Interferenze lungo il Canale Villoresi

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INTERFERENZE LUNGO IL CANALE VILLORESI sosta al Km 70/86 - Agrate Brianza

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POLITECNICO DI MILANO FACOLTA’ DI ARCHITETTURA E SOCIETA’ CORSO DI LAUREA IN ARCHITETTURA SOSTENIBILE A.A. 2011 - 2012

POLITECNICO DI MILANO FACOLTA’ DI ARCHITETTURA E SOCIETA’ STUDENTE: ENZA SIRTORI RELATORE: BARBARA COPPETTI



POLITECNICO DI MILANO Facoltà di Architettura e Società Corso di Laurea in Architettura Sostenibile A.A. 2011 - 2012

INTERFERENZE LUNGO IL CANALE VILLORESI Sosta al Km 70/86 - Agrate Brianza

STUDENTE: Enza Sirtori MATRICOLA: 735262 RELATORE: Barbara Coppetti



Alla mia grande famiglia



INDICE

INDICE 1. INTRODUZIONE

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1.1 Finalità, obiettivi e metodo di ricerca.

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2. PROGETTO E REALIZZAZIONE DEL CANALE VILLORESI

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3. LETTURE DI PAESAGGIO. TRACCIATI E INTERFERENZE

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3.1 Il reticolo idrografico

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3.2 Boschi e ambiti agricoli

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3.3 Edificato e infrastrutture

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3.4 Relazioni tra gli elementi

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4. POTENZIALITA’ E CRITICITA’

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4.1 Il canale nella normativa vigente

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4.2 Il Consorzio Est Ticino Villoresi: programmazione e obiettivi

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4.3 La rete di percorsi ciclopedonali a nord di Milano

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4.4 Discontinuità. La criticità maggiore del Canale Villoresi

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5. PROPOSTA PROGETTUALE

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5.1 Concept

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5.2 Il ponte sull’autostrada

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5.3 I padiglioni

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5.4 Il disegno dello spazio aperto

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6. CONCLUSIONI

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BIBLIOGRAFIA

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Aspetti teorici e metodologici

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Bibliografia storica

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Riviste, articoli, saggi

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Sitografia

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INDICE DELLE TAVOLE

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1. INTRODUZIONE

1.1 Finalità, obiettivi e metodo di ricerca. Negli ultimi decenni il paesaggio dell’alto milanese ha subito una forte banalizzazione, con perdita di identità e di significato, causata dal fatto che il territorio è visto ormai come il risultato della sommatoria di piani normativi (piano del governo del territorio o piano regolatore generale). Nonostante la gerarchizzazione del sistema normativo - che prevede al livello più alto il piano territoriale regionale, le cui direttive vengono poi seguite per la stesura dei piani territoriali di coordinamento provinciale, ed infine dai vari piani di governo del territorio di competenza comunale – e la visione d’insieme del territorio nei livelli gerarchici più alti, la collettività e la totalità del sistema si perde una volta giunti ai livelli inferiori e alla vera e propria messa in opera delle scelte organizzative e progettuali. Il risultato è la frammentazione del paesaggio e della sua continuità; è l’accorpamento e la saldatura dei centri urbani, e la conseguente sfrangiatura delle aree agricole e di quelle boscate; è l’inversione della visione pieno-vuoto del territorio: se prima i nuclei abitati erano “isole” disperse nel “mare” verde delle coltivazioni e dei boschi, ora sono queste aree libere ad essere satelliti di un continuum insediativo a tratti rarefatto e denso. Solo negli ultimi anni, a seguito di una presa di coscienza della perdita di significato del territorio e della discontinuità delle aree libere, si è assistito alla programmazione di azioni volte al miglioramento della condizione in atto. Progetti quali la “Dorsale Verde Nord”, tentano di ricostruire la continuità delle reti ecologiche della pianura a nord del capoluogo milanese, andando così a rappresentare un segno riconoscibile e continuo dal Parco del Ticino a quello dell’Adda. -9-

Figura 1.1 (pagina 8) - veduta satellitare dell’area di Monza, dove il paesaggio del Canale Villoresi risulta molto frammentato.


Per ripristinare le connessioni ecologiche perdute e permettere la ricomposizione paesaggistica dei contenuti rurali e urbani, è necessario ricostruire una rete di percorsi, capaci di promuovere nuovamente la giusta fruizione del paesaggio. Tale rete dovrebbe configurarsi come una vera e propria maglia di infrastrutture verdi, corridoi ecologici di giunzione tra i vari parchi già esistenti nel territorio milanese. La Regione Lombardia individua tale “maglia infrastrutturale” nel fitto reticolo idrografico di corsi d’acqua naturali e canali artificiali, che caratterizzano la cosiddetta pianura asciutta, e quindi indica la salvaguardia e la valorizzazione di tale rete come giusta strategia da perseguire per la riqualificazione paesaggistica. La condizione attuale dei parchi esistenti, dei parchi fluviali e dei loro relativi percorsi e itinerari denota un andamento da nord a sud, una direzione molto verticale rispetto al territorio, permettendo così una fruibilità quasi a senso unico, ed un andamento radiale rispetto al capoluogo, cosicché i percorsi al posto di intrecciarsi tra loro si allontanano sempre più. Per attivare la funzione di rete bisogna dunque trovare elementi e segni su cui basare i nuovi corridoi orizzontali, quelle linee che andranno a congiungere tutte le altre disperse nel territorio. Argomento e obiettivo della presente tesi è quello di mettere in evidenza il valore strategico del Canale Villoresi - corso d’acqua artificiale costruito alla fine del XIX secolo ai fini dell’irrigazione dell’alta pianura padana milanese - come spina dorsale della futura rete ecologica regionale, segno orizzontale che può congiungere e unificare gli altri segni sparsi sul territorio.

Figura 1.2 - sentiero all’interno del parco delle Groane lungo il Canale Villoresi.

L’attività di ricerca è stata svolta in una prima fase durante il periodo di laurea di primo livello. Nella precedente ricerca era stata indagata soprattutto la storia della costruzione del canale e la vita dell’ingegnere Eugenio Villoresi, il quale progettò il canale e si mosse per ottenere tutte le necessarie autorizzazioni verso la fine del XIX secolo, ma che non vide mai la costruzione del canale d’irrigazione, portata avanti dagli eredi. Dopo la preliminare ricerca storica e bibliografica era stato effettuato un rilievo diretto delle condizioni del canale, compiendo in particolare una mappatura di tutti i suoi attraversamenti. Percorrere l’alzaia del canale in bicicletta ha permesso di osservare direttamente quali erano le condizioni del canale, quali paesaggi attraversava, come questi si susseguivano, con quale ritmo e gerarchia, ma soprattutto ha reso possibile una prima valutazione delle potenzialità del canale come corridoio ecologico e, sulla base di questa previsione, anche tutte - 10 -


le criticità che sorgevano contro tale scopo. Quindi il primo lavoro compiuto ha permesso un’attenta valutazione delle possibilità future del canale ed una prima identificazione dei possibili interventi per risolvere le criticità sorte. Il risultato di tale lavoro è stata la tesi dal titolo “Percorsi Diversi: intrecci e relazioni tra il canale Villoresi e il paesaggio circostante”, in cui vengono presentati gli esiti della ricerca e un abaco di analisi dei ponti di tutto il tracciato del canale. La ricerca presentata ora, nasce proprio dalla volontà di continuare questa prima esperienza, considerata inconclusa così come era stata presentata in sede della prima laurea. Lo scopo di questo secondo studio è quello di descrivere ancora più nel dettaglio le caratteristiche del Canale Villoresi, attraverso letture del territorio e del paesaggio, e di contribuire col progetto di architettura degli spazi aperti, alla costruzione della continuità del percorso lungo il canale. A seguito della rilettura dei risultati conseguiti con la prima ricerca, è stata organizzata un’attenta tabella di marcia per poter approfondire nel modo più completo gli aspetti ritenuti necessari. Sulla base dei dati raccolti nel rilevamento diretto e di quelli raccolti nei piani e nelle cartografie del territorio, sono state costruite tre “letture di paesaggio”, ognuna per un elemento del territorio, considerato fondamentale per la ricognizione del tessuto circostante il percorso del canale. Sono stati indagati: il reticolo idrografico, sia dei corsi naturali che artificiali, per poter leggere le interferenze del Villoresi con gli altri corsi d’acqua, le aree verdi, suddivise in aree boscate e zone agricole, con particolare attenzione anche all’indicazione degli ambiti dei parchi riconosciuti, ed infine l’urbanità e le infrastrutture, ossia con l’intorno costruito. Queste indagini hanno permesso di approfondire meglio e di mettere in evidenza le potenzialità del canale come corridoio ecologico di connessione tra le varie aree verdi disperse nel territorio, ma specialmente le criticità che riguardano l’intorno e anche il corso del canale. L’intenzione finale di questa ricerca è porre il canale Villoresi come elemento di continuità del paesaggio dell’alto milanese, ma il canale stesso presenta caratteristiche di discontinuità, derivanti dall’intersezione, poco curata e progettata, con le altre infrastrutture del territorio, del territorio, e anche dalla mancanza di manutenzione e pianificazione di percorsi e itinerari lungo il suo percorso. In seguito all’indagine di tali discontinuità riscontrate, il lavoro di ricerca si è poi focalizzato - 11 -

Figura 1.3 - il Canale Villoresi presso Pessano con Bornago.

Figura 1.4 - veduta satellitare dell’area di progetto presso il comune di Agrate Brianza. Si possono individuare l’autostrada A4 (Torino - Venezia) e le corsie della tangenziale est presso il casello di Agrate.


su una di queste aree di discontinuità, ritenuta di maggior interesse e bisognosa di una risposta alle esigenze di riqualificazione. L’area, infatti, presenta entrambe le cause di discontinuità: la presenza di infrastrutture che rendono difficoltoso il percorso lungo il canale, e l’abbandono dell’alzaia, stretta e soffocata da fabbricati e verde incolto.

Figura 1.5 - sottopassaggio dell’autostrada A4 presso l’area di progetto.

