Il Geometra Bresciano - n.4 del 2011

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IL GEOMETRA BRESCIANO

22-09-2011

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IL GEOMETRA BRESCIANO

Anno XXXVI N. 4 luglio-agosto 2011

Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di

Cremona Lodi Mantova Sondrio

1861-2011 150° anniversario Unità d’Italia

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IL GEOMETRA BRESCIANO Rivista bimestrale d'informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia

Il quadro della pittrice prof. Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la multiforme attività del geometra nei secoli.

Direttore responsabile Bruno Bossini

Sommario

Segretaria di redazione Carla Comincini

EDITORIALE - Liberalizzazione delle attività professionali. A quando? 2

Redazione Raffaella Annovazzi, Manuel Antonini, Giuseppe Battaglia, Nadia Bettari, Laura Cinelli, Alessandro Colonna, Mario Comincini, Stefania Confeggi, Alfredo Dellaglio, Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento, Stefano Fracascio, Francesco Ganda, Francesco Lonati, Guido Maffioletti, Franco Manfredini, Giuseppe Mori, Lorenzo Negrini, Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto, Valeria Sonvico, Marco Tognolatti, Giuseppe Zipponi

INTERVISTA - Professionisti impegnati nel costante dialogo con la dirigenza catastale4 Acque agitate in catasto 8

Hanno collaborato a questo numero Italo Albertoni, Beppe Battaglia, Andrea Botti, Louis Eduardo Russo, Giuseppe Franco, Antonio Gnecchi, Vittorio Nichilo, Franco Robecchi, Alberto Simini Direzione, redazione e amministrazione 25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12 Tel. 030/3706411 www.collegio.geometri.bs.it Editing, grafica e impaginazione Francesco Lonati Fotografie Studio Eden e Francesco Lonati Concessionario della pubblicità Emmedigi Pubblicità Via Malta 10 - 25125 Brescia Tel. 030/224121 - Fax: 030/226031 Stampa IGB Group/Grafo Via A. Volta 21/A - 25010 S. Zeno Naviglio (Brescia) Tel. 030.35.42.997 - Fax: 030.35.46.20 Di questa rivista sono state stampate 9756 copie, che vengono inviate a tutti gli iscritti dei Collegi di Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Sondrio.

DAL CONSIGLIO NAZIONALE - Nuove sinergie tra le categorie. Il pensiero del Presidente Cng Fausto Savoldi 12 A Mazara del Vallo il primo convegno itinerante sulla tutela ambientale 14 FORMAZIONE PROFESSIONALE - La mediazione delle controversie (parte terza) 16 DAL COLLEGIO DI BRESCIA - Professione geometra: prospettive e opportunità del prossimo decennio 22 SCUOLA - Il geometra e gli altri 28 Quando lo stage funziona: studente al quarto anno realizza tesina sul Barbarano 32

AMBIENTE & BIOEDILIZIA - Questione energetica e certificazione degli edifici 72 TECNICA - Le cave dismesse testimoniano degli antichi processi produttivi 78 GEOLOGIA - Pavimentazioni in bitume: l’efficacia del rinforzo con griglia sintetica 82 CONDOMINIO - Condominio, novità in arrivo 88 CULTURA - La Leonessa e il tricolore: Brescia durante il Risorgimento - 4 92 Il gioco dell’antica topografia 94 ETICA PROFESSIONALE - Un colpo al cerchio 100 Novità di legge Aggiornamento Albo

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LAVORI DI GEOMETRI - Architettura della tradizione, ma tecniche avanzate per l’asilo di Borgo San Giacomo 34 SICUREZZA CANTIERI - L’Associazione “GeoSicur” per la cultura della sicurezza e della salute sul lavoro 44 PROTEZIONE CIVILE - La costituenda Associazione Nazionale Geometri Volontari per la Protezione Civile 46

Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975

LEGISLAZIONE - “Decreto per lo sviluppo”: aspetti di diretto interesse per lavori pubblici e urbanistica 48 Proprietari a termine: è l’usufrutto 58

Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Brescia

DAL COLLEGIO DI LODI - Una serata da geometri 60

Associato alI’USPI

DAL COLLEGIO DI MANTOVA - Notizie da Mantova: incontri sulla sicurezza e gestione formazione professionale 66

N. 4 - 2011 luglio-agosto

AGRICOLTURA & FORESTE - L’eccellenza dell’agricoltura lombarda passa anche attraverso la vendemmia 68

Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

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EDITORIALE Bruno Bossini

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na questione di grande attualità che interessa la nostra categoria, ma che nel dibattito parlamentare continua a rimanere irrisolta, è quella della liberalizzazione delle attività cosiddette ordinistiche che fanno capo cioè agli Ordini o ai Collegi provinciali come il nostro. Riforma necessaria e purtroppo di non facile attuazione, che si inserisce in un progetto generale di liberalizzazione del mercato del lavoro che dovrebbe favorire da un lato un più facile accesso dei giovani al mondo dell’occupazione e dall’altro, a fronte di una più efficace concorrenza professionale, abbattere i costi dei servizi pur mantenendone elevata la qualità, ma incontra le naturali resistenze di quel “blocco social-conservatore il cui obbiettivo è la sopravvivenza e l’immobilità” come ben dice Ernesto Galli della Loggia (Corriere della Sera, 10 settembre 2011)». In effetti, alle varie proposte governative che si sono succedute dopo il D.L. Bersani n. 223/2006 (che per primo ha posto l’accento sulla liberalizzazioni delle professioni e in particolare sull’abolizione della tariffa minima), il Comitato Unitario delle Professioni, pur con alcune aperture sul tema, si è quasi sempre contrapposto pur dando ogni volta sue precise indicazioni sulla risoluzione del problema. Va detto per onor di causa che il governo ha spesso invece dato indicazioni a dir poco 2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

Liberalizzazione delle attività professionali A quando? velleitarie e inattuabili in un contesto, come quello italiano, dove alcune professioni come la nostra, che si sono consolidate in 80 e passa anni di attività, hanno pur sempre garantito un accettabile servizio al cittadino. E ci riferiamo in particolare alla “minacciata” abolizione degli albi di qualche mese fa e, più recentemente, nel dibattito sull’ultima manovra finanziaria, all’ipotesi di soppressione degli esami di Stato per l’accesso alle libere professioni; modifiche legislative che le organizzazioni professionali hanno vissuto quasi sempre come una provocazione. Fortunatamente dalle conclusive indicazioni della manovra finanziaria sopra detta (approvata in tutta fretta sul riequilibrio dei conti dello Stato e il pareggio di bilancio entro il 2013) si intuisce che sul tema delle liberalizzazioni delle professioni esistono ora i presupposti di un accordo tra il legislatore e le sue controparti (gli Ordini e i Collegi professionali), a parte quella degli avvocati che sembra continuino a procedere nella loro “battaglia” da soli, forti dall’avere dalla loro parte in Parlamento un “partito ombra” costituito dal grande numero di parlamentari avvocati e magistrati. I geometri, sull’argomento della liberalizzazione, sono sempre stati invece molto disponibili e le ragioni di questa loro posizione più aperta , sono essenzialmente riconducibili a due considerazioni :

– senza un cospicuo innesto nell’Albo di forze nuove e quindi senza incentivi a favorire nuove iscrizioni non risulta possibile attuare l’auspicato rinnovamento qualitativo dei quadri, sul quale il nostro Collegio continua a investire notevoli risorse economiche e organizzative (vedi, per esempio, i corsi specialistici per praticanti pre-esame di Stato e quelli per la formazione continua degli iscritti); – qualunque norma che possa costituire un freno alla concorrenza professionale risulta ininfluente nei confronti del mercato che negli incarichi professionali impone regole sempre più stringenti circa la qualità dei servizi e indicazioni di contenimento dei loro costi e quindi ogni norma contraria a tale tendenza risulterebbe vana.

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opo queste premesse soffermiamoci ora sui punti salienti della nuova finanziaria, attraverso i quali il governo sul tema delle liberalizzazioni ha inteso (anche per il fattivo contributo delle organizzazioni professionali) di fatto “salvare” il ruolo e il peso degli Ordini e dei Collegi, e quale sarà l’impatto che tali nuove norme determineranno sui regolamenti operativi della nostra categoria. – Formazione continua: da almeno un triennio fa già parte delle regole operative della nostra professione. Un regolamento im-

posto dal C.N. ne prevede l’obbligo per coloro che non hanno ancora raggiunto i 35 anni di iscrizione all’Albo. Il nostro Collegio risulta all’avanguardia in campo nazionale per il numero di corsi propedeutici organizzati per gli iscritti, frequentando i quali possono garantirsi i bonus annuali che certificano la regolarità della loro formazione. – Praticantato e obbligo di compenso: anche il praticantato obbligatorio è già stato ben “assorbito” dalla nostra categoria, che deve ora impegnarsi a migliorarne il funzionamento e l’efficienza operativa con regole più stringenti, ma facilmente applicabili. In particolare, sull’argomento il Collegio sta sottoscrivendo un accordo programmatico con le scuole superiori per geometri in attuazione della riforma Gelmini. Sull’obbligo della corresponsione di un adeguato compenso ai praticanti la categoria è praticamente d’accordo. Si tratta di stabilire precise norme di comportamento contrattuale a garanzia di una corretta collaborazione fra le parti e un effettivo riconoscimento degli obblighi e dei doveri delle medesime, anche e soprattutto a tutela del praticante, dei suoi diritti assicurativi e del suo futuro previdenziale. – Potere disciplinare differenziato: gli iscritti che fanno parte nelle Commissioni disciplinari non po-


EDITORIALE La nota del Presidente Albo e praticantato on si è mai parlato tanto di Albo, di accesso agli Albi, di praticantato come in quest’ultimo periodo. La crisi non solo economico-finanziaria, gli attacchi speculativi in essere, sempre più prepotenti, hanno indotto il Governo e le forze politiche a programmare una manovra anticrisi. Uno degli elementi tanto sbandierati consisteva nelle liberalizzazioni. Liberalizzazioni rivolte pesantemente alle professioni ordinistiche compresi gli Albi, gli ordini ed i Collegi. Cosa significa immettere nell’attività professionale un giovane appena diplomato o laureato, in considerazione che la scuola non professionalizza lo studente? Cosa significa la libera iscrizione all’Albo professionale quando la professione non la sai fare? Significa lasciare allo sbaraglio il giovane professionista che dopo un breve periodo d’insuccessi professionali deve chiudere lo studio e cambiare mestiere. Significa lasciare allo sbaraglio la Committenza che può incorrere facilmente nell’impreparazione professionale del giovane professionista. Tutto questo in funzione di che cosa? Di una probabile o meno riduzione della parcella del professionista senza riferimento alle tariffe approvate con leggi dello Stato? Prefigge un inglobamento generale dei liberi professionisti alla mercé di società di capitali che annullano le iniziati-

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tranno più fare parte dei Consigli direttivi dei Collegi provinciali, pena l’invalidità delle delibere che risulteranno prese in loro presenza. È un problema di buon senso, che per altro può risolvere qualunque questione di conflitto di interessi a tutela degli iscritti che stanno subendo o subiranno provvedimenti disciplinari. Le nuove norme saranno presumibilmente regolamentate per tutti i Consigli provinciale dal C.N., al quale già da ora competono, ricordiamolo, i provvedimenti disciplinari a carico dei Consigli stessi. – Assicurazione obbligatoria sui rischi professionali: anche questa norma è già ampliamente presente nell’attività dei geometri, soprattutto di quelli che svolgono attività profes-

sionale per gli enti pubblici. È una regola moderna ed equilibrata a garanzia della committenza, ma che si ritiene necessaria soprattutto per favorire una pratica professionale non più condizionata da quei possibili errori nei quali, seppure in buona fede, qualunque professionista, anche il più esperto, può incorrere. Riferito che i provvedimenti

ve e le capacità professionali, mortificando quel talento intellettuale che esiste in ciascuno di noi? La prestazione professionale chiede principalmente una risposta positiva alla soluzione del problema posto dalla Committenza; una risposta professionale inadeguata, anche se accompagnata da una tariffa ridotta, non arreca un utile, ma un danno alla Committenza stessa. Da qui la necessità di preparare i nostri aspiranti professionisti, con un praticantato idoneo per inserirli in un Albo professionale che è la principale garanzia per il cliente che si aspetta una corretta risposta alle sue richieste e non solo una mera riduzione degli onorari che la tariffa professionale garantisce in un’adeguata congruità al lavoro svolto, evitando alla Committenza sorprese da onorari da sballo senza alcun riferimento normativo, con conseguente contenzioso giudiziario. L’Albo professionale è la prima e più importante garanzia per la Committenza ed il praticantato, che deve adeguarsi alla polivalenza della nostra categoria ed alle richieste del mercato, è il primo ed importante passo per intraprendere la carriera di libero professionista, in una professione che è richiesta, apprezzata e capillarmente distribuita su tutto il territorio nazionale. L’occasione mi è gradita per porgere agli iscritti ad alla Categoria tutta cordiali saluti. Il Presidente Giovanni Platto

già legiferati sul tema dell’abolizione delle tariffe minime sono già stati di fatto accettati dalla categoria e quindi già metabolizzati nel suo sistema operativo, aggiungiamo, per concludere – sul tema della liberalizzazione – l’accettazione, da parte della categoria anche della regola che garantisce per l’attività professionale l’utilizzo di strumenti di comunicazione e pubblicità,

purché esercitati secondo regole di comportamento rispettose del regolamento approvato in materia dal C.N. Come si può notare i geometri sul tema della liberalizzazione delle professioni sono già molto avanti rispetto agli obblighi recentemente imposti dal governo e, condividendo quanto sostenuto dalla presidente del CUP Marina Calderone, ritengono che, dopo la recente manovra e il confronto con l’allora Ministro guardasigilli Alfano nel luglio 2011, la strada intrapresa per tradurre in legge una corretta normativa sulla liberalizzazione delle professioni «sia quella giusta». Vedremo in pratica come essa potrà e sarà applicata. ❑

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INTERVISTA

Professionisti impegnati nel costante dialogo con la dirigenza catastale Commissione Catasto: chi ne fa parte, come lavora, di cosa si occupa, quali concreti interventi ha suggerito e realizzato per la categoria. Di questo abbiamo parlato con la collega Laura Cinelli che da un paio di mandati presiede proprio la Commissione Catasto del Collegio dei geometri della provincia di Brescia. E l’incontro è stata l’occasione per gettare lo sguardo sull’attività spesso poco conosciuta di una articolazione operativa fondamentale del nostro sodalizio professionale. Le molte Commissioni che lavorano all’interno del nostro Collegio altro non sono infatti che gli organismi di studio, approfondimenti e proposta di intervento dei quali il Consiglio si avvale per poi poter affrontare operativamente e con efficacia una determinata questione che sta a cuore alla categoria. Formate da colleghi che offrono gratuitamente impegno, competenza specifica e tempo, le Commissioni sono una risorsa indispensabile e preziosa affinché l’intervento del Collegio sia puntuale, motivato ed efficace. Anche per questa ragione quest’intervista concessa dalla presidente della Commissione Catasto al nostro direttore, è la prima d’una serie dedicata alle diverse commissioni, alla loro operatività concreta ed ai loro problemi. Ed anche per dimostrare l’interesse con il quale il Collegio guarda all’attività delle Commissioni, all’intervista hanno preso parte, intervenendo ripetutamente, anche il nostro presidente geometra Giovanni Platto, ed il geometra Angelo Este, consigliere del Collegio ed esperto di Catasto, oltre che direttore tecnico del Polo catastale di Montichiari, l’unico attivo e funzionante nella nostra provincia. 4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

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ara Laura, ad un’assidua e preziosa collaboratrice della rivista come te, mi limito a porre qualche domanda diretta, senza preamboli, innanzitutto per capire cos’è e come funziona la commissione che presiedi. «Semplice: la Commissione Catasto, rinnovata dopo l’ultima elezione del Consiglio del Collegio, è composta oggi da 20/22 colleghi, tutti esperti del settore con un’ottima rappresentanza di tutte le aree della nostra provincia, dalle Valli alla Bassa. Si riunisce periodicamente, almeno una volta ogni due mesi, anche se a cadenzarne l’operatività è spesso l’emergere di problemi d’attualità. Ci si incontra così anche più spesso sia per le novità normative o di modifica degli strumenti, informatici e non, voluti dall’Esecutivo o dall’Agenzia del territorio, sia per molte questioni anche minute, per difficoltà o disagi che si evidenziano nella concreta e quotidiana attività dei colleghi nel rapporto con il catasto». Difficile però far lavorare insieme 20/22 persone… «Non direi. Va infatti detto innanzitutto che sono colleghi, tutti professionalmente molto preparati, con i quali non è mai un problema entrare in sintonia per ricercare insieme le soluzioni da proporre al Collegio. Inoltre per coordinare meglio l’attività ed aiutarmi nel riferire al Consiglio le proposte d’intervento e d’iniziativa a fa-

vore della categoria, ci siamo dotati di una Commissione ristretta della quale, oltre alla sottoscritta, fanno parte altri sette colleghi (più il Presidente del Collegio), che costituisce il primo interlocutore del consiglio sui problemi catastali, con i quali il rapporto è quasi quotidiano, cosicché i problemi e i disagi che emergano nell’operatività di tutti i giorni al Catasto siano subito monitorati e si possa decidere rapidamente la convocazione di una apposita Commissione o di un incontro con il Consiglio del Collegio. Ripeto: si tratta di un organismo agile che ben funziona sul piano squisitamente operativo e nel rapporto con il Consiglio del Collegio, mentre nulla toglie al lavoro di studio e approfondimento proprio dell’intera Commissione». E veniamo alle questioni di merito: quali i problemi che la Commissione affronta? Quali le questioni sul tappeto in queste settimane? «I temi, ovvero le difficoltà e i disagi che i colleghi incontrano quotidianamente al Catasto tendono purtroppo a ripetersi: sono relativi in massima parte alla difficoltà di accesso agli uffici e di corretto svolgimento delle prestazioni d’ogni professionista alle prese con una struttura che continua ad essere pesantemente condizionata da difficoltà d’ogni genere (dalla banale rottura di una fotocopiatrice ai nodi irrisolti di qualche programma, a buchi veri e propri nelle mappe e nei docu-


INTERVISTA Laura Cinelli, presidente della Commissione catasto del Collegio geometri di Brescia

menti). Ebbene: i colleghi mi segnalano questi problemi che peraltro anch’io vivo ogni giorno e la Commissione cerca di elaborare possibili interventi, dagli incontri con i dirigenti al suggerimento di modifiche di alcuni comportamenti, a proposte di più alto e generale profilo. Tutti argomenti che io poi porto in Consiglio per le determinazioni che il Collegio riterrà più opportune». Immagino che nel tuo lavoro di presidente della Commissione Catasto non poco tempo sia anche dedicato ai rapporti con i dirigenti di questa struttura burocratica dello Stato e con l’Agenzia del territorio: sei riuscita ad instaurare un dialogo efficace? «Sì, c’è dialogo, c’è ascolto delle nostre ragioni e c’è la disponibilità, nel limite d’una maglia burocratica comunque stringente, di adottare soluzioni che rendano più semplice e meno inutilmente oneroso il lavoro dei professionisti. In questi anni, grazie al contributo di tutti e in primis del Collegio stesso, siamo riusciti a risolvere un’infinità di problemi operativi, pur se in verità se ne presentano di sempre nuovi ogni giorno. I buoni rapporti col Catasto in genere e con i vertici in particolare non sono pertanto fonte di preoccupazione; le questioni semmai sono altre, e vanno oltre il dialogo spesso persino cordiale con i funzionari di ogni grado». Qual è allora il nodo? «Il nodo sta forse più nel

cambiamento del nostro lavoro e delle procedure che gli atti catastali richiedono. Negli anni, in buona sostanza, sono andate aumentando tanto le responsabilità di noi tecnici liberi professionisti quanto le richieste degli uffici del Catasto. Si devono usare programmi loro, spesso ci sono difficoltà di interpretazione, le novità non hanno il tempo di andare a regime che già ci

sono riforme e cambiamenti. Attenzione non voglio rimpiangere il tempo di matita e tecnigrafo, anzi, sicuramente la tecnologia offre un supporto ormai insostituibile e decisivo per ogni pratica, ma nel contempo questo cammino d’ammodernamento ha smembrato gli uffici e disperso le competenze. Il risultato, ad esempio, è lo sfilacciamento del rapporto quotidiano con il

funzionario ed il singolo ufficio». Talvolta però si sente dire che, seguendo le nuove procedure e l’incedere dell’informatica, anche noi tecnici liberi professionisti abbiamo abbassato il livello dei nostri elaborati. «C’è del vero anche in questo lato della medaglia, ma è appunto l’altra faccia del medesimo fenomeno. Provo a spiegarmi. I nuovi programmi, le nuove proceIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 5


INTERVISTA Il geom. Laura Cinelli, durante l’intervista. Alla sua sinistra il Presidente del Collegio di Brescia geom. Giovanni Platto. Di schiena, il direttore della rivista geom. Bruno Bossini

dure, le tante riforme di norme e regolamenti di questi anni hanno nei fatti ridotto l’atto catastale: oggi l’atto è così stringato e tecnico da risultare talmente povero di indicazioni, riferimenti e dati, da risultare persino incomprensibile al cliente non tecnicamente attrezzato. Mancano spesso elementi che pure sarebbero essenziali per identificate il bene (uno per tutti, quanto gli sta intorno così che non appaia solo una porzione di territorio disegnata nel nulla)». Ma se questa è la norma il libero professionista cosa può fare? «Ritengo che, senza violare la norma, sia però una battaglia non secondaria, di alto valore civico e di difesa della civiltà giuridica quella che deve vedere impegnati tutti i geometri catastali nell’opposizione a quest’andazzo. Occorre che andando ben oltre quello che ci viene richiesto ci sforziamo tutti di ridare piena dignità all’atto catastale che dobbiamo presentare agli uffici, mettere la massima diligenza nella stesura per esempio, dando maggiore rilevanza ai dati planimetrici dell’elaborato così come delineando pure i lotti confinanti. Si tratta di far tornare comprensibile anche al non tecnico, al cliente e al cittadino, l’intero atto catastale. E questo anche se al Catasto può bastare uno schizzo abbozzato, un semplice schemino senza misure e aree confinanti, la nostra sfida è la 6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

presentazione di un documento trasparente, leggibile e affidabile, per gli addetti ai lavori e soprattutto per il committente la migliore approssimazione possibile tra un disegno e il reale». Indubbiamente una bella battaglia… «Sì, una battaglia che si completa con la richiesta “politica” dei nostri vertici di categoria a ogni livello (provin-

ciale, regionale e nazionale) d’un immediato e deciso salto di qualità della rappresentazione del reale negli atti e nelle mappe. In un’epoca che ha ormai acquisito da tempo tecnologie di riferimento geografico gsm, ogni elemento in mappa deve essere geo-referenziato, deve poggiare su punti acclarati e indiscutibilmente posizionati. Deve finire l’epoca delle mappe “appoggiate” su reti dai rife-

rimenti incerti e discutibili, da punti variati nel tempo, da elementi non scientificamente acclarati: le tecnologie ci sono, sono affidabili e neppure tropo costose, ma è finora mancata la volontà politica». Ciò che dalla volontà politica è emerso, soprattutto in questi mesi, è la volontà di usare il Catasto non tanto per migliorare la rappresentazione del reale, quanto per poter meglio imporre tasse e gabelle. A questo


INTERVISTA Da sinistra, i geometri Angelo Este, Laura Cinelli e il presidente Giovanni Platto

proposito ha fatto molto discutere anche la denuncia giornalistica di milioni di case fantasma che l’Agenzia del territorio avrebbe scoperto nel nostro Paese semplicemente verificando la discrasia tra le mappe catastali e le fotografie scattate dagli aerei. Ma davvero c’è tanto patrimonio immobiliare ancora ignoto al Catasto e al Fisco? «Non conosco la situazione nazionale o di aree specifiche al Sud alle quali spesso fanno riferimento le denunce degli organi d’informazione. Se guardo però a Brescia, l’intera questione delle cosiddette case fantasma, mi sembra una forzatura». Davvero? Eppure abbiamo letto tutti che nel Bresciano ci sarebbero non meno di 8.100 case fantasma… «Ed è proprio questa la forzatura. Quando vai oltre il titolo ad effetto di qualche giornale scopri che innanzitutto non sono 8.100 immobili o case fantasma, ma 8.100 difformità tra quanto risulta al catasto e quanto sembra emergere da una fotografia scattata dall’alto. Se poi andiamo avanti nell’approfondimento scopriamo subito che non si tratta di nulla di macro; per capirci, non manca all’appello un capannone, un condominio, una villa, ma nella stragrande maggioranza dei casi pezzi di immobile che potrebbero essere stati aggiunti, tettoie, persino, in non pochi casi, contenitori ricoperti da un telo che nella foto sembrano parallelepipedi in muratura, ma nella realtà

non lo sono». Nessuna scandalosa manomissione abusiva del territorio dunque, nessun ecomostro? «No e sarebbe ben strano che in una terra inurbata com’è il Bresciano case e capannoni abusivi fossero sfuggiti agli infiniti controlli di Comuni, enti d’ogni genere e persino semplici cittadini. Ripeto: non escludo certo che ci siano situazioni caratterizzate da qualche

profilo illecito, ma si tratta di piccole cose. Di più: mano a mano che le verifiche vanno avanti si scopre che quegli 8.100 casi di differenza tra quanto appare in mappa e la realtà riguardano al 95% immobili agricoli e sono semplicemente errori di inserimento in mappa, oppure piccole difformità rispetto a immobili già accatastati, ad esempio tettoie aggiunte, ininfluenti sul piano fiscale

proprio perché agricole, talvolta già sanate dal privato». Ben poca cosa insomma? «Sì, anche se visto che l’elenco è pubblico ogni libero professionista può proporre al cliente di verificare le difformità e correggerle. Ed è anche questo un servizio significativo che molti colleghi hanno già avviato». ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 7


INTERVISTA

Acque agitate in catasto

L’allarme sale forte e chiaro dagli uffici dei colleghi specializzati nel seguire le pratiche catastali. Da oltre un anno infatti sono bloccati, per una complessa pastoia burocratica, tutti gli atti di aggiornamento catastale che, in qualche modo, coinvolgono i corsi d’acqua d’ogni genere, dai fiumi ai canali maestri e persino i fossi colatori. Tutto incomincia a maggio 2010 quando la filiale lombarda dell’Agenzia del Demanio [ADem] scrive a tutti gli Uffici provinciali lombardi dell’Agenzia del Territorio [AdT] chiedendo di essere coinvolta nelle procedure di registrazione degli atti di aggiornamento catastale qualora questi interessino la “partita speciale acque” poiché è necessario prima di una eventuale approvazione procedere alla verifica della proprietà (demaniale/privata) dei sedimi in questione. A giugno 2010 il direttore dell’ufficio provinciale di Brescia di AdT comunica alle categorie professionali ed ai comuni bresciani che atti di aggiornamento nonché istanze in argomento prive dell’accennato nulla osta [di ADem] non potranno conseguentemente trovare accoglimento. A luglio 2010 la Direzione centrale catasto e cartografia di AdT rilascia, anche a seguito delle doglianze sollevate dai geometri presso la Direzione regionale Lombardia di AdT, una nota in merito alla specifica problematica (allargata alle “strade pubbliche”) : AdT precisa che la natura [???] pubblica o privata dei piccoli corsi d’acqua può essere attestata solo dagli enti preposti (Magistrato delle Acque, Demanio, Ufficio del Genio civile – soppresso da oltre 8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

un decennio – ecc. [testuale ecc.!!!]); AdT dispone che gli uffici [provinciali] dovranno inoltre verificare gli atti di aggiornamento approvati in periodi pregressi [dall’unità d’Italia vien da pensare] ripristinando la rappresentazione cartografica “ante” e annotando (per i tipi mappale) la “riserva1”. A settembre 2010 la Direzione regionale Lombardia di AdT, di concerto con la filiale di ADem, ha emanato un’ulteriore nota sull’argomento disponendo che gli uffici provinciali verificheranno la presentazione di idonea attestazione dell’organo idraulico competente [Ente preposto], contenente specifiche indicazioni relative: 1) funzionalità idraulica; 2) eventuale funzione pubblica, presente o pregressa [da quando? … dall’unità d’Italia???]. Da ultimo per ora [agosto 2011] la filiale Lombardia di ADem ha comunicato che la dichiarazione rilasciata da un comune bresciano (quale “Organo idraulico competente”) in merito al frazionamento di un fosso appare incompleta …. E pertanto altro giro! Ne abbiamo parlato con il collega Angelo Este, consigliere del nostro Collegio. Il geom. Este affianca il presidente della Consulta Geometri della Regione Lombardia, geom. Michele Specchio, sulla specifica questione. Non siamo di fronte alla solita lamentela sulle lungaggini o sulla inadeguatezza del servizio catastale: anche i non specialisti avvertono che la questione “acque” va oltre il catasto stesso e costituisce un problema più generale, anche per le evidenti ripercussioni sulle attività economiche collegate alla trasformazione

del territorio. «Se non si fraziona e non si accatastano gli immobili si blocca tutta l’economia legata agli immobili; è difficile pensare, nella piana lombarda, a nuova edificazione (o a nuove opere pubbliche) che non coinvolgano terreni


INTERVISTA Il geom. Angelo Este, esperto di problemi catastali

irrigui e di conseguenza fossi. A breve partiranno le acquisizioni di terreni dove passerà la BreBeMi e per la Pedemontana : se non sarà possibile frazionare le migliaia di fossi situati lungo il percorso (acquisendone il sedime) come si potranno perfezionare compiuta-

mente i trasferimenti di proprietà?» Atteso che le cose stiano come tu dici, come mai la questione sembra interessare principalmente la regione Lombardia e particolarmente la provincia di Brescia? «La tenuta a giorno catastale delle strade e dei sedimi

dove scorre l’acqua (l’acqua è sempre e dovunque “cosa pubblica”) non è affatto mero esercizio tecnico; a monte vi sono questioni giuridiche e di tecnica catastale assai complesse. Il catasto italiano sconta un’impostazione originale (con più realismo il peccato originale) :

la rilevanza fiscale degli immobili che sono in esso rappresentati, censiti ed allibrati (le leggi catastali si formano e si fermano dall’unità d’Italia alla prima metà del secolo scorso, poi si è fatta “manutenzione”) viene prima di ogni altro aspetto civilistico. Le strade e le acque hanno attitudine fiscale zero e pertanto, diciamo così, sono “vestizioni” indispensabili a dare continuità di rappresentazione alla cartografia catastale; il loro allibramento avviene solo e soltanto mediante riporto della superficie (per singolo foglio nel NCTR o per l’intero comune censuario nel NCT) nelle “partite speciali” di pertinenza: “strade pubbliche” ed “acque esenti da estimo”. Nei catasti di tipo austriaco (di fatto, da Riva di Trento al Polo Nord) la particella catastale costituisce punto di imputazione di tutte le iscrizioni della pubblicità immobiliare e pertanto anche le strade e le acque hanno propri identificativi catastali ed è noto a tutti di chi sono. Tornando a noi, in provincia di Brescia : dall’unità d’Italia e fino all’entrata in conservazione del NCTR (mappa nuova a perimetro chiuso) ovvero fino alla informatizzazione degli atti catastali laddove è tuttora vigente la mappa NCT (vecchia mappa a perimetro aperto) i corsi d’acqua non di pertinenza dei fondi limitrofi erano rappresentati con doppia linea continua e la loro superficie allibrata alla partita speciale “acque pubbliche”; i corsi d’acqua IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 9


INTERVISTA

di pertinenza dei fondi limitrofi erano rappresentati come vestizione a linea tratteggiata e la loro superficie compresa nella proprietà privata del bene principale. Nel rifacimento delle mappe, attorno agli anni ’60 del

secolo scorso, il catasto allibrò praticamente tutti i sedimi dei canali (tranne alcuni tratti terminali e tralasciando le operazioni di delimitazione della proprietà) alla partita speciale “acque esenti da estimo”; e ciò indipendentemente dalla effettiva proprietà [l’aspetto fiscale (passa l’acqua, non produce reddito e pertanto lo tolgo dalla base imponibile) ha prevalso sulla corretta rappresentazione della proprietà azzerando, nello specifico, l’attendibi10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

lità del dato catastale stesso]. Stralciò inoltre la superficie del sedime dei canali dai fondi limitrofi e rappresentò in mappa i canali maestri con doppia linea continua (tranne alcuni tratti terminali). In breve nei co-

muni oggi rappresentati con mappa nuova (70% della provincia di Brescia) il catasto ha “espropriato” alle proprietà limitrofe i sedimi dei fossi di pertinenza mentre nella restante parte della provincia, tipicamente le zone montane e lacustri, la questione non si pone perché è rimasta in vigore la “vecchia mappa NCT”. Un esempio eloquente: Bedizzole e Prevalle: sono comuni contermini ma con acque “diversamente agitate”, uno con mappa vecchia (Pre-

valle, già Goglione Sopra e Sotto), uno (Bedizzole) con mappa nuova: leangustie acquatiche (direbbe Totò) dei bedizzolesi sono ignote agli abitanti di Prevalle … . In questa situazione ci stanno tutte le province della pia-

nura lombarda proprio perché solo in Lombardia il catasto avviò negli anni ’50 il rifacimento delle mappe : non vi sono altre zone dell’Italia dove il rifacimento delle mappe abbia così significativamente ed estesamente innovato il catasto. Per questo la questione è “scoppiata” in Lombardia. Annoto che la mappa NCTR è il capolavoro di una generazione di geometri del catasto (il direttore del catasto era, allora, il prof. Boaga); il lavoro fatto allora è general-

mente di una qualità eccezionale, peccato che le acque siano state mal-trattate. Tu chiedi perché Brescia più di tutti : forse a giugno 2010 le cose non erano a tutti così chiare; oggi, ti assicuro, siamo tutti sullo stesso barcone!» E come mai è “scoppiata” solo a maggio dello scorso anno; come andavano le cose prima? Come mai le “strade pubbliche” sono marginali alle tue argomentazioni? «Fino a maggio dello scorso anno la registrazione degli atti di aggiornamento che interessavano le acque era preceduta dalla verifica con le risultanze della mappa vecchia-NCT: se in quella mappa il canale era rappresentato con tratteggio (o non rappresentato) si procedeva senza indugio alla registrazione; se invece era rappresentato con doppia linea continua si procedeva prioritariamente alla verifica della proprietà del sedime e poi, accertata la proprietà, alla registrazione. La verifica permetteva di risolvere il 90% dei casi e nel restante 10% si poteva ragionevolmente ritenere che il sedime dei fossi (perché sempre e solo di “piccoli corsi d’acqua” si tratta) non fosse mai stato incorporato nelle proprietà limitrofe, a meno di espressa annotazione negli atti di trasferimento della proprietà stessa. A maggio dello scorso anno ADem e AdT sono entrate a gamba tesa nella questione ponendo a carico delle proprietà contermini e degli enti gestori


INTERVISTA

delle acque adempimenti ed attestazioni a cui loro stesse [le Agenzie] non sono, per quanto di competenza, in grado di assolvere. Le verifiche che afferiscono agli atti di aggiornamento che interessano le “strade pubbliche” sono assai meno problematiche poiché è sempre possibile “applicandosi” accertare di chi è la proprietà della sede stradale». Da maggio 2010 ad oggi quali sono stati gli sviluppi; quali le iniziative dei geometri? «L’introduzione riporta, sommariamente, alcune “evoluzioni” di questi mesi : dalla certificazione esclusiva di ADem si è passati ad una verifica più realistica (in ogni caso resta esclusa ogni attestazione rilasciata da privati). Solo che agli “organi idraulici competenti” (ed ai loro funzionari preposti) sono richieste, tassativamente, attestazioni impossibili da rilasciare quali dichiarazioni circa la “funzione pubblica presente o pregressa dell’area”. Ancorché, di fronte al blocco di iniziative importanti per gli enti locali stessi, qualche funzionario rilasciasse, a suo rischio e pericolo, una simile attestazione (di fatto priva di qualsiasi riscontro documentale) AdT registrerebbe l’atto di aggiornamento allibrando le particelle di nuova formazione, per la sola parte censuaria, nell’ambito della partita speciale “Acque esenti da estimo”. Circa l’intestazione cata-

stale alla ditta effettivamente proprietaria così scrive il Direttore dell’Ufficio provinciale di Brescia di AdT con nota del 28 gennaio 2011: con l’occasione si evidenzia, per quanto attiene la successiva intestazione ad un eventuale nuovo titolare dei diritti reali delle nuove particelle identificate a stralcio, dovrà pervenire un idoneo titolo giustificativo. Adempimento a cui è possibile dar seguito qualora l’immobile sia pervenuto alla proprietà attuale anteriormente all’entrata in conservazione della vigente mappa NCTR; di fatto formalmente non possibile se vi sono stati trasferimenti di proprietà con riferimenti alla mappa NCTR.

