CittĂ intelligenti per comunitĂ intelligenti Smart city fra tecnologia, cultura, cittadinanza e partecipazione
©Energia Media srl, Milano 2015 Direttore Emanuele Martinelli Gestione del progetto Alessandro Seregni Hanno collaborato Raffaele Di Stefano, Anna Galbiati, Diego Gavagnin, Marta Mazzanti Energia Media srl Sede di Milano Via San Marco, 46 - 20121 Milano Tel. +39 02.78622540 Fax +39 02.78622540 Sede di Roma V.le Trastevere, 40 - 00153 Roma Tel. +39 06.5810501 email: comunicazione@energiamedia.it www.smartcityitalia.net www.industriaenergia.it www.cybersecurityenergia.it www.acquaoggi.it
Energia Media – EM nasce nel 2013, a Milano, dall’esperienza maturata da un gruppo di persone in oltre vent’anni di lavoro nel campo dell’informazione e delle relazioni nei settori energy e utility. EM sviluppa strategie comunicative, elabora contenuti e informazione e facilita le relazioni. La competenza nei settori energy e utility è unita alla conoscenza di un tema sempre più centrale: le città “smart”. Il nostro approccio è fortemente orientato verso chi vive il territorio: Pubblica Amministrazione, industria, cittadini.
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CittĂ intelligenti per comunitĂ intelligenti Smart city fra tecnologia, cultura, cittadinanza e partecipazione
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SmART City Italia Le Smart City sono città che diventano “intelligenti” grazie all’impiego di tecnologie in continua evoluzione. Città efficienti che erogano servizi ad alto valore aggiunto. Si tratta certamente di un importante passo in avanti, ma che da solo non basta. Le città sono innanzitutto il luogo dove le persone abitano, lavorano, creano opportunità, spendono il loro tempo libero e dunque, costruiscono le proprie vite. Una città smart è anche un luogo dove si creano solide e profonde relazioni fra gli abitanti che non siano solo vincolate da ragioni di lavoro o di interesse. In essa deve prendere forma la comunità, intesa come spazio fecondo dove tutti possano essere inclusi, sentirsi partecipi, esprimere le proprie attitudini e nel caso possano trovare sostegno e aiuto. Uno spazio solidale in senso ampio. L’ART, scritto tutto in maiuscolo è il simbolo della nostra proposta. Le idee e l’arte diventano “cosa pubblica”, etica prima che estetica, un nuovo modo per dialogare, connettersi, confrontarsi, essere resilienti ovvero capaci di riprogettarsi mutevoli e dinamiche nel contemporaneo. Grazie alla potenzialità delle arti e alle applicazioni delle nuove tecnologie, le città trovano nuove forme di vita, con la creazione di servizi, posti di lavoro, opportunità economiche e capacità da parte dei cittadini di “far fruttare” l’arte in cui sono immersi. SmART City, ovvero città intelligenti e belle. Città che rendono felici coloro che vi abitano, lavorano, passano momenti di tempo libero. Città dove i servizi funzionano, sono integrati ed efficienti oltre che ambientalmente sostenibili. Città solidali, partecipate, inclusive. Città dove le diverse componenti, pubbliche e private (dalle istituzioni alle imprese fino alla ricerca, alle associazioni e alle reti civiche) dialogano e collaborano attivamente alla realizzazione di progetti comuni di sviluppo - sostenibile - sul territorio. Il presente ebook prende spunto dalle riflessioni e dai dibattiti emersi durante la tre giorni SmART City Italia > Palermo (27-28-29 novembre 2014). Il racconto illustrato di quei giorni è disponibile gratuitamente su piattaforma ISSUU e iBookStore
A destra: Illustrazione per la prima edizione di Utopia di Tommaso Moro (1516).
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Prefazione Leoluca Orlando*
Assistiamo sempre più alla disumanizzazione dei rapporti fra le persone. Ognuno di noi, secondo recenti studi, consulta lo schermo del proprio smartphone fra le 150 e le 220 volte al giorno. Le parole digitate si stanno sempre più sostituendo ai rapporti umani reali. Siamo dunque destinati ad essere sempre più soltanto schiavi di una tecnologia che, pensata per aiutare e rendere più felice la vita, rischia piuttosto di renderci lontani dalla realtà? Non possiamo negare che oggi questo sia un rischio. Un rischio evidente anche sul piano della partecipazione democratica: ai grandi, grandissimi numeri dei social network, “luoghi” nei quali la partecipazione rischia di essere un esercizio puramente virtuale, corrisponde una sempre maggiore disaffezione alla vita politica e amministrativa delle nostre comunità, di cui l’astensione dal voto è la parte più evidente. Gli amministratori pubblici hanno quindi un grande compito che, non paradossalmente, deve vederli accanto ed alleati con coloro che la tecnologia conoscono e promuovono, perché non è certo questo il momento di chiuderci in anacronistici appelli al “ritorno al passato” né di demonizzare la tecnologia in quanto tale. Dobbiamo sempre più creare e promuovere strumenti di conoscenza facilmente accessibili, che siano strumenti di condivisione e circolazione delle idee e quindi di controllo e partecipazione vera. Appare piuttosto urgente e necessario, e in questa direzione si muove questo ebook, che quel percorso già avviato dal movimento delle “Smart city” diventi percorso condiviso e diffuso, prima di tutto come movimento culturale, per il recupero di una dimensione “strumentale” delle nuove tecnologie e perché attraverso di esso si sviluppi un nuovo senso di comunità: una comunità intelligente perché partecipata e partecipata perché intelligente. A destra: Illustrazione per l’edizione dell’opera Nuova Atlantide di Francis Bacon (1627).
*Sindaco di Palermo
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Riflessioni introduttive
Tecnologia sì, se espande la libertà nella comunità Diego Gavagnin* Smart City. La città intelligente, il futuro prossimo delle metropoli in espansione. Centro di aggregazione di persone, culture, opportunità. Il termine intende un processo di innovazione tecnologica che grazie a svariate applicazioni dovrebbe aumentare il grado di “intelligenza” delle nostre città: per agevolare la vita dei cittadini, l'accesso ai servizi sociali e sanitari, la mobilità pubblica e privata e quanto altro le imprese e i “maker faire” sapranno ideare e proporre. Nella realtà però il termine smart, applicato alle città ed ai connessi temi energetici e tecnologici, è terribilmente abusato, tanto che spesso si rischia di perderne l'autentico senso, lasciando la sgradevole sensazione o palesando il rischio di uno sviluppo tecnologico incapace di inter leggere la realtà metropolitana. Quindi fine a se stesso, o al limite finalizzato esclusivamente agli affari. Viene da chiedersi: la penetrazione diffusa e pervasiva delle nuove tecnologie dell'informazione e delle telecomunicazioni nella vita nelle città, nelle case, nei condomini, nelle strade, aumenterà o ridurrà la capacità di comunicare ed interagire? Aumenterà o ridurrà la distanza tra le persone, e tra queste e l'Amministrazione? Cresceranno o si perderanno forse per sempre il senso di comunità, l'intraprendenza solidale, lo spirito civico, il senso di partecipazione ad un obiettivo comune?
*senior advisor Energia Media
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Energia Media, società che si occupa professionalmente della promozione delle tecnologie che supportano le Smart City, ha sentito l’impellenza di queste domande. E’ nata così l’idea di interrogare ed interagire con le istituzioni cittadine, il mondo della cultura e dell'arte, dell'associazionismo e del volontariato, con iniziative che coinvolgessero direttamente anche i cittadini in momenti di riflessione partecipata, in concerti, esposizioni d'arte e fieristiche ed altri momenti aggregativi e di confronto. Ciò che qualifica una città come intelligente non può essere il mero grado di pervasività delle tecnologie, bensì deve trovare la ragione d'essere nei cittadini, nelle loro intime esigenze di qualità della vita, come persone e come partecipanti alla collettività. E allora il dialogo con gli artisti, la cui sensibilità è in grado di immaginare ed anticipare i fenomeni sociali, gli stili di vita, il cangiante senso del bello, con i filosofi per ridisegnare il senso autentico della comunità, con gli architetti che devono materialmente plasmare la forma e la funzionalità della città, con gli ingegneri che devono dare solidità e durata ai sogni ed ai bisogni. Poi il confronto e l'interazione con le imprese ed i fornitori di servizi locali, nazionali e internazionali, da cui dipendono in buona parte la qualità della vita delle città e dei suoi abitanti. L'esperienza di Palermo, descritta in questo report, ha fatto emergere i molti problemi e le difficoltà soprattutto culturali, che si frappongono all'introduzione veramente partecipata delle nuove tecnologie, difficoltà accentuate dalla crisi economica e dalla profonda divisione tra chi sa usare i nuovi strumenti informatici e chi no. Palermo rappresenta per Energia Media l'inizio di una presa di coscienza della sterilità di una diffusione di nuove tecnologie che non siano intimamente vissute dai cittadini e ne risolvano reali esigenze, e non nuove e magari inutili imposte dalla comunicazione. Innovazioni sentite ed utilizzate come individui e società, come espansione delle proprie opportunità di vita e di relazione. Questa presa di coscienza ha riguardato da una parte il ruolo che devono svolgere la politica e le amministrazioni, chiamate a gestire il gravoso compito di coniugare il doveroso impulso al cambiamento con la gestione di situazioni sociali ed economiche complesse, dall'altro il ruolo etico e di responsabilità sociale che devono assumere le imprese. Tecnica e tecnologia devono saper espandere libertà e partecipazione alla comunità, per ottenere partecipata crescita sociale.
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L’umanesimo della tecnologia nelle comunità intelligenti Eleonora Riva Sanseverino*
Il deterioramento della qualità della vita umana in molte città che sono cresciute con ritmo tumultuoso e sono diventate invivibili ed inefficienti nell’impiego delle risorse primarie (energia ed acqua) pone il problema di ripensare l’approccio alla pianificazione dello sviluppo dei territori e delle città. La complessità associata al tema dello sviluppo sostenibile non è facilmente affrontabile con gli strumenti oggi a disposizione dei saperi distinti. “Le conoscenze frammentarie ed isolate possono diventare una forma d’ignoranza se fanno resistenza ad integrarsi con una visione più ampia della realtà.”…”Oggi l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani e dalla relazione di ciascuna persona con se stessa, che genera un determinato modo di relazionarsi con gli altri…’. Tale visione più ampia ricomprende la tecnologia solo come ‘strumento’ per una migliore condivisione delle risorse e non come fine ultimo nell’implementazione del concetto di smart city.
* Professoressa di Smart grids e Componenti e sistemi elettroenergetici Università degli Studi di Palermo
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Un’analisi del ciclo di vita per ciascuna delle azioni identificate dalle amministrazioni locali per l’incremento dell’efficienza delle città consentirebbe di preservare l’ambiente (smart environment) e la dimensione sociale anche attraverso una piena condivisione dei cittadini. D’altra parte, non bisogna tralasciare il ruolo della formazione nella crescita culturale delle comunità (smart people), che oggi più che mai sono chiamate a condividere ed esprimere un parere consapevole sugli indirizzi politici della smart governance delle città. Quindi certamente coinvolgimento dei cittadini, ma anche pervasività dell’informazione e libertà culturale nella ricerca e nella formazione. La promozione dell’accoglienza come valore fondante dell’arricchimento culturale dei territori, la tutela dei deboli all’interno delle comunità e la promozione di un sistema socio-economico che sia in grado di integrare il contributo di ciascuno sono la sfida degli amministratori delle moderne comunità intelligenti. Il grado di soddisfazione dell’individuo nel vivere in un ambiente urbano accogliente e la sua libertà di espressione anche creativa (smart living) devono infatti essere preoccupazioni primarie degli amministratori delle smart city. La possibilità di svolgere un lavoro creativo per i cittadini e il dovere degli amministratori di promuovere un’economia dal basso fatta anche di piccole e medie imprese territoriali sono infine gli ingredienti alla base della smart economy. Una comunità intelligente è quindi il luogo nel quale si realizza un nuovo umanesimo della tecnologia; un organismo vitale in cui ogni parte è in relazione con le altre, che non consuma risorse che dovrebbero essere dedicate alle generazioni future, che non pretende di dominare l’ambiente, ma che usa la tecnologia per incrementare l’efficienza energetica, innalzare il livello culturale e consentire la condivisione delle risorse.
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L’invenzione della stampa. In alto: Una pagina della cosiddetta Bibbia di Gutemberg, primo libro stampato con la nuova tecnica dei caratteri mobili (1452-1456). Conservata presso il Ransom Center of the University of Texas, Austin.
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Da Palermo, le idee per la città del futuro Ogni città è intelligente a modo suo, soprattutto nel nostro Paese, dove la ricchezza sta proprio nella molteplicità di vocazioni, caratteri, culture. Riflettere sulla smart city significa riflettere sul futuro della città, luogo privilegiato dagli esseri umani per trascorrere e realizzare le proprie vite. In questo senso, la SmART City può divenire cuore di una nuova strategia di sviluppo per il Paese?
