After the fire | Incremental Transformation of the Quebrada Jaime, Valparaíso

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INDICE 1. El gran incendio 1.1 Vulnerabilità 1.1.1 Geografia 1.1.2 Condizioni naturali 1.1.3 H30 1.2 Cause scatenanti 1.3 Reazioni 1.3.1 Prevenzione ambientale 1.4 Recovery after disaster

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2. La Quebrada Jaime - Una periferia interna 2.1 L’acqua 2.2 La geografia 2.3 Lo spazio urbano 2.3.1 Uno spazio fragile ed informale

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3. Politiche, azioni e progetti 3.1 Il rapporto tra Stato e quebradas in termini generali 3.1.1 L’eradicazione 3.1.2 Il non intervento 3.1.3 L’interazione situazionale 3.1.4 La regolarizzazione 3.1.5 Il caso cileno 3.2 Il futuro della Quebrada Jaime 3.2.1 AMV - Area Metropolitana Valparaíso 3.2.2 Il progetto della municipalità

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4. Abitare la Quebrada 4.1 Quebrada, città 4.1.1 Le tomas 4.2.2 L’appropriazione dello spazio pubblico 4.2 Quebrada, barrio 4.2.1 I CRF - Conjuntos Residenciales Familiares 4.3 Quebrada, casa

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5. Uno scenario diverso 5.1 Il compromesso 5.2 Un processo incrementale 5.2.1 L’emergenza 5.2.2 La riduzione del rischio 5.2.3 La densificazione 5.2.4 Il modulo base 5.2.5 L’autocostruzione

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INTRODUZIONE La tesi studia la Quebrada Jaime a Valparaíso a partire dall’incendio che l’ha colpita nell’aprile 2014. La quebrada è oggi un avamposto informale prossimo al centro della città, una periferia interna. La vulnerabilità di questo spazio e la problematica condizione sociale delle persone insediate segnano fortemente l’abitare in questi luoghi. Luogo che se da un lato non possiamo non osservare come marginale e oggetto di una evidente segregazione, dall’altro dobbiamo anche cogliere nella sua condizione di centralità rispetto ai principali servizi della città. L’incendio del 2014 ha aperto dibattiti, nuovi conflitti, nonché nuovi equilibri e prospettive divergenti di trasformazione. Da un lato le politiche dell’amministrazione volte alla delocalizzazione degli insediamenti che oggi occupano la quebrada e che sono di intralcio al progetto di espansione della città, dall’altro la volontà dei cittadini di mantenere il proprio legame con il territorio. Lo studio nella prima parte investiga quindi quali sono gli attori in gioco, cercando di coglierne necessità e desideri. Partendo dalla lettura dello spazio geografico ed urbano fino ad arrivare a studiare a fondo la politica, il ruolo della quebrada all’interno della città e dei progetti futuri. La seconda parte offre una lettura delle forme dell’abitare della Quebrada Jaime, evidenziando l’autonomia della comunità, che ha saputo costruire da sola un nuovo barrio, quando lo Stato si è invece sottratto al compito di fare città. L’obiettivo della tesi è la proposta di un compromesso, un progetto che possa svilupparsi entro gli scenari di amministrazione e quebradeños. Un terzo scenario che non lasci il territorio in mano alla speculazione immobiliare, producendo nuovamente segregazione e povertà. Un progetto che non mantenga nemmeno la condizione attuale della quebrada, spazio stigmatizzato, insicuro e degradato. Una trasformazione quindi che fornisca una nuova immagine del territorio, che ne ridiscuta il ruolo all’interno della politica e del nuovo tessuto urbano. Il progetto si sviluppa secondo un processo incrementale, partendo dal gran incendio e quindi da una situazione di emergenza fino alla definizione di un profilo urbano preciso che mantenga le immagini definite dalle trasformazioni comunali, un parco, una strada e una line di metrocable. L’architettura è il risultato di una serie di considerazioni sulla costruzione incrementale, in cui il processo è caratterizzato da un’evoluzione continua della casa e dello spazio urbano, riprendendo ciò che attualmente succede all’interno della quebrada.



1. EL GRAN INCENDIO



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12 aprile 2014 - ore 16.00 Scoppia il più grande incendio urbano della storia di Valparaíso, le fiamme si propagano a partire da Camino La Pólvora, la strada che domina l’anfiteatro cittadino.Un’ora più tardi l’ONEMI (Ministerio del Interior y Seguridad Pùblica) dichiara lo stato di emergenza. Le colonne di fumo sono visibili da più punti della città, l’incendio fa il suo ingresso nell’area urbana attraverso il Cerro La Cruz, uno dei più colpiti con 900 abitazioni danneggiate distribuite su 484 ettari. La notte è illuminata dalle lingue di fuoco che divorano casa dopo casa, migliaia di porteños cercano rifugio negli alberghi messi a disposizione nel plan, la zona centrale della città, affacciata sul mare. La gravità della catastrofe viene immediatamente percepita, il rapido avanzamento dell’incendio verso la zona urbana è facilitato da condizioni climatiche avverse e dalla difficoltà di accesso alle zone colpite. 19 aprile 2014 Dopo giorni di incessanti lavori per domare i roghi, l’incendio viene finalmente estinto. 1021 ettari bruciati, 2656 case danneggiate, 12 vittime e più di 11.000 persone colpite: una catastrofe socio-ambientale per la città.

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• Sopra: Alberto Miranda, Chile-Fire, View of houses in flames during a fire in Valparaiso, April 12, 2014.

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• Pagina a fronte: L’area dell’incendio dell’aprile 2014 Fonte: CONAF

“Extraño lugar es este, parece que hubiese sido un bombardeo. Miren en rededor, nada de píes ha quedado, casas, cadáveres calcinados. Acongojado, miró hacia las nubes blancas y grises. - ¡Oh, Dios qué has hecho! Entre las nubes el cielo se abría a los ojos del hombre.- Es la tragedia humana. Escucho una cálidad voz hablar. El hombre pensó que estaba delirando. De entre los humeantes escombros una estentórea voz exclamó: -Ayùdenme- y de sùbito se silencio. Otros decían por culpa de unos cables de alta tensión, las casas en los cerros de Valparaíso ardieron como el infierno. El viento fue el combustible.”

Alvarado Rojas,2014

• Vulnerabilità A Valparaíso negli ultimi quaranta anni nessun terremoto, alluvione o tsunami ha provocato tanti danni come gli incendi forestali, costando alla città l’appellativo di tierra quemada, terra bruciata. Definendo il rischio come la somma di vulnerabilità e minacce, e identificando l’incendio come minaccia è necessario capire quali siano le vulnerabilità che hanno portato al verificarsi di una catastrofe di queste dimensioni. La municipalità indica tra queste la scarsa o assente manutenzione della foresta che circonda Valparaíso; il deterioramento ambientale delle quebradas; l’insufficienza di infrastrutture; una regolamentazione deficitaria e l’inadempimento delle norme urbanistiche.

della città. Tra questi, il progetto Gran Valparaíso, portato avanti dalla municipalità, unito a nuove dinamiche economiche del mercato del suolo, ha avuto come conseguenza l’espulsione delle persone appartenenti ad un livello socio-economico medio basso verso le zone periferiche, non c’è quindi da sorprendersi se sia stato proprio questo settore della popolazione ad essere maggiormente colpito. La catastrofe ha evidenziato questo processo di segregazione socio-spaziale, individuando una zona altamente vulnerabile ai confini della città, in cui nonostante tutto l’amministrazione locale prevede di spostare molti cittadini che attualmente vivono nelle quebradas, aree residuali dove lo Stato ha storicamente mostrato una tendenza ad evade-

La forma urbana di Valparaíso Per poter comprendere il disegno della città porteña è necessario sapere che essa in principio non era destinata ad essere tale, la complessità geografica ne pregiudicava la possibilità di ospitare un insediamento. Tuttavia, pochi anni dopo la nascita del porto e con la crescita del volume di affari sorsero una serie di magazzini, di uffici commerciali e di edifici pubblici che occuparono interamente lo spazio libero del plan, la parte piana della città in cui si trova oggi il centro urbano. L’espansione della trama urbana seguì pertanto le direttrici geografiche dei cerros verso sud, lasciando libere solo in un primo momento le quebradas, crepe trasversali che scandiscono la topografia della città, occupate più tardi da cittadini ed immigrati che non avevano altro posto dove stare. Un’urbanistica vernacolare, dove gli abitanti stessi hanno delineato il profilo urbano attraverso un linguaggio fatto di carenza e precarietà, la cui base è l’abitare informale. Le quebradas, principale via di propagazione dell’incendio a causa della loro forma, sono state zone fortemente colpite e indicate come principale fonte di pericolo. Tuttavia el gran incendio si è sviluppato ai margini della città, ai limiti di un tessuto urbano che si spinge sempre più verso il bosco periferico guidato da un fenomeno di crescita orizzontale evidente negli ultimi decenni e nei piani di espansione

Quebradas, crepe trasversali che scandiscono la topografia della città, occupate più tardi da cittadini ed immigrati che non avevano altro posto dove stare.

re dalla responsabilità di urbanizzare. Un comportamento che tra le altre conseguenze ha quella della mancanza di infrastrutture. Condizioni naturali Valparaíso negli ultimi anni ha conosciuto il degrado del proprio ecostistema, soprattutto a causa delle specie esotiche che hanno colonizzato gradualmente i boschi autoctoni. Le piante provenienti da altre regioni sono state riconosciute come una minaccia per la conservazione delle specie native, ovvero quelle specie presenti in Cile prima dell’arrivo degli spagnoli nel XVI secolo, così come per la stabilità degli ecosistemi. Tra le specie esotiche, l’eucaliptus globulus è ritenuto uno dei maggiori responsabili della violenza e velocità dell’incendio, rappresentando più del 45% della superficie bruciata, secondo i dati del CONAF (Corporación Nacional Forestal).

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L’introduzione di nuove specie e l’aumento del numero di incendi non sono direttamente correlati, tuttavia le piante esotiche presentano caratteristiche che le rendono particolarmente pericolose in questi casi. L’eucalipto ad esempio, utilizzato originariamente come piantagione da cui ricavare legname e presto abbandonato ad uno stato selvaggio, è una specie altamente pirogena e ciò è dovuto in parte al fatto che assorbe molta umidità dal terreno, favorendone dunque il processo di combustione. è una specie in grado di riprendersi da un incendio molto più velocemente e con maggior vigore di quanto non facciano quelle native, da ciò consegue una colonizzazione dei boschi autoctoni. Boschi autoctoni che ricoprivano le quebradas, inizialmente linee tagliafuoco naturali efficaci, umide e quasi ignifughe, di cui è necessario ripristinare l’ecosistema.

Queste particolari condizioni sono episodiche, come si può osservare nel grafico della pagina successiva, da questo si evince anche come la scarsa quantità di pioggia nei mesi precedenti all’incendio ne abbia sicuramente favorito la propagazione oltre alle caratteristiche naturali già citate.

H30

Umidità minore del 30%, una temperatura maggiore a 30°C ed una velocità del vento maggiore a 30 nodi. Il fattore 30/30/30 è sinonimo di condizioni climatiche molto particolari che secondo l’Instituto de Geografía PUVC hanno fortemente favorito la propagazione delle fiamme nell’aprile 2014. La velocità del vento unita alla conformazione topografica dell’anfiteatro di Valparaíso ha portato alla formazione di un cosiddetto incendio eruttivo, tipologia caratterizzata da un rapido sviluppo e da una velocità che può aumentare in maniera repentina. Le correnti d’aria molto forti che accompagnano l’aumento d’intensità del fuoco possono trovare impreparato chi si trova nei pressi del rogo, motivo per cui questo tipo di incendio risulta spesso essere tra i più pericolosi. Questo fenomeno, che si verifica quando un forte vento è associato ad una forte pendenza - come nel caso delle quebradas - è denominato “efecto chimenea” dovuto all’aspirazione di aria indotta dal fuoco stesso, proprio come accade in una ciminiera, e spesso è associato ad una vera e propria esplosione.

• Sopra: Grafico uno - numero di case bruciate per ogni cerro, in relazione alla pendenza sulla quale sorgevano. Grafico due - ettari bruciati suddivisi in specie vegetali. Fonte: Diagnóstico Municipal para la Reconstruccón • A lato: Attività colpite dall’incendio suddivise per tipologia. Fonte: Servicios de impuestos internos • Pagina a fronte: La parte della quebrada Jaime colpita dall’incendio. • Pagina successiva: Grafico del meteo relativo all’anno 2014, da notarsi l’anomalia in corrispondenza della data dell’incendio. Fonte: Weather spark https://weatherspark.com/averages/33540/Valparaiso-Chile

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• Causa scatenante La versione ufficiale del Ministerio Pùblico dopo 10 mesi di indagini è che l’origine sia dovuta alla combustione di uccelli che sono venuti a contatto con i cavi elettrici nella zona El Peral. Questa conclusione tuttavia è vista con scetticismo dall’opinione pubblica e da organi istituzionali quali CONAF e ONEMI. Secondo il CONAF negli ultimi anni solamente lo 0,2% degli incendi è stato generato da cause naturali, mentre il transito veicolare e le azioni intenzionali sono alla base del 70% dei casi. A smentire la versione ufficiale c’è anche l’impresa Chilquinta che si occupa della gestione dell’energia elettrica che, tramite il proprio rappresentante legale Manuel Pfaff, assicura che il sistema elettrico ha funzionato ed operato adeguatamente sia prima della dichiarazione dello stato di emergenza che durante lo sviluppo dell’incendio, negando dunque l’ipotesi che ci sia stato un contatto tra i cavi, un taglio o una caduta degli stessi. Il pensiero comune è dunque che si sia trattato di incendio doloso forse guidato da interessi economici, tuttavia non ci sono prove ad avvalorare questa tesi e l’argomento sembra oramai chiuso.

• Reazioni Il Ministerio de Vivienda y Urbanismo (MINVU) per affrontare le conseguenze dell’incendio ha lanciato il Plan de Reconstrucción y Rehabilitación Urbana che prevede di intervenire su tre scale: città, barrio e casa. Gli obiettivi di questo piano sono la ricostruzione della zona colpita, la valorizzazione del tessuto sociale, del senso di appartenenza e identità culturale della comunità che vi abita, la riduzione del rischio di futuri distratri naturali sviluppando strategie di gestione e prevenzione in accordo con le particolari condizioni socioculturali, ambientali e territoriali di Valparaíso, il sostegno di una pianificazione urbana integrata ed efficiente che utilizzi l’innovazione ed il miglioramento della qualità della vita degli abitanti della città come orientamento principale.

dei cittadini e di giovani volontari. L’obiettivo principale di Techo è la ricostruzione delle case distrutte dall’incendio cercando di anticipare e controllare la crescita urbana ma senza negare la storia e la natura di Valparaíso, nata e cresciuta attraverso la regolarizzazione di insediamenti informali. Una soluzione immediata all’urgenza dei quebradeños di avere una casa, ma che non offre una soluzione definitiva, la quale rimane nelle mani delle istituzioni. Prevenzione Ambientale La ricostruzione di Valparaíso dovrà includere obbligatoriamente opere di prevenzione e protezione da incendi forestali attraverso adeguati sistemi di controllo e detenzione degli stessi e una gestione della vegetazione atta a creare condizioni avverse alla propagazione delle fiamme. Per questo motivo il CONAF ha redatto un manuale che detta alcune linee guida a cui la municipalità dovrà fare riferimento per la ricostruzione della città. Si tratta di tecniche di silvicoltura preventiva che cercano di diminuire la vulnerabilità in caso di incendio, soprattutto attraverso l’uso di tagliafuoco e di cinturoni verdi, e che hanno come obiettivi specifici la rigenerazione della vegetazione nativa, contenere i fattori che generano vulnerabilità come le piantagioni forestali incontrollate, aumentare il numero di corpi idrici favorendo le condizioni per cui si mantenga un’umidità superiore al 30%, generando un sistema che permetta un miglior uso delle risorse idriche.

