato di conservazione
❑
elaborati tecnici
❑
impianti e attrezzature
❑
consistenza e dimensionamento
❑
eventuali servitù apparenti
a. Inquadramento tecnico-normativo per lo studio e scelta delle modalità di intervento da adottarsi al fine di rendere conforme il sito e in funzione dell’attività soggetta
❑ ❑ ❑
Ricadente nella categoria A (basso rischio) Ricadente nella categoria B (medio rischio) Ricadente nella categoria C (alto rischio)
b. Elaborazione del progetto e della relazione tecnica
❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑
Attività soggette rientranti nella categoria A Attività soggette rientranti nella categoria B Attività soggette rientranti nella categoria C Attività soggette con presenza contemporanea di più categorie Attività soggette ad autorizzazioni in deroga Attività soggette a NOF
c. I) Presentazione della pratica per attività soggette rientranti nella categoria A
❑ ❑ ❑ ❑ ❑
Istanza di SCIA (modello PIN 2-2011) Asseverazione tecnica (certificazioni e dichiarazioni Relazione tecnica Elaborati grafici Versamento a favore della Tesoreria Prov. di Stato
c. II) Presentazione della pratica per attività soggette rientranti nelle categorie B e C
❑ ❑
Istanza di valutazione del progetto (mod. PIN 1-2011) Documentazione conforme a quanto specificato nell’Allegato I Versamento a favore della Tesoreria Provinciale dello Stato
7.2.3.2 Fase 2 Progettazione
a
❑ c c. III) Attività soggette ad autorizzazione in deroga
❑ ❑ ❑
Istanza di deroga (modello PIN 4-2011) Documentazione conforme a quanto specificato nell’Allegato I Versamento a favore della Tesoreria Provinciale dello Stat
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c. IV) Attività soggette a NOF
❑ ❑ ❑
c
Istanza di nulla osta di fattibilità (modello PIN-1-bis-2011) Documentazione conforme a quanto specificato nell’Allegato I Versamento a favore della Tesoreria Provinciale dello Stato
c. V) Richiesta verifica in corso d’opera
❑ ❑ ❑
Istanza di verifica (modello PIN-2-bis-2011) Documentazione tecnica illustrativa e certificativa Versamento a favore della Tesoreria Provinciale dello Stato
c. VI) Rinnovo periodico di conformitàc
❑ ❑
Istanza di rinnovo (modello PIN-3-2011 Asseverazione attestante la funzionalità e l’efficienza degli impianti di protezione attiva antincendi Versamento a favore della Tesoreria Prrovinciale dello Stato
❑ c
7.2.3.3 Fase 3 Assistenza alle visite tecniche a) Assistenza alle visite tecniche per categoria A e B
❑ ❑
a
Assistenza ai controlli alle visite tecniche del Comando Eventuale richiesta di copia del verbale della visita tecnica
). Assistenza alle visite tecniche per categoria C
❑
c
❑
APPENDICE A Elenco non esaustivo dei principali termini e definizioni riconducibili al Campo di applicazione della specifica
nità di superficie lorda. Compartimento antincendio: parte di edificio delimitata da elementi costruttivi di resistenza al fuoco predeterminata e organizzata per rispondere alle esigenze della prevenzione incendi. Comportamento al fuoco: insieme di trasformazioni fisiche e chimiche di un materiale o di un elemento da costruzione sottoposto all’azione del fuoco. Filtro a prova fumo: vano delimitato da strutture con resistenza al fuoco REI predeterminata, e comunque non inferiore a 60’, dotato di due o più porte munite di congegni di autochiusura con resistenza al fuoco REI predeterminata, e comunque non inferiore a 60’, con camino di ventilazione di sezione adeguata e comunque non inferiore a 0,10 m2 sfociante al di spora della copertura dell’edificio, oppure vano
Altezza ai fini antincendi degli edifici civili: altezza massima misurata dal livello inferiore dell’apertura più alta dell’ultimo piano abitabile e/o agibile, escluse quelle dei vani tecnici, al livello del piano esterno più basso. Altezza dei piani: altezza massima tra pavimento e intradosso del soffitto. Carico di incendio: potenziale termico della totalità dei materiali combustibili contenuti in uno spazio, ivi compresi i rivestimenti dei muri, delle pareti provvisorie, dei pavimenti e dei soffitti. Carico d’incendio specifico: carico d’incendio riferito all’u14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
Assistenza ai controlli alle visite tecniche del Comando Rilascio del CPI
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con le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco e mantenuto in sovrappressione ad almeno 0,3 mbar. Intercapedine antincendio: vano di distacco con funzione di areazione e/o scarico di prodotti della combustione di larghezza trasversale non inferiore a 0,60 m. Materiale: il componente che può partecipare alla combustione in dipendenza della propria natura chimica e delle effettive condizioni di messa in opera per l’utilizzazione. Reazione al fuoco: grado di partecipazione di un materiale combustibile al quale è sottoposto, in relazione a ciò i materiali sono assegnati alle classi 0,1,2,3,4,5, con l’aumento della loro partecipazione alla combustione. Resistenza al fuoco: attitudine di un elemento da costruzione a conservare, secondo un programma termico prestabilito e per un tempo determinato, in tutto o in parte: la stabilità “R”, la tenuta “E”, l’isolamento termico “I”, così definiti: – stabilità: attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica sotto l’azione del fuoco; – tenuta: attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare né produrre se sottoposto all’azione del fuoco su un lato fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto; – isolamento termico: attitudine di un elemento da costruzione a ridurre, entro un dato limite, la trasmissione del calore. Spazio scoperto: spazio a cielo libero o superiormente grigliato avente, anche se delimitato su tutti i lati, superficie minima in pianta non inferiore a quella calcolata moltiplicando per tre l’altezza in metri della parete più bassa che lo delimita. Superficie lorda di un compartimento: superficie in pianta compresa entro il perimetro delle parti delimitanti il compartimento. Capacità di deflusso: numero massimo di persone che, in un sistema di vie di esodo, si assume possano defluire attraverso una uscita di un modulo uno. Densità di affollamento: numero massimo di persone assunto per unità di superficie lorda di pavimento.moduli. Larghezza delle uscite di ciascun compartimento: numero complessivo di uscite necessarie allo sfollamento totale del compartimento. Luogo sicuro: spazio coperto ovvero compartimento antincendio separato da altri compartimenti mediante spazio scoperto o filtro a prova di fumo. Modulo di uscita: unità di misura della larghezza delle uscite. Scala di sicurezza esterna: scala totalmente esterna rispetto al fabbricato servito. Scala a prova di fumo: scala in vano costituente compartimento antincendio avente accesso per ogni piano mediante
porte di resistenza al fuoco almeno RE predeterminata e dotate di congegno di autochiusura. Scala a prova di fumo interna: scala in vano costituente compartimento antincendio avente accesso diretto da ogni piano, da filtro a prova di fumo. Scala protetta: scala in vano costituente compartimento antincendio avente accesso diretto da ogni piano, con porte di resistenza al fuoco REI. Estintore carrellato: apparecchio contenente un agente estinguente che può essere proiettato e diretto su un fuoco sotto l’azione di una pressione interna. Estintore portatile: definizione, contrassegni distintivi, capacità estinguente e requisiti sono definiti nel D.M. 20 dicembre 1982. Idrante antincendio: attacco unificato, dotato di valvola di intercettazione ad apertura manuale, collegato a una rete di alimentazione idrica. Impianto automatico di rivelazione d’incendio: insieme di apparecchiature destinate a rivelare, localizzare e segnalare automaticamente un principio d’incendio.
APPENDICE C Elenco non esaustivo delle principali norme tecniche di riferimento. UNI 9494:2007 Evacuatori di fumo e calore - Caratteristiche, dimensionamento e prove UNI 9503:2007 Procedimento analitico per valutare la resistenza al fuoco degli elementi costruttivi di acciaio UNI 9504: 1989 Procedimento analitico per valutare la resistenza al fuoco degli elementi costruttivi di legno UNI 9795:2010 Sistemi fissi automatici di rivelazione e segnalazione allarme d’incendio - Progettazione, installazione ed esercizio UNI 10779:2007 Impianti di estinzione incendi - Reti di idranti - Progettazione, installazione ed esercizio UNI 11198:2006 Impianti di estinzione che utilizzano agenti estinguenti liquidi per la protezione antincendio nelle cucine di ristorazione - Proprietà fisiche, progettazione dell’impianto e metodi di prova - Requisiti generali UNI 11224:2011 Controllo iniziale e manutenzione dei sistemi di rivelazione incendi UNI 11280:2008 Controllo iniziale e manutenzione dei sistemi di estinzione incendi ad estinguenti gassosi UNI 11292:2008 Locali destinati ad ospitare gruppi di pompaggio per impianti antincendio - Caratteristiche costruttive e funzionali UNI/TR 11365:2010 Installazioni fisse antincendio - Chiarimenti applicativi relativi alla UNI EN 12845 4sprinkler) IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 15
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UNI /TR 11438:2012 Installazioni fisse antincendio - Gruppi di pompaggio - Istruzioni complementari per l’applicazione della UNI EN 12845 (sprinkler) UNI EN 54-1:2011 Sistemi di rivelazione e di segnalazione d’incendio - Parte 1: introduzione UNI EN 54-2:2007 Sistemi di rivelazione e di segnalazione d’incendio - Parte 2: Centrale di controllo e di segnalazione UNI EN 54-3:2007 Sistemi di rivelazione e di segnalazione d’incendio - Dispositivi sonori di allarme e di segnalazione UNI EN 54-4:2007 Sistemi di rivelazione e di segnalazione d’incendio - Parte 4: Apparecchiatura di alimentazione UNI EN 1363-1:2001 Prove di resistenza al fuoco - Requisiti generali UNI EN 12094-1:2004 Sistemi fissi di lotta contro l’incendio - Componenti di impianti di estinzione a gas - Requisiti e metodi di prova per dispositivi elettrici automatici di comando e gestione spegnimento e di ritardo UNI EN 12094-2:2004 Sistemi fissi di lotta contro l’incendio - Componenti di impianti di estinzione a gas - Requisiti e metodi di prova per dispositivi non elettrici automatici di comando e gestione spegnimento e di ritardo UNI EN 12416-1:2007 Sistemi fissi di lotta contro l’incendio - Sistemi a polvere - Parte 1: Requisiti e metodi di prova per componenti UNI EN 12416-2:2007 Sistemi fissi di lotta contro l’incendio - Sistemi a polvere - Parte 2: Progettazione, costruzione e manutenzione UNI EN 12259-1:2007 Installazioni fisse antincendio - Componenti per sistemi e sprinkler e a spruzzo d’acqua - Parte 1: Srinklers UNI EN 12599:2001 Ventilazione per edifici - Procedure di prova e metodi di misurazione per la presa in consegna di impianti installati di ventilazione e di condizionamento d’aria UNI EN 12845:2009 Installazioni fisse antincendio - Sistemi automatici a sprinkler - Progettazione, installazione e ma-
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nutenzione UNI EN 13501- 1:2009 Classificazione al fuoco dei prodotti e degli elementi da costruzione - Parte 1: Classificazione in base ai risultati delle prove di reazione al fuoco UNI EN 13565-2 Sistemi fissi di lotta contro l’incendio - Sistemi a schiuma - Parte 2: Progettazione, costruzione e manutenzione UNI EN 15004- 1:2008 Installazioni fisse antincendio - Sistemi a estinguenti gassosi - Parte 1: Progettazione, installazione e manutenzione UNI EN 15423:2008 Ventilazione degli edifici - Misure antincendio per i sistemi di distribuzione dell’aria negli edifici UNI CEN/TS 54-14:2004 Sistemi di rivelazione e di segnalazione d’incendio - Parte 14: Linee guida per la pianificazione, la progettazione, l’installazione, la messa in servizio, l’esercizio e la manutenzione UNI CEN/TS 14816:2009 Installazioni fisse antincendio - Sistemi spray ad acqua - Progettazione, installazione e manutenzione UNI CEN/TS 14972:2011 Installazioni fisse antincendio - Sistemi ad acqua nebulizzata - Progettazione e installazione dei fumi UNI CEN/TS 15176:2006 Valutazione di conformità nelle norme sui sistemi fissi di estinzione incendi UNI CEN/TR 15276-1:2009 Installazioni fisse antincendio Sistemi estinguenti ad aerosol condensato - Parte 1: Requisiti e metodi di prova per componenti UNI CEN/TR 15276-2:2009 Installazioni fisse antincendio Sistemi estinguenti ad aerosol condensato - Parte 2: Progettazione, installazione e manutenzione UNI ISO 7240-19:2010 Sistemi fissi di rivelazione e di segnalazione allarme d’incendio - Parte 19: Progettazione, installazione, messa in servizio, manutenzione ed esercizio dei sistemi di allarme vocale per scopi di emergenza UNI ISO/TR 13387-1:2008 Ingegneria della sicurezza antincendio - Parte 1: Applicazioni dei concetti prestazionali antincendio nella definizione degli obiettivi di progetto. ❑
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Un’interessante sentenza del Tar delle Marche favorevole all’operatività della categoria Repubblica Italiana in nome del Popolo Italiano Il Tribunale Amministrativo Regionale per le Marche (Sezione Prima) ha pronunciato la seguente sentenza sul ricorso numero di registro generale 566 del 1994, proposto da: Ordine degli Ingegneri di Ascoli Piceno, rappresentato e difeso dall’avv. Maria Alessandra Sandulli, con domicilio eletto presso Federazione Ordine Ingegneri in Ancona, piazza del Plebiscito, 2; contro Comune di San Benedetto del Tronto, rappresentato e difeso dall’avv. Marina Di Concetto, con domicilio eletto presso Segreteria T.A.R. Marche in Ancona, via della Loggia, 24; nei confronti di Massi Angelo, Massi Nicola; Di Concetto Eolo, rappresentato e difeso dall’avv. Roberto Galvani, con domicilo eletto presso avv. Roberto Galvani in Ancona, corso Mazzini, 156; e con l’intervento di ad opponendum: Collegio dei Geometri della prov. di Ascoli Piceno, rappresentato e difeso dagli avv. Gabriele Galvani, Salvatore Alberto Romano, con domicilio eletto presso avv. Gabriele Galvani in Ancona, corso Mazzini, 156; per l’annullamento della concessione edilizia n. 32/1994, rilasciata dal Comune di San Benedetto del Tronto per la costruzione di un edificio di civile abitazione. 18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
Visti il ricorso e i relativi allegati; Visti gli atti di costituzione in giudizio di Comune di San Benedetto del Tronto e di Di Concetto Eolo; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore dell’udienza pubblica del giorno 12 maggio 2011 il dott; Gianluca Morri e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale; Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue. Fatto e Diritto L’ordine degli Ingegneri di Ascoli Piceno impugna la concessione edilizia n. 32/1994, rilasciata dal Comune di San Benedetto del Tronto per la costruzione di un edificio di civile abitazione su progetto redatto da un geometra. Secondo il ricorrente detta concessione sarebbe illegittima poiché l’opera, stante le sue rilevanti dimensioni (mc 3261 suddivisi in tre piani fuori terra oltre al piano interrato di mc 1.000) e la struttura in cemento armato, esula dalle competenze professionali dei geometri. Viene in ogni caso dedotto difetto di motivazione, poiché il Comune non ha fornito alcuna indicazione dei motivi per i quali l’opera è stata ritenuta ascri-
vibile alle competenze professionali dei tecnici sopra indicati. Si sono costituiti in giudizio il Comune di San Benedetto del Tronto e il geom. Eolo Di Concetto per contestare, nel merito, le deduzioni di parte ricorrente chiedendone il rigetto. Detti resistenti eccepiscono anche la sopravvenuta carenza di interesse, non essendo stata impugnata la successiva concessione edilizia n. 217/1995 in variante alle opere di cui alla concessione edilizia originaria oggetto di gravame. È infine intervenuto, ad opponendum, il Collegio dei Geometri della provincia di Ascoli Piceno, che solleva analoga eccezione preliminare, deducendo comunque l’infondatezza del ricorso
nel merito. All’udienza del 12.5.2011 la causa è stata trattenuta in decisione. Il Collegio ritiene di soprassedere dalla trattazione dell’eccezione preliminare dedotta dalle parti resistenti, poiché il ricorso è comunque infondato nel merito. Al riguardo va osservato che l’art. 16 del RD 11.2.1929 n. 274 attribuisce alla competenza del geometra la progettazione, direzione e vigilanza di modeste costruzioni civili. Quanto all’indagine concretamente volta ad accertare se una costruzione destinata a civile abitazione sia da considerarsi modesta, essa non può prescindere dall’applicazione di un criterio tecnico-qualitativo che ri-
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
guardi la valutazione della struttura dell’edificio e le relative modalità costruttive, che non devono implicare la soluzione di problemi tecnici particolari, devoluti esclusivamente alla competenza professionale degli ingegneri e degli architetti. Altri criteri, come quello quantitativo, delle dimensioni e della complessità, nonché quello economico possono soccorrere quali elementi complementari di valutazione, in quanto indicativi delle caratteristiche costruttive e delle difficoltà tecniche presenti nella realizzazione dell’opera (cfr. Cons. Stato, Sez. V, 3.10.2002 n. 5208). Nel caso in esame, come evidenziato dalle parti resistenti, la progettazione strutturale (e la relativa dire-
zione dei lavori) era stata affidata all’ing. Giuseppe Laureati. A giudizio del Collegio tale circostanza risulta sufficiente per affermare che l’apporto progettuale del geometra si sia mantenuto entro le proprie competenze professionali, limitate, nella sostanza, alla progettazione architettonica di massima le cui problematiche strutturali, comunque presenti, sono state affrontate sotto la supervisione (e responsabilità finale) dell’ingegnere co-progettista. Trova quindi applicazione l’orientamento giurisprudenziale, già condiviso da questo Tribunale (cfr. TAR Marche 13.3.2008 n. 194; 23.11.2001 n. 1220), secondo cui la presenza dell’ingegnere progettista delle o-
pere strutturali assorbe per intero quella parte che poteva esorbitare dalla competenza professionale del geometra. Di conseguenza la contestazione circa l’inidoneità del geometra a sottoscrivere il progetto esaminato dal Comune viene a cadere e, quindi, tale aspetto della vicenda non è suscettibile di incidere negativamente sulla legittimità dell’impugnata concessione edilizia (cfr. Cons. Stato, Sez. V, 4.6.2003 n. 3068; idem 3.10.2002 n. 5208). Al riguardo il Collegio non ignora che esistono anche indirizzi giurisprudenziali di contrario avviso (cfr. da ultimo, Cons. Stato, Sez. V, 24.4.2011 n. 253), adottati sul rilievo che non sarebbe possibile enucleare e distinguere un’autonoma attività, per la parte di tali lavori, riconducibile ad un ingegnere o ad un architetto, il che (prosegue la citata giurisprudenza) apparirebbe senz’altro esatto, in quanto chi non è abilitato a delineare l’ossatura, neppure può essere ritenuto in grado di dare forma al corpo che deve essere sorretto. A giudizio del Collegio appare invece possibile, sulla base di comuni esperienze di fatto, scindere dette attività progettuali, poiché definita l’ossatura (o, meglio, la struttura portante di un edificio, dimensionata per reggere tutte le sollecitazioni, statiche e dinamiche, verticali e orizzontali, cui esso è o potrebbe essere sottoposto) da parte del tecnico a ciò abilitato, l’ulteriore atti-
vità progettuale si risolve nella definizione di elementi di chiusura della stessa, mediante opere di tamponamento interno ed esterno di natura essenzialmente architettonica; opere volte a delimitare gli spazi in cui si svolge l’attività umana e che non richiedono il possesso di specifiche competenze strutturali (attività che, spesso, viene svolta dai tecnici specializzati nei soli componenti d’arredo). Il ricorso va quindi respinto. L’incertezza del quadro giurisprudenziale di riferimento costituisce, tuttavia, giusta ragione per disporre la compensazione delle spese tra le parti. P.Q.M. il Tribunale Amministrativo Regionale per le Marche, definitivamente pronunciando, respinge il ricorso in epigrafe. Spese compensate. La presente sentenza sarà eseguita dall’Amministrazione ed è depositata presso la Segreteria del Tribunale che provvederà a darne comunicazione alle parti. Così deciso in Ancona nella camera di consiglio del giorno 12 maggio 2011 con l’intervento dei magistrati: Luigi Passanisi, Presidente Gianluca Morri, Consigliere, Estensore Tommaso Capitanio, Primo Referendario L’Estensore
Il Presidente
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IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 19
LEGALE Francesco Cuzzetti
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na società impugna davanti al Consiglio di Stato la sentenza di un T.R.A. con la quale è stata rigettata la sua domanda diretta a ottenere la retrocessione di aree urbane, sulle quali era intervenuta l’occupazione da parte del Comune, che aveva poi realizzato per intero l’opera pubblica progettata, utilizzando però solo parte della stessa, pur non essendo intervenuto il decreto di esproprio, ma acquisendone la proprietà in forza dell’accessione invertita. Siccome per la realizzazione dell’opera non era stata utilizzata l’intera area occupata, la società chiedeva appunto, la retrocessione della parte di area che non era stata oggetto dell’irreversibile trasformazione, che riteneva perciò doversi ritenere esclusa dall’acquisizione. Il T.R.A. aveva respinto la richiesta sul presupposto che la Corte d’Appello con sentenza passata in giudicato, aveva già determinato il risarcimento del danno per l’abusiva occupazione, calcolato sull’intera area, respingendo nel contempo la richiesta di restituzione in tale sede formulata dalla società. La società riproponeva, col ricorso al Consiglio di Stato, la domanda di retrocessione a proprio favore della porzione di area non utilizzata nel compimento dell’opera pubblica, ritenendo questo un diritto generalmente stabilito, e da qui la sentenza 20 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
Occupazione: tra risarcimento e restituzione
sez. IV 15 dicembre 2011 n. 6619, il cui interessante contenuto è il reale scopo di questo scritto. La sentenza rileva anzitutto, una confusione concettuale laddove il Giudice di primo grado sembra non distinguere tra “restituzione” (non richiesta), e “retrocessione”, che è l’oggetto del giudizio. Rileva quindi che l’istituto della “retrocessione” è previsto sia dalla legge 2359/1865 sia dalla recente L. 327/2001 nei due articoli 46 (per il caso di retrocessione totale) e 47 (per il caso di retrocessione parziale), evidenziando peraltro che essi, fanno esplicito riferi-
mento come necessario presupposto, al procedimento espropriativo, conclusosi con il decreto di esproprio, che produce l’effetto estintivo/acquisitivo del diritto di proprietà.
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iversa quindi l’ipotesi in cui si sia verificata sul bene semplicemente oggetto dell’occupazione, la realizzazione dell’opera pubblica, il che determina l’effetto acquisitivo del diritto di proprietà alla irreversibile destinazione del suolo all’opera stessa, nel qual caso la giurisprudenza riconosce il diritto al risarci-
mento per l’illecito commesso dalla pubblica amministrazione. La sentenza ha quindi respinto la ragione addotta dal ricorrente, con la quale tendeva a sostenere che la richiesta della “retrocessione” troverebbe legittimazione anche un volta verificatasi l’accessione invertita, dal momento che pure esso è un istituto creato al fine del trasferimento della proprietà, che dovrebbe avere in diritto effetti analoghi a quelli dell’espropriazione. Ma così non è stato ritenuto. ❑
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Bruno Bossini
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l nuovo Ordinamento Professionale che la categoria si sta apprestando a modificare al fine di garantire la modernizzazione della sua organizzazione e quindi della sua operatività professionale (ciò che tutti gli indicatori di mercato da tempo attendono), non potrà giungere ad approvazione in tempi brevi.
22 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
Il Presidente Savoldi con i Consiglieri bresciani sull’Ordinamento professionale Allo stato delle cose siamo ancora nella prima fase del suo cammino riformatore, occorre però da subito intervenire sulla liberalizzazione di alcune procedure operative per le quali il decreto legge “Salva-Italia” ci impone una data inderogabile: il 12 agosto 2012. La categoria è pronta a dare risposte al Governo nei
tempi stabiliti. Sono le prime riflessioni emerse dalla relazione che il Presidente Nazionale Fausto Savoldi ha tenuto in trasferta nella sua Brescia per l’incontro con i consiglieri bresciani lunedì 19 marzo 2012, sulle modifiche all’Ordinamento che, come ben sappiamo, sta al primo posto nei programmi a
breve del Consiglio Nazionale. La relazione non poteva non affrontare il tema delle Direttive Europee che il D.L. del Governo ci impone, ormai ben note a tutti : – eliminazione delle barriere di accesso alla professione; – abolizione delle tariffe professionali; – costituzione dell’organo disciplinare; – ammissibilità della pubblicità del lavoro professionale; – durata del praticantato; – società professionali; «Non dovrebbe essere un problema – ha detto Savoldi – applicare le direttive richieste». Da tempo, infatti, la categoria si può avvalere di nuove norme che riguardano la pubblicità, la formazione, la tariffa professionale, l’assicurazione, che risultano ormai recepite nel nostro Regolamento e quindi sono divenute obbligatorie per tutti gli iscritti. Ma Savoldi si è anche soffermato sugli aspetti della bozza di ordinamento inviata ai Collegi presso i quali in tutta Italia è in corso un approfondimento delle loro tematiche, e il dibattito che ne è seguito ha fatto emergere le seguenti considerazioni : – Iscrizione all’Albo : con le nuove regole sarà effettuata in autocertificazione on line e sarà allargata ai dipendenti pubblici e privati se autorizzati dai rispettivi datori di lavoro. Sarà di fatto annullato o ridimensionato l’art. 7 del
DAL COLLEGIO DI BRESCIA A sinistra, il Presidente nazionale Fausto Savoldi; a destra il Presidente del Collegio di Brescia Giovanni Platto
vigente Regolamento, che non pochi problemi di applicabilità a sinora creato alla Categoria. – Formazione continua: «bisogna cominciare a cambiare mentalità – ha sostenuto il Presidente – il moderno geometra dovrà studiare sui temi della sua professione praticamente tutti i giorni». Da qui l’allargamento all’obbligo di formazione anche agli iscritti da più di 35 anni sinora esclusi da tale impegno formativo. – Nuovo organo disciplinare: la proposta del C.N. prevede un nuovo organismo sovraprovinciale (o regionale) che avrà mansioni di rappresentanza dei Collegi a livello nazionale ed eleggerà al riguardo il C.N. oltre a nominare la Commissione disciplinare richiesta dalle direttive del D.L. In particolare quest’ultima, coordinata da un
magistrato e dotata di segreteria, si pronuncerà sulle denuncia a carico degli iscritti in campo deontologico e penale. «Quelle invece di tipo amministrativo – ha precisato Savoldi – continueranno invece a essere espletate nell’ambito dei Collegi». È una proposta che ancora non trova l’assenso di molti Collegi in Italia, compreso il nostro, per varie considerazioni, non ultima quella delle implicazioni organizzative e di costo che un nuovo organismo così come strutturato nell’idea del C.N.genererebbe. Molti ritengono che il tema di questa nuova importante modifica legislativa debba essere riconsiderato e ripresentato agli Organi territoriali prima della sua definitiva approvazione. – Tariffa professionale: è stata, come ben sappia-
mo, abolita, al fine di – questo è lo scopo che si prefiggono le nuove norme di legge – garantire una maggiore concorrenza (ma sarà vero? n.d.r.) a parità di
prestazioni professionali. Resta l’obbligo per i professionisti del preventivo dettagliato da sottoporre all’approvazione del committente in sede contrattuale. Sull’argomento permangono alcune difficoltà legate all’individuazione (non ancora definitivamente deliberata) degli standard qualitativi del lavoro professionale e sulla regolamentazione delle prestazioni aggiuntive non previste alla data dell’incarico. Vedremo a breve gli sviluppi del problema. – Competenze: è stato sollevato il tema della tutela del lavoro professionale. Tutti conosciamo l’atteggiamento spesso punitivo della Magistratura sulle nostre competenze, anche se in alcuni casi (vedi a IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 23
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Momenti dell’incontro dei geometri bresciani con il Presidente nazionale Fausto Savoldi
pag. 18), le sentenze di merito tengono conto giustamente anche di tutte le considerazioni e le consuetudini operative che tutelano anche i diritti della categoria. È stato comunque suggerito, a maggiore tutela del
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nostro lavoro professionale, l’utilizzo nei disciplinari della procedura di incarico congiunto «Almeno qui in Alta Italia – ha sostenuto Savoldi – dove il contenzioso in materia di competenze meno frequentemente prende la
strada delle aule del Tribunale». Il committente, nella fattispecie, deve sottoscrive un incarico con il geometra e con il/i laureato/i (a seconda della complessità dell’opera e delle necessità progettuali spesso sono anche più di uno) che al loro interno potranno disciplinare le loro responsabilità professionali e la suddivisione dell’onorario. – Società professionali: costituiscono, secondo il Presidente, una risorsa aggiuntiva per la categoria. Non c’è alternativa, soprattutto per i giovani che solo nell’ambito di tali organizzazioni di lavoro saranno incentivati a ritagliarsi la loro specifica “nicchia” professionale e avranno modo anche di garantirsi su tutti i problemi di competenza. Operatività professionale che, non dimentichiamolo, non sempre è correttamente svolta da altre figure professionali. I capitali che potrebbero essere apportati da parte di persone o società estranee alle professionalità da svolgere, dopo l’emendamento recentemente approvato dal Governo sono stati limitati a un massimo del 33% sul totale del capitale sociale. Ciò per favorire l’indipendenza dell’attività intellettuale dei professionisti soci.