Tra le parole “Smart” e “City” è fondamentale porre l’accento sulla seconda. Perché è la seconda il vero oggetto della sfida del futuro
Partiamo da una domanda: quando è ancora attuale e rappresentativa l’espressione “smart city”? Per MAURIZIO CARTA, professore di Urbanistica presso l’Università degli Studi di Palermo, “smart city” è diventata un’espressione entrata nell’uso comune che, tuttavia, avrebbe bisogno di essere riconsiderata, rivista nei suoi significati, anche profondi. Una parola che da sola non funziona più. Non negando l’importanza rivestita al momento della sua introduzione nel lessico, attualmente ha perso parte della sua forza e del suo significato. Il soggetto principale, allora, non può che essere la città stessa. Ecco perché tra le parole “smart” e “city” è fondamentale porre l’accento sulla seconda. Perché è la seconda il vero oggetto della sfida del futuro. La città è stata, sin da subito, un potente motore nello sviluppo delle civiltà. Circa 8 mila anni fa, degli individui hanno fondato Uruk, in Mesopotamia, convinti nel voler dare vita a un luogo dove poter cooperare, vivere più sicuri, poter realizzare i propri progetti ed esprimere le proprie attitudini. Inoltre, l’idea che le città dovessero essere “intelligenti” non è un’invenzione degli ultimi anni. Basta pensare a un affresco del 1339 “Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo sulla città e sul contado” di Ambrogio Lorenzetti contenuto nel palazzo Pubblico di Siena nella sala dei Nove. Si tratta, in quel caso, di una smart city ante litteram, un luogo, una città bella, curata, mantenuta, che tiene insieme il sistema decisionale ma non dimentica l’ultimo dei lavoratori, anzi lo agevola, che guarda alla dimensione urbana ma non perde quella produttiva, insieme a quella naturale. Uno spazio che unisce tutti gli elementi. Un modello di città intelligente, sostenibile, resiliente. Lo dice Steven Johnson nel libro “Dove nascono le grandi idee. Storia naturale dell’innovazione”, in cui uno dei più importanti scienziati divulgatori americani prende come modello la città medievale italiana considerandola - insieme al web o alla barriera corallina - uno straordinario esempio di ecosistema forte, mirabile modello di innovazione e di creatività. Lo studioso americano ricorda, inoltre, che la città nasce per essere un ambiente di condivisione, di cooperazione, di integrazione tra i componenti e di bellezza. Sembra che, dopo secoli, la smart city esca dai libri di storia dell’arte per entrare nell’agenda politica.
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In alto: Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in città, 13381340, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena.
Le vere smart city sono, infatti, il risultato dell’unione, della combinazione creativa, della interazione feconda di diversi elementi quali le persone, l’ambiente, gli stili di vita e le forme di socialità, l’economia, la mobilità, l’energia. La smart city non si potrà mai sottrarre a una dimensione di innovazione tecnologica, fondamentale per un suo sviluppo. Tuttavia, essa dovrà utilizzare la tecnologia come fattore abilitante per tutti gli altri elementi in maniera da renderle vive e operanti. Nella tre giorni – e tre notti – palermitana questa metamorfosi della interazione cyber/physical è accaduta grazie all’unione di soggetti diversi, rappresentanti delle differenti componenti e sensibilità della smart city.
Le vere Smart City sono il risultato dell’unione, della combinazione creativa, della interazione feconda di diversi elementi quali le persone, l’ambiente, gli stili di vita e le forme di socialità, l’economia, la mobilità, l’energia.
Oggi, il progetto SmART City Italia dispone di una caratteristica che tanti appuntamenti incentrati sulle Smart City non hanno: saper riequilibrare il peso e l’incidenza della tecnologia nelle città. In questo modo – pur mantenendo una posizione di rilevanza – lo sviluppo tecnologico smette di essere considerato come la principale, se non l’unica, componente della “città intelligente”. Ma soltanto una delle sue parti. A questa potente invenzione – che noi chiamiamo città – con il passare dei millenni, si sono aggiunti degli aggettivi che ne hanno descritto, via via le peculiarità e i caratteri salienti. Ma sempre di città si tratta. E l’agget15
tivo “smart” non è che l’ultima e importante specificazione a cui prestare cura e attenzione. È fondamentale coinvolgere chi la città la vive, ne occupa gli spazi. Il concetto di “comunità intelligente” è, a questo proposito, più esplicativo e calzante.
Per CESARE LAPIANA, assessore all’Innovazione e all’Ambiente del Comune di Palermo, ragionare sulle smart city significa soprattutto ragionare sulla città nella sua interezza, progettarne lo sviluppo futuro, decidere cosa questo organismo complesso e vitale desidera diventare. Per farlo è fondamentale coinvolgere chi la città la vive, ne occupa gli spazi. Il concetto di “comunità intelligente” è, a questo proposito, più esplicativo e calzante. SmART City Italia, con l’obiettivo di unire arte, cultura, turismo e innovazione tecnologica, si configura come l’occasione per creare legami trasversali tra le diverse componenti di una città e per far incontrare soggetti che spesso – tutti insieme – non hanno l’opportunità di confrontarsi. Amministratori, imprenditori, ricercatori, esponenti della cultura e delle associazioni, cittadini desiderosi di partecipare e dare il proprio contributo alla vita della comunità. In un modo nuovo, integrando tecnologia e bisogni reali, per programmare interventi durevoli, per creare servizi efficienti e spazi di socialità che arricchiscano e diano senso proprio al concetto di comunità. Passi indispensabili per dare vita a una nuova coscienza. Per costruire una smart city è necessario prendere in considerazione la città nella sua totalità. Come spiega INA MACAIONE, assessore ai Sassi e all’Urbanistica del Comune di Matera, bisogna partire con il confronto costruttivo con le varie componenti che costituiscono una città e cercare di declinare le idee smart nel concreto. Partendo dal raccontare la città - “la grande invenzione” - per citare lo storico Fernand Braudel, incontrando le persone, servendosi di tutto ciò che è smart, dalla tecnologia ai social network, in un’ottica di interdisciplinarità che coinvolga architettura, urbanistica, sociologia e antropologia.
Sono gli artisti coloro che possiedono la maggiore capacità di visione e sintesi.
In questo racconto non possono essere esclusi gli artisti. Per ENZO FIAMMETTA, direttore Fondazione Orestiadi, l’arte comunica meglio rispetto ai canali consueti perché gli artisti hanno capacità di visione e sintesi. Anche quando si tratta di unire il linguaggio dell’arte con quello della tecnologia. Un legame che ha un’origine lontana come nel caso della fotografia. Sin dall’inizio, le fotografie non si limitavano a espressioni di pura tecnica ma acquistavano un senso altro e differente; l’arte riusciva a dare una proiezione in avanti lasciando trasparire dei territori non indagati dai più.
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La capacità di visione degli artisti nel loro interpretare o reinterpetare la tecnologia appare evidente in altri due casi, molto specifici ma significativi. Il primo si riferisce a “La Casa Elettrica”, esposta nel 1930 in occasione della IV Esposizione Triennale Internazionale delle Arti Decorative ed Industriali Moderne di Monza, in cui venivano mostrate tutte le più avanzate tecnologie dell’epoca. Il secondo rimanda agli anni Settanta e a un esperimento realizzato dall’architetto Ugo La Pietra chiamato “La Casa Telematica”. Oggi, tuttavia, il ruolo dell’artista è cambiato quanto è mutata la società nel suo complesso. Il clima culturale odierno è molto diverso rispetto a quello degli anni Sessanta e Settanta e alle mutate interpretazioni – anche da un punto di vista valoriale – di concetti quali solidarietà e di comunità. E, di conseguenza, l’intervento dell’artista in città e sulla città. Un altro aspetto importante che coinvolge nel profondo una città intesa anche come comunità locale territoriale è il riflettere sulla propria attuale identità. E anche in questo caso le persone più adatte ad affrontarlo sono gli artisti. È sufficiente pensare all’identità mediterranea. Il tema è tanto profondo quanto sfuggente, difficile da
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A sinistra, (dal basso): Bansky, Sweep at Hoxton, Londra / Loggia delle cariatidi, V sec. a.C., Acropoli, Atene / Antoni Gaudì, Casa Batló, 1875, Barcellona / Anonimo, Città
definire poiché la stessa identità è fatta da nuove relazioni multiculturali, che emergono in maniera più chiara proprio dalla musica e dalle arti. Quindi, per poter ragionare sulla nuova identità delle città, sulla pluralità di influenze e contaminazioni, è necessario aprirsi e ascoltare a ciò che arte e
ideale, fine XV sec., Galleria Nazio-
musica propongono.
nale delle Marche a Urbino.
Ciò non significa che il nostro quotidiano e la nostra vita non cambino: non si modificano le necessità reali. Senza dubbio nell’attesa della città intelligente, nell’evoluzione costante delle cose, nel procedere della vita, sembrano mancare le emozioni. Ciò che manca o è presente in maniera minore è una reale aspettativa rispetto alla dimensione collettiva e al processo di comunità. Oggi, rispetto a quarant’anni fa, quando il progetto di comunità era collettivo, è individuale e personale. Ognuno trova le emozioni solo dentro se stesso. FABIO MONTAGNINO, direttore del Consorzio Arca, afferma che ogni intervento sulla città deve partire da una riflessione sugli obiettivi che si desidera raggiungere. La trasformazione di una città, intesa come luogo di appartenenza a una comunità, deve comportare un ragionamento di sistema, condiviso e collettivo. Nello specifico, è indispensabile che la dimensione di cambiamento diventi un tema popolare e in grado di far sì
La trasformazione di una città, intesa come luogo di appartenenza a una comunità, deve essere un ragionamento di sistema, condiviso e collettivo.
che il cittadino voglia davvero la trasformazione del luogo in cui abita. A Palermo e, più in generale in Italia, è necessario un trasferimento di queste cifre nel pensiero collettivo, da elitario e d’avanguardia a condiviso. Chiunque immagini operazioni di trasformazione deve impegnarsi quotidianamente per fare in modo che tale pensiero si diffonda. Progettare città intelligenti e dunque affrontare il tema della smart city significa anche fuggire alla frammentarietà dei tanti progetti che sono stati portati avanti in questi anni. SIMONA VICARI, sottosegretario Ministero dello Sviluppo Economico, spiega come per la prima volta il governo nazionale abbia deciso – come elemento strategico – di individuare nel MiSE l’unico soggetto interlocutore per il raccordo di tutte le attività legate al tema smart city. Una scelta politica importante e carica di conseguenze future ma che in questa prima fase è stata soprattutto di ricognizione e di messa a sistema di tutte le conoscenze e le pratiche che sono state portate avanti fino ad ora. Se nel nostro Paese la smart city è vista ancora alla stregua di un progetto di informazione e miglioramento ambientale, in altre nazioni – con gli Stati Uniti in testa – i progetti di smart city sono considerati alla stre-
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gua di vere e proprie politiche di sviluppo economico-industriali. Una diversa interpretazione carica di conseguenze quando si tratta di attivarsi davvero per realizzare servizi pubblici di qualità, standard di vita e operatività per i cittadini e per le imprese, nuove opportunità di lavoro attraverso un innovativo ecosistema imprenditoriale; oltre che – naturalmente – di un miglioramento ambientale attraverso le azioni dei singoli cittadini. Un cambio di mentalità e di approccio che devono radicarsi anche in ItaLa smart city deve diventare l’opportunità per dare l’avvio a un nuovo rinascimento per le città italiane.
lia. A partire dalla modalità con cui procedere per dare forma e tradurre in pratica i progetti. In questo senso pubblico e privato possono e devono lavorare in partnenariato, elemento indispensabile per una reale programmazione delle azioni e per l’attivazione di risorse economiche (come i fondi di Horizon 2020 dimostrano). La smart city deve diventare l’opportunità per dare l’avvio a un nuovo rinascimento per le città italiane, tra efficienza energetica, attenzione ai costi, servizi, sulla base delle esigenze dell’utenza, integrazione tra rete elettrica intelligente, internet, tecnologie mature e innovazione di frontiera generate da start up. La comunicazione è una parte, seppur importante, di questo processo. Specialmente quando si tratta di spingere sull’inclusione sociale, sulla partecipazione attiva dei cittadini, sul loro essere informati e a conoscenza delle potenzialità di ciò che è stato realizzato. Il MiSE ora deve operare in direzione di una sistematizzazione e semplificazione della mole di informazioni disponibili e dei tanti progetti attivi. Una galassia frammentata che deve essere semplificata e ridotta, ponendo criteri più chiari anche sulla stessa definizione di smart city (e di caratteri che rendono una città tale). Il nuovo approccio vuol essere il più possibile completo, olistico. In passato – ed era comprensibile – si è puntato molto sulle tecnologie, unendo strettamente ad esse il concetto stesso di smart city. Oggi le tecnologie rimangono importanti, ma emergono anche i temi dell’accessibilità alle stesse, della partecipazione, della socialità, della qualità della vita e delle relazioni, in una virtuosa e fertile integrazione fra le diverse componenti della città. Per CLEO LI CALZI, assessore al Turismo Regione Sicilia, in Italia e ancor di più in una regione come la Sicilia, il concetto di smart city non può essere svincolato da un settore con un peso tanto rilevante quanto il turismo. Secondo i dati di Bankitalia, infatti, quello turistico è l’unico settore nel Paese che non è stato toccato dalla crisi economica. Anche in Sicilia dove
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In alto: Filarete, progetto di
la stagnazione economica è grave, il turismo costituisce ancora un fattore
Sforzinda, 1464.
di crescita, pur con delle difficoltà dovute a una non sempre ottimale organizzazione del sistema. In questo caso poi l’aggettivo smart deve superare i confini cittadini, allargando il campo di analisi e azione al territorio in cui le città sono contenute. Di conseguenza, i servizi smart pensati per esse, in ottica turistica, dovranno essere estesi anche alla Regione, in maniera da creare un ambiente competitivo che attragga investimenti e una nuova governance in termini di strategia e pianificazione, in grado di aumentare il valore del territo-
L’aggettivo smart deve superare i confini cittadini, allargando il campo di analisi e azione al territorio in cui le città sono contenute.