“L’ottima gestione del territorio comunale porterà ad un uso equo e razionale del suolo, alla preservazione e difesa del patrimonio, alla prevenzione di disastri, così come all’esecuzione di azioni urbanistiche efficienti che migliorino la qualità della vita di tutti gli abitanti di Valparaíso” (Puentes,2014, 8-9). Partendo dalla risoluzione dei problemi più urgenti come la mancanza di una casa, la municipalità intende attuare un programma di pianificazione urbana poichè, secondo Marcelo Ruiz bisogna ammettere che i gravi impatti urbani dell’incendio sono dovuti ad un deficit nella progettazione. Al processo di ricostruzione della parte colpita dall’incendio partecipa anche l’associazione Un Techo Para Chile, presente anche in altri paesi dell’America Latina e che ha come scopo il superamento della situazione di povertà che si trovano ad affrontare le migliaia di persone negli insediamenti precari, attraverso l’azione congiunta

• Sopra: Grafico - Superficie in ettari e case bruciate, classificati per cerros. Fonte: Diagnóstico Municipal para la Reconstruccón • Pagina a fronte: Aree naturali nel comune di Valparaíso. Fonte: CONAF

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• Recovery after disaster Una catastrofe di tale portata può rappresentare un’opportunità per la città. Sicuramente l’incendio ha portato distruzione all’interno della comunità e contemporaneamente ha attirato l’attenzione dello Stato sul tema degli insediamenti informali, di cui la regione di Valparaíso detiene il primato cileno per quantità. L’auspicio è che cambi il modello di sviluppo della città, in modo che questi porti benefici sia a breve che a lungo termine, diversamente da quanto fatto fino ad ora. Partendo dalla ricostruzione del territorio seguendo un processo incrementale e dal ripristino dei servizi pubblici è necessario che si arrivi alla ricostituzione del capitale sociale, e che si intraprenda un processo di ricostruzione che guardi allo sviluppo coinvolgendo l’economia locale. Per individuare gli obiettivi dello sviluppo è essenziale che i cittadini si trasformino da vittime a partecipanti attivi nella ricostruzione, agendo in concerto con l’amministrazione. L’applicazione pratica di queste linee guida può portare a dover affrontare diverse difficoltà in quanto si entra in un processo decisionale di carattere politico dove è necessario valutare attentamente tutte le parti in gioco. Spesso l’errore sta in una visione miope da parte dei cittadini, i quali vorrebbero la soluzione più immediata possibile senza preoccuparsi delle conseguenze a lungo termine, o diametralmente, un’errata previsione da parte degli organi statali dei bisogni dei cittadini e dei loro voleri, o ancora una varietà nelle richieste all’interno di una stessa comunità. Inoltre, come in questo caso, possono esserci interventi esterni che sono legati principalmente ad interessi economici per la ricostruzione, i quali possono portare ad un recupero più veloce ma malsano, grazie alla capacità di alcuni soggetti di esercitare pressione alle istituzioni locali e alle autorità centrali. La ricostruzione di Valparaíso dovrà tenere conto di queste premesse soprattutto evitando di optare per soluzioni esclusivamente a breve termine, in associazione anche alla politica del buen vivir, una serie di consuetudini, di regole non scritte, che disciplina la vita degli insediamenti informali in America Latina. Norme che non tolgono responsabilità allo stato ma cercano piuttosto di dare voce a chi solitamente non viene ascoltato, questo si traduce, a una scala di attuazione piccola, in microorganizzazioni, in spazi locali di partecipazione; un insieme di attività che promuovano spazi propizi all’incontro tra etereogeneità e con una scala più umana, una sorta di democrazia della quotidianità. Senza queste importanti caratteristiche il piano di ricostruzione potrebbe essere un’occasione mancata.

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• Pagine successive: fotografie durante e post incendio. Photo credits: César Pincheira G. Reportajes: El día después, Tierra de fuego, Esperanza colectiva. http://www.huelladigital.cl/portfolio/reportajes


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2. LA QUEBRADA JAIME Una periferia interna

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Le crisi affrontate dalla città di Valparaíso nella storia recente - l’apertura canale di Panamá, la crisi dell’industria del salitre e regime militare - hanno colpito principalmente l’attività industriale ma hanno finito con generare profonde trasformazioni nella città cilena, tra cui l’accrescimento di aree vulnerabili nel suo interno. Tra queste si trova anche la Quebrada Jaime, luogo di povertà e segregazione e soprattutto periferia interna. Il termine periferia interna è stato scelto poichè si tratta di uno spazio scartato dall’espansione della città, che si trova però completamente inserito all’interno del tessuto urbano ma che presenta alcune caratteristiche spaziali tipiche del centro. Un concetto di prossimità che non è legato solamente al senso neoclassico del termine, quanto piuttosto alla rete di relazioni basate sulla fiducia, la reciprocità e la conoscenza del territorio.

• In basso: Vista frontale dei 50 cerros di Valparaíso. Fonte: Araya,Marcelo. 2009. Rielaborazione degli autori

• L’acqua

• La geografia

Lo spazio urbano di Valparaíso, principale porto del Cile, nasce dall’acqua la quale ne disegna le strade, ne tesse la trama urbana. Dal mare alle quebradas l’acqua ha plasmato la forma della città. La continua lotta con il mare ha portato ad un continuo cambiamento della linea costiera ed a un suo adeguamento, le maggiori strade del plan sorgono sopra i corsi d’acqua che nel XIX secolo vennero interrati per questioni igieniche, gli stessi corsi d’acqua che disegnano le quebradas. è in questo rapporto con l’acqua che risiede la grande differenza tra Valparaíso e le altre grandi città latinoamericane costruite su terreno piano dove l’ordinamento urbano è generato dalla suddivisione amministrativa del suolo e dove, di conseguenza, è la trama urbana a disegnare il tracciato dell’acqua nella città.

Valparaíso non è stata fondata, non segue un ordine gerarchico, è una città nata spontaneamente che è cresciuta grazie al commercio, prima un porto, una chiesa, ed infine alcune case posizionate nei luoghi più convenienti. Una città i cui limiti, sin dall’origine, sono limiti effimeri: la crescita sposta man mano il bordo costiero, rubando terra al mare, l’arrivo di nuovi migranti spinge la trama urbana ad espandersi verso quote sempre più elevate dei cerros in cerca di nuove opportunità. La periferia ricopre il ruolo di costruttore del limite urbano partendo dalla precarietà e dal successivo consolidamento. L’unico territorio che nel tempo resiste all’occupazione sono le quebradas, tagli naturali che segnano trasversalmente l’intero anfiteatro di Valparaíso e che mantengono la propria intimità nella loro dimensione naturale. Le quebradas segnano, più del mare, il limite geografico della città. è nelle quebradas in cui si trova l’ordine essenziale della città, dove si scopre il rapporto che il porteño ha con la propria città, “habitar el pliegue”, abitarne le pieghe, le insenature. Insenature quasi sempre cieche, senza uscita. Mentre l’acqua divide la città durante la sua discesa verso il mare, l’uomo la disegna scalando le pendenze da essa create. I cerros, che in alto sono un corpo unico, alla base sono divisi e vengono occupati uno ad uno partendo dal plan, creando differenti barrios.

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Da 0 a 40 mslm si sviluppa il centro cittadino dove, grazie alla sua connotazione geografica, avvengono le attività diurne dei cittadini, dove si lavora, dove si vive e dove la città è luogo di inclusione e di incontro. La trama urbana del plan ha un carattere geometrico ed è dominata da strada parallele alla linea di costa che uniscono un insieme di piazze che articolano il barrio. Perpendicolare a questo disegno piccoli passaggi, seguendo un orientamento mare-cerro, formano un sistema viario alimentato inoltre da strade di maggior grandezza che discendono i cerros. La dimensione limitata di questo settore ha portato ad una divisione prediale che principalmente presenta due forme, la prima a isolati rettangolari formati da più edifici, e la seconda dove ci sono singoli edifici che occupano l’isolato nella sua totalità, affanciandosi ai quattro lati.

chiamate “casas colgantes”. Le scale si trasformano in una rete che non solo connette lo spazio fisico ma che genera la possibilità di un ambiente differente, entro cui gli abitanti sperimentano un modo nuovo di abitare. Il paesaggio è caratterizzato dalle particolarità di ogni angolo, di ogni fessura e dagli edifici che si sovrappongono uno all’altro a causa della pendenza su cui sorgono. Seguendo il corso d’acqua oppure scalando la ladera del cerro si arriva ad una quota di 250 mslm, usciti dalla quebrada le pendenze tornano ad affievolirsi e si incontrano i risultati delle nuove politiche abitazionali, le viviendas sociales, grandi edifici residenziali lontani dal centro urbano.

• Pagina a fronte: Topografia e sezioni territoriali del comune di Valparaíso • A lato: Toponimi della quebrada

Oltre i 40 metri di altitudine, seguendo Avenida Francia, la pendenza inizia ad influenzare l’urbano, l’altezza media degli edifici che curvano insieme alle strade si riduce sino a due piani fuori terra, in alcuni punti appaiono le prime scale e gli ascensori che hanno reso celebre Valparaíso. La strada nata dal porto si interrompe a quota 100m, all’incontro con Avenida Alemania, unico collegamento longitudinale tra i cerros e che fino al XIX secolo era considerato il limite urbano della città, definendo quindi tutto ciò che si trovava ad una quota superiore come periferia. Avenida Alemania segna la fine della quebrada baja, il punto di accesso ai cerros, una quebrada mediamente consolidata e dove il grado di consolidamento è dato dalla presenza di spazi pubblici, di servizi e dal tipo di diritto di proprietà di cui godono i cittadini. Inizia quindi la quebrada alta, caratterizzata da un maggior legame con l’ambiente naturale, un grado di consolidamento nullo e da una mancanza di pavimentazione. Terra segnata da una definizione ambigua ed aleatoria degli spazi privati e degli spazi pubblici, e dalla presenza di insediamenti informali. La strada si trasforma in una mulattiera in terra battuta che segue il corso d’acqua, in scale dalla pendenza vertiginosa, le case sembrano appese al versante della collina, per questo vengono

Il quebradeño ha un’indole rurale, spesso possiede animali da traino e da consumo, capre cavalli, e un piccolo orto.

Questo continuo cambio di paesaggio e di trama urbana si traduce in una differenza tra gli abitanti: il quebradeño che risiede sul fondo della quebrada e il lomero che abita la parte più alta del versante della stessa. Il quebradeño occupa la quebrada a partire da Avenida Alemania, ha un’indole più rurale degli altri porteños, spesso possiede animali da traino e da consumo, capre, cavalli, un piccolo orto, e utilizza la legna che gli offre la quebrada, un paesaggio che lo protegge. Circa 100 metri più in alto, sul versante del cerro, vive il lomero che guarda la baia dall’alto, controlla la città, i suoi flussi e movimenti, è connesso ad essa grazie alle strade che nascono dal mare e che si arrampicano fino alle quote più alte dei cerros, è per tale relazione che spesso è un commerciante, o proprietario della bottega del barrio.

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Cercando di leggere la città attraverso queste immagini possiamo percepire che l’occupazione spaziale funziona come un ingranaggio, dove l’ambiente urbano avanza seguendo i cerros - tramite l’amministrazione, le strade pavimentate e l’acqua potabile - e si ritrae nelle quebradas. Allo stesso modo l’ambiente rurale che circonda la città avanza seguendo un percorso opposto, scendendo attraverso la quebrada e introducendosi nell’urbano.

• Pagina a fronte: Topografia e sezioni territoriali • Pagine successive: Topografia e sezioni territoriali della quebrada Jaime, e sezioni tematiche

La pendenza è l’artefice di un’interessante situazione di convivenza ed interazione tra il rurale e l’urbano, ambienti che, in una città piana, sarebbero polarizzati e divisi da una barriera più o meno solida. Il prodotto della pendenza è il passaggio graduale tra una situazione all’altra, tanto che la maggioranza dei cittadini non si riconosce nè in un ambito nè nell’altro. Una classificazione effimera, come effimeri sono i limiti delle quebradas, la vera periferia di Valparaíso.

