IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFFICIO P.T. DI BRESCIA C.M.P. DETENTORE DEL CONTO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA
IL GEOMETRA BRESCIANO
IL GEOMETRA ETRA BRESCIANO NO
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Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di
Cremona Lodi Mantova Sondrio
1861-2011 150° anniversario Unità d’Italia
Contiene I.P.
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2011
Anno XXXVI N. 6 novembre-dicembre 2011
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contessi communication
Qualunque progetto abbiate CQOP SOA vi fa i migliori auguri per realizzarlo
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IL GEOMETRA BRESCIANO Rivista bimestrale d'informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia
Il quadro della pittrice prof. Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la multiforme attività del geometra nei secoli.
Direttore responsabile Bruno Bossini Segretaria di redazione Carla Comincini Redazione Raffaella Annovazzi, Manuel Antonini, Stefano Benedini, Nadia Bettari, Laura Cinelli, Alessandro Colonna, Mario Comincini, Stefania Confeggi, Alfredo Dellaglio, Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento, Stefano Fracascio, Francesco Ganda, Francesco Lonati, Guido Maffioletti, Franco Manfredini, Giuseppe Mori, Lorenzo Negrini, Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto, Valeria Sonvico, Marco Tognolatti, Giuseppe Zipponi
Sommario
EDITORIALE - I costi istituzionali della categoria dei geometri al centro e in periferia 2 INTERVISTA - Savoldi: “Pronti alla svolta, tra liberalizzazioni e nuovo regolamento professionale” 4 DAL CONSIGLIO NAZIONALE - Lo standard di qualità per la redazione di un tipo di frazionamento 12 I geometri del mondo a Roma in maggio per l’Assemblea Generale della FIG 16
Hanno collaborato a questo numero Beppe Battaglia, Andrea Botti, Franco Cuzzetti, Antonio Gnecchi, Umberto Monopoli, Vittorio Nichilo, Franco Robecchi, Morgana Roncati
DALLA CASSA - Cassa: attenzione ai giovani, snellimento delle procedure, taglio alle indennità di carica 18
Direzione, redazione e amministrazione 25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12 Tel. 030/3706411 www.collegio.geometri.bs.it
SCUOLA - Proposte di modifica dei corsi per gli esami di Stato e del praticantato 20 Gli esiti degli esami di Stato 2011 per l’esercizio della professione di geometra24 Concorso d’idee per San Giacomo al Mella 26
Editing, grafica e impaginazione Francesco Lonati Fotografie Studio Eden e Francesco Lonati
LEGALE - La misura delle distanze tra pareti finestrate 28
Concessionario della pubblicità Emmedigi Pubblicità Via Malta 10 - 25125 Brescia Tel. 030/224121 - Fax: 030/226031
DAL COLLEGIO DI BRESCIA - Geometri mediatori: una specializzazione per la gestione dei conflitti 30 L’Associazione Geometri Italiani Consulenti Ambiente e Territorio 34
Stampa IGB Group/Grafo Via A. Volta 21/A - 25010 S. Zeno Naviglio (Brescia) Tel. 030.35.42.997 - Fax: 030.35.46.20 Di questa rivista sono state stampate 9912 copie, che vengono inviate a tutti gli iscritti dei Collegi di Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Sondrio. N. 6 - 2011 novembre-dicembre Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975 Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Brescia Associato alI’USPI Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.
TECNICA - L’isolamento acustico degli edifici a norma di legge (parte seconda) 66 Eno-architettura lapidea: quando la pietra incontra il vino 74 CONDOMINIO - Le obbligazioni condominiali non hanno natura solidale 78 CULTURA - La Leonessa e il tricolore: Brescia durante il Risorgimento - 6 86 Ingegneri e geometri a Brescia nella storia 92 Il problema di “Snellius-Pothenot” incubo dell’allievo geometra 96 ETICA PROFESSIONALE - Un geotipo diplomato e diffuso 102 TEMPO LIBERO - A Prato Nevoso di Mondovì XVII Campionato Italiano di sci alpino e nordico per geometri 103 RECENSIONI - È disponibile il quinto numero del bollettino elettronico “Il geometra risponde” 106 Novità di legge 109
URBANISTICA - Il modello semplificato per l’edilizia 36 LEGISLAZIONE - Le serre bioclimatiche 42 AMBIENTE & BIOEDILIZIA - A Lumezzane una giornata di studio con CasaClima per tecnici e semplici cittadini 48 LAVORI DI GEOMETRI- Immaginazione e coraggio per affrontare un tema inusuale: il campo da golf a nove buche50 DAL COLLEGIO DI LODI - Cartografia, Gis e infrastrutture per l’informazione territoriale 62
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6 - 1
EDITORIALE Bruno Bossini
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i fa un gran parlare, in questi tempi di grave emergenza finanziaria ed economica che ha colpito non solo il nostro Paese ma anche l’Europa e tutto il mondo occidentale, di costi eccessivi, di sprechi, di privilegi che a danno dei cittadini appesantiscono i bilanci pubblici e quelli delle istituzioni che sovrintendono al loro vivere quotidiano: si indica come assoluta necessità risanatrice un loro radicale taglio, pur nel mantenimento dei servizi e quindi senza gravare sui redditi dei contribuenti. L’ulteriore espansione del carico fiscale sulle imprese, e quindi anche sui nostri studi professionali, è già ora insopportabilmente oltre la media europea. Le critiche più insistenti fanno in genere riferimento agli esorbitanti costi della politica, delle istituzioni e degli enti ad essa collegati. Perché allora non cominciare a esaminare anche i costi istituzionali riguardanti la nostra categoria, sia a livello nazionale, sia a livello locale al fine di renderne conto ai nostri iscritti oltre che al mercato? È un tema, questo, raramente dibattuto sulla stampa di categoria, ma che è tempo di fare, anche alla luce di recentissime novità sugli emolumenti dei nostri rappresentanti, non fosse altro perché nelle recenti Finanziarie approvate dal governo Berlusconi in luglio-agosto e settembre (legge di stabilità) e nella recentissima manovra del nuovo go2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
I costi istituzionali della categoria dei geometri al centro e in periferia verno Monti si fa riferimento anche alle professioni e alla necessità della revisione dei loro ordinamenti ormai superati e fuori sintonia con le norme europee. In particolare si richiedono norme precise sullaloro liberalizzazione e sull’accesso dei giovani al mondo del lavoro. Le varie finanziarie e la manovra del 4 dicembre chiedono a tutti i cittadini e al mondo del lavoro sacrifici molto consistenti, che possono essere parzialmente attenuati solo da concreti risparmi a cominciare da quelli sulle spese istituzionali. La nostra categoria non
ne è certo esentata. Vediamola dunque la novità che ci riguarda, anticipata dal Presidente del CNG Fausto Savoldi nell’intervista concessaci e riprodotta nelle pagine immediatamente seguenti: il Consiglio Nazionale ha deliberato una riduzione degli emolumenti dei Consiglieri e delle consulenze esterne nella misura del 25% a partire, ci par di capire, dall’anno prossimo (saremo più precisi quando ci perverrà la delibera), mentre la Cassa di previdenza (vedere a pag. 18) ha deciso la riduzione di indennità e spese per i De-
legati e i Consiglieri del 15%. Non vogliamo tanto soffermarci tanto sulla portata economica e sui dettagli finanziari di questi due provvedimenti, che comunque faranno risparmiare alla categoria un milione e forse più di euro all’anno. Ci interessa piuttosto evidenziare la positività del messaggio che i dirigenti nazionali hanno inteso lanciare agli iscritti, al mercato e al Governo. I primi dovranno riconoscere che i loro dirigenti , di fronte al pericolo di dover ridurre i servizi o chiedere un aumento pro quota del con-
EDITORIALE La nota del Presidente Dirigenza verticale
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n qualsiasi attività, società, impresa, Ordini e Collegi professionali, Amministrazioni pubbliche ecc., il miglior risultato gestionale lo si riscontra nelle collaborazioni tra vertice e base. Non è ammissibile una gestione verticale dove, dopo il vertice, il deserto, lasciando al primo qualsiasi iniziativa e responsabilità. Un capitano d’industria, un sindaco di un Comune, un presidente di società, di un Ordine o Collegio professionale hanno la necessità di attorniarsi di collaboratori capaci, onesti e fedeli all’incarico a cui sono delegati. Soffermandoci solo sui nostri Collegi professionali, opportunamente esiste un consiglio composto da vari colleghi votati dagli iscritti del Collegio. I migliori risultati si hanno quando fra Presidente e Consiglieri esiste un’unanimità di intenti pur nelle discussioni che portano a un dialogo costruttivo nell’interesse principale della categoria. Le contrapposizioni che scaturiscono per personalismi o peggio ancora per interessi propri, portano a risultati scadenti se non pessimi. La base non dev’essere considerata un deserto, ma da essa devono pervenire proposte e idee che il Consiglio rielabora per una programmazione.
tributo dei Collegi, hanno dato l’esempio agendo con coerenza e responsabilità nel ridurre una buona fetta della loro indennità. Quanto al Governo, non potrà che dare atto ai geometri italiani di grande responsabilità e generosità nell’affrontare un momento difficilissimo rinunciando a una parte dei loro proventi. Ci auguriamo che il sacrificio che il Governo impone alle professioni – nello specifico alludiamo all’obbligo di dotarsi entro il 31 agosto 2012 di un nuovo regolamento professionale, cosa che i geometri certamente faranno – si concretizzi da parte del Governo in una nuova legge che dia al mercato la possibilità di conoscere le nostre effettive competenze e le prestazioni professionali che ad esse dovranno corrispondere. Sottolineiamo ancora una volta, a costo di tediare il lettore, che il regolamento disciplinante della nostra categoria risale all’epoca fascista, è del 1929, e noi sappiamo quali amare conseguenze continua a compor-
Il vertice funziona bene quando non lavora in linea verticale, ma si allarga in modo piramidale la cui base è costituita da una categoria proponente e collaboratrice e non un deserto. Si avvicinano le festività natalizie che chiudono un anno con risultati deludenti per incarichi professionali ed economici. La fiducia e l’ottimismo per il prossimo futuro non devono mai mancare e la nostra categoria sarà certamente in grado di assimilare e adeguarsi alle variazioni che guideranno la futura epoca professionale. L’occasione mi è gradita per porgere a tutti i Consiglieri, iscritti e personale del nostro Collegio i migliori auguri di buon Natale e sereno anno nuovo, estensibili a tutti i Presidenti, Consiglieri e personale di tutti i Collegi italiani. L’augurio vada particolarmente al Presidente del Consiglio Nazionale Fausto Savoldi e a tutti i suoi Consiglieri, Delegati Cassa e collaboratori. Cordialmente Il Presidente Giovanni Platto
tare questa abnorme situazione.
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L’immagine beneaugurante del morettiano presepio rechi agli iscritti e ai lettori affezionati de “Il geometra bresciano” l’augurio sentito e sincero del Presidente Giovanni Platto e del Direttore della rivista Bruno Bossini per un Buon Natale 2011 e un felice e, si spera, operoso 2012
irca infine i costi istituzionali del nostro Collegio di Brescia, ribadiamo quanto da queste colonne quanto abbiamo sempre affermato: tutti coloro che con vario impegno dedicano parte del loro tempo alla categoria, dal Presidente ai Consiglieri, ai Consultori, ai componenti delle Commissioni di studio, al Direttore e ai redattori della rivista (in complesso almeno 60-70 colleghi) non hanno mai ricevuto gettoni di presenza o compensi sotto qualsiasi forma. È sempre stato così. È una prassi voluta da tutti i presidenti che si sono succeduti nella sede di Piazzale Battisti: ricordiamo gli ultimi, Paterlini, Camplani, Savoldi fino all’attuale Giovanni Platto. È sempre stato per noi motivo di orgoglio e un vanto ogni volta poterlo ribadire. ❑
Alessandro Bonvicino, Adorazione dei pastori con i Santi Nazaro e Celso (particolare), chiesa dei Santi Nazaro e Celso, Brescia
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INTERVISTA
Savoldi: “Pronti alla svolta, tra liberalizzazioni e nuovo regolamento professionale” Epocale è un termine abusato, ma forse mai come stavolta definisce quanto nessun’altro i mutamenti nella professione del geometra che, in parte avviati dalle ultime manovre del Governo Berlusconi e dalle misure annunciate dal premier Mario Monti, andranno a regime dal 2012. La liberalizzazione delle professioni ed ancor di più il nuovo regolamento professionale (l’attuale, come ognuno sa, è del 1929!) sono infatti cambiamenti tanto radicali da modificare il volto alla professione che abbiamo svolto finora ed adeguarla alle mutate esigenze del mercato e della società nel suo complesso. Inoltre, sempre nel 2012, in maggio, si tiene a Roma il congresso mondiale dei geometri, un appuntamento che non si teneva nel nostro Paese da trent’anni e che porrà i geometri italiani al centro della scena nazionale e internazionale. Alla vigilia d’un anno che s’annuncia straordinariamente intenso, ricco di novità e insieme ancora nel segno generale della crisi economica e della rarefazione del lavoro, abbiamo incontrato Fausto Savoldi, il nostro presidente del Consiglio Nazionale, per ascoltare direttamente dalla sua voce il senso e la portata dei cambiamenti tanto pervasivi che ci apprestiamo a vivere. L’incontro con il direttore del “Geometra Bresciano”, Bruno Bossini, presente il presidente del Collegio di Brescia, Giovanni Platto, è avvenuto pochi giorni prima del varo della manovra di dicembre dell’appena insediato governo Monti (e per questo non ne contiene i particolari e l’illustrazione) e l’abbiamo tradotto nell’intervista che segue. 4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
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residente, comincerei dalle cosiddette liberalizzazioni, perché sono l’argomento del giorno e tengono banco sui quotidiani, in particolare su quelli economici. Tre manovre alle spalle, un’altra annunciata tra pochi giorni ed in tutte, appunto, il continuo rincorrensi del termine liberalizzazioni: a che punto siamo? «La mia impressione è che siamo a metà del guado, ma pure che l’approdo è già delineato ed i tempi appaiono, tutto sommato, molto stretti. Non è poco visto che si tratta d’argomenti che in un modo o in un altro sono all’ordine del giorno da decenni. Le tre manovre che abbiamo alle spalle, quella di luglio, quella di agosto e soprattutto quella del 13 novembre, nonché le misure che con ogni probabilità il governo Monti prenderà nelle prossime settimane, hanno dato una forte accelerazione e una rapida possibilità di concreta attuazione ad un disegno che era da tempo incagliato nelle commissioni parlamentari. Le spinte dell’Europa hanno in sostanza fatto sì che in pochi mesi la proposta di legge ferma da tempo nella Commissione giustizia del Parlamento venisse spacchettata in tre provvedimenti di iniziativa governativa che troveranno presto attuazione». Poiché col termine liberalizzazione si intendono decine di processi diversi e spesso contraddittori tra di loro, perché non provi a darcene una illustrazione pur, inevitabilmente, succinta? «Mancano ancora molti elementi che potrebbero cam-
biare e non poco l’impatto dei provvedimenti sulle categorie, ma noi del Consiglio nazionale abbiamo inteso tutte le norme presto operative sulla liberalizzazione delle professioni sostanzialmente con una prima grande novità: la possibilità di accesso all’albo di tutti quelli che hanno l’abilitazione». Concretamente cosa significa? «Significa che, secondo quanto stabilito dall’art. 33 della Costituzione si iscrivono all’Albo senza ulteriori procedure i professionisti che hanno superato l’esame di stato al termine dei due anni di praticantato o con laurea breve. Ci sono poi questioni più specifiche che riguardano ad esempio i diplomati prima del 1980 e i nuovi diplomati della scuola superiore che dovranno proseguire il loro iter formativo per almeno un paio d’anni dopo il diploma, e questi corsi potranno spesso valere come praticantato, ma queste sono appunto questioni specifiche che non cambiano l’assunto: la ratio della norma in buona sostanza mira a togliere tutti i “privilegi” di chi è iscritto a un Albo, che tra pochi mesi sarà aperto a tutti coloro che hanno superato l’esame di Stato, sia che svolgano la libera professione sia che siano dipendenti nel settore pubblico o in quello privato. Non ci sarà infatti più il famoso articolo 7 della professione e per essere liberi professionisti basterà l’iscrizione all’albo e una partita Iva».
INTERVISTA Il Presidente del Consiglio Nazionale Geometri, Fausto Savoldi
E la tenuta dell’Albo, in questa nuova organizzazione sarà sempre affidata ai Collegi? «L’Albo potrebbe essere regionale con una struttura burocratica ridotta all’osso e procedure di iscrizione, in gran parte in autocertificazione, da assolvere preferibilmente per via informatica ed automatica. Ovviamente il dato provinciale non andrà perduto, nel senso che ogni professionista avrà il suo numero di iscrizione con l’aggiunta della ‘targa’ della provincia di provenienza; diversamente si rischierebbero confusioni tra l’iscritto ad esempio numero 1277 di Brescia e l’iscritto 1277 delle altre province. Ma questi sono dettaglia senza importanza… Il tema forte, se vogliamo, lo spirito più autentico della legge, è quello di trasformare l’Albo da uno strumento corporativo a uso dei professionisti in un organismo che pensa innanzitutto ai cittadini, ai servizi e alle garanzie che un cittadino ha il diritto di avere quando chiede la prestazione d’un professionista. In questa nuova logica sarà invece il Collegio ad avere una più spiccata vocazione alla tutela dei professionisti, alla loro qualificazione, alla loro promozione nel lavoro e sul territorio. Anche questo, in ultima analisi, ancora a beneficio del cittadino che potrà rivolgersi con serenità a professionisti più preparati, più legati alla realtà locale, meglio inseriti in una rete di specializzazioni così da fornire un servizio migliore».
vece ci saranno geometri con esplicita incompatibilità con altri incarichi nei rispettivi Collegi provinciali che saranno incaricati a livello regionale di seguire le procedure disciplinari».
Giusto. Tornando però a tenuta dell’Albo, non c’è forse il rischio di creare una nuova sovrastruttura, costi maggiori, un inutile carrozzone ad un livello, il regionale, che nel mondo dei geometri in verità non ha mai funzionato granché? «No, sono convinto del contrario, che anzi questa è l’occasione per dare al livello regionale un contenuto esclusivo. Quanto alla creazione d’un carrozzone voglio essere esplicito: non sarà così. Stiamo lavorando per una
mini struttura agile, informatizzata, il più possibile dotata di automatismi; paradossalmente per l’Albo potrebbe quasi bastare un sito con una minima manutenzione e una gestione totalmente on line. Inoltre al livello regionale sarà anche demandata la funzione disciplinare della categoria, quella che in verità i Collegi, salvo rare eccezioni, non hanno mai realmente esercitato. Nel nuovo sistema in-
Il Collegio di Brescia, qui c’è il presidente Platto che può confermarlo, ha fatto notare che forse non sarebbe inutile una prima scrematura dei procedimenti disciplinari a livello provinciale. Per esperienza spesso capita che, ad esempio, le sospensioni legate al mancato pagamento della quota spesso non vengono comminate perché basta una telefonata al collega per invitarlo ad ovviare ad una dimenticanza. E visto che molte nuove sanzioni potrebbero ad esempio riguardare il mancato assolvimento della formazione permanente, il livello provinciale potrebbe suggerire al collega per tempo un corso o un’opportunità per evitare il procedimento prima che se ne occupi il regionale… «Conosco la posizione dell’amico Platto e sono convinto che la nuova organizzazione terrà certamente conto anche dei suggerimenti di Brescia. Pur se occorre dire che l’efficienza di Brescia su tutte queste partite non ha tanti eguali nel resto d’Italia e una norma che riguarda l’intero Stivale deve poter essere applicata senza lungaggini e inefficienze dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. Una possibile soluzione potrebbe essere la presenza nella Commissione di disciplina regionale dotata di esplicita “terzietà” – e nella quale ad esempio vedo necessario l’ingresso di un magistrato e d’un rappresentante della committenza – di IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 5
INTERVISTA Un momento dell’intervista: da sinistra si riconoscono il Presidente Giovanni Platto, il Presidente del CNG Fausto Savoldi, il Direttore della rivista Bruno Bossini e il Direttore del Collegio Stefano Benedini
un rappresentante del Collegio provinciale di provenienza del collega investito dal processo disciplinare. Potrebbe essere davvero una indicazione importante». Sono tutte novità non da poco, anche se sui giornali ciò che sembra far maggiormente discutere in tema di liberalizzazione non sono l’iscrizione all’Albo o le procedure disciplinari, bensì l’abolizione delle tariffe professionali… «Per la verità già Bersani era intervenuto su questo tema abolendo i minimi tariffari che, comunque, erano rimasti come un preciso riferimento in caso di contenzioso tra il professionista e il committente, soprattutto in presenza di prestazioni standard. La Legge di stabilità approvata a novembre invece cancella completamente la tariffa professionale, che non sarà più neppure un riferimento utile in caso di contenzioso. Potrà probabilmente costituire riferimento per il giudice». In pratica per il geometra cosa cambia? «Il geometra d’ora in avanti dovrà avere sempre un contratto scritto (ma dal Consiglio nazionale e dal Collegio di Brescia questa pratica è in verità suggerita da anni), il più possibile preciso nella definizione delle prestazioni e nel rimando puntuale agli standard di qualità della categoria per quella stessa prestazione. Per questo il Consiglio nazionale ha già stabilito e pubblicato tutti gli standard grazie ad un la6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
voro certosino, fondato scientificamente, ineccepibile su ogni piano e, dunque, utile tanto nella costruzione del contratto, nella motivazione del compenso e nella predisposizione d’una fattura inattaccabile». Anche il contenzioso pertanto cambierà, non ci sarà più una commissione parcelle provinciale incaricata di dire la sua nel contenzioso tra professionista e committente, ma la questione si deciderà guardando allo specifico del contratto e alla prestazione standard? «Esattamente. Peraltro – e qui il presidente Platto potrà confermarmi con la sua lunghissima esperienza di Commissione parcelle – già oggi il contenzioso sulle parcelle rimanda spesso a una tariffa legata a doppio filo alla struttura dello studio, ovvero alla dotazione di macchinari dello studio stesso e al tempo impiegato nella prestazione standard.
Fare un rilievo con la bindella o con uno strumento topografico satellitare non è la stessa cosa, così come cambiano tempi di lavoro e necessariamente tariffe se un progetto deve essere aggiornato con alcune modifiche intervenendo al tecnigrafo o usando autocad. Ma mi pare che su questi temi a Brescia, grazie al Collegio e all’attenzione della categoria nel suo insieme, siamo già molto avanti e il cambio non sarà così radicalmente innovativo o traumatico». Sempre in tema di liberalizzazioni c’è anche la questione dell’apertura alle società di capitali, una proposta che, in verità, non convince molte altre professioni decise a difendere il cosiddetto lavoro intellettuale. «Non è questa la mia opinione. Se guardiamo bene al nostro lavoro di tutti i giorni vediamo che c’è indubbiamente una parte intellettuale, forse la più nobile e in
qualche caso la preminente, ma non riusciremmo a offrire la nostra prestazione se non fossimo un po’ anche imprenditori, organizzatori di altre professionalità e competenze, facilitatori di incontri e di intese a ogni livello del processo tecnico e produttivo. L’apertura allo studio associato che sostituisce lo studio del singolo professionista così com’era nell’800, mi pare già nelle cose. L’avere un socio di capitale, ovviamente con tutti i limiti che la legge non mancherà di precisare – proprio per garantire il tipo specifico di società che si intende creare, ovvero un’impresa che ha i professionisti al suo centro – non mi pare presenti rischi di sorta. Tanto più che questa società con un fornitore di capitale non è obbligatoria e ogni professionista la varerà almeno con l’intento, se non proprio con la certezza di avere più
INTERVISTA Il Presidente del Collegio di Brescia, geom. Giovanni Platto
lavoro, non certo d’andare a star peggio. Se il socio di capitale ha, per esempio, sue attività è ovvio che ricorrerà al professionista che ha in società per risolvere le necessità delle sue aziende. Per non dire della possibilità che questo socio di capitale possa essere, ad esempio per favorire qualche giovane, lo stesso Collegio provinciale, magari attraverso una Fondazione che ha pure interessi in campo formativo. In definitiva mi sembra che l’apertura alle società di capitale presenti più opportunità che rischi». Vorrei tornare per un momento alla riforma che mi sembra più innovativa, ovvero alle nuove modalità di iscrizione all’albo e la sua gestione. Infatti, senza il compito istituzionale della tenuta dell’albo, senza lo svolgimento di procedure disciplinari, senza il contenzioso sulle parcelle val la pena di capire cosa resta in capo ai Collegi. «Resta tantissimo e soprattutto c’è tantissimo altro da fare; per dirla con uno slogan il Collegio non lascia, raddoppia. Proprio il Collegio infatti, sgravato di tanti gravosi quanto poco gratificanti compiti burocratici, potrà interamente dedicarsi alla piena promozione della categoria. E lo dovrà fare lungo tre precise direttrici: innanzitutto la formazione, quella di alta professionalità e quella permanente; quindi i rapporti con il territorio così da mantenere quel collegamento vitale tra professione ed esigenze specifiche locali (dice bene il presidente Platto quando parla di un
Collegio che ha sempre il polso della categoria e ne vive tutte le problematiche); infine la previdenza, con tutto quel lavoro di insostituibile supporto tanto all’iscritto quanto alla Cassa nazionale in tema di posizioni, contributi e pensioni». Ecco, cominciamo dalla formazione: è vero che ci sono novità anche su questo versante nelle ultime manovre? «Sì, la novità maggiore è che l’obbligo della formazione permanente del professionista è esteso a tutti, anche a chi ha 60 anni o a chi ne ha 35 di professione. In buona sostanza, a tutela del cittadino/committente, lo Stato impegna il professionista a mantenere alta la sua qualificazione, a dimostrare, con i lavori eseguiti o con i corsi regolarmente seguiti, che ha tutte le carte in regola per operare. Nelle prossime settimane vedremo cosa ciò si-
gnificherà per i geometri, ma, anche conoscendo le opinioni di qualcuno dei nuovi ministri, l’impressione è che fin dalla formazione di base si tornerà a puntare molto sugli Its post diploma, ovvero su un percorso formativo che in un triennio dopo il diploma consenta ai ragazzi di acquisire quelle professionalità che la semplice scuola superiore non può più dare. E proprio l’orientamento più favorevole agli Its e meno alle lauree brevi sembra aver risvegliato l’interesse delle Università per una partita, quella degli Its appunto, che pareva doversi giocare tutta in un ambito vicino solo alla scuola superiore ed alle professioni». Legato strettamente alle questioni della formazione post diploma c’è sicuramente il tema del praticantato, che, converrà dirlo ancora una volta, ormai non funziona più. Gli studi fa-
ticano a fare formazione, i ragazzi finiscono spesso per passare mesi senza costrutto alcuno, i Collegi non possono fare miracoli nelle poche settimane dei corsi di preparazione all’esame ed il risultato è che troppi candidati debbono rifare l’esame 2/3 volte ed anche superato l’esame non si possono certo dire pronti alla professione. Si riuscirà a riformare anche il praticantato? «La vostra analisi è chiarissima e la condivido pienamente, così come sono grato al presidente Platto che proprio stamattina mi ha consegnato il contributo di idee del Collegio di Brescia alla riforma (è riassunto in un articolo ad hoc ndr). Proprio con Platto e con tanti colleghi, ma pure con l’ex preside del Tartaglia prof. Negri e con altri docenti sensibili alla formazione dei geometri di oggi e di domani, come il prof. Cominelli, abbiamo condiviso molte idee ed un processo di fondo». In sostanza come sarà il nuovo praticantato? «Una soluzione già codificata non c’è, ma su alcune ipotesi si sta trovando il necessario consenso. Ampiamente condivisa è ad esempio l’idea degli Its in sostituzione del praticantato, oppure la nascita di scuole di alta specializzazione professionale post diploma, possibili a patto che nascano senza oneri aggiuntivi per lo Stato, la cui frequenza varrebbe quanto il praticantato. Il Consiglio nazionale pensa ad esempio a tre di queste scuole in Italia, una al Nord, una al Centro ed una al Sud, triennali sostenute da IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 7
INTERVISTA
fondi in massima parte privati, in particolare delle associazioni di categoria che potrebbero trovare conveniente formare delle figure professionali adatte al rapido inserimento nel mondo del lavoro senza che le aziende debbano caricarsi a loro volta dei costi d’un lungo periodo di formazione per i neo assunti. Comunque in termini generali, e seguendo la vostra proposta, mi pare si possa già dire che, se, com’è ormai chiaro, lo studio professionale da solo non può più assolvere il compito formativo che si è sempre assegnato al praticantato, è allora proprio questo il momento di affiancare alla frequentazione dello studio professionale un percorso contestuale di lezioni e di incontri al Collegio o nelle aziende proprio con l’intento di promuovere una formazione completa del giovane diplomato, la conquista di quella competenza che gli consentirà di entrare nel mondo del lavoro subito dopo l’esame di stato e l’iscrizione all’albo». Insomma c’è l’esigenza, c’è l’obiettivo, ci sono gli strumenti, ma una decisione operativa non c’è ancora? «No, ma non potrà tardare; e in questa fase sono importanti tutti i contributi, a cominciare dal vostro. Mi convince ad esempio la vostra idea di moduli formativi inseriti nei due anni di praticantato, con tanto di verifica della presenza e finale, che consentano al giovane geometra di accumulare crediti 8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
che gli diano diritto, insieme al lavoro nello studio, a sostenere l’esame di Stato. Di più: che l’esame di Stato tenga conto delle tesine e dei crediti già accumulati dal ragazzo negli anni precedenti. Può apparire come una rivoluzione, ma in verità, ad esempio per la maturità superiore e per la laurea si usa un sistema analogo. Per non dire di come alla formazione e al praticantato possano contribuire anche Its e università, facendo valere questi corsi come mesi di tirocinio». Forse non è una rivoluzione ma poco ci manca. «Non lo so e la discussione non mi appassiona. Mi pare ad esempio maggiore l’impatto innovativo e più critica la situazione creata dalle norme approvate ad agosto che hanno stabilito l’obbligatorietà del “giusto indennizzo” per il praticante. La legge infatti dice che quest’ultimo va pagato con una somma che non sia simbolica, ma riconosca il suo contributo dato allo studio. Ebbene io penso che con questo obbligo molti studi ritireranno la loro disponibilità ad accogliere praticanti, oppure si limiteranno a pagarli riducendo al massimo i loro obblighi formativi. Senza contare che per i praticanti nel caso in cui venissero obbligatoriamente iscritti alla Cassa questo “indennizzo” diventerebbe un reddito da denunciare e sul quale pagare il relativo contributo previdenziale…».
Non c’è dubbio che si aprono in questo modo scenari inediti tutti da valutare. Ma torniamo per un momento alla formazione permanente dei geometri che già hanno un loro studio: quali novità? «Lo schema non cambia granché, anzi è proprio il medesimo: la nuova disponibilità dell’Università dovrebbe consentirci di rimettere insieme le energie dei Collegi, degli istituti superiori, degli atenei e delle organizzazioni imprenditoriali, per far nascere non solo l’Its con corsi biennali o triennali legatissimi anche alle esigenze di nuovi professionisti del territorio, ma pure di promuovere corsi, seminari, momenti di approfondimento e formazione aperti ai geometri già pienamente inseriti nel mondo del lavoro per far acquisire loro specializzazioni nuove o semplicemente per aggiornare il loro patrimonio di conoscenze e di professionalità». Ma presidente, perdona la domanda diretta e un po’ provocatoria: saremo in grado in tutt’Italia di far lavorare in questo modo tutti i Collegi? Abbiamo le energie, abbiamo le volontà “politiche” anche in periferia? «Io credo proprio di sì, ma soprattutto le ultime norme ci dicono che non c’è reale alternativa. Voglio ripeterlo: la formazione permanente dei geometri e degli altri professionisti è obbligatoria per legge, se uno non la fa, non raccoglie i crediti necessari non può lavorare. E se è vero che non tutti i Collegi hanno la stessa capacità, esperienza e persino dispo-
nibilità economica per organizzare tutti i corsi necessari, va detto che il Consiglio nazionale ha già predisposto un catalogo di corsi e-learning, valutandone il peso in crediti, e diffondendo l’elenco a tutti i Collegi. Sarà a quel punto più facile per il singolo geometra cercarsi il corso più vicino a casa, anche se non organizzato dal suo Collegio, oppure per due o tre Collegi piccoli e vicini mettersi insieme per replicare un modulo già collaudato da altri, con i docenti che altri hanno già apprezzato, persino con testi già disponibili perché realizzati da altri Collegi. Anche qui insomma deve funzionare una solidarietà operativa che consenta la diffusione capillare delle occasioni formative, senza gelosie od orgoglio di esclusiva primogenitura, ma per il bene dell’intera categoria». Per la verità, non mancano neppure le opportunità di formazione delle strutture private e molti Collegi ne approfittano semplicemente per non caricarsi di organizzazioni in prima persona, si limitano a segnalare il tal corso, il tal seminario… «Non ho nulla contro l’iniziativa privata in questo campo ed anzi ho esperienza diretta di operatori privati di qualità, ma non voglio nascondere ai colleghi una realtà purtroppo molto diffusa: quella di operatori improvvisati, di gente senza scrupoli e senza cultura che si è buttata a capofitto nella formazione ritenendola esclusivamente un business; per non dire di iniziative che
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sotto la veste anonima e professionale d’una proposta formativa si limitano invece a promuovere la vendita di un prodotto. Ebbene, il Consiglio nazionale e io personalmente vogliamo fare piazza pulita di proposte border line, di iniziative al limite della truffa, rilanciando appunto la proposta istituzionale, quella dei Collegi in rete e magari organizzati in Fondazione per mettere a frutto al meglio le professionalità dei colleghi e quelle della scuola superiore e dell’Università, l’appoggio delle categorie imprenditoriali e degli enti locali. Iniziative certamente aperte anche ai privati specializzati in taluni settori, ma sempre sotto il cappello organizzativo e la responsabilità di organismi a vocazione pubblica. Anche perché la formazione entrerà pienamente nel nuovo regolamento professionale». Ed eccoci a un altro argomento annoso: quello del regolamento professionale, che vuol dire anche regolamento delle competenze. Con architetti e ingegneri negli ultimi mesi non sono mancarti gli scontri e da anni inutilmente si tenta di regolare un campo dominato da interessi contrapposti: sei davvero convinto che questa sarà la volta buona? E, soprattutto, non è che il nuovo regolamento sarà semplicemente penalizzante per i geometri? «A questo proposito sono ottimista e lo sono sia sui tempi sia sui contenuti, anche se non mancheranno gli inciampi e pure gli strumenti che sono stati ideati per la riforma si prestano
forse a più d’una critica. Ma andiamo con ordine. La legge ci dà esattamente 12 mesi per approvare il nuovo Regolamento professionale (e lo ricordo ai pochi che se lo sono dimenticato, il nostro è fermo alla stesura del 1929) che abrogherà tutte le normative precedenti. Ci stiamo ovviamente già lavorando e sono convinto che tra marzo e aprile dovrem-
bito di una generale polivalenza vantano poi una serie ben definita di specializzazioni; inoltre siamo d’accordo sul fatto che la specializzazione d’un professionista deve essere certificata da un organismo terzo (università o scuola di formazione superiore che sia). Per capirci, neppure gli ingegneri o gli architetti sono una struttura monolitica, anche
della topografia e della cartografia per esempio, ma non sono davvero pochi i settori nei quali ai geometri è riconosciuta la professionalità e la competenza necessaria a svolgere un lavoro con tutti i crismi della prestazione di qualità. La discussione o, se preferite, la competizione in definitiva si riduce alla sola edilizia».
mo essere in grado di portarlo all’approvazione del Consiglio nazionale per poi eventualmente sistemarlo nel confronto con le altre professioni che si occupano dei medesimi argomenti e infine consegnarlo al Governo per il varo del Dpr».
loro dibattono quanto un ingegnere delle costruzioni abbia competenza sul versante urbanistico, quanto quello energetico possa dire la sua sulla logistica, ancora se l’ingegnere nucleare si possa considerare in grado di progettare una casa; per tutti insomma vale il tema della specializzazione che consente di far valere determinate competenze certificate. Inoltre ci sono una serie di ambiti nei quali le nostre competenze non sono neppure messe in discussione e, spesso, sono persino esclusive. Parlo
In verità, consentirai presidente, non è poco… «Certo, ma anche in questo campo qualche riferimento c’è già. Non è ad esempio pensabile una guerra di religione sul famosissimo principio della modesta costruzione, fonte di migliaia di lunghi e spesso inutili ricorsi alla magistratura, e non è pensabile semplicemente perché le Norme tecniche già approvate dal Parlamento parlano con chiarezza e linearità della “costruzione semplice”, un parametro nel quale potremmo facilmente ritrovarci come
Tempi stretti, ma le professioni affini alle nostre cosa dicono? Fuor di metafora come la mettiamo con ingegneri ed architetti in tema di competenze? «Qualche punto di intesa c’è già, come ad esempio il fatto che si va sempre di più verso professionisti che nell’am-
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geometri. Senza la furbizia di voler far passare come “modesta costruzione” un condominio di cinque piani, ne vedersi cassata la progettazione d’una classica villetta solo perché in zona sismica o con le fondamenta in cemento armato». Se, pur nelle difficoltà, mi pare di capire che intravedi una soluzione, quali sono invece le perplessità che restano? «Le mie maggiori perplessità riguardano lo strumento scelto dal Governo e dal Parlamento per rendere operative queste riforme. Le categorie presenteranno infatti i loro regolamenti prima dell’estate e il Governo è impegnato a tradurli in legge approvando un Dpr, uno strumento rapido ma che si presta all’impugnazione ad esempio davanti al Tar. Meglio sarebbe certamente un decreto legislativo che non è attaccabile da un ricorso al Tar, ma che necessita purtroppo dei tempi lunghi dell’approvazione dei due rami del Parlamento». Rimanendo invece sul versante dei rapporti con le altre professioni, a che punto è l’unificazione dell’albo di geometri e periti? «Il progetto è pienamente in campo e non è certo stato buttato al vento il lavoro che con il precedente governo e i parlamentari delle commissioni interessate era stato fatto. L’idea di fondo di unire geometri, periti agrari e periti industriali, nonché – ed è questo uno degli aspetti nuovi ormai acquisiti – i professionisti con laurea di 10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
nità del 25%. L’alternativa era ridurre i servizi o chiedere un aumento maggiore della quota che dai Collegi arriva a Roma e non era giusto né l’una né l’altra decisione. Sia chiaro: è un sacrificio non di poco conto, ma siamo contenti d’averlo fatto perché per effetto del taglio del 25% dei compensi, che vale circa 250 mila euro, non saremo costretti a ridurre alcun servizio alla categoria e, anzi, useremo i pochi euro in più che chiederemo ai Collegi per ogni iscritto, per finanziare un programma di lavoro ancor più ambizioso. Già nel 2012, ad esempio, ospiteremo il Congresso mondiale dei geometri». primo livello, triennale, ad esempio in ingegneria che per un certo periodo sono stati accolti nelle cosiddette “classi B” degli ordini dei laureati. Il nodo vero, ad esser sinceri, resta quello previdenziale, ovvero su come armonizzare le Casse che hanno trattamenti in molti casi assai diversi per il fatto che in qualche caso sono preponderanti i giovani iscritti, mentre in altri è più alto il numero delle pensioni da erogare. Ma, a questo proposito, se gli interventi in materia di previdenza del Governo Monti, e in particolare del ministro del Welfare, Elsa Fornero, saranno quelli attesi e in parte già annunciati, il nodo sarà tagliato in un solo colpo: regole, contributi e trattamenti saranno uguali per tutti e pertanto non ci sarà più ragione di rimanere divisi».
