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Sovrapposizione, relazione, ritorno
Progetto scelto da Federico da Montefeltro come “Mausoleo dei Duchi” 1482, Francesco di Giorgio
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I 3 capitoli di Urbino,
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o strategie progettuali nella sua storia
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“Il nuovo ruolo politico del ducato e le conseguenti trasformazioni del territorio comportano la trasformazione di Urbino, [...]. Ogni modifica, d’ora in poi, si sovrappone al tessuto esistente, e comporta la sostituzione o la rielaborazione dei manufatti più antichi.” ¹
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La volontà di essere riconosciuti come autorità si concretizza attraverso la realizzazione di progetti dimensionalmente ed idealmente immensi, che non temono di distaccarsi dal contesto in cui sorgono: sia esso il cuore medievale di Urbino, demolito per lasciare spazio al Palazzo Ducale, o la chiesa di San Bernardino, che domina il paesaggio dalla cima di una collina fuori città. il progetto rinascimentale Impone la propria razionalità senza scendere a compromessi.
¹Leonardo Benevolo, Paolo Boninsegna, Urbino, Laterza, 1986, p.94
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Relazione
Giancarlo De Carlo è l’autore del secondo capitolo della storia architettonica di Urbino. L’architetto genovese studia attentamente le relazioni che ogni suo progetto instaura con il contesto. Nel caso dell’operazione mercatale per esempio costruisce uno spazio di raccordo che permette il funzionamento contemporaneo della rampa di Di Giorgio e del sovrastante Teatro Sanzio.
De Carlo dà grande importanza alle persone, i futuri abitanti dei suoi edifici sono infatti sempre coinvolti fin dall’inizio nel processo ideativo delle sue architetture. Ogni suo progetto inoltre è disseminato di luoghi che facilitino le interazioni interpersonali.
‘’Il luogo diventa memorabile solo quando un intervento <<genera e esprime relazioni armoniche tra la natura e la storia.>>’’ ²
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²nel saggio Il tempo e l’architettura che introduce il libro Architetture di Giancarlo De Carlo, Henry A. Millon cita e parafrasa l’architetto genovese.
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Ritorno
Oggi ad Urbino manca una figura che sia capace di trasformarla nuovamente in una città sperimentatrice ma allo stesso tempo a misura d’uomo. Dai tempi di De Carlo molti errori sono stati fatti e lentamente la città si riempie di Junkspace³.
È stato scelto di ripartire dal cimitero del colle di San Donato. L’obiettivo del progetto trascende il semplice aumento del numero di loculi. È necessario rifondarlo e renderlo parte viva di Urbino. Il compito non è banale, l’intervento infatti oltre ad essere compiuto in se stesso dovrà relazionarsi in maniera armonica a preesistenze estremamente eterogenee: San Bernardino, le cappelle funerarie e gli edifici contemporanei. La costellazione formata da questi edifici costituisce l’area cimiteriale di Urbino. Il colle inoltre è tormentato dal fantasma di un’architettura immaginata da Arnaldo Pomodoro.
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³”Il Junkspace è ciò che resta dopo che la modernizzazione ha fatto il suo corso o, più precisamente, ciò che coagula mentre la modernizzazione è in corso, le sue ricadute” Rem Koolhaas, Junckspace, Quodlibet, 2015 p.63
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Questa preesistenza immateriale, nonostante non sia mai stata realizzata, pesa sulla nostra coscienza tanto quanto alcune delle preesistenze tangibili. L’ampliamento del cimitero di Pomodoro infatti è un grande esempio di architettura coraggiosa, che cerca di innovare in un luogo considerato intoccabile. Il progetto di Pomodoro venne bocciato perchè considerato troppo invasivo; paradossalmente al suo posto vennero realizzati edifici incapaci di relazionarsi alla vastità del territorio. Questi corpi contemporanei si nascondono sia dal cielo che da Urbino rifugiandosi sul versante Est della collina sotto un sottile manto di terra. Sembrerebbe quasi che progettista e committenza temessero di prendersi la responsabilità di esprimere un’idea. E’ evidente la natura politica del problema.
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Esiste un’alternativa all’inerzia del banale ? Cosa possiamo imparare 4 dal passato?
4 Così Paolo Volponi si esprime in un dibattito a proposito delle alternative al cimitero di Pomodoro, vedasi la trascrizione ne Il cimitero sepolto, Feltrinelli 1982, p. 20.