Focus 19/2017 - Efficienza Energetica - Energia Media

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Efficienza Energetica Focus 19/2017

Sviluppo economico ed efficienza energetica. Una panoramica Elena Bruni


L’autrice Elena Bruni si occupa di tematiche relative all'Efficienza energetica, la fiscalità energetica e i settori energy intensive presso Confindustria, Aree Politiche industriali, Settore Energia. e.bruni@confindustria.it

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©Energia Media - novembre 2017

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Sviluppo economico ed efficienza energetica. Una panoramica Elena Bruni

Il presente contributo ha la sua origine nell’intervento che Elena Bruni ha pronunciato durante il workshop “Sviluppo Economico ed Efficienza 4.0� tenutosi a Firenze, il 29 settembre 2017, presso la sede di Confindustria Firenze.

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Dalla Ue politiche e programmi di efficienza

L’efficienza energetica è – insieme alle soluzioni a essa collegate – la risposta ad oggi più concreta ed efficace per giungere a una riduzione delle emissioni di CO2, grazie a un minore consumo di energia e all’avvio di durature politiche di sostenibilità ambientale. La Commissione Europea, com’è noto, ne ha fatto uno dei temi portanti della sua agenda politica, a partire dalla strategia Europea 2020. Ma non solo. Nel Clean energy package la Commissione pone l’efficienza energetica, intesa come fonte di energia più pulita e più economica, come obiettivo prioritario, proponendo un traguardo per il 2030 ancora più ambizioso di quello concordato dal Consiglio Europeo di ottobre 2014: 30% contro 27%. Secondo stime della stessa Commissione Europea, questa nuova sfida si tradurrebbe in 70 miliardi di euro di PIL e 400.000 posti di lavoro aggiuntivi. Benché l’obiettivo vincolante a livello europeo del 30% non venga applicato ai singoli Stati membri, essi dovranno comunque indicare il loro obiettivo di efficienza energetica a livello nazionale per il 2030 nei Piani Nazionali per l’Energia e il Clima. La Commissione avrà il compito di monitorare se gli obiettivi nazionali consentiranno di raggiungere quello europeo e potrà intervenire nel caso si verifichino deviazioni dalla traiettoria. Nella revisione della Direttiva 2012/27/UE, la Commissione UE propone di estendere gli obblighi di risparmio energetico al 2030 chiarendo che gli Stati Membri potranno utilizzare schemi vincolanti a livello nazionale come i certificati bianchi, misure alternative oppure un approccio “misto”. Il metodo per il calcolo del risparmio energetico è semplificato e chiarisce quali risparmi sono ammissibili. l calcolo del totale dei risparmi richiesti sulla base degli obblighi per il 2020 e il 2030 sarà basato sulle vendite annuali di energia ai consumatori finali rispetto alla media dei tre anni precedenti all’inizio del periodo sottoposto a obbligo.


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Focus n. 19/ 2017 - Efficienza Energetica

