Palazzo Tirso - Storia e ipotesi di recupero

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PALAZZO TIRSO Storia e ipotesi di recupero



“Dedico questo lavoro a tutta la mia famiglia, che in questi anni mi ha sostenuto e dato la possibilità di poter studiare ed accrescere la passione per ciò che più amo. Un sentito ringraziamento va anche ai miei professori, alla controrelatrice Prof. Caterina Giannattasio, ed in particolar modo al mio relatore Prof. Ing. Carlo Aymerich dal quale ho tratto preziosi insegnamenti sin dai primi anni accademici, la sua disponibilità e competenza sono stati fondamentali per portare a compimento questa tesi. Un pensiero speciale lo dedico all’Architetto Francesco Deplano, punto di rifermento professionale e di vita. Infine vorrei ringraziare con tutto il cuore il Cav. Antonio Puddu e la sua impresa, senza i quali non sarebbe mai stato possibile realizzare questo lavoro.” Ancora Grazie Enrico



INDICE LE ORIGINI - La “Società Elettrica Sarda” (S.E.S.) - Inquadramento storico - Evoluzione storica dell’edificio

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STATO ATTUALE - Premessa - Inquadramento territoriale - Planimetrie - Sezioni - Prospetti

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RECUPERO E RIQUALIFICAZIONE - Premessa - Coop Himmelb(l)au - Nieto Sobejano - Opus 5 Architectes - Archer Architects - Johnson Pilton Walker - Norman Foster

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IL PROGETTO - Premessa - Distribuzione funzionale - Prospetti - Sezioni - Il piano rialzato e il recupero degli spazi esterni - Le residenze - Il recupero del piano interrato - Il ripristino della terrazza panoramica

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- Bibliografia

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LE ORIGINI


LA SOCIETÀ ELETTRICA SARDA Siamo nei primi anni venti, in una Cagliari in costante crescita sta per sorgere un edificio che sino ad oggi ha rappresentato parte integrante dello Skyline portuale della città. Stiamo parlando del “Palazzo delle Imprese Elettriche ed Idrauliche del Tirso”, più comunemente conosciuto come “Palazzo Tirso”. Il palazzo fu costruito in tre anni (1924-1927) dall’impresa “Società Sarda Costruzioni” dell’Ing. Tullio Mulas per conto della “Società Elettrica Sarda”. Tutto ha inizio il 4 Novembre 1911 quando, finanziata dalla Bastogi e dalla Banca Commerciale Italiana, nasce il “Gruppo Elettrico Sardo” con il compito di attuare i primi programmi di sistemazione idraulica delle regioni meridionali, avviato già nel 1908 dall’Ing. Angelo Omodeo, sostenuto dalle agevolazioni e sovvenzioni statali che miravano ad uno sviluppo economico dell’isola. Nel 1913 venne emanata la legge speciale che autorizzava la costruzione e la gestione dei bacini artificiali sul Tirso, fiume che nasce sull’altopiano di Buddusò, e con essa la “Società Imprese Idrauliche ed Elettriche del Tirso”, vero e proprio braccio operativo delle SES per le costruzioni sul Tirso e sul Coghinas. La produzione di energia elettrica da parte della SES, che ebbe inizio nel 1914, doveva costituire il motore dello sviluppo economico dell’isola; la crescente disponibilità di energia elettrica e risorse idriche diede infatti impulso all’agricoltura e alla trasformazione industriale dei prodotti agropastorali, dell’industria estrattiva, metallurgica, chimica di base ed edile. Le imprese che nacquero in questo periodo soggiacevano al controllo del “Gruppo Elettrico Sardo”, determinato ad instaurare un regime di monopolio non solo per la produzione dell’energia elettrica, ma per tutte le attività ad essa collegate. Dalla SES nacquero tra il 1918 e il 1924 altre due società che contribuirono a dare ulteriore impulso all’economia dell’isola, ovvero la “Società Bonifiche Sarde” e la “Sarda Ammonia e Prodotti Nitrici”, mentre continuava ininterrotto lo sviluppo delle centrali termiche che furono le prime ad utilizzare il carbone del Sulcis, dando notevole impulso per l’affermazione di quel bacino negli anni trenta e contribuendo alla nascita di Carbonia e del porto di Sant’Antioco. Questa scelta portò spesso al vano utilizzo di preziose risorse finanziarie, interrompendo temporaneamente il programma di sviluppo. Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale si potè riprendere a pieno regime. Nel 1946 la SES costituisce inoltre la “Società Idroelettrica dell’Alto Flumendosa” alla quale affida il completamento e l’esercizio degli impianti idroelettrici sul fiume stesso. La rete di distribuzione dell’energia elettrica viene così estesa in tutta la Sardegna. Nel 1953, con la legge regionale n.9 del 7 maggio, venne costituito l’Ente Sardo di Elettricità, di cui facevano parte oltre alla regione sarda, le industrie minerarie, la SES e altre imprese private. Dopo il 1957 tutta l’organizzazione generale della SES venne concentrata a Cagliari. A sinistra: vista di Palazzo Tirso subito dopo l’edificazione.

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INQUADRAMENTO STORICO Palazzo Tirso è un opera dell’architetto ed ingegnere Flavio Scano, nato a Cagliari l’11 Novembre del 1896, figlio dell’architetto Dionigi Scano, molto attivo a Cagliari ed Arborea a cavallo degli anni 20’ e 30’. Flavio Scano progettò per il Regime Fascista edifici e monumenti, ma la sua attività professionale fu caratterizzata anche dalla progettazione di residenze private. Morì a Cagliari il 20 Settembre 1952 per le conseguenze delle ferite riportate nella Battaglia di Caporetto durante la Prima Guerra Mondiale. Tra i suoi progetti degni di nota vi sono: - “Villa Rossi-Chiappe” (1923) Cagliari - Viale Trento - “Villa Scano” (1926) Cagliari - Viale Trento - “Palazzo Scano” (1929) Cagliari - Angolo Corso Vittorio Emanuele Via Pola (primo edificio interamente residenziale in cemento armato costruito a Cagliari) - “Palazzo del Comando Legione dei Carabinieri Sardegna (1933) Cagliari - Via Sonnnino - Idrovora di Sassu (1933-1934) Arborea - Idrovora di Luri (1934) Arborea Il nome completo del monumento oggetto di studio era “Palazzo delle Imprese Elettriche ed Idrauliche del Tirso” il quale nelle intenzioni della committenza doveva rivestire il ruolo di sede di rappresentanza dell’Azienda rispecchiando, in uno stile monumentale d’importazione ispirato alle costruzioni Piemontesi di Banche ed Istituzioni, il suo ruolo sociale ed innovativo. L’edificio ha una dimensione ragguardevole con una forma planimetrica ad “L”, la quale si sviluppa per circa quaranta metri per lato, ed oltre venti metri d’altezza su cinque piani fuori terra. I prospetti hanno un basamento in calcare e granito con i primi due livelli in finto bugnato a corsi alternati, caratteristico delle architetture rinascimentali italiane. Due grandi colonne in granito individuano l’ingresso monumentale, sottolineato da altre due coppie di colonnine che inquadrano i balconcini realizzati in luogo, mentre all’ultimo livello sono presenti delle terrazze a loggia. Tutte le aperture sono riquadrate con grandi cornici sceniche e frontoni, è interessante sottolineare il fatto che, all’imponenza e alla potenza del prospetto che diviene quasi austero ad evidenziare il ruolo della costruzione, si contrappone il mascherone con la bocca spalancata d’ispirazione cinquecentesca che contorna la finestra sopra l’ingresso principale. L’uso di questo particolare tipo di elemento architettonico di decorazione in stile Liberty ci ricorda l’anno di costruzione risalente ai primi del novecento. Nella seconda metà degli anni 20’, e per i tre decenni successivi, il palazzo appare ancora libero da volumetrie a sviluppo verticale, inqua8