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Calle Pedro Montt

Avenida Colรณn

Avenida Alemania

Escala America

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• Lo spazio urbano Quello che geograficamente è un vero e proprio limite, si traduce nello spazio urbano in una barriera porosa che divide la città dalla Quebrada Jaime, uno spazio liminale che nel nel tempo ha tracciato e dato forma ad una parte della città. Un confine irregolare, stabilito da un recinto architettonico costruito dall’abitante secondo le proprie peculiarità ed i propri desideri, avulso dalle norme urbane. All’interno di questo confine i quebradeños fanno proprie le parti che la città abbandona, costruttori per necessità, trasformano questi scarti in un elemento urbano, un insediamento leggero, precario e minimo che diventerà il prossimo profilo della città. Superano i bordi geografici della città, senza aggredire la complessità topografica del territorio. Uno spazio fragile La Quebrada Jaime è un avamposto della periferia, un limite che divide la complessità della pendenza dalla città dei tracciati regolari, degli edifici industriali e dei larghi viali. Qui è dove la città ricomincia un nuovo processo di espansione, sebbene il limite urbano si trovi a quote ben più alte, attraverso l’occupazione di un’interstizio lasciato libero nel processo di espansione amministrativo. Un territorio lasciato agli ultimi arrivati, ai poveri, che storicamente gode di una reputazione. “Nel porto, la città si presenta sotto uno dei suoi aspetti più strani e sinistri. Tra i cerros si estendono le gole, chiamate quebradas. Niente è più miserabile delle case ammassate nelle quebradas, solchi profondi nelle montagne, dove fermenta ogni sorta di resto impuro. Le case basse ed orribili incollate per un lato al terreno, sostenute per l’altro sopra dei pilastri, scalano il versante disordinatamente, senza preoccuparsi della vicinanza. Una porta si apre sopra ad un tetto, una ciminiera vomita torrenti di fumo nero in una finestra aperta, dei sentieri tortuosi, interrotti e solamente tracciati dall’uso, alcuni piani stretti e vacillanti, conducono ad un andro dove i pipistrelli di Valparaíso solo possono entrare durante la notte. Questa parte della città è pertanto “el dorado” dei marinai stranieri” (Radiguet, 1847,p. 60). Racconti come questo si sono radicati sempre più nell’immaginario collettivo dei porteños e, soprattutto, dei tecnici e professionisti che negli anni hanno influenzato la pianificazione della città. Per tale motivo la Quebrada Jaime è rimasta inabitata e dimenticata dalla municipalità, bad land ospite di un gruppo socialmente invisibile, che ha dovuto costruire il proprio habitat partendo dalla carenza, dalla mancanza e dalla precarietà. Un habitat informale frutto di un’appropriazione socio-spaziale messa in atto mediante pratiche autogestite come l’autocostruzione e l’autourbanizzazione. La Quebrada Jaime è uno spazio vissuto, luogo periferico e marginalizzato, legato al lato informale della vita sociale, in cui gli utenti, gli abitanti sperimentano nuovi modi di vivere. In quanto periferia, la Quebrada Jaime è anche un limite,

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resistente e poroso, un luogo della resistenza che permette allo stesso tempo uno scambio tra rurale ed urbano. La quebrada funziona come la membrana di una cellula che permette un certo scambio di sostanze fluide o solide, a differenza della parete cellulare, la quale ha una funzione esclusiva, una frontiera, una separazione netta che esclude e che isola (Sennett, 2008, pp.220-221). Il confine è una soglia, un margine attivo, mentre la frontiera respinge l’interazione umana. Ad esempio una superstrada urbana, come in progetto per Calle El Vergel, congiunge rapidamente punti posti ad una certa distanza, ma al contempo rappresenta una barriera che divide ciò che si trova alla sua destra da quello alla sua sinistra, una frontiera tra la città dei ricchi e la città dei poveri (Secchi, 2013). Lavorare con questa resistenza significa, in urbanistica, convertire le frontiere in confini, in margini vivi su cui sviluppare le abilità, e il margine attivo lo ritroviamo anche all’interno della quebrada, un margine labile tra spazio privato o famigliare e spazio pubblico o collettivo, dove esso genera spazi malleabili, flessibili, senza la rigidezza programmata che governa il resto della città. In questa periferia interiore i limiti non sono definiti, un patio interagisce con una strada, le case si fondono con l’estensione naturale della quebrada. Spazio residuale rimasto alla soglia della città, e per questo spazio liminale (limen=soglia in latino), spazio ambiguo sospeso tra spazio e tempo dove “vengono generati nuovi modelli che ribaltano le strategie di potere convenzionale della società”. (Turner V., 1977, VII) Proprio perchè spazio liminale nella Quebrada Jaime “qualcosa di differente” non è solo possibile ma fondamentale per definire una nuova urbanità, un nuovo modo di fare città creando un tessuto connettivo all’interno della città, ricco di potenzialità e conflitti. Il liminale comprende nella sua definizione l’elemento umano, in questo caso il quebradeño. I quebradeños si scoprono quindi progettisti di questa parte di città attraverso pratiche di trasformazione spaziale mettendo in discussione le dinamiche tradizionali del progetto. Pratiche che operano in una marginalità che può divenire risorsa, dove mettere a frutto “limitatezza e adattabilità, disponibilità a muoversi tra situazioni diverse, capacità di vedere un progetto dove si apre qualche possibilità di azione” (Bianchetti,2003,p.70). Questa parte della città è l’ambito di azione più interessante delle pratiche, esse formano una rete che innerva la città e ne ridefinisce i margini, i quali spesso alla scala della pianificazione restano irrisolti. Si tratta di uno spazio dell’azione e del progetto, condensatore sociale e zona di contatto.

• Pagina a fronte e a lato: La progressiva colonizzazione della Quebrada Jaime in relazione allo sviluppo della città

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Uno spazio informale L’informalità della Quebrada Jaime è insieme conseguenza e causa della segregazione e del carattere periferico, è un prodotto sociale risultato di una proiezione culturale sopra uno spazio determinato e dove la società ha trasformato gli spazi naturali originari in paesaggi culturali, caratterizzati non solo da una determinata materialità ma anche da valori e sentimenti plasmati nello stesso. Un paesaggio costruito che risponde ad una logica che cerca di trasmettere una determinata forma di appropiazione dello spazio.

• Pagina a fronte: Espansione del comune di Valparaíso

Grazie ai censimenti realizzati dal MINVU nel 2011 e da TECHO nel 2013 oggi sappiamo che la regione di Valparaíso è quella che presenta il maggior numero di insediamenti informali, chiamati in Cile campamentos, ben 117. Tre di questi campamentos si trovano nella Quebrada Jaime e due vengono identificati con i propri nomi: Tiro al Blanco, Visión de Crecer. Il termine campamentos nasce agli inizi degli anni ‘70 e allude all’organizzazione interna che presentano gli insediamenti con una struttura e disciplina simile a quella dei campamentos militari o paramilitari, dove collettivamente si trovano le soluzioni per dotare chi vi risiede del necessario. L’insediamento Visión de Crecer, nato negli anni ‘90, è il più longevo della quebrada e si forma probabilmente in seguito alle politiche adottate a partire dal 1990 per far fronte ad un deficit abitativo privilegiando la costruzione massiva di residenze. La conseguenza di questa scelta fu da un lato l’accentuarsi di una crescita squilibrata delle città, con la nascita di zone periferiche omogenee in condizioni socioeconomiche precarie e caratterizzate dalla carenza di servizi urbani, dall’altro la formazione di nuovi campamentos anche da parte di persone che avevano sperimentato la soluzione governativa. Nonostante l’attuazione di un nuovo programma nel 1997 chiamato Chile Barrio nuovi insediamenti hanno continuato a svilupparsi all’interno della città, come ad esempio Tiro al Blanco, la cui formazione risale al 2001.

L’informalità della quebrada è un prodotto sociale risultato di una proiezione culturale sopra ad uno spazio determinato, dove la società ha trasformato gli spazi naturali in paesaggi culturali.

La Quebrada Jaime è quindi uno spazio carico di opportunità, che per anni è rimasto in bilico tra l’indefinita latenza e i processi di trasformazione, processi che spingono verso due direzioni opposte: dall’alto, con la lente di operazioni istituzionali e private, operanti nel solco del planning tradizionale, e dal basso, prevalentemente attraverso pratiche informali, prodotte, ad esempio, dal bisogno abitativo delle popolazione migranti addensate ai margini dell’urbano: pratiche che nascono dalla quotidianità, spesso al limite della legalità, generate da attori che conquistano spazio nel vuoto programmatico.

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3. POLITICHE, AZIONI E PROGETTI

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La quebrada, territorio di appropriazione, ha una relazione con tutto ciò che è soggetto all’azione diretta dello Stato attraverso i suoi differenti organismi pubblici, tanto a livello locale (Municipalità) quanto nazionale (Ministeri), i quali hanno o dovrebbero avere una tendenza verso il miglioramento, la manutenzione e sviluppo della stessa. La città di Valparaíso riconosce nella Quebrada Jaime, e più generalmente nelle quebradas, luoghi dell’informalità che vanno bonificati spesso attraverso una politica della tabula rasa.

• Il rapporto tra Stato e quebradas in termini generali Il rapporto stato-quebradas è condizionato per lo più dalla natura informale di quest’ultime e che esse vengano chiamate favelas, slums o ciudades informales siamo di fronte ad un insediamento irregolare quando “i processi di acquisizione del terreno non sono stati aggiudicati in maniera legale o riconosciuti da un’istanza governativa, ovvero, l’acquisizione del terreno è ottenuta attraverso un meccanismo extralegale, ad esempio l’invasione dei lotti di proprietà altrui o statale o cui la vendita non è effettuata secondo i requisiti necessari per essere riconosciuta dal governo” (Bolivar Espinoza e Caloca Osorio, 2012, 295).

la maggior parte dei progetti di social housing, in quanto permette ai governi locali e alle organizzazioni non governative di ricevere nuovi sussidi per l’acquisto di nuovi lotti, di lotti abbandonati e di case con diritto ipotecario estinto. I ragionamenti alla base di questo provvedimento presentano un errore di fondo, si valutano gli insediamenti informali esclusivamente dal punto di vista fisico, senza tener conto degli aspetti sociali ed economici che non possono essere misurati materialmente.

Per questo le politiche intraprese negli ultimi anni dai governi e gli interventi tecnici degli architetti sono essenzialmente di quattro tipi in America Latina: • eradicazione: si appoggia all’igienismo promosso da Sir Edwin Chadwick (1842) dove equipara l’infermità fisica a quella sociale; • il non intervento: l’architetto non deve intervenire poichè non è in grado di intendere le logiche all’interno degli insediamenti informali; • interazioni situazionali tra pubblico e privato: ciò che Lerner (2003) chiama “agopuntura urbana”; • regolarizzazione.

Questa posizione difende il modello di autogestione. Le condizioni estetiche e culturali proprie degli insediamenti informali infatti fanno sì che lo spazio sia difficilmente inteso con gli strumenti tradizionali dell’architettura e dell’urbanistica, per questo si parla di interventi più marginali che possono comprendere altre pratiche come ad esempio l’arte. Si crea in questo modo una città autarchica all’interno di un’altra città più grande. In questi casi si accetta l’impossibilità del cambiamento, quindi non si cerca di alterare la realtà ma di realizzare trasformazioni della città attraverso la manifestazione artistica. Si tratta sostanzialmente di una posizione riflessiva che non porta ad un cambiamento vero e proprio.

L’eradicazione

L’interazione situazionale

Fino agli anni ‘70, la politica dominante in America Latina era la stessa che negli ultimi anni è stata adottata nei contesti asiatici ed africani, ovvero l’espulsione o rimozione forzata degli abitanti dagli insediamenti informali. A partire dagli anni ‘80, in alcune città, si iniziarono ad attuare processi di rimozione collettiva che furono sostanzialmente dei disastri. L’eradicazione è un concetto che si rifà all’igienismo e nasce a metà del XIX secolo. La città “igienizzata” ha come risultato la delocalizzazione e l’espulsione dalle zone non pianificate e la costruzione di una nuova città che promuove la tabula rasa, omogeneizzando e standardizzando le forme dell’abitare. Secondo questo punto di vista gli insediamenti informali devono essere rasi al suolo, ripuliti, controllati e ordinati. Questo intervento è attualmente uno dei più usati in Sud America e si tratta del metodo attraverso il cui nascono

Si tratta della costruzione e ricostruzione nel tempo non solo del tangibile ma anche dell’intangibile, dello spazio carico di memorie e desideri che è presente nel modello della città organica, dove ciò che esiste si riconosce e si comprende attraverso chi la abita. L’esperienza personale, sensoriale e collettiva in questo caso è fondamentale, per questo non si può generalizzare ma si deve agire caso per caso. Si interviene su situazioni specifiche di miglioramento delle case, dello spazio pubblico e delle attrezzature comunitarie in modo che venga facilitata la vita quotidiana delle persone. In questo caso ci si focalizza su specifici obiettivi a piccola scala, invece di sacrificare i mezzi per un fine, si accetta un futuro aperto. L’agopuntura urbana (Lerner, 2003) permette una maggiore interazione tra gli architetti e gli abitanti, grazie alla quale si raccolgono le voci di questi ultimi per incorpo-

Il non intervento

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rarle nei progetti urbani ed architettonici. Si tratta di una scintilla che può innescare una serie di azioni positive, una concatenazione di eventi. Non c’è un intervento, bensì un’interazione poichè nel primo caso è sottinteso che ci sia un soggetto che subisce l’azione. La partecipazione dei collettivi durante tutte le tappe del progetto architettonico e urbano risulta indispensabile per garantire l’accettazione e l’appropriazione dell’opera da parte della comunità. L’attuazione sullo spazio pubblico è divisibile in due categorie: quelle che comportano la creazione di un gruppo (cluster) all’interno di un tracciato esistente e quelli che restituiscono la vivienda informal senza spostare la popolazione. Nel primo caso ricade il piano PREVI in Perù, un momento unico ed irripetibile nella storia grazie al volere politico ma soprattutto grazie alla partecipazione di chi presentò delle proposte. Il secondo caso è invece rappresentato dalle “viviendas con corazón en la quebrada Juan Bobo” a Medellín, in Colombia. Questo intervento portò alla dotazione di case per 1260 persone senza una loro delocalizzazione, in più si recuperò lo spazio pubblico e si dotarono le case di servizi pubblici, una riforma fisica accompagnata da un programma sociale. Il problema è stato il tentativo di omologazione delle residenze, che non ha permesso di arrivare alla soddisfacimento di tutti i beneficiari. Data la difficoltà di accettazione degli interventi sullo spazio privato (per questioni legate all’abitabilità) la scelta spesso ricade su un intervento riguardante lo spazio pubblico in quanto luogo di interazione e scambio. Il risultato è un miglioramento della connessione tra le due parti della città, una maggior facilità di accesso agli insediamenti irregolari attraverso un utilizzo degli spazi vuoti della città, un progetto di sostenibilità ambientale e degli spazi pubblici e rispettando l’identità locale.

mente con l’illegalità: tutto ciò che è legato alla proprietà e ciò che invece è legato agli aspetti urbano-ambientali. In misura minore, è stata perseguita una soluzione per un terzo problema relativo al riscatto etico dei cittadini che abitano la città in maniera segregata, socialmente e spazialmente. Sulla linea degli obiettivi che vengono prefissati, i programmi di regolarizzazione in America Latina sono basicamente di tre tipi differenti: esclusivamente rivolti alla legalizzazione della proprietà, esclusivamente rivolti al miglioramento delle condizioni urbano-ambientali, oppure all’integrazione di questi due. La regolarizzazione non è solamente una questione tecnica che dipende esclusivamente dal potere pubblico: vi sono infatti diritti soggettivi che si costituiscono nel tempo. I programmi di questo tipo si sono spesso appoggiati ad argomenti di tipo morale, umanitario, socio-politico e religioso. La vera sfida è attuare un processo di legalizzazione nel senso più ampio del termine, combinando la regolarizzazione urbanistica degli insediamenti con la regolarizzazione ambientale, sociale e giuridica, ovvero legittimare gli insediamenti una volta che questi siano in sicurezza e fornire ai cittadini il diritto di proprietà.