A

fine luglio 2010, in occasione della prima riunione utile con fra Commissione Catasto regionale e Direzione regionale di AdT, ho illustrato ai convenuti (era presente anche il consigliere nazionale geom. Raza) i “molteplici aspetti” della questione; in data 2 agosto 2010 e successivamente in data 30 novembre 2010 il nostro presidente Giovanni Platto ha inviato argomentate note alle varie Direzioni di AdT : note che non sono mai state riscontrate. La questione è seguita sin dall’inizio, com’è giusto che sia, personalmente dal Presidente della Consulta regionale geometri geom. Specchio; questi mi ha chiesto di affiancarlo per gli aspetti tecnici. Mi risulta che della

questione si sia più volte discusso in sede di Consulta e che siano stati promossi contatti con la Regione Lombardia (a cui il “federalismo demaniale” attribuisce la materia) e con la Direzione centrale di AdT». Come uscire da un simile groviglio? «Proprio perché la tenuta a giorno delle acque e delle strade impatta con problematiche assai complesse la nostra azione deve essere rivolta a conseguire un risultato rispettoso dei legittimi interessi “privati”, ma anche dell’“interesse pubblico”. La registrazione nelle banche dati catastali degli atti di aggiornamento è “il primo” di una serie di adempimenti necessari al conseguimento di una precisa finalità quale la compravendita di immobili o l’aggiornamento catastale stesso a seguito di edificazione, anche quando c’è di mezzo un fosso. A mio avviso (e in tal senso mi sono speso in questi mesi) è indispensabile che sia prioritariamente verificato, avvalendosi anche di collaborazioni specialistiche, il contesto giuridico della questione: le circolari e le note di una agenzia fiscale (o del demanio) non hanno valenza giuridica e potrebbe essere che servano più a tutelare gli “interni” che a costituire fonte di adempimenti cogenti per gli “esterni”. È inoltre necessario che

verifichiamo anche con i notai come venircene fuori : portato a casa il sudato frazionamento potremmo poi trovare un notaio che non rogita perché il Catasto ha apposto una maliziosa “Riserva1” sulle intestazioni. Dovremmo “attenzionare” anche la Regione Lombardia poiché è a questo livello istituzionale che il “neonato” federalismo demaniale ha attribuito la titolarità delle funzioni connesse alle acque; è la Regione che, con determinazioni proprie, delega, di norma agli enti locali o ai consorzi di bonifica (qui rimando agli “organi idraulici competenti già citati), la gestione delle funzioni ad essa attribuite. Ad onor del vero bisogna ricordare che per i colleghi, in tempi lontani e non, la salvaguardia della “cosa pubblica” (acque, strade ed altro) non è stata una priorità; e ciò non andava e non va affatto bene. Per quanto mi riguarda posso assicurare che sulle acque e sulle strade, nel limite delle mie capacità, cercherò di contribuire a “rimettere al suo posto” la tegola che ci è caduta addosso in una bella giornata di maggio e di cui, tutti, avremmo fatto a meno». ❑

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DAL CONSIGLIO NAZIONALE Da “ItaliaOggi” 30 luglio 2011

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efinizione delle competenze e sinergia tra le categorie tecniche: non ha dubbi il presidente del Consiglio Nazionale dei geometri Fausto Savoldi nel definire che si apre una nuova stagione tra le categorie tecniche, di confronto e dibattito, che guarda al superamento delle istanze delle singole categorie per superare i passati contenziosi e i singoli particolarismi. Presidente Savoldi, prima della pausa estiva, quali gli obiettivi raggiunti quest’anno? «I principali obiettivi raggiunti sono stati, da una parte la mobilitazione della categoria sul tema delle competenze che non poteva più essere rimandato e dall’altra l’organizzazione di eventi, convegni e congressi che ci hanno dato come categoria, la possibilità di un confronto continuo su temi sentiti come prioritari. Come il nostro futuro professionale. Una categoria, che pur mantenendo la propria professionalità e capacità tecnica, deve essere in grado di accogliere le sfide che i cambiamenti della società impongono. Infatti, il ruolo del geometra, non si esaurisce nella sola attività edilizia, ma coinvolge altri settori oggi di vitale importanza: il contenimento dei consumi energetici, la tutela dell’ambiente e del patrimonio storico e culturale, la sicurezza sui luoghi di lavoro. Tutte attività legate all’edilizia che impongono ai geometri un nuovo modo di pensare e organizzare la pro12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

Nuove sinergie tra le categorie Il pensiero del Presidente Cng Fausto Savoldi pria attività professionale, con particolare riferimento all’attività dei giovani che in questi settori si stanno specializzando in numero sempre maggiore, con la determinante presenza delle donne geometra. Non solo, ma il confronto della categoria è stato possibile anche grazie all’attività svolta dalla Fondazione geometri italiani, organismo costituito del Consiglio Nazionale geometri e geometri laureati e dalla Cassa italiana di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti, che è stata sempre un valido strumento di supporto per i professionisti iscritti all’Albo, offrendo sempre più servizi per favorire il dialogo tra gli iscritti e gli organi istituzionali di categoria all’interno di una più ampia strategia di miglioramento del livello tecnico dei liberi professionisti. Inoltre tutte le associazioni di categoria, contribuiscono alla formazione dei nostri iscritti, mettendo a disposizione competenze specifiche. Infine la categoria si è dedicata a rafforzare i rapporti con le varie associazioni internazionali, che nel mondo rappresentano le istanze della nostra categoria, in un’ottica di scambio e di confronto reciproco». Presidente, settembre per voi sarà

un mese importante, sarete promotori di tavole rotonde, insieme alle altre categorie tecniche, per una riflessione in materia di competenze, accogliendo anche le istanze del presidente degli architetti. Cosa vi aspettate da questi incontri? «Sicuramente è una nuova stagione per le professioni tecniche. La proposta alla collaborazione tra categorie rivolta dal presidente del Consiglio nazionale degli architetti, Leopoldo Freyrie, è ben accolta e giudicata molto favorevolmente dal Consiglio nazionale dei geometri, ed è quello che auspicavamo da tempo. Accettando l’invito al dialogo del presidente del Consiglio nazionale degli architetti, ci vogliamo fare promotori di tavole rotonde che prevedano il coinvolgimento di tutti gli esponenti delle professioni tecniche. A settembre abbiamo già organizzato il primo di una serie di incontri, al quale teniamo in modo particolare, tanto

che confidiamo, di poter presentare ai politici una chiara definizione in materia di competenze, come risultato dei diversi progetti scaturiti dal confronto tra le diverse categorie tecniche. Il primo progetto, che auspico sarà unitario, riguarda le competenza: il nostro obiettivo è pubblicare un vero e proprio compendio che possa riassumere le istanze delle diverse categorie tecniche. E il secondo obiettivo che ci poniamo è un progetto ambizioso e trasversale. Puntiamo all’aggregazione di soggetti appartenenti a diverse categorie tecniche per creare in Italia due livelli di tecnici complementari fra loro per qualità di prestazione e nel massimo rispetto della deontologia professionale». In tema di competenza, cosa significa per la categoria che lei rappresenta, il decreto legislativo del 13 dicembre 2010 n. 212? «Il decreto legislativo del 13 dicembre 2010 n. 212 ha comportato l’abrogazione del regio decreto del 16 novembre 1939 n. 2229 - Norme per la progettazione esecutiva delle opere in conglomerato cementizio semplice o armato. L’abrogazione rispecchia il filo conduttore di leggi successivamente approvate, che rendevano questa norma anacronistica, e applicata solamente nel vano tentativo di limitare, a i geometri parte dell’attività relativa alla progettazione edilizia. Ora, grazie alla semplificazione normativa voluta dal ministro Roberto


DAL CONSIGLIO NAZIONALE

Calderoli, si aprono maggiori possibilità per definire le nostre competenze, partendo, mi auguro, da uno spirito di ponderatezza e collaborazione con le altre categorie concorrenti». E come è cambiata l’attività dei geometri, a partire dall’attuazione del Dl 212 del 13 dicembre 2010? «La nostra attività non è cambiata. Siamo andati avanti come prima, in attesa di condividere con le altre

categorie la bontà del provvedimento, nella spranza che anche le altre professioni tecniche, siano propense alla ragionevolezza che ha da sempre caratterizzato il nostro comportamento. Il Consiglio nazionale geometri è determinato a proseguire, raccogliendo il pacato invito rivolto a tutte le categorie da parte del presidente del Consiglio nazionale degli architetti, Leopoldo Freyrie, e

lungo la strada indicata dal legislatore, facendosi promotore della costituzione di un comitato interprofessionale paritetico di studio, che prevede la partecipazione dei rappresentanti di tutte le professioni tecniche. L’obiettivo principale sarà quello di conoscere, catalogare, studiare e analizzare insieme il quadro normativo in materia di competenze professionali, per elaborare una casistica di riferimento,

che possa essere un dato concreto da cui partire per indirizzare i rispettivi iscritti ad analizzare le competenze di ciascuna categoria. Sono sicuro che tutti vorranno accogliere l’invito al dialogo, da più parti auspicato nell’interesse della collettività. Il decreto legislativo del 13 dicembre 2010 n. 212 costituisce un solido punto di partenza, che pone tutte le categorie tecniche sullo stesso piano. ❑

I geometri sempre più strategici per l’economia l geometra del futuro sarà un professionista green sempre più specializzato e informatizzato. È quanto emerge dall’indagine previsionale “™uclide 2020. I geometri del futuro” commissionata dal Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati alla S3 Studium e condotta secondo il metodo “Delphi”, uno degli strumenti più affidabili per delineare prospettive di medio termine, che ha coinvolto un qualificato panel di esperti afferenti ad aree professionali e disciplinari differenti. La ricerca ha avuto come obiettivo quello di tracciare l’evoluzione della figura professionale del geometra da oggi al 2020, a partire dalle trasformazioni economiche politiche e sociali sul settore. Infatti l’indagine previsionale ™uclide 2020 presentata a Verona lo scorso 29 giugno, è solo l’inizio di un percorso che proietta la Categoria a guardare al futuro ponendosi nuovi obiettivi su cui i geometri da sempre si sono interrogati, come spiega il presidente del Consiglio Nazionale geometri Fausto Savoldi «oggi non si può solo pensare a costruire, ma al contrario si dve recuperare e bene, con un’attenzione al territorio e alle nuove sfide che da esso derivano. I geometri sono presenti in tutte le località e paesi, conoscono bene il nostro territorio, perché l’hanno valutato e misurato. La nostra è la prima categoria professionale che ha il compito di tutelare l’ambiente ed ha la possibilità di spiegare al cittadino che le cose si possono fare in modo diverso». L’edilizia moderna si trasfor-

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ma, con grande attenzione al rapporto tra progettazione e impatto ambientale, e la categoria, in una società sempre più complessa e in costante cambiamento, è pronta ad accettare le nuove sfide che il futuro pone. L’attività professionale del geometra, tecnico di base del territorio e portatore di istanze diffuse della società, incide profondamente sul territorio e sull’ambiente. Il mondo dell’economia e della ricerca individua come gli sbocchi più importanti nel campo del lavoro e delle attività intellettuali, nell’immediato futuro riguarderanno l’ambiente. Molte scelte di sviluppo del passato non aderenti al territorio, gli eventi climatici anomali in costante aumento e la necessità di individuare delle politiche di risparmio energetico nelle costruzioni, inducono anche i geometri, consapevoli delle proprie responsabilità, ad un esame più attento e responsabile della propria professione. «I geometri hanno saputo trasformarsi nel tempo adeguandosi alle esigenze dell’economia, prima industriale e poi post industriale». «Ma la nostra capacità di adattamento – ha proseguito Savoldi – in un contesto di economia globale quale quello in cui oggi i geometri si trovano ad operare non basta più. Occorre porre mano ad una legislazione che consenta alla categoria di cogliere le sfide sul mercato globale, in particolare per dare un futuro ai nostri giovani iscritti». E il progetto di ricerca Euclide 2020 indica infatti linee di sviluppo simili a quelle designate fino ad oggi

dal presidente Fausto Savoldi. Nel prossimo decennio cambierà l’idea del costruire, i professionisti dovranno confrontarsi con tematiche essenziali, quali la salvaguardia del paesaggio, il contenimento dei consumi energetici e l’impiego di fonti energetiche alternative. Verrà posta inoltre molta più cura nella scelta e nell’utilizzo dei materiali. I temi con i quali il futuro geometra dovrà confrontarsi nel futuro, saranno quindi legati a parole chiave come energia, sicurezza, ambiente ed ecologia. I geometri dunque, forti della loro conoscenza del territorio acquisita nel corso del tempo, assumeranno anche un ruolo importante di tutela del paesaggio svolgendo un’azione di sensibilizzazione e formazione in materia ambientale nel recupero del patrimonio edilizio del nostro Paese. «I geometri si sono posti il traguardo di essere partecipi e protagonisti di uno sviluppo sostenibile del territorio e della società, ottenuto mediante l’attenzione all’ambiente, al paesaggio e al nostro patrimonio culturale. Si tratta di una vera trasformazione che nei prossimi anni offrirà straordinarie occasioni di lavoro per le nuove generazioni di tecnici, chiamati ad essere il necessario raccordo tra quanto la scienza e la ricerca indicano ed il quotidiano agire del cittadino» ha concluso il presidente Fausto Savoldi ❑

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 13


DAL CONSIGLIO NAZIONALE Raffaella Annovazzi

A

Mazara del Vallo il 27 maggio scorso si è svolto, al Kempinski Hotel Giardino di Costanza, il primo di una serie di convegni itineranti su temi ambientali organizzati dal Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laurati con il supporto del Collegio di Trapani e di A.G.I.C.A.T. (Associazione Geometri Italiani Consulenti Ambiente e Territorio). Destinato ai dirigenti dei Collegi della Sicilia e della Calabria, ha visto lo svolgersi di relazioni sulla tutela dell’ambiente e sul risparmio energetico, argomenti particolarmente attuali anche nelle regioni meridionali con clima tipica-

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A Mazara del Vallo il primo convegno itinerante sulla tutela ambientale mente mediterraneo. Ha aperto i lavori la prolusione del presidente del Collegio di Trapani geom. Francesco Parrinello, cui sono seguiti gli interventi del geom. Fausto Savoldi, presidente del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati, del geom. Benito Grande, presidente del Comitato regionale Sicilia, dei geomm. Carmelo Garofalo e Francesco Di Leo, consiglieri della Cassa di previdenza. Sei i relatori: il geom. Ruben Sagredin, presidente Agicat, che ha introdotto il tema; l’ing. Norbert Lantschener, direttore dell’Agenzia CasaClima di Bolzano che ha par-

lato di “Architettura, abitare ed ambiente nell’era solare”; l’arch. Alberto Bruno dello Studio Mario Cucinella Architects, “Alcuni esempi di architettura bioclimatica in ambito mediterraneo”; l’arch. Edoardo Zanchini di Legambiente, “La spinta dei Comuni all’innovazione energetica in edilizia”; il dott. geologo Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio Nazionale Geologi; i geomm. Claudio Baldo e Leonardo Baldassari del Collegio di Brescia, “Soluzioni tecniche applicate: un esempio di basso fabbisogno energetico nelle residenze”. Il susseguirsi delle relazioni ha molto interessato i pre-

senti, dirigenti dei Collegi provinciali di Sicilia e Calabria, e geometri liberi professionisti delle due regioni, che hanno sottolineato la situazione particolarmente critica dell’ambiente soprattutto per quanto riguarda il piano energetico, evidenziando quali possano essere le tipologie costruttive e gli accorgimenti da adottare a grande e piccola scala per «costruire il futuro».

L’

intervento dei colleghi bresciani Baldo e Baldassari è stato particolarmente apprezzato per il taglio pratico e operativo, incentrato sulla descrizione di progetti realizzati ponendo particolare attenzione all’involucro edilizio, sia opaco che trasparente. I due relatori hanno fatto inoltre notare come l’attenzione a questi componenti diventi essenziale sul piano del basso fabbisogno energetico e delle relative ricadute ambientali. La partecipazione al convegno è stata, per i colleghi siciliani, propedeutica a un corso sulla certificazione energetica degli edifici organizzato dal CNR e dal Collegio di Trapani, che ha raccolto nelle due edizioni previste un gran numero di adesioni. Il prossimo convegno itinerante della serie voluta dal CNG, previsto per il mese di settembre, vedrà coinvolte sui medesi temi altre regioni italiane. ❑


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“La mediazione delle controversie” Parte terza

Capitolo 2 - Ambiti di applicazione I settori di operatività nel settore del geometra si possono così identificare: 1. Condominio La tabella millesimale da revisionare, il vicino troppo rumoroso, il condomino del piano di sopra che stende i panni senza curarsi del condomino del piano sottostante, la ripartizione delle spese adottate dall’Amministratore che non intendiamo pagare, l’uso dei parcheggi e delle aree condominiali … i conflitti che si innescano in un condominio sono veramente infiniti. Spesso, anzi quasi sempre, non si vede altra via d’uscita che ricorrere alle vie legali e quindi al Giudice, con giudizi in tempi lunghi e costosi e inasprimento del rapporto fra i condomini. La mediazione fra condomini ha l’obiettivo di permettere ai cittadini l’esercizio dei propri diritti in un clima di cooperazione e reciproco rispetto, l’assemblea deve essere vista come elemento di aggregazione dei condomini, magari con momenti di svago. 2. Divisioni ereditarie Le successioni erediarie possono causare dissapori in ambito familiare e lungaggini dal punto di vista giudiziario. L’intervento di un terzo neutrale può consentire alle parti di raggiungere un accordo in tempi brevi, appagando tutti, ma soprattutto, salvaguardando la bontà dei rapporti familiari. 16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

3. Aspetti tecnici dell’azione di regolamento di confini L’azione di regolamento di confini “riconfinazione” è regolata dall’articolo 950 del C. civ. che testualmente recita: «quando un confine tra due fondi è incerto, ciascuno dei due proprietari può chiedere che sia stabilito giudizialmente. Ogni mezzo di prova è ammesso. In mancanza di altri elementi, il Giudice si attiene al confine delineato nelle mappe catastali»; Coloro che operano nel settore sanno benissimo che non sempre è chiaro ed evidente quale sia il confine tra due fondi, elementi fissi sui luoghi discordanti tra di loro, errore sulle mappe catastali, frazionamenti che hanno generato i lotti sbagliati o mal eseguiti o mal introdotti in mappa. E per questi motivi e per il fatto che una causa giudiziaria comunque tende ad allontanare le persone anziché ad avvicinarle (due frontisti, normalmente sono anche vicini di casa), e ad inasprire i loro rapporti, l’intervento del mediatore, quale negoziatore delle parti e terzo istruito nei confronti dei due colleghi, è sicuramente un buon binomio per risolvere lma questione in sede amichevole, rapidamente e comunque in modo tecnicamente corretto. 4. Appalti pubblici o privati Le numerose controversie tra appaltatore ed appaltante comportano tempi e costi elevatissimi e ritardi

nella consegna dell’opera. Comporta altresì l’allontanamento definitivo di stazioni appaltanti e stazioni appaltatrici, anche se fino a quel momento avevano lavorato bene e in accordo. La caratteristica della cooperatività usata dal mediatore farà in modo che le parti in mediazione utilizzino i principi della “negoziazione collaborativa”, attaccando il problema e non se stesse; ottenendo così un doppio risultato: otterranno la soluzione dei loro problemi e rafforzeranno le loro relazioni. 5. Urbanistica edilizia e ambientale Sempre più vi sono problemi che generano conflitti sull’applicazione di norme urbanistico-ambientali che provocano ritardi nelle partenze dei cantieri. Mesi e mesi a cercare di capire che cosa vuol dire una norma o come il dipendente pubblico la interpreti, con ritardi abissali per i clienti dei professionisti. Ed è per questo che la mediazione agevola con la sua caratteristica della velocità e dell’utilizzo di un terzo istruito e super partes, i tempi di discussione, senza accentuare il conflitto che potrebbe avere anche punte molto elevate in caso di danni per il non realizzo nei tempi dell’opera in progetto. 6. Regolamentazione delle distanze nelle costruzioni Non sempre, ma molte volte

il problema non è se il vicino ha costruito a distanza legale oppure no; molte volte il problema è che il vicino ha costruito o realizzato qualcosa senza neanche domandare all’altro vicino il permesso o senza fargli presente che voleva edificare nelle vicinanze del suo confine. Questi problemi, che sono all’ordine del giorno, nella generazione dei conflitti, possono essere risolti in modo completo, operando soprattutto sulla comunicazione interrotta o sulle percezioni negative dei vicini, da una procedura di mediazione e non solo sulla verifica delle norme. Considerando che la tipologia è vasta e che le ipotesi da esaminare sono complesse, il mediatore dovrà essere molto preparato sulla materia al momento dell’applicazione dei filtri per la stesura dell’accordo. 7. Costituzione di servitù Il conflitto che si genera nelle costituzioni di servitù molte volte è legato alla scarsa comunicazione delle persone, alla scarsa attenzione degli elementi soggettivi, molto più profondi (comunicazioni inefficaci, malintesi, percezioni parziali, aspettative mancate, diffidenze, ecc;), che generano per l’appunto il conflitto tra le parti. E per questi motivi e per il fatto che una causa giudiziaria comunque tende ad allontanare le persone anziché ad avvicinarle (due frontisti, normalmente sono anche vicini di casa), e ad i-


FORMAZIONE PROFESSIONALE

nasprire i loro rapporti, l’intervento del mediatore, quale negoziatore delle parti e terzo istruito nei confronti dei due colleghi, è sicuramente un buon binomio per risolvere la questione in sede amichevole, rapidamente e comunque in modo tecnicamente corretto, specialmente nella terza fase all’atto dell’applicazione dei filtri all’eventuale accordo negoziale trovato. 8. Mediazione in sede giudiziale In sede giudiziale, i mediatori operano già come Ctu nel 696 bis. La norma dell’accertamento tecnico preventivo prevede che «Il consulente prima di provvedere al deposito della relazione, tenta, ove possibile, la medizione delle parti». In tal sede è importante che il Ctu sia abilitato anche come mediatore, i consulenti tecnici, ancorché preparati e competenti nei rispettivi settori, possono non garantire una specifica competenza e professionalità nelle tecnche di negoziazione e gestione dei conflitti. È evidente il rischio, tutt’altro che remoto, di vedere affidate le procedure di mediazione a soggetti che non abbiano la specifica preparazione nella conduzione e gestione di una procedura. Il tentativo pertanto si sposterebbe solo sul piano delle posizioni, anziché sugli interessi. Capitolo 3 - Definizioni

Mediazione: l’attività svolta da un terzo imparziale e finalizzata ad assistere due o più soggetti sia nella ricerca di un accordo amichevole per la composizione di una controversia, sia nella formulazione di una proposta per la risoluzione della stessa (rif. Normativo Art. 1 comma c - D.M. 180/2010). Mediatore: la persona o le persone fisiche che, individualmente o collegialmente, svolgono la mediazione rimanendo prive, in ogni caso, del potere di rendere giudizi o decisioni vincolanti per i destinatari del servizio medesimo (rif. Normativo Art. 1, comma d D.M. 180/2010). Conciliazione: la composizione di una controversia a seguito dello svolgimento della medizione (rif. Normativo Art. 1, comma e - D.M. 180/2010). Organismo: ente pubblico o privato presso cui si può svolgere il procedimento

di mediazione ai sensi del decreto legislativo (rif; Normativo Art. 1, comma f - D.M. 180/2010). Indennità: importo posto a carico degli utenti per la fruizione del servizio di mediazione fornito dagli organismi (rif. Normativo Art. 1, comma h - D.M. 180/2010). Registro: il registro degli organismi istituito con decreto del Ministro della Giustizia (rif. Normativo Art. 1, comma i - D.M. 180/2010). Capacità finanziaria: occorre possedere un capitale non inferiore a quello la cui sottoscrizione è necessaria alla costituzione di una società a responsabilità limitata (Euro 10.000,00) (rif. Normativo Art. 4, comma 2a - D.M. 180/2010). Capacità organizzativa: l’OdM deve attestare di poter svolgere l’attività di mediazione in almeno due regioni itamliane o in almeno due province delmla medesima re-

gione, anche attraverso igli accordi di cui all’art; 7, comma 2, lettera c) (rif. Normativo Art. 4, comma 2a - D.M. 180/2010). Accordo: accordo o compromesso che pone fine ad una controversia. Sebbene il termine accordo sia comunemente usato in maniera intercambiabile con il termine “risoluzione”, è bene distinguerli. Un accordo può porre fine ad una vertenza, ma poterebbe non rislvere il conflitto sottostante ad essa; la risoluzione invece pone fina anche al conflitto all’origine della lite. ADR privata: Procedure ADR intraprese volontariamente dalle parti o in base ad una clausola contrattuale, in assenza di un ordine o di una decisione del tribunale. Mediazione amministrata: istituzioni, Camere di Commecio che, tra molteplici servizi offerti, contemplano la conduzione e la gestione delle varie procedure di ADR. Aggiudicativo: Avente le caratteristiche delle procedure di tipo aggiudicativo e quindi vincolanti. Arbitrato: Termine indicante la forma più tradizionale di risoluzione privata delle controversie, la quale prevede il rinvio della vertenza ad una o più persone imparziali (collegio arbitrale) per l’ottenimento di una decisione conclusiva e vincolante. L’arbitrato può essere amministrato IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 17


FORMAZIONE PROFESSIONALE

da un’ampia gamma di organizzazioni private, o non-amministrato, e quindi gestito esclusivamente dalle parti. L’arbitrato può essere: previsto da un accordo fra le parti; stipulato al momento della nascia della controversia; stipulato dalle clausole presenti nel contratto, scritte prima del verificarsi della vertenza. Clausola contrattuale di ADR: Clausola contenuta nel contratto fra le parti, volta a specificare un metodo di risoluzione delle controversie che possono sorgere in relazione all’accordo commerciale in questione. La clausola può riferirsi ad una o più tecniche di ADR e può eventualmente riportare il nome della terza parte che svolgerà il ruolo di arbitro o mediatore. Co-mediazione: Procedura di mediazione condotta simultaneamente o congiuntamente da due o più mediatori. Utilizzata spesso per risolvere complesse controversie multiparti o internazionali: per esempio nel caso di controversie internazionali dove le parti sono lontane tra di loro e i due mediatori sono solitamente scelti dalla nazionalità dei litiganti, pur ovviamente rimanendo entrambi assolutamente imparziali. Mediatore: terzo neutrale che conduce una procedura di mediazione. Il mediatore assiste le 18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

parti nel raggiungimento di una soluzione negoziata della vertenza ed è privo del potere di rendere alcuna decisione vincolante. Mediazione: è una procedura volontaria e informale in cui le parti di una controversia scelgono un terzo neutrale che le assista nel raggiungere una soluzione negoziata, senza che egli possa prendere delle decisioni vincolanti. Il ricorso alla mediazione può avvenire sulla base di una clausola contrattuale stipulata dalle parti, sulla base di un accordo privato alla nascita della vertenza o in quanto elemento di un programma endoprocessuale, in base alle disposizioni di legge (DLgs 28/2010). Mediazione valutativa: tipo

di mediazione in cui il mediatore valuta (o “giudica”) le posizioni delle parti, fornisce dei pareri, dà la sua opinione sul probabile esito in tribunale della causa e propone una o più formule risolutive. In contrasto con la mediazione facilitativa, il mediatore assume una posizione più interventista. Mediazione-arbitrato: procedura ibrida di ADR in cui le parti si impegnano ad esperire in prima battuta la mediazione, con intesa di ricorrere all’arbitrato nel caso in cui vi siano questioni rimaste irrisolte nella prima fase. Il terzo neutrale che funge da mediatore assume, se del caso, anche la funzione di arbitro. Questo aspetto può portare spesso le parti a non

cooperare pienamente con il mediatore, giacché egli potrebbe successivamente rivestire il ruolo dell’arbitro ed essere conseguentemente dotato della possibilità di emettere dei giudizi vincolanti. Controversia: controversia, vertenza, contenzioso, disputa. Creazione di valore: termine utilizzato da Lax e Sebenius (1986) per descrivere le attività che “ingrandiscono la torta”, come per esempio può essere la negoziazione collaborativa e integrativa. Fare la spola (mediazione navetta): tecnica di mediazione in cui, separate le parti in lite, il terzo neutrale fa la spola tra di esse nel tentativo di far cessare o ridurre i toni