rio anche in una logica di inclusione dei cittadini e dei turisti. L’obiettivo è arrivare a una sempre minore distinzione tra gli uni e gli altri, così da offrire servizi di alto livello ad entrambi. Anche perché il turista, per il tempo del suo soggiorno, pur non essendo ufficialmente un “residente”, di fatto risiede sul territorio siciliano come un qualsiasi cittadino. In questo senso la creazione e implementazione di infrastrutture digitali possono aumentare le opportunità di sviluppo. Così come una rete di trasporti solida ed efficiente. E i finanziamenti previsti con i fondi europei stanziati all’interno del programma 2020 diventano occasioni da non mancare. Se il punto di partenza sono senza dubbio le grandi città, il territorio deve operare e attrezzarsi per diventare “intelligente”. È importante ragionare 20
in termini strategici, trovare sinergie, connettendo il territorio con i motori di sviluppo a maggior concentrazione come sono le città e creando con esse un dialogo competitivo, in grado di generare frutti. Servizi al cittadino funzionanti ed efficienti: ecco il tratto distintivo di una città smart. Alla loro realizzazione concorrono diversi soggetti, primi fra tutti le società municipalizzate che si occupano della gestione dell’illuminazione, della distribuzione di energia elettrica, gas, acqua, trasporti e mobilità, e smaltimento dei rifiuti. MARIO LI CASTRI, di AMG Energia e Comune di Palermo, è convinto che una società per azioni comunale ha il doUna società per azioni comunale ha il dovere di partecipare a una riflessione sulla smart city.
vere di partecipare a una riflessione sulla smart city. AMG si occupa di distribuzione di energia, della rete del gas e della pubblica illuminazione. La società è passata dall’essere una municipalizzata a un’azienda speciale, una società per azioni partecipata dal Comune. AMG si è trasformata e, non senza difficoltà, operando moderne scelte nell’utilizzo delle reti di energia, provando per la prima volta sistemi di smart grid per il gas trasformando il sistema di lettura dei contatori in qualcosa di intelligente. È iniziato un dialogo con 140.000 utenti, creando una rete diffusa che restituisce informazioni e consente di essere efficienti anche ai fini della sicurezza. Il rifacimento degli impianti ha permesso non solo una logica riduzione consumi, ma ha consentito di far diventare il sistema della rete intelligente e al servizio della città. Ugualmente importante è l’aver iniziato un lavoro sinergico con le altre società partecipate fornendo tecnologie e servizi intelligenti, in una logica sempre più integrata e di sistema. Lavoro, sinergie e progettualità: tutti elementi irrinunciabili, anche se ciò che può decretare successo o insuccesso sono i cittadini, coloro che rendono viva la città. GIOVANNI MARGIOTTA, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Palermo, spiega che il ruolo dell’ingegnere è quello di dare
Il lavoro dei tecnici deve essere condotto in stretta sinergia con le altre figure interessate nello sviluppo di una smart city (informazione, partecipazione e consapevolezza degli abitanti).
corpo ai progetti, di tradurli in realtà. Un’opera che, tuttavia, da sola non basta. Il lavoro dei tecnici deve essere condotto in stretta sinergia con le altre figure interessate nello sviluppo di una smart city (informazione, partecipazione e consapevolezza degli abitanti). La partecipazione cittadini resta, infatti, un elemento centrale. Per questa ragione è fondamentale trovare un sistema facile e chiaro per raccogliere le esigenze del territorio e delle singole aree della città, per capirne e carpirne i bisogni e le esigenze. Primo passo per un’effettiva traduzione nella pratica. Un progetto ambizioso che porta con sé una sfida altrettanto ambiziosa. Nello sviluppo della smart city l’apporto dei privati è di capitale
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importanza. Senza di essi, senza il loro know-how, tecnologie e capitali non sarebbe pensabile un approcci verso “città intelligenti”. GIANLUCA STEFANINI di Vodafone Italia ritiene che sia fondamentale per le aziende essere a fianco delle amministrazioni sul territorio; per stimolare e supportare il percorso verso un’era digitale che possa portare La smart city deve uscire da una fase sperimentale per farsi realtà concreta nelle città. E la partnership tra amministrazioni cittadine, grandi gruppi privati e Università è la strada migliore per arrivare a un risultato.
una rivoluzione al servizio del cittadino. La smart city deve uscire da una fase sperimentale per farsi realtà concreta nelle città. E la partnership tra amministrazioni cittadine, grandi gruppi privati e Università è la strada migliore per tradurre in pratica e sul territorio l’idea di città intelligente, partendo dalla richiesta fondi (con le opportunità di piani come Horizon 2020) fino all’identificazione di un quartiere o di una zona dove poter operare e realizzare una serie di interventi fra di loro coordinati in maniera da testare la consistenza dei vantaggi (di processo dei servizi) derivanti per la cittadinanza. Servizi che riguardano molti ambiti: mobilità sostenibile, sanità, comunicazioni, scuola ma anche sistema idrico per esempio. In maniera sempre più integrata e connessa. LUIGI ORIFICI di Enel ricorda lo stretto legame tra energia e città, considerando che l’80% è consumata nei centri urbani dove si stima che nel 2050 vi abiterà il 65% della popolazione mondiale. Le città, dunque, sono
L’80% dell’energia è consumata nelle città e si ipotizza che nel 2050 vi abiterà il 65% della popolazione mondiale. Le città, dunque, sono il problema da affrontare e contemporaneamente la soluzione dello stesso.
il problema da affrontare e contemporaneamente la soluzione dello stesso. Migliorando le città si potrà favorire in modo progressivo il processo di urbanizzazione. In questo senso Enel svolge un ruolo importante nel campo dell’innovazione nel mondo delle smart city. Nell’ambito delle reti, in passato, il cliente assorbiva energia in modo passivo mentre oggi è divenuto un “prosumer” che produce, consuma e rimette in rete; senza dubbio, la rete stessa può essere dunque un fattore abilitante per le tecnologie della smart city. L’integrazione tra pubblico e privato è la base su cui costruire progetti di smart city che possano tradursi in realtà concrete. Come ricorda MAURIZIO TONDI di Italtel, nel corso degli anni si è sviluppata una forte sensibilità da parte dell’amministrazione pubblica riguardo al fatto che duplicare infrastrutture per singoli servizi ai cittadini non sia la strada da seguire, ma che la chiave è costruire infrastrutture di rete che – a livello nazionale – siano fortemente condivise e interoperabili; e che consentano di aggiungere la piattaforma dei servizi digitali che trovano nella
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smart city, di cui la rete e l’infrastruttura sono gli elementi principali, un punto di arrivo. La chiave è costruire infrastrutture di rete che – a livello nazionale – siano fortemente condivise e interoperabili e che consentano di aggiungere la piattaforma dei servizi digitali.
Realizzare una smart city necessita di risorse, di investimenti e, dunque, di capitali. Le banche e gli istituti di credito non potranno sottrarsi a questa sfida. Come spiega VALERIO CAPIZZI di ING Direct, nell’ambito dei finanziamenti e dell’accesso al credito per progetti come quelli che riguardano una città intelligente o che coinvolgono l’ambito energy (efficientamento energetico, per esempio) gli istituti di credito dovranno sempre di più tenere in considerazione e comprendere le continue innovazioni spinte anche dalla ricerca.
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Le banche sentono la necessità del cambiamento e in molte stanno attrezzandosi per fare dell’innovazione una linea guida dei loro piani di sviluppo futuri.
Le banche sentono la necessità del cambiamento e in molte stanno attrezzandosi per fare dell’innovazione una linea guida dei loro piani di sviluppo futuri. Non è possibile essere estranei al mondo dell’innovazione. Da tanti centri di produzione si passa all’autoconsumo che reinventa progressivamente il mercato dell’energia e i servizi che vi sono associati. Nel settore bancario è necessario continuare a svolgere un’attività di servizi finanziari nell’ottica di un’ulteriore innovazione di cui si conosce l’origine ma di cui è più difficile individuare l’evoluzione. Il mercato di riferimento si modifica così come cambiano l’atteggiamento e il comportamento dei clienti; di conseguenza, i servizi offerti al mercato dovranno evolversi adeguandosi al nuovo panorama. I prodotti non possono essere massivi, bensì ritagliati su misura per incontrare le esigenze che la tecnologia oggi sollecita in continuazione.
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Università e ricerca per la SmART City Nell’ottica di una sinergia tra le componenti della città, un contributo forte al processo di sviluppo della smart city deve giungere dal mondo della Ricerca e dell’Università. Solo attraverso un lavoro di studio e di confronto che coinvolge tutte le discipline (non solo quelle tecniche) è possibile arrivare a una progettazione integrata che riesca a trasformarsi con l’aiuto delle imprese, della pubblica amministrazione e dei cittadini in una realtà operante sul territorio.
L’approccio tecnologico in ottica smart city non è più sufficiente. Occorre trovarne uno diverso, che integri e coinvolga in maniera multidisciplinare e allargata tutte le discipline universitarie, per rendere la costruzione della città intelligente un qualcosa di armonico, partecipato e dunque in grado di funzionare nel quotidiano, realmente parte della vita della città. È possibile che una migliore integrazione della componente sociale con quella tecnologica, produca luoghi migliori, diversi, qualitativamente più rilevanti nelle nostre città? Siamo in grado davvero di modificare le nostre città, modiPassare da un sistema che collabora e coopera dove però ognuno rimane nella propria competenza e nella propria autonomia a quello che – in ecologia – si chiama “superorganismo”.
ficando i nostri comportamenti e viceversa? MAURIZIO CARTA, professore di Urbanistica presso l’Università degli Studi di Palermo, afferma che è possibile partire dalla scomposizione del termine smart city. Quando si parla di città è opportuno tenere conto di elementi quali la grandezza, la posizione, la popolazione. Per cui, uno degli obiettivi primari è capire quali soluzioni sono più adatte a seconda della scala di grandezza considerata: nazionale, regionale o metropolitana; quali soluzioni sono più adeguate a quella della città e quali, invece, a quella del quartiere. E proprio quest’ultimo deve diventare il tassello di sperimentazione. In cosa consiste la futura Palermo Smart City? Innanzitutto, in una capacità di mappatura intelligente, perché basata su un approccio diverso. Non è infatti quello tradizionale, fatto di strati tematici che provengono da studi specifici dedicati che erodono tempo e risorse economiche non indifferenti e spesso arrivano troppo tardi rispetto alle esigenze del problema. Si immagini una città che sia in grado di sentire, per settare meglio la propria vita e il proprio metabolismo. Un approccio che guardi in modo diverso i vari strati che la compongono e che permetta di passare da un sistema che collabora e coopera dove però ognuno rimane nella propria competenza e nella propria autonomia - a quello che in ecologia si chiama superorganismo, cioè un organismo dove tutte le componenti hanno una specializzazione, una funzione e ognuna di esse – come negli alveari o nei formicai – è componente di un sistema molto più complesso il cui valore aggiunto è maggiore della somma delle parti. Ovviamente non sarà facile. Intanto l’Università di Palermo partecipa e si occupa di città smart, anche attraverso l’azione dello Smart Planning Lab, laboratorio di ricerca applicata per la promozione della cultura delle smart cities and communities. Lo Smart Planning Lab lavora sui sensori, sulle visioni, sulle capacità, sugli strumenti, sulle valutazioni e sui protocolli, per arrivare a uno schema concettuale che
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porti a un’integrazione dimensioni diverse: sociale, civica, economica attraverso la produzione di applicativi di varia natura. Anche per MAURIZIO CELLURA, professore di Ingegneria dell'Informazione e Modelli Matematici, l’approccio interdisciplinare di SmART City Italia è importante e significativo per capire come operare in futuro. Horizon 2020, l’ultimo programma dell’Unione Europea, è emblematico da questo punto di vista; le sfide che la società dovrà affrontare non partono più solo dall’avanzamento su un gradino tecnologico specifico ma, al contrario, dall’integrazione di aspetti molto diversi tra loro – tra cui quelli socio-culturali - indispensabili Le sfide che la società dovrà affrontare partono non più solo dall’avanzamento su un gradino tecnologico specifico ma, al contrario, dall’integrazione di aspetti molto diversi tra loro.
per poter affrontare e vincere sfide di grande portata. Da oggi al 2050 si dovranno ridurre le emissioni di gas e climalteranti del 90% per poter contenere di soli due gradi l’aumento della temperatura sul pianeta Terra. Si tratta di una vera e propria rivoluzione per la quale si necessitano di organismi intelligenti, connessi in rete, che siano in grado di governare la complessità. Bisogna dunque insistere, in questo momento, sul tema fondamentale della decarbonizzazione dell’economia. Tutte le innovazioni tecnologiche sono utili se si riuscirà a ottenere di più con meno, se si diventerà più efficienti emettendo meno gas inquinanti; questo vincolo imposto deve diventare un’opportunità e un driver d’innovazione.
