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Biologia e bellezza

cosa succedeva nel loro cervello utilizzando la risonanza magnetica funzionale. Abbiamo dimostrato così che nel cervello umano esiste una sincronia fra azione e osservazione. Innanzitutto le opere greche originarie attivano il cervello molto più di quelle modificate, ma la cosa più interessante è che attivano quelle aree emozionali dove ci sono i neuroni specchio dell’empatia (dal greco: sentire dentro). Quindi il meccanismo che hanno inventato questi scultori greci non è solo di attivare la corteccia cerebrale e di ‘incendiare’ i circuiti nervosi mettendo in moto migliaia di funzioni, ma anche di colpire i centri emozionali: cioè l’artista bravo riesce in qualche modo, con la sua opera d’arte, a muovere i centri emozionali. In definitiva l’arte rende più forte l’empatia di chi la guarda, può mettere in moto processi imitativi e quindi la bellezza genera altra bellezza”. In buona sostanza quando siamo attratti da qualcosa di bello e armonico, che sia un fiore, un’opera d’arte o una persona, entriamo in uno stato empatico, e ciò che abbiamo davanti acquista valore perché le emozioni sono il modo in cui il cervello codifica le cose di valore.

Ho già citato nella prima edizione di Smart Beauty il libro della psicologa e ricercatrice di Harvard Nancy Etcoff “Survival of the prettiest” in cui viene spiegato come la nostra estrema sensibilità per la bellezza fisica venga dalla selezione naturale. Amiamo la pelle liscia, capelli spessi e lucidi, corpi proporzionati e visi simmetrici perché nel corso dell’evoluzione queste caratteristiche sono state sempre considerate come quelle ideali per una riproduzione di successo. Siamo i discendenti di questo pensiero. Pensiamo alla bellezza non solo come una risorsa di piacere ma anche come

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