Abbiamo parlato di radicali novità per la professione, per la formazione, per il praticantato, resta da dire delle ultime novità di casa nostra. Ad esempio della decisione dei vertici della categoria, in particolare del Consiglio nazionale, di ridursi del 25% le indennità (quelli della Cassa previdenziale invece hanno deliberato una riduzione del 15%). È indubbiamente un segnale forte in questo momento di diffusa crisi economica e di contestazione delle cosiddette caste, ma perché questa scelta? Ve l’ha imposta qualcuno, magari la Corte dei conti? «No, nessuna imposizione. Semplicemente, come già dicevi tu, in un periodo difficile per tutti e nel quale ai Collegi chiederemo comunque di darci di più, mi è parso doveroso che a dare l’esempio fossero i dirigenti. E c’era appunto bisogno d’un segnale forte di coerenza: per questo abbiamo deciso di tagliare le inden-
Se ne parlava da un po’, ma evidentemente adesso è ufficiale: quando sarà? «L’incontro sarà all’inizio di maggio, più precisamente dal 6 al 12, all’Hilton di Monte Mario a Roma, significativamente a pochi metri dal punto geografico “00” d’Italia. Com’è nelle abitudini di ogni FIG Working Week anche in quest’edizione 2012 ci saranno sessioni plenarie per i 1000 delegati con relazioni specialistiche in ognuno dei campi di lavoro dei geometri, dieci commissioni di studio e molto altro ancora. Saranno presenti a Roma non meno di 90 diverse rappresentanze nazionali ed è per l’Italia un grande impegno e un grandissimo onore organizzarlo a quasi trent’anni di distanza dall’altro congresso mondiale tenutosi
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nel nostro Paese. Crediamo molto a quest’appuntamento non solo per mettere a punto le strategie planetarie della categoria e scambiarci conoscenze ed esperienze, ma soprattutto quale momento di promozione dei geometri, in Italia e in Europa. Vogliamo mettere i geometri sotto i riflettori, fare sì che le nostre ragioni abbiano ascolto, salire sul palcoscenico per dire la nostra e farci conoscere non solo come singoli professionisti, già ampiamente apprezzati, ma come categoria. Per questo, oltre ai momenti interni del congresso, ci saranno occasioni pubbliche come l’incontro nel palazzo della Fao o il concerto al Parco della musica». E i giovani avranno uno spazio? «I giovani saranno con noi durante il congresso, ma soprattutto avranno un loro incontro preliminare il 4 e 5 maggio, sempre a Roma, proprio per discutere i loro specifici problemi nelle varie parti del mondo. Voglio qui peraltro ricordare il nostro impegno non episodico e convinto “per” e “con” i giovani. L’estate scorsa ad esempio abbiamo organizzato proprio noi italiani in Grecia un corso internazionale di formazione su temi di topografia e cartografia, interessando 50 giovani di 22 nazioni diverse (6/7 erano italiani). Un’iniziativa che ci è costata 130 mila euro e che ai ragazzi è in pratica costata solo il viaggio, ma che ha avuto un grande riscontro. E noi vogliamo che sia un e-
sempio per altre iniziative analoghe, finanziate stavolta un po’ da tutti i Paesi coinvolti. A noi insomma il compito di aprire nuove strade sulle quali siamo convinti anche altri Paesi presto ci seguiranno». Parlando delle iniziative del Consiglio nazionale in questi ultimi anni spesso in redazione ci siamo interrogati sul ruolo delle Associazioni, sulla loro attività, sulla loro efficacia. Dal tuo privilegiato punto d’osservazione, cosa ne pensi? «Le Associazioni sono lo strumento operativo che il Consiglio nazionale ha individuato, promosso e sponsorizzato per l’intervento in specifiche materie. In ogni associazione c’è sempre un membro del Consiglio nazionale per garantire l’unitarietà dell’impostazione generale, ma ovviamente ognuna ha una propria ampia autonomia per lo studio degli argomenti specifici, l’elaborazione e gestione di iniziative proprie». Ma non valeva la pena che il Consiglio le finanziasse? «In verità le abbiamo finanziate e le continuiamo a finanziare ogni giorno: per le associazioni abbiamo stanziato con la Cassa di Previdenza un milione e 500 mila euro nell’ultimo bilancio e finiscono nei nostri conti ogni anno anche costi di segreteria, personale, telefono per non meno di 750 mila euro. Per il resto mi sembra più corretto che, come abbiamo deciso, ogni Associazione si finanzi anche con l’adesione dei geometri inte-
ressati ad uno specifico argomento. E le adesioni saranno evidentemente proporzionali al livello di interesse, ai servizi, agli studi davvero importanti che ogni singola associazione riesce a fare. E, come in tutte le organizzazioni, anche qui ci sono associazioni che funzionano ed altre che funzionano meno, ma la formula non mi pare meriti ripensamenti». Il nostro presidente Platto è convinto che i Collegi stessi dovrebbero aderire alle associazioni (non a caso il Collegio di Brescia è iscritto a tutte le associazioni), magari pagando una quota più alta dei singoli, ma garantendosi in questo modo, servizi e materiali da poi girare a tutti i geometri che ne fanno richiesta. È possibile? «Va detto che ogni Collegio ha la libertà di scegliere come comportarsi e il Consiglio nazionale non può certo imporre adesioni a chicchessia. Mi pare invece che la proposta di Platto vada sottoposta a ogni singola associazione verificandone la risposta. Certo si potrebbe garantire al Collegio che si iscrive pagando una quota maggiorata, la diffusione erga omnes di alcuni servizi, difficilmente di tutti i servizi. Ma, ripeto, ogni associazione è libera di organizzarsi come meglio crede». Un ultima domanda riguarda invece la cosiddetta mediazione giudiziaria, nella quale molti colleghi hanno forse erroneamente visto un piccolo eldorado verificando poi che i compensi, già bassi, decurtati di costi fissi e quote di pertinenza della camera di mediazione si riducono davvero a poca cosa. Resta comunque aperto il
tema di una Camera regionale o nazionale, nonché delle proposte di altre professioni, avvocati e commercialisti in particolare, di costituire un’unica Camera bresciana. Qual è l’indirizzo nazionale? «A mio avviso non ci sono problemi particolari. Mi spiego. Il Consiglio nazionale ha istituito attraverso l’Associazione Geocam una Camera dei geometri proprio a livello nazionale alla quale ogni geometra può iscriversi, ma non vedo difficoltà particolari a confluire a livello locale anche in altre Camere, visto che non vi è vincolo di esclusiva alcuno». Volevo chiudere questa intervista augurandoti buon Natale e buon anno, ma visto quello che hai detto penso che mi convenga augurarti più semplicemente buon lavoro. «Ringrazio perché ne ho davvero bisogno. I mesi che ci aspettano sono insieme impegnativi ed esaltanti: cambiare il regolamento professionale significa cambiare il volto della professione, unire gli albi di geometri e periti fa nascere una delle categorie più numerose e diffuse nel paese, con un peso politico assai maggiore della somma delle singole categorie. Sono sfide senza precedenti e che dovremo giocare nel 2012 al più tardi entro il 2013; e siamo determinati a vincerle». ❑
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DAL CONSIGLIO NAZIONALE
Lo standard di qualità per la redazione di un tipo di frazionamento Il tema dell’adozione di standard di qualità nelle attività professionali è di grande attualità soprattutto ora che ci stiamo avvicinando alla loro liberalizzazione, in quanto, come sappiamo, sono state abolite le tariffe minime professionali. Solo attraverso la precisazione negli incarichi di lavoro delle effettive fasi di lavoro (ossia gli standard) potranno essere definiti gli effettivi emolumenti. Cogliamo quidi l’occasione per dare un esempio di standard qualitativo relativo alla redazione di un tipo di frazionamento… Impegnandoci a fornire ulteriori esempi in altri campi di lavoro a partire dai prossimi numeri l presente documento è stato elaborato dal gruppo di lavoro “Standard di qualità ai fini della qualificazione professionale della categoria dei geometri” nell’ambito del contratto siglato tra UNI-CNG eGL inerente lo sviluppo e l’evoluzione dell’omologo progetto.
I
l presente documento si inserisce nel processo di qualificazione professionale della categoria dei geometri, attraverso la specificazione dei requisiti di conoscenza, competenza ed esperienza delle prestazioni afferenti la figura del geometra e la descrizione dei metodi di valutazione della conformità. Inoltre, questo documento si propone di individuare metodi e procedure per la redazione, la verifica, l’approvazione, l’accettazione e la gestione dei documenti relativi alla redazione del tipo o piano di frazionamento nei quali è richiesta un’elevata conoscenza delle normative catastali al riguardo. Il rilievo e la predisposizione degli elaborati grafici necessari possono essere eseguiti con metodologie e strumentazioni differenti a seconda dello scopo per il quale vengono effettuati e, in ogni caso, nel pieno rispetto di quanto prescritto da disposizioni legislative, normative, circolari e istruzioni relative all’argomento. La rispondenza ai requisiti di qualità della prestazione – inerenti il processo, la competenza e i metodi di valutazione – descritti nel presente documento supporta il professionista nello svolgimento della prestazione professionale in modo da soddisfare le esigenze della committenza, considerando anche eventuali interessi di terzi. 1. Scopo e campo di applicazione Il presente documento specifica i requisiti di conoscenza, competenza ed esperienza del geometra, e ne descrive i metodi di valutazione della conformità, con specifico riferi12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
mento a definire la sequenza delle operazioni e i controlli da eseguire nelle attività di redazione di un tipo o piano di frazionamento finalizzati all’esecuzione e relativa approvazione da parte dell’Agenzia del Territorio di frazionamenti, fusioni e tipi particellari. Si applica al geometra iscritto all’albo, indipendentemente dalla natura dell’impiego. 3. Termini, definizioni, simboli e abbreviazioni 3.1 Termini e definizioni Ai fini del presente documento valgono i termini e le definizioni seguenti. 3.1.1 Caposaldo: punto materializzato e inamovibile di quota nota. 3.1.2 Eidotipo: schizzo fatto a mano in cui sono riportati tutti gli elementi del terreno che devono essere messi in evidenza ai fini del rilievo. 3.1.3 Estratto di mappa digitale: rilasciato dall’Agenzia del Territorio, è composto da uno stralcio del foglio e da un file ASCII con elementi geometrici e censuari delle particelle richieste. 3.1.4 Foglio o mappa catastale: rappresentazione cartografica catastale di una porzione limitata di territorio di un Comune. 3.1.5 Frazionamento: attività tecnica finalizzata a creare nuove particelle (frazionare) come porzione di altre già riportate in catasto, consistente nel rilievo, sia planimetrico che altimetrico, effettuato con strumentazione adeguata, con conseguente calcolo e restituzione degli elaborati tecnici e grafici previsti dalle normative catastali e finalizzati all’approvazione del tipo stesso presso l’Agenzia del Territorio competente per la zona. 3.1.6 Global Navigation Satellite Systems: strumento di misura che utilizza le costellazioni di satelliti per il posizionamento globale. 3.1.7 Libretto di campagna: supporto su cui sono riportati le misure affettuate nella fase di rilievo e gli eidotipi. 3.1.8 Libretto delle misure: elaborato su cui appuntare le misure effettuate nella fase di rilievo. 3.1.9 Livellazione tecnica: misurazione dei dislivelli con “livello” e stadia. 3.1.10 Monografia: scheda con fotografia di un PF riportante fotografie, schizzi, stralcio di mappa, misure, descrizioni, ecc. 3.1.11 Punto Ausiliario: punto di ausilio necessario quando non è possibile ricostruire sul posto un triangolo fiduciale; 3.1.12 Punto Fiduciale: punto materializzato e inamovibile che viene conservato in catasto con eventuale monografia e di cui si conoscono: coordinate, riferimento altimetrico, descrizione planimetrica e altimetrica del punto di riferimento, attendibilità planimetrica e altimetrica. 3.1.13 Punto Direzione: punto utile per l’inquadramento dell’oggetto del rilievo. 3.1.14 Punto Vertice: punto utile per l’inquadramento dell’oggetto del rilievo. 3.1.15 Visura catastale: documento rilasciato dal catasto contenente tutti i dati censuari relativi a una singola particella o a un’intera ditta.
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3.2 Simboli e abbreviazioni Ai fini del presente documento valgono i simboli e le abbreviazioni seguenti. AdT Agenzia del Territorio EDM Estratto di mappa digitale GNSS Global Navigation Satellite Systems (Sistema satellitare globale di navigazione) PA Punto Ausiliario PD Punto Direzione PF Punto Fiduciale PV Punto Vertice TF Tipo di frazionamento 2. Riferimenti normativi e legislativi Il presente documento rimanda, mediante riferimenti e datati e non, a disposizioni contenute in altre pubblicazioni. I riferimenti normativi principali sono citati nei punti appropriati del testo e sono di seguito elencati. Per quanto riguarda i riferimenti datati, successive modifiche o revisioni apportate a dette pubblicazioni valgono unicamente se introdotte nel presente documento come aggiornamento o revisione. Per i riferimenti non datati vale l’ultima edizione della pubblicazione alla quale si fa riferimento. – Circolare 2/1988 “Nuove procedure per il trattamento automatizzato degli aggiornamenti cartografici”; – Dpr 380/2001 “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia”; – Comunicato “Approvazione del regolamento sulla formazione professionale continua dei geometri”; – Gazzetta Ufficiale n. 35 del 12 febbraio 2010. 4. Principio La prestazione“Redazione tipo o piano di frazionamento” richiede la compresenza del compito (cosa un geometra deve saper fare, quali attività e quali processi deve eseguire per essere considerato idoneo alla specifica prestazione), dei requisiti di competenza (cosa deve sapere, quali caratteristiche deve avere il geometra per essere idoneo alla specifica prestazione) e della valutazione (come un geometra è valutato per essere idoneo al compito), così come sviluppato nei punti 5, 6 e 7. 5. Descrizione del lavoro, servizio o processo 5.1 Generalità Il processo di pianificazione e realizzazione di un tipo o piano di frazionamento prevede i compiti di seguito elencati: – acquisizione documentale preliminare; – acquisizione informazioni e raccolta documentale presso gli uffici pubblici;
– ricognizione dei luoghi; – pianificazione e organizzazione del rilievo; – esecuzione del rilievo; – elaborazione dati e relative verifiche; – elaborazione procedura Pregeo; – deposito del tipo al Comune; – presentazione e ritiro tipo di frazionamento approvato IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 13
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– fase 1: verifiche preliminari; – fase 2: rilievo; – fase 3: redazione del T.F. 5.2.3. Fasi del processo 5.2.3.1 Fase 1- Verifiche preliminari Questa fase comprende i seguenti compiti: a) Acquisizione documentale preliminare In base alla programmazione dell’attività e alle richieste della committenza, il geometra acquisisce: – l’esatta descrizione di quanto il committente richiede per le finalità della prestazione professionale; – l’eventuale documento da cui scaturisce l’esigenza di procedere al frazionamento; – il mandato di incarico, conferito dai titolari di diritti che non sottoscrivono gli elaborati; – l’autorizzazione all’accesso ai luoghi di intervento.
da Agenzia del Territorio. Tali compiti sono stati elaborati e sviluppati nei punti 5.2 e 5.3 secondo le diverse fasi della presentazione al fine di agevolarne lo svolgimento pratico. 5.2 Processo 5.2.1 Generalità Il processo relativo alla presentazione di “Redazione tipo o Piano di frazionamento” è costituito da una sequenza di fasi, quali verifica, acquisizione documentale e ricognizione, rilievo e redazione elaborati. Ciascuna fase è autonoma ed è articolata in uno o più dei compiti elencati al punto 5.2.2 e sviluppati al punto 5.2.3. 5.2.2 Descrizione del flusso del processo I processi di gestione operativa devono essere adattati in relazione alle specifiche situazioni, elementi e riferimenti. In generale sono definibili tre fasi: 14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
b) Acquisizione informazioni e raccolta documentale presso gli uffici pubblici L’acquisizione dei dati deve prevedere: – gli eventuali aggiornamenti cartografici e titoli di proprietà; – i fogli di mappa e/o la cartografia eventualmente necessari per l’organizzazione del rilievo e per la ricerca dei P.F. necessari; – le visure catastali censuarie e cartografiche e la richiesta dell’EDM presso Agenzia del Territorio o con procedure telematiche; – la verifica della correttezza dell’EDM e dell’esatto allineamento delle banche dati. Nel caso in cui si riscontrassero disallineamenti nelle banche dati catastali si dovrà segnalare all’A.d.T. i disallineamenti rilevati e richiedere l’EDM corretto; – le monografie dei PF esistenti in zona. c) Ricognizione dei luoghi Il geometra esegue il sopralluogo per conoscere l’orografia del territorio inerente il rilievo al fine di pianificare l’attività da svolgere nelle fasi successive. In particolare: – individua l’oggetto del rilievo; – verifica l’accessibilità dei luoghi; – individua e istituisce i PF d’appoggio e gli eventuali PA necessari; – imposta uno schema sommario del rilievo nel rispetto delle prescrizioni dettate dalla legislazione vigente;
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– organizza la logistica e l’approvvigionamento dei materiali in zona; – definisce la squadra per le operazioni di campagna; – individua e approvvigiona la strumentazione e gli accessori necessari per l’esecuzione del rilievo. 5.2.3.2 Fase 2 - Rilievo Questa fase comprende i seguenti compiti: a) Pianificazione e organizzazione del rilievo Questa attività consiste nella : – predisposizione dello schema definitivo del rilievo; – acquisizione, se del caso, delle coordinate e delle monografie dei caposaldi; – scelta della metodologia del rilievo più idonea tra quelle consentite dalla legislazione vigente (allineamenti, celerimensura, poligonometrica, GNSS); – posizionamento delle stazioni da cui saranno effettuate le misurazioni necessarie per l’intero rilievo all’interno del triangolo fiduciale o entro le tolleranze ammesse dalla legislazione vigente. b) Esecuzione del rilievo Questa attività consiste: – esecuzione di una verifica preliminare dello strumento e dell’attrezzatura; – individuazione dei punti di dettaglio da rilevare; – rilievo dei punti e dei riferimenti necessari secondo norma e con l’osservanza delle tolleranze previste dalla legislazione vigente; – integrazione delle misure con allineamenti e/o squadri eseguiti attraverso l’ausilio di paline e nastro metrico qualora tutti i punti di dettaglio non possano essere rilevati strumentalmente; – esecuzione dei controlli relativi alle misurazioni lineari e angolari tra le stazioni in avanti e indietro e, se lo strumento utilizzato lo consente, sulla quota di punti battuti più volte; – redazione degli eidotipi, secondo le esigenze che emergono nel rilievo. 5.2.3.3 Fase 3 - Redazione del tipo di frazionamento Questa fase comprende i seguenti compiti: a) Elaborazione dati e relative verifiche Questa attività consiste: – nel trasferimento dallo strumento, con l’ausilio di software dedicati, delle misure eseguite durante il rilievo e/o nel controllo delle misure annotate sul
libretto di campagna; – nell’elaborazione dei dati; – nella restituzione grafica delle geometrie rilevate e conseguente analisi della coerenza delle stesse con le geometrie della mappa e degli eventuali precedenti atti d’aggiornamento presi in esame; – nella prima,verifica per il controllo degli scarti quadratici medi sui punti iperdeterminati, delle misurate sui PF e delle misure sovrabbondanti eseguite per controllare l’esattezza del rilievo; – nella esatta individuazione dell’oggetto del rilievo e nel suo migliore adattamento e collocamento nella mappa con l’individuazione dei PV e PD più idonei al suo inquadramento; – nella compilazione del libretto delle misure; – nel calcolo delle superfici delle particelle derivanti dall’aggiornamento cartografico con verifica delle tolleranze e della coerenza con l’incarico ricevuto; – nella stesura della proposta d’aggiornamento e relativi modelli censuari; – nella compilazione della relazione tecnica; – nella stampa definitiva degli elaborati; – nella redazione delle eventuali monografie mancanti o di nuovi PF e la successiva presentazione all’Agenzia del Territorio. b) Elaborazione procedura Pregeo Questa attività consiste: – nell’inserimento e nella verifica dei dati; – nella stampa degli elaborati. c) Deposito del tipo al Comune Questa attività consiste: – nella predisposizione dell’istanza da presentare in Comune; – nel deposito in Comune di una copia del frazionamento; – nel ritiro dell’attestazione dell’avvenuto deposito. d) Presentazione ritiro tipo di frazionamento approvato da AdT Questa attività consiste: – nella consegna o nell’inoltro per trasmissione telematica del tipo all’ufficio di AdT della provincia in cui è stato redatto l’aggiornamento cartografico; – nel ritiro cartaceo o telematico della ricevuta d’approvazione; – nell’archiviazione del TF anche in funzione delle responsabilità conseguenti all’invio telematico. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 15
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I geometri del mondo a Roma in maggio per l’Assemblea Generale della FIG
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iceviamo dal Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati la comunicazione ufficiale dell’organizzazione a Roma (maggio 2012) dell’Assemblea dei rappresentanti delle Associazioni Membri della Federazione Internazionale Geometri e della settimana di lavoro della 10 Commissioni permanenti FIG. Dopo oltre 46 anni – l’ultima Assemblea Generale FIG in Italia fu nel 1965 – quale sede dell’evento è stata scelta l’Italia e il CNGeGL intende dare alla manifestazione la massima risonanza anche in vista delle importanti innovazioni che subirà entro l’agosto 2012 il Regolamento della nostra professione. I Collegi provinciali e circondariali, le associazioni di Categoria e i singoli iscritti possono porre nelle varie Commissioni FIG permanenti una propria relazione (progetti, studi, ricerche e proposte) coerente con il tema generale della manifestazione: «Knowing to Manage the Territory - Protect the Environment - Evaluate the Cultural Heritage». Di seguito sono indicati i temi trattati dalle varie Commissioni. Le relazioni in lingua inglese devono essere precedute da un abstract (sunto) di massimo 500 parole. Le relazioni definitive da presentare con Power point nelle Commissioni FIG dovranno pervenire al CNG entro il 31 gennaio 2012 dopo che il contenuto dell’abstract sarà stato accettato dalla Commissione Scientifica FIG. Commissione 1: Esercizio professionale Principi etici e codice di condotta professionale, gestione e struttura della professione, legislazione internazionale relativa alla professione, ruolo del geometra nel pubblico servizio. Commissione 2: Formazione professionale Metodi di formazione e di insegnamento, tirocinio, interazione tra formazione, ricerca ed esercizio della professione. Commissione 3: Gestione delle informazioni spaziali Gestione delle informazioni relative alla proprietà, al territorio e alla idrografia; infrastrutture dei dati spaziali e loro gestione per supportare lo sviluppo sostenibile. Commissione 4: Idrografia L’ambiente marino, il rilievo idrografico; mappe nautiche e batimetriche, analoghe, digitali ed elettroniche. Commissione 5: Posizionamento e misurazione La scienza della misurazione; acquisizione accurata, precisa e attendibile delle dimensioni e della forma degli aspetti naturali e artificiali della terra e dell’ambiente. Commissione 6: Rilievi di ingegneria Acquisizione, gestione ed elaborazione delle informazioni topografiche, me16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
todi nei progetti di ingegneria; controllo delle deformazioni, loro analisi, interpretazione e predizione; miniere ed aree geologiche. Commissione 7: Catasto e gestione del territorio Amministrazione e gestione del territorio. Riforma catastale e catasti con diverse finalità; sistemi informativi, rilievo catastale; leggi del diritto e del possesso terriero; consolidamento del territorio urbano e rurale; gestione delle risorse marittime. Commissione 8: Progettazione e sviluppo spaziale Progettazione delle strutture locali e urbane, progettazione dell’utilizzo del territorio urbano e rurale; politiche di progettazione e miglioramento ambientale; sviluppo sostenibile; urbanizzazione dei paesi in via di sviluppo; valutazione dell’impatto ambientale. Commissione 9: Valutazione e gestione dei beni immobiliari Stima del valore dei beni immobili per diversi scopi; investimenti al valore di mercato; sviluppo delle finanze; gestione della proprietà privata e pubblica. Commissione 10: Gestione ed economia dell’edilizia Industria edilizia, preventivazione, gestione delle quantità e del costo, leggi sulle costruzioni e contatti amministrativi e di appalti. Riportiamo da “Geocentro Magazine”, che ringraziamo, un articolo del Presidente CNGeGL Fausto Savoldi riguardante l’Assemblea Generale della Federazione Internazionale dei Geometri (FIG) e la Settimana di lavoro della 10 Commissioni Permanenti FIG.
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a nostra organizzazione professionale ospiterà a Roma, dal 6 all’11 maggio 2012, l’Assemblea Generale della Federazione Internazionale dei Geometri (FIG) e la Settimana di Lavoro delle 10 Commissioni permanenti della stessa Federazione. Si tratta di un evento di straordinaria importanza al quale il Consiglio Nazionale già da mesi sta lavorando. I precedenti incontri italiani della FIG avvennero nel 1938 e nel 1965 quando tale organismo, fondato nel 1878 da sette nazioni, tra le quali l’Italia, era ancora in fase di crescita e si collocava tra le prime e più importanti orga-
nizzazioni internazionali non governative (NGO). Oggi ne fanno parte oltre 80 Associazioni nazionali di geometri in rappresentanza di 105 Paesi, 92 membri accademici in rappresentanza delle Università e delle scuole di alta formazione tecnica di tutto il mondo, 41 organizzazioni di operatori che esercitano attività collegate alla topografia e 31 organizzazioni, società o agenzie che forniscono servizi commerciali attinenti la professione di geometra. La Federazione ha sede in Copenhagen ed è gestita da un ufficio di Presidenza e dall’Assemblea generale delle Associazioni Membri
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
(89) che si riunisce ogni anno nelle località che la stessa Assemblea designa con 4 anni di anticipo rispetto all’evento. Le finalità tecnicoscientifiche della Federazione si raggiungono attraverso l’attività di 10 Commissioni permanenti, ciascuna delle quali è coordinata da un presidente e opera su specifici temi. La FIG opera in contatto con la struttura delle Nazioni Unite e con la Banca Mondiale, tiene seminari di studio e di indirizzo nei Paesi in via di sviluppo, individua le regole tecnico scientifiche e gli standard che sono alla base di un corretto ed efficace sviluppo della professione.
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copriamo di avere nel mondo migliaia di colleghi che svolgono con varie modalità il nostro stesso lavoro e scopriamo di essere una delle nazioni con il maggior numero di professionisti. Lo scambio di informazioni e di esperienze è indispensabile per proiettare la nostra attività oltre i confini nazionali. Al di là dell’impegno organizzativo (sono previsti 1.500 partecipanti), i geometri italiani con le loro strutture di categoria (Collegi, Associazioni e Cassa di Previdenza) sono chiamati a
dare un loro contributo scientifico rappresentando nelle varie Commissioni esperienze, successi e difficoltà legate all’esercizio della professione. Le trasformazioni in atto nel modo di affrontare i problemi professionali, la rivoluzione tecnologica e le innovazioni legislative nazionali ed europee, costituiscono gli argomenti da trattare unitamente alla descrizione di concrete esperienze lavorative che possono essere utili soprattutto alle Associazioni dei Paesi in via di sviluppo. Un grande impegno quindi per il quale il Consiglio Nazionale ha preparato un nucleo di giovani colleghi che hanno già partecipato, con relazioni, alle precedenti due edizioni della Working Week svolte a Sidney e Marrakech. Particolare rilievo va dato al tema generale scelto dalla
FIG per orientare gli interventi e le relazioni ufficiali: “Conoscere per gestire il territorio, proteggere l’ambiente e tutelare il patrimonio culturale”.
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impegno del Consiglio Nazionale per migliorare la preparazione professionale dei professionisti e sensibilizzare tutti sulle tematiche della tutela dell’ambiente e del nostro straordinario patrimonio culturale troverà, nel corso della manifestazione di Roma, una prima verifica dei risultati ottenuti. Il modello formativo e professionale del geometra italiano che altri Stati ammirano e vorrebbero imitare deve essere descritto dalle presentazioni che ci auguriamo vengano proposte da coloro che rappresentano le eccellenze nel nostro lavoro. Ciò sarà da esempio e da sti-
molo per i giovani geometri di tutto il mondo che per la prima volta a Roma si riuniranno il 4 e 5 maggio 2012 prima della cerimonia inaugurale della Working Week. La proposta italiana di rivolgersi soprattutto ai giovani è stata accolta dalla FIG con entusiasmo anche in considerazione delle difficoltà sempre maggiori che i giovani incontrano nell’affrontare una professione che l’innovazione tecnologica ha completamente stravolto. La ricerca svolta nel mondo accademico e le proposte fornite dalle strutture aziendali devono consentire ai professionisti di operare con metodologie uniformi in ogni parte del mondo. La profonda e dettagliata conoscenza del territorio sta alla base della pianificazione della sua protezione e del suo utilizzo: i geometri italiani ben coscienti di questo ci auguriamo possano presentare ai colleghi di tutto il mondo quanto di meglio hanno realizzato e le proposte innovative per l’attività del futuro. Ai lavori della settimana parteciperanno oltre alle personalità della politica e del mondo amministrativo anche le Nazioni Unite con le proprie agenzie ed in particolare la FAO. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 17
DALLA CASSA Simonetta Vescovi
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a Cassa geometri (Cipag) in questi anni ha cercato di avvicinarsi maggiormente all’iscritto, anche grazie agli strumenti informatici che permettono di raggiungere tutti i geometri in modo veloce e puntuale. Il nuovo progetto editoriale denominato “Cipag news” darà la possibilità all’iscritto di trovare le ultime novità e provvedimenti in materia di previdenza, assistenza senza dover necessariamente accedere al sito web della Cipag. Ciò permetterà una maggior conoscenza dell’operato del Consiglio di Amministrazione e di tutta la Cipag e consentirà a tutti gli iscritti di suggerire argomenti e problematiche da affrontare. Pertanto è opportuno che ogni iscritto aderisca alle newsletter per poter creare una maggiore coesione all’interno della nostra categoria a supporto delle istituzioni. Il Consiglio di Amministrazione e il Comitato dei Delegati, con grandissimo supporto degli uffici, prendono spesso decisioni non solo per garantire le pensioni agli attuali pensionati, ma anche e soprattutto per assicurare un adeguato trattamento pensionistico alle giovani generazioni. Purtroppo queste scelte spesso si tramutano in aumento delle contribuzioni ma, valutati i periodi difficili in ogni settore, si ritiene che tali scelte siano doverose per poter fornire maggiori servizi agli iscritti. Una delle novità che snelliscono la burocrazia, sia a fa18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
Cassa: attenzione ai giovani, snellimento delle procedure, taglio alle indennità di carica vore dell’iscritto sia a vantaggio degli uffici della Cassa, è stata l’accorpamento delle dichiarazioni reddituali obbligatorie col Modello Unico e il relativo pagamento tramite il modello F24 che già nell’anno 2011 ha trovato applicazione. Questo ha permesso un calcolo più veloce e automatico, eliminando errori grossolani di trascrizione del dato e offrendo la possibilità di conguagli con altri crediti. Nell’anno 2012, previa verifica dei tempi tecnici, anche i versamenti minimi avverranno tramite il modello F24 nell’ambito del Modello Unico con le stesse modalità e
scadenze previste per il fisco, compresa la possibilità di compensazioni con crediti erariali e di rateazione. Valutata l’indagine svolta sul tema della previdenza complementare e rilevando il grado d’interesse, le aspettative e le esigenze degli iscritti, si è ritenuto opportuno, a sostegno della categoria, creare un patrimonio di destinazione autonoma e separata all’interno della Cassa stessa, che avrà lo scopo di istituire una forma pensionistica complementare a sostegno degli iscritti, soprattutto delle giovani generazioni. Inoltre, tramite
l’EMPAI (Ente di Mutua Assistenza tra i Professionisti Italiani), quando sia già in essere una polizza assicurativa avente per oggetto la copertura dei “grandi interventi” e dei “gravi eventi morbosi”, si implementeranno le garanzie offrendo una copertura al rischio della non autosufficienza (Long Term Care). Non manca in questi periodi di crisi e di tagli anche una riduzione alle indennità degli organi istituzionali. Da alcuni articoli di giornale dei mesi scorsi ove si mettevano a paragone i vari compensi che le Casse professionali elargiscono agli organi amministrativi, sembrava che la nostra Cassa fosse una delle più costose. Valutando questo dato e rapportandolo al numero degli iscritti, si è potuto appurare che il dato era sbagliato in quanto i termini di paragone non erano uniformi. Ciononostante il Comitato dei Delegati e il Consiglio di Amministrazione hanno deciso la riduzione del 15% (i delegati lombardi si erano fortemente battuti per una riduzione del 20%) su tutte le indennità: di carica, giornaliera, di presenza, spese di viaggio e spese di soggiorno da applicarsi al biennio 2012-2013 e a tutti gli organi istituzionali della Cassa stessa. Questo vuole essere un segnale di contenimento delle spese senza tuttavia diminuire i servizi, intendimento a cui la cassa si è sempre riferita anche negli anni scorsi. ❑
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Proposte di modifica dei corsi per gli esami di Stato e del praticantato
La Commissione scuola, per dare una concreta risposta alla soluzione del ricorrente problema di un eccesso di candidati bocciati agli esami di Stato (vedi pag. 24), di concerto con i docenti sta esaminando la possibilità di radicali modifiche, sia nella metodologia dei corsi preparatori, sia nella conduzione dell’attività di praticantato. Presentiamo di seguito due contributi sul tema: quello del prof. Fulvio Negri, nostro collaboratore e consulente per i rapporti con la Scuola e quello del direttore della rivista geom. Bruno Bossini sul tema specifico dei praticanti.
