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Introduzione
PREFAZIONE
Aggiungo la mia prefazione alla quarta ristampa di questo libro. Vi confesso che non è stato facile per me leggere questo libro quando fu scritto e non è semplice farlo tuttora. Ho vissuto ogni attimo narrato da Richard, sempre al suo fianco. Guardare la nostra storia vista da un altro punto di vista ci rende distanti alla narrazione ma nello stesso tempo ci permette di vivere l’esperienza con maggiore completezza, quella completezza che da soli non siamo in grado di vedere. In questi anni ho incontrato tante persone che hanno letto “Ho imparato a Ridere”, le persone si avvicinano a me, mi abbracciano e mi esprimono la loro stima per come ho reagito alle difficoltà. Non ho fatto nulla di speciale se non essere una buona moglie al fianco di un grande uomo. Credo che ogni donna debba assumere la parte di essere donna incoraggiando la propria famiglia ad essere migliori, a non mollare mai e a donare sempre il meglio agli altri. La storia raccontata da Richard è la storia di tutti: chi non ha mai vissuto problemi o sfide nella vita? La sua capacità è stata quella
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di scegliere di non diventare vittima delle sue sventure ma di trasformarle in opportunità. Ricordo nel momento più difficile del racconto che leggerete, sull’aereo che ci stava riportando per sempre in Italia, lui mi disse: “Questo momento, in cui ti sembra che la disperazione non possa finire, ti prometto che tutto questo diventerà la nostra grande opportunità di aiutare tante persone… scriverò anche un libro!” Ovviamente sorrisi, quelle parole mi sembravano così irreali ma grazie alla mia fiducia in lui, mi diedero speranza. Richard ha sempre avuto la capacità di vedere solo la luce nei momenti più difficili e nelle persone che lo hanno messo alla prova. In questo la sua coerenza agli insegnamenti del nostro Maestro è sempre stata esemplare. Ogni giorno ringrazio il nostro Maestro Sri Sathya Sai Baba di aver risvegliato in me la conoscenza spirituale senza la quale tutto sarebbe stato troppo difficile e di avermi donato l’esperienza di questa vita accanto ad un essere di luce. La mia stima per lui è infinita. Buona lettura.
Sara Perotti
INTRODUZIONE
“Venera la madre e il padre come Dio” -Upanishad
“Sii sempre felice” -Papà
L’ULTIMO VALZER Quando i medici diagnosticarono a papà una malattia incurabile, che avrebbe poi devastato il suo viso così bello e delicato, iniziò uno dei momenti più duri della mia vita che durò circa un anno. L’esperienza della sua malattia cambiò profondamente molti aspetti del mio carattere, delle mie abitudini e soprattutto accelerò la mia ricerca introspettiva, alla ricerca del senso della vita. I medici, che lo avevano in cura, avevano definito la sua malattia incurabile e lui era pienamente consapevole della gravità e delle cure pesanti alle quali si sarebbe dovuto sottoporre. Non ho mai saputo quali fossero stati i suoi più intimi pensieri di fronte al verdetto della scienza medica ma, quello che so, è che in lui continuò a regnare una profonda pace. L’impressione che
papà mi dava è che avesse accettato l’idea di quello che gli sarebbe accaduto. Per molti anni aveva lavorato come infermiere in un ospedale psichiatrico e per esperienza sapeva bene che avrebbe vissuto il periodo più duro della sua vita. Per il profondo rispetto che provavo per lui decisi quell’anno di abbandonare gli studi, in quanto desideravo stargli accanto per avvolgerlo completamente nel mio amore. Volevo dedicargli ogni attimo della mia vita, lui meritava ogni mia attenzione e non volevo perdermi la possibilità di stare con lui neanche per un minuto. Quello che mi interessava era che lui potesse rimettersi in forma al più presto, per continuare a vivere assieme la vita di sempre, speravo di poter realizzare tutti i nostri progetti dimenticandoci in fretta di quel momento buio. Quando mi capitava di stare da solo ero angosciato, ripensavo alla malattia, non potevo credere che fosse capitato proprio a lui di dover vivere un’esperienza così terrificante. Tutte le volte che ripensavo a quello che gli stava accadendo mi sentivo soffocare. Mi ribellavo all’idea di vederlo stare male, non potevo vederlo soffrire, non potevo starmene fermo ad assistere al suo deperimento perché quella situazione, dal mio punto di vista, era una vera e propria ingiustizia. In quegli attimi mi chiedevo dov’era Dio e soprattutto perché non interveniva lenendo i dolori di papà. In quei momenti sembrava che Dio non esistesse o fosse occupato a fare altro, mi sentivo solo e abbandonato nella mia disperazione e il dolore interiore stava diventando insostenibile. Non si è mai preparati abbastanza ad affrontare sfide così importanti