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In alto: Biblioteca José Vasconce-
Grazie all’esperienza di “i-Next” diversi enti di ricerca stanno lavoran-
los, Città del Messico, opera del-
do su aspetti complementari e integrabili: alcuni si occupano di edifici,
l’architetto messicano Alberto Kalach.
altri di mobilità sostenibile, di pianificazione, di sistemi tecnologici nuovi. Si è introdotto il concetto meritorio e ambizioso di “metrica della sostenibilità” che permette di confrontare le diverse scelte strategiche e di capirne i riflessi in termini di emissioni di gas climalteranti. La consapevolezza delle scelte fatte permette di intavolare un dibattito molto più costruttivo, ampio e partecipato. Da una querelle sul “sì” o “no”
L’interdisciplinarietà diventa una vera palestra di confronto e l’unico percorso vincente, al quale non ci sono alternative.
aprioristico - che ha contraddistinto tutto il dibattito sulle battaglie ambientali in Italia degli ultimi 50 anni - ci si è evoluti in un confronto sano e aperto, basato sui numeri, che permette di prendere delle decisioni consapevoli. La sfida in atto rimane di grande portata. È fortemente necessario mettere l’accento sul building che rappresenta il 40% di consumo di energia primaria e il 30 % di emissione di gas serra a livello mondiale; se non si lavora in quest’ambito, non si può pensare di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità né di arrivare a una città smart. L’intuizione nuova e forte dell’Unione Europea comporta una rivoluzione: dal 2019 sarà necessario costruire edifici a energia netta zero e dal 2021 tutti gli edifi-
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ci dovranno essere a energia netta zero, o quasi. Bisognerà, poi affrontare la questione dell’immagazzinamento di energia rinnovabile, prodotta dal building, per poterla utilizzare quando necessario. L’interdisciplinarietà diventa, di conseguenza, una vera palestra di confronto e l’unico percorso vincente al quale non ci sono alternative. Osservando le componenti tecnologiche che possono rendere “intelligente” la città e le sue reti, lo smart metering occupa una posizione rilevante. Come La città diventa intelligente nella misura in cui ha un sistema nervoso distribuito che permette la comunicazione tra tutte le parti dell’organismo.
spiega FURIO CASCETTA, professore di Ingegneria Industriale presso la 2ª Università degli Studi di Napoli, se il termine smart city rimane abbastanza ampio e spesso indefinito, lo smart metering è già più preciso e identificabile. Quando l’aggettivo “smart” si lega alla parola “meter” si ha un misuratore intelligente che svolge una doppia funzione: misurare una grandezza correttamente e veicolare questo dato attraverso una rete di trasmissione. Gli smart meter sono il punto di partenza per le smart grid elettriche, anche se attualmente si ragiona in termini di network: smart network, water network, gas network, con un coinvolgimento di tutte le reti energetiche nel processo evolutivo. La generazione dell’informazione è un punto fondamentale per gestire al meglio le reti intelligenti di una città. I nuovi contatori e misuratori e la sensoristica di qualsiasi tipo devono avere questa doppia funzione, ovvero svolgere un ruolo di misurazione (considerando che è cambiata anche l’architettura delle reti, non esistendo più una produzione centralizzata) e misurare in maniera sempre più precisa e veloce, accelerando anche il processo di comunicazione del dato. Infatti, parlare di reti intelligenti significa occuparsi di reti di comunicazione; lo smart metering non esiste senza un’infrastruttura di comunicazione. La città diventa intelligente quando comincia a dotarsi di un’infrastruttura di telecomunicazione distribuita, quando lungo le strade è possibile vedere antenne di ripetitori che in virtù di protocolli aperti, di modalità radio, trasmettono informazioni. La città diventa, dunque, intelligente nella misura in cui ha un sistema nervoso distribuito che permette la comunicazione tra tutte le parti dell’organismo. Intorno allo smart metering spesso si generano confusione e fraintendimenti,
La generazione dell’informazione è un punto fondamentale per gestire al meglio le reti intelligenti di una città.
credendo che la sua adozione massiva sia un’opportunità solo per il distributore (sia elettrico che gas e acqua). In realtà ci sono tre attori tutti fondamentali: il distributore, il sistema paese e il cittadino. Quest’ultimo, aiutato da informazioni disponibili e leggibili – su internet o sui mobile device – deve diventare sempre consapevole sui propri consumi e sui comportamenti da adot-
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tare per ridurli. Con vantaggi sia in termini economici (bollette meno salate) che ambientali (meno emissioni di CO2). Un aspetto ribadito anche nel Piano Horizon 2020 dell’Unione Europea: per massimizzare l’efficienza si passa attraverso la misura e il monitoraggio costante. È indispensabile spostarsi dalla logica di prodotto a quella di sistema, che non sia, dunque, a vantaggio del singolo operatore ma della cittadinanza e, in ultima analisi, del Paese. Il rapporto con l’ambiente, gli spazi verdi e la campagna circostante sono eleIl verde pubblico ha molte funzione non solo come spazio di ristoro o ricreazione. È legato al mondo della tecnologia, della salute e dell’alimentazione.
menti da non trascurare in ottica smart city. Per PAOLO INGLESE, professore di Arboricoltura dell’Università degli Studi di Palermo, nell’area urbana, il verde pubblico ha molte funzioni non solo come spazio di ristoro o ricreazione. È legato al mondo della tecnologia, della salute e dell’alimentazione. Il rapporto con il mondo agricolo e l’ingresso di spazi agricoli in città sono temi sempre più attuai e sentiti. Le esperienze non mancano: il Green Market o Farm Market, i G.A.S. (i gruppi di acquisto solidale), il bilancio energetico, la Urban Multiculture ossia la produzione agricola in città, la progettazione verde e la creazione dei corridoi verdi che permettano di collegare le varie aree verdi di una città, spesso lontane le une dalle altre e isolate in alcune aree. Emblematico è il caso di New York dove in alcuni quartieri si concentrano i luoghi del pensiero moderno riguardo al food e all’agricoltura; uno fra tutti, il Green Market che occupa più di 5.000 metri quadri sui quali insistono 35.000 ettari di agricoltura dello Stato di New York. Tramite smartphone è possibile visualizzare la mappa del Farmer Market (che in Italia equivale all’indicazione della Coldiretti), avere informazioni in merito ai punti vendita, ai prodotti acquistabili e alla loro prenotazione. Nel nostro Paese l’unione tra tecnologia e territorio è ancora disorganica, non essendo ancora possibile trovare informazioni che permettano alle iniziative di food e di agricoltura di dialogare le une con le altre; i cittadini non sono adeguatamente aggiornati, motivo per il quale è necessario provvedere con riflessioni e progetti d’azione concreti. Bisogna sottolineare, poi, l’importanza in una città del sistema di parchi che garantisce dei servizi “ecosistemici”. La presenza di una rete verde urbana è emblematica dell’intelligenza della città, oggi come in passato; esistono, infatti, molti parchi storici progettati dagli esponenti delle classi portavoce di intelligenza e di cultura, oltre che di disponibilità economica necessaria a finanziarli. Gli edifici sono gli elementi che più di tutti danno forma alla città. In una realtà che vuole diventare sempre più intelligente è obbligatorio rendere gli edifici sempre più efficienti ed energeticamente e ambientalmente sostenibili.
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In alto: Central Park, New York City.
Una soluzione è l’integrazione del fotovoltaico nel building. In questo s’inserisce Smart Building Skin, startup innovativa e spin-off accademico dell’Università di Palermo che sviluppa prodotti edilizi innovativi per l’Architettura sostenibile. ROSSELLA CORRAO, architetto, docente presso l’Università degli Studi di Palermo, co-founder della startup, insiste sulla necessità di integrare il fotovoltaico nell’involucro degli edifici, non soltanto sulle coperture ma anche sulle superfici verticali delle costruzioni attraverso una tecnologia innovativa di terza generazione del fotovoltaico in un componente edilizia tradizio-
Building: realizzare un sistema integrato di elementi costruttivi e impiantistici,dove tecnologia ed estetica siano il più possibile integrate.
nale, il vetro mattone. Il materiale, che ha avuto in passato un grande successo, viene reso innovativo adeguandolo all’attualità. L’idea è avere un componente che contestualmente riesca a rappresentare sia l’involucro dell’edificio da un punto di vista fisico ma anche l’impianto fotovoltaico, evitando l’installazione di campi fotovoltaici che sottraggono suolo all’agricoltura. L’obiettivo è realizzare un sistema integrato di elemento costruttivo e impiantistico, definendo un pannello che sia anche gradevole. Un aspetto importante è che la città intelligente, tecnologica e smart sia anche piacevole, in modo che i cittadini possano beneficiarne da un punto di vista estetico e psicologico. Le città, dunque non devono essere solo “intelligenti”, ma anche belle. VIVIANA TRAPANI, professoressa della facoltà di Disegno Industriale, Università degli Studi di Palermo, ribadisce il contributo importante dato dal design 31
In alto: Henry Dreyfuss, Scale antropometriche “Joe” e “Josephine”, 1955.
industriale all’estetica del bello. Benché tradizionalmente venga percepito come una forma di progettualità parziale, poiché legato solo al disegno della forma delle cose materiali, il design industriale porta con sé valenze molto più profonde. L’obiettivo, infatti, è di disegnare oggetti con un valore estetico aggiunto al semplice prodotto industriale, che consenta di far aumentare i consumi e le vendite. Tuttavia, l’aspetto più significativo è che, fin dalle sue origini, il design industriale ha riflettuto la volontà di trasformare gli avanzamenti scientifici e tecnologici in fatti sociali e culturali attraverso progetti di elaborazione proces-
L’aspetto più significativo è che, fin dalle sue origini, il design industriale ha riflettuto la volontà di trasformare gli avanzamenti scientifici e tecnologici in fatti sociali e culturali attraverso progetti di elaborazione processuale.
suale. Oggi il design si presenta come un’articolazione strategica del progetto, con una finalità che risiede nella società e nella sua cultura e, di conseguenza, diventa sistemico poiché considera diversi aspetti quali produzione, tipo di fruizione, tipo di fruitore, cultura. Superato il paradigma industriale tradizionale, il design è orientato a capire il fruitore, entrando in relazione con le necessità, i desideri e con l’intelligenza di chi se ne servirà. Design, bellezza, fruibilità. ANGELO PANTINA, architetto, docente presso l’Università degli Studi di Palermo, è convinto che sia necessario che la smart city tenga in considerazione i bisogni reali delle perso-
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ne avendo come obiettivo primario la risoluzione dei problemi quotidiani della gente. Nella città di Palermo si è notato l’abbandono progressivo da parte dei commercianti dei negozi e delle strutture artigianali situati nel centro storico. In questo modo la città rischia di diventare deserta durante la giornata venendo meno la vivacità del commercio nella zona centrale - mentre la sera riprende vita e si anima grazie a una popolazione giovane che frequenta i numerosi locali. La finalità è fare operazioni efficaci in grado di rendere la città viva, in cui attività produttive e sociali si possano il più possibile integrare. Intervenire sulla città e in particolare sul suo patrimonio artistico non è sempre un’operazione facile. FABIO SANFRATELLO, presidente ANCE Palermo, porta l’attenzione sulla contraddizione esistente tra la volontà di conservazioPatrimonio artistico e culturale. Spesso si ragiona in termini di opposizione, dove innovazione e conservazione sono termini che si escludono l’un l’altro.
ne dei beni culturali e la necessità di rimodernare ed efficientare gli edifici. Una difficoltà aumentata da pastoie burocratiche che ritardano o impediscono la riqualificazione di molti edifici storici. Spesso si ragiona in termini di opposizione, dove innovazione e conservazione sono termini che si escludono l’un l’altro. Come superare questa dicotomia? È senza dubbio necessario far avvicinare i cittadini a queste realtà trasmettendo l’idea che l’amore per la propria città passa per il rispetto del suolo pubblico, del verde, dell’arredo urbano e dei beni culturali, storici, artistici. Riguardo a questi ultimi è, tuttavia, urgente trovare un modo per farli fruttare nel loro più grande rispetto. Un approccio diverso, dunque, a partire dalla formazione e dall’universo scuola. In un mondo che cambia, il modo di formare i cittadini di domani - l’istruzione - è rimasto sostanzialmente invariato. Per UMBERTO LA COMMARE,
L’Università deve essere non solo luogo di pensiero e studio ma anche creazione di cose, di oggetti e di produzione di valore economico.
presidente del Consorzio Arca, l’Università e la scuola non riescono a esplicitare al meglio le loro potenzialità, tuttora troppo concentrate sulla produzione di pensiero quando, invece, sarebbe necessaria una continuità nella filiera della conoscenza. L’Università deve essere non solo luogo di pensiero e studio ma anche di creazione di cose, di oggetti e di produzione di valore economico. Ciò è possibile solamente se si riesce a interpretare correttamente il rapporto risorse-bisogni, indispensabile per permettere la creazione di lavoro per i giovani senza i quali le idee più belle e smart non si possono concretizzare. All’interno dell’incubatore d’impresa Arca si sta provando a superare queste barriere, unendo produzione di pensiero, di cose e di valore economico perché attraverso questa triplice convergenza è più facile arrivare a una conoscenza della società e fare in modo che la scienza dia buoni frutti a più livelli.
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Imprese e amministrazioni pubbliche per servizi efficienti L’incredibile potenziale fornito dalle nuove tecnologie, le ridotte risorse economiche dei Comuni, interlocutori - imprese e cittadini - ancora poco ricettivi. Ăˆ davvero possibile dare il via a una nuova era per i servizi di pubblica utilitĂ in grado di cambiare le nostre cittĂ ?
Una nuova cultura attraversa le pubbliche amministrazioni. In Italia esistono progetti smart city in misura sufficiente da far pensare a un Paese cresciuto da questo punto di vista, capace di pianificare, fare strategie, investire con mezzi adeguati. Ma è davvero così? C’è stata una reale riflessione di sistema o sono state le singole amministrazioni a muoversi, a mutuare dall’Europa nuovi modelli pubblico-privato, ad “affezionarsi” e aderire al Patto dei Sindaci spesso però senza gli strumenti adeguati per presentare progetti credibili? Sarà fondamentale in ogni caso sviluppare idee solide sulle diverse città valorizzando le singole vocazioni e capire, aumentando conoscenza e cultura, se si può realmente agire, se ci sono strumenti adeguati per portare valore a imprese e cittadini. Migliorare il sistema della mobilità è tra i primi obiettivi che una città deve porsi per potersi fregiare del titolo di “intelligente”. Adottare sistemi intelligenti per generare benessere per chi vive quotidianamente la città e per chi la visita, cioè cittadini e turisti. Entrambi devono poter avere un’esperienza il più ricca e positiva possibile.
