Italia: più smart city o smart land? Il caso di Pegognaga, Mantova Alessandro Seregni
Il concetto di “smart city” ha proposto un paradigma di sviluppo in grado di ridisegnare e ripensare la vita nei grandi centri urbani dell’era post-industriale. Tecnologia, innovazione, digitalizzazione, servizi a valore aggiunto e, con il passare del tempo, dimensione sociale. La “città del futuro” si configura come il luogo dove realizzare un’armonica e funzionale convergenza tra sviluppo economico, benessere e socialità. Un paradigma valido per grandi metropoli o megalopoli ma non sempre adatto e che non considera un elemento chiave nello sviluppo economico e sociale italiano: il territorio e la distribuzione dei centri urbani su di esso. I dati ISTAT sulle dimensioni demografiche e territoriali confermano l’immagine di un Paese composto costellato da tante realtà, popolate da un basso numero di abitanti. Ne citiamo alcuni: il 70% dei comuni ha, infatti, una popolazione pari o inferiore ai 5 mila abitanti, tra questi, i comuni di piccolissime e piccole dimensioni (cioè fino a 20 km²) sono i più numerosi, 3.756 pari al 46,6%
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del totale. Non solo, il 67,9% di essi rientra in quella che viene denominata “classe di bassa urbanizzazione”, ovvero aree prevalentemente rurali, dove su una superficie del 72,5% si localizza una popolazione pari al 24,2%. Infine, dato molto significativo, sono solo 12 le città italiane a superare i 250mila abitanti. Benché la ricerca di una smartness urbana rimanga un tema importante, è opportuno considerare un altro paradigma o un modello il più possibile aderente al realtà italiana.
Come afferma Aldo Bonomi nel saggio Da smart city a smart land (Marsilio, 2014), oltre alle grandi reti energetiche e tecnologiche “occorre guardare anche al lavorio diffuso di imprese, amministrazioni, gruppi di cittadini che tiene insieme […] virtù civiche, sensibilità sociale e voglia di futuro”. La “smart land” porta con sé un’idea di crescita e consapevolezza del territorio, come luogo primo dal quale ripartire e sul quale provare a inventare e innestare nuove e diffuse forme di: governo, imprenditoria, socialità, collaborazione fra soggetti, reti. Nell’ottica di una sempre più stretta integrazione fra sviluppo, innovazione tecnologica, sostenibilità ambientale e identità. L’occasione per indagare questi temi è stata la presentazione di SMART LAND ITALIA, un progetto di disseminazione, incontri e comunicazione focalizzato sul futuro sviluppo di alcuni territori italiani, partendo da un caso reale come Pegognaga. La cittadina in provincia di Mantova, 7mila abitanti, 400 imprese e una diffusione della fibra ottica degna di una metropoli avanzata, sarà protagonista proprio del primo appuntamento, i prossimi 25 e 26 maggio. Come osserva Pier Attilio Superti, Segretario generale Anci Lombardia un territorio è smart se riesce a volgere in punti di forza quegli elementi di apparente fragilità come le ridotte dimensioni o il basso indice demografico. Nella sola Lombardia, per esempio, su 1531 comuni, oltre 1000 risultano al di sotto dei 5mila abitanti: una frammentazione gestionale e amministrativa così alta mette in serio pericolo la sopravvivenza di queste realtà. “Se i piccoli comuni vogliono continuare a vivere e a svilupparsi, evitando l’esodo di abitanti e attività produttive verso le grandi città, è urgente trovare strade alternative. Evitare l’isolamento per puntare alla creazione di reti e alla condivisione di esperienze istituzionali, imprenditoriali e culturali con altri soggetti. Porsi – continua Superti – in atteggiamento aperto, da intendersi sia come un mettersi a disposizione del territorio circostante in modo propositivo sia come un guardare oltre, favorendo l’internazionalizzazione delle proprie specificità produttive o culturali”. L’esperienza di questo comune dell’Oltrepò mantovano sembra soddisfare questi criteri, mostrando come può esservi un approccio smart al territorio. Da qualche tempo i soggetti che lì vivono e operano – dalle istituzioni, alle imprese fino alla società civile – lavorano per mettere in pratica rinnovate forme di governo, partecipazione e collaborazione fra i diversi settori, in maniera da cogliere le opportunità presenti,