drando la Cagliari tipica dei primi decenni del novecento, ovvero una città orientata al commercio che lentamente andava sviluppandosi e abbellendosi con i palazzi monumentali realizzati in stile Piemontese e Genovese. Questo sviluppo architettonico venne cancellato per sempre con l’avvento delle vicende belliche e conseguente riedificazione della città che, nella maggior parte dei casi, avvenne in maniera frenetica e incontrollata. Il risultato che si ottenne fu l’edificazione di palazzoni a sviluppo verticale tipici degli anni 50’, ovvero costruzioni realizzate in fretta e con pochi soldi. Oggi la tessitura delle volumetrie urbane intorno alla darsena è differente da quella illustrata nelle fotografie antiche, dove il Palazzo Tirso era l’edificio adibito a sede di rappresentanza della Società Elettrica Sarda e svettava, sia per imponenza che per slancio architettonico e compositivo, rispetto agli edifici circostanti. Con la trasformazione di Cagliari in “Città Moderna”, di cui il “Palazzo Enel” è un esempio eclatante, il Palazzo Tirso è stato nascosto, schiacciato e raddoppiato in altezza dalle costruzioni adiacenti. Il Palazzo Enel sorse in seguito alla distruzione della centrale elettrica della SES durante i bombardamenti del 1943, edificio adiacente a Palazzo Tirso, il quale venne sventrato da più ordigni che causarono danni anche ad uno dei torrini dell’edificio madre. Iniziato il progetto a fine anni cinquanta dall’architetto Gigi Ghò, già collaboratore di Giò Ponti, il Palazzo Enel venne inaugurato nel 1961. Già allora l’edificio provocò un acceso dibattito perchè fortemente in contrasto con lo stile Liberty della Via Roma, sulla quale si affaccia con il prospetto più importante, piatto, avente un’intelaiatura in calcestruzzo armato che si avvicina notevolmente ai dettami dell’International Style; la parete cieca che si affaccia su Viale Diaz è invece rivestita in kindler turchese smaltato. Il retro dell’edificio si sviluppa con un corpo basso che si spegne lentamente lungo Via Emilio Pirastu. Al termine della costruzione, la vista dalla Via Roma verso piazza Deffenu venne cambiata radicalmente, con il Palazzo Enel che crea una sorta di “tappo”, uno strappo netto con gli edifici storici della palazzata, anch’essa pesantemente bombardata nel 43’ e in parte ricostruita, come testimoniano le “cicatrici” ben visibili sulla facciata di Palazzo Vivanet. Questo sbilanciamento di volumetrie testimonia chiaramente che Palazzo Tirso è il sopravvissuto di un’epoca che oramai non esiste più. Solo grazie alla Piazza Deffenu, con la sua bella darsena, l’edificio riesce a mantenere ancora oggi il ruolo di architettura monumentale. Nella sua focalizzazione e percezione visiva, soltanto il prospetto principale mantiene la baricentricità prospettica, che viene tuttavia notevolmente “disturbata” dal Palazzo Enel sul lato sinistro, e dall’edificio multipiano sulla destra. L’unica vista che permette di apprezzare l’importante architettura è la prospettiva d’angolo che si estende sulla Piazza Deffenu e sulla Via Campidano.


IN SENSO ORARIO PARTENDO DAL BASSO A SINISTRA: - Vista d’angolo di Palazzo Scano (1929) tra Corso Vittorio Emanuele e Via Pola. - Via Roma in una cartolina del 1964, in fondo si intravede Palazzo Tirso tra il Palazzo Enel e il Palazzo Industriali. - Idrovora di Sassu (1933-1934). - Idrovora di Luri (1934). - Palazzo del Comando Legione dei Carabinieri di Sardegna (1933).

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Dal prospetto principale si apre una bellissima vista sul porto di Cagliari, uno dei porti cardine del Mediterraneo, la cui attività si estende per circa 30km di costa ed è diviso in tre aree: porto storico (Via Roma), porto canale e terminal petrolifero. Il porto storico, adiacente a Via Roma e quindi strettamente integrato logisticamente con l’entroterra, si sviluppa su 5.800 metri di banchina e serve traffico commerciale, Ro-Ro, navi passeggeri, diportismo, pesca e crocerismo, quest’ultimo in forte sviluppo. Il porto storico è a soli 100 metri dal centro città, adiacente alla rete viaria, a pochi metri dalla rete ferroviaria e a soli sette chilometri dall’aeroporto, quindi rappresenta uno dei motori dell’economia Cagliaritana; di recente ha subito un importante intervento di ammodernamento e restyling mediante la rivisitazione dei camminamenti e l’inserimento di un nuovo impianto luci. In virtù di tutto ciò, Palazzo Tirso si pone come uno dei primi punti d’appoggio per accogliere le esigenze dei flussi turistici. Rappresenta inoltre una pietra miliare dell’edilizia cagliaritana nel periodo anteguerra, infatti viene considerato una delle prime opere con telaio strutturale interamente in cemento armato costruite in Sardegna, progettato espressamente per uffici. Benchè il calcestruzzo fosse adoperato già dagli antichi romani con l’ausilio di pozzolana e calce, solo all’inizio dell’800’ si cominciò a parlare di armature metalliche in strutture che non avevano nulla a che fare con l’edilizia. Il primo ad applicare questa nuova tecnologia alle costruzioni fu l’architetto inglese William Wilkinson, operante principalmente ad Oxford, il quale nel 1854 registrò un brevetto per il “miglioramento nella costruzione di dimore a prova di fuoco, di magazzini, di altre costruzioni e delle parti delle stesse”. Wilkinson realizzò un piccolo cottage a due piani rinforzando pavimento e tetto con barre d’acciaio e cavi metallici. Il motivo per il quale venne introdotto il metallo all’interno del calcestruzzo risiede nella scarsa resistenza a trazione di quest’ultimo, infatti l’armatura metallica conferisce al materiale composito una notevole dose di elasticità che permette di resistere sia agli sforzi di trazione che di compressione. Nonostante ciò, entrambi i materiali necessitano di periodica manutenzione; essi devono essere adeguatamente protetti in quanto sensibili agli agenti atmosferici, come l’attacco di acidi e sali o cicli continui di gelo e disgelo. Più avanti vedremo come la vicinanza di Palazzo Tirso all’area portuale abbia creato fenomeni di degrado tipicamente riscontrabili nelle strutture costruite in prossimità delle coste. L’architetto francese Auguste Perret fu uno dei primi ad utilizzare il cemento armato in larga scala, tramandando questa tecnologia a colui che divenne una pietra miliare del Movimento Moderno, Le Corbusier. Quest’ultimo fu tra i primi a comprendere le potenzialità innovative del calcestruzzo armato e lo sfruttò ampiamente nelle sue opere che ancora oggi sono dei punti di riferimento dell’architettura contemporanea. In Italia il calcestruzzo armato cominciò a diffondersi a cavallo tra il XIX e il XX secolo soprattutto in regioni soggette a movimenti tellurici 10