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riscontri che provengono dalle Commissioni paiono confermare anche quest’anno percentuali di insuccesso piuttosto elevate per i candidati dell’attuale tornata degli esami di stato. Ovviamente tutte le considerazioni che qui seguiranno prescindono dal tema, oggi sul tavolo del nuovo governo, del destino degli ordini professionali e quindi delle modalità di accesso ad essi: questo nodo, nelle sue prospettive strategiche, interroga la politica e i Collegi nazionali e dunque da parte mia sarebbe esercizio arbitrario e poco rispettoso degli attori in causa discettare sulle regole che devono presiedere l’esercizio delle arti e dei mestieri. Credo più opportuno invece stare al punto dell’esito deludente delle prove, cercando in qualche misura di individuarne almeno alcune cause e provare a delineare qualche rimedio. Una prima analisi congiunta con i vertici del Collegio ha 20 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
messo a fuoco sostanzialmente tre livelli di possibili ragioni del fenomeno delle numerose bocciature: a. L’eterogeneità dei criteri di valutazione su cui operano i diversi esaminatori è testimoniata dalla difformità dei risultati nelle varie sedi o anche, nell’ambito delle medesime scuole, fra le diverse commissioni. Concordemente si ritiene che una pur breve fase di sensibilizzazione metodologica dei commissari, propedeutica all’esame, potrebbe raggiungere quanto meno l’obiettivo di una maggiore uniformità di giudizio. b. Come apertamente riconosciuto da autorevoli membri del Collegio, l’attuale impostazione del praticantato non prevede protocolli comuni e linee guida in qualche misura vincolanti. Così alcuni tirocinanti possono fruire di un percorso vario ed articolato in tutti i settori della professione, altri in-
vece vivono un’esperienza molto specialistica, efficace in un ambito di attività, ma ignara di molte delle domande che le prove d’esame, soprattutto quelle scritte, pongono. Vi sono infine anche taluni che negli studi in cui operano hanno un ruolo marginale e dunque non maturano appieno le competenze necessarie alla loro crescita. Rispettosamente demando al Collegio la risoluzione di tale criticità e concentro l’attenzione piuttosto sulla terza possibile causa dell’insuccesso. c. A fronte delle difficoltà appena rappresentate l’attual e ordinamento degli Istituti Tecnici non prevede, al di fuori dell’Università, praticamente nessuna espansione formativa verticale in grado di accompagnare verso il lavoro i neo-geometri che, viceversa, hanno bisogno di irrobustire lo spessore di indirizzo che la scuola non può più garantire come un tempo, giacché incombono su di essa crescenti compiti di educazione della persona e del cittadino (peraltro, come abbiamo ripetutamente detto, l’iperspecializzazione, in tempi di innovazione continua, subirebbe una rapida obsolescenza). Vi è dunque un vuoto che va colmato, poiché i pur importantissimi corsi IFTS, che comunque coprono solo metà del tempo del tirocinio, pos-
sono accogliere solo una minoranza dei giovani diplomati: gli altri sono a rischio di abbandono. Da ciò discende che, accanto ad un’auspicabile revisione dell’architettura del praticantato che permetta la piena fruizione della sapienza contenuta negli studi dei professionisti seniores, è assolutamente indispensabile sostenere il cammino dei tirocinanti con momenti sistematici di sintesi e di riflessioni teoriche che diano un senso complessivo e consapevole alle conoscenze, abilità e competenze che sono a fondamento dell’arte del geometra. L’impegno che i ragazzi vi profonderanno potrà essere poi oggetto di valutazione che entrerà con rilevante significato nel loro curricolo. È improcrastinabile allora pensare a forme di sostegno culturale e scientifico che, seppure in forme surrogatorie rispetto all’auspicabile avvento di un sistema dell’alta formazione tecnica, diano comunque il senso della continuità della formazione. Per il vero alcuni Istituti e il Collegio di Brescia già da tempo, nell’imminenza dell’esame, hanno dato vita a moduli di ripasso delle materie più rilevanti. Tuttavia l’eccessiva compressione a ridosso dell’appuntamento decisivo è proprio uno dei limiti che abbiamo individuato fra i fattori dell’insuccesso. Abbiamo pensato allora ad una nuova struttura dei corsi
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basata su una suddivisione dei momenti di riepilogo delle competenze essenziali e di approfondimento teorico in 6 momenti formativi, variamente articolati: ogni 4/5 mesi, dopo l’avvio del tirocinio, un modulo agile di formazione riproporrà per blocchi le tematiche fondamentali dell’area professionale al fine di tenere viva, con aggiornamenti periodici, la padronanza delle coordinate necessarie ad una proficua fruizione della dimensione esperienziale. Nella fase centrale di tale percorso rinnovato (capitoli 2,3,4,5 dello schema illustrato più avanti), le discipline di indirizzo oggetto dell’intervento didattico sono divise in due aree intercambiabili: sarà così possibile allestire i nuovi corsi in modo più organico e rendere più agevole l’assimilazione dei contenuti offerti: l’impianto prevede poi, per ogni raggruppamento tematico, una prima fase preliminare e, a distanza di qualche mese, un secondo momento di ripresa delle materie trattate. Accanto ai temi delle specifiche discipline (topografia, costruzioni, diritto, estimo) vengono affiancati alcuni contributi su problematiche meno strettamente scolastiche, ma di altrettanto stringente interesse professionale. A titolo esemplificativo proponiamo il seguente curricolo: 1. Modulo I: 10 h da tenere come preambolo all’inizio
del tirocinio. Esso potrebbe essere incentrato su argomenti di carattere socio-culturale e introduttivi alla professione , come ad esempio la relazione col territorio o la deontologia. Successivamente verrebbero tenuti quattro cicli di lezioni con docenze miste Collegio - scuole:
2. Modulo II 3. Modulo III 4. Modulo IV 5. Modulo V
menti collocati nel periodo finale del biennio, intesi a simulare la soluzione di possibili tracce della prova scritta dell’esame , così da rendere più controllabile quella che rimane una variabile indipendente in quanto espressione di una scelta esterna alla commissione. Inoltre altre occasioni di per-
Materia 1 15 h Topografia 15 h Costruzioni 15 h Topografia 15 h Costruzioni
N.B. In questi macro-titoli rientrerebbero anche capitoli come la legislazione urbanistica, il regolamento igienico-sanitario, la progettazione architettonica, la tecnologia delle costruzioni, il computo metrico-estimativo, la preventivazione, la normativa sulla sicurezza, il risparmio e la certificazione energetica, il comfort acustico… Sarebbe infine opportuno prevedere: 6. MODULO VI: 12 h. E’ costituito da alcuni appunta-
Materia 2 10 h Estimo 10 h Diritto 10 h Estimo 10 h Diritto
fezionamento, meno formalizzate ma altrettanto stimolanti, potrebbero venire dagli appuntamenti di aggiornamento che il Collegio Geometri attiva periodicamente per i propri iscritti . Al tempo degli interventi didattici suesposti andrebbero sommate alcune ore funzionali all’accertamento degli apprendimenti dei corsisti: lo strumento valutativo potrebbe consistere in prove strutturate (1 per cia-
scun modulo), equivalenti per tutti i corsi e le sedi. Tale forma avrebbe il vantaggio di consentire un giudizio omogeneo (sia per tipicità di argomento indagato che per peso attribuito alle risposte) e dunque realizzerebbe il criterio dell’oggettività. La conseguente certificazione dei punteggi conseguiti nei vari esiti costituiAppr. 10 h Catasto 10 h Sicurezza 10 h Urbanistica 10 h Risparmio energetico rebbe un arricchimento (un credito insomma) del portfolio di ciascun allievo che già oggi presenta alla commissione esaminatrice la relazione dello studio (degli studi) presso il quale (i quali) ha svolto il praticantato. Si creerebbe così il presupposto perché il colloquio dell’esame si possa incentrare sul capolavoro (la tesina) elaborato dal candidato come manifestazione della raggiunta capacità di fare sintesi delle diverse competenze acquisite in un progetto articolato: il possesso delle conoscenze di settore, per contro, sarebbe comprovato già dall’attestazione del superamento delle verifiche sostenute al termine dei vari segmenti sopra accennati. Ovviamente al presente la partecipazione ai corsi non potrà che continuare ad essere facoltativa, ma riteniamo che per gli iscritti rapIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 21
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presenterebbe un biglietto da visita di notevole valore da cui la commissione esaminatrice non potrebbe prescindere, almeno in occasione dell’orale. Ovviamente, per il successo dell’azione, sarebbe indispensabile che la frequenza dei giovani ai corsi venisse favorita dai titolari delle sedi che li ospitano. La proposta potrebbe costituire anche un’indicazione sperimentale per la dimensione nazionale, sulla strada di un arricchimento del percorso formativo post-diploma degli aspiranti professionisti, ivi compreso
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l’atto finale dell’esame, la cui forma parzialmente aleatoria potrebbe essere convertita in modelli più oggettivi e significativi. Peraltro il bisogno di allestire strumenti atti ad implementare la preparazione anche dei tecnici già affermati (con la conseguente certificazione delle ulteriori competenze acquisite) sarà argomento di attualità per tutta la vita professionale, atteso che nuovi scenari, compiti, opportunità e responsabilità attendono il geometra del futuro. F.N.
un argomento, quello del praticantato, che continua a restare purtroppo irrisolto. Al di là delle carenze d’impegno di quei geometri neo-diplomati che vi si appressano demotivati, senza quella necessaria spinta verso un loro futuro professionale, il praticantato continua a restare incerto nella sua pratica applicativa, lasciato per lo più al caso e senza controllo effettivo da parte del Collegio o di qualche altro organismo che potrebbe essere all’uopo individuato. Fortunatamente non tutti i geometri che si offrono come tutor privilegiano in questo rapporto di dipendenza temporanea – e la denuncia ci viene dai praticanti stessi – la convenienza di un mero utilizzo del giovane che si affaccia allo studio per imparare la professione in pure mansioni che poco hanno da spartire con la formazione professionale che, sappiamo, prevederebbe invece il coinvolgimento dei neogeometri in tutti gli aspetti operativi, almeno quelli espletati dallo studio professionale dove si svolge la pratica, quale prova effettiva di ciò che li aspetterà nella loro attività professionale autonoma. Quando si scontrano da una parte l’interesse economico e dall’altra una limitata propensione a imparare, il praticantato non porta quasi mai nulla di buono. Va anche fatto rilevare – come dimostra il grafico allegato – che dai dati del 2011 emerge un limitato 41% dei praticanti svolge la sua attività presso geometri iscritti all’Albo e ciò evidenzia ancor più la difficoltà del nostro Collegio – perché è al Collegio che spetta per legge il compito – a certificare l’effettivo svolgimento della pratica ai fini dell’accesso all’esame di Stato e a codificare lo svolgimento in modo che si riveli determinante nella qualifica professionale di coloro che si apprestano alla professione. Quale la risposta del Collegio a questi interrogativi? A mio parere essa potrà venire dai risultati di una Commissione preposta all’argomento che dovrà usufruire anche dell’apporto sostanziale di docenti oltre che dei tutor, che
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dovrebbe: – studiare l’integrazione del praticantato con i corsi di preparazione all’esame di Stato – magari modificati nella loro attuazione come indicato dalla proposta Negri di cui sopra; – potenziare la pratica professionale con l’alternanza di esperienze anche presso più studi di diversa specializzazione; – definire il “giusto indennizzo” per il praticante come previsto dalle recenti finanziarie di luglio-agosto 2011; – proporre l’iscrizione dei praticanti alla Cassa di previdenza, quale anticipazione del loro futuro trattamento previdenziale; – sensibilizzare e preparare specificamente sia i tutor che si faranno garanti del praticantato, sia i commissari d’esame nostri iscritti, al fine di uniformarne gli interventi valutativi in sede d’esame di Stato, ora purtroppo, come ben sappiamo, non sempre uniformi. A tale scopo verrebbe natu-
rale proporre che quantomeno la suddivisione delle commissioni d’esame non sia fatta come ora avviene, in ordine alfabetico, onde evitare, come è avvenuto quest’anno, che sono risultati penalizzati i candidati dalla A alla G. Resta poi un ultimo aspetto che potrebbe essere determinante sul buono o cattivo risultato dell’attività del praticantato: la necessità, crediamo inderogabile, di una profonda revisione degli esami di Stato, di cui alla legge n. 75 del 7 marzo 1985 e delle sue norme applicative, soprattutto sul tema della scelta dei testi da sottoporre agli esaminandi. Si dovrebbe passare da norme di livello nazionale superate ampiamente dai fatti e dal mercato – proprio in funzione delle diverse pratiche professionali che si svolgono nelle diverse parti d’Italia – a un più consono grado di normativa regionale, più legata al territorio e alle sue richieste di professionalità. B.B.
Dove viene svolto il praticantato?
Praticantato svolto presso
n. praticanti
Geometra
360
Ingegnere
135
Architetto
121
Ente pubblico
114
Impresa
103
Corsi post-diploma e universitari Totale
4 874
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Gli esiti degli esami di Stato 2011 per l’esercizio della professione di geometra Commissione 15 Istituto Tartaglia, Brescia Adami Ricci Alberto Annese Angelo Baccanelli Giuseppe Basile Francesco Belzani Mattia Bendotti Guido Begnino Andrea Giuseppe Berardi Erica Bertoletti Marco Bertoli Massimiliano Biemmi Nicola Bonardi Silvestro Borghesi Matteo Borghetti Michele Bosio Manuel Bossoni Federico Brognoli Alex Caldera Fabio Campadelli Simone Casagrande Angelo Casali Stefano Cascone Mauro Castelli Diego Cherubini Stefano Clauser Roberto Colosio Martino Contratti Gabriella Barbara
Riepilogo sessione 2011 Candidati ammessi Candidati presentati Non presentati Esiti positivi Esiti negativi
289 251 38 155 96
Percentuale abilitati
62%
Francinelli Matteo Franzé Roberto Franzoni Fabio Frosi Alice Garzoni Lucio Gasparetto Michele Gatta Emanuele Ghidoni Matteo Girelli Daniele Girelli Marco Gitti Michele Gobbi Antony Umberto Gozzoli Stefano Gregorini Michele Guizzardi Mirko Laini Stefano Totale n. 31
Totale n. 27
Commissione 16 Istituto Tartaglia, Brescia Costantini Gianluca Danesi Romina Do Gioia Raffaele Dusetti Diego Falapuppi Fabio Faletti Alberto Fantoni Gabriele Farumi Stefano Fausti Franco Felappi Fabio Ferrari Giorgio Ferremi Massimo Figaroli Giulia Fossadri Alberto Foti Matteo 24 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
Commissione 17 Istituto Einaudi, Chiari Lanzini Manuel Lazzarini Monica Locatelli Michele Manganoni Nicola Marenda Gabriella Mastrototaro Francesco Mendini Michele Merici Nicolò Mingotti Davide Mirandola Diego Morandi Luca Moscardi Andrea Mottini Marco Murdocca Maria Vittoria Muroni Mattia Noventa Melissa
Nuccio Francesco Oldofredi Marco Orlini Isaia Otello Paolo Pacillo Veronica Paderno Nicolò Pagliaro Gaetano M. Palumbo Maurizio Parletti Alessandro Parrino Flavio Pasotti Aristide Daniele Patroni Nicola Pè Mattia Pedersoli Laura Pedrali Michele Pedrazzi Alex Pedrotti Alessandra Pelamatti Giovanni Pelizzari Roberto Pernici Fabio Peroni Daniele Pezzini Andrea (f) Pezzolo De Rossi Lodovico Pianta Alex Piazza Melina Belen Polonioli Alice Totale n. 42
Commissione 18 Istituto Olivelli, Darfo Prandini Battista Rabba Gabriele Raffa Mauro Raffi Enrico Ragnoli Stefano Reccagni Marco
Riva Pierluigi Rizza Giovanni Mario Rosina Marco Rossi Daniele Rubagotti Marco Rubagotti Massimo Rubba Giovanni Sabatti Giovanni Sabbadini Marco Sabbadini Mikael Saietti Davide Salini Alberto Santoro Giovanni Sartorelli Paolo Sberna Lorenzo Schioppetti Stefano Schivardi Elisa Segnali Michele Silvestri Samuel Sorrentino Manuela Spina Federica Stefanelli Nicola Sulas Federico Superti Marco Tarsia Enrica Gina Taverna Patrich Tavernini Roberto Tedoldi Luca Terzi Francesca Tomasoni Mauro Tonelli Franco Tonni Michele Trainini Claudia Trainini Marco Trobetta Fabio Velecci Claudio Giacomo Ventrici Andrea Vidilini Sergio Visini Gianpaolo Vitali Michele Zaina Lorenzo Zamarra Laura Zanini Michele Zanoni Cristiano Zezza Emmanuel Ziboni Roberto Ziliani Cora Zonta Paolo Zubiani Fabio Totale n. 55
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Concorso d’idee per San Giacomo al Mella
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ell’ambito della proficua collaborazione che il Collegio geometri di Brescia ha instaurato con la Scuola per un comune impegno nella formazione professionale, va segnalata un’iniziativa nata da un suggerimento di monsignor Antonio Fappani, presidente e animatore della Fondazione Civiltà
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Bresciana. Si tratta della concreta proposta rivolta a studenti e insegnanti degli Istituti tecnici “Tartaglia” e “Bianchi” ad affrontare un concorso d’idee per il recupero storico e architettonico del complesso monumentale medioevale di San Giacomo al Mella in fondo a Via Milano. Oggi lasciato nel totale abbandono, è destinato alla rovina, fagocitato com’è dal convulso traffico dell’incrocio stradale a due livelli che lo affianca. Gli occhi frenetici dei bresciani che passano di lì sono necessariamente più impegnati nella guida che nella visione della bianca abside semicircolare in conci squadrati di Botticino adorna di lesene scandenti tre monofore strombate, coronata da una cornice di archetti sovrastata dal cornicione reggente una copertura semiconica di coppi. Come a dire, un’abside dalla evidente impronta romanica, forse la più bella fra le
absidi romaniche di Brescia. L’edificio della chiesuola risale al XIII secolo ed è l’ultimo avanzo di un antichissimo ospizio per pellegrini eretto sulla strada milanese per accogliere e soccorrere viaggiatori che a piedi e mendicando dirigevano i loro passi verso Roma, Com-
postella e Terra Santa. Accostata alla chiesa una casa e un’ampia “breda” sono quanto resta dell’antico ospizio. I dettagli del concorso d’idee proposto ai due Istituti cittadini sono ancora da definire. Se ne stanno incaricando l’Associazione Amici
SCUOLA
della chiesa di San Giacomo e la famiglia Rovetta. Si presume però che si tratterà della sistemazione degli accessi alla chiesa da via Milano (la facciata, romanica, è ora nascosta alla vista da un muro sul lato strada) e della possibile ristrutturazione delle sue parti a rustico (ex legnaia e accessori con la preziosa sacrestia contenente un mirabile affresco attribuito a Pietro da Caylina il Vecchio), ossia la parte tuttora di proprietà Rovetta. La prospettiva è quella di un riutilizzo del complesso come luogo di sosta di pellegrini secondo l’antica vocazione posto lungo le vie della fede. Non sarà un onere da poco per i futuri geometri; a noi non resta che augurare loro e a chi avrà il compito di guidarli nel loro impegno, un franco “buon lavoro”, assicurandoli che il Collegio potrà essere – se lo vorranno – la loro base organizzativa e logistica. ❑
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LEGALE Avv. Francesco Cuzzetti
La misura delle distanze tra pareti finestrate
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i voglio soffermare sulla sentenza della Corte d’Appello di Brescia – Sez. II del 18 maggio 2009, perché l’apprezzo per la sua chiarezza e concretezza su una particolare questione che dovrebbe risultare di un certo interesse per la categoria, pur ribadendo concetti presumibilmente già noti (repetita iuvant). Gli appellanti contestavano la sentenza di un tribunale che nella motivazione, pur ordinando di arretrare la parete finestrata del loro edificio portandola a una distanza di metri 10, secondo i criteri dettati, dal fabbricato fronteggiante, non aveva specificato quali fossero le porzioni da demolire, nel senso che non aveva precisato come i dieci metri avrebbero dovuto essere misurati in relazione alla presenza della cornice di gronda del fabbricato frontista, del canale di gronda e se la distanza avrebbe dovuto considerare i piani verticali comprendenti i rispettivi balconi anche se non fronteggianti. Contestavano anche l’asserzione del primo giudice che aveva ritenuto le cornici di gronda non di carattere meramente decorativo, e quindi computabili ai fini della distanza. Sostenevano, contrariamente alla sentenza impugnata, che il NTA del PRG del loro comune, contrastante con il D.M. 1 aprile 1968 n. 1444, (laddove nella misurazione della distanza escludeva espressamente gli ag28 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
getti aperti non sostenuto al suolo, con profondità non superiore a mt. 1,50, come sporti di gronda, balconi, tettoie, scale aperte) non poteva essere disapplicato dal giudice, in quanto sarebbe lecito derogare espressamente alle norme statali sulle distanze legali per tutte quelle strutture definite accessorie. La decisione della Corte d’Appello per prima cosa, a prescindere anche dalla previsione del NTA, afferma che rientrano nella categoria dei semplici sporti, non computabili ai fini delle distanze quegli elementi (mensole, lesene, cornicioni, canalizzazioni di gronda e simili) che hanno una funzione ornamentale, non essendo destinati ad estendere e ampliare la parte dell’edificio utilizzabile per l’uso abitativo. Di contro, che hanno le ca-
ratteristiche del corpo di fabbrica, come parte integrante dell’edificio, le sporgenze di particolari proporzioni, che estendono e ampliano l’edificio stesso in superficie e volume (scale, poggioli , balconi, verande e corpi avanzati di una certa consistenza anche se volumi non abitativi) strutture tutte che rientrano nel concetto di costruzione ex art. 873 C.c., norma statale che non può essere derogata, per quanto riguarda il computo delle distanze, da una norma secondaria come un regolamento comunale che può al più stabilire una maggiore distanza tra le costruzioni e dal confine, rispetto a quelle stabilite nel D.M. Constata infine la sentenza, anzitutto che la distanza tra le pareti finestrate dei fabbricati è regolare e che quindi erroneamente era stato disposto l’arretra-
mento ma poi, in applicazione dei principi sopra enunciati, pur essendo la loro distanza inferiore ai 10 metri, che non vanno ritenute irregolari le distanze rapportate a elementi di carattere accessorio, non costituenti costruzioni in senso vero e proprio. Per i piani verticali che comprendono i rispettivi balconi invece, dal momento che l’art. 873 C.c. ha la finalità d’impedire intercapedini dannose per salute e salubrità, decide che la misurazione, anche ai fini del D.M. 1444/68, debba essere effettuata in modo lineare tra edifici che si fronteggiano. Nella specie, non risultando i balconi contrapposti, la distanza non risultava violata. ❑
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Stefano Benedini
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l giorno 29 ottobre si è tenuto a Camogli (Ge) il primo Convegno Nazionale dell’Associazione GEO-C.A.M. -Associazione Nazionale Geometri Consulenti Tecnici, Arbitri e Mediatori costituita nel gennaio di quest’anno sulla precedente esperienza pluriennale dell’ A.N.G.C. (Associazione Nazionale Geometri Conciliatori). L’Associazione si rivolge ai geometri operanti nei settori: – della C.T.U. e di parte nel processo civile, amministrativo e nelle procedure stragiudiziali; – della Perizia e la Consulenza Tecnica nel processo penale; – della Mediazione delegata e la conciliazione; – delle attività dell’Ausiliario Giudiziario nel processo esecutivo; – dell’Arbitrato, l’Arbitraggio e la Perizia contrattuale; ed in tutte le altre forme d’incarico nascenti dalla pubblica e privata giurisdizione. In particolare i lavori del convegno hanno inteso focalizzarsi sulla nuova figura professionale del Mediatore promuovendo l’Organismo di Mediazione Nazionale di prossima istituzione ed evidenziando la necessità di una adeguata formazione e assistenza ai professionisti che scelgono di impegnarsi in questo ambito. La mediazione, come le altre forme di A.D.R. (Alternative Dispute Resolution), attualmente non è ancora un’attività così conosciuta nella no30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
Geometri mediatori: una specializzazione per la gestione dei conflitti stra società, come non lo sono ancora le dinamiche che ne determinano la pratica; la conseguenza è che, anche per questo motivo, stenta ad affermarsi come strumento utile della risoluzione in tempi brevi delle controversie. Gli articoli pubblicati sui precedenti numeri della rivista “Il geometra bresciano” hanno presentato in modo approfondito ed esaustivo l’argomento, contribuendo alla diffusione tra i lettori della comprensione di questo nuovo approccio; la diffusione della cultura della mediazione è uno degli obiettivi che l’Associazione si pone di realizzare
con la proposta sia di corsi base e di specializzazione sia di convegni e seminari. Per completare il quadro della situazione in Italia presentiamo i dati riferiti al periodo marzo-settembre 2011, forniti dalla Direzione Generale di Statistica del Ministero della Giustizia in merito al ricorso alla mediazione. Questi dati presentano un evoluzione abbastanza costante dell’utilizzo della mediazione – in media circa 5.600 iscrizioni di mediazioni civili al mese con un esito positivo di accordi raggiunti nel 51% dei casi. I dati raccolti sono altresì efficaci per fornire ai lettori e-
lementi utili alle considerazioni di come gli ambiti operativi della professione del geometra possano venirne coinvolti; proponiamo, a questo proposito, la rappresentazione grafica delle mediazioni obbligatorie – ossia riferite a quelle categorie di controversie, che costituiscono il 75% del totale delle mediazioni effettuate, per le quali è previsto che, per potersi presentare davanti al giudice, le parti devono dimostrare di aver precedentemente tentato la mediazione senza riuscire a raggiungere una conclusione positiva – divise per argomento.
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
diazione con servizio di streaming trasmessi presso le sedi provinciali, questo possibilità per rispetto della privacy sarebbe comunque subordinata all’accettazione di tutte le parti. L’associazione Geo-C.A.M., come già accennato, sta inoltre predisponendo la creazione di un Organismo di Mediazione Nazionale dei Geometri per la cui gestione fornirebbe i programmi di gestione, la formazione del personale necessaria per la gestione delle procedure, la polizza assicurativa e l’atto notarile di fideiussone. La struttura dell’Organismo Nazionale andrebbe completata con l’istituzione di Organismi Provinciali, presso i Collegi, quali suoi di-
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er offrire una panoramica più completa presentiamo anche un riferimento più ampio relativo alle mediazioni in tutte le materie di controversia registrate nel periodo marzo-settembre 2011. L’Associazione GEO-C.A.M., su richiesta del CNGeGL, si propone innanzitutto di coordinare la formazione dei geometri in tema di mediazione, prevedendo di assicurarne anche il successivo percorso di aggiornamento con una formazione specifica e costante e la partecipazione in forma di tirocinio assistito ad almeno 20 casi di mediazione, previsti dal Decreto n. 145 del 6 luglio 2011, tramite la condivisione degli incontri di meIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 31
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
staccamenti con la facoltà di nominare i mediatori e organizzarne gli incontri di mediazione. La proposta esposta durante il convegno prevede che le spese di creazione siano suddivise tra i Collegi aderenti e il successivo mantenimento dell’Organismo venga soddisfatto dalle quote di iscrizione all’Associazione e da una percentuale su quanto ottenuto dagli iscritti nelle mediazioni effettuate. Poiché le spese sostenute dalle parti coinvolte nella mediazione sono in relazione al valore alla base della lite può essere utile un riepilogo delle fasce di va-
lore utilizzando i dati del Ministero della Giustizia: Suggeriamo ai lettori anche un confronto con il dettagliato riepilogo delle indennità predisposte dall’Ordine degli avvocati della provincia di Brescia, pubblicamente consultabile sul sito www.ordineavvocatibrescia.it nella sezione “Tariffe di mediazione”. L’adesione all’Organismo di mediazione di GEO.C.A.M. non richiederebbe comunque un rapporto esclusivo per i Collegi Provinciali che potrebbero quindi comunque operare convenzioni e collaborazioni con altri organismi presenti sul territorio e per gli iscritti per
i quali è prevista la possibilità di essere iscritti fino a cinque organismi di mediazione.
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a necessità, più volte ribadita durante il convegno, è quella di lavorare per diffondere la cultura della Mediazione come strumento necessario ad aiutare il sistema giudiziario italiano scongiurando il rischio di accumulare nuovo ritardo nell’iter dei processi civili, ricercando il percorso più breve per la risoluzione delle controversie e la soddisfazione delle parti coinvolte nel modo più vantaggioso.
Ricordiamo, inoltre, che il supporto che può venire dalla categoria al buon esito della diffusione delle mediazioni, e alla loro conclusione positiva, non si esaurisce nella partecipazione del geometra al procedimento come mediatore, ma può vederlo anche coinvolto, durante l’evolversi della mediazione, come consulente tecnico d’ufficio, nominato dal mediatore stesso per le sue competenze tecniche specifiche, con l’obiettivo di ottenere maggiore comprensione degli elementi costituenti la controversia. ❑
Le Associazioni Nazionali di Categoria Per fornire una panoramica a tutti gli iscritti presentiamo di seguito l’elenco delle Associazioni che fanno riferimento al Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati; il Collegio di Brescia è iscritto, quale Socio Collettivo, a tutte queste Associazioni. Per approfondire gli obiettivi, le attività e le modalità di iscrizione invitiamo i lettori a visitare le pagine internet appositamente predisposte da ogni Associazione.
A.N.D.G. ASSOCIAZIONE NAZIONALE DONNE GEOMETRA Sito:www.donnegeometra.it
GEO.C.A.M. ASSOCIAZIONE NAZIONALE GEOMETRI CONSULENTI TECNICI, ARBITRI E MEDIATORI Sito:www.geo-cam.it
A.GE.LL.PP. ASSOCIAZIONE GEOMETRI EDILIZIA E LAVORI PUBBLICI Sito:www.agellpp.it A.G.I.A.I. ASSOCIAZIONE GEOMETRI AMMINISTRATORI IMMOBILIARI Sito:www.agiai.it
GEO.SICUR. ASSOCIAZIONE GEOMETRI PER LA SICUREZZA Sito:www.geosicur.it
A.G.I.C.A.T. ASSOCIAZIONE GEOMETRI ITALIANI CONSULENTI AMBIENTE TERRITORIO Sito:www.agicat.cng.it
GEO.SPORT ASSOCIAZIONE SPORTIVA GEOMETRI ITALIANI Sito:www.geosport.it
ASSOCIAZIONE GEOMETRI ITALIANI TOPOGRAFI Sito:www.agit.cng.it
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GEO.VAL. ASSOCIAZIONE GEOMETRI VALUTATORI ESPERTI Sito:www.geoval.it
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Raffella Annovazzi Giuseppe Mori
L’Associazione Geometri Italiani Consulenti Ambiente e Territorio
A.G.I.C.A.T. viene costituita nel 2006 con il patrocinio del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati, della Cassa Italiana Previdenza e Assistenza Geometri e della Fondazione Geometri Italiani. Ha sede a Roma, come tutte le associazioni di categoria riconosciute dagli organi istituzionali e opera in campi connessi alle tematiche ambientali. Lo statuto sociale, rinnovato nel 2010, descrive il carattere di A.G.I.C.A.T., come associazione culturale e senza fine di lucro che si occupa della diffusione della cultura ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia e della valorizzazione della professione del geometra quale esperto conoscitore, consulente per il territorio e l’ambiente in coordinamento con il C.N.G. e G.L., e della Fondazione Geometri Italiani. Gli scopi che A.G.I.C.A.T. si prefigge sono: • migliorare il livello culturale e professionale degli associati, tramite corsi di istruzione e formazione divisi per discipline per geometri esperti in ingegneria naturalistica; per geometri operanti nei parchi; per geometri esperti in bioedilizia;per geometri esperti nella valutazione di impatto ambientale; per geometri esperti in carte tematiche; per geometri esperti in usi civici; per geometri esperti sul demanio.
