Efficienza Energetica Paper 10/2016
Diagnosi energetica, primo passo verso un’Industria 4.0
Energia Media Energia Media è un’agenzia di comunicazione e relazioni che opera, principalmente, nei settori energy, utility e smart city. Sviluppa strategie comunicative, facilita le relazioni, elabora contenuti e informazione. Sostiene le aziende migliorandone il posizionamento e creando occasioni di business. Affianca associazioni e istituzioni in programmi di comunicazione pensati per aumentare la reputazione nei confronti dei propri stakeholder. Energia Media nasce nel 2013, a Milano, dall'esperienza maturata da un gruppo di persone in oltre vent’anni di lavoro nel campo dell’informazione, delle relazioni e della consulenza strategica nei settori energy e utility. Tutte le immagini e fotografia presenti in questo Paper sono state regolarmente acquistate su banche dati. Nel caso in cui l’autore ritenga che siano state violate le regole di copyright, è pregato di segnalarlo al seguente indirizzo: comunicazione@energiamedia.it ©Energia Media - ottobre 2016
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Efficienza Energetica Paper 10/2016
Diagnosi energetica, primo passo verso un’Industria 4.0
Il presente paper prende spunto dalle riflessioni emerse durante gli workshop tenutisi a Milano il 3 marzo 2016, presso la sede di Federazione ANIE e a Bari, il 28 marzo 2016, presso il Politecnico di Bari. I due appuntamenti sono parte di un road show in 9 tappe che Energia Media ha organizzato in diverse città italiane incentrato sui temi dell’efficienza energetica e di una produzione industriale 4.0. Il Percorso è stato realizzato in collaborazione con Federazione ANIE e CertiNergia, con il supporto di GE Digital, EasyLumen, Ener-G, Sorgenia e con il patrocinio di ENEA, RSE, AssoEsco.
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Contributi di: Davide CHIARONI - Vice Direttore Energy Strategy Group, Politecnico di Milano Marcello SALVIO - Unità Tecnica Efficienza Energetica (EEAP), ENEA Francesca BAZZOCCHI - Ricercatrice, RSE
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Nota introduttiva
L’entrata di internet e del digitale nelle fabbriche sta radicalmente trasformando i sistemi di produzione, dando il via a una nuova era nell’industria e aprendo di fatto la quarta fra le rivoluzioni industriali. Una fabbrica sempre più connessa, integrata, “intelligente”, automatizzata e flessibile nei cicli produttivi ha bisogno di essere alimentata da sistemi energetici che siano altrettanto all’avanguardia, performanti, sostenibili e, dunque, efficienti da un punto di vista economico e ambientale. Industria 4.0 ed efficienza energetica divengono un binomio inscindibile per aumentare la competitività e per affrontare nel migliore dei modi le sfide del futuro in un mercato senza confini né di spazio né di tempo. Sapere dove e come si spreca per risparmiare denaro, rendere più efficiente l’organizzazione e, dunque, essere più competitivi sul mercato. La diagnosi energetica è una seria opportunità di sviluppo sia per le grandi, energivore (D.leg.vo 102/2014) che medie imprese; è un driver di modernizzazione. La presentazione di case study, tecnologie, dati e statistiche sugli audit finora effettuati permetterà di fare un primo e approfondito bilancio sulle ricadute che questi avranno sulle imprese, sia sul piano degli investimenti sia in ottica di future scelte strategiche.