– Specializzazioni professionali: sono emersi dubbi interpretativi circa l’obbligo per gli iscritti di dotarsi di titoli supplementari, oltre a quello del diploma già conseguito, attraverso corsi-esami, anche per alcune attività già previste dalla tariffa decaduta. Savoldi ha precisato che la tematica è ancora in fase di studio «resta però il fatto – ha aggiunto – che in una futura professione specializzata che si presume dovrà essere certificata, l’obbligatorietà di corsi altamente formativi diventerà di fatto indispensabile».
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n chiusura il Presidente Savoldi ha dato notizia di una proposta dell’Ordine degli architetti che vorrebbe dare vita ad una “camera di conciliazione” sui temi delle competenze progettuali. L’invito è stato esteso a tutte le organizzazioni professionali compresa la nostra e al competente ministero. Forse sull’argomento del contenzioso professionale fra le categoria dei tecnici, che sempre ha messo l’un contro l’altro i Collegi e gli Ordini, qualcosa sta finalmente cambiando? ❑
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Bruno Bossini
L’Assemblea annuale 2012 del Collegio di Brescia Gli argomenti dibattuti
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l futuro della nostra professione e le norme del nuovo Ordinamento professionale sono stati al centro del dibattito assembleare del 18 aprile scorso (erano presenti i soliti 40-50 iscritti) che, come sempre, ha avuto luogo nella sala conferenze della sede del Collegio. Con la partecipazione molto apprezzata del presidente nazionale Fausto Savoldi che ha così inteso condividere con i colleghi della sua città l’atto finale dell’attività del Collegio geometri di Brescia. Sulla specifica relazione tenute dal presidente Platto rimandiamo alla sintesi pubblicata nei box di questo stesso articolo, che ampliamente illustra l’operosità del Collegio nell’anno trascorso. Per la cronaca, aggiungiamo che i bilanci (che rispettivamente si sono chiusi, in euro 1.264.064,60 e 1.710.500,00) sono stati ap-
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provati dai presenti praticamente all’unanimità (solo due hanno votato contro, e uno si è astenuto). Vorremmo piuttosto, in questa sede, dare spazio sia ai temi di grande attualità per la ca-
tegoria toccati dal presidente Savoldi, argomenti che peraltro aveva già sviluppato nell’incontro con i Consiglieri del 19 marzo (del quale diamo resoconto a pag. 22) sia al vivace dibattito che ha fatto seguito alle relazioni e all’intervento di Fausto Savoldi. Questi, in sintesi, gli spunti più interessanti dell’esposizione del Presidente nazionale: – le modifiche del nostro Ordinamento professionale, che risale al 1929, non potranno essere attuate, essendo antecedenti alla Costituzione, con nuova legge del Parlamento; – il termine del 12 agosto 2012, entro cui dovranno essere adottate le liberalizzazioni imposte dal D.L. Salva Italia, verrà con ogni probabilità prorogato viste le evidenti difficoltà di al-
cune categorie ad accettarle e del Governo a farle proprie; – l’edilizia si sta orientando sempre più verso il recupero del patrimonio esistente. È d’obbligo per i geometri rinnovare nel futuro la propria attività con specializzazioni legate al risparmio energetico, alla sicurezza dei cantieri e alle valutazioni di immobili, che possono rivelarsi concrete fonti di lavoro; – deve essere intensificata l’azione della categoria nei confronti di quelle Amministrazioni pubbliche che nell’esprimere dinieghi di competenza nei confronti dei geometri, omettono di citare la norma di legge che giustifica tale provvedimento. La presenza di cemento armato di semplice struttura nella progetta-
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Il tavolo della presidenza: da sinistra, il direttore Stefano Benedini, il segretario Armido Bellotti, il presidente del Collegio Giovanni Platto, il presidente nazionale Fausto Savoldi, il tesoriere Giuseppe Bellavia e il revisore dei conti Silvio Maruffi. Sotto: Giovanni Platto e, a destra, Fausto Savoldi
zione a firma dei geometri, con l’abrogazione del R.D. 2229/39 sui c.a., non può
Iscritti all’Albo al 18 aprile 2012 Iscritti al registro praticanti Iscritti nel 3011 Iscritti nel 2012 Totale Cancellati dall’Albo nel 2011 Sospensioni
più, per esempio, essere dichiarata motivo di incompetenza professionale
3072 712 87 63 150
Riunioni del Consiglio Riunioni regionali Redazione de “Il geometra bresciano”
Sessione esami di Stato 2011 Candidati ammessi Candidati presentati Esiti positivi Esiti negativi Percentuale abilitati
289 251 155 96 62%
150 105 12
9 7 6
per i geometri; – il futuro della categoria è sempre più orientato verso la “laurea breve di 1° livello”, e ciò risponde alle disposizioni delle direttive europee in tema di formazione professionale per quelle categorie, come la nostra, che necessitano di un percorso post-diploma. – è ora possibile per legge l’accorpamento di categorie tecniche di attività similari. Ciò potrebbe favorire l’auspicata unificazione in un solo Albo – seppur con diverse specializzazioni – di geometri, periti industriali e periti agrari, che unitamente ai laureati di 1° livello potrebbero costituire una “forza operativa” di almeno 200.000 iscritti, i cosìddetti “tecnici intermedi”;
– il futuro per i geometri resta fondato sulla formazione professionale continua. Anche i seminari di lavoro tenuti da ditte specializzate operanti sul mercato, se offrono informazioni tecniche e operative, possono costituire un interessante strumento formativo. – le società tra professionisti, riunendo varie specializzazioni di lavoro professionale, costituiscono una moderna e adeguata risposta al mercato e la risoluzione dei problemi di competenza professionale per quei soci che, in certi settori operativi, non hanno la competenza professionale per operare autonomamente. Potranno essere promosse anche dai Collegi provinciali che, in tal modo, oltre a tutelare
Incontri con i giovani e praticanti – Incontri con i neo-iscritti – Scuola aperta (presso Istituto Tartaglia, Brescia) – Incontro “Borse di studio per studenti extracomunitari” (presso Istituto Tartaglia, Brescia) – Incontri per avvio ITS (presso il Collegio di Brescia) – Incontro con gli studenti del Tartaglia “Sensibilizzazione Cassa Geometri, pensione, previdenza – Riunione con dirigenti scolastici – Borse di studio “Geomm. Luciano Camplani e Giuseppe Tedoldi Zatti (1.500,00 euro) per i candidati con il miglior puneggio conseguito per ciascuna delle 4 Commissioni d’esame di Stato
Il Collegio collabora principalmente con: – Istituto Tecnico “Tartaglia”, Brescia – Istituto Tecnico “ ”, Salò – Istituto Tecnico “Olivelli”, Darfo – Istituto Tecnico “ Bonsignori”, Remedello –Comune di Brescia per sopralluoghi
IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 27
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Da sinistra, il Segretario del Collegio Armido Bellotti, il Tesoriere Giuseppe Bellavia e il Revisore dei conti Silvio Maruffi. Sotto, veduta complessiva dei partecipanti
l’interesse dei loro iscritti, ne favoriranno la valorizzazione professionale. Il dibattito fra i relatori e i convenuti,Ha fatto emergere puntualizzazioni e contrasti di opinioni sui temi professionali e di categoria che via via sono stati sollecitati. In particolare Stefano Lonati nel suo intervento, volto a precisare i motivi del suo no all’approvazione dei bilanci, ha espresso critiche alla gestione dell’attività del Collegio e sulla scarsa comunicazione delle azioni gestionali, della mancata pubblicizzazione dei verbali di Consiglio e di Commissione, sulle spese “inaccettabili” – secondo lui – relative alla cena sociale e al costo delle medaglie d’oro per i premiati, e di quelle delle sponsorizzazioni sportive. Lonati ha altresì espresso la sua contrarietà alla realizza28 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Il momento dell’approvazione dei bilanci
zione del cd sul nuovo Testo unico della Sicurezza offerto agli iscritti insieme alla rivista, il cui materiale, a suo parere, poteva essere trasferito direttamente e con minori spese sul sito del Collegio.
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tefano Fettalini ha invece posto l’accento sulla limitata attività del Collegio a favore dei giovani iscritti che, secondo il collega, risultano poco tutelati nella quotidianità professionale. Ai colleghi ha risposto il presidente Giovanni Platto, precisando che la mole di lavoro in tutti gli aspetti dell’attività svolta è ben nota a tutti gli scritti che anche saltuariamente frequentano la sede. «È sempre stato per noi motivo di orgoglio – ha poi aggiunto – il giusto e doveroso riconoscimento, peraltro da tutti sempre apprezzato, per i colleghi che alla Categoria hanno dato quarant’anni e più di vita professionale». Circa il costo
delle sponsorizzazioni sportive, d’altra parte di limitata entità, ha precisato che «il Consiglio direttivo, secondo una scelta consolidata nel tempo, ha sempre cercato di assecondare, nel rispetto di un rigoroso controllo delle spese, anche alcune attività di tempo libero richieste
Formazione continua anno 2011 – 11 corsi “Gli obblighi dei professionisti, lavori per la sicurezza in quota” – 10 corsi “Aggiornamento sicurezza” (modulo A - Modulo B) – 4 corsi “Aggiornamento sicurezza” – 5 corsi “Approfondimento impiantistica - Certificati energetici” – 4 corsi “Geometri mediatori” – 5 corsi “Cerificatori energetici” – 1 corso “Gestione dei rifiuti di cantiere” – 6 corsi “Preliminare di compravendita e notaio” – 5 corsi “Successioni” – 6 corsi “Esami per certificatori energetici” Per un otale di 57 corsi
Internet del Collegio – Forum di discussione tra tutti i Collegi – Dai 350 ai 400 collegamenti giornalieri – Formazione continua degli iscritti – Aggiornamenti sulle iniziative del Collegio – Comunicazioni sulle nuove leggi – “Il geometra bresciano” telematico
Convegni, seminari, incontri – 1° Convegno AGIT, Verona, 1 luglio 2011 – Convegno FIREPO, “Professione antincendio”, Istituto Tecnico Tartaglia, 20 settembre 2011 – Convegno “Riconfinazioni”, Istituto Ballini, 27 settembre 2011 – Incontro “Sicurezza cantieri” presso Università di Brescia, 29 settembre 2011 – Convegno “Sicurezza antincendio” presso Istituto Tecnico Tartaglia, 28 ottobre 2011 – “Open Day” presso Istituto Tartaglia, 17 dicembre 2011 – “Open Day” presso Istituto Tartaglia, 14 gennaio 2012 – Incontro con VVFF “Nuove procedure prevenzione incendi”, presso Istituto Tartaglia, 24 gennaio 2012 – Convegno “Edifici a energia zero”, Scuola Edile, 1 febbraio 1012 – Incontro con VVFF “Nuove procedure prevenzione incendi”, presso Istituto Tartaglia, 21 febbraio 2012
IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 29
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Le Commissioni del Collegio – Agricoltura – Ambiente e Bioedilizia – Catasto – Estimo – Mediatori – Parcelle – Protezione civile – Scuola – Sicurezza cantieri – Urbanistica – Valutazioni esposti
Attività di consulenza
coordinatore:
dagli iscritti sul tema dell’impegno verso i giovani» Il Presidente ha poi sottolineato che l’ingente attività a tutti nota a favore dei giovani (praticantato, scuola, corsi specializzazione, riduzione quote, ecc.) continua ad aumentare e si rivolge es-
30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
Paolo Fappani : Silvano Orio : Laura Cinelli : Armido Bellotti : Armido Bellotti : Giovanni Platto : Italo Giovanni Albertoni : Giovanni Platto : Nadia Bettari : Giuseppe Zipponi : Giovanni Platto
senzialmente alla loro formazione professionale.
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ul tema del cd “Sicurezza cantieri” è intervenuto invece il Consigliere Nadia Bettari, coordinatrice della sua impegnativa realizza-
Gratuita per gli iscritti all’Albo e riguarda le materie: – Catasto – Legge 494/96 - Sicurezza cantieri – Edilizia - Urbanistica – Consulenza per giovani geometri Le richieste di consulenza devono essere fissate con la segreteria del Collegio anche telefonicamente (vedi sito internet Collegio Comunicazioni - per le giornate riservate alle consulenze).
zione, precisando al collega promotore della contestazione che il nuovo aggiornato strumento di lavoro – peraltro molto apprezzato dagli iscritti – è nato da una decisione della Commissione Regionale giunta alla delibera defini-
tiva dopo ampio e articolato dibattito. La versione su cd, del costo di qualche migliaio di euro, è stata di fatto imposta dalla mole del lavoro e dal suo “peso” in termini di mega byte che ne avrebbe reso problematica la lettura sul sito. Il direttore della nostra rivista, Bruno Bossini, traendo spunto dalla meticolosità delle contestazioni del collega Stefano Lonati, ha posto l’accento sulla necessità di un maggiore coinvolgimento degli iscritti, specialmente dei più giovani, fra coloro che – anche magari criticando – si mostrano sensibili ai problemi della categoria. «Il loro tempo libero – ha detto – e la loro voglia di rendersi utili alla categoria potrebbero essere molto più incisivi con una loro diretta presenza nell’attività del Collegio, dove potrebbero utilmente partecipare alle decisioni e indirizzare le scelte secondo le loro idee innovative, ma nella contestualità di un confronto de-
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Momenti dell’Assemblea 2012
mocratico con gli altri iscritti». Nell’attività di volontari a favore della categoria c’è posto per tutti; il benvenuto a chi vuol collaborare ha sempre contraddistinto l’impegno della dirigenza bresciana del Collegio.
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ngelo Este ha spostato il dibattito sul tema della “Riforma del catasto” che il Governo ha in animo di attuare (modifica del sistema di misura e delle valutazioni fiscali, ecc.) «Mi auguro – ha sostenuto – che i geometri, da sempre esperti di catasto, riescano a produrre quei progetti innovativi di qualità che la riforma esige e dai quali la categoria non può esimersi». Sull’importanza del disciplinare d’incarico tipo da utilizzare anche per firme a incarico congiunto di più professionisti anche laureati, si è soffermato Dario Piotti, ricordando che il Sindacato sta predisponendo una bozza da sottoporre al Consiglio per la sua approvazione. Il Collega ha accennato anche alla necessità di una maggiore informativa per i cittadini sulla professionalità dei geometri, e che il tema della concorrenza sulle prestazioni professionali non può essere disgiunto da quello degli standard qualitativi delle prestazioni. Dario Gamba ha chiesto infine al presidente Savoldi un suo parere sui mezzi che la Cassa di Previdenza intenderà ulteriormente “met-
tere in atto” per garantire la sostenibilità dei suoi conti allungata a 50 anni. «È una decisione necessaria, molto delicata – ha detto il Presidente – quella che dovrà approntare la dirigenza della Cassa, che però non potrà non tenere conto, nell’ipotesi di nuovi aggravi a carico degli iscritti, del perdurare di una crisi che riduce sempre più gli utili professionali». ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 31
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Da “Corriere della Sera” 3 aprile 2012
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ella costante ricerca di soluzioni che possano invertire la situazione di difficoltà nella quale si trovano centinaia di imprese edili lombarde, il 6 marzo 2012 la Regione Lombardia ha approvato (con voto contrario del Pd, Italia dei Valori, Sinistra e Libertà e con l’astensione dell’Udc) il progetto di legge di iniziativa della Giunta regionale “Per la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente e altre disposizioni in materia urbanistica-edilizia”. Il provvedimento, secondo le intenzioni della Giunta, mira a incentivare la ripresa degli investimenti nel settore delle costruzioni in Lombardia in un’ottica anticongiunturale, dopo l’esperienza sostanzialmente negativa della Legge regionale 13/2009, il cosiddetto “piano casa”. Di fatto, l’obiettivo è quello di rilanciare, con significative modifiche, alcune linee di intervento della vecchia normativa. Tra le principali novità contenute nella nuova legge, ci sono gli “interventi di sostituzione edilizia”. In buona sostanza, è riproposta la possibilità di sostituzione degli edifici esistenti, con ampliamenti fino al 30%. La novità è che gli interventi si potranno realizzare con la totale demolizione e ricostruzione dell’edificio, anche con modifiche alla sagoma, purché il nuovo edificio si armonizzi con quelli esistenti e con la possibilità di una diversa collocazione entro il lotto di riferimento. 32 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
Ritorna in una seconda versione il Piano Casa regionale
In questi casi, la Regione chiede che i progetti «dovranno assicurare la copertura attraverso fonti rinnovabili del 20 per cento del fabbisogno energetico per l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento». Si potrà inoltre realizzare volumetria aggiuntiva (un ulteriore 5 per cento), senza ulteriori oneri di urbanizzazione, nel caso di interventi finalizzati al miglioramento dell’efficienza energetica. L’incremento volumetrico, in questo caso, potrà essere utilizzato unicamente sul fabbricato che è oggetto dell’intervento. Gli ampliamenti consentiti I Comuni potranno individuare, entro il prossimo 30 settembre, ambiti in cui rendere possibili ampliamenti di edifici industriali o artigianali, purché ultimati entro il 18 luglio 2009, nella misura massima del 10 per cento della superficie di pavimento esistente e fino a un massimo di 500 mq. Gli ampliamenti dovranno essere destinati all’attività produt-
tiva e mantenere un “vincolo pertinenziale” di almeno 5 anni. Nei Comuni ad alta densità abitativa (una decina in tutto, compreso Milano) si potranno autorizzare, con delibera comunale e fino al 31 dicembre 2013, trasformazioni anche di edifici a destinazione terziaria o direzionale già esistenti ma non più utilizzati almeno dal 2005, finalizzandoli al riuso residenziale. In questo caso, almeno il 20 per cento della superficie lorda di pavimento esistente dovrà essere destinata ad edilizia residenziale sociale. Con la sola delibera comunale, si potranno infine ampliare anche gli edifici alberghieri entro il limite massimo di 200 mq, anche realizzando sopralzi fino a un massimo di 4 metri. Per quanto riguarda invece gli “interventi di edilizia residenziale sociale” le nuove norme regionali precisano che si potranno attuare ampliamenti del 40 per cento (come massimo) della volumetria esistente, nel caso gli edifici di proprietà pubblica, e del 20 per cento nel
Giuliano Campana propone un piano per salvare l’edilizia bresciana Tre sono i punti qualificanti di una proposta del Presidente del Collegio Costruttori Giuliano Campana per una ripresa dell’edilizia bresciana che negli ultimi tre anni ha perso il 25% dei posti di lavoro: 1) Mettere le imprese nella condizione di affittare le unità abitative invendute con la possibilità di utilizzre la cedolare secca come i privati; 2) apertura di mutui agevolati per giovani sotto i 40 anni con reddito inferiore ai 40.000 euro a tasso zero sulla metà del finanziamento inferiore all’80% del valore dell’immobile; 3) studiare un piano di ristrutturazioni per il patrimonio esistente in ogni città, compresi immobili pubblici. E aggiunge: «…si potrebbe concedere di abbattere quelle case che non hanno valore storico o estetico».
caso di altri edifici, anche con eventuale variazione della destinazione d’uso. L’Assemblea regionale ha approvato anche un emendamento con cui si prevede che nei comuni ad alta densità abitativa siano possibili ampliamenti del 40 per cento sia da parte di soggetti pubblici sia di privati. Le volumetrie in ampliamento potranno anche essere cedute ad altri operatori o trasferite su altre aree, sempre per la realizzazione di alloggi sociali. Il risultato complessivo di questi interventi non dovrà, naturalmente, diminuire la quota di alloggi a canone sociale esistenti prima dell’intervento. Ulteriori incrementi volumetrici (per un massimo del 10 per cento) potranno essere consentiti per interventi di miglioramento dell’efficienza energetica. È inoltre prevista la possibilità di riduzione degli oneri di urbanizzazione. La legge riscrive anche la disciplina per la “riqualificazione delle aree dismesse” precisando che il comune potrà invitare la proprietà dell’area dismessa o degradata a presentare una proposta di riutilizzo, con la possibilità di incrementare fino al 20 per cento la volumetria o la superficie ammessa. Nel caso la proprietà dell’area non aderisca all’invito, il comune potrà ridefinire la destinazione urbanistica dell’area, per acquisirla al patrimonio pubblico. ❑
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Stefano Benedini
A
ll’incontro informativo “Mediazione e Organismo di Mediazione Interprofessionale Nazionale GeoCam” proposto dalla Commissione mediatori del Collegio di Brescia il 6 marzo scorso presso l’Istituto “Tartaglia”, è stata purtroppo registrata una scarsissima adesione. L’incontro si proponeva diversi obiettivi: – presentare lo sviluppo dell’attività di mediazione a un anno circa dalla sua entrata in vigore; – far conoscere il lavoro di confronto svolto dalla Commissione del Collegio con gli altri Ordini presso i quali sono stati istituiti Organismi di mediazione; – illustrare le prospettive per l’adesione o la creazione di un Organismo di mediazione di riferimento per gli iscritti. Lo scopo di questo articolo è quello di presentare sinteticamente quanto relazionato nell’occasione dai rappresentanti della Commissione, geomm. Alberto Fortunato e Angelo Gabriele Manenti, sulla questione dell’Organismo di mediazione, ora al vaglio del Consiglio direttivo. Il primo dato che possiamo offrire per introdurre l’attuale situazione è quello del numero di ricorsi alla mediazione come soluzione delle controversie, molto distante dalla stima che ne faceva il Ministero della Giustizia un anno fa: meno di 100.000 rispetto all’ipotesi di 280.000. Si è inoltre in attesa della 34 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
La Mediazione e l’Organismo di Mediazione presentati al Tartaglia il 6 marzo scorso pronuncia della Corte Costituzionale sulla sua legittimità costituzionale sollevata dall’ordinanza n. 3202/11 della Sezione I del Tar del Lazio in riferimento alla mediazione obbligatoria. Va comunque segnalato che durante quest’anno si è registrato un diffuso cambiamento d’opinione da parte di chi inizialmente aveva assunto una posizione prevenuta sulla mediazione e che ora sembra più propenso a coglierne i vantaggi. Questa nuova convergenza sull’importanza della mediazione e sul cambio culturale che richiede – espressa con sintonia tra i rappresentanti del Collegio geometri e la referente dell’Organismo di mediazione forense di Brescia, l’organismo provinciale che finora ha gestito il maggior numero di mediazioni – ha condotto a un primo contatto con la referente dell’Organismo Forense per l’individuazione di un elenco di professionisti iscritti al Collegio disponibili a partecipare alle mediazioni come consulenti delle parti in qualità di tecnici esperti o come mediatori. L’attività della Commissione Mediatori non si è esaurita solo nella ricerca di collaborazione con le realtà più operative del Bresciano, ma ha anche approfondito la proposta dell’Organismo di Mediazione Nazionale (anticipato ai nostri lettori nell’articolo comparso sul numero 6/2011 de “Il geometra bresciano” e nei verbali di riunione della stessa Com-
DAL COLLEGIO DI BRESCIA In queste pagine: il tavolo dei relatori e i geometri Alberto Fortunato e Angelo Gabriele Manenti (a destra), della Commissione mediatori del Collegio di Brescia
missione pubblicati sul sito del Collegio) con la partecipazione di una sua rappresentanza ai convegni proposti dall’associazione GeoCam. In occasione di questi incontri l’Associazione ha presentato il progetto da lei stessa elaborato per corrispondere alle richieste del Consiglio Nazionale geometri, affinché fosse garantita alla categoria la presenza in questo nuovo ambito professionale, ritenendo questo coinvolgimento sostanziale alla diffusione della mediazione, considerata la propensione del geometra alla mediazione nella soluzione delle controversie. La scarsa conoscenza dei partecipanti all’incontro del Tartaglia degli intenti delle associazioni (tra cui la GeoCam) sorte su indicazione del Consiglio Nazionale, non ha facilitato la comprensione della proposta presentata dai relatori. È stato necessario l’intervento della geom. Nadia Bettari, membro del Consiglio Direttivo del Collegio, per rispondere ai numerosi quesiti posti dai partecipanti. Invitiamo chi fosse interessato ad approfondire la conoscenza di questi elementi a visitare il sito www.geocam.it per acquisire maggiori informazioni. Già da questi primi elementi, emergono le considerazioni delle quali il Collegio dovrà tener conto nella scelta tra la creazione di un proprio Organismo di Mediazione Provinciale e l’ade-
sione ad un Organismo di Mediazione Nazionale. Il modello di Organismo di Mediazione presentato dai relatori dell’incontro, è quello patrocinato dal Consiglio Nazionale ed è rivolto ai Collegi che intendano attivare sezioni distaccate dell’Organismo di Mediazione Interprofessionale Geo-Cam. L’idea di un unico Organismo di Mediazione Nazionale con sezioni distaccate nasce dalla necessità di u-
niformarne regole e principi, sia nella sua costituzione, sia nella sua conduzione. Il progetto prevede la sede dell’Organismo di Mediazione Interprofessionale Nazionale Geo-Cam a Roma e le sezioni distaccate presso i Collegi provinciali aderenti all’iniziativa. L’Organismo di Mediazione così strutturato consentirà il riferimento a un unico regolamento esteso e applicato in tutto il territorio nazionale; un’unica polizza assi-
curativa per la responsabilità derivante dallo svolgimento dell’attività di mediazione degli iscritti; un unico responsabile dell’Organismo di Mediazione che opererà in collaborazione con il “responsabile di sezione” nominato presso ciascun Collegio; l’istituzione di un’unica segreteria/amministrazione a Roma presso la sede dell’Organismo di Mediazione. Ogni Collegio, associato alla Geo-Cam come “socio collettivo”, può diventarne “Sezione distaccata”. L’O.d.M. Geo-Cam sarà sostenuto e sovvenzionato dalle quote d’iscrizione versate dai mediatori e dai consulenti tecnici del mediatore. Nella proposta Geo-Cam, fatto salvo l’utilizzo di alcuni locali e di una minima dotazione informatica, i Collegi non dovranno sostenere ulteriori spese. La Sezione, inoltre, sarà dotata di un software per la gestione delle procedure; di una guida operativa per la gestione delle procedure e per la nomina dei mediatori, la cui designazione avverrà a cura del responsabile di Sezione, previa verifica e approvazione del responsabile dell’O.d.M. Geo-Cam; della modulistica necessaria e delle linee guida per la gestione delle procedure. Le sezioni distaccate dell’O.d.M. Geo-Cam saranno costituite da: • “Responsabile di Sezione” effettivo e supplente; • elenco dei mediatori; • elenco dei consulenti tecnici del mediatore. Tutti questi soggetti doIL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 35
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Al tavolo dei relatori, da sinistra, il geom. Angelo Gabriele Manenti, il Segretario generale del Collegio Armido Bellotti e il geom. Alberto Fortunato
vranno aderire all’Associazione Geo-Cam e corrispondere le quote annuali d’iscrizione. Al responsabile di sezione, nominato dal Consiglio Direttivo del Collegio, con un suo supplente è demandata l’attività di raccolta della documentazione per le iscrizioni agli elenchi dei mediatori e dei loro consulenti tecnici, e la gestione locale delle procedure. I mediatori sono abilitati allo svolgimento della loro nuova attività professionale solo dopo la partecipazione a un corso di 54 ore, il superamento della prova finale, e di un’ulteriore verifica di accesso al registro Geo-Cam; con l’iscrizione i mediatori si impegnano a frequentare i corsi di aggiornamento organizzati dallo stesso Organismo di Mediazione. I consulenti tecnici del mediatore sono iscritti al Collegio che, anche non abilitati quali mediatori professionali, risultino iscritti all’Albo dei Consulenti Tecnici d’Ufficio presso il Tribunale territorialmente competente. Di loro il mediatore potrà avvalersi, qualora ne ravvisi la necessità, nel corso della procedura di mediazione. I consulenti tecnici del mediatore, al fine del mantenimento dell’iscrizione al registro, dovranno impegnarsi a frequentare corsi di specializzazione per garantire la competenza necessaria allo svolgimento delle delicate e articolate attività di mediazione e consulenza tecnica. Le parti che decideranno di tentare la mediazione po36 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
tranno attivare la procedura presso la Sezione distaccata, depositando la domanda di mediazione con la documentazione che si riterrà opportuno produrre a sostegno di quanto chiesto o lamentato e l’attestazione di avvenuto versamento all’Organo di Mediazione GeoCam delle spese di avvio della procedura. La domanda verrà successivamente trasmessa dal responsabile di Sezione alla sede dell’Organo di Mediazione (Roma), dove il suo responsabile provvederà: 1) alla comunicazione alle parti; 2) alla conferma della nomina del mediatore – proposto dal responsabile di Sezione – individuato tra quelli iscritti alla Sezione distaccata presso la quale è stata attivata la procedura; 3) all’espletamento di tutta l’attività amministrativa
