rivista on-line n. 01 / anno 2019
A cura di Umberto Margiotta
70 Anni. Un nuovo inizio
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el febbraio 1949 nasceva la Casa Editrice Armando, con la pubblicazione di Sergej Hessen In difesa della pedagogia. Ispiratore dell’opera e della Collana che essa inaugurava (I problemi della Pedagogia) Luigi Volpicelli, al quale si deve, insieme all’azione di Armando Armando, se la Casa Editrice diventa nel giro di un decennio uno dei punti di riferimento fondamentali per la pedagogia e la scuola italiane. Settant’anni dopo Armando Editore si rinnova e si rilancia. Le fondamenta di un intero mondo sono ormai finite, e oggi sta nascendo in modo faticoso e talvolta tragico una nuova realtà, per molti aspetti sconosciuta. Da qui a pochi decenni il nostro sarà un mondo compiutamente multiculturale, iperconnesso, multietnico. Questa è la realtà e con essa occorre misurarsi. Quella che sta dunque nascendo è una nuova umanità assai differente, per molti versi, da quella che ha occupato e interpretato l’Europa per molti secoli. Ma se il nesso tra Europa ed Umanesimo é inscindibile, nondimeno bisogna lavorare alla costruzione di questa nuova umanità, della quale profonde e pure importanti differenze siano sostanza fondamentale, insieme dialogo e conoscenza, empatia umana e rigore, salutare immersione nella nostra radice “naturale” e ridimensionamento dei miti storicistici, libertà creativa e gioia di vivere; oltre i miti attualmente dominanti che stanno distruggendo l’idea stessa di democrazia. E nuovo Umanesimo significa tornare ad impegnarsi nella formazione delle coscienze, affinché generazioni di spiriti liberi e forti dialoghino ad armi pari nel contesto internazionale e globale. Un nuovo inizio, dunque, per l’Editore Armando, e nuove collane con una filosofia cooperativa che promuova il miglioramento continuo della ricerca scientifica per un verso, e il rinnovamento della cultura pedagogica tra insegnanti, genitori, politici e decisori per l’altro. Nuove collane: alla serie editoriale dedicata alla Ricerca Educativa e alle Politiche Formative (diretta da Piero Lucisano e Valeria Biasci) si affiancherà quella dedicata alla Psicopedagogia dell’apprendimento e alla Pedagogia Speciale (diretta da Roberta Caldin e Fabio Bocci). Conseguono Scuola &Università 4.0 (diretta da Antonio Augenti e Giampiero Gamaleri); I futuri della didattica (diretta da PierGiuseppe Ellerani); Professione docente e Dirigenza scolastica (diretta da Giuseppe Spadafora e Paolina Mulé); Education e Risorse umane (diretta da Giuditta Alessandrini); Storia dell’educazione (diretta da Simonetta Polenghi); Pedagogia e Didattica delle Scienze Motorie (diretta dia Mario Lipoma); Le frontiere della Pedagogia (diretta da Salvatore Colazzo) Pedagogia Generale e sociale (diretta da Umberto Margiotta); Psicologia dinamica e applicata (diretta da David Meghnagi).