La regolarizzazione non è solamente una questione tecnica che dipende esclusivamente dal potere pubblico: vi sono infatti diritti soggettivi che si costituiscono nel tempo

La regolarizzazione

Il caso cileno

Metodo utilizzato a partire dagli anni ‘80 per affrontare il problema della crescita informale all’interno delle città, attraverso l’approvazione di politiche di regolarizzazione, ovvero dell’inclusione e integrazione delle popolazioni e delle aree informali consolidate, tanto nella struttura che nella società urbana. I programmi di regolarizzazione hanno per l’appunto come obiettivo l’integrazione definitiva dell’habitat irregolare e della città informale, il superamento della povertà, la riduzione della violenza e l’inclusione sociale urbana. Per quanto riguarda la popolazione questo dovrebbe significare un riconoscimento del proprio diritto di proprietà e la possibilità di entrare nel mercato residenziale legale. Tuttavia la maggior parte di questi programmi hanno raggiunto risultati solo parzialmente soddisfacenti, altre volte completamente negativi. Questo è dovuto da un lato alle restrizioni macro-economiche e dall’altro alle politiche stesse, formulate senza considerare la complessità nella quale vanno ad operare. Generalmente le politiche di regolarizzazione si orientano ad offrire una soluzione a due tipi di problemi relazionati diretta-

In Cile le delocalizzazioni prodotte negli anni sono state strettamente vincolate all’occupazione di terreni privati, dove i proprietari sono riusciti a far valere i propri diritti rimuovendo le famiglie occupanti con l’appoggio del potere giudiziario e della forza pubblica. Per quanto riguarda la regolarizzazione il Cile si è attivato per alcuni piani a livello nazionale, tra cui il Programa Chile Barrio, rivolto a 115.000 famiglie risedenti in accampamenti o insediamenti precari censiti fino al 1996, offrendo un finanziamento tramite il BID (Banco Interamico de Desarrollo), un organo che già a partire dagli anni ‘80 aveva finanziato programmi di miglioramento dei barrios. Chile Barrio consiste nell’implementazione di un piano di attuazione integrale che concerta risorse e capacità di settori distinti (sviluppo produttivo, salute e residenza tra gli altri), concentrandosi sulla regolamentazione della proprietà del suolo e sul consolidamento dello spazio urbano e dell’abitabilità delle residenze. Gli obiettivi specifici del programma sono: proporre la consegna di soluzioni abitative integrate;

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1 - Inizio del fenomeno delle tomas de terreno 2- Catastro Campamentos MINVU 2011

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1 - Programa Chile Barrio 1997 2- Terremoto del 2010, il secondo piĂš forte terremoto della storia del paese 3- Catastro Techo 2013

• A fronte e sopra: Grafici illustranti l’aumento di insediamenti informali in Cile (a fronte) e nella V regione (sopra). Fonte: MINVU, 2011. Censos INE, 1865, 1875, 1885, 1895, 1907, 1920, 1930, 1940, 1952, 1960, 1970, 1982, 1992, 2002, 2012 53


articolare l’intervento partendo dalle infrastrutture con programmi di sviluppo sociale ed economico; gestire e coordinare la partecipazione attiva dei governi regionali e comunali; promuovere e facilitare il compromesso e la partecipazione delle famiglie beneficiarie del programma, nei processi decisionali e nella gestione relativa alla soluzione abitativa.

Età e sesso

Programa Vivienda Social Dinámica sin deuda è un altro provvedimento attuato dal governo cileno che permette di orientare gli sforzi di offrire soluzioni abitative ai settori più poveri che spesso sono riuniti in famiglie che non posseggono i requisiti necessari per ottenere credito nè per godere del Programa Chile Barrio. Questo offre una casa di minori dimensioni, che deve essere completata dagli utenti. Tale programma ha il compito di finanziare soluzioni abitative concedendo sussidi del valore di 6250 US$ per famiglia, associati a progetti infrastrutturali tendenti a migliorare le condizioni del barrio esistente, incentivando la partecipazione e la crescita di nuovi movimenti sociali, con il proposito di preparare le famiglie ad affrontare la nuova realtà quando disporranno della propria casa. Entro tale contesto bisogna dunque riconoscere quali sono effettivamente i programmi che promuovono l’integrazione socio-spaziale, e quali invece finiscono con l’accentuare i processi di segregazione e le condizioni favorevoli allo sviluppo di nuove pratiche informali. Un ulteriore aspetto che emerge studiando i casi latinoamericani è che non si verifica una relazione diretta, automatica, tra i programmi di regolarizzazionee i fenomeni di eradicazione, o perlomeno una riduzione significativa della povertà sociale. I programmi di regolarizzazione vengono spesso concepiti in maniera isolata, settoriale e marginale nel contesto delle politiche pubbliche come se si stesse trattando una situazione eccezionale. Sono rari i casi in cui i municipi ed i governi centrali che portano all’attenzione della pianificazione urbana e delle leggi urbanistiche questi problemi.

uomini

donne

Composizione nucleo

Concludendo, un programma di riduzione della povertà e della segregazione deve richiedere un insieme articolato di azioni, di programmi e politiche che non rimangano isolati.

• A lato: Grafici relativi agli insediamenti della V regione. Fonte: MINVU, Mapa social de campamentos, 2011, p.99. • A fronte: La viabilità principaledi Valparaíso e delle città facenti parte dell’AMV

1 - non famigliare 2 - madre e padre con figli

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3 - madre o padre 4 - madre e padre senza figli


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• Il futuro della Quebrada Jaime AMV - Area Metropolitana di Valparaíso L’AMV è insieme a Santiago una delle due metropoli cilene, che si trova ancora in uno stato di definizione considerando che negli ultimi dieci anni è cresciuta di 37,5 ettari l’anno soprattutto verso i cerros e senza pianificazione. La rivoluzione urbana in atto a Valparaíso prende il via nel giugno 2013 quando il Consejo Regional de Valparaíso approva il Plan Regulador Metropolitano della regione, conosciuto come PREMVAL, il cui scopo ultimo è definire l’uso dei suoli all’interno dell’area. Per far fronte alla crescita demografica prevista nei prossimi trent’anni nella regione, il progetto prevede l’estensione urbana dei comuni di Valparaíso, Viña del Mar, Concón, Quintero, Puchuncaví, Quilpué, Villa Alemana y Casablanca, ovvero più di 15.000 ettari di espansione, di cui 5.000 destinati ad aree verdi. L’estensione orizzontale è dovuta al fatto che il piano prevede nella pianificazione urbana il mantenimento di alcune aree protette e riserve forestali, e la creazione di parchi intercomunali e aree verdi urbane, tra cui la Quebrada Jaime. I primi segni della nascita di un’area metropolitana si hanno negli anni ‘70, con il progetto della città di Curauma, un agglomerato urbano di nuova costruzione situato nella riserva nazionale del Lago Peñuelas, a lato del settore Placilla, che nell’ultimo decennio ha raddoppiato la propria superficie. Oggi la città copre il 50% della domanda immobiliare dell’Area Metropolitana di Valparaíso. Il progetto è stato il primo nella regione ad essere stato completamente pianificato e sviluppato dal settore privato e ricevendo l’appoggio dei governi locali e delle istituzioni statali. Iniziatosi a materializzare a partire dal 1996 è stato accompagnato dalla costruzione di un’imponente infrastruttura viaria e di edifici istituzionali. La scelta del luogo su cui Curauma si sta sviluppando, che si trova sulla direttrice verso Santiago, unita al suo carattere fortemente residenziale, ad una fortissima dipendenza da Valaparaíso e al fatto che la popolazione che la abita sia per lo più composta da pendolari rende il progetto molto interessante per capire quali siano le dinamiche di espansione dell’area metropolitana, oltre che prevedere quali possano essere gli sviluppi futuri nel progetto di ricostruzione di Valparaíso. Il PREMVAL prevede da un lato la realizzazione di nuove aree residenziali, come il Conjunto Elberg, di grandi progetti di infrastruttura viaria e al contempo di numerose aree verdi; nonostante ciò manca al suo interno un piano di prevenzione degli incendi che, alla luce della storia recente, risulta essere essenziale per poter progettare la Valparaíso del futuro. Vieta la presenza di edifici nelle quebradas, attraverso delle restrizioni legate alla pendenza del terreno, ipotizzando dunque la delocalizzazione dei quebradeños verso nuovi barrios nel settore più alto della città, ovvero dove

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l’incendio è stato più distruttivo e dove il rischio di nuovi catastrofi è maggiore a breve-medio termine. Concentrandoci su Valparaíso il Plan Regulador Metropolitano definisce una zona di estensione dell’area urbana di circa 2.100 ettari verso sud, un’area pari al 67% di quella attualmente urbanizzata e che sorgerà esattamente nella zona forestale distrutta dal gran incendio. Il dato più importante è relativo al perimetro di frontiera tra la zona forestale e l’area urbana, oggi considerato un rischio anche secondo gli studi del Colegio de Arquitectos e da Metropólitica, che crescerà da 148 fino a 275 chilometri, un aumento dell’85%. La soluzione proposta a questo problema è la realizzazione di zona tagliafuoco ai limiti della città, tuttavia secondo il nostro parere è anche necessario ripensare il modello di espansione, attraverso degli interventi mirati sulle aree già urbanizzate, poichè il cambiamento previsto non è incompatibile con la persistenza o riaffermazione dei segni distintivi di Valparaíso. Come successo in molte metropoli dell’America Latina, insieme all’incontenibile crescita del consumo, si sta producendo una revitalizzazione e modernizzazione di molte arterie viarie, soprattutto di interesse commerciale, con un conseguente impatto sul disegno urbano. Queste scelte spesso sono accompagnate da una decentralizzazione di una pluralità di servizi, per soddisfare la domanda degli abitanti delle neo-nate aree periferiche, per i quali l’accesso alle aree centrali si è fatto più difficile a causa dell’espansione territoriale. Se alla povertà si aggiunge il concetto di segregazione urbana, la quale è vincolata alla possibilità che i cittadini hanno di accedere alle opportunità di lavoro, di educazione e di consumo collettivo, si completa allora il quadro che caratterizza la povertà urbana di queste zone periferiche. Una questione basica riguardo al tema della segregazione è per esempio la mancanza di accessibilità dei barrios dove vivono i settori più poveri, costretti a colmare le grandi distanze per recarsi al posto di lavoro. Le future aree periferiche a Valparaíso, oltre ad essere maggiormente esposte al rischio incendi, sono essenzialmente pianificate tramite un processo in cui i promotori immobiliari giocano un ruolo di decisiva importanza. Paesaggi, aree residenziali, in cui viene ripetuto instancabilmente un prototipo di edificio sviluppato in altezza, per il cui disegno si adotta una forma generalizzata, un’architettura standardizzata e di routine, e la cui moltiplicazione genera un ambiente costruito indistinguibile da qualsiasi altra metropoli. Parti di territorio rese omogenee dove l’interazione è impoverita.


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è in queste aree che il municipio prevede di posizionare i complessi di viviendas sociales che dovrebbero ospitare gli attuali abitanti della Quebrada Jaime e non solo. La nascita di questa tipologia di sviluppo urbano frammentato che ha precedentemente caratterizzato l’ AMS (Area Metropolitana de Santiago) e sta oggi influenzando l’AMV è infatti dovuta all’applicazione di una politica di social housing basata sui sussidi a domanda, lasciando la scelta della localizzazione dei complessi immobiliari in mano ad imprenditori privati, che ovviamente mirano al massimo incremento del capitale nel minor tempo possibile. Il miglior modo per raggiungere questo scopo è quindi situarsi nelle zone periferiche degli insediamenti consolidati. Tale tendenza è evidente, ad esempio, per il Conjunto Pajonal che sarà uno tra i più grandi complessi previsti dal PREMVAL e che verrà dall’impresa immobiliare Asvicorp e dall’impresa costruttrice Edifika. Si tratta di 154 appartamenti che nascono inizialmente come vivienda social, per dare una casa alle persone colpite dall’incendio, tuttavia di questi solamente 60 saranno effettivamente destinati a tale scopo, acquistabili inoltre con un sussidio pari a 900UF, il massimo erogato dallo stato, ben al di sopra del sussidio medio che è stato concesso per l’incendio del 2014, pari a 530UF. A livello sociale questa modalità di urbanizzazione è devastante, limitando l’entrata degli abitanti al mondo del lavoro, a causa della già citata distanza tra luogo di residenza e luogo di lavoro ma anche a causa della rottura delle reti sociali di amicizia e cooperazione.

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• Pagina precedente: I progetti futuri che cambieranno l’aspetto della AMV • Sopra: Le principali conurbazioni cilene del prossimo decennio. Fonte: INE, Censos 1992,2002 / Proiezioni 2012,2020. http://www.plataformaurbana.cl/archive/2013/08/11/ crecimiento-demografico-generara-fusion-de-30-comunas-en-12-ciudades-hacia-2020/ Rielaborazione degli autori • Pagina accanto: Uno zoom dei progetti previsti dalla municipalità, con particolare attenzione al ruolo centrale della Quebrada Jaime


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Il progetto della municipalità A partire dall’incendio e dalle sue tragiche conseguenze è stata portata alla luce una situazione di forte abbandono di alcune parti della città per questo motivo il comune di Valparaíso, nei mesi immediatamente successivi alla catastrofe, ha provveduto alla realizzazione di un piano di ricostruzione e riabilitazione urbana della città chiamato Plan Maestro de Reconstrucción de Valparaíso. Fin dalle prime pagine di questo documento si evince come la precedenza del progetto sia la necessità di connessione viaria e di una facile circolazione all’interno della città. Le linee guida che il piano si prefigge di rispettare e promuovere sono: sicurezza, equità e sviluppo. La sicurezza da perseguire garantendo che i luoghi a rischio non si tornino ad abitare e che vengano riconvertiti urbanisticamente. Questo è un problema urgente secondo l’amministrazione, poichè la tendenza delle persone è quella di ritornare ai luoghi a cui hanno vissuto fino al giorno prima della catastrofe, e con i quali si è creato un rapporto affettivo oltre che materiale. L’equità migliorando le condizioni di abitabilità che esistevano prima dell’incendio mediante una serie di iniziative che il piano non specifica. Lo sviluppo assicurandosi che l’insieme di azioni, opere e progetti siano sostenibili e contribuiscano allo sviluppo e all’innovazione della città in maniera permanente. Questo punto è particolarmente delicato in quanto la municipalità si trova a dover affrontare la difficoltà del vincolo tra il processo di ricostruzione e la struttura amministrativa, facendo coincidere i tempi di pianificazione con la sfida di immediatezza della ricostruzione. Inoltre il rischio è quello che il processo burocratico, unito alla gestione delle numerose richieste provenienti dai diversi attori potrebbe provocare un effetto immobilizzatore dei lavori. Per continuare è doveroso sottolineare che nonostante queste linee guida, nell’aprile 2015 solamente il 17% delle persone danneggiate dall’incendio fosse riuscita ad otte-

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nere un sussidio questo a causa del discutibile operato del delegato presidenziale per la ricostruzione Andrés Silva. La metodologia di pianificazione urbana prevista dal progetto di ricostruzione della città prevede principalmente l’uso di due strumenti che sono il diritto di espropriazione e la zonificazione, cercando dunque di favorire il bene comune colpendo la proprietà privata e confermando il fatto che in genere l’espropriazione sia uno strumento che è possibile ricollegare alle tendenze di sviluppo della città. Il piano, più nello specifico, ha lo scopo, tra gli altri, di evitare la nascita di ulteriori insediamenti informali i quali sono i luoghi in cui si annidano molteplici rischi e che sono difficili da controllare, oltre a rappresentare la dimensione rivendicativa della proprietà privata. Per quanto riguarda l’espropriazione la municipalità prevede di utilizzare il catasto come strumento per determinare il tipo di proprietà privata presente sui lotti colpiti dall’incendio così da poter valutare quale provvedimento adottare e l’eventuale assegnazione di sussidi statali. Queste scelte avranno ovviamente un impatto sulla Quebrada Jaime, e in generale su tutte le quebradas di Valparaíso, da sempre luogo di proliferazione di insediamenti informali e spesso, anche a causa dello scarso livello di igiene e di manutenzione, sono indicate come luoghi insalubri e pericolosi.