(formazione fascicolo; verifica della documentazione; richiesta alle parti di corresponsione delle indennità e dei compensi; fatturazione; trasmissione e distribuzione delle somme per indennità ai mediatori e alle Sezioni e per compensi ai Consulenti tecnici del mediatore; archiviazione e conservazione del fascicolo. Le indennità per i mediatori e i compensi per i consulenti tecnici saranno corrisposti dall’O.d.M. trattenendo una percentuale per attività divulgative e di marketing dell’Associazione Geo-Cam. Accanto al progetto di Organismo di Mediazione nazionale, la Commissione mediatori del Collegio di Brescia ha comunque considerato l’ipotesi di creare un proprio Organismo di Mediazione, cercando di reperire autonomamente tutti gli
elementi necessari alla sua costituzione; mantenendo tuttavia un atteggiamento di cautela, attenti a operare la scelta più vantaggiosa per i propri iscritti e cercando nel frattempo di collaborare con gli Organismi più referenziati già costituiti sul territorio provinciale. La necessità di un’attenta valutazione nella scelta ha prodotto, tra i membri della Commissione, momenti di appassionato dibattito, così come fra i partecipanti all’incontro del 6 marzo scorso, con sostenitori di entrambe le proposte presentate. Tutti hanno avuto modo di comprendere le molte considerazioni che il Consiglio Direttivo dovrà vagliare prima di adottare la definitiva soluzione. Nel merito non mancheremo di informare gli iscritti. ❑
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
L’attività del Collegio di Brescia febbraio - marzo 2012
Febbraio 2012 1 2° corso impermeabilizzazioni 2 2° corso aggior. sicurezza cantieri mod. A (Lezione II) 3 Riunione Commissione Mediatori Allargata 4 3° corso aggior. sicurezza cantieri mod. A (Lezione I) 3° corso aggior. sicurezza cantieri mod. A (Lezione II) 6 1° corso aggior. sicurezza cantieri mod. B (Lezione I) 7 3° corso impermeabilizzazioni 8 4° corso impermeabilizzazioni Riunione Comitato Tecnico Scientifico Ist. “Tartaglia” 10 1° corso acustica in edilizia (Lezione I) Riunione Commissione Catasto Ristretta 11 4° corso aggior. sicurezza cantieri mod. A (Lezione I) 13 1° corso aggior. sicurezza Cantieri mod. B (Lezione II) 14 5° corso impermeabilizzazioni 16 2° corso aggior. sicurezza cantieri mod. B (Lezione II) 17 1° corso acustica in edilizia (Lezione II) 20 6° corso impermeabilizzazioni (c/o Pavone Mella) 21 Seminario “Nuove procedure prevenzione incendi” 2° corso acustica in edilizia (Lezione I) 22 1° corso aggior. prevenzione incendi mod. A 23 1° corso aggior. prevenzione incendi mod. B 24 1° corso acustica in edilizia (Lezione III) Riunione Commissione Estimo Ristretta 25 4° corso aggior. sicurezza cantieri mod. A (Lezione II) 28 2° corso acustica in edilizia (Lezione II) 29 1° corso aggior. prevenzione incendi mod. C
Marzo 2012 1 1° corso aggior. prevenzione incendi mod. D Convegno Professional Day 2 1° corso acustica in edilizia (Lezione IV) 5 3° corso aggior. sicurezza cantieri mod. B (Lezione I) 6 2° corso acustica in edilizia (Lezione III) Incontro informativo “La mediazione e l’Organismo di Mediazione Nazionale Geo-C.A.M.” 7 1° corso perizia e valutazione danni grandine e tecniche di liquidazione danni in agricoltura (Lezione I) 8 4° corso aggior; sicurezza cantieri mod. B (Lezione I) 9 1° corso acustica in edilizia (Lezione V) Riunione Commissione Estimo Allargata 12 3° corso aggior. sicurezza cantieri mod. B (Lezione II) 13 2° corso acustica in edilizia (Lezione IV) 14 1° corso perizia e valutazione danni grandine e tecniche di liquidazione danni in agricoltura (Lezione II) 15 4° corso aggior. sicurezza cantieri mod. B (Lezione II) Riunione di redazione de “Il geometra bresciano” 16 Riunione Commissione Parcelle 19 1° corso perizia e valutazione danni grandine e tecniche di liquidazione danni in agricoltura (Lezione III) 20 2° corso acustica in edilizia (Lezione V) 22 3° corso acustica in edilizia (Lezione I) - Breno 23 Esame certificatori energetici Regione Lombardia 26 1° corso aggior. prevenzione incendi mod. E 28 Seminario “Linee guida per C.S.P. e C.S.E. della Regione Lombardia 293° corso acustica in edilizia (Lezione II) - Breno 30 Riunione docenti corsi di preparazione esami di Stato per l’abilitazione alla libera professione
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DAL COLLEGIO DI BRESCIA Isidoro Trovato da “CorrereEconomia” del 19 marzo 2012
È
partita il 21 marzo la fase due della mediazione della giustizia civile. Ed è quella più importante perché riguarda materie su cui gli italiani litigano tanto, forse troppo: l’Rc auto e il condominio. Probabilmente mai nessuna norma nata per comporre le controversie ha suscitato tante liti. Da quando è entrata in vigore, nel marzo del 2011, attorno alla mediazione civile il dibattito è sempre stato molto acceso. Da una parte i fautori di una riforma che vede (per diverse discipline della giustizia civile) il passaggio obbligatorio attraverso la mediazione come una soluzione di grande efficacia: la possibilità di trovare rapidamente un accordo tra le parti evitando le lungaggini dei tribunali. Dall’altra parte i detrattori (in prima linea gli avvocati) che considerano la mediazione incostituzionale (perché limita e condiziona l’accesso alla giustizia) ma soprattutto inefficace per quello che è l’obiettivo dichiarato: velocizzare la macchina della giustizia; La fase due Dopo un anno passato a dibattere gli aspetti positivi e negativi, tra due giorni entra in vigore la fase due della mediazione: diventa obbligatoria anche per le controversie che riguardano gli incidenti stradali e le liti condominiali. Si tratta di tipologie che occupano una fetta importante dei fatturati degli avvocati (soprattutto 38 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
Condominio ed Rc auto portano a 14 le materie interessate alla mediazione nel Meridione) ed è per questo che lo scontro tra le parti è destinato a crescere anche nei prossimi mesi. I dati del ministero di Grazia e giustizia parlano chiaro: adesso le prospettive sono di un incremento significativo della mediazione, almeno a giudicare dai flussi che storicamente hanno interessato le materie del condominio e del risarcimento danni da circolazione di veicoli e natanti. I registri del settore civile riportano un flusso annuale di contenziosi in materia di condominio intorno ai 15mila a cui bisogna aggiungere alcune migliaia di cause derivanti dal recupero somme da parte degli amministratori che potrebbero rientrare nella casistica e non sono oggi rilevabili in quanto annotate nella più generica categoria “recupero crediti”. Per quanto riguarda il risarcimento danni da circolazione, invece tra competenza dei tribunali e dei giudici di pace il flusso storico finora si è attestato negli ultimi anni tra le 320mila e le 350mila cause all’anno. Come funziona Il meccanismo rimane identico al passato: si deposita un’istanza presso un ente certificato (Camere di commercio, Ordini professionali o enti privati riconosciuti dal ministero della Giustizia). Il mediatore avrà quindici giorni di tempo per convocare le parti.Nel caso in cui la controparte dovesse rifiutare la convocazione, dovrà poi esporre al giudice in tribunale le motivazioni del ri-
fiuto. Qualora il rifiuto si rivelasse infondato, si incorre in sanzioni certe. La durata massima della trattativa è di quattro mesi. Nel caso di mancato accordo il mediatore può comunque avanzare una propria proposta che poi sarà valutata dal giudice nel caso in cui la causa dovesse proseguire in tribunale. Nel caso di accordo, l’intesa viene omologata da un giudice e diventa esecutiva. La trattativa Se gli avvocati continuano a ribellarsi all’obbligatorietà della mediazione nel mondo assicurativo e in quello condominiale, invece, non si registrano eccessive opposizioni. «In effetti – osserva Giuseppe Grechi, già presidente della Corte d’appello di Milano e oggi membro del Cda di Adr center, organismo di mediazione –. Per l’Rc Auto, l’Ania sta facendo un gran lavoro da mesi per preparare l’industri assicurativa a partecipare attivamente alle mediazioni. Hanno previsto diverse iniziative: dalla pubblicazione di Linee Guida alla mediazione a una capillare attività di informazione. L’entrata in campo delle assicurazioni spazzerà via molte polemiche: con la previsione della conciliazione nelle polizze assicurative sia il problema dell’obbligarietà per legge del tentativo sia quello della mancata partecipazione del convocato vengono infatti meno». Un’apertura che porta i mediatori a un diffuso otti-
mismo per il futuro, al punto che c’è chi èpronto a scommettere su un allargamento del raggio d’azione. «È un’eventualità molto probabile – concorda Grechi –. Dipenderà dalle “performance” degli organismi: se l’infrastruttura della mediazione – cioè gli organismi decisionali e di formazione – si dimostrerà capace di assorbire e gestire professionalmente i volumi di lavoro che ora cresceranno esponenzialmente, sarebbe un delitto non canalizzare verso questo strumento altri flussi di contenzioso che gravano sul sistema Paese. Del resto, già notiamo che vengono presentate, sempre più spesso, istanze in materie per le quali non è obbligatoria la mediazione ma per le quali i litiganti chiedono comunque l’intervento di un mediatore professionale che in questi casi agisce solo da paciere informale». Malgrado l’ottimismo dei mediatori, rimane alto lo scontro con l’avvocatura che resta irremovibile e compatta: «Gli avvocati – dichiara il Consiglio nazionale forense – sono pronti e disponibili a sviluppare e diffondere, in tutte le sedi possibili, anche nelle Scuole Forensi degli Ordini, la mediazione facoltativa e le conciliazioni quali rimedi alternativi al processo ed alla sentenza, con un approccio tecnico e culturale indispensabile che non può passare attraverso l’imposizione legislativa». E su questo principio, nessuna conciliazione. ❑
SCUOLA
L’Istituto Tecnico per geometri “Nicolò Tartaglia” celebra i suoi primi 150 anni di vita
I
l giorno 12 maggio 2012 l’Istituto Tecnico Statale per geometri “N. Tartaglia” si appresta a festeggiare il 150° anniversario della sua fondazione. Seconda scuola superiore aperta in città, l’Istituto, dove si sono formate generazioni di geometri, conserva intatti l’orgoglio e il desiderio di trasmettere agli studenti conoscenze tecniche, ma non solo, di particolare rilievo. Il Dirigente Scolastico, con la collaborazione di alcuni docenti, sta organizzando per l’occasione un Convegno nel quale saranno affrontati temi di grande importanza per il rapporto fra scuola e professione. La mattina del 12 maggio sono state invitate, in apertura delle celebrazioni (dalle ore 9 alle ore 12), autorità del mondo scolastico, politico e accademico, che esprimeranno il loro punto di vista sui riflessi della Riforma degli Istituti Tecnici
Il Comitato organizzatore invita tutti a condividere l’entusiasmo e il senso di appartenenza al glorioso “Tartaglia” Il Comitato Organizzatore A sinistra e sotto: l’antica (Corso Matteotti) e l’attuale sede dell’Istituto Tartaglia (Via Oberdan). In basso, il monumento a Niccolò Tartaglia (Nicola Fontana), insigne matematico, ingegnere e topografo (Brescia 1500 ca. - Venezia 1557).
ai fini di un felice inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro. Seguirà un intervento dei Professori Venturini e D’Adda, autori del testo “La scuola dei geometri” per illustrare la storia dell’Istituto, facendo riferimento alla ricchissima dotazione di documenti della Scuola. Il terzo momento della mattinata vedrà la lettura di alcune lettere particolarmente significative e com-
moventi scritte dal fronte della prima guerra mondiale da studenti dell’Istituto al loro Preside e ritrovate in archivio dal prof. Venturini. A conclusione della giornata interverranno il Presidente del Consiglio Nazionale Geometri, geom. Fausto Savoldi e il Presidente del Collegio di Brescia geom. Giovanni Platto per discutere sull’evoluzione degli Istituti Tecnici e sulle possibilità per i futuri diplomati di interpretare positivamente la professione del geometra. 40 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
Sono stati invitati: – Il Ministro della Pubblica Istruzione, prof. Francesco Profumo; – il Prefetto di Brescia, dott.ssa Livia Narcisa Brassesco Pace; – il Presidente della Regione Lombardia, dott. Roberto Formigoni; – il Presidente della Provincia di Brescia, On. Daniele Molgora; – il Sindaco di Brescia, avv. Adriano Paroli; – il Direttore Scolastico Regionale per la Lombardia, prof. Giuseppe Colosio; – la Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia, prof.ssa Maria Rosa Raimondi; – il Preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Brescia, prof. Aldo Zenoni.
LEGISLAZIONE Giuseppe Zipponi
C
on la legge regionale 13 marzo 2012 n. 4, oltre che modificare ulteriormente la L.R. 12/2005 (ne riferiamo separatamente), Regione Lombardia interviene nuovamente, a quasi tre anni dalla L.R. 13/2009, in materia di «razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, riqualificazione urbana, anche al fine di contenere il consumo di suolo e di energia da fonti fossili». In sostanza, gli articoli 3, 4, 5 e 6 prevedono: a) la possibilità, entro il 31 dicembre 2013, di presentare i progetti di «recupero edilizio e funzionale» già previsti dalla L.R. 13/2009 ovvero: a.1) di edifici ultimati al 31 marzo 2005, non in zona agricola o produttiva, in deroga alle previsioni quantitative degli strumenti urbanistici per utilizzo residenziale ivi compresi spazi accessori seminterrati; a.2) fino a 600 m3 per utilizzo residenziale nelle aree agricole di edifici esistenti al 1980 ad uso del proprietario, del nucleo famigliare dell’imprenditore agricolo e dei dipendenti dell’azienda agricola; anche per destinazioni ricettive non alberghiere e uffici o attività di servizio compatibili; Il tutto senza la totale demolizione e ricostruzione e rispettando criteri architettonici, paesaggistici e requisiti di efficienza energetica. 42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
Norme regionali per la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente b) una volumetria aggiuntiva premiale del 5% per interventi finalizzati al miglioramento dell’efficienza energetica; c) il Consiglio comunale può riconoscere una volumetria aggiuntiva fino a 100 m3 per l’adeguamento dei singoli alloggi utilizzati da nuclei famigliari che comprendano persone con gravi handicap o non autosufficienti; d) i Comuni, con delibera da assumere entro il 30 settembre 2012, possono individuare aree classificate produttive secondarie in cui consentire l’ampliamento del 10% della superficie lorda di pavimento, fino a un massimo di 500 m2, di edifici industriali o artigianali preesistenti al luglio 2009; e) con la stessa delibera i Comuni possono consentire l’ampliamento di edifici alberghieri fino a 200 m2 e senza superare del 50 % l’indice fondiario e il rapporto di copertura e di oltre 4 metri l’altezza massima; f) la possibilità, entro il 31 dicembre 2013, di presentare i progetti di “sostituzione edilizia”, all’esterno dei centri storici, già previsti dalla L.R. 13/2009 ovvero: f.1) in deroga alle previsioni quantitative degli strumenti urbanistici, la sostituzione di edifici residenziali con nuovo organismo di volumetria incrementata fino al 30%;
f.2) la sostituzione di edifici industriali o artigianali residenziali con nuovo organismo residenziale e volumetria incrementata fino al 30% (se in aree appositamente individuate con delibera); f.3) ulteriore incremento del 35% del volume per interventi che assicurino un congruo equipaggiamento arboreo o costituzione di quinte arboree perimetrali. Per “sostituzione” si intende la demolizione e ricostruzione con modifiche alla sagoma necessaria per l’armo-
nizzazione architettonica e con diversa allocazione entro il lotto. Il progetto deve assicurare, tramite ricorso ad energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili, la copertura del 20 per cento del fabbisogno energetico necessario per l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il rinfrescamento; g) infine sono previste deroghe particolari per l’edilizia residenziale sociale. Per maggiori dettagli invitiamo a consultare il testo integrale della legge. ❑
Ulteriori modifiche alla L.R. 12/2005 “Legge per il governo del territorio” introdotte dalla Legge Regionale 13 marzo 2012 n. 4
E
cco le principali modifiche alla Legge per il Governo del Territorio L.R. 12/2005 introdotte dalla L.R. 13 marzo 2012 n. 4. Art. 13. Procedimento di approvazione degli atti del P.G.T. (come modificato dall’art. 14 della L.R. 4/2012) Obbligo di pubblicazione sul sito informatico dell’amministrazione comunale dei vari avvisi inerenti il procedimento di approvazione dei P.G.T.. Art. 14. Approvazione dei piani attuativi e loro varianti. (come modificato dall’art. 16 della L.R. 4/2012) I piani attuativi conformi agli strumenti urbanistici generali sono adottati e approvati dal Consiglio Comunale nei Comuni fino a 15.000 abitanti ovvero dalla Giunta nei restanti comuni. Art. 38. Procedimento per il rilascio del permesso di costruire (come modificato dall’art. 15 della L.R. 4/2012) Viene introdotto anche da Regione Lombardia il “silenzioassenso” che si forma in assenza di motivato diniego entro 60 giorni (45+15) dalla domanda; fatte salve eventuali interruzioni di termini o vincoli. Il termine è raddoppiato nei Comuni con più di 100.000 abitanti.
LEGISLAZIONE
Art. 41. Interventi realizzabili mediante denuncia di inizio attività e segnalazione certificata di inizio attività. (come modificato dall’art. 15 della L.R. 4/2012) Viene chiarita l’applicabilità della “S.C.I.A. – Segnalazione certificata di Inizio Attività” nei casi previsti dall’art. 19 della Legge 241/1990 e art. 5 comma 2 lettera c) del D.L. 70/2011 ovvero: – interventi di manutenzione straordinaria non liberalizzati, ovvero eccedenti rispetto alla previsione di cui all’art. 6, comma 2, lett. a), del Dpr n. 380/2001, – interventi di restauro e di risanamento conservativo, – interventi di ristrutturazione edilizia “leggera”, ovvero non rientranti nella fattispecie di cui all’art. 10, comma 1, lett. c), del Dpr n. 380/2001; – interventi di ristrutturazione edilizia che portino ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente e che comportino aumento di unità immobiliari, modifiche del volume, della sagoma, dei prospetti o delle superfici, ovvero che, limitatamente agli immobili compresi nelle zone omogenee A, comportino mutamenti della destinazione d’uso; – interventi di nuova costruzione o di ristrutturazione urbanistica qualora siano disciplinati da piani attuativi che contengano precise disposizioni plano-volumetriche, tipologiche, formali e costruttive, la cui sussistenza sia stata esplicitamente dichiarata dal competente organo comunale in sede di approvazione degli stessi piani o di ricognizione di quelli vigenti; – interventi di nuova costruzione qualora siano in diretta esecuzione di strumenti urbanistici generali recanti precise disposizioni plano-volumetriche; – varianti a permessi di costruire che non incidono sui parametri urbanistici e sulle volumetrie, che non modificano la destinazione d'uso e la categoria edilizia, non alterano la sagoma dell'edificio e non violano le eventuali prescrizioni contenute nel permesso di costruire (art. 22 comma 2 Dpr 380/2001). Art. 64. Recupero dei sottotetti (come modificato dall’art. 9 della L.R. 4/2012) Per il recupero dei sottotetti è ora possibile derogare dall’altezza massima prevista dallo strumento urbanistico fino a raggiungere l’altezza minima di 1,50 metri. La deroga non vale nei centri storici e nuclei di
antica formazione ove deve essere sempre rispettata l’altezza massima consentita dallo strumento urbanistico e quella esistente. Art. 66. Norme inerenti la realizzazione di parcheggi. (come modificato dall’art. 10 della L.R. 4/2012) Si tratta degli spazi a parcheggio realizzabili in deroga dagli strumenti urbanistici (interrati o ai piani terra degli edifici in base all’art. 9 della Legge 122/89 - Legge Tognoli). Viene precisato che, per gli edifici realizzati prima del 7 aprile 1989, è possibile derogare dal rapporto minimo drenante a condizione di garantire idonei sistemi di raccolta e dispersione delle acque meteoriche. Art. 73 bis. Conversione delle coperture in amianto cemento. (come modificato dall’art. 11 della L.R. 4/2012) Per incentivare la rimozione dell’amianto negli edifici residenziali o nel tessuto urbano consolidato, ferme restando le quote di gronda, potrà essere aumentata la pendenza fino al 40%. Per gli edifici produttivi sarà consentito un aumento della superficie coperta del 10% con il limite di 500 m2. Art. 77 comma 1 bis. Coordinamento della pianificazione paesaggistica con gli altri strumenti di pianificazione. (come modificato dall’art. 17 della L.R. 4/2012) I Comuni adeguano i loro strumenti di pianificazione al Piano Paesaggistico Regionale - approvato il 19 gennaio 2010 - entro il 31/12/2013. Art. 97 bis. Recupero delle aree non residenziali dismesse. (come modificato dall’art. 7 della L.R. 4/2012) Viene introdotto il principio per cui il recupero della aree non residenziali dismesse costituisce attività di pubblica utilità e di interesse generale. Il Comune può invitare la proprietà a formulare una proposta di riutilizzo con incremento fino al 20 % della volumetria. Art. 103 comma 1 ter. Realizzazione di ascensori esterni (come modificato dall’art. 12 della L.R. 4/2012) Fuori dai centri storici la distanza tra pareti finestrate, generalmente 10 metri, è derogabile per la realizzazione di sistemi elevatori a pertinenza di fabbricati esistenti che non abbiano accessibilità ai vari livelli di piano. Per maggiori dettagli vi invitiamo a consultare il testo integrale della legge. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 43
URBANISTICA Antonio Gnecchi
Ristrutturazione, limitato ampliamento e manutenzione straordinaria nel T.U. edilizia
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i scrive il collega A.D.: «Ho avuto modo di leggere questo articolo trovato su “Professione geometra”: si esprime la Cassazione: “negli interventi di recupero ammessi incrementi ‘modesti’ al di sotto del 20%. La Corte si è espressa in materia di ristrutturazione edilizia, utile per poter individuare la corretta tipologia di intervento edilizio realizzato ai sensi dell’art. 3 del Dpr 380/2001, Testo Unico dell’edilizia. Il Testo Unico, infatti, riconduce alla tipologia delle ristrutturazioni edilizie anche gli interventi che comportano integrazioni funzionali e strutturali dell’edificio esistente, ammettendo anche eventuali incrementi di superficie e di volume. Nonostante ciò, la Cassazione ha ritenuto che gli incrementi in esame possano avere solo entità modesta perché se si ammettesse un ampliamento sostanziale dell’edificio, verrebbe meno la linea di demarcazione tra ristrutturazione edilizia e nuova opera. Con queste motivazioni è stato rigettato il ricorso in merito a una serie di lavori implicanti un aumento di volume del 20% rispetto a quello consentito, oltre alla realizzazione di due piani seminterrati non esistenti nel fabbricato preesistente. La Corte ha inoltre precisato che la ristrutturazione edilizia non è vincolata al rispetto degli elementi tipologici formali e strutturali dell’edificio esistente e differisce sia dalla manutenzione straordinaria, che non può comportare aumento della superficie utile o del numero delle unità immobiliari, modifica della sagoma o mutamento della destinazione d’uso, sia dal restauro e risanamento conservativo, che non può modificare in modo sostanziale l’assetto edilizio preesistente e consente soltanto variazioni d’uso compatibili con l’edificio conservato. Nello stesso tempo, l’attività di ristrutturazione può essere attuata attraverso una serie di interventi che considerati singolarmente potrebbero ricondursi sia agli altri tipi sopra enunciati, sia alla nozione delle opere interne”. Il collega ci pone questo quesito: «In una ristrutturazione è possibile l’aumento fino al 20% senza che sia considerata nuova costruzione? In tal caso l’aumento è possibile solo se previsto nel Prg o Pgt? O si può andare in deroga?»:
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on mi pare ci sia nulla di nuovo né di strano nella sentenza della Cassazione. La demarcazione tra la ristrutturazione edilizia e la nuova costruzione è ben definita all’interno dell’arti44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
colo 3 del Dpr n. 380 del 2001. Il comma 1, lettera e) definisce chiaramente i termini degli interventi di nuova costruzione individuando, tra gli stessi, i manufatti fuori terra o interrati, ov-
vero, l’ampliamento di quelli esistenti all’esterno della sagoma esistente, fermo restando quelli esclusi dal successivo e.6) (pertinenze). Sono, quindi, da considerarsi nuove costruzioni gli ampliamenti e i sopralzi di edifici esistenti, qualunque sia la loro entità che, per di più, deve essere ammessa dallo strumento urbanistico locale. L’unica eccezione è costituita dai manufatti pertinenziali che gli strumenti urbanistici non qualifichino come nuova costruzione, quelli che comportano la realizzazione di un volume
non superiore al 20% dell’edificio principale. Diverso è l’intervento di ristrutturazione edilizia che lo stesso articolo 3, comma 1, lettera d), definisce in tutti i suoi aspetti, compreso quello della demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria e sagoma dell’edificio preesistente Non esiste, in definitiva, un intervento edilizio “promiscuo” che abbini la ristrutturazione edilizia con l’ampliamento, se non nella logica dell’eventuale gratuità dell’intervento di cui al successivo articolo 17 del Testo Unico dell’Edilizia. La Cassazione, in effetti,
URBANISTICA
non è andata oltre i limiti del T.U. Edilizia, affermando che l’ampliamento deve essere di “entità modesta” con questo sostenendo che l’eventuale ampliamento debba comunque essere legittimato dalla disciplina edilizia vigente né, tanto meno, che sono applicabili deroghe a tale regime. “La demarcazione” tra gli interventi di ristrutturazione edilizia e le nuove costruzioni è già stata stabilita dal Dpr n. 380 del 2001 e non deve essere ulteriormente ridefinita. È altresì chiara la differenza
tra gli interventi di ristrutturazione edilizia e quelli di manutenzione straordinaria, per altro abbondantemente precisati da sentenze di tutti i tipi e di vario livello. Basta leggere le definizioni dello stesso articolo 3 per capire la differenza. Per quanto riguarda la ristrutturazione edilizia è necessario però precisare che a quella definita dall’articolo 3, comma 1, lettera d), si deve aggiungere quella di cui al successivo articolo 10, comma 1, lettera c). I contenuti della sentenza della Cassazione, infatti, ri-
producono tali concetti nel senso che entrambe le ristrutturazioni non sono vincolate al rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’edificio esistente, e inoltre che ai sensi dell’articolo 10, possono comportare anche aumento di unità immobiliari, modifiche del volume, della sagoma, dei prospetti o delle superfici, ovvero, per gli immobili in zona A (centro storico)comportano mutamenti di destinazione d’uso. La lettura, viceversa, della lettera b), comma 1, dell’articolo 3 del T.U., non lascia
spazio se non a interventi edilizi che non alterino i volumi e le superfici di singole unità immobiliari e non comportino modifiche delle destinazioni d’uso. È evidente, quindi, la differenza tra gli interventi di ristrutturazione edilizia e quelli di manutenzione straordinaria che riguardano una serie minore di singoli interventi, ma che però possono essere attuati anche attraverso l’attività della ristrutturazione edilizia. ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 45
CATASTO Laura Cinelli
I
l mese di marzo ha visto impegnato un gruppo di colleghi che si occupano di catasto e, nello specifico, di catasto terreni in una fase di sperimentazione di alcune novità introdotte dall'Agenzia del Territorio nel PreGeo che, presumibilmente a breve, sarà aggiornato e reso disponibile a tutti. Diversamente da quanto è avvenuto in passato, ovvero quando le implementazioni inserite dall’Agenzia del Territorio e da Sogei venivano trasmesse agli ordini professionali che, tramite un ristretto gruppo di professionisti, testava i programmi e segnalava le proprie osservazioni, stavolta il test è stato allargato a un numero finalmente consistente di tecnici e, soprattutto, su tutto il territorio nazionale. Infatti il Consiglio Nazionale geometri nel mese di febbraio ha invitato tutti i Collegi provinciali nazionali, tramite il responsabile della
46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
PreGeo: sperimentate alcune novità introdotte dall’Agenzia del Territorio Commissione catasto locale, a formare e coordinare un gruppo di volontari che testasse le novità introdotte, dando come termine di scadenza per trasmettere le segnalazioni il 30 marzo u.s. A Brescia abbiamo ritenuto di chiedere, tramite circolare telematica, a tutti gli iscritti chi volesse partecipare alla sperimentazione, e le adesioni pervenute hanno consentito di formare un gruppo spontaneo, composto da alcuni membri della Commissione catasto, ma anche da alcuni colleghi esterni esperti, che hanno aderito con entusiasmo. Faccio presente che la disponibilità a partecipare a sperimentazioni di questo tipo, oltre a essere assolutamente a carattere volontario, può creare qualche disagio e qualche rallentamento nel proprio studio, considerato che si tratta di testare software e magari modificare qualcosa nel proprio modo di lavorare, capire funzionalità e anche di incappare in qualche intoppo che rallenta la pratica che il cliente ci sollecita, e così via. Quindi mi pare doveroso menzionare e ringraziare i colleghi Alberto Baccarini, Massimo Falappi, Piergiovanni Lissana, Fabio Parzani, Alessan-
dro Rizzi, Tommaso Rocco, Fabio Sberna, Paolo Venturoli e Cesare Verducci, coi quali ho condiviso questa attività.