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FORMAZIONE PROFESSIONALE

del conflitto e di raggiungere un accordo. Fasi della medizione: stadi convenzionali di una procedura di mediazione: 1) Fase preliminare; 2) Sessione congiunta iniziale; 3) Sessioni private; 4) Sessione congiunta finale. Giudizio ordinario: procedimento di risoluzione delle controversie che inizia con una domanda giudiziale e termina con l’archiviazione o l’esecuzione della sentenza. Il giudizio ordinario è condotto da un giudice togato o da una giuria formale o statale. Opposto alla ADR. Giudizio privato: termine generico usato per indicare una procedura privata o endoprocessuale in cui i litiganti investono un individuo privato del potere di ascoltare e decidere la loro vertenza. Indipendenza: assenza di qualsiasi legame oggettivo (rapporti personali o lavorativi) tra il mediatore e le parti. Imparzialità: attitudine soggettiva del mediatore, il quale non dve favorire una parte a scapito dell’altra. Lodo: decisione, giudizio, sentenza resa da una terza parte indipendentemente che stabilisce i termini di risoluzione di una controversia. Il termine si riferisce anche al supporto scritto che accompagna la decisione. Il lodo è particolarmente usato nell’arbitrato com-

merciale e del lavoro. Negoziazione: procedimento bilaterale o multilaterale secondo il quale le parti che divergono su una particolare questione tentano di raggiungere amichevolmente un accordo o un compromesso attraverso l’utilizzo di apposite modalità di comunicazione (conferenze, discussioni, ecc;). Al contrario della mediazione o di altre forme di ADR, nella procedura di negoziazione non vi è l’intervento di un terzo neutrale. Negoziazione basata sugli interessi: tipo di negoziazione con l’obiettivo di raggiungere un accordo che miri a riconciliare i diversi interessi. Negoziazione competitiva: stile e modo negoziale volto al conseguimento dei propri interessi specifici senza riguardo per quelli della controparte. Nella negoziazione competitiva si sfruttano tutti i poteri necessari per vincere e portare la controparte a perdere in un gioco a somma zero. In contrasto con la negoziazione cooperativa. Negoziazione cooperativa: stile e modo negoziale che prevede la collaborazione con la controparte al fine di trovare una soluzione soddisfacente per entrambe le parti (ad esempio una soluzione “creativa” che massimizzi il soddisfacimento degli interessi e non realizzi solo quelli di

una parte a scapito di quelli dell’altra). In contrasto con la negoziazione competitiva. Negoziazione diretta: negoziazione in cui le parti coinvolte nella controversia sono rappresentate dai massimi livelli dirigenziali. Il termine si riferisce a qualsiasi negoziazione in cui i litiganti comunicano fra di loro senza l’intervento di terze parti come i mediatori. La negoziazione diretta può avvenire anche nel corso di una procedura di mediazione. Neutrale: il termine neutrale indica una terza parte che interviene nella risoluzione di una controversia agendo in maniera imparziale, essendo immune da conflitti di interesse relativi alla vertenza. Una definizione legale corrente definisce il neutrale come un individuo o un’organizzazione qualificata che facilita la soluzione di una controversia in qualità di arbitro, mediatore. Neutralità: condizione che annovera le qualità che un mediatore deve essere in grado di sfruttare: imparzialità ed equidistanza, e non deve avere diretto interesse all’esito del procedimento di mediazione. Risoluzione: soluzione o azione volta alla risoluzione di un conflitto. Risoluzione alternativa delle controversie (Alternative Dispute Reso-

lution, ADR): espressione generale indicante le diverse modalità di risoluzione di una vertenza che permettono di evitare il ricorso al sistema processuale statale. Il termine comprende la negoziazione, la mediazione, l’arbitrato e tutte le loro varianti. Alcuni studiosi ritengono che l’arbitrato non sia classificabile nelle procedure di ADR. Per questo esiste anche la distinzione tra “procedure ADR volontarie” (che comprendono negoziazione e mediazione) e procedure ADR vincolanti o aggiudicative (che comprendono tutte le varie forme di arbitrato). Sessione congiunta: fase della negoziazione o mediazione in cui le parti si incontrano congiuntamente, in opposizione alla sessione privata. Sessione privata (Caucus): fase della mediazione in cui il mediatore parla individualmente con le parti per discutere separatamente le questioni sotto esame. Parte proponente: parte che propone la procedura di mediazione. Parte accettante: parte che accetta la procedura di mediazione. Consulente tecnico del mediatore (C.T.M.): da inserire all’interno di un elenco predefinito dall’organismo. (Fine della terza parte)

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DAL COLLEGIO DI BRESCIA Stefano Benedini

Professione geometra: prospettive e opportunità del prossimo decennio

I

l 29 giugno scorso si è svolto a Verona un convegno nel quale sono stati presentati gli esiti della ricerca previsionale ”Euclide 2020. I geometri del futuro” condotta per conto del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati dalla società S3Studium con l’obiettivo di dare indicazioni sul possibile sviluppo della professione nel prossimo decennio. Nella sintesi qui di seguito presentata abbiamo inteso offrire ai nostri lettori gli spunti principali emersi nella ricerca; consigliamo chi volesse approfondire tali temi di contattare tramite email il Collegio per un consulto degli atti del convegno. Il Collegio sarà lieto di raccogliere le considerazioni di questi colleghi e di pubblicarle nei prossimi numeri della rivista. 1. L’influenza dell’evoluzione sociale: due le principali tendenze del prossimo decennio: la globalizzazione, favorita dalla diffusione di internet che continuerà ad apportare trasformazioni nella società investendo in modo sempre più intenso nei settori della produttività e della diffusione delle conoscenze; e il localismo, cioè l’attenzione alla tutela e alla salvaguardia del proprio territorio, nel quale i geometri – più di altre categorie – vantando una competenza storica, da sempre costruita “sul campo”. A tal proposito proprio ai geometri sarànno richieste scelte estetiche e di materiali in armonia con la storia e l’identità del tessuto urbano in cui sono chiamati a operare, evitando spreco di risorse, soprattutto in funzione del contenimento dei consumi energetici e dell’utilizzo di fonti energetiche alternative.

etnico che caratterizza l’attuale società, determinerà un nuovo impatto sulla richiesta abitativa delle città; sarà necessario proporre un’edilizia di qualità, ma a costi bassi, e non dovranno essere sottovalutate le molteplici esigenze e tendenze finora espresse dai diversi gruppi etnici (p. es.: la maggior coesione e disponibilità economica della comunità cinese si esprimerà nella tendenza ad acquistare interi stabili). Per l’elevato costo degli affitti e delle abitazioni il centro urbano verrà progressivamente abbandonato dai giovani, dalle nuove coppie e dagli anziani. Si assisterà ad un processo di ruralizzazione delle città (orti urbani, maggior attenzione all’eco-sostenibilità). Il modello verso cui gli urbanisti si orienteranno non sarà quello delle megalopoli, si tenderà invece a privilegiare le abitudini italiane di vita di quartiere in centri satelliti nelle vicinanze delle città. Gli spazi urbani e paesaggistici verranno gestiti con maggiore attenzione. I geometri saranno perciò chiamati a svolgere un’azione di sensibilizzazione ambientale contribuendo al recupero edilizio e promuovendone la vivibilità e il design urbano; in virtù della loro conoscenza del luogo, interverranno sulle modifiche del territorio acquisendo ulteriore legittimazione professionale e affidabilità.

2. Le tendenze economiche: nelle future scelte urbanistiche la vivibilità sarà un elemento premiante con un rafforzamento dei nuovi settori dell’energia, della sicurezza e dell’ecologia. Il mercato dell’edilizia sarà particolarmente “segnato” dall’andamento della crisi economica in atto; le nuove costruzioni avranno minori livelli di sviluppo rispetto al passato. L’attività edilizia futura sarà finalizzata principalmente al recupero dell’esistente con l’applicazione di nuove tecniche rispondenti alle nuove esigenze urbanistiche, energetiche e ambientali. Il mercato edile continuerà ad essere ripartito nella triplice segmentazione di mercato residenziale, commerciale e pubblico. Nel tentativo di acquisire un numero maggiore di committenze e contrapporsi alla riduzione degli investimenti, considerato l’elevato numero di professionisti che operano nel settore, si tenderà con maggior frequenza a produrre forme di controllo e di monopolio, su specifici segmenti di mercato.

4. L’influenza delle politiche pubbliche: le politiche nazionali, tendendo ad una maggior uniformità tra i diversi Paesi dell’Unione Europea, saranno sempre più condizionate dalle normative europee che, inevitabilmente, influenzeranno anche la regolamentazione professionale. In campo edile ne deriveranno alcune priorità: aumento del rispetto ambientale, dello sviluppo delle energie rinnovabili e del risparmio energetico con un sempre maggior numero di nuovi edifici prossimi alle classi di consumo A e B. Si prevedono, pertanto, incentivi alla ristrutturazione degli edifici esistenti con standard di efficienza energetica. Sarà quindi necessario conseguire un’adeguata competenza in fase progettuale, esecutiva e gestionale degli edifici con una maggior attenzione verso il riciclo dei rifiuti dei cantieri. Il settore dell’edilizia e i campi ad esso collegati si confermeranno strategicamente fondamentali per l’economia europea, ma i suoi benefici non si concretizzeranno a breve termine per le carenze, i ritardi e le omissioni negli interventi dello Stato italiano. La partecipazione ad un mercato più ampio – quello europeo – aumenterà il livello di concorrenza tra professionisti, ma offrirà anche l’opportunità di collaborare più frequentemente con professionisti di altri Paesi a costi inferiori.

3. L’urbanistica, il territorio e la demografia: il pluralismo

5. L’evoluzione degli Ordini e degli studi professionali: le

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DAL COLLEGIO DI BRESCIA

indicazioni europee incrementeranno il passaggio dal sistema ordinistico a quello associazionistico; le Associazioni saranno concorrenziali a molti Ordini avendo competenze affini e complementari; gli Ordini professionali tenderanno a legittimarsi come garanti dell’etica professionale per lo svolgimento di compiti di servizio alla collettività e per l’opera di autocontrollo del mercato delle professioni. La politica presterà scarsa attenzione alle richieste delle categorie professionali, perciò sarà necessario operare per un progetto unitario, collaborativo tra le diverse categorie tecniche coinvolte. Questa aggregazione creerà un movimento dal basso che determinerà, tra l’altro, l’unificazione della figura del geometra con quella del perito industriale e del perito agrario. I tecnici così riuniti si iscriveranno a un unico Albo e saranno ricollocati per sezioni a seconda delle competenze attualmente frammentate tra i diversi Albi professionali. Anche i geometri dipendenti del settore pubblico vedranno certificata la qualità del loro lavoro allo scopo di regolarizzare le situazioni professionali. Il praticantato sarà tutelato anche economicamente. Il ruolo degli Ordini si orienterà maggiormente alla formazione continua dei propri iscritti, con corsi di formazione e aggiornamento e la certificazione degli standard qualitativi della professione a maggior tutela e garanzia della committenza. 6. Le vecchie e le nuove attività lavorative: la consolidata professionalità del geometra gli consentirà di continuare a operare nei processi decisionali al servizio della società anche nei ruoli direttivi come funzionari, pubblici amministratori e imprenditori; accanto a queste possibilità vi saranno opportunità per nuove prestazioni e maggior flessibilità e rapidità operativa grazie al supporto delle tecnologie informatiche nonostante il clima di incertezza economica determinato dall’attuale stasi economica di difficile risoluzione. I nuovi geometri laureati, compresi quelli provenienti dalle famiglie di immigrati (che rappresentano punti di riferimento importanti per le varie etnie), disporranno di titoli di studio più qualificanti rispetto al passato, potendo utilizzare un patrimonio professionale più ricco rispetto ai limiti delle competenze attribuite al geometra

diplomato. Le maggiori possibilità lavorative per i geometri proverranno anche dall’aumento della domanda di lavoro delle imprese di costruzioni coinvolte in lavori all’estero, dalla maggior specializzazione tecnica richiesta. L’esercizio della libera professione consentirà pure di rispondere con maggior frequenza alla richiesta di servizi da parte delle strutture pubbliche e potrebbe trovare ulteriore supporto nell’approvazione del decreto legge 3493. La collaborazione tra professionisti delle diverse categorie diventerà sempre più necessaria per il successo nel mercato delle costruzioni; quindi la progressiva specializzazione dei geometri nei diversi settori dell’edilizia, risulterà determinante nell’aggregazione di specialisti – geometri, ingegneri, architetti – come già avviene in Europa. L’elemento vincente per tutti sarà il “gioco di squadra”. All’interno di questa collaborazione verrà definito l’ambito riservato ad ogni professionista nel settore di attività per il quale ciascuno è più qualificato. I geometri potranno fornire il loro supporto nella conoscenza del territorio, nelle tecniche costruttive e nei materiali locali. Gli ambiti nei quali troveranno maggiormente confermata la loro professionalità saranno quelli tradizionali delle attività progettuali in edilizia e in campo energetico, delle funzioni tecnico-amministrative e delle fondamentali attività gestionali di cantiere; della sistemazione degli spazi pubblici, della riqualificazione delle aree degradate, della necessità, per il cittadino, di abitare in edifici di qualità con attenzione ai costi e alla gestione delle pratiche burocratiche. La soluzione associativa darà una superiore garanzia di buona esecuzione dell’opera; sarà più diffusa al nord rispetto al sud e avverrà in tempi più rapidi nei grandi centri urbani rispetto ai minori. 7. Il rapporto con i clienti e con il marketing: la progressiva diffusione delle conoscenze tecniche e l’attenzione ai costi renderà anche i committenti più informati sui processi e sulle scelte da attuare per la soddisfazione delle loro necessità. Ciò comporterà una maggior capacità relazionale del geometra con il proprio cliente; il geometra dovrà fare attenzione a un maggior rigore etico nei comportamenti, nella formazione professionale continua, nella qualità della prestazione. IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 23


DAL COLLEGIO DI BRESCIA

Perdurando la crisi economica sono previste maggiori difficoltà negli incassi e nella gestione della liquidità. Il rapporto con le pubbliche amministrazioni potrebbe risentire di una maggior marginalizzazione dei geometri a favore di ingegneri e architetti, soprattutto perché il titolo di studio continuerà a essere confuso con le competenze; ma il geometra continuerà a essere punto di riferimento indispensabile per le amministrazioni per gli interventi sulla valutazione del patrimonio immobiliare e alle decisioni riguardanti i finanziamenti pubblici, svolgendo anche un importante lavoro di intermediazione tra il cittadino e Amministrazione. Il geometra continuerà a godere di una buona immagine nella società grazie al suo forte radicamento nel territorio e il contatto con la propria clientela rappresenterà il vin-

colo vincente per ciò che riguarda la gestione delle proprietà. La possibilità di promuovere con forme pubblicitarie, soprattutto via web, le proprie specializzazioni e la propria professionalità consentirà al cliente di scegliere il professionista ritenuto più corrispondente alle sue necessità. Sapersi guadagnare la fiducia e la stima dei clienti rappresenterà la via migliore per conquistare una maggior visibilità nel mercato locale; l’approvazione del Ddl.3493 aumenterebbe le possibilità per il geometra di accrescere il proprio raggio di azione con una maggior attenzione alle strategie di marketing e di comunicazione con particolare riferimento ai temi della legalità e della sicurezza. Anche l’azione informativa e di promozione dei rappre24 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

sentanti della categoria presso gli studenti di tutti i gradi dell’istruzione scolastica risulterà importante affinché loro e le loro famiglie comprendano meglio le potenzialità occupazionali offerte dalla professione. 8. L’istruzione, la formazione e la base di cultura utile: due sono i fattori che in modo determinante potrebbero influire sulla preparazione professionale dei geometri: il Ddl. 3493 e il superamento del sistema ordinistico in favore dell’associazionistico, più attento alle problematiche di aggiornamento professionale. Il nuovo ordinamento dell’Istituto Tecnico Costruzioni, Ambiente e Territorio, accanto allo studio delle tradizionali materie tecniche, darà maggior spazio all’approfondimento delle materie umanistiche e delle lingue straniere; al termine del quinquennio si potrà accedere a corsi di specializzazione post-secondaria – IFTS o ITS – oppure a corsi di laurea, il che favorirà il coinvolgimento di professionisti più esperti nell’affiancamento al percorso scolastico per periodi di pratica e addestramento a completamento delle nozioni apprese. La formazione obbligatoria di specializzazione e aggiornamento non si esaurirà con il conseguimento dell’abilitazione all’esercizio della professione dopo il superamento dell’esame di Stato, ma proseguirà attraverso la cosiddetta formazione continua lungo tutto il periodo della vita professionale. Maggiori spazi di autonomia nella definizione dei programmi all’interno degli Istituti Tecnici consentiranno di adattare il percorso didattico alle esigenze locali, anticipando gli argomenti di specializzazione più necessari al mercato del lavoro locale, in modo che i nuovi geometri possano trovare una più facile collocazione nel mercato del lavoro e le imprese possano usufruire in tempi più brevi di tecnici adeguatamente formati riducendo il gap tra i tempi di formazione e le esigenze del mercato. La professione del geometra tenderà a svilupparsi operando scelte di specializzazione verso precisi settori, abbandonando così la tendenza alla scarsa conoscenza in tutti i settori e riducendo il contrasto con le altre professioni complementari, con particolare adeguamento alle sempre più frequenti richieste del mercato nel settore ambientale e delle prestazioni energetiche dell’edilizia. Sul piano culturale sarà indispensabile per il geometra la conoscenza dei materiali e delle tecniche di costruzione legati alla cultura storica ed estetica del territorio in cui opereranno (ciò che viene definito “genius loci”: insieme delle caratteristiche socio-culturali, architetto-



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niche, di linguaggio, di usi e abitudini che caratterizzano un luogo). 9. Il rapporto tra i geometri e le professioni complementari: il periodo di stasi economica che viviamo inasprirà in modo maggiore il confronto tra tecnici laureati e diplomati sulle competenze nella progettazione, spingendo i geometri verso la specializzazione in alcuni settori specifici, stessa tendenza che influenzerà la professione degli ingegneri. La congiuntura economica negativa colpirà in modo maggiore i professionisti laureati (ingegneri ed architetti) rispetto ai geometri, in quanto questi sono più radicati nel mercato locale per le competenze tradizionali legate alla proprietà e al territorio. I geometri svilupperanno un maggior ruolo nel campo ambientale, così come già avvenuto per la sicurezza nei cantieri, lavorando a stretto contatto con tecnici dell’energia e dell’impiantistica per l’efficienza e il risparmio energetico; sarà perciò indispensabile al geometra acquisire il know how necessario per dialogare con questi tecnici. Il rapporto con le professioni di ingegneri e architetti cambierà soprattutto attraverso il confronto e la collaborazione tra i vertici delle categorie, ma la consapevolezza della necessità di lavorare in modo complementare tra geometri e ingegneri aumenterà in tutti gli appartenenti al settore. 10. L’influenza dell’innovazione tecnologica: il miglioramento dei sistemi informatici supporterà sempre più il geometra nel proprio lavoro, ottimizzando molti processi e tempistiche con risparmio di tempi e costi anche per la committenza. Aumenteranno le collaborazioni a distanza e la riduzione delle tempistiche di progettazione e direzione lavori consentiranno al geometra di dedicare maggior tempo alla creatività ed all’intellettualizzazione del lavoro. Nell’ambito dell’attività di rilevamento topografico, per esempio, ci si avvarrà di tecnologie di alta definizione che consentiranno l’elaborazione informatica del rilievo effettuato direttamente in loco. L’utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione, oltre a supportare il lavoro di progettazione ed esecuzione darà anche una maggiore visibilità e credibilità alle competenze del geometra. L’acquisizione di nuove quote di mercato con l’utilizzo delle opportunità offerte dalla visibilità on-line, internet rappresenterà sempre di più il metodo di ricerca utilizzato. La creazione di programmi a supporto della propria attività renderà necessario un continuo aggiornamento per l’utilizzo di software di elaborazione e progettazione sempre più avanzati. ❑

Attività del Collegio geometri di Brescia luglio - agosto 2011 Nel mese di luglio si sono tenute presso la sede di Brescia del Collegio e presso l’Istituto “Olivelli” di Darfo tre sessioni di esami per l’accreditamento dei soggetti abilitati alla certificazione energetica degli edifici per la Regione Lombardia. I candidati iscritti alle tre sessioni erano 126; al termine delle prove (scritta e orale) sono stati attestati 69 nuovi certificatori, tre dei quali ritenuti meritevoli del voto massimo previsto, riconoscendone una particolare professionalità e competenza. Secondo i dati in nostro possesso il numero dei professionisti iscritti all’Albo attualmente abilitati alla certificazione energetica è di 343, il 72% dei quali l’ha ottenuta sostenendo l’esame presso il Collegio. 1luglio 4 luglio 5 luglio 6 luglio 12 luglio 13 luglio 18 luglio 20 luglio 22 luglio 25 luglio 4 agosto

Corsi preparazione esami di Stato Consiglio del Collegio 2° corso Certificatori energetici (lez. 9) Corsi preparazione esami di Stato 3° corso Certificatori energetici (lez. 8) - Darfo Corsi preparazione esami di Stato 2° corso Certificatori energetici (lez. 10) 3° corso Certificatori energetici (lez. 9) - Darfo Esame Certificatori energetici 1° corso - Brescia Esame Certificatori energetici 2° corso - Brescia 3° corso Certificatori energetici (lez. 10) Esame Certificatori energetici 3° corso - Darfo Commissione ristretta Mediatori Redazione “Il geometra bresciano”

Gli eventi organizzati a Darfo sono realizzati in collaborazione con l’Associazione Geometri di Valle Camonica

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SCUOLA Fulvio Negri

L

a condizione prevalente del giovane diplomato non sarà certo l’operare in solitudine: quello del geometra infatti è un mestiere interattivo, polivalente, in grado di ricoprire diversi ruoli, sempre tuttavia entro un sistema di relazioni interpersonali. Poiché la sua attività è inquadrata in scenari di insediamenti antropici e tipizzata dalla connessione fra territorio e suoi abitanti, il professionista per definizione è destinato, direi obbligato, a interagire, in dipendenza del settore di lavoro, con soggetti variamente collocati nel contesto di riferimento : clienti o committenti, collaboratori o dirigenti, acquirenti o venditori, amministratori o imprenditori, quelle che incontra sono comunque persone con una propria fisionomia, storia e caratterialità con le quali è comunque necessario interloquire. Non è questione di galateo e di forma, anche se la buone maniere agevolano la comprensione. Come ama dire il Presidente Platto, egli è un po’ come il dottore di famiglia per una comunità: così, come accade per il medico, il geometra deve assommare alla capacità professionale la disposizione al rapporto umano. Oltre che possedere scienza e tecnica, il futuro geometra deve essere abile a comunicare agli interlocutori idee e soluzioni ma contemporaneamente saper ascoltare le loro, controllare le proprie 28 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

Il geometra e gli altri

emozioni senza esasperare le divergenze, essere in grado di operare sintesi soddisfacenti; insomma ha da governare un dialogo che per definizione non è costituito solo da una voce. Se la sua figura, per realizzarsi al meglio, richiede un’elevata capacità di relazione, questa diventa quindi competenza essenziale del profilo atteso in esito dal percorso scolastico. Eppure è proprio su tale aspetto che il Collegio segnala la lacuna più significativa delle nuove leve, delle quali lamenta la scarsa capacità di lavorare in team e la difficoltà ad esprimersi convincentemente e con puntualità nelle esposizioni orali e scritte.

Analisi concordemente condotte hanno messo in evidenza alcune parziali responsabilità. Talune manchevolezze sono indubbiamente riferibili all’attuale assetto culturale e metodologico della scuola che raramente prevede nei suoi percorsi la promozione delle abilità di interazione con altri soggetti. Sul piano poi del canale essenziale della comunicazione, il codice della lingua, si riscontrano carenze vistose che ostacolano ancora di più l’interscambio, per esempio nella formulazione delle note di accompagnamento di un progetto o anche solo di un curriculum vitae: probabilmente l’esposizione scritta o orale nella

didattica è forse troppo sbilanciata in favore del registro letterario, nobile ma sovente lontano dall’uso quotidiano, mentre la microlingua di settore per converso (italiana o inglese) viene confinata a un rango inferiore. Qui tuttavia, pur rimanendo valido il rilievo che richiama ad una maggior concretezza, va tenuto in conto che spesso non si tratta di nostalgie puriste ma del tentativo, forse inadeguato ma importante negli intenti, che i docenti attuano per difendere gli studenti dall’impoverimento lessicale e sintattico cui i giovani rischiano di essere condannati in seguito alla desertificazione della lingua (ed insieme dei contenuti e dei valori ad essa sottesi) operato dai modelli espressivi dei media nelle varie declinazioni. Temono, a ragione, che la povertà di parole deprivi la formulazione delle idee. Con altrettanta onestà intellettuale d’altra parte autorevoli rappresentanti del Collegio ammettono che in alcuni studi professionali gli stagisti o i praticanti accolti di fatto sono impegnati in attività marginali e comunque poco integrati nella squadra. Non vengono cioè allenati alle dinamiche del giuoco di squadra, ivi compresa la socializzazione dei contributi alla discussione. Sono considerazioni sicuramente importanti e tuttavia, nella diagnosi, mette conto anche di considerare una variabile che, poiché afferisce


SCUOLA

ad una categoria astratta come la mentalità collettiva, è poco percepibile nell’immediato ma che ha, a mio avviso, un impatto forte sui nostri ragazzi. Mi riferisco all’odierna stagione del clima culturale, quella che ha come parametro delle connessioni sociali l’agonismo esasperato, il bisogno di prevalere sempre e comunque ad ogni costo. Il corollario di tale approccio è che l’incontro (che rischia di diventare scontro) fra due soggetti è improntato allo schema del combattimento da cui uno solo può uscire vincitore. Lungi da una dimensione solidale, non si tratta neppure di leale concorrenza, di virtuosa competizione che, in un giuoco di emulazione verso l’alto, esalta le qualità individuali a vantaggio dell’ interesse generale. È piuttosto l’ansia di prevalere ad ogni costo, magari al di fuori delle ragioni, delle regole e del merito che viene surrogato dal clientelismo e dall’arbitrio. Chi non consente è avvertito come un pericoloso ostacolo al proprio disegno. O con me o contro di me. Ho personalmente verificato in occasione di qualche docenza nei corsi post-diploma come simili filosofie inizino ad insidiare i nostri allievi che invece, in virtù dell’anagrafe, tendenzialmente sarebbero più aperti al divenire delle posizioni: nelle esercitazioni sul tipo del problem-solving, al quesito di come comporre una situa-

zione vertenziale con i collaboratori o comunque con i partners, una risposta abbastanza frequente era invariabilmente quella dell’imposizione autoritaria del proprio punto di vista, come se il titolo legittimasse da solo la bontà della soluzione. Ipse dixit: è così e basta. L’estrema ratio della divaricazione irrimediabile tende a diventare stile prevalente. Si tratta di un atteggiamento dilemmatico, per nulla ade-

guato alla complessità della modernità, indifferente alle altrui ragioni e, quel che più sorprende, pericoloso per le stesse sorti del professionista prossimo venturo: così rischia di creare fratture insanabili con chi lavora con lui o, in altri casi, di perdere il cliente, creando in ogni caso un danno enorme e rinunciando viceversa all’opportunità di un’intesa sinergica. Ma il rifiuto del dialogo, la

rottura come unico esito del conflitto sono segni evidenti di debolezza, di scarsa fiducia nelle proprie capacità di comunicazione e creazione del consenso. La pseudo-cultura dell’arroganza, della lite urlata e volgare di troppi palinsesti ha depauperato la capacità di esprimersi organicamente ed efficacemente delle ultime generazioni. Il linguaggio e i gesti violenti, per fortuna di una parte minoritaria di esse, sono figli della fragilità, della incomunicabilità, della difficoltà a ritagliarsi una funzione nel consesso di appartenenza. La scorciatoia della negazione del valore della diversità peraltro trova esemplare conferma nella nostra

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 29


tiva, decisamente meno asettica dell’ambiente scolastico. Potranno così far tesoro di esperienze in situazioni che, avendo il crisma del vissuto effettivo, li attrezzeranno ad affrontare e risolvere problemi e criticità tipiche del mestiere, ivi comprese situazioni emotive, incomprensioni, conflitti.

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politica che, davanti ad una crisi così acuta come l’attuale, nonostante il forte richiamo del Presidente Napolitano, sceglie lo scontro, la difesa del particolare e del privilegio invece che il confronto e l’unità d’intenti per il bene comune. Non è un alibi per i nostri ragazzi, ma certo dallo spettacolo di vari rappresentanti del popolo essi non ricevono grandi incentivi alla confrontazione produttiva.

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utto ciò mentre (prima ancora che l’etica civica) la sociologia del lavoro e la disciplina delle relazioni industriali raccomandano per le imprese l’approccio improntato alla collaborazione interattiva; tutti gli studi dimostrano che tale forma di cooperazione strutturale dei soggetti in causa permette 30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

di raggiungere concreti risultati aziendali, migliori di quelli conseguiti da un’impostazione antagonistica. Cresce infatti esponenzialmente la responsabilizzazione e il coinvolgimento di tutti gli attori del processo quando si riconoscono nel disegno comune. Conseguentemente è opportuno crescere i nostri ragazzi nella determinazione che in un confronto a due si può vincere entrambi, poiché l’altro non è un fastidio ma un’occasione per una sintesi più ricca. L’operazione educativa in grado di sviluppare la capacità di lavorare in gruppo, di valorizzare il rapporto con i vari soggetti dello scenario professionale deve necessariamente germinare dalla scuola; già nell’attuale ordinamento sono possibili fasi di apprendimento laborato-

riale, simulazioni virtuali di situazioni operative, iniziative sul campo. Trattasi di azioni che prevedono momenti di elaborazione e discussione comuni coi compagni e con gli insegnanti, progettualità condivise, ripartizioni delle procedure applicative e una ricomposizione dei diversi contributi nel prodotto finale. Si alimentano nel processo così, oltre che le competenze di settore, importanti dinamiche affettive e di relazione. Meglio però se la scuola incrocia precocemente anche la realtà esterna: va, in altri termini, praticata una solidarietà cooperativa fra i diversi luoghi ed attori formativi (aula, ma anche studi, cantieri, uffici) che abitui i ragazzi a confrontarsi con i diversi soggetti che incontreranno nella loro vita lavora-

a positiva gestione di quest’ultima variabile ( i conflitti appunto), elemento connaturato alla vita associata, è decisiva ai fini della qualità e della produttività dei rapporti sociali agiti dal neoprofessionista. Il geometra per questa via potrà svolgere una rilevante funzione di collante sociale contribuendo ad avviare a composizione alcuni attriti fra soggetti che nel territorio sono portatori di interessi contrastanti. Anche in questo caso la congiuntura del paese non aiuta i giovani a reperire chiari riferimenti che li orientino al colloquio, alla cooperazione, alla ricerca di comuni soluzioni per valorizzare la diversità anziché farla diventare pretesto di distruzione. Ma è possibile e desiderabile invertire l’attuale inerzia che estremizza una condizione naturale come la dialettica delle differenze di pensiero, da sempre motore di progresso. Tenteremo qualche notazione ottimistica in proposito nel prossimo numero. ❑



SCUOLA

Quando lo stage funziona: studente al quarto anno realizza tesina sul Barbarano

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inalmente! Finalmente una bella esperienza di stage in uno studio. Bella per il collega, bella e fruttuosa per lo studente. Così dopo tante critiche e perplessità, che hanno riguardato sia lo stage sia buona parte del praticantato, registriamo oggi un fatto decisamente positivo:

un giovane è entrato in uno studio, ci è rimasto per un mese, ha toccato con mano la nostra professione ed è riuscito a chiudere la sua esperienza con una tesina specifica di valutazione ambientale e geologica che completerà nei prossimi mesi e porterà la prossima estate all’esame di maturità. Proprio i protagonisti di questa bella storia – il collega dottor Piero Fiaccavento, geometra e geologo gardesano appassionato 32 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

ambientalista e guida ecocomunale a Toscolano Maderno, e Marco Pundetta, studente di Roè Volciano iscritto all’ultimo anno dell’istituto per geometri “Battisti” di Salò – sono venuti a trovarci in redazione per raccontandoci com’è nata, come si è sviluppata e che frutti ha già dato la loro pur breve collaborazione. «Sono stato ripetutamente in questi anni al “Battisti” – esordisce il collega Fiaccavento – per parlare con i ragazzi non solo della professione, ma pure della sismicità dell’area benacense, delle caratteristiche geologiche e ambientali del territorio. In una di queste occasioni ho espresso la mia disponibilità ad accogliere in studio per uno stage estivo di un mese uno dei ragazzi degli ultimi anni di corso. Ho firmato una specifica convenzione con l’istituto, ho preso visione delle poche regole da seguire, ho firmato un po’ di carte dalla nomina del tutor al progetto formativo e ho atteso che Marco finisse le lezioni per venire in studio». «Io invece – racconta Marco – a conclusione del quarto anno volevo poter svolgere uno stage con un professionista che non mi facesse sperimentare tanto la pro-

gettazione, quanto mi consentisse di approfondire le indagini preliminari a ogni intervento, quelle geologiche e ambientali. E quando ho ascoltato il geometra Fiaccavento parlare di sismicità del Garda di eventi alluvionali e di ambiente, dalla Valle delle Cartiere ai mille torrenti che circondano il lago, ho subito pensato ad uno stage da lui. E mi ha preso». Eri alla prima esperienza? «No, già l’anno prima avevo avuto l’opportunità di uno stage e avevo scelto lo studio di un architetto. Ma forse anche perché ero molto giovane si era risolto in una semplice esperienza d’ufficio: qualche ora al computer, moduli, fotocopie, un’occhiata alla progettazione e poco più. Invece quest’anno…» Invece quest’anno? «È stata tutt’altra cosa. Per un mese infatti sono stato aiutato a svolgere uno studio autonomo sul corso del torrente Barbarano, sfruttando appieno i preziosi consigli del geometra Fiaccavento. Ho valutato prima i profili geologici, la sismicità, la flora, la fauna, l’ambiente insomma passando quindi a qualche rilievo topografico e al censimento delle opere umane, le briglie, le fucine, i vecchi mulini. E alla fine dell’esperienza ho condensato tutto in una tesina di 90 pagine, inserita già anche in un cd, che dovrò completare in questi mesi invernali e che presen-

terò alla maturità». Uno stage decisamente particolare… «Non so quanto particolare – interviene il collega Fiaccavento – perché in buona sostanza Marco è venuto da me in studio per un mese al mattino e al pomeriggio, ha trovato interessante il mio interesse per l’ambiente, la mia specializzazione geologica e sismica, e anche il lavoro che io avevo fatto sul torrente Toscolano e la Valle delle Cartiere. Mi ha chiesto di aiutarlo a fare altrettanto per un torrente che scorre nei pressi della sua scuola e questo ha fatto. Sia in studio, sia quando insieme abbiamo fatto i rilievi esterni. È stata un’esperienza arricchente anche per me, per conoscere un altro aspetto del territorio dove vivo». Hai però dovuto dedicare parecchio tempo allo stagista? «Non direi. Aggiungo, ma forse si è già capito che l’ambiente, il rapporto tra l’uomo e l’ambiente sono argomenti che mi interessano non solo professionalmente, e dunque perdere qualche ora con Marco su uno studio ambientale non mi è pesato assolutamente. Certo non ho fatto come qualche collega che prende lo stagista e lo parcheggia per un mese ad una scrivania, l’ho coinvolto nel mio lavoro da subito e gli ho dato da fare qualcosa che lo interessava. Ma, per capirci, il lavoro nel mio studio non ne ha risentito minimamente, anzi…». ❑