• valorizzare la professione del geometra, quale conoscitore ed esperto ambientale attraverso opportune iniziative da intraprendere presso enti pubblici e privati; • formare un elenco dei propri iscritti da diffondere, nelle forme appropriate, presso tutti i soggetti che possono avere interesse a conoscere la realtà del mondo ambientale; • promuovere l’associazione stessa mediante proposte di collaborazione con Ministeri, Enti locali ed altri; • elevare la figura del geometra italiano sul modello degli altri paesi europei favorendo l’integrazione nel contesto internazionale; • redigere e pubblicare annualmente i costi medi dei lavori di consulenza in campo ambientale e della tutela del territorio. Le principali attività che l’associazione intende svolgere sono: • attività culturali: convegni, conferenze, congressi, dibattiti, mostre scientifiche e tecniche, inchieste, seminari, istituzione di biblioteche; • attività di formazione: corsi di preparazione e corsi di perfezionamento, costituzione di comitati di studio e di ricerca; • attività editoriale: pubblicazione di una rivista-bollettino, pubblicazione degli atti di convegni, di seminari, degli studi e delle ricerche. Il 2010 è stato per A.G.I.C.A.T un anno di rinnovamento sia dello statuto che del consiglio direttivo che, appunto dal 2010 e per i prossimi cinque anni, è composto da:
L’
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Ruben Sagredin, Presidente (Collegio di Rovigo); Valter Corbani, Vicepresidente (Collegio di La Spezia). Consiglieri: Mauro Lajo, (Collegio di Reggio Emilia); Salvatore Barbagallo (Collegio di Catania); Claudio Baldo (Collegio di Brescia); Lauro Lazzari, Segretario (Collegio di Forlì); Paolo Cottu, Tesoriere (Collegio di Nuoro); Pietro Tracco (Collegio di Rovigo); Mariangela Scotti (Collegio di Cremona). L’associazione sta costantemente lavorando al fine di attuare gli obiettivi previsti dallo statuto, proponendo una moltitudine di corsi frontali quali: a - serramenti, corretta progettazione nel rispetto del risparmio energetico; b - acustica in edilizia; c - il valutatore della qualità ambientale dell’edificio; d - i ponti termici, correggere e prevenire; e - la certificazione energetica dell’edificio in Regione Lombardia; f - fitodepurazione, recupero delle acque piovane, biopiscine; e corsi e-learning quali: serramenti, corretta progettazione nel rispetto del risparmio energetico; educazione ambientale e gestione rifiuti. Tutti già attivi. Già dallo scorso maggio ha inoltre intrapreso la strada della comunicazione attraverso una serie di convegni itineranti di sensibilizzazione sui temi della tutela ambientale, partendo dalle regioni del Sud Italia; i convegni, destinati ai dirigenti di categoria, ma aperti a tutti
i geometri, vogliono evidenziare come i temi della tutela ambientale e del risparmio energetico siano particolarmente attuali anche nelle regioni dove il clima è tipicamente mediterraneo. Ampio riscontro si è già avuto nei Collegi di Sicilia e Calabria (del quale abbiamo scritto sul n. 4 della rivista), Puglia e Campania. A.G.I.C.A.T. si propone quindi come strumento al servizio dei Collegi Nazionali per fornire ai tecnici del territorio quella formazione necessaria ad affrontare con maggiore consapevolezza e preparazione tecnica i nuovi problemi che l’emergenza energetico-ambientale ci pone pesantemente di fronte in questo tempo. E, per quanto possibile, si propone di farlo individuando nei Collegi stessi quelle figure di docenti che si sono via via specializzati nei vari ambiti e che, parlando da geometri a geometri, sono in grado di usare il linguaggio della concretezza e della semplicità – pur consapevoli della complessità degli argomenti – che ci caratterizza maggiormente nel panorama professionale italiano. È possibile partecipare alle attività di A.G.I.C.A.T. associandosi con il pagamento di una quota di iscrizione differenziata secondo scaglioni di età, oppure diventare soci sostenitori. I moduli di iscrizione sono scaricabili dal sito www.agicat.cng.it, sito in forte evoluzione e presto online con la nuova veste. ❑
URBANISTICA Giuseppe Zipponi
Il modello semplificato per l’edilizia
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u iniziativa della commissione urbanistica, il Collegio di Brescia promuove il “Modello Semplificato per l’Edilizia”. Nasce dall’esigenza di semplificare la vita ai professionisti e agli uffici tecnici comunali, ma anche di avere un unico modello per tutte le esigenze e con raccolte tutte le possibili opzioni in edilizia (permesso, Dia, Scia, ecc…). E’ chiaro che non vi è alcun obbligo di utilizzarlo; così come non vi è l’obbligo di utilizzare un modello particolare in nessun caso di istanza o denuncia alla pubblica amministrazione. Semplicemente il nostro modello non è l’unico ma crediamo sia il migliore. E quando sarà a regime la trasmissione telematica dei documenti torneremo sull’argomento e ci faremo trovare pronti. Intanto passerà ancora un po’ di tempo. Abbiamo lavorato con professionalità e ve lo presentiamo, a voi tocca l’ultimo miglio. Noi proponiamo di fare così; via dagli scaffali (e dai siti internet) ben 14 modelli. Ecco le pratiche che si possono “sbrigare” con il super modello: in campo edilizio-urbanistico: • il permesso di costruire • la denuncia di inizio attività - DIA • la segnalazione certificata di inizio attività - SCIA • la comunicazione - art. 6 D.P.R. 380/2001 • la comunicazione di eseguita attività - art. 41 L.R. 12/2005 • l’accertamento di compatibilità (sanatoria) • i piani attuativi (di lottizzazione o di recupero) in campo paesaggistico • l’autorizzazione paesaggistica • l’autorizzazione paesaggistica semplificata • l’accertamento di compatibilità (sanatoria) paesaggistica altre pratiche • l’autorizzazione per il vincolo idrogeologico • il certificato di agibilità (per la residenza) • la dichiarazione di agibilità (per le attività economiche) • il certificato di destinazione urbanistica. Sono doverose alcune precisazioni. Le facciamo volentieri sotto forma di domanda e risposta. In caso di DIA o SCIA dov’è la relazione asseverata del progettista. È contenuta nel quadro “D”, sono poche righe ma c’è scritto tutto ciò che serve. È possibile richiedere una autorizzazione per un vincolo e contemporaneamente fare una DIA o una SCIA? Sì. Nel quadro “D” sta scritto che i lavori inizieranno non prima dell’efficacia del relativo atto di assenso. 36 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
Perché non c’è l’elenco degli allegati su cui mettere le crocette? Potevamo stupirvi con pagine e pagine di elenchi. Abbiamo preferito evitarlo e lasciare ai singoli professionisti la facoltà di allegare ciò che veramente serve per illustrare i progetti. Sarà poi il Comune interessato a richiedere eventuali integrazioni. Il Comune stesso dovrebbe peraltro pubblicare sul proprio sito internet l’elenco della documentazione necessaria anche in riferimento agli obblighi di cui al D.P.R. 160/2010 relativo allo sportello unico per le attività produttive. Nel caso di vincoli, come si fa se l’autorizzazione non è di competenza del Comune ma di un altro Ente (esempio Comunità Montana, Parco, Provincia)? La domanda va fatta all’altro Ente, senza modello unico. E se il Comune non mi accetta il modello? Parlane con il dirigente dell’Ufficio Tecnico e convincilo della bontà dell’iniziativa. E poi ricordagli che, in ossequio al principio della libertà della forma, non può non accettarlo. E se devo chiedere o comunicare qualcosa di particolare che non è contemplato del Modello Unico? È sempre possibile personalizzare il modello. In quali casi devo chiedere il permesso di costruire e in quali casi posso fare la DIA o la SCIA o la comunicazione? In quali casi posso chiedere la sanatoria? E la sanatoria paesaggistica? Trovate tutto nelle note di carattere generale. E se cambiano le norme? Tranquilli; lo aggiorneremo subito. Vi ringraziamo dell’attenzione e invitiamo sia i professionisti che gli uffici tecnici comunali a utilizzarlo, migliorando la qualità dei servizi a costo zero. Sapete qual è la prova provata della sua utilità? Chi già lo usa non torna indietro. ❑
URBANISTICA
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LEGISLAZIONE A cura di Antonio Gnecchi
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Le serre bioclimatiche
a legge regionale n. 39 del 21 dicembre 2004 (BURL 24 dicembre 2004, n. 52, 2° SO), considera “volumi tecnici” le serre bioclimatiche sottraendole ai computi volumetrici (o alla slp), disponendo, nel contempo, la prevalenza di tali disposizioni sui Regolamenti e sulle norme comunali. Anche se la legge regionale sopra citata non esplicita le norme di prevalenza come ”immediatamente prevalenti sulle norme locali”, è comunque implicito che le stesse si applicato in tutti i comuni della Lombardia, a partire dalla data della loro entrata in vigore e non possono essere disattese. Se mai vanno applicate secondo appunto le finalità e gli obiettivi che la legge regionale si è proposta, ovverossia: a) conseguire il contenimento dei consumi di energia negli edifici, attraverso il miglioramento delle prestazioni energetiche degli involucri e degli impianti termici b) ridurre i consumi di energia di origine fossile attraverso lo sviluppo di fonti rinnovabili di energia c) migliorare le condizioni di sicurezza, benessere abitativo e compatibilità ambientale dell’utilizzo dell’energia d) promuovere adeguati livelli di qualità dei servizi di diagnostica energetica, analisi economica, progettazione, installazione, esercizio e manutenzione degli impianti termici. Le normative italiane, a livello regionale e nazionale, si stanno orientando sempre più a favore di soluzioni che contribuiscono a ridurre i consumi energetici. Negli ultimi anni, con l’aumento dei costi dell’energia, si è cominciato a parlare di orientamento degli edifici, di isolamento termico delle pareti, del tetto, delle finestre e di fonti energetiche rinnovabili. Alcune opportunità date dalla legislazione passano però inosservate, nonostante ci sia la possibilità di applicarle anche agli edifici esistenti. Uno degli esempi più interessanti è senza dubbio quello delle serre bioclimatiche. Serre che, se utilizzate in modo intelligente, possono ridurre di oltre 1/3 i consumi energetici degli edifici. Le serre si possono realizzare, ad esempio, nelle mansarde dove sono presenti delle terrazze a tasca ricavate nella copertura. Tutte le terrazze orientate a sud sono ottimali per captare l’energia e, secondo le nuove normative regionali, possono essere chiuse e utilizzate come serre bioclimatiche. Lo stesso principio non può essere applicato per le terrazze orientate a nord, est e ovest. In questi ultimi tre casi infatti le serre non verrebbero colpite dai raggi solari e non svolgerebbero la funzione di accumulo termico incentivato dalla normativa. Se le terrazze vengono chiuse per finalità energetiche, il legislatore le considera volumi tecnici non computabili nel vo42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
lume totale dell’immobile. In altre parole, il volume viene considerato “volume tecnico” ed è escluso dal computo della cubatura dell’edificio e non è richiesta alcuna autorizzazione edilizia ma soltanto una normale comunicazione di inizio lavori. Costituisce un “volume tecnico” quel volume che ha una funzione impiantistica o energetica con destinazione d’uso non abitativo. Tra i volumi tecnici si possono annoverare i locali caldaia, lo spazio per i serbatoi d’accumulo per i sistemi solari termici, i cavedi per gli impianti idraulici e, in questo caso, anche la serra bioclimatica. La normativa di riferimento è stata emanata in quasi tutte le regioni italiane. Quella della regione Lombardia è la LR n. 39/04 e dovrebbe essere stata recepita all’interno dei Regolamenti Edilizi o delle NTA del PdR del PGT di ciascun comune. E’ bene però verificare con un progettista di fiducia se la norma è valida nella propria regione o se sussistono vincoli storici o architettonici che ne impediscano l’applicazione. La serra bioclimatica può essere realizzata chiudendo una terrazza a tasca ricavata nel tetto, terrazze aperte sui vari piani o porzioni di logge o anche balconi di un edificio. Come già detto, il volume tecnico costituito dalla serra bioclimatica non è computabile nel volume totale dell’immobile. Uno dei vantaggi derivanti dalla realizzazione di una serra bioclimatica è costituito dal valore commerciale dell’immobile che aumenta grazie al parziale adeguamento alla nuova normativa sulla certificazione energetica degli edifici. Lo spazio ricavato quindi è più facilmente sfruttabile in ogni stagione e per tutto l’anno. Inoltre l’ambiente risulta essere molto più luminoso durante la stagione invernale. Le recenti normative di molte regioni italiane introducono la possibilità di realizzare serre bioclimatiche nelle nostre abitazioni con lo scopo di ridurre il consumo energetico invernale e migliorare il comfort interno. Il vantaggio secondario è la possibilità di fruire di uno spazio, la serra, ibrido tra interno ed esterno: si tratta infatti di un luogo non riscaldato, delimitato da superfici vetrate che hanno la funzione di captare il calore dell’irraggiamento solare in modo tale che questo venga immagazzinato e poi ritrasmesso all’interno dell’abitazione. Per la loro funzione le serre devono essere progettate con una esposizione corretta: sud, sud est o sud ovest, e la captazione della luce solare non deve essere ostacolata da ombre di altri edifici o alberi. La normativa inoltre disciplina la dimensione di questi spazi che dovranno essere contenuti all’interno di una percentuale massima stabilita rispetto alla superficie dell’appartamento o dell’edificio. Per gli edifici esistenti pertanto si profila la possibilità di chiudere le terrazze esposte a sud con vetrate che saranno
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considerate “volumi tecnici” in quanto avranno una funzione impiantistica o energetica con destinazione d’uso non abitativo! Le serre solari, oltre a fornire un notevole vantaggio invernale, permettono infatti di spegnere il riscaldamento in quegli ambienti che beneficiano del loro apporto, possono essere progettate in modo tale da favorire la ventilazione naturale in estate evitando il surriscaldamento degli ambienti! A questo proposito va ricordato che una serra bioclimatica, per essere considerata tale, deve essere realizzata principalmente con superfici vetrate e avere una copertura che favorisca, ancor più delle pareti vetrate, lo sfruttamento dell’energia solare. A maggior ragione non possono esser realizzate in muratura o pareti opache, non devono essere dotate di impianti di riscaldamento, né possedere inoltre caratteristiche di veri e propri vani di abitazione. I comuni, quindi, potranno legittimamente inibire la realizzazione di quei manufatti che non abbiano le caratteristiche intrinseche delle serre bioclimatiche e che non perseguono le finalità e gli obiettivi stabilite dalla legge regionale. A questo proposito, richiamo alcune considerazioni e specificazioni della sotto riportata sentenza del TAR Lombardia – sez. di Brescia, che proprio a questo proposito evidenzia: 1) i responsabili degli uffici tecnici sono tenuti a valutare attentamente le proposte di realizzazione di serre bioclimatiche, assicurandosi che le stesse siano finalizzate agli obiettivi stabiliti dalla legge regionale, esaminando i progetti con particolare attenzione alla posizione delle serre, alla presenza di elementi estranei allo sfruttamento passivo e attivo dell’energia solare, nonché ai contenuti della relazione termotecnica allegata al progetto, 2) i responsabili degli uffici tecnici, dopo una attenta valutazione del progetto ed un approfondito esame istruttorio della pratica, qualora ravvisino una violazione di legge per errata e mancata applicazione della LR 39/04, emanino provvedimenti di diniego che siano opportunamente motivati e tali da inibire gli interventi proposti come non equiparabili alla formazione di serre bioclimatiche ai sensi della citata legge regionale; 3) le principali motivazioni del diniego partono dagli obiettivi della legge regionale, tesi al miglioramento termico degli edifici, le finalità delle serre per lo sfruttamento dell’energia solare passiva, dall’integrazione delle serre con l’organismo edilizio esistente, attraverso necessari calcoli energetici, che conducano a configurare questi manufatto come “volumi tecnici” come definito dall’articolo 4, comma 4, della legge, 4) i “volumi tecnici” sono solo quelli adibiti alla sistemazione di impianti (riscaldamento, ascensore, ecc) aventi un rapporto di strumentalità necessaria con l’utilizzo
della costruzione e che non possono essere ubicati all’interno della parte abitativa. 5) per essere considerati “volumi tecnici” e, quindi, esclusi dai computi volumetrici, è necessario che il beneficio risulti necessariamente condizionato alla sussistenza dei presupposti di legge, cosicché non devono presentare caratteristiche per essere adibite all’abitazione (impianti di condizionamento, riscaldamento, o altro), tenuto conto che le prescrizioni poste dall’articolo 4, comma 4, della legge regionale n. 39 del 2004 deve essere inserito nel quadro delle finalità perseguite dalla legge regionale nel suo complesso. 6) i progetti debbano essere accompagnati da una relazione termotecnica che espliciti, in modo inequivocabile, attraverso i necessari calcoli energetici, la funzione di riduzione dei consumi di combustibile fossile per riscaldamento invernale dell’edificio, attraverso lo sfruttamento passivo e attivo dell’energia solare o la funzione di spazio intermedio, 7) le serre hanno la prerogativa principale di avere superfici vetrate, tali da ottimizzare lo sfruttamento dell’energia solare, a qualsiasi funzione destinata. Altra caratteristica che contraddistingue le serre è la copertura che favorisce, ancor più delle pareti vetrate, lo sfruttamento dell’energia solare, 8) le serre bioclimatiche, in quanto “volumi tecnici”, non rientrano nel conteggio dell’indice fondiario, perché non sono generatrici del c.d. carico urbanistico e la loro utilizzazione è finalizzata a migliorare la funzionalità e la salubrità delle costruzioni Vincoli serra bioclimatica I problemi per la realizzazione di una serra bioclimatica possono nascere principalmente da: Problemi con le normative comunali I problemi principali nascono dai regolamenti edilizi o dalle norme tecniche di attuazione dei piani regolatori (o PGT). La legge regionale della Lombardia n. 39/04, come già detto, dispone la prevalenza delle norme sui regolamenti e sulle altre norme comunali e dovrebbero aver trovato recepimento negli stessi strumenti urbanistici già a partire dall’anno successivo alla sua entrata in vigore. Questi strumenti urbanistici, anche se contengono norme che considerano le serre solari come volume abitabile da computare ai fini edificatori, non devono essere rispettate nel caso di serre bioclimatiche che ne abbiano i requisiti prestazionali e le condizioni stabilite dalla legge regionale, ed i comuni dovranno considerarle come spazi o “volumi tecnici” che vengono utilizzati in tutte le stagioni e/o orari della giornata, reaIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 43
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lizzati come locali tecnici per il risparmio energetico dell'edificio. Questi problemi nascono principalmente dalla presa di posizione delle amministrazioni comunali di impedire la chiusura di porticati e balconi e di considerarli come aumenti di volumetria, magari non consentita, ma che nulla hanno a che fare con le serre bioclimatiche che migliorano il fabbisogno termico dell'edificio, nei termini sopra espressi. Problemi con le normative di tipo igienico sanitario. I problemi derivanti dalle normative igienico sanitarie, di competenza delle singole ASL, per le serre bioclimatiche nascono dal livello di illuminazione e di ricambio d'aria dei locali destinati alla permanenza delle persone. Di solito i due requisiti si intendono soddisfatti se è presente nel locale destinato a permanenza di persone una quantità sufficiente di aperture vetrate verso l'esterno in rapporto alla superficie del locale; il problema è che il locale che si affaccia esclusivamente sulla serra non rispetta questi requisiti. Le soluzioni per ovviare a questi problemi sono due: 1. una a livello normativo che come nel caso dei regolamenti comunali consideri "benevolmente" le serre che rispondono a particolari requisiti prestazionali. 2. una a livello progettuale, facendo in modo che non ci siano locali che si affacciano esclusivamente sulla serra. Problemi con le normative di tutela architettonica, paesaggistica e ambientale I problemi delle serre bioclimatiche con le normative nazionali si generano in presenza di vincoli architettonici, paesaggistici e ambientali, come nel caso di una ristrutturazione che deve essere conforme all’ambito tutelato in relazione soprattutto agli elementi tipologici e di impiego di materiali. Anche in questo caso le soluzioni sono da ricercare a livello normativo e progettuale Di seguito si riporta la sentenza del TAR Lombardia di Brescia – Sez. I, 11 febbraio 2010, n. 712. «Sono considerati volumi tecnici solo quelli adibiti alla sistemazione di impianti che hanno un rapporto di strumentalità necessaria con l`utilizzo della costruzione e che non possono essere ubicati all`interno della parte abitativa. I volumi tecnici non rientrano nel conteggio dell’indice edificatorio. Secondo l’art. 4 della legge regionale della Lombardia n. 39 del 2004 le serre bioclimatiche, destinate allo sfruttamento dell’energia solare passiva, sono considerate volumi tecnici e il loro beneficio risulta condizionato alla significatività dell’intervento. Se la normativa ha omesso di fornire la definizione di serra bioclimatica e di rassegnare un parametro quantitativo minimo del risparmio energetico, è possibile, facendo riferimento ai principi della tecnica, stabilire che una serra bioclimatica, per essere considerata tale, deve essere realizzata principalmente con superfici vetrate e avere una copertura che favorisce, ancor più della pareti vetrate, lo sfruttamento dell’energia solare». 44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
Repubblica Italiana In nome del popolo italiano Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia sezione staccata di Brescia (Sezione Prima) ha pronunciato la presente sentenza Sul ricorso numero di registro generale 1142 del 2007, integrato da motivi aggiunti, proposto da: A. Z. , rappresentato e difeso dall`avv. M. B., con domicilio in Brescia, contro Comune di …, rappresentato e difeso dall`avv. R. M., con domicilio in Brescia, per l`annullamento previa sospensione dell`efficacia, – (quanto al ric. originario) del provvedimento 2.8.2007 prot. n. 13337, mediante il quale il Responsabile dell’Area tecnica ha opposto diniego all’istanza di rilascio di permesso di costruire avente ad oggetto la chiusura di loggia per la formazione di serra bioclimatica, nonché degli atti tutti presupposti, connessi e consequenziali; – (quanto al ric. per motivi aggiunti) del provvedimento in data 63.2008, prot. n. 4302 mediante il quale il Responsabile dell’Area tecnica ha opposto nuovo diniego all’istanza di rilascio di permesso di costruire avente ad oggetto la chiusura di loggia per la formazione di serra bioclimatica, nonché degli atti tutti presupposti, connessi e consequenziali; Visto il ricorso ed i motivi aggiunti, con i relativi allegati; Visto l`atto di costituzione in giudizio di Comune di …; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nell`udienza pubblica del giorno 13 gennaio 2010 il dott. Sergio Conti e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale; Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue. Fatto Con ricorso notificato in data 4 ottobre 2007 e depositato presso la Segreteria della Sezione il successivo giorno 29, G. Z. impugnava il provvedimento, in data 2 agosto 2007, del Responsabile dell’Area tecnica del Comune di …, di diniego di permesso di costruire per la chiusura di una loggia per la formazione di una serra bioclimatica in edificio, deducendo: “Violazione di legge per errata e mancata applicazione di legge (L.R. n. 39/04);.Eccesso di potere per travisamento dei fatti e falsa motivazione”. Si è costituito in giudizio il Comune di …, contestando la
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fondatezza del gravame. Alla camera di consiglio del 22 novembre 2007, la Sezione accoglieva (ord. n. 908/07) l’istanza cautelare di sospensione degli effetti degli atti impugnati, invitando l’Amministrazione a procedere ad una nuova valutazione del progetto con un approfondimento istruttorio. Con provvedimento in data 6 marzo 2008, il Responsabile dell’Area tecnica, in esecuzione della suddetta ordinanza, provvedeva al riesame dell’istanza e opponeva nuovo diniego, che il ricorrente – con atto notificato il 31 marzo 2008 e depositato il 3 aprile 2008 – impugnava con proposizione di ric. per motivi aggiunti, deducendo: “Violazione di legge per errata e mancata applicazione di legge (L.R. n. 39/04); Eccesso di potere per travisamento dei fatti e falsa motivazione. Sviamento”. La richiesta di sospensione degli effetti di tale nuovo atto avanzata dal ricorrente con l’atto di motivi aggiunti, veniva respinta (ord. n. 309/08) alla camera di consiglio del 16 aprile 2008. A seguito di presentazione d’istanza di prelievo da parte del legale del ricorrente, il ricorso veniva fissato per la pubblica udienza del 13 gennaio 2010, alla quale veniva – all’esito della discussione – trattenuto in decisione. Diritto Con il ricorso all’esame, G. Z. si grava avverso il diniego opposto dal Comune di … alla richiesta di rilascio di permesso di costruire relativo alla trasformazione – nell’edificio di civile abitazione sito in via … – di un loggiato in serra bioclimatica. In punto di fatto, va rilevato che – come posto in luce dalla difesa del ricorrente – il fabbricato in questione (cfr. il doc. n. 2 del ric.) è composto da tre distinte unità abitative: due, poste alle estremità, sono costituite da porzione del piano terra e della sovrastante porzione del primo piano, la terza, rinserrata tra le prime due, si dispiega solo al piano terra. Sovrastante a questa terza unità abitativa è un loggiato posto al primo piano, caratterizzato dalla chiusura laterale in muratura, con presenza di due aperture. Unitario è il tetto di copertura dell’intero edificio, che ricopre quindi anche il loggiato. Il diniego di titolo edilizio – con il provvedimento in data 2 agosto 2007 – è stato così motivato: “l’intervento proposto non è equiparabile alla formazione di una serra bioclimatica ai sensi della L.R. 35/04 (recte: 39/04) e quindi la chiusura della loggia proposta produce un incremento volumetrico non ammissibile”. Con il ricorso originario, G. Z. ha lamentato l’erronea applicazione della L.R. n. 39 del 2004, evidenziando che l’art. 4, 4° comma, configura le serre come volumi tecnici e che la relazione tecnica allegata alla domanda dimostra il consegui-
mento di un risparmio energetico. Peraltro, come si è esposto nella narrativa in fatto, nella fase cautelare, la Sezione ha ritenuto che il provvedimento non fornisse adeguata motivazione delle ragioni dell’affermata non conformità alla L.R. ed ha invitato l’Amministrazione a procedere ad una nuova valutazione del progetto con un approfondimento istruttorio. Con provvedimento in data 6.3.2008, il Responsabile dell’Area tecnica, in esecuzione della suddetta ordinanza, ha proceduto al riesame dell’istanza ed opposto un nuovo diniego, con la seguente motivazione: “l’intervento proposto non è equiparabile alla formazione di una serra bioclimatica per lo sfruttamento dell’energia solare passiva ai sensi della L.R. 39/04 per le seguenti motivazioni: – il vano oggetto della trasformazione è costituito per la quasi sua totalità in muratura, con solaio di copertura in latero-cemento e soprastante copertura in murici e tabelloni, e le uniche superfici vetrate saranno costituite da finestre di ridotte dimensioni, in considerazione della superficie e del volume del locale stesso, collocate sotto una gronda sporgente e orientate in modo tale da produrre un minimo irraggiamento solare delle stesse; – il vano realizzato possiede inoltre le caratteristiche di un vero e proprio vano di abitazione, collegato direttamente tramite una scala interna all’appartamento sottostante e dotato di dispositivi di riscaldamento (termocamino e calorifero funzionante) in palese contraddizione con quanto previsto dalla norma per il conseguimento del risparmio energetico; – la relazione termotecnica sull’efficienza energetica della serra bioclimatica redatta dall’ing. … è priva di validità in quanto non considera le fonti di riscaldamento interne alla serra stessa (calorifero e termocamino)”. Il ricorrente, con ricorso per motivi aggiunti ha provveduto ad impugnare anche tale secondo atto di diniego. Essendo intervenuto un nuovo, più articolato, provvedimento di diniego del richiesto permesso di costruire, l’interesse alla decisione si concentra su tale atto, dovendosi considerare ormai superato i precedente diniego. Il gravame non è fondato. Il secondo diniego dà compiuta ragione della non riconducibilità dell’intervento in questione nell’ambito della fattispecie normativa di cui all’art. 4, 4 comma della L.R. n. 39 del 2004. Le fotografie prodotte in atti dell’Amministrazione costituiscono inequivocabile dimostrazione della sussistenza di un vero e proprio locale in muratura, caratterizzato dalla presenza di due ampie aperture, che risulta corredato di camino, videocitofono, porte, scala di collegamento (con termosifone) con l’abitazione sottostante, IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 45
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Né può essere condivisa la tesi – svolta dal ricorrente – secondo cui la circostanza che il vano sia costituito in gran parte in muratura non impedirebbe la realizzazione della serra, posto che l’intervento riguarda un immobile preesistente con conseguenti ineliminabili limiti strutturali all’intervento. Va rilevato che con la L.R. 21.12.2004 n. 39 – recante “Norme per il risparmio energetico negli edifici e per la riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti” – sono stati perseguiti (cfr. l’art. 3) gli obiettivi di: a) migliorare le caratteristiche termofisiche degli involucri edilizi in ordine alle dispersioni di calore; b) migliorare l`efficienza degli impianti tecnologici asserviti agli edifici, riducendo al minimo le perdite di produzione, distribuzione, emissione e regolazione del calore; c) valorizzare l`utilizzo delle fonti di energia rinnovabile per il riscaldamento degli ambienti e per gli utilizzi di acqua calda ad uso domestico e sanitario; d) assicurare la predisposizione di appositi catasti degli impianti di riscaldamento e delle volumetrie riscaldate asservite agli impianti stessi; e) promuovere la realizzazione di diagnosi energetiche dei sistemi edificio-impianto; f) promuovere la termoregolazione degli ambienti riscaldati e la contabilizzazione individuale del calore; g) incentivare finanziariamente la realizzazione di interventi di recupero energetico negli edifici. In particolare, l’art. 4 della cit. L.R n. 39- che disciplina il “Miglioramento termico degli edifici” - prevede, al 4° comma che: “Le serre bioclimatiche e le logge addossate o integrate all`edificio, opportunamente chiuse e trasformate per essere utilizzate come serre per lo sfruttamento dell`energia solare passiva, sono considerate volumi tecnici e quindi non computabili ai fini volumetrici a condizione che siano progettate in modo da integrarsi nell`organismo edilizio nuovo o esistente e che dimostrino, attraverso i necessari calcoli energetici, la loro funzione di riduzione dei consumi di combustibile fossile per riscaldamento invernale, attraverso lo sfruttamento passivo e attivo dell`energia solare o la funzione di spazio intermedio”. Invero, detta disposizione, ove interpretata letteralmente, astraendo dal contenuto complessivo del medesimo articolo, può far pervenire alla conclusione che la realizzazione di una serra, come tale capace di apportare un qualsivoglia beneficio energetico, deve considerarsi volume tecnico. È questa infatti la ardita tesi sostenuta da parte ricorrente. Ma è palese che la ratio della norma non è questa, dato che in questo modo sarebbe possibile ottenere surrettiziamente ampi benefici volumetrici. Va ricordato che sono volumi tecnici solo quelli adibiti alla 46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
sistemazione di impianti (riscaldamento ascensore ecc.) aventi un rapporto di strumentalità necessaria con l`utilizzo della costruzione e che non possono essere ubicati all`interno della parte abitativa (cfr. Cons. St., Sez. V, 31.1.2006 n. 354). La dottrina ha posto in luce che i volumi tecnici non rientrano nel conteggio dell’indice edificatorio, in quanto non sono generatori del c.d. carico urbanistico e la loro realizzazione è finalizzata a migliorare la funzionalità e la salubrità delle costruzioni. La giurisprudenza ha sottolineato che essi non possono essere ubicati all`interno della parte abitativa, sicché non sono tali i locali complementari all`abitazione (cfr. Cons. St. Sez. V 13.5.1997, n. 483), come le soffitte o i bagni, destinati a formare un’ unica unità abitativa e privi di una effettiva destinazione ad impianti tecnologici. La realizzazione di un locale "sottotetto" mediante vani distinti e comunicanti attraverso una scala interna col piano sottostante è indice rivelatore dell`intento di rendere abitabile il locale o i locali, non potendosi detti vani considerare volumi tecnici (C.G.A. 22.10.2003, n. 337). Venendo a fare applicazione di tali principi in tema di volumi tecnici, deve affermarsi che il beneficio del mancato computo volumetrico (derivante dalla iscrizione al concetto di volume tecnico) risulta necessariamente condizionato alla sussistenza dei suddetti presupposti, cosicché non può esistere volume tecnico laddove, come nel caso all’esame, si tratti di vani che presentano tutte le caratteristiche per essere adibiti all’abitazione. Invero, la difesa del Comune ha evidenziato che si tratta di un vero e proprio vano di abitazione, dotato (cfr. le foto prodotte) di camino, di videocitofono, di porte interne, di battiscopa, di attacchi per le apparecchiature di condizionamento e collegato mediante scale interna dotata di termosifone all’appartamento sottostante. Sotto il profilo sistematico, deve soggiungersi che la prescrizione posta dal c. 4 dell’art. 4 della L.R. n. 39 del 2004 deve essere inserito nel quadro delle finalità perseguite dalla legge regionale nel suo complesso. L’impianto della legge è volto a conseguite un significativo risparmio energetico attraverso il ricorso alle tecniche della c.d. bioedilizia. Tale normativa regionale s’inserisce, costituendone un tassello, nel più ampio contesto delineato dalla disciplina comunitaria e nazionale, che è costituito dalla Direttiva 2002/91/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 novembre 2002 sul rendimento energetico in edilizia e dal D.Lgs. 19.8.2005 n. 192 di recepimento di tale Direttiva. La Direttiva rappresenta uno strumento strategico per la riduzione dei consumi energetici degli edifici nella Comunità, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche e-
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sterne, nonché delle prescrizioni per quanto riguarda il clima degli ambienti interni e l’efficacia sotto il profilo dei costi (art. 1). Sui temi del risparmio energetico, della promozione delle fonti rinnovabili e dell’uso razionale dell’energia la Regione Lombardia ha emanato la Legge Regionale n. 26 del 12 dicembre 2003 che reca la “Disciplina dei servizi locali di interesse economico generale. Norme in materia di gestione dei rifiuti, di energia, di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche”. Il Titolo III (Disciplina del settore energetico) di tale L.R. ha inserito tra le funzioni dei Comuni, anche la promozione e l’incentivazione delle fonti energetiche rinnovabili, dell’uso razionale dell’energia e del risparmio energetico, che devono trovare attuazione anche attraverso i diversi strumenti urbanistici. Una volta chiarito il quadro generale all’interno del quale opera la specifica disposizione normativa della quale si viene a fare applicazione nella fattispecie all’esame, risulta evidente che l’effettiva portata dell’art. 4 della L.R. n. 39/04 non è quella che prospetta la parte ricorrente, richiamandosi al suo (mero) dettato letterale. Siamo, all’evidenza, in presenza di un’ ipotesi in cui lex dixit plus quam voluti, sicché l’interprete è chiamato a definire la reale portata della norma, rispetto al contenuto letterale. Va quindi affermato che il beneficio di cui all’art. 4, c. 4. della L.R. n. 39 del 2004 risulta condizionato alla significatività dell’intervento, che è indicato dal rapporto, che deve essere inversamente proporzionale, fra la superficie utilizzata a serra e la potenzialità di risparmio energetico ricavabile. E’ pur vero che la norma ha omesso di fornire la definizione di serra bioclimatica e di rassegnare un parametro quantitativo minimo del risparmio energetico, ma a tale carenza legislativa è pur sempre possibile porre rimedio mediante il richiamo dei principi della tecnica. Al riguardo sono utili le osservazioni svolte dal Responsabile dei Servizi tecnici comunali con la relazione in data 21.12008 (prodotto come doc. n. 6 dal Comune resistente), nella quale si afferma che, in base ai principi della termotecnica, qualsiasi volume frapposto tra due ambienti a temperatura diversa costituisce un volano termico fra gli stessi e quindi nei confronti dell’ambiente a temperatura maggiore esercita la funzione di isolamento; così come una qualsiasi superficie vetrata sottoposta ad irraggiamento solare trasmette energia termica all’interno dell’ambiente che delimita. È chiaro quindi che qualsiasi volume non riscaldato dotato di una pur minima finestratura svolge funzioni di isolamento e consente di limitare il consumo energetico, ma non per questo può essere considerata serra bioclimatica. Anche la relazione allegata alla richiesta del sig. Z. A. con-
tiene stralcio di un documento dell’A.N.I.T. (Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico ed Acustico) che definisce il concetto di serra: uno spazio chiuso, vetrato, in adiacenza a superfici opache di un ambiente riscaldato; lo stesso documento contiene anche dei disegni tecnici che mostrano chiaramente ciò che si intende la serra. Prerogativa della serra è quindi l’essere realizzata principalmente con superfici vetrate, tali da ottimizzare lo sfruttamento dell’energia solare. Altra caratteristica che contraddistingue le serre è la copertura che favorisce, ancor più della pareti vetrate, lo sfruttamento dell’energia solare. Nella predetta relazione si evidenzia che: – il vano in questione è realizzato per quasi la sua totalità in muratura e le uniche superfici vetrate sono costituite da finestre relativamente piccole (7,5 mq in lato est e 7.5 mq in lato ovest al lordo dei serramenti) in considerazione della superficie del locale stesso (circa 65 mq per un volume di oltre 177 mc); con copertura è costituita da solaio tradizionale in latero-cemento con soprastante copertura in muricci e tavelloni; – la copertura è inoltre dotata di gronda sporgente che maschera ancor di più le finestre dal possibile irraggiamento solare e l’orientamento delle finestre; – la posizione dell’edificio, ai piedi di rilievo montuoso che nella stagione invernale vede il sorgere del sole a mezzogiorno, produce un minimo irraggiamento delle stesse come dimostrato dalla documentazione fotografica allegata alla pratica edilizia che mostra come, in situazione ottimale di sol,e tutte le aperture della loggia risultano completamente in ombra. Conclusivamente il ricorso va respinto. Sussistono giusti motivi, attesa la novità della questione trattata, per disporre la compensazione fra le parti delle spese del giudizio. P.Q.M. il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia Sezione staccata di Brescia I Sezione- definitivamente pronunciando, respinge il ricorso in epigrafe. Spese compensate. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall`autorità amministrativa. Così deciso in Brescia nella camera di consiglio del giorno 13 gennaio 2010 con l`intervento dei Magistrati: Giuseppe Petruzzelli, Presidente Sergio Conti, Consigliere, Estensore Carmine Russo, Referendario l`estensore il presidente Depositata in Segretaria l’11 febbraio 2010 (art. 55, legge 27 aprile 1982, n. 186) IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 47
AMBIENTE & BIOEDILIZIA Giuseppe Mori Raffaella Annovazzi
I
l giorno 12 novembre scorso si è svolta nel teatro Odeon di Lumezzane una giornata di studio e informazione sul risparmio energetico in edilizia sotto l’egida dell’Agenzia CasaClima di Bolzano. Che senso ha avuto la manifestazione promossa dall’Amministrazione comunale? Lo hanno spiegato nei loro interventi il sindaco della cittadina Silverio Vivenzi e l’assessore all’Edilizia Privata e Urbanistica ing. Andrea Capuzzi, attivamente coadiuvati dal personale dell’Ufficio tecnico comunale coordinato dall’arch. Gianpiero Pedretti. Fra cittadini e tecnici hanno seguito i lavori una sessantina di persone, oltre a un’intera classe di studenti dell’Isti-
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A Lumezzane una giornata di studio con CasaClima per tecnici e semplici cittadini tuto Tartaglia (?) attenta e partecipe. Le argomentazioni esposte nella parte preliminare dell’incontro dai promotori della “giornata” hanno voluto sottolineare le diverse motivazioni che hanno dato avvio all’esperienza della bioedilizia in Italia, stimolata sia dalla sempre crescente scarsità di fonti energetiche di cui il Paese necessita, sia dai cambiamenti climatici e ambientali globali in atto, sia dai preoccupanti momenti di incertezza economica nei quali versa il nostro Paese. La recente emergenza ambientale che ha colpito con tragiche conseguenze le Cinque Terre, Genova, Messina e la pesante recessione economica e finanziaria che ci affligge costringono a una
riflessione profonda, obbligando la politica a cercare strumenti per contrastare, o almeno attenuare, rischi ambientali che il Paese non può più permettersi. Ecco allora emergere un approccio all’edilizia necessariamente più virtuoso, rispettoso dell’ambiente e più parsimonioso nei consumi energetici. Tutto ciò sta imponendo impegni nuovi in ricerca e sviluppo, destinati a sfociare in un’economia più sostenibile e ad aprire concrete speranze di nuovi posti di lavoro. La prospettiva energetica sviluppata a livello europeo, chiamata in gergo del “2020-20”, che prevede, entro il 2020, che l’Europa debba raggiungere il traguardo della riduzione dei gas serra del 20%, del raggiungimento
della quota del 20% di energia prodotta con fonti rinnovabili e, infine, di un aumento dell’efficienza energetica del 20%, può e deve trasformarsi – lo ha sottolineato l’ing. Capuzzi – in una grande opportunità che dobbiamo saper cogliere. In questo senso, non possiamo dimenticare che la normativa europea è ormai indirizzata verso la costruzione di alloggi a consumo “zero”, se non addirittura – vi sono già molti prototipi – verso edifici che producono un surplus di energia da immettere in rete. La ricerca di un accordo con l’Agenzia Casaclima di Bolzano è stata, per l’Amministrazione comunale di Lumezzane, l’ovvia conseguenza di tutte queste considerazioni. Ma perché proprio il “marchio” CasaClima quando ormai anche la stessa Regione Lombardia ha fatto passi da gigante in questa direzione? Certamente perché CasaClima si è ampiamente guadagnata in Italia il primato in termini di qualità, ma anche di comunicazione, avendo giocato d’anticipo su questi temi; infatti l’Agenzia altoatesina avviò fin dal 2001, all’interno della Provincia Autonoma di Bolzano, un intelligente lavoro di informazione, promozione, incentivazione e anticipazione sul fronte normativo, coinvolgendo anche altre grandi realtà comunali come Firenze e Roma. Oltre a questo, una delle importanti differenze della certificazione
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CasaClima è che essa viene apposta con il controllo già in fase di progettazione e non solo al termine della costruzione, e che il tecnico certificatore della bontà della costruzione è nominato dalla stessa Agenzia e non dal committente, come avviene invece per altri tipi di certificazione.