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enendo ora alle novità del PreGeo, posto il fatto che in sostanza non è stato stravolto nulla, e che nulla è variato dal punto di vista dell’interfaccia grafica, si rileva che sono state introdotte nuove funzionalità, nuovi controlli, e sono state apportate correzioni a errori delle versioni precedenti. Sono state aggiunte nuove tipologie, ma forse la novità più interessante è che la procedura riconosce e determina dalla proposta di aggiornamento la tipologia di atto, in maniera automatica. Non ho notizia di come sia andata la sperimentazione nelle altre provincie. Da noi, sostanzialmente, non vi sono stati problemi nell’uso della procedura, gli atti presentati sono andati a buon fine, non si sono creati errori … od orrori, come talvolta successo in passato. A proposito del passato: per evitare personalismi o critiche inutili e poco costruttive, il Consiglio Nazionale e l'Agenzia del Territorio hanno predisposto delle schede di segnalazione che noi sperimentatori abbiamo compilato seguendo uno standard e fornendo così un insieme di informazioni all’Agenzia del Territorio facilmente gestibili. Ora, il passo successivo – dopo la raccolta da parte del Consiglio Nazionale di tutte
le segnalazioni dei vari gruppi di sperimentazione provinciali – sarà l’analisi da parte dell’Agenzia del Territorio delle problematiche eventualmente riscontrate, le loro correzioni e gli aggiustamenti del software prima di renderlo disponibile a tutti i professionisti. Ma questa attività non si è esaurita col 30 di marzo; infatti è nell'intenzione del C.N.G. far sì che anche in futuro, con cadenza quadrimestrale, vengano regolarmente raccolte le segnalazioni che via via dovessero emergere. Quindi un dialogo costante con l’Agenzia del Territorio. Noi a questo in realtà siamo già abituati, ovvero, per quanto concerne il catasto terreni e il PreGeo possiamo contare nel nostro ufficio provinciale su Francesco Corso, il quale ci tiene in maniera particolare, ed è una figura di riferimento alla quale da sempre possiamo rivolgerci per comunicare i problemi riscontrati con la procedura, sapendo che verranno presi in considerazione e risolti a beneficio di tutti. La conferma che nella nostra provincia l’attività di sperimentazione appena conclusa è andata bene è giunta proprio da lui, il quale, pur non essendo tenuto né chiamato a farlo, si è reso da subito disponibile a supportare gli sperimentatori nelle eventuali problematiche monitorando la procedura dal lato ufficio e fornendo quindi un valore aggiunto all3attività stessa. ❑
SICUREZZA CANTIERI Laura Ferrari
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i è tenuto lo scorso 28 marzo nell’aula magna dell’Istituto Tecnico Tartaglia di Brescia, il Convegno sulla sicurezza per la presentazione del Cd “Linee guida per C.S.P. e C.S.E. Collegi Geometri Lombardia” alla presenza di circa cinquecento colleghi. Come già anticipato nella rivista n. 1/2012, la Commissione sicurezza della Consulta Regionale della Lombardia, costituita dai rappresentanti dei Collegi delle province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio e Varese, ha interpreso in modo del tutto gratuito, la realizzazione di questo progetto, per poter fornire delle linee guida di riferimento per tutti i coordinatori della sicurezza nei cantieri, in particolare per i neo-coordinatori. La Commissione sicurezza di Brescia ha organizzato il convegno secondo le direttive della Consulta Regionale che ha demandato a ogni singolo Collegio l’organizzazione di seminari per favorire la diffusione del contenuto del cd. Ad aprire la giornata è stato il ggeom. Italo Giovanni Albertoni, consigliere del nostro Collegio, che ha portato i saluti del presidente geom. Giovanni Platto e i ringraziamenti per l’impegno svolto dalla Commissione sicurezza di Brescia, oltre che da quella regionale. Il moderatore dell’evento è stato il geom. Piergiorgio Priori, membro della Com48 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
L’affollato Convegno “Linee guida per C.S.P. e C.S.E.” del 28 marzo al Tartaglia missione sicurezza ristretta del Collegio e della Commissione Regionale che, oltre a presentare i relatori, ha rivolto un doveroso ringraziamento al nostro Collegio che ha consentito la realizzazione e la distribuzione del cd non solo agli iscritti, ma anche ai praticanti, a dimostrazione dell’importanza della sicurezza nei cantieri edili e nel mondo del lavoro in generale. A seguire, il geom. Nadia Bettari, coordinatore della Consulta regionale della Lombardia e coordinatore della Commissione sicurezza del Collegio di Brescia, ha presentato nei dettagli i contenuti del cd, illustrando anche la discussione che ha portato la Commissione Regionale alla stesura definitiva dei vari capitoli. L’intervento del geom. Bettari è stato integrato dalla relazione dell’avv. Francesco Menini, penalista specializ-
zato in materia di sicurezza negli ambienti di lavoro e membro della Commissione sicurezza di Brescia e di quella Regionale, che ha illustrato i moduli predisposti per la nomina del Responsabile dei lavori sia durante la fase di progettazione, sia durante la fase di esecuzione, in riferimento alla normativa vigente, nonché ad alcune sentenze emesse. Il geom. Lorenzo Di Schiena, membro della Commissione sicurezza ristretta del Collegio e della Commissione Regionale, ha invece ripercorso gli obblighi del CSP e del CSE, presentando i contenuti più significativi previsti dalla normativa vigente, giustificando quindi il corposo capitolo relativo alla modulistica inserito nel cd. Il geom. Bettari ha quindi concluso la presentazione del cd segnalando l’inserimento della raccolta della principale normativa sulla
sicurezza sia a livello regionale, sia a livello nazionale, oltre che alle linee guida redatte dall’ISPESL, da ITACA, dall’ANCE, dall’INAIL e dalla Regione Lombardia, e a circolari e sentenze. Per completare il cd sono stati anche inseriti due prezziari dei costi della sicurezza: uno del Collegio di Brescia e uno del Collegio di Cremona, oltre a
SICUREZZA CANTIERI Da sinistra a destra: Italo Giovanni Albertoni, Corrado Romagnoli, Francesco Menini, Laura Ferrari, Lorenzo Di Schiena, Nadia Bettari, Piergiorgio Priori
un fac-simile di contratto di appalto. L’avv. Menini ha quindi ripreso la parola per illustrare l’interpretazione corretta in merito all’obbligo di redazione del P.S.C. per cantieri di importo inferiore a 100.000 euro, argomento che continua a creare interpretazioni distorte della normativa, ma che risulta ben chiaro se si prende in esame sia la normativa comunitaria, sia quella nazionale.
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l geom. Corrado Romagnoli, anch’egli membro della Commissione sicurezza ristretta del Collegio e della Commissione Regionale, ha esposto i contenuti delle norme UNI-CNGeGL elaborate dal Gruppo di lavoro “Standard di qualità ai fini della qualificazione professionale della categoria dei geometri” in riferimento ai capitoli che riguardano il C.S.P. e il C.S.E., sottolineando che queste norme saranno utilizzate per verifi-
care la correttezza e la completezza della prestazione professionale svolta dal geometra, anche per definire il compenso spettante al professionista. La giornata si è quindi conclusa con la presentazione dell’Associazione Geo.Sicur. tenuta dal geom. Nadia Bettari, segretario del Consiglio dell’Associazione: la Geo.Sicur., Associazione del Consiglio Nazionale Geometri, si impegna da anni nel settore della sicurezza e, solo per citare l’ultima sua iniziativa, ha tenuto lo scorso 23 marzo presso la Fiera di Roma “Expo Edilizia” il primo convegno nazionale “Salute e Sicurezza in edilizia”, ottenendo un grande consenso dal settore. Il Collegio di Brescia ne è “Socio Collettivo”, per cui tutti gli iscritti della provincia di Brescia hanno la possibilità di aderire gratuitamente all’Associazione inviando solamente il modulo di richiesta tramite e-mail. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 49
DAL COLLEGIO DI LODI Benedetto Agnello
Il “piano scavi”: gestione delle terre e rocce da scavo
L
a movimentazione delle terre e delle rocce da scavo è regolata dall’art. 186 del D. lgs 152/06, successivamente integrato dal D. lgs n. 4/2008 e legge n. 2/2009. Le norme stabiliscono i criteri per il riutilizzo dei materiali e le modalità di smaltimento dei medesimi attraverso un documento tecnico denominato “Piano scavi”. Il reimpiego delle terre e rocce da scavo è possibile: 1. nel caso in cui sia dimostrato il loro integrale riutilizzo senza necessità di trattamenti; 2. quando i materiali reimpiegati non provengano da siti contaminati o sottoposti a interventi di bonifica. Nel caso di terreni sottoposti a bonifica, ad operazione completata, possono essere movimentati, una volta ottenuta la relativa certificazione. Il piano scavi, ai sensi del D.lgs n. 4/2008 che ha modificato l’art 186 del D.lgs 152/2006, deve essere valutato e approvato contestualmente al titolo edilizio; l’amministrazione comunale è indicata quale organo competente in materia, che si avvarrà dei pareri necessari all’approvazione. In presenza di titoli abilitativi (quali Dia etc.) che prevedono il silenzio assenso è consigliabile chiedere agli organismi competenti parere preventivo in merito al piano scavi prima del deposito della pratica edilizia presso il Comune, in quanto il silenzio assenso non è applicabile in ambito ambientale; l’avvio delle operazioni dopo 30 giorni con l’utilizzo del silenzio assenso non garantisce che l’organismo competente abbia valutato nel dettaglio il piano scavi. In questo caso l’ amministrazione comunale interrompe i termini per il perfezionamento del titolo edilizio e richiede i pareri necessari. In assenza quindi di piano scavi regolarmente presentato a corredo del progetto, la gestione delle terre e rocce da scavo deve avvenire con formulario e quindi le stesse sono trattate come rifiuti. Note pratiche per l’attuazione del D.lgs 152/06 – In relazione a terre e rocce provenienti da scavi in terreni a destinazione d’uso “agricolo” o “residenziale” il cui riutilizzo sia previsto in zona “industriale” si può ritenere sufficiente la dichiarazione di cui al comma 6 dell’art. 186 del D.lgs 152/06 (L’ accertamento che le terre e rocce da scavo di cui al presente decreto non provengano da siti contaminati e da quelli sottoposti a interventi di bonifica è svolto a cura e spese del produttore e accertato dalle autorità competenti nell’ambito delle procedure previste dai commi 2, 3 e 4. art 186 del D.lgs 152/06), sempre che i terreni scavati non presentino superamenti delle CSC (concentrazioni soglia di contaminazione) per la tabella di riferimento. – Nel caso in cui le terre e rocce di scavo provengano da una 50 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
zona “industriale” e il loro riutilizzo rimanga nell’ambito del cantiere con la medesima destinazione d’uso, il proponente può presentare la dichiarazione di cui al comma 6 dell’art. 186 del D.lgs 152/06; la casistica rientra nei limiti della Tabella 1 colonna B dell’Allegato 5 degli allegati al Titolo V della Parte Quarta del D.lgs 152/06, pertanto non sono necessarie certificazioni analitiche, a meno che la storia del sito imponga accertamenti particolari imposti dagli enti competenti . – Qualora il proponente ipotizzi che il sito da cui provengono le terre e rocce di scavo rientri nei limiti della Tabella 1 colonna B dell’Allegato 5 degli allegati al Titolo V della parte Quarta del D.Lgs. 152/06, e l’area sulla quale è previsto il riutilizzo rientri nella tabella 1 colonna A, è necessario acquisire certificazioni analitiche dettagliate. Deve sempre essere indicata la destinazione urbanistica, sia del luogo di origine che del luogo di destinazione.
N
on essendo disponibile un modello proprio per la redazione del documento tecnico, uno schema tipo da utilizzare può essere il seguente : 1) Premessa e indicazione del sistema di analisi; 2) Descrizione dell’ area di scavo e inquadramento territoriale; 3) Esame del quadro litostratigrafico. 4) Campionamento e caratterizzazione della matrice suolo, verifica rispetto CSC (concentrazioni soglia di contaminazione). 1. Sarà effettuata dal geologo una analisi storica del sito ed i risultati ottenuti saranno utili per stabilire i parametri di riferimento per le sostanze da ricercare nel terreno. Se le tecnologie di scavo impiegate introducono elementi di contaminazione, tali agenti inquinanti saranno necessariamente aggiunti alla campionatura; i risultati ottenuti saranno indispensabili per la scelta della tipologia di scavo e i prodotti impiegati nello stesso. 2. Per i siti in cui si ipotizzano contaminazioni dovute a
DAL COLLEGIO DI LODI
fonti diffuse, andranno ricercati gli agenti contaminanti di cui si sospetti la presenza. Esempio: in prossimità di strade a grande traffico, potranno essere ricercati elementi quali piombo, cadmio, BTEX (Benzene, Toluene, Etilbenzene e Xileni) ed IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) . Generalmente in tale contesto l’eventuale contaminazione interessa lo strato di terreno più superficiale (i primi 30-50 cm); in fase operativa sarà importante separare detto terreno dagli strati più profondi e prevedere una specifica caratterizzazione dello stesso. 3. Le modalità di formazione del campione e le determinazioni analitiche andranno effettuate secondo le indicazioni dell’Allegato 2 al titolo V del D.lvo 152/06, “Bonifica dei siti contaminati”. 4. Qualora il materiale sia depositato in cumuli il campionamento di questi ultimi può essere effettuato secondo quanto indicato nella norma UNI 10802 per i materiali massivi, oppure come criterio di massima e per cumuli di media entità si può considerare: posto uguale a n il numero totale dei cumuli realizzabili dall’intera massa da scavare, il numero m dei cumuli da campionare è dato dalla seguente formula: m = k n 1/3 dove k=5 per un volume complessivo da scavare fino a 5.000 mc e k=6 per un volume complessivo superiore a 5.000 mc, mentre i singoli m cumuli da campionare sono scelti in modo casuale. (Il campo di validità della formula è n>m, al di fuori di detto campo (per n<m) si dovrà procedere alla caratterizzazione di tutto il materiale ogni 1.000 mc). 1. Salvo evidenze organolettiche, per le quali potrà essere disposto un campionamento puntuale; ogni singolo cumulo dovrà essere caratterizzato in modo da prelevare almeno 8 campioni elementari, di cui 4 in profondità e 4 in superficie, al fine di ottenere un campione composito, che per quartatura, darà il campione finale da sottoporre ad analisi chimica. 2. Per garantire la rappresentatività del campione, secondo la modalità di campionamento indicata, si ritiene che i cumuli dovranno avere una volumetria mediamente pari a circa 1.000 mc. 3. Per i cantieri di grandi opere risulta indispensabile valutare le modalità di campionamento inserite in un piano di campionamento e analisi, che il proponente è tenuto a elaborare unitamente al piano di gestione del materiale, comprensivo anche della gestione degli eventi critici. Il piano di gestione dovrà prevedere un protocollo di campionamento e analisi di dettaglio da attuare dal proponente e da verificare da ARPA Lombardia.
4. Nell’impossibilità di campionare i cumuli fuori terra, si può prevedere la caratterizzazione in sito del volume interessato secondo le modalità specificate dal progetto e dal piano di campionamento e analisi specifico di cui al punto precedente, garantendo la stessa rappresentatività. I metodi di analisi utilizzati dovranno essere metodi riconosciuti a livello nazionale e/o internazionale. 5) Corografia e ubicazione indagini ambientali su apposito grafico. 6) Stratigrafie campionamenti ambientali e corredo fotografico. 7) Certificati analisi di laboratorio. Unitamente al “Piano Scavi”, le domande da inoltrare all’amministrazione comunale (comune di prelievo delle terre e comune di destinazione per
il riutilizzo delle medesime) sono quelle delle pagine seguenti.
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DAL COLLEGIO DI LODI
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DAL COLLEGIO DI LODI
Progetto di utilizzo terre e rocce da scavo (Da presentare almeno 30 giorni prima della data entro la quale è prevista la produzione e/o il riutilizzo delle terre e rocce da scavo)
Progetto di destinazione delle terre e rocce da scavo a terzi segnalazione impossibilità immediato utilizzo terre e rocce da scavo Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 - Art. 186, come modificato dal D.lgs n. 4/08 “Terre e rocce da scavo” (Prospetto informativo) Il sottoscritto (cognome)_________________________________________________(nome)______________________________________ nato a ___________________________________ il___________________________ in qualità di ❑ Titolare, ❑ Legale rappresentante dell’Impresa ______________________________ con sede nel Comune di ______________ n. ______ Partita Iva n.___________________ a seguito degli scavi previsti nel progetto presentato al Comune di ________________ dal quale si originano terre e rocce da scavo che saranno utilizzate, ai sensi dell’art. 186 del D.lgs 152/06, come di seguito specificato:
che saranno: ❑ eseguiti direttamente dall’Impresa (con utilizzo delle terre e rocce da scavo da parte della medesima Impresa); ❑ affidati a ditta specializzata di scavi (con utilizzo però delle terre e rocce da scavo da parte dell’Impresa Committente degli scavi); ❑ eseguiti in qualità di Impresa Subappaltatrice di scavi (con utilizzo delle terre e rocce da scavo da parte della medesima impresa); nel cantiere ubicato nel Comune di ________________________ in (via o mappale) ___________________________________________ produrrà terre e rocce da scavo idonee per il successivo ed effettivo utilizzo, senza trasformazioni preliminari, pari a __________________ m3 e pertanto inoltra il presente: ❑ progetto/richiesta utilizzo terre e rocce da scavo ❑ progetto di destinazione terre e rocce da scavo in altro sito ❑ segnalazione impossibilità immediato utilizzo terre e rocce da scavo A) ❑ Utilizzo terre e rocce da scavo in cantieri edili per ❑ reinterri ❑ riempimenti ❑ rilevati ❑ macinati B) ❑ Destinazione a differenti cicli di produzione industriali; C) ❑ Destinazione per il riempimento delle cave coltivate; D) ❑ Destinazione per la ricollocazione in altro sito; E) ❑ Segnalazione di momentanea impossibilità di utilizzo del materiale di scavo1
A corredo, nonché a completamento del progetto di produzione utilizzo/destinazione si sllegano:
– copia della classificazione urbanistica del “luogo di produzione delle terre e rocce da scavo”, come da estratto da P.R.G.; – copia della classificazione urbanistica del “luogo di destinazione delle terre e rocce da scavo”, come da estratto da P.R.G.; – dichiarazione sostitutiva ex comma 7 art. 186 D.lgs 152/06 (come da allegato); – fotocopia carta identità del dichiarante; – nei casi previsti dalla circolare ARPA e comunque qualora ritenuto necessario, copia della certificazione analitica del terreno, sia di origine che di destino, attestante il non superamento del C.S.C. - Concentrazione Soglia Contaminante - rilasciato o da ARPA - Dipartimento Provinciale di Milano oppure da Laboratorio Privato. Data _____________________________ Timbro e firma dell’Impresa (titolare o legale rappresentante)
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DAL COLLEGIO DI LODI
Dichiarazione sostitutiva (Ex art. 186, comma 7, D.lgs 152/2006)
Con la presente si rilascia dichiarazione (conformemente a quanto disposto dall’art. 47 del Dpr del 28/12/2000, n. 445) in qualità di: ❑ soggetto che esegue gli scavi e che riutilizzerà le terre e rocce da scavo prodotte; oppure ❑ committente degli scavi che riutilizzerà le terre e rocce da scavo prodotte da ditta subappaltatrice che eseguirà i lavori; – che nell’esecuzione dei lavori non saranno utilizzate sostanze inquinanti; – che il riutilizzo avverà senza trasformazioni preliminari; – che il riutilizzo avverrà per una delle opere di cui all’art. 186 del D.lgs n. 152/2006 ed autorizzata dall’autorità competente; – che nel materiale di scavo la concentrazione di inquinanti non sarà superiore ai limiti vigenti con riferimento al sito di destinazione.
Si precisa che le terre e rocce da scavo saranno “effettivamente utilizzate” secondo quanto previsto dall’art. 186 del D.lgs n. 152/2006, e più precisamente per: ❑ REINTERRI ❑ RIEMPIMENTI ❑ RILEVATI ❑ MACINATI
A
Dette terre e rocce da scavo saranno effetivamente utilizzate nel cantiere/i ubicato/i: – m3_________ nel Comune di ________________ Via/Mappale _____________________________ a seguito del rilascio del permesso a costruire del _____________________ n.___________ oppure D.I.A. presentata in data _______________________ n. prot. ___________________________________ o ❑ conferenza dei servizi del ___________________________ per eseguire le seguenti opere (specificare tipo di utilizzo delle terre e rocce da scavo tra: reinterri, riempimenti, rilevati, macinati) _______________________________________________________________________________________________________ _______________________________________________________________________________________________________
in alternativa
B
la destinazione delle terre e rocce da scavo (specificare natura e caratteristiche) _______________________________________ pari a _______________ m3 a differenti cicli di produzione industriale (ad es. per la produzione di laterizi, oppure per la lavorazione/produzione di inerti, ecc.) a favore della ditta _________________________ ___________________________ con sede nel Comune di ________________ Via _________________________ n. _________ ed esercitante l’attività di ___________________________________________
in alternativa
C
la destinazione delle terre e rocce da scavo (specificare natura e caratteristiche) ______________________________________________ pari a ________________ m3 per il riempimento della cava coltivata secondo la convenzione stipulata in data ____________________________ tra il Comune di ____________________________ e la ditta __________________________________________________________ per l’esercizio dell’attività estrattiva ubicata nel Comune di ________________________ Via __________________________ n. ______ e con obbligo di eseguire le necessarie “opere di recupero ambientale” secondo quanto autorizzato dall’Ufficio Cave della Provincia di ___________________________ con atto n. _________________________ del ___________________ e avente scadenza il _____________________________
in alternativa
D
la destinazione delle terre e rocce da scavo (specificare natura e caratteristiche) ______________________________________________ pari a __________________m3 per la ricollocazione in altro sito e più precisamente per eseguire, rispettando le modalità progettuali autorizzate dall’Autorità amministrativa competente (Comune, Provincia, Consorzio di Bonifica, ecc.) ________________________________________________________________________
54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
DAL COLLEGIO DI LODI
la rimodellazione ambientale del territorio ubicato nel Comune di __________________________ Via _____________ n. ____ secondo l’autorizzazione del _____________________________ n. _________________________ in alternativa
E
non essendo possibile l’immediato utilizzo, sia pure avendolo già individuato e indicato nei capoversi precedenti, del materiale di scavo, ai sensi dell’art. 186 del D.lgs n. 152/2006. La scrivente impresa esecutrice dei lavori di scavo, autorizzati dal Comune di __________________________ a seguito del rilascio del permesso a costruire del __________________ n. _______ oppure D.I.A. presentata in data ________________________________ segnala in merito: 1) il sito di deposito ______________________________________________________________________________________ 2) il quantitativo depositato ________________________ m3; 3) la tipologia delle terre e rocce da scavo: _____________________________________________________________________;
N.B. in tutti i casi il trasporto delle terre e rocce da scavo sarà effettuato con autocarri senza l’emissione dei “formulari di identificazione del rifiuto” perché detti materiali, a seguito del presente progetto/segnalazione, ai sensi dell’art. 186, comma 1 del D.lgs. n. 152/2006, non sono da considerarsi rifiuti.
Luogo e data
Firma del dichiarante
IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2 - 55
AMBIENTE & BIOEDILIZIA A cura di
Giuseppe Mori
“Fondo Kioto”: un’opportunità per la Pubblica Amministrazione … ma non solo
P
er chi si occupa a livello professionale di Risparmio Energetico in edilizia come strumento per la riduzione dei gas climalteranti non può che vedere con la possibilità per le Pubbliche Amministrazioni di aderire (prenotazioni a partire dal 16 marzo scorso e fino al 14 luglio) alla prima annualità del cosiddetto “Fondo Kioto” per l’adeguamento energetico del patrimonio edilizio pubblico. La particolare enfasi che il titolo di questo articolo evidenzia, si riferisce proprio a loro, i Comuni e gli Enti Pubblici, finora quasi del tutto esclusi da agevolazioni fiscali e sistemi di finanziamento pubblico sino ad ora rivolti soprattutto ai privati. Le Amministrazioni Pubbliche più virtuose che avevano considerato con favore il risparmio energetico, impegnandosi negli anni scorsi nella redazione di diagnosi energetiche preliminari del proprio patrimonio, si sono infatti sempre trovate nella sostanziale impossibilità di dare concreta attuazione agli interventi suggeriti dagli studi effettuati sulla base di specifici Bandi Europei o promossi dalla Fondazione Cariplo. Il “Fondo Kioto” offre ora uno strumento più articolato e completo da cui attingere risorse per il risanamento energetico del patrimonio edilizio. Inutile ricordare che nessuno regala soldi, e nemmeno in questo caso ciò avviene, però finalmente, attraverso questa forma di finanziamento a tasso agevolato dello 0,5% che può coprire nel caso degli enti pubblici fino al 90% della spesa ammissibile (restituzione fino a 15 anni per gli enti pubblici) si apre per molti uno scenario possibile. Molto utile osservare che per gli enti è prevista la possibilità di attingere a questi finanziamenti attraverso le ESCO (Enegy Service Company) che possono occuparsi di tutti gli aspetti, dal progetto alla realizzazione degli interventi in sintonia con gli enti stessi. E per i privati?
Anche i singoli cittadini e, ancor più, le amministrazioni condominiali possono accedere al Fondo Kioto per quasi tutte le misure ammesse. Da notare però che ad essi resta presclusa la misura relativa agli interventi sull’involucro degli edifici in quanto per questa tipologia è ancora in vigore la detrazione fiscale del 55%. Ma se a fine anno cessasse davvero questa agevolazione, così come prevede allo stato attuala la normativa del Governo Monti che ha già previsto il “passaggio strutturale” al 36%? In questo caso la possibilità alternativa anche per i privati di accedere ad un fondo di rotazione ad interessi quasi zero sarebbe comunque auspicabile … ma la Legge, al momento, non lo prevede. Resta un altro aspetto cui fare cenno prima di passare all’esame dettagliato delle singole misure e delle modalità di accesso al “Kioto”. La norma, come scritto all’inizio, prevede che la prenotazione dei fondi avvenisse a partire dal 16 marzo scorso. Ebbene: nell’arco di poche ore sono stati effettuati oltre 7000 accessi e presentate 605 domande che hanno quasi esaurito immediatamente i 60 milioni di euro previsti dal plafond regionali destinati ad interventi nelle energie rinnovabili, in particolare il fotovoltaico. Per le altre misure, più articolate e complesse, non andrà allo stesso modo, ci auguriamo, ma il rischio che tali agevolazioni finiscano nelle mani di pochi, preventivamente attivati e strutturati, esiste. Per questa ragione il consiglio che ci sentiamo di avanzare, è che le Pubbliche Amministrazioni interessate a percorrere questa strada si preparino, considerata la scadenza ormai vicina del 14 luglio prossimo. La norma prevede comunque che le domande presentate e ammesse potranno accedere comunque al finanziamento all’apertura della seconda annualità del bando. ❑
Il Fondo Kioto Il Fondo Kyoto è stato istituito dalla Legge finanziaria 2007 per finanziare la realizzazione di interventi in attuazione dei dettami del Protocollo di Kyoto (1997), ed è "rotativo" perché alimentato attraverso le rate di rimborso delle erogazioni concesse. Per il primo ciclo di programmazione le risorse a disposizione ammontano a 200 milioni di
375 milioni di euro ripartiti con il Decreto interministeriale del 18 ottobre 2010 e altri 25 milioni di euro, rientrati nella disponibilità del Fondo Kyoto. Le domande per l’accesso ai primi 200 milioni di finanziamento si possono presentare fino al 14 luglio, esclusivamente online con il format che si trova sul sito della Cassa Depositi e Prestiti.