importanti, tuttavia per assistere alla costruzione di fabbricati aventi strutture portanti interamente in cemento armato bisogna attendere il ventennio fascista. Nel 1883 sono state emanate le prime norme sismiche in Italia per l’isola di Ischia e nel 1907 furono emanate le prime norme per le costruzioni, con Regio Decreto del 10 gennaio 1907, recante: “Norme e condizioni per i materiali agglomerati idraulici e per le opere in cemento armato”. Queste norme riguardarono per la prima volta la sicurezza delle costruzioni e sostituivano ad un processo prescrittivo di regole tecniche l’obiettivo dell’individuazione dei livelli tensionali che dovevano essere rispettati nelle componenti strutturali; a tal proposito divenne obbligatorio corredare i progetti esecutivi con opportuni calcoli statici i quali servivano a dimostrare il raggiungimento della sicurezza dell’opera nel rispetto delle tensioni ammissibili dei materiali; tutto ciò spazzando via l’usuale metodologia utilizzata nell’epoca ottocentesca, durante la quale era garantita la sicurezza della costruzione solo con il rispetto di regole tecniche e senza obbligo di verifica numerica.

A PAGINA 11: - Foto dei primi anni venti scattata verso la darsena dove si nota Palazzo Tirso ancora libero dalle moderne costruzioni (in alto a sinistra). - I bombardamenti del 43’ (in alto a destra): La Centrale Elettrica Sarda viene sventrata da una bomba che causerà danni anche agli edifici adiacenti. Verrà rimpiazzata dal Palazzo Enel verso la fine degli anni cinquanta. - In basso: Palazzo Tirso oggi stretto tra Palazzo Enel e il Palazzo Industriali, quest’inquadratura mette ancora più in risalto la sproporzione e la discontinuità prospettica venutasi a creare con l’edificazione dei nuovi edifici.


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EVOLUZIONE STORICA DELL’EDIFICIO Come abbiamo già descritto nel primo capitolo, l’edificio è divenuto simbolo della trasformazione dell’isola e della città di Cagliari durante l’avvento dell’elettrificazione e della modernizzazione, tuttavia vari interventi negli anni, più o meno riusciti, hanno portato allo stato di degrado attuale. La maggior parte dei progetti presentati dagli anni cinquanta in poi hanno interessato soprattutto varianti interne che, sebbene abbiano arrecato modifiche importanti, non hanno alterato la destinazione d’uso. I primi disegni del progettista risalgono all’inizio degli anni venti, più precisamente al 1924 con il rilascio delle prime concessioni edilizie da parte del comune di Cagliari. Gli Elaborati progettuali vennero consegnati dalla Società Elettrica Sarda all’ufficio del Commissario del Comune di Cagliari il 5 ottobre del 1924. Essi comprendevano: - Richiesta di concessione edilizia; - Planimetria generale dell’isolato al piano terra (comprendente anche la vecchia centrale elettrica adiacente); - Pianta tipo (2°piano); - Prospetto principale; Già in fase costruttiva il progetto venne modificato sia in prospetto che in planimetria; in particolare venne eliminato un ingresso e le terrazze che si affacciavano su Piazza Deffenu e sulla corte interna. Inoltre venne modificato l’accesso al parcheggio sul retro, ovvero l’ingresso coperto che fungeva da filtro tra Via Campidano e l’interno della proprietà. Questo ingresso venne modificato con le prime varianti post costruzione che risalgono al 1927. I lavori riguardarono l’aggiunta di un portale con cancello annesso lungo Via Campidano, disegnato direttamente dal progettista e restaurato di recente. Inoltre dai prospetti originali si nota una mantovana decisamente più ampia rispetto a quella attuale, a scapito di una superficie terrazzata inferiore. L’attuale parapetto che protegge la terrazza presenta tutti gli elementi decorativi originali, ad eccezione dei due piloni centrali che si affacciano su Piazza Deffenu, i quali in origine erano sormontati ciascuno da una guglia in cemento che reggeva un’asta con drappeggio. Quest’elemento decorativo è spesso utilizzato dal progettista, infatti si può ritrovare sul coronamento di alcune suoi progetti come il Palazzo del Comando Legione dei Carabinieri Sardegna (1933), e sul coronamento del prospetto principale dell’Idrovora di Luri (1934). Dalle foto storiche presumibilmente risalenti ai primi anni trenta, pare che questa superficie fosse sfruttata per qualche attività, infatti è ben visibile in facciata un piccolo colonnato che si sviluppa verso nord con un pergolato apparentemente chiuso, partendo dalla torre del vano scala principale sino ad arrivare al lato che oggi confina con 12

il Palazzo ENEL. Sulla terrazza erano presenti anche alcune aree verdi delle quali non è rimasta benché minima traccia. Dagli anni sessanta in poi si intensificarono gli interventi di modifica, uno di questi ha riguardato la costruzione all’interno della corte di un volume che va ad intaccare l’armonia del prospetto posteriore. E’ un corpo totalmente estraneo all’edificio che in origine era stato concepito per accogliere l’alloggio del custode e due box auto collegati direttamente con il piano seminterrato. Con il passare degli anni è diventato parte integrante del palazzo sino ad essere convertito per ospitare due piccole sale riunioni. Per quanto riguarda le modifiche interne, sono state eseguite conservando le caratteristiche funzionali dell’edificio; le piccole terrazze che si affacciavano sul cortile interno sono state eliminate in via di realizzazione, mentre è stato realizzata una zona “filtro” tra i vani scala e il piano uffici. Purtroppo, in alcuni casi, la noncuranza in fase di lavoro ha portato al danneggiamento di alcune superfici pavimentate e di alcune armature dei pilastri, che hanno richiesto interventi di consolidamento e rinforzo in fase di restauro. Come detto in precedenza, i primi anni la struttura ospitò gli uffici della Società Elettrica Sarda poi trasferiti nel dopoguerra all’interno del più moderno Palazzo Enel, costruito sulle rovine della centrale elettrica adiacente Palazzo Tirso, distrutta da una bomba durante i bombardamenti del 43’. Quando la Società Elettrica Sarda fu nazionalizzata, il palazzo passò nelle mani della Bastogi S.p.A. che, nel 1983 tramite la S.A.I.A. (Società per le attività immobiliari ed alberghiere), presentò delle varianti interne ai piani e al seminterrato. Successivamente (1985) subentrò l’Istituto Bancario San Paolo che, da metà anni ottanta in poi, presentò delle varianti a più riprese, ed occupò il piano seminterrato, il piano terra e il piano primo. Tra queste modifiche spicca soprattutto la realizzazione di un piano rialzato in corrispondenza dei due ingressi, su Piazza Deffenu e Via Campidano. Ancora oggi il Gruppo San Paolo, divenuto Banca di Credito Sardo è il principale inquilino, mentre i piani superiori sono rimasti sfitti, creando tutti i presupposti per un degrado degli elementi architettonici e strutturali. Ad inizio anni duemila, più precisamente nel 2003, è stato presentato il progetto per l’inserimento in facciata delle insegne della banca, presenti ancora oggi. In tutti questi anni di attività non si è mai pensato di riportare la terrazza alla sua funzione originaria, lasciandola adibita semplicemente ad accogliere gli impianti di condizionamento. Nel 2011, mediante l’intervento di un privato, sono stati eseguiti tutti i lavori di manutenzione ordinaria, straordinaria e messa in sicurezza della struttura.