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uesta prima giornata di sensibiliz zazione al risparmio energetico in edilizia rivolta insieme alla cittadinanza e ai tecnici del territorio rappresenta quindi un tassello della costruzione di un quadro che potrà in seguito svilupparsi con proposte di norme e incentivi su base volontaria per chi interverrà sul proprio patrimonio edilizio esistente o costruirà ex novo (soprattutto grandi volumi) con criteri di alto risparmio energetico. Non possiamo certo in questo articolo entrare nel dettaglio di tutti i suggerimenti tecnici proposti, ma vediamo di elencarne rapidamente alcuni per fornire al lettore elementi di valutazione. Le premesse del “corso” hanno ripercorso la problematica ambientale con una autorevole riconferma che i cambiamenti climatici sono, ahimè, attribuibili in gran parte alle attività umane e che quindi solo l’uomo ha il dovere-possibilità di intervenire con una urgentissima azione di riequilibrio. Poiché il riscaldamento invernale e la climatizzazione estiva degli edifici residen-
ziali e terziari sono responsabili di circa il 40% dei consumi energetici – e quindi della conseguente produzione di gas che provocano l’effetto serra – allora questo diventa uno dei terreni di “battaglia” fondamentali sui quali intervenire con le armi della efficienza energetica. La “giornata” ha quindi offerto con linguaggio semplice una descrizione sufficientemente esaustiva delle migliori tecniche ormai mature attualmente offerte dal mercato dell’edilizia che hanno già trovato ampia sperimentazione nelle costruzioni a marchio Casaclima, ma non solo. L’involucro, ovvero tutto il perimetro esterno dell’abitazione a contatto con l’esterno e contro terra, (pavimenti, pareti, tetto e finestre) è stato analizzato nelle sue singole componenti mostrando le modalità ideali di intervento, sia per i nuovi edifici, sia per quelli esistenti. Lo stesso approccio descrittivo è stato riservato alla tecnologia impiantistica: se è fondamentale realizzare un ottimo involucro che impedisca la fuga del calore dall’interno verso l’esterno (si parla di percentuali che possono andare dal 50 all’80-90%), resta altrettanto importante che gli impianti che forniscono alla casa l’energia ancora necessaria siano molto efficienti e il più possibile funzionanti con fonti di energia rinnovabile che, quindi, non producano i problematici gas serra. Ecco allora la carrellata informativa a partire
dalle migliori caldaie a condensazione, alla pompe di calore (meglio se con prelievo di energia geotermica), alle caldaie a biomassa, ecc. Anche chi in Regione Lombardia ha affrontato nuove costruzioni con la recente normativa ha già avuto modo di cogliere l’approccio notevolmente diverso con gli isolamenti e con l’impiantistica, così come chi ha effettuato interventi sull’edilizia esistente – il cui recupero energetico è il problema più importante da affrontare – usufruendo delle detrazioni fiscali, si è reso conto di come sia necessario intervenire, ma anche di quali siano i conseguenti benefici in termini di bolletta energetica e di miglioramento del comfort dell’abitazione.
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lla fine della giornata lumezzanese – stimolati anche dai quesiti dei presenti, oltre che dal riepilogo dei temi trattati curato dell’architetto Pedretti e dell’assessore Capuzzi – sono emersi i temi, importantissimi, dei costi d’intervento tendenti al risparmio energetico, sia sulle nuove costruzioni, sia sul patrimonio esistente, riassumibili nei seguenti argomenti: – la priorità da assegnare agli interventi sul patrimonio edilizio esistente, che genera la stragrande maggioranza dei consumi; – l’attenzione alla sostenibilità dei materiali utilizzati, a partire dal modo in cui vengono prodotti fino alla
loro riciclabilità quando verranno smantellati; – la constatazione che lo studio degli aspetti energetici deve essere attenta anche alla riduzione del fabbisogno energetico estivo, con progettazione, materiali e tecnologie adeguate al clima in cui gli interventi sono collocati; – che i costi del risanamento energetico degli edifici esistenti non è di facile determinazione, perché ogni “involucro” ha sue specifiche caratteristiche costruttive termiche ed estetiche; - che il cittadino, una volta maturata la convinzione della necessità di risanare la propria abitazione, dovrà anche imparare il migliore uso della tecnologia installata al fine di ridurre ancor più i consumi e ottimizzare la piacevolezza del vivere in un edificio a basso consumo. Un passo avanti, dunque, è stato fatto nella battaglia contro i cambiamenti climatici, che può apparire impari di fronte all’osservazione dei nuovi fenomeni naturali che lasciano talvolta sgomenti, ma la cui inversione di tendenza non può fare a meno del contributo decisivo di ognuno di noi: tanto nella propria abitazione quanto nei comportamenti quotidiani che inevitabilmente comportano consumi e, spesso, sprechi assurdi di energia. ❑
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LAVORI DI GEOMETRI
Immaginazione e coraggio per affrontare un tema inusuale: il campo da golf a nove buche
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Il geom. Giovanni Battista Zammarchi è nato a Castrezzato nel 1954 dove risiede e lavora. È iscritto all’Albo dal 1977. La sua attività prevalente è la progettazione, ma si occupa anche di pratiche catastali, rilievi, assistenza tecnica, direzione lavori, sicurezza. Non ha mai inseguito committenze pubbliche, perché per ben 15 anni ha rivestito ruoli amministrativi locali anche come Assessore ai lavori pubblici. Nel suo studio collaborano i geometri Romano Lupatini e Annalisa Zanini, l’ing. Alessandro Favero e l’arch. Luca Zammarchi. 50 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
ra le molteplici attività nelle quali si esprimono le capacità professionali dei geometri, apprendiamo con sorpresa e meraviglia esserci anche quella di realizzare un golf. Un gorf, ovviamente non nell’accezione di indumento, ma nell’altra offerta dal dizionario riguardante il gioco consistente nel colpire una pallina di gomma dura con un bastone (legni, ferri, putter, ecc.) al fine di sospingerla, col minor numero di colpi, da una base di partenza (il tee) verso una buca in zona d’arrivo (il green) lungo un percorso (in genere dai 100 ai 550 metri) su prato rasato “tipo moquette” (il fairway) fiancheggiato dal roug (prato con l’erba appena un poco più alta) con inclusione di possibili ostacoli naturali (avvallamenti, fossi, piante) o artificiali (laghetti, fosse ricolme di sabbia, i bunkers). Il gorf, le cui origini sono oggetto di viva disputa fra olandesi e scozzesi, come si vede, è sport molto semplice nel suo scopo fondamentale. Molto britisch nello spirito che anima i giocatori e nelle regole che lo governano, il golf suscita in chi lo pratica sane motivazioni come il piacere di vivere nella natura, fare passeggiate all’aria aperta e godere esteticamente di un dintorno sempre apprezzabile per la bellezza e la piacevolezza, nello stesso tempo misurandosi soprattutto con se stessi, cioè combattendo i propri errori. In anni recenti in Italia le Pub-
bliche Amministrazioni hanno manifestato crescente attenzione all’insediamento sui loro territori di campi per la pratica del golf per tutta una serie di vantaggi riconducibili primariamente alla promozione turistica dei luoghi e alla loro difesa dal degrado ambientale. Ma vediamo ora in che consiste un campo di golf: in un appezzamento di terreno sempre di notevole dimensione, quasi mai inferiore ai 20 ettari per un campo a 9 buche, che è la minima misura consentita dai regolamenti internazionali per disputarvi gare. Proporzionalmente più vasti, quindi, sono quelli a 18 - 27 - 36 buche.
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utto ciò detto come inquadramento generale, il golf che ci apprestiamo a descrivere è un nove buche, opera del nostro collega di Castrezzato Giovanni Battista Zammarchi con il contributo, per la parte agro-botanica, del dottore agronomo Fulvio Bani della società AG.EC. s.r.l. di Selvazzano Dentro (Pd). Per averne una accurata descrizione tecnica abbiamo incontrato sul posto l’amico progettista. «Negli anni ’90 ero assessore del Comune di Castrezzato – dice Giovanni Battista –. La Giunta di cui facevo parte autorizzò il recupero di una cascina dismessa nella campagna a sud di Castrezzato in fregio alla via Barussa sull’area dell’immobiliare “I giardini s.r.l.”. La cascina, tra-
LAVORI DI GEOMETRI Cartografia di inquadramento dell’area compresa nella variante urbanistica semplificata. In basso: dalla settima buca verso la buca otto; nello sfondo il “Colombera Golf Resort” di Castrezzato
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LAVORI DI GEOMETRI Tavola con curve di livello e quote di progetto delle buche da gioco
sformata in ristorante con annesso maneggio, nel corso degli anni cambia proprietà un paio di volte, approdando infine agli attuali proprietari che, nel 2007, mi incaricano di richiedere una variante con procedura semplificata per i loro terreni agricoli confinanti, per trasformarli in strutture sportive private e campi da golf. L’approvazione arrivò nel 2008. Nello stesso anno – continua Zammarchi –, dietro autorizzazione comunale, realizziamo in circa 10 mesi un campo da golf a tre buche con annesso campo-pratica. Nell’ottobre dell’anno successivo presentiamo la richiesta di autorizzazione per altre sei buche a completamento delle tre esistenti, per un percorso golfistico regolare a nove buche».
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a bene tutto questo da un punto di vista burocratico-amministrativo, ma dicci qualcosa – chiediamo – da un punto di vista strettamente tecnico. Per esempio, qual è la superficie dell’intera area, di quale tipo di territorio si tratta, quali le sue caratteristiche …» «L’area totale è di 296mila metriquadri, tutti messi in sicurezza (a lavori finiti) da idonee protezioni con reti alte dai 2 a 8 metri in vicinanza di strade, abitazioni, ecc. e per il resto da recintazioni di legno da metri 1,30, secondo le norme della “Federazione Italiana Golf”. Il complesso è dotato Club House con bar, spogliatoi 52 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
LAVORI DI GEOMETRI
per uomini e donne, pronto soccorso, segreteria, sala riunioni, depositi, ecc., all’esterno ci sono oltre 1800 metri quadri di parcheggi.» «Puoi farci la cronologia dei lavori, in particolare per quanto riguarda il vero e proprio campo di gioco. Com’era il terreno in origine, come è stato trasformato …». «L’area interessata dal campo di gara era del tutto pianeggiante e completamente spoglia di alberi – specifica Zammarchi – noi siamo intervenuti con fasi di lavoro che si sono succedute l’una all’altra all’incirca in questo modo: 1) movimento terra; 2) sbancamenti per la formazione dei laghetti; 3) modellazione del terreno; 4) realizzazione dell’impianto di irrigazione; 5) impianto
del verde; 6) piantumazione. Questo, un po’ schematicamente, l’ordine dei lavori, anche se alcune fasi si sono, ovviamente, in parte sovrapposte». «Vogliamo esaminarle un po’ più nei dettagli?» «Volentieri, iniziando dai movimenti terra: abbiamo provveduto alla “pulizia” dell’area, asportando la cotica erbosa e il terreno di coltivo per una profondità dai 15 ai 30 centimetri, accumulando il materiale in luogo esterno alle piste di gioco, in attesa del suo riutilizzo come strato finale di copertura. Si sono poi eseguiti gli sbancamenti nei luoghi dove era prevista la formazione dei quattro laghetti; i loro perimetri sono stati picchettati per evidenziarne i margini e
segnando la quota dell’acqua, al fine di verificare la loro visibilità da alcuni particolari punti del gioco come i tees (le basi di partenza) e le landing area (area di caduta della pallina?). Il fondo dei laghetti – continua il collega – è stato impermeabilizzato con teli bentonitici sui quali è stato sovrapposto uno strato di trenta centimetri di “terreno sporco”. Il materiale di scavo dei laghetti è stato utilizzato per creare i rilevati delle collinette, costipandolo in strati successivi di 50 centimetri, per assicurare un compattamento ottimale specialmente in corrispondenza dei greens e dei tees, che richiedono il massimo di stabilità e tenendo nello stesso tempo sotto controllo le pendenze dei declivi, mai superiori al 25% per evitare smottamenti.
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e dovessimo ipoteticamente fare una sezione del terreno (a opera finita) in corrispondenza delle collinette, riscontreremmo una stratigrafia costituita da 30 cm superficiali di terra coltivabile adatta a ricevere la semina, 100-120 cm di terreno e sassi (la cosiddetta “terra sporca”) sotto cui sta la ghiaia che è il materiale di fondo della pianura bresciana. A questo punto la sistemazione altimetrica del campo di golf è pressoché completata. È il momento per installare sotto le basi di partenza e d’arrivo di ogni buca un efficace sistema di drenaggio. Costituito da una IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 53
LAVORI DI GEOMETRI Nella tavola grande: planimetria generale con il tracciato delle buche, dettagli sulle aree di gioco, zone di collegamento, percorsi e recinzioni di protezione. Qui sotto: particolare esecutivo per la realizzazione del fondo dei laghi e schema perimetro delle sponde
serie di tubi corrugati forati Ø 120 disposti fra loro parallelamente, serve a convogliare l’acqua in eccesso nel terreno nei laghetti posti quota più bassa o verso appositi pozzi perdenti. Altra operazione importante per la miglior riuscita del campo di golf è stata quella dell’installazione di un esteso ed efficiente impianto d’irrigazione automatica dell’intera superficie di gioco; ogni buca ne ha uno suo autonomo, comandabile singolarmente o in contemporanea con quello di tutte le altre buche, da una centrale computerizzata per la gestione dei flussi e dei tempi a seconda delle necessità». «In pratica – osserviamo – il campo è pronto, ma ancora “grezzo”, nel senso che manca la copertura finale 54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
LAVORI DI GEOMETRI Nelle fotografie in basso: lavorazioni di preparazione del fondo del laghetto
dell’erba …» «Precisamente – conferma il collega – manca solo della copertura finale, alla quale si è provveduto attingendo alla terra di coltivo accumulata a parte, dopo aver provveduto alla sua pulizia da radici, sassi e altri materiali grossolani, e con l’aggiunta di sabbia silicea e torba nella proporzione 80/10/10. Questa miscela, distribuita su tutta la superficie per un’altezza di 30 centimetri, successivamente è stata bagnata, compattata e rastrellata meccanicamente.
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LAVORI DI GEOMETRI
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LAVORI DI GEOMETRI A sinistra: rilievo quotato dei campi da gioco eseguito dopo l’ultimazione dei lavori (Collaborazione rilievi: Plan-Edil s.r.l. geom. Pier Giovanni Lissana)
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LAVORI DI GEOMETRI
SEZIONE TIPICA DI UN BUNKER
SEZIONE T
La struttura del campo pratica
Una ventina di giorni prima della semina l’agronomo ha analizzato il terreno prescrivendo i correttivi e i fertilizzanti necessari. Eseguita quest’operazione si è proceduto alla semina dei fireways, dei contorni green, dei tees, dei roughs impiegando un miscuglio di Lollium perenne e Festuca Rubra Rubra». «A questo punto – osserviamo – il campo è pronto per il gioco?» 58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
«Calma, calma – soggiunge Zammarchi – bisogna ancora procedere alla piantumazione, che è operazione delicata; la dislocazione degli alberi va studiata con cura, perché influisce sulle strategie del gioco: la posizione dei filari o anche delle singole piante obbliga il giocatore ad adottare differenti scelte, senza considerare che la presenza di alcune essenze, vuoi per il colore del fogliame, vuoi per la sua
LAVORI DI GEOMETRI A destra: veduta della postazione del campo pratica
TIPICA DI UN TEE
SEZIONE TIPICA DI UN GREEN
Il laghetto della terza buca. Sullo sfondo il campo pratica
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LAVORI DI GEOMETRI In basso, il laghetto della sesta buca e il sottopasso di accesso alla settima.
densità, aumenta la visibilità della pallina in volo o permette una più precisa stima delle distanze; dal punto di vista paesaggistico, la posizione e la disposizione delle piante può risultare più o meno felice nel contesto artificiale realizzato; quanto invece alla sicurezza è evidente che cortine e filari di piante hanno lo scopo di impedire che palline “impazzite” possano
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colpire giocatori operanti su buche adicenti o persone addirittura fuori dal campo. Chiarisco che la pallina è molto dura e una volta lanciata è come un proiettile che può far molto male. La scelta delle essenze dipende molti fattori: la forma della chioma, la buona densità dei rami, la presenza o meno di rami fin dalla base del tronco, l’altezza, lo sviluppo, ecc. Nel nostro caso
la scelta è stata fatta dall’agronomo Bani che ha operato con mano sicura». «Quanti sono all’incirca gli alberi immessi nell’area del golf di Castrezzato?» «Oltre 1.100 tra medie e di grandi dimensioni» «Grazie Zammarchi, e complimenti per il risultato raggiunto. A noi pare, almeno dal un punto di vista del tuo impegno organizzativo oltre che da quello puramente vi-
sivo, eccellente; non dubitiamo che lo sia anche dal punto di vista tecnico-sportivo. Ma questo non lo possiamo giudicare noi, che siamo completamente digiuni di questo sport. Ci fa comunque piacere constatare una volta di più come, per tuo merito, la professione del geometra abbia offerto un nuovo esempio della sua poliedricità». ❑
LAVORI DI GEOMETRI
La struttura ricettiva
DAL COLLEGIO DI LODI Morgana Rancati
Cartografia, Gis e infrastrutture per l’informazione territoriale
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ome premessa a questo articolo, mi pare opportuno precisare che il suo principale scopo non è quello di tediare il lettore con concetti apparentemente inutili, ma di costruire la cornice di una tematica oggetto di prossimi articoli: la nuova cartografia attraverso GeoPortali, database topografici e la georeferenziazione del catasto. Quando ho pensato alla struttura del mio intervento mi sono immedesimata in un collega che leggendo la novità della “Georeferenziazione delle mappe catastali” la immaginasse come un’innovazione riguardante esclusivamente il catasto, senza rendersi conto che invece costituisce solo uno dei numerosissimi tasselli componenti il puzzle della nuova banca dati cartografica che nel futuro utilizzeremo in formato digitale. Ciò premesso, metto a disposizione del lettore le mie modeste conoscenze in materia al fine di creare – come si direbbe in campo teatrale – lo sfondo della rappresentazione.
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a cartografia è stata una delle prime manifestazioni di civiltà; essa si è evoluta da forme primitive di disegno fino a carte accuratissime e raffinate, dapprima in formato analogico e oggi in forma digitale. La cartografia tradizionale ha fornito un contesto e un linguaggio importanti per l’organizzazione e la comunicazione di concetti chiave sul mondo. Il sapere è condiviso attraverso forme astratte; le astrazioni come la scrittura, la matematica e la statistica, il linguaggio, i geroglifici, la musica e l’arte, il disegno, le immagini e le mappe sono utilizzati per registrare e comunicare esperienza, cultura e storia consentendo tramite la geografia di fornire un inquadramento universale per l’astrazione e la comunicazione di luoghi. I sistemi digitali permettono di acquisire e condividere il sapere attraverso reti come 62 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
Internet e le tecnologie dei sistemi informativi geografici (GIS) evolvendosi forniscono una metodologia per la rappresentazione, gestione e comunicazione dei vari aspetti dell’ambiente fisico e antropico del “Sistema Terra”. Verso il Gis per la gestione del territorio Sempre più le tecnologie informatiche e le strategie di comunicazione si rivelano
ottimi alleati per introdurre l’informazione in un contesto georeferenziato che pervade molti aspetti delle attività umane, tra cui la pianificazione, il monitoraggio e la gestione dell’ambiente e delle risorse naturali, i trasporti, la comprensione delle strutture sociali, ecc. e costruendo sistemi computerizzati per trattare informazioni di tipo geografico che si riflettono nei Sistemi Informativi Geografici1 (GIS) e nella cartografia assistita dal calcolatore. L’ i n t e g r a zione delle banche dati in un sistema cartografico ha anche un immediato riscontro sulla capacità di pianificare e gestire le trasformazioni del territorio; gli urbanisti e non solo ed in particolare quei soggetti che a me piace molto definire “Governatori del Territorio”, si sono sempre serviti della cartografia, ma le novità legate alle tecnologie digitali hanno consentito di disporre di un potenziale cono-
scitivo enorme, tanto che è possibile sovrapporre le più disparate informazioni alla morfologia del territorio (basti pensare ad un qualunque GeoPortale a partire da quello della nostra Provincia e/o a quello di Regione Lombardia - http://cartografia.provincia.lodi.it, www.cartografia.regione.lo mbardia.it).
Il progresso nel campo dei Sistemi Informativi Geografici è stato abbastanza lento se confrontato con quello della gestione di dati commerciali-finanziari; i GIS iniziano a muovere i loro primi passi a metà degli anni sessanta con uno dei primi GIS, il Canada Geographic Information System (CGIS), il primo creato per scopi di pianificazione, a cui sono seguite una serie di fasi salienti dell’evoluzione dei Sistemi Informativi Territoriali. Però negli ultimi anni il progresso in questo campo è
DAL COLLEGIO DI LODI
stato notevole, in quanto i GIS sono divenuti gli strumenti fondamentali per la conoscenza del territorio e dell’ambiente, agendo secondo l’assioma “rilevare per conoscere e conoscere per rilevare”2 che un noto operatore del settore ha indicato per rappresentare l’essere geografi, cartografi, topografi, ma anche pianificatori e quindi Governatori del Territorio, secondo i principi di buona tecnica e di legittimità sulla scorta delle informazioni territoriali su cui le Amministrazioni locali costruiscono la “politica della vita”. La conoscenza del territorio, delle sue componenti e degli scenari di sviluppo è
punto di partenza per definire le azioni di “gestione del territorio” a favore di molteplici soggetti che operano in un dato contesto e che come riferimento chiedono una conoscenza condivisa e riconosciuta. Negli ultimi anni si è passati dal concetto classico di pianificazione all’idea di governo del territorio (“pianificazione di nuova generazione”) che grazie al progresso nel campo dei Sistemi Informativi Geografici ha lo scopo di creare un sistema informativo integrato inteso, non come mera collezione di informazioni, ma come uno strumento finalizzato alla necessità di disporre degli elementi cono-
scitivi che consentono di poter valutare, cogliere e condividere le azioni di governo del territorio.
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elle prospettive delineate, ma anche a seguito delle sollecitazioni promosse dalle comunità nazionali, internazionali e locali, l’attività tradizionale di produzione e gestione di dati territoriali, in particolare in Regione Lombardia, si è evoluta delineando un nuovo ruolo per gli Enti Locali ma anche per i “Governatori del Territorio” attraverso l’avvio di numerose sperimentazioni con la finalità di creare un’infrastruttura dell’informazione territoriale basata
GIS e informazione territoriale ❑ Domanda crescente di informatizzazione di dati geografici da parte di Pubbliche amministrazioni, cittadini e imprese; ❑ Uso di Gis e Cartografia digitale per interconnettere informazione territoriale georeferenziata e servizi della P. A.; ❑ Passggio dal concetto di pianificazione all’idea di “governo del territorio”; ❑ Pianificazione secondo l’assioma “rilevare per conoscere e conoscere per rilevare”; ❑ Le Pubbliche amministrazioni si “parlano” condividendo obiettivi e principi.
“L’informazione “L ’informazione geografica e territoriale necessaria per il buon governo deve esistere ed essere ampiamente accessibile” INSPIRE
Nuovo ruolo per gli Enti locali che promuovono: – standardizzazione dell’informazione; – portali Web-Gis e Geoportali; – database topografici multiscala; _ monitoraggio continuo della realtà territoriale.
sulla organizzazione di: – un processo di standardizzazione dell’informazione territoriale; – portali Web-GIS e geoportali; – data base topografici multiscala; – strumenti di “monitoraggio” continuo della realtà territoriale alle diverse scale. Verso un’infrastruttura per l’informazione territoriale interoperabile L'informazione geografica ha un ruolo cruciale ormai riconosciuto ad ogni livello di governo ed in ogni processo di "presa di decisioni". La situazione dell’informazione cartografica in Italia non è particolarmente favorevole a causa di barriere di carattere tecnico, dovute principalmente al formato ed alla struttura dei dati, insieme a barriere di carattere organizzativo, dovute all’eterogeneità culturale ed istituzionale ed alla diversità di coscienza ed intenti politici dei vari Enti (generalmente pubblici) produttori di dati territoriali. Ciò nonostante, molte Amministrazioni, tra cui fra le prime anche Regione Lombardia, agevolate dallo sviluppo delle nuove tecnologie e dalla standardizzazione dei dati, oggi promuovono sempre più l’implementazione di Infrastrutture di Dati Territoriali che consentano di soddisfare la domanda di servizi geografici per la creazione di cartografia in tempo reale e la generazione di mappe interagendo dati derivati IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6 - 63
DAL COLLEGIO DI LODI
dalle più svariate fonti, e quindi l’elaborazione di una grande mole di dati spaziali. In questo modo si afferma sempre più un modello di Governo del territorio basato sui principi della sussidiarietà 3 e della concertazione inter-istituzionale4 e a tali principi si conforma anche il “modello” di Sistema Informativo Territoriale integrato nonché di Infrastrutture di Dati Territoriali interoperabile, sottolineando gli aspetti di coordinamento, condivisione e congruenza delle informazioni.
Le problematiche inerenti il territorio costituiscono uno dei settori più complessi in cui i “Governatori del Territorio” hanno l’opportunità di applicare il ruolo di “governance”, per la condivisione delle informazioni territoriali nel sistema delle Pubbliche Amministrazioni.
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i sono oggi, rispetto al passato, numerosi aspetti che costituiscono il presupposto per un vero salto tecnologico-culturale nella condivisione e nell’uso dei dati e dei servizi geografici, sia all’interno della Pubblica
Amministrazione che da parte dei privati cittadini. L’ampia disponibilità di dati geografici di diversa tipologia (cartografia in formato raster, cartografia in formato vettoriale, ortofoto digitali, modelli digitali del terreno, riprese da telerilevamento satellitare, immagini multispettrali) e la possibilità di integrare motori geografici con potenti gestori di basi dati relazionali, generalmente utilizzati nei sistemi amministrativo/gestionali, hanno aperto nuove prospettive di utilizzo di tali informazioni e nuovi potenziali bacini di utenti.
A
d esempio Regione Lombardia, anche sulla base della direttiva europea, ha avviato la realizzazione di una Infrastruttura per le Informazioni Territoriali (IIT) lombarda intesa come l’insieme di politiche, accordi istituzionali, tecnologie informatiche, dati e persone che rendono possibile la condivisione e l’uso efficiente dell’informazione territoriale tra le Pubbliche Amministrazioni. Un’ulteriore spinta a un approccio condiviso nella gestione, nella conoscenza e nell’utilizzo dell’informazione terri-
Il quadro operativo in Europa e in Italia Infrastruttura di dati territoriali (IDT) Codice dell’amministrazione digitale – Assicura la disponibilità, la conservazione e la fruibilità dei dati; – Istituisce il Comitato per le regole tecniche sui dati territoriali; – Istituisce il Repertorio nazionale dei dati territoriali presso il CNIPA
Direttiva INSPIRE – Gestione efficiente dei dati; – Interoperabilità tra le fonti; – Condivisione delle informazioni; – Fruibilità del dato; – Reperibilità e accessibilità
INTESA GIS Intesa tra Stato, Regioni ed Enti locali
– Definizione di specifiche comuni – Criteri per condivisione, pubblicazione e riuso del dato geografico; – Partecipazione e cooperazione
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DAL COLLEGIO DI LODI
E-GOVERNANCE: DAI SIT AI GEOPORTALI SIT
...SIT INTEGRATO mezzo per la valutazione, definizione e condivisione delle azioni di Governo del territorio
PIANIFICAZIONE TERRITORIALE = Sussidiarietà + Sostenibilità + Partecipazione + Flessibilità
E-GOVERNANCE
IIT
... GEOPORTALE Sostituto della tradizionale cartografia che consente di “incrociare” basi dati di diversa natura ed effettuare analisi complesse ❑ “Portale geografico” rivolto sia all’utenza pubblica che privata; ❑ “Strumento” di promozione delle iniziative di e-government.
GEOPORTALI
toriale viene fornita già a partire dai primi mesi del 2005 con la ormai notissima e dinamicissima Lr. 12/2005, verso la creazione di una Infrastruttura per l’informazione territoriale (IIT) e/o Infrastruttura di Dati Territoriali (IDT) interoperabile finalizzata alla creazione di un SIT Integrato per il futuro Data Base Topografici Regionale (DBT Regionale). Sarà proprio da questa spinta regionale che anche le Amministrazioni locali come la Provincia di Lodi si muoveranno per la crea-
zione delle proprie banche dati territoriali con lo scopo di promuovere sempre più azioni e iniziative di e-government5 (SIT, GeoPortale e DBT a livello provinciale) di cui si tratterà nei prossimi interventi così come accennato in testa all’articolo. ❑
Note 1
Un GIS è una raccolta ordinata di informazioni, nelle quali dati sulla posizione in un sistema di riferimento comune permettono di definire una relazione tra le informazioni gestite e l’ambiente circostante; può essere anche definito come sistema supportato da calcolatore che consiste di hardware, software, dati e applicazioni, attraverso il quale i dati spaziali possono essere rilevati e restituiti in maniera digitale, memorizzati e riorganizzati, modellati e analizzati e anche presentati in forma alfanumerica e grafica. 2 Giorgio Fusco, AEROSOFT SpA di Napoli e Università di Napoli “Federico II”. 3 ??