56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
euro per un bando “a sportello” (ossia che non prevede graduatoria) per finanziamenti a tasso agevolato dello 0,5% per una durata massima di 6 anni, rimborsabili in rate semestrali e rappresentano una quota parte del costo totale del progetto. I restanti 400 milioni di euro verranno destinati durante il secondo ed il terzo ciclo di programmazione, divisi in
Il Fondo in sintesi Risorse Le risorse del Fondo in questa prima fase sono di 600 milioni di euro - distribuite in tre cicli da 200 milioni l'uno. Beneficiari Imprese (tra cui ESCo - Energy Service Company), soggetti pubblici, persone fisiche, condomini (e comunioni) e persone giuridiche private (es. associazioni e
AMBIENTE & BIOEDILIZIA
minale fino a 500 kW elettrici, alimentati da gas naturale, biomassa vegetale solida, biocombustibili vegetali liquidi, biogas e in co-combustione gas naturale-biomassa. Tale intervento è ammissibile solo se contempla sia la realizzazione dell'impianto di cogenerazione che la realizzazione della rete di teleriscaldamento ad esso abbinata, inclusi gli allacciamenti agli edifici; • II. per la climatizzazione degli edifici da impianti geotermici a bassa entalpia (quantità di energia che un sistema termodinamico può scambiare con l'ambiente) fino a 1 MW termico; • III. impianti di cogenerazione di potenza nominale fino a 5 MW elettrici alimentati da gas naturale,
fondazioni). Sono finanziabili anche le comproprietà costituite da soggetti di eguale o diversa natura giuridica. (Vedi tabella allegata) Progetti finanziabili Il Fondo potrà finanziare i progetti riguardanti: – Misura microcogenerazione diffusa Installazione di impianti di microcogenerazione ad alto rendimento elettrico e termico, di nuova costruzione e con potenza nominale fino a 50 kWe (elettrici), che utilizzano le seguenti fonti energetiche: gas naturale, biomassa vegetale solida, biocombustibili liquidi di origine vegetale, biogas e in cocombustione gas naturalebiomassa. –Misura rinnovabili Installazione di impianti di piccola taglia e di nuova costruzione per l’utilizzazione delle fonti rinnovabili per la generazione di elettricità o calore che devono rientrare in una delle seguenti tipologie: • impianti eolici con potenza nominale compresa tra 1 kWp e 200 kWp; • impianti idroelettrici con una potenza nominale compresa tra 1 kWp e 200 kWp; • impianti solari termici con superficie d’apertura non
superiore a 200 m2; • impianti termici a biomassa vegetale solida (pellets o cippato) di potenza nominale termica compresa tra 50 kWt e 450 kWt; • impianti fotovoltaici integrati o parzialmente integrati negli edifici con potenza nominale compresa tra 1 kWp e 40 kWp. – Misura usi finali Risparmio energetico e incremento dell'efficienza negli usi finali dell'energia. Sono ammessi investimenti per singolo intervento: • sull'involucro di edifici esistenti, parti di edifici esistenti o unità immobiliari esistenti, riguardanti strutture opache verticali, orizzontali o inclinate, chiusure trasparenti comprensive di infissi e vetri, chiusure apribili e assimilabili quali porte e vetrine anche se non apribili, delimitanti il volume riscaldato, verso l'esterno e verso vani non riscaldati;
• I. per la climatizzazione diretta tramite teleriscaldamento da impianti di cogenerazione di potenza no-
biomassa vegetale solida, biocombustibili vegetali liquidi, biogas e in co-combustione gas naturale-bioIL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 57
AMBIENTE & BIOEDILIZIA
massa. – Sistema integrato Pur non costituendo una misura autonoma, consente di presentare un unico progetto di investimento che contempla l’integrazione di più interventi, comunque combinati, da realizzarsi nello stesso sito. Tale progetto può riguardare esclusivamente la combinazione delle misure microcogenerazione diffusa, rinnovabili e usi finali. – Misura gestione forestale sostenibile Progetti regionali che presentano la finalità di identificare interventi diretti a ridurre il depauperamento dello stock di carbonio nei suoli forestali e nelle foreste cfr. art. 12 del Decreto Kyoto. Risorse pari a 10 mln di euro per l’intero territorio nazionale. Altre misure non espressamente in ambito edilizio – Misura motori elettrici Finanzia la sostituzione di motori elettrici industriali con potenza nominale superiore a 90 kW elettrici, con motori ad alta efficienza. Risorse pari a 15 mln di euro per l’intero territorio nazionale. – Misura protossido di azoto Interventi sui cicli produttivi 58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
Agevolazioni La durata dei finanziamenti è compresa fra 3 e 6 anni (tra 3 e 15 anni per i soggetti pubblici). Ai finanziamenti agevolati è applicato un tasso di interesse agevolato dello 0,50%. Le banche aderenti potranno concedere un finanziamento per la quota parte del costo totale del progetto che non è coperta dal finanziamento agevolato.
delle imprese che producono acido adipico e delle imprese agro-forestali. Risorse pari a 5 mln di euro per l’intero territorio nazionale. – Misura ricerca Attività di ricerca precompetitiva per lo sviluppo di tecnologie innovative per la produzione di energia da fonti rinnovabili, per la produzione e separazione e accumulo di idrogeno, per lo sviluppo di materiali, componenti e configurazioni innovative di celle a combustibile cfr. art. 11 del Decreto Kyoto. Risorse pari a 5 mln di euro per l’intero territorio nazionale. Spese ammissibili a) i costi di progettazione di sistema, compresa l'eventuale realizzazione di diagnosi energetica, b) gli studi di fattibilità strettamente necessari per la progettazione degli interventi; tali costi sono riconosciuti nella misura massima dell’8% del totale generale dei costi ammissi-
bili. c) i costi delle apparecchiature comprensivo delle forniture di materiali e dei componenti strettamente necessari alla realizzazione dell'intervento d) i costi delle infrastrutture comprese le opere edili strettamente necessarie alla realizzazione dell'impianto, e) i costi di allacciamento alla rete, ovvero nel caso della Misura usi finali, i costi strettamente necessari al montaggio e assemblaggio delle tecnologie installabili, f) i costi di installazione, compresi avviamento e collaudo
Percentuali di agevolazione Per tutte le misure, nel rispetto dei costi unitari massimi ammissibili,le percentuali di agevolazione sono: • 90% per i soggetti pubblici; • 70% per imprese, persone fisiche, persone giuridiche private, condomini. Le ESCo beneficiano della percentuale di agevolazione riconosciuta in capo al proprietario del bene immobile oggetto dell'intervento per cui è presentata la domanda. Cumulabilità I benefici del Fondo Kyoto sono cumulabili con i seguenti incentivi e tariffe: 1. Incentivi alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, che consente il riconoscimento e il rilascio dei cd. “Certifi-
AMBIENTE & BIOEDILIZIA Le immagini che illustrano il presente articolo sono fotografie e termografie eseguite dal geom. Giuseppe Mori, che evidenziano le dispersioni termiche di edifici di alcuni Comuni bresciani. Sono state utilizzate per accedere a bandi europei e bandi Cariplo per lâ&#x20AC;&#x2122;aggiornamento energetico del patrimonio edilizio pubblico
IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 59
AMBIENTE & BIOEDILIZIA
cati verdi”. 2. Tariffe incentivanti per la produzione di energia da impianti solari fotovoltaici e per lo sviluppo di tecnologie innovative per la conversione fotovoltaica. 3. Incentivi per la produzione di energia elettrica da impianti da fonti di energia rinnovabili con potenza nominale non inferiore a 5 MWe e da impianti previsti dai progetti di riconversione del settore bieticolo–saccarifico approvati dal competente Comitato . 4. Incentivi per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili e per interventi di efficienza energetica di piccole dimensioni. Gestione fuori plafond Se l’importo del finanziamento richiesto è superiore alla disponibilità residua del Plafond, si determina la “Gestione fuori plafond”. Non si procede pertanto all’apertura del plico e si sospende il procedimento di ammissione al finanziamento. Questo non costituisce motivo di decadenza della domanda; il procedimento sarà riavviato nel momento in cui saranno nuovamente disponibili le risorse. Termini di presentazione delle domande Le domande devono essere compilate esclusivamente online, previo accreditamento all’interno di un’apposita sezione del sito di CDP (www.cassaddpp.it), 60 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
nel quale è anche disponibile una “Guida alla compilazione della domanda di ammissione all’agevolazione”. Il beneficiario deve quindi recarsi presso una delle banche aderenti alla Convenzione ABI-CDP, il cui elenco è disponibile sull’Applicativo web CDP (www.cassaddpp.it) per gli ulteriori adempimenti e la stipula del contratto di finanziamento. Le Regioni Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte si occuperanno direttamente della fase istruttoria, attraverso Enti di sviluppo o società finanziarie regionali Scadenza Le domande potranno essere presentate fino al 14 lu-
glio 2012. Attribuzione benefici La procedura di attribuzione dei benefici sarà "valutativa a sportello": le istanze saranno esaminate in base all'ordine cronologico di presentazione e fino a esaurimento dei fondi stanziati per ciascun Ciclo di Programmazione. Erogazione finanziamento Per importi di finanziamento inferiori euro 50.000: anticipazione pari all’80% e saldo previa trasmissione della documentazione finale. Per importi di finanziamento tra euro 50.000 ed euro 100.000: anticipazione pari al 50% e saldo previa trasmissione della documentazione finale.
Per importi di finanziamento superiori a euro 100.000: anticipazione pari al 20%; ulteriore 50% del finanziamento (o 70% in assenza di anticipazione), ratei intermedi non inferiori al 25% del finanziamento stesso, alla realizzazione di uno stato di avanzamento dei lavori di pari quota; il restante 30% previa trasmissione della documentazione finale. ❑
Info Numero verde: 800 098 754 - mail: cdpkyoto@cassaddpp.it. Fonti Ministero dell’Ambiente: www.minambiente.it Cassa Depositi e Prestiti: www.cassaddpp.it
TECNICA A cura di Tecnored s.r.l.
L’umidità ascendente nelle murature “fuori terra”
Introduzione alla capillarità Il fenomeno della capillarità si incontra spesso nella vita quotidiana ed è legato alla bagnabilità, cioè alla capacità dei liquidi, per esempio l’acqua, di bagnare le superfici solide. Questa forza di adesione1 tra liquido e parete
mento del livello del liquido nel capillare. Nel primo caso la superficie del liquido apparirà concava, nell’altro apparirà convessa verso il basso. Il centro della superficie del liquido si chiama menisco5 ed è a partire da questo valore che si misura l’innalzamento o l’abbassamento del livello. La direzione del vettore risultante è la stessa della tangente alla superficie del liquido, e l’angolo che forma si chiama angolo di bagnabilità. Si noti che l’innalzamento o l’abbassamento del livello non dipendono solo dal liquido, ma anche dal materiale della parete. L’acqua, per esempio, risale in un capillare di vetro, mentre si abbassa in uno di teflon.
solida, prevalente su quelle di coesione tra le molecole del liquido, è responsabile, nei capillari, della risalita del liquido lungo la parete in contrasto con la forza di gravità. L’altezza raggiunta dal liquido è quella nella quale si equilibrano la forza di gravità e quella di coesione da una parte e la forza di adesione dall’altra. Se invece è la forza di coesione2 a prevalere su quella di adesione, la parete respinge il liquido verso il basso in contrasto con la legge dei vasi comunicanti3. Questo fenomeno si osserva per esempio sulle superfici idrorepellenti. La risultante delle forze di adesione e di coesione lungo la superficie del liquido è detta tensione superficiale4. Essa sarà diretta verso l’alto nel caso della risalita del liquido lungo il capillare, e verso il basso nel caso dell’abbassa62 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
Tensione superficiale La molecola di un liquido attira le molecole che la circondano ed è a sua volta attratta da esse. Per le molecole che si trovano all’interno del liquido, la risultante di queste forze è nulla e ognuna di esse si trova in equilibrio rispetto alle altre. Quando invece queste mole-
cole si trovano sulla superficie vengono attratte dalle molecole sottostanti e da quelle laterali, ma non verso l’esterno. La risultante delle forze che agiscono sulle molecole di superficie è una forza diretta verso l’interno del liquido. A sua volta, la forza di coesione tra le molecole fornisce una forza tangenziale alla superficie. La superficie di un liquido si comporta dunque come una membrana elastica che avvolge e comprime il liquido sottostante. La tensione superficiale esprime la forza con cui le molecole superficiali si attirano l’un l’altra.
Angolo di bagnabilità È esperienza comune che una goccia di liquido posta su una superficie piatta mostri una tendenza a modificare la sua forma a seconda delle caratteristiche della superficie e del liquido u-
TECNICA
sati. Più la goccia è simile alla superficie solida più sarà piatta. Se, al contrario, tra la superficie solida e il liquido non vi sono interazioni apprezzabili, la goccia avrà una forma simile ad una sfera per minimizzare il contatto con essa. Per quantificare tale fenomeno si introduce il concetto di angolo di contatto, definito come angolo a, che la superficie orizzontale forma con la tangente nel punto di contatto dell’interfeccia liquido-aria, liquido-solido, solido-aria. L’angolo di contatto fornisce diverse informazioni sull’affinità tra il solido, il liquido e l’aria. La relazione tra l’angolo di contatto e la tensione superficiale è: cosa = csa – csl/cla dove: csa = tensione all’interfeccia solido-aria; csl = tensione all’interfaccia solido-liquido; cla = tensione all’interfaccia liquido-aria. Il valore del coseno6 cosa è un numero compreso tra –1 e 1 relativamente all’angolo che lo produce. Questo valore è utilizzato dalla formula di Yurin7 per determinare l’altezza della colonna d’acqua in un capillare. Ora calcoliamo l’altezza h che raggiunge il liquido all’interno di un capillare. Se la superficie del liquido è concava verso l’alto, la forza della tensione superficiale c in corrispondenza delle pareti del tubo sarà diretta verso l’alto; la componente verticale di questa forza, applicata a tutto il bordo del li-
quido aderente al capillare, è quella che sorregge il liquido ed ha modulo (F cosa), dove l’angolo è quello individuato, detto angolo di contatto. Se la superficie del liquido è convessa verso l’alto, invece, la forza della tensione superficiale c in corrispondenza delle pareti del tubo sarà diretta verso il basso. Ora, considerando che il bordo di contatto corrisponde alla circonferenza del capillare (2pr), si possono calcolare alcuni elementi trascurando la lieve curvatura sulla superficie:
Soluzione salina veicolata dalle infiltrazioni d’acqua o dalla risalita capillare
Cristallo di sale anidro all’interno o sulla superficie delle murature
Cristallo di sale saturo sulla superficie delle murature, fino a 50 volte più voluminoso del cristallo anidro
di risalita capillare. Interessa l’edilizia civile in genere e gran parte del nostro patrimonio immobiliare.
La forza F verticale F = c(2pr)(cosa) dove: c = tensione superficiale; (2pr) = circonferenza; (cosa) = rapporto dipendente dall’angolo a il volume V del liquido nel capillare V = (pr2)h dove: (pr2) = superficie della sezione capillare; h= altezza della colonna di fluido nel capillare. il peso P del liquido nel capillare: P = (pr2) h fg dove: (pr2) h = volume del fluido; f= densità del liquido; g= accelerazione di gravità. Eguagliando la forza F, diretta verso l’alto, al peso P della colonna di liquido, si ha: c(2pr)(cosa) = (pr2)hfg da cui si ricava l’altezza h raggiuta dal liquido
Legge di Yurin: Yurin:
h = 2c 2c/r /rfg fg . cos cosa a
I danni provocati dalla risalita capillare Il degrado delle murature, degli intonaci e delle eventuali pitture o decorazioni è proprio causato dall’acqua
In tempi remoti tale fenomeno era ampiamente conosciuto, ma considerato dai costruttori quasi ineludibile dalla struttura stessa. Oltre ai danni estetici, l’umidità ascendente aumenta la
dispersione del calore dall’interno dell’edificio verso l’esterno e favorisce inoltre l’aumento dell’umidità relativa interna, provocando problemi igienici e ambientali. Perché gli intonaci e le pietre si sgretolano Tutti i materiali da costruzione sono porosi; questo fa sì che infiltrazioni d’acqua in genere, o quelle di risalita capillare, possano far trasmigrare in superficie i sali contenuti nella muratura o quelli che si trovano disciolti nel terreno. Questi sali, non potendo come l’acqua evaporare dai muri, una volta raggiuta la superficie esterna cristallizzano, rimanendo per sempre condizionati dalle continue variazioni del tasso di umidità relativa ambientale, anche dopo aver eliminato le cause della risalita capillare. I sali cristallizzati sulla superficie, essendo fortemente igroscopici, riescono ad assorbire l’acqua contenuta nell’aria provocando un notevole aumento del loro volume (come la formazione del ghiaccio, ad esempio) passando dallo stato anidro a quello saturo in presenza di aria secca o umida. La conseguenza di ciò è una forte azione meccanica demolitiva in grado negli anni di sgretolare, oltre che gli intonaci di rivestimento, anche materiali da costruzione estremamente compatti come il mattone, le pietre calcaree e addirittura i graniti (per es.: nelle chiese IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 63
TECNICA Sali disciolti nel terreno e successivamente trasportati all’interno della muratura attraverso l’acqua di risalita capillare (fig. 1). Evaporazione dell’acqua con successiva cristallizzazione dei sali residui all’interno delle murature e degli intonaci (fig. 2). Aumento del volume dei sali in
64 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
prossimità della superficie esterna con l’evolversi dei valori dell’umidità relativa ambientale e conseguente inizio delle dinamiche disgregative (fig. 3). Demolizione dei vecchi intonaci e rifacimento degli stessi protetti dall’idratazione dell’acqua d’impasto dalle boiacche antisaline specifiche (fig. 4).
TECNICA
le pietre di rivestimento, i gradini degli altari, ecc.). Si può facilmente comprendere l’importanza di impedire che questi sali raggiungano le superfici esterne, ma rimangano inerti all’interno dei materiali da costruzione e quindi non più a contatto con l’aria esterna. Risoluzione del problema sali: il sistema “fisico” Per risolvere le problematiche legate ai sali è decisamente preferibile il sistema “fisico” a quello chimico. Le principali categorie dei sali presenti nei materiali da costruzione possono essere
sommariamente raggruppate in : cloruri, solfati, nitrati e nitriti con caratteristiche degenerative sui muri più o meno evidenti in funzione della loro concentrazione e della natura del materiale. I vantaggi di utilizzare il sistema fisico, quale l’applicazione di boiacche antisaline specifiche prima della stesura dei nuovi intonaci, risultano essere quelli relativi alla certezza del risultato indipendentemente dal tipo di sale presente nella muratura. Tutti i sistemi antisale a precipitazione chimica, invece, necessitano della conoscenza precisa della ca-
tegoria del sale presente al fine di utilizzare il neutralizzante corrispondente. Ovviamente, in presenza di intonaci affrescati, le tecniche di desalinizzazione più appropriate risultano essere quelle realizzabili con impacchi assorbenti, il cui costo, congruo in questi casi, non è certamente proponibile per gli interventi di edilizia civile.
C
ontrariamente al fenomeno della risalita capillare, dove la pressione atmosferica non esercita alcun ruolo nella manifestazione del fenomeno, risulta invece de-
terminante nel caso delle murature interrate. Conseguentemente la scelta delle tecnologie per contrastre questo tipo di umidità dovrà essere orientata verso materiali idonei. Un esempio per tutti: l’utilizzo di intonaci macroporosi (fortemente permeabili) direttamente su tali murature produrrà l’effetto opposto a quanto desiderato. Basterà, in questo caso, utilizzare come sottofondo una boiacca impermeabilizzante, sulla quale successivamente potrà essere applicato l’intonaco macroporoso con evidenti vantaggi anticondensativi. L’umidità nei muri controterra Pressione. La pressione è una grandezza fisica definita come rapporto tra la forza agente ortogonalmente 8 su una superficie e la superficie stessa. Il suo opposto (una pressione con verso opposto) è la tensione meccanica 9 . La pressione è una grandezza intensiva 1 0 e quindi si intende sempre riferita all’unità di superficie. P = Pressione F = Forza S = Superficie Pressione e tensione, nel caso in cui siano interne a un corpo, possono essere generalizzate nel concetto di sforzo meccanico. La pressione può essere classificata in due modi: Pressione assoluta (o reale): determina la pressione effettiva che viene esercitata. Pressione relativa: determina la pressione differenIL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 65
TECNICA
ziale o percepibile (per esempio, l’atmosfera terrestre, pur esercitando una pressione di un’atmosfera, non viene percepita dal corpo umano, mentre viene percepita la differenza di pressione). Spesso viene presa come riferimento per la valutazione della pressione relativa la pressione atmosferica (che quindi vale 1 atm in senso assoluto e 0 atm in senso relativo). Pressione osmotica: la pressione osmotica è una proprietà colligativa11 associata alle soluzioni. Quando due soluzioni con lo stesso solvente, ma a concentrazione diverse di soluto, sono separate da una membrana semipermeabile, le molecole di solvente si spostano dalla soluzione con minore concentrazione di soluto alla soluzione con maggior concentrazione di soluto, in modo da uguagliare le concentrazioni delle due soluzioni. L’umidità relativa e i fenomeni condensativi Comfort Abitativo L’umidità presente all’interno delle abitazioni è determinata, in parte, anche da un’elevata produzione di vapore da parte delle persone che le utilizzano. Attività quali cucinare, lavare, asciugare il bucato sui caloriferi ecc. producono valori indicativi che possono essere quantificati in 10 litri di acqua (sotto forma di vapore) per nucleo familiare di quattro persone/giorno. Il mantenimento dello stato di benessere si raggiunge 66 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
impedendo che l’umidità relativa dei locali non superi il 65-70%. Valori superiori a quelli indicati provocheranno problematiche importanti quali condensazioni superficiali che favoriranno la proliferazione di microorganismi, funghi, licheni, producendo cattivi odori, degrado delle strutture e inquinamento ambientale. Meno dell’1% dell’aria umida riesce a essere smaltita attraverso la traspirazione delle murature; il 99%, pertanto, viene eliminato mediante il ricambio dell’aria (aprendo le finestre) o attraverso una cappa di aspirazione o tramite deumidificaatori e/o climatizzatori. L’importante è prenderne coscienza, fidandosi della tecnologia e di quanto detto sopra, lasciando perdere le fantasie commerciali di chi
afferma che sia necessaria e risolutiva una “respirazione dei muri”.
Q
uando l’umidità relativa 1 3 raggiunge un valore pari al 65-70%, deve essere attivata una forma di areazione. L’ideale è un igrostato14 collegato a una bocchetta di scambio con l’esterno che immette o espelle aria in relazione alla percentuale di umidità relativa riscontrata. In assenza di tecnologia sarà sufficiente areare le stanze aprendo le finestre per circa 5 minuti. Rivestendo le pareti e i soffitti interni con cartongesso, oppure utilizzando un rivestimento traspirante con un coefficiente m basso, otterremo il caratteristico effetto spugna – ciò non al fine di “far respirare il muro”, bensì per utilizzare la finitura in-
terna come “polmone” nei momenti in cui la produzione del vapore acqueo aumenta, per poi ricederla quando la percentuale relativa ritorna entro limiti di comfort. Traspirabilità dei materiali m - resistenza alla diffusione al vapore: rapporto fra la permeabilità dell’aria (190x10-9 g/s m Pa) e la permeabilità del materiale (numero dimensionale sempre > di 1). dv - permeabilità al vapore: rappresenta la quantità di vapore che passa nell’unità di tempo attraverso una sezione unitaria di una parete di spessore unitario sotto una determinata differenza di pressione (g/s m Pa – grammo/secondo metro Pascal). In edilizia per traspirabilità di un materiale si intende la
TECNICA
capacità di essere attraversato dall’aria umida. La traspirabilità è in genere correlata alla porosità del materiale. Tanto più un materiale è traspirante, tanto più bassa è la possibilità che si crei condensa sulla sua superficie. La traspirabilità permette anche un migliore isolamento termico; l’aria secca, infatti, in condizioni stagnanti, costituisce un buon isolante. La principale unità di misura impiegata viene identificata con una lettera greca: m (mu). il m è la resistenza che oppone il materiale al passaggio del vapore in relazione alla resistenza data da un metro di aria. Si tratta quindi di una grandezza adimensionale (un coefficiente misurato empiricamente15 in laboratorio). Più questo valore è basso (mai, comunque, inferiore a 1), tanto più facilmente il vapore riuscirà ad attraversare il materiale. Nella pratica quotidiana e nelle schede tecniche si impiega ormai sempre più frequentemente il valore Sd16, che si ottiene moltiplicando il m del materiale per lo
spessore del prodotto espresso in metri. Si ottiene così lo spessore dello strato di aria equivalente, che oppone una resistenza uguale a quella del prodotto specifico. Un altro modo di quantificare la capacità traspirante dei materiali è la diffusione al vapore (WDD5 “wasserdampfdurchlässigkeit” o permeabilità al vapore acqueo), cioè la quantità di acqua (espressa in grammi) sotto forma di vapore che passa attraverso un metro quadrato di membrana nelle 24 ore (gr/m 2 24h). L’umidità di costruzione Umidità residuale. Tutta l’acqua impiegata nelle diverse operazioni di edificazione di un manufatto nuovo necessita di periodi oscillanti da uno a tre anni per disperdersi ed evaporare completamente. Conseguentemente, i valori di coibentazione delle nuove strutture originariamente calcolati entreranno a regime solamente dopo tale periodo. In questo lasso di tempo l’edificio non dovrebbe essere abitato per evitare il supera-
mento dei valori limite dell’umidità ambientale favorendo, in questi casi, condensazioni superficiali e relative problematiche annesse.
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a fase di maturazione dei calcestruzzi e delle altre strutture edili potrà essere accelerata utilizzando uno o più deumidificatori ambientali, avendo cura di chiudere porte e finestre per evitare la deumidificazione dell’aria esterna. La movimentazione dell’aria con pale a lenta rotazione favorirà ulteriormente le operazioni di asciugatura. L’importanza degli intonaci macroporosi Dovendo abitare l’edificio il più rapidamente possibile risulterà di fondamentale importanza l’impiego di intonaci macroporosi in grado di assorbire e restituire all’ambiente notevoli quantità di acqua (effetto spugna) evitando le problematiche delle condensazioni superficiali, garantendo nel contempo in’ottimo comfort abitativo. Generalmente questi into-
naci particolari vengono impropriamente utilizzati nel risanamento dei muri affetti da umidità ascendente ma, senza il preventivo blocco della risalita capillare operata con barriere chimiche o meccaniche, la durata degli stessi risulterà estremamente limitata. Ciò a causa dei sali disciolti nell’acqua che, non potendo evaporare unitamente alla stessa, si accumuleranno nelle superfici murarie producendo disgregazioni e i danni noti. L’ottimo rapporto qualità/prezzo raggiunto dalla Tecnored in questo settore è stato possibile grazie alla scelta di fornire il TRH780® esclusivamente nella formulazione “concentrata”. Sono stati evitati così tutti gli inutili costi aggiuntivi legati ai trasporti dei leganti idraulici e degli inerti che interessano oltre il 90% del prodotto stesso. L’utilizzo del TRH780® concentrato consente inoltre di utilizzare leganti idraulici ed inerti del luogo totalmente in linea con la filosofia corrente del restauro e nel contempo avere un prodotto sempre in grado di sviluppare completamente le pro-
IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 67
TECNICA Pennetta elettronica per rilevare automaticamente le variazioni dell’umidità relativa e della temperatura ambientale
prie specifiche caratteristiche espansive aeranti Contestazioni evitabili La conoscenza delle dinamiche relative a questo tipo di umidità consentirà di evitare inutili e costose contestazioni tra committente e impresa per vizi costruttivi molte volte inesistenti che possono essere facilmente previsti o evitati. Esempio: nel grafico riportato nella pagina precedente si evidenziano le problematiche legate alla condensazione superficiale di un appartamento causate da uno stile di vita inadeguato confrontate con quelle dell’identico appartamento adiacente abitato correttamente. ❑ (Fine della prima parte) Note Forza di adesione. Quando le molecole d’acqua aderiscono al contenitore o materiale di contatto. 2 Forza di coesione. In fisica, la coesione è la forza di attrazione che si crea tra le particelle elementari di una sostanza, tenendole unite e opponendosi alle eventuali forze esterne che tendono 1
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a separarle. 3 Vasi comunicanti. Il principio dei vasi comunicanti è quello secondo il quale un liquido presente in due contenitori comunicanti tra loro raggiunge in entrambe lo stesso livello. L’acqua, come tutti i liquidi, non ha una forma propria, ma assume la forma del recipiente che la contiene. 4 Tensione superficiale. Generalmente indicata con c, è una particolare proprietà dei fluidi che opera lungo la superficie di separazione, trattenedo gli stessi come una pellicola elastica. 5 Menisco. È una conca superficiale di un liquido presente in qualsiasi contenitore (per es. in una pipetta, in un cilindro o in un becker). 6 Coseno. Dato un triangolo rettangolo, il coseno di uno dei due angoli interni adiacenti all’ipotenusa è definito
come il rapporto tra le lunghezze del cateto adiacente all’angolo e dell’ipotenusa. Più in generale, il coseno di un angolo a, espresso in gradi o radianti, è una quantità che dipende solo da a, costruita usando la circonferenza unitaria. 7 James Yurin (1684-1750) fu uno scienziato e un fisico ricordato per i suoi lavori sulla capillarità. 8 Ortogonalità. O perpendicolarità è un concetto geometrico che indica la presenza di un angolo retto tra due entità geometriche: due rette in un piano, una retta e un piano, o due piani incidenti nello spazio. 9 Tensione meccanica. È definita come la forza di contatto per unità di area, cioè è il limite del rapporto tra la forza agente e l’area della superficie su cui agisce. Essa è una quantità vettoriale e la sua unità di misura è il Pascal. 10 Grandezza intensiva. Le proprietà intensive sono quelle che non dipendono dalla quantità di materia o dalle dimensioni del campione, ma soltanto dalla natura e dalle condizioni nelle quali si trova. 11 Proprietà colligativa. È una proprietà delle soluzioni che dipende solo dal numero di particelle di-
stinte – molecole, joni o aggregati sopramolecolari – che compongono la soluzione e non dalla natura delle particelle stesse. Quando si aggiunge un soluto non volatile a un solvente, le proprietà fisiche della soluzione che si forma sono diverse da quelle del solvente puro. 13 Umidità relativa (o UR). È il rapporto tra la quantità di vapore acqueo contenuto in una massa d’aria e la quantità massima di vapore acqueo che la stessa massa d’aria riesce a contenere nelle stesse condizioni di temperatura e pressione. 14 Igrostato. Apparecchio che regola automaticamente l’umidità dell’aria in un ambiente. 15 Empiricamente. Che si basa sull’esperienza, su ciò che può essere dimostrato sperimentalmente. 16 Sd. Acronimo di Superficie Diffusione vapore.
Questo articolo è tratto da “Quaderni tecnici TECNORED” n. 5/2, per gentile concessione della Tecnored s.r.l. di Verona, che ringraziamo vivamente. La seconda parte dell’articolo comparirà sul prossimo numero della rivista.