A destra: copia dell’autorizzazione edilizia rilasciata dal comune di Cagliari in data 6 ottobre 1924. In basso sono riportati gli elaborati progettuali presentati dalla SES con firma originale dell’Ing. Tullio Serra e del progettista Flavio Scano. A pagina 14: Copia in scala 1:200 della planimetria generale originale, risalente al 1924. L’elaborato comprende una sezione al piano terra di tutto l’isolato, l’edificio sulla sinistra è la vecchia Centrale Elettrica Sarda costruita precedentemente a Palazzo Tirso il quale si sviluppa sulla destra ad angolo tra Piazza Deffenu e Via Campidano. È chiaramente visibile nell’ala nord est del palazzo il filtro che separa la Via Campidano dalla corte interna, mai entrato in cubatura, è stato sostituito da un cancello in ferro battuto nel 1927 (pag.18 e 19). A pagina 15: Pianta quotata in scala 1:200 del piano tipo (piano secondo). L’elaborato originale è in scala 1:100 e riporta il seguente testo “In carta libera per allegare alla denuncia da presentarsi alle autorità municipali, giusta disposizione ministeriale”, con firma dell’Ing. Flavio Scano.

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PLANIMETRIA GENERALE 1924 SCALA 1:200



PROSPETTO ORIGINALE 1924 SCALA 1:200

Copia del prospetto originale di Palazzo Tirso in scala 1:200 firmato dal progettista: la prima differenza che salta all’occhio è la presenza di due ampie terrazze coperte all’ultimo piano, che presumibilmente correvano lungo tutto il lato dell’edificio, successivamente sacrificate a favore di una maggior superficie coperta. Tale soluzione ha permesso di avere un solaio di copertura completamente calpestabile. Dal prospetto pare che il progetto originale non prevedesse un piano interrato, ben visibile nella foto adiacente.


PROSPETTO SU PIAZZA DEFFENU VISTA PRECEDENTE AL RESTAURO

Prospetto principale di Palazzo Tirso oggi: il disegno è rimasto pressoché invariato negli anni, arrivando ai giorni nostri così come è stato edificato, tuttavia le differenze con il prospetto originale messo su carta sono palesi. Rispetto al prospetto eretto nel 1924 sono stati eliminati gli elementi di decoro che reggevano i due drappeggi sopra il parapetto della terrazza, lasciando semplicemente i due piloni di sostegno visibili in foto.


A destra: copia della domanda presentata dalla SES per la realizzazione del cancello in ferro battuto in Via Campidano. A pagina 19: rappresentazione grafica originale in scala 1:20 del cancello su Via Campidano, disegnato e firmato dall’Ing. Flavio Scano.

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PROGETTO S.A.I.A. 1978

PROGETTO BANCA DI CREDITO 1982


In alto: progetto di varianti interne presentato dalla S.A.I.A. nel 1978. Per la prima volta P. Tirso subisce una trasformazione importante con la ridistribuzione degli spazi interni in maniera più ordinata e razionale. Le planimetrie riguardano nell’ordine, partendo da sinistra verso destra, il piano interrato con l’accesso ai nuovi box auto, il piano terra con l’accesso all’alloggio del custode, e il piano secondo. In basso: progetto di varianti interne presentato nel 1982 dal gruppo San Paolo (le planimetrie sono ruotate di 90 gradi rispetti a quelle in alto). A partire da sinistra abbiamo la planimetria del piano interrato, il piano terra, il piano secondo e una vista prospettica dell’interno. Questo progetto ha riguardato soprattutto la modifica degli interni per adeguare la struttura ad accogliere l’istituto bancario, venne realizzato un nuovo ingresso mediante l’installazione di porte semiautomatiche e la realizzazione di un nuovo piano rialzato, sia sul lato che si affaccia su Piazza Deffenu, sia nell’ingresso di Via Campidano, inoltre venne realizzata una scala interna, alternativa ai due già esistenti corpi scala, per collegare il caveau con il piano terra e il piano primo. Le viste frontale e prospettica a destra si riferiscono al piano rialzato realizzato nei pressi dell’ingresso principale.


STATO ATTUALE


PREMESSA L’edificio oggetto di studio è definito un singolare esempio di architettura che si può classificare come “revival” neoclassico, utilizzato in ampia scala dall’inizio degli anni venti sino alla fine degli anni trenta. Il prospetto simmetrico, ben equilibrato, di grande armonia e decoro, si sviluppa su tre ordini che comprendono cinque piani di cui, primo e secondo, realizzati in grosse bugne, mentre gli altri tre contenuti da lesene che tri parteggiano la facciata, il tutto coronato da un elegante cornicione. Particolarmente interessante è anche il portale con colonne e mascherone-finestra sovrastante. Ad oggi la struttura si presenta in perfette condizioni per via di un pesante intervento di restauro e risanamento conservativo, iniziato nel 2011, che ha riguardato sia interventi di consolidamento strutturale che architettonico. Gli interventi di restauro e risanamento conservativo, spesso confusi con gli interventi di ristrutturazione, sono quelli rivolti a conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali, nonché delle caratteristiche distributive dell’organismo stesso, ne consentono destinazioni d’uso con essi compatibili. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino ed il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio. Queste modifiche possono essere eseguite anche mediante l’impiego di materiali e tecniche diverse da quelle originarie, purché congruenti con i caratteri dell’edificio. Per quanto riguarda Palazzo Tirso lo stato di degrado era talmente avanzato da rendere necessari tutti gli interventi sopracitati, compresa l’eliminazione di tutte le tramezzature dei piani sfitti, che allo stato attuale si presentano nello stato di “open space”. Attualmente parte del piano terra e parte del piano primo sono ancora occupati dall’istituto di credito, con il quale la proprietà condivide anche il cortile interno, quindi è stato possibile accedere in tutte le aree dell’edificio escluse quelle occupate. Tuttavia è previsto uno sgombero di questi spazi negli anni a venire, e sarà possibile sfruttare la volumetria nel pieno delle sue risorse. Inoltre in fase di rilievo sono emerse alcune discrepanze con il progetto originale dell’architetto Scano, in particolare in planimetria, la cui superficie originaria per piano era ben più estesa (1130m2) di quella effettivamente realizzata (958m2). Per questo motivo è stata nuovamente eseguita una seconda scrupolosa operazione di rilievo sia degli esterni, mediante l’utilizzo di tecnologia laser e termocamera, sia degli interni su tutti i piani accessibili. Questa analisi ha portato alla luce molti aspetti interessanti, come la presenza di importanti mosaici che erano stati coperti dalla precedente pavimentazione in parquet. Questi mosaici si trovano agli angoli del palazzo e si presume appartenessero agli uffici più prestigiosi, 23


sono molto interessanti dal punto di vista architettonico/decorativo quindi è stato imposto il loro completo recupero. Esternamente è già stato portato a termine un importante intervento illuminotecnico con luci a led che ha permesso di mettere ancor più in risalto lo stile architettonico, soprattutto nelle ore notturne, rendendo l’edificio ampiamente visibile dal lungomare e dalla darsena. Nonostante l’immobile sia stato riportato ai fasti di un tempo e sia collocato in un contesto urbano favorevole, risulta penalizzato dal punto di vista delle infrastrutture e servizi. Non avendo a disposizione un’area adeguata adibita a parcheggi, i fruitori si trovano obbligati a spostarsi nelle zone limitrofe che non godono della massima disponibilità e organizzazione. Gli assi viari minori che confinano con il lotto sono spesso soggetti a condizioni di traffico caotico e sono privi di aree di sosta. Questa situazione si è venuta a creare nel dopoguerra, con lo sviluppo dell’edificato e degli assi viari circostanti, ma soprattutto dopo lo smantellamento dell’area militare a sud dell’edificio, dove ora sorge il Molo Ichnusa con la moderna Stazione Marittima.