4
“Il governo del territorio si attua mediante una pluralità di piani, fra loro coordinati e differenziati, i quali, nel loro insieme, costituiscono la pianificazione del territorio stesso” (art. 2, comma 1, LR della Regione Lombardia n.12/2005). 5 Per e-government si intende il processo di informatizzazione della pubblica amministrazione, che consente di trattare la documentazione e di gestire i procedimenti con sistemi digitali, grazie all’uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT), allo scopo di ottimizzare il lavoro degli enti e di offrire agli utenti (cittadini ed imprese) sia servizi più rapidi, che nuovi servizi.
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TECNICA
L’isolamento acustico degli edifici a norma di legge (Parte seconda)
Il materiale isolante: funzionamento Isolamento acustico e termico delle strutture orizzontali La struttura orizzontale è un sistema costituito da differenti materiali: il solaio, il massetto, l’eventuale strato di livellamento impianti e la pavimentazione finale. Lo strato resiliente o più comunemente chiamato “materiale isolante” è rappresentato dallo strato elastico posto all’interno della struttura. L’isolamento acustico
della struttura funziona secondo l’effetto massamolla-massa. Per tale motivo il materiale acustico deve possedere determinate caratteristiche che lo rendano idoneo a funzionare all’interno della struttura. Tali caratteristiche fisiche sono essenzialmente due: la rigidità dinamica (la qualità dell’effetto molla) e lo scorrimento viscoso a compressione (la garanzia di funzionare nel tempo come molla). Il connubio studiato delle
due qualità componenti lo strato elasto-dinamico, renderà possibile il funzionamento del sistema. È infatti tutto l’insieme della struttura ben progettata e correttamente eseguita che garantirà l’ottenimento della prestazione acustica. Isolmant, inserito tra due masse, è l’attivatore (vedi disegno 1) che permette alle masse componenti il sistema, di funzionare e di dissipare la quantità di energia sonora che sarà necessaria a mettere a norma il solaio.
Rigidità dinamica La rigidità dinamica rappresenta la capacità di un materiale resiliente di smorzare le vibrazioni. È l’indice di “morbidezza” del materiale, si indica con “s” e viene misurata in MN/m3. Sulla base del valore di tale parametro è possibile calcolare l’isolamento acustico da calpestio di un solaio con massetto gettato secondo la formula: ΔLw = 30log f/f0 + 3 dove f è la frequenza di riferimento pari a 500 Hz ed f0 è la frequenza di risonanza del sistema massetto + strato resiliente, calcolata in base alla seguente relazione: f0 = 160 √s’/m’ con: • s’ è la rigidità dinamica dello strato resiliente interposto ottenuta secondo prove di laboratorio conformi alla UNI EN 29052-1; 1993 [MN/m3] • m’ è la massa superficiale del massetto soprastante lo strato resiliente [kg/m2]
Disegno 1 Fase 1: precarico sotto il peso del massetto
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Fase 2: carico e compressione della molla
Fase 3: scarico e distensione della molla
Isolmat è un ottimo isolante termico tale da rendere la stessa struttura isolante anche termicamente. Isolmant è certificato in tutte le sue caratteristiche fisiche. Per la scelta del prodotto idoneo e per la corretta messa in opera si faccia riferimento allenote che seguono. Sottofondo bistrato Isolamento acustico e termico delle strutture orizzontali Le strutture con sottofondo bistrato consentono una migliore realizzazione del sistema per l’isolamento acustico al calpestio, riducendo le possibilità di errore durante la fase di posa in opera. Tale soluzione è sempre preferibile , compatibilmente con gli spessori disponibili (almeno 13/17 cm), in quanto si livellano gli impianti inglobandoli nello strato di alleggerimento. Avendo realizzato una superficie planare, la posa del materassino risulta più facile e più sicura. La realizzazione di sottofondi bistrato consente anche, grazie al contributo isolante dello strato di livellamento degli impianti, di ridurre il valore di trasmittanza termica del divisorio orizzontale che, per il D.lgs 311/06 non deve superare il valore 0,8W/m2K nelle applicazioni interpiano. È pertanto indispensabile che il progettista preveda un adeguato spessore fra il solaio e la finitura superficiale per assolvere le prescrizioni di legge sia in campo acustico che termico. I prodotti indicati per tale
TECNICA
applicazione sono Isolmant (nei vari spessori disponibili), Isolmant Special, Isolmant UnderSlim che, grazie all’apposito tessuto agugliato sul lato inferiore, permettono di ottenere elevati valori di abbattimento acustico. I prodotti della Gamma Special sono dotati di battentatura per facilitare il sormonto dei vari teli al fine di ridurre i rischi di ponte acustico e termico. La sigillatura dei teli andrà realizzata mediante l’uso di Isolmant Fascia Nastro. Sottofondo monostrato Isolamento acustico e termico delle strutture orizzontali Qualora non fosse possibile procedere alla realizzazione di un sottofondo bistrato per problematiche di quote o di risanamento, si opererà secondo la tipologia di sottofondo detto a monostrato. In questi casi il materassino va posato al di sotto del massetto e direttamente sul solaio. Se, come frequentemente accade nelle ristrutturazioni, le tubature degli impianti sono già presenti al momento della posa, il materassino acustico va posto con particolare attenzione, al di sopra di queste, previo idoneo rinfianco. Questo tipo di applicazione sottopone il materassino a numerosi rischi di lacerazione dovuti sia alle molteplici lavorazioni che avvengono in seguito alla posa dello stesso, sia alla vulnerabilità cui è esposto nel caso in cui gli impianti siano celati
Isolamento bistrato
Il distacco delle fasce perimetrali dal muro è molto rischioso, perché lascia dei vuoti che potrebbero causare ponti acustici e cedimenti del massetto. 1. Solaio 2. Strato di livellamento impianti 3. Strato isolante in Isolmant Special, Isolmant UnderSpecial, Isolmant UnderSlim 4. Massetto di finitura 5. Pavimento
Isolamento monostrato
La soluzione monostrato con Isolmant D311 consente, con un solaio 20+4 e un massetto tradizionale da 7 cm di ottenere U< 0,8 W/m2K 1. Solaio 2. Strato isolante in Isolmant MonoPlus, Isolmant BiPlus o Isolmant D311 3. Massetto di finitura 4. Pavimento
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TECNICA
al di sotto del materassino. Per ridurre la possibilità di perforazione si consiglia di utilizzare i prodotti Isolmant MonoPlus o Isolmant BiPlus. Essi sono infatti rivestiti sul lato superiore con uno speciale tessuto anti-lacerazione che aumenta la resistenza superficiale del materassino riducendo i rischi di lacerazione e quindi possibili ponti acustici. Le soluzioni monostrato con Isolmant D311 sono indicate nella realizzazione di pavimenti galleggianti che consentono di isolare il solaio interpiano sia acusticamente che termicamente con un unico prodotto. Voci di capitolato Prima della realizzazione dello strato di alleggerimento, al momento della posa dei divisori interni, provvedere alla stesa di Isolmant Fascia Tagliamuro sotto tutte le partizioni interne. La densità e la larghezza della Fascia Tagliamuro andrà determinata in funzione delle dimensioni e del peso del divisorio scelto. Realizzazione dello strato di livellamento impianti Realizzare lo strato di alleggerimento/compensazione di spessore adeguato per livellare gli impianti e creare una superficie planare idonea alla posa del materassino acustico. Lo strato di livellamento sul quale si posa il materiale elastico deve essere piano e privo di asperità con la ne68 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
cessaria consistenza onde evitare cedimenti dovuti all’insufficiente stabilità e/o alla scarsa resistenza alla compressione. Gli impasti alleggeriti devono essere eseguiti e posati con attenzione specie se confezionati in cantiere o pompati direttamente al piano mediante autobetoniera. Eventuali concentrazioni di materiale leggero potrebbero determinare cedimenti che possono danneggiare la struttura e quindi l’isolamento al calpestio. Meglio sarebbe sempre affidarsi a prodotti premiscelati o predosati che assicurano maggior qualità e precise responsabilità del produttore. Posa del materassino Posa a secco direttamente sul solaio del materassino acustico (scelto tra i vari tipi offerti da Isolmant a seconda delle specifiche esigenze). Il materiale elastico una volta steso in opera dovrà
costituire uno strato continuo e integro che possa realizzare una perfetta vasca “a tenuta” in cui il massetto possa “galleggiare” senza essere vincolato rigidamente alle strutture. Il materassino dunque non deve presentare al momento del getto né discontinuità, né lacerazioni. I vari teli di materiale, durante la fase di posa, non vanno solamente accostati, ma anche sormontati per almeno 10 cm e sigillati mediante nastro adesivo o specifica Fascia Nastro - in polietilene da 3 mm adesivo della
Gamma Isolmant Accessori. Tutti i prodotti della Linea Isolmant a Pavimento (gamma Special e gamma Plus) sono dotati di battentatura maschio-femmina (per facilitare le fasi di sormonto) ottenuta mediante un accoppiamento “disallineato” di circa 10 cm del polietilene espanso sulla fibra acustica. In particolare la gamma Plus è dotata anche di una fascia adesiva che consente di sigillare fra loro i vari teli senza utilizzare nastro adesivo di cantiere o Isolmant Fascia Nastro. Posa della fascia perimetrale Applicare lateralmente e ben risvoltata a muro la fascia perimetrale acustica, in modo da garantire la continuità della vasca di galleggiamento verso le strutture verticali. Porre particolare attenzione durante le fasi di posa a non lasciare bolle di aria dietro alla fascia, che producano risonanza acustica e rischio di cedimento del massetto. La Fascia Perimetrale deve risultare continua lungo tutto il perimetro del locale anche in presenza di soglie di in-
TECNICA
gresso, portefinestre, falsi telai, gradini, ecc. L’eccedenza verticale della fascia perimetrale acustica andrà rifilata solo dopo aver posato la pavimentazione finale e prima della posa del battiscopa. Realizzazione del massetto di finitura Realizzare un massetto in sabbia e cemento idoneo alla posa della pavimentazione finale di spessore non
inferiore a 5 cm e secondo le vigenti norme (UNI EN ISO 13813). Per spessori tra 4 e 5 cm è bene procedere alla posa di una adeguata rete per massetti o a rinforzo mediante fibratura del getto. Per spessori inferiori a 4 cm contattare l’assistenza tecnica Tecnasfalti. In tutti i casi il materiale dovrà essere ben battuto (specie ai lati e negli angoli), costipato in tutto il suo spessore, staggiato e frattazzato (a mano o con elicottero) a regola d’arte. Particolare attenzione dovrà essere posta alla fase di stagionatura al fine di non compromettere la consistenza e la compattezza a causa di fenomeni di bleeding, asciugature differenziali, cavillature o crepe per eccessivo ritiro termo-igrometrico. Per massetti realizzati con prodotti autolivellanti è consigliabile non scendere mai sotto i 4 cm e per massetti con aggregati o leganti speciali si consiglia di chiedere preventivamente al produttore l’idoneità ad essere posati su su strati resilienti. Meglio sarebbe sempre affidarsi a prodotti premiscelati o predosati che assicurano maggiore qualità e pre-
cise responsabilità del produttore. Durante il getto del massetto bisognerà prestare particolare cura a non lacerare o forare il materiale elastico. Per ridurre questo rischio si consiglia di scegliere i materassini della gamma Plus, dotati di una protezione superficiale che non irrigidisce il prodotto, ma consente una più elevata resistenza alla abrasione. I prodotti Isolmant UnderSpecial e Isolmant BiPlus necessitano di massetti di spessore minimo non inferiore a 5 cm. Posa della pavimentazione e del battiscopa Dopo la stagionatura del massetto, l’eccedenza di fascia perimetrale andrà rifilata solo al termine della posa e stuccatura della pavimentazione. Se tale operazione viene ef-
fettuata prima della posa della finitura superficiale, il contatto diretto del pavimento con le pareti, oltre a costituire un ponte acustico, ostacola il “galleggiamento” del massetto sul materassino elastico provocando una perdita di isolamento acustico.Il pavimento andrà dunque posato a contatto con la Fascia Perimetrale garantendo così la riduzione del passaggio di rumore e il funzionamento elastico del sistema. Anche la posa del battiscopa andrà realizzata evitando la connessione e maltatura rigida con il pavimento. Provvedere alla posa di Isolmant Fascia TBTS (taglia battiscopa) nella tonalità di colore più indicata con la fugatura del pavimento.
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Consigli per la posa (Disegni 1-2) I teli di materiale vanno sormontati per almeno 10 cm e sigillati mediante nastro adesivo o Isolmant Fascia Nastro (i prodotti della Linea Islmant a pavimento sono dotati di battentatura adesiva). In fase di posa dei prodotti battentati occorre sempre partire a filo parere con il polietilene evitando di lasciare “a vista” vicino alla parete strisce di sola fibra che si imbeve di cemento e si irrigidisce. È dunque necessario provvedere ad un eventuale risvolto o rifilatura della sola fibra in eccesso per garantire su tutta la superficie del solaio la presenza di entrambi gli strati di prodotto.
(Disegni 3-4-5) Nei sottofondi bistrato occorre posizionare due fasce perimetrali: quella che desolidarizza dalla parete il getto di livellamento degli impianti e quella che distacca dalla parete il massetto. Durante l’installazione occorre evitare di lasciare dell’aria al di sotto della fascia per mancata accuratezza nella posa. Se la fascia non è ben aderente allo spigolo al piede della parete ma, come si dice in cantiere, fa “la sguscia”, si potrebbe osservare a posteriori una rottura del pavimento per insufficiente spessore e inconsistenza del massetto in quei punti.
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TECNICA
(Disegno 6) Prima di procedere alla posa del massetto di finitura l’impresa deve rendersi ragionevolmente certa di aver realizzato una perfetta vasca a tenuta all’interno della quale il massetto cementizio che andrà a gettare possa “galleggiare” senza stabilire alcuna connessione rigida né con gli strati portanti al di sotto, né con le pareti ai suoi lati. Eventuali punti scoperti che potrebbero costituire “ponte acustico” vanno rivestiti con ritagli di materiale elastico o con Isolmant Fascia Nastro.
(Disegno 7) È indispensabile rendere noto a tutti gli operatori del cantiere che l’eccedenza di fascia perimetrale va rifilata solo al termine della posa e stuccatura della pavimentazione. Il contatto diretto del pavimento con le pareti, infatti, oltre a costituire un ponte acustico, ostacola il “galleggiamento” del massetto sul materassino elastico provocando una perdita di isolamento di alcuni decibel. Il pavimento andrà dunque posto a contatto con la fascia perimetrale garantendo così la riduzione del passaggio di rumore ed il funzionamento elastico del sistema.
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TECNICA
(Disegni 8-9-10) Il battiscopa ceramico non va appoggiato al pavimento, ma va tenuto sollevato di qualche millimetro e fugato con un legante elastico a base siliconica o con una malta additivata a comportamento flessibile. Nel caso in cui il giunto fosse rigido, esso impedisce al pavimento di galleggiare ed è destinato a “sfugarsi”. Si consiglia l’uso di Isolmant Fascia TBTS (taglia battiscopa) che, adesivizzata sulla pavimentazione ceramica, disconnette il battiscopa dal pavimento. L’eccedenza di Fascia TBTS va rifilata con un cutter.
(Disegni 11-12) La Fascia Tagliamuro posata sotto tutti i divisori interni, consente di desolidarizzare le pareti dal solaio. In questo modo si evita che la vibrazione immessa nella parete si propaghi attraverso la soletta. Disponibile in diversi spessori e densità in funzione delle caratteristiche dei differenti divisori interni. La perdita di isolamento dovuta al mancato isolamento acustico dei pilastri e delle altre strutture in c.a. non è facilmente stimabile in fase di progettazione, ma è immediatamente riscontrabile in fase di collaudo. (Fine della seconda parte) 72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
TECNICA Andrea Botti
I
l viaggio esplorativo nel mondo dell’enoarchitettura in pietra, iniziato nel numero precedente, prosegue e si arricchisce con il terzo intervento “a tema” dell’architetto svizzero Mario Botta, il quale, dopo le realizzazioni nell’entroterra toscano e nei luoghi del Bordeaux, ha firmato, nel 2009, il progetto per una cantina nei pressi di Lugano. La costruzione della nuova Fattoria Moncucchetto, collocata sul sedime dell’antica cantina e dell’originaria casa colonica (in parte integrata nel nuovo edificio), diventa, anche in questo caso, l’occasione per ideare un nuovo dialogo con il paesaggio circostante, mediato dalla re-invenzione dei due volumi originari, metafora di quelli pre-esistenti, adattati alle esigenze dell’attuale produzione. L’intervento è organizzato su tre livelli: in sommità la sala di degustazione e la cucina, al piano intermedio gli ambienti che ospitano il processo di vinificazione e l’appartamento del custode, nella parte bassa i locali tecnici e la cantina che si sviluppa anche in maniera ipogea. A valle, il volume si trasforma in uno zoccolo in pietra, un muro di sostegno dal profilo severo e rigoroso, alleggerito da una scansione di pieni e vuoti, sopra il quale è collocato il giardino 74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
Eno-architettura lapidea: quando la pietra incontra il vino e la costruzione con il tetto a capanna, unica concessione alla memoria dell’originaria casa colonica: tutto si riassume nell’equilibrio fra emergenze e spazi ipogei, mediazione di un’architettura che disvela all’uomo i segreti della terra. Rispettare, tutelare, valorizzare il territorio: sono questi gli imperativi che guidano questa nuova espressione di architettura industriale, autentica trade-union di un delicato rapporto fra produ-
dell'Isola d'Elba. L’aspetto monolitico del fronte è ritmato da una stretta maglia di pilastri rivestiti in pietra locale, fra i quali, un sistema di brise soleil2 orientabili riempie i vuoti di tutta la facciata principale. La copertura è al tempo stesso un grande terrazzo utilizzato per l’appassimento delle uve e per ricevimenti e degustazioni. Il piano intermedio ospita la gestione delle prime operazioni vendemmiali oltre alla cella frigorifera per il raffred-
zione vinicola e luoghi d’origine. Come nel caso della cantina nella Tenuta delle Ripalte, un edificio (anche qui) articolato su tre livelli, che risponde alla logica del trasferimento dei prodotti per mezzo della gravità1, voluto dall’architetto Tobia Scarpa come un enorme parallelepipedo incastonato sulla collina che guarda il mare
damento e la conservazione delle uve in attesa della lavorazione. Al piano terra è situata la barricaia (240 metri quadrati con una capienza massima di 450 barrique), gli uffici e gli spazi per la direzione. Tutto è alimentato attraverso l’impiego di un sistema eolico verticale integrato con uno solare. «La cantina è stata fatta con tutta
l'umiltà possibile – sostiene Tobia Scarpa –, ma in modo tale che semplicità e funzionalità si sposassero in modo armonico. Ho voluto costruire per la cantina un ritmo che si adattasse a questo spazio e a questa posizione». Tenuta delle Ripalte sorge su 450 ettari di macchia mediterranea adibita a parco naturale. In origine qui vi era un’azienda fondata nel 1890 dal conte svizzero Tobler, attualmente è un resort, che comprende la casa padronale adibita a hotel e 20 ville dislocate fra le pinete ed i 12 km di fascia costiera su cui si estende la proprietà. Sulla terraferma, più o meno alla stessa latitudine, nel 2010, lo Studio Valle Progettazione ha firmato il progetto della Cantina Icario su una superficie di 3.390 mq a Montepulciano (Siena), reinterpretando la tipologia della costruzione rurale toscana tramite la realizzazione di quattro volumi geometrici emergenti. Involucri, prevalentemente materici, si accostano sapientemente a volumi vetrati, secondo una ritmica di alternanza di pieni e vuoti. La forte immagine architettonica dell’intervento è stata studiata in maniera tale da ridurre al minimo l’impatto ambientale. L’impiego del materiale lapideo ha mediato il rapporto fra architettura, territorio e pae-
TECNICA
saggio, dando origine a un sistema organico non per questo rinunciatario delle innovazioni tecnologiche. Il contesto è stato interpretato, non come vincolo ma come spunto alla creazione di un rapporto dialogante fra
interno ed esterno, per realizzazione di un involucro edilizio permeabile. Il complesso si sviluppa su tre livelli collegati da un sistema di rampe, scale, ballatoi, terrazzamenti, in modo tale da creare un iti-
nerario vinicolo spazio-temporale. Nell’interrato, grazie alle particolari caratteristiche igrotermiche, vi è il locale destinato all’invecchiamento in legno; al piano terra, gli spazi per le relazioni con il pubblico, la ven-
dita, gli uffici. Sullo stesso piano anche i reparti di fermentazione, vinificazione ed affinamento da cui si accede alla zona imbottigliamento, secondo un percorso che si conclude con lo spazio tonneaux e barriques. IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 75
TECNICA
Al primo livello, in parte affacciati sulla cantina: il museo, la sala di rappresentanza e gli ambienti destinati alle attività culturali aperti al pubblico. In particolare, l’accesso all’area “Icario Arte”, uno spazio culturale dedicato, è totalmente autonomo e non interferisce con l’attività produttiva della cantina. Il connubio vino-architettura se da un lato consente alle aziende vinicole la possibilità di incentivare il cosiddetto “turismo agricolo”, basato sulle passeggiate enologiche e tutte quelle manifestazioni artistico-culturali che consentono di affrancare la produzione vinicola dal semplice legame con il mondo rurale, dall’altro garantisce ai progettisti l’opportunità di promuovere la loro attività grazie al blasone di un marchio legato alla tradizione. Il risultato è la nascita di un meccanismo in sorprendente controtendenza rispetto a un mercato sempre più globalizzato, l’unicità del marchio, la specificità del luogo di produzione e quindi l’indissolubile legame con quel preciso luogo in cui si svolge la viticoltura sono gli elementi chiave di ciascuna realtà produttiva. L’apertura verso l’esterno e
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quindi il contatto con il mercato globalizzato può avvenire proprio grazie all’inserimento di queste realtà entro le reti del cosiddetto agriturismo. Fra architetto e produttore s’instaura così un rapporto simbiotico che depone a vantaggio del territorio. La conclusione del viaggio nell’eno-architettura coincide con il punto di partenza: la Napa Valley, da cui tutto ha avuto origine. Qui Frank O. Gehry, uno dei più famosi architetti contemporanei, sta attualmente concludendo un progetto per la Hall Winery. «In occasione della mia prima visita alla Hall Winery – racconta l’architetto – mi fu subito chiaro che il progetto per la nuova cantina avrebbe dovuto integrarsi al paesaggio naturale della Napa Valley, sfruttare e mettere in risalto il suggestivo paesaggio delle montagne Mayacamas integrando al tempo stesso le
nuove architetture con le importanti risorse storiche del sito». Cinque strutture, due delle quali per ospitare wine tour, degustazione e vendita dei vini (l’Hospitality Building e il Reception Building), sono articolate attorno ad una corte centrale dove trova spazio uno storico edificio costruito nel 1885. L’Hospitality Building, il cuore architettonico dell’intero progetto, rappresenta l’ultima tappa del tour dei vigneti. Nel rispetto della natura del luogo, Gehry ha immaginato discrete volumetrie, rivestite con materiali naturali quali legno e pietra; mentre l’utilizzo del vetro che racchiude il complesso vinicolo è finalizzato a stabilire una relazione con i vicini vigneti. Il passaggio dal costruito in pietra alla natura circostante è segnato da un’ampia piscina. La particolare copertura è composta di tralicci di legno che assicurano ombra
all’interno riducendo al tempo stesso al minimo il riverbero del sole sull’area circostante. «Con questo progetto – commentano i proprietari dell’azienda vinicola Craig e Kathrryn Hall – Frank Gehry è riuscito perfettamente a realizzare un edificio che stimola i sensi e che rispetta al tempo stesso la bellezza naturale della Napa Valley». Vecchio e nuovo, tradizione e tecnologia sono a stretto contatto, ognuna con un suo compito: se da un lato gli edifici storici sono ristrutturati al fine di mantenere la memoria di ciò che è stato ed il legame con le origini del marchio, dall’altro, pur nel rispetto di temi quali l’ecologia e la sostenibilità, architettura e tecnologie insieme consentono di promuovere ed implementare quest’arte tradizionale per renderla concorrenziale nel mercato globalizzato, ancora una volta glocal (globale+locale). ❑
1
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Un processo che, come prevedono le più avanzate teorie, trasforma le uve in vino mediante un procedimento “a caduta” per semplice gravità senza mai l’ausilio di pompe elettromeccaniche. Schermatura solare per l’ombreggiamento delle facciate.
CONDOMINIO Francesco Ganda
Le obbligazioni condominiali non hanno natura solidale
La questione delle responsabilità condominiali ha subìto varie modifiche, introdotte da sentenze che comportano un attento esame della situazione odierna. Ricordiamo il caso tipico del condominio che non versa le spese condominiali e non consente all’amministrazione di pagare le spese, in particolare quelle riferite alle manutenzioni straordinarie condominiali. Nel merito invito i colleghi a leggere quanto viene espresso nella relazione che si allega. L’articolato risulta interessante per far emergere i condomini morosi dall’anonimato e portarli alla responsabilità personale invece che occultarsi dietro la facciata condominiale.
C
on una soluzione del tutto inattesa, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno risolto un contrasto giurisprudenziale in atto da anni in relazione al problema se ciascun condomino, per effetto della solidarietà interna fra condomini, risponde verso i creditori esterni dell’intero debito condominiale, oppure soltanto di quella parte del debito che corrisponde alla sua quota millesimale. Vediamo quali sono le conseguenze del principio enunciato dalla Cassazione. Un principio inatteso In un modo difficilmente prevedibile, con una recentissima decisione (Cass., Sez. Unite, sent. n. 9148, 8 aprile 2008), le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno affrontato e risolto il problema degli effetti della solidarietà interna fra condomini nei confronti dei creditori esterni delle obbligazioni che riguardano il con78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
dominio (fornitori, imprese appaltatrici, ecc.); secondo le Sezioni Unite infatti tutte le obbligazioni condominiali e la conseguente responsabilità dei condomini verso i creditori sono regolate dal principio della parziarietà e, per questo motivo, il soggetto che ha eseguito una prestazione a favore del condominio commissionatagli dall’amministratore, in caso di pagamento incompleto, è tenuto ad agire non nei confronti di qualunque condomino, ma nei confronti dei soli condomini che non hanno eseguito tempestivamente la propria obbligazione (nel senso che non hanno pagato la loro quota di spese condominiali). Si tratta di un principio molto importante nella pratica che sebbene enunciato non per la prima volta, si pone comunque in contrasto con quella che era la prevalente giurisprudenza precedente e veiene a interrompere una prassi consoli-
data, in base alla quale il creditore delle obbligazioni condominiali ha titolo per agire contro qualunque condomino (in ipotesi anche contro un condomino che abbia già versato la propria quota condominiale e così abbia estinto il proprio debito verso il condominio) per il pagamento dell’intera prestazione. In questo modo il principio, finora applicato, della solidarietà fra i condomini anche verso i creditori esterni, viene sostituito dal principio della parziarietà delle obbligazioni condominiali, in base al quale tali obbligazioni devono essere ripartite fra tutti i condomini in proporzione alle rispettive quote. La vicenda da cui ha avuto origine la sentenza riguarda l’ipotesi ordinaria dell’impresa edile che ha eseguito lavori nell’edificio condominiale e che, non essendo stata saldata, chiede ed ottiene decreto di ingiunzione contro il condominio e contro vari condomini; ma alcuni di questi condomini hanno già versato all’amministrazione la quota di spese di loro spettanza e quindi propongono opposizione contro l’ingiunzione. Revocato il decreto ingiuntivo dal tribunale e respinta l’impugnazione della Corte d’Appello, l’impresa non ha avuto altra possibilità che proporre ricorso per Cassazione; ma come si è detto, le Sezioni Unite – alle quali erano stati rimessi gli atti perché era stato rilevato un contrasto giurisprudenziale
sul problema – hanno ritenuto sussistere in materia il principio della parziarietà: e così ha respinto il ricorso. La motivazione della sentenza Nella motivazione della sentenza viene innanzitutto ricordato che, in effetti, la precedente giurisprudenza della Cassazione aveva visto una sola sentenza (Cass., sent. n. 8530, 27 settembre 1996) contrastante con l’orientamento prevalente secondo cui la responsabilità dei singoli condomini per le obbligazioni assunte dal condominio verso i terzi ha natura solidale, così come dispone in generale l’art. 1294 Cod. civ. per l’ipotesi in cui più soggetti siano obbligati per la medesima prestazione con un principio che non viene derogato dall’art. 1123 Cod. civ., disposizione che si limita a ripartire gli oneri all’interno del condominio (Cass., sent. n. 2085, 5 aprile 1982; sent. n. 4558, 17 aprile 1993; sent. n. 14593, 30 luglio 2004; sent. n. 17563, 31 agosto 2005). Come si è detto, soltanto in un caso la Cassazione si era espressa in senso opposto affermando che la responsabilità dei condomini è retta dal principio della parziarietà con la conseguenza che a ciscun condomino, solo in proporzione alle rispettive quote, si devono imputare le obbligazioni assunte nell’interesse del condominio relativamente alle spese per la conservazione e il godimento delle cose comuni dell’edificio; e che, per-
CONDOMINIO
tanto, le obbligazioni dei condomini sono regolate da criteri simili a quelli dettati dagli articoli 752 e 1295 Cod. civ. per le obbligazioni ereditarie, secondo cui al pagamento dei debiti ereditari i coeredi concorrono in proporzione alle loro quote e l’obbligazione in solido di uno dei debitori si ripartisce tra gli eredi in proporzione alle quote ereditarie. Si osserva poi che bisogna, per prima cosa, identificare il fondamento della solidarietà; e, a tal proposito, si rileva che la solidarietà raffigura un principio che riguarda i condebitori in genere valido tutte le volte che la prestazione comune a ciascuno dei debitori è indivisibile, ma se invece l’obbligazione è divisibile (e la legge non la considera solidale), il principio della solidarietà passiva va contemperato con quello della divisibilità stabilito dall’articolo 1314 Cod. civ., secondo il quale, quando ci sono più debitori e la causa dell’obbligazione è la stessa, ciascuno dei debitori è tenuto a pagare solo la sua parte di debito. Applicando queste direttive alle obbligazioni assunte nell’interesse del condominio si deve notare che la prestazione è unica per quanto riguarda il creditore, ma l’obbligazione dei condomini – consistendo in una somma di denaro – raffigura una prestazione comune, ma comodamente divisibile; e che inoltre nessuna disposizione di legge (né l’art. 1115, comma 1, né l’art.1123 Cod. civ.) prevede
espressamente che il criterio della solidarietà si applichi alle obbligazioni dei condomini. E la solidarietà non può neppure essere ricondotta all’asserita unitarietà del gruppo dei condomini, dato che il condominio viene definito come ente di gestione, ma non è titolare di un patrimonio autonomo o di diritti e di obbligazioni, e l’amministratore esercita un ufficio di diritto privato
assimilabile al mandato con rappresentanza e non può obbligare i condomini oltre i limiti della rispettiva quota. In conclusione, secondo la sentenza delle Sezioni Unite, le obbligazioni e la susseguente responsabilità dei condomini sono governate dal criterio della parziarietà e quindi ai singoli condomini si devono imputare, solo in proporzione delle rispettive quote, le obbliga-
zioni assunte nel cosiddetto interesse del condominio in relazione alle spese per la conservazione e per il godimento delle cose comuni dell’edificio, per la prestazione dei servizi nell’interesse comune e per le innovazioni deliberate dalla maggioranza; con la conseguenza che le obbligazioni dei condomini sono regolate da criteri analoghi a quelli dettati dagli articoli 752 e 1295 Cod. civ. per le obbligazioni ereditarie (secondo cui i coeredi concorrono al pagamento dei debiti ereditari in proporzione alle loro quote e l’obbligazione in solido di uno dei condebitori tra gli eredi si ripartisce in proporzione alle quote ereditarie).
I
n concreto il contratto stipulato dall’amministratore rappresentante, in nome e nell’interesse dei condomini rappresentati e nei limiti delle facoltà conferitegli, produce effetti nei confronti dei rappresentati: e il creditore, una volta conseguita nel processo la condanna dell’amministratore (quale rappresentante dei condomini), può procedere all’esecuzione individualmente nei confronti dei singoli, secondo la quota di ciascuno. L’effetto principale del principio della parziarietà è che il creditore del condominio non può agire contro un solo condomino per il pagamento dell’intera prestazione dovutagli dal condominio, ma soltanto nei confronti dei condomini che non IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 79
CONDOMINIO
hanno versato la quota di propria competenza; e che, d’altra parte, i condomini che invece hanno già versato la quota di loro competenza hanno il diritto di restare esonerati da qualsiasi richiesta. I giudici delle Sezioni Unite sono consapevoli del fatto che la solidarietà avvantaggia il creditore il quale, contrattando con l’amministratore del condominio, conosce la situazione della parte debitrice e può cautelarsi in vari modi; ma dichiara che il criterio della parziarietà appare ugualmente preferibile, perché evita di costringere i condomini debitori ad anticipare somme a volte rilevantissime per una scelta, che ricade su di loro, operata uni-
lateralmente dal creditore. Il principio della parziarietà enunciato dalle Sezioni Unite viene così a sconvolgere la prassi finora seguita, per la quale il creditore nei confronti del condominio aveva il diritto di agire (anche esecutivamente) contro più condomini a sua scelta oppure anche contro uno solo per l’intero credito; e certamente viene a complicare non poco il recupero dei crediti, dovendo il creditore essere informato sulle identità dei condomini e sulle quote millesimali spettanti a ciascuno. E che dire poi dell’eventualità che un condominio non disponga dei mezzi necessari per saldare il suo debito (oppure non sia intenzionato a soddisfare bonaria-
mente il suo debito) e che il creditore, avviata l’esecuzione forzata, non riesca a trovare beni idonei per ottenere il suo credito (magari perché l’immobile è già ipotecato e il creditore non dispone di altri beni su cui agire)? In concreto il principio della solidarietà garantiva al creditore che, in caso di insolvenza di uno dei condomini, gli altri fossero tenuti a soddisfarlo, ripartendo fra di loro la quota del moroso; ma adesso ciascun condomino è tenuto, nei confronti del creditore condominiale, soltanto entro i limiti della propria quota. È evidente che le imprese e i fornitori del condominio, d’ora in poi, dovranno tutelarsi con oculatezza contro la possibilità
dell’insolvenza di uno o più condomini prima di sottoscrivere il contratto ed eseguire la propria prestazione. Il che può avvenire in vari modi (perlomeno chiedendo all’amministratore l’elenco dei condomini con gli indirizzi e con la tabella dei valori millesimali, ecc.). Da un altro punto di vista invece, il principio della parziarietà viene a tutelare maggiormente i condomini, perché evita a coloro che hanno già versato la propria quota di vedersi richiedere anche la quota di un altro condomino che è moroso oppure, fatto ben più grave, che l’intero pagamento dovuto dal condominio moroso venga richiesto a un solo condomino (che magari non dispone neppure della somma necessaria per saldare il debito). Il contrasto giurisprudenziale precedente Come si è detto, nella giurisprudenza vi è stato un contrasto per quanto riguarda la solidarietà o la parziarietà delle obbligazioni condominiali. Un primo orientamento è quello favorevole alla solidarietà.