L’area presa in considerazione è una frangia urbana appartenente al comune di Agrate Brianza, ma in effetti zona di confine tra più cittadine, tra cui Monza, Brugherio e la citata Agrate. Un frammento di territorio libero tra un tessuto prevalentemente industriale che si affaccia sul tracciato dell’autostrada A4 (Torino – Venezia), e tagliato anche dal passaggio delle corsie della tangenziale est nei pressi della barriera di Agrate Brianza. Incuneata (data anche la sua forma) in mezzo a fabbricati obsoleti e di recente costruzione, non ancora utilizzati, l’area è proprio tagliata a metà dal passaggio della grande infrastruttura, che determina di discontinuità del percorso del canale, il quale sottopassa a raso il tracciato dell’autostrada. L’attraversamento dell’autostrada, nello stato di fatto, è stato risolto, nei pressi dell’area, da un angusto sottopassaggio, ridotto ad una corsia con un unico senso di marcia. Non è previsto alcun percorso protetto per pedoni e ciclisti. La ciclopedonale lungo il canale termina qualche centinaio di metri prima dell’area, molto prima rispetto al punto in cui il canale attraversa il tessuto industriale, e riprende poco dopo il sottopassaggio delle tangenziali, con ancora qualche difficoltà nella continuità di tracciato data la presenza di altre strade ad alto scorrimento. L’area, a vocazione agricola ancora qualche anno fa, è ora territorio libero per una metà, quella a sud dell’autostrada, mentre è tutt’ora deposito di attrezzature cantieristiche a nord. Il processo di ricerca progettuale, il cui obiettivo è la continuità ciclopedonale dell’itinerario del Villoresi e la riqualifica delle aree adiacenti al suo percorso, ha portato alla definizione di un ponte ciclopedonale per garantire la linearità del percorso e l’agevole attraversamento dell’autostrada, inserito in una sistemazione a parco dove trovano sistemazione padiglioni aperti per la ristorazione e la sosta dei fruitori, e non solo, della ciclopedonale del canale.

Figura 1.6 - il Canale Villoresi dopo aver sottopassato l’autostrada A4.

L’area a parco si identifica come una “pulsazione verde” del percorso del canale. Come per un’autostrada, al cui intorno si possono trovare aree di sosta, distributori per carburanti, ristorazione, - 12 -


segnaletica, box per riparazione bici e attrezzi, ecc … , anche per i percorsi a mobilità lenta, intesi come grandi infrastrutture a basso scorrimento, i fruitori devono poter trovare ogni genere di attività e servizi necessari a loro dedicati. Dunque nell’ultima parte del testo verranno spiegate le indagini sull’area, la genesi del concept di progetto e le varie fasi progettuali, con riferimenti, schemi e diagrammi. Tutto lo studio è inoltre integrato da una vasta raccolta fotografica, in parte acquisita durante la tesi di laurea di primo livello, ed ora completata con altri approfondimenti sull’area di progetto.

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2. PROGETTO E REALIZZAZIONE DEL CANALE VILLORESI

Il contesto storico in cui si inserisce la costruzione del canale Villoresi, tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, è sicuramente da annoverare tra quei momenti della storia d’Italia che ha visto grandi cambiamenti e sconvolgimenti, rivoluzioni e instaurazioni di nuovi poteri, unioni e riassestamenti dei poteri europei, invenzioni e l’apertura dello sguardo di intellettuali e scienziati verso la fine di un millennio e l’inizio di un altro. Eugenio Villoresi nacque a Monza il 13 febbraio del 1810 da Teresa Baffa e da Luigi Villoresi, e morì il 12 novembre del 1879. Durante tutta la sua vita egli imparò a dominare uno dei quattro elementi che gli antichi dicevano costituissero il nostro pianeta: l’acqua. Il Villoresi dedicò cinquanta dei suoi sessantanove anni “a conoscerla, a valutarla, a misurarne la potenza e la bontà, a piegarla ai desideri e ai bisogni dell’uomo, a farla immensa propulsione di progredimenti civili” 1. Credette così tanto nella propria opera da riuscire a convincere anche tutti coloro che non avrebbero mai sostenuto l’idea. Per la sua idea combatté una dura battaglia che lo logorò fino alla morte, dove però conobbe la felicità di sapere che la propria opera sarebbe stata realizzata. Il Villoresi visse in un periodo molto importante per il nostro paese, che durante quest’arco di tempo di sessantanove anni, vide l’ascesa e la caduta di Napoleone, le rivolte insurrezionali della popolazione del Bel Paese e la sua definitiva unione. Quindi un’alternanza di periodi di pace, in cui l’Italia poté fiorire ed accrescersi, e periodi di tumulti, in cui la sua popolazione conobbe la fame e la povertà la miseria e la guerra. Vicissitudini che portarono il Villoresi a studiare ed applicarsi in maniera assidua per acquisire l’esperienza e la conoscenza necessarie per risolvere gran parte 1

Poggiali C., Eugenio Villoresi, La Stampa Commerciale, Milano, 1956. - 15 -


dei problemi del nord e per cancellare dal futuro della popolazione dell’Italia, dal futuro dei propri compatrioti quei disagi e quelle privazioni che lui stesso aveva vissuto in prima persona o aveva riscontrato come semplice osservatore. Gettò anima e corpo nella stesura del progetto del canale d’irrigazione che avrebbe cambiato il futuro dell’alto milanese. Tutte le riflessioni fatte a partire dall’osservazione della realtà che lo circondava e che egli stesso aveva vissuto in prima persona durante tutta la vita passata fino a quel momento, ora si traducevano in qualcosa di materiale e di concreto, qualcosa che prendeva la forma di una grande opera ingegneristica che nasceva con i presupposti più aulici di migliorare la situazione che verteva sul territorio della Lombardia settentrionale.

Figura 2.1 - opera di presa presso la diga del Panperduto a Somma Lombardo.

I lavori di realizzazione del canale iniziarono nel 1881 e vennero completati nel 1891. Il Villoresi quindi non poté vedere ultimata la propria opera, dato che sopraggiunse la morte nel 1879. Le vicissitudini che portarono alla sua costruzione, però, iniziarono molto prima, ossia nel 1862 quando l’ingegnere iniziò a fare i primi tentativi di realizzazione della propria opera. Il primo tratto di canale fu aperto all’esercizio, quindi all’erogazione dell’acqua, nel 1886, mentre il completamento di tutta l’opera giunse nel 1891. All’inizio dei lavori si era anche costituito un Consorzio degli utenti, che all’inizio aveva solo la funzione di controllo sulla società impegnata nella costruzione. In seguito tale consorzio avrebbe ottenuto la gestione diretta dell’opera allo scadere del quarantesimo anno della Concessione. Questa durò fino al 1918, anno in cui la Società delle acque cedette gestione di tutta l’opera al Consorzio degli utenti. Oggi il canale Villoresi attraversa il territorio di 24 comuni, appartenenti alle provincie di Varese, Monza Brianza e Milano del territorio lombardo. Nasce dalla diga del Pan Perduto, sul fiume Ticino, in località Maddalena, frazione del comune di Somma Lombardo e si getta, dopo un percorso di 86 km nel fiume Adda entro i confini del comune di Cassano D’Adda.

Figura 2.2 - chiusa secondaria lungo il corso del Canel Villoresi, presso Parabiago.

Il canale riveste un’importanza non solo per l’irrigazione delle terre agricole ma, soprattutto negli ultimi anni, come greenway e blueway, ossia come corridoio ecologico, spazio apprezzabile per il suo interesse paesistico. Molte le piste ciclabili e passaggi pedonali sono stati costruiti lungo - 16 -


il suo percorso per permettere la fruizione delle sue piacevoli sponde. Il canale Villoresi diventa pretesto di collegamento. Attraversando una buona parte del territorio a nord di Milano e passando i confini di molti comuni, funge da trait d’union tra molte aree verdi che possono essere meglio fruite e raggiunte proprio attraverso le vie create sull’alzaia del canale. Come il canale è via di distribuzione delle acque per l’irrigazione così diventa percorso per la riscoperta delle bellezze del territorio da parte degli abitanti.

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3. LETTURE DI PAESAGGIO. TRACCIATI E INTERFERENZE

Prima di agire bisogna conoscere. Per meglio delineare le linee di azione progettuale è stato fondamentale leggere il paesaggio, o meglio i paesaggi attraversati dal Canale Villoresi: le loro caratteristiche, la loro consequenzialità, le loro relazioni e anche le loro disgiunzioni, i contrasti, la complementarità, sono stati restituiti attraverso schemi sintetici e diagrammi interpretativi che ne hanno evidenziato ritmi, misure e sequenze. A partire dalla cartografia di base, a cui si sono aggiunte le conoscenze preliminari derivate dal rilievo diretto, sono stati estrapolati gli elementi base che costituiscono il territorio dell’alto milanese, in modo da costruire dei layer le cui sovrapposizioni identificano le relazioni di paesaggio. Dunque il territorio è stato sintetizzato in tre layer differenti: acqua, spazi aperti e costruito, dove con il termine “costruito” si intendono le infrastrutture e l’edificato. 3.1 Il reticolo idrografico Come mette in evidenza il Piano Territoriale Regionale della Lombardia, e come si legge in molti testi, dai più noti ai meno noti, l’area oggi definita metropolitana è sempre stata ricca di risorse idriche, ed inoltre in questo territorio si è sviluppata una rete ben ramificata di canali artificiali di irrigazione, che ha arricchito ancora di più il reticolo idrografico naturale. La maggior parte di queste nuove infrastrutture ha completamente trasformato il paesaggio dell’alto milanese, introducendo campi coltivati e marcite al posto delle brughiere che prima caratterizzavano questo territorio. Estrapolando gli elementi del reticolo idrico, si costruisce una mappa i cui confini sono definiti - 19 -


Figura 3.1 - Canale Villoresi, tracciati e interferenze: il reticolo idrografico

Figura 3.2 - elementi del reticolo idrografico: il Villoresi affiancato dal canale industriale nel parco del Ticino.

Figura 3.3 - elementi del reticolo idrografico: chiusa secondaria lungo il corso del Canel Villoresi.