Interventi
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Audit e gestione del rischio nei progetti di efficienza energetica
Davide Chiaroni Politecnico di Milano
Quando si parla dell’ormai noto decreto 102/2014 e di diagnosi energetica, l’attenzione si focalizza principalmente su tutti quei soggetti – grandi imprese ed energivori – che la diagnosi sono stati obbligati ad effettuarla. Molto meno spesso, invece, ci si interessa a quegli operatori che, in conseguenza dell’obbligo, hanno potuto ampliare il proprio business, offrendo al mercato servizi e progetti di efficienza energetica. Occupiamoci dunque dei secondi, partendo da due interrogativi. Primo, quali operatori offrono in Italia la diagnosi? E, secondo, quanto viene offerto può veramente essere considerata diagnosi energetica? Per rispondere, mi servirò dei risultati di alcuni studi che l’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano ha realizzato sul tema. Nell’annuale Energy Efficiency Report sono stati campionati 320 operatori dell’efficienza energetica operanti in Italia, e specialmente in regioni del nord quali Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lazio considerando che persiste una sostanziale differenza numerica fra il nord ed il Sud del Paese (sono solo 64 gli operatori). Su questi soggetti selezionati è stata condotta un’indagine sul modello di business da cui sono emersi 2 cluster «fondamentali», sulla base del livello di integrazione delle attività, ovvero gli “operatori specializzati” (179 imprese, il 56% del campione) coloro che si focalizzano su un sotto insieme di attività fra quelle che normalmente prevedono la gestione dell’efficienza energetica e gli “operatori integrati” (141 imprese, il restante 44%) che, invece, tendono a offrire servizi chiavi in mano al cliente finale. Chi sono questi operatori? La quasi totalità degli operatori specializzati è rappresentata dagli Energy Efficiency Service Provider
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Paper n. 10/ 2016 - Efficienza Energetica
(EESP), mentre è marginale il ruolo degli Original Equipment and Energy Efficiency Manufacturers (OEEEM).
4% 11% 4%
58%
96%
EESP
27%
OEEEM
Facility Plants Management Utility
Energy Efficiency Advisory
La maggior parte degli operatori integrati è rappresentata dagli Energy Efficiency Service Provider (EESP), ma assume una certa rilevanza il ruolo degli Original Equipment and Energy Efficiency Manufacturers (OEEEM) se paragonato al cluster degli operatori «specialized».
85%
74% 15%
EESP
OEEEM
4% 22%
Facility Plants Management Utility
Energy Efficiency
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Tra le attività caratteristiche più ricorrenti svolte dagli operatori “specializzati” vi è l’audit, gestito in prima persona dal 49% dei soggetti. Seguono poi la progettazione, l’installazione, il monitoraggio, la manutenzione, la gestione di incentivi, nonostante non tutti realizzano tutte attività insieme. Gli operatori “integrati” che invece offrono sistemi chiavi in mano o comunque garantiscono un livello di copertura delle attività molto più ampio, gestiscono non solo in prima persona il 100% degli audit e degli studi di fattibilità, ma sono in grado di seguire in toto le operazioni di progettazione e gestione degli incentivi. Analizzando nel complesso il campione di 320 imprese operanti sul mercato italiano dell’efficienza energetica, emerge che la maggior parte degli operatori analizzati (circa il 62%) sia concentrata in 5 regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Lazio). Inoltre solo il 28% operatori analizzati integrano tutte le attività caratteristiche degli interventi di efficienza energetica. L’ attività caratteristica degli interventi di efficienza energetica più integrata risulta essere l’ «Audit energetico e studi di fattibilità», di cui il 90% delle imprese del campione assume la responsabilità. Di queste circa il 78% delle imprese detiene risorse interne che la effettuano operativamente; questo servizio sembra rappresentare quindi un pre-requisito della presenza sul mercato. Infine, l’attività meno integrata risulta essere l’ «Installazione», di cui solo il 55% delle imprese del campione assume la responsabilità. Di questi però il 34% delle imprese detiene risorse interne che la effettuano operativamente. L’audit dunque diventa un core business non solo per quei soggetti che offrono soluzioni integrate, ma anche per coloro che si specializzano in singole attività. La seconda domanda (o provocazione) riguarda la natura stessa dell’attività svolta e, nel caso, se si è davvero di fronte a operazioni di diagnosi energetica. Per rispondere faccio riferimento a un framework di identificazione dei rischi dei progetti di efficienza energetica creato dall’Energy strategy Group per cercare di far emergere le potenziali cause in grado di modificare l’esito pianificato di un progetto di efficienza energetica. Sulla base di oltre 80 interviste a operatori dell’efficienza energetica sono state identificate sia delle variabili di natura interna direttamente controllabili da parte dei soggetti coinvolti nella realizzazione dell’intervento di efficienza energetica e delle variabili di tipo esogeno non direttamente controllabili da parte dei soggetti coinvolti.