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A pagina 22: vista notturna di Palazzo Tirso successiva al restauro. In basso: foto notturna di Palazzo Tirso scattata dal lungomare. Questa inquadratura permette di ammirare il gioco di luci che si è creato in facciata dopo l’installazione dei led, intervento che ha permesso di ridare vigore e visibilità all’edificio, il quale in passato appariva buio e schiacciato dalle costruzioni adiacenti. A pagina 25: vista aerea con legenda dell’area oggetto di studio. Si noti come l’area portuale disti meno di cento metri dall’edificio, garantendo un punto d’appoggio per un futuro sviluppo della struttura.


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PALAZZO TIRSO

INDICAZIONI CATASTALI Part. 8541 Foglio 18, sez. G Mappale 3349.

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PIANO TERRA STATO ATTUALE SCALA 1:200

V.2

P.1

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V.1


V.2

A pagina 26: planimetria del piano terra allo stato attuale. L’area retinata in grigio indica la superficie occupata attualmente dalla banca, mentre i punti “V” e “P” indicano rispettivamente i punti di vista e le viste panoramiche. A sinistra (V.2): vista dell’edificio dal cortile interno, in basso è ben visibile il volume incongruo che in origine ospitava l’alloggio del custode e i box auto. E’ palese come questo volume sia un corpo estraneo all’edificio, essendo privo di un qualsiasi linguaggio architettonico minimamente riconducibile a Palazzo Tirso. Sulla destra è visibile il lato interno del Palazzo Enel con l’attacco all’edificio. Al centro (V.1): vista dell’ingresso del palazzo, in fondo si nota il vano scala con la gabbia dell’ascensore (ora rimosso). In basso (P.1): vista dell’ala sinistra al piano terra del palazzo, area non occupata dalla banca. Le partizioni interne sono state eliminate.

V.1

P.1

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PIANO TIPO STATO ATTUALE SCALA 1:200

N

P.1


SUPERFICIE CALPESTABILE

A pagina 28: planimetria del piano tipo allo stato attuale.

Le due impronte a confronto: il riempimento indica la superficie calpestabile attuale, ovvero il progetto effettivamente realizzato, mentre il tratto scuro indica l’ingombro originale regolarmente registrato in catasto. Le differenze sono nettamente individuabili, prima di tutto si nota come il lato che si affaccia su Piazza Deffenu fosse circa due metri più largo, mentre il lato che si affaccia su Via Campidano avesse l’ingresso coperto. Anche l’angolo tra le due ‘ali” è leggermente differente, appare infatti più acuto nel progetto del 1924. La posizione dei vani scala è leggermente sfalsata.

In basso (P.1): vista panoramica del piano tipo (secondo) il quale appare completamente libero dalle tramezzature interne, sono stati rimossi anche i pavimenti ad eccezione dei mosaici che sono stati coperti con una pellicola protettiva.

N

P.1

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TERRAZZA STATO ATTUALE SCALA 1:200

P.2

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V.1

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P.1


V.1

A pagina 30: planimetria del lastrico solare. A sinistra (V.1): vista verso quartiere Castello dalla terrazza di Palazzo Tirso. Questa foto storica è presumibilmente risalente alla fine degli anni venti. Oggi non rimane nulla di ciò che si vede in foto, ovvero i colonnati con le decorazioni e le aree verdi sono state tutte demolite con i successivi lavori. Anche le guglie che reggevano i drappeggi sono state demolite. Al centro (P.1): vista panoramica della terrazza scattata dall’angolo sud-ovest. È visibile sulla sinistra Palazzo Enel mentre i due blocchi che spuntano dal tetto sono i due corpi scala, quello principale (sulla sinistra) e quello secondario (sulla destra). Al centro della foto, poggiato al bordo del parapetto fra i due corpi scala, è visibile la scala a chiocciola che è stata restaurata. Sulla sinistra, in primo piano, uno dei piloni ai quali erano ancorati gli elementi di decoro che reggevano le bandiere, molto simili a quelli visibili nel Palazzo del Comando Legione dei Carabinieri di Sardegna. In basso (P.2): panoramica della terrazza scattata dall’angolo sud-est. Sulla destra è sempre visibile il prospetto posteriore di Palazzo Enel. In primo piano è visibile il blocco scala secondario con accesso alla terrazza.

P.1

P.2

31


SEZIONE A-A’ STATO ATTUALE SCALA 1:200

sezione struttura attuale

sezione finale dopo intervento

2.8000

1.0971


SEZIONE B-B’ STATO ATTUALE SCALA 1:200

SEZIONE C-C’ STATO ATTUALE SCALA 1:200

6.0591

5.90

sezione struttura attuale

sezione struttura attuale

0.3201

sezione finale dopo intervento

3.67

0.2400

25.27

25.27 4.52

0.3200

3.30

0.3200

4.6000

2.8000 1.2000

2.8000

1.0971

sezione finale dopo intervento


PROSPETTO PIAZZA DEFFENU STATO ATTUALE SCALA 1:200

4 5

3


PROSPETTO VIA CAMPIDANO STATO ATTUALE SCALA 1:200

VIA CAMPIDANO

3


PROSPETTO INTERNO “A” STATO ATTUALE SCALA 1:200


PROSPETTO INTERNO “B” STATO ATTUALE SCALA 1:200


RECUPERO E RIQUALIFICAZIONE


PREMESSA Prima di intraprendere il percorso progettuale, è bene chiarire il significato delle parole Recupero e Riqualificazione, due termini strettamente connessi tra loro. Il termine “recupero” comprende soprattutto quell’insieme di operazioni che consentono di “riattivare” l’aspetto funzionale della struttura, conservandone i caratteri identitari e rendendola pronta all’utilizzo. La riqualificazione avviene nel momento in cui, attraverso valutazioni progettuali e sociologiche, come salvaguardia ambientale o riabilitazione sociale, si decide di rivitalizzare l’edificio mediante l’inserimento di attività, da quella abitativa a quella commerciale. Palazzo Tirso, come abbiamo già descritto nel precedente capitolo, è stato oggetto del più importante intervento manutentivo da quando è stato edificato sino ad oggi, ovvero un intervento di restauro e risanamento conservativo che lo ha riportato alle condizioni originarie, senza l’aggiunta di nuovi elementi alla costruzione. Ci troviamo quindi di fronte ad un bivio, ovvero intendere il restauro come ripristino o come consolidamento; nel primo caso ci troviamo di fronte ad una semplice conservazione dello stato originale dell’edificio, mentre nel secondo caso avremo una fortificazione dei caratteri architettonici mediante l’introduzione di elementi ex novo che permettono la trasformazione controllata dell’esistente, naturalmente mediante tecnologie e linguaggio attuali. Tuttavia è dato sapere che esistono in tutto il mondo casi analoghi al nostro, affrontati in maniera totalmente differente, dove la normativa è più flessibile e consente di sviluppare l’architettura a trecentosessanta gradi, senza trascurare la vera funzione dell’esistente, ovvero quella di essere portatrice di valore culturale. Ciò permette di ridare vitalità e nuova linfa a strutture in disuso o in totale stato di abbandono, facendo coesistere il nuovo con il vecchio. Riciclare l’esistente è di fondamentale importanza, significa porre un freno allo sviluppo incontrollato dei centri urbani e delle periferie, evitando lo spreco di architetture sottoutilizzate. In questo capitolo apriremo dei punti di riflessione analizzando proprio questi importanti esempi di architettura, cercando di tracciare un percorso nel quale i termini Recuperare e Riqualificare saranno sinonimo di Riciclo, Sviluppo e Crescita.