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Figura 3.4 - elementi del reticolo idrografico: ponte-canale sul fiume Molgora.


dai due elementi principali e primigeni di questo territorio, il fiume Ticino e Adda, inizio e fine dello stesso Canale Villoresi. Tra i due corsi d’acqua principali si diramano poi tutti gli altri corsi naturali minori: da ovest a est, torrente Arno, torrente Tenore, torrente Olona, torrente Bozzente, torrente Lura, torrente Guisa, fiume Seveso, torrente Molgora, torrente Rio Vallone, fiume Adda. Sovrapponendo poi il sistema dei corsi d’acqua artificiali, si evidenzia subito l’apporto dovuto alla costruzione del Villoresi: a sud del suo corso si distende e si intreccia una rete di canalizzazioni secondarie di una lunghezza totale di 1400 Km, che irrigano un bacino di 85000 ettari di territorio. La presenza dei canali secondari ha intensità differente lungo tutto il percorso. Si possono distinguere quattro fasce principali, che ricorreranno poi a descrivere gli altri elementi di paesaggio. Nel primo tratto del canale, l’unico con andamento nord-sud, non vi è presenza di canalizzazioni secondarie, proprio perché la derivazione delle acque sarebbe stata difficoltosa per la direzione del corso principale; inoltre ci si trova all’interno del Parco Regionale del Ticino, in cui le aree coltivate sono scarse, mentre permane l’originale area boschiva. Dopo il confine di Castano Primo, il corso principale del canale devia verso est, mantenendo da questo momento in poi un andamento estovest. Fino al comune di Nerviano, quindi per un tratto di circa 20 km, le diramazioni secondarie sono molto numerose, anche se il canale attraversa spesso dei centri abitati. Nel tratto centrale, da Nerviano fino a Brugherio, l’intensità dei derivatori va sempre più scemando, dato che ormai le aree agricole hanno lasciato il posto ad una fitta urbanizzazione. Infine nell’ultimo tratto rimanente, la rete secondaria torna ad essere fitta e regolare, essendo quest’area ancora dedita all’attività agricola. Il corso principale del canale si identifica come una delle poche linee orizzontali, cioè con direzione est-ovest, rispetto a tutte le altre “linee blu” verticali, cioè con direzione nord-sud. Infatti il canale è stato progettato in modo da seguire la pendenza naturale della pianura padana, che da nord-ovest piega poi verso sud-est. Assecondando questa pendenza naturale il canale compie pochissimi salti d’acqua, concentrati soprattutto nel tratto di percorso nella zona del comune di Monza, in cui vira verso sud ed entra direttamente nella città, evitando di passare attraverso il parco della Villa Reale. Con questa deviazione incontra i dislivelli dovuti ai terrazzamenti tipici di questa - 21 -


zona, e ben visibili soprattutto nel Parco della Villa Reale. L’andamento perpendicolare al resto dei corsi d’acqua, permette al Canale Villoresi di intrecciarsi con gli altri fiumi e torrenti, diventando così un elemento di comunicazione tra i vari percorsi. I nodi sono di norma regolati con strutture ingegneristiche di sottopassaggio delle acque. Il Canale Villoresi è sempre il corso che sovra passa gli altri, grazie a ponti canali a volte anche ben visibili nella percorrenza del canale, come per esempio quello sul fiume Lambro nei pressi di Monza. 3.2 Boschi e ambiti agricoli Figura 3.5 - logo della Dorsale Verde Nord della Regione Lombardia.

Il logo scelto dalla Regione Lombardia per identificare il progetto Dorsale Verde Nord, identifica e descrive in maniera efficace la situazione ambientale dell’alto milanese. I parchi riconosciuti e le aree protette si disperdono in un continuum di aree coltivate, frammentate dalle zone urbanizzate. Frammenti di diversi paesaggi si mischiano e si strappano a vicenda gli ultimi lembi di territorio libero. “Ad ovest dell’Adda si situa l’area metropolitana storica incentrata sul tradizionale triangolo industriale Varese- Lecco- Milano, convergente sul capoluogo regionale, caratterizzata da elevatissime densità insediative, ma anche da grandi spazi verdi tra le conurbazioni dei vari poli. Il progressivo ampliamento dei poli urbani del Sistema Metropolitano, caratterizzato da aree residenziali, grandi industrie, oggi sovente dismesse, servizi, infrastrutture, aree libere residuali, si sovrappone alla struttura originaria inglobando vecchi tessuti agrari, cascine e centri rurali, un tempo autonomamente identificabili e oggi divenuti satelliti di un unico organismo.” 1 In questa alternanza di pieni e vuoti, di frange urbane e di isole verdi, il canale Villoresi è quasi un segno di demarcazione tra due diversi territori, effetto proprio della sua costruzione. A sud, infatti, del suo corso si estende l’alta pianura irrigua, caratterizzata da coltivazioni foraggere e cerealicole, irrigate per gravità, mentre a nord si assiste ad un’alternanza di alta pianura asciutta, con prevalenza di colture maidicole, e pianura terrazzata, dove si concentrano la maggior parte delle 1

In “Piano Territoriale Regionale”, Regione Lombardia. - 22 -


Figura 3.6 - Canale Villoresi, tracciati e interferenze: il boschi e ambiti agricoli.

Figura 3.7 - Canale Villoresi nel Parco Regionale del Ticino.

Figura 3.8 - Canale Villoresi nel Parco Regionale delle Groane.

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Figura 3.9 - Canale Villoresi e paesaggio agricolo.


residue aree boscate e dei relativi parchi riconosciuti. Al centro il grande vuoto, o pieno a seconda dei punti di vista adottati, della grande zona urbanizzata a nord di Milano, tra Monza, Muggiò e Nova Milanese, Paderno Dugnano, Senago e Limbiate, saldati l’uno all’altro senza soluzione di continuità. L’alta pianura asciutta è per lo più pianeggiante, le ondulazioni presenti sono dovute al frapporsi dei terrazzamenti che scendono dalle colline a nord. L’urbanizzazione si è diffusa a macchia d’olio, saldandosi in vari punti e cancellando di conseguenza le caratteristiche morfologiche originarie. Come già citato in precedenza, le aree agricole sono irrigate a pioggia, quindi denominate “in asciutto”, e sono poco differenziate tra loro; per lo più si trovano aree a seminativo e a prato, frammiste a poche aree boscate. Nella zona centrale, dove il tessuto urbano è molto diffuso e ben saldato, le testimonianze dell’attività agricola sono rari e limitati e i corsi d’acqua hanno perso la loro naturale funzione per assumere quella dominante di scoli. Spingendosi, però, sempre più verso est, la situazione cambia e i nuclei urbani si disperdono nel territorio, diventando più riconoscibili, e lasciano lo spazio al tessuto agrario, che nei pressi del fiume Adda, torna ad essere il paesaggio predominante e poco frammentato del territorio. L’alta pianura irrigua presenta molte caratteristiche simili a quella asciutta; infatti prima della costruzione del Canale Villoresi entrambe le zone facevano parte di un unico organismo, poi differenziato dalla costruzione del canale che portò acqua per l’irrigazione alle terre a sud del suo percorso. Quindi alle caratteristiche morfo-tipologiche originarie si sono aggiunte quelle tipiche della pianura irrigua: piccole aree boschive, siepi e alberature di confine, filari di ripa, e si riscontra la presenza di cascine storiche. Come già messo in evidenza in precedenza nell’area centrale, proprio a nord del capoluogo milanese, l’attività agricola è più dispersa, e così anche la rete di canalizzazioni o è dismessa o è mal funzionante. Diversa è la condizione all’estremo est dove, con la presenza massiva di zone coltivate i canali d’irrigazione sono ben conservati e soprattutto ancora utilizzati. Qui la tramatura dei campi è molto fitta, dovuto in particolare alla maggiore densità degli impianti rurali e alla loro minore dimensione rispetto a quelli che caratterizzano il resto del territorio. Il corso principale del canale, oltre ad intrecciarsi agli altri corsi d’acqua naturali che solcano - 24 -


il territorio dell’alto milanese, attraversa anche alcune delle aree protette della regione e della provincia, solitamente corrispondenti alle valli vincolate dei fiumi e dei torrenti. In particolare il Canale Villoresi incontra, da ovest ad est: il Parco Regionale del Ticino, il PLIS del Roccolo, il PLIS del Lura, il Parco Regionale delle Groane, il PLIS del Grugnotorto – Villoresi, il PLIS del Molgora, il PLIS del Rio Vallone, il Parco Regionale Adda Nord. 3.3 Edificato e infrastrutture Estraendo dal resto del territorio solo le infrastrutture e la maglia del costruito, vengono a delinearsi ancora le quattro fasce già messe in evidenza precedentemente. Nel primo tratto del canale, all’interno dal Parco Regionale del Ticino, i nuclei insediativi sono di piccole dimensioni (comuni come Vizzola Ticino e Nosate) e soprattutto sono distanti dal corso principale del canale. Quindi nel primo quarto del corso d’acqua, si è completamenti immersi in una vasta area verde, caratterizzata per lo più dalle aree boscate della valle del Ticino. Nel secondo quarto del percorso, invece, si assiste all’alternanza di aree agricole e centri urbani. Il canale attraversa quasi al centro questi insediamenti, i quali sono ancora distinguibili nei loro confini e permettono una buona continuità paesistica. Differente situazione si presente nel tratto centrale, come già sottolineato in precedenza. “Nella zona Nord […] la presenza d’una fitta urbanizzazione rende questo ambito tra i più intimamente saldati al capoluogo, anche per la presenza di reti di comunicazione abbastanza omogenee come la Valassina, la Comasina, la superstrada Milano-Meda.” 2 Proprio queste arterie del sistema infrastrutturale, risultano essere la spina dorsale di agglomerati urbani lineari, che diventano dei veri e propri confini, anzi ostacoli, impedendo la continuità ambientale. I centri abitati e le aree industriali si ramificano seguendo il sistema radio centrico delle infrastrutture che ruotano attorno al nucleo centrale del capoluogo milanese. Per questo, come già evidenziato, il tessuto agrario si disperde, le aree verdi si riducono a qualche 2

In “Premessa” di Gillo Dorfles al “Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale”, Provincia di

Milano. - 25 -


Figura 3.10 - Canale Villoresi, tracciati e interferenze: edificato e infrastrutture.

Figura 3.11 - Canale Villoresi e paesaggio urbano, Muggiò.

Figura 3.12 - Canale Villoresi e paesaggio urbano, il sottopassaggio dell’autostrada A4 (Torino - Venezia).