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Paper n. 10/ 2016 - Efficienza Energetica
Fra le fonti di rischio più considerate da parte delle ESCo ci sono quelle riconducibili a un ambito economico finanziario (il volume, gli incentivi), a uno di contesto (come l’asimmetria informativa, ovvero il passaggio di informazioni tra operatore e cliente) e tecnologico (come la performance di tecnologie core). Fra quelle meno frequentemente indicate dagli intervistati, vi sono fonti di rischio quali l’esattezza della misura e gli strumenti – metering – utilizzati per ottenerla. Dati che evidenziano come le ESCo operanti nel nostro Paese focalizzino l’attenzione più sulle fonti di rischio riconducibili alla fase di progettazione e meno su quelle legate alla realizzazione e alla gestione dell’intervento. Solo un numero molto esiguo di ESCo considera effettivamente come fonti di rischio quegli eventi connessi al cosiddetto «metering», facendo emergere la scarsa attenzione dedicata alle attività di misurazione e audit che, in realtà, dovrebbero essere considerati elementi di grande rilevanza, sia nelle operazioni di previsione e gestione dei rischi sia – in generale – in quelle di efficienza. Le fonti di rischio normalmente considerate e “gestite” nei progetti di efficienza energetica
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Volume (EF.I.1)
16
Prezzo energia (EF.E.1)
27
Incentivi (EF.E.2) Costo Lavoro (EF.E.3) 0 Costo Capitale (EF.E.4) 0
26
Asimmetria informativa (C.I.1)
14
Inerzia (C.I.2) Clima (C.E.1) 0
11
Miopia e Commitment (CM.I.1) Progettazione/Sizing (T.I.1) 0 Affidabilità fornitore tecnologie core (T.E.1) 0
35
Performance tecnologie core (T.E.1)
2
Sicurezza (O.I.1) Affidabilità O&M tecnologia core (O.I.2) 0
13
Gestione informazioni da metering (MV.I.1)
6
Performance tecnologie metering (MV.E.1)
0
8
16
24
32
40
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Gli interventi di efficienza energetica presentano, pertanto, numerosi rischi di natura economica, finanziaria, tecnologica e operativa che andrebbero correttamente definiti già in fase di «diagnosi» dell’intervento. Le componenti di rischio quali, ad esempio, la gestione della misura diventano ancora più fondamentali in un sistema produttivo sempre più moderno, efficiente e teso verso tutte quelle trasformazioni prospettate dall’Industria 4.0. Tuttavia, gli operatori presenti sul mercato italiano non sembrano esserne davvero convinti. Ad oggi, dai risultati emersi dalle indagini svolte per il Report, si evince che la gestione del rischio è ancora in una fase “poco matura”, ragione per cui spesso vi è una sottovalutazione dei rischi connessi all’intervento di efficienza, con il possibile impatto – anche rilevante – sulla sostenibilità tecnico-economica e sulla redditività dell’attività.
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L’audit energetico, un primo bilancio
Marcello SALVIO ENEA
Con il Decreto Legislativo n° 102 del 4 Luglio 2014 (G.U. Serie Generale n°165 del 18/07/2014) l’Italia ha recepito la Direttiva 2012/27/UE sull’Efficienza Energetica. Nel maggio del 2015 è stato aggiunto un addendum, quindi dei chiarimenti ministeriali che hanno fissato due grandi date, il 5 dicembre 2015 come data ultima per la redazione delle diagnosi energetiche e il 22 dello stesso mese, data ultima per la presentazione delle stesse all’Enea. Consideriamo i dati numerici. Quali sono i soggetti obbligati a effettuare la diagnosi energetica? Tutte le cosiddette grandi imprese (sopra i 250 dipendenti) e le imprese energivore. Quante aziende hanno inviato la diagnosi ad Enea? Circa 14.000, un numero abbastanza elevato. Facendo un excursus su chi ha partecipato si hanno: 7.122 imprese, di cui 4.680 grandi e 2.442 cosiddette energivore. Ad esse, per completezza, vanno sommate 16 volontarie, ovvero soggetti che pur non essendone obbligati hanno deciso di effettuare la diagnosi come i Comuni e le PMI.