Tre esempi di recupero e riqualificazione, in senso orario partendo dall’alto a sinistra: - Progetto dello studio Coop Himmelb(l)au a Vienna. - Progetto dello studio Nieto Sobejano ad Halle - Progetto dello studio Opus5 a Louviers

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COOP HIMMELB(L)AU ROOFTOP REMODELING, FALKESTRASSE 6, VIENNA Ad inizio anni ottanta, lo studio legale Schuppich, Sporn, Winischhofer, decise di voler estendere il loro ufficio verso l’alto. Lo studio occupa due piani di un palazzo costruito ai primi del novecento, all’angolo tra Falkestrasse e Biberstrasse nel centro di Vienna, in Austria, città dal peso architettonico, storico e culturale molto elevato. La sopraelevazione riprende la forma di un arco teso, caratteristica che accomuna la maggior parte delle architetture progettate da questo studio, è una spina dorsale in acciaio che si inarca sino a schizzare oltre il perimetro della facciata, una sorta di incrocio tra un ponte e un aeroplano. Il disegno trasmette una tale energia spaziale che è ben visibile nel momento in cui la struttura in acciaio spacca la copertura. Le superfici vetrate e quelle lineari del guscio esterno sono orientabili in modo tale da controllare la luce e consentire o meno la vista. Il progetto consiste nella realizzazione di due piani dall’altezza di 7,80 metri, ed una superficie calpestabile di 400m2, dei quali 90m2 sono utilizzati per una sala riunioni mentre i restanti sono sfruttati da tre unità d’ufficio, una reception e camere adiacenti. Il progetto è costituito da due piani, con un’altezza di 7,80 m e una zona pianeggiante di 400 m². Il layout spaziale è composto da 90 m², tra cui sala riunioni, tre unità di ufficio, una reception e camere adiacenti. Il progetto preliminare venne presentato nel 1983 mentre la costruzione ha richiesto un anno e si è conclusa il 23 dicembre 1988.

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NIETO SOBEJANO MORITZBURG MUSEUM, HALLE Il castello di Moritzburg è un esempio di architettura religiosa e militare tedesca di fine quindicesimo secolo. L’edificio ha subito varie modifiche nel corso degli anni soprattutto dopo il crollo dell’ala Nord e Ovest durante la Guerra dei trent’anni, che ancora oggi si presenta nello stato di rudere. Agli inizi del 900’ venne utilizzato come museo per poi cadere nel totale abbandono. Nel 2004 si è deciso di intraprenderne la ricostruzione e l’ampliamento con nuove gallerie espositive permanenti e temporanee. L’ampliamento consiste in un nuovo spazio costituito da un corpo sormontato da una copertura piegata, che incanala la luce naturale mediante la presenza di lucernai. L’ala occidentale in rovina consente di sfruttare uno spazio in larga scala senza colonne che offre diverse opportunità espositive. Il nuovo tetto panoramico, rivestito in pannelli d’alluminio leggeri piegati, stabilisce un dialogo con i tetti spioventi del castello. L’obbiettivo principale dell’intervento è quello di proteggere le rovine che sono arrivate sino ai giorni nostri, mantenendo intatto l’edificio esistente, mediante sovrapposizione di una struttura leggera che evoca le opere esposte al suo interno.

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OPUS 5 ARCHITECTES ECOLE DE MUSIQUE, LOUVIERS Il progetto riguarda l’ubicazione della nuova scuola di musica di Louviers, in Francia, all’interno dell’ex convento dei Penitenti. L’intervento mette in evidenza i resti del monumento puntando sulla tecnica di contrasto tra il “vecchio” e il “nuovo”. La nuova vocazione del luogo viene data dalla costruzione di un volume interamente vetrato sopra le rovine dell’ala nord. Il contrasto è notevole ma non ci sono alterazioni di volumetria sia in pianta che in prospetto, il quale risulta pulito, elegante e slanciato.

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46


ARCHER ARCHITECTS SHOREDITCH ROOMS, LONDON Realizzazione di un complesso alberghiero mediante addizione di un corpo ex-novo ad una struttura esistente, della quale si è conservata la facciata storica. L’edificio è composto da cinque piani, tre dei quali sono visibili come estensione della vecchia facciata, mentre gli altri due sono esattamente dietro il vecchio prospetto che svolge la funzione di una seconda pelle. Il materiale scelto per rivestire la costruzione ex-novo è l’acciaio corten, il quale dà quel tocco industriale all’edificio e contribuisce a creare contrasto con la facciata storica, ma contemporaneamente una continuità cromatica con gli edifici adiacenti. L’effetto che si ottiene è una sorta di incudine, alleggerito dalle grandi finestrature che danno ritmo alla facciata.

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48


JOHNSON PILTON WALKER STATE SAVINGS BUILDING ROOFTOP, 48 MARTIN PLACE, SYDNEY L’edificio è stato costruito nel 1928 interamente in stile Beaux-Arts, in origine edificato per conto della Cassa di Risparmio del Nuovo Galles, e successivamente assorbito dalla Banca del Commonwealth australiana. La facciata è dominata da quattro massicce colonne ioniche, costituita da terracotta e granito rosa e dettagli in ceramica smaltata, mentre all’interno si è fatto ampio uso di marmo e gesso. Dal 2011 il comune di Sydney ha deciso di avviare dei programmi di ristrutturazione degli edifici del Commonwealth, tra cui anche lo State Saving Bank building. Tale intervento ha riguardato, oltre alla ristrutturazione interna, l’aggiunta di un volume interamente vetrato sul tetto, progettato dallo studio di architettura australiano Johnson Pilton Walker, che offre oltre ventimila metri quadrati di superficie commerciale calpestabile. Questa struttura è classificata con “sei stelle green”, quindi è totalmente all’avanguardia nel campo dell’architettura sostenibile, caratterizzata da soffitti molto alti, travi fredde attive e ventilazione a pavimento. L’atrio centrale che buca l’edificio per tutti i suoi dieci piani, collega tutti i livelli e fornisce luce naturale e profondità, mentre degli ascensori vetrati che partono dalla “prestige hall” della banca percorrono la costruzione per tutta la sua altezza. La struttura sul tetto, interamente trasparente, incorpora sale conferenze, spazi comuni e terrazze con vista. Dal punto di vista della superficie calpestabile è uno degli spazi civici più grandi della città. Nel 2012 è stato acquistato dalla società di servizi finanziari Macquarie Bank.