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Figura 3.13 - Canale Villoresi e paesaggio urbano, Monza.


lembo di parco o giardino di ville storiche, e il sistema d’irrigazione è dismesso o poco utilizzato. “Il paesaggio della frangia urbana si presenta laddove la città rompe i limiti storici costituiti dal suo perimetro murario e si insinua nei territori circostanti senza più trovare una propria dimensione compiuta: la sovrapposizione di elementi appartenenti sia al paesaggio urbano che al paesaggio aperto dà luogo a una commistione funzionale e tipologica che si mostra attraverso forme insediative particolarmente casuali (sfrangiate, episodiche, prive di geometrie riconoscibili) e spazi aperti parzialmente urbanizzati.” 3 Nell’ultimo tratto, dopo il conglomerato urbano di Monza e relative adiacenze, fino al fiume Adda, si assiste ad un diradamento dei centri abitati, sempre più lontani dal corso principale del canale, immerso, dunque, nella continuità della ruralità, che permette la conservazione del territorio. 3.4 Relazioni tra gli elementi Ricomponendo gli strati precedentemente separati in un’unica mappa, si può ora operare quella suddivisione in fasce che si è già cercato di descrivere in precedenza. Le fasce distinguibili sono, dunque, quattro e possono essere denominate: corso della Valle dal Ticino, corso occidentale, corso medio centrale e corso orientale. La distinzione di queste quattro fasce viene operata seguendo l’andamento della presenza maggiore o minore di ognuno degli elementi che caratterizzano questi paesaggi: reticolo idrografico, aree boscate e ambiti agricoli, urbanità e infrastrutture. Il corso della valle del Ticino (da Somma Lombardo fino a Castano Primo) non presenta diramazioni secondarie del canale principale, non essendoci un forte presenza agricola. La superficie è ricoperta maggiormente da aree boschive, originarie di quest’area, in cui si insinuano alcuni centri abitati di piccole dimensioni, mentre quelli più ampi si attestano ai confini dell’area del Parco Regionale del Ticino. Il corso occidentale ( da Castano Primo a Nerviano) inizia ad acquisire, i caratteri della 3

In “Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale”, Provincia di Milano. - 27 -

Figura 3.14 (pagina 28) - studio delle quattro fasce in cui si divide il canale: dall’alto in basso, corso della Valle del Ticino, corso occidentale, corso medio centrale, corso orientale.


pianura asciutta a nord del corso del canale e della pianura irrigua a sud, con una maglia fitta di canalizzazioni secondarie, ben mantenute e funzionanti. Gli spazi dell’attività agricola si alternano ai nuclei abitati, attraversati dal canale Villoresi nei loro centri storici, così da operare un continuo susseguirsi di paesaggio rurale e paesaggio urbano. Il corso medio centrale (da Nerviano fino a Brugherio) presenta un denso tessuto urbano senza soluzione di continuità. Le aree agricole si sfrangiano a seguito dell’insinuarsi dell’urbanizzato nel territorio. I canali secondari sono pochi, mal tenuti o non funzionanti. Nonostante questa perdita di identità del canale e della sua funzione primaria, quest’area è riuscita a valorizzarlo sotto il punto di vista paesistico, costruendo percorsi ciclopedonali adiacenti al suo corso, e elevandolo a rango di “infrastruttura” pedonale per il collegamento tra i vari nuclei abitati. Il corso orientale (da Brugherio fino a Cassano D’Adda) ritorna a presentare, le caratteristiche della pianura asciutta ed irrigua. Qui però, i nuclei urbani sono più distanti dal corso del canale, il quale attraversa vaste aree agricole, con una fitta rete di rogge secondarie, e viene avvicinato solo dalle costruzioni rurali che si attestano sulle sue ripe. - 28 -


4. POTENZIALITA’ E CRITICITA’

Le letture di paesaggio presentate e descritte nel capitolo precedente, mettono in evidenza un territorio eterogeneo, frammentato, sfrangiato, schegge di paesaggi assortiti. “Sistemi insediativi: sviluppo di conurbazioni dispersione insediativa, suburbanizzazione e consumo di suolo. E’ presente una diffusione urbana con coesistenza a volte caotica di molteplici modelli insediativi: la presenza in molti ambiti di un’urbanizzazione diffusa esistente o di nuovo impianto, cui si aggiunge la preferenza per abitazioni mono-bifamiliari, propria di un consumo abitativo “opulento”, comporta un forte consumo di suolo agricolo spesso di pregio, provoca criticità soprattutto per la fornitura di servizi e per la mobilità, ma mette anche a rischio l’equilibrio tra sistemi insediativi e sistemi naturali e rende indispensabile l’uso dell’automobile per gli spostamenti con le conseguenti ripercussioni a livello di inquinamento e congestione. La compresenza di diverse tipologie di sviluppo urbano crea difficoltà nell’organizzazione territoriale complessiva e costi elevati per l’urbanizzazione primaria e per la fornitura di servizi.” 1 Il canale Villoresi attraversa il senso trasversale questa molteplicità di elementi ed è testimone della continua mutazione del proprio intorno. In questa eterogeneità, però, il canale stesso può essere letto come elemento continuo ed unificante. È, come già definito in precedenza, una linea orizzontale in mezzo a tante verticali, un elemento perpendicolare a tanti altri elementi paralleli tra di loro, che entrano in comunicazione grazie al suo corso. Il canale Villoresi ha le potenzialità per poter divenire la spina dorsale del progetto della rete ecologica regionale, essendo elemento di congiunzione tra unità ambientali distaccate. 1

In “Piano Territoriale Regionale”, Regione Lombardia. - 29 -


Attraversando la maggior parte delle valli fluviali del nord milanese e anche dei parchi riconosciuti a livello regionale e sovra comunale, se a sua volta diventasse un “corridoio verde�, queste stanze isolate tra loro diventerebbero comunicanti attraverso il percorso centrale del canale.

Figura 4.1 - concept per la valorizzazione del Canale Villoresi. - 30 -


4.1 Il canale nella normativa vigente Ai vari livelli di pianificazione territoriale si possono trovare riferimenti al canale Villoresi, diretti e indiretti, che ne mettono in evidenza le potenzialità come elemento di relazione e regolazione paesistica. “[…] il paesaggio è in ogni luogo un elemento importante della qualità della vita delle popolazioni: nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori degradati, come in quelli di grande qualità, nelle zone considerate eccezionali, come in quelle della vita quotidiana.” 2 Ed è proprio di paesaggio di vita quotidiana che si tratta quando si parla del canale Villoresi. “[…] la ricchezza idrica dovuta a laghi, grandi fiumi e corsi d’acqua minori, cui si aggiunge il sistema dei navigli e delle canalizzazioni create dall’uomo nel corso degli anni, costituisce una risorsa fondamentale dal punto vista paesistico, ambientale, naturalistico, ma anche sociale ed economico.” 3 “[…] il ripristino delle connessioni ecologiche e la realizzazione di una Rete Ecologica Regionale, con valenza multifunzionale, che porti a sistema le proposte dei PTCP provinciali e si appoggi e valorizzi il fitto reticolo idrografico costituiscono un’occasione di tutela degli ecosistemi e della biodiversità e di innalzamento della qualità paesaggistica e ambientale del territorio.” 4 “La salvaguardia e valorizzazione della rete dei canali e dei navigli e dei singoli manufatti idraulici che li connotano ma anche dei contesti naturali, rurali e dei nuclei e insediamenti storici da essi attraversati diviene azione strategica ai fini di una tutela attiva del paesaggio e dei beni storico-culturali, della promozione di attività turistiche sostenibili e in alcuni casi della

2 In “Convenzione Europea del Paesaggio”, Comitato dei Ministri della Cultura e dell’Ambiente del Consiglio d’Europa. 3 In “Piano Territoriale Regionale”, Regione Lombardia. 4 Ibidem. - 31 -


riqualificazione paesaggistica di vaste porzioni della pianura lombarda.” 5 “Valore strategico prioritario viene riconosciuto alla Rete Verde Regionale, intesa quale sistema integrato di boschi, alberate e spazi verdi, ai fini della qualificazione e ricomposizione paesaggistica dei contesti urbani e rurali, della tutela dei valori ecologici e naturali del territorio, del contenimento del consumo di suolo e della promozione di una migliore fruizione dei paesaggi di Lombardia.” 6 Il PTR della Regione Lombardia presenta delle linee guida molto generali, senza far riferimento a casi specifici. Non è difficile, però, associare il Canale Villoresi alle direttive di carattere ambientale proposte dal piano. Riadattando i testi proposti al caso del canale Villoresi si potrebbe scrivere: salvaguardare e valorizzare il percorso e le adiacenze del canale Villoresi, come elemento con valore strategico prioritario per il ripristino delle connessioni ecologiche e la realizzazione di una Rete Ecologica Regionale. Passando al livello gerarchico successivo, ossia al PTCP della provincia di Milano, si entra molto più nel dettaglio, e il canale Villoresi viene direttamente citato nelle strategie di miglioramento, salvaguardia e promozione del territorio. “Per quanto riguarda la salvaguardia e la valorizzazione ambientale i punti fondamentali dell’intervento riguardano: la costruzione di una “rete ecologica” e la tutela del “reticolo idrografico” superficiale.” 7 “[…] realizzazione dei percorsi ciclabili indicati nel progetto provinciale “le strade azzurre i bicicletta”, con priorità al percorso lungo il Canale Villoresi […]” 8

5 6 7

Ibidem In “Piano Territoriale Regionale”, Regione Lombardia. In “Premessa” di Gillo Dorfles al “Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale”, Provincia di

Milano.

8

In “Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale”, Provincia di Milano. - 32 -


“[…] realizzazione di itinerari ciclopedonali di interesse paesistico e ambientale, al fine di valorizzare gli elementi di interesse storico-architettonico presenti sul territorio, in particolare per quanto riguarda il percorso ciclabile del Canale Villoresi quale progetto provinciale delle “strade azzurre in bicicletta” […]” 9 “[…] individuazione, in accordo con le Amministrazioni locali, di proposte di valorizzazione del canale Villoresi, quale elemento di connessione trasversale a tutto il territorio provinciale, e dei diversi sistemi che caratterizzano il suo percorso quali gli ambienti rurali dell’alta pianura asciutta e irrigua, il sistema delle cascine storiche, l’archeologia industriale della Valle dell’Olona e le ville dell’alta pianura […]” 10 “Il Canale Villoresi è l’ultimo, in ordine di tempo, dei grandi canali irrigui, costruito alla fine del milleottocento; costituisce un elemento di attraversamento dell’intera provincia, da ovest ad est, capace di mettere in relazione paesaggi di diversa natura, dalla pianura asciutta, alla valle dell’Olona, ai terrazzi groanici, al Seveso, alla valle del Lambro, al Molgora, fino ai territori dell’Adda.” 11 Oltre a queste definizioni e indicazioni, ancora più esplicite e chiare sono le tavole allegate al piano. In particolare l’elaborato riguardante il “sistema paesistico ambientale” identifica il Canale Villoresi come un “percorso di interesse paesistico”, mentre nella tavola che descrive la “rete ecologica”, il Villoresi è definito come un “corso d’acqua minore da riqualificare ai fini polivalenti, e come un principale corridoio ecologico dei corsi d’acqua. Il livello di attuazione vero e proprio è quello comunale, attraverso i PGT, oppure degli enti parco e dei consorzi, attraverso i PTC. Il problema principale, però, risulta essere il coordinamento di tutti questi enti, i quali seguono le direttive delle istituzioni gerarchicamente superiori, ma non operano una pianificazione coordinata tra loro, così il territorio che ne risulta è un collage di diversi