34%
66%
Grandi Imprese
Energivore
Un altro dato interessante riguarda la percentuale di siti auditati. Il 94% delle imprese che hanno presentato la diagnosi energetica rientra sotto la dicitura di “multi sito”, ovvero di realtà caratterizzate da più siti, proprio di un substrato aziendale italiano, composto da imprese distribuite sul territorio ad eccezione di alcuni settori caratterizzati invece da siti puntuali ma molto energivori. Alcuni settori, come la metallurgia, sono caratterizzati da un alto numero di imprese soggette all’obbligo (perché energivore) ma sono contraddistinti da pochi siti (di solito sono monosito). Per altri comparti come il commercio al dettaglio (per esempio la GDO) dove il numero di imprese soggette all’obbligo è più modesto, si registra un elevato numero di siti dislocati sul territorio e che sono stati sottoposti ad audit energetici.
Il ruolo dell’ENEA secondo quanto sancito dall’art. 8 della DL 102/2014: • comma 5 - L’ENEA istituisce e gestisce una banca dati; delle imprese soggette a diagnosi energetica nel quale sono riportate almeno l’anagrafica del soggetto obbligato e dell’auditor, la data di esecuzione della diagnosi e il rapporto di diagnosi. • comma 6 - L’ENEA svolge i controlli che dovranno accertare la conformità delle diagnosi alle prescrizioni del presente articolo, tramite una selezione annuale di una percentuale statisticamente significa,va della popolazione delle imprese soggetta all’obbligo di cui ai commi 1 e 3, almeno pari al 3%. ENEA svolge il controllo sul 100 per cento delle diagnosi svolte da auditor interni all’impresa. L’attività di controllo potrà prevedere anche verifiche in situ. • comma 8 - Entro il 30 giugno di ogni anno ENEA, a partire dall’anno 2016, comunica al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare, lo stato di attuazione dell’obbligo di cui ai commi 1 e 3 e pubblica un rapporto di sintesi sulle attività diagnostiche complessivamente svolte e sui risultati raggiunti.
Passando ai dati relativi ai controlli emerge che la quasi totalità delle energivore ha ottemperato agli obblighi (ovvero più del 95% dei 2.929 iscritti all’Elenco della Cassa Conguagli del 2013), effettuando la diagnosi ed inviandola all’ENEA.
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Paper n. 10/2016 - Efficienza Energetica
Soggetti coinvolti al 22 dicembre 2015 (Imprese e siti produttivi)
Settore
Numero imprese
%
Industria
4.405
61,85
Terziario
2.624
36,84
Primario
93
1,31
Totale
7.122
Settore
Numero Siti
%
Industria
6.442
47
Terziario
6.959
51
Primario
167
1
I dati sono dunque confortanti, e non solamente per la consistenza numerica importante, ma anche per il significato che tali numeri portano con sé. Specialmente al rapporto che si è instaurato tra istituzioni pubbliche e settore imprenditoriale. Un atteggiamento che ha dato vita a una proficua collaborazione in grado di trasformare un obbligo di legge in un’opportunità di maggiore conoscenza del mondo produttivo italiano; e questo ad utilità sia dei singoli imprenditori, che ora conoscono meglio la propria azienda, sia delle istituzioni che hanno un quadro più definito del sistema produttivo. Qual è il passaggio successivo ora che il quadro è stato composto? Gli obiettivi sono senz’altro quelli di sviluppare e realizzare al meglio gli interventi che in qualche modo sono stati messi in conto nella diagnosi, nell’ottica di essere non solo un impegno teorico ma anche concreto e operativo. Contestualmente l’ENEA cercherà nel prossimo futuro di mettere a frutto questa enorme mole di dati presente nella banca dati delle diagnosi andando a individuare, attraverso studi specifici delle diagnosi arrivate, benchmark e indici di prestazione energetica nei vari settori. Questo studio avverrà anche in collaborazione con Università e Associazioni di categoria: i dati raccolti verranno, infine, messi successivamente a disposizione di tutti gli utenti interessati.