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50


NORMAN FOSTER HEARST TOWER, NEW YORK La Hearts Tower è un grattacielo di Manhattan situato al 300 West della 57esima strada, nei pressi di Columbus Circle, ed è la sede della Hearst Corporation. Quest’architettura di Foster rappresenta l’estremo del concetto di riuso, il vecchio edificio, funge solo da seconda pelle ed è stato completamente svuotato per accogliere la lobby della nuova torre. La struttura originale è stata costruita in stile Art Decò nel 1928 ed era già predisposta a svolgere la funzione di base per una futura torre, progetto poi accantonato per via della grande depressione. Si è scelto di conservare il vecchio edificio in quanto classificato come “Historical Landmark”, equivalente del nostro vincolo monumentale. La base dell’edificio contiene la grande lobby che si sviluppa su tre livelli collegati da tre rampe di scale mobili, mentre il resto della torre si innalza per quarantasei piani distribuiti in centottantadue metri di acciaio e vetro.

51


IL PROGETTO “Le opere architettoniche danno forma concreta all’orgoglio dell’uomo, al suo trionfo sulla forza di gravità e alla sua volontà di potenza. L’architettura è la vera e propria oratoria del potere che ha preso forma.” Friedrich Nietzsche


PREMESSA Il capitolo precedente sul recupero e la riqualificazione degli edifici rappresenta una buona base di partenza per capire questo nuovo approccio all’architettura. Tutti gli interventi che andremo ad analizzare d’ora in avanti sono studiati in modo tale da creare un legame architettonico e funzionale con l’architettura esistente, cercando tuttavia di uscire dai criteri di staticità che spesso caratterizzano questo genere di progetti, i quali hanno portato sino ad ora solo alla formazione di “città museo” che non lasciano spazio all’innovazione architettonica, ma permettono soltanto un inserimento incontrollato del falso storico. Ogni intervento di aggiunta non deve essere interpretato come un’invasione o una snaturalizzazione, bensì come un’occasione per progredire reinterpretando in chiave moderna i caratteri identitari degli edifici. Lo studio del progetto è partito dall’analisi dei punti di forza e debolezza dell’edificio, iniziando dalla collocazione urbana, dal ruolo svolto dalle strutture adiacenti, sino ad arrivare alle caratteristiche dimensionali ed estetiche, tra cui: facciate, volumetrie, elementi di comunicazione verticale, spazi interni ed esterni. L’evoluzione della condizione economica negli ultimi anni ha portato ad un costante aumento dei locali sfitti in città, non ha fatto ecce-


zione Palazzo Tirso, la cui mole (circa 750mq su cinque livelli più un piano interrato e una terrazza panoramica), concepita in un periodo di prosperità economica, non si adattava più alle caratteristiche del mercato odierno. I vari interventi effettuati negli anni sulla struttura, più o meno riusciti, hanno contribuito al degrado della stessa, rendendo necessario un pesante intervento di restauro conservativo che ha ripristinato la valenza architettonica, base dalla quale si è partiti per sviluppare le idee di progetto. La condizione necessaria per invertire la tendenza negativa è stata la costante ricerca di una nuova destinazione d’uso che permettesse di sfruttare al cento percento la volumetria, facendo leva soprattutto sulla localizzazione, fondamentale per un utilizzo turistico/residenziale. Il nostro compito è stato quello di ridare valore ad una struttura che negli anni ha subito l’avvento delle costruzioni moderne, basta salire sulla terrazza panoramica per accorgersi di questa problematica ancor più da vicino, con i palazzi adiacenti che doppiano in altezza Palazzo Tirso, in particolare il Palazzo Enel. Quest’ultimo presenta il prospetto principale, intelaiato in una struttura in cemento armato a vista, in forte contrasto con il progetto di Flavio Scano caratterizzato da linee neoclassiche in stile “revival” e richiami neomanieristi. Tuttavia quest’aspetto non deve essere interpretato come un punto a nostro sfavore, bensì come un “gancio”, un’occasione per far leva su un edificio moderno che ci consenta imbastire un punto di collegamento, una sorta di dialogo tra i due edifici. Inoltre c’è da ricordare che Palazzo Enel venne costruito in un vuoto urbano lasciato dalla vecchia centrale elettrica sarda adiacente a Palazzo Tirso, centrata da una bomba durante i bombardamenti alleati del 1943, e che sfruttò una deroga al piano di ricostruzione postbellico che consentiva al sindaco di concedere, per gli edifici di sostituzione, un aumento di volumetria per “grandiosità di proporzioni e particolare dignità di forma”. Questa deroga venne applicata su numerosi progetti della Cagliari postbellica, si trovano esempi in Piazza Yenne e Piazza Garibaldi. Oggi potrebbe apparire come un errore urbanistico dato che ha impedito un possibile sviluppo di Via Roma verso Via Dante, ma il Palazzo Enel rappresenta senza dubbio un’architettura di qualità, non frequente in quegli anni in Sardegna. In virtù di queste considerazioni sono state studiate varie ipotesi progettuali che permettessero a Palazzo Tirso di riacquistare parte di quella visibilità e magnificenza persa negli anni. La scelta è ricaduta sulla realizzazione di un residence ad orientamento turistico ricettivo, ma anche aperto ai cittadini mediante la realizzazione di nuovi servizi e al ripristino della terrazza panoramica che negli anni ha perso il suo ruolo originario. L’edificio, che ha una forma a “L”, si erge fuori terra per un volume che sfiora i venticinquemila metri cubi, è dotato di due corpi scala 54

separati che consentono di disporre ben sei residenze per piano, con dimensioni che variano dai cento ai centoquaranta metri quadri. I piani si differenziano tra loro per l’altezza interna, particolarità facilmente individuabile anche in prospetto dalle differenti dimensioni delle finestre, più schiacciate al piano primo e al piano terzo, decisamente più alte al piano secondo e al piano quarto, dove le altezze interne superano i quattro metri. I due corpi scala non sono comunicanti tra loro quindi l’edificio è diviso in due blocchi abitativi ben distinti, uno che si affaccia su Piazza Deffenu e uno su Via Campidano, consentendo ad ogni corpo scala di poter servire tre residenze. Questa soluzione ha permesso di recuperare gran parte dello spazio a favore delle residenze; infatti la precedente configurazione perdeva parte della superficie calpestabile a causa della presenza di un corridoio che consentiva ai due corpi scala di comunicare in tutti i piani ma non permetteva una regolare disposizione degli ambienti all’interno delle residenze, che ora risultano ampie e luminose. Questi due blocchi sono comunicanti al piano terra mediante un passaggio all’interno della sala ristorante, ma hanno anche ingressi separati, il primo che è il principale si affaccia su Piazza Deffenu, mentre il secondo si affaccia su Via Campidano. Il palazzo è accessibile anche da un ingresso ricavato nel cortile interno dove l’eliminazione di tutti gli elementi incongrui ha permesso, oltre a ridare vita ad un’area pressoché trascurata della struttura, di ricavare delle aree verdi e recuperare le volumetrie demolite per poterle sfruttare in copertura. Gli interventi in prospetto sono stati minimi, oltre al restauro conservativo precedentemente portato a termine con successo, è stato inserito un montacarichi di piccole dimensioni per consentire il passaggio di piccole quantità di merce dal piano terra alla cucina della terrazza, opportunamente ricavato in un’area del prospetto interno dell’edificio. La stessa struttura in acciaio, vetro e legno che si erge sulla terrazza panoramica, è studiata in modo tale da favorire l’orizzontalità a discapito verticalità, integrandola perfettamente nei prospetti . La leggerezza e la snellezza è garantita dagli elementi strutturali in acciaio e dai frangisole in legno, i quali forniscono riparo d’inverno e permeabilità d’estate grazie agli elementi regolabili in copertura. Questa struttura, oltre a svolgere la funzione di punto ristoro e sala colazione, avvolge e garantisce comunicazione tra i due corpi scala che si ergono oltre il solaio di copertura di oltre quattro metri comprese le guglie, e permette una visione a centottanta gradi sull’area portuale della città. Inoltre la presenza di un piano rialzato in legno consente una sopraelevazione del punto di vista di circa cinquanta centimetri, amplificando maggiormente il cono visivo. In copertura lo spazio è stato studiato in modo tale da avere i “pieni” concentrati sul lato confinante con il Palazzo Enel, mentre gli spazi aperti sono stati distribuiti sul resto della superficie.


