Acqua 2.0 Focus 18/2017
L’acqua in Lombardia fra“domanda” e “offerta” Viviane Iacone
L’Autrice Viviane Iacone è Responsabile Pianificazione tutela e riqualificazione risorse idriche presso Regione Lombardia.
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L’acqua in Lombardia fra“domanda” e “offerta” Viviane Iacone
Il presente contributo ha la sua origine nell’intervento che Viviane Iacone ha pronunciato durante il convegno “Governance, innovazione e nuovo management. Quale strategia per rispondere alla crisi idrica?” tenutosi a Milano, il 12 settembre 2017.
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L’idrico in Lombardia: ruolo di “domanda” e “offerta” Fiumi, corsi d’acqua, laghi, fonti di montagna, falde. La Lombardia è un territorio ricco di acqua. I numeri parlano di 155miliardi di metri cubi all’anno concessi, che equivalgono a 5 milioni di litri al secondo e che corrispondono a 5 volte l’afflusso meteorico annuo. è però da considerare che il 75% della portata concessa (pari a 115 milioni di metri cubi), è un «uso non consumo», si tratta cioè degli utilizzi che restituiscono l’acqua usata alle stesse caratteristiche: si tratta di concessioni idroelettriche e per raffreddamento. I restanti 40 miliardi di mc/annui riguardano invece gli “usi consumi”, e si tratta di utilizzi che modificano la qualità dell’acqua ed in parte la depauperano. Figura 1 e 2. Portate oggetto di concessioni e consumi (%)
1,75%
0,49%
0,72% 2,89%
7,53%
3,10% 74,24%
3,20% 19,92%
85,69%
0,48%
civile potabile industriale piscicultura
civile non potabile irriguo produzione energia
civile potabile industriale piscicultura
civile non potabile irriguo
Focus n. 18/ 2017 - Acqua 2.0
Tuttavia, questa ricchezza di acqua non rappresenta un valore assoluto, in sé. Occorre considerare anche la qualità della risorsa: il suo degrado ne riduce la disponibilità, o comunque eleva e in modo significativo la sua utilizzabilità (ad esempio per la potabilizzazione). Gli elevati livelli di urbanizzazione, industrializzazione e, in generale, di antropizzazione del territorio, sono fattori che hanno inciso sull’attuale stato qualitativo e che ancora sono in grado di incidere fortemente sulla gestione - complessa - del settore idrico in Lombardia. A questi vanno, inoltre, sommate alcune criticità già note – oltre che comuni ad altre aree del territorio nazionale – sullo stato dei servizi, delle reti e impianti e della governance. L’obiettivo è costruire un sistema in cui tutti gli utilizzatori dismettono esigenze e logiche contrapposte per assumere, ognuno di essi, una visione complessiva che induca a trovare spazi di mediazione fra uno stretto interesse particolare e quello più generale. È dunque indispensabile arrivare a una reale integrazione fra obiettivi, modalità, modelli operativi e di utilizzo e programmazione dei soggetti utilizzatori della risorsa idrica. L’interrelazione di interessi ed esigenze che stanno dietro l’utilizzo della risorsa idrica – indispensabile non solo alla vita in una determinata area ma anche allo sviluppo della stessa – fa sì che il legislatore non possa agire in modo settoriale, ma debba considerare la questione nella sua interezza e, dunque, nella sua articolazione e complessità. E le politiche regionali hanno come obiettivo l’intervento su entrambi i lati ovvero, quello proprio della domanda e quello riguardante l’offerta. Osservando la domanda, si evince che la destinazione d’uso dell’acqua nella nostra regione è in gran parte rappresentata dalle attività agricole con una percentuale prossima all’85%; per lo più si tratta di prelievi da acqua superficiale. Certamente non è possibile ignorare le sempre maggiori conseguenze derivanti dal cosiddetto riscaldamento globale; alcuni dati sull’andamento climatico dal 1850 ad oggi danno consistenza numerica a questa trasformazione. Nel periodo considerato, oltre all’incremento di 2° della temperatura media dell’aria, con un andamento più accentuato negli ultimi 30 anni, si registra un leggero calo delle precipitazioni (-5%) nella quantità media annua (in 100 anni) con tendenza ad aumentare nell’ultimo decennio. Quindi, pur in presenza di acqua, le condizioni generali del settore idrico lombardo indicano una maggior vulnerabilità rispetto al passato. Se dunque la carenza idrica è definibile come uno squilibrio di lungo termine che nasce dalla combinazione di bassa disponibilità idrica e di un livello di domanda che eccede la