ANTONIO MAZZON, ingegnere, consulente del Comune di Palermo, spiega come il percorso di Palermo verso una mobilità urbana più efficiente e sostenibile sia partito almeno 15 anni fa. Una problematica sulla quale si lavora ancora oggi e che si è scelto di risolvere con l’adozione di sistemi tecnologicamente avanzati. In particolare si crede che la realizzazione di una serie di interventi sarà possibile grazie all’utilizzo dei fondi del PON Metro. Gli interventi programmati dall’amministrazione verteranno su sistemi di controllo della mobilità (apertura di aree pedonalizzate, bike e car sharing, migliore connettività, potenziamento delle linee di tram e autobus), ma pure sull’ampliamento dell’offerta di servizi, tra cui l’efficientamento degli edifici comunali attraverso sistemi di monitoraggio e di controllo dei consumi energetici e infine con l’adozione di sistemi di produzione energetica da fonti rinnovabili. Scopo ultimo dell’introduzione di tecnologie intelligenti è il benessere di chi vive quotidianamente la città e di chi la visita. Entrambi devono poter avere un’esperienza diretta della città il più ricca e positiva possibile. Il processo di cambiamento inoltre porta, o meglio ha già portato, alla naturale creazione di nuove figure professionali, tra cui quella dell’energy manager che dovrà essere sempre presente in tutte le realtà che si dotino di sistemi intelligenti e di qualità, il cui ruolo sarà tenere la regia dei sistemi adottati per garantire la miglior utilizzazione dei servizi di pubblica utilità. Sempre in tema di mobilità si segnalano numerose iniziative imprenditoriali e di ricerca che propongono innovativi sistemi di car pooling, gestiti da piattaforme software e in cui gli utenti interagiscono attraverso applicazioni mobile, in ottica social. Fra di essi da citare: City Free, Push e Muovity.
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Avere il controllo sui dati, poter misurare l’effetto degli interventi, monitorare nel tempo le performance. Sono elementi indispensabili per valutare l’impatto delle trasformazioni in senso smart all’interno di una città, specialmente quando si parla di efficienza e risparmio energetico. SALVATORE PIAZZA di La misurazione diviene indispensabile per poter meglio pianificare qualsiasi azione in ottica smart
Italtel insiste sulla necessità di avere a disposizione strumenti di misurazione adeguati e pratici nell’utilizzo. Avere una conoscenza misurabile tanto del costo dell’energia come del suo utilizzo diventa una potente leva nell’assunzione di comportamenti sostenibili e pratiche virtuose, orientate al risparmio e all’attenzione agli sprechi. L’edificio e la sua gestione ne sono un classico esempio. Per migliorare le prestazioni energetiche del building è possibile intervenire migliorando il guscio architettonico e con la sostituzione di elementi quali lampade, infissi, condizionatori e climatizzatori. Interventi importanti anche da un punto di vista economico, ma che non garantiscono in sé e per sé un risparmio se i comportamenti degli occupanti non sono accorti. Se i cittadini in primis non hanno la reale percezione dell’energia prodotta ed erogata si corre il rischio di vanificare – almeno in parte – il beneficio dato dalla sostituzione. Il monitoraggio diviene allora un elemento fondamentale nel processo di efficienza energetica. Attraverso device installati nei quadri elettrici centrali si ottengono dati reali sui consumi del building e dei singoli occupanti, permettendo di intervenire 37
dove è realmente necessario. La misurazione diviene indispensabile per poter meglio pianificare qualsiasi azione di energy management. Un interesse verso la misurazione arriva direttamente dalla Commissione Europea, con la creazione di un’apposita commissione che si occupa delle azioni di monitoraggio energetico e che studia l’utilizzo ottimale delle fonti. Un primo risultato è che il solo controllo dell’utilizzo dell’energia porta a un risparmio del 10% senza costi aggiuntivi. Come dire: il solo fatto di sapere quanto si consuma implica un risparmio. Anche MAURIZIO CELLURA, professore di Energia dell’Università degli Studi di Palermo, è convinto che avere una metrica del reale vantaggio energetico e ambientale delle opzioni smart sia fondamentale per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra e di un uso più efficiente delle fonti energetiche. Specialmente nel building. Di fronte a questi dati, si scopre che il ruolo del settore civile di utenza degli edifici ha un peso enorme, dato che il 40% dei consumi energetici dei 27 Paesi dell’Unione Europea sono riconducibili ad essi. È in atto una vera e propria rivoluzione con un cambiamento energetico netto: i nuovi edifici dovranno essere concepiti a energia netta zero,
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Avere una metrica del reale vantaggio energetico e ambientale delle opzioni smart è fondamentale per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti e di un uso più efficiente delle fonti energetiche. Specialmente nel building.
cioè dovranno produrre tanta energia quanta ne consumano. Per arrivare a questo risultato è imprescindibile ricorrere massicciamente a tecnologie alimentate da fonti energetiche rinnovabili integrate nel building. Quindi non più enormi impianti fotovoltaici ma l’energia prodotta laddove serve. Questo comporterà un grandissimo utilizzo di energia distribuita, la creazione di reti smart, la capacità di gestire un afflusso molto diffuso e puntuale dell’energia e la necessità di accumulare energia da utilizzare quando serve. Un quadro quindi molto complesso, che va progettato e governato, nel quale la formazione deve giocare un ruolo primario, imparando a lavorare in modo interdisciplinare e ridando forza e qualità alla progettazione. Le azioni da intraprendere sono almeno cinque. Innanzitutto, si deve generare lavoro attraverso manufatti energeticamente avanzati e che si integrano perfettamente negli edifici, guardando all’aspetto sistemico dell’approccio e mai a una sola soluzione. Secondariamente, sono necessarie politiche energeticamente orientate efficaci per superare le barriere di mercato e favorire le tecnologie per fonti rinnovabili. In terzo luogo, bisogna attuare nuove strategie di sviluppo e dare spazio a nuove tecnologie supportate da politiche per guidare le diverse soluzioni al di là della cosiddetta “valle della morte”. Le start up sono invenzioni straordinarie ma il loro tasso di mortalità è alto, quindi bisogna porsi il problema di come aiutarle a crescere, magari incoraggiandole e scardinando la mentalità italiana di “se il progetto fallisce sei un fallito.” Quarto, la valorizzazione dei cascami energetici, così che ogni risorsa venga utilizzata senza troppi sprechi. Infine, sono necessari codici e regolamenti edilizi energeticamente orientati per le nazioni emergenti. Bisogna rafforzare gli standard e i marchi di qualità, stabilendo un sistema virtuoso di green pubblic procurement che faccia crescere il sistema e ne possa misurare la sostenibilità, pur con metriche e misure perfettibili e in una prima fase anche non precisissime negli edifici e nei componenti edilizi. In questo contesto, da qui al 2050, l’attuale e straordinaria rivoluzione tecnologica in atto dovrà portare non solo alla crescita di competenze nuove e di nuovi modi di lavorare ma alla crescita di un tessuto socio culturale connettivo che consenta la crescita personale. Le due grandi opportunità vanno colte. Il messaggio di speranza è che in questo modo si crea lavoro, e lo si crea davvero per tutti. GIUSY TOMARCHIO, di STMicroelectronics, considera lo smart energy un tema di stretta attualità, anche in considerazione del sempre maggior aumen-
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to della domanda di energia a livello globale che, secondo le stime crescerà del 30% nei prossimi 10 anni. In questo senso è obbligatorio muoversi con decisione verso una logica di ottimizzazione. La Commissione Europea ha messo in evidenza quali siano gli sforzi verso cui bisogna tendere con alcune politiche e modalità che da locali devono, per forza, diventare regionali e L’innovazione tecnologica deve considerare l’aspetto umano e ambientale in cui gli individui si muovono, anche in termini di sviluppo socio-economico.
mondiali. In un sistema smart, tuttavia, l’essere umano rimane al centro. È l’uomo che determina tutti gli sforzi e le direzioni verso cui bisogna andare. Il sistema è connesso, aperto e conosce la realtà, controllando ogni variazione avendo gli strumenti per monitorarlo. L’innovazione tecnologica deve considerare l’aspetto umano e ambientale in cui gli individui si muovono, anche in termini di sviluppo socio-economico. È sufficiente pensare alle colonnine di ricarica o agli impianti fotovoltaici e al loro impatto sul territorio sia in termini di presenza che di provenienza, considerando che certe componenti potrebbero esser prodotte da aziende presenti nella zona dove poi vengono installati. L’innovazione, in questo senso, non solo viene applicata, ma anche generata portando con sé opportunità di sviluppo e un’idea di identità. Non sempre il tema delle smart city ha a che fare solo con la pura tecnologia. Molto spesso il bisogno primario delle persone che abitano gli spazi urbani non è quello di poter accedere in real time alle ultime tecnologie disponibili sul mercato, ma di avere servizi funzionanti che rendano la vita in città di qualità, anche da un punto di vista sociale. Sempre in merito all’efficientamento degli edifici, STEFANO BIANCHI, rappresentante di ANIE e Vimar, afferma che lo smart building è sostanzialmente
Non è possibile parlare di smart building se prima non si mettono a norma gli impianti.
un sistema integrato che unisce le strutture e gli impianti per cercare di: a) ottimizzare l’efficienza energetica, b) fornire sicurezza sulle cose e sulle persone che vi abitano, c) migliorare la fruibilità e il comfort, d) creare l’interconnessione tra i sistemi e verso l’esterno, e) - elemento importantissimo - lavorare su un impianto elettrico a norma. Da un’indagine condotta da Demoskopea nel 2010, è emerso che 10-12 milioni di abitazioni italiane hanno impianti non a norma; ciò significa che il 10% di questi è a rischio incendio, mentre il 52% è a rischio folgorazione. Non è possibile parlare di smart building se prima non si mettono a norma gli impianti. Per questo ANIE e Prosiel, associazione nata a livello consumatori per promuovere nel tessuto sociale l’uso razionale, efficiente e sicuro dell’energia, stanno cercando insieme al Ministero dello Sviluppo Economico di stilare un libretto d’impianto - come prima era già successo per le caldaie -
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per la messa a punto e la corretta gestione dell’impianto elettrico sia nel momento della costruzione che della messa a punto durante tutto il corso della sua vita d’utilizzo. Sistemi di misurazione e di stima dei consumi sia per le amministrazioni pubbliche che per i privati cittadini, che possono così capire con precisione dove intervenire per ridurre gli sprechi e ottimizzare l’uso di energia. In questo senso va Kiui la piattaforma di energy management presentata da VALERIA FERRO di Midori. L’idea nasce dalla volontà di aiutare comuni e famiglie italiane a fare una stima reale dei propri consumi energetici. Un sistema in più per individuare soluzioni per risparmiare in bolletta attraverso l’adozione di accorgimenti e comportamenti adeguati. L’analisi disaggregata dei consumi – in grado di mostrare l’incidenza delle singole fonti di consumo – non solo permette di capire dove intervenire con una sostituzione (di un vecchio apparecchio, per esempio), ma consente un reale cambio nelle abitudini di utilizzo. Si è spesso detto che il comportamento dei cittadini è un elemento determinante per il successo o l’insuccesso di soluzioni e sistemi intelligenti. Tra gli ambiti in cui il peso dell’azione individuale è più forte vi è quello dei rifiuti urbani, la loro raccolta e smaltimento. Per SERGIO MARINO di RAP, gestire in maniera efficace quest’ambito è, senza dubbio, una delle questioni centrali di una smart city. Una questione che chiama in causa aspetti organizzativi, tecnologici e anche sociali. L’inefficienza nella raccolta ha impatti immediati sulla città, generando problemi tangibili e visibili sin da subito. Per questa ragione la situazione va governata sia in ottica di lungo periodo, con un progetto chiaro, sia con tempestività e immediatezza, per superare le urgenze e le criticità
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quotidiane. In una città quale Palermo è necessario rivoluzionare il sistema e la cultura dei rifiuti, a partire proprio dalla raccolta differenziata. Sia a livello di waste management che a livello di consapevolezza del cittadino: il rifiuto deve essere, d’ora in poi, inteso come un bene che può essere riutilizzato, recuperato e riciclato. Infine l’illuminazione, altro tassello importante per un centro urbano, grande e piccolo. STEFANO PERBONI di Unique Lights, ritiene che il tema dell’illuminazione vada affrontato in maniera smart perché non riguarda solo l’ambito del risparmio e dell’efficienza energetica bensì coinvolge molti altri aspetti della vita degli abitanti di una città. Si tratta di elementi quali il comfort visivo delle persone, la salute, la qualità dell’ambiente e la sicurezza: tutti fattori che di rado sono considerati quando si sceglie una soluzione piuttosto che L’illuminazione non riguarda solo l’ambito del risparmio e dell’efficienza energetica il comfort visivo delle persone, la salute, la qualità dell’ambiente e la sicurezza dei cittadini.
un’altra; anche in sede di gara d’appalto si insiste solo su caratteristiche come il costo delle lampade (logica del massimo ribasso) e l’energia consumata, a discapito delle aziende d’eccellenza come quelle italiane che puntano sulla qualità. L’illuminazione ha un altro grandissimo vantaggio: ci permette di parlare di efficienza in tutte le situazioni perché riguarda tutti, i cittadini, le aziende, il terziario e gli ambienti pubblici. È il modo migliore per sensibilizzare e far comprendere l’importanza dell’efficienza energetica, senza la quale la smart city non potrà mai davvero attuarsi.
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Innovazione e crescita sostenibile nelle città intelligenti L’importanza delle SmART City per un nuovo rapporto pubblico privato: innovazione ed efficienza (energetica, gestionale), sostenibilità, vocazione del territorio, responsabilità sociale, nuovi modelli di business. Questi i punti di vista dai quali partire per approcciare le problematiche relative al tessuto produttivo siciliano e non solo.
Bisogna riuscire a far diventare sistema il fiorire d’iniziative e di spunti d’innovazione che riguardano la dimensione complessiva della persona e non solo l’aspetto economico.