Una nuova filosofia di lavoro: i Direttori di collana costituiscono insieme la cabina di regia delle pubblicazioni e delle azioni formative e di promozione editoriale che l’Editore svilupperà in presa diretta con l’evoluzione della cultura pedagogica internazionale. Un nuovo Umanesimo ha bisogno, infatti, di una nuova epistemologia che trovi la sua leva nell’urgente necessità di ridefinire i confini tra naturale e artificiale, tra umano e non-umano, tra mente (individuale, collettiva) ed ambiente, tra sistemi e nuovo ecosistema, tra il “dentro” e il “fuori” di ogni tipo di organizzazione e di ambiente. Perché il futuro sarà di chi riuscirà a ricomporre la mutazione antropologica in atto tra l’umano e il tecnologico; di chi riuscirà a ridefinire e ripensare la relazione complessa tra naturale e artificiale; di chi saprà coniugare (non separare) conoscenze, capacità e competenze; di chi saprà finalmente fondere le “due culture” (umanistica e scientifica) sia a livello di educazione e formazione, sia a livello di vita e di esperienza, riportando la creatività e l’immaginazione nei luoghi in cui si costruisce la persona. Nuove strategie di ricerca & sviluppo: se tutte le pubblicazioni mireranno alla promozione e alla diffusione dei risultati della ricerca scientifica in campo educativo e pedagogico, nondimeno occorre far uscire la pedagogia (e i problemi della formazione) dalla ridotta dei Corsi di Laurea per insegnanti e formatori e portarla nell’arena delle Aziende e delle Organizzazioni. Insomma noi proponiamo che solo attraverso il miglioramento dei potenziali di azione dell’umano nei contesti formali e non-formali di apprendimento viene a formarsi una persona multialfabeta, in apprendimento costante, e in grado di esprimersi pienamente come talento, individuale e sociale. Da qui la collana Human Flourishing for Innovations promossa dalla Fondazione Edulife (diretta da Antonello Vedovato e PierGiuseppe Ellerani) e rivolta in particolare verso le giovani start-up e gli uomini e le donne d’azienda interessati all’innovazione. Ma ancor più vogliamo dar voce alla competizione internazionale in materia di conoscenza scientifica e pedagogica, offrendo ai ricercatori italiani la possibilità di ottimizzare tempi, costi e controllo di qualità attraverso un brand specifico della Casa Editrice, e cioè Armando Publishing che pubblichi opere in lingua straniera. Umberto Margiotta Venezia, 6 Gennaio 2019
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EDUCATION E RISORSE UMANE Giuditta Alessandrini
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l lavoro di chi opera nelle risorse umane in azienda o nella pubblica amministrazione si è sostanzialmente trasformato negli ultimi anni: da una parte molte funzioni (di tipo amministrativo-contabile) sono svolte in outsourcing e dall’altra sono richieste competenze e conoscenze inedite. I nuovi scenari del lavoro evidenziano infatti la presenza di sentieri di carriera discontinui e “multi faccia” e la fine di un mercato del lavoro statico e prevedibile. Negli ultimi anni si è determinata una vera e propria espansione del profilo del professionista delle risorse umane rispetto a specifiche competenze digitali applicate ad alcune aree del HR management (ad esempio l’e-recruiting), ma anche rispetto a competenze di più ampio spettro correlate ai nuovi fabbisogni formativi ed a nuove dinamiche di learning oganization, ad esempio correlate agli ecosistemi locali ed internazionali. Il tema dell’engagement delle persone in azienda, ad esempio, è diventato sempre più significativo considerando la crescita della competizione internazionale e la difficoltà di trattenere i talenti. In questa prospettiva la dimensione pedagogico-formativa nell’approccio alle risorse umane è fondamentale anche considerando il rinnovato bisogno oggi di affidare centralità alla persona e rispetto della sua dignità, nel contesto di nuove tutele. Da qui la promozione delle competenze e delle capabilities affidata alle funzioni HR ed alla direzione del personale. Fondamentale anche la necessità di individuare per le attività di education ambienti metodologici innovativi e partecipativi, tesi a sviluppare l’agency dei lavoratori. La promozione dell’upskilling e reskilling nelle organizzazioni è, ormai, il cuore delle strategie OCSE sulle competenze, al quale gli esperti di “human capital” devono correlarsi. Il focus è sulle nuove competenze per coloro che nelle aziende e nella pubblica amministrazione devono gestire aree diverse, dai processi di engagement, ai processi di compensation, alle sfide della digitalizzazione, ed alla creazione di nuovi valori aziendali orientati alla sostenibilità ed alla realizzazione di
policies per il welfare aziendale, fino alle sperimentazioni di forme di smart working, consentite dai quadri normativi attuali. La Collana Education e Risorse Umane intende presentare opere collettanee e agili monografie sui temi cardine dell’area risorse umane. Le opere sono destinate ad un vasto pubblico: studenti di laurea Magistrale e di Master e professionisti interessati ad un’autoformazione, “quadri” interessati agli approfondimenti di settore, formatori e coach. Tra gli argomenti di interesse della Collana: l’e-recruiting, la certificazione delle competenze, i sistemi di reward e compensation, le nuove forme di leadership, lo smart working, approcci metodologici di tipo formativo in ambienti blended e di e-learning. Altra caratteristica della collana editoriale è il riferimento alla letteratura internazionale in ambito HR anche verso scenari di taglio interdisciplinare. Il primo volume in uscita entro Marzo 2019 (230 pagine) dal titolo Lavorare nelle risorse umane. Competenze, leadership e formazione manageriale a cura di Giuditta Alessandrini é un’antologia di saggi e casi di studio scritta da professionisti HR di aziende leader come, tra l’altro, Enel, Banca Intesa San Paolo, Amerikan Express e da ricercatori Anpal, Inapp.e Quadrifor.