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a Suprema Corte aveva affermato che la sentenza di condanna ottenuta dal terzo contro l’amministratore del condominio costituisce titolo esecutivo nei confronti dei singoli condomini e che ciascuno di loro risponde solidalmente dei debiti del 80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
CONDOMINIO
condominio (Cass., sent. n. 3235, 11 novembre 1971). Con riferimento alle spese relative al rapporto di lavoro del portiere di uno stabile condominiale, la Suprema Corte aveva poi deciso che, pur se il datore di lavoro è il condominio, le spese di servizio del portierato devono essere ripartite tra i singoli condomini ai sensi dell’articolo 1123 Cod. civ. e in base alle disposizioni del regolamento condominiale, ma nei confronti del portiere ciascun condomino risponde in solido con gli altri condomini (Cass., sent. n. 6073, 18 dicembre 1978). Analogamente, in relazione a spese per l’acquisto di combustibile per il riscaldamento, era stato deciso che, mentre nei rapporti interni tra i singoli condomini le spese comuni devono essere ripartite pro quota, ai sensi dell’articolo 1123 Cod. civ. e in base alle norme del regolamento condominiale, nei confronti dei terzi i condomini sono responsabili solidalmente per le obbligazioni contratte dal condominio nel comune interesse, come quelle che l’amministratore abbia assunto in tale veste e nei limiti delle sue attribuzioni, in quanto in tal modo egli ha speso implicitamente il nome di tutti i condomini e li ha impegnati tutti in forza del rapporto di mandato collettivo che intercorre con loro (Cass., sent; n. 2085, 5 aprile 1982). Di nuovo era stato deciso che, nel caso in cui l’amministrazionedel condominio – che è un ente di gestione
sfornito di personalità giuridica che di norma agisce o è convenuto in giudizio nell’ambito delle cose comuni, per mezzo della persona dell’amministratore – abbia assunto obbligazioni in nome e per conto del condominio nei limiti delle sue attribuzioni o eseguendo deliberazioni assembleari, tali obbligazioni sono riferibili ai condomini, con la conseguenza che il terzo contraente può agire per ottenere il pagamento sia nei confronti dell’amministratore, sia nei confronti dei singoli condomini e che la sentenza eventualmente ottenuta nei confronti dell’amministratore può essere fatta valere nei confronti dei
singoli condomini, anche se non sono stati indicati ciascuno per nome nella sentenza; precisando che chi ha pagato ha soltanto il diritto di esercitare verso i condebitori l’azione di regresso e di dividere nei rapporti interni il debito medesimo, mentre sono irrilevanti – ai fini dell’obbligo del condomino esecutato – i rapporti interni dello stesso con il condominio o l’eventuale esistenza di un fondo comune che non è il patrimonio dell’ente (Cass., sent. n. 6866, 14 dicembre 1982). Anche più di recente era stato deciso che i condomini sono solidalmente responsabili per le obbligazioni contratte dal condominio
nel comune interesse, salvo il diritto di chi ha pagato di esercitare nei confronti degli altri condomini condebitori l’azione di regresso e di dividere il debito con loro; con la conseguenza che il terzo creditore del condominio in forza di un simile rapporto può agire in via di cognizione, per il conseguimento del corrispettivo integralmente o pazialmente insoluto, tanto nei confronti dell’amministratore o di chi altro abbia contratto l’obbligazione per delega e in rappresentanza dei condomini, in ragione della rappresentanza passiva attribuitagli dalla legge, quanto nei confronti dei singoli condomini, che sono gli obbligati diretIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 81
CONDOMINIO
tamente verso di lui (Cass., sent. n. 4558, 17 aprile 1993). Ancora la Suprema Corte aveva ribadito che ciascun condomino può essere escusso per l’intero debito condominiale dal terzo creditore, indipendentemente dall’adempimento del suo obbligo nei confronti del condominio, anche se ha diritto di regresso nei confronti degli altri condomini limitatamente alla quota millesimale dovuta da ciascuno di essi, mentre la morosità di taluno di questi 82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
verso il condominio può dar luogo alla domanda di risarcimento per i maggiori, conseguenti esborsi (Cass., sent. n. 1510, 23 febbraio 1999). Di nuovo era stato deciso che in riferimento ai debiti contratti dal condominio per il godimento dei beni e servizi comuni, concernenti prestazioni normalmente non divisibili, rispetto alle quali ciascun condomino ha interesse per l’intero, si applica il principio previsto dall’art. 1294 Cod. civ. dal
quale discende una presunzione di solidarietà a carico di tutti i condomini (Cass., sent. n. 14593, 30 luglio 2004). Infine, era stato deciso che il patto di divisione della spesa per l’esecuzione di lavori in appalto concluso tra più condomini, attendendo al rapporto interno tra gli stessi, non è opponibile all’appaltatore, ancorché condomino, atteso che l’obbli-
che la sentenza di condanna al pagamento di una somma inflitta a un condominio che sia stato in giudizio nella persona del solo amministratore, qualora non specifichi la misura della prestazione dovuta da ciscun condomino, ha nei confronti dei singoli condomini valore di pronuncia di accertamento del credito e non di liquidazione dello stesso; e che quindi la situazione di incer-
gazione di pagamento del corrispettivo di lavori conferiti in appalto da più committenti ha natura di obbligazione solidale, ai sensi dell’articolo 1294 Cod. civ. (Cass., sentenza n. 17563, 31 agosto 2005). Secondo un diverso gruppo di sentenze, invece, l’art. 1123 Cod. civ. opera non solo nei rapporti interni fra i condomini, ma anche nei confronti dei terzi (Cass., sent. n. 1464, 21 maggio 1973). Già in epoca risalente la Suprema Corte aveva deciso
tezza sulla misura in cui ciascun condomino è tenuto a rispondere verso il creditore del debito giudizialmente accertato nei confronti del condominio abilita il creditore a richiedere un’ulteriore pronuncia che, integrando quella precedente in modo da permettere la specificazione della prestazione dovuta da ciascun condomino, possa valere come titolo idoneo all’esecuzione forzata contro i singoli condomini (Cass., sent. n. 1139, 5 maggio 1966).
CONDOMINIO
Secondo una decisione di merito, inoltre, il terzo che voglia fare valere una propria pretesa creditoria nei confronti del condominio può agire o nei confronti dei condomini, quali coobbligati diretti – in quanto il condominio costituisce un mero ente di gestione e non un ente separato e distinto dai singoli condomini – oppure nei confronti dell’amministrazione in virtù della rappresentanza passiva che la legge gli attribuisce nei confronti di ciascun condomino (App. Napoli, sent. n. 1849, 27 settembre 1967).
dell’articolo 1292 Cod. civ., ai condomini debitori e non già alle caratteristiche oggettive delle opere e delle spese in questione; con la conseguenza allora che, dato che manca il vincolo
la gestione condominiale solo nei limiti delle rispettive quote perché anche nei rapporti esterni trova applicazione la disposizione prevista dall’articolo 1123 Cod. civ., a norma della quale le
vamente legittimato a proporre l’azione per il recupero delle somme da lui anticipate nell’interesse del condominio nel corso della sua gestione, non soltanto nei confronti di quest’ul-
della solidarietà, la domanda di rimborso dell’amministratore revocato deve essere proposta nei confronti dei singoli condomini inadempienti e non già nei confronti di tutti i partecipanti al condominio rappresentati dal nuovo amministratore (Cass., sent. n. 1865, 11 giugno 1968). Inoltre era stato affermato che l’amministratore del condominio ha diritto di richiedere ai singoli condomini il rimborso delle somme da lui anticipate per
spese necessarie per la conservazione e il godimento delle parti comuni dell’edificio, per le prestazioni dei servizi nell’interesse comune e per le innovazioni deliberate dalla maggioranza devono essere sostenute dai condomini in misura proporzionale al valore della proprietà di ciascuno (Cass., sent. n. 8530, 27 settembre 1996). E sempre nello stesso senso era stato deciso che l’amministratore di condominio cessato dall’incarico è atti-
timo, ma anche nei confronti dei singoli condomini, in relazione alle quote rispettivamente a loro carico; e che tale legittimazione attiva trova il suo fondamento nella disciplina del rapporto di mandato tra i condomini e l’amministratore (Cass., sent. n. 1286, 12 dicembre 1997). ❑
E
ra stato poi affermato che il condominio non è tenuto a rimborsare all’amministratore revocato dall’incarico i contributi condominiali da lui anticipati per far fronte alle spese condominiali e non pagati dai singoli condomini, tenuti a pagarli in base allo stato di ripartizione delle spese approvate dall’assemblea, in quanto dallo stato di ripartizione delle spese non deriva alcun obbligo solidale degli altri condomini per il pagamento delle quote non riscosse dall’amministratore neanche nel caso in cui queste fossero equivalenti alle altre, perché, pur avendo carattere necessariamente inscindibile le opere necessarie per la manutenzione delle parti comuni e quelle occorrenti per l’esercizio dei servizi comuni, affinché sussista la solidarietà, l’identità della prestazione dovrebbe riferirsi, a norma
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CULTURA
La Leonessa e il tricolore: Brescia durante il Risorgimento - 6 Vittorio Nichilo
N
1861 - 2011 150° anniversario Unità d’Italia
el corso di quest’anno sono state rievocate da queste pagine figure legate al nostro Risorgimento, non di rado legate a doppio filo a Brescia, la nostra città che proprio in quegli anni meritò il titolo di Leonessa d’Italia. Sembrava giusto a chi scrive terminare rendendo l’onore delle armi a chi in queste vicende, sia a livello nazionale che locale, ebbe larga parte, risultando alla fine sconfitto: l’impero austro – ungarico. La storia è scritta dai vincitori, ammonisce un vecchio adagio, di sicuro non si può riscrivere con i se e neppure con nostalgie per una storia che non sap-
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piamo come sarebbe andata se fosse finita diversamente; è altrettanto vero però che non c’è una storia che tale voglia chiamarsi se non si interroga su chi era dall’altra parte della barricata, per accorgersi che i confini tra due schieramenti sono a volte ben delineati ma altre sfumano per poi riprendersi e perdersi ancora. Gli Asburgo e Brescia dunque. Cosa voleva dire vivere nella Brescia austriaca, chi furono alcuni dei protagonisti? I soldati di Sua maestà cattolica fecero il loro ingresso a Brescia nell’aprile 1814, dopo una fugace apparizione nel 1799. Causa ritorno di Napoleone, dovettero fare armi e bagagli e ritornare nell'aprile del 1815 per rimanere fino al giugno del 1859. La nostra provincia aveva poco più di trecentomila abitanti distribuita su un territorio che però non comprende la Valcamonica, scorporata al tempo dei Francesi. Il 15 marzo 1816, acclamato da popolo, clero ed autorità, faceva il suo ingresso in città l’imperatore Francesco I. Tanto l’entusiasmo e ci furono anche scritte che inneggiavano ad una Brescia prospera sotto la guida dell’impero; questo atteggiamento si spiegava con i mai sopiti sentimenti antifrancesi nutriti da vasti settori della popolazione, che aveva animato una guerriglia durata anni. La suc-
CULTURA A sinistra: l’Armata austriaca schierata a San Martino nel 1859; a destra con il braccio teso l’Imperatore Francesco Giuseppe (illustrazione di Quinto Cenni). In questa pagina: un angolo di Brescia al tempo delle X Giornate: il quadro, di G.B. Ferrari, è datato 1851 e mostra un gruppo di case artigiane a nord della Loggia (oggi Largo Formentone) affacciate sul Garza, nel punto in cui il fiume sottopassava il Palazzo Municipale
cessiva visita di Francesco I nel 1825 avrebbe visto ben diversa accoglienza, ma quelli erano tempi lontani. Pochi però in quei giorni del 1815 si erano chiesti come mai non fosse tornata Venezia a Brescia, dato che con il congresso di Vienna, dopo la fine di Napoleone, ci si era messi d’accordo per riportare sul trono i governanti precedenti alla tempesta rivoluzionaria. Proprio l’Austria però, all’insegna del pragmatismo politico, con Brescia e Bergamo completava la sua espansione in Lombardia e dava vita al regno lombardo – veneto, formalmente autonomo, di fatto una propaggine di Vienna. La popolazione si attendeva un ritorno all’ordine e così in parte fu: si ristabilì ad esempio lo stemma municipale di Brescia che Napoleone aveva cambiato, nel 1813, con un leopardo rosso “illeonito”, si ridiede l’autonomia a comuni che erano stati accorpati dal governo napoleonico, si concessero onori alla nobiltà, con l’istituzione della guardia nobile lombarda, si cercò di ripristinare rispetto verso le istituzioni religiose, ma senza restituire i beni confiscati dai francesi, si curò l’istruzione di base. Si fondarono gli attuali civici musei, arricchiti da pezzi di valore come la Vittoria alata, ritrovata, durante gli scavi che misero in luce in quegli anni l’area del Capitolium. Si puntò alla modernizzazione, con infrastrutture come il telegrafo nel 1850, la prima illuminazione elettrica nel 1852, la ferrovia, nel 1853 con il primo treno Verona - Brescia che arriva in una stazione rimasta ancor oggi la stessa nelle sue linee essenziali. Furono istituiti i pompieri, una serie di strade tra cui la Marone – Pisogne e l’inaugurata la navigazione a vapore con l’Arciduca Ranieri nel 1827 sul lago di Garda e l’Arci-
duca Leopoldo sul lago di Iseo nel 1842. La luna di miele tra Brescia e gli Asburgo sarebbe però durata poco: la tradizionale insofferenza tutta lombarda verso “l’alman, il todesco”, era venuta a galla grazie anche al centralismo di Vienna, la scarsa o nulla presenza di lombardi nei ruoli chiave dell’amministrazione, la censura, la presenza capillare della polizia, l’incapacità di stroncare il brigantaggio, la mancata abolizione di una serie di tasse, le tariffe e le ristrezioni doganali e la coscrizione obbligatoria, quella naja che tanti grattacapi aveva procurato anche a Napoleone. A questo si aggiunga il conflitto tra due mentalità: una apertamente moderna nel segno di un Europa industriale, costituita da nazioni e liberista incarnata dalla borghesia e da certe fasce della nobiltà opposta ad un’idea medievale di Europa sovranazionale dove l’imperatore era l’amorevole padre dei suoi popoli, a capo di una società che rappresentava un corpo unico di cui il sovrano era la testa. Ci sarebbero state persone che anche a Brescia avrebbero scelto di aderire alla prima idea di Europa, i nostri patrioti, altre alla seconda, persone a cui poi la storia avrebbe attaccato il nomignolo di “austriacanti”. Ci furono tra questi ultimi ad esempio i Noy, personaggi influenti anche nel clero, a capo di un movimento detto dei Biscottinisti, perché andavano di casa in casa tra i meno abbienti portando tra i vari generi di conforto anche dei biscotti. Ci furono pure degli austriaci che in città e provincia si trovarono bene e rimasero. Un caso emblematico è il cognome Faifer, italianizzazione dell’austriaco Pfeifer. Tra gli austriaci venuti a cercare fortuna in questa nostra provincia spicca poi il caso dei Wuhrer, i IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6 - 87
CULTURA Veduta di Brescia da porta San Nazzaro, in una litografia del 1842. In basso: Franz Wührer, salisburghese, iniziò nel 1830 la produzione della birra a Brescia
fondatori del celebre birrificio, inizialmente nella sede di via Trieste, diventati una delle bandiere della brescianità più schietta. La dominazione austriaca a Brescia attraversò vari stadi e non si può ridurre solo o al ricordo di ufficiali sanguinari delle Dieci giornate come Haynau o ad un non meglio specificato concetto di buon governo asburgico. Lo stato d’animo sotto i primi anni del dominio austriaco della popolazione era ben descritto nel rapporto datato 1819 del conte Brebbia, delegato provinciale, che annotava come, pur non notandosi aperta avversione “Le mie investigazioni mi hanno persuaso di nessuna o poca af88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
fezione nei popoli di questa provincia all’attuale felicissimo governo. Alcuni principalmente i nobili non sanno dimenticarsi il veneto governo, la cui debolezza lasciava l’arbitrio di gravitar impunemente […] il clero vorrebbe vedersi condotto all’assoluta indipendenza dall’autorità civile”, i commercianti recriminan la diminuzione del commercio rispetto al periodo francese ed il popolo infine avvertiva come un grosso peso il servizio militare obbligatorio. Con il senno del poi, stando a certa storiografia, sarebbe bastato poco agli Asburgo per garantirsi il trono lombardo – veneto: appoggiarsi, come in parte fecero, ai ceti rurali, sfruttando l’effetto “Galizia”. In quella parte del suo impero infatti l’Austria ottenne buoni risultati proprio creando una spaccatura tra il ceto nobile locale e la popolazione agraria. Per un paradosso gli scritti del giornalista bresciano Mazzoldi che sostenevano ai tempi questa linea ebbero molti punti, involontari, di contatto con un altro personaggio che in quegli anni tuonava per altri motivi contro la classe borghese benestante: Karl Marx. Tornando invece ai rapporti tra autorità austriache e popolazione una grossa eco ebbe il processo
CULTURA Tito Speri in un prezioso dagherrotipo. Il suo nome è indissolubilmente legato alle X Giornate di Brescia, durante le quali assunse la funzione di coordinatore militare. Fu impiccato sugli spalti di Belfiore il 3 marzo 1853
La fotografia (di circa vent’anni posteriore alle X Giornate) mostra un panorama di Brescia vista fra Porta Sant’Alessandro e Porta San Nazzaro (il punto di ripresa è all’incirca dall’odierna via Solferino)
“dei bresciani” del 1824, con la scoperta di una rete di carbonari, episodio che aveva raffreddato i tentativi di dialogo. Emblematico il caso di Giacinto Mompiani, filantropo con una grande passione per l’educazione giovanile, che era stato sostenuto in un primo tempo dall’arciduca Ranieri salvo poi cadere in disgrazia per il suo patriottismo. Su tutti poi aleggiava forte la presenza, anche in assenza, di Napoleone che aveva avuto a Brescia grandi sostenitori come i generali Lechi: negli anni immediatamente successivi alla morte dell’imperatore francese bastava essere trovati in possesso di una poesia in
suo onore per finire in carcere o avere guai con la polizia come accadde a Silvio Moretti o allo scultore Gandolfi, reo di conservare nel suo studio una statuetta di Bonaparte in divisa. La vita di tutti i giorni andava avanti, con eventi che riuscivano a riunire la popolazione come il 21 dicembre 1825 l’inaugurazione del duomo nuovo, finalmente terminato, dopo la posa della prima pietra del 1604. Il vescovo Nava non dimenticò nella preghiera di quelle giornate i bresciani in carcere a Lubiana e nel famigerato Spielberg. Diversi gli esuli all’estero, come Gaggia, gli Ugoni, lo Scalvini ed il Passerini o alcuni che
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CULTURA Teodoro Lechi (1778-1866) fu generale di divisione della Guardia Reale Italiana per Napoleone I, generale d’armata per Carlo Alberto; ricoprì sempre cariche militari importanti
addirittura finirono, come l’iseano Andrea Guerrini arruolati nella legione straniera. La polizia intanto sorvegliava, su ogni aspetto della vita quotidiana, avvalendosi di confidenti dichiarati come i Calcinardi della Riviera del Garda o insospettabili come Agostino Arici, figlio del celebre poeta Cesare. Per attirare gli agenti bastava una vetrina o una bancarella dove campeggiasse la combinazione, anche casuale, di colori verde, bianco e rosso, come ad esempio i mazzetti di ravanelli. Bastava a volte non fumare i sigari, sfregio che i patrioti facevano per indebolire la spocchia degli ufficiali imperiali, accaniti fumatori, e soprattutto le casse del fisco. Non solo politica per gli agenti imperiali: un fronte caldo era rappresentato dalle risse per ubriachezza molesta, numerose soprattutto nella stagione della vendemmia. A scandire il tempo anche due epidemie di colera, rovinose, con vittime illustri come Cesare Arici e il generale Giuseppe Lechi, nel 1836, e nel 1855. Periodiche le visite dei diversi imperatori. Nel 1838 scendeva in Italia il nuovo imperatore Ferdinando I, a cui fu riservata una fastosa accoglienza nel settembre di quell’anno. La cittadinanza intendeva così ringraziare anche della nuova politica di distensione, inaugurata dall’amnistia concessa a molti patrioti compromessi negli anni precedenti. La frattura insanabile arrivò poi con il 1848 ma soprattutto le Dieci giornate del 1849, anche se ci furono isolati episodi cavallereschi come la sepoltura dell’ufficiale austriaco Nugent al Vantiniano, caduto in quei giorni, ricordato con la celebre epigrafe “Oltre il rogo non vive ira nemica”. Il nuovo imperatore, Francesco Giuseppe, promise maggior autonomia, una nuova costituzione, appoggiandosi a personalità italiane come i nostri Saleri e Noy. Dopo il 1849 nacquero due testate, il Cenomano, costretto a capitolare poco dopo e dalla Sferza, diretta da Mazzoldi, personaggio dalle molte vite e fedelissimo della linea più intransigente filoimperiale. Il tempo dell’Austria stava per scadere. Francesco Giuseppe l’11 gennaio 1857 è accolto in maniera ge90 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
lida da una Brescia livida di furore. La moglie Elisabetta, quella Sissy resa celebre da Romy Schneider, ha le lacrime agli occhi. Il nuovo vicerè Massimiliano, altro eroe tragico, destinato a morire qualche anno dopo in Messico, aveva cercato di rialzare il destino del regno, allontanando de Susan e Radetzky, mentre collaboratori fidati della reazione come quel Mazzoldi erano chiamati in causa da tribunali austriaci e obbligati a trasferirsi da Brescia a Venezia. Nella crocera di San Luca, nel 1857, veniva organizzata in tempi celeri e sotto l’auspicio dell’Ateneo e Camera di commercio un’esposizione bresciana, campionario delle diverse attività, di cui un giovane Giuseppe Zanardelli comprese l’utilità scrivendo una serie di celebri lettere. Carlo Cocchetti intanto si metteva a capo di un giornale il cui titolo da solo era un programma: l’Alba, dove non si nominava mai l’Austria ma di fatto si faceva una critica serrata ai tanti lati deficitari del sistema lombardo veneto. Si era arrivati intanto alla primavera del 1859. Tutto sembrava quieto. Il fuoco covava invece sotto la cenere. E i soldati austriaci sorridevano a quei ragazzi che fischiettavano la bella Gigogin, pensando solo che fosse una canzone d’amore. Con le loro bianche divise gli uomini di Cecco Beppe avrebbero invece dovuto, da lì a poco, affardellare gli zaini e ripiegare verso Peschiera, non senza passare attraverso l’inferno di San Martino e Solferino. Per un altro di quei paradossi di cui è ricca la storia reliquie del beato Carlo d’Asburgo, l’ultimo imperatore d’Austria riposano in un altare a San Gottardo sulla Maddalena, chiesa che era stato un capo saldo di don Boifava ed i suoi patrioti nelle Dieci giornate. ❑
CULTURA
Ingegneri e geometri a Brescia nella storia Franco Robecchi
L’
Ordine degli ingegneri della provincia di Brescia pubblica un volume sulla storia dell’ingegneria e degli ingegneri bresciani, sino alla situazione odierna e futura. È la prima volta che viene studiato questo argomento e l’indagine non ha molti precedenti neppure in Italia. Le categorie che praticano la libera professione sono sotto attacco, politico, fiscale, sociale ed economico. Si accentua il diffuso luogo comune che accusa le professioni liberali di evasione fiscale, di praticare parcelle troppo alte, di bloccare l’accesso ai giovani, di giocare su presunti stratagemmi previdenziali, di costituire, insomma, una consorteria privilegiata. Dalle accuse si passa alle vie di fatto, chiedendo, come ha fatto Confindustria, o l’ex ministro Bersani, del PD, l’abolizione dei minimi tariffari, la liberalizzazione dell’accesso alla professione e persino l’abolizione di Ordini e Collegi di categoria. È necessario uno scatto d’orgoglio di questa fetta della borghesia italiana, sulla quale si basa una buona parte del successo e della correttezza tecnico-amministrativa del Paese. È quindi opportuna un’esposizione, senza fronzoli, ma con i tanti pregi, della storia, della statura, dell’affidabilità e della necessità di molte categorie di tecnici, sulle quali, per paradosso, si basano inoltre i caratteri più osannati della nostra epoca: i caratteri della scienza e della tecnologia, della struttura meccanica ed elettronica del lavoro, dei trasporti, delle telecomunicazioni, della medicina. La realtà, inoltre, è ben diversa da quella presentata dai luoghi comuni. Le libere professioni, persino quelle ultraprotette, stanno subendo una stretta non dissimile da quella che colpisce alcune categorie di lavoratori dipendenti, peraltro non tutte, poiché talune sono a reddito garantito e a licenziabilità impossibile. “Il Sole 24 Ore” di qualche settimana fa pubblicava un articolo nel 92 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
quale si illustrava il calo del reddito dei liberi professionisti negli ultimi due anni, non lontano dal 10% medio. I giovani trovano sempre maggiori difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, mentre la complessità delle prestazioni è cresciuta in modo esponenziale. I geometri rientrano, in gran parte, in questo panorama, che ora è depresso, ma che, sino all’altro ieri, era stato animato da schiere di specialisti la cui storia si è spesso affiancata e intrecciata a quella degli ingegneri. Se la famiglia di questi ultimi spazia dalle attività industriali a quelle elettroniche, è però evidente che è il settore delle costruzioni civili a raccogliere la maggior parte dei liberi professionisti. Il libro dell’Ordine degli ingegneri, opera di chi scrive, e intitolato Ingegneri a Brescia - Storia di specialisti del fare e del loro Ordine professionale, scorre la plurimillenaria storia dei costruttori di opere civili e meccaniche, giungendo alle prime testimonianze bresciane, che datano dal Quattrocento. Si proveniva da un’epoca in cui la figura del progettista e del direttore del cantiere spesso si sovrapponevano, così come quella dell’artista e del tecnico. Se il nome di ingegnere derivava da una figura abbastanza definita, legata alla costruzione di macchine belliche, da assedio, la trasposizione del vocabolo al progettista di fortificazioni incluse nel mondo dell’edilizia la figura dell’inziniario. In quel settore, tuttavia, la figura del tecnico rimase a lungo, almeno sino al Settecento, confusa fra le professionalità dell’agrimensore, del progettista edile, del progettista di ponti e infrastrutture, del perito valutatore o del perito agrario. Solo le scuole settecentesche, e sempre in ambito militare, iniziarono a sottolineare la differenziazione, anche formale e amministrativa, fra l’agrimensore e l’ingegnere. La Lombardia austriaca andò rimescolando le professionalità, ufficializzandole nelle
CULTURA Nella pagina di sinistra: strutture in acciaio delle costruzioni ottocentesche. In questa pagina: un maglio battipalo in una xilografia secentesca e, in basso, la tavola cianografica di progetto alla base della produzione tecnica del primo Novecento.
sue strutture tecniche pubbliche, fra le quali emerse la realtà innovativa del catasto. Le riforme di epoca napoleonica andarono definendo sempre più le caratteristiche scolastiche e legislative delle professioni, ponendo l’ingegneria sul piano della laurea, mentre si riconosceva all’agrimensore una diversa preparazione, meno impegnativa. Le due attività, tuttavia, convivevano strettamente e anche senza particolari conflitti. La sfera di competenza prevalentemente rurale dell’agrimensore, ne favorì la preparazione scolastica imperniata sull’estimo dei danni nelle colture, soprattutto per la grandine, sulla consulenza di gestione nelle aziende agricole e zootecniche, sulla tenuta contabile di rapporti legati all’irrigazione o al commercio di legna o foraggio, sulla divisione di terreni per ragioni ereditarie o per compravendite, e quindi sulla topografia. Su quei temi si andò strutturando anche l’insegnamento scolastico dei corsi che portavano al diploma di geometra, la cui identificazione più certa si delineò, in Italia, nella seconda metà dell’Ottocento, dopo l’Unità d’Italia. L’ingegneria, di contro, aveva avuto modo di lanciarsi nel cuore della rivoluzione industriale, guidando il tumultuoso progresso che, dalla fine del Settecento, aveva sconvolto e
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6 - 93
CULTURA A destra, il lavoro topografico in un disegno ottocentesco. Sotto, i lavori urbani in un disegno degli scorsi anni Trenta e strumenti tecnici per il lavoro di ingegneri e geometri.
migliorato la vita europea e statunitense. Le costruzioni ferroviarie e le grandi architetture in ferro accompagnarono il proliferare della progettazione di macchinari sui quali cavalcava il progresso. Erano immensi campi nei quali furono protagonisti gli ingegneri, così come nella successiva rivoluzione elettrica e in quella del motorismo. Il settore delle normali costruzioni edili fu il punto di contatto più frequente di collaborazione fra gli ingegneri e quelli che, ormai, erano normalmente chiamati geometri. Nel libro si cita come esemplare la collaborazione, anche formalmente riconosciuta, fra l’importante ingegnere bresciano Egidio Dabbeni e il geometra Francesco Moretti, dalla fine dell’Ottocento alla metà del Novecento. Le tavole grafiche che uscivano dallo studio portavano la dicitura congiunta dei due tecnici. Il mondo dell’edilizia fu il terreno sul quale, però, le due professionalità giunsero, ad un certo punto, a collidere. Da un lato i geometri, grazie al mutare del quadro economicosociale italiano, che cominciava a farsi più urbano e meno 94 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
rurale, iniziarono, alla fine dell’Ottocento, ad interessarsi sempre più anche di costruzioni edili, soprattutto residenziali, ma non solo. D’altro canto proprio il settore delle costruzioni era investito dall’innovazione tecnologica del cemento armato, che inseriva nell’ambiente una componente di delicata qualità tecnica, resa tanto più complessa da una metodica di calcolo ancora farraginosa. Già le costruzioni in ferro, che ormai avevano cent’anni, avevano introdotto la dimensione scientifica nelle costruzioni, coltivata dalle acquisizioni analitiche degli specialisti che avevano creato le prime formule e i primi metodi per l’analisi degli sforzi e quindi per il dimensionamento delle strutture. Era una novità nella storia delle costruzioni, che erano sempre vissute sulla straordinaria abilità di costruttori che si basavano sull’esperienza di generazioni di maestri e sulla loro sensibilità. La rivendicazione all’ingegnere dell’esclusiva competenza nei procedimento di calcolo delle strutture, riconosciuta anche dalle prime deliberazioni legislative, andò
CULTURA A sinistra, la costruzione di un ponte in ferro in un dipinto del primo Novecento. In basso a sinistra, i primordi ibridi dell’industria applicata all’agricoltura. In basso a destra, il compasso, emblema dell’architetto, dell’agrimensore o dell’ingegnere, in uno stemma marmoreo bresciano
creando attriti fra le categorie del settore. Si è pubblicata, anche su queste pagine, la vicenda della maturazione, e del suo esito, della frattura che si verificò, all’inizio del Novecento, fra gli ingegneri e i geometri bresciani. Le due categorie avevano, sino allora, convissuto nello stesso collegio professionale, benché privo di riconoscimenti legislativi. Nel 1911 avvenne, invece, la separazione, con la formazione,
nel 1914, del primo Collegio dei geometri. Le decisioni legislative del 1923 e del 1929, che andarono definendo le figure dell’ingegnere e del geometra, istituendo l’Ordine degli ingegneri e il Collegio dei geometri, cristallizzarono la diversità fra le due categorie di professionisti. Il libro ritorna a più riprese sulla presenza professionale dei geometri, particolarmente nel secondo dopoguerra, quando una fascia non trascurabile del grande fenomeno della ricostruzione e dell’investimento immobiliare fu realizzata non solo attraverso la partecipazione tecnica dei geometri, ma anche grazie all’intraprendenza imprenditoriale di alcuni di loro. Basti ricordare Aldo Lupi. Il secondo Novecento vide anche il proliferare di studi professionali la cui titolarità vedeva il binomio ingegnere-geometra. Furono collaborazioni che diedero ottimi risultati e contribuirono alla formazione della moderna Brescia. Al di là, quindi, delle tensioni e delle rivalità, fra le due categorie dei geometri e degli ingegneri vi è una comune radice storica e anche una positiva collaborazione che giunge sino ai tempi nostri. Forse è giunto il momento, di fronte agli attacchi esterni, di reagire con un fronte comune, a cominciare dall’esibizione, presso l’opinione pubblica, della propria personalità, a partire dalla propria storia. ❑
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CULTURA Umberto Monopoli
L
o spunto per queste riflessioni è nato da un incontro con un ex allievo di parecchi anni fa, che ora lavora in tutt’altro settore rispetto ai suoi studi da geometra. Il discorso è finito ovviamente sui ricordi scolastici… costruzioni (Coulomb, Rankine…), estimo (gli espropri e il Beneficio fondiario che ancora oggi non sa ben cosa sia…), diritto (mamma mia !...), topografia (Snellius! … formule da studiare a memoria). Un argomento che resta impresso nei ricordi è il “famigerato Snellius”. Uno dei più classici problemi della topografia, reminiscenza di una cosa “complicatissima” che “si fa” in topografia. Questo è un esempio di quel che succede se la problematica del rilievo non viene affrontata nel modo corretto durante il corso di topografia per allievi geometri. La naturale conseguenza è un rifiuto e un’acredine per la materia. È opinione di chi scrive che la topografia sia molto più interessante di come la si dipinge. Sono della stessa opinione di Jessica Rabbit quando sosteneva: «Io non sono cattiva; è che mi disegnano così…!» Il discorso può essere interessante per i geometri che non svolgono l’attività di topografo: ma anche un buon ripasso per gli attuali allievi geometri. Chiedo invece scusa ai topografi per la trattazione un po’ semplicistica del problema, non me ne vogliate ma tant’è! Il problema è determinare le 96 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
Il problema di “Snellius-Pothenot” incubo dell’allievo geometra coordinate di un punto sul terreno, “utilizzando” come appoggio le coordinate di tre punti, dei quali si misurano gli angoli con tre collimazioni. Detto così sembra una “roba” complicatissima. In realtà è sufficiente: • recuperare in qualche modo le coordinate di tre punti, (tre campanili, tre punti fiduciali). In rete ci si riesce con una certa facilità; • fare stazione con un teodolite (o una stazione totale) nel punto di cui si vogliono determinare le coordinate; • misurare gli angoli azimutali (a e b) sotto cui si vedono i tre punti noti; • applicare le relazioni che
permettono di determinare le coordinate del punto; • … et voilà il problema è risolto! Ma allora… dove è la complicazione che resta nella memoria dai banchi di scuola ? L’inghippo è ottenere le relazioni risolutive: per arrivare a queste bisogna “smanettare” un poco con la trigonometria, in quanto non è
possibile utilizzare un metodo, per così dire, immediato con le solite “formuline“ (teorema dei seni o dei coseni). Essendo tutto sommato una procedura che permette di facilitare il lavoro di rilievo e inserimento in mappa, negli anni passati in molti si sono cimentati nel tentativo di trovare una soluzione “semplice”. Ciò soprattutto per facilitare il lavoro nella “preistoria” della topografia (fino a 30 anni fa!), quando non erano disponibili calcolatrici, computer, fogli di calcolo Excel©… ma solo regolo e tavole logaritmiche. In ogni caso anche nella “preistoria” si raggiungevano risultati con elevata precisione; ad esempio il
metodo è stato sistematicamente applicato dagli operatori dell’I.G.M. per determinare le posizioni dei punti di stazione nel rilievo di dettaglio, durante le operazioni per la realizzazione della Carta d’Italia. In gergo tecnico, per chi ha già provato a cimentarsi nei rilievi, è infatti facile constatare che nelle intersezioni dirette i metodi di collegamento pur richiedendo un semplice lavoro di tavolino, risultano assai scomode nel lavoro di campagna. Infatti per applicarle è necessario fare stazione su almeno uno dei punti di coordinate note, che di solito coincidono con i vertici trigonometrici difficilmente accessibili, come campanili, parti di fabbricati o vette. Ragion per cui sarebbe ben più comodo determinare la posizione del punto incognito senza aver la necessità di far stazione sui vertici trigonometrici, ma facendo una sola stazione sul punto P da determinare e collimando tre punti noti.