Per VALENTINO BOBBIO, economista, il fermento di una città come Palermo è esempio di come la ricchezza culturale di un antico passato fatto di contaminazioni e stratificazioni possa, oggi, generare nuove idee. Bisogna riuscire a far diventare sistema il fiorire d’iniziative e di spunti d’innovazione che riguardano la dimensione complessiva della persona e non solo l’aspetto economico, che rimane fondamentale ma non l’unico; la felicità deriva dalla ricchezza delle relazioni, dall’autostima, dal conseguimento di obiettivi importanti. L’unico modo per raggiungere lo scopo è attivarsi come cittadini, nelle scelte quotidiane di investimento e di consumo, premiando le aziende che si muovono in modo responsabile e che sono attente alla dimensione sociale; e muoversi come impresa, imparando a valorizzare la dimensione sociale e di attenzione verso il territorio. Nonostante il grande lavoro fatto in questi anni, per MARCELLO CAPRA, Ministero dello Sviluppo Economico, le idee e quindi i progetti di smart city non sono decollati come ci si aspettava. Inizialmente si è puntato tutto sul lato green e sull’energia. L’Italia ha avuto, tra i Paesi europei, il più alto numero
Il termine smart city è nato in ambito energetico ed è significativo il fatto che i 2/3 dell’energia in Europa si consumino in ambito urbano.
di comuni aderenti al Patto dei Sindaci ma questo, purtroppo, non si è sempre tradotto in iniziative e in progetti concreti; i partenariati pubblico-privati devono ancora trovare una loro forza in maniera strutturata; non c’è un inventario delle iniziative né una standardizzazione dei progetti stessi. Il Governo desidera intercettare la domanda di regolamentazione e di intervento pubblico e, nel frattempo, coniugare la disponibilità delle risorse comunitarie e strutturali a valenza regionale e locale con il processo di sviluppo delle smart city. Il Ministero dello Sviluppo Economico non vuole solo fare strategia politica, ma ricerca concretezza e attuabilità delle iniziative. Tuttavia, la situazione sta cambiando; la recente creazione di una delega politica per la smart city conferita alla sottosegretario Vicari è un segnale sicuramente positivo e di svolta per il futuro. Per quanto riguarda il futuro delle smart city, fondamentale è il discorso sui finanziamenti e sulla governance. Il termine smart city è nato proprio in ambito energetico ed è significativo il fatto che i 2/3 dell’energia in Europa si consumino in ambito urbano. Questo tema è stato trattato in modo amplio in occasione del Set Plan europeo, ovvero lo Strategic Energy Technology Plan, il
A sinistra: Schermata da SimCity, serie di videogiochi di
contenitore della ricerca e dell’innovazione per l’energia che la Commissione Europea ha voluto affiancare ai tre obiettivi del 20-20-20; sono state prese de-
simulazione sviluppata da Maxis
cisioni vincolanti su emissioni, efficienza e rinnovabili; si è voluta dare anche
e distribuita da Electronic Arts.
una prospettiva di sviluppo delle tecnologie perché, se oggi si lavora solo ai
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target, si rischia fra qualche decennio di non avere le tecnologie adeguate e di doverle comprare all’estero. Il Set Plan ha stabilito dei settori prioritari nell’ottica della crescita industriale e commerciale per dare forza alla ricerca e allo sviluppo. La smart city è un laboratorio ideale di integrazione delle tecnologie. La Smart City è un laboratorio ideale di integrazione delle tecnologie. Gli esperti dei vari settori devono lavorare sempre di più per sviluppare congiuntamente progetti ed efficienza energetica.
Gli esperti dei vari settori devono lavorare sempre di più per sviluppare congiuntamente progetti ed efficienza energetica. Tutte le tecnologie abilitanti, come le smart grid e lo smart meter, trovano nella città la loro applicazione ottimale a livello di integrazione. Infine, si percepisce l’esigenza di superare la frammentazione tipica del sistema di ricerca italiano sia nei finanziamenti che nella gestione autonoma degli stessi da parte dei vari ministeri; questo è possibile anche grazie all’allineamento con le priorità del Set Plan europeo. Si deve considerare la sinergia tra i fondi d’innovazione e i fondi di coesione, sempre tenendo presente che la stagione dei contributi a fondo perduto sta per chiudersi. Horizon li prevede - anche al 100% - per progetti universitari ad elevato rischio ma il futuro è nei partenariati pubblico-privati, nei fondi di garanzia, nei finanziamenti rotativi, con attenzione anche alla cooperazione intersettoriale.
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Fra le problematiche da affrontare è di primaria importanza la condivisione di una piattaforma sui servizi, specialmente nel settore dell’ICT. Secondo BRUNO LO TORTO, Ordine degli Ingegneri di Palermo, questo settore è ancora trattato dalle pubbliche amministrazioni come una commodity o come una fornitura di beni e servizi. Spesso l’assenza di una vera pianificaLa smart city di cui si discute a Francoforte non può essere la stessa di cui si parla a Palermo; è necessario standardizzare sempre tenendo in considerazione il territorio e la sua vocazione.
zione alle spalle non permette che si inneschi il procedimento virtuoso che prevede che si strutturino dei progetti a cui segua una gara, un’assegnazione a un’impresa e un collaudo. Trattandosi di commodity si ricerca in primo luogo uno sconto sull’importo del valore e non la qualità dell’offerta. Bisogna puntare invece ad alti standard qualitativi soprattutto in questo momento, in cui i vari enti stanno cercando di identificare una piattaforma sui servizi in modo che tutti i progetti sulla smart city siano replicabili e si possano mettere a fattor comune le best practices. La smart city di cui si discute a Francoforte non può essere la stessa di cui si parla a Palermo; è necessario standardizzare sempre tenendo in considerazione però il territorio e la sua vocazione. Per GIOVANNI BATTISTA ZORZOLI, economista, sta avanzando una rivoluzione economico produttiva che non offrirà su un piatto d’argento la soluzione ai problemi italiani in fatto di occupazione e crescita ma che, se colta, permetterà di riportare in Italia attività di alta tecnologia, di lavoro qualificato e quindi sviluppo. Tra le numerose tecnologie la prima è la stampante 3D. All’inizio si riuscivano a realizzare solo piccoli oggetti di plastica mentre oggi si lavora anche il titanio. In Cina è stato possibile realizzare in due giorni una casa di tre piani componendo diversi moduli; si fanno regolarmente arti artificia-
Sta avanzando una rivoluzione economico produttiva basata su nuovissime tecnologie a costo sempre più basso. Una fra tutte? La stampante 3D.
li con questo mezzo e recentemente, in America, si sono messi a punto dei vasi sanguigni artificiali realizzabili appunto con stampanti 3D. Il costo della stampante è relativamente accessibile; la qualità vera non sta nell’hardware bensì nel software all’interno. È possibile che tra pochi anni si svilupperà un neo artigianato e quello che oggi viene prodotto su larga scala, fuori dall’Italia, verrà riportato sulle nostre coste e sarà realizzato grazie a nuove tecnologie, soddisfacendo le esigenze personali del cliente. La stampante permetterà di creare prodotti di qualità, tipici del made in Italy, a prezzi che stanno diminuendo. Si generano così dei vantaggi: si crea un lavoro articolato e contemporaneamente adeguato al territorio nel quale si installa perché la stampante può realizzare i prodotti tipici, che mantengano viva la tradizione. Inoltre, mentre oggi la maggior parte dei prodotti sono “per sottrazione” con la creazione di scarti, la stampante 3D lavora per sovrapposizione di uno strato all’altro secondo le forme volute, senza scorie, permettendo la produzione
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degli oggetti in loco, con minori oneri di trasporto, minor inquinamento e minore ingombro. Il secondo aspetto è la rivoluzione organizzativa e tecnologica che riguarda l’economia circolare, per la quale ci sono fondi e programmi a Un altro aspetto di questa rivoluzione riguarda la cosiddetta “economia circolare”.
livello europeo, che sarebbe un peccato non utilizzare. La grande impresa in questo ambito su scala industriale è Philips, che non vende più lampadine ai comuni bensì servizi di illuminazione nel modo più efficiente, con grande risparmio energetico e un buon guadagno, decidendo autonomamente quando sostituire i vari sistemi di illuminazione con quelli più avanzati. Ha imposto ai propri fornitori di progettare e realizzare le componentistiche in modo che possano, una volta recuperate, essere smontate e interamente rimontate. Si tratta di una grande
Terzo aspetto riguarda la “biomimetica”, ovvero realizzare tecnologicamente ciò che fa la natura.
rivoluzione per combattere lo spreco. Questa filosofia si diffonde sempre di più nei diversi settori; H&M ha avviato un programma per cui viene dato un bonus agli acquirenti che restituiscono gli abiti usati che, a loro volta, verranno riciclati nel sistema locale. La Renault sta recuperando una serie di prodotti pregiati all’interno delle proprie autovetture in ottica di riciclo.
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In alto: Sächsische Maschinenfabrik a Chemnitz, Germania, 1868.
Il terzo aspetto riguarda la biomimetica, molto importante perché legata al territorio e alla realtà. La biomimetica è una modalità di realizzare tecnologicamente ciò che fa la natura. Ad esempio, un architetto ha studiato come le termiti riescono a realizzare le strutture dove vivono e si muovono, al cui interno – alle temperature dell’Africa Equatoriale – c’è sufficientemente fresco da permettere loro di sopravvivere. Si è potuto realizzare un edificio in Tanzania con le stesse modalità, che consuma il 20 % dell’energia rispetto al più avanzato edificio tradizionale. A questo punto una city diventa veramente smart perché è anche sede di neo-artigianato, con attività di ricerca e innovazione che non vengono calate dall’alto ma che rispondono alle esigenze locali e con esse si evolvono. Per FABIO MONTAGNINO, direttore del Consorzio Arca, esistono diverse “tecnologie distruttive”, ovvero in grado di cambiare in modo radicale e strutturale il sistema industriale; ad esempio il settore della gestione delle merci verrà modificato totalmente dalla robotica autonoma, come già sta succedendo con l’internet delle cose. Ogni settore è minacciato da una tecnologia che ne altera totalmente le regole ma contemporaneamente è reso dinamico proprio da queste opportunità. Bisogna riuscire a trasformare questa disponibilità di soluzioni in valore eco-
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nomico per la comunità a cui si appartiene, individuando e sostenendo un talento. Nella riuscita di un progetto, solamente una piccola frazione è determinata dal talento mentre le prerogative di successo sono consentita dalle condizioni in cui questo si può sviluppare e dalla capacità di strutturare e intraprendere le attività organizzative e ordinarie relative al mercato. A Palermo bisogna costruire le condizioni in grado di permettere ai talenti, agli innovatori e agli studenti di sviluppare - sul territorio - idee e progetti. Il tema delle smart city diventa una risposta alla crisi strutturale delle città del mondo occidentale, che porta a ripensare i nuclei urbani in un’ottica di economia circolare la quale, ritornando sugli stessi processi, migliora costantemente e produce valore. Il processo di crescita palermitano (ma anche italiano) non è paragonabile e non può seguire i modelli delle città emergenti. A Izmir (Smirne, Turchia), ad esempio, si è passati da 500.000 a 4 milioni di abitanti, importando le infrastrutture industriali europee. Quel tipo di crescita è assolutamente diverso rispetto a quello di una realtà come quella palermitana. Serve una presenza superiore di grandi imprese sul territorio che percepiscano la città non come un mercato ma come un luogo dove si possa svilupServe una presenza superiore di grandi imprese sul territorio, che percepiscano la città non come un mercato ma come un luogo dove si possa sviluppare valore.
pare valore. Il passaggio è cruciale: se non si insediano laboratori di sviluppo di imprese di grande dimensione, se non si estende il sistema di accompagnamento alle start up in modo più diffuso e pervasivo e se il controllo della spesa pubblica non permette finanziamenti, non si riuscirà ad avere uno sviluppo e un futuro. La tensione verso quello che è possibile realizzare nella città deve partire da una riflessione sugli obiettivi che si vogliono raggiungere. La trasformazione di uno spazio urbano, inteso come luogo di appartenenza a una comunità, deve basarsi su un ragionamento di sistema, condiviso e collettivo; la dimensione di cambiamento delle città del Mediterraneo deve diventare un tema popolare e in grado di far sì che il cittadino voglia davvero la trasformazione del luogo in cui abita.
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In rete con il mondo Cultura e religioni, commerci e tecnologie, inclusione tra popoli: la contemporaneità è fatta di contaminazioni, che offrono nuove possibilità e che a Palermo possono trovare nuova espressione La posizione geografica è importante ma ancor più lo è quella culturale. Se più volte abbiamo atteso e disatteso strategie Paese che ci posizionassero all’incrocio di corridoi fondamentali, per esempio per l’interconnessione energetica, forse è proprio la cultura, la storia, la predisposizione storica agli scambi che può favorire un’evoluzione in tal senso.