Comitato Scientifico Collana Direttore della collana: Giuditta Alessandrini (Roma TRE) Il Comitato scientifico della Collana è costituito da alcuni docenti universitari tra i quali Pierluigi Malavasi (Cattolica Brescia), Gabriele Gabrielli (LUISS), Umberto Margiotta (Ca’ Foscari) ed altri esperti del settore HR tra cui Stefano Cera (AIF), Paolo Iacci e David Trotti (AIDP), Fabio Roma (ANPAL), Emanuele Massagli (Lumsa e Adapt), e da alcuni esperti internazionali dell’area HR, e docenti afferenti ad Università europee (tra cui Michael Gessler, Università di Bremen e Salling Olesen, Università di Roskilde).
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I “futuri” della Didattica Capacità Talento Trasformazione Piergiuseppe Ellerani
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evitare, e che anzi operi per colmare l’espandersi delle disuguaglianze e dei divari sociali, ambientali, economici. Nuove prospettive per la Didattica: alimentare, sostenere, connettere traiettorie non lineari dell’apprendimento, prospettando l’emersione dell’educazione e della formazione al “progetto di vita” di ciascun allievo: proprio lì dove – nella combinazione, nella valorizzazione, nell’espansione qualitativa di ogni luogo dell’esperienza e post-esperienza di apprendimento – diviene più comprensibile, riconoscibile e attrattivo il principio dei “talenti”, dell’engagement piuttosto che della mera motivazione. Creatività, per-formatività, capacità, competenze, non nascono dal nulla o per sola plus-dotazione, bensì agendo e sperimentando spazi e luoghi “didatticamente” concepiti e agiti per la scoperta, l’invenzione, l’azione di leadership. La qual cosa è vera anche se considerata nelle età adulte, nel lavoro, nel sociale: di ri-scoperta, re-invenzione, re-azione, delle proprie potenzialità. Ciò significa lavorare ad una Didattica che assume il valore dell’interdipendenza delle differenze, che tesse interdisciplinarietà, che genera spazi di creatività e di imprenditività, che integra la valutazione, che alimenta sistemi di progettazione. La Collana intende accettare questa difficile scommessa, presentando esperienze e percorsi, metodi e metodologie della ricerca educativa internazionale, apparati teorici in una prospettiva di cooperazione sistemica e di indirizzo delle politiche scolastica, con uno sguardo internazionale. Anche attraverso l’ibridazione dei media.