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capacità del sistema naturale (incorporando un carattere di relatività) la Lombardia di oggi non vive questa condizione. Ma ciò non significa che sarà sempre al riparo da situazioni negative o critiche anche in futuro a causa della crescita della domanda (più utenti) e della diminuzione dell’offerta (meno acqua a disposizione e comunque meno acqua di qualità). È necessario sia ragionare che operare sui due lati (domanda e offerta), sia prendere in considerazione alcuni fattori rilevanti in grado di ridurre ulteriormente la disponibilità di acqua. Il primo fra tutti è la presenza o meno di sostanze inquinanti. Le analisi effettuate su 619 corpi idrici fluviali monitorati dal 2009 evidenziano come136 (22%) hanno dato come risultato uno stato chimico delle loro acque definito “non buono”; così è accaduto anche a 23 corpi idrici lacustri analizzati su 54. Per quanto riguarda la qualità dei corpi idrici sotterranei, nell’acquifero superficiale 14 su 15 sono in uno stato “non buono”; analogo giudizio per 5 su 6 dell’acquifero intermedio. “Non buono” anche il corpo idrico sotterraneo profondo di alta e media pianura. Quali sono gli obiettivi dell’azione delle istituzioni regionali? Il principale è arrivare al miglioramento della qualità delle acque per espandere il grado di utilizzabilità. A cascata significa intervenire su questioni di rilievo come il ciclo della depurazione del servizio idrico integrato, la regolamentazione e la gestione degli scarichi, la tutela delle aree di salvaguardia (sia come tutela del punto prelievo e che delle riserve acqua ad uso potabile), le bonifiche, il piano di azione nitrati e quello per il contenimento prodotti fitosanitari e la riqualificazione fluviale. Si tratta di un complesso di zioni che il PTUA (programma di tutela e uso delle acque) approvato di recente ha definito. Inoltre è necessario conoscere in modo più approfondito, puntuale e continuativo l’uso irriguo, proprio perché esso rappresenta la quota principale di utilizzo. A questo riguardo il Reg. Reg. 2/2006 pone l’obbligo di misurazione e la DGR 6035 del 19/01/2016 fornisce i criteri e le modalità di misurazione (prelievi e restituzioni). Inoltre il Progetto ISIL curato da URBIM con Università Statale Milano ha l’obiettivo di mappare gli usi irrigui, la rete di distribuzione in relazione alle aree agricole. È indispensabile conoscere lo stato quantitativo delle acque lombarde e il suo andamento. L’ampliamento della rete di monitoraggio quantitativo gestita da ARPA Lombardia (aggiunta di una trentina di punti di monitoraggio), la messa a regime per la Lombardia della modellistica DEWS (modello idraulico-idrologico ARPA ER – Autorità di bacino Po) e il completamento del Bilancio idrico regionale daranno maggiore contezza di dov’è l’acqua, come si rialimenta, quali sono le dinamiche che ne condizionano gli aspetti quantitativi, dove viene utilizzata e in che quantità.
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Avere informazioni precise (sulle reti, sull’uso e sui consumi) permette di rendere più efficaci le politiche di efficientamento nell’utilizzo della risorsa idrica lombarda. Obiettivi primari sono quelli di: •
contenere l’uso di risorsa pregiata
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favorire il riuso attraverso la depurazione
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ridurre le perdite di rete (in Lombardia la media è del 20%. Dare priorità alle zone che hanno un problema di scarsità. Più un problema di maggior efficienza economica del servizio.)
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creare un Modello valutazione delle domande di derivazione
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migliorare o ottimizzare il reticolo per gestire il drenaggio urbano e quindi valorizzazione acque meteoriche. Ricostituire reticolo in una misura sufficientemente estesa
•
definire obiettivi puntuali di risparmio irriguo (obiettivo di riduzione media bacino Po del 5%) in relazione alle caratteristiche effettive dei diversi contesti
•
sviluppare gli strumenti di condivisione tra stakeholders (Osservatorio di distretto Po).
In questo senso, i soggetti utilizzatori allargano i confini della loro azione, nell’ottica di un’integrazione sempre più ampia.
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FOCUS 18/2017 - ACQUA 2.0
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