9 10 11

Ibidem In “Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale”, Provincia di Milano. Ibidem - 33 -


piani di governo del territorio, che non parlano la stessa lingua. A questo proposito il “Piano Paesaggistico Regionale” mette bene in evidenza la situazione. “In Lombardia ci sono centinaia di km di argini e strade alzaie di fiumi e canali. Sono percorsi ecologici. Enti pubblici o consorziali ne hanno la disponibilità esclusiva ma possono consentirne un uso ricreativo, come peraltro già accade grazie per l’Unione dei Consorzi di Bonifica lombardi nel Medio Chiese, nel Mantovano, lungo il Canale Villoresi, lungo il Canale della Muzza, lungo i navigli cremonesi ecc. Si tratta però di un argomento non ancora del tutto delineato specie per i suoi aspetti normativi, per la sicurezza degli utenti, per la coesistenza di una fruizione ciclopedonale e di una di servizio ai corpi idrici, non sempre completamente compatibili. Si avverte, a questo riguardo, l’assenza di un codice comportamentale riguardante l’uso dei percorsi di servizio ai corpi idrici.” 12 “[…] le province e i parchi, tramite i propri P.T.C., coordinano, tenendo conto delle esigenze gestionali dei consorzi di bonifica e dei consorzi di irrigazione, le indicazioni paesaggistiche relative al trattamento delle sponde e alla manutenzione del fondo, al recupero dei manufatti idraulici e opere d‟arte, alla sistemazione delle alzaie e dei relativi equipaggiamenti verdi, al fine di garantire modalità di intervento coerenti e organiche sull‟intera asta, con specifica attenzione al valore storico-culturale e naturalistico-ambientale del canale nel suo complesso e alla promozione e al potenziamento di percorsi ciclo-pedonali.” 13 “[…] la pianificazione locale, tramite i P.T.C. di province e parchi e i P.G.T. dei comuni, assicura le corrette modalità di integrazione fra canale e contesti paesaggistici contermini, con specifica attenzione alla continuità dei sistemi verdi naturali e rurali, alla rete dei percorsi storici e di fruizione del paesaggio, alle relazioni e al recupero degli insediamenti storici e al rapporto con gli ambiti oggetto di tutela paesaggistica, ai sensi della Parte III del D. Lgs. 42/2004, e relativa

12 13

In “Piano Paesaggistico Regionale”, Regione Lombardia. In “Piano Paesaggistico Regionale”, Regione Lombardia. - 34 -


disciplina.” 14 Non entro ora l’ambito dei diversi comuni, e del rapporto tra essi e il Canale Villoresi, poiché come sopra detto, diventerebbe un collage di diverse linee di azione. Si può sintetizzare il tutto mettendo in evidenza quali sono le azioni basilari che accomunano tutte le amministrazioni: • Il Canale è considerato da tutti gli enti comunali come un elemento strategico per la qualificazione e la valorizzazione del proprio territorio. In quasi tutti i piani comunali vengono considerate delle aree da riqualificare lungo le sponde del canale, con destinazioni per lo più a verde e parco, o aree comunque di interesse pubblico. • L’unica criticità che porta con sé il Canale è la frammentazione del territorio. Anche se non è un vero e proprio fiume, con relative dimensioni e portate, il Villoresi è tuttavia una linea di separazione, e spesso gli ambiti comunali devono individuare quelle aree che necessitano di essere riconnesse tra loro per mezzo di adeguati attraversamenti. Molto più interessante, rispetto alle considerazioni delle amministrazioni comunali intorno alle potenzialità e criticità del canale Villoresi, sono invece le intenzioni di riqualificazione e di valorizzazione pianificate o messe in atto dal Consorzio Est Ticino Villoresi. 4.2 Il Consorzio Est Ticino Villoresi: programmazione e obiettivi Vengono di seguito riportati i risultati del convegno “Expo 2015: i nuovi progetti di valorizzazione del canale Villoresi”, tenutosi il 22 settembre 2008 all’acquario di Milano. Tra i presenti sono intervenuti Alessandro Folli, Presidente - Consorzio Est Ticino-Villoresi, Paolo Lassini, Direttore generale assessorato Agricoltura della Regione Lombardia, Fabio Lopez, Direttore settore parchi e mobilità ciclabile della Provincia di Milano e Maurizio Galli, Direttore generale – Consorzio Est Ticino Villoresi. Il materiale è consultabile sul sito del consorzio www. etvilloresi.it.

14

Ibidem. - 35 -


Gli ambiti di lavoro in cui il consorzio si è focalizzato, e di cui ha iniziato a presentare gli interventi programmati, sono stati: • Il miglioramento della gestione idrica • L’acqua nel paesaggio e nell’ambiente • La possibilità per il consorzio di portare l’acqua del Villoresi fino al sito dell’Expo 2015. Per quanto riguarda il miglioramento della gestione idrica, il consorzio ha esposto diversi progetti che interesseranno il corso del Canale negli anni. Innanzitutto la salvaguardia della rete idraulica storica, attraverso il consolidamento dell’opera di presa a Panperduto, i cui lavori sono iniziati a fine 2011, e il recupero e la valorizzazione degli edifici idraulici lungo il percorso, a scopi turistici e museali. L’altra opera già quasi portata a completo compimento è il rivestimento dei canali principali e secondari, per consentire sempre un adeguato apporto d’acqua alle zone irrigate, e l’eliminazione di eventuali perdite d’acqua; è stata prevista anche la costruzione di nuovi secondari dove si è riscontrata la mancanza o la carenza. Infine si parla di un’opera di bacinizzazione del corso principale del canale per migliorare la gestione delle acque, soprattutto nei periodi di asciutta, e anche per una questione ambientale e paesaggistica, poiché questo progetto garantirebbe una portata minima di acqua durante tutto l’anno, ossia un canale mai completamente vuoto. Il consorzio si è anche interessato alla stesura di un piano di azioni volte alla valorizzazione paesistico-ambientale del canale, considerandolo un possibile “corridoio verde” tra i parchi a nord di Milano. Le linee operative presentate sono: • ricognizione dei progetti esistenti, compresi quelli in fase di attuazione; • coordinamento delle azioni di Enti locali e Parchi operanti lungo il Canale, tramite un protocollo d’intesa operativo; • promozione di un accordo per un’immagine coordinata per gli interventi lungo il Canale per dare unitarietà di lettura all’infrastruttura idraulica e al sistema verde; - 36 -


• elaborazione di una proposta progettuale generale di azione e contestuale realizzazione di un “opera pilota” in un punto critico della striscia verde-azzurra; • valorizzazione di alcuni specifici punti di interesse ricreativo, sportivo e culturale, come i caselli quali elementi tradizionali del paesaggio storico lombardo da mettere a disposizione per fini didattici, per ricerca scientifica, o più semplicemente per una sosta durante una passeggiata. Infine il tema più dibattuto in questi ultimi anni: Expo 2015. Il consorzio ha presentato, in sede al convegno, i possibili progetti e le realizzazioni che potrebbero essere compiuti lungo il percorso del canale per attivare il progetto “vie d’acqua” per l’esposizione universale milanese. Il Villoresi può alimentare i progetti per Expo con acque di qualità, e lungo questi nuovi corsi sarà possibile costruire un nuovo parco lineare, con centralità nell’area Expo a Rho; un nuovo elemento del paesaggio che resterà nel tempo; un possibile collegamento tra le reti a nord di Milano e quelle a Sud, tra la Dorsale Verde Nord e il Parco Agricolo Sud.

Figura 4.2 - I tracciati del Canale Villoresi e del Naviglio Grande collegati nord-sud dalla nuova Via d’Acqua nei pressi di Milano. - 37 -


4.3 La rete di percorsi ciclopedonali a nord di Milano Ma da quali percorsi è costituita questa rete paesaggistica? Prima di tutto il Canale Villoresi, che nasce dal fiume Ticino ad ovest di Milano e termina nel Fiume Adda ad est del capoluogo, e intreccia le proprie acque anche con il Naviglio della Martesana, con direzione opposta rispetto al nostro. Il tracciato di 86 km circa, attraversa tutta la provincia di Milano in senso trasversale, passando per la città di Monza, dove ne qualifica il paesaggio compiendo gli unici salti d’acqua di tutto il suo percorso.

Figura 4.3 - indicazioni di percorsi ciclopedonali all’interno del Parco del Molgora.

Il primo parco in cui si inserisce il corso del Villoresi, è quello Regionale del Ticino, in cui è localizzata la presa del Panperduto, da cui vengono derivate le acque del Villoresi e del canale Industriale. All’interno del territorio del parco sono stati istituiti molti percorsi ciclopedonali, segnalati e mantenuti durante tutto l’anno. Questa rete di percorsi nel parco permette di collegare il lago Maggiore, e quindi i relativi territori a nord fino alla Svizzera, Milano e la città di Pavia. Un tragitto che collega tutto il confine ovest della provincia di Milano e anche della regione Lombardia. Il Parco del Roccolo, è stato istituito a metà anni novanta e si configura come “territorio in cui tutelare e migliorare gli ambienti naturali conservando e valorizzando la pratica dell’agricoltura”. 15 Quindi si connota come un parco agricolo, che si estende maggiormente a sud del Villoresi tra i comuni di Busto Garolfo e Parabiago, in cui itinerari e percorsi non sono stati ancora progettati. Tra Parabiago e Lainate, lungo l’asta del fiume Olona, si estende il Parco dei Mulini, i cui itinerari a piedi e in bicicletta permettono di raggiungere i nuclei storici dei centri abitati limitrofi e gli elementi storico-culturali e architettonici, quali ville, chiese e palazzi.

Figura 4.4 - indicazioni di percorsi ciclopedonali lungo il Canale Villoresi nel tratto occidentale.

Lungo il torrente Lura, le cui sponde fanno parte del parco locale di interesse sovra comunale omonimo, si intrecciano alcuni percorsi ciclopedonali che arrivano a tangere il percorso del Villoresi. 15

http://www.parks.it/parco.roccolo/index.php - 38 -


Figura 4.5 - mappa della rete dei percorsi ciclopedonali dei parchi nel nord di Milano.

Figura 4.6 - indicazioni di percorsi ciclopedonali lungo il Canale Villoresi nel tratto occidentale.

Figura 4.7 - indicazioni di percorsi ciclopedonali lungo il Canale Villoresi nel tratto occidentale.

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Figura 4.8 - indicazioni di percorsi ciclopedonali lungo il Canale Villoresi nel tratto orientale.