’estensione degli spazi attraverso le tecnologie e l’ibridazione dei luoghi dell’apprendimento – in una lifelong learning society di tipo espansivo – delineano un tempo di nuova narrazione anche per le metodologie di insegnamento e la ricerca didattica. Da una parte, il lascito recente della teoria costruttivista dell’apprendimento, con l’affermazione degli ambienti di apprendimento come “sistemi” interdipendenti entro i quali avviene l’evoluzione progressiva delle intelligenze e delle capacità dell’allievo. Dall’altra l’intrecciarsi emergente dell’apprendimento nei contesti non-formali e informali con quelli formali. Tutto concorre ad accreditare il dilatarsi – senza soluzione di continuità – di un wide learning che educa e forma continuamente, originando nuovi scenarii dell’esperienza, dentro i quali ciascuno vive le sue trasformazioni. Una terza dimensione – affermatasi con la ricerca neuroscientifica – ri-mappa le fonti dell’educazione, e apre i cancelli di un cantiere appena tracciato focalizzando l’attenzione sul pieno sviluppo del potenziale umano, in tutte le età della vita e in tutti i luoghi. A fronte della rivoluzione silenziosa ma esponenziale e pervasiva delle tecnologie, la cui deriva è la singularity vision e la sostituzione progressiva dell’Essere Umano, appare di particolare interesse una nuova idea di didattica come mediazione, in grado di assumere, senza se e senza ma, lo sviluppo umano di ogni persona come orizzonte in grado di marcare senso e significato dell’innovazione culturale, sociale ed economica. Una mediazione che – attraverso metodi e metodologie della ricerca coerenti seppur innovativi – sia in grado di lanciare l’insegnamento e l’agire didattico nello spazio interculturale degli “inter-mondi”; e per questa via generare nuove forme e contenuti, scoprire percorsi inediti alla tradizione scolastica per lo sviluppo dei talenti; riconoscere, dentro e fuori della scuola, luoghi impensati di trasformazione, di valorizzazione dell’umano e della sua integrità. Dunque quella a cui pensiamo é una Didattica che esplori le pratiche dell’agire professionale, e ne permetta l’accelerazione e la disseminazione qualitativa, per espandere e contaminare tutti i luoghi dell’apprendimento; che porti qualità e valore in ogni età della vita; che sia in grado di
Comitato Scientifico Collana Direttore: Piergiuseppe Ellerani, UniSalento. Componenti Italiani: Giovanni Buccino, UniCatanzaro; Paolo Calidoni, UniParma; Maria Cinque, LUMSA; Floriana Falcinelli, UniPerugia; Paolo Ferri, UniBicocca; Ivano Gamelli, UniBicocca; Giancarlo Gola, UniTrieste; Berta Martini, UniUrbino; Achille Notti, UniSalerno; Pierpaolo Limone, UniFoggia; Alberto Parola, UniTorino; Monica Parricchi, UniBolzano; Mario Pireddu, UniTuscia; PierGiorgio Reggio, Fondazione De Marchi Trento; Giuseppe Tacconi, UniVerona; Andrea Traverso, UniGenova. Componenti Internazionali: Steve Higgins, Durham, London; Amauris Laurencio Leyva, Universidad de La Habana, Yael Sharan, Tel Aviv; Tijna Sjlander, Finlandia, Ministery of Education; Robert Slavin, Stanford.
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Intervista ad Antonio Augenti Antonio Augenti é personalità nota al mondo della scuola e della formazione. Per molti anni Direttore Generale presso il MIUR, é attualmente Responsabile del Centro Servizi Educativi del Consorzio Humanitas. Docente presso la LUMSA, collabora attivamente con TuttoScuola e dirige, per l’Editore Armando (con G. Gamaleri) la Collana “Scuola& Università 4.0”. Gli rivolgiamo alcune domande, nell’inaugurare la Newsletter Education della casa Editrice.