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Suddividendo i settori per numero di imprese sottoposte all’obbligo abbiamo che le principali imprese appartengono a questi settori:
Settore
%
Produzione motori
5,48
Chimica
4,23
Prodotti metallici
7,17
Plastica e gomma
8,69
Tessile
3,52
Alimentare
7,41
Commercio dettaglio
3,69
Altro
59,81
Suddividendo, invece, i settori in base al numero di siti sottoposti a diagnosi si ha:
Energia Media
Settore
%
Plastica e gomma
6,21
Prodotti metallici
4,98
Tessile
2,51
Alimentare
5,98
Commercio al dettaglio
8,25
Altro
72,07
Commercio dettaglio
3,69
Altro
59,81
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Efficienza energetica nell’industria siderurgica italiana. Uno studio
Francesca BAZZOCCHI RSE
Parliamo di efficienza energetica nell’industria utilizzando lo studio condotto da RSE sulle soluzioni di efficientamento per il comparto siderurgico. Gli obiettivi della ricerca – che si estenderà ad altri settori come quelli dell’alimentare, del vetro e della carta – sono sia di avere un’overview sui vari settori manifatturieri, sia di individuare quali sono gli interventi di efficienza energetica sostenibili ed effettivamente implementabili dall’industria e quale il potenziale di risparmio energetico derivante. L’approccio è stato strutturato in due fasi principali. La prima consiste in un approfondimento dei settori industriali che prevede sia un’analisi della numerosità e delle dimensioni delle imprese, sia un’analisi più tecnica sui flussi di energia e le varie fasi di produzione. La seconda riguarda invece gli interventi di efficienza energetica effettivamente implementati dalle diverse imprese del settore. Quindi, una volta riconosciuti i settori con più alto potenziale di risparmio, si individuano – sempre attraverso dei casi di studio – le tecnologie di efficienza più utilizzate, avendo come criterio primo quello della replicabilità e operando al contempo un confronto con il benchmark europeo, ovvero con i risparmi ottenibili attraverso un’analisi BREF (BAT Reference Document) basata su documenti di riferimento che riguardano le migliori tecniche disponibili per ogni settore industriale. Il settore siderurgico è caratterizzato per la presenza di un numero limitato di imprese, con produzione concentrata in pochi stabilimenti. Lo studio dei vari flussi produttivi e dei consumi energetici delle aziende selezionate ha permesso di arrivare all’individuazione di specifiche azioni di efficientamento. Alcune di esse, denominate “sectoral technologies”, sono da abbinare a ciascuna fase di produzione. Altre, denominate “trans cutting technologies”, hanno il carattere della trasversalità, potendo essere applicate a tutto il ciclo di produzione.
Quadro nazionale settore acciaio 15%
• 41 stabilimenti di produzione (di cui 38 ad arco elettrico); • produzione annua di circa 26 Mt acciaio; • consumo annuo di circa 18,7 TWh
85%
elettrici e 50,3 TWh termici
Rappresentatività campione studio Copertura campione Aziende restanti
• 34 stabilimenti (di cui 32 ad arco elettrico, pari a 84% degli impianti); • produzione annua di acciaio 22 Mt
Grazie all’analisi di casi studio reali, si è potuto stimare l’effettiva riduzione dei consumi elettrici e termici derivante dall’applicazione di ciascuna di queste tecnologie di efficientamento. Il passo successivo è stato quello di verificare la replicabilità degli interventi di efficientamento precedentemente individuati. Un’operazione che ha fornito un quadro di quello che potrebbero essere i risparmi del settore a livello nazionale. È emerso che in seguito ad azioni di efficientamento si potrebbero ottenere dei risparmi totali pari al 11% rispetto al consumo energetico primario: il 7% dei consumi elettrici e il 14% dei consumi termici (al 2010). A questi risparmi occorre però sottrarre la quota di risparmio relativa agli interventi già effettuati (circa il 40% del potenziale indicato).Si è voluto dare anche delle indicazione del costo specifico di questi interventi. In questo caso si tratta dei soli costi di installazione, cioè l’investimento iniziale, rapportati al risparmio annuale in energia primaria. Ciò che emerge non è sorprendente: a costi specifici più alti corrispondono risparmi maggiori perché gli interventi effettuati sono di tipo strutturale e agiscono su componenti complessi. Facendo un’analisi utilizzando le cosiddette BAT, le Best available technology, il risparmio risulta essere ancora più considerevole poiché le BAT considerano tutti gli interventi di efficienza, sia quelli effettivamente realizzabili da un punto di vista tecnico ed economico,
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Paper n. 10/ 2016 - Efficienza Energetica
sia quelli diciamo innovativi. Tuttavia non vi è la certezza che tutte le migliori tecnologie saranno poi realmente utilizzabili dall’industria, sia per ragioni economiche sia di fattibilità tecnica.
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PAPER 10/2016 - EFFICIENZA ENERGETICA
Energia Media Milano / Roma comunicazione@energiamedia.it www.energiamedia.it
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