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da crearne altre di nuove e da trovare altre modalità di gestire servizi di pubblica utilità, di fare impresa e agricoltura attraverso un atteggiamento aperto all’innovazione tecnologica e a una rinnovata managerialità. Un processo favorito elementi che combinati sono in grado di dare smartness al territorio. Il primo è rappresentato dalla digitalizzazione di cui ha goduto l’area in questione a partire dal 2016, con infrastrutture connettive oggi sempre più al servizio di pubblica amministrazione, cittadini, imprese e consorzi agricoli. Un intervento realizzato a spese della BrennerCom, azienda altoatesina partecipata da Autobrennero che ha portato la fibra ottica in tutto il territorio comunale. Dimitri Melli, primo cittadino di Pegognaga ha compreso bene l’idea dell’importanza di costruire delle reti – fisiche, digitali e relazionali – e della necessità di allargare gli orizzonti per rendere attrattivo il proprio territorio. Un esempio? Far sedere Pegognaga ai tavoli di lavoro internazionali sulle smart city al fianco di Buenos Aires, Berlino, Praga o Lisbona, entrando nel network promosso dal prestigioso Fraunhofer Institute Morgenstadt, centro di ricerca di livello mondiale sul tema delle città intelligenti. Come ricorda Melli “Pegognaga è più il piccolo centro urbano all’interno di questa rete, fondamentale per l’innovazione europea; ed è stato scelto proprio per le sue dimensioni e per il modello di sviluppo (Small Giants) che esprime perché esportabile anche a molte realtà europee della stessa taglia”. Visione internazionale ma molta attenzione al locale. L’iniziativa Comune su misura ha condotto a una riprogettazione e trasformazione dei servizi comunali nell’ottica di una maggiore semplificazione, flessibilità e, in generale, qualità nel rapporto tra istituzioni e cittadini. La singolarità del progetto sta nel modo in cui è stato realizzato: sono stati gli stessi dipendenti degli uffici pubblici – riuniti in gruppi – a ripensare spazi, modalità e flussi di lavoro. Un’interessante esperimento di partecipazione attiva e responsabilizzazione del proprio ruolo. L’innovazione tecnologica – sotto forma di digitalizzazione spinta – può diventare stimolo al nascere di nuove iniziative nell’orbita di turismo e cultura che non siano solo in un’ottica di pura promozione o del cosiddetto marketing territoriale, ma che si configurino come realizzazione pratica di servizi a valore aggiunto per i visitatori. Con Mantova città a fare da ideale traino. Territorio non solo come espressione geografica o paesaggistica di un’area che porta con sé caratteristiche omogenee o una storia comune, ma anche come luogo dove la “terra” è protagonista. L’agricoltura è una presenza forte a Pegognaga: il settore primario
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è fonte di reddito – oltre che collante sociale – per un importante numero di residenti. Anche in questo caso tradizione e innovazione si uniscono, come spiega Piero Gattoni, presidente del Consorzio Italiano Biogas ed ex vice presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano. “La cosiddetta Smart Agricolture o Agricoltura 2.0 armonizza due concetti in apparenza contrastanti: l’agricoltura fast industriale con l’agricoltura slow locale. È necessario un cambio di prospettiva e uscire da questa contrapposizione, prendendo in considerazione i processi industriali in grado di portare a grandi possibilità occupazionali e, allo stesso tempo, mettendo attenzione verso la sostenibilità e i rapporti con la cittadinanza, con il territorio”. Una smart land è un’area che sa cogliere e volgere al meglio i grandi cambiamenti che avvengono all’interno del proprio territorio. Giancarlo Leoni, Consigliere INU Istituto Nazionale di Urbanistica Lombardia torna sul tema della specificità territoriale e della conseguente necessità di trovare soluzioni adatte. Dalla mobilità, alle politiche sull’inquinamento, fino ai servizi di pubblica utilità. Ciò che non si può fare è considerare che i bisogni di aree differenti dalle metropoli siano di minore complessità o portata. “Quella che comunemente viene indicata come ‘campagna’ – spiega Leoni – nell’ultimo trentennio ha subito trasformazioni radicali, non solo sulle modalità di interazione tra i differenti comparti produttivi, ma anche riguardo al proprio ruolo all’interno di un’area geografica più ampia”. In questo senso, Pegognaga ha assunto nel tempo un ruolo di primo piano, passando da località lontana dai grossi centri – anche per difficoltà nelle comunicazioni viarie – a importante punto di snodo e polo logistico posizionato lungo due degli ormai noti “corridoi” paneuropei, il numero 5 che collegherà Lisbona a Kiev (ovest-est) e il corridoio Scandinavo Mediterraneo (nord-sud). Comprendere il cambiamento per non subirlo. Reinventare il territorio, cercare soluzioni innovative. Pegognaga può dunque essere presa come esempio dell’integrazione tra discipline e realtà differenti ma complementari, quali agricoltura, industria, reti digitali, logistica, cultura e turismo.
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