Professore, Lei ha avuto modo di seguire l’evoluzione del sistema scolastico italiano da un osservatorio privilegiato, conquistando un apprezzamento generale sui contributi che ha portato al miglioramento delle pratiche didattiche e della ricerca educativa. Recentemente, Luigi Berlinguer, Ministro che Lei ha avuto modo di conoscere bene, ha insistito su una idea di scuola riassumibile nelle frasi seguenti: “Una scuola senza mura e senza banchi, dove non c’è spazio solo per la registrazione del sapere. Una scuola dove il lavoro non venga più considerato come qualcosa di estraneo alla cultura, ma come una forma di sapere. Una scuola senza un orario fisso e sempre uguale, aperta tutto il giorno, non solo la mattina». Una prospettiva che non si può non condividere.Tuttavia cosa aggiungerebbe e come la specificherebbe, alla luce della situazione attuale? A.A. - Si farebbe torto ai non pochi docenti ed educatori che nel nostro Paese interpretano i processi d’istruzione e di formazione in termini di rispetto della persona e secondo istanze di libertà, se si affermasse che la distanza da obiettivi così lungimiranti sia difficilmente colmabile. Tuttavia, è indubbio che ci sia ancora molto da fare per colmare non tanto il gap con altri Paesi, ma con i mutamenti indotti dalle innovazioni che toccano tutti gli ambiti dell’agire sociale. Siamo culturalmente pronti a riconoscere che occorra dare più respiro e vera autonomia a tutte le istituzioni formative? Siamo in grado di interpretare in modo non convenzionale e passatista il rapporto tra formazione e inserimento nella vita attiva, in modo da apprezzare il valore che il lavoro ha sia per porre in opera le conoscenze, sia per riassegnare dignità alla cultura professionale? Vi sono segnali nella riforma del sistema educativo del nostro Paese tali da consentire un aggancio coerente alle linee di quella che Lei stesso, in altri interventi, ha definito una strategia unitaria europea? A.A. - Osservo che la politica in quanto tale non onora se stessa per ciò che riguarda gli interventi progettati o posti in essere in ambito educativo. É priva di coraggio, anche altrove. La scossa che i sistemi d’istruzione e di formazione stanno subendo e subiranno, a causa degli esiti della ricerca e dei processi innovativi già in atto, mette sotto scacco una cultura della formazione paurosamente arretrata. Contesti fisici, sociali del tutto nuovi, linguaggi e modalità di comunicazione sinora imprevedibili, ricerche che segnalano aspetti fino a questo momento non esaurientemente esplorati sulla costruzione della mente e sull’incontro tra scienze neurologiche e pedagogiche indurrebbero a rielaborare in termini più modernizzati l’organizzazione dei sistemi educativi. Per ciò che riguarda l’Italia, la legislazione posta in essere nell’ultimo decennio per dare spinta all’azione della scuola e delle Università ha offerto segnali di maggiore avvedutezza, ma ancora timidi, a mio avviso. La stessa Europa, parlo dell’Unione politica ed economica posta in essere da circa sessant’anni a questa parte, non si pone quale punto di riferimento e volano di spinta per cambiare una situazione generale dei vari Paesi che, per ciò che riguarda la ricerca e l’istruzione, registrano scarsi tassi d’investimento e non finanziano efficacemente l’innovazione. Se, come si sostiene, la crescita deve essere innovativa, inclusiva e sostenibile, ciò che si esige è che la politica nell’ambito educativo generi valore, come viene proposto (M.Mazzucato) in ambito economico: scegliendo tra un valore non guadagnato e un valore guadagnato, cioè “creato” e non soltanto “estratto”. Alla base di tale prospettiva c’è il modo di promuovere talenti, competenze, capacità che siano un bel passo avanti rispetto a ciò che attualmente registriamo. É argomento attualissimo quello relativo alla necessità e all’urgenza di rinnovare l’Europa. In che modo, a suo giudizio, il nostro Paese e il nostro mondo della scuola possono contribuirvi? 4