Deviando lungo questi itinerari si ha la possibilità di giungere fino alla provincia di Como. Il Parco Regionale delle Groane offre numerosi itinerari che permettono di spostarsi in direzione nord-sud, e quindi di collegare Milano ai comuni di Lazzate, Misinto ed altri, nella provincia di Monza e Brianza. All’interno del parco, come già citato in precedenza, si collocherà anche l’inizio della “via d’acqua” che porterà fino al sito di Expo 2015. I percorsi e gli itinerari nei parchi del Grugnotorto – Villoresi e del Molgora sono circuiti che permettono di visitare i parchi, a carattere prevalentemente agricolo, mentre nel parco del Rio Vallone, come negli altri parchi lungo corsi d’acqua già incontrati, la circuitazione avviene lungo l’asta del torrente, permettendo un collegamento verticale e connessioni laterali con i centri urbani che si avvicinano al suo corso. Giunti al termine del corso del canale Villoresi ci si immerge nel Parco Regionale Adda Nord, e da qui si possono intraprendere tutti gli itinerari, di recente pianificazione, alla scoperta del genio di Leonardo Da Vinci. Attraverso ecomusei e percorsi ciclopedonali si può giungere fino alle sponde del Lago di Lecco, e da qui seguire gli ulteriori itinerari lungo il lago e i dintorni. Infine è necessario citare un ulteriore progetto di percorso, questa volta a livello europeo. Eurovelo , la Rete Europea delle Piste Ciclabili (European Cycle Route Network), è un progetto della Federazione Ciclistica Europea (European Cyclists’ Federation, ECF). La EFC fu fondata nel 1983 da 12 associazioni ciclistiche, mentre oggi conta circa 65 organizzazioni membri in 39 paesi europei. Il progetto Eurovelo è sponsorizzato da Accell, il mercato di biciclette più importante d’Europa, è consiste nella progettazione e realizzazione di percorsi ciclistici a livello europeo, cioè di connessione delle grandi città d’Europa. Dopo una preliminare fase di studio, nel 1997 è stata pubblicata la “mappa del progetto Eurovelo” 16, comprendente 12 itinerari di lunga percorrenza. Si tratta di itinerari nati dalla fusione di tratti nazionali di vie ciclabili già esistenti o estensibili e realizzabili anche nei paesi ancora sprovvisti di tali attrezzature. La finalità del progetto è duplice: favorire il turismo in bicicletta Figura 4.9 (pagina 41) - mappa dei percorsi ciclabili a livello internazionale del progetto Eurovelo.

16

http://www.ecf.com/projects/eurovelo-2/ - 40 -


e valorizzare tale mezzo di trasporto, in ambito locale, come valido mezzo di trasporto per brevi distanze. Questo progetto prevede la realizzazione di 12 itinerari attraverso l’Europa, di cui 3 passanti per l’Italia: la “Capitals Route” n°2, la “Vai Romea Francigena” n°5, e la “Sun Route” n°7. In particolare la n°5 entra in Italia a Ponte Chiasso, proveniente dalla Svizzera, dove ha la denominazione di itinerario nazionale 3, e dovrebbe dirigersi a Piacenza, per poi scavalcare gli Appennini al passo della Cisa. La proposta lombarda è di far discendere l’itinerario all’altezza del Canale Villoresi, utilizzando la proposta ciclovia Milano-Como o la rete ciclabile del Parco Regionale delle Groane, proseguire lungo l’alzaia, inserirsi nella pista ciclabile del Naviglio della Martesana e quindi, una volta raggiunta la valle dell’Adda, utilizzare l’itinerario ciclabile dell’Adda per raggiungere Cremona e Piacenza. I requisiti per la realizzazione di tale rete ciclabile lombarda sono: - privilegiare gli ambiti di maggior interesse paesistico o naturalistico individuati nel Piano del Paesaggio lombardo o nei piani di coordinamento dei parchi;

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- privilegiare tutte le infrastrutture esistenti dismesse, quali ex-ferrovie, argini, alzaie e ripe di fiumi, canali e navigli, tronchi stradali dismessi ecc...; - dare continuità e connessione alle reti ciclabili delle regioni limitrofe alla Lombardia; - invitare gli Enti Locali a integrare e a interconnettere realizzazioni parziali in un quadro organico di respiro regionale. 4.4 Discontinuità. La criticità maggiore del Canale Villoresi “Continuità” è la parola chiave che riassume in sé tutto il contenuto del presente scritto, il suo scopo e il suo fine ultimo. La continuità dei luoghi, ed in particolare dei luoghi trattati in questa tesi, ossia l’alto milanese, può avvenire attraverso la continuità dei percorsi e la costruzione di una rete di itinerari che mettano in connessione le isole di paesaggio, frammentato e discontinuo. Dopo aver individuato nel Canale Villoresi l’elemento strategico per questa valorizzazione e salvaguardia del paesaggio, tanto descritta e tratta da quasi tutti gli enti territoriali, dobbiamo, purtroppo, scontrarci con la realtà del canale ad oggi. Il Villoresi attraversa molti parchi, aree agricole, nuclei storici, quartieri abitati, ma si intreccia anche con numerose infrastrutture viarie e ferroviarie. Queste determinano dei tagli nel suo percorso, rendendo l’itinerario discontinuo e difficile da individuare. La discontinuità del percorso del Villoresi, infatti, dipende principalmente da due cause: l’intersezione con altre infrastrutture, in cui non è stata ben progettata la confluenza di tutti i tracciati, e la scarsa manutenzione dell’alzaia del canale, che quindi non può essere percorsa. Figura 4.10 (pagina 43) - tratti di percorso lungo il Canale Villoresi in cui non è attualmente presente una pista ciclopedonale e il passaggio è difficoltoso: dall’alto in basso, comune si Parabiago, comune di Senago e Limbiate, comune di Agrate brianza, intersezione con autostrada A4 (Torino - Venezia) e tangenziale est.

La maggior parte delle intersezioni con infrastrutture, sia ferroviarie che carrabili, sono ben progettate. Soprattutto nell’alto corso del canale, ferrovie, strade e autostrade sono sempre ad un livello più elevato rispetto al canale Villoresi, quindi quest’ultimo sottopassa senza soluzioni di continuità. Nel caso in cui i due corsi siano allo stesso livello sono stati progettati e costruiti adeguati sottopassaggi, con relative scale e rampe di accesso, oppure ponti per sovra passare i tratti più pericolosi. - 42 -


Sono poi stati individuati alcuni attraversamenti con un grado di difficoltà di percorribilità maggiore, ad esempio l’incrocio con strade molto trafficate risolto con le sole strisce pedonali, oppure un passaggio arduo perché lungo percorsi diversi rispetto al corso del canale. Nella panoramica complessiva di tutte le intersezioni del canale con altre infrastrutture del territorio, l’incrocio con l’autostrada A4 e la tangenziale est di Milano risulta il più difficoltoso per varie ragioni. In primo luogo si tratta di intersezioni di notevoli dimensioni: l’autostrada A4 (Torino – Venezia) è composta da quattro corsie per senso di marcia, con l’aggiunta della corsia di emergenza e il relativo spazio occupato da barriere e guard rail; la tangenziale est, in questo punto, ossia nei pressi della barriera a pedaggio di Agrate Brianza, è costituita da quattro raccordi divisi tra loro, ognuno di due o più corsie, che si concretizzano in quattro ponti al di sopra del canale. In entrambi i casi il canale sottopassa le infrastrutture; per poter continuare a seguire il percorso del canale è necessario sotto passare l’autostrada attraverso un sottopasso di ridottissime dimensioni, con un solo senso di marcia per le auto e sprovvisto di percorso protetto per ciclisti e pedoni, mentre le tracce - 43 -


Figura 4.11 - schema spazio-temporale degli elementi attraversati dal Canale Villoresi

Figura 4.12 - Monza: non è stato previsto un adeguato attraversamento ciclopedonale.

Figura 4.13 - Agrate Brianza: il sottopassaggio è esistente, ma ad una sola corsia, con scarsa visibilità. - 44 -

Figura 4.14 - Agrate Brianza: sottopassaggio esistente non usufruibile, poichè di proprietà privata.


della tangenziale è relativamente più facile poiché è presente un ampio sottopassaggio di ampie dimensioni, dato che le corsie sono sopraelevate rispetto alla quota del terreno, la difficoltà è insita nel fatto che tale sottopassaggio è privato e appartiene all’impresa autostrade. Quindi per poter transitare dall’altra parte è necessario percorrere strade alternative che si allontanano sempre più dal circuito del canale, con il rischio di perderne la traccia. La seconda causa principale della discontinuità del percorso lungo il canale Villoresi, come già detto in precedenza, è la scarsa manutenzione dell’alzaia del canale, e quindi l’assenza stessa di un adeguato percorso. In particolare si sono riscontrati tre casi principali riconducibili a questa tipologia di discontinuità. Nel comune di Parabiago, corrispondente all’intersezione con la ferrovia (linea Milano – Varese), è presente un tratto di piccole dimensioni in cui è impossibile seguire il canale, data soprattutto la presenza della ferrovia e di una strada statale. La difficoltà riscontrata, però, è facilmente risolvibile seguendo alcune strade alternative, sempre nei pressi del canale, che facilmente e in modo sicuro permettono di sorpassare la discontinuità. Un secondo esempio, tra i comuni di Senago e Limbiate, è un lungo tratto di discontinuità del percorso ciclopedonale, dovuto non tanto alla presenza di grandi infrastrutture o altre interferenze, ma solo alla mancanza di manutenzione dell’alzaia che quindi non è attualmente percorribile. Le amministrazioni di stanno, però, già muovendo verso la progettazione e costruzione di una ciclopedonale in questo tratto, che anzi in alcuni tratti è già in fase di costruzione. Il tratto con maggiori difficoltà risulta essere, anche in questo caso, quello compreso tra Monza e Agrate Brianza, dove, fino ad ora, non si è mai programmato un intervento di costruzione di piste ciclopedonali, dato che l’area ha una vocazione prevalentemente industriale e non son presenti aree verdi nelle vicinanze, o aree destinate alle coltivazioni. Quest’ultima area, data la presenza di entrambe le cause di discontinuità, che la rendono la zona più problematica di tutto il tracciato del canale, è stata dunque individuata come luogo migliore per una proposta progettuale di riqualificazione, mirata alla ricostruzione della continuità del percorso lungo il canale. - 45 -



5. PROPOSTA PROGETTUALE

L’area di progetto, come citato in precedenza, è un terreno residuo incuneato tra industrie e infrastrutture. Il Villoresi è stretto da entrambi i lati da fabbricati, alcuni dismessi, alcuni in funzione, alcuni non ancora conclusi, data la recente costruzione. Era un’area a carattere agricolo fino a qualche decennio fa, ma la presenza dell’autostrada ha portato in breve tempo alla formazione di un tessuto prevalentemente industriale, con presenza in particolare di aree di deposito per attrezzature cantieristiche, e magazzini. È un’area di frangia, equidistante quasi da tutti i centri abitati dei nuclei vicini, un’area di confine, poiché sta al confine tra quattro diversi comuni, ma è soprattutto un’area strategica, per chi la osserva sotto il punto di vista paesistico e ambientale. Attualmente l’ambito potrebbe definirsi la fine del percorso lungo il canale che giunge da ovest, quindi dal Ticino, e anche la conclusione del tratto ad est del canale, quello che poi sfocia nell’Adda. È come se percorrendo in bicicletta il Villoresi si arrivasse a questo punto pensando “non si può andare oltre, è meglio tornare indietro”. Dunque la strategia da mettere in atto a scala locale consiste nel superamento della discontinuità esistente tra i due tratti di percorso, ora definiti ovest ed est, del canale, e della cesura costituita dall’autostrada A4 (Torino – Venezia), attraverso la costruzione di spazi di relazione e di accesso in grado di dare continuità al sistema degli spazi aperti e garantire fruibilità al percorso lungo il canale Villoresi e alle reti di relazione locali. Il programma prevede, quindi, la realizzazione di un ponte come manufatto che permetta il collegamento fisico tra le due aree, al di sopra dell’autostrada, ma che diventi anche il simbolo di quest’ambito, percepito soprattutto dai fruitori dell’autostrada; al progetto del ponte si legheranno - 47 -


dei padiglioni per l’inserimento di funzioni legate alla percorrenza della pista ciclopedonale: spazi di ristoro, come caffetteria e piccola ristorazione, spazi di uso pubblico, un’area per griglie e servizi igienici, ed infine le attrezzature relative all’orticoltura, quindi locali deposito attrezzi e una sala di ritrovo. Tutte le opere costruite sono state inserite in un adeguato spazio verde, attrezzato con sedute, aperte e/o coperte, orti urbani e zone pavimentate per la sosta.