CULTURA
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uesto procedimento di rilievo, conosciuto sotto molte denominazioni, è stato storicamente proposto dal fisico e geodeta olan-
dese Willebrord Snell van Royen meglio conosciuto con il nome umanistico di Snellius [1581(?) – 1626] che fu anche l’ideatore del metodo di rilievo con triangolazioni. Snellius fu il primo che applicò il metodo della triangolazione in occasione della misura di un arco di meridiano vicino a Leida. Snellius indicò una soluzione dell’intersezione inversa di tipo grafico verso il 1600: “Trium locorum intervallis inter se datis, quarti distantiam ab omnibus unica stazione definire.” Fra i principali studi su questo problema, sono da segnalare quelli di Collins
(1680), di Pothenot (1692) e di Jacques Cassini (Parigi, 1677 – 1756 ) Collins propose anche una soluzione grafica (n.d.a: è molto brillante e utilizzabile in CAD, velocissima la risoluzione!) Fu poi Pothenot che sviluppò una procedura
analitica congeniale al calcolo logaritmico; in pratica si limitò una cinquantina d’anni dopo a riproporre la soluzione di Snellius; vi furono all’epoca diatribe sulla paternità del metodo, con scontri anche accesi… ma questa è un’altra storia! Noi senza far torto a nessuno li citiamo entrambi. “Ama tutti,... Fidati di pochi,... Non fare torto a nessuno!” (W. Shakespeare): dite che potrebbe funzionare come motto per la vita reale? La procedura di Snellius è quella che quasi sempre viene studiata nei corsi per geometri come “Problema di Snellius-Pothenot”; è una procedura che andava molto bene per il calcolo logaritmico, un po’ meno per essere implementata in un foglio di calcolo (ma si può comunque fare!). L’astronomo e cartografo francese di origine italiana Jacques Cassini sviluppò una soluzione grafica che, solo con l’avvento dei computer, è stata ripresa come base di un calcolo analitico facilmente gestibile dalle moderne calcolatrici e dai fogli di calcolo. Personalmente preferisco la soluzione analitica derivata da questa soluzione grafica di Cassini, in quanto ben si presta allo sviluppo automatico con un semplice foglio di Excel©. Una parentesi sul metodo di rilievo con le triangolazioni (del quale Snellius è stato fra i primi utilizzatori…): possiamo affermare che l'era del metodo moderno, quello delle triangolazioni, è stata inaugurata da SnelIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 97
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lius, in Olanda, nel 1614. Prima si era sostanzialmente fermi a Eratostene, Tolomeo, Euclide, Talete, Pitagora e qualche timido primo approccio nelle misure nel periodo medioevale. Mi piace ricordare un volumetto ai più sconosciuto di Leon Battista Alberti dal titolo Ludi Matematici scritto attorno all’anno 1450, dove i problemi di misurazione, ma non solo, come la deter-
minazione dell'altezza di una torre e della distanza inaccessibile, vengono trattati sotto forma di giochi, storie, situazioni. Ma anche Cosimo Bartoli Del modo di misurare le distantie, Venezia, 1564 sempre cercando di trattare problematiche anche complesse con un po’ di “leggerezza”.
Consiste nel classico metodo trigonometrico di misura delle distanze applicato in ripetizione: partendo da una base effettivamente misurata sul terreno con un'asta, mediante misure di angoli si ottiene la misura di una seconda base assai più lunga della prima; da questa se ne ottiene una terza, e così via fino ad ottenere per mezzo di sole misure goniometriche la lunghezza di un arco di meridiano di sufficiente ampiezza. Willebrord Snellius mediante un'asta metallica di 3,768 metri (1 ruta olandese) misurò nei pressi di Leida una base di 328 metri; traguardando poi dagli estremi a e b di questa base, mediante un quadrante di ottone di 60 cm di raggio, due punti di riferimento c e d sul terreno e risolvendo i due triangoli così ottenuti ricavò la distanza tra c e d.
Dagli estremi di questa base secondaria era possibile vedere sia la torre della cattedrale di Leida sia il campanile del villaggio di Zoeterwoude e quindi, ripetendo il procedimento, poté ottenere la distanza fra queste due località: da tale nuova base ottenne la distanza fra Leida e L'Aia (15800 metri) e così proseguendo attraverso i polders olandesi sviluppò una rete di triangoli congiungente Alkmaar a nord del Paese con Bergen a sud ottenendo per la distanza fra queste due città 34597 rute. Infine, poiché dall'ombra di alte torri a mezzogiorno vero la linea Alkmaar-Bergen apparve fare un angolo di 11°16' col meridiano, la lunghezza dell'arco di meridiano compreso fra il parallelo di Alkmaar e quello di Bergen risultò di 33930 rute,
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nellius ha di fatto utilizzato il vecchio metodo di Eratostene, l'innovazione è solo la misura della lunghezza dell'arco di meridiano che viene ottenuta con un procedimento detto appunto di triangolazione; però tale procedimento consente una precisione che è rimasta insuperata fino ai giorni nostri. 98 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
Schema parziali della triangolazione - la prima nella storia - effettuata da Snellius nei Paesi Bassi per misurare la lunghezza di un arco di meridiano.
pari a 127,85 km. L'osservazione dell'altezza della Stella Polare dette per la differenza di latitudine 1°11',5 ricavandosi quindi per il grado di meridiano la lunghezza di 107,29 km e per la circonferenza meridiana della Terra 38600 km. Il valore ottenuto non è più vicino al vero di quello dei Greci, ma l'impresa di Snellius ebbe grande importanza per il "rodaggio" del metodo. Il risultato fu pubblicato nel 1617 sotto il titolo "Eratosthenes batavus de Terrae ambitus vera quantitate"; dopo la pubblicazione, Snellius rilevò alcuni errori di misura e di calcolo e si mise all'opera per correggerli, ma purtroppo morì prima di portare a compimento il lavoro di revisione. L'elaborazione delle nuove misure fu completata solo un secolo più tardi e risultò
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che la revisione di Snellius portava la circonferenza terrestre a 40370 km, un risultato veramente ammirevole per gli strumenti di cui disponeva Snellius e che mostra la precisione di cui il metodo è suscettibile.
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llora, riprendiamo dall’inizio:
Schema del problema: Date le posizioni di tre punti, determinare la posizione di un quarto punto, mediante la misura degli angoli che formano tra di loro le tre visuali condotte da
Elementi noti
menta il metodo classico ma anche il metodo Cassini. La dimostrazione del metodo è facilmente ritrovabile su qualsiasi buon testo di Topografia. A caso un classico, da cui ho tratto alcune immagini: CANNAROZZO , C UCCHIARINI , M E SCHIERI – Misure Rilievo e Progetto, Ed. Zanichelli. Per le formule risolutive… idem. I buoni testi le riportano. Attenzione, “la visione è sconsigliata”: al primo impatto potrebbero causare effetti collaterali come mal di stomaco o mal di testa… per l’apparente complessità.
Elementi misurati
Incognite
a, b
P(XP;YP): punto di stazione
A (XA ; YA) B (XB ; YB) C (XC ; YC)
questo ai tre punti dati. Alla semplificazione delle misure rispetto alle intersezioni dirette, corrisponde, nelle intersezioni inverse (Snellius), una maggior complessità dello schema geometrico e dei relativi calcoli, che tuttavia è preferibile rispetto alle operazioni di campagna. Anche perché una volta impostato un foglio di calcolo, la risoluzione del problema è di una banalità impressionante. Per chi fosse interessato nella parte “Lavori degli studenti” nel sito dell’I.I.S. Olivelli (Geometri…) di Darfo Boario Terme (Bs) vi sono degli esempi di risoluzione elaborati dagli studenti del quarto anno, che imple-
Con un “pochino” di impegno si riescono invece facilmente ad implementare in un foglio di calcolo per ottenere un giochino dove semplicemente inserendo i valori delle coordinate di A, B, C e il valore dei due angoli misurati a e b, si ottiene subito il risultato ricercato, con il disegno del grafico schematico del rilievo. E con questo si salta tutta la parte noiosa dei calcoli! Niente paura, a scuola i ragazzi ci mettono al massimo un paio d’orette di lavoro in laboratorio… non è complicato per chi ci si vuol cimentare! Lo schema è: Il punto incognito P viene individuato graficamente dal-
l’intersezione di due circonferenza opportunamente costruite (vedi fig.). A fianco la riproduzione della soluzione grafica originale tratta dal testo in latino di Snellius del 1617 “ Eratosthenes batavus de Terrae ambitus
vera quantitate"; In buona sostanza si tratta di trovare sul grafico, dove in precedenza sono stati collocati i tre punti A,B, C mediante le loro coordinate cartesiane, il punto incognito P, dal quale si vedono i segmenti AB e BC, rispettivamente sotto gli angoli misurati. Per lo sviluppo analitico si rimanda ai testi segnalati. Osservazioni sul problema di Snellius-Pothenot Per i più interessati: Caso di indeterminazione: Situazione critica Per il problema di Snellius-Pothenot esiste un caso di indeterminazione in corrispondenza del quale tutte le soluzioni, sia grafiche che analitiche, non sono in grado di definire il punto incoIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 99
CULTURA
gnito P. Se la somma dei tre angoli noti a , b (misurati) e w ABC (dato come differenza di angoli azimutali) è uguale a 200 g (ovvero un angolo piatto) significa che il quadrilatero “ABCP” è inscritto in un’unica circonferenza; il quadrilatero “ABCP” risulta ciclico.
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ltre al punto P, anche tutti gli infiniti punti situati sulla circonferenza vedono gli archi AB e BC sotto i medesimi angoli a e b , poiché gli angoli alla circonferenza sottesi da uno stesso arco sono uguali. Dal punto di vista pratico questo caso non permette di risolvere il problema perché, viste le infinite soluzioni, non è pos-
sibile risalire al punto dal quale si sono misurati gli angoli a e b. Naturalmente la probabilità che si realizzi w + b + c= 200g è assai remota. Tuttavia è molto temibile e critica la seguente situazione: se la somma dei tre angoli a+b+c non si discosta decisamente (almeno di 15g – 20g) da 200g , il problema, anche se non più indeterminato, fornisce però soluzioni impre100 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
cise, perché piccoli errori nella misura degli angoli a e b causano grandissimi errori nelle coordinate di P. Pertanto, quando è possibile, la scelta dei punti noti A, B e C deve essere effettuata in modo da rimanere ben lontani dalla situazione critica. Risulta evidente che la precisione ottenibile per le coordinate planimetriche del punto P dipende unicamente dalla bontà della misura degli angoli a e b. Volendo avere un controllo per tali angoli in campagna, occorre avere a disposizione,oltre ai punti A, B, C anche un quarto punto D di cui si conoscono le coordinate: problema risolto e chiamato “Intersezione inversa multipla”. Di fatto si prendono le varie combinazioni di punti di appoggio ABC, ABD, ACD, BCD e si applica più volte il problema di Snellius. I risultati ottenuti in termini di coordinate di P si mediano… et voilà il gioco è fatto! In pratica il fatto di appoggiarsi ad un altro punto di fatto ci permette di avere misure sovrabbondanti…e quindi la possibilità di fare dei controlli. Vecchia regola della topografia: “fai qualche misura in più, così puoi controllare la precisione di quel che hai fatto ! (N.d.A.)” Applicazioni del problema di Snellius alla navigazione marina I corsi di Accademia Navale chiamano questo problema “determinazione del punto nave”, ma nella sostanza è la stessa procedura del geo-
metra. Ovviamente qui non serve una “elevata precisione”. Semplicemente misurando gli angoli sotto cui si vedono tre punti di riferimento su una carta, è possibile determinare la posizione sulla stessa carta. l problema di Snellius è usato nella navigazione costiera per fare il punto nave, impiegando il sestante o il radiogoniometro. In tal caso i punti noti sono i fari e i radiofari. Il metodo grafico viene risolto sulla carta nautica con lo staziografo. Oggi con il GPS e i sistemi di navigazione satellitare forse fa sorridere. Però qualche
anno fa…? Per finire, il tanto conclamato GPS, se uno ci riflette un poco, non è nient’altro che una intersezione…nello spazio. Ci si appoggia ad almeno quattro satelliti di cui si conoscono le coordinate e… si possono determinare le coordinate del punto dove ci si trova. Misurando stavolta le distanze fra il punto dove ci si trova ed i satelliti. Il concetto è semplice, il problema è la tecnologia di misura e la misura senza errori… ma oggi ci si riesce. ❑
ETICA PROFESSIONALE Guido Maffioletti
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arà così chiamato, forse, nel prossimo futuro quello studente licenziato dalle scuole medie superiori italiane. In questo periodo di profonda crisi economica mondiale, a parte le solite grida di generici “si salvi chi può” o di “ci penso io”, imperativi diffusi in tutti i media, è difficile riuscire ad avere una qualche idea personale riguardo alla propria vocazione professionale. Gli istituti tecnici, nei quali si formano i diplomati italiani sull’impostazione dei vari ministri dell’Istruzione succedutisi a partire dal dopoguerra, hanno privilegiato un sapere teorico con carattere accademico che via via nel tempo ha permesso un blando approccio allo specifico carattere pratico e concreto richiesto dal mondo del lavoro. I diplomati usciti dalla scuola vengono in larga percentuale respinti dal mondo professionale e messi lì da parte a fare fotocopie, spedire la posta e al massimo ad inviare e-mail. Nell’ultimo ventennio si è sempre più facilitato lo sbocco universitario per i giovani e per le loro famiglie, sperando che il titolo di dottore anteposto al proprio genere professionale fosse l’automatico pass per tutte le autostrade del mondo, lastricate d’oro. Molti stanno scoprendo l’inganno e se ne indignano. Uno Stato che governa per prima cosa finanzia se stesso e i suoi servitori e poi, dipendendo dalla propria lungimiranza, contribuisce 102 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
Un geotipo diplomato e diffuso
alla crescita dei suoi governati. Una nazione, invece, la si riconosce nei prodotti dei propri cittadini, dalle proprie aziende e dalle istituzioni. Una categoria professionale la si riconosce dagli strumenti che usa abitualmente nello svolgere il proprio lavoro sul territorio. Questi tre aspetti solitamente sono collegati tra loro con anelli di congiunzione e di comunicazione rappresentati dai diplomati che facilitano il passaggio delle informazioni di base al resto della popolazione. Una caratteristica questa che tende a far comprendere l’importanza di quei giunti di separazione e collega-
Il mondo di B. Bat.
mento tra i vari interessi che la vita ci prospetta, incaricandoci anche però di assorbire i contraccolpi durante i conflitti. I diplomati sono insomma gli ambasciatori del made in Italy nel mondo. Il giovane diplomato che vuole soddisfare il suo diritto di entrare attivamente nel mondo degli adulti, se è furbo, accetta ogni proposta di lavoro legalmente retribuita e si mette a fare il compito assegnatoli, ascoltando, osservando, copiando e separando le mansioni utili da quelle secondarie. Approfittando della sua giovane età può lasciare
un posto di lavoro per sperimentarne un altro, non trascurando di continuare a mantenere dei buoni rapporti professionali con i primi datori di lavoro: potrebbero trasformarsi nei suoi prossimi clienti. Le svariate occasioni di incontri organizzati dagli ordini professionali dovrebbero trasformarsi in un simpatico convivio di partecipazione sociale, utile allo scambio di informazioni culturali specifiche del proprio campo, arricchendo così se stessi e gli altri di notizie, buone o cattive, ma tutte comunque valide per il proprio futuro. Un particolare riguardo lo voglio dedicare a quei giovani geometri che poco sanno del territorio dove vivono. Ormai in tutti i Comuni d’Italia si stanno approvando i Piani di Governo del Territorio (P.G.T.). I sindaci, i consiglieri, gli estensori del progetto dicono di far partecipare la gente e lo scrivono, ma la gente, invece, continua a ripetere che molte cose o non le capisce o non se le spiega o sente puzza di bruciato: orbene, se qualche giovane diplomato si facesse interprete in una di queste assemblee delle istanze non esplicitate dalla gente solitamente restia a esprimersi in pubblico, molto probabilmente si creerebbe una breccia efficace nel pubblico, quale difensore civico degli interessi di tutti. Resto sempre disposto a leggervi attraverso la mail studio.maffioletti@libero.it ❑
TEMPO LIBERO
A Prato Nevoso di Mondovì XVII Campionato Italiano di sci alpino e nordico per geometri
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l 19-20-21 gennaio 2012 si terranno in Piemonte, e precisamente a Prato Nevoso, i XVII Campionati Italiani di sci riservati ai geometri. La stazione sciistica (m 1500 slm) è facilmente raggiungibile da Mondovì seguendo le indicazioni per Villanova Mondovì - Frabosa Sottana. Molto ben attrezzata per la pratica dello sci, Prato Nevoso ha un calendario ricco d’eventi e di occasioni di divertimento in un’atmosfera unica nel suo genere. Prato Nevoso non è solo sci, molte altre attrattive lo rendono appetibile. Per chi vuole sfidare la gravità con curve mozzafiato, ma senza sci o snowboard ai piedi, ci sono i gokart da neve, il noleggio di motoslitte e molto altro. Caratteristica d’eccellenza della stazione è quella di disporre di impianti d’illuminazione per la pratica notturna dello sci sulle piste n.1 e n.2. Un’occasione quindi non solo per gli atleti, ma anche per i loro accompagnatori, sperando che il tempo sia bello e la neve abbondante. Confidiamo nella bravura e nella forza degli atleti che difenderanno l’onore del nostro Collegio: li seguiremo con fiducia e con la certezza, che sapranno ben figurare o addirittura “bissare” il risultato dell’anno scorso. Assicuriamo fin d’ora gli amici lettori e gli appassionati sportivi che la redazione pubblicherà nei prossimi numeri della rivista risultati e resoconti delle gare con ampia documentazione fotografica. Ecco il programma della manifestazione: Giovedì 19 gennaio 2012 ore 14,00 Fondo 10 km tecnica libera ore 20,00 Cena libera nei ristoranti convenzionati Venerdì 20 gennaio 2012 ore 9,00 1a manche slalom speciale ore 11,30 2a manche slalom speciale ore 14,00 Fondo 5 km tecnica classica ore 17,00/19,00 Convegno a cura del Collegio di Mondovì ore 20,00 Cena di gala presso “Palasagre” di Frabosa Sottana Sabato 21 gennaio 2012 ore 9,00 1a manche slalom gigante ore 11,30 2a manche slalom gigante ore 13,00 slalom - snow board A seguire “polentata” sulle piste e saluti. Le premiazioni delle gare di giovedì 19 e venerdì 20 saranno effettuate durante la cena di gala. Le premiazioni delle gare di sabato 21 saranno effettuate direttamente al Parterre di arrivo. Sistemazione alberghiera L’organizzazione ha stipulato una convenzione con il Residence Stalle Lunghe, via Corona Boreale - Prato Nevoso - Frabosa Sottana (Cn) tel. 0174.334048 - www.residencestallelunghe.it Il residence garantisce la seguente sistemazione e relativi costi: • monolocale 4/5 posti letto dal 14 al 21 gennaio 2012 € 400,00
dal 19 al 21 gennaio 2012 € 200,00 • bilocale 4/5 posti letto dal 14 al 21 gennaio 2012 € 500,00 dal 19 al 21 gennaio 2012 € 300,00 NB. Le prenotazioni si devono effettuare direttamente al residence. Per le cene è stata stipulata una convenzione che garantisce uno sconto del 20% sui prezzi di listino con i ristoranti di Prato Nevoso di cui forniremo l’elenco. La Geosport ha individuato il residence quale occasione di maggior aggregazione possibile, anche nella condivisione degli appartamenti tra i colleghi. Tuttavia, per coloro i quali non condividessero tale sistemazione è a disposizione l’Hotel Galassia che praticherà uno sconto del 10% sui prezzi di listino ai geometri. www.hotelgalassia.com Presso il residence vi sarà una postazione della Geosport che fungerà da ufficio dal quale verranno emanate tutte le comunicazioni ufficiali della manifestazione alle quali i partecipanti dovranno attenersi. La cena di gala si svolgerà presso il “Palasagre” di Frabosa Sottana venerdì 20 gennaio ore 20,00 ed il costo sarà di euro 35,00 cad. Tutti i partecipanti dovranno scrupolosamente attenersi alle modalità di tesseramento Geosport ed iscrizione alle gare secondo la modulistica allegata al regolamento.
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TEMPO LIBERO
Regolamento 17° Campionato italiano di sci alpino e nordico dei geometri e geometri laureati liberi professionisti Art. 1 - Tutti i partecipanti dovranno essere iscritti all’Albo professionale per l’anno 2012. Possono partecipare i pensionati e i praticanti e in qualità di “simpatizzanti” i geometri dipendenti di Enti pubblici e studi professionali, i familiari, e gli amici degli atleti partecipanti. Art. 2 - Le competizioni sono valevoli per l’assegnazione dei titoli: Campione Italiano Assoluto di sci maschile e femminile per le seguenti specialità: slalom speciale, slalom gigante, fondo tecnica libera, fondo tecnica classica e snow board (i “simpatizzanti”, i pensionati e i praticanti non concorrono all’assegnazione dei titoli). Per le specialità individuali sono stabilite le seguenti categorie: Seniores maschile nati nel 1975 e seguenti Veterani maschile gruppo A1 nati dal 1965 al 1974 gruppo A2 nati dal 1964 al 1955 gruppo A3 nati nel 1954 al 1945 gruppo A4 nati nel 1944 e antecedenti Femminile categoria unica compreso le praticanti Le classifiche saranno stilate per categoria. Per essere valida ogni categoria deve avere almeno 5 partecipanti. L’organizzazione si riserva di accettare anche categorie in numero inferiore. Art. 3 - Per i “simpatizzanti” verranno stilate due categorie, una maschile e una femminile. I “pensionati” gareggeranno nella categoria A4 Art. 4 - Le iscrizioni si perfezionano con l’invio dell’apposita scheda al seguente indirizzo e-mail: geosport@geoweb.it entro il 15 gennaio 2012 accompagnate dalla ricevuta di pagamento della quota di iscrizione di euro 15,00 per ogni gara che si intende disputare e di euro 30,00 per la tessera Geosport. La copertura assicurativa verrà garantita dalla A.S. Geosport tramite il pagamento della tessera obbligatoria. I versamenti per le quote di iscrizione alle gare e per la tessera Geosport dovranno essere eseguiti secondo le seguenti coordinate bancarie: “Geosport, via Barberini n. 68, Roma, Monte dei Paschi di Siena, codice iban: IT 83F0103017103000001798014”. Art. 5 - Alla gara di slalom gigante e alla gara di slalom speciale potranno partecipare un massimo di 200 atleti. Alla seconda manche (sia per lo speciale sia per il gigante) prenderanno parte i primi quaranta classificati nella prima, comprendendo almeno i primi tre per ogni categoria. Nel caso siano iscritti più di 200 concorrenti l’organizzazione si riserva di predisporre o due tracciati di slalom, uno riservato ai simpatizzanti, ai pensionati e ai praticanti o disputare una sola manche. La gara di snowboard si articolerà in un’unica manche, sul tracciato della seconda e/o unica manche dello slalom gigante. La gara di combinata sarà articolata su due prove, una di slalom gigante e una di fondo. Ogni prova assegnerà ai concorrenti il punteggio determinato come all’articolo 9. La classifica verrà quindi stilata sommando i due punteggi ottenuti e risulterà vincitore il concorrente che avrà totalizzato il miglior punteggio, in caso di parità si conteranno i tempi. Art. 6 - La giuria, che deciderà inappellabilmente su ogni reclamo, sarà composta da tre membri designati dall’A.S. Geosport, da quattro caposquadra (o loro delegati) sorteggaiati dalle squadre partecipanti e dai giudici di gara. I pettorali verranno consegnati all’ufficio gara presso il ristorante “Il Verde” (sito sul parterre di arrivo delle gare di sci alpino e partenza per le gare di fondo) secondo i seguenti orari: – fondo 10 km tecnica libera e 5 km tecnica classica tra le ore12,00 e le ore 13,00 di giovedì 19 e venerdì 20 gennaio; – gare slalom speciale e slalom gigante tra le ore 7,30 e le ore 8,15 di venerdì 20 104 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
sabato 21 gennaio; – per la gara di snowboard tra le ore 12,00 e le ore 12,30 di sabato 21 gennaio. I concorrenti appartenenti a squadre Nazionali (A-B-C) o punteggi Fisi fino a 80 punti e oltre, dovranno dichiararlo all’atto dell’iscrizione, pena l’esclusione dalla classifica finale e partiranno ultimi. Art. 7 - L’ordine di partenza per ogni gara verrà predisposto come segue: 1 - Geometri femminile e “simpatizzanti”, praticanti femminile; 2 - Geometri maschile (veterani A4 A3 A2 A2 seniores, punteggiati fino a 80 e oltre); 3 - Simpatizzanti, praticanti maschile. Art. 8 - È istituito un trofeo che sarà assegnato a titolo definitivo al Collegio vincitore. Ottengono i punti i primi 30 classificati per ogni categoria geometri (maschile e femminile) nelle gare di slalom speciale, slalom gigante, fondo tecnica libera, fondo tecnica classica e snowboard. Punteggio per assegnazione trofeo: 9° classificato 9 punti 1° classificato 30 punti 10° classificato 7 punti 2° classificato 25 punti 11° classificato 5 punti 3° classificato 22 punti 12° classificato 4 punti 4° classificato 19 punti 13° classificato 3 punti 5° classificato 17 punti 14° classificato 2 punti 6° classificato 15 punti 15° classificato 1 punti 7° classificato 13 punti 8° classificato 11 punti Il trofeo verrà assegnato al Collegio primo classificato. A tutti i concorrenti verrà offerto un gadget di partecipazione. Saranno premiati: 1° assoluto per ciascuna gara (Campione italiano) 1° classificato per ciascuna categoria 2° classificato per ciascuna categoria 3° classificato per ciascuna categoria Nella categoria simpatizzanti, pensionati e praticanti verranno premiati i primi tre classificati (femminile e maschile) per ogni gara. Art. 9 - Eventuali reclami dovranno essere presentati alla giuria, entro i termini prescritti dagli artt. 232 - 307 - 640 del RTF, accompagnati dalla tassa di euro 25,00 che verrà restituita in caso di accoglimento del reclamo. art. 10 - Il Comitato organizzatore A.S.Geosport dichiara di aver stipulato assicurazione per la responsabilità civile per i rischi derivanti dall’organizzazione delle gare. Art. 11 - I partecipanti alle gare prima del ritiro dei pettorali di partenza dovranno consegnare al Comitato organizzatore il certificato o la dichiarazione sostitutiva del certificato di sana e robusta costituzione rilasciato dal proprio medico, o dichiarazione sostitutiva di responsabilità, senza il quale non avranno diritto a gareggiare. Art. 12 - Il Comitato organizzatore si riserva di apportare al presente regolamento le modifiche che si rendessero, a suo giudizio, necessarie. Si riserva inoltre di annullare singole gare o l’intera manifestazione in caso di avverse condizioni atmosferiche o in mancanza di neve. Art. 13 - Per quanto non previsto dal presente regolamento valgono le norme contenute nel RTF e nell’agenda dello sciatore 2011/2012. Il presidente della A.S. Geosport Gian Luca Musso
RECENSIONI
È disponibile il quinto numero del bollettino elettronico “Il geometra risponde”
“I
l geometra risponde” è un dossier diffuso esclusivamente per posta elettronica, pensato e realizzato per informare il cittadino, le aziende e la pubblica amministrazione sui più vari temi dei settori delle costruzioni, dell’ambiente e del territorio. Come cittadini nella nostra vita quotidiana ci troviamo spesso nella situazione in cui occorre effettuare dei lavori, degli interventi tecnici su cui dobbiamo decidere che cosa fare, come intervenire e quando. Ad esempio per rifare la facciata del condominio, sostituire un impianto, ristrutturare l’abitazione, valutare un terreno per l’acquisto o la vendita, ecc. In tutti questi casi è utile disporre di informazioni che ci facilitino la scelta delle migliori soluzioni. “Il geometra risponde” è un progetto innovativo dei Collegi geometri e geometri laureati di Torino e provincia, Consulta dei geometri e geometri laureati della Lombardia, Collegio dei geometri e geometri laureati di Padova e provincia che ha proprio la finalità di presentare come si svolgono le attività durante gli interventi tecnici: le esigenze del cliente; come si valuta il caso tecnicamente; la preparazione del preventivo; le fasi di lavoro e l’assistenza tecnica. In ogni dossier de “Il geo106 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6
metra risponde” si sviluppa un argomento specifico su Costruzioni, Ambiente e Territorio. Per la realizzazione di ogni numero è prevista la collaborazione tecnica di aziende produttrici di materiali e prodotti utilizzati nei casi illustrati. Il dossier viene inviato gratuitamente via e-mail a circa 26.000 iscritti ai Collegi dei geometri di Torino e provincia, delle province di Mi-
lano, Monza e Brianza, Lecco, Como, Varese, Pavia, Bergamo, Brescia, Sondrio, Mantova, Lodi, Cremona, e Padova. “Il geometra risponde” è un dossier che si compone di due parti principali: l’Introduzione e Il caso tecnico. L’Introduzione è una parte introduttiva di narrazione e di fantasia che illustra un intervento tecnico del geometra. Introduce l’argomento che viene sviluppato nella parte
centrale. Il caso tecnico è la parte stampabile e personalizzabile del dossier. Vi è presentato in forma semplificata l’argomento tecnico, fornendo così uno strumento con cui il progettista può illustrare al pubblico più ampio come si svolgono i lavori nel caso specificamente trattato. Come utilizzare “Il geometra risponde” “Il geometra risponde” è nato con la finalità di essere strumento di facilitazione per il geometra nel presentare come si svolgono le attività nei vari casi di intervento professionale. Le pagine dove si sviluppa il caso tecnico sono state studiate proprio per essere stampate e personalizzate nella pagina finale al fine di essere fornite al cittadino, all’azienda, alla pubblica amministrazione. Per consultare e scaricare il materiale pubblicato è necessario utilizzare il collegamento predisposto nel settore comunicazioni del nostro sito internet, oppure accedendo al sito del Collegio provinciale di Monza e Brianza www.collegiogeometri.mb.it al percorso: Download-riviste. ❑
Novità di Legge a cura del geom. Alfredo Dellaglio
Finalità della rubrica è di contribuire all’informazione sull’emanazione di leggi, decreti e circolari pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica e sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia. I lettori della rivista che sono interessati ad approfondire i contenuti delle norme sopra elencate potranno consultare gli organi ufficiali (GU e BURL) presso il Collegio dei Geometri.
Decreto Presidente Repubblica 1agosto 2011 n.151 (G.U. 22 settembre 2011 n.221) Regolamento recante semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione incendi a norma dell’art 49, comma 4-quater, del DL 31 maggio 2010 n. 78 convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010 n.122 (in vigore dal 7 ottobre 2011) Individuate tre categorie di attività: ”A-B-C” soggette ai controlli di prevenzione incendi, in base alle dimensioni dell’impresa, al settore di attività, all’esistenza di specifiche regole tecniche e all’esigenza di tutela della pubblica incolumità. Per quelle meno complesse non è più richiesto il parere preventivo di conformità. Oltre alla citata semplificazione il decreto ha anche l’obiettivo di raccordare la vigente disciplina in materia di prevenzione incendi alla disciplina della Scia(Segnalazione certificata di inizio attività) e con quella dello sportello unico per le attività produttive(SUAP). Decreto Legislativo 6 settembre 2011 n.159 (G.U. 13 ottobre 2011 n. 226 Supplemento Ordinario n.214) In vigore dal 13/10/2011 Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia, a norma degli articoli 1 e 2 della Legge 13 agosto 2010 n.136 Le nuove misure di prevenzione e le nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia, l’Istituzione della Banca dati nazionale unica della documentazione antimafia e le modalità per il rilascio della comunicazione antimafia e della informazione antimafia sono riferite ai contratti pubblici. Decreto Ministero Sviluppo Economico 4 agosto 2011 (G.U.19 settembre 2011 n. 218) Integrazioni al decreto legislativo 8 febbraio 2007 n. 20, di attuazione della direttiva 2004/8/CE sulla promozione della cogenerazione basata sulla domanda di calore utile al mercato interno dell’energia, e modifica dalla direttiva 92/42/CE.
15 anni alle unità abbinate a reti di teleriscaldamento. Circolare Min.Lavoro e Politiche Sociali 8 agosto 2011 n. 21 Verifiche periodiche delle Attrezzature di lavoro – Primi chiarimenti in ordine al contenuto delle istanze di cui al punto 1.1 dell’Allegato III al D.M. 11/4/2011. Linee Guida Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici 17 giugno 2011 Sono state emanate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici le linee guida per la certificazione dell’idoneità tecnica dei sistemi di precompressione a cavi post-tesi; Decreto Ministero Infrastrutture e Trasporti 28 giugno 2011 (G.U. 6 ottobre 2011 n.233) Disposizioni sull’uso e l’installazione dei dispositivi di ritenuta stradale, Il Ministero ha emanato linee guida per il corretto uso e l’installazione dei prodotti sprovvisti di marcatura CE immessi sul mercato o installati entro il 31 dicembre 2010, potranno essere utilizzati fino al 21 ottobre 2012. Circolare Agenzia Entrate 24 ottobre 2011 n. 47/E Rideterminazione del valore dei terreni e delle partecipazioni detenute alla data del 1° luglio 2011. La circolare riepiloga la disciplina della rideterminazione del valore dei terreni agricoli e delle aree edificabili e per le quali sono stati riaperti i termini con il recente Decreto Sviluppo DL 740/2011) Lettera Circolare Mnistero Interno 6 ottobre 2011 n. 13061 Nuovo regolamento di prevenzione incendi - primi indirizzi applicativi. In attesa dei decreti attuativi del Nuovo regolamento, le prime istruzioni operative con l’indicazione della documentazione e della modulistica da presentare a corredo delle pratiche, e le direttive per la gestione delle richieste e del tariffario nel periodo transitorio. Circ.Regione Lombardia 4 agosto 2011 n. 10 Indicazioni per l’applicazione dell’art 13 del regolamento regionale 24 marzo 2006 n. 4 – Disciplina dello smaltimento delle acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne (BURL 12 agosto 2011 n. 32) D.Dir.Regione Lombardia 19 luglio 2011 n. 6630 Indirizzi per l’uso e la manomissione del sottosuolo (BURL 25 luglio 2011 n. 30)
Decreto Ministero Sviluppo Economico 5 settembre 2011 (G.U. 19 settembre 2011 n. 218) Definito il regime di sostegno per gli impianti entrati in esercizio dopo il 1/4/1999. Certificati bianchi riconosciuti per un periodo di IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/6- 109
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Qualunque progetto abbiate CQOP SOA vi fa i migliori auguri per realizzarlo
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Anno XXXVI N. 6 novembre-dicembre 2011
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