LAVORI DI GEOMETRI

Architettura della tradizione ma tecniche avanzate per l’asilo di Borgo San Giacomo

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Il geom. Paolo Fappani è nato a Borgo San Giacomo nel 1956 dove risiede e lavora. Diplomatosi nell’istituto Tecnico “Tartaglia” di Brescia nel 1975, è iscritto all’Albo dal 1982. È consigliere del Collegio e Delegato presso la Cassa geometri. Esercita l’attività professionale in forma associata dall’82 insieme con il fratello ing. Davide. Lo Studio Associato Fappani svolge prevalentemente attività di progettazione e direzione lavori in campo edilizio e urbanistico sia per committenze pubbliche che private. Nell’ambito dello studio il geom. Paolo si occupa di progettazione architettonica ed esecutiva, di direzione lavori, di piani di sicurezza e di perizie di stima 34 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

cco un lavoro a nostro giudizio ben fatto che “Lavori di geometri” non si lascia sfuggire. Si tratta della progettazione e della esecuzione di una scuola materna in provincia di Brescia, precisamente a Borgo San Giacomo nella Bassa bresciana centrale tra Quinzano d’Oglio e Orzinuovi, a un tiro di schioppo dal confine cremonese. Qui, nella primavera del 2008 l’Amministrazione comunale affidò allo Studio Associato Fappani (ing. Davide Fappani e geom. Paolo Fappani) l’incarico per la progettazione delle nuove scuole materne del capoluogo. Incontriamo nel suo studio proprio il nostro collega Paolo Fappani che con entusiasmo si presta a illustrarci la vicenda della nuova scuola materna che ha preso avvio – ci dice – da un ampio e approfondito dibattito per individuare l’area in cui collocare la nuova scuola e per stabilirne la dimensione e le caratteristiche. «Hanno contribuito al dibattito – dice il geom. Paolo – l’Amministrazione comunale nella veste di committente, l’ente gestore e il personale della scuola materna oltre, naturalmente, ai progettisti. Numerosi e vivaci sono stati gli incontri bilaterali e multilaterali dei progettisti con gli interlocutori per mettere a punto gli indirizzi e le direttiva da sviluppare in sede di progetto. Senza contare le numerose visite a varie scuole per l’infanzia della provincia di Brescia con i cui

responsabili si sono analizzate le più svariate problematiche didattiche e logistiche inerenti alle necessità pratiche della quotidiana vita e delle necessità dei bimbi e del personale di docenza e assistenza». Sono così venuti fuori tutta una serie di dati sui quali basare la progettazione. Parallelamente si è ricercata l’area più adatta ai bisogni della popolazione, individuandola in quella tra via Quinzano e via Nicoletto a sud del centro storico, in posizione tendenzialmente centrale, perfettamente pianeggiante e ben servita da strade del traffico locale. «Urbanisticamente – fa notare il geom. Fappani – l’area era destinata a servizi, classificata come Zona SP - Servizi Pubblici, di proprietà comunale, pertanto immediatamente disponibile. In questo contesto, la erigenda scuola si collocava in sostanziale continuità con l’esistente scuola elementare, la scuola media e il centro sportivo, costituendo e completando con esse il principale polo di servizi di Borgo San Giacomo». Dal punto di vista planimetrico – e Paolo Fappani ce lo indica sulla grande tavola della corografia generale – la successione dei manufatti e degli spazi, da nord a sud, presenta il parcheggio accessibile da via Nicoletto, posto in continuità con quello del costruendo palazzetto sportivo; la recinzione nord con gli accessi pedonale e carraio; un primo spazio verde; il vero e


LAVORI DI GEOMETRI Il percorso coperto d’ingresso alla nuova scuola materna di Borgo San Giacomo. Sotto: corografia generale

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LAVORI DI GEOMETRI Pianta generale della nuova scuola materna di Borgo San Giacomo. Sopra: due rendering del complesso scolastico e la fotografia di un’aula.

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LAVORI DI GEOMETRI

proprio edificio collegato all’accesso pedonale tramite percorso coperto; un secondo spazio verde riservato ai bambini e la sua recinzione sud a chiusura. Dal punto di vista dimensionale il progetto prevede sei sezioni più una, un micronido, dotato dei relativi spazi accessori. Quali siano stati i criteri distributivi adottati dal progetto, ce li descrive lo stesso collega: «Avendo a disposizione spazi piuttosto ampi, abbiamo deciso di realizzare la costruzione sul solo piano terra, quindi senza barriere architettoniche e il vantaggio, per le varie sezioni didattiche, di un collegamento immediato con gli spazi esterni. C’è da dire inoltre che ogni sezione ha un suo proprio autonomo blocco di servizi per consentire al personale un controllo continuo dei bambini. Gli spazi per le attività libere – i laboratori – sono tutti a nord delle sezioni.

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a scuola, che dispone di una sua cucina, non è provvista di uno specifico spazio mensa, perché secondo le più recenti tendenze di organizzazione didattica, il cibo – distribuito tramite carrelli termici – è somministrato e consumato nelle singole sezioni» Il “micronido” costituisce una sezione dedicata ai bambini dai 18 ai 36 mesi ed è collocato, per le esigenze specifiche di quelle età, in IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 37


LAVORI DI GEOMETRI Sezioni con particolari costruttivi. Una vista della scuola (lato sud) e il bagno per i bambini di una delle sei sezioni che compongono la scuola.

posizione defilata rispetto alle sezioni vere e proprie ed è dotato di un possibile ingresso autonomo. Notiamo intanto che la centrale termica e il vano per il trattamento dell’aria sono ubicati vicino alla cucina «così da facilitare – fa notare il geom. Fappani – la compartimentazione per la prevenzione incendi». L’accesso pedonale degli alunni, genitori, insegnanti si trova in posizione baricentrica per rendere minimi i percorsi interni. «Attualmente – specifica il geom. Fappani – le sei sezioni sono più che sufficienti alle esigenze dei bambini del capoluogo, ma abbiamo previsto, in caso di future necessità, la possibilità di aggiungerne altre due» L’edificio, dal punto di vista della fisica ambientale – se-

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Dimensionamento degli spazi Il dimensionamento delle unità ambientali che costituiscono la nuova scuola materna è stato effettuato anche tenendo conto della normativa in materia, e più precisamente del D.M. 18 dicembre ’75 e successive modificazioni e integrazioni. Il confronto tra normativa e progetto è sintetizzato nel seguente schema.

Valori di riferimento (D.M. 18/12/1975)

Valori di progetto

– Numero delle sezioni (Tab. 1): minimo 3 sezioni; massimo 9

– Numero delle sezioni (Tab. 1): 6 + 1 = 7 sezioni

– Principali caratteristiche dell’area: Località aperta, ricca di verde, che consente massimo soleggiamento.

– Principali caratteristiche dell’area: Indicazioni recepite

– Ampiezza minima dell’area e principali parametri urbanistici: Superficie totale dell’intervento: mq 5.250 corrispondenti a : 750 mq per sezione corrispondenti a : 25 mq per alunno

– Ampiezza minima dell’area e principali parametri urbanistici: Superficie totale dell’intervento: mq 6.284 corrispondenti a : 895 mq per sezione corrispondenti a : 30 mq per alunno

superficie coperta degli edifici: massimo 1/3 dell’area totale, ovvero 1.500 mq

superficie coperta degli edifici: 2.097 mq

quota parte minima dell’area da destinare a parcheggi: 1mq ogni 20 mc

quota parte minima dell’area da destinare a parcheggi: 1mq ogni 20 mc

– Superfici lorde dell’edificio per sezione e per alunno: 200 mq per sezione oppure 6,67 mq per alunno con: massimo 30 alunni per sezione pertanto si ha: superficie lorda edificio: 200 x 7 = 1.400 mq oppure superficie lorda edificio: 210 x 6,67 = 1.400 mq

– Superfici lorde dell’edificio per sezione e per alunno: 212 mq per sezione oppure 7,07 mq per alunno con: massimo 30 alunni per sezione pertanto si ha: superficie lorda edificio: 212 x 7 = 1.485 mq oppure superficie lorda edificio: 210 x 7,07 = 1.485 mq


LAVORI DI GEOMETRI

condo le indicazioni emerse in sede di dibattito preliminare – doveva presentare elevata efficienza energetica invernale che si è tradotta – dice sempre il geom. Fappani – «in elevati spessori di isolamento delle chiusure opache; assenza di ponti termici; grandi superfici vetrate a sud molto performanti; controllo meccanizzato del ricambio d’aria; recuperatore di calore sull’aria di ricambio; riscaldamento a bassa temperatura mediante superfici radianti nel pavimento. Quanto all’efficienza energetica estiva per ottenere temperature interne confortevoli inferiori a 26,5°C pur in assenza (o con uso estremamente moderato) di climatizzazione, si sono adottate soluzioni progettuali come la schermatura esterna delle superfici ve-

trate (griglie) a est e ovest; schermatura esterna delle superfici vetrate a sud tramite portico mobile; copertura iperventilata e muri perimetrali di grande spessore per un edificio a elevata massa termica; colore esterno delle pareti quasi bianco e – cosa che riteniamo interessante segnalare – ventilazione notturna interna tramite apertura e chiusura automatizzata di una parte delle finestre per favorire una efficace corrente d’aria fresca passante». Per quanto riguarda l’isolamento acustico – problema molto sentito in edifici destinati a ospitare decine e decine di bambini – abbiamo chiesto come si sono regolati i progettisti. «Il confort acustico interno è garantito – dice sempre Fappani – da speciali coibenta-

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LAVORI DI GEOMETRI Una sezione con particolari costruttivi; pianta piano terra con schema dell’impianto di ventilazione e un’immagine del cantiere

zioni tra le sezioni adiacenti (R’w = 50 dB); l’isolamento tra le sezioni e gli spazi interni di circolazione è anch’esso molto buono, così come quello tra laboratori e spazi di circolazione. Il tempo di riverberazione all’interno delle sezioni e nei laboratori è mantenuto su valori modesti soprattutto grazie a una adeguata controsoffittatura che “rompe” e assorbe le onde sonore»

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Ma lasciamo la conclusione della descrizione al geom. Fappani che si mostra pienamente soddisfatto e orgoglioso del risultato raggiunto: «Credo valga la pena di sottolineare alcuni aspetti del progetto che ritengo meritevoli di attenzione e che sono frutto dell’esperienza maturata in questi anni nel nostro studio. Il primo riguarda la scelta di realizzare edifici con dispo-


LAVORI DI GEOMETRI

sizione planimetrica semplice, che si traduce per i fruitori in una facile individuazione dei percorsi e degli spazi che contribuisce a creare un piacevole senso di familiarità e benessere psicologico. Il secondo aspetto concerne la scelta dei riferimenti formali cui attingere nel lavoro di progetto. Tale scelta rimanda alla tradizione costruttiva della Bassa bresciana: composizione dei volumi rigorosa nelle gerarchie, coperture inclinate, attenzione all’orientamento, rapporto chiaro tra vuoti e pieni.

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l terzo aspetto riguarda la scelta delle tecniche costruttive: murature perimetrali di grosso spessore con cappotto esterno di grande efficienza che garantisce una buona inerzia termica dell’edificio, copertura a falda inclinata con orditura in legno e manto di tegole. Tutto questo senza rinunciare a una costruzione fortemente efficiente dal punto di vista energetico, specialmente nel periodo estivo, senza inutili ostentazioni tecnicistiche. Non bisogna dimenticare che le condizioni climatiche estive della pianura padana sono di gran lunga le più severe d’Italia: temperature elevate, umidità relativa molto alta, assenza pressoché totale di vento. Un esempio di come sia possibile coniugare tradizione costruttiva (sinonimo di durabilità ed efficienza collauIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 41


LAVORI DI GEOMETRI

data) con l’impiego di tecnologie innovative è la copertura di questo edificio. Come abbiamo già detto, è stata realizzata con tecniche del tutto tradizionali, e tuttavia un’attenta progettazione ci ha consentito di raggiungere con estrema semplicità alcuni obiettivi rile-

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vanti dal punto di vista tecnologico. Mi riferisco al fatto che la copertura è in grado di realizzare una efficientissima iperventilazione del sottotetto grazie ai muricci forati di sostegno e alla lamiera forata in acciaio brunito perimetrale posta sotto gronda, di ospitare al tempo


LAVORI DI GEOMETRI Pianta della copertura con la collocazione dei pannelli fotovoltaici e per la produzione di acqua calda; a sinistra isolamento dei pavimenti e la coibentazione a cappotto; a destra, particolare del sottotetto in fase costruttiva e, in basso, i prospetti esterni.

stesso in modo discreto centinaia di metri quadri di pannelli fotovoltaici e per la produzione di acqua calda sanitaria, posizionati in modo ottimale e di garantire un sicuro e facile accesso per la loro sorveglianza e manutenzioneÂť. â?‘

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SICUREZZA CANTIERI Nadia Bettari

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Associazione GEOSICUR – Associazione GEOmetri per la SICURezza – ha sede a Roma ed è stata costituita con il patrocinio della Fondazione Geometri Italiani (costituita da CNGeGL e CIPAG) e con il coordinamento del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati. Nel 2010 è stato eletto il nuovo Consiglio Direttivo costituito da sette membri che rimarranno in carica per quattro anni: il Presidente Carlo Papi (Collegio di Rieti), il Vicepresidente Giancarlo Pergola (Collegio di Roma), il Segretario Nadia Bettari (Collegio di Brescia), il Tesoriere Luigi Rotundo (Collegio di Catanzaro), i Consiglieri Luigi Oppo (Collegio di Oristano), Luca Perricone (Collegio di Torino) e Mauro Sottana (Collegio di Venezia). Geo.Sicur. è innanzitutto un’associazione della categoria dei geometri iscritti e per questo motivo, come da proprio statuto, ha tra gli obiettivi principali la formazione e la crescita culturale dei geometri e, in modo correlato, la ricerca di persone altamente qualificate in materia di sicurezza con le quali, a vantaggio della categoria, instaurare relazioni di reciprocità. Gli scopi dell’Associazione sono: a) l'accrescimento della cultura in materia di sicurezza e salute sul lavoro e negli ambienti di vita; b) la ricerca scientifica multi disciplinare in materia di 44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

L’Associazione “GeoSicur” per la cultura della sicurezza e della salute sul lavoro sicurezza e salute sul lavoro e negli ambienti di vita; c) l'orientamento, la divulgazione, la promozione, la proposizione, della politica della sicurezza e della salute sul lavoro e negli ambienti di vita a livello legislativo, esecutivo, applicativo e di controllo; d) promuovere, coordinare, assistere lo sviluppo delle professioni di: • Coordinatore per la sicurezza nel settore delle Costruzioni (CSP - CSE); • Responsabili (RSPP) e Addetti (ASPP) dei servizi di srevenzione e srotezione; • Coordinatori e specialisti della protezione civile; • Coordinatori e specialisti della prevenzione incendi; • Coordinatori e specialisti della protezione ambientale; • Tutte le altre attività e figure specialistiche che siano operanti ed attinenti all'igiene e sicurezza sul lavoro ed ambienti di vita, quali specialisti ed addetti in HACCP - igiene degli alimenti; inquinamento acustico ambientale; inquinamento elettromagnetico; classificazione dei rifiuti; tecnici dell'ambiente; trasporto merci pericolose, etc. e) gestire e armonizzare le iniziative sia sul piano nazionale, sia internazionale per la prevenzione degli infortuni nei settori di cui

sopra, con particolare attenzione al settore delle costruzioni; f) rappresentare gli iscritti all’associazione nei rapporti con gli enti pubblici ed altre associazioni, partecipando con i propri rappresentanti ai fini del miglioramento della professionalità dei soci; g) elevare le figure dei vari tecnici per la sicurezza operanti sul territorio italiano sul modello degli altri paesi europei favorendo l’integrazione nel contesto internazionale; h) sviluppare tramite la costituzione di un proprio centro servizi la consultazione, anche per via telematica, degli atti normativi attinenti le attività per la sicurezza; i) partecipare alle attività degli Organismi Paritetici Nazionali; j) promuovere e migliorare la tutela etica e professionale delle figure operanti nel settore della sicurezza e salute sul lavoro e negli ambienti di vita; k) migliorare il livello culturale e professionale degli associati tramite corsi; l) valorizzare la professione delle varie figure attraverso iniziative presso enti pubblici e privati; m) formare un elenco dei propri iscritti suddiviso per categorie e specializzazioni da diffondere; n) promuovere l’Associazione mediante proposte di collaborazione con ministeri, enti locali, ecc. Le principali attività che

l’Associazione Geosicur svolge e che ha quali obbiettivi sono: 1) identificare "sistemi di gestione per la prevenzione" quali: procedure, linee guida, schemi, ritenuti più idonei ed efficaci per i settori specifici per le varie figure coinvolte, con particolare attenzione al settore delle costruzioni, ed in linea con le leggi italiane e gli standard europei ed internazionali ; 2) integrare i contenuti professionali delle varie figure professionali (CSP, CSE, RSPP, ASPP, RL , etc.) per migliorare la professionalità specifica suggerendo le iniziative e le metodologie adatte per raggiungere l'obiettivo; 3) redigere le modalità per gli aderenti all'associazione per pervenire alla certificazione delle figure professionali, con particolare attenzione alle figure operanti nel settore delle costruzioni, per il tramite di organismi di certificazione; 4) identificare e promuovere possibili iniziative di informazione - formazione ed aggiornamento nel campo dell'igiene e sicurezza sul lavoro; 5) raccogliere e promuovere lo scambio di informazioni e di valutazioni sugli aspetti applicativi della normativa e sulle iniziative delle pubbliche autorità e di altre istituzioni; 6) proporre iniziative a supporto di enti pubblici, dei privati, dei vari ordini pro-


SICUREZZA CANTIERI

fessionali, delle imprese di costruzione e servizi, delle associazioni professionali, degli enti di formazione; 7) collaborare con organismi e istituzioni nazionali e comunitarie al fine di promuovere la raccolta e lo scambio di informazioni ed esperienze nel settore della sicurezza e salute sul lavoro e negli ambienti di vita; 8) monitorare e fornire orientamenti interpretativi sulle controversie che insorgano tra le varie figure in merito all’applicazione della normativa vigente; 9) creare una banca dati con il monitoraggio dei lavori e degli incarichi assunti dagli associati.

15 dicembre 2010; – partecipazione alla manifestazione svolta il 2 aprile 2011 a Taranta Peligna (Ch) in occasione della consegna del premio giornalistico “Pietro di Donato” dal tema “Sicurezza sul Lavoro”, durante la manifestazione il presidente

Deputati on. Fausto Bertinotti; – partecipazione (10 aprile 2011) come relatori al seminario di aggiornamento e approfondimento, al SIDEXPO 3° salone industrial designdell’edilizia svolto a Funari (Me); – hanno parlato di Geo.Sicur.

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el corso dell’ultimo anno, l’Associazione Geosicur ha svolto le seguenti attività: – partecipazione ai corsi organizzati dai Collegi di Potenza, Ascoli Piceno, Teramo e Siena; – collaborazione con la Casa Editrice Hyper per la fornitura ai Collegi provinciali nel periodo compreso tra ottobre 2010 e aprile 2011, ad un prezzo agevolato, di circa 5.000 copie del manuale “Il Testo Unico sulla Sicurezza nei Luoghi di Lavori”; – distribuzione di n. 650 copie del “Il testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavori”; in occasione della consegna degli attestati di formazione ai geometri volontari per l’Abruzzo, tenuto a l’Aquila il

L’Associazione Geosicur non vuole sostituirsi ai Collegi, ma si propone a fianco di questi al fine di collaborare per l’organizzazione di corsi e/o convegni e per offrire collaborazione per eventuali progetti proposti dai Collegi lavorando con questi in sinergia. Il confronto quotidiano tra i geometri coordinati da GEOSICUR e i tecnici delle diverse aree culturali e del mondo produttivo, renderà possibile sviluppare nuove soluzioni per lavorare in sicurezza, nel rispetto della normativa vigente. Queste proposte saranno il portato positivo che la categoria offrirà a tutta la collettività nazionale in uno scambio deontologico di reciproca utilità.

P

Papi è stato intervistato dal giornalista della Rai e sono stati consegnati le copie del Testo Unico Sulla Sicurezza personalizzato Geosicur a tutti i giornalisti presenti delle diverse testate giornalistiche e Tv locali e al presidente della Fondazione Camera dei

alla trasmissione radiofonica in onda su Rai Uno “Istruzioni per l’uso” a cura di Emanuela Falcetti in occasione dell’infortunio mortale capitato in un cantiere della metropolitana di Roma, nel mese di maggio 2011.

er poter collaborare con l’Associazione al fine di vedere realizzati gli obbiettivi che ci siamo posti, è possibile associarsi quali soci ordinari collettivi (Collegi) o quali soci ordinari invidivuali (geometri) compilando il modulo scaricabile dal sito www.geosicur.it e inviandolo tramite fax alla segreteria dell’Associazione versando la quota annuale di 50,00 euro per i soci individuali (150,00 euro/anno per i Collegi), mentre i geometri praticanti possono associarsi gratuitamente. ❑

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PROTEZIONE CIVILE Italo Albertoni

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on nota del Consiglio Nazionale Geometri dello scorso 9 marzo 2011 inviata ai presidenti dei Collegi provinciali si informava dell’iniziativa per la costituzione dell’Associazione Nazionale Geometri Volontari per la Protezione Civile, avente lo scopo di concorrere all’attività della Protezione Civile, promuovendo la figura dei geometri liberi professionisti iscritti all’Albo. Contemporaneamente veniva richiesto di verificare l’interesse degli iscritti a far parte della costituenda associazione; il 21 luglio scorso (riunione preliminare a Roma per lo statuto dell’associazione) avevano manifestato la propria adesione oltre 1000 iscritti dei vari Collegi. Sempre il Consiglio Nazionale Geometri, il 21 giugno 2011, invitava i presidenti e gli interessati all’iniziativa, a partecipare ad un incontro propedeutico alla sottoscrizione dell’atto costitutivo dell’Associazione, previsto per la giornata del 21 luglio nella sala “Trilussa” della Cassa Geometri in Roma. All’incontro erano presenti circa 150 iscritti ai quali è stata illustrata e commentata la bozza dello statuto dell’associazione. Non sono mancate osservazioni e commenti da parte di alcuni colleghi ed è stato rivolto l’invito a formulare proposte o rettifiche per la definitiva stesura dell’atto costitutivo. Riportiamo i punti più significativi della stessa bozza: 46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

La costituenda Associazione Nazionale Geometri Volontari per la Protezione Civile «L’Associazione ha specificamente carattere di volontariato, senza fini di lucro e ha come scopo fondamentale: a) concorrere all’attività di Protezione Civile sul territorio nazionale; b) promuovere, nell’ambito delle attività e degli interventi di Protezione Civile, la figura dei geometri liberi professionisti iscritti negli Albi; c) svolgere le attività, coordinate dal Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati, ispirandosi a principi di solidarietà e collaborazione; d) l’Associazione articola la propria operatività anche attraverso la istituzione o il riconoscimento di organismi territoriali (regio-

nali, in collaborazione con i Collegi dei geometri). L’associazione si prefigge i seguenti scopi: – migliorare il livello culturale e professionale degli associati, tramite corsi d’istruzione e formazione, di ricerche od altro e di promuovere scambi culturali, iniziative editoriali; – operare per la sensibilizzazione alla prevenzione dei possibili eventi calamitosi e per la salvaguardia della popolazione e dei territori, anche attraverso forme di collaborazione con le autorità e gli Enti competenti; – contribuire ad integrare e potenziare le risorse intellettuali ed operative disponibili all’impegno

negli interventi di protezione civile, collaborando con il Dipartimento della Protezione Civile (DPC) e le Autorità preposte; – promuovere lo studio, la ricerca, l’organizzazione di strutture operative, l’organizzazione e lo svolgimento di corsi di formazione e di aggiornamento in materia di protezione civile e collegate; – mantenere vivo lo spirito di volontariato di protezione civile attraverso manifestazioni (svolte anche in collaborazione con altri Enti pubblici e privati operanti nello stesso ambito) a carattere culturale, didattico scientifico, sportivo e ricreativo; – compiere interventi di supporto tecnico al soc-


PROTEZIONE CIVILE

corso in situazioni di emergenza, ovunque sul territorio Nazionale mettendo a disposizione del Dipartimento della Protezione Civile e degli altri Enti pubblici che ne facciano richiesta la conoscenza, l’esperienza e l’operatività dei propri associati per rendere operativa la logistica dei primi interventi, le verifiche statiche e quanto altro necessario per il concorso alla gestione delle emergenze, alla programmazione e attuazione degli interventi successivi; – costituire un elenco dei propri iscritti da comunicare al DPC e diffondere, nelle forme appropriate, presso i soggetti che possono avere legittimazione ed interesse a conoscere i nominativi e recapito dei professionisti volontari pronti ad intervenire in materia di protezione civile; – promuovere l’Associazione stessa mediante proposte di collaborazione con Ministeri, Enti locali ed altri; – elevare la figura del geometra sul modello degli altri paesi Europei favorendo l’integrazione nel contesto internazionale; – pubblicare periodicamente un bollettino informativo privilegiando il sistema di diffusione tramite sistemi web; – coordinarsi con gli altri organismi similari operanti nell’ambito nazionale, per una migliore organizzazione del servizio sul territorio.

Le principali attività che l’associazione intende svolgere sono: – attività culturali: convegni, conferenze, congressi, dibattiti, mostre scientifiche e tecniche, inchieste, seminari, istituzione di biblioteche; – attività di mobilitazione: interventi di carattere tecnico-professionale, in situazioni di emergenza, coordinati dal Dipartimento della Protezione Civile; – attività di formazione: corsi di preparazione e corsi di perfezionamento, costituzione di comitati di studio e ricerca; – attività editoriale: pubblicazione di una rivista-bollettino, pubblicazione degli atti di convegni, di

seminari, degli studi e delle ricerche.»

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urante l’incontro a Roma il Presidente Nazionale Fausto Savoldi ha ricordato l’impegno e la professionalità dei colleghi che hanno operato per la rilevazione del danno e per l’agibilità degli edifici “post-terremoto” di Salò (Bs) e dell’Aquila e come il Collegio di Venezia si è distinto per aver formato un gruppo di protezione civile che opera dal 2003 anche con interventi manuali, di organizzazione dei cantieri sia di accoglienza, sia di messa in sicurezza degli edifici. Il geom. Bacciarelli di Arezzo ha evidenziato la necessità di fare assistenza ai Comuni

che, in caso di calamità, si trovino impreparati a organizzare l’emergenza. Da più parti è emersa, inoltre, la necessità di istituire, oltre ai corsi già collaudati per l’emergenza sismica, anche quelli di formazione in caso di calamità di natura geologica (frane, inondazioni, ecc.). L’incontro si è concluso informando della necessità di organizzare corsi di protezione civile a livello regionale, con nomina di 2-3 responsabili che faranno parte del gruppo nazionale, lasciando la libertà agli iscritti di aderire alla costituenda associazione. ❑

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LEGISLAZIONE Antonio Gnecchi

“Decreto per lo sviluppo”: aspetti di diretto interesse per lavori pubblici e urbanistica

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l lettore non si sorprenda se trova in questa pagina un titolo identico e un articolo simile a quelli già comparsi nella precedente rivista (pag. 34). Non si tratta di un errore! Si è voluto sottolieare che alcuni punti importanti del medesimo “Decreto per lo sviluppo” sono stati nel frattempo modificati dal legislatore nella conversione in legge del decreto. Il collega Antonio Gnecchi, con la sua riconosciuta solerzia e autorevolezza, ha subito provveduto a sottolinearne le differenze con puntuali commenti (in rosso nel testo). Lo ringraziamo per il prezioso lavoro. Da parte nostra, al fine di non creare difficoltà al lettore, abbiamo deciso di riprodurre per intero le parti del decreto già prese in esame nel numero precedente della rivista, ovviamente con il testo aggiornato

DECRETO PER LO SVILUPPO D.L. 13 maggio 2011, n. 70 (G.U. n. 110 del 13 maggio 2011) legge di conversione n. 106 del 12 luglio 2011 (G.U. n. 160 del 12 luglio 2011) Il decreto legge licenziato il 5 maggio 2011 è stato pubblicato il 13 maggio e potrà subire modifiche in occasione della conversione in legge, che dovrà avvenire entro il 12 luglio 2011. Nel decreto vi sono molti aspetti di diretto interesse per il settore dei lavori pubblici e dell’urbanistica. Prendendo in esame solo quelli che riguardano l’edilizia e l’urbanistica, possiamo riassumere quelle che sono le principali innovazioni introdotte: 1- modifica dell’articolo 5, d.P.R. 6 giugno 2001, n. 380, riguardante lo Sportello Unico dell’Edilizia 2- opere di urbanizzazione primaria a scomputo - modifica dell’articolo 16 stesso decreto riguardante il contributo per il rilascio del permesso di costruire 3- modifica del procedimento per il rilascio del permesso di costruire, in assenza di vincoli 4- modifica del procedimento per il rilascio del permesso di costruire in presenza di vincoli 5- regolarizzazione automatica di talune modeste difformità dal permesso di costruire 6- conferma dell’applicazione della Scia in edilizia per gli interventi precedentemente ammessi con Dia 7- intervento sostitutivo regionale per rilascio permesso di costruire. 8- obbligo di trascrizione dei diritti edificatori oggetto di trasferimento 9- semplificazione nei procedimenti di rilascio permesso di costruire in tema di acustica 10- pubblicazione sui siti informatici del comune degli atti costituenti il PRG o il PGT 11- Piani attuativi soggetti a Vas e loro competenze 12- nuovo Piano Casa 48 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

13- autorizzazione paesaggistica in presenza di coordinamento tra PRG o PGT e Piano paesistico regionale 14- esclusione dalla disciplina Parte I del Codice dei beni culturali per le cose immobili la cui esecuzione non risalga ad oltre 70 anni Il Decreto Sviluppo contiene, tra l’altro, due principali novità in materia fiscale, quali sono: 1- la riapertura dei termini per la rivalutazione dei terreni edificabili agricoli 2- l’agevolazione IRPEF del 36% per i lavori di ristrutturazione residenziale. Riprendendo, uno ad uno, i sopra indicati argomenti, si riportano le principali informazioni che si ritengono utili prima di un commento più completo ed approfondito. 1- Modifica dell’articolo 5, d.P.R. 6 giugno 2001, n. 380, riguardante lo Sportello Unico dell’Edilizia. (articolo 5, comma 2, lettera a), punto 1) e 1-bis), D.L. n. 70) L’articolo 5 intende “liberalizzare le costruzioni private”, elencando, al comma 1, le modifiche introdotte alla disciplina edilizia vigente, per poi riprendere, uno a uno, gli argomenti da trattare, introducendo le relative modifiche, sostituzioni, correzioni e aggiustamenti. All’articolo 5 del d.P.R. n. 380/2001, relativo alla istituzione dello Sportello Unico dell’Edilizia (SUE), viene previsto che, ai fini del rilascio del permesso di costruire e dell’agibilità, sia presentata una dichiarazione (e non più un’autodichiarazione) circa la conformità del progetto agli strumenti urbanistici, ai RE, a tutte le norme di settore, nonché quelle igienico sanitarie per tutte le tipologie di intervento, a meno che tale conformità non comporti valutazioni tecnico discrezionali in ordine alle norme di efficienza energetica Sempre all’articolo 5 del citato decreto, è stato aggiunto il comma 4-bis che prevede l’accettazione, da parte del SUE, delle domande, dichiarazioni, segnalazioni e comunicazioni, elaborati tecnici e allegati presentati dal richiedente anche con modalità telematica, per il proseguo dell’iter procedimentale. Legge di conversione n. 106 del 12 luglio 2011. La legge di conversione non ha introdotto modifiche al testo del decreto originario.