Italia. Il settore industriale primo per risultati Osservando i dati tendenziali degli ultimi anni è evidente come l’industria italiana abbia realizzato grandi sforzi in termini di efficientamento energetico, con conseguenti buoni risultati. Il settore industriale ha storicamente contribuito in modo importante alla riduzione dei consumi ed è probabile che continuerà a dare un forte impulso in innovazione e sviluppo. Tuttavia, per tendere al raggiungimento contestuale anche degli obiettivi di riduzione delle emissioni nei settori NON-ETS si dovranno focalizzare gli sforzi sul residenziale e sui trasporti, il primo, ad oggi, mancante di strumenti efficaci ed efficienti, il secondo, invece, poco presidiato. Si conferma la centralità dell’efficienza nei processi industriali, per assicurare, da un lato, una maggiore competitività dell’industria nazionale e contestualmente per trasformare il raggiungimento dei target europei da un insieme di costi e vincoli ad un’opportunità di crescita economica e industriale. Nello studio Confindustria sull’efficienza energetica del 2017 realizzato con Enea e RSE (scaricabile qui) si dimostra come un impegno costante alla riduzione dei consumi energetici può rappresentare, per il sistema industriale, uno strumento di riduzione dei costi del processo produttivo e un’occasione per sollevare il proprio standard competitivo sui mercati internazionali. Non dobbiamo infatti dimenticare che il nostro Paese rappresenta uno dei più grandi produttori manifatturieri europei ed è, in particolare, uno degli Stati con il maggiore sviluppo di efficienza energetica. Proprio questa condizione ci pone in una posizione privilegiata per valorizzare le opportunità nate dalla cosiddetta green economy. I dati dicono che più del 22% dell’industria nazionale ha investito, negli ultimi anni, in tecnologie ambientalmente sostenibili al fine di assicurare un maggior risparmio energetico e un minor impatto ambientale. Tuttavia per poter abbattere il costo delle tecnologie green e assicurarne un’ampia diffusione è fondamentale definire una politica che promuova l’attività di ricerca e sviluppo per assicurare un alto standard di innovazione: il progresso tecnologico è infatti condizione fondamentale per fare efficienza energetica. Dal 2005 risulta sempre più evidente il disaccoppiamento fra la crescita economica e i consumi delle imprese italiane. Le tecnologie 4.0 accresceranno il decoupling smaterializzando la produzione. L’efficienza energetica deve essere vista come una serie ramificata di elementi interconnessi che vanno a costruire un sistema ramificato e composito.

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Le spese pro capite per la protezione dell’ambiente sviluppate dalle imprese italiane superano abbondantemente quelle operate dagli altri Paesi europei. Dal 2008 le imprese che hanno effettuato eco-investimenti sono state il 22% del totale, il 33% per il comparto manifatturiero. Nel settore manifatturiero il 25,8% delle imprese, che hanno sviluppato eco innovazione, hanno registrato un aumento del fatturato (nel 2013). È tuttavia importante ricordare che, avendo il nostro Paese da tempo un'intensità energetica inferiore alla media UE, si può presumere che per ridurre ulteriormente i consumi al ritmo dell’ 1-1,5% all’anno – come previsto dalla direttiva europea oggi in discussione – si vada incontro a costi marginali crescenti. Un po’ diversa la situazione relativa a edilizia e trasporti, due settori nei quali ancora vi è molto da realizzare. In questo senso sia le istituzioni preposte sia coloro che dell’efficienza energetica fanno il loro core business dovrebbero focalizzare maggiormente l’attenzione sul tema. Non è casuale che la proposta della Commissione europea punti ad affidare al settore dell’edilizia un ruolo centrale nel conseguimento del nuovo obiettivo europeo di efficienza energetica per il 2030. Per ottenere questo risultato sarà indispensabile promuovere investimenti su larga scala considerando che, in Italia, il patrimonio edilizio esistente non è solo numericamente rilevante per numero di edifici, ma anche assai vetusto. La revisione della Direttiva tiene in considerazione del progresso tecnologico, come la digitalizzazione del sistema energetico e delle sinergie con lo sviluppo dei contatori intelligenti, della generazione distribuita e delle infrastrutture per la mobilità elettrica. Confindustria condivide la necessità di considerare prioritari gli interventi per il settore residenziale e di favorire in questo ambito le iniziative per la riduzione dei consumi di energia primaria. In prospettiva, quali azioni e misure adottare? Per proseguire su una strada oggi ben tracciata, le politiche per l’efficienza devono sviluppare un approccio a 360° su base sistemica, dallo stimolo alla domanda per l’innovazione dei processi di consumo e la promozione di energia allo sviluppo dell’innovazione tecnologica all’interno di filiere integrate. Ciò comporta, in primis il mantenimento o rinnovo dei meccanismi fiscali di sostegno e una loro razionalizzazione in relazione ai target di performance. In secondo luogo, la promozione delle tecnologie a basse emissisioni locali non solo CO2 e, l’attuazione dell’aggiornamento del meccanismo dei certificati bianchi. Ancora, si deve immaginare un nuovo quadro di policy per promuovere teleriscaldamento e teleraffrescamento su ampia