Nel ripensamento della strategia delle imprese e del Paese aumenta l’importanza della dimensione ambientale e il valore della questione sociale. Come spiega VALENTINO BOBBIO, di NextEconomia, la competizione internazionale è forte e, di conseguenza, cresce la pressione sui nostri lavoratori. Non si deve competere al ribasso ma ragionare sulle nostre competenze forti. L’attenzione alla dimensione ambientale e sociale nelle imprese porta a cambiare gli obiettivi e a porre accanto ai necessari risultati economici degli scoIl cittadino ha una reale capacità di pressione sulle imprese e può condizionare il mercato agendo in modo consapevole, esercitando il potere nell’acquistare, investendo in imprese rispettose dell’ambiente e della dimensione sociale, partendo dai fornitori
pi di rispetto ambientale e attenzione al sociale. Le imprese non riescono ad avere una motivazione forte su questi temi se non per una richiesta del mercato; il cittadino ha una reale capacità di pressione sulle imprese e può condizionare il mercato agendo in modo consapevole, esercitando il potere nell’acquistare, investendo in imprese rispettose dell’ambiente e della dimensione sociale, partendo dai fornitori - anche nella catena lunga della fornitura che arriva fino a Paesi terzi. I cittadini sono, al contempo, lavoratori, consumatori e investitori. L’interesse lungimirante è di armonia tra questi ruoli e bisogna orientare il peso di mercato di tutti in maniera da far diventare conveniente alle aziende l’essere sostenibili, per diverse ragioni. In primo luogo, la cultura dei cittadini cambia; negli ultimi due anni si è registrato un ulteriore calo dei consumi, il primo del 2.5%, il secondo del 3%; ma il consumo dei prodotti equosolidali è aumentato un anno del 14% e il successivo del 17%. Nel 2004, il 30% degli intervistati già affermava la disponibilità di spendere di più per l’acquisto di un prodotto rispettoso dell’ambiente e delle persone, mentre nel 2014 la percentuale è salita al 45%. In secondo luogo, cambiano le aziende che si adeguano per tempo e seguono questo filone perché in esso intravedono una crescita futura e un migliore posizionamento. Esiste una possibilità di differenziazione strategica; se si compra un prodotto a basso costo, il prezzo ambientale e sociale dello stesso è altissimo. Non è nell’interesse dei consumatori pagarlo poco, poiché si produce delocalizzazione, inquinamento, cambiamenti climatici e sofferenza sociale altrove. Conviene incentivare le aziende a differenziarsi su una strategia che ponga l’accento sulla valorizzazione sia ambientale sia delle persone, che diventano, in un secondo momento, anche strumento di comunicazione
A sinistra: particolare dalla mappa dell’Europa realizzata dal cartografo olandese Henricus Hondius II (1623).
e di marketing. Un terzo aspetto è la necessità di contrasto alla normativa rigida e soffocante che è la risposta istituzionale ai problemi ambientali e sociali. Per far fronte a questa situazione incontrollata, si aggiungono nuove norme e vincoli che
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Un atteggiamento responsabile premia tutto il settore produttivo e permette l’introduzione di un sistema di soft law.
spesso ingessano la gestione delle imprese e la scoraggiano; un atteggiamento responsabile premia tutto il settore produttivo e permette l’introduzione di un sistema di soft law. La quarta motivazione è la convenienza anche per le imprese. Le cause sono molteplici, partendo dalla produttività; le indagini rivelano che le aziende in cui i dipendenti sono fortemente coinvolti sono più produttive, poiché sentono di dare un contributo reale. Un’altra motivazione è il sostegno costante dei consumatori, anche quando l’azienda compie un errore. Emblematico il caso Toyota quando è stato prodotto un sistema frenante non adeguato; dopo le pubbliche scuse, la casa giapponese ha mantenuto il supporto dei clienti poiché è stata percepita come un’azienda affidabile e seria. Un’altra causa è la riduzione di “conflitti”; le imprese pesantemente orientate verso il profitto, che non considerano gli stakeholder come interlocutori seri da tenere in considerazione, hanno un livello di conflittualità e costi legali superiori. Inoltre, bisogna considerare il miglioramento della reputazione: le aziende vivono della fiducia che creano nei cittadini; il miglioramento della reputazione dell’azienda può essere monetizzato ed è un fattore economico importante.
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Come ultima ragione, vi è lo stimolo all’innovazione e alla proattività; le imprese attente alla dimensione sociale e ambientale investono in questi settori e, quindi, quando i vincoli legislativi in questi ambiti aumentano, tali aziende si trovano in una situazione avvantaggiata poiché già rispettano i nuovi standard. Dunque, una realtà smart si caratterizza per la spinta verso innovazione e rischio d’impresa delle sue aziende. Investimenti da effettuare anche all’estero, specialmente nel bacino del Mediterraneo. Fino a qualche anno fa come spiega ALESSANDRO RUBINO di RES4MED il trend generale era installare nei Paesi del nord, per sfruttare al sud; un esempio noto, il caso Desertec che si è concluso nell’ottobre 2014. Quest’iniziativa industriale – a guida tedesca per la maggioranza - si proponeva di installare ingenti capacità di generazione nel deserto e, poi, tramite interconnessioni che passavano da diversi Paesi, avrebbe esportato questa capacità di generazione rinnovabile nel Nord Europa. I Paesi target del progetto non hanno apprezzato questa iniziativa che è stata abbandonata, anche per una non sostenibilità socio-economica. Dal punto di vista metodologico, l’energia è chiamata a soddisfare tre aspetti, il “trilemma energetico”: essere ambientalmente sostenibile, essere economica e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti. Si aggiunga una quarta gamma: la sostenibilità sociale. Il grado di accettazione degli investimenti, l’aspetto di sostenibilità e di integrazione con il tessuto economico e sociale sono aspetti che hanno acquisito sempre maggior peso, sia in Europa che fuori. Qualsiasi tipo di investimento, anche quelli dal forte valore economico necessari all’approvvigionamento Il grado di accettazione degli investimenti, l’aspetto di sostenibilità e di integrazione con il tessuto economico e sociale sono aspetti che hanno acquisito sempre maggior peso, sia in Europa che fuori.
energetico in qualsiasi parte del Mediterraneo, implica complessità di relazioni politiche, economiche, sociali e strategiche affinché venga accettato. Di conseguenza, l’aspetto sociale di questo genere di interventi deve essere curato in maniera particolare. Il vantaggio delle fonti rinnovabili è nel minor impatto ambientale e, in secondo luogo, nella forte integrazione nel tessuto sociale ed economico. Ad esempio, quando le fonti rinnovabili vengono sviluppate in maniera integrata all’interno della rete e quando sono abbondanti sul territorio richiedono un dialogo bidirezionale tra gli operatori, sia di rete (smart grid) che degli impianti. Il sistema energetico - così come era concepito fino a quarant’anni fa - è stato profondamente cambiato dalle rinnovabili e dalle tecnologie smart. Un cittadino diventa ora contemporaneamente consumatore e produttore di energia; questo processo implica un cambiamento
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nella modalità di comunicazione tra i diversi aspetti del sistema ed è più evidente su scala regionale (come nel Mediterraneo) che nazionale. Il sistema energetico così come era concepito fino a quarant’anni fa - è stato profondamente cambiato dalle rinnovabili e dalle tecnologie smart. Un cittadino diventa ora contemporaneamente consumatore e produttore di energia.
Le fonti rinnovabili possono essere complementari al sistema esistente, soprattutto in alcuni dei Paesi delle sponde sud ed est del Mediterraneo. In questi territori, infatti, le reti di trasporto non sono molto diffuse e le fonti rinnovabili servono ad approvvigionare di energia elettrica le comunità rurali e gli insediamenti informali intorno alle “megacities”; e gli impianti non devono essere necessariamente collegati alla rete di trasmissione nazionale. Le rinnovabili hanno anche da un punto di vista sociale una grande importanza. Queste comunità - parliamo di Algeria, Tunisia, Egitto, Libia - difficilmente potrebbero attrarre investimenti ingenti per permettere alle reti di attraversare i grandi spazi del deserto, con operazioni dall’elevata difficoltà, anche se è forte il bisogno energetico da parte di scuole, ospedali e varie altre strutture pubbliche. Il ruolo delle rinnovabili in questo contesto diventa quindi fondamentale; fornire impianti anche di piccola taglia consente una maggiore scolarità sia in zone remote dell’area Mediterranea che nei Paesi in via di sviluppo. Inoltre, ha un forte impatto nell’ambito della gender equality; l’accesso all’energia elettrica consente di affrancare le donne da una serie di attività che prenderebbero una gran parte della loro giornata.
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In alto: La città di Fès, in Marocco.
Il ruolo di questi interventi per le comunità del Mediterraneo è decisivo, sia per quelle lontane dai centri più importanti sia per le realtà inserite nella rete di trasporto del Mediterraneo, che probabilmente verrà sviluppata in futuro tra la sponda nord e quella sud. È necessario sostenere dei costi, se si ritiene che i benefici superino gli investimenti. Potenzialmente, l’Italia ha un ruolo di guida nel bacino, per questa ragione deve provare a sviluppare risorse e opportunità di cui beneficino soprattutto le comunità locali. I motivi che portano a investire nei territori del Mediterraneo sono, senza dubbio, legati alle risorse presenti in quest’area geografica, come sostiene GIOVANNI BRIANZA di Edison. In questa zona sono concentrate circa il 4% delle riserve mondiali di petrolio e circa il 5% di quelle di gas; l’80% di queste sono tra Algeria, Libia, Egitto, Siria e Italia. Inoltre, il Mediterraneo ha vento, sole e acqua. Per una società energetica questi sono tre fattori fondamentali e diventeranno progressivamente sempre più importanti. Lo segnala il fatto che l’energia prodotta da queste tre fonti - dal 2005 al 2013 - è aumentata del 66%. Ad oggi, l’8% della domanda mondiale di energia riguarda il bacino del Mediterraneo, una percentuale destinata a crescere non per merito
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dell’Europa - la cui richiesta è stagnante - ma per il South East, una zona che importa energia per il 45%, nonostante le risorse proprie. Tra il 2008 e il 2013 sono stati spesi 10 miliardi di dollari nell’esplorazione e nella produzione di idrocarburi nel Mediterraneo e, tra il 2013 e 2017, si stima di spenderne altri 16. Questi investimenti saranno concentrati nei bacini che contribuiranno ad aumentare l’offerta energetica dell’area: Israele, Libano, Nel bacino del Mediterraneo sono concentrate circa il 4% delle riserve mondiali di petrolio e circa il 5% di quelle di gas; l’80% di queste sono tra Algeria, Libia, Egitto, Siria e Italia. Inoltre, il Mediterraneo ha vento, sole e acqua.
Italia e le coste della ex Jugoslavia, zone dall’alto potenziale. La Sicilia oggi contribuisce al 12% della produzione nazionale di petrolio e al 5% della produzione di gas italiano. Edison ha destinato 800 milioni di euro da investire in Sicilia fra il 2015 e 2020 per sviluppare Vega, Ibleo e Clara, tre campi ritenuti strategici. Il Mediterraneo può diventare un hub, catalizzatore di domanda e offerta. Sarà strategico anche lo sviluppo delle infrastrutture che permetteranno a questa zona e all’Europa di diventare competitive, attraendo nuove fonti energetiche con riferimento al corridoio sud, che cerca di portare gas dall’Azerbaijan all’Europa e i terminali GNL che attireranno gas da tutto il mondo. E le infrastrutture sono la conditio sine qua non per attrarre importazioni. La Sicilia ha un percorso interessante poiché c’è un terminale GNL in via di sviluppo; oggi vi transitano il 37% delle importazioni per l’Italia, acquisendo così un ruolo chiave per il nostro Paese. Edison ha contributo a sviluppare il terminale GNL che si trova di fronte a Rovigo, con 8 miliardi di metri cubi di importazione. La terza opportunità è legata alla capacità di cogliere la domanda nel South East, in particolare per l’energia elettrica. L’interconnessione è un fattore fondamentale, anche se bisogna pensare in modo laterale per capire se è possibile attivarsi, già da adesso, in attesa che le interconnessioni si strutturino secondo tutto il programma di sviluppo. Per quanto riguarda in particolare la Sicilia ci sono altri due temi importanti: il primo è quello delle rinnovabili; 1750 megawatt di eolico, 1256 megawatt di fotovoltaico, con un indotto per il territorio molto importante nella costruzione e nell’attività che ruota intorno a questi asset. Anche se il tempo degli incentivi è finito, non significa che si concluda quel tipo di business. Oggi se si costruisce un impianto fotovoltaico nel centro e nel sud d’Italia, con una parte di energia che va in autoconsumo, non si ha più bisogno degli incentivi; l’iniziativa si sostenta anche senza gli aiuti da parte dello Stato. In questo modo si aprono grandi possibilità, soprattutto per il piccolo fotovoltaico.
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Chi riuscirà a unire tecnologia, rete sul territorio e la base clienti per sviluppare questo tipo di business avrà successo. La Sicilia, in questo ambito, ha un potenziale enorme perché ha l’energia del sole. È probabile che presto succederà lo stesso anche per l’eolico, diventando competitivo sul mercato. Innovazione, volontà di rischiare e aprirsi a nuovi mercati fuori dall’Italia. Le imprese per essere “smart” hanno bisogno di un sostegno legale quando affrontano avventure di questa portata.
Il secondo tema è l’efficienza energetica, una sfida che il Paese non può mancare. Gli italiani hanno come patrimonio principale la casa e sono molto attenti a ciò che la riguarda. In questo settore non bisogna commettere gli stessi errori del passato per lo sviluppo delle rinnovabili, perché sono state incentivate massivamente tecnologie che non erano prodotte in Italia. È auspicabile che accada il contrario per quanto riguarda l’efficienza energetica, con lo sviluppo di un indotto intorno alla catena del valore che faccia nascere nuove imprese e nuove tecnologie, e che l’Italia riesca finalmente a vendere nel mondo i suoi prodotti. Come? Con innovazione, volontà di rischiare e aprirsi a nuovi mercati fuori dal Paese. Essere smart e aprirsi all’internazionalizzazione: fin dagli albori della civiltà, il cosiddetto “diritto dei mercati” si è posto come ponte tra le imprese di nazioni diverse. Già nel diritto romano, accanto allo ius civile – imposto dallo Stato – i mercati hanno sempre sviluppato delle proprie regole per creare legami e
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sicurezza nei traffici giuridici, come spiega LORENZO PAROLA, avvocato dello studio legale Paul Hastings. La Rivoluzione Industriale e, quindi, la produzione di massa hanno portato all’affermazione di nuove regole di soft law, cioè di un diritto che nasce dal mercato, con approccio di natura “bottom up” e non “top down”, inteso a regolare le relazioni con i mercati creando un ponte fra gli stati ma, ancora prima, tra le imprese; un fenomeno che ha avuto la massima espressione nel momento in cui i mercanti sono diventati corporation. Già nel diritto romano, accanto allo ius civile – imposto dallo Stato – i mercati hanno sempre sviluppato delle proprie regole per creare legami e sicurezza nei traffici giuridici.