2- Opere di urbanizzazione primaria a scomputo (articolo 5, comma 2, lettera a), punto 2), DL 70) La norma modifica l’articolo 16 del d.P.R. n. 380 del 2001 pre-


LEGISLAZIONE

vedendo l’esecuzione diretta delle OO UU primarie, in ambiti sottoposti a PA, comunque denominati, a favore del titolare del permesso di costruire, non trovando applicazione l’articolo 122, comma 8, del D.Lgs. n. 163 del 2006 in materia di appalti pubblici. Secondo tale articolo, per l’affidamento dei LLPP di cui all’articolo 32, comma 1, lettera g) (LL PP di privati, titolari di permesso di costruire per l’esecuzione diretta OOUU a scomputo totale o parziale del contributo di costruzione), si applica la procedura prevista dall’articolo 57, comma 6, per importi sotto soglia comunitaria, con invito di 5 soggetti con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa o del prezzo più basso. Non essendo stato soppresso l’articolo 122, comma 8, ma solo disapplicato, rimane inalterata la natura di opera pubblica soggetta alle disposizioni del Codice degli appalti, fissata nell’articolo 32 che il Decreto Legge ha lasciato inalterato. Ne consegue che, alla luce del nuovo dettato normativo, l’esecuzione delle opere di urbanizzazione primaria, per importi sotto soglia, comporta l’affidamento in più e diverse forme, secondo l’importo dei lavori, ottenendo l’effetto opposto della volontà del legislatore. Va sa se che, oltre la soglia di 1.000.000 euro si procede solo attraverso gli altri sistemi di gara ammessi dal Codice.

PROCEDIMENTO DI RILASCIO PERMESSO DI COSTRUIRE (in assenza di vincoli)

Modifiche introdotte con la legge di conversione n. 106 del 12 luglio 2011. In sede di conversione del D.L. n. 70, è stata eliminata la disposizione riguardante l’attribuzione, a carico del titolare del permesso di costruire, dell’esecuzione diretta delle opere di urbanizzazione primarie a scomputo, funzionali all’intervento di trasformazione urbanistica del territorio. Questo significa che viene ripristinato l’obbligo di affidare, per gli importi sino alla soglia comunitaria (euro 4.850.000), le opere a scomputo degli oneri di urbanizzazione primaria, mediante procedura negoziata, con invito ad almeno 5 soggetti e rispetto del Codice degli appalti solo sino al contratto (e poi per l’esecuzione del collaudo), ma non durante l’esecuzione delle opere.

1- entro 10 giorni → comunicazione del responsabile del procedimento (comma 2) 2- entro 30 giorni → richiesta integrazioni, per comuni < 100.000 abitanti (comma 5) entro 60 giorni → richiesta integrazioni, per comuni > 100.000 abitanti (comma 7) nuovo termine → riparte dalla data di presentazione della documentazione integrativa (60 gg – i giorni intercorsi per presentare i documenti, per comuni < 100.000 abitanti (comma 5) nuovo termine → riparte dalla data di presentazione della documentazione integrativa (129 gg – i giorni intercorsi per presentare i documenti, per comuni > 100.000 abitanti (5 comma) 3- entro 60 giorni → richiesta modifiche di modesta entità (per comuni < 100.000 abitanti) ↓ stabilito un termine → entro 15 giorni è necessario aderire nuovo termine → rimane sospeso fino all’esito della richiesta di modifiche (comma 4) entro 120 giorni → richiesta modifiche di modesta entità (per comuni > 100.000 abitanti) ↓ stabilito un termine → entro 15 giorni è necessario aderire

3- Rilascio del permesso di costruire secondo l’articolo 20 del dPR 6 giugno 2001, n. 380. (articolo 5, comma 2, lettera a), punto 3), D.L. 70). È stato sostituito l’articolo 20 del Testo Unico dell’Edilizio che riguarda il procedimento per il rilascio del permesso di costruire, distinguendo quello ordinario (in assenza di vincoli) da quello speciale (in presenza di vincoli, a sua volta distinto tra quello con o senza delega al comune).

Art. 20 Dpr 6 giugno 2001, n. 380

Articolo 20 Dpr. n. 380/2001

60 giorni Comuni< 100.000 ab.

120 giorni Comuni > 100.000 ab.

Articolo. 22, co. 7 (in luogo della Dia)

75 giorni (comma 11)

+ 30 giorni (adozione provvedimento) totale 90 giorni

totale 150 giorni

Nello specifico:

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 49


LEGISLAZIONE

nuovo termine → rimane sospeso fino all’esito della richiesta di modifiche (comma 4) 4- entro 60 giorni → provvedimento finale (comma 3) (per comuni < 100.000 abitanti) ↓ istruttoria – pareri – atti di assenso – valutazione di conformità del progetto alla normativa vigente proposta motivata di provvedimento, accompagnata dalla relazione con qualificazione tecnico giuridica dell’intervento - rilascio del permesso di costruire - diniego del permesso di costruire entro 120 giorni → provvedimento finale (comma 3) (per comuni >100.000 abitanti) ↓ istruttoria – pareri – atti di assenso – valutazione di conformità del progetto alla normativa vigente proposta motivata di provvedimento, accompagnata dalla relazione con qualificazione tecnico giuridica dell’intervento - rilascio del permesso di costruire - diniego del permesso di costruire 5- entro successivi 30 giorni → provvedimento finale: rilascio del permesso di costruire (comma 6) (sia per comuni < 100.000 abitanti, sia per comuni > 100.000 abitanti) 6- entro successivi 40 giorni → provvedimento finale: diniego definitivo del permesso di costruire, quando il responsabile abbia inviato il preavviso di diniego ex art. 10bis legge n. 241/90 (comma 6) (sia per comuni < 100.000 abitanti, sia per comuni > 100.000 abitanti) 7- dopo 90 giorni → silenzio assenso (comma 8) (per comuni < 100.000 abitanti) dopo 150 giorni → silenzio assenso (comma 8) (per comuni > 100.000 abitanti) N.B. sono fatte salve le disposizioni contenute nelle leggi regionali che prevedano misure di ulteriore semplificazione e ulteriori riduzioni di termini precedimentali. (comma 12). Legge di conversione n. 106 del 12 luglio 2011. La legge di conversione non ha introdotto modifiche al testo del decreto originario.

4- Rilascio del permesso di costruire secondo l’articolo 20 del dPR 6 giugno 2001, n. 380. (articolo 5, comma 2, lettera a), punto 3), D.L. 70) PERMESSO DI COSTRUIRE (in presenza di vincoli)

con delega al comune (popolazione < 100.000 abitanti)

senza delega al comune popolazione < 100.000 abitanti)

termine: entro 90 giorni ↓ 1^ ipotesi → decorre dalla data del relativo atto di assenso (autorizzazione paesistica)

termine: entro 90 giorni ↓ 1^ ipotesi → autorizzazione prodotta dall’interessato: entro 90 giorni dalla data di presentazione dell’istanza

2^ ipotesi → diniego dell’autorizzazione paesistica ↓ termine: dopo 90 gg → silenzio/rifiuto

2^ ipotesi → autorizzazione non prodotta dall’interessato: ↓ conferenza di servizi → termine: decorre dall’esito della conferenza: – favorevole (90 giorni) sfavorevole: (dopo 90 gg) → silenzio/rifiuto

N.B. Per i comuni con popolazione > 100.000 abitanti, i termini previsti dal comma 6, sono di 120 giorni per l’adozione del provvedimento conclusivo ,sempre secondo lo schema sopra riportato. Per gli interventi edilizi minori per i quali è prevista la procedura semplificata introdotta del d.P.R. 9 luglio 2010, n. 139 ↓ riduzione dei termini secondo tali disposizioni Legge di conversione n. 106 del 12 luglio 2011. La legge di conversione non ha introdotto modifiche al testo del decreto originario.

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LEGISLAZIONE

5- Regolarizzazione automatica di talune modeste difformità dal permesso di costruire articolo 5, comma 2, lettera a), punto 5), D.L. 70) Non c’è parziale difformità per violazioni di: – altezza – distacchi – distanze – cubatura – superficie coperta nella misura inferiore al 2% delle misure progettuali per singola unità immobiliare. Il decreto legge introduce una sorta di regolarizzazione automatica, sotto il profilo della normativa urbanistica edilizia, delle lievi difformità verificatesi nella fase costruttiva rispetto al progetto originariamente assentito. In tal caso non si applicano le sanzioni previste dall’articolo 34 per violazioni in parziale difformità dal titolo abilitativo. Di fatto si potrebbe verificare il superamento contemporaneo di tutte le succitate condizioni, purché nel limite del 2 per cento sia che si tratti di una sola unità immobiliare sia che si tratti di edifici con più unità immobiliari (es. singolo edificio con volume di 500 mc: 2%= 10mc; edificio con quattro alloggi di 1000 mc: 2%= mc. 20 per l’intero edificio di quattro alloggi). Legge di conversione n. 106 del 12 luglio 2011. La legge di conversione non ha introdotto modifiche al testo del decreto originario.

6- SCIA (segnalazione certificata inizio attività) (articolo 5, comma 2, lettera b) e lettera c), D.L. 70) Il Decreto Sviluppo, modificando e interpretando l’articolo 19 della legge n.241/1990, fornisce diversi chiarimenti in tema di SCIA (segnalazione certificata di inizio attività) ai fini della sua applicabilità in ambito edilizio. La SCIA sostituisce la DIA (denuncia di inizio attività) in edilizia, con esclusione dei casi in cui, in base alla normativa statale o regionale, la denuncia sia alternativa o sostitutiva del permesso di costruire (cd. SUPERDIA), compreso i casi di cui ai sensi dell’articolo 22, comma 4, del dPR n. 380 del 2001. Il citato articolo 19 aggiunge le attività connesse all’edilizia in zone sismiche, modificando il primo periodo del comma 1. Nel caso di immobili vincolati, la SCIA opera una volta acquisito l’assenso dell’ente competente alla relativa tutela.

In questo caso, a mio parere, la dove fosse presentata la SCIA per interventi in zona a vincolo, la stessa rimane inefficace fino alla presentazione dell’autorizzazione rilasciata dall’autorità competente. Per la SCIA in edilizia, il termine a disposizione dell’amministrazione comunale per adottare provvedimenti di divieto dell’attività e di rimozione degli effetti dannosi viene ridotto da sessanta a trenta giorni. Questo significa, diversamente da quanto introdotto dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, di conversione del DL n. 78/2011, che la SCIA consente di iniziare subito l’attività di trasformazione edilizia, ma che l’azione di inibizione da parte dell’amministrazione comunale non può avvenire nei successivi sessanta giorni, bensì nei successivi trenta giorni dalla sua presentazione, come avviene per la DIA. La Scia può essere presentata mezzo posta con raccomandata con avviso di ricevimento che equivale alla ricezione della stessa. Vigilanza e sanzioni Æ quelle previste dal dPR n. 380/2001 e dalle leggi regionali. Legge di conversione n. 106 del 12 luglio 2011. Applicazione della SCIA agli interventi edilizi minori, precedentemente ammessi con DIA dal dPR n. 380/01 La legge di conversione non ha modificato il testo del DL 70/2011, confermando, in via definitiva che le disposizioni applicate alle DIA sono estese anche alle SCIA in materia edilizia, pur se con le limitazioni e le esclusioni dei casi in cui le denunce stesse, in base alla normativa statale o regionale, siano alternative o sostitutive del permesso di costruire, compreso le ipotesi previste dalle leggi regionali in attuazione dell’articolo 22, comma 4, del Testo Unico per l’Edilizia. A proposito della SCIA è opportuno fare alcune precisazioni, principalmente riguardanti l’efficacia del titolo abilitativo ed il sistema sanzionatorio. Il decreto non dispone esplicitamente sull’efficacia della SCIA, alla quale si applica la disciplina della DIA. Ne deriva che anche la SCIA edilizia ha tre anni di efficacia, decorrenti dalla data della sua presentazione: quindi i lavori non ultimati entro il triennio sono subordinati alla presentazione di una nuova SCIA. Inoltre l’interessato deve comunicare la data di ultimazione. Quanto sopra è stabilito dall’articolo 23 del dPR n. 380/2001 in tema di disciplina della DIA. Ad ultimazione avvenuta, il progettista o un tecnico abilitato dovrà rilasciare un certificato di collaudo finale, con il quale si attesta la conformità dell’opera al progetto presentato con la SCIA. Come per le DIA, il collaudo dovrà essere presentato al SUE, unitamente alla ricevuta dell’avvenuta presentazione della variazione catastale. A questo proposito è utile ricordare l’importanza della variazione catastale perché il decreto legge n. 78 del 2010 ha disposto la nullità degli atti di trasferimento immobiliare, se non vi è la dichiarazione di conformità tra i dati catastali e le planimetrie cataIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 51


LEGISLAZIONE

stali depositate in Catasto e lo stato di fatto. Se manca il certificato di collaudo e la variazione catastale si applica la sanzione di euro 516. Per quanto riguarda l’efficacia della SCIA in Lombardia c’è da precisare, però, che l’articolo 42 della legge regionale, dispone, al comma 6, che i lavori oggetto della DIA (ovvero SCIA) devono essere iniziati entro un anno dalla data di efficacia della DIA stessa (ovvero SCIA) ed ultimati entro tre anni dall’inizio dei lavori; solo la parte non ultimata è subordinata a nuova DIA (ovvero SCIA). Ne consegue che in regione Lombardia l’efficacia della SCIA risulta, come per la DIA, rapportata alla durata del permesso di costruire e non cambia nulla rispetto all’entrata in vigore del decreto Sviluppo, a meno di modifiche che vengano introdotte alla legge regionale n. 12 del 2005. Come già detto in precedenza il sistema sanzionatorio previsto per la SCIA, è lo stesso stabilito per la DIA e cioè: si applicano le sanzioni di cui all’articolo 37, del Testo Unico dPR 380/2001. Ulteriori approfondimenti in tema di SCIA. A seguito dell’entrata in vigore del DL n. 70/2011, convertito con la legge 106/2011, la SCIA è entrata ufficialmente a far parte dei titoli abilitativi in campo edilizio, come era in precedenza la DIA, sebbene da più parti non si riteneva applicabile all’edilizia, dopo tutte le polemiche partite dalle modifiche dell’articolo 19 della legge n. 241 del 1990, introdotte dal DL n. 78 del 2010. La manovra bis dell’agosto 2011 interviene sulla legge generale del provvedimento amministrativo di cui sopra e chiarisce una volta per tutte le modalità per gli interessati di assumere, anche in campo edilizio, le attività edilizie, sfruttando le forme di sburocratizzazione introdotte dalle sopra citate norme. Il decreto legge n. 138/2001 (GU 13 agosto 2001, n. 188) non consente di ricorrere al TAR o al CdS direttamente contro la SCIA o la DIA, senza prima inviare al comune una denuncia –diffida, chiedendo all’amministrazione di verificare la legittimità dell’attività. Solo se il comune rimane inerte, l’interessato potrà rivolgersi al TAR chiedendo di accertare l’obbligo di provvedere in capo all’amministrazione competente obbligando la stessa ad intervenire. Fino al momento della sentenza del TAR, la SCIA mantiene la sua efficacia e chi l’ha presentata non ha alcun obbligo giuridico di bloccare o interrompere l’attività. In dettaglio, il decreto 138/2011 aggiunge il comma 6-ter all’articolo 19 della legge 241/90 (dedicato alla SCIA). La nuova disposizione precisa subito che la SCIA, la denuncia e la dichiarazione di inizio attività si riferiscono ad attività liberalizzate e non costituiscono provvedimenti taciti direttamente impugnabili. Ciò segna la differenza con il silenzio assenso: in quest’ultimo caso siamo di fronte a un atto della pubblica amministrazione, sia pure tacito. In quanto provvedimento dell’amministrazione è autonomamente impugnabile. Dia e Scia non sono provvedimenti taciti e quindi non 52 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

sono impugnabili in quanti tali. Il comma 6-ter in commento fa riferimento sia alla SCIA sia alla DIA comprendendo tutte le ipotesi in cui la legge ha introdotto procedimenti liberalizzati di questo tipo, anche se con nomi diversi. La nuova norma, introdotta con l’articolo 6, del decreto legge n. 138/2011, ricalca quanto ha deciso il Consiglio di Stato, in adunanza plenaria, con sentenza n. 15 del 29 luglio 2011, secondo la quale la DIA e la SCIA, non sono provvedimenti amministrativi a formazione tacita, ma atti privati volti a comunicare l’intenzione di intraprendere un’attività direttamente ammessa dalla legge. Secondo la sentenza di cui sopra, emessa prima del decreto legge n. 138/2011, se la pubblica amministrazione non esperisce gli accertamenti necessari per il controllo dei presupposti, il giudice può imporre l’adozione di provvedimenti inibitori all’esercizio dell’attività intrapresa, per tutelare il terzo. La tutela del terzo è affidata primariamente all’esperimento di un’azione impugnativa ai sensi ex art. 29 del Codice del processo amministrativo, da proporre nell’ordinario termine di sessanta giorni a decorrere solo dal momento della piena conoscenza dell’adozione dell’atto lesivo, e tale tutela è ora richiamata in maniera esplicita all’articolo 19, comma 6-ter, della legge n. 241 del 1990, introdotta con l’articolo 6 del decreto legge 138/2011. L’interessato, infatti, può sollecitare l’esercizio delle verifiche spettanti all’amministrazione e, in caso di inerzia, di esperire l’azione prevista dall’articolo 31, commi 1, 2 e 3, del decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104, come indica la stessa sentenza del Consiglio di Stato, così da definire i seguenti punti fermi: • la SCIA e la DIA non sono provvedimenti taciti della pubblica amministrazione • la SCIA e la DIA non sono autonomamente impugnabili • il contro interessato può chiedere alla P.A. verifiche sulla loro legittimità • se la P.A. rimane inerte il contro interessato può ricorrere al TAR contro il silenzio dell’amministrazione • il TAR può accertare l’obbligo di provvedere da parte della P.A., pronunciandosi nel merito in caso di attività vincolata • il contro interessato può chiedere il risarcimento del danno da DIA e SCIA illegittime.

7 - Intervento sostitutivo regionale (articolo 5, comma 2, lettera a), punto 3), D.L. 70) L’articolo sopra citato preveda la sostituzione dell’articolo 21 del d.P.R. n. 380/2001 (intervento sostitutivo regionale) che impone alle regioni di emanare proprie leggi, forme e modalità per l’esercizio del potere sostitutivo nei confronti delle amministrazioni comunali per il rilascio del permesso


LEGISLAZIONE

di costruire. Legge di conversione n. 106 del 12 luglio 2011. La legge di conversione non ha introdotto modifiche al testo del decreto originario.

8- Trasferimento diritti edificatori Trasferimento dei diritti edificatori (articolo 5, commi 3 e 4, decreto legge n. 70/2011) Articolo 2643, comma 1, del Codice Civile Æ trascrizione degli atti ↓ Obbligo di trascrizione. È stato aggiunto all’elenco degli atti soggetti a trascrizione anche il trasferimento dei diritti edificatori, al fine evitare contenziosi e di equipararli ai diritti reali che consentano la libera circolazione degli stessi a seguito della loro introduzione nelle normative regionali e nei conseguenti strumenti di pianificazione territoriale (PRG o PGT), nonché nelle convenzioni urbanistiche ad esser relative. Modifiche introdotte con la legge di conversione n. 106 del 12 luglio 2011. In sede di conversione del D.L. n. 70, sono state aggiunte due nuove disposizioni al comma 3, che integrano il comma 49 dell’articolo 31 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, sempre con la finalità di garantire la certezza dei diritti edificatori. Il comma 3-bis, infatti, interessa la cessione in proprietà delle aree comprese nei piani 167, la trasformazione del diritto di superficie in diritto di piena proprietà, e le relative convenzioni, nonché l’edilizia residenziale convenzionata. Al testo è stato aggiunto il nuovo comma 49-bis in base al quale i vincoli relativi alla determinazione del prezzo massimo di cessione (proprietà e diritto di superficie) possono essere rimossi, dopo che siano trascorsi almeno cinque anni dalla data del primo trasferimento, con convenzione pubblica e registrata, la cui cessione comporterà il pagamento di un corrispettivo (in misura millesimale della proprietà o del diritto di superficie), determinato in misura pari ad una percentuale del corrispettivo risultante dall’applicazione della formula di cui al comma 48, stessa legge. La percentuale del corrispettivo e le eventuali riduzioni saranno stabilite, in relazione alla durata temporale residua del vincolo, attraverso l’emanazione di un decreto ministeriale. La seconda disposizione è contenuta nel successivo comma 49ter, in base al quale le suddette disposizioni si applicano anche alle convenzioni stipulate in base all’articolo 18 del Testo Unico (dPR 380) relativa all’Edilizia abitativa convenzionata.

Tornando nuovamente alla cessione dei diritti edificatori, è utile precisare che la modifica dell’articolo 2643 del codice civile ha dato una copertura giuridica a un contratto che fino ad ora è stato presente nella pratica e ha avuto solo una disciplina regionale o è stato richiamato nei strumenti urbanistici generali. Non è vero che la modifica della succitata norma abbia introdotto il principio perequativo, presente solo in alcune leggi regionali o in parte della giurisprudenza amministrativa, ma la legittimazione di talune norme comunali che consentono la cessione di cubature e di spostare la capacità edificatoria da un fondo all’altro. In questo contesto, la pratica negoziale riguarda un contratto messo a punto attraverso due modalità: 1) trasferimento di volumetrie tra due fondi, anche non finitimi, già individuati; 2) trasferimento di volumetrie in cui è individuato il fondo cedente ma non quello su cui andranno ad insediarsi le volumetrie cedute. Nel primo caso si tratta di stipulare un atto di tipo negoziale (a effetti reali o anche ad effetti obbligatori) ed un provvedimento amministrativo che autorizza l’edificazione secondo la maggior volumetria. Nel secondo caso, si ha solo un contratto atipico a effetti obbligatori, costituito da un credito edilizio che, come tutti i diritti di credito, deve essere ulteriormente gestito. Oltre a “regolarizzare” legislativamente questo tipo di contratto, consente di rendere opponibile ai terzi anche le cessioni di cubatura strutturate in modo tale da non consentire a priori l’individuazione di un’area in cui insediare delle volumetrie cedute. La legge di conversione ha aggiunto anche la costituzione e la modificazione dei diritti edificatori.

9- Acustica (articolo 5, comma 5, D.L. n. 70 del 2011. Alle norme in materia di acustica in edilizia di cui alla legge n. 447 del 1995 è stata aggiunta una disposizione inerente il procedimento per il rilascio del permesso di costruire secondo la quale, nei comuni che hanno provveduto al coordinamento dei propri strumenti urbanistici con la classificazione del territorio comunale in materia acustica, è consentito presentare l’autocertificazione di un tecnico abilitato che attesti il rispetto dei requisiti di protezione acustica in relazione alla zonizzazione acustica di riferimento. Legge di conversione n. 106 del 12 luglio 2011. La legge di conversione non ha introdotto modifiche al testo del decreto originario.

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 53


LEGISLAZIONE

10- Pubblicazione atti del PRG o PGT (e loro varianti) – art. 5, comma 6 3 comma 7 E fatto obbligo ai comuni di pubblicare sui propri siti informatici tutti gli atti gli allegati tecnici allegati alle delibere di adozione o approvazione degli strumenti urbanistici, nonché delle loro varianti. Tale obbligo però decorre dopo 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto.

programmazione urbanistica può, né deve, scendere a definire piani volumetrici o a descrivere le caratteristiche edilizie e tecniche, che sono invece prerogativa proprio degli strumenti attuativi, con prolungamento dei tempi. Legge di conversione n. 106 del 12 luglio 2011. La legge di conversione non ha introdotto modifiche al testo del decreto originario

Legge di conversione n. 106 del 12 luglio 2011. La legge di conversione non ha introdotto modifiche al testo del decreto originario.

11- Piani attuativi / VAS / competenza (articolo 5, comma 5 e comma 13) È stata introdotta una “semplificazione” nella procedura di attuazione dei piani urbanistici da sottoporre a valutazione ambientale strategica (VAS) e una disposizione per la competenza all’adozione e all’approvazione dei piani attuativi compatibili al PRG (o PGT) ed in particolare: a) quando il PA non comporta variante al PRG o al PGT e lo strumento urbanistico generale, già in sede di VAS, abbia definito le previsioni urbanistiche di dettaglio di questi ambiti → NO VAS b) quando il PA comporta variante al PRG o al PGT → la VAS (e la verifica di assoggettabilità) è limitata agli aspetti non oggetto di VAS del PRG o del PGT L’articolo 5, comma 13, dispone altresì che: 1- tutte le norme di cui ai commi precedenti (quindi anche il comma 8 sui PA, soggetti a VAS), si applicano decorsi 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto 2- dopo 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto e fino all’entrata in vigore della normativa regionale, si applicano altresì le due seguenti disposizioni: a) mutamento di destinazione d’uso in deroga (articolo14, dPR n. 380/2001) purché compatibili o complementari b) Piani attuativi (PA) compatibili con il PRG o PGT sono adottati e approvati dalla Giunta Comunale Problemi applicativi (almeno due): 1- PA comunque denominati o compatibili con PRG o PGT (PL o PII) approvati dalla Giunta Comunale e non dal Consiglio Comunale, svilito del suo ruolo di assemblea elettiva 2- PA comunque denominati (PL o PII), devono rifare la VAS, a meno che il PA specifichi le caratteristiche tecniche ed edilizie degli interventi. E’ evidente che nessun piano di 54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

12 - Nuovo Piano Casa (articolo 5, commi da 9 a 15) Æ per aree degradate Le norme sono applicabili, non solo per le abitazioni, ma anche per edifici non residenziali, come magazzini, edifici industriali. Le regioni: devono approvare proprie leggi (entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto legge) per incentivare tali iniziative, mediante anche la demolizione e la ricostruzione del patrimonio esistente, prevedendo una volumetria aggiuntiva, la localizzazione di volumetrie in aree diverse, le modifiche di destinazione d’uso compatibili o complementari e le modifiche della sagoma degli edifici. Sono esclusi da tali benefici gli edifici abusivi, quelli in centro storico o in aree a inedificabilità assoluta, mentre sono compresi gli edifici “sanati”. Dopo 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto e sino all’entrata in vigore delle leggi regionali, è ammesso il rilascio del permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici ai sensi dell’articolo 14 T.U. dell’Edilizia anche per il mutamento delle destinazioni d’uso purché si tratti di destinazioni complementari o compatibili (salvo il rispetto delle leggi di settore e del D.Lgs. 42/2004). Dopo 120 giorni dall’entrata in vigore del decreto, queste premialità, fatta eccezione per gli edifici abusivi, quelli in centro storico o in aree a inedificabilità assoluta e fatto salvo il rispetto delle norme di settore e il D.Lgs. 42/04, si applicheranno fino all’approvazione delle specifiche leggi regionali. Le regioni avranno 4 mesi di tempo per sbarrare la strada alle norme del decreto, qualora non vogliano che sia applicata sul loro territorio. Fino all’approvazione delle leggi regionali, la volumetria aggiuntiva da riconoscere agli edifici ammessi a tale beneficio, è del 20% massimo del volume preesistente, se residenziale, ovvero, del 10% massimo della superficie coperta per gli edifici adibiti ad uso diverso. Quattro sono i premi riconosciuti: 1) volume aggiuntivo pari al 20% per gli edifici residenziali,


LEGISLAZIONE

ovvero al 10% della superficie coperta edificabile ad uso diverso 2) delocalizzazione delle volumetrie in aree diverse (ma comunque compatibili). 3) cambiamenti di destinazione d’uso compatibili o complementari 4) modifiche della sagoma necessaria per armonizzare architettonicamente gli edifici esistenti

13 - autorizzazione paesaggistica Modifiche ed integrazioni della Parte III del Codice dei Beni e del Paesaggio, approvato con D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42. Articolo 4, comma 16, lettera e), D.L. 70/2011: efficacia dell’autorizzazione paesaggistica (e non validità): All’articolo 146, comma 4, terzo periodo del Codice: viene sostituita la validità con l’efficacia dell’autorizzazione paesaggistica, alla conclusione del procedimento per il suo rilascio. Art. 146, comma 5, secondo periodo. Si semplifica il procedimento di approvazione degli interventi edilizi nei comuni che abbiano adeguato gli strumenti urbanistici alle previsioni dei Piani Paesistici Regionali facendo assumere al parere della Soprintendenza natura obbligatoria non vincolante e, ove non sia reso entro il termine di 90 giorni dalla ricezione degli atti, si considera reso in senso favorevole. Art. 146, comma 7, primo periodo: correzione dell’errore che richiama il comma 3, lettere b), c) e d), dell’articolo 143 anziché il comma 1 stesso articolo. Art. 146, comma 7, terzo periodo: modifica che introduce, tra gli adempimenti delle amministrazioni competenti al rilascio dell’autorizzazione di formulare una proposta di provvedimento e la comunicazione all’interessato dell’inizio del procedimento e dell’avvenuta trasmissione degli atti alla Soprintendenza. Art. 146, comma 8, secondo periodo: modifica il procedimento di diniego, demandando alla Soprintendenza il preavviso di diniego, e all’autorità competente il provvedimento finale, entro 20 giorni Art. 146, comma 11: è stato rimosso il periodo di 30 giorni per l’efficacia dell’autorizzazione paesaggistica, rendendola immediatamente operativa. Art. 146, comma 14: è stata aggiunta l’applicazione delle disposizioni per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica anche per le attività minerarie di ricerca ed estrazione, incidenti sui beni paesaggistici, togliendo le competenze in capo al Ministero dell’Ambiente.