TECNICA Andrea Botti
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ono trascorsi quasi dieci anni dall’entrata in vigore delle disposizioni che impongono l’obbligo della marcatura CE per i prodotti realizzati in pietra naturale e circa sei da quando il marchio è divenuto definitivamente obbligatorio per tutti i manufatti lapidei. Tutto è iniziato nel 2003, con la messa a punto da parte del CEN1 (Comitato Europeo di Normazione) di una serie di norme per l’apposizione del marchio CE sui prodotti in pietra naturale2, previa definizione dei requisiti tecnici che tali prodotti avrebbero dovuto possedere (armonizzati tra i Paesi membri della Comunità Europea) e dei criteri di produzione, suddivisi secondo le diverse categorie di utilizzo finale. L’introduzione di questa nuova procedura si era resa necessaria dal momento in cui la Direttiva3 del Consiglio della Comunità Europea del 21 dicembre 1988, denominata Prodotti da costruzione (CPD-89/106/CEE), aveva imposto l’immissione sul mercato solo di quei prodotti giudicati idonei allo specifico impiego previsto. Ciascuno di essi doveva rispondere non solo a requisiti riguardanti il comportamento in seguito a determinate sollecitazioni ma anche ad esigenze attinenti temi quali sicurezza e sostenibilità; più precisamente, gli ambiti di valutazione riguardavano: 1 - Resistenza meccanica e stabilità; 2 - Sicurezza in caso d’in70 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
Riflessioni sulla “Marcatura CE” dei prodotti in pietra cendio; 3 - Igiene, salute e ambiente; 4 - Sicurezza nell’uso; 5 - Protezione contro il rumore; 6 - Risparmio energetico e isolamento termico. Nonostante il tempo trascorso dall’inizio del lungo iter, ormai ampiamente concluso, può essere utile, in questa sede, formulare alcune considerazioni che potrebbero stimolare eventuali approfondimenti da parte dei progettisti interessati. Il simbolo con il quale dal 2006 devono essere contrassegnati tutti i prodotti in pietra naturale (ad esclusione dei blocchi e delle lastre grezze) distribuiti nell’ambito dei Paesi dell’Unione Europea e in quelli appartenenti all’EFTA4 (European Free Trade Association), non è né un marchio d’origine né un marchio di qualità. Pertanto non vi è relazione fra la marcatura CE e
il cosiddetto Sistema di Gestione Qualità SGQ, infatti: nel primo caso ci troviamo di fronte a una norma europea (EN), obbligatoria, basata sull’autocertificazione, istituita per favorire la libera circolazione delle merci e tutelare la sicurezza del cittadino; nel secondo caso si fa riferimento a una norma mondiale (ISO), facoltativa, basata su una verifica in azienda da parte di un Ente Notificato, in merito a quanto dichiarato dal produttore, con l’obbiettivo di garantire qualità e affidabilità del proprio prodotto e del processo di produzione.
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a procedura di apposizione della marcatura CE si fonda su una Dichiarazione di conformità emessa dal fabbricante a seguito di “prove di caratterizzazione” eseguite sul prodotto stesso. L’aspetto qualificante della nuova procedura riguarda il
sistema di controllo: infatti, in precedenza, secondo una pratica diffusa e consolidata, le “prove di caratterizzazione” (ad esempio la prova di resistenza a compressione, a flessione, all’usura, etc.) venivano eseguite su campioni prelevati dalla produzione di miglior qualità e la validità dei risultati ottenuti era automaticamente estesa a tutta la produzione. Invece, il nuovo sistema prevede che, in occasione di ogni controllo sul prodotto finito, siano costantemente garantiti i valori minimi di riferimento per le varie caratteristiche; e i valori dichiarati devono essere rappresentativi della produzione corrente e non di quella eccezionale; lo stesso fabbricante s’impegna, sotto la propria responsabilità, al controllo della produzione in fabbrica. A seconda della destinazione d’uso le caratteri-
TECNICA Nella pagina di sinistra: esempio di schedatura e cava di Botticino a Botticino Mattina
stiche da controllare possono essere di due tipi: – caratteristiche essenziali, quelle cioè che devono accompagnare il prodotto con la marcatura CE; – caratteristiche volontarie, quelle invece richieste dalla norma EN di riferimento in quanto ritenute significative ai fini commerciali.
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n ogni caso, portati a termine i compiti per l’attestazione della conformità, il produttore (o il suo rappresentante autorizzato con sede nell’Area Economica Europea) deve preparare e conservare una Dichiarazione di conformità che lo autorizza ad apporre la marcatura CE. Tale dichiarazione dovrà riportare (nella lingua ufficiale del paese di commercializzazione) le seguenti informa-
In questa pagina, da sinistra in senso orario: cava di porfido della Valcamonica; un blocco di Botticino; una fase intermedia del ciclo di lavorazione della pietra naturale
zioni: • il tipo di Sistema di Attestazione di Conformità (SAC) seguito; • il nome e l’indirizzo del fabbricante o del suo mandatario e il luogo di produzione; • la descrizione del prodotto (tipo, identificazione, impiego: ad esempio cordolo, cubetto, etc.); • le disposizioni cui risponde il prodotto (ad esempio nel caso di lastre in pietra naturale per pavimentazioni esterne il riferimento è la Norma EN 1341); • le condizioni particolari di utilizzazione (pavimentazione, rivestimento, etc.); • il numero della Dichiarazione; • il nome e l’indirizzo dell’Organismo riconosciuto; • il nome e la qualifica della persona autorizzata a fir-
mare la dichiarazione a nome del fabbricante o del suo mandatario. È ovvio che le “prove di caratterizzazione” riportate nella Dichiarazione di conformità variano in relazione al materiale impiegato, al prodotto, all’impiego previsto: prove relative a manufatti impiegati per pavimentazioni esterne saranno in parte differenti da quelle relative a prodotti destinati agli interni, così come il comportamento di lavorati come refilati, soglie, banchine andrà valutato diversamente da quello di altri, di forme differenti come cubetti e piastrelle. Per un approfondimento specifico relativo a ciascuna
prova di caratterizzazione si rimanda ai testi specifici, in questa sede può essere utile trattare, a titolo di esempio, quelle più diffuse, presenti in quasi tutte le Dichiarazioni di conformità: – Assorbimento d’acqua a
pressione atmosferica (EN 13755): è il rapporto tra la differenza di massa di un campione saturo d’acqua e quella del campione secco. IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 71
TECNICA Ampliamento del cimitero di Botticino; nuova pavimentazione della Piazza di Castiglione delle Stiviere; edificio scolastico a Perugia
meccanica più significativo per l’impiego dei materiali in lastre; la resistenza a flessione di una lastra aumenta con il suo spessore. – Resistenza all’usura (EN 1341): la norma prevede una metodologia di prova che consiste nell’eseguire un’impronta su una lastrina di pietra attraverso l’azione di un disco che trasporta dell’abrasivo. Il valore misurato è la lunghezza dell’impronta che è proporzionale alla resistenza della roccia e-
Si misura in % e il valore ricavato, quantitativamente proporzionale alla porosità del materiale, è utile per valutare il comportamento della pietra in presenza di umidità. – Resistenza a compressione (EN 1926): è il carico unitario necessario per portare a rottura un campione di forma cubica o di forma cilindrica. Salvo diversa indicazione la prova viene eseguita applicando il carico nella direzione perpendicolare ai piani di divisibilità 72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
preferenziale della roccia. Si misura in MPa e il dato risulta significativo nei casi di impiego strutturale della pietra, ma indirettamente è anche un indice della sua compattezza e omogeneità. – Resistenza a flessione (EN 12372): è il carico unitario necessario per portare a rottura un campione di forma parallelepipeda disposto su due appoggi a coltello agli estremi; il carico è applicato in mezzeria tramite un terzo coltello. Si misura in MPa ed è il parametro di resistenza
saminata. Questa prova indica il grado di resistenza di un materiale alle azioni abrasive e consente di prevederne il comportamento in aree soggette a grande usura dovuta a transiti o azioni abrasive del vento.
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queste si aggiungono, fra le più diffuse 5 : la verifica della Resistenza a flessione e a compressione dopo la prova di gelività e quella riguardante la Resistenza allo
TECNICA Chiesa cimiteriale di Nave (Bs); residenza privata a Ranzanico (Bg)
qualificazione, (…) una formidabile opportunità per arginare l’invasione incontrollata di prodotti lapidei di costo irrisorio e provenienti da paesi senza regole e senza scrupoli» 6 . Un utile documento capace di rappresentare, in poche righe, la sintesi del know how delle nostre aziende (in particolare di quelle bresciane) da contrapporre alla concorrenza, uno dispositivo di protezione dei mercati, dei prodotti e della qualità del costruire affidata ai materiali in circolazione e alla loro posa in opera. ❑
scivolamento/slittamento. La marcatura CE, oggi più che mai, si presenta come un indispensabile strumento per superare le barriere tecniche del commercio e garantire ai prodotti da costruzione, quindi anche alla pietra, una libera circolazione e un libero utilizzo all’interno dell’Unione Europea. Contrariamente a quanto si pensa essa non ha il compito di certificare i
livelli qualitativi dei prodotti lapidei, ma tutelare l’acquirente garantendo i rispetto di requisiti ormai imprescindibili. Oltre ad essere obbligatoria a norma di legge rispecchia la capacità dell’azienda di affrontare un mercato sempre più esigente e concorrenziale dove certificazioni, ricerca, analisi e sviluppo risultano essere fondamentali.
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onostante ciò, ancora oggi, si tratta di un provvedimento spesso disatteso che, tuttavia, non va letto come un onere o un ostacolo burocratico ma come «…strumento di competitività e di
1 Il CEN è un’associazione internazionale di enti di normazione fondata nel 1961. 2 A.Botti, M.Gomez Serito, Pietre Bresciane, ed. La Compagni della Stampa, Roccafranca (BS), 2006. 3 La Direttiva e’ uno strumento di legislazione comunitaria che deve essere recepito in ciascuno stato membro destinatario. Lo stato membro deve conformarsi alle prescrizioni della Direttiva entro i termini temporali previsti e secondo le proprie disposizioni di diritto pubblico. La Direttiva 89/106 è stata recepita in Italia con il DPR 21 aprile 1993 n. 246, Regolamento di attuazione della direttiva 89/106 CEE relativa ai Prodotti da costruzione (G.U. n. 170 del 22/7/93), e successive modifiche con DPR 10 dicembre 1997 n. 499. 4 L'Associazione europea di libero scambio (in Italia viene utilizzato l'acronimo EFTA dall'inglese European Free Trade Association), fu fondata il 3 maggio 1960 come alternativa per gli stati europei che non volevano, o non potevano ancora, entrare nella Comunità Economica Europea, ora Unione Europea; la sua sede è a Ginevra e ha uffici a Bruxelles e nel Lussemburgo. 5 Per eventuali approfondimenti vedi le schede tecniche contenute nei numeri della rivista Schegge – trimestrale del Consorzio Marmisti Bresciani del 2010, 2011. 6 P.Primavori “Marcatura CE e certificazione dei prodotti lapidei inapplicate” sta in SCHEGGE n. 4/5, Magalini editrice Due, Rezzato (BS), 2010.
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TECNICA A cura di Isolmant (geomm. Nicola e Costante Pizzamiglio, agenti di zona, Brescia)
L’isolamento acustico degli edifici a norma di legge (Parte quarta)
Interventi di risanamento Nonostante nel DPCM 5 dicembre 1997 non si faccia riferimento alcuno alle prescrizioni acustiche nel caso dell’edilizia esistente, le richieste in merito a come incrementare le prestazioni acustiche nel caso di ristrutturazioni sono in costante crescita. Isolmant presenta una nuova linea di prodotti destinata al settore della ristrutturazione acustica. Si tratta di specifiche soluzioni per il risanamento acustico dei pavimenti, delle pareti e dei soffitti. Anche nelle situazioni più critiche, installando un adeguato sistema
di correzione acustica, è possibile migliorare l’isolamento dei locali rispetto ai rumori esterni e interni. Risanamento acustico dei divisori orizzontali Nella ristrutturazione dei solai esistenti, ove sia prevista la finitura con posa di pavimentazione ceramica, è possibile intervenire con l’inserimento di un materassino acustico “sotto piastrella”. IsolTile garantisce il miglioramento acustico del livello di calpestio sia nel caso di sostituzione della pavimentazione ceramica, sia nel caso di posa sul pavi-
mento esistente. È ideale nella realizzazione di nuovi solai e consente, in abbinamento con un pavimento galleggiante, di ottenere brillanti risultati in termini di isolamento acustico al calpestio, anche nelle situazioni più complicate. Contribuisce all’isolamento acustico al calpestio anche nelle nuove costruzioni dove il rischio di ponti acustici o i fattori di fiancheggiamento possono compromettere l’ottenimento del limite di legge. IsolTile permette di alloggiare il nuovo pavimento su un ottimo strato di scorrimento che consente di ridurre i ri-
schi di fessurazione della nuova ceramica dovuti a ritiro, deformazione e umidità del fondo (del nuovo) oppure a planarità, superficie e consistenza dell’esistente (nella ristrutturazione). Modalità di posa – Lo strato ripartitore di carico su cui andrà posato IsolTile dovrà essere piano, sufficientemente liscio e portante. Se necessario si procederà ad un livellamento della superficie prima della posa. – Stendere il primo strato di adesione, adeguato e compatibile con il sottofondo, con una spatola dentata fine
Posa su massetto 1. Solaio 2. Strato di livellamento impianti 3. Strato isolante in Isolmant UnderSlim o Isolmant UnderSpecial 4. Isolmant Fascia Perimetrale 5. Massetto di finitura 6. Strato isolante in IsolTile tra due strati di colla 7. Nuovo pavimento ceramico
Posa su pavimento esistente 1. Solaio 2. Strato isolante in Isolmant MonoPlus o Isolmant BiPlus 3. Isolmant Fascia Perimetrale 4. Massetto di finitura 5. Pavimentazione esistente 6. Strato isolante in IsolTile tra due strati di colla 7. Nuovo pavimento ceramico
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TECNICA
(ad es. 4 mm), comunque idonea, nella specifica applicazione, a garantire la completa adesione degli aderendi. Nel caso di ristrutturazione dell’esistente, lungo il perimetro del locale, è necessario desolidarizzare gli strati di adesione e la pavimentazione dalle pareti o dagli elementi strutturali per evitare il ponte acustico. A tal fine possono essere utilizzate striscie autoadesive di materiale resiliente. – Posare IsolTile facendo attenzione al tempo aperto del collante e assicurarsi della sua completa adesione esercitando una adeguata pressione su di esso utilizzando un rullo o un frattazzo. Per garantire la continuità dello strato isolante occorre accostare e sigillare tra loro i vari teli di IsolTile con l’apposita Fascia IsolTile già contenuta nella confezione. Al fine di proteggere lo strato isolante, si suggerisce di posare delle assi di camminamento (soprattutto in corrispondenza della zona interessata dal passaggio del materiale durante la posa della ceramica). – Si consiglia di attendere almeno 24 ore dal termine dei lavori prima di iniziare a posare le piastrelle (il dato è indicativo: sarà cura del posatore, in funzione del tipo di collante scalto, stabilire dopo quanto tempo è possibile iniziare la posa della ceramica). – Le piastrelle potranno essere incollate direttamente su IsolTile attraveso un adeguato strato di adesione po-
sato a letto pieno secondo la regola dell’arte, che dovrà essere steso mediante una spatola dentata idonea, scelta in funzione del tipo e del formato della piastrella, attenendosi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal produttore della colla. Avvertenza Il Centro Ricerche Tecnasfalti ha utilizzato, per la messa a punto del prodotto e lo studio degli elementi di aggrappaggio, strati di adesione cementizi per piastrelle classificati C2. In linea di massima sono utilizzabili tutte le colle certificate per l’uso professionale adeguate all’applicazione e sarà cura dell’applicatore stesso valutarne l’idoneità. Sono consigliate le colle cementizie con caratteristiche
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di adesione e di lavorabilità pari o superiori alla classe C2. Si ricorda di rispettare scrupolosamente il tempo aperto del collante indicato dal produttore, al fine di garantire, al momento della posa, le massime prestazioni dello strato di adesione. Si sconsiglia l’impiego di strati di adesione non adeguatamente supportati da scheda tecnica, istruzioni sulla modalità di impiego e garanzia delle prestazioni da parte del produttore. Può risultare problematico l’utilizzo di collanti poliuretanici in quanto molto sensibili alle condizioni ambien-
tali in fase di posa. Risanamento acustico sotto parquet flottante dei divisori orizzontali La posa a secco di un materassino acustico al di sotto del parquet flottante si rende necessaria per impedire l’insorgere dei rumori di Drum Sound. Nelle abitazioni, e ancor più negli uffici, con pavimento in legno laminato, i passi delle persone con scarpe con tacchi, risuonano per tutto il locale disturbando il riposo o la concentrazione di chi lavora. L’obiettivo della linea di prodotti IsolDrum è di ri-
durre questo tipo di rumori, generando il comfort acustico nei locali e completando l’opera di ristrutturazione del benessere. Nel caso di ristrutturazione dell’esistente, lungo il perimetro del locale è necessario desolidarizzare la pavimentazione dalle pareti o dagli elementi strutturali per evitare il ponte acustico. A tal fine possono essere utilizzate strisce autoadesive di materiale resiliente. Isolamento acustico dai rumori di Drum Sound nei divisori orizzontali Con la definizione “Drum Sound” si identifica una par-
ticolare famiglia di rumori che si generano per l’azione dei passi o della caduta di oggetti sul pavimento e che si riflettono all’interno del locale, disturbando chi vive o lavora nel locale stesso. Il rumore di Drum Sound si verifica molto spesso nei locali in cui è stato posato un parquet prefinito (o flottante). Questo tipo di finitura sta avendo una grande diffusione sia in Italia sia all’estero per le numerosissime possibilità di formati e soluzioni cromatiche, ma soprattutto per l’accessibilità economica. La posa a secco di un mate-
Posa su massetto 1. Solaio 2. Strato di livellamento impianti 3. Strato isolante in Isolmant UnderSlim o Isolmant UnderSpecial 4. Isolmant Fascia Perimetrale 5. Massetto di finitura 6. Strato isolante in IsolDrum N, IsolDrum Film, IsolDrum Fiber 7. Parquet flottante
Posa su pavimento esistente 1. Solaio 2. Strato isolante in Isolmant MonoPlus o Isolmant BiPlus 3. Isolmant Fascia Perimetrale 4. Massetto di finitura 5. Pavimentazione esistente 6. Strato isolante in IsolDrum N, IsolDrum Film, IsolDrum Fiber 7. Parquet flottante
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rassino acustico al di sotto del parquet flottante si rende necessaria per impedire l’insorgere dei rumori di Drum Sound. Nelle abitazioni, e ancor più negli uffici, con pavimento di legno laminato, i passi delle persone conscarpe con tacchi, risuonano per tutto il locale disturbando il riposo o la concentrazione di chi lavora. L’obiettivo della linea di prodotti IsolDrum è di ridurre questo tipo di rumori, generando il comfort acustico nei locali e completando l’opera di ristrutturazione del benessere.
passi dei vicini del piano di sopra o le vibrazioni dovute allo spostamento di tavoli e sedie e di ogni altra sorgente di rumore impattivo che, originato in altri locali, si propaga Il rumore di Drum Sound si riflette all’inper tutta la terno del locale struttura. L’isolamento tive situate nel locale dei rumori di calpestio stesso. necessita di un intervento Ad esempio il rumore dei strutturale sul solaio deltacchi delle persone che l’unità abitativa volto alla vi camminano, la caduta realizzazione del “pavier affrontare tecnidi oggetti sul pavimento e mento galleggiante” ovcamente il proogni altro tipo di rumore vero di un sistema coblema in modo corche si genera per impatto struttivo che preveda l’inretto occorre fare due imporcon il pavimento stesso. serimento di un materastanti precisazioni: Tale fenomeno è molto sino acustico al di sotto 1. Isolamento da rumori di diffuso nei locali in cui si è del massetto di finitura calpestio (rumore trainstallato un pavimento sul quale il massetto smesso). I rumori di calstesso possa galleggiare in legno prefinito. Questa pestio che si generano alfinitura molto diffusa e dissipando l’energia rul’interno del locale venmore sotto forma di movigono trasmessi per via somento. Tale intervento lida attraverso le strutture deve essere realizzato da nei locali adiacenti. un’impresa specializzata È il caso in cui si sentono i e consente di registrare nel locale sottostante dei livelli di rumore di calpestio conformi al requisito previsto dalla legge. 2. Isolamento da rumori da Drum Sound (rumore riflesso). Con Drum Sound si identificano tutti quei rumori Il rumore di calpestio viene trasmesso ai interni ad un lolocali adiacenti cale generati da sorgenti impat-
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molto gradita necessita però di adeguato isolamento acustico. Intervenire per isolare il Drum Sound è molto più semplice rispetto all’isolamento acustico del divisorio orizzontale e prevede il posizionamento sotto la finitura di legno di un adeguato materiale specifico. Attenzione! Non isoliamo il vicino del piano di sotto, ma generiamo il comfort acustico interno dei nostri stessi locali. Risanamento acustico con controparete dei divisori verticali Il risanamento acustico e termico delle pareti di confine fra unità immobiliari o di facciata, potrà essere effettuato realizzando una controparete in cartongesso su orditura metallica, isolata usando Isolmant TT o Isolmant Piombo, Isolmant Per-
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fetto RB (gomma) o Cg (cartongesso); Qualora si volesse migliorare la resistenza acustica alle basse frequenze (miglior comfort acustico), si consiglia di inserire fra le due lastre di cartongesso Isolmant 5 mm. Per una migliore resa, poiché le vibrazioni si diffondono per fiancheggiamento, il lavoro andrebbe eseguito anche sulle pareti adiacenti a quelle di confine. Consigli di messa in opera • L’orditura metallica deve essere in acciaio zincato 8/10 e deve essere desolidarizzata per mezzo di facs in po-
lietilene reticolato fisicamente, spessore 4 mm, densità 50 kg/m3 (Fascia Tagliamuro Standatd) da tutte le strutture perimetrali (partizioni verticali e orizzontali) e i rivestimenti (lastre in cartongesso) ad essa adiacenti. • Non dvono essere praticati scassi per l’alloggiamento di prese elettriche o per il passaggio degli impianti perché riducono inevitabilmente la resistenza acustica del sistema. • Tutte le giunture tra lastre/lastre e lastre/strutture laterali (pareti, soffitto, pavimento) devono essere sigillate con il silicone acrilico. • Le giunture delle seconde
Nelle contropareti si consiglia di inserire materiale fibroso a elevato fonoassorbimento
1. Laterizio forato sp. 8 cm 2. Intonaco sp. 1,5 cm 3. Orditura metallica 4. Isolmant Perfetto RB o Isolmant Perfetto CG 5. Isolmant Fascia Nastro 6. Cartongesso sp. 12,5 7. Isolmant Special sp. 5 mm 8. Cartongesso sp. 12,5 9. Isolmant Fascia Tagliamuro Standard (sp. 4 mm, densità 50 kg/m3)
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1. Piedini antivibranti 2. Orditura metallica 3. Isolmant Perfetto RB o Isolmant Perfetto CG 4. Cartongesso sp. 12,5 mm 5. Isolmant Piombo 6. Cartongesso sp. 15 mm 7. Isolmant Fascia Nastro Nei controsoffitti acustici si consiglia per il riempimento Isolmant Perfetto RB/CG
lastre devono essere realizzate in modo da risultare sfalsate rispetto alle giunture delle prime lastre. •In generale, per quanto riguarda la tecnica costruttiva della parete in cartongesso, bisogna rifarsi alle prescrizioni del produttore. Risanamento acustico dei divisori orizzontali con controsoffitto Il risanamento acustico e termico dei solai di confine tra unità immobiliari potrà essere effettuato realizzando un controsoffitto in cartongesso su orditura metallica isolato con Isolmant Piombo e Isolmant Perfetto.
Il potere fonoassorbante è garantito dal funzionamento del sistema costituito dai pannelli in gesso rivestito con fibra porosa. In questo caso infatti l’impedenza acustica dei due materiali più l’intercapedine d’aria va a comporsi in modo seriale in un sistema acusticamente molto performante. Al fine di ridurre le trasmissioni di rumore per via strutturale e per via aerea verso i locali adiacenti, si consiglia di realizzare un controsoffitto acustico che sia integro. La presenza di fori determina una perdita di isolamento proporzionata alla quantità di
forature effettuate. Un buon controsoffitto consente anche di aumentare l’assorbimento acustico del locale e di garantire quindi il comfort necessario. Consigli di messa in opera • Realizzare orditura metallica su pendini antivibranti con inserito all’interno materiale isolante. • Desolidarizzare la struttura dal rivestimento con Isolmant Fascia Nastro. • Applicare la prima lastra di cartongesso da 12,5 mm a-
vendo cura di sigillare le giunte con stucco al silicone. • Applicare uno strato di Isolmant Piombo. • Applicare la seconda lastra di cartongesso da 15 mm avendo cura di sigillare le giunte con stucco al silicone. ❑ (Fine della parte quarta)
Controparete su orditura metallica in cartongesso su laterizio forato da 8 cm con Isolmant Perfetto CG in intercapedine Rw = 55 db (certificato di prova) 1. Muratura blocchi forati 25x25x8 cm con intonaco 2. Orditura metallica sp. 75 mm con Isolmant Perfetto Cg 45 mm 3. Doppi lastra di gesso rivestito sp. 12,5 mm ciascuna Nota: Con la medesima stratigrafia, ma inserendo in intercapedine Isolmant Perfetto RB il potere fonoisolante certificato è risultato: Rw = 56 db
IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 79
GEOLOGIA Massimo Salmi geologo, responsabile Ufficio Tecnico Borghi Azio S.p.A.
Daniele De Togni geologo, consulente Geotecnico Borghi Azio S.p.A.
Stefano Mazzarolli geologo, agente Lombardia Borghi Azio S.p.A.
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a realizzazione di trincee drenanti a gravità è una tecnica diffusamente utilizzata nel drenaggio dei terreni allo scopo di consolidare e stabilizzare movimenti gravitativi fino a profondità massime di circa 6-7 metri, oltre tali altezze la possibilità di impiego di queste tecniche viene meno a causa dei limiti di lavoro delle macchine operatrici. Le trincee drenanti possono essere considerate interventi di drenaggio “sub-superficiale”. Esse agiscono per differenza di pressione richiamando l’acqua di falda in virtù della loro permeabilità che risulta essere maggiore di diversi ordini di grandezza rispetto a quella del terreno da drenare. L’acqua così raccolta viene quindi velocemente allontanata per gravità. In virtù della differenza di permeabilità esistente all’interfaccia tra trincea drenante e mezzo geologico in posto, si innesca un moto di filtrazione che porta all’abbattimento delle sovrapressioni neutre e alla diminuzione del tenore di acqua nel terreno. La riduzione delle pressioni interstiziali ha come conseguenza il miglioramento delle caratteristiche geotecniche dei terreni con effetto favorevole nei confronti della stabilità generale. La soluzione classica, ancora largamente impiegata nelle applicazioni geotecniche tradizionali, prevede essenzialmente un sistema costituito da pietrame o ghiaione 80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
Protezione dal dissesto idrogeologico con l’impiego di trincee drenanti prefabbricate a riempimento di uno scavo svasato con tubo microforato alla base e rivestimento del corpo così realizzato con geotessile non tessuto, quest’ultimo con ruolo di separazione e filtrazione del terreno e delle acque. Il presente scritto vuole dare conto delle più moderne e funzionali evoluzioni che questa tecnica ha conosciuto negli ultimi 10 anni e si propone di porre l’attenzione su un sistema alternativo e tecnologicamente innovativo che prevede l’utilizzo di moduli drenanti prefabbricati (Gabbiodren®) dalle caratteristiche meccaniche e idrauliche testate, note e ben determinate. Si tratta di un sistema modulare dove ogni pannello prefabbricato è costituito da uno scatolare metallico esterno in rete metallica a doppia torsione realizzato in filo di acciaio rivestito in lega eutettica a elevata durabilità (zincatura con lega
zione e separazione. La massa drenante è rappresentata da un riempimento leggero e resistente realizzato con “ciottoli” di polistirolo espanso, imputrescibile e chimicamente inerte all’acqua. Alla base dei pannelli drenanti viene solitamente applicata una guaina impermeabile in polietilene che ha la funzione di favorire lo smaltimento delle acque drenate senza permetterne
2 la dispersione (foto2). Il pannello drenante prefabbricato esiste anche nella variante con tubo preassemblato del diametro di 160mm internamente al pannello stesso (Gabbiodren®T) (foto 3);
1 Zinco e Alluminio) (foto 1). Lo scatolare che rappresenta “l’ossatura” esterna del sistema è accoppiato con un idoneo geotessile di filtra-
la presenza di un tubo microforato all’interno del pannello consente di migliorare ulteriormente l’efficacia idraulica del sistema dre-
nante a parità di condizioni applicative di esercizio. La scelta del pannello con tubo è da suggerire in quelle situazioni operative particolarmente critiche, dove per esempio vi sono incertezze riguardanti le portate complessive da drenare o dove la massa di acqua da raccogliere è superiore rispetto ad altre linee lungo lo stesso intervento di drenaggio (per esempio lungo la linea centrale “collettore” in un drenaggio concepito con geometria a spina di pesce). L’impiego del pannello drenante prefabbricato Gabbiodren® ha consentito l’introduzione di una serie di miglioramenti tecnici e applicativi nella geotecnica dei drenaggi, con importanti risvolti sulla velocità di posa, gestione del cantiere e sicurezza delle maestranze. Fondamentali risultano i risvolti inerenti la sicurezza in cantiere; il Sistema Gabbiodren® infatti viene assemblato fuori scavo e successivamente calato in trincea a mano o con l’ausilio del3 le macchine operatrici. Tutte le operazioni di connessione e realizzazione del dreno avvengono in sicurezza a bordo scavo e non sussistono imprevisti che possono portare gli operai a
GEOLOGIA Foto 1: particolare del pannello Gabbiodren Foto 2: particolare del pannello Gabbiodren T Foto 3: allineamento del sistema Gabbiodren, camini drenanti e guaina impermeabile
occupare la zona dello scavo come invece avviene nella realizzazione di trincee tradizionali (per esempio la giunzione dei tubi o la ripresa del tessuto in scavo)
4 (foto 4). La possibilità che il sistema offre di assemblaggio fuori scavo permette, a parità di condizioni geometriche e geotecniche, di ridurre drasticamente la movimenta-
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Foto 4: allineamento del sistema drenante fuori dallo scavo poco prima della posa a scavo realizzato Foto 5: posa del sistema drenante all’interno dello scavo Foto 6: rinterro a fine lavori con terreno di risulta nello scavo Foto 7: particolare della posa in opera
zione dei terreni per la realizzazione della trincea. Nella maggior parte dei casi è possibile lavorare con scavi a sezione obbligata consentendo anche il parziale riutilizzo dei terreni movimentati (la trincea viene infatti richiusa con lo stesso terreno di scavo) (foto 5 e 6). La modularità e semplicità di realizzazione della linea drenante ha un riflesso diretto anche sulla produttività e l’avanzamento dei lavori; la produttività media, anche in condizioni logistiche piuttosto complesse, si attesta mediamente su 80-100 metri lineari al giorno e può arrivare anche a 150 metri lineari/giorno di opera finita (foto 7). Il pannello preassemblato presenta dimensioni standard di 200x100x30 cm e ha un peso di circa 15-17kg; può così essere movimen-
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tato anche manualmente e trasportato senza problemi in aree caratterizzate da logistiche particolarmente impegnative e difficili. Questa tecnica ha aperto scenari nuovi di utilizzo su corpi di frana, in aree montane e zone difficilmente accessibili attraverso la possibilità di operare in aree di cantiere di ridotte dimensioni e sgombere da grandi quantità di inerti. Di primaria importanza risultano anche altri aspetti, quasi mai tenuti in debita considerazione, relativi alla realizzazione ad hoc di piste di cantiere per il trasporto di inerti e alla riduzione del traffico pesante sulle strade e dei conseguenti ripristini a seguito degli ammaloramenti del manto stradale dati da passaggi frequenti di camion di inerte a pieno carico.