Intervista ad Antonio Augenti A.A. - L’Europa va rinnovata non soltanto nell’impianto istituzionale, ma anche nella visione. Per il primo aspetto, non c’è chi non osservi l’attuale debolezza delle Istituzioni di rappresentanza: vanno conferiti nuovi poteri al Parlamento e meno al Consiglio dei ministri; va completato l’asset economico-finanziario e fiscale; va costruita un’Unione federale che sia fondata sul riconoscimento e la valorizzazione delle autonomie multilivello; occorre rendere più incisiva l’azione di monitoraggio e di coordinamento delle politiche che si occupano dell’istruzione, della formazione e della ricerca. Per il secondo aspetto, ci si aspetterebbe che l’Europa, i popoli europei, si rituffino nel loro migliore passato, per rinvenire in esso il propellente intellettuale e spirituale per affrontare i problemi che la contemporaneità pone e fa intravedere come nuovi: la mobilità delle popolazioni, la povertà e il sottosviluppo, l’invecchiamento e la perdita delle risorse umane, il mondo del digitale e del virtuale. L’educazione è la principale risorsa per farvi fronte. Elevare la cultura delle persone è un debito che l’Europa non riesce ancora ad assolvere. Altro punto di attenzione é, oggi, quello della formazione iniziale e continua dei docenti secondari. In che modo ritiene che le misure preannunciate in materia dall’attuale Dicastero possano effettivamente contribuire ad assicurare una professionalità docente capace di coniugare insieme cultura e libertà nella formazione dei talenti degli allievi? A.A. - Chi si occupa di governare i processi d’istruzione e di formazione deve essere messo in grado di farlo. Molti interrogativi non hanno trovato sinora adeguate risposte. Individuare le vocazioni professionali, selezionarle, migliorarne continuamente la qualità attraverso la formazione iniziale e in servizio è compito tra i più impegnativi e complessi, anche per il numero elevato delle platee interessate. Azzerare le pagine nere del precariato, delle “anticamere” d’ingresso nel lavoro, dare risorse e gambe alle strutture universitarie e di alta formazione, internazionalizzare le conoscenze e le competenze, sottrarre lo “switch” tra domanda e offerta all’attuale centralismo e direttività dei poteri ministeriali può essere raccomandabile? Se la risposta è sì, occorre bruciare tutte le pandette sinora scritte e formulate che hanno ridotto e stanno ancora mortificando la professione dell’insegnamento tra le più disagiate dal punto di vista sociale ed economico, cancellandone i caratteri di autorevolezza e di dignità che una volta ne davano significatività e distinzione. Tanta qualità dell’istruzione passa per il sistema di reclutamento dei docenti. Quale ruolo riconoscerebbe in questa materia al Dirigente scolastico, e come pensa che le Autonomia scolastiche possano valorizzare le procedure di valutazione e di monitoraggio dei risultati di apprendimento? A.A. - Una premessa perché possano essere reclutate buone professionalità destinate all’insegnamento è che si dia per scontata una formazione iniziale seria, rigorosa e di alto profilo. Altra condizione preliminare è che ci si orienti verso l’insegnamento con una provata motivazione. Stiamo assistendo ad un impressionante mutamento sociale che investe tutti gli ambiti della nostra vita: la ricerca, la scienza, la tecnica, lo stesso pensiero filosofico ci propongono nuove e stimolanti sfide. Chi deve formare le nuove generazioni non può non tenerne conto. Le Università soprattutto, chiamate a formare i docenti sono interpellate per costruire profili professionali in grado di progettare realtà e ambienti di apprendimento, programmare interventi efficaci, monitorare le esperienze formative e valutarne l’esito. Personalmente, sono stato da sempre favorevole a sostituire macchinose e dispendiose procedure formali di reclutamento con la chiamata diretta delle scuole, similmente ad esperienze condotte altrove. Autonomia e responsabilità non individuali del Dirigente scolastico, ma di un “Board” dell’istituzione scolastica dovrebbero garantire una valutazione oggettiva e trasparente delle candidature presentate da chi aspira all’insegnamento. Mi rendo conto che una visione del genere s’infrange sugli scogli di una burocrazia stancamente ripetitiva e di un miope sindacalismo, al quale verrebbe sottratta la materia prima per giustificare se stesso. Quanto al valutare i risultati dell’azione educativa, evito, anche per non invadere campi che non mi appartengono intimamente, di dare ricette delle quali, peraltro, abbiamo molto abusato. L’unica osservazione che sento di fare è che – come notato da un preoccupato e serio studioso dei temi dell’educazione – prima di giudicare (procedure, risultati) occorre capire; occorre conoscere, vivere le realtà formative, interpretare con serietà e cautela cosa cambia nella crescita di un bambino, di un adolescente, di un giovane. E occorre rendersi conto di come tale crescita sia oggi sensibilmente influenzata da fattori oggettivi e relazionali molto complessi. 5
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