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scala e infine, occorre spingere per la promozione dell’innovazione e della ricerca su sistemi di impiantistica integrati e lo sviluppo delle reti intelligenti e strumenti di misurazione. Da ultimo è importante che i temi sostenibilità e mobilità vengano approcciati in modo razionale in relazione alle esternalità evitate. Quali dunque le azioni da compiere nel futuro? Innanzitutto definire un quadro normativo certo e stabile nel tempo che assicuri alle imprese la necessaria continuità nello svolgimento della loro attività, pur nel rispetto dell’ambiente, producendo vantaggi in termini di competitività. Poi semplificare l’attuale quadro normativo in materia ambientale ed energetica, ottenendo tempi più celeri e procedure più snelle per il rilascio e il rinnovo delle autorizzazioni. Recepire e applicare le disposizioni comunitarie senza oneri impropri e aggravi ulteriori. Arrivare a una maggiore integrazione delle politiche di sostenibilità ambientale con le politiche energetiche (efficienza e rinnovabili). Si devono perseguire parallelamente gli obiettivi climatici e di sviluppo. Promuovere l’attività di ricerca e sviluppo per assicurare un alto standard di innovazione. Risulta necessaria una “mappatura” delle risorse disponibili sul territorio per calibrare le risorse pubbliche in modo mirato e valorizzare il progresso tecnologico esistente. E ancora, è necessario sviluppare ulteriori partenariati tra industria, istituzioni, centri di ricerca e/o poli universitari, secondo l’impostazione dei Digital Innovation Hub, oltre a favorire il finanziamento dei progetti per lo sviluppo delle filiere industriali, anche prevedendo possibilità di deroga ai patti di stabilità per gli investimenti in campo ambientale. Infine è opportuno rafforzare le filiere industriali e la cooperazione intersettoriale. E sviluppare policy atte a indirizzare gli interventi di “efficientizzazione” verso i settori che per dimensione ed entità dei possibili risparmi, risultino avere maggiori margini di miglioramento. In conclusione è fondamentale creare un “sistema di sistema” nella green economy che, dopo la necessaria integrazione delle politiche energetiche- conduca a un rafforzamento delle filiere industriali di primo livello, dalla fase pilota a quella dimostrativa molto più “capital-intensive” per aggredire il mercato internazionale. È necessario rafforzare la cooperazione intersettoriale, specilalmente nel settore ICT
 arrivare a deroghe ai patti di stabilità per gli investimenti pubblici in campo energeticoambientale e a una standardizzazione degli interventi tecnologici.

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Focus n. 19/ 2017 - Efficienza Energetica

BOX. Efficienza energetica: leva sul sistema competitivo Italia è il paese manifatturiero con maggiore efficienza energetica. Il nostro paese rappresenta, nonostante la crisi, il secondo produttore manifatturiero europeo con una quota (circa il 17%) di valore aggiunto industriale superiore rispetto ai principali competitor europei. L’Italia è in una posizione privilegiata per valorizzare le opportunità dello sviluppo green, infatti il valore aggiunto prodotto dalla green economy è stimabile in Italia pari al 10,2% dell’economia nazionale (101 Mld€). Si rileva la presenza di circa 3 milioni di "green job", ammontare in costante crescita (dovrebbe arrivare a coprire il 61% della domanda di forza lavoro e il 70% delle nuove assunzioni in R&S). L’American Council for an Energy-Efficient Economy (ACEEE) ha posizionato l’Italia al terzo posto al mondo, dopo Gran Bretagna e Germania, per gli sforzi nazionali compiuti a favore dell’incremento dei livelli di efficienza energetica. Le imprese della green economy italiane sono verticalmente integrate con altri settori industriali.

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FOCUS 19/2017 - EFFICIENZA ENERGETICA


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