• Sotto: Le connessioni con la città della Quebrada Jaime, oltre a quelle attualmente esistenti si andrà ad aggiungere una linea di metrocable, con una fermata prossima agli insediamenti.


Nella sua scala d’intervento più ampia il Plan de Reconstrucción propone di pianificare e sviluppare una serie di progetto che permettano di migliorare le condizioni ambientali, di connettività e accessibilità dei cerros colpiti, che sono state identificate come principali difficoltà durante lo spegnimento dell’incendio nell’aprile 2014. Questo si traduce nella realizzazione di una nuova rete viaria nella città di Valparaíso, accompagnata da uno studio integrale delle quebradas, una modifica della normativa ma soprattutto la realizzazione di un parco urbano. La realizzazione di nuove strade è sostenuta inoltre dal fatto che la città si trovi in una posizione strategica all’interno dell’area metropolitana, dalla quantità dei servizi che offre e trattandosi contemporaneamente di una città patrimoniale. Analizzando meglio il progetto viario si identificano alcuni interventi che cambieranno notevolmente la città. Avenida Alemania ad esempio sarà oggetto di un intervento di miglioramento e prolungazione, trasformandosi in questo modo nella principale arteria di spostamento e di accesso ai 44 cerros. Il tracciato si estenderà così su circa 18,5 chilometri e, dovendo prevedere un allargamento e omologazione del profilo, prevederà l’espropriazione dei terreni adiacenti qualora ne intralcino il percorso. Ma l’opera forse più significativa è la realizzazione di una nuova strada chiamata Camino del Agua che seguirà un tracciato trasver-

Il plan de reconstrucción prevede la costruzione di una teleferica per sopperire al bisogno di connessione all’interno della città, che andrà ad aggiungersi all’attuale sistema di trasporti pubbliici

sale, parallelo ad Avenida Alemania, ad una quota di 375 mslm, dotando la città di un collegamento intermedio che andrà ad aggiungersi al Camino La Pólvora. Parallelamente a questi interventi la municipalità contempla la realizzazione di quattro assi longitudinali: El Vergel, Cuesta Colorada, Mesana e Aquiles Ramírez. Questi progetti accompagnati a loro volta da fenomeni di espropriazione, come confermatoci da Matias Valdes Bowen il Director de Obras Municipales di Valparaíso, sia a discapito di privati cittadini che enti pubblici, facendo riferimento al terreno dell’esercito su cui è previsto sorga un complesso residenziale e che comporterà anche la demolizione del campamento El Vergel Alto. Tra le zone interessate dall’espropriazione troviamo anche le aree confinanti con Calle El Vergel, che costeggia la Quebrada Jaime, la quale passerà dagli attuali 5 metri di larghezza a circa 10 metri nel tratto urbano, e 30 metri per il resto della sua estensione, diventando così un’importantissima strada anche per il trasporto merci che dal porto sono dirette verso Santiago. Allo stesso modo potrebbe dar luogo a fenomeni di speculazione data l’intenzione di realizzare un parco urbano che si sviluppi lungo di essa e una posizione dominante sulla città e sul mare. Oltre ad essere ancora una volta la materializzazione della volontà di voler confinare, separare ciò che non si vuole vedere, i campamentos. Sempre sulla scia del bisogno di connessione all’interno della città, il plan de reconstrucción valuta la costruzione di una teleferica come soluzione al problema, andandosi ad aggiungere agli attuali trasporti pubblici rappresentati dal Merval (metrobus), dagli ascensori inclinati, dai bus e dai taxi colectivos. Il consiglio comunale si espresse a riguardo già nel 2009, dichiarando l’opera di “interesse pubblico”, sancendo di fatto la volontà politica di voler realizzare un progetto innovativo per il trasporto pubblico, che presenta buone caratteristiche tra cui l’elevatà capacità, la velocità, lo scarso spazio occupato, la possibilità di integrazione con altri mezzi di trasporto e non ultimo per importanza, rappresenta un’attrazione turistica che potrebbe portare dei vantaggi economici. La sua prossima realizzazione ci è stata confermata ancora una volta da Matias Valdes Bowen, il quale afferma che stanno oggi (febbraio 2016) continuano i contatti

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tra municipalità e impresa costruttrice, la stessa che ha realizzato il metrocable di Medellín, sotto la direzione della Secretaría Comunal de Planificación. I luoghi in cui sorgeranno le fermate della teleferica, sono state designate in maniera pressochè univoca sia dalla municipalità, dal Collegio degli Architetti e dall’associazione Metropolitica. La partenza si posizionerà sul mare , accanto al nuovo Mall Barón e seguendo la direttrice longitudinale verso sud, costeggiando il parco urbano, il metrocable unirà il plan con il Camino del Agua prima e il Camino La Pólvora poi. La realizzazione del parco urbano all’interno della Quebrada Jaime è quindi un tema decisamente importante al livello della città, trovandosi in un luogo che ricopre uno spazio centrale nelle future trasformazioni, ed è sostenuta dalla municipalità la quale insiste sulla bonifica di questo spazio. Quest’ultima viene analizzata soprattutto da un punto di vista ambientale, indicata come luogo in cui hanno proliferato le specie arboree pirogene con un conseguente degrado del suolo, oltre che luogo fortemente inquinato dalla presenza di microbasurales, piccole discariche a cielo aperto, dovuta, secondo la municipalità,alla presenza di insediamenti informali. Dunque la creazione di questo parco comporta inevitabilmente l’eradicazione degli insediamenti nella quebrada, che a seconda del tipo di proprietà di cui godono potranno beneficiare o meno dei sussidi statali e quindi eventualmente poter accedere alle viviendas sociales, tra cui il Conjunto Elberg e il Conjunto Pajonal. Questo implicherebbe una rottura dei legami sociali e in alcuni casi potrebbe portare ad una perdita del lavoro, accentuando la situazione di povertà. Riportiamo l’esempio delle 150 famiglie colpite dall’incendio che da Valparaíso sono state spostate in un complesso abitativo a Villa Alemana. Nell’immaginario collettivo vivere in uno di questi complessi nelle aree periferiche della città è percepito come un abbandono ancora superiore di quello che si prova all’interno dei campamentos, un allontanamento da tutto ciò che la città offre. Elemento imprescindibile del progetto, questo corridoio biologico è concepito in maniera continua e strettamente legata al sistema ecologico territoriale che penetra all’interno dell’area urbana della città, facente parte di una strategia di sviluppo eco-sostenibile e che, secondo le previsioni, rappresenterà un fattore chiave nei processi di sviluppo e integrazione sociale della città. La proposta del piano è sicuramente interessante e la realizzazione di un parco che, se debitamente curato, porterebbe realmente ad un miglioramento delle condizioni di vita di tutti i porteños può rivelarsi la scelta corretta, tuttavia è necessario notare come la presenza di abitazioni all’interno della quebrada non sia responsabile del degrado ambientale della stessa. Innanzitutto, come confermatoci da Luis Alvarez, professore di geografia presso la Pontificia Universidad Católica de Valparaíso, la presenza di specie arboree pirogene, eucalipto in primis, non è direttamente collegabile agli insediamenti informali che invece rimediano in un certo modo alla mancanza di manutenzione da parte degli enti pubblici. In seconda battuta la presenza di rifiuti è spesso dovuta non esclusivamente ai quebradeños. Contemporaneamente non possiamo ignorare che la tendenza statale a regolarizzare insediamenti informali ha rappresentato negli anni un costo molto elevato, urbanizzando aree estese che presentano difficoltà geografiche e che quindi si trovano in una situazione di rischio impossibile da controllare a da connettere. Ciò è dovuto anche ad un uso improprio del DL N 2.695 del 1979 che permette al Ministerio de Bienes Nacionales di regolarizzare proprietà occupate irregolarmente per un periodo non inferiore a cinque anni, senza dover considerare aspetti come la viabilità, la presenza di infrastrutture alternative e l’accessibilità. In pratica questo decreto permette allo Stato di sottrarsi al dovere di urbanizzare, di fare città. Noi crediamo che uno scenario diverso sia possibile, uno scenario che non preveda la delocalizzazione degli abitanti degli insediamenti informali nè tantomeno una regolarizzazione senza criterio degli stessi.

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• Pagina accanto: “Te invité yo a vivir aquí?” riprende una frase del sindaco in risposta ad uno dei cittadini colpiti dall’incendio. Fonte: Iconoclasistas


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4. ABITARE LA QUEBRADA





“Periferia come assenza: è opinione comune che nelle periferie manchi innanzitutto l’ordine, le cose e gli spazi siano posti gli uni accanto agli altri, i dualismi e le opposizioni si sciolgano in puri accostamenti. È opinione comune che nella periferia manchi urbanità: non vi siano spazi civili, spazi che invitino a rapportarsi agli estranei, al di fuori delle due strategie opposte ed estreme dell’esclusione e dell’assimilazione. È opinione comune che nelle periferie manchino adeguati valori economici e simbolici, che esse siano luoghi di disagio e disuguaglianza, nei quali diventa difficile cogliere le opportunità offerte dal vivere in città. Periferia come luogo della povertà, del disagio, della fatica di vivere, dell’indebolimento delle rete sociali, ma anche delle vitalità, dell’effervescenza, della compresenza di popolazioni diverse, del dinamismo, dell’innovazione nei modi di usare lo spazio.”

Cristina Bianchetti, 2003, p.66

• La Quebrada, città I quebradeños si sono appropriati nel tempo di una parte di Valparaíso attraverso un processo di auto-urbanizzazione e da questa si sentono rifiutati, abbandonati. La Quebrada Jaime è diventata una città all’interno della città, in cui gli abitanti più in difficoltà hanno trovato un luogo dove vivere. Le tomas La toma è l’azione di occupare e impossessarsi illegalmente di un terreno per poterlo abitare costruendo una casa o una mediagua. Nel caso di Valparaíso la caratteristica principale è che la toma è di carattere famigliare e non viene precedentemente pianificata, ciò comporta appunto un’appropriazione a scala famigliare, poichè ogni nucleo determina e definisce il proprio territorio di dominio. Un processo evolutivo, di lunga durata, che si costruisce e si concretizza poco a poco, una forma di co-abitazione con i propri vicini, con lo spazio naturale e con la città. L’occupazione informale di una quebrada significa appropriarsi di un luogo sconosciuto, non urbanizzato, poco accessibile e con caratteristiche topografiche poco favorevoli. Gli abitanti della quebrada si considerano e si riconoscono come i costruttori e i gestori del proprio habitat, in un contesto politico che non ha saputo far fronte alla domanda abitativa in maniera efficiente. Le quebradas sono soggette ad occupazione poichè si tratta di terre di nessuno, territori che garantiscono le maggiori possibilità di permanenza, a causa del basso valore fiscale, di facile accesso, senza controllo effettivo, con poca o nulla rivendicazione da parte dei proprietari privati (qualora ce ne siano). • La toma per diventare proprietari: Una delle cause che porta all’occupazione informale è il sogno di poter avere una casa propria, la possibilità attraverso la toma di poter un giorno diventare proprietari di un terreno e di una casa da

poter convertire in patrimonio famigliare. Un’appropriazione spaziale con un risvolto sociale, la decisione di abiare in una quebrada, nonostante le difficili condizioni a cui si devono adattare, è vista dai quebradeños come una possibilità di ascensione sociale, trasformarsi da affittuari a proprietari, per quanto informali, e avere dunque un’identità all’interno della città. • La toma per mancanza di risorse economiche: Il desiderio di diventare proprietari legalmente può essere ostacolato dalla mancanza di risorse economiche e dunque la toma si presenta come unica soluzione possibile. • La toma come luogo di origine: Si tratta della situazione più comune, molti dei cittadini delle quebradas hanno sempre vissuto in una toma e questa è l’unica forma di vita che conoscono.

La toma è un processo evolutivo, di lunga durata, che costruisce e si concretizza poco a poco, una forma di co-abitazione con i propri vicini, con lo spazio naturale e con la città.

• La toma come risultato della mobilità famigliare : Questa è una tipologia molto importante per il processo di formazione degli insediamenti informali poichè è in grado di influenzarne in maniera determinante la crescita. Si tratta in questo caso di un meccanismo solidale di accesso al suolo urbano, dove una persona o una famiglia che attualmente è proprietaria di un sito, propone o invita i propri famigliari, in situazione di difficoltà, ad occupare un terreno limitrofo. Nascono così i CRF, Conjuntos Residenciales Familiares, che regolano la vita all’interno del barrio. In alcuni casi la mobilità residenziale diventa una mossa strategica e genera un beneficio reciproco, infatti da un lato l’invitato ot-

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tiene un terreno su cui potersi installare, dall’altro chi è già presente nella quebrada ha la possibilità di poter scegliere il proprio vicino. La mobilità famigliare comporta che all’interno della quebrada vengano consolidate alcune parti a causa dei legami tra vicini, e che le tomas a Valparaíso consistano per lo più in fenomeni che interessano piccoli gruppi che generano un’occupazione di tipo evolutivo, a differenza di ciò che avviene a Santiago. • La toma in seguito ad una catastrofe : La toma è l’unica soluzione, in seguito ad una catastrofe come terremoti o incendi, che permette di far fronte ad una situazione di emergenza, rapida e fattibile anche per le persone più povere. Storicamente la città di Valparaíso ha subìto numerosi disastri che hanno condizionato il fenomeno dell’occupazione informale. Unica soluzione per chi già si trova in una situazione precaria ed insicura, l’occupazione in caso di catastrofe è stata peraltro favorita in passato dalla municipalità attraverso l’Operación Mediagua grazie alla quale chi aveva subìto danni poteva ottenere un sussidio e scegliere un terreno su cui installarsi. L’appropriazione dello spazio pubblico Chi occupa lo spazio della quebrada occupa spesso uno spazio pubblico. Allo spazio viene quindi dato un nome per poterlo riconoscere, per trasformarlo in uno spazio di riferimento e dunque configurare delle immagini nelle menti degli abitanti. Per mezzo di queste prime azioni si crea un luogo, con una propria identità, identità che può tanto unire quanto dividere. Succede infatti che chi vive nella quebrada si senta finalmente parte di qualcosa, senta di avere una voce all’interno della città, la stessa identità però lo divide dal resto della città, che vede le quebradas solamente come luoghi di degrado. Lo spazio pubblico viene quindi delimitato per poter assegnare una destinazione d’uso, più che per proteggerlo da altri occupanti. Gli insediamenti informali delle quebradas infatti nascono e si espandono senza leggi apparenti, le persone si appropriano di spazi indesiderati. A differenza di quanto succede a Santiago, dove c’è una preventiva pianificazione dello spazio pubblico, nella toma porteña ciò non accade anche per il carattere famigliare e non collettivo dell’occupazione. Ogni famiglia occupa il terreno che ritiene conveniente per costruire la propria casa, pertanto il rispetto dello spazio pubblico è implicito nella non trasgressione di ciò che è stato denominato e delimitato. La creazione di uno spazio pubblico comune nella quebrada è un processo collettivo, che si instaura e si radica partendo da una pratica sociale, accettato da tutti in quanto è riconosciuto dall’intera comunità. Noi crediamo che questo vada mantenuto, cercando di localizzare spazi pubblici e luoghi d’incontro in quelli che oggi sono già lasciati liberi da costruzioni e si trovano in condizioni, anche topografiche, che favoriscono l’interazione sociale. Uno spazio di cui si riconosce il valore, uno spazio d’espressione dell’identità

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quebradeña e di riunione. Lo spazio pubblico della quebrada si trasforma e promuove la formazione di un’identità collettiva, ospita attività comunitarie e festività. Un aspetto che si è perso nella città pianificata, soprattutto nelle zone periferiche destinate al social housing, ma che in un futuro diverso della Quebrada Jaime sarebbe possibile mantenere.