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Un punto importante da rimarcare, che risulta di primaria importanza, è relativo a un aspetto geotecnico tanto fondamentale quanto
trascurato: spesso accade, nella realizzazione di drenaggi realizzati classicamente, che il geotessile non riceve adeguata specifica se non quella generica del peso o grammatura minima. In realtà tale caratteristica non ha alcuna valenza tecnica e funzionale. La caratteristica più importante per un geotessile di filtrazione e separazione è la porometria o apertura caratteristica media dei pori. Questa dote permette di identificare il tipo idoneo di tessuto non tessuto per uno specifico tipo di terreno. Infatti l’esperienza e la pratica nella geotecnica applicata insegnano che se vi è una scelta sbagliata nella tipologia di tessuto non tessuto le trincee possono avere vita e funzionalità breve e possono arrivare a perdere efficienza in poco tempo (anche pochi mesi). In sostanza si può arrivare in breve tempo a una situazione di intasamento diffuso del tessuto esterno separatore che non permette più la filtrazione dell’acqua nel dreno. La possibilità di poter scegliere da parte della DL, dell’Impresa e ancor prima dai progettisti il tessuto idoneo per il drenaggio fornisce sostanziali garanzie di durabilità ed efficienza delle trincee. Senza addentrarsi nella teoria specifica relativa alla scelta del tessuto, è utile ricordare che l’apertura caratIL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 81
GEOLOGIA Foto 8: Soave (VR): particolare della gabbionata di sottoscarpa a sostegno della strada provinciale Foto 9: Soave (VR): lato strada di controripa dove è stata realizzata la barriera drenante a protezione del rilevato stradale Foto 10: Montorso Vicentino(VI): posa tra i filari di un vigneto
teristica dei pori del geotessile filtro dovrebbe essere la più piccola possibile per trattenere anche le più piccole particelle di terreno, ma contemporaneamente anche la più grande possibile per garantire il maggior afflusso d’acqua verso il corpo poroso del dreno. Poiché questi due obiettivi sono in antitesi tra loro è evidente che lo scopo del dimensionamento diventa quello di trovare il miglior compromesso tra le due esigenze, in modo che entrambe siano assolte nel modo maggiormente efficiente. Dall’esperienza maturata in tanti anni in diversi cantieri in tutta Italia da progettisti ed enti che hanno impiegato il sistema Gabbiodren®, con cantieri eseguiti per lo più con terreni a bassa permeabilità fini con matrici argillose e limose, è stata verificata la piena idoneità di un filtro in geotessile tessuto monofilamento in polietilene, a maglia aperta di 300 mm, rispetto all’impiego di filtri in geotessile non tessuti caratterizzati da maglie più chiuse ma anche meno permeabili. A conferma di ciò uno studio sperimentale finalizzato a studiare il comportamento nel tempo di filtri di geotessile di varia natura effettuata presso l'Università degli Studi di Reggio Calabria - Facoltà di Ingegneria - Dipartimento di Meccanica e Materiali, ha dimostrato in maniera netta ed evidente le stesse conclusioni, e cioè che i tessuti utilizzati per i drenaggi Gabbiodren® con82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
feriscono al dreno una minore capacità di intasamento dell'interfaccia di contatto e quindi sono garanzia di lunga vita utile per i drenaggi in argilla, rispetto ai geotessili non tessuti tradizionalmente impiegati.
un intervento effettuato lungo la S.P. n. 38 in comune di Soave (VR) per conto dell’Amministrazione Provinciale di Verona. L’intervento è stato finalizzato al consolidamento della sede stra-
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utilizzo del Sistema Gabbiodren® trova quindi largo impiego soprattutto nella sistemazione dei dissesti idrogeologici in ambito di frana dove la presenza di acque circolanti rappresenta una delle cause di principale di predisposizione e innesco delle dinamiche gravitative. Sono largamente impiegate con efficacia negli interventi di consolidamento di frane sia a scorrimento rotazionale che di colata che presentano fasce di scollamento fino a 67 metri con qualsiasi tipo di terreno. Ma il sistema trova largo impiego anche in ambito infrastrutturale, in agricoltura e in edilizia.
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n ambito infrastrutturale si possono vantare numerosissime esperienze effettuate con vari enti che hanno in gestione la manutenzione e la progettazione delle strade. La finalità è quella di allontanare le acque dall’ambito stradale con differenti modalità applicative; mediante drenaggi a consolidamento dei versanti posti a monte o a valle dell’infrastruttura; oppure mediante la realizzazione di una “barriera drenante” come per esempio in
8 dale a seguito di un evento franoso. Il progetto ha previsto la realizzazione di un muro di sostegno drenante di sottoscarpa in gabbioni in rete metallica a doppia torsione appoggiato su fondazione in micropali (foto 8) e la realizzazione di un sistema di drenaggio a monte della strada stessa con pannelli prefabbricati Gabbiodren®, al fine di porre una “barriera drenante” a protezione del rilevato stradale (foto 9). La linea drenante è stata realizzata a pochi metri dalla carreggiata esistente con diret-
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trice parallela a quella della strada stessa; la profondità di installazione è stata di circa 4,50 m rispetto il piano carrabile con presenza di camini drenanti verticali di altezza di due metri, con passo di circa 6 m e posti al di sopra della la linea di base. Analizzando anche altri ambiti di intervento si segnala l’estrema funzionalità del sistema applicato all’agricoltura dove si è rivelato particolarmente
GEOLOGIA Foto 11: Montorso Vicentino(VI): sistemazione area di cantiere a fine lavori Foto 12 e foto 13: posa in opera in un intervento a protezione dell’apparato fondale e del seminterrato di un edificio residenziale
cessario i movimenti terra e le problematiche di gestione del cantiere.
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11 efficace, soprattutto nelle colture di pregio come vigneti e frutteti. Il sistema consente realizzazioni veloci e soprattutto poco invasive, con ingombri di lavoro molto ridotti che nella maggior parte dei casi consentono interventi senza rimozione di filari o piante (foto 10 e 11). In particolare le fotografie sono relative alla realizzazione di un drenaggio all’interno di un vigneto, parzialmente coinvolto in un dissesto avvenuto in Comune di Montorso Vicentino (VI) nei Monti Lessini. L’intervento è consistito nel creare un drenaggio a monte dell’area in frana a profondità di circa 3 m da p.c., finalizzato alla regimazione delle acque sotterranee, principale causa innescante del dissesto. Tale sistema ha permesso di lavorare tra i filari del vigneto stesso, rispettando gli spazi esigui a disposizione, senza danneggiare le piante esistenti, limitando allo stretto ne-
n ambito edilizio il Sistema Drenante Gabbiodren® viene utilizzato come presidio per lo smaltimento delle acque di falda freatica, causa soprattutto in pianura di infiltrazioni nei seminterrati e/o risalita capillare sui muri. Il sistema si presta ad essere impiegato soprattutto come barriera drenante sull’esistente, quando l’operatività è spesso limitata dalla pre-
senza di giardini o altre strutture adiacenti che sono da ostacolo a eventuali lavorazioni. L’approccio è quello di creare un drenaggio a protezione delle strutture sepolte garantendo una profondità di installazione del sistema drenante comunque maggiore rispetto all’impianto di fondazione della casa/edificio, al fine di evitare eventuali problemi di sifonamento e intercettare ogni eventuale possibile contatto tra l’acqua, muri perimetrali interrati e apparato fondale. La finalità
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è anche quella di migliorare la portanza dei terreni in corrispondenza di strutture fondali realizzate in presenza di acqua (foto 12 e 13). L’altezza del drenaggio sarà variabile in funzione della profondità delle strutture interrate, in generale realizzato con una linea di base di altezza 1m, con eventuali camini drenanti verticali o orizIL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2- 83
GEOLOGIA Foto 14 e foto 15: Madonna di Campiglio (TN): fasi della posa in opera durante la realizzazione dei lavori lungo la Pista da sci con il sistema Gabbiodren T di altezza 0,75m
zontali ad aumentare la quota del drenaggio e proteggere più integralmente le porzioni interrate.
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n altro importante settore dove l’impiego delle trincee drenanti rappresenta una tecnica molto efficace, risolutoria e poco invasiva è quello della stabilizzazione dei versanti montani e piste da sci. In questi contesti la logistica rappresenta uno degli aspetti di più difficile gestione con il cantiere ge-
15 visto la creazione di un reticolo di drenaggio sub superficiale a bassa profondità con sistema preassemblato Gabbiodren® T di altezza pari a 0,75 m (foto 14 e15).
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neralmente impostato lungo versanti molto acclivi, a quote molto elevate, difficili da raggiungere anche coi normali mezzi operativi. L’impiego di pannelli prefabbricati facilita la gestione operativa grazie soprattutto alla facilità di trasporto e di posa come precedentemente discusso. Un caso applicativo specifico ha visto 84 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
l’impiego di tale sistema nella primavera del 2011 ed è stato realizzato in comune di Madonna di Campiglio (TN) dalla Società Funivie Campiglio S.p.A. La pista era infatti soggetta a una serie complessa di problematiche gravitative ed erosive causate principalmente dalla saturazione dei terreni. L’intervento ha pre-
a segnalare inoltre che il sistema di drenaggio Gabbiodren® può essere valutato nelle sue caratteristiche di efficacia e funzionalità idraulica mediante un software dedicato, creato per il dimensionamento e la progettazione di un sistema drenante prefabbricato. Il codice di calcolo del programma, si basa su fondamenti teorici di validità generale presenti in letteratura ed è stato calibrato specificamente sul Sistema Gabbiodren® grazie allo sviluppo di una serie di attività di caratterizzazione in laboratorio (prove condotte presso L’Università Di Parma e Polo Idraulico e Strutturale del Centro di Ricerca Enel)
finalizzate alla definizione delle prestazioni idrauliche dei pannelli nelle diverse condizioni di impiego. Concettualmente il software è in grado di verificare innanzitutto l’efficienza idraulica dei dreni in funzione della deformabilità del pannello (in relazione alla sua profondità di installazione) e quindi valutare la congruità della sezione idraulica del dreno nei confronti delle portate di progetto da smaltire. Il Software aiuta nella determinazione dell’interasse dei dreni in relazione alla profondità di installazione e alla permeabilità del mezzo; è in grado di valutare la portata da drenare, attraverso specifiche relazioni analitiche relative al bilancio idrologico dell’area o attraverso soluzioni empiriche. Il codice di calcolo implementa per l’utente la possibilità di elaborare valutazioni circa la stabilità del pendio (ipotesi di pendio indefinito con scivolamento planare parallelo al pendio stesso con verifiche di stabilità del versante condotte sia in condizioni statiche che sismiche) al fine di determinare la profondità di progetto della falda alla quale compete il coefficiente di sicurezza desiderato; così facendo è progettualmente possibile determinare la profondità di installazione dei dreni. ❑
CONDOMINIO Francesco Ganda
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aso tipico del condominio che agisce in giudizio per la rimozione di un manufatto collocato in aderenza al muro condominiale a ridosso della sua terrazza. Il proprietario confinante lamenta una violazione dell’articolo 907 del C.c. Questa norma prevede che quando si è acquistato il diritto di aver vedute verso il fondo vicino, il proprietario di questo non può fabbricare a distanza minore di tre metri. Il confinante ha quindi chiesto il rispetto della norma che impone di mantenere le costruzioni a distanza minima di tre metri dalle vedute e quindi l’eliminazione del manufatto. La domanda ha trovato una risposta negativa in primo
Ancora sull’articolo 1102 del Codice civile Uso delle parti comuni grado, ma la Corte d’appello di Venezia la ha invece accolta affermando, malgrado che il consulente tecnico d’ufficio avesse dichiarato che la collocazione del manufatto, così come collocato, fosse la migliore possibile, la violazione del diritto di veduta e quindi l’obbligo del proprietario di rimuovere il manufatto. Contro questa sentenza il proprietario del manufatto ha fatto ricorso in Cassazione criticando il riferimento della Corte d’Appello all’articolo 907 del C.c. La Cassazione ha esaminato il ricorso e ne ha decretato l’accoglimento. Nella sentenza la Cassazione ha ribadito un principio che si è letto in numerose sue pronunce: ovvero quello se-
condo il quale all’interno del condominio, nei rapporti tra condomini, non si applicano le norme previste dal Codice civile in materia di dictanze che sono state concepite nel contesto di proprietà diverse e separate. All’interno del condominio, ha precisato la Cassazione anche in questo caso, occorre innanzitutto considerare e richiedere il rispetto dell’articolo 1102 del C.c. in ordine all’uso dei beni comuni da parte del condomino.
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entre invece non è corretto fare riferimento a quelle norme che stabiliscono delle distanze minime da rispettare nell’esecuzione di interventi edilizi. In pratica tra le norme che stabiliscono distanze minime e la norma che consente l’utilizzo più intenso del bene comune occorre verificare il rispetto di questa da parte del condomino per stabilire se l’opera contestata sia da considerarsi corretta oppure no. Sentenza. Cassazione Civile Sez. II del 23 febbraio 2012 n. 2741 Per valutare la liceità della collocazione della canna fumaria che in aderenza al muro condominiale dal piano terra di un edificio sale fino all’attico, pregiudicandone le vedute, occorre fare riferi-
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mento all’articolo 1102 del C.c., atteso che vi sia difficoltà a concepire una canna fumaria (nella specie tubo di metallo) come costruzione ai sensi dell’articolo 907 del C.c. trattandosi di manufatto che costituisce un semplice accessorio di un impianto (nella specie forno), facente parte di una unità immobiliare di proprietà esclusiva collocato non nel fondo adiacente a quello del condomino che ne denuncia la illegittimità, ma nello spazio non condominiale. Assemblea: diritto d’impugnazione La legge garantisce con l’articolo 1137 la tutela della posizione della minoranza dissenziente. Il condomino contrario o colui che si è astenuto hanno diritto di impugnare davanti al giudice le decisioni della maggioranza che violano il regolamento oppure quelle che violano la legge. La giurisprudenza ha poi ammesso che l’impugnazione possa essere fatta anche in assenza di una esplicita violazione della legge o del regolamento: quando la decisione appaia viziata per eccesso di potere e determini, pur nell’apparente rispetto della norma di legge, la lesione dei beni comuni o del servizio comune. Le decisioni della maggioranza nella gestione dei beni comuni sono obbligatorie anche per la minoranza. Principio insito nel meccanismo di decisione collegiale. ❑
CONDOMINIO Ennio Alessandro Rossi
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uante volte succede che rileggendo l’atto notarile il compratore o il venditore si accorgano che a causa di un involontario errore di trascrizione, una inversione, sono stati riportati dati non esatti? E quanti scrupoli a recarsi dal notaio perché questi corregga errori banali cui può incappare colui che lavora con migliaia di dati e numeri. Ai più è sfuggita una leggina che può sembrare secondaria ma che invece ha una sua preziosità e utilità in quanto risolve il problema e l’imbarazzo. Con l’entrata in vigore del D.Lgs. 2 luglio 2010, n.110, è stato introdotto il nuovo articolo 59-bis della legge notarile: «Il notaio ha facoltà di rettificare, fatti salvi i diritti dei terzi, un atto pubblico o una scrittura privata autenticata, contenente errori od omissioni materiali relativi a dati preesistenti alla sua redazione, provvedendovi, anche ai fini dell’esecuzione della pubblicità, mediante propria certificazione contenuta in atto pubblico da lui formato». La norma appare quanto mai opportuna; ciò facilita enormemente la possibilità di regolarizzare l’atto in quanto in sostanza il legislatore permette al notaio di modificare un atto che gli interessati hanno già firmato, per correggere eventuali errori relativi a dati “preesistenti”. La norma ha lasciato aperte alcune problematiche della cui soluzione non si ha notizia e che sarebbe bene il notariato diffondesse:
Novità per le compravendite Il notaio può correggere da solo eventuali errori dell’atto 1) il notaio potrà procedere “d’ufficio” una volta che si accorga di un errore? 2) ci vorrà la richiesta di almeno una parte interessata? 3) si dovranno avvertire preventivamente tutti coloro che avevano firmato l’atto? 4) quali sono gli “errori” che si possono veramente considerare “materiali”? 5) quale sarà il trattamento fiscale applicato a questi atti di rettifica?
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parte questi dubbi la norma è sicuramente apprezzabile e utile in quanto fornisce uno strumento rapido per porre rimedio a situazioni che, se scoperte a distanza di tempo, non sarebbe per niente facile risolvere ancor più se si dovesse
ricorrere all’intervento di tutte le originarie parti dell’atto. Nel campo degli atti immobiliari i casi più comuni cui troverà applicazione la norma sono sicuramente quelli costituiti dall’errata indicazione dei dati catastali, pur in presenza di una descrizione certa e non equivoca di un determinato immobile. Modificare quanto venduto come “mappale 178” invece che “mappale 187” non dovrebbe costituire problema stante l’impossibilità di equivocare sul dato, visto che chi vende non ha mai posseduto un “mappale 178” in quella città e in quella via. A parere dello scrivente dovrebbe essere possibile variare con relativa facilità
anche possibili errori di data di nascita, l’indicazione di nomi non pertinenti con il codice fiscale, l’errata indicazione del numero civico o della vecchia via difforme dal nominativo della nuova, variazione dovuta all’imposizione del cambio di nome da parte del Comune ecc. La norma va accolta con favore. Speriamo che dottrina e giurisprudenza la “ratifichino” dandole contorni più certi. ❑ Da “OttopiùCasa” del 18 aprile 2012
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CULTURA
Quando gli Americani disegnavano le mappe d’Italy Franco Robecchi
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a cartografia è una delle espressioni della conoscenza. Conoscenza è necessaria per tracciare le mappe e le carte geografiche e conoscenza le mappe consentono a chi le consulti. Si tratta, quindi, di una delle grandi azioni dell’intelligenza umana. Le mappe, non solo quelle terrestri, ma anche quelle di interni di edifici, o del cielo o del corpo umano, riproducono la realtà in facsimile, in miniatura, portando sul tavolo di chiunque il mondo, osservabile in riproduzione grafica, nelle sue forme, nelle sue misure, nelle proporzioni e rapporti reciproci. Naturalmente la riproduzione è frutto, oltre che di un’osservazione attenta della realtà, di una selezione della medesima, poiché, ovviamente, nessuna rappresentazione può riportare la stessa realtà integralmente. È nota la lucida creazione dello scrittore Luis Borges, che additava i limiti della virtualità intellettualizzata rispetto alla materialità, quando, parlando di cartografi, immaginava, come esasperata risposta alla richiesta di perfezione nel tracciamento di carte geografiche, la riproduzione dei terreni in scala uno a uno. La vera mappa perfetta è quella che si sovrappone integralmente al territorio reale. Così normalmente non può essere, per cui le carte presentano una forzata semplificazione, le cui annotazioni risentono di scelte e di condizionamenti. Questi ultimi derivano dalla sommarietà delle rilevazioni, dalla scala di riproduzione, dalle informazioni pervenute per vie indirette, dall’impraticabilità dei luoghi, dalla loro distanza. Le scelte derivano dagli interessi personali e dalle finalità del disegno e sono lo specchio di una mentalità, di un clima culturale, di un’epoca storica. In questo senso è interessante osservare le mappe che riguardano l’Italia e il territorio bresciano, rappresentati da autori stranieri. Le mappe, e parliamo solo di una selezione storica, sono il riflesso del come quegli stranieri ci vedevano o ci immaginavano, comprendendo in quella soggettività anche l’inevitabile dose di disinteresse, più o meno spinto. È possibile qui avere 88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
qualche esempio di come ci abbiano descritti gli Americani, gli Statunitensi, che hanno spesso guardato all’Italia con un interesse molto maggiore di quello da noi dimostrato nell’osservare e nel conoscere loro. Significativo è il frontespizio di un loro atlante nel quale è raffigurato lo sbarco nelle terre della futura America del padre italiano Cristoforo Colombo, cui gli Americani dedicano una giornata festosa del loro calendario, il Columbus Day. Le mappe qui pubbli-
CULTURA Nella pagina precedente: carta geografica dell’Italia pubblicata nel 1863 a New York. Si nota la curiosa deformazione del Nord Italia nel suo rapporto con il resto della penisola. In questa pagina, in alto: particolare della mappa americana del 1863, riferito ai territori bresciani. Si notano l’errata rotazione oraria dei territori e svariati errori toponomastici
In basso: carta geografica dell’Italia del Nord, che però si estende sino a Gaeta, edita a New York nel 1874. Si nota l’esclusione dallo stato del Trentino-Alto Adige e del territorio di Gorizia e Trieste. Sono tinteggiate, per evidenziazione, le singole province.
cate sono ottocentesche, e sono del tutto inedite nell’ ambiente bresciano. Costituiscono, quindi, un’interessantissima novità. Dietro queste carte immaginiamo agrimensori e cartografi di lingua inglese, a noi sconosciuti, che guardavano all’Italia come ad un territorio esotico. Chissà che non ci guardassero anche con un senso di superiorità, anche loro immaginando un’Italia contemporanea fatta di pastori, briganti e suonatori di mandolino. Gli Americani erano, all’epoca, cow boy e schiavisti, pionieri e costruttori di ponti, produttori di cotone e ferrovie, estrattori di petrolio e giustizieri sommari di colpevoli appesi all’albero. L’Italia aveva, agli occhi statunitensi, un valore certamente maggiore di quanto non avvenisse nel rapporto inverso, per via di un’innegabile valenza culturale, storica, religiosa e filosofica. Entrambi i Paesi, tuttavia, avevano anche qualcosa in comune: erano in via di formazione. Gli Americani eIL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2 - 89
CULTURA Un’Italia disegnata a Baltimora nel 1823, ancora con una grafica settecentesca. Una strana Lombardia si estende dal lago Maggiore ad Aquileia, includendo anche il parmense. Il Lago di Garda è miseramente deformato, mentre appaiono toponimi come Breccata (Brescia), Palizzato (Palazzolo) e L. Less (Lago d’Iseo).
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CULTURA In alto: carta geografica dell’Italia, con un particolare (in basso) del Settentrione, stampata a Philadelphia nel 1814. L’assetto del Nord Italia è ancora quello della caduta Repubblica Veneta, sostituita dal regno napoleonico. La carta è in ritardo di 17 anni sull’evoluzione politica.
rano alla conquista del Far West e gli Italiani stavano trasformando un mosaico politico, ben evidente proprio nelle variopinte raffigurazioni cartografiche anteriori al 1861, in un’unità statale. Le forme dell’Italia riportate nelle carte americane non sono sempre attendibili e spesso sono alterate rispetto alla realtà. A noi l’anomalia risulta evidente, ma per i lontani Americani non era il caso di andare per il sottile, considerata l’improbabile necessità di dover utilizzare concretamente nomi e collocazioni topografiche. Naturalmente ciò non valeva per le città più famose, Roma in testa. Invece per le piccole località del Bresciano le curiosità sono più diffuse. Addirittura il nome del capoluogo è storpiato, in una carta, nella sorprendente scritta Breccata. Alcune località della provincia sono, stranamente, annotate, anche se prive di speciale rilevanza. Evidentemente, i cartografi si avvalevano di carte precedenti, nelle quali paesi come Brozzo erano stati annotati per specifiche finalità o per esclusiva focalizzazione geografica. Naturalmente, invece di
Brozzo si scrive spesso Brozo e Pisogne può diventare Pisagri o Pisigni. Isorella diventa Isoretta oppure Isoletto o Isolella e Rovato diventa Royato. Iseo è scritto Isco, per un chiaro errore di lettura di scritte da cui si era copiata la mappa, mentre compaiono paesi dai nomi irriconoscibili, come Leteze, Cape di Ponta (Capodiponte?), Iesso (Iseo?), Patizola (Bedizzole?) o Cagno S. Martino, che forse è Cazzago S. Martino, se non fosse che è collocato in Valcamonica. Abbiamo poi una Rocca d’Anso invece della Rocca d’Anfo,
IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2 - 91
CULTURA A destra, in questa pagina: frontespizio di un atlante geografico americano del 1855 che reca il disegno dello sbarco di Cristoforo Colombo nelle terre americane: un debito di rapporto con l’Italia, anche sotto il profilo cartografico. In basso (e in alto nella pagina successiva): carta geografica del 1828 che unisce Italia del Nord e del Sud. I confini statali sono corretti e Brescia si trova nel Regno Lombardo-Veneto: “Kingdom of Lombardy”, focalizzato nel particolare.
A pagina 93, in basso: carta geografica dell’Italia settentrionale e centrale, “Italy – North Part”, stampata a Philadelphia nel 1859, anno della prima annessione al Regno piemontese della Lombardia, dopo Solferino. La carta riporta, però, ancora la situazione antecedente, con il Bresciano incluso nel Regno Lombardo-Veneto.
un Rezolo al posto di Rezzato, un Cogazza al posto di Cogozzo e anche un Coccagglio, sovrabbondante di g. Talora Breno è collocato sullo stesso asse fluviale che snocciola, verso valle, anche paesi triumplini, una sintesi fra Valcamonica e Valtrompia. Talora Riva è posta sul Lago d’Iseo. Non parliamo, poi, delle variegate e fantasiose forme del Lago di Garda. Una carta geografica dell’intera Italia, pubblicata a New York da A. J. Johnson nel 1863, mostra uno stivale così deformato da recare Cremona non a sud di Brescia ma ad ovest, Pavia e Milano a nord-ovest, Verona a sud-est e Mantova esattamente a sud di Brescia, anziché a sud-est. Tutto il Nord Italia è ruotato in senso orario di circa 60 gradi. Tutto ciò ci fa sentire davvero estranei e lontanissimi dagli Stati Uniti, ed emerge, da queste carte geografiche, una ver-
sione dell’Italia simile a quella che, in alcune nostre carte del Cinquecento, si tracciava con riferimento a terre poco conosciute, come l’India o l’Africa meridionale. Ciò che dell’Italia noi abbiamo come familiare, nei suoi nomi e nelle sue forme, è lì deformato e alterato, dandoci una sgradevole sensazione che rompe l’idea del centrismo che ognuno tende ad assegnare alla propria posizione e mostrandoci con evidenza la marginalità che ci può investire quando ci vediamo attraverso gli occhi di 92 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
CULTURA
chi è lontano e poco interessato a noi. Incuriosisce vedere scritto “Kingdom of Italy – Piedmont & Lombardy”, o “R. Oglio”, per indicare il fiume Oglio, dove R. sta, ovviamente, per “river”. Talora tutto l’Adriatico non è indicato come, appunto, “Adriatic Sea”, ma come “Gulf of Venice”. Una carta geografica pubblicata a Philadelphia nel 1824 riporta, correttamente, Brescia, però chiamata Bresscia, entro il “Kingdom of Lombardy and Venice”, il Regno LombardoVeneto, in una scala piccola, per cui le località della provincia bresciana annotate sono solo quattro. Stranamente, fra queste poche (non vi sono né Desenzano né Chiari, Manerbio, Salò o Rovato) appare invece Borno, chissà perché. Anche in altra carta prevalgono i paesi della Valcamonica. Evidentemente si trattava degli effetti di informazioni basate su carte locali, appunto, magari, della Valcamonica, che quindi annotavano i propri paesi, che furono trascritti senza una valutazione della posizione gerarchica che tali abitati avevano in una visione globale della dimensione dei paesi della provincia. Dopo questa preistoria dell’interesse cartografico degli Stati Uniti per l’Italia e quindi anche per il territorio bresciano, ben altre qualità sarebbero state ottenute nell’interesse descrittivo degli Americani nei nostri confronti e vengono in mente le mappe militari che i soldati statunitensi avevano in tasca quando sbarcarono in Sicilia e nel Lazio, portandoci, al prezzo di molti dolori, anche italiani, a causa del IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2 - 93
CULTURA In senso orario: una delle carte americane più ricolma di strafalcioni toponomastici. Carta dell’Italia edita a Philadelphia nel 1824 e particolare del territorio bresciano, appartenente al “Kingdom of Lombardy and Venice”, il Regno Lombardo-Veneto. Solo tre sono i paesi annotati nel Bresciano, oltre al capoluogo “Bresseia”: Edolo, Do (forse Mu), Iseo e Borno
nostro “voltagabbanismo”, la libertà di cui ancora godiamo, aggregandoci, per nostra infinita fortuna, al blocco occidentale europeo, che ci preservò da un’ennesima sfortuna dittatoriale, tanto invocata dai nuovi antifascisti. Su quelle mappe si versò il sangue dei marine a Montecassino e Anzio e la cartografia americana, anche con gli errori di toponomastica, seppe guidare Yankee e Italiani verso la libertà e verso la prosperità.