come quella di una malattia e, alle volte, la fede è tutto. Papà era una persona eccezionale, aveva dedicato la sua vita alla famiglia e credeva nel valore dell’amicizia. Per i suoi amici lui era più che un amico o un fratello, era un vero e proprio punto di riferimento. Per lui gli amici erano una parte importante della vita. Era sempre a disposizione di tutti soprattutto nei momenti di difficoltà. Era amato da tantissime persone perché era un uomo che sapeva infondere gioia in ogni sua parola ed in ogni suo gesto. Quello che lo rendeva una persona speciale era la sua capacità di sdrammatizzare i problemi delle persone che incontrava, aiutandole a cogliere gli aspetti positivi della loro vita. Aveva sempre una parola buona per tutti ed il grande dono di dispensare sorrisi a chiunque lo incontrasse. Quello che ho sempre ammirato in lui era il profondo rispetto per ogni persona che lo avvicinava, sia nella vita privata sia in quella professionale. Papà amava organizzare feste di ogni tipo alle quali invitava sempre tantissime persone, la cosa che lo riempiva di gioia era poter vedere la gente felice. In quelle occasioni di festa e di spensieratezza si divertiva a fare l’attore e il trasformista e improvvisava scenette divertenti e autoironiche, strappando a tutti interminabili risate. Aveva il talento di far ridere le persone più grigie, quelle che non ridono mai. La sua risata era magnifica, entrava dentro al cuore delle persone. Per me e mio fratello papà non era un super eroe ma l’esempio ideale che avremmo dovuto seguire in ogni momento della nostra vita. Durante la malattia, in quei momenti di dolore, ebbi l’opportunità di scoprire un altro aspetto di papà, scoprii un uomo con una grande
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LO YOGA DELLO STRUZZO
“La vita è Amore, gioiscine. La vita è una sfida, affrontala. La vita è una canzone, cantala. La vita è un sogno, realizzalo. La vita è un gioco, giocalo.” -Sathya Sai Baba
Sin da bambino la mia vita è sempre stata abbastanza strana, curiosa e direi alquanto imprevedibile. Ho sempre ammirato quelle persone che hanno la capacità straordinaria di programmare ogni cosa della loro vita, come ad esempio: decidere con un anno di anticipo dove andare in vacanza o riuscire a pianificare nei dettagli ogni giorno della loro settimana. Io non sono mai riuscito a decidere con troppo anticipo quello che
avrei fatto nella vita. Anzi, i momenti più straordinari che ho vissuto, sono arrivati sempre senza calcolarli o prevederli, come il momento in cui io e Sara abbiamo deciso di sposarci o come la nascita delle nostre due figlie: Matilde e Sofia. Nella mia vita sono sempre stato attratto dai misteri dell’universo, dal mondo dell’ignoto e da quello della magia: ancora oggi rimango a bocca aperta davanti a chi mi sa sorprendere con un gioco di prestigio, l’illusionismo infatti è sempre stato una delle mie grandi passioni. Da bambino anziché giocare a calcio assieme ai miei coetanei, preferivo starmene da solo nella mia stanza a leggere libri sull’illusionismo e sulla storia della prestidigitazione. Passavo ore a sognare ad occhi aperti davanti ai poster dei più grandi illusionisti della storia e nel mio cuore sognavo di poter diventare un grande mago. La curiosità di sapere di più sul mondo della magia mi spinse anche ad interessarmi dei fenomeni di parapsicologia. A quattordici anni presi in prestito dalla biblioteca della mia città un libro su esoterismo ed alchimia. Quando papà mi trovò tra le mani quel libro mi riaccompagnò subito in biblioteca per restituirlo facendomi promettere solennemente che non avrei mai più letto libri di quel genere. Quello che mi appassionava maggiormente era leggere i racconti della vita di personaggi straordinari, che con il potere della mente riuscivano ad incantare le migliaia di persone, che nei teatri del ‘900 assistevano alle dimostrazioni di questi incursori della mente. Tra tutti, quella che mi affascinava di più, era la vita straordinaria di Wolf Messing, un uomo dotato di grandi poteri psichici che aveva