14- vincolo sugli immobili culturali. Semplificazione dei procedimenti amministrativi relativi alla Parte I del Codice dei Beni Culturali – D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42. Articolo 4, comma 16, lettera a) -: modifica articolo 10, comma 5 Art. 10, comma 5. Salvo quanto disposto dagli articoli 64 r 178, non sono soggette alla disciplina del presente Titolo le cose indicate al comma 1 … la cui esecuzione non risalga ad oltre 50 anni, se mobili, o ad oltre 70 anni, se immobili, nonché le cose indicate al comma 3, lettera a) ed e), … la cui esecuzione non risalga ad oltre 50 anni. Articolo 4, comma 16, lettera b) – modifica articolo 12, comma 1 Art. 12, comma 1. Le cose indicate all’articolo 10, comma 1, … la cui esecuzione risalga ad oltre 50 anni, se mobili, o ad oltre 70 anni, se immobili, sono sottoposte alle disposizioni della presente Parte fino a quando non sia stata effettuata la verifica di cui al comma 2. Art. 4, comma 16, lettera c) – modifica art. 54, comma 2, lettera a), primo periodo (l’inalienabilità degli immobili): "a) le cose appartenenti ai soggetti indicati all’articolo 10, co. 1, … e la cui esecuzione risalga … ad oltre 70, se immobili, fino alla conclusione del procedimento di verifica previsto dall’articolo 12" Di seguito si riportano, pure le principali novità fiscali introdotte dal Decreto Sviluppo. 1- riapertura termini per la rivalutazione dei terreni edificabili agricoli Riapertura dei termini per la rivalutazione delle aree edificabili e dei terreni. (articolo 7, comma 2, lettere dd) e ee)) Il decreto in parola ha previsto la riapertura dei termini per la rideterminazione del valore d’acquisto dei terreni edificabili ed agricoli, posseduti alla data del 1 luglio 2011, da privati non esercenti non esercenti attività commerciale, mediante la redazione di una perizia giurata di stima ed il versamento di un’imposta sostitutiva delle imposte sul reddito, pari al 4% dell’intero valore rivalutato delle aree, da effettuarsi entro il 30 giugno 2012. Per coloro che si sono già avvalsi della facoltà di rivalutare le suddette aree ed intendano avvalersi nuovamente del beneficio sono riconosciute alternativamente: a) la possibilità di detrarre dall’imposta sostitutiva dovuta per la nuova rivalutazione l’importo relativo all’imposta sostitutiva già versata Al fine del controllo della legittimità della detrazione, con il provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate di approvazione del modello di dichiarazione dei redditi, saranno individuati i dati da indicare nella diIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 55


LEGISLAZIONE

chiarazione stessa. b) la possibilità di chiedere il rimborso della imposta sostitutiva già pagata, entro 48 mesi (ai sensi dell’articolo 38 del dPR 602/1973), decorrenti dalla data di versamento dell’intera imposta o della prima rata relativa all’ultima rideterminazione effettuata. L’importo del rimborso non può essere comunque superiore all’importo dovuto in base alla nuova rideterminazione del valore effettuata. c) la possibilità di richiesta di rimborso, con le stesse modalità e termini, anche per i versamenti effettuati entro la data di entrata in vigore del presente decreto. In sostanza, viene riconosciuto la facoltà di rimborso anche per i contribuenti che abbiano, nel passato, operato una seconda rivalutazione dei propri immobili, ma che non intendano aderire all’attuale rideterminazione. Anche questi soggetti potranno richiedere il rimborso dell’imposta sostitutiva già pagata, entro 48 mesi decorrenti dalla data di versamento dell’interra imposta o della prima rata relativa all’ultima rideterminazione effettuata. Nei casi in cui, alla data di entrata in vigore del presente decreto, siano già decorsi 48 mesi dal versamento dell’imposta sostitutiva relativa all’ultima rivalutazione effettuata, la richiesta di rimborso potrà comunque essere fatta entro il termine di 12 mesi a decorrere dalla medesima data di entrata in vigore del decreto. 2- agevolazioni fiscali: detrazione IRPEF del 36% (articolo 7) Per quanto attiene alla detrazione fiscale del 36% per le ristrutturazioni residenziali, si segnala l’eliminazione dell’obbligo di invio della comunicazione preventiva al Centro Operativo di Pescara. La comunicazione sarà sostituita, in dichiarazione dei redditi, dei dati catastali dell’immobile oggetto di recupero e, per interventi effettuati direttamente dal detentore dell’immobile, gli estremi di registrazione del contratto di locazione, o comodato e gli altri dati richiesti al fine del controllo. Per quanto riguarda gli altri documenti (fatture, bonifici, etc.) gli stessi dovranno essere conservati dal contribuente ed esibiti su richiesta degli uffici verificatori. Il decreto ha previsto, inoltre, l’eliminazione dell’obbligo di indicazione, in fattura, del costo della manodopera utilizzata per l’esecuzione degli interventi agevolati. Le detrazioni del 36% per i lavori di ristrutturazione edilizia di cui abbiamo avuto modo di parlare nel corso dei precedenti articoli non devono essere più preventivamente oggetto di comunicazione all’Agenzia delle Entrate prima dell’inizio dei lavori ma è necessario solo mantenere la docu56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

mentazione a supporto e indicare i dati nel 730 o nel modello unico. Legge di conversione n. 106 del 12 luglio 2011. La legge di conversione non ha introdotto modifiche al testo del decreto originario. In tema di semplificazioni degli adempimenti fiscali necessari per beneficiare della detrazione Irpef (36%) sulle ristrutturazioni edilizie (prorogata fino al 31 dicembre 2012) o di quella Irpef (55%) sugli interventi per il risparmio energetico (prorogata fino al 31 dicembre 2011), la legge 106/2011 ha confermato le originarie previsioni dell’articolo 7, comma 2, lettera r) e q), DL 70/2001 che hanno soppresso – a decorrere dal 14 maggio 2011 – l’obbligo della comunicazione preventiva al Centro Operativo di Pescara, nonché l’obbligo di indicare il costo della manodopera nelle fatture in favore dei soggetti che intendono beneficiare degli incentivi fiscali. Resta comunque l’’obbligo per le imprese di indicare nella fattura la descrizione e il valore degli eventuali beni significativi, nei casi in cui venga richiesta l’applicazione dell’IVA del 10% per le manutenzioni ordinarie e straordinarie, al restauro e risanamenti conservativi e alle ristrutturazioni edilizie di abitazioni. L’articolo 23, comma 8, DL 6 luglio 2011, n. 98 recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria (G.U. 6 luglio 2011, n. 155) introduce l’ulteriore riduzione al 4% della ritenuta d’acconto sugli importi incassati dagli esecutori di lavori di ristrutturazioni edilizie e per il risparmio energetico (modificando l’articolo 25, comma 1, DL 78/2010), convertito dalla legge 122/2010 che fissava l’aliquota al 10%), con la finalità dichiarato di minimizzare gli adempimenti in occasione di pagamenti effettuati tramite bonifici disposti dai contribuenti per beneficiare di oneri deducibili o per i quali spetta la detrazione d’imposta. ❑



LEGISLAZIONE Da “OttopiùCasa”, 7 sett. 2011

L’

usufrutto è un diritto reale di godimento su cosa altrui regolato dagli articoli 978 e seguenti del Codice civile. In parole più esplicite: l’usufruttuario può essere considerato “un proprietario a termine”, in pratica ha la facoltà di utilizzare il bene e di godere dei suoi frutti come se ne fosse il reale proprietario. Con, però, due limitazioni: non può trasferire la proprietà che resta al nudo proprietario e deve rispettare la destinazione economica impressavi dal proprietario. Esempio: se uno ha un usufrutto su un negozio non potrà – salvo esplicito assenso del nudo proprietario – trasformarlo in un appartamento. Il diritto di usufrutto è sempre temporaneo, non può infatti durare oltre la vita dell’usufruttuario e se l’usufruttuario è una persona giuridica non può protrarsi oltre il termine di trenta anni. L’usufrutto può essere costituito anche a favore di una pluralità di viventi, ed opera fra questi il diritto di accrescimento, in questo caso l’usufrutto si estingue alla morte dell’ultimo superstite. Il diritto di usufrutto se non viene dall’atto costitutivo, può essere ceduto per un certo tempo o per tutta la sua durata, la cessione deve essere comunicata al proprietario (art. 980 Codice civile). Le spese e le imposte relative al bene oggetto di usufrutto sono ripartite tra nudo proprietario e l’usufruttuario. 58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

Proprietari a termine: è l’usufrutto

Spettano al nudo proprietario le spese per le riparazioni straordinarie e le imposte che gravano sulla proprietà, mentre spettano all’usufruttuario le spese per l’ordinaria manutenzione e le imposte che gravano sul reddito (Irpef sulla rendita catastale dell’immobile e l’Ici, ove dovuta). Dovrà inoltre corrispondere al proprietario, durante l’usufrutto, l’interesse legale nella misura stabilita dalla legge sulle spese sostenute dal proprietario per effettuare le

riparazioni straordinarie. Se il nudo proprietario si rifiuta di eseguire le riparazioni poste a suo carico o ne ritarda l’esecuzione senza giusto motivo è facoltà dell’usufruttuario coprire le incombenze e successivamente (al momento della cessione dell’usufrutto) pretendere il rimborso delle spese sostenute per le spese straordinarie senza interesse, e ritenere l’immobile a garanzia del rimborso. È frequente nella vendita di beni immobiliari la separa-

zione della nuda proprietà dall’usufrutto. Ad esempio una persona anziana proprietaria dell’immobile in cui abita può decidere di venderne la nuda proprietà e riservare per se e per il proprio coniuge l’usufrutto ricavando così i mezzi finanziari per poter vivere più serenamente senza rinunciare ad abitare la propria casa, l’usufrutto si estinguerà alla morte dell’usufruttuario, momento in cui il nudo proprietario acquisterà la piena proprietà. Una situazione

USUFRUTTO VITALIZIO 2011 Tabella del valore comparativo usufrutto nuda proprietà rapportata al nuovo tasso legale del 1,5% in vigore dal 1° gennaio 2011. Coefficienti per la determinazione dei valori attuali dei diritti di usufrutto vitalizio e delle rendite o pensioni vitalizie al tasso di interesse dell’1,5%. L’usufrutto vitalizio dura fintanto che vive l’usufruttuario, il suo valore si calcola applicando il coefficiente della tabella (inversamente proporzionale all’età dell’usufruttuario).

Età del beneficiario

Coefficiente

Valore dell’usufrutto %

Valore nuda proprietà %

(anni compiuti)

da 1 a 20 da 21 a 30 da 31 a 40 da 41 a 45 da 46 a 50 da 51 a 53 da 54 a 56 da 57 a 60 da 61 a 63 da 64 a 66 da 67 a 69 da 70 a 72 da 73 a 75 da 76 a 78 da 79 a 82 da 83 a 86 da 87 a 92 da 93 a 99

63,5 60,0 56,5 53,0 49,5 46,0 42,5 39,0 35,5 32,0 28,5 25,0 21,5 18,0 14,5 11,0 7,0 4,0

95,25 90,00 84,75 79,50 74,25 69,00 63,75 58,50 53,25 48,00 42,75 37,50 32,25 27,00 21,75 16,50 10,50 6,00

4,75 10,00 15,25 20,25 25,75 31,00 36,25 41,50 46,75 52,00 57,25 62,50 67,75 73,00 78,25 83,50 89,50 94,00

Ai fini del calcolo delle imposte sull’atto di compravendita la base imponibile è costituita dalla differenza tra il valore della piena proprietà e quello dell’usufrutto, nella tabella i coefficienti aggiornati al nuovo tasso legale dell’1,5% in vigore dal 1° gennaio 2011


LEGISLAZIONE

questa che, anche se ancora non molto diffusa, va prendendo piede anche da noi. L’esempio classico è di uno o due pensionati che magari faticano ad arrivare a fine mese, oppure che vogliono togliersi qualche sfizio oppure vivere, più semplicemente, meglio.

A

ltro esempio – molto diffuso – quello dei genitori che all’acquisto dell’abitazione decidono di intestare al figlio la nuda proprietà riservandosi l’usufrutto, op-

pure se già proprietari possono decidere di donare al figlio la nuda proprietà mantenendo per loro l’usufrutto. In tutti questi casi il valore dell’immobile viene scontato di un importo che decresce con l’aumentare dell’età dell’usufruttuario, poiché si prevede rispetto alla vita media un minore numero di anni in cui diventerà pieno l’esercizio dei diritti di

proprietà per l’acquirente. L’usufruttuario ha l’obbligo di mantenere in ordine il bene Breve carrelata su alcuni aspetti dell’usufrutto. La durata. Una caratteristica essenziale dell’usufrutto è la durata. Il diritto di usufrutto è sempre temporaneo. L’usufrutto deve essesre costituito per un tempo determinato, nel caso non venga pattuito nulla al riguardo, la durata non può eccedere la vita dell’usufruttuario. La morte dell’usufruttuario pone fine all’usufrutto, anche

se non è stata raggiunta l’eventuale data di scadenza prevista. I diritti e gli obblighi: l’usufruttuario può disporre del suo diritto, può cioè cederlo, dare in locazione il bene e concedere ipoteca su di esso; ha il diritto di avere il possesso del bene; ha il diritto di conseguire i frutti (naturali e civili). L’usufruttuario deve restituire il bene

al termine del suo diritto (alla scadenza o alla morte); deve usare il bene con la diligenza del buon padre di famiglia; deve fare l’inventario, salvo dispensa; deve prestare garanzia, salvo dispensa; deve affrontare le spese ordinarie per l’amministrazione, manutenzione e custodia del bene. Pagare le imposte e canoni, rendite fondiarie ecc. Le riparazioni straordinarie: le riparazioni straordinarie sono a carico del proprietario. L’art. 1005 del Codice civile ne fa un elenco che tuttavia, secondo unanime interpretazione giurisprudenziale, non è tassativo. Per riparazioni straordinarie si intendono quelle necessarie ad assicurare la stabilità dei muri maestri e delle

volte, la sostituzione delle travi, il rinnovamento, per intero o per una parte notevole, dei tetti, solai, scale, argini, acquedotti, muri di sostegno e di cinta. Le spese condominiali: per legge le spese devono essere imputate e ripartite in sede di approvazione del bilancio secondo la loro funzione e il loro fondamento, spettando all’amministratore, in sede di esecuzione, ascrivere le spese, secondo la natura di esse, ai diversi soggetti obbligati, anche nel caso in cui l’assemblea non abbia provveduto ad individuarli. Le riparazioni: per quanto riguarda la partecipazione a deliberazioni concernenti le riparazioni relative ad un edificio in condominio, il relativo diritto di voto spetta: all’usufruttuario in caso di riparazioni per l’ordinaria manutenzione, al nudo proprietario per la straordinaria. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 59


DAL COLLEGIO DI LODI Alessandro Colonna

S

i sono tenuti il 24 giugno scorso i festeggiamenti per i colleghi geometri che vantano un ragguardevole numero di anni di iscrizione all’Albo del nostro Collegio. Anche molto ragguardevole. Presso Villa Litta Carini di Orio Litta, splendida ed impeccabile cornice per un momento di ritrovo conviviale ma anche, e soprattutto, di riflessione. Sì, perché la nostra epoca sarà ricordata come l’era del “click”: schiaccio, premo, digito ed ecco subito il risultato. Ma subito eh, perché se trascorre un secondo di più … ahi! Siamo già in ritardo. Già, il risultato. Come se ses-

60 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

Una serata da geometri

sant’anni di vita professionale possano essere sintetizzati in un solo termine. O anche 50, o 40 … o 30 anni. Cosa significa? Che il professionista – dicevano – è colui che “cura il particolare”; a volte ce l’hanno venduta così. Non solo … è la consapevolezza; la consapevolezza di un ruolo. Una vita di lavoro, di soddisfazioni, di sacrifici ed impegno rammenta a tutti, ma in particolare come messaggio ai giovani colleghi, l’importanza di riflettere al fine di ponderare la nostra posizione professionale e contribuire così a rafforzare le basi di un’etica che non deve rimanere semplice-

mente su un foglio di carta, ma essere elevata a “bandiera” che ci distingua nella massa di professionisti del nostro settore: combattere perché la nostra sia una professionalità conclamata è un dovere. Ed ora, rullo di tamburi, ecco i colleghi premiati dal Presidente del Collegio di Lodi geom. Giorgio Leoni e dal Presidente della Cassa Italiana Previdenza e Assistenza geom. Fausto Amadasi.

monta, Pietro Losi, Angelo Maestri, Francesco Malacarne, Francesco Mazzi, Riccardomaria Moroni, Valter Podenzani, Anna Rosa, Cesare Santagostini, Enrico Stroppa, Pier Mauro Zibra.

30 anni Pietro Claudio Barbieri, Nicola Buonsante, Giuseppe Luigi Cesari, Giorgio Cipolla, Ottavio Fusari, Eugenio Li-

60 anni Giuseppe Achilli.

40 anni Lorenzo Invernizzi, Mario Mazzi, Paolo Moroni, Cesare Scotti, Giuseppe Vignali. 50 anni Arnaldo Pagliai, Bruno Prospero Rossi.


DAL COLLEGIO DI LODI

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DAL COLLEGIO DI LODI

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DAL COLLEGIO DI LODI

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4 - 63


DAL COLLEGIO DI LODI

Sessanta anni di professione di Giuseppe Achilli

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4 - 64



DAL COLLEGIO DI MANTOVA

Notizie da Mantova: incontri sulla sicurezza e gestione formazione professionale Giornate sulla Sicurezza con i Comuni Il Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della provincia di Mantova, in collaborazione con la ditta Made HSE, ha organizzato una serie di eventi formativi e di aggiornamento in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e nei cantieri edili finalizzati all’informazione della cittadinanza relativamente all’applicazione della normativa sulla sicurezza nel settore edile. Attraverso questi incontri il Collegio e le Amministrazioni comunali hanno voluto informare e divulgare a tutti i cittadini le informazioni relative agli obblighi, alle responsabilità, alle corrette procedure, nonché alle sanzioni ed agevolazioni previste dalla normativa sulla sicurezza obbligatorie per ogni tipo di intervento.

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Gli incontri si sono svolti presso alcuni Comuni della provincia di Mantova ed in particolare: 18 giugno presso il Comune di Gazoldo degli Ippoliti, 17 luglio presso il Comune di Guidizzolo, il 3 settembre presso il Comune di Roverbella e il 17 settembre presso il Comune di Poggio Rusco. In qualità di relatore è intervenuto il dott. Francesco Gallo (Ispettore Area Tecnica Ministero del Lavoro – Direzione Provinciale di Mantova), i sindaci dei rispettivi Comuni e i componenti della Commissione Sicurezza del Collegio geometri e geometri laureati della provincia di Mantova geomm. Davide Cortesi e Antonio Napoleone. Tesserini professionali L’attività di formazione e di aggiornamento degli iscritti

è un settore che richiede da parte del Collegio impegno ed organizzazione. In particolare, la normativa vigente, affida ai Collegi il compito di assegnare e verificare che i propri iscritti conseguano i crediti formativi in base a quanto stabilito dal Regolamento sulla formazione professionale continua emanato dal CNGeGL. È per questo motivo che il Consiglio Direttivo del Collegio di Mantova ha deliberato di dotarsi di un software per la gestione delle iscrizioni on line, del rilevamento presenze, rilascio attestati e registrazione dei crediti formativi ai corsi e ai seminari. La rilevazione delle presenze avverrà tramite card/tesserino di riconoscimento, quindi i tecnici che parteciperanno a corsi e seminari organizzati dal Col-

legio o dalla Società di Servizi Geometri Mantovani, dovranno essere muniti di tale tesserino. I nuovi tesserini dovranno essere richiesti alla segreteria del Collegio utilizzando l’apposito modulo da trasmettere esclusivamente tramite mail alla stessa. I nuovi tesserini saranno obbligatori per la partecipazione agli eventi formativi a decorrere dal 31 dicembre 2011, il tesserino cartaceo non sarà più valido e dovrà essere riconsegnato alla segreteria del Collegio nel momento del ritiro di quello nuovo. ❑

Da sinistra, il geom. Antonio Napoleone; Nicola Leoni, sindaco di Gazoldo degli Ippoliti; Giovanni Campilli, Made HSE; e il geom. Davide Cortesi



AGRICOLTURA & FORESTE Valeria Sonvico

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a stagione della vendemmia resta uno dei momenti più celebrati dall’uomo, un momento magico in cui l’uva viene raccolta per trasformarsi in nettare di Bacco: un’operazione agricola ma anche uno dei più antichi rituali della storia dell’uomo. Si può affermare che per un agricoltore la vendemmia resta il momento più importante dell’anno: perché si raccolgono i frutti di un intero anno di lavoro, soprattutto se il vigneto è stato impostato fin dall’inizio ad una viticoltura di qualità mirata ad ottenere prodotti specifici in relazione al territorio: bianchi giovani o longevi, spumanti o vini vivaci, rossi novelli o da lungo invecchia-

L’eccellenza dell’agricoltura lombarda passa anche attraverso la vendemmia mento. Come ogni imprenditore agricolo del settore vitivinicolo sa, oltre al lavoro durante l’anno, molto dipende anche del tempo meteorologico, che sta divenendo sempre più un’incognita. Prima di entrare in una breve rassegna delle tipologie di allevamento più diffuse, conosciamo più da vicino le aree enologiche della nostra Lombardia. Il territorio regionale vanta un patrimonio agroalimentare d’eccellenza rappresentando oltre il 15% del Prodotto Interno Lordo Nazionale, il latte fa da padrone considerando lo spiccato indirizzo zootecnico delle nostre Imprese Agricole, ma possiamo vantare

anche altre categorie importanti, tra cui, appunto, il vino. Un territorio con caratteristiche pedo-climatiche eterogenee che conseguentemente condizionano i tempi e i modi di vendemmia: La Valtellina, l’area terrazzata più vasta d’europa dove la vendemmia inizia molto tardi e dove gli ultimi giorni fanno la differenza per il Nebbiolo,il vino più importante della zona per la produzione di Sforzato Docg e Superiore Docg. La Franciacorta è un altro fiore all’occhiello della Lombardia dove, diversamente, la vendemmia inizia prestissimo per la raccolta delle uve Chardonnay affinchè venga mantenuta l’acidità,

fattore determinante per il Franciacorta Docg, l’unico spumante classico oltre allo Champagne, che può riportare in etichetta il nome del territorio e del metodo di produzione. Spostandoci a sud incontriamo l’Oltrepò pavese, una delle zone più vocate alla coltivazione della vite e non a caso anche una delle aree a più superficie a vigneto. A seguire anche i territori mantovani con il Lambrusco e altre piccole produzioni. Ma per tradurre in eccellenza le uve raccolte, alla base di ogni vendemmia è necessario: • Una buona potatura; • Una buona gestione fitosanitaria delle piante; • Una buona gestione del terreno; • Un ottimo equilibrio vegetativo della pianta; • Una valutazione della densità di impianto, del numero di gemme per metro lineare, della superficie fogliare totale e della produzione per ceppo;

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d affiancarsi alle buone pratiche agronomiche avanzano anche nuove ed interessanti tecnologie quali ad esempio la vendemmia satellitare, ovvero uno screening in tempo reale della maturazione delle uve, oppure il ghiaccio secco CO2 e la criomacerazione pellicolare, riducendo in questo modo al massimo le ossidazioni. La coltivazione della vite, come accennato precedentemente, è legata stretta68 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4


AGRICOLTURA & FORESTE

mente all'ambiente in cui essa è presente e sicuramente la forma di allevamento è quell'accorgimento tecnico che consente l'adattamento della pianta all'ambiente suddetto.

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ertanto la forma di allevamento è l’ espressione della storia enologica di un territorio, di come i viticoltori abbiano modellato la vite per farle produrre al meglio in quell'ambiente secondo le loro esigenze. Non tutti i vitigni si adattano ad ogni forma di allevamento. Questo perché la fertilità delle gemme lungo il tralcio differisce in funzione delle varietà. Infatti alcune cultivar possiedono una fertilità delle gemme basali (quelle più vicine all'innesto del tralcio nel tronco), molto bassa o nulla e pretendono

per fruttificare tralci medio lunghi. La classificazione delle forme di allevamento della

vite può riguardare molteplici criteri, tanti quanti sono quelli modificabili dal viticoltore. Per dare una visione

delle varie possibilità riportiamo di seguito uno schema di classificazione tratto da Fregoni (Fregoni M., Viticoltura di qualità) • Secondo l'altezza del fusto (basse, medie, alte); • Secondo la direzione dello spazio (Orizzontali Oblique Verticali ) ; • Secondo la densità di impianto; • Secondo il tipo di potatura (corta mista lunga); • Seconda la carica di gemme; Ma quali sono le forme più diffuse che ci capita di osservare anche quando siamo nel bel mezzo di uno spostamento? Alberello: forma di allevamento di ridotta espansione, normalmente non richiede sostegno dato che il tronco è basso e l'apparato produttivo è prossimo al terIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 69


AGRICOLTURA & FORESTE

reno. Diffusa in terreni poco fertili e siccitosi, ove fattori diversi limitano lo sviluppo della vite (es. sud Italia). Guyot: forma di allevamento a potatura mista, presente nel nostro paese da tempi remoti ma che ha avuto una sua formale teorizzazione nel XIX secolo ad opera del viticultore da cui ha preso il nome. Proprio delle zone poco fertili è un sistema spalliera particolarmente adatto alle zone declivi e collinari, e si caratterizza per la ridotta espansione. Capovolto o alla Cappuccina: anche se considerato

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mare un tendone continuo, molto diffuso in centro-sud italia.

una forma a se stante, il capovolto si compone di due guyot contrapposti sulla fila i cui capi a frutto non sono disposti orizzontalmente al terreno ma inclinati verso il basso, diffuso in terreni di maggior fertilità e con cultivar vigorose. Cordone speronato: il sistema è costituito da un fusto verticsle che si prolunga orizzontalmente in un

cordone orizzontale, si adatta a terreni di media fertilità. Pergole: sistema di allevamento tipico del Trenitino con il tetto inclinato verso l’alto, per consentire insolazione e arieggiamento alla produzione Tendone: la vite è sostenuta da un palo, ha capi da frutto che si dipartono ortogonalmente fra loro così da for-

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impegno e la professionalità dei viticoltori hanno portato a importanti riconoscimenti delle nostre produzioni ed è sempre più soddisfacente che i cittadini attraverso di esse possano avvicinarsi al mondo rurale e apprezzare il connubio tra tradizione e innovazione. ❑



AMBIENTE & BIOEDILIZIA Giuseppe Franco

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evoluzione tecnica e l’insorgere di nuove problematiche, ci inducono al continuo aggiornamento per accrescere le nostre conoscenze professionali al fine di affrontare la quotidiana pratica in possesso del necessario bagaglio tecnicoculturale. È un dato di fatto che, i cambiamenti avvengano a velocità vertiginose per cui chi vuole trovarsi sempre preparato dovrà necessariamente adeguarsi per non sentirsi come un pesce fuor d’acqua. Questo avviene per tutte le professioni, lo stesso vale anche per le nostre professioni tecniche. Come i medici devono rispettare il giuramento di Ippocrate e agire seguendo scienza e coscienza, nella nostra professione deve prevalere la conoscenza tecnica, la professionalità e la deontologia. In questi ultimi dieci-quindici anni nel campo edilizioarchitettonico si sono registrati tanti e tali cambiamenti che nemmeno nei precedenti cinquanta anni si erano verificati. Il problema energetico per il nostro paese è di primaria importanza, abbiamo una produzione di greggio e gas naturale sufficiente a soddisfare solo il 10% dei nostri consumi, inoltre si stima che sul nostro pianeta nel 2050 potrebbe non esserci più petrolio. Esempi di quanto sia elevata la nostra dipendenza energetica ne abbiamo avuti sin dal 1973, con la Guerra 72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

Questione energetica e certificazione degli edifici

del Kippur che ha dato luogo alla prima crisi petrolifera; qualcuno si ricorderà ancora le domeniche a piedi e/o in bicicletta degli Italiani. Successivamente nel 197980 la destituzione dello Scià di Persia e la guerra con il vicino Iraq ha dato luogo alla seconda crisi petrolifera. Dalla prima crisi petrolifera il greggio non ha più cessato di aumentare di prezzo, influenzato da ogni minimo accenno di situazione di crisi internazionale. Di rimbalzo i prezzi dei carburanti sono aumentati in misura sproporzionatamente maggiore, frutto frequente di speculazioni. Da quando è avvenuta poi la liberalizzazione dei prezzi dei carburanti ed è stato tolto il controllo del Comitato Interministeriale Prezzi si è verificato un riallineamento verso l’alto. È come con la liberalizzazione delle compagnie assicurative che dopo un primo momento di concorrenza hanno tutte applicato ed applicano aumenti ben superiori all’inflazione. Solo per le nostre categorie professionali, dopo che ci hanno tolto i minimi tariffari sulle parcelle, liberalizzando di fatto il nostro settore, si è aperta una lotta al massacro con esempi di ribassi anche del 80%. Detto ciò ritengo opportuno che tutti gli ordini professionali mostrino il loro peso ed intervengano collegialmente presso chi di dovere, affinché cessi questa lotta fratricida e si cerchi di ridare dignità alla professione.

Nel 1986 la vicenda della centrale nucleare di Chernobyl ha indotto gli Italiani ad esprimersi, con un referendum nazionale, contro le centrali nucleari e con la chiusura di quelle che erano operative. Non avendo trovato soluzioni alternative, in questi ultimi tempi è stata ripresentata, su sollecitazione di diverse componenti politiche ed economiche, la possibilità di riaprire il discorso nucleare in Italia. Per volere di movimenti popolari è stato indetto un nuovo referendum che chiedeva nuovamente agli Italiani di esprimersi sulle centrali nucleari in Italia. Probabilmente ci si era dimenticati di quanto era successo a Chernobyl e di come si erano già espressi i cittadini. Solo pochi mesi orsono, abbiamo visto a Fukushima come le centrali nucleari e la forza della natura hanno purtroppo messo in evidenza l’impotenza dell’uomo che non è in grado di controllare certi fenomeni. Nell’ultimo referendum del giugno scorso gli Italiani hanno espresso ancora il loro diniego al progetto nucleare.

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ltre nazioni nucleari come la Germania stanno rivedendo il loro programma. La Francia, dalla quale noi acquistiamo l’energia elettrica ha circa una sessantina di centrali nucleari. Essendo noi uno dei primi sette paesi industrializzati del pianeta, siamo di conse-

guenza una nazione molto energivora, abbiamo bisogno di energia per la nostra economia, ma non siamo disposti a sostenere rinunce al nostro attuale stile di vita al fine di ridurne i consumi. Siamo così costretti ad importare il 90% dell’energia che ci serve, con costi sempre più salati, che ben conosciamo, come mai prima d’ora. Questa è purtroppo una tendenza iperbolica in quanto i consumi non si riducono, l’importazione di energia aumenta ed a costi sempre maggiori, ciò fino a quando ci sarà greggio nel sottosuolo, e poi? Da questo quadro poco idilliaco appare evidente che nel nostro paese si dovrà quanto prima affrontare e mettere a punto una più efficace politica energetica utilizzando le fonti di energia rinnovabile. Altri paesi, tra l’altro meno soleggiati del nostro, lo stanno facendo o lo hanno già fatto; noi invece, che di irraggiamento solare ne abbiamo da far invidia, ci muoviamo a rilento con poco coordinamento e scarsa convinzione e con interventi troppo limitati. Politicamente manca lungimiranza in quanto le soluzioni ai problemi futuri vanno subito attuate per evitare che una situazione diventi problematica e ingestibile. Prevenire è meglio che curare, sempre ammesso che a quel punto il male sia ancora curabile. Affrontarli solo quando si


AMBIENTE & BIOEDILIZIA

manifesteranno in tutta la loro drammaticità, potrebbe essere troppo tardi. Questa descrizione introduttiva è per sottolineare che il 40% della spesa energetica nazionale attuale è assorbita dagli edifici e noi come progettisti abbiamo un ruolo di primo piano affinché questo valore diminuisca. Innanzitutto oggi, dobbiamo progettare e far costruire organismi edilizi che abbiano un costo energetico pari a zero, sia per la climatizzazione invernale che estiva. Secondariamente dobbiamo intervenire sul patrimonio edilizio consolidato al fine di pianificare interventi che utilizzino prodotti e metodologie atte ad eseguire una efficace riqualificazione energetica degli edifici. Questo sarà possibile unitamente ad una politica incentivante e defiscalizzante sia a livello nazionale che locale. La funzione del certificatore energetico degli edifici ha un ruolo non di poco conto e di estrema responsabilità, in quanto dal suo attestato può dipendere o meno l’attribuzione di quel valore commerciale aggiunto che fa propendere la scelta dell’acquirente verso un manufatto di qualità. È lo stesso ragionamento che vale per la certificazione acustica nella quale gli edifici di I classe saranno maggiormente privilegiati dal mercato immobiliare al contrario di quelli di classe IV, mentre quelli risultanti oltre

la IV classe non potranno ottenere l’agibilità e quindi avranno preclusa la possibilità di alienazione e di locazione. Voglio ricordare che, il certificatore deve essere un soggetto terzo rispetto alla progettazione e alla direzione lavori, che deve svolgere il proprio compito scevro da qualsivoglia condizionamento di interessi altrui. Sottolineo che non è per niente una formalità, come qualcuno vorrebbe far intendere per ovvi motivi; da questa considerazione, volta a sminuire la specifica prestazione professionale, si comprende la giungla delle parcelle applicate tendenti al continuo ribasso e molto spesso imposte da una certa committenza inte-

ressata che ti mette in concorrenza, se non accetti, con un altro professionista che fornisce lo stesso sevizio ad un prezzo inferiore, facendoti anche credere di privilegiarti nella scelta.

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uesto spauracchio è diventato una forma di malcostume, del quale spesso fanno le spese i giovani professionisti che, pur di ottenere l’incarico, lavorano inconsapevolmente sottocosto ovvero in perdita. Sono convinto che la concorrenza “leale” faccia senz’altro bene alla professione, soprattutto se impostata sotto il profilo qualitativo, pertanto, in conclusione, ritengo che al di sotto di un certo limite la remunera-

zione non debba scendere: se ciò avviene è a scapito della qualità. Non è assolutamente un’operazione che si può fare con il copia-incolla a tavolino davanti al computer. Si badi che, una certificazione fasulla o quantomeno non corretta può far invalidare un atto notarile di compravendita già avvenuto; questo è bene che i committenti lo sappiano, ed è bene che lo sappiano anche i certificatori. Ciò in quanto i primi rischiano l’annullamento dell’atto, la restituzione con interessi della somma percepita e rimborso delle relative spese nonché il sicuro deprezzamento dell’immobile, mentre ai certificatori, può essere intentata una causa di richiesta danni da parte del venditore, la cui entità potrebbe stroncare sul nascere una promettente carriera. Altro rischio per il certificatore è rappresentato dalle verifiche che l’ente di gestione e controllo del catasto energetico di Regione Lombardia effettua a campione. Per quanto è dato sapere una buona percentuale di controlli già effettuati ha evidenziato Ace (Attestato di Certificazione Energetica) non corretti per ognuno dei quali sono state comminate sanzioni di alcune migliaia di euro. Ci sono interessi forti in gioco in quanto è evidente che un edificio in classe A ha un valore commerciale maggiore rispetto ad un omologo edificio in classe D. IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 73


AMBIENTE & BIOEDILIZIA

Al giorno d’oggi in campo edile i contenziosi di ogni genere sono aumentati, non vale proprio la pena di compiacere qualcuno per poche centinaia di euro. Per giustificare quanto detto illustrerò tutte quelle operazioni preliminari di reperimento dei dati necessari alla certificazione. È il lavoro più lungo, ma propedeutico alla immissione dei dati nel software regionale, che può mostrare anch’esso delle difficoltà per il compilatore. Ricordo che un edificio deve essere dotato di Attestato di Certificazione Energetica nei seguenti casi: 1) per ottenere l’agibilità, 2) nei casi di compravendita e 3) dal 1° luglio 2010 anche per i contratti di locazione. Ha una durata di 10 anni dopodiché deve essere rifatto come pure ogni qualvolta si eseguano interventi sull’involucro disperdente e/o sull’impiantistica della climatizzazione che ne abbiano variato le precedenti caratteristiche energetiche. Se si deve certificare un edificio di nuova costruzione è più semplice reperire i dati necessari, i quali devono essere prodotti dalla committenza, comprensivi di disegni esecutivi, di dichiarazione della Direzione Lavori sulle stratigrafie dell’involucro disperdente corredate delle relative schede tecniche dei materiali utilizzati, lo stesso dicasi per i componenti trasparenti e per l’impiantistica tecnica di climatizzazione invernale ed estiva, sull’utilizzo di pannelli 74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

solari termici e/o fotovoltaici e/o di sonde geotermiche, le cosiddette Fonti di Energia Rinnovabile. Quanto sopra, dovrà comunque essere sempre verificato sul cantiere. Nel caso in cui invece di un edificio esistente, il reperimento dei dati diventa più complicato, ma anche più interessante per il certificatore. Da dove partire? Di quali elaborati disponiamo? Molto spesso ci vengono consegnate solo delle planimetrie catastali che sono comunque indispensabili per verificarne la congruità tra stato di fatto e destinazione d’uso, molto spesso sono incoerenti con lo stato di fatto per cui, prima di procedere, è opportuno avvisare la committenza affinché regolarizzi l’edificio onde evitare la denuncia. A volte non ci viene data disponibilità di alcun disegno per cui dobbiamo comunque eseguire

un rilievo plani-volumetrico sul posto, in grado di determinare le superfici disperdenti ed il volume riscaldato necessario a trovare il rapporto S/V.