DISTRIBUZIONE FUNZIONALE ENEL

VI

A

CA

M

PID AN

O

INDUSTRIALI

PIA

ZZA

DEF

FEN

U

Internamente, oltre alla realizzazione delle residenze, gli interventi sono stati radicali. I vecchi vani scala sono stati rivisti rendendoli più moderni e gradevoli, aggiungendo un tratto di corsa sino al piano interrato dove sono presenti una spa e una palestra. Al piano rialzato si trova una hall per accogliere le utenze, dotata di zona d’accoglienza con bar/ristoro, e un ampio ristorante che segue l’andamento ad “L” dell’edificio e si collega, mediante un doppio filtro, ad una sala d’intrattenimento. La scala a chiocciola che collegava il piano rialzato al piano interrato è stata riutilizzata per avere un accesso ai servizi del piano interrato i quali sono accessibili anche dall’esterno mediante i due piccoli ingressi già presenti in prospetto, opportunamente modificati per ottenere un accesso più agevole all’interno.

PALESTRA/SPA RICEVIMENTO/RISTORANTE/GIOCO RESIDENZE TERRAZZA PANORAMICA

55


PROSPETTO PIAZZA DEFFENU PROGETTO SCALA 1:200

4 5

3


PROSPETTO VIA CAMPIDANO PROGETTO SCALA 1:200

VIA CAMPIDANO

3


PROSPETTO INTERNO “A” PROGETTO SCALA 1:200


PROSPETTO INTERNO “B” PROGETTO SCALA 1:200


SEZIONE A-A’ PROGETTO SCALA 1:200

2.8000

1.0971


SEZIONE B-B’ PROGETTO SCALA 1:200

SEZIONE C-C’ PROGETTO SCALA 1:200

6.0591

5.90

0.3229

3.67

0.2400

25.27

25.27

4.52

0.3200

3.30

0.3200

4.6000

2.8000

1.0971

2.8000 1.2000


“Il piano rialzato e il recupero degli spazi esterni�



PIANTA INGOMBRI SCALA 1:200

ALTRA PROPRIETÀ

Sala da gioco 132,32mq

Servizi 13,2mq GIARDINO Ingresso

Servizi 19,7mq

Cucina 47,8mq

WC 4,3mq WC 4,3mq

Bagagli 8,6mq

Ufficio 12mq

Dispensa 7,3mq

Hall/Bar 160mq

Ristorante 185mq

N Ingresso


PIANTA ARREDATA SCALA 1:200

GIARDINO

N






SALA DA GIOCO









“Le residenze”



PIANTA INGOMBRI SCALA 1:200

L 17,53mq

WC WC 5,67mq 5,30mq

L 19,13mq

Pranzo/Soggiorno 57,57mq

Ingresso 14,16mq Pranzo/Soggiorno 56,58mq

Ingresso 14,53mq

L 17,54mq

WC 7,01mq

Pranzo/Soggiorno 57,63mq

L 17,53mq

L 14,27mq

Ingresso 15,35mq

L 13,84mq

N

L 15,18mq

WC 3,69mq

Ingresso 13,81mq

L 19,16mq

L 12,95mq

L 10,31mq

L 15,18mq

WC 4,21mq WC 4,00mq

WC WC 3,69mq 3,69mq

WC 4,21 Pranzo/Soggiorno 81,28mq L 21,41mq

Pranzo/Soggiorno 73,25mq

Pranzo/Soggiorno 83,46mq

L 22,23mq


PIANTA ARREDATA SCALA 1:200

N






“Il recupero del piano interrato”



PIANTA INGOMBRI SCALA 1:200

ALTRA PROPRIETĂ€

Piscina/Tisaneria 138mq

GIARDINO Reception interna e deposito SPA 44mq

Docce 10,7mq

Massaggi 24,6mq

Bagno turco 14,3mq Massaggi 24,6mq

Sauna 8,4mq Sauna 8,3mq

Massaggi 22,3mq

Sali 7,5mq Sala pesi 251mq

N

PALESTRA

Spogliatoio uomo 23,4mq

Spogliatoio donna 23,4mq

SPA

Ingresso Palestra/Spa 34,3mq

Spogliatoio uomo 17,3mq

Spogliatoio donna 23mq


PIANTA ARREDATA SCALA 1:200

GIARDINO

N






“Il ripristino della terrazza panoramica�



PIANTA INGOMBRI SCALA 1:200 CONO VISIVO STATO ATTUALE

WC 4,6mq

WC 4,6mq

PROGETTO

Interno

Esterno

Skybar scoperto 245,4mq

Personale 9,54mq

Cucina 37,7mq

N

WC 3,6mq

WC 3,6mq

Skybar coperto 114,7mq

Terrazza panoramica 159,4mq


PIANTA ARREDATA SCALA 1:200

N







BIBLIOGRAFIA MATERIALE STORICO • Ufficio del catasto Comune di Cagliari, Via Nazario Sauro 23, Cagliari MATERIALE FOTOGRAFICO • Studio Architetto Francesco Deplano RILIEVI • Gruppo Puddu Costruzioni TESTI • Amoroso Giovanni G., “Trattato di scienza della conservazione dei monumenti” • Aymerich Carlo, “Architettura e tecnologia - Le tecnologie avanzate ed il processo neoindustriale nell’architettura contemporanea” • Calvino Italo, “Le città invisibili” • Frampton Kenneth, “Storia dell’architettura moderna” • Holl Steven, “Parallax - Architettura e percezione” • Maggioli Editore, “Verticalità. I grattacieli: linguaggi, strategie, tecnologie dell’immagine urbana contemporanea” • Muller Werner e Vogel Gunter, “Architettura - Storia dell’architettura dalle origini all’età contemporanea” • Saarinen Eero, “L’unità organica nel progetto d’arredo” • Tafuri Manfredo e Dal Co Francesco, “Architettura Contemporanea” • Watkin David, “Storia dell’architettura occidentale” MATERIALE MULTIMEDIALE • www.enelikon.enel.it, Archivio Storico ENEL, La storia della SES • www.coop-himmelblau.at, Rooftop Remodeling, Falkestrasse 6, Vienna • www.nietosobejano.com, Moritzburg Museum, Halle • www.opus5.fr, Ecole de Musique, Louviers • www.archerarchitects.com, Shoreditch Rooms, London • www.jpw.com.au, State Saving Building Rooftop, 48 Martin Place, Sydney • www.fosterandpartners.com, Hearst Tower, New York

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