Questo understanding comune riguardo alla gestione di determinati affari si declina in tre fenomeni: il primo è definibile come “primato del contratto”. Normalmente le corporations non fanno grande affidamento sulle leggi scritte; nel contratto “what you see, is what you get”, quello che vi si trova deve essere la legge. Solitamente le aziende chiedono la sicurezza che, nel momento in cui si stende un contratto, questo non sia superato da norme imperative. Il secondo fenomeno è consentito dalla normativa internazionale, in particolare dalla convenzione di Roma del 1980; le imprese tendono a scegliere quel set di regole che meglio si attaglia alla fattispecie concreta. Un esempio eclatante è nel diritto inglese, con le operazioni di finanziamento; si ritiene che il diritto inglese sia quello più creditors friendly del mondo, in grado di tutelare al massimo livello sia le banche che i creditori; quindi, anche nei grandi finanziamenti in Italia, le banche tendono ad applicare il diritto inglese. Un terzo fenomeno è quello della “extragiudizialità”; nelle grandi acquisizioni internazionali, le società non fanno affidamento sui sistemi giudiziali nazionali bensì definiscono le regole del contratto e stabiliscono anche il set di regole che si applicheranno in caso di eventuale contenzioso (è il fenomeno degli arbitrati internazionali che prevalgono sulle corti nazionali). Ciò è particolarmente vero nei settori specialistici come quello bancario, dei trasporti internazionali e quello marittimo oltre che nel settore dell’energia, dove esistono delle best practice che vengono applicate comunemente. In questo settore, l’Italia è all’avanguardia perché ha il mercato energetico più avanzato e complesso al mondo, in termini di regolazione e in termini tecnici. In Italia si è dato seguito ai primi finanziamenti dei grandi cicli combinati, seguiti poi dai parchi fotovoltaici, tanto da preparare la strada a numerosi altri Stati. In questo senso, le best practice create, sia nel settore della regolazione che tecnico, si sono sviluppate poi anche nel settore legale. L’Italia nel settore del soft law – nelle prassi contrattuali e di bancabilità – è un Paese che ha molto da insegnare. Per tanti anni il nostro Paese ha soffer-
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In alto: Commerci della Compagnia delle Indie Orientali nella città di Coylang, India, 1670 ca.
to, dal punto di vista del diritto, di sudditanza rispetto al modello inglese; ora la situazione è cambiata e si presenta una grande possibilità per le imprese italiane. La consapevolezza sulle best practice che si sono create unitamente a una favorevole posizione geografica hanno fatto sì che si richieda spesso l’intervento di un avvocato di diritto italiano e non più inglese in molte operazioni all’interno del Mediterraneo. Esiste ormai un fenomeno di consapevolezza, comune alle diverse im-
L’Italia nel settore del soft law – nelle prassi contrattuali e di bancabilità – è un Paese che ha molto da insegnare.
prese nel modo, in cui certi affari si chiudono e si documentano; ad esempio riguardo al set di garanzie, le business warranties che si chiedono quando si acquisisce un’azienda oppure nel contesto di rottura e separazione dei partner di una joint venture. Come ricorda ANDREA NURCHI, rappresentante dell’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo (PAM), l’Italia gode di una posizione privilegiata all’interno nell’area. Il Mezzogiorno e la Sicilia in particolare hanno una storia straordinaria di commistioni in materia linguistica, artistica, culturale. Queste caratteristiche garantiscono delle ottime condizioni per fare da catalizzatore e per creare opportunità sia economiche che d’impresa - per la creazione di posti di lavoro - ma anche sociali,
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L’Italia gode di una posizione privilegiata all’interno nell’area; Il Mezzogiorno e la Sicilia in particolare hanno una storia straordinaria di commistioni in materia linguistica, artistica, culturale.
che permettano lo sviluppo di un concetto di integrazione che diventerà fondante nella formazione e nell’istruzione. L’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo (PAM) è un’organizzazione internazionale che riunisce i parlamenti degli Stati del Mediterraneo, dal Portogallo fino alla Mauritania, passando da Italia, Balcani, Palestina e Israele. Tutti i membri hanno lo stesso peso in termini di voti ed è attivo un meccanismo di rotazione della Presidenza che si alterna ogni due anni, da uno Stato della sponda settentrionale a uno di quella meridionale. PAM ha lo stato di osservatore presso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che permette una stretta sinergia nello sviluppo delle iniziative tra le due realtà. Gli obiettivi principali del PAM sono il mantenimento degli equilibri politici e lo sviluppo tra i Paesi del Mediterraneo. Attualmente, la situazione in questa regione è molto fluida; la primavera araba, cominciata nel 2011 con punti di partenza comuni si è sviluppata in modi molto differenti da Paese a Paese, lasciando diversi elementi di instabilità per la regione (il caso libico è un chiaro esempio) da sommare alle questioni storiche riconducibili al conflitto israelo-palestinese, del Sahara occidentale e dei Balcani. In questo contesto, trovare un equilibrio risulta particolarmente complicato. In numerosi Paesi c’è un vuoto di potere che lascia spazio a movimenti estremisti con conseguenze dal punto di vista dell’assistenza umanitaria, dell’immigrazione, dei rifugiati e delle relazioni economiche a rischio. La stabilità politica è sia la precondizione che il risultato dello sviluppo economico. FABIO MONTAGNINO, direttore del Consorzio Arca, ribadisce quanto l’Ita-
Si deve creare una situazione di discontinuità passando da un adeguamento a un mainstream già esistente, disegnato altrove di risposte e tecnologie, a un luogo che pensa soluzioni adatte a questo “mondo di confine”.
lia, la Sicilia e Palermo possano candidarsi ad assumere un ruolo di leadership nel Mediterraneo sul tema della conversione del paradigma energetico e della trasformazione delle città. Tuttavia è indispensabile avere coraggio, credere e impegnarsi già oggi in progetti che potranno essere realizzati in un arco di tempo di medio e lungo periodo. Si deve creare una situazione di discontinuità passando da un adeguamento a un mainstream già esistente - disegnato altrove di risposte e tecnologie - a un luogo che, invece, pensa a soluzioni adatte a questo “mondo di confine”. Metaforicamente, Palermo deve essere vista come una zona di faglia - non di raccordo, ma di crinale - dove i blocchi si toccano e possono formare sia splendidi paesaggi che generare terremoti. È necessario pensare alla propria identità, alla situazione politica, al proprio passato di convivenza, di contaminazione e di scontro, tutti elementi che rendono questo territorio unico.
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Bisogna, poi, lavorare sui contenuti e produrre novità cercando di concentrare a Palermo tecnologie nuove e generare modelli di business innovativi, immaginare i modelli con cui funziona la filiera di produzione e di distribuzione dell’energia, che consentano di fare impresa anche dove si assottigliano le marginalità legate agli incentivi per innovare sul piano del contenuto tecnologico e sul piano dei modelli d’impresa. È fondamentale prendere consapevolezza di poter essere un punto di raccordo tra nord e sud del Mediterraneo, in quanto in grado di capire le necessità di coloro che vivono a Francoforte, senza dimenticare che bisogna dialogare anche con chi abita a Il Cairo.
In basso: la Sicilia è stata da sempre una terra esposta alle diverse influenze culturali. L’architettura a Palermo ne è un chiaro esempio.
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In conclusione
SmART City Palermo. Progetto per una comunità intelligente e interconnessa Raffaele di Stefano* In questi anni l'idea di Smart City si è diffusa incontrastata. L'idea che la tecnologia possa allestire un ambiente urbano modello è davvero molto seducente. In qualche modo è la nuova utopia; la figlia di quella cultura europea rinascimentale che rivendicava all'uomo la forza di costruire luoghi di vita migliori, anzi ottimi; solo che oggi alla ragione dell'uomo è stata sostituita la capacità di sistemi artificiali di gestire i big data, di effettuare analisi predittive, di interconnettere gli oggetti. Di qui un fiorire di politiche pubbliche ispirate alla smartness, ingenti finanziamenti pubblici e indiscriminata rincorsa alle applicazioni tecnologiche. I colossi industriali, produttori e venditori di tecnologie, hanno imposto questo modello di Smart City i cui benefici non sono per nulla evidenti a fronte dell'investimento pubblico effettuato. Il punto è: la tecnologia rappresenta davvero una grande risorsa ma bisogna concentrarsi su come questa debba essere impiegata al meglio per favorire benefici cambiamenti nella vita sociale ed economica dei singoli, delle comunità e delle città. Le città – i nuovi centri di governo del XXI secolo – sono in diretta competizione tra loro per accreditarsi come polo di aggregazione e di sviluppo, costruendo basi economiche sostenibili e con essa opportunità di occupazione, creazione di ricchezza e miglioramento delle infrastrut-
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ture materiali e immateriali. In questa competizione non contano solo le infrastrutture tecnologiche e gli investimenti immessi artificialmente. Contano anche la capacità di avere una visione del futuro e degli obiettivi strategici per realizzarla, e reti sociali e culturali per sostenerla. E l’ambiente, la storia, l’eredità culturale non sono fattori indifferenti. Su questo presupposto abbiamo promosso e realizzato SmART City Italia - Palermo. Lo sviluppo delle aree urbane di Palermo, come quello di tutte le città moderne, sta mettendo sotto pressione la qualità di vita dei cittadini e pone una serie di sfide alla comunità cittadina ed agli amministratori. Emergono nuovi problemi di segregazione e marginalità sociale ed economica e di welfare in generale. Ma nel contempo si offrono le condizioni per fondare nuove imprese, creare nuove opportunità di inclusione sociale ed economica. Occorre raccontare di queste difficoltà e di queste opportunità, e riflettere come agire per contrastare le prime e rafforzare le seconde. Occorre raccontare una nuova storia della città che sappia rendere partecipi i cittadini della trasformazione e dell’innovazione della loro città. Questo significa creare una comunità intelligente ed interconnessa per saper superare le difficoltà e cogliere a pieno le opportunità. L’intelligenza non è una questione di quantità di dati ma di capacità di analizzarli e di utilizzarli. Questo è il lavoro che abbiamo iniziato con l’evento SmART City Italia a Palermo nel 2014; questo è il lavoro che auguriamo Palermo possa proseguire.
Durante l’epoca dei Sumeri, nelle terre tra i fiumi Tigri ed Eufrate - a partire dal V millennio prima di Cristo - sono state fondate Ur, Uruk Lagash, primi insediamenti urbani con i caratteri di città. In basso: Bassorilievo di età sumerica.
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Tempelhofer Feld, Palermo Emanuele Martinelli*
Il 25 maggio del 2014 fu proposto ai berlinesi un referendum in cui si chiedeva di salvare dal business immobiliare il Tempelhofer Feld, ex aeroporto di Berlino Ovest. Oggi questo spazio di 300 ettari – superiore per esempio a Central Park – è diventato il cuore della vita sociale della città. Installazioni d’arte, orti biologici, fiere, sfilate, concerti; frequentato da tutti, studenti, artisti, agricoltori, manager. Una realtà nata dal basso, grazie all’impegno prima di chi ha bloccato i lavori di nuove case raccogliendo 220.000 firme e poi grazie a un progetto scritto da professionisti di tutte le età che hanno voluto partecipare attivamente mettendoci competenze, creatività, impegno. Biker, runner, skater e windsurfisti spinti dal vento del nord sul cemento delle ex piste; e uccelli rari in via d’estinzione che qui hanno travato nuovo habitat. E poi lo spazio per pioneer projects come gli orti comunitari, e modalità diverse per creare relazioni col territorio. Un luogo gestito dal Grün Berlin sotto la tutela di Tempelhof Projekt (coordinati dal dipartimento del Senato per lo sviluppo urbano). Il futuro di questo posto, con i temi da sviluppare, verrà di continuo discusso con gli abitanti; uno spazio che si muove e trasforma ogni giorno, mosso da creatività ma con una governance, fatta anche di partecipazione e responsabilità civile. Non stiamo parlando di un altro mondo, ma di un mondo possibile anche a Palermo, Napoli, Milano o Bolzano.
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A Palermo, dalle vie del centro fino alla Zisa e ancora oltre verso Mondello la scoperta di nuovi spazi da riqualificare e di cui occuparci è continua. La Fiera per esempio. Ne abbiamo parlato per ore nei tre giorni e tre notti del 27-28-29 novembre 2014 all’interno di SmART City Italia, il progetto itinerante nato a Palermo che dal 2015 toccherà altre città tornando poi a Palermo a fine anno. Se l’ART vuole essere il coinvolgimento emotivo di tutte le parti in causa, il termine Smart richiama l’intelligenza che produce in ogni momento soluzioni, tecnologie, strade di sviluppo da poter esprimere soprattutto nelle City, l’ambito che sempre più raccoglierà la popolazione del pianeta. E poi la parola Italia, quella in grado di evocare ancora bellezza, capacità del fare, e umanità. Da Berlino a Palermo ci passano culture, orizzonti e colori diversi. Ma rimane come sottofondo culturale e civile che vale per tutti, una presa di responsabilità e un desiderio di vivere meglio, che passano dall’impegno di ognuno, sia berlinese o palermitano.
In basso: veduta di una porzione del Tempelhofer Feld, a Berlino.
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