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obbiamo misurare le aperture presenti, la tipologia degli infissi e il materiale di cui sono costituiti, il loro spessore, il tipo di vetro ed il perimetro dei vetri del serramento, il tipo di sistemi oscuranti, verificare esistenza e dimensioni di eventuali cassonetti per avvolgibili, verificare se vi sono nicchie sottofinestra e rilevarne le misure e spessori. Solo così saremo in grado di determinare la trasmittanza del serramento. Per quanto riguarda l’involucro disperdente opaco dobbiamo ricostruire la stratigrafia dei muri e dei solai e/o pavimenti. È utile conoscere all’incirca l’anno di costruzione e la

zona di ubicazione, in quanto queste notizie, unitamente agli spessori, ci consentono di sapere la tipologia dei materiali da costruzione utilizzati in quegli anni e in quella zona. Grazie alla cospicua mole di informazioni disponibili, anche nel web, sulle caratteristiche dei materiali da costruzione di epoche meno recenti, siamo in grado mediante dei calcoli, conoscendo lo spessore e la conduttività di ogni materiale utilizzato, di ricavarne la relativa Resistenza termica che sommata a quelle di ammissione e di emissione ci consentono di trovare la Resistenza termica totale e di conseguenza la trasmittanza unitaria. Questo va fatto per ogni tipo di involucro opaco e per ogni spessore rilevato. Altro punto sul quale c’è carenza di dati è quello che interessa il generatore di calore, del quale dobbiamo conoscere l’anno di installazione e il modello con le relative caratteristiche di potenza nominale al focolare, del rendimento, la sua ubicazione se murale o a terra, se in luogo riscaldato o all’esterno appeso o incassato, se il mantello del generatore è isolato, tutto al fine di calcolarne le perdite al mantello, bisogna sapere che tipo di canna fumaria è presente e quanto è lunga. Dobbiamo fare una ricerca per reperire i dati della caldaia; molto spesso ciò appare quasi impossibile e per reperirli ci vuole tempo. Dobbiamo verificare se le




AMBIENTE & BIOEDILIZIA

tubazioni del sistema di distribuzione sono isolate, se anche quelle di Acs lo sono, dobbiamo verificare che tipo di sottosistema di distribuzione è presente sia per Acs che per il riscaldamento, se sono presenti più collettori di zona e tipi di sistemi di regolazione, se è presente un sistema di accumulo. Dobbiamo inoltre verificare la tipologia degli elementi radianti, se sono dotati di valvole termostatiche, se sono in ghisa, alluminio o acciaio, se a colonna o a piastra, il numero di colonne ed il numero degli elementi le dimensioni in altezza e profondità al fine di reperire dati sulle caratteristiche degli elementi radianti e calcolarne la loro potenza in Kw. Tutto questo senza ricorrere ad indagini invasive, al fine di raggiungere un risultato che tenga conto della presunzione dell’utilizzo di determinati materiali, sulla scorta, come detto, delle consuetudini costruttive legate alla specifica zona e al preciso periodo storico. Dall’esperienza diretta posso affermare che, un sopralluogo su una unità immobiliare, per eseguire misurazioni varie, riprese fotografiche e individuazione delle stratigrafie, impegna due persone per non meno di due ore. Il resto del lavoro va svolto in studio con reperimento dei dati che non è stato possibile raccogliere in loco, e a tavolino con restituzione del rilievo ed esecuzione delle misure e quantità di super-

fici e volumi e di tutti gli altri parametri necessari alla successiva immissione dei dati nel software Cened.

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ompilato l’Ace si deve trasmetterlo telematicamente al catasto energetico, pagare on-line la relativa tassa, stampare Attestato e la ricevuta di pagamento e depositarne triplice copia originale presso il Comune in cui si trova l’immobile, farlo timbrare protocollare e consegnarne infine la copia originale di ritorno alla committenza. Il certificatore dovrà serbarne copia nel proprio archivio per cinque anni. Si tenga presente che in effetti gli Ace da calcolare sono due in quanto l’ente gestore regionale invita ad elencare gli interventi migliorativi in ordine prioritario indicandone il vantaggio in termini di maggior risparmio energetico e di minor emissione di CO2.

Ognuno faccia le debite valutazioni in termini di tempo impiegato per stabilirne il corretto onorario. Queste simulazioni sugli interventi migliorativi debbono essere illustrate alla committenza che intende attuare la riqualificazione energetica, evidenziandone i costi necessari, le agevolazioni fiscali, il risparmio ottenuto e i tempi di ammortamento della spesa sostenuta. Per verificare le stratigrafie esiste anche una possibilità mini invasiva che consiste nell’eseguire un foro di un diametro ridotto nel quale far scorrere un endoscopio in grado di mettere in evidenza la composizione e gli spessori degli strati. Altro sistema non invasivo consiste nell’eseguire delle misurazioni multiple, per un minimo periodo di almeno 24-48 ore sulle murature, mediante applicazioni di termoflussimetri in grado di

determinare la trasmittanza relativa alla muratura controllata. Per avere un rapporto visivo dei punti dove è maggiore la dispersione e quindi prioritaria l’esigenza di intervento di riqualificazione energetica, si può ricorre ad indagini termografiche all’infrarosso che, sono in grado di mostrare e determinare appunto dove e quanto una struttura disperda calore. Come si vede l’utilizzo delle nuove tecnologie è molto diffuso anche nel nostro settore. Risultando pertanto praticamente impossibile ridimensionare i nostri stili di vita e di conseguenza, ridurre le importazioni di energia che ci consentono di mantenerli, l’obiettivo primario quindi per gli edifici è quello di consumare meno ed avere nel contempo organismi edilizi che innalzino il comfort abitativo e la qualità della vita. La prestazione del certificatore va svolta nel solo metodo operativo indicato, con conoscenza tecnica acquisita e con la massima professionalità. È unicamente in questa direzione che la figura del certificatore assume un ruolo tecnico che sarebbe irresponsabile sottovalutare. Lavorare con professionalità è indice di serietà e la prestazione professionale deve avere la dovuta considerazione anche sotto il profilo economico. ❑

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TECNICA Andrea Botti

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uesto articolo conclude il ciclo di tre interventi dedicati al tema del recupero e della valorizzazione di siti estrattivi dismessi. Si propongono, per completare la rassegna di esempi, alcune realizzazioni che hanno saputo trasformare le tracce del lavoro, testimonianze materiali ed immateriali generate o causate da processi estrattivi, in un valore aggiunto che oggi qualifica l’identità dei luoghi ritrovati. Da un punto di vista paesaggistico le isole Baleari sono

conosciute anche per la presenza della Piedra de Marés, un calcaree di colore variabile dal bianco al giallo, fino alle tonalità di rosso, composto da granelli di sabbia, carbonato e fossili (a causa della natura sedimentaria marina). La costante estrazione dai siti a cielo aperto ed in galleria dislocati sulle isole, ha fatto della Piedra de Marés il primo materiale locale da costruzione anche grazie a due qualità: la facile lavorazione, la consistenza 78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

Le cave dismesse, testimonianze degli antichi processi produttivi variabile in relazione alla quantità di acqua contenuta (quando è bagnato è facilmente estraibile e lavorabile, al sole diviene invece più compatto e resistente). A Minorca, le cave più note sono le Pedreres de S'Hostal, nei pressi di Ciutadella, attive fino al 1994. Anche qui, come nel caso di Les Baux in Francia e di Dalhalla in Svezia , l’iniziativa che ha consentito la valorizzazione di questi luoghi si deve alla sensibilità di un’artista: Laetitia Sauleau, architetto e scultrice locale che, nell’anno di dismissione del sito, ha fondato un’associazione c h i a m a t a LITHICA con l'intento di preservare e mantenere in vita questi luoghi, nei quali l’estrazione con tecniche manuali ha prodotto piccoli spazi frammentati, un vero e proprio labirinto su più livelli, in antitesi con le ampie superfici generate dall’impiego delle macchine. Il progetto, parte integrante di un più complesso piano paesaggistico (parzialmente concluso nel ’96), ha saputo adeguatamente considerare le due differenti realtà, proponendo una soluzione caratterizzata da spazi, per natura e forma, in costante antitesi fra loro: aperti/chiusi, g r a n d i / p i c c o l i , geometrici/organici, ombreggiati/soleggiati. L’arche-

tipo del labirinto ha preso forma con la valorizzazione degli antichi percorsi dei cavatori, delle grotte, delle gallerie, delle scale, delle terrazze e di tutte le forme presenti che sembrano assecondare la fantasia del visitatore e convivono con la spazialità di un giardino botanico e di una vasta area per concerti. Alla base della strategia progettuale la volontà di concepire il paesaggio come una successione di manifestazioni fisiche percepibili anche emotivamente, come nel caso del sito di

Dionyssos sul monte Pentelicon vicino ad Atene, luogo di cave antiche (come gli edifici dell’Acropoli) che hanno cessato l’attività nel 1975. Dopo l’abbandono, gli oltre 13 ettari, ospitavano un paesaggio segnato da ripide scarpate, grandi blocchi regolari ancorati alla montagna come parallelepipedi affioranti, cumuli di pezzame ricavati dalla sbozzatura: ovunque tracce di differenti metodi di lavorazione. Nel ‘95 la società proprietaria della cava ha commissionato alla scultrice e pae-


TECNICA Nella pagina di sinistra: vista delle Cave Pedreres de S’Hostal, Minorca

In questa pagina, in senso orario: Cave Pedreres de S’Hostal, i segni dei sistemi impiegati per l’estrazione; vista delle Cave di Dionissoos, monte Pentelicon, Grecia

saggista Nella Golanda e all’architetto del paesaggio Aspassia Kouzopi il progetto di riconversione in uno spazio pubblico, operazione resa difficile dall'inaccessibilità del sito ai mezzi meccanici e quindi dall'impossibilità di utilizzare, sul luogo, macchinari per il trasporto dei massi e dei cumuli di frammenti. I lavori di movimentazione dei detriti e la realizzazione dei nuovi interventi, sono stati svolti interamente a mano. Alcuni operai che avevano lavorato alla cava prima della sua chiusura, hanno coordinato le operazioni di trasporto manuale, riportando in vita - per l'occasione - le antiche ingegnose tecniche di lavorazione precedenti l'avvento dei nuovi mezzi e delle nuove tecnologie. Loro hanno realizzato, con pietre trovate sul posto, i muri a secco destinati a contenere le distese del pezzame e a definire i nuovi percorsi sulle tracce dei sentieri usati dai cavatori, stra-

Cursi, in provincia di Lecce, attualmente considerato il più importante bacino estrattivo del Salento. Non è un caso se l’economia locale si basa, quasi esclusivamente, sull’estrazione e la lavorazione della Pietra Leccese che, dall’età romana ha rappresentato, in questi luoghi, il principale materiale da costruzione e decorazione di edifici, basta ricordare il celebre barocco leccese.

dine attorno a mucchi di detriti, arrampicate sui pendii per consentire al visitatore di ripercorrere le tracce dell’antica attività estrattiva ed ammirare il paesaggio delle montagne dell’Attica. Le falde scoscese sono state messe in sicurezza ed il pericolo di frane scongiurato attraverso la collocazione di pesanti massi che simulano, artificialmente, la presenza dei “blocchi affioranti” pre-

esistenti; massi grossolanamente sbozzati e posizionati in fasce successive sono stati impiegati per formare le sedute gradonate che segnano l’ingresso alla base della cava, trasformata dal 1998 in un paesaggio monumentale, inquietante, integralmente compiuto. Il tema non è nuovo anche nel nostro paese, un esempio indicativo è rappresentato dal distretto di

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a un punto di vista chimico si tratta di una pietra calcarea dotata di una composizione mineralogica piuttosto omogenea, per la sua resistenza agli agenti chimici e per la facilità di lavorazione/trasformazione questo materiale è ancora oggi piuttosto diffuso. Nelle cave dismesse di Cursi, appartenenti alla tipologia a fossa, sono evidenti i segni delle lavorazioni: quella antica a scalettamento dei fronti (in uso fin IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 79


TECNICA In questa pagina, in alto: due visioni della cava Serpentane, Cursi, Lecce; in basso, le cave di Crazannes, Francia

dall’epoca greco-romana, prevedeva una procedura attuata dall’alto verso il basso) e quella recente che, attraverso l’introduzione della segagione, ha regolarizzato i ripidi fronti, segnati solo dalla trama dei tagli che ricordano le tracce dei mo-

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duli ortogonali. Il recupero della cava Serpentane (che prende il nome delle strade campestri dalle quali ancora oggi si può osservare il paesaggio industriale con i numerosi siti “a cielo aperto”) è nato da un progetto del Politec-

nico di Bari che ha visto impegnati, dal 1995 al 1999, numerosi docenti e gruppi di studenti coordinati da Claudio d’Amato Guerrieri, Preside della Facoltà di architettura della città. L’obbiettivo era la realizzazione di un vasto intervento, orga-

nizzato per fasi e destinato a coinvolgere l’intero distretto. Il primo stralcio si è concluso con la trasformazione della cava in uno spazio per spettacoli teatrali e manifestazioni artistiche, ottenuto sfruttando i risultati delle attività estrattive che avevano già grossolanamente definito la forma di due zone sfruttabili: la cavea ed il proscenio. E’ stato sufficiente aggiungere il fronte scena, progettato secondo un formalismo che evoca i linguaggi adottati nei teatri romani e completare il piano di cava con sedute reversibili. Accanto è nato anche il parco degli orologi solari, con meridiane distribuite secondo un percorso pre-definito. Vale la pena concludere, accennando a due esperienze definite “interventi d’integrazione paesaggistica” che non


TECNICA Le cave di Alicante, Spagna

rientrano a pieno titolo nella casistica trattata, ma propongono soluzioni che fanno della cava uno spazio “di passaggio obbligato”, come nel caso delle Cave di Crazannes in Francia o di Alicante in Spagna. Crazannes è una località del sudovest, famosa per la presenza di una pietra bianca coltivata principalmente in cave a cielo aperto e raramente in galleria. Durante le operazioni di scavo per la realizzazione di un tratto autostradale (la A837) sono affiorate grandi masse rocciose riconosciute successivamente come antiche cave di pietra bianca dismesse mezzo secolo fa. Il ritrovamento ha creato l’occasione, fra il ’93 ed il ’98, per trasformare il sito in una zona di sosta dell’autostrada, dotata di spazi per il riposo, un museo ed un percorso di visita alle cave, attraversate ortogonalmente dal tracciato viario, trasformate in una successione di emergenze laterali dell’autostrada che, secondo il progettista Bernard Lassus, ha acquisito un

nuovo significato. Soluzione, in parte, analoga quella adottata in occasione della nuova linea tranviaria di Alicante, tracciata in adiacenza a speroni di roccia protesi sul mare, in passato serviti da cave di materiale lapideo, grazie alla vicinanza con le vie di comunicazione che favorivano il trasporto del materiale estratto.

La volontà di recuperare questi luoghi si è manifestata attraverso operazioni di “chirurgia paesaggistica” ossia interventi mirati in base alle specifiche esigenze del luogo. L’occasione è scaturita dalla realizzazione della linea tranviaria lungo la costa: fra i binari e la parete di pietra gli architetti Eduardo Arbonés e José

Fernàndez hanno progettato, fra il 2005 e il 2009, una passeggiata ed una piazza con fermata del tram, da qui partono i sentieri alla scoperta della cava adiacente che con il pendio roccioso ed il mare mediterraneo condivide il ruolo di protagonista dell’intervento. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 81


GEOLOGIA Luis Eduardo Russo* Alberto Simini**

L’

Pavimentazioni bituminose: l’efficacia del rinforzo con griglia sintetica

HaTelit® è una griglia di rinforzo delle pavimentazioni bituminose soggette a problematiche di fessurazione indotta che viene prodotta dalla Huesker da ormai più di 40 anni. Nell’arco di questi anni sono state eseguite innumerevoli

retto con un intervento di ripristino tradizionale.

ricerche e prove di laboratorio che hanno dimostrato in maniera evidente i benefici derivanti dall’applicazione di questo sistema di rinforzo in termini di aumento della vita utile della strada. Tali ricerche hanno trovato conferma nell’esperienza pratica di lavori realizzati in tutto il mondo, impiegando le diverse tecnologie locali e nelle più svariate condizioni climatiche. Un’interessante esperienza pratica è il ripristino di un tratto di Corso Agnelli a Torino, poiché ha permesso di realizzare un confronto di-

bituminosi rispetto a una pavimentazione non rinforzata. Tra questi non si possono non citare le prove dinamiche di taglio e flessione realizzate dall’Istituto Aeronautico in Brasile, le prove di dilatazione e contrazione termica realizzate dal centro di ricerca stradale Belga (OCW), le prove realizzate dal Nederland Pavement Consultant, le prove di aderenza secondo la norma stradale ZTV Stra 91/Erg 96 e le prove di scarifica realizzate dall’Istituto di Ingegneria Stradale dell’Università di Aachen che dimostrano le caratteristiche prestazionali del sistema dalla fase di posa alla fase di esercizio

cessive e che il conglomerato risultante può essere riciclato. Le prove dinamiche di flessione e taglio, ATI (Brasile) mostrano che il quadro fessurativo dei campioni non rinforzati si caratterizza per la formazione di una fessura unica e netta che si propaga dall’estremità della prefessura praticata sul lato inferiore verso la superficie (figura 2). Nei campioni rinforFigura 2

L’aumento di vita utile Numerosi programmi di ricerca realizzati da istituti indipendenti hanno dimostrato la capacità della griglia HaTelit® di prolungare la vita utile dei conglomerati

fino ad arrivare alla fresatura. Dalle ricerche effettuate si evince che il fattore di aumento di durata è variabile da quattro a sei volte circa, che la griglia HaTelit® posata correttamente aderisce perfettamente agli strati di conglomerato bituminoso senza creare uno strato di separazione, che l’HaTelit® non causa alcun tipo di inconveniente alle operazioni di fresature suc-

* Ingegnere Civile, Direttore Tecnico della Huesker Srl ** Ingegnere Civile dell’Ufficio Tecnico della Huesker Srl

82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

Figura 3


GEOLOGIA Nella pagina precedente: La posa in Corso Agnelli a Torino del manto d’asfalto su griglia di rinforzo HaTelit® Un campione non rinforzato dopo 80.000 cicli di carico (sopra) e uno rinforzato (sotto) con HaTelit® dopo 490.000 cicli di carico

zati, invece, le fessure sono chiaramente più piccole e diffuse su una superficie più ampia (figura 3). Corso Agnelli a Torino Un esempio concreto dell’efficacia della griglia HaTelit® è il ripristino di un tratto di Corso Agnelli a Torino. Nel 2006 i Giochi Olimpici Invernali ebbero luogo a Torino, evento che portò all’esecuzione di un gran numero di interventi di manutenzione sulle arterie stradali di maggiore importanza. Al tempo il Corso Giovanni Agnelli, una delle più importanti arterie stradali nei pressi dello Stadio Olimpico, si presentava con una pavimentazione ammalorata che necessitava di un intervento di ripristino: la pavimentazione bituminosa esistente era infatti fortemente fessurata in corrispondenza dei giunti della sottostante pavimentazione in lastre di calcestruzzo. Per tale motivo, nel Giugno 2005, il Comune di Torino decise di procedere con la completa ripavimentazione della strada. In un tratto di lunghezza 500 m è stata si utilizzò la griglia di rinforzo del conglomerato bituminoso HaTelit® C 40/17, mentre in un tratto successivo, di analoga lunghezza, con gli stessi problemi fessurativi e identiche condizioni di traffico, si scelse il ripristino con un intervento tradizionale, cioè senza l’utilizzo della griglia di rinforzo. L’esecuzione dei lavori Nel Giugno 2005 sono stati

In questa pagina: la sezione tipo dell’intervento di ripristino con la griglia HaTelit® (sopra) e tradizionale (sotto); il particolare della griglia attorno ai tombini

effettuati i lavori nel primo tratto: dopo la fresatura del tappeto di usura esistente sono stati sigillati i giunti di dilatazione tra le lastre in calcestruzzo ed è stato steso uno strato di regolarizzazione in conglomerato bituminoso di 1,5 cm di spessore. In seguito, dopo la spruzzatura dell’emulsione bituminosa, è stata posata la griglia HaTelit® e infine realizzato un nuovo tappeto di usura di 4 cm di spessore (figura 4). Due settimane dopo, a luglio 2005, sono stati eseguiti

vori, è stata condotta la prima verifica periodica sull’intervento realizzato l’estate precedente: la zona rinforzata con l’HaTelit® non presentava alcuna fessura mentre nella zona non rinforzata già erano visibili i primi segni di fessurazione in corrispondenza dei giunti di dilatazione tra le lastre in calcestruzzo (Figure 7 e 8). Nel mese di luglio 2009, circa quattro anni dopo la realizzazione dell’intervento, è stata condotta una seconda verifica. Nel tratto dove era stata posata la griglia Ha-

Figura 4

Telit® non erano ancora visibili fessure (figura 9); nella zona non rinforzata invece le fessurazioni erano molto evidenti, ampie e presenti in corrispondenza di ogni giunto tra le lastre in calcestruzzo (figure 10, 11 e 12).

A

causa del quadro fessurativo diffuso, nel mese di agosto 2010 la zona non rinforzata è stata sottoposta a un nuovo intervento di ripristino con nuova fresatura e una ripavimentazione; al contrario non è stato necessario operare sul tratto adiacente rinforzato con la griglia HaTelit® in quanto ancora in condizioni eccellenti e senza fessurazioni visibili (Figura 13). La valutazione e l’analisi dei risultati ottenuti Effettuando l’Analisi del Costo dei Cicli di Vita della strada (Life-Cycle Cost Analysis - LCCA) la convenienza socio-economica derivante dall’utilizzo della griglia HaTelit® in Corso Agnelli è evidente. Il mag-

Figura 5

i lavori nel tratto consecutivo ed è stata ripristinata la pavimentazione senza l’utilizzo della griglia di rinforzo. In questo caso, dopo la sigillatura dei giunti e la spruzzatura della mano d’attacco, è stato posato un tappeto di usura di 5 cm di spessore direttamente sulle lastre in calcestruzzo (figura 5). Il monitoraggio Nel maggio 2006, dopo 10 mesi dall’ultimazione dei laFigura 6

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 83


GEOLOGIA Figure 7 e 8 - Il tratto non rinforzato: le fessurazioni sono già visibili in corrispondenza dei giunti tra le lastre in calcestruzzo dopo 10 mesi dall’intervento

Figura 9 - Il tratto rinforzato con HaTelit®: la pavimentazione è in condizioni perfette e senza fessurazioni dopo 4 anni dall’intervento

Figura 7

Figura 8

circa 70% in più rispetto all’intervento tradizionale (tenendo in considerazione solo i costi della scarifica, la sigillatura, la mano d’attacco ed il ricoprimento) ed effettuando il rapporto puro tra il costo dei due interventi e la loro durata, si deduce che in questo caso si è ottenuto un risparmio netto di circa il 72% del costo annuo di manutenzione della strada rispetto al ripristino tradizionale. Tutto ciò senza considerare inoltre gli altri parametri che bisognerebbe mettere sulla bilancia quando si realizza un’analisi dei costi dei Cicli di Vita (LCCA) reale di una strada e che si possono tradurre in termini di costi come, tra gli

giore onere iniziale sostenuto per l’inserimento della griglia di rinforzo è stato subito ammortizzato, dal momento che il tratto rinforzato dopo cinque anni si trovava in condizioni migliori di quelle in cui si trovava il tratto non rinforzato dopo soltanto dieci mesi dal’intervento. In altre parole, in questo specifico caso è possibile applicare un fattore di miglioramento di almeno 6 volte rispetto alla situazione non rinforzata (60 mesi/10 mesi). Se quindi si considera che l’intervento con la griglia HaTelit® è costato Figura 9

84 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

altri, i costi inerenti la chiusura della strada, i costi dei disagi all’utenza che questo causa (code, consumo di idrocarburi, inquinamento, ritardi), i costi degli incidenti di diversa entità che statisticamente accadono (da lievi a mortali), l’impatto ambientale (utilizzo di risorse naturali: trasporto del materiale di risulta in discarica, utilizzo di nuovo conglomerato bituminoso, circolazione dei camion che trasportano i materiali), la realizzazione di nuova segnaletica e tutte le altre operazioni necessarie ogni volta che si effettua un intervento di ripristino. Nel caso dei conglomerati bituminosi rinforzati con griglie, la




GEOLOGIA Figure 10, 11 e 12 - In un tratto non rinforzato, si vedono marcate fessurazioni in corrispondenza dei giunti tra le lastre in calcestruzzo dopo 4 anni dall’intervento Figura 13 - Il tratto rinforzato con HaTelit®: la pavimentazione in condizioni perfette e le fessurazioni non sono visibili dopo 5 anni dall’intervento

Figure 10 - 11 - 12

scelta del materiale è essenziale per la buona riuscita dell’intervento. È consigliabile che il tecnico o l’ente che decida di adottare questa tecnica di ripristino richieda al produttore esauriente documentazione che dimostri l’efficacia del sistema scelto, ovvero: prove che dimostrino l’aumento di vita utile in termini di aumento di cicli di carico, prove che dimostrino la capacità di aderenza del materiale (direttamente dipendente dal tipo di impregnazione del prodotto) per evitare sollevamenti del ricoprimento bituminoso durante la posa e la vita di esercizio, prove di danneggiamento meccanico che dimostrino che il materiale è resistente ai carichi ciclici dinamici del traffico e alla

compattazione durante la posa, prove di resistenza ai sali e ai prodotti antigelo, prove di scarifica, ecc. La mancanza di queste caratteristiche prestazionali, o anche una posa errata, possono determinare la differenza tra il successo o l’insuccesso di un intervento di ripristino. Nell’intervento di Corso Agnelli a Torino, l’utilizzo dell’HaTelit® ha ritardato in maniera efficace la propagazione delle fessurazioni di richiamo sviluppate dai giunti di espansione tra le lastre in calcestruzzo verso il ricoprimento in conglomerato bituminoso, dimostrando di essere, ancora una volta, una soluzione tecnicamente valida ed economicamente vantaggiosa. ❑

Figura 13

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 87


CONDOMINIO Da “Tutto su… il condominio” (Corriereconomia) vol. 2

Condominio, novità in arrivo Parte terza. Segue dal n. 3/2011, pagina 82

Rappresentante in assemblea Limiti Se i condomini sono più di venti, il delegato non può rappresentare più di un quinto dei condomini e del valore proporzionale. Amministratore All’amministratore non possono essere conferite deleghe per la partecipazione all’assemblea; il divieto metterà fine ai contrasti sorti a causa del conflitto di interessi che si viene a determinare quando l’amministratore è chiamato a votare sul proprio operato quale rappresentante di uno o più condomini. Registri condominiali La riforma introduce i seguenti registri condominiali, la cui tenuta è affidata all’amministratore: • registro di anagrafe condominiale: contiene le generalità dei singoli proprietari, dei titolari di diritti reali e di diritti personali di godimento, comprensive del codice fiscale e della residenza o domicilio, i dati catastali di ciascuna ubità immobiliare, nonché ogni dato relativo alle condizioni di sicurezza. Ogni variazione dei dati deve essere comunicata all’amministratore per iscritto entro sessanta giorni. L’amministratore, in caso di inerzia, mancanza o incompletezza delle comunicazioni, richiede con lettera raccomandata le informazioni necessarie alla te88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

nuta del registro di anagrafe. Decorsi trenta giorni, in caso di omessa o incompleta risposta, l’amministrazione acquisisce le informazioni necessarie, addebitandone il costo ai responsabili; • registro dei verbali delle assemblee: vi devono essere annotate, a tutela degli assenti, le eventuali mancate costituzioni dell’assemblea, la discussioni svolte e le delibere adottate, nonché le eventuali, ma brevi, dichiarazioni rese dai condomini; • registro di nomina e revoca dell’amministratore: vi vengono indicate in ordine cronologico, entro sette giorni dall’effettuazione, le date di nomina e di revoca degli amministratori succedutisi nell’incarico, nonché gli estremi del decreto in caso di provvedimento giudiziale; • registro di contabilità: può essere tenuto anche con modalità informatizzate e vi devono essere annotati, in ordine cronologico, i movimenti in entrata e in uscita. Regolamento Per le infrazioni al regolamento di condominio può essere stabilito, a titolo di sanzione, il pagamento di una somma fino a 100 euro ( fino a 1.000 in caso di recidiva). L’importo delle sanzioni è devoluto al fondo di cui l’amministratore dispone per le spese ordinarie. Per le sanzioni non pagate l’amministratore può, senza che occorra autorizza-

zione dell’assemblea, chiedere al giudice l’emanazione di un decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo. Rendiconto Il rendiconto condominiale è redatto con criteri di competenza; le voci di entrata e di uscita, e ogni altro dato inerente alla situazione patrimoniale del condominio, ai fondi disponibili e alle eventuali riserve, devono essere espressi in modo da consentire l’immediata verifica. Il rendiconto consta di un registro di contabilità, di un riepilogo finanziario e di una nota esplicativa della gestione con l’indicazione anche dei rapporti in corso e delle questioni pendenti. L’assemble a condominiale può, in qualsiasi momento o per più annualità specificamente identificate, nominare un revisore che verifichi la contabilità del condominio. La delibera è assunta con la maggioranza prevista per la nomina dell’amministratore e la relativa spesa è ripartita tra i condomini in base ai millesimi di proprietà. I condomini e i titolari di diritti di godimento sulle unità immobiliari (per esempio usufruttuario) possono prendere visione dei documenti giustificativi di spesa in ogni tempo ed esternare copia a proprie spese. Le scritture e i documenti giustificativi devono essere conservati per dieci anni dalla data della relativa registrazione (termine corrispondente a quello ordinario di prescrizione, finora seguito da molti amministratori).

Riscaldamento e condizionamento Il condomino può rinunciare all’utilizzo dell’impianto centralizzato di riscaldamento o di condizionamento, se dal suo distacco non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini. In tale ipotesi è tenuto a contribuire al pagamento delle sole spese di manutenzione straordinaria dell’impianto e a quelle per la sua conservazione e messa a norma. Risparmio energetico Modificato il quorum per le delibere aventi per oggetto le opere e gli interventi volti al contenimento del consumo energetico e le innovazioni relative all’adozione di sistemi di termoregolazione o di contabilizzazione del calore; con la riforma potranno essere deliberati con il voto favorevole della maggioranza degli intervenuti all’assemblea, in rappresentanza di almeno 334 millesimi (attualmente è richiesta la maggioranza semplice delle quote millesimali), a condizione però, che l’assemble avenga convocata nel rispetto, se del caso, delle forme e del termine prescritto dal secondo comma dell’articolo 1117-ter del Codice civile, e che la delibera rispetti la normativa del settore. Sicurezza dell’edificio e degli impianti Maggioranza Le opere e gli interventi volti


CONDOMINIO

a migliorare la sicurezza e la salubrità dell’edificio e degli impianti possono essere deliberati con il voto favorevole della maggioranza degli intervenuti all’assemblea, in rappresentanza di almenao 334 millesimi, ma la relativa assemblea deve essere convocata nel rispetto, se del caso, delle forme e del termine di cui al secondo comma dell’articolo 1117-ter del Codice civile, e la delibera deve rispettare la normativa del settore. Verifica Nelle parti comuni e nelle parti di proprietà o di uso esclusivo non possono essere realizzati o mantenuti impianti od opere che non rispettino le condizioni di sicurezza imposte dalla legge. Qualora sussista il sospetto non infondato che difettino le condizioni di sicurezza di cui sopra, l’amministratore, anche su rischiesta di un solo condomino, accede alle parti comuni dell’edificio o richiede l’accesso alle parti di proprietà o uso individuale al condomino o al detentore delle stesse. L’esibizione della documentazione amministrativa relativa all’osservanza delle normative di sicurezza non esclude la necessità dell’accesso. L’amministratore esegue l’accesso alle parti comuni con un tecnico nominato d’accordo con il richiedente ed esegue l’accesso alle unità immobiliari di proprietà individuale con un tecnico nominato di comune

accordo tra il richiedente e l’interpellato. Il tecnico nominato, al termine dell’accesso,consegna una relazione sintetica al richiedente e all’amministratore, il quale la tiene a disposizione di chiunque ne abbia interesse. Se, all’esito dell’accesso, risulta la lamentata situazione di pericolo, l’amministratore deve convocare senza indugio l’assemblea per gli opportuni provvedimenti, salvo ricorso, di chiunque vi abbia interesse, al Tribunale per gli opportuni provvedi-

menti anche cautelari. Nel caso in cui l’interpellato non consenta l’accesso o non si raggiunga l’accordo sulla nomina del tecnico, previa, ove possibile, convocazione dell’assemblea,possono essere richiesti al Tribunale gli opportuni provvedimenti anche in via d’urgenza. Il Tribunale, valutata ogni circostanza e previo accertamento della condizione dei luoghi, può, anche in via provvisoria, porre le spese a carico di chi abbia immotivatamente ne-

gato il proprio consenso all’accesso. Le spese delle operazioni di cui sopra, qualora i sospetti si rivelino infondati, sono a carico di chi ha richiesto l’intervento dell’amministratore; se poi vi è stato accesso a proprietà individuali, lo stesso richiedente è tenuto, oltre che al risarcimento del danno, a versare al proprietario che ha subito l’accesso un’indennità di ammontare pari al 50% della quota condominiale ordinaria dovuta dallo stesso proprietario in base all’ultimo rendiconto appro-

vato dall’assemblea. Spese comuni Cessione del diritto Chi cede diritti su un’unità immobiliare (si pensi a una vendita o a una donazione) resta obbligato solidalmente con l’avente causa per i contributi maturati fino al momento in cui è trasmessa all’amministratore copia copia autentica del titolo che determina il trasferimento del diritto.