• La Quebrada, barrio Abitare una quebrada non significa solo vivere in un territorio stigmatizzato e ignorato dalla pianificazione urbana, ma anche costruire un barrio dal nulla grazie alle reti sociali presenti nel gruppo che ha messo in atto la toma. Si crea pertanto un attaccamento al territorio sia di tipo spaziale che sociale dovuto ad un’azione congiunta di un gruppo socialmente coeso che ha modellato nel tempo la quebrada in maniera attiva. L’attaccamento al territorio si tramuta in un sentimento di appartenenza e di identità collettiva che si esprime attraverso la sovranità e la solidarietà comunitaria, la rivendicazione dello spazio e la creazione di microeconomie famigliari. Un’attaccamento spaziale dovuto ad un dominio territoriale della quebrada, ovvero l’appropriazione architettonica (casa) e urbana (barrio), materializzato attraverso la delimitazione dei domini personali e collettivi. L’appropriazione urbana avviene quando la solidità della scala architettonica è già stata assicurata, è la casa a costituire il bisogno più urgente. La pertinenza è di tipo collettivo, relativa al gruppo famigliare o di amici, in quanto gli abitanti si sentono nelle stesse condizioni, uniti da necessità comuni che li portano a lavorare insieme per il bene comune, a unire gli sforzi per valorizzare ciò che è stato realizzato e quindi per il consolidamento della quebrada. Gli abitanti trasformano spazi vuoti costruendo giardini, aree giochi e luoghi di scambio ed incontro fornendo la prova evidente della volontà di socializzazione e partecipazione che esiste nella quebrada. Quando le trasformazioni vanno oltre le capacità dei quebradeños allora questi si organizzano per far sentire la propria voce alla municipalità cercando di ottenere una volta la rete elettrica, quella dopo l’acqua potabile, quella dopo ancora un ponte per attraversare il torrente. Si tratta di richieste che crescono man mano che la quebrada si densifica e che riconoscono necessità comuni all’interno della sua popolazione.

CRF - I Conjuntos Residenciales Familiares I CRF sono sistemi famigliari di case dove ogni famiglia costruisce, ricostruisce o ricompone una parte del tessuto urbano complessificandolo e dandogli una forma, generando così una rete di interconnessioni e ramificazioni residenziali. Si tratta di un elemento chiave per comprendere i meccanismi di appropriazione e costruzione dello spazio costruito, che spiega in parte la trama urbana della quebrada, il cui risultato è un’organizzazione famigliare estesa, amministratrice del territorio e con potere decisionale riguardo all’insediamento di nuovi abitanti. Ogni CRF è una micro unità urbana formata in media da tre case che influisce direttamente sul consolidamento degli spazi pubblici, gli abitanti infatti dotano il sito delle installazioni basiche e nel tempo consolidano le infrastrutture attraverso un’azione congiunta con i vicini, espandendosi sul territorio man mano che la famiglia cresce. Siamo di fronte ad un modello urbano informale di costruzione della città, auto-gestito e auto-costruito, mediante il quale i quebradeños hanno trasformato aree forestali abbandonate in un paesaggio abitabile. La realtà dei CRF è dunque in netto contrasto con le politiche della municipalità per quanto riguarda il futuro degli abitanti della quebrada, attraverso la pratica continua si crea infatti un vincolo con il territorio e tra le persone che un’eventuale delocalizzazione romperebbe in maniera definitiva, un vincolo reso ancora più forte dal fatto che il territorio venga auto-costruito. Il futuro previsto dall’amministrazione porterebbe ad una soluzione in rotta con la storia e la memoria dei luoghi, comporterebbe una disarticolazione delle relazioni sociali, delle pratiche che si sono costruite nel tempo. Gli abitanti sono consapevoli di questo rischio, hanno paura di dover “ricominciare tutto da zero”, si sentono legati al territorio, alle proprie case, al proprio barrio, ai propri amici e a tutto ciò che significa aver costruito dal nulla il proprio luogo di residenza.

“A nosotros no nos gustaría vivir en otra parte, o en los departamentos que da el gobierno. Por el cariño, por los años que uno lleva acá los esfuerzos que te costaron estar acá, empezar de a poquitito y que después veas tu casa como tù la querís, la tenís modificada como uno quiere, entonces igual como que uno lo tiene cariño. Uno se aferra a esas cosas porque las cosas que te costaron. Imaginate mi mamá, perdió hasta una guagua aquí, entonces los recuerdos que le quedan de acá, eso es lo dificil” (Mujer, 21 años, quebrada Las Cañas) Pino Vasquez,2015, p.84

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L’unica opzione che tengono in considerazione i quebradeños, è che nell’estremo caso in cui debbano abbandonare la quebrada vengano spostati tutti insieme, come gruppo, come barrio, così che poter costruire lo stesso rapporto con un nuovo territorio sia più facile. Come abbiamo già spiegato, i CRF detengono la sovranità comunitaria ovvero hanno il potere di esercitare l’autorità sopra ad un determinato territorio. La sovranità comunitaria nella quebrada consiste sostanzialmente nel controllo e nella restrizione all’arrivo o installazione di nuove famiglie nell’accampamento, e ciò accade proprio perchè la quebrada è percepita come un barrio con un forte senso comunitario. Ciò implica anche una distinzione tra chi è parte della comunità (nosotros) e chi no (los de afuera), aumentando la volontà di difendere gli interessi comuni. Una sovranità che si costruisce progressivamente in relazione all’appropriazione dello spazio da parte delle famiglie, e che viene esercitata quando i vicini vogliono proteggersi da minacce e problemi imminenti legati alla sovrappopolazione della quebrada.

Ogni CRF è una micro unità urbana formata in media da tre case che influisce direttamente sul consolidamento degli spazi pubblici, gli abitanti dotano il sito delle installazioni basiche e nel tempo consolidano le infrastrutture attraverso un’azione congiunta con i vicini, espandendosi sul territorio man mano che la famiglia cresce. Quando la quebrada raggiunge un livello di occupazione considerevole i quebradeños evitano di accettare nuovi abitanti perchè questo comporterebbe una diminuzione della qualità della vita e un pericolo per la coesione del gruppo. I conjuntos residenciales familiares non scrivono unicamente una storia di potere, infatti, parallelamente alla sovranità, le relazioni sociali createsi nella quebrada hanno dato vita ad una forma di solidarietà comunitaria basata sulla coesione all’interno del barrio. Un sistema di aiuto reciproco, instaurato tacitemente tra vicini, amici o famigliari. La solidarietà tra gli abitanti è una pratica molto comune nei processi di autocostruzione delle case, dove ogni persona mette a disposizione le proprie abilità e conoscenze, si attua in molte forme all’interno dell’habitat informale, quando c’è bisogno di spostarsi in città, quando bisogna badare ai bambini o quando i vicini più anziani hanno bisogno di fare la spesa. O ancora si può ritrovare nella condivisione di alimenti, vestiti e materiali di recupero. La solidarietà nasce dalla carenza di risorse economiche ovvero quando l’aiuto reciproco diventa l’unica forma di pagamento all’interno della quebrada, e si accentua nel caso di tragedie come ad esempio el gran incendio.

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• La Quebrada, casa La casa è concepita come spazio fisico e simbolico che dà rifugio e ospita il processo di socializzazione umana, per questo motivo è prima di tutto il risultato di fattori socioculturali che ne definiscono la forma. Come nel caso dello spazio pubblico, la casa viene intesa come uno spazio di cui i cittadini si sono appropriati e che si sono auto-costruiti, stabilendo quindi un vincolo territoriale, un legame con la casa e con ciò che essa rappresenta. Il legame che si viene ad instaurare tra gli abitanti e la propria casa ha un doppio valore, intangibile - emotivo- e tangibile - estetico,materiale - che è direttamente collegato allo sforzo realizzato per la costruzione di questo patrimonio. Risulta importante dunque distinguere ciò che la casa fà per il proprietario e ciò che la casa è, cercando così di capire la soddisfazione che ne traggono gli abitanti ed evitare di compiere l’errore di valutare una casa materialmente superiore come un’abitazione migliore (Turner J, 1978). Per lo stesso motivo nel processo di autocostruzione è implicita una certa tolleranza verso gli errori compiuti, le imperferzioni costruttive e spaziali che la casa può presentare, poichè la casa è il prodotto di un processo personale e familiare continuo, un susseguirsi di modifiche sulla base di una logica di crescita frammentaria e progessiva. Proprio a causa di questa crescita progressiva è normale incontrare nelle quebradas di Valparaíso case in continuo stato di progetto, un carattere precario che segue i desideri della famiglia e l’incertezza della vita nella quebrada.

• Sopra: Esempio di espansione all’interno delle quebradas. Piante. Fonte: Pino Vasquez,2015.

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La casa autocostruita è la materializzazione di un’utopia a partire da uno sforzo famigliare e collettivo, un processo che si è sviluppato nel tempo, a partire dall’esperienze vissute dalla famiglia stessa. Un attaccamento sociale e culturale così profondo che spiega i motivi per cui i quebradeños si rifiutano di vivere nelle case che la municipalità si propone di costruire per loro, nei blocchi di social housing posti alle periferie della città, perchè da un lato credono di vivere attualmente in condizioni migliori di quelle che gli vengono proposte e dall’altro ritengono che lo sforzo che hanno dovuto affrontare per potersi costruire la casa secondo i propri bisogni non abbia prezzo. In una posizione diametralmente opposta si sviluppa però un’altra sensazione in alcuni degli abitanti, una sensazione di rifiuto e vergogna verso ciò che rappresenta vivere in una toma, probabilmente dovuto alle difficoltà e ai problemi che hanno dovuto e che continuano a dover affrontare per appropriarsi del sito e per costruire la propria casa. Nonostante tutto anche in questo caso il desiderio è quello di poter guadagnare abbastanza da potersi comprare una nuova casa, migliore, dentro o fuori dalla quebrada. La casa è dunque una rappresentazione di un’identità personale, residenziale e comunitaria. Il significato più importante che si attribuisce all’habitat autocostruito è la valorizzazione dello sforzo famigliare nel processo di costruzione, che implica necessariamente compromessi, perseveranza, e fiducia nel risultato.

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• Sopra: Esempio di espansione all’interno delle quebradas. Prospetti. Fonte: Pino Vasquez, 2015.


La casa autocostruIta è una vittoria dello sforzo famigliare e dunque un diverso scenario nella quebrada deve obbligatoriamente passare per questa modalità di costruzione e, allo stesso modo una casa progressiva, che possa essere modificata nel tempo seguendo bisogni e desideri degli abitanti, permetterà alle famiglie di poter ricreare questa situazione di legame affettivo. Il primo step della casa autocostruita è spesso rappresentato dalla casa d’emergenza è un’unità iniziale incompleta, in evoluzione e che verrà modificata successivamente in base alle possibilità economiche della famiglia. Più che in altri casi questa è legata alla precarietà ma intrisecamente porta con sè la speranza di ciò che la casa potrà essere in futuro. La natura dell’emergenza può essere anche di tipo economico, spesso è proprio per questo motivo che una famiglia decide di vivere in una quebrada, in questo caso la circostanza imprevista ed urgente è il fatto di non avere un posto dove vivere. In questa prospettiva la soluzione abitativa adottata è elementare, rapida e con l’obiettivo principale di sopperire alla necessità basica di rifugio piuttosto che ai requisiti di comfort, bellezza e grandezza della casa. Viene identificata con la parola “cuarto” “mediagua” “pieza”, ed è fondamentalmente una stanza unica, multifunzionale dove si svolge tutta la vita quotidiana, dove il bagno si trova normalmente all’esterno.

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5. UNO SCENARIO DIVERSO

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• Il compromesso Le scelte progettuali che andremo ad illustrare in queste pagine nascono originariamente dall’intenzione di raggiungere un compromesso con l’amministrazione, che eviti interventi anacronistici, fallimentari o utopici. Crediamo che la soluzione proposta dal Plan de Reconstrucción sia guidata da una visione miope del problema, che non porterebbe ad un miglioramento effettivo delle condizioni dei cittadini nè, tantomeno, al superamento del proliferare di insediamenti informali a Valparaíso. Siamo consapevoli però che opporsi alla totalità del progetto sarebbe tanto utopico quanto errato, da un lato le forti pressioni dei numerosi attori all’interno del mercato immobiliare renderebbero la proposta inefficace, dall’altro vediamo nel progetto della municipalità alcuni punti di forza che possono aiutare il nostro progetto di upgrading ad essere integrato in un processo di crescita. Per questi motivi la soluzione progettuale cerca di mediare tra le necessità e desideri dei quebradeños e quello che sarà il futuro della città. La nostra speranza è quella di fornire un esempio da emulare sul trattamento degli slums entro gli inevitabili processi di trasformazione delle metropoli. Non si tratta esclusivamente di una ricostruzione materiale ma anche di un tessuto sociale distrutto che nel nostro caso è conseguenza di una catastrofe naturale. Il rifiuto della delocalizzazione e quindi la volontà di mantenere la popolazione in un settore della Quebrada Jaime, nasce dallo studio che abbiamo presentato nei capitoli precedenti. La proposta dell’amministrazione di bonificare la quebrada e quindi spostarne gli abitanti in edifici posti nelle aree periferiche è una soluzione che porterebbe all’incremento dei fenomeni di povertà economica e sociale, oltre che ad un accentuarsi della stigmatizzazione e della segregazione di questa parte della popolazione. La rottura dei legami sociali, fortemente caratterizzanti dei conjuntos residenciales familiares, comporterebbe la perdita del senso di comunità e dell’identità dei cittadini e conseguentemente a crescenti fenomeni di degrado e vandalismo. Due aspetti critici vanno ad aggravare l’ipotesi avanzata nel piano di ricostruzione: il luogo e la tipologia edilizia. In primis il luogo si trova attualmente in un’area geograficamente periferica alla città, lontano quindi dai luoghi di lavoro, di istruzione e da tutti servizi che la città stessa può offrire. Il progetto prevede sì la realizzazione di una linea del metrocable, che diminuirebbe molto la distanza tra centro e periferia, ma ancora non si sanno i tempi in cui questa verrà realizzata con il rischio che la gente si senta ancora una volta abbandonata e torni ad occupare spazi inutilizzati della città. A questa problematica si aggiunge il rischio che abbiamo già citato legato alla vicinanza tra ambiente urbano e un ambiente naturale che è ben lontano dall’essere controllato ed adeguatamente mantenuto dalla municipalità e dalle associazioni governative.