Figura 5.1 - lettura dell’intorno dell’area di progetto (nello schema in rosso). Si mettono in evidenza il costruito, le infrastrutture principali, il reticolo idrografico e le aree coltivate con l’indicazione principale degli anamenti dei campi. Figura 5.2 (pagina 49) - foto satellitare dello stato di fatto dell’area di progetto. Figura 5.3 (pagine 50) - concept di progetto. A destra schemi della genesi delle linee di progetto.

È proprio il termine sosta designa la finzione generale dell’area. “Sosta al Km 70/86 – Agrate Brianza”, il canale deve essere pensato come un’autostrada a velocità controllata, un percorso che permette la fruizione del paesaggio e attrezzato con tutti gli spazi e le funzioni necessarie ai suoi fruitori: aree di sosta, ristorazione, manutenzione bici, e anche strutture di ricezione,quali foresterie, nella visione di un tragitto a lunga percorrenza, a livello nazione o internazionale. Il canale dovrebbe corredarsi così di molte pulsazioni verdi; così come in un’autostrada tutte le aree correlate al suo percorso sono degli ampliamenti e delle sporgenze, in questo caso però nere di asfalto, il verde che corre lungo il canale deve dilatarsi e restringersi a seconda degli usi e delle funzioni relazionate al canale e al suo percorso. - 48 -



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5.1 Concept La strategia di progetto si costruisce di segni e forme che evocano i concetti di continuità, collegamento, connessione, ma anche di sosta, di arrivo, di pausa. Tali segni sono stati concepiti sulla base di una griglia estrapolata dal contesto. La griglia è sostanzialmente come un piano cartesiano con passo modulare tra i suoi paralleli e meridiani, con asse generatore lungo il canale Villoresi, che quindi determina la direzione principale del reticolo della griglia. All’interno della griglia è stato individuato un segno principale, tra le linee parallele al canale, diventato poi la spina dorsale del progetto, dato che lungo questo segno si è innestato il manufatto del ponte al di sopra dell’autostrada. Oltre a questa traccia centrale, la traccia del canale e quella del percorso preesistente del sottopassaggio dell’autostrada, costruiscono il sistema principale dei percorsi: lungo il canale, che permette l’accesso all’area verde e alle altre funzioni, ma che poi termina giunto nei pressi dell’autostrada; il ponte, grazie al quale si costruisce la connessione dei due lembi di territorio e si può oltrepassare l’ostacolo costituito dall’infrastruttura; il sottopassaggio, che da progetto prevede un allargamento in modo da permettere il passaggio di due corsie e una pista ciclopedonale protetta, in modo da superare in modo sicuro l’area dell’autostrada. Due segni passanti sotto l’elemento di cesura del territorio e uno che lo sovra passa, così da costruire un circuito di percorsi. Da questi tre elementi principali, si diramano poi dei percorsi secondari che, seguendo l’andamento perpendicolare al canale, penetrano all’interno dell’area di progetto permettendone la fruizione. Le tracce di questi elementi distinguono due diverse aree: tra il canale e il ponte una fascia con una trama fitta di verde, alberature, padiglioni e fasce pavimentate; tra il ponte e la strada un’area lasciata a verde prativo. Al termine di ogni diramazione secondaria dei tre segni principali si installa un approdo pavimentato a cui si agganciano le varie funzioni. Di forma prevalentemente quadrata e dimensioni diverse, in questi “scali” sono previste sedute, coperture per ombreggiare ed altri elementi di arredo urbano. Nei due approdi al termine delle canalizzazioni secondarie che si diramano dal canale, si aprono due vasche d’acqua di piccola profondità, inserite nella grande area verde a ovest del ponte - 51 -


e utili alla regolazione bioclimatica. Nella fascia tra il ponte e il canale si concentrano tutte le funzioni inserite in padiglioni di piccole dimensioni, relative al contesto verde in cui sono introdotte. A nord dell’autostrada si è pensato di inserire un punto di ristoro con bar, una zona con griglie, servizi igienici e sedute riparate lungo tutto il canale. A sud dell’autostrada la fascia è dedicata all’orticultura, con annessi spazi per i servizi igienici, i depositi attrezzi e un locale per ritrovi e riunioni. Come filtro lungo il confine con l’autostrada, per evitare inquinamento sonoro e permettere la protezione dell’area, è stato pensato un terrapieno che riprende le linee del disegno dei percorsi e delle aree pavimentate, configurandosi come delle scaglie di terra che si innalzano fino a 3-4 metri. Lungo tutta la fascia del canale è stata progettata un’alternanza di verde, filari alberati, percorsi secondari, che si protendono verso il ponte e, a volte, lo sotto passano per terminare con piccoli approdi nella vasta area verde al di là di esso. Lungo la fascia si inseriscono sedute, di semplici linee, studiate anche per la sosta delle biciclette, e sedute coperte e protette, simili a stanze, semplici cubi, in cui due pareti verticali sono state aperte alla vista (o due pareti parallele, o due adiacenti) mentre lungo le rimanenti corrono delle semplici sedute a mensola.

Figura 5.4 (pagina 51) - indicazione dei terrapieni lungo il tracciato dell’autostrada. Figura 5.5 (pagina 51) - indicazione dei percorsi secondari. Figura 5.6 (pagina 51) - indicazione delle pavimentazioni e delle aree prative. Figura 5.7 (pagina 53) - planivolumetrico della proposta progettuale.

Nell’area ad ovest del ponte, lasciata a verde prativo, si inserisce un percorso curvo a circuito, in modo da unificare tutti i percorsi paralleli, altrimenti separati, e inglobare le isole e gli approdi inseriti tra gli alberi di nuova piantumazione, che seguono le linee del disegno di paesaggio. 5.2 Il ponte sull’autostrada Segno fondamentale e generatore di tutto il progetto è il ponte, l’elemento che permette di ricostruire la continuità e l’unione dei due lembi di territorio tagliati in due dal passaggio dell’autostrada. Riferimento principale per la progettazione del ponte è stato il progetto di Carrilho Da Graça per il ponte pedonale a Covilhã. Caratteristica interessante di questo ponte è la semplicità delle linee e la purezza della forma, che è stata ripresa per la progettazione del passaggio al di sopra dell’autostrada. - 52 -



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Figura 5.8, 5.9, 5.10 (pagina 54) - foto grande e foto sotto: Carrilho Da Graça, ponte pedonale a Covilhã, Portogallo.

Figura 5.17, 5.18, 5.19 (questa pagina) - foto a destra: Cino Zucchi, parco pubblico a San DonĂ di Piave, Veneto, Italia.

Figura 5.11, 5.12, 5.13 (pagina 54) - foto a destra: gruppo RCR, padiglione dei bagni a Tussols-Basil, Spagna. Figura 5.14, 5.15, 5.16 (questa pagina) - foto grande e foto sotto: Mies van der Rohe, padiglione di Barcellona, Spagna. - 55 -


Figura 5.20, 5.21, 5.22 - foto grande e foto sotto: Vittorio Gregotti, sede dell’università degli studi della Calabria, Rende (Cosenza), Italia.

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Figura 5.23, 5.24, 5.25 - foto a destra: Aurelio Galfetti, centro sportivo di Bellinzona, Svizzera.


Come nel riferimento di Da Graça, il ponte è costituito da due travi portanti parallele rivestite di acciaio, alte 2 m, che delimitano i 5 m di larghezza minima dell’impalcato e ne stabiliscono la sezione appoggiandosi a diversi sostegni in calcestruzzo, anch’essi di forma semplice e regolare. Nell’attraversamento l’armatura metallica esterna, ben visibile al di sotto del ponte, lascia posto ad un interno, pavimento e parapetti, in legno. Così come il ponte di Covilhã, anche con questo ponte si vuole realizzare un’immagine di portico. Il ponte non deve essere una cesura tra le due parti, est e ovest, dell’area di progetto, ma uno spazio vivibile e percorribile, che faccia percepire l’insieme del territorio. La sua forma si costruisce con linee non parallele ma leggermente inclinate, in modo da dare tensione verso la salita. Sulle stesse linee si costruiscono anche i due agganci a terra, costruiti in calcestruzzo e pietra. I due basamenti sono gli elementi di passaggio tra il percorso aereo del ponte e quello lungo il canale, innalzando, attraverso rampe e scale, l’attacco vero e proprio della passerella, la cui pendenza è sempre inferiore al 5% e costante per tutto il percorso. I colori che caratterizzano il ponte sono dunque chiari, come per tutto il resto del progetto, la passerella in acciaio bianco, che si legherà al colore delle superfici degli edifici, l’interno in legno, anch’esso riutilizzato per i rivestimenti interni di alcuni edifici, e gli agganci a terra in pietra di ceppo, o meglio Pietra di Grè, utilizzata per legare il progetto al contesto storico della zona, essendo il ceppo la pietra tipica del milanese. 5.3 I padiglioni La semplicità ricercata nelle linee del ponte, si ritrova anche nella progettazione dei padiglioni. Come citato in precedenza i padiglioni ospitano le funzioni di ristorazione, servizi igienici e spazi collettivi per i fruitori degli orti urbani. In tutti gli edifici si è cercato di lavorare con i pieni e i vuoti in modo da costruire elementi permeabili alla vista ma soprattutto anche alla percorrenza, in modo che questi non fossero degli ostacoli ma anche dei luoghi di passaggio. Dunque per ogni edificio sono stati pensati spazi aperti ma coperti e pedane rialzate, su cui questi appoggiano, che evidenziano lo spazio di pertinenza di ogni funzione. - 57 -

Figura 5.26 - disposizione delle funzioni e dei padiglioni.