Condomino Il condomino non può sottrarsi all’obbligo di contribuire alle spese per la conservazione delle parti comuni, neanche modificando la destinazione d’uso della propria unità immobiliare, salvo quanto disposto da leggi speciali. Conduttore Il conduttore sarà obbligato in solido con il locatore, nei confronti del condominio, al pagamento delle spese relative all’ordinaria amministrazione e al godimento delle cose e dei servizi comuni. Attualmente, invece, obbligato al pagamento nei confronti del condominio è il locatore, che può rivalersi nei confronti del conduttore. Mora L’amministratore è tenuto ad agire per la riscossione forzosa delle somme dovute al condominio entro quattro mesi da quando il credito è divenuto esigibile, a meno che non sia stato espressamente dispensato dall’assemblea. Scaduto il termine senza che si sia attivato risponde dei danni. I creditori del condominio non possono agire nei confronti degli obbligati in regola con i pagamenti, se non dopo l’scussione degli altri condomini. Questa norma, se non ripristina la solidarietà fra i condomini di fronte alle obbligazioni assunte nel loro interesse dall’amministratore, solidarietà esclusa dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con sentenza n. 9148 dell’8 IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 89


CONDOMINIO

aprile 2008, ne sancisce una responsabilità sussidiaria, ammettendo i condomini solvibili alla preventiva escussione dei morosi. In caso di mora nel pagamento dei contributi per più di un quadrimestre (attualmente è un semestre), l’amministratore può sospendere al condomino moroso la frizione dei servizi comuni suscettibili di godimento separato, salvo che il giudice, adíto anche in via d’urgenza, riconosca l’essenzialità del servizio per la realizzazione di diritti fondamenteli della persona e l’impossibilità oggettiva del ricorso a mezzi alternativi. Creditori del condominio L’amministratore è tenuto a comunicare ai creditori del condominio non ancora soddisfatti, che ne facciano richiesta, i dati dei condomini morosi e l’eventuale ricorso a strumenti coattivi di riscossione. Decreto ingiuntivo L’amministratore, per poter chiedere un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo nei confronti dei morosi, non necessiterà dell’autorizzazione dell’assemblea (circostanza peraltro già ammessa dalla giurisprudenza). Usufruttuario L’usufruttuario sarà abbligato in solido con il nudo proprietario, nei confronti del condominio, a concorrere alla spese relative all’ordinaria amministrazione e al godimento delle cose e 90 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4

nistratore l’ordine del giorno e le decisioni assunte dall’assemblea dei rappresentanti dei condomìni. L’amministratore riferisce in assemblea. Urgenza L’amministratore non può essere esentato dall’obbligo di eseguire le attività urganti al fine di evitare pregiudizi agli interessi comuni. Voto dei servizi comuni. Attualmente, invece, obbligato al pagamento nei confronti del condominio è il nudo proprietario, che può rivalersi nei confronti (se però l’atto dal quale risulta l’usufrutto è stato trascritto nei registri immobiliari, per la Cassazione il condominio è tenuto a rivolgersi direttamente all’usufruttuario per le spese a lui facenti carico). Supercondominio La normativa sul condominio viene estesa, in quanto compatibile, al supercondominio (istituto finora riconosciuto dalla giurisprudenza), ossia alla situazione in cui più unità immobiliari o più edifici, o più condomini di unità immobiliari o di edifici, hanno parti che servono all’uso comune, quali aree, opere, installazioni e manufatti di qualunque genere. Rappresentante in assemblea Se i condomini sono complessivamente più di sessanta, ciascun condominio deve designare, con il voto

favorevole della maggioranza degli intervenuti, in rappresentanza di almeno 667 millesimi, il proprio rappresentante all’assemblea per la gestione delle parti comuni a più condomini e per la nomina dell’amministratore. Se l’assemblea non riesce a deliberare, ciascun condomino può chiedere al giudice di nominare il rappresentante del proprio condominio. Qualora alcuni condomini interessati non abbiano nominato il proprio rappresentante, alla nomina provvede il giudice su ricorso di anche uno solo dei rappresentanti già nominati, previa diffida a provvedervi entro un congruo termine. La diffida e il ricorso all’autorità giudiziaria devono essere notificati al condominio cui si riferiscono, in persona dell’amministratore o, in mancanza, a tutti i condomini. Ogni limite o condizione al potere di rappresentanza si considera non apposto. Il rappresentante risponde secondo le regole del mandato e deve comunicare tempestivamente all’ammi-

Conduttore Il conduttore, che attualmente può votare solo le delibere aventi per oggetto le spese e le modalità di gestione dei servizi di riscaldamento e di condizionamento d’aria, potrà votare, salvo patto contrario, le delibere aventi per oggetto l’ordinaria amministrazione e il godimento dei beni e dei servizi comuni. Per le altre delibere il diritto di voto spetta sempre al proprietario. Usufruttuario Salvo patto contario, l’usufruttuario potrà votare le delibere attinenti all’ordinaria amministrazione e al godimento delle cose e dei servizi comuni. Lo stesso dicasi se si tratta di lavori od opere riguardanti miglioramenti o addizioni, o riparazioni poste dalla legge a carico del nudo proprietario, che ritardi o si rifiuti di eseguire. ❑ (Fine)



CULTURA

La Leonessa e il tricolore: Brescia durante il Risorgimento - 4 Vittorio Nichilo

U

n gigante in tonaca con crocefisso e sciabola, il diavolo e l’acqua santa nella stessa persona: don Pietro Boifava da Serle fu una delle anime del nostro Risorgimento e tra gli strateghi delle Dieci giornate del 1849 con Tito Speri. Boifava prete Pietro, come usava firmarsi, è la dimostrazione di come non si possa ragionare per schemi troppo rigidi quando si ha a che fare con la storia in generale e con 1861 - 2011 periodo storico complesso 150° anniversario come il nostro Risorgimento Unità d’Italia in particolare, perché la storia è fatta di persone, quanto di più complesso si possa immaginare. A differenza di Speri la sua figura è andata quasi subito sfumando tra quei volti che si dovrebbero conoscere ma che invece nessuno ricorda. Niente poesie celebrative, come invece capitò a Tito Speri, versi solo dal nostro poeta Canossi, il cui padre aveva combattuto con Boifava. Dimenticato pressoché ovunque meno che in luogo: la natia Serle. Qui col tempo è diventato quasi come un eroe eponimo dell’antichità greco – romana, un nume tutelare. Non c’è stato periodo storico nel tenace paese montano che non abbia fatto memoria di questo valoroso figlio: tutto, dal bar alla scuola elementare, parla di lui. Qui addirittura Aria de primaera, un’opera teatrale che vede il Boifava protagonista, è stata recitata da generazioni di Serlesi, quasi un rito collettivo più che uno spettacolo drammaturgico. I motivi di questo quasi totale smemoramento? Boifava stesso, una persona sempre fuori dalle righe, la pietra testata d’angolo verrebbe da dire con una citazione dal vangelo, quanto mai appropriata in questo caso: Montanelli nella sua storia d’Italia lo gratificò del poco lusinghiero epiteto di brigante a capo di una banda di disperati. Fu sacerdote e soldato, anche se meglio sarebbe dire come vedremo guerrigliero, ma soprattutto esponente di quel cattolicesimo sociale spesso sottaciuto che è invece una pagina fondamentale per capire molta della storia bresciana e nazionale. Finita l’epoca delle patrie battaglie fu infatti sindaco a Serle, prodigandosi per il miglioramento della vita in paese ma anche in questo caso scelta controcorrente: si era in un’Italia in cui, dopo la presa di Roma, o si stava col Papa o si stava con i Savoia. Andiamo per gradi. Pietro di Angelo del fu Gaetano Boifava e di Maddalena del fu Battista Cominetti nasce a 92 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1

mezzanotte del 28 luglio 1794. I Boifava sono una famiglia di contadini sufficientemente benestante in una repubblica veneta che da lì a tre anni sarebbe caduta vittima del suo attendismo di fronte agli eventi e del genio politico militare di un generale corso: Napoleone Bonaparte. Il piccolo Pietro cresce e per il piccolo generale diventato imperatore sarebbe andato a fare soldato, nell’Armée, dato che è diventata obbligatoria la leva; va detto però che non ci sono documenti in grado di comprovare definitivamente la questione. La sua abilità nell’uso della carabina e nello sfruttamento del terreno potrebbero essere anche solo il frutto di una familiarità con armi e territorio maturata con la caccia, pratica fondamentale in quella Serle che è una se non la capitale dello spiedo bresciano: Boifava fu infatti un eccellente guerrigliero e non per niente nell’Ottocento quel modo di combattere alla spicciolata era chiamato alla cacciatora. Certa invece la richiesta che nel gennaio del 1816 don Giacomo Bennati, parroco di Serle, avanza al vescovo per chiedere l’accettazione in seminario del nostro Pietro. Nonostante sia uno studente che si applica, come dichiarano i suoi voti ancora conservati in seminario a Brescia, il cammino si allunga, al punto che Boifava non esiterà a scrivere al vescovo Nava per ottenere la tanto agognata nomina a sacerdote. Arriverà al traguardo il 23 dicembre 1820 e due giorni dopo, a Serle, si era in Natale celebrerà la sua prima messa. Diventerà curato a Serle solo nel 1826 mentre, si pensa, che negli anni precedenti sempre nelle sue contrade fosse stato maestro, dato che, sotto l’Austria, e in verità fin dal concilio di Trento, spettava ai parroci anche l’alfabetizzazione di base dei ragazzi. E’ un uomo tutto di un pezzo, di quelli che non se le manda a fare a dire: fa scintille ad esempio con il parroco don Amabile Mabellini. A contribuire alla sua fama di uomo rude, in un secolo come l’Ottocento in cui la fisiognomica non è un’opinione, c’è anche una fisicità massiccia che si accompagna ai modi riservati e spicci delle genti di montagna. Scrive di lui lo storico bresciano Odorici, utilizzando le impressioni di chi Boifava l’aveva conosciuto, «Di torvo aspetto, di tarchiate e robuste forme; con sguardo accigliato e sempre in volta come quello di un cacciatore, ravvolgevasi in mezzo a loro, cui fissava gli appostamenti e le fazioni, moderatore della vagante guerriglia. Col suo cappello a tre punte ad ala un po’ rallentata, ispido il mento di una barba incolta ed un po’ canuta, calva e rugosa la fronte, bruno il volto e pensoso, armato il fianco di un enorme spadone sobbalzante tra gli erti scaglioni del colle, coi neri panni del curato di campagna sovra i quali splendevano bizzarramente l’armi lucenti, questo prete valligiano, combattente per la libertà de’ suoi poveri monti, distinguevasi come tipo tipo a sé, dalle impronte svariatissime de’ suoi disertori». Sarà solo il caso di notare come in questo passaggio scritto da un contemporaneo di don Boifava tornino parole come guerri-


CULTURA Pietro Boifava

glia, cacciatore, bizzarramente e una qualifica ovvero “combattente per la libertà” dei suoi valligiani. È come se la guerra di Indipendenza fosse stata in primis una liberazione di Serle, dove infatti gli Austriaci ebbero sempre difficoltà, estesa poi a macchia d’olio a Brescia e all’Italia. Poco dopo la sua morte Tosoni ebbe modo di ribadire l’aspetto «di statura atletica, il corpo toroso, di volto abbronzato, di fisionomia fiera e selvaggia ma di cuore magnanimo e modi affabili». Questo scrittore aggiungeva però che Boifava era «uomo modesto quanto valoroso, semplice quanto erudito ed esperto, e dotato di colpo d’occhio militare, di freddezza di carattere e di presenza di spirito e segnalato tiratore di carabina». È dunque questo l’uomo che si avvia a recitare un ruolo di primo piano nel 1848 e nel 1849. Boifava infatti prima di diventare l’eroe delle Dieci giornate aveva già messo in luce nella primavera del 1848 le sue doti di combattente, con la beffa di Padenghe ai danni di un forte contingente austriaco, la campagna nel territorio di Trento, con un breve assedio al castello di Toblino e successiva fuga, sembra in Svizzera, tramite la Valtrompia, ospitato da don Giambattista Maffina ad Avano di Pezzaze. L’ora di gloria però sarebbe arrivata nel 1849, sempre in primavera, mentre gli Austriaci erano ancora impegnati a rastrellare soldi per la multa imposta a Brescia e provincia o ad arrestare gli indagati per la partecipazione alle vicende del 1848. Serle diventa uno dei caposaldi per l’insurrezione che scoppierà il 23 marzo, con i Bresciani sicuri nell’arrivo dei Piemontesi. I sabaudi saranno invece fermati quasi subito, Brescia si solleverà comunque agli Austriaci, arrendendosi dopo dieci giorni di sangue, ferita a morte ma guadagnando per sempre il soprannome di Leonessa d’Italia. Don Boifava memore del ’48 chiede al Gualla, uno delle menti della rivolta, precise garanzie che Gualla concede perché entusiasta di quel prete patriota che giudica "«mille miglia al di sopra del teatrale Garibaldi». Negli scontri del 26 marzo a Sant’Eufemia, secondo l’Odorici, fondamentale è il genio di Boifava che regge il primo urto degli Austriaci, salvo poi ritirarsi in Maddalena, a San Gottardo, dove ha il suo quartier generale. Dai Ronchi, terreno a lui più familiare, continua a sfiancare con cariche di fucileria gli imperiali, ri-

fiutandosi di combattere in pianura, come richiesto da Tito Speri. Il 30 marzo dopo uno scontro vittorioso nei pressi dei Ronchi si ritirerà via Collebeato e di qui in Svizzera, disperdendo la sua banda, composta anche da chi non era, come dirà lui stesso «farina da fare ostie». Dall’esilio tornerà già nell’autunno di quello stesso anno, avvalendosi di un’amnistia del 18 aprile 1849. Concluse le Dieci giornate don Boifava si eclisserà, non sappiamo per che motivo: possiamo solo immaginare il timore di ritorsione verso la sua gente, la disillusione verso l’esito infausto delle Dieci giornate o altro ancora. Gli Austriaci lo terranno sotto osservazione ma senza esagerare, protetto anche dalla riconoscenza per la clemenza che il Boifava aveva mostrato verso il Poma, un ufficiale austriaco. Questa fu un lasciapassare forse più forte più della tonaca che indossava: don Tazzoli a Belfiore sarà infatti torturato ed impiccato senza troppi riguardi. Sorte differente avrà il nipote suo omonimo Pietro Boifava che invece verrà fucilato, proprio per i fatti, di quei giorni nel febbraio 1851. Con l’Unità d’Italia si aprirà un nuovo capitolo: quello di don Pietro sindaco. Dal ’60 al ’62 e dal ’65 al ’70 risulta sindaco di Serle con tutta una serie di fronti caldi che andavano dal garantire servizi scolastici e sanitari alle tante piccole problematiche di un’Italia unita da poco ma con vecchie e nuove fragilità a cui porre rimedio. Anche in questo campo fu attento, metodico e allo stesso tempo un capo di famiglia per i suoi Serlesi. Muore il 19 ottobre 1879 in un Italia lacerata dalle polemiche tra sostenitori della nuova nazione e chi parteggiava per un Papa che aveva scomunicato il regno sabaudo. Tra parentesi è da ricordare che Boifava aveva aderito tra i primi all’indirizzo passagliano, una petizione dove si chiedeva al Papa di rinunciare al potere temporale. Lo stesso funerale di don Pietro, in cui venne ricordato come il vero cittadino ed il vero sacerdote, sarà fonte di diatribe anche perché in molti rimproveravano le autorità governative di aver dimenticato l’eroe delle Dieci giornate. Un’uscita diversa non avrebbe potuto avere un uomo di intensa fede e di energica azione, fedele ai suoi principi nella vampa di quell’unica strepitosa battaglia, combattuta centimetro per centimetro che fu la sua vita straordinaria. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4 - 93


CULTURA

Il gioco dell’antica topografia Franco Robecchi

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l misurare le cose fa parte dell’intelligenza umana, che ha sempre teso, almeno in Occidente, a dare carattere certo alle proprie percezioni. Questo criterio ha ricadute sul governo del mondo, attraverso il metodo scientifico, ma anche sul governo dell’economia e della giustizia, che qualche volta si basa su dati oggettivi e non solo su sensazioni, umori e antipatie. Il governo del mondo passa attraverso la grande scienza e la grande tecnologia, ed è un settore che, in questo scritto non ci riguarda. Il governo della vita civile, dell’economia, dei rapporti fra privati cittadini e fra i cittadini e lo stato ci riguarda, invece, da vicino. È un settore nel quale i tecnici hanno avuto un ruolo determinante. Sto parlando della gestione quantitativa dei beni immobili, ma anche della loro gestione come sottofondo infrastruttu-

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rale. Per costruire una strada devo avere una conoscenza numerica del territorio che essa deve attraversare, cioè debbo conoscere la planimetria e l’altimetria del sito. Egualmente devo conoscere quantitativamente, comprendendo quindi anche la geometria, la forma e le dimensioni di manufatti, sia per progettarli, sia per intervenire su opere esistenti. Fino dall’antichità mesopotamica ed egizia si è attribuito ai costruttori, ai rilevatori, agli idraulici, il merito di avere posto le basi sulle quali le prime, grandi civiltà hanno potuto nascere e svilupparsi. Soprattutto il tema idraulico, alla base di un’agricoltura evoluta, ha precocemente stimolato l’analisi geometrico-numerica del territorio, attraverso metodi sempre più evoluti, che consentissero di conoscere quote, dislivelli, pendenze, aree, distanze. Siamo alla base di varie


CULTURA 1, 2, 3 - Raffigurazioni di soluzioni topografiche per la misurazione di altezze in incisioni cinquecentesche.

tecniche agrimensorie, la cui conoscenza, soprattutto per i tempi più antichi, è molto esile. Ancora del Medioevo abbiamo scarse informazione e pochissime raffigurazioni e bisogna arrivare al Quattrocento per poter toccare con mano testi e immagini che ci consentano di cogliere in modo immediato lo stato della tecnica all’epoca. È tuttavia curioso che spesso le tecniche agrimensorie e i primi strumenti utilizzati siano presentati, in quei primi secoli di chiara conoscibilità, quasi come curiosità giocosa, utilizzata più per finalità di esperimento intellettuale che per effettive soluzioni costruttive o amministrative. A prevalere era ancora il piacere della scoperta della geometria greca: il gusto dell’intelligenza che si compiace, giustamente, della propria forza, della propria potenza logica, delle sorprendenti solu-

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zioni, magari inutili sotto il profilo operativo, ma esaltanti per l’orgoglio umano. Tuttavia l’esemplificazione era portata con curiose applicazioni, che i ragionamenti geometrici consentivano, tali da consentire la soluzione di piccoli problemi. Si va dall’antica capacità di dedurre la dimensione della sfera terrestre semplicemente scavando due buchi nel terreno e misurando l’ombra provocata dal sole sino alla misura dell’altezza di una torre o della profondità di un pozzo, basandosi su semplici atti geometrici. L’altezza di una torre non è certo problema di frequente necessità, ma era l’idea che piaceva, appunto perché dimostrativa di una brillantezza intellettuale sorprendente. Alcune antiche raffigurazioni si riferiscono proprio a temi come quello detto e le immagini hanno un forte sapore di bellezza arcaica, che qui si

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IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4 - 95


CULTURA 4, 5, 6 - Raffigurazioni di soluzioni topografiche per la misurazione di altezze in incisioni cinquecentesche.

vuole divulgare. In genere operazioni altimetriche, come quella citata, si basavano sulla soluzione di un triangolo rettangolo, del quale si conoscevano un cateto e un angolo. Il triangolo, che giace sul piano verticale, è costituito dall’altezza della torre, dalla distanza fra il piede della torre e il punto di osservazione, quindi misurabile, e dall’ipotenusa, che congiunge il punto di osservazione con la cima della torre. L’operatore si poneva in un punto, traguardava la cima della torre e, dopo aver misurato l’angolo di inclinazione fra l’orizzontale e la linea di osservazione, nonché la distanza orizzontale, poteva dedurre il secondo cateto del triangolo, cioè l’altezza della torre. Talora ci si basava sull’ombra della torre proiettata sul terreno dal sole. Ammesso che il terreno fosse esattamente orizzontale, l’ombra era pari al cateto o4

7, 8 - Strumenti topografici cinquecenteschi, ma certamente di origine più antica.

rizzontale del triangolo e quindi l’osservatore poteva traguardare, ponendosi al limite dell’ombra, il sole stesso. L’altra soluzione, che era già assodata a metà del Cinquecento, è l’individuazione dell’altezza di una torre con l’osservazione della sommità da due diversi punti, posti su un’unica linea di collegamento fra essi e la base della torre. Anche di questa soluzione si hanno belle raffigurazioni, che spesso paiono riferirsi ad un’epoca molto anteriore alla pubblicazione, poiché pongono a sfondo, o ad oggetto del disegno, architetture gotiche che rendono molto suggestiva l’arcaicità dell’atteggiamento tecnico. Questa arcaicità richiama l’interessantissimo disegno che appare nel taccuino del capomastro gotico francese Villard de Honnecourt, dove il tecnico duecentesco, tramite il semplice strumento topografico, allora chiamato genericamente astrolabio, rilevatore di angoli su una ghiera graduata, traguarda un oggetto per misurare l’angolo fra quella linea e l’orizzontale. L’astrolabio ebbe applicazioni e forme anche molto più complesse, per osservazioni astronomiche, ma la forma elementare raffigurata nelle xilografie cinquecentesche che qui pubblico pare potesse essere molto antica, poiché confezionata in modo molto semplice, anche se certamente efficace. ❑ 5

96 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4


CULTURA

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CULTURA

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CULTURA 9 - Strumenti topografici cinquecenteschi, ma certamente di origine pi첫 antica. 10, 11, 13, 14, 15 - Pagine di trattati cinquecenteschi, latini e in lingua spagnola, sul tema topografico. 12 - Pagina del taccuino di Villard de Honnecourt, nel quale, in basso, si vede il capomastro intento ad una rilevazione altimetrica, con un semplice strumento triangolare.

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ETICA PROFESSIONALE Guido Maffioletti

“E

Un colpo al cerchio

un altro alla botte” potrebbe passare come il ritornello incessante, che ci viene servito in questi tempi dalle autorevoli colonne dei giornali e dalle Tv e noi, nel frattempo, vediamo sempre più ridursi la liquidità messaci a disposizione dalla nostra Cassa pre-

comunità interprofessionale italiana. Il recente ridimensionamento finanziario internazionale, ha confermato che non sono i responsabili apparenti coloro che ci governano di fatto, ma esperti manovratori della finanza internazionale. Visto che non si vuole capire

canza di buona volontà nel perseguire uno sviluppo civile, severo e coerente alle aspettative dominanti. Spingere a sacrificarsi per uno scopo nobile, non trova ascolto. Sollecitare l’onore personale, non ne contempla l’onere dovuto. Aspettare che qualcosa cambi porta a scoprirci vuoti del

videnziale in occasione del nostro pensionamento. Sembra il continuo tam tam di fondo che si sente nei pressanti richiami alla solidarietà tra i professionisti, ma di fatto nessuno opera in tal senso, nulla sembra smuovere dai rispettivi posti coloro che occupano posizioni determinanti, se non la perenne lamentela di mancanza di fondi, di uomini e di idee coinvolgenti la

la situazione contingente con le buone parole, costoro ci stanno provando con i fatti concreti, costringendo tutti noi a vivere il quotidiano con quel che si riesce a racimolare dal fondo del nostro barile. Si scrive che l’Italia non cresce. Nessuno finanzia concretamente la crescita dei giovani sia per mancanza di cultura, sia per carenza di mezzi adeguati, sia per man-

tutto. Purtroppo questo è un periodo di transizione storico epocale che segna la fine del modo di vivere da noi conosciuto, ma non ci permette di vedere qualcosa di valido al di là del nostro naso. Tentare almeno di salvare il salvabile, potrebbe essere un’attività meritoria, ammesso che realmente si sappia cosa salvare. La nostra professione ha de-

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finitivamente perso visibilità tra la gente. Non siamo riconosciuti come specialisti di qualcosa, ma ricorrono a noi perché “tanto costano di meno” si sente dire in giro. I nostri convegni non producono alcun cambiamento reale nella comunità nella quale viviamo, perché scopiazzano tutti gli altri senza lasciare alcun beneficio ai partecipanti se non il gusto di qualche cioccolatino che sa d’amaro. Ora, dopo aver perso quasi tutto, non ci resta che provare a mettere in campo ciò che abbiamo accumulato sia nelle annate di vacche grasse che in quelle di vacche magre: l’esperienza, l’onestà e l’umiltà. Di questi tre ingredienti tutti, chi più chi meno, abbiamo goduto in abbondanza. L’esperienza nel seguire una pratica edilizia, catastale, topografica, tecnologica, consultiva, e chi più ne ha più ne metta, si può facilmente espanderla con il praticantato regolamentato dagli organismi collegiali e ordinistici, e, in verità, ci si sta provando! L’onestà, in essenza, consiste di fatto nel rendersi consapevoli di essere soggetti individuali che ricevono da altri, comprendono gli altri e rimettono agli altri un sapere secolarizzato utile ad affrontare qualsiasi futuro ci si presenti. L’umiltà è forse la dote più difficile da apprezzare oggi dove, chi più grida, sembra aver ragione.


ETICA PROFESSIONALE

La persona umile e consapevole della propria peculiarità formata dall’esperienza e dall’onestà, sa che in se vive un elemento vitale molto personale che lo guida nella scelta di vita. Imparare ad osservare, oltre che a guardare, ascoltare più che a sentire, provare anziché attendere, dimostra a noi stessi, per primi, le nostre doti recondite delle quali non ci si rendeva conto del valore basilare fino al giorno nel quale le abbiamo svelate e apprezzate. Nei rapporti col prossimo queste doti non sono state

ben capite, sia per la nostra incapacità comportamentale nell’esprimerle, sia per il contesto non formato al dialogo reciproco, ma quale personale tecnica, istruita solo nel fare teorico.

A

questo punto la retta via veniva stoppata da una serie di: ora no! qui non si può! non è il momento! non ci conviene! ed altro, sempre più o meno scuse per non voler capire. Il Ministero dell’Istruzione ci preparava e ci formava per lavorare negli uffici statali

(Catasto, Provincia, Genio civile) o ad essi dipendenti (Comuni, Regioni, Comunità) e col tempo si scopriva di essere dei semplici esecutori burocratici della Repubblica Italiana con la testa ancora nel Regno d’Italia. Alcuni di noi, non si sentivano tagliati per questi incarichi precotti, e vollero sperimentare nel privato. L’impresa edile era la naturale occasione offertaci, ma bisognava rendersi disponibili a lavorare nei cantieri, cioè non in uffici comodi e riscaldati. Molti scelsero questa via ac-

cettando anche di recarsi in Africa e in altri Paesi stranieri e scoprirono la precarietà della nostra professione, in particolare nelle stagioni invernali. Il resto optò per la libera professione e capì la convenienza di accorparsi per tentare di far colpo sulle Autorità. Quelli fedeli ai propri ideali si misero a prestare le proprie convenienze a chi le chiedeva e ancora oggi lo fanno pur risultando iscritti nella lista dei pensionati. ❑

Il mondo di B. Bat.

IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 101



Novità di Legge a cura del geom. Alfredo Dellaglio

Finalità della rubrica è di contribuire all’informazione sull’emanazione di leggi, decreti e circolari pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica e sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia. I lettori della rivista che sono interessati ad approfondire i contenuti delle norme sopra elencate potranno consultare gli organi ufficiali (GU e BURL) presso il Collegio dei Geometri.

Decreto Legge 70 del 13/5/2011 – Convertito in Legge con modificazioni con la L.12 luglio 2011 n.106 (G.U. 12 luglio 2011 n.160) In vigore dal 13 luglio 2011 -Decreto sviluppo: La semplificazione dell’edilizia privata ed il nuovo”Piano Città” Al via la mini-rivoluzione per l’edilizia privata con il silenzio-assenso per il rilascio del permesso di costruire ed altre novità; Varato il piano per la riqualificazione delle aree urbane degradate. (Le modifiche introdotte dall’art 5, comma 2, lettera a) sono rivolte a rivedere il procedimento per il rilascio del permesso di costruire semplificandone le procedure, modificandone alcune specificità, ed altri aspetti come: - applicazione ed estensione della scia; trascrizione dei contratti di cessione di cubatura; semplificazione nei contratti di compravendita; sostituzione della relazione acustica da una autocertificazione rilasciata da tecnico abilitato; -riqualificazione delle aree urbane degradate cd:”Piano città”

chiesti; 3) Tariffe incentivanti: descritte nell’allegato 5; 4) Impianti fotovoltaici: Premio applicati alle tariffe; Impianti con moduli collocati a terra in aree agricole; 5) Impianti integrati con caratteristiche innovative; 6) Impianti a concentrazione;

Decreto Legislativo 15 marzo 2011 n. 35 (G.U. 8 aprile 2011 n. 81) Attuazione della direttiva 2008/96/CE sulla gestione della sicurezza delle infrastrutture stradali.

Decreto Presidenza Consiglio dei Ministri 21 gennaio 2011 (G.U. 12 maggio 2011 n. 106) Prevenzione del rischio sismico nelle infrastrutture di strasporto.

Lettera Circolare Ministero Interno 24 marzo 2011 Prot. 3791 La SCIA nei procedimenti di prevenzione incendi.

Decreto sviluppo : Le novità per le opere pubbliche. Modifiche al codice degli appalti ed al regolamento di attuazione: le norme del D.L. 70/2011 mirano a ridurre i tempi per la costruzione delle opere pubbliche semplificare gli adempimenti e ridurre ilo contenzioso derivante dai contratti pubblici. Decreto sviluppo: Norme tributarie per l’edilizia e misure varie. Il D.L.70/2011 ha riaperto i termini per la rivalutazione dei terreni edificabili e con destinazione agricola e semplificato gli adempimenti per usufruire della detrazione del 36% sulle ristrutturazioni; Semplificazioni anche per i piccoli serbatoi di GPL.

Decreto Ministero Sviluppo Economico 5 maggio 2011 (G.U. 12 maggio 2011 n.109) Incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici (in vigore dal 13 maggio 2011) 1)Campo di applicazione: Il decreto si applica agli impianti fotovoltaici in esercizio dal 1 giugno 2011 al 31 dicembre 2016, ecc. 2)Requisiti dei soggetti e degli impianti: sono indicati i requisiti riIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4- 103


Aggiornamento Albo

Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 14 marzo 2011 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

2964

Passirano (Bs) 16/04/1955

25030 Castelmella (Bs) via Caduti P.zza Loggia 7

Decesso

Pedroni Oliviero

Iscrizioni all’Albo con decorrenza 4 luglio 2011 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

6128

Gerardini Silia

Salò (Bs) 18/08/1976

25077 Roé Volciano, via Ugo Foscolo 12

6129

Testa Fabio

Breno (Bs) 20/09/1989

25040 Berzo Inferiore (Bs) Viale Caduti 48

Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 4 luglio 2011 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

3292

Aimi Roberto

Desenzano d.G. 24/03/1961

25015 Desenzano d.G. via Caduti dei Lager 43/45

Dimissioni

1814

Andreis Ugo

Desenzano d.G. (Bs) 07/10/1946

25015 Desenzano d.G. (Bs) via B. Croce 10

Dimissioni

1935

Frà Dionello

Castrezzato (Bs) 22/12/1948

25030 Castrezzato (Bs) via G. Bondioli 20

Dimissioni

2292

Visini Rudi

Ghedi (Bs) 07/08/1948

25016 Ghedi (Bs) via Lapapasini 50

Dimissioni

104 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/4






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2011

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IL GEOMETRA BRESCIANO

Anno XXXVI N. 4 luglio-agosto 2011

Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di

Cremona Lodi Mantova Sondrio

1861-2011 150° anniversario Unità d’Italia

Contiene I.R.

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