Per quanto riguarda la tipologia edilizia prevista per la realizzazione delle viviendas sociales è chiaro che essa sia in forte contrasto con le aspirazioni degli attuali abitanti della quebrada. Edifici multipiano in cui la relazione organica delle famiglie con il giardino privato e il suolo viene persa, senza che i bambini abbiano un luogo dove giocare, costretti negli appartamenti, senza possibilità di interazione e dove lo spazio privato viene inevitabilmente ridotto. Dal punto di vista economico i sussidi non sarebbero in grado di coprire completamente la spesa iniziale, poichè sono edifici costruiti immediatamente della massima dimensione possibile che abbiamo visto rispondere alla logica del profitto degli investitori privati. Il campamento deve essere il punto di partenza che non può essere ignorato, luogo in cui l’auto-produzione di abitazioni ha sopperito al deficit abitativo, ma con una visione critica e realistica di quali sono i limiti di vivere nella quebrada. Per la riattivazione di questo spazio è inevitabile individuare quali sono i rischi effettivi che un insediamento comporta, dall’incendio alle frane e ai terremoti. La nostra ipotesi è quella di consolidare gradualmente parte della quebrada, attraverso un processo di densificazione che ben si sposa con quelle che sono le esigenze progettuali e la messa in sicurezza dell’area. La ladera est della Quebrada Jaime è il settore che già precedentemente all’incendio presentava un insediamento maggiormente consolidato, dove coesistevano un insediamento informale ed una realtà legalizzata, riconosciuta dalla città. Oltre al punto di vista prettamente tecnico che spiegheremo tra poco, la scelta ci permette di lavorare sul limite, su quello che abbiamo chiamato una membrana porosa. La speranza è che il nuovo nucleo sia luogo di confronto, una connessione attiva tra le due realtà fino ad ora differenti e che questo confine si tramuti in una zona di scambio localizzata ma con una risonanza all’interno della città. Le caratteristiche topografiche del suolo ci permettono di non avere pendenze così eccessive da dover ricorrere a grandi opere di ingegneria per il contenimento del terreno, e al contempo evitare la costruzione di case troppo vicine al fiume. Entro il cambiamento della città previsto dal Plan de Reconstrucción, lo scenario proposto non è in contrasto con alcun progetto, nè l’ampliamento di Calle El Vergel, nè tantomeno la realizzazione del parco urbano o della linea teleferica. Anzi, questi ultimi due interventi sono ritenuti due aspetti positivi per l’insediamento che si verrà a creare, da un lato la possibilità di vivere a stretto contatto con una natura controllata, dall’altro il vantaggio di poter usufruire di un trasporto pubblico efficiente, aiuteranno il processo di upgrading personale degli abitanti. La crescita individuale infatti non è negata, nonostante il nostro obiettivo di evitare fenomeni di gentrification, e nonostante l’attaccamento al territorio, sappiamo che questo fenomeno è possibile ed è legato alle necessità economiche dei cittadini e al crescente valore di scambio che acquisterà l’area.

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Crediamo tuttavia che la libera scelta del privato di investire una somma di denaro, migliorare la propria casa, venderla e trasferirsi altrove non sia in rotta con il nostro obiettivo di diminuire la segregazione e la povertà attuale della quebrada. Siamo a conoscenza dell’esistenza di dinamiche particolari per la gestione di questi progetti, tuttavia essendo una questione molto spinosa ipotizziamo che questa venga regolata dallo statuto delle associazioni che si faranno carico di questo compito, tra le quali Techo Para Chile e Jundep. Affinchè tutto questo sia possibile è necessario che la nostra ipotesi soddisfi alcune condizioni base su cui basare la trasformazione della quebrada. Dovrà, ad esempio, essere garantito nel tempo il diritto di proprietà, attraverso una protezione dallo sfratto, solamente così i cittadini saranno invogliati a intraprendere un percorso di crescita e miglioramento del barrio, non temendo di sprecare i propri investimenti e i propri sforzi differentemente da quanto accade normalmente dove la reputazione di cui essi godono cambia continuamente da “accettato” a “rifiutato” con conseguente mancanza di sicurezza e stabilità. L’unico futuro che crediamo possibile per la Quebrada Jaime passa per un insieme di interventi puntuali, di iniziative locali e interventi a grande scala che possano migliorare le condizioni sanitarie, di trasporto e lavorative, un processo che deve obbligatoriamente essere avviato da organi statali. Attraverso una pianificazione che comprenda le differenze culturali e che promuova la comunicazione tra differenti gruppi e reti sociali, allontanandosi dal ruolo di razionale e prescrittivo ordinamento dello spazio.

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• Un processo incrementale La trasformazione della quebrada segue un percorso lineare di crescita incrementale dove il tempo gioca un ruolo fondamentale data anche la situazione di emergenza che ci troviamo ad affrontare. Un progetto diacronico il cui intento è quello di ridurre al minimo la permanenza dei cittadini colpiti in una situazione provvisoria, ma soprattutto di evitare la delocalizzazione degli stessi durante la fase di lavori. Spesso in interventi di questo tipo si ricorre alla costruzione di veri e propri villaggi temporanei e periferici in cui viene ospitata la popolazione per un periodo di tempo necessario affinchè la vivienda social venga completamente ultimata, si tratta però di una soluzione costosa e complessa, sia dal punto di vista sociale che logistico. Il processo che intendiamo adottare invece si basa su un diagramma di strategie in modo che la delocalizzazione sia minima sia nel tempo che nello spazio, così che i cittadini possano partecipare il più possibile alla ricostruzione del proprio barrio, che non ci sia uno spreco di denaro per la costruzione di qualcosa che non verrà utilizzato in futuro e che non si verifichi una rottura del legame con il territorio. Affinchè questo sia possibile e è necessario che la Quebrada Jaime diventi un luogo sicuro in cui vivere, dove il rischio e quindi le minacce e le vulnerabilità siano ridotti al minimo. Questo comporta la costruzione di un’infrastruttura di base, un hardware, da realizzarsi nel tempo più breve possibile così da permettere ai quebradeños di poter rimanere sul territorio.

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L’emergenza L’intervento inizia immediatamente dopo la catastrofe dell’aprile 2014, dove l’incendio ha distrutto la quasi totalità delle case presenti nel settore della quebrada che intendiamo densificare. Ciò che rimane sono le macerie e i terrazzamenti su cui sorgevano le abitazioni. Nell’ottica di portare la quebrada ad essere riabitata in breve termine, i terrazzamenti rappresentano una grande risorsa perchè ci permettono di ridurre sensibilmente la durata ed il costo dei lavori di movimento terra, senza dover intervenire in modo massivo su una topografia già pesantamente modificata. La disposizione delle case e pertanto dei terrazzamenti segue una struttura organica, che si adatta alla topografia del terreno, all’esposizione solare, ma anche una struttura sociale. Più abitazioni vicine indicano la presenza di un CRF, un complesso di tre o quattro case che si è evoluto nel tempo, probabilmente in seguito alla crescita del nucleo famigliare. La scelta di ricostruire una trama urbana sulla base di quella esistente ha quindi una valenza anche sociale, che permette di mantenere i legami famigliari, di amicizia e fiducia instauratisi nella popolazione. Riguardo al tema della costruzione sociale la strategia che intendiamo adottare prevede la promozione di una forma di abitare che sia consensuale, dove le decisioni prese da attori istituzionali non vengano imposte alla comunità ma piuttosto che queste vengano calibrate secondo le necessità e caratteristiche della quebrada. Solo in questo modo è possibile raggiungere un risultato longevo che incontri gli interessi di tutte le parti coinvolte. Il primo passo del progetto consiste in un intervento “invisibile” ma di estrema importanza per sviluppare un certo livello di consapevolezza sia da parte delle istituzioni che dei cittadini, la contestualizzazione socio territoriale: ovvero gli attori coinvolti devono identificare e costruire l’immagine del territorio, devono identificare le opportunità ed anche le sfide che conseguono il vivere ed occupare questo luogo e, non meno importante, devono conoscere il capitale sociale esistente nell’insediamento.

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• Pagina accanto: Primo step del processo incrementale.


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La riduzione del rischio Nella seconda fase di progetto si prevede di realizzare i lavori di movimento terra, in misura sufficiente per dare forma a lotti di misura 6x10 m che ospiteranno le future abitazioni. La scelta nasce da considerazioni basate su un fattore di tipo tecnico, ovvero la necessità di evitare fenomeni di slittamento del terreno, altamente probabili in un’area che presenta pendenze elevate o dove la costruzione di case, sentieri e strade rappresenta una rottura delle forme naturali del terreno. Un altro fattore importante è quello economico, una maggiore modifica della topografia comporta tempi dilatati, necessità di trasportare materiale dentro o fuori dal cantiere e la costruzione di muri di contenimento. Per minimizzare questi costi il processo prevede di cambiare minimamente la quota e la dimensione dei terrazzamenti, così che la quantità di materiale da scavare e da riportare sia pressochè simile. Inoltre abbiamo evitato il formarsi di una numerosa quantità di grandi sbalzi altimetrici all’interno della quebrada e quindi la costruzione di costosi muri in cemento armato. A questi è stato possibile, nella maggior parte dei casi, sostituire delle opere di contenimento decisamente più economiche e di rapida realizzazione che si basano sulla bioingegneria. La bioingegneria è una tecnica di controllo dell’erosione, protezione e stabilizzazione dei versanti mediante l’uso di differenti tipi di struttura che si costruiscono con materiale vegetale. L’aspetto vantaggioso è che questo tipo di opere può essere realizzato molto velocemente ed essere accompagnato dalla coltivazione di specie vegetali capaci di drenare il terreno. Queste scelte sono ovviamente state prese tenendo in considerazione le caratteristiche che avrebbe dovuto presentare la casa, che illustreremo in seguito. Un’altra azione intrapresa in questo step è lo spostamento della popolazione in edifici o aree esistenti precedentemente individuate che possano essere usati come rifugi temporanei in caso di calamità. In tal modo evitiamo la costruzione di nuovi campi di accoglienza poco sostenibili economicamente e socialmente. Essendo il rischio rappresentato per lo più da terremoti e frane abbiamo deciso di scegliere due aree ad est della Quebrada Jaime che presentano le migliori caratteristiche per far fronte a questi problemi, la scelta è ricaduta quindi su due edifici pubblici, una scuola elementare ed un campo sportivo che si trovano sugli unici terreni pianeggianti a pochi minuti dalle abitazioni, dove sarà possibile accogliere le 120 famiglie che risiederanno nel barrio. Questi edifici servono da residenze provvisorie mentre si costruisce l’abitazione, l’aspetto positivo è che si tratta di spazi facilmente accessibili ed individuabili, che svolgono una funzione sia prima che dopo la situazione di calamità e proprio per questo motivo presentano le dotazioni in grado di soddisfare i bisogni in periodi di emergenza. Il metodo potrà essere utilizzato anche in futuro qualora ce ne fosse la necessità, soprattutto se appoggiato da una rete di strade e indicazioni che guidino le persone verso il rifugio più vicino. Per quanto riguarda il rischio di nuovi incendi urbani questi edifici si trovano in posizioni facilmente difendibili poichè non direttamente a contatto con l’ambiente naturale e adiacenti ad importanti vie di comunicazione.

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• Pagina accanto: Secondo step del processo incrementale. Movimento terra e rete di rifugi.


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La densificazione Si procede quindi con la lottizzazione. Si tratta dell’atto giuridico ed urbanistico più importante, attraverso cui i cittadini acquisiscono il titolo di proprietà del terreno, con i diritti e doveri che da questo ne derivano. Passo indispensabile in un progetto di slum upgrading racchiude in sè la sicurezza del possesso, la possibilità di accedere al credito, una certa protezione da fenomeni di sfratto ed espropriazione e quindi si traduce in una maggior predisposizione degli abitanti di investire i propri risparmi per il miglioramento e la manutenzione sia della propria casa che dell’intero barrio. Si sviluppa quindi un senso civico all’interno della comunità. La lottizzazione è stata pensata per poter aumentare la densità del settore della quebrada. Una maggiore densità infatti permette in primis la permanenza sul territorio dell’intera popolazione colpita e la realizzazione del parco urbano previsto dalla municipalità. L’alta densità è raggiunta nel quartiere attraverso edifici progressivi di bassa altezza su lotti piccoli, uno schema di pianificazione che può portare a densità paragonabili a modelli che sfruttano edifici che si sviluppano in altezza. Il suolo viene così utilizzato in maniera efficiente e si mantiene una chiara distinzione tra la città costruita e lo spazio aperto, le distanza urbane si accorciano, favorendo lo spostamento a piedi e il contatto sociale tra i quebradeños. La densità è complice inoltre nel creare una tela ricca e complessa che rispecchia la sociologia del barrio, piuttosto dell’uniformità trasmessa dalle viviendas sociales proposte dal governo. La circolazione veicolare viene mantenuta all’esterno della trama densa dove si trovano le abitazioni ma comunque abbastanza vicina da poter permettere l’accesso al quartiere in caso di emergenza e durante le operazioni di cantiere. La circolazione interna invece si basa sul miglioramento, ampliamento e messa in sicurezza dei sentieri pedonali esistenti o sulla costruzione di nuovi dove c’è la necessità. La città densa e compatta migliora la qualità della vita dei settori di minor reddito dati i costi inferiori, una città più compatta infatti richiede meno vie, meno reti (acquedotto, elettricità, fognatura) e quindi una forte economia nelle opere di urbanizzazione. Più lotti all’interno di una stessa area sono più facili da servire, una sola rete può offrire lo stesso servizio ad un maggiore numero di persone. Risolvere la questione abitativa non è possibile senza risolvere allo stesso tempo l’infrastruttura dei servizi e delle vie di comunicazione per ovvie ragioni igieniche e di sicurezza, ed è per questo motivo che in questa fase, prima che i cittadini possano tornare a vivere sui propri lotti, l’impresa deve ultimare queste opere. Un ulteriore tema in fatto di sicurezza e densità è rappresentato dalla necessità di costruire delle platee isolate sismicamente sulle quali sorgeranno le nuove case. Il terremoto è un vero problema dell’edilizia cilena, in particolar modo nelle regioni che si affacciano sul mare, tra cui ricade anche Valparaíso. La tecnica tradizionale opta solitamente per l’aumento della sezione degli elementi strutturali e per l’uso massiccio di armatura all’interno dei getti di calcestruzzo. L’isolamento sismico consiste nell’indipendenza tra movimento orizzontale del suolo e la struttura, diminuendo la quantità di energia trasmessa alla struttura. L’Escuela de Ingeniería de la Universidad Católica ha sviluppato degli isolatori in grado di garantire le stesse prestazioni di quelli in commercio ma al costo di 1/3 di qualsiasi altro sistema conosciuto (Aravena, 2012, 472). La dimensione e il numero di isolatori ha influenzato il progetto, data la scelta di aggruppare più case dove possibile è stato però possibile dividere i costi del sistema tra le famiglie e realizzare parte della struttura di fondazione in comune. Per la progettazione degli isolatori abbiamo agito a ritroso, partendo dal grafico che rappresenta lo spettro del sisma, ovvero una curva che lega accelerazione del suolo e accelerazione dell’edificio. Dopo i calcoli necessari siamo arrivati alla scelta di 4 isolatori SI-S 300/76 con diametro 30cm ed altezza 20cm che permettono uno spostamento orizzontale di 15cm (FIP industriale,2012,10), i quali soddisfano ampiamente le nostre condizioni. La casa che verrà poi edificata su tale platea dovrà presentare dei controventi in grado di resistere ai movimenti della struttura, seppur minimi, dovuti al sisma.