I riferimenti principali per la genesi delle forme e la morfologia degli spazi, sono stati il padiglione espositivo a Barcellona di Mies van der Rohe, e, in particolare per i bagni pubblici, il padiglione dei bagni a Tussols-Basil, in Spagna, del gruppo RCR. La zona della piccola ristorazione e del bar si inseriscono nello stesso spazio costruito da una grande pensilina corrispondente a un basamento di 30 cm di altezza. Il ristorante è di piccole dimensioni e vetrato lungo la parete che si affaccia lungo il Villoresi e chiuso su tutti i lati, mentre il bar è stato pensato come uno spazio aperto, fruibile con minor difficoltà. Questo primo nucleo di funzioni si posiziona lungo un lato dello spazio centrale a nord dell’autostrada, uno degli approdi di cui si è già parlato, dei percorsi secondari. Attorno a questo grande spazio centrale, trattato a prato, si raggruppano anche altre funzioni, come la zona griglie che ne chiude il lato adiacente alla zona ristorazione. Una grande pensilina, che ripiega su due lati per appoggiarsi a terra, copre lo spazio per quattro bracieri con relativi piani, appoggi e tavoli per i commensali. Lo spazio è completamente aperto e permeabile al passaggio. Il padiglione dei bracieri, oltre ad affacciarsi sul grande prato, si attesta sul bordo di un canale che porta le acque del Villresi all’interno dell’area di progetto. Oltrepassato questo specchio d’acqua poco profondo si raggiungono i bagni pubblici. Divisi in tre volumi principali, con area donne, uomini e disabili, anche il padiglione dei bagni determina una certa permeabilità. Al di là dell’autostrada si inseriscono gli spazi dedicati all’orticoltura. Anche questi ruotano intorno allo spazio-approdo principale dell’area, di cui un lato è chiuso dallo spazio chiuso e coperto dedicato alle riunioni e alla pausa, mentre sull’altro lato si attestano i depositi degli attrezzi, piccole costruzioni di pianta quadrata in legno. In tutta l’area, ed in particolare lungo le sponde del canale, sono state posizionate delle sedute coperte, delle sorta di stanze aperte su due lati, opposti o adiacenti, sulle cui pareti rimanenti corrono delle sedute a mensola. L’interno è ricoperto in legno, mentre l’esterno è in calcestruzzo bianco. Figura 5.27 - schemi del funzionamento pieno e vuoto e delle forme del ponte e dei padiglioni.

Tutti gli edifici seguono un andamento e una giustapposizione che cerca di costruire un equilibri tra le forme e i volumi, non sono degli elementi costruiti ma anche dello spazio aperto. - 58 -


5.4 Il disegno dello spazio aperto Il ponte e i padiglioni sono inseriti in spazi aperti che ne corredano le funzioni. I materiali principali che compongono il suolo sono: terra e vegetazione, e le pavimentazioni di due tipi, ghiaia gettata e resina. La scelta di questi materiali segue un principio di contrasto tra colori e superfici, suggerita del progetto di Cino Zucchi per il nuovo parco di San Donà di Piave. La ghiaia gettata è bianca e ruvida al tatto, e contrasta in modo netto con le diverse totalità verdi della vegetazione e la morbidezza di quest’ultima. Tale contrasto è stato ricercato per mettere bene in evidenza le pavimentazioni, quindi i percorsi e le zone di sosta che si alternano e penetrano all’interno dell’area di progetto e alla vegetazione. Dal tracciato lungo il canale si diramano, in direzione perpendicolare, i percorsi secondari, che seguono un andamento e un’alternanza con i filari di alberi e siepi in maniera modulare. Tutti questi percorsi si riconnettono nella traccia del ponte, che non rimane un sottopassaggio degradato, ma uno spazio di sosta all’ombra tra le funzioni del parco da una parte e l’area a prato dall’altra. Le funzioni di ristorazione sono state

Figura 5.28 - schemi della disposizione di orti urbani a Cernusco Sul Naviglio. - 59 -

Figura 5.29 - schemi della disposizione di orti urbani a Milano, in via Novara.


posizionate nella zona a nord dell’area di progetto poiché questa zona ha caratteri più urbani rispetto a quella a sud; infatti non è molto distante dai primi nuclei residenziali dell’area. A sud invece si è molto più vicini a campi agricoli, quindi si è ritenuto opportuno inserire una funzione più simile, e soprattutto collegata al valore stesso del canale Villoresi. Un preliminare studio su alcuni esempi di orti urbani della zona (figura 5.28 e 5.29), ha permesso di organizzare gli spazi in maniera adeguata e semplice, cercando anche di tenere sempre presente la questione paesaggio e contesto. Gli orti si organizzano quindi secondo un modulo base di 1 metro per 3; queste le dimensioni delle vasche di terra poi assegnate ai futuri fruitori degli orti. I percorsi secondari determinano il perimetro delle aree, suddivise secondo il modulo delle vasche alternate a percorsi in terra battuta. Alcuni piccoli campi di orti sono stati pensati per la didattica o per persone disabili, quindi le vasche sono di un’altezza maggiore per facilitare la coltivazione della terra.


6. CONCLUSIONI

Lo studio preliminare, attraverso la conoscenza teorica e poi pratica del Villoresi, e le conseguenti riflessioni sui sistemi di paesaggio caratterizzati dal canale hanno consentito il successivo sviluppo del progetto architettonico, presentato in quest’ultima sezione. Il progetto è stato il risultato della volontà di comprendere profondamente il paesaggio, la sua storia e il suo funzionamento, e con esso lavorare, al fine di garantire un risultato unico e irripetibile. Il segno del ponte, il disegno dello spazio aperto e la sistemazione dei padiglioni, hanno voluto sottolineare che non basta ipotizzare soluzioni tipo da applicare indistintamente per costruire il percorso ciclopedonale lungo il Villoresi (così come in molti altri esempi di simile tipologia) o che basta applicare delle norme e delle regole di piano per riqualificare ambiti importanti come questi, ma che è necessario calare il progetto nel contesto, anche se si tratta di un progetto lineare di molti kilometri di lunghezza. Ed il contesto in questione è molto importante ed influente. Il tessuto industriale, non deve essere considerato come una funzione da smantellare e da riqualificare completamente, perché degradato e spesso considerato inquinante. Anzi proprio nel caso di Agrate Brianza preso in considerazione, dove non si tratta di produttivo ma per lo più di terziario e logistico, si può pensare ad un elemento qualificante, quale il parco e la sistemazione dello spazio aperto come “cura e coltura del paesaggio”. Un tessuto industriale non più escluso dal termine paesaggio ma integrato in esso, l’ennesima sfida per il canale Villoresi di farsi riconoscere come elemento unificante di diversi paesaggi, che continueranno a mutare nel tempo ma che avranno sempre in comune la relazione con il segno d’acqua. È necessario pensare ai capannoni dell’intorno dell’autostrada come ha fonti di possibili fruitori giornalieri dell’aera di progetto; lavoratori e operai che possono servirsi di spazi aperti attrezzati. - 61 -


La ricerca si è dunque posta l’obiettivo di valutare la fattibilità sia dell’applicazione della chiave di lettura del Villoresi come corridoio ecologico della futura rete ecologica regionale, sia della reale forza e ruolo del canale all’interno di un processo di riqualificazione ambientale e riconnessione paesistica. La presenza dell’elemento fluido dell’acqua all’interno del paesaggio urbano percepita come nuova o rinnovata risorsa per la città, trasformandosi da preesistenza indifferente e negativa a principio di identità dei luoghi, elemento ed occasione di ristrutturazione urbana e di nuova progettualità. La rete idrica regionale, tra cui il Villoresi, ha un grande potenziale, deve recuperare l’identità perduta o guadagnarne una nuova, passando attraverso l’attribuzione di nuove funzioni di nuovi ruoli sociali e paesaggistici al fine di recuperare importanti e significativi brani di paesaggio ed elementi ormai “dismessi”. Il mantenimento del Villoresi, così come molti altri canali artificiali e corsi d’acqua naturali, deve essere dunque connesso ad un sostanziale riconoscimento del loro effettivo ruolo, che non può più essere esclusivamente economico-produttivo, ma ecologico, storico, paesistico. In questo senso si rivela essenziale la lettura dell’intero “sistema paesaggio” del canale esposta nella prima parte della ricerca, al fine di evidenziare gli elementi componenti, le relazioni, e i legami strutturanti. Il Villoresi, gli altri elementi del sistema idrico e tutti gli altri sistemi lineari di paesaggio, costruiscono dunque una sorta di reticolo connettivo all’interno del quale si possono inserire gli spazi verdi pubblici fra le zone edificate, e realizzano quei “corridoi ecologici” che sono necessari per mantenere o ricostruire la continuità fra le diverse parti degli ecosistemi naturali, oggi separate dall’urbanizzazione diffusa. È essenziale, quindi, identificare queste nuove connotazioni paesistiche e attribuire loro il ruolo di portatrici di nuove identità territoriali all’interno degli inevitabili processi di trasformazione cui sono sottoposti il paesaggio ed il territorio tutto.

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INDICE DELLE TAVOLE TAVOLA 01 - Canale Villoresi. Tracciati e interferenze. Reticolo idrografico (scala 1:50.000). TAVOLA 02 - Canale Villoresi. Tracciati e interferenze. Boschi e ambiti agricoli. (scala 1:50.000). TAVOLA 03 - Canale Villoresi. Tracciati e interferenze. Edificato e infrastrutture. (scala 1:50.000). TAVOLA 04 - Canale Villoresi. PotenzialitĂ e criticitĂ . Concept generale di progetto. TAVOLA 05 - Proposta progettuale. Concept di progetto. (scala 1:5.000; 1:2.000). TAVOLA 06 - Proposta progettuale. Planivolumetrico. (scala 1:500). TAVOLA 07 - Proposta progettuale. Attacco a terra. (scala 1:500). TAVOLA 08 - Proposta progettuale. Sezioni longitudinali (scala 1:500). Approfondimenti (scala 1:200) TAVOLA 09 - Proposta progettuale. Sezioni trasversali (scala 1:200). Approfondimenti (scala 1:200). TAVOLA 10 - Proposta progettuale. Sezioni trasversali (scala 1:200). Approfondimenti (scala 1:200). TAVOLA 11 - Proposta progettuale. Dettagli del ponte (scala 1:100).

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