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Novità di Legge a cura del geom. Alfredo Dellaglio
Finalità della rubrica è di contribuire all’informazione sull’emanazione di leggi, decreti e circolari pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica e sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia. I lettori della rivista che sono interessati ad approfondire i contenuti delle norme sopra elencate potranno consultare gli organi ufficiali (GU e BURL) presso il Collegio dei Geometri. D.Lgvo 29 dicembre 2011 n. 228 (Gazzetta Ufficiale 6 febbraio 2012 n. 30) Attuazione dell’articolo 30, comma 9, lettere a), b), c) e d) della legge 31 dicembre 2009 n. 196 in materia di valutazione degli investimenti relativi a opere pubbliche. (In vigore dal 21 febbraio 2012). D.Lgvo 29 dicembre 2011 n. 229 (Gazzetta Ufficiale 6 febbraio 2012 n. 30) Attuazione dell’articolo 30, comma 9, lettere e), f) e g) della legge 31 dicembre 2009 n. 196 in materia di procedure di monitoraggio sullo stato di attuazione delle opere pubbliche, di verifica dell’utilizzo dei finanziamenti nei tempi previsti e costituzione del Fondo opere e del Fondo progetti. (In vigore dal 21 febbraio 2012). Decreto Ministero Infrastrutture e Trasporti 23 dicembre 2011 (Gazzetta Ufficiale 11 febbraio 2012 n. 35) Programma di formazione per i controlli della sicurezza stradale, ai sensi dell’articolo 9 del Decreto legislativo 15 marzo 2011 n. 35; Definito il programma dei corsi di formazione di durata 180 ore, che forniscono preparazione anche per lo svolgimento delle ispezioni nelle gallerie stradali. Corsi di aggiornamento di 30 ore con cadenza triennale.
degli impianti termici, parcheggi pertinenziali, appalti pubblici, responsabilità solidale negli appalti, impianti negli edifici, segnalazione certificata di inizio attività e patrimonio immobiliare scolastico. Decreto Presidente Repubblica 19 ottobre 2011 n. 227 (Gazzetta Ufficiale 3 febbraio 2012 n. 289) Regolamento per la semplificazione di adempimenti amministrativi in materia ambientale gravanti sulle imprese, a norma dell’articolo 49, comma 4-quater, del decreto legge 31 maggio 2010 n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010 n. 122 (in vigore dal 18 febbraio 2012). Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri 28 novembre 2011 (Gazzetta Ufficiale 8 febbraio 2012 n. 32) Regolamento di attuazione dell’articolo 3, comma 2, del Decreto leg.vo 9 aprile 2008 n. 81, recante: «Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro», relativamente all’individuazione delle particolari esigenze connesse all’espletamento delle attività del Dipartimento della Protezione civile, nel conseguimento delle finalità proprie dei servizi di protezione civile. (In vigore dal 23 febbraio 2012). Sono esaminate all’articolo 9 le attività da svolgere nei cantieri temporanei o mobili, tra le quali rientrano gli interessi da eseguire con urgenza. In questi casi vi è l’esonero dell’obbligo di redigere il Piano di sicurezza e coordinamento (PSC) ma deve essere comunque nominato il Coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione, per la cui attività sono state dettate norme derogatorie rispetto alle ordinarie previsioni del D.lgs.vo 81/2008. Non rientrano tra i “cantieri temporanei e mobili” le aree di accoglienza e gli altri luoghi connessi alle attività di assistenza alla popolazione colpita da calamità.
Decreto Legge 9 febbraio 2012 n. 5 (Supplemento Ordinario n. 27 Gazzetta Ufficiale n. 33 del 9 febbraio 2012) Cosiddetto “Decreto semplifica Italia) Tratta le principali disposizioni urgenti in materia di conformità
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a cura del geom. Alfredo Dellaglio
Terrazzo in tasca In un edificio vorrei creare un “terrazzo in tasca”; tale intervento mi modifica la sagoma dell’edificio? geom. B.L. La semplice “terrazza in tasca” di per sé non modifica la sagoma dell’edificio in quanto si considera la stessa come delimitazione esterna di un edificio che tale deve rimanere prima e dopo l’intervento. Non ritengo neppure che una terrazza a tasca nella falda del tetto comporti la modifica del prospetto dell’edificio. Se mai, è necessario valutare che il terrzzo ricavato all’interno della tasca sia di modesta entità tale da svolgere una funzione quale l’apertura di finestre o porte-finestre per adeguamenti del Rai e sempre che tale elemento sia ammissibile in base alle norme. Se la tasca, arretrata rispetto alla gronda, è di limitate dimensioni, non visibile da terra, non modifica la linea di colmo e di gronda, non modifica neppure la sagoma dell’edificio. geom. Antonio Gnecchi
Edilizia-Urbanistica Deroghe Regione Lombardia su volumi, rapporto copertura e slp. Le normative che regolano quanto sopra sono esclusivamente: 1) L.R. n. 26 del 1995; 2) L.R. n. 39 del 2004; 3) L.R. 33 del 2007; 4) D.lgs 115/2008 art. 11? Grazie. geom. B.L. Le norme delle leggi regionali citate (L.R. 26/95 e quelle modificative del 2004 e del 2007), stabiliscono dei criteri applicativi in base ai quali si determinano i volumi (correlati alla maggior altezza per i maggiori spessori degli elementi orizzontali), la superficie coperta o la superficie lorda di pavimento (se i Comuni hanno adottato questi parametri). Il tutto per un risparmio energetico certificato. La legge regionale 26/95 (articolo 1, comma 3) afferma che tali disposizioni «prevalgono sui regolamenti e sulle altre norme comunali. La legge regionale 39/04 (articolo 1, comma 3) aggiunge che trovano applicazione nei regolamenti comunali entro un anno dall’entrata in vigore della legge. Entrambe le leggi precisano che restano invariate le norme sulle distanze minime tra gli edifici. Le suddette norme si applicano alle nuove costruzioni e agli edifici esistenti. Il D.lgs 115/08 ha invece introdotto una nuova disposizione in base alla quale, nel rispetto dei limiti stabiliti dallo stesso articolo 11, è possibile derogare, sia per le nuove costruzioni sia per gli edifici esistenti: – alle distanze minime tra edifici – alle distanze minime dei confini di proprietà – alle distanze minime dalle strade – alle altezze massime degli edifici. È però opportuno segnalare come tutte le deroghe dimensionali previste dall’articolo 11 non potranno essere utilizzate nel caso in cui ci 98 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
si trovi di fronte a limiti posti dalla normativa in materia di sicurezza stradale e antisismica. In ogni caso, le disposizioni sui “bonus” volumetrici e sulle distanze contenute nel D.lgs 115/08 hanno carattere di temporaneità, ovverossia rimangono in vigore sino a quando le regioni non hanno provveduto a emanare apposita normativa locale che rende operativi i principi di esenzione decisi a livello territoriale. La Regione Lombardia, in questo caso, ha già legiferato secondo la norma sopra richiamata e da rispettare. geom. Antonio Gnecchi
Recupero sottotetto di un appartamento Ho un appartamento posto al piano sottotetto già adibito a civile abitazione che attualmente ha un’altezza media di m 2,42 con un’altezza di m 1,20 ai due estremi della falda. Vorrei rifare il tetto con l’aggiunta di due abbaini per aumentare l’altezza agli estremi delle due falde portandola da 1,20 m a metri 2,10 e migliorare così la sfruttabilità e la vivibilità dell’appartamento. Posso utilizzare la legge 12/2005 per il recupero del sottotetto per questo intervento anche se il locale è già adibito a civile abitazione o la legge per il recupero del sottotetto la posso utilizzare solo per il recupero di locali non ancora adibiti a civile abitazione? geom. G.R. La legge regionale 12/2005 consente il recupero del sottotetto, alzando il tetto secondo quanto stabilisce l’articolo 63 e la disciplina di cui al successivo articolo 64. Se si può alzare il tetto (con aumento dell’altezza – non mai superiore a quella massima di zona – e del volume), non capisco come possa influire la volumetria aggiuntiva degli abbaini, a meno che non ai fini del contributo di costruzione. I locali del sottotetto, con altezza media di m 2,42 non sono abitabili (anche se di fatto lo sono) secondo il RCI, per cui il recupero del sottotetto potrà avvenire, nella maniera più semplice alzando il tetto “ai margini” fino a metri 1,50 e portando il colmo a m 3,30 così da far risultare l’Hmp di m 2,40, in deroga al RCI, ma ammesso dalla legge regionale n. 12/2005 (si tenga però conto di quanto stabilisce l’articolo 63). La legge regionale 12/05, infatti, consente il sopralzo, le modifiche delle altezze di colmo e di gronda e delle linee di pendenza delle falde, l’apertura di finestre, lucernari, abbaini e terrazzi. Il suo intento è quello del recupero volumetrico per garantire il benessere degli abitanti. geom. Antonio Gnecchi
Norme igienico sanitarie Devo adeguare un negozio in un piccolo mini-market di circa 60 mq lordi al piano terra con deposito al piano interrato. Il servizio igienico per i dipendenti o almeno lo spogliatoio, con caratteristiche e dimensionamenti che rispettano le norme igienico-sani-
tarie, è possibile realizzarli nel piano interrato, considerate le esigue dimensioni del negozio? geom. C.E.
Domanda di accertamento compatibilità paesaggistica
Presumo che il RCI di Brescia risponda ai principi base del RCI tipo della Regione (1989) in base al quale, nei casi di impossibilità tecnica documentata, si può derogare alle stesse norme igienico sanitarie, qualora le soluzioni prospettate, previo sopralluogo e parere favorevole dell’Asl, siano considerate ottimali e accettabili. Proprio per questo motivo l’Asl di Brescia fornisce un modulo che consente di aderire a queste soluzioni. Anche il Comune si adeguerà a quanto accertato e certificato dall’Asl. geom. Antonio Gnecchi
Cronologisa dei fatti: domanda di p.c. per opere in difformità al p.c. n. 158/06 presentata in data 17.09.2010 trasmessa istanza alla Sopraintendenza per l’acquisizione di parere vincolante ai sensi art. 167 D.lgs 42/04, in data 08.10.2010. Comunicazione della Soprintendenza di richiesta di parere forestale; parere forestale favorevole trasmesso alla Sopr. in data 03.02.2011. Sono trascorsi ormai otto mesi e tutto tace. È possibile? Ringrazio anticipatamente del vostro aiuto. geom. B.C.
Volume tecnico serra bioclimatica La L;r. 21 dicembre 2004 della Regione Lombardia n. 39, all’articolo 4 definisce le serre bioclimatiche come volumi tecnici quindi non rilevanti ai fini della volumetria di un immobile: «4. Le serre bioclimatiche e le logge addossate o integrate all’edificio, opportunamente chiuse e trasformate per essere utilizzate come serre per lo sfruttamento dell’energia solare passiva, sono considerate volumi tecnici e quindi non computabili ai fini volumetrici a condizione che siano progettate in modo da integrarsi nell’organismo edilizio nuovo o esistente e che dimostrino, attraverso i necessari calcoli energetici, la loro funzione di riduzione dei consumi di combustibile fossile per riscaldamento invernale, attraverso lo sfruttamento passivo e attivo dell’energia solare o la funzione di spazio intermedio». È autorizzabile un volume tecnico, cioè una serra bioclimatica, in zona A centro storico dove è ammissibile solo una manutenzione straordinaria e con la specifica delle norme: sono vietati la costruzione di sporti, balconi e tettoie? geom. S.S.. La stessa L.R. n. 39/04, articolo 1, comma 3, stabilisce che“le disposizioni prevalgono sui regolamenti e sulle norme comunali e trovano recepimento nei regolamenti comunali entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge. Restano invariate le norme sulle distanze minime tra edifici”. Ne consegue che, anche qualora i Comuni non abbiano recepito tali disposizioni all’interno delle proprie norme, le stesse prevalgono automaticamente sugli strumenti urbanistici locali, salvo il rispetto delle distanze minime tra edifici. Si tenga inoltre conto che lo stesso articolo 4, comma 4, LR 39/04 precisa che le serre bioclimatiche sono considerate “volumi tecnici e quindi non computabili ai fini volumetrici”, a condizione che siano progettate in modo da integrarsi nell’organismo edilizio esistente. In definitiva, si deve verificare innanzitutto se il Comune ha recepito le disposizioni regionali all’interno delle normative edilizie locali ed è necessria una previsione di serre bioclimatiche che siano compatibili con il tessuto urbano in cui vengono realizzate (zone A-B o altro), sempre che non assumano, in alcun modo, condizioni di abitabilità che non possano precludere l’ammissibilità da parte dei Comuni. geom. Antonio Gnecchi
Innanzi tutto è necessario precisare quanto segue: 1 - a seguito dell’articolo, comma 4 del D.lgs 42/2004 (sostituito dal D. Lgs 26 marzo 2008, n. 63), fuori dai casi di cui all’articolo 167, commi 4 e 5, l’autorizzazione non può essere rilsciata in sanatoria successivamente alla realizzazione, anche parziale, degli interventi. 2 - A norma dell’articolo 167, commi 4 e 5, stesso decreto, è possibile ottenere la sanatoria ambientale per un limitato numero di interventi edilizi che: • siano realizzati in assenza o in difformità dell’autorizzazione paesaggistica, che non abbiano determinato creazione di SU o vlume ovvero aumento di quelli legittimamente realizzati; • per l’impiego di materiali in difformità dall’autorizzzione paesistica; • per lavori comunque configurabili quali interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria ai sensi dell’articolo 3 del Dpr n. 380/2001. Il progetto deve ottenere un favorevole accertamento della compatibilità della Commissione per il paesaggio e il parere vincolante della Soprintendenza, da esprimersi entro il termine perentorio di 90 giorni. L’autorità competente (Comune, Ente parco, ecc.) si deve pronunciare sulla domanda entro il termine perentorio di 180 giorni. La norma sopra citata non dispone che, trascorso inutilmente il termine di 90 giorni concesso alla Soprintendenza per il prescritto parere, si costituisca il silenzio-rifiuto, per cui, l’Amministrazione comunale può rilasciare l’autorizzazione paesaggistica in sanatoria. La compatibilità paesaggistica e il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica comporta l’applicazione della sanzione pecuniaria pari al maggior importo tra il danno arrecato ed il profitto conseguito mediante la trasgressione. La sanzione pecuniaria è determinata previa perizia di stima. Il fatto che la Soprintendenza abbia richiesto il parere forestale, reso in senso favorevole, in data 3 febbraio 2011, non cambia il fatto che, dopo 90 giorni dalla data di ricezione del parere forestale, la Soprintendenza doveva adottare un parere vincolante, non pervenuto nel termine sopra menzionato e cioè entro il 3 maggio 2011. Come prevede la norma, il Comune, in qualità di autorità competente, poteva rilasciare l’autorizzazione paesaggistica in sanatoria e applicare la sanzione ambientale. Se però il Comune non ha assunto, nei 180 giorni, il provvedimento definitivo non scatta il silenzio assanso e non resta che sollecitare il Comune. geom. Antonio Gnecchi IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2 - 99
Rilascio dell’autorizzazione paesaggistica in sanatoria Un mio cliente è proprietario di un fabbricato ristrutturato nel 1981. All’epoca le opere erano state realizzate in parziale difformità dalla Concessione edilizia: diversa dimensione e posizione delle aperture e quota di imposta delle falde di copertura più alta, 60-100 cm (la maggior altezza del fabbricato non ha comportato aumento della superficie utile – in un caso si tratta del tetto a vista del salone e, nell’altro, di un sottotetto comunque non abitabile). All’epoca della ristrutturazione l’area su cui sorge il fabbricato era sottoposta a vincolo ex L. 1497/39. Successivamente, dalla sua istituzione, si è trovata all’interno del Parco dell’Alto Garda. Ora il mio cliente vorrebbe presentare una sanatoria per poter vendere il fabbricato. Le difformità sopra descritte (relative all’altezza) sono sanabili? geom. D.C. Dopo un periodo di incertezza nel quale non era dato per certo che si potesse rilasciare l’autorizzazione paesaggistica in sanatoria, ora la situazione sembra abbastanza delineata. Uso questi termini perché, nonostante le ultime modifiche al Codice Urbani, qualcuno mette ancora in discussione il veto al rilascio dell’autorizzazione paesaggistica postuma. Attualmente l’articolo 146, comma 4, del D.Lgs. n. 42 del 2004, dispone che: «Fuori dai casi di cui all’articolo 167, commi 4 e 5, l’autorizzazione non può essere rilasciata in sanatoria successivamente alla realizzazione, anche parziale, degli interventi». Secondo la Regione Lombardia (così al paragrafo 5.2. della Dgr 22 dicembre 2011, n. 2727 che ha riscritto, aggiornandoli, i criteri per l’esercizio delle funzioni paesaggistiche), il Codice dei Beni culturali e del paesaggio non prevede la possibilità di rilasciare autorizzazioni paesaggistiche in sanatoria. È ovvio che l’affermazione della Regione Lombardia, oltre che rischiare di generare molta confusione, in una materia in cui c’è n’è già tanta, sia alquanto imprecisa, per non dire totalmente sbagliata. La formulazione del Codice Urbani, nel testo modificato, prima dall’articolo 16, D.Lgs. 24 marzo 2006 e da ultimo dall’articolo 2, D.Lgs 26 marzo 2008, n. 63, vuol dire che l’autorizzazione paesaggistica in sanatoria può essere rilasciata nei casi di cui all’articolo 167, commi 4 e 5. Come sopra si diceva, dopo un lunghissimo periodo in cui le norme paesaggistiche non vietavano in assoluto il rilascio di autorizzazioni in sanatoria (contrariamente alla giurisprudenza), demandano non tanto al rilascio esplicito, ma ad una sorta di “certificato di assenza di danno ambientale”, applicando la sanzione pecuniaria, il testo attualmente vigente dell’art. 146 (ancora prima delle ultime modifiche apportate) ha escluso il rilascio della sanatoria postuma, ma ha attenuato questo divieto, rendendolo relativo, e ha ammesso il rilascio di autorizzazioni in sanatoria nei casi (molto limitati) precisamente elencati all’articolo 167. In altre parole: se l’autorizzazione in sanatoria non può essere rilasciata “fuori” dai casi di cui all’articolo 167, vuol dire che può essere 100 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2
rilasciata “dento” ai casi di cui all’articolo 167. O no? Dal punto di vista tecnico, come per il passato, si potrebbe definire “accertamento di compatibilità paesaggistica”, ma si può benissimo chiamare “autorizzazione in sanatoria”, come parla esplicitamente il testo dello stesso articolo 167, come ogni altro titolo abilitativo rilasciato dopo che un intervento è stato realizzato. Restando nell’ambito delle norme sopra richiamate, gli interventi che sono ammessi alla sanatoria paesaggistica sono: a) Per i lavori realizzati in assenza o in difformità dell’autorizzazione paesaggistica che non abbiano determinato creazione di superfici utili o volumi ovvero aumento di quelli legittimamente autorizzati; b) Per l’impiego di materiali in difformità dall’autorizzazione paesaggistica; c) Per i lavori comunque configurabili quali interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria ai sensi dell’articolo 3 del Dpr n. 380 del 2001. La procedura da seguire è quella stabilita dallo stesso articolo 167, comma 5. Premesso che l’area sulla quale sorge l’edificio è sottoposta a vincolo paesaggistico ex legge 1497/39 e s.m.i., ma che la legge regionale n. 12 del 2005 ha subdelegato, in questo caso, al Parco dell’Alto Garda, non cambia nulla per quanto riguarda l’eventuale sanatoria paesaggistica, nel senso che l’eventuale richiesta deve essere presentata ai loro uffici e questi, valutati gli interventi che devono rientrare tra quelli sopra riportati, e accertata la compatibilità paesaggistica da parte della Commissione del Paesaggio, chiedendo il parere vincolante della Soprintendenza, prima di rilasciare, se reso in senso favorevole, l’autorizzazione in sanatoria, non senza aver pagato la sanzione pecuniaria maggiore tra il danno arrecato e il profitto conseguito. Tutta sta, quindi, nel qualificare l’intervento edilizio, per cui se si tratta di una straordinaria manutenzione, sicuramente è sanabile, mentre, se si tratta di un intervento di livello superiore, non lo è. Risulta determinante anche la presa di posizione degli uffici competenti, a cominciare dall’UTC, il quale potrebbe considerare che non si tratti di aumento della superficie utile o del volume (aspetto edilizio – urbanistico), mentre la Commissione del Paesaggio del Parco consideri positivamente gli aspetti ambientali indipendentemente da quello urbanistico-edilizio, e che la Soprintendenza, di fronte ai due pareri favorevoli del Comune e del Parco, non opponga il suo veto che risulterebbe vincolante al rilascio dell3autorizzazione paesaggistica in sanatoria. A questo proposito c’è da aggingere la radicale differenza tra la valutazione paesaggistica e il con cetto “quantitativo” di compatibilità paesaggistica e, invece, la valutazione urbanistico-edilizia e il concetto “quasi-quantitativo” di conformità. È dentro questa differenza che troviamo l’orientamento giurisprudenziale secondo il quale alla valutazione paesaggistica è connotata una significativa dose di discrezionalità. Come sopra dicevo usando il condizionale, qualcuno sostiene che l’autorizzazione paesaggistica è ammissibile in sanatoria se c’è “vantaggio ambientale”, quasi si trattasse di una sorta di deroga al divieto di rilasciare l’autorizzazione. Secondo questa ipotesi, il Codice dei Beni culturali, nella parte in cui esclude la sanatoria ambientale e prevede come una sanzione la rimessione in pristino, effettua una comparazione nell’interesse pub-
blico e un’utilizzazione controllata del territorio con l’interesse privato alla sanatoria, facendone prevalere l’interesse pubblico. Ipotesi che si configura, per esempio, laddove all’attività edilizia oggetto di sanatoria derivi, direttamente o indirettamente, in via convenzionale, per atto unilaterale d’obbligo o sulla base di una previsione dello strumento urbanistico, un vantaggio ambientale. Questo vantaggio può avere molteplici contenuti purché sia apprezzabile in modo distinto rispetto alla semplice modificazione dello stato dei luoghi apportata dal privato, quale l’assunzione di oneri per migliorare le infrastrutture pubbliche o gli standard urbanistici secondo criteri ispirati a una sensibilità ambientale. Si tratta di ottenere di risultati che assicurano una tutela dei valori e della fragilità ambientale maggiore rispetto alla semplice rimessa in pristino e dunzue non categoricamente vietati dal meccanismo degli articoli 146 e 167 del D.lgs. 42/2004, tale da essere considerata una sorta di “sanatoria giurisprudenziale” al divieto di sanatoria ambientale, sempre attraverso il meccanismo dell’accertamento che dalle opere abusive non possa derivare alcun danno collaterale all’ambiente. Sussistendo questi presupposti, l’ordine di rimessione in pristino quale condizione necessaria per l’ottenimento di un’autorizzazione paesaggistica avente ad oggetto le medesime opere demolite apparirebbe fondata su un’interpretazione irragionevole del quadro normativo, imponendo al privato un sacrificio non conforme al principio di proporzionalità. Secondo le suddette considerazioni, non può considerarsi vietato il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica in sanatoria tutte le volte in cui oltre all’interesse pubblico alla utilizzazione controllata del territorio che giustifica, in via ordinaria, l’applicazione delle sanzioni ripristinatorie delle opere difformi qualora si ravvisi un ulteriore e distinto interesse pubblico (da intendersi, quale “vantaggio ambientale”) consistente nell’impiego da parte del soggetto privato a svolgere specifiche attività ispirate a criteri di maggiore sensibilità ambientale ovvero ad assumersi specifici oneri per migliorare le infrastrutture pubbliche o gli standard urbanistici mediante un atto d’obbligo unilaterale con il Comune, previa aver accettato che dalle opere abusive non possa derivare alcun danno ambientale. D’altronde non appare ragionevole che gli abusi edilizi di cui stiamo trattando, sulla scorta di un’equa valutazione degli interessi pubblici e privati sottesa alla sanatoria degli interventi realizzati in assenza o in difformità dall’autorizzazione paesaggistica, non possano essere “sanati”, anche al fuori delle ipotesi dei cosiddetti “abusi minori”, per i quali è ammesso il procedimento di accertamento della compatibilità paesaggistica ai sensi dell’articolo 167, comma 4, del D.Lgs. n. 42 del 2004. La conclusione, quindi, è abbastanza articolata, ma appare chiaro che: • se il Comune ritiene che le opre eseguite in difformità non rientrano tra quelle di cui al comme 4, dell’articolo 167, del D.Lgs. n. 42/2004, l’Ente Parco non può rilasciare la sanatoria ambientale e il Comune deve perseguire l’abuso mediante l’ordinanza di rimessa in pristino; • se il Comune valuta che l’intervento realizzato non costituisce superficie utile né volume secondo la disciplina edilizia e urbanistica locale ed esprime il suo parere favorevole, l’Ente Parco, acquisito il pa-
rere favorevole della Commissiuone del Paesaggio, mediante l’accertamento di compatibilità paesaggistica dell’intervento e l’assenza di danno ambientale, previo parere favorevole (o silenzio assenso) della Soprintendenza, può rilasciare una sorta di “certificazione in ordine alla disciplina di cui all’articolo 167 del Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42”, applicando la relativa sanzione ambientale corrispondente a una somma equivalente al maggior importo tra il danno arrecato e il profitto conseguito mediante la trasgressione. • se l’Ente Parco, pur non condividendo appieno il divieto di rilasciare l’autorizzazione paesaggistica in base a quantostabilito dall’articolo 167, comma 4, del D.Lgs. n; 42/2004, ma valuta favorevolmente una sorta di “sanatoria ambientale giurisprudenziale”, cura tutti i passaggi previsti dalla procedura dei cosiddetti “abusi minori” e rilascia la “certificazione” in base alla disciplina della norma sopra richiamata, facendo pagare, ovviamente, la sanzione ambientale. geom. Antonio Gnecchi
Il mondo di B. Bat.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/2 - 101
Aggiornamento Albo
Errata-corrige Nel numero scorso della rivista siamo incorsi in un involontario refuso. Ce ne scusiamo con il geom. Daniele Giuseppe Mattioli, la cui posizione è la seguente:
Iscrizioni all’Albo con decorrenza 30 gennaio 2012 N. Albo Nominativo
6138
Luogo e data di nascita
Residenza
Mattioli Daniele Giuseppe Breno (Bs) 24/06/1988
25040 Braone (Bs) Via Ponte Pallobia 2
Iscrizioni all’Albo con decorrenza 23 aprile 2012 N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
6195
Montani Giorgio
Desenzano d.G. (Bs) 09/02/1983
25025 Manerbio (Bs) Vicolo Castelletto 6/8
6196
Clerici Nicola Battista
Leno (Bs) 09/03/1983
25012 Calvisano (Bs) Via Zilie Superiori 45/A
6197
Bonato Leonardo
Desenzano d.G. (Bs) 26/12/1987
25016 Ghedi (Bs) Via A. Moro 1/D
6198
Moraschi Daniela
Chiari (Bs) 30/09/1987
25031 Capriolo (Bs) Via Adro 14
6199
Ottelli Davide
Gardone V.T. (Bs) 14/03/1988
25060 Tavernole s.Mella Via Padre Marcolini 21
6200
Poli Daniel
Gardone V.T. (Bs) 23/08/1988
25065 Lumezzane (Bs) Via Maestro Zanagnolo 25/F
6201
Torresani Dario
Manerbio (Bs) 29/11/1989
25025 Manerbio (Bs) Via S. Martino del Carso 8
6202
Casagrande Angelo
Salò (Bs) 22/02/1973
25019 Sirmione (Bs) Via Ca’ Nova 8
6203
Farumi Stefano
Chiari (Bs) 21/05/1985
25033 Cologne (Bs) Via San Rocco 15
6204
Felappi Fabio
Brescia 11/11/1987
25040 Corte Franca Via Conicchio 6
6205
Ferrari Giorgio
Seriate (Bg) 03/10/1989
25040 Corte Franca Via Madonna 12
6206
Gasparetto Michele
Brescia 12/05/1982
25125 Brescia Via F. Palazzoli 33
6207
Manganoni Nicola
Breno (Bs) 17/03/1989
25040 Ceto (Bs) Via Medio 1
6208
Patroni Nicola
Brescia 11/06/1987
25020 Poncarale (Bs) Via Monte Grappa 10
6209
Polonioli Alice
Breno (Bs) 21/04/1990
25047 Darfo (Bs) Via Nazario Sauro 7
(Reiscrizione)
Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 23 aprile 2012 N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
Motivo
5162
Cajola Michael
Desenzano d.G. (Bs) 28/02/1982
25015 Desenzano d.G. (Bs) Via S. Pietro 45
Dimissioni
3791
Davo Laura
Leno (Bs) 07/07/1968
25020 Pavone Mella (Bs) Via Papa Giovanni XXIII 42/C
Dimissioni
5930
Fiora Mara
Leno (Bs) 26/09/1976
25016 Ghedi (Bs) Via Fogazzaro 21
Dimissioni
4599
Franchini Fabio
Montichiari (Bs) 14/07/1973
25018 Montichiari (Bs) Via S. Giovanni 307
Dimissioni
2890
Vezzola Armando
Salò (Bs) 11/03/1955
25087 Salò (Bs) Via Montessori 31
Dimissioni
5714
Zani Matteo
Manerbio (Bs) 22/02/1982
25025 Manerbio (Bs) Via Moretto 47
Dimissioni
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