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• Pagina accanto: Terzo step del processo incrementale. Lottizzazione, Realizzazione strade, reti e platee isolate sismicamente. Inizio costruzione stazione del metrocable e ampliamento Calle El Vergel


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Il modulo base Nell’ottica di ridurre la durata della permanenza dei cittadini nei rifugi il progetto prevede la costruzione di un modulo base che possa ospitare la famiglia sul lotto quando ancora il cantiere non è ultimato. Il modulo iniziale soddisfa quindi le principali esigenze delle famiglie, e soprattutto si occupa della fornitura delle parti più difficili da costruire della casa, il bagno e la cucina. Questo è possibile alla realizzazione nello step precedente di reti e platea antisismica. I cittadini possono insediarsi direttamente al primo piano della futura casa, così che l’accesso principale si mantenga sempre nella stessa posizione nel tempo, grazie ad una passerella che collega la struttura con la strada pedonale di accesso. A questo proposito occorre sottolineare come l’accesso esclusivamente pedonale non sia un problema a Valparaíso poichè si tratta di un aspetto abbastanza comune data l’inaccessibilità di alcune case dovuta alla forte pendenza. La dotazione della struttura portante in cemento armato inoltre consente un’espansione immediata senza difficoltà tecniche con l’utilizzo di vari materiali di tamponamento. Dal primo momento dell’insediamento i cittadini possono infatti espandere il proprio modulo fino ad una metratura di 15 metri quadri, una superficie abbastanza grande da poter ospitare una famiglia di tre persone per un peridodo di tempo limitato, senza dover rinunciare ai bisogni primari. Nel caso la famiglia abbia esigenze di spazio maggiori potrà occupare il piano terra, rinunciando però ad uno spazio

esterno coperto che può fungere da patio comune, parte integrante a più case. Esso offre tranquillità ed intimità, uno spazio in cui i bambini possano giocare sotto la vigilanza dei genitori che contemporaneamente possono svolgere altri compiti. Questo concetto si ricollega alla solidarietà all’interno della comunità della Quebrada Jaime. Viene data così l’opportunità di un doppio uso nel tempo di uno spazio inutilizzato nelle attuali case a palafitta e totalmente inesistente negli edifici a sviluppo verticale proposti dalla municipalità. I moduli iniziali, insieme alla struttura, delineano un’immagine primitiva di ciò che diventerà lo spazio urbano del barrio attraverso un uso efficiente dei lotti aumentandone la densità ma evitando il sovraffollamento. La loro disposizione segue uno schema che prevede un distanziamento di tre metri tra un modulo ed il successivo, dove il vuoto verrà in futuro riempito da nuovi volumi autocostruiti. Parallelamente alla fornitura del modulo iniziale iniziano i lavori di movimento terra per la realizzazione dei lotti che ospiteranno le case non colpite dall’incendio ma che dovranno essere delocalizzate per poter consentire la nascita del parco urbano e della linea del metrocable. La stazione di quest’ultima sorgerà secondo il progetto della municipalità in un luogo prossimo al nuovo barrio, costituendo probabilmente il futuro mezzo di spostamento della popolazione verso il centro ed il luogo di lavoro.

• Pagina accanto: Quarto step del processo incrementale. Dotazione modulo base. Movimento terra e delocalizzazione case a rischio. Inizio costruzione stazione del metrocable. • Sopra e a lato: Pianta del modulo base e assonometria illustrante la posizione del modulo nel lotto.

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“Quando gli utenti controllano le decisioni principali e sono liberi di dare il loro contributo alla progettazione, costruzione o gestione del loro alloggio, sia il processo che l’ambiente prodotto stimolano il benessere individuale e sociale. Quando la gente non ha controllo sul processo di produzione degli alloggi, nè responsabilità riguardo alle decisioni chiave, d’altro canto, gli ambienti abitativi possono diventare una barriera alla realizzazione personale e un peso per l’economia” Turner, 1972

L’autocostruzione La questione dello spazio privato, dell’alloggio, è sicuramente una delle più delicate che il progetto deve affrontare e allo stesso tempo fondamentale. Sapendo che il proprietario è maggiormente interessato al valore d’uso, una casa autocostruita o realizzata attraverso l’autocostruzione partecipata, verrà mantenuta in un modo migliore dagli abitanti con conseguenti benefici per il progetto. La scelta di una casa evolutiva e di un progetto diacronico si inserisce quindi entro queste dinamiche come la soluzione più naturale e con maggiori probabilità di successo. Lo studio si conclude con l’ipotesi di un’intervento dei cittadini, ad essi viene lasciato il compito di ultimare la propria casa e di personalizzarla poichè le esigenze delle famiglie sono estremamente varie e gli ambienti abitativi sono funzione di chi li occupa. Per poter fare questo però la “metà casa” che abbiamo progettato deve rispondere a certi criteri, molto importanti affinchè vengano soddisfatte necessità basiche e che l’espansione possa avvenire senza difficoltà e senza sconvolgere l’immagine del quartiere. Prima di ogni altra cosa abbiamo deciso di farci guidare da un concetto che secondo noi è molto importante, le regole che diamo ai cittadini devono essere dei limiti e non delle linee d’azione prescritte, ovvero la differenza tra legge proscrittiva (non devi) e legge prescrittiva (devi). La legge proscrittiva non limita la libertà ma offre, al contrario, un campo all’interno del quale ci si può muovere a proprio piacere, senza dover seguire dei binari imposti. Questo criterio è stato ripreso nella progettazione, la parte di casa autocostruita può essere infatti realizzata in modo assolutamente creativo, grazie però all’uso di limiti, come ad esempio la platea antisismica o la dimensione contenuta della struttura, non c’è il rischio che questa vada a danneggiare le proprietà vicine o l’immagine del barrio. In questo modo si evita infatti un sovraffollamento della quebrada così come un ritorno a quello che la quebrada era prima, uno spazio totalmente incontrollato. L’incrementalità di una casa deve quindi essere disegnata, la strategia di lasciare una qualunque casa a metà e sperare che qualcuno la finisca è una scelta fallimentare ed economicamente più dispendiosa. Il disegno della casa segue pertanto delle linee guida che abbiamo ritenuto fondamentali.

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Partendo dai limiti di tipo geometrico, abbiamo progettato la casa affinchè questa potesse essere espansa nel modo più velocemente possibile, tramite il tamponamento dell’ultimo piano, fino ad arrivare ad una metratura di circa 30m², superficie atta ad accogliere comodamente due camere da letto, due bagni, una cucina ed un salotto. Oltre a questa considerazione, ben più importante è stato ragionare sulla superficie finale della casa, nell’ipotesi in cui il cittadino decida e abbia le risorse economiche per poter allargare l’appartamento fino alla dimensione massima possibile, ovvero 90m² distribuiti su tre piani. Opzione secondo noi poco vantaggiosa poichè la famiglia dovrebbe rinunciare a piccoli patii coperti e a terrazze, ma completamente percorribile senza modificare la struttura e mantenendo ventilazione ed illuminazione naturale in tutti gli ambienti. Un’altra dimensione molto importante è costituita dalla larghezza del gap che il singolo utente potrà riempire, infatti le travi di legno normalmente utilizzate nell’autocostruzione in Cile vengono vendute con una lunghezza di 3 metri. Una luce maggiore, avrebbe comportato la giunzione di due travi, con conseguente aumento del costo e della difficoltà tecnica. La futura collocazione di muri o travi è quindi guidata dall’ubicazione iniziale di fondazioni, muri strutturali, pilastri o travi nell’ottica di rendere le addizioni orrizzontali o verticali più semplici possibili. Economicamente i vantaggi sono legati alla suddivisione dei costi di una parte della struttura tra due case adiacenti. I muri laterali sono infatti comuni alle due proprietà, così come parte della platea in cemento armato e delle fondazioni, isolatori sismici compresi. La scelta di dotare fin dall’inizio la casa di un tetto è dovuta banalmente all’esigenza di dover proteggere gli abitanti dalla pioggia ma anche dalla difficoltà tecnica che questo rappresenta, il rischio è che l’autocostruzione spontanea non sia in grado di raggiungere risultati soddisfacenti. Spesso si suppone erroneamente che la famiglia spenderà per la casa una determinata percentuale del proprio reddito, ma non si tiene conto del suo volere effettivo. Anche all’interno dello stesso livello di reddito ci possono essere enormi variazioni dovute a innumerevoli motivi.


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Una stessa famiglia può, in qualsiasi momento, variare l’ordine dei propri obiettivi prioritari, per questo motivo abbiamo preso in considerazione l’ipotesi in cui un nucleo famigliare decida di affittare una parte della casa, o di dividere la proprietà per poter ospitare una neonata famiglia. è il caso in cui per esempio uno dei figli decida di sposarsi e, per motivi economici, non abbia la possibilità di costruire una nuova casa, scenario abbastanza comune nella quebrada, come spiegato nel capitolo precedente. Due proprietà differenti comportano una totale autonomia l’una dall’altra, e soprattutto due accessi separati. La divisione degli accessi ha una conseguenza molto favorevole, perseguita dai cittadini, che è l’assenza di spazi comuni. Gli spazi comuni sono infatti spesso la fonte di numerosi conflitti all’interno delle normali viviendas sociales, conflitti legati alla manutenzione e all’uso. La decisione di porre l’accesso al primo piano per il modulo iniziale ci ha aiutati ad evitare questa spiacevole situazione, nel caso di una divisione di proprietà il secondo accesso potrà essere costituito da una nuova passerella adiacente a quella esistente o da una porta al piano terra che si affaccia sulla parte libera del lotto a seconda delle esigenze. A questo proposito anche la posizione della scala al primo piano offre dei vantaggi, potendo essere chiusa e quindi appartenere ad un altro utente, così come il solaio in cemento è in grado di dividere due abitazioni riducendo al minimo il rischio di inconvenienti dovuti a infiltrazioni, rumori molesti e favorendo in generale la convivenza.

La monotonia e semplicità delle viviendas sociales, due aspetti spesso criticati, vengono bilanciate dall’espansione individuale, completamente creativa e unica. L’autocostruzione è una forma di costruzione sociale del territorio, si genera infatti un processo pedagogico di collaborazione e reciproco insegnamento tra i diversi membri della comunità, dove chi ha maggiore esperienza ricopre il ruolo di “istruttore”. Questo fenomeno incoraggia la creazione di legami interpersonali tra vicini, oltre che nella stessa famiglia, che se estesi fuori dal territorio della quebrada possono favorire anche l’integrazione di quegli strati di popolazione descritti come marginali. La rilevanza sociale è riscontrabile anche nei singoli individui: sforzo, dedizione, carisma, motivazione e responsabilità sono solo alcune delle abilità che si sviluppano attraverso l’autocostruzione.

La pendenza della quebrada ci ha offerto uno spunto per rispondere a queste diverse esigenze della progettazione, la necessità di ridurre al minimo l’impronta a terra, mantenendo la possibilità di avere parte del lotto destinata a giardino, ci ha portati alla scelta di uno sviluppo verticale dell’abitazione, piuttosto che orizzontale. La distribuzione su tre piani tuttavia può non essere così semplice qualora l’accesso sia al piano terra. Ci siamo quindi focalizzati su una soluzione che ancora una volta sfruttasse la topografia e che riprendesse alcuni caratteri dell’architettura locale. Osservando le costruzioni della Quebrada Jaime abbiamo notato come spesso le case sorgessero su palafitte, alcune volte anche piuttosto importanti in termini di altezza. Queste però non sfruttano la superficie al di sotto della struttura che invece potrebbe essere usata anche solo come spazio esterno. Il progetto ha,per questi motivi, il proprio cuore al primo piano, la già citata passerella ci permette di risolvere i problemi di accesso e di aumentare la densità del nuovo barrio, l’architettura locale viene ripresa e soprattutto al cittadino è lasciata la più totale libertà sul processo di espansione.. La casa infatti può essere costruita per tappe nel tempo, attraverso un ampliamento verticale, verso il basso o verso l’alto, oppure orizzontale, per poter soddisfare le maggiori necessità di spazio della famiglia che cresce. La varietà della crescita è garantita nella forma e nella grandezza rispecchiando la sociologia della comunità. L’autocostruzione diviene un alleato importante anche dal punto di vista culturale ed estetico.

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• Pagina precedente: Quinto step del processo incrementale. Inizio dell’ autocostruzione. • Pagina accanto: Sesto e ultimo step del processo incrementale.


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• Sopra: Le variazioni possibili partendo dal modulo iniziale. Sono evidenziate le opzioni piÚ avanti analizzate.

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VARIAZIONE A2

• Sopra: Assonometria variazione A2. Questa è la versione che viene consegnata ai cittadini dall’impresa costruttrice. Al piano primo, pareti laterali, si può vedere l’inizio dell’autocostruzione. • Pagine successive: Piante della variazione G4, ovvero una delle opzioni dell’espansione minima che può essere immediatamente compiuta dai cittadini. Ipotesi di una famiglia di 3 persone.

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VARIAZIONE G4

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VARIAZIONE G4

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VARIAZIONE G4

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VARIAZIONE G4

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• Sotto: Sezione A-A’ della variazione G4. • A fronte: Sezione B-B’ della variazione G4 e schema di sezione che mostra la disposizione delle case e degli accessi nella quebrada.

VARIAZIONE G4

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• A lato: Esploso assonometrico della variazione G4

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VARIAZIONE C11

• A lato e pagina accanto: Schema assonometrico e piante della variazione C11. La scelta di questa opzione è legata alla volontà di illustrare la possibilità di suddividere la casa in due proprietà autonome.

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VARIAZIONE C11

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OGGI

DOMANI

• Sopra: Prospetti lato “a monte”, prima e dopo il processo di autocostruzione. • Pagina accanto: Prospetti lato “ a valle”, prima e dopo il processo di autocostruzione. 120


OGGI

DOMANI

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• Sotto: Processo di costruzione. Incendio e macerie

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• Sotto: Processo di costruzione. Rimodellazione terreno e lottizzazione

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• Sotto: Processo di costruzione. Realizzazione reti idriche e fognatura

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• Sotto: Processo di costruzione. Costruzione platea isolata sismicamente

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• Sotto: Processo di costruzione. Realizzazione struttura piano terra in cemento armato

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• Sotto: Processo di costruzione. Realizzazione struttura piano primo in cemento armato, e costruzione del modulo base

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• Sotto: Processo di costruzione. Ultimazione della struttura e del tetto, consegna della casa ai cittadini

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• Sotto: Processo di costruzione. Espansione autocostruita

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• Sotto: Processo di costruzione. Espansione autocostruita

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• Sotto: Processo di costruzione. Espansione autocostruita